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Sommario

3ACCOGLIENZA CHE CRESCERivista trimestrale delle Suore Ospedaliere della MisericordiaCon approvazione ecclesiasticaReg. Trib. di Roma n° 425, 3 ottobre 2003

DirettriceMadre Paola Iacovone

ResponsabileVito Cutro

RedazioneCristina AllodiConcita De SimoneAndrea FidanzioFrancoise RasoarinoroCoordinamento editorialeFederica MartufiSegretaria redazioneAnnabelle MamonGraficaMaricel Norcio

Anno XIV - n. 3Luglio-Settembre 2017

Abbonamento annuo . 10,00Sostenitore . 50,00

Versamento su c.c.p. n. 47490008intestato a: Suore Ospedaliere della Misericordia

Finito di stampare nel mese di Settembre 2017dalla Tip. L. LucianiVia Galazia, 3 - 00183 RomaTel. 06 77209065

Spedizione abbonamentopostale - D.L. 353/2003 (conv. in L 27/2/04 n. 46) art. 1 comma 2 - DCB - Roma.

Abbonamenti, indirizzie diffusioneRedazione Accoglienza che cresceVia Latina, 30 - 00179 RomaTel. 06 70496688Fax 06 70452142

[email protected]

4 REDAZIONALEPerché tanta violenza?di Vito Cutro

6 SPECIALE TERESA ORSINILa Principessa Teresa OrsiniDoria Pamphili (VIII) di Angela Ruzzi

8 LA CHIESALa Missione (II)di Andrea Gemma

10 SALUTE E SANITÀPrevenire è meglio che curare (IX)di Fabiola Bevilacqua

12 RESIDENZA MARIA MARCELLAOpere di misericordia di Giovanni Manganella

14 TESTIMONIANZESuor Giulia Di Concaa cura di Annabelle Mamon

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5 UNO SGUARDO AI PADRILa misericordia nel parlarea cura di Vito Cutro

Luglio/Settembre 2017

“La natura: splendido libro di cuiDio ci parla della Sua bellezza edella sua Bontà” (Papa Francesco)

EDITORIALEVestire gli ignudidi Paola Iacovone

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LA MISERICORDIA CONTINUAa cura di Paola Iacovone

17 LA COMETA NEWS

RIFLESSIONIInsegnare ai figli a trattarsi da fratellidi Andrea Fidanzio

MAGISTEROa cura di Vito Cutro

LA COMUNICAZIONEConsolare gli afflitti della società globaledi Giacomo Giuliani

GENERAZIONIA CONFRONTOIl viaggio interioredi Cristina Allodi

BAMBINI SI DIVENTAa cura di Paola Lazzari

30 L’ANGOLO DELLE FAMIGLIEEzio Bosso e il potere vitale della musicadi Concita De Simone

SAPORI DIVINIdi Concita De Simone

BIBLIOTECAFranco Nardin: Il cuore: l’uno e l’insieme a cura della Redazione

NOTIZIE

RELAXa cura di Concita De Simone

DALLA MISERICORDIA ALLE OPEREConsolare gli afflittidi Rino Fisichella

Forse…ci stiamo perdendo il meglio !!!

“Un giorno, padre e figlio, fecero la discussione che segue:- Papà, posso farti una domanda?- Ma certo, cosa vuoi sapere?- Papà, quanto guadagni all’ora?- Non sono cose che ti riguardano, perché mi fai questa domanda?- Così, ci tenevo a saperlo. Per favore, dimmelo. Quanto ti pagano per

un’ora di lavoro ?- Beh, se proprio lo vuoi sapere…mi pagano 100 euro all’ora.Il bambino, con una nota di disappunto, abbassò lo sguardo, ma subi-to riprese : - Papà, posso avere 50 euro in prestito?A questo punto il padre si arrabbiò davvero: - Se l’unica ragione per cui mi hai fatto questa domanda era per fartiprestare dei soldi per andarti a comperare qualche stupido giocattolo ocose simili, allora sarà meglio che fili dritto in camera tua e vai a letto.E sappi che non dovresti essere così egoista. Io mi affatico tutti i giornie non mi sarei mai aspettato certo un comportamento così infantile daparte tua.Il bambino andò in camera sua e chiuse la porta dietro di sé.Il padre si sedette e pensando alla domanda del figlio, si arrabbiò anco-ra di più : - Come si permette di fare domande del genere, solo per spil-larmi dei soldi?Trascorsa un’ora o poco più, l’uomo si calmò ed incominciò a pensare: - Forse quei 50 euro gli servivano per qualcosa di veramente importan-te…difatti il bambino molto raramente gli aveva fatto una richiesta delgenere.Allora il padre si alzò, si avvicinò alla stanza ed aprì la porta.- Sei ancora sveglio?- si Papà, sono sveglio…- Sai, stavo pensando…sono stato un po’ durò con te poco fa…ho

avuto una giornata pesante ed ho scaricato il mio nervosismo su dite…Tieni, questi sono i 50 euro che mi hai chiesto.

Il bambino si alzò di scatto e si mise a sedere sul letto con un gran sor-riso stampato in faccia: – Grazie Papà, grazie !Poi, mise la mano sotto al cuscino e tirò fuori vari pezzi da 1,5, 10 euro.Vedendo che il bambino aveva già del denaro, il padre cominciò adarrabbiarsi di nuovo. Il bambino intanto stava contando il denaro cheaveva in mano. Il padre lo interruppe dicendo: - Perché hai voluto quei soldi da me se ne avevi già tanti?- Perché non ne avevo abbastanza, ma adesso ce li ho! Papà, adesso ho

100 euro… posso comperare un’ora del tuo tempo? Ti prego, vienia casa prima, domani sera, mi piacerebbe tanto cenare e giocare conte !

Per il padre fu come un pugno nello stomaco. Abbracciò suo figlio e glichiese perdono.”

P roseguiamo la no-stra riflessionesulle opere di

misericordia – corpo-rali e spirituali – che,come ci ricorda moltospesso Papa Francesco,sono il modo concretoper dare continuitàall’Anno giubilare dellaMisericordia, mettendo inpratica, anche in questocaso, ciò che Gesù ci ha indica-to come cammino per la nostrasalvezza.La terza opera di misericordia corporale ciinvita a “vestire gli ignudi”, realtà, purtroppo,molto diffusa nel mondo e che, appunto perché in simile stato,viene emarginata ed esclusa dalla società opulenta del benesse-re. Per trovare persone “ignude” non c’è bisogno di andare perforza in un paese sperduto: li troviamo a due passi da casanostra, nelle strade che percorriamo quotidianamente perrecarci al lavoro; li possiamo trovare, a guardare bene, persi-no nella abitazione accanto alla nostra. E, se alla nudità,aggiungiamo anche la fame e la sete, la situazione diventa inso-stenibile.

Girando un po’ lo sguardo intorno a noi, invece, siamo atti-rati dalle vetrine di negozi colmi di abiti, scarpe e tanti capi diabbigliamento, anche a prezzi esorbitanti. E, molte volte, èfacile cadere nel desiderio di acquistare un nuovo, l’ennesimo,capo di vestiario, dato che “è bello, costa poco, e… serve unnuovo vestito per quella cerimonia o per quella ricorrenza”.Ed i nostri armadi si riempiono di ulteriori indumenti che,spesso, mettiamo una volta ogni tanto, se non una volta l’anno.Frutto questo del benessere, del consumismo e, aggiungerei,dell’egoismo. Nel vangelo di Matteo, al n. 25, leggiamo, tral’altro: “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il pre-mio preparato per voi fin dall’eternità. Perché ero nudo e mi avetevestito”.– “Signore, quando mai ti abbiamo veduto nudo e tiabbiamo vestito?”.– “In verità io vi dico: ogni volta che avete fattoquesto a uno di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”.

L’uomo nudo èimmagine del piùpovero fra i poveri.

E non soltantonel senso materia-le del termine.

Infatti si trovanello stato di nudi-

tà anche colui cheviene privato e spo-

gliato di tutti i suoibeni e, molte volte,

della sua stessa dignità.Nella nostra riflessione, infat-

ti, non dobbiamo trascurare diconsiderare anche coloro che soffrono

di nudità spirituale, di solitudine, di essereconsiderati alla stessa stregua degli ‘scarti’ – in questo caso scar-ti umani - di cui il Papa parla sempre più frequentemente e chevengono catalogati, nella considerazione comune, come esseriprivi di ogni dignità e, quindi, del rispetto che è dovuto ad ogniessere umano in quanto tale.

A questo proposito mi torna alla mente un concetto piran-delliano secondo il quale ognuno è un’anima nuda e sente lanecessità di rivestirsi di un abito di rispettabilità, di qualitàapprezzate dagli altri, per dare un senso alla propria vita e sen-tirsi concretamente qualcosa.

È il concetto sulla base del quale l’autore scrisse, nel 1922,la commedia in tre atti “Vestire gli ignudi”.

Anche su questo argomento viene messa in discussione lanostra credibilità, oltre che umana, anche e soprattutto cri-stiana.

Dovrebbe risuonare spesso nella nostra mente e nel nostroanimo il consiglio che papà Tobi dava al figlio Tobia: “Fa’ partedei tuoi vestiti agli ignudi” (Tb,16).

E, quindi, è bene rammentarlo: condividi con il prossimoignudo, sia fisicamente che moralmente, parte dei beni, mora-li e materiali, di cui Dio ti ha consentito di poter godere nellacostante considerazione che ogni essere umano è creatura diDio e che l’amore per il prossimo è fatto, oltre che di parole,anche di gesti concreti.

Vestire gli Ignudi3Editoriale

di Paola Iacovone

Redazionaledi Vito Cutro

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È la stessa Bibbia che ci descrive,senza illusioni, lo stato violento incui si trova l’umanità (nulla di

nuovo sotto il sole!?): le forze vitali e lepotenze di morte si mantengono in unequilibrio costante e precario. Ed il primocaso in cui viene messa in evidenza questacontrapposizione lo troviamo nel librodella Genesi, là dove, secondo le consuetu-dini del tempo, Simeone e Levi dovevanoinfallibilmente vendicare la sorella Dinaviolentata (34,2), ma, poichè si sono spintitroppo oltre nella loro vendetta, i coltelli dicui si sono serviti vengono definiti dalpadre “strumenti di violenza”(49,5).

La violenza genera violenza al puntoche da essa nasce una spirale dal lungocammino, senza che mai se ne possavedere la fine. Sociologi e psicologi cerca-no di interpretare il perchè dei vari casi edi quelli che vengono definiti ‘improvvisigesti di violenza’. Anche se varie sono letipologie, tutte devono essere ricondottead un fenomeno più generale, senza peròpoter ritenere che nascano così, quasi dalnulla. Violenza genera violenza. E checos’altro, se non una violenza subita, puòindurre un minorenne a commetteregesti insulsi ed, in molti casi, inattesi? Unraptus momentaneo? Forse, anche. Ma,soprattutto, quella cultura di violenzache educazione, giornali, film e strumen-

ti mass-mediali gli hanno inculcato sinda piccolo. Se ci soffermiamo davanti adalcuni cartoni animati che i nostri bambi-ni hanno la possibilità di vedere, inchio-dati per ore davanti al televisore, li notia-mo ricolmi di atti e di situazioni veramen-te violenti. Se a ciò aggiungiamo lo spetta-colo, per nulla edificante, che viene offer-to da certe trasmissioni televisive, vediamobene che già siamo ad un buon punto diistigazione a commettere quei gesti chequotidianamente stiamo ad esecrare.

Se a queste prime considerazioniaggiungiamo il fatto che, sin da piccoli, siviene educati ad una stravagante culturaall’egoismo ed al menefreghismo, nonpossiamo stupirci del fatto che alcuni,forse tanti, nostri ragazzi o giovani diven-tino facilmente preda di istinti violentiverso tutti e tutto, sesso compreso.

La violenza diviene il modo più facileper affermare il proprio ‘io’ o per realizza-re ciò che si è visto fare, nei film o nellarealtà, o per estrinsecare la propria ‘cultu-ra’, ammesso che vi sia. Ed allora ci vuolpoco a creare una ‘banda’ di ‘pronti atutto’ che, ‘per gioco’ di emulazione - se sitratta di ragazzi o giovani - fa ciò che havisto fare oppure, se si tratta di adulti, faciò che vuole fare coinvolgendo e sfruttan-do anche i più piccoli, “così, tanto per farequalcosa”.

Anche su questo argomento dobbia-mo rivolgere lo sguardo soprattutto allafamiglia che, ormai, in prevalenza, noneduca più al rispetto del prossimo, ai nonfacili egoismi, ai diritti degli altri, allaconvivenza pacifica ed alla tolleranza. Insecondo luogo a quella società consumi-stica, edonistica, egoista e violenta, la cuiindustria mass-mediale si contraddistin-gue, in buona percentuale, per la man-canza di rispetto per la dignità dell’uomoe del suo Creatore.

Afferma il Catechismo della ChiesaCattolica: “Il rispetto della persona umanaimplica il rispetto dei diritti che scaturisconodalla sua dignità di creatura. Questi dirittisono anteriori alla società e ad essa s’impon-gono. Essi sono il fondamento della legitti-mità morale di ogni autorità: una societàche li irrida o rifiuti di riconoscerli mina lapropria legittimità morale (n.1930)”.

Vi è, quindi, la necessità imperitura,soprattutto per chi si richiama ai valoricristiani, di impegnarsi concretamenteperchè fiorisca, nel contesto della vitasociale - e non soltanto nelle tante discus-sioni salottiere ed accademiche - ciò che laGaudium et Spes propugna, tra l’altro, aln. 27: “I singoli devono considerare il pros-simo, nessuno eccettuato, come un ‘altro sestesso’, tenendo conto della sua vita e deimezzi necessari per viverla degnamente”.

Perchè tantaviolenza?

Uno sguardo ai padria cura di Vito Cutro

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«(…) Con la lingua preghiamo Dio, con essa lo propizia-mo, con essa lo lodiamo, con essa, insieme armonizzati,cantiamo a Dio, con essa tutti i giorni o usiamo misericor-dia nel parlare con gli altri o diamo consigli… Badate bene:ho posto un freno alla mia bocca, fintantoché l’empio mi stadinanzi. Davanti a te sta un impudente, ti insulta, dicecose dell’altro mondo. Metti un freno alla tua bocca. Hodetto: veglierò sulle mie vie per non peccare con la mia lingua.Lascialo dire. Tu ascolta e sta zitto. Una delle due: o quel-lo dice la verità o dice il falso. Se dice la verità, il motivosei tu. E forse questa è misericordia, perché, mentre tunon vuoi sentire quello che hai fatto, Iddio, che ha cura dite, per mezzo di un altro ti dice quello che hai fatto, affin-ché, almeno confuso per la vergogna, vada finalmente acercare la medicina. E allora non ricambiare male per male.Perché non sai chi è che ti parla per mezzo di quel tale.Perciò se quegli ti rinfaccia una cosa che hai fatto, ricono-

AGOSTINO (354-430) (III). Nel 391 viene ordinato sacerdote,quattro anni dopo è consacrato ausiliare del vescovo di Ippona,Valerio e alla morte di quest’ultimo occupa il suo posto.Anche da vescovo continua a vivere in comunità. Instancabilenella cura dei poveri, efficacissimo predicatore, è impegnato stre-nuamente, come scrittore, – il suo stile è particolarmente sugge-stivo – nelle controversie teologiche dell’epoca.Il brano che trascriviamo e tratto dal «Discorso 16A».

sci di aver trovato misericordia o pensando che te ne eriscordato o concludendo che ti viene detto affinché te nevergogni ... .Non credere che tu possa apparire santo se nessuno ti met-terà alla prova. Santo lo sei quando non ti turbi di fronteagli insulti, quando ti addolori per chi te li arreca, quan-do non ti preoccupi per ciò che soffri, ma ti rammarichiper colui che ti fa soffrire.Tutto in questo è misericordia. Ti rammarichi perchéanche lui è tuo fratello. Perché è tuo membro. Egli invei-sce contro di te, si arrovella, se ne fa una malattia. Per luiaddolorati, non rallegrartene. Rallegrati solo della tran-quillità della tua coscienza. Per il resto addolorati. Perchéanche tu sei uomo. Questa è misericordia di Dio. Così ilSignore, con la sua consueta misericordia, ci concederà,per le vostre orazioni, di poter approfondire (come parla-re, come reagire), perché è abbastanza difficile.(…) »

La misericordia nel parlare

Speciale Teresa Orsinidi Angela Ruzzi

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I n India, ancora oggi,sono presenti numerosecomunità di Suore

Ospedaliere, che assistono gliammalati e gli ultimi dellasocietà, prendendosi cura ditutti coloro che necessitanodi assistenza.

Nel 1979, poi, alleOspedaliere giunse una lette-ra dal Madagascar: a scrivereera il Cardinale VictorRazafimahatratra che, venu-to a conoscenza dellaCongregazione, appoggiaval’invito del Ministero dellaSanità del Madagascar chechiedeva le Suore per l’ospe-dale della capitale Tananarive.Nell’ottobre del 1983 partirono per ilMadagascar le prime missionarie, accom-pagnate dall’allora Madre VicariaGenerale, suor Elvira Iacovone.

I contatti con la Nigeria risalgono,invece, al 1972, quando per la prima voltala scuola per infermieri professionali delleOspedaliere accolse diverse studentesseafricane, tra le quali Agostina Onye, chepresentò alle suore alcune sue amiche chedesideravano entrare in una congregazio-ne religiosa. Nel maggio del 1997 partiro-no le prime missionarie, destinate a Ikom.Qui vennero assunte nell’ospedale delgoverno (St. Mary’s Joint Hospital). Unanuova missione è nata poi nella diocesi diOwerri, mentre la casa di formazione èsorta a Nvosi in Abbia State.

Questa breve rassegna mostra come laCongregazione delle Ospedaliere sia oggiuna realtà attiva in tutto il mondo, pronta

a sostenere gli ammalati ovunque, nelpieno rispetto dello spirito originario diquesta Congregazione.

II.3 Le Costituzioni per la Congregazionedelle Ospedaliere dette le Sorelle dellaMisericordia

Nel 1826, le Regole (o Costituzioni),che avrebbero dovuto disciplinare la vitadelle Sorelle della Misericordia, ottennerol’approvazione dei tre membri della VisitaApostolica incaricati di esaminarle. L’11luglio 1827 anche Papa Leone XII conces-se la sua approvazione e le Costituzionipoterono finalmente essere ufficializzate.

Le Costituzioni per la Congregazionedelle Ospedaliere dette le Sorelle dellaMisericordia si dividono in due parti; nellaprima parte (composta da dodici capitoli)si tracciano «le norme della suora ospeda-liera vista nell’ideale di totale donazionenell’apostolato», nella seconda (composta

da dieci capitoli) si forni-scono norme pratichevolte a incrementare lo spi-rito evangelico della suora.

Nel primo capitolo èesposto il fine dellaCongregazione:

In quest’opera nientedev’essere operato per forza,ma la sola carità deve for-mare la base, affinché lesuore vi trovino un vastocampo, in cui possano conogni facilità soddisfarequalunque debito contrat-to con la divina giustizia,imitare più da vicino GesùCristo e lucrarsi la piùsplendida corona di gloria

con il bel titolo di figlie dell’Altissimo.Nel secondo capitolo si procede alla

divisione delle sorelle tra Oblate eConverse; tale divisione era legata al rangosociale delle aspiranti, visto che alle prime,per essere accettate, era richiesta una dotedi duecento scudi, mentre le Conversedovevano portare soltanto il letto e glioggetti personali. Anche i compiti eranodiversi: «Avranno le Oblate cura e respon-sabilità delle corsie ed officine per la partesanitaria, morale ed economica» (in virtùdella loro cultura); «Le Converse sarannoricevute senza dote e porteranno con sésoltanto il letto e la biancheria personalesecondo la loro possibilità» (a loro, gene-ralmente prive di istruzione, sarebbero statiaffidati i lavori più faticosi).

Inoltre, sempre secondo le Costitu-zioni:

Dopo il noviziato della durata di un

Proseguiamo nella pubblicazione del pregevole lavoro svolto dalla sig.ra Angela Ruzzi, docente di religione. Nel ringraziarel’autrice speriamo che anche questa sua ricerca possa contribuire alla nobile causa di vedere la Principessa, fondatrice delle SOM,posta agli onori degli altari.

La Principessa Teresa Orsini Doria Pamphilj (VIII)

Speciale Teresa Orsini 7

anno, la sorella farà i voti semplici di obbe-dienza, castità, povertà e ospitalità, adannum, rinnovandoli ogni anno fino all’etàdi quarant’anni. In detto anno, se vorrà e viconcorrerà la pluralità dei voti della comu-nità e il permesso del superiore ecclesiastico,potrà farli perpetui.

Le Suore Ospedaliere erano attiva-mente impegnate nelle loro mansioni permolte ore della giornata, tuttavia, questonon doveva sottrarle all’impegno dellapreghiera, della meditazione, della lettu-ra spirituale e all’esame di coscienza.Nelle Costituzioni non s’introducevanoparticolari novità riguardanti la confes-sione e la comunione, ma si conferivaalla Superiora la possibilità di impedire auna suora di prendere la comunione,qualora avesse commesso una grave man-canza:

Potrà la superiora levare la comunione achi avesse veduta strapazzare le inferme,sgridare le consorelle Oblate e Converse,senza ragione e con modi indecenti e a chi simostrasse abitualmente negligente, dissipatae di cattivo esempio alle consorelle.

Nel decimo capitolo delle Costituzionisi parla della carità fraterna, che deve ren-dere gioiosa la vita delle sorelle: «Allasorella che ha rotto l’amore fraterno siprescriva di non unirsi alle altre sorelle,né reciti le preghiere in comune, némolto meno si accosti alla mensa eucari-stica, se prima non avrà chiesto perdo-no». Anche in caso di errore, però, leCostituzioni raccomandano di esercitarel’amore fraterno, perché la carità deveesplicarsi anche nel rimprovero.

La prima parte è chiusa da un’esorta-zione a leggere con attenzione le normecontenute nelle Costituzioni, affinché siimprimano nella mente di ognuna e si tra-ducano nell’esercizio quotidiano del bene.

Nella seconda parte delle Costituzionisi trovano precetti di tipo pratico, volti adisciplinare l’organizzazione internadell’Istituto, a definirne i superiori e ladurata degli uffici.

Nel capitolo primo si afferma che pos-sono far richiesta di entrare a far partedelle Ospedaliere non solo le giovanidonne che non hanno mai contratto

matrimonio, ma anche le vedove, purchédi età inferiore ai quarant’anni. Questotestimonia come l’esercizio della carità siaritenuto appannaggio non solo delle gio-vani, generalmente dotate di slancio edentusiasmo, ma anche delle madri difamiglia, più mature, esperte delle vicendeumane e dei problemi morali.

Il ruolo della superiora risulta di fon-damentale importanza: «Come dalla testaè guidato il corpo e come dalla radiceprende vita tutta la pianta, così dallasuperiora prende vita di santità tutta lacongregazione». Sempre a proposito dellaSuperiora si aggiunge:

Sia la prima negli uffici più umili […].Si faccia vedere, almeno qualche volta, ascopare nelle corsie, e a esercitare la caritàverso le inferme. Si avvezzi a comandare piùcon l’esempio che con le parole, ricordandosiche nostro Signore prima fece e poi insegnò.Si stimi insomma non la prima fra tutte, mal’ultima […] quantunque della congrega-zione debba essere considerata la madre e laguida.

Per quanto riguarda il governo dellaCongregazione, va sottolineato che nelsuo ruolo centrale la Superiora condividele responsabilità con il consiglio generali-zio, composto dalla vicaria e da quattroconsigliere. Queste esaminano le questio-ni più importanti, tenendo conto anchedel parere e dell’autorità del superioreecclesiastico.

Nei capitoli settimo e ottavo si disci-plina l’elezione delle consultrici; nel nonosi parla degli uffici secondari, come quellodella guardarobiera, della cuoca e dellamaestra delle novizie, che riveste comun-que un ruolo importante, dal momentoche da lei dipende la formazione delle gio-vani aspiranti.

Nell’undicesimo capitolo sono elenca-te le mansioni della suora economa, men-tre nel successivo ci si occupa della segre-teria, incaricata di compilare la storiadell’Istituto, legata alle cronache registra-te. Si parla poi, con dovizia di particolari,dell’ufficio dell’infermeria e il legislatoreprescrive di curare con la stessa fraternacarità sia le inferme delle corsie ospedalie-re che le consorelle ammalate.

Negli ultimi due capitoli, dal contenu-

to squisitamente spirituale, si parla delruolo del padre spirituale e di quello delconfessore.

Nelle Costituzioni manca del tutto,come fa osservare acutamente EugenioPaparelli, il riferimento al settore deglistudi; ciò rivela la scarsa lungimiranza dellegislatore, poco incline a considerarequanto la formazione culturale possa favo-rire la penetrazione di una mentalità piùaperta e moderna, elevando lo spirito dellesorelle.

La vita quotidiana delle sorelle all’in-terno della Congregazione era scandita datappe ben precise, descritte in modo par-ticolareggiato all’interno delle suddetteCostituzioni; la giornata di una sorellaospedaliera era più o meno così suddivi-sa: le pie donne del S. Giovanni doveva-no alzarsi un’ora e mezza prima dellavisita dei primari, per avere il tempo dipregare e di partecipare alla santa Messa,dopo la quale dovevano recarsi nelle cor-sie e assistere le inferme. Terminatol’esercizio della carità, le pie donne pote-vano tornare nelle loro stanze per ripo-sarsi e poi partecipare a una secondaMessa. Dopo il pranzo, potevano conce-dersi un po’ di riposo in camera o in giar-dino; successivamente, dopo un quartod’ora di lettura spirituale, dovevanorecarsi di nuovo in corsia. Alla fine dellagiornata, tornavano nelle loro stanze perriposare e recitare il Rosario; poi era pre-vista la cena, l’esame di coscienza, l’Attodi contrizione e il riposo.

La stesura delle Costituzioni rappre-sentò senza dubbio un grande traguardoper Teresa e per la Congregazione delleOspedaliere, perché fissò per iscritto leregole alla base dell’Istituto, sottraendoloal rischio di un rapido declino e soprattut-to all’arbitrio del volontariato.

Finora, volutamente, si è omesso ildiscorso sui voti a cui dovevano e devonosottoporsi le Suore Ospedaliere dellaMisericordia; tale discorso, data la suaimportanza, sarà affrontato successivamen-te in maniera specifica, tenendo conto dellemodifiche apportate negli anni successivialle sopra descritte Costituzioni.

(continua)

La Chiesadi @ Andrea Gemma Vescovo Emerito

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LA CHIESA È MISSIONEDa Cristo alla Chiesa. Il passaggio è necessa-rio. A continuare la sua missione Cristo hainventato la Chiesa, la quale perciò è - deveessere - come lui mandata, mandata a salvareil mondo? La Chiesa è missione. (...)

1 - Il disegno di Dio.La Chiesa è missione perché essa continuaCristo nei secoli, ne prolunga la presenza, necontinua la missione: “Cristo é sempre pre-sente nella sua Chiesa” (Cost. Liturg. 7) perchiamare gli uomini, per salvarli, per santifi-carli mediante il suo Spirito. “È Cristo chenella Chiesa vive, che per mezzo di essa inse-gna, governa e comunica la santità” (PaoloVI, Eccl. Suam). “Scaturito dall’immensoamore del Padre celeste il piano di salvezzauniversale, realizzato con l’incarnazione delFiglio di Dio e perfezionato dall’invio delloSpirito Santo che rimane continuamentenella Chiesa, viene attuato, nel tempo e nellospazio, perché possa raggiungere ogni uomo,

da Cristo mediante il Suo Corpo Mistico,cioé mediante la Chiesa, costituita per questo“quale universale sacramento di salvezza”(L.G. 48). Perciò la Chiesa è “per sua naturamissionaria in quanto é dalla missione delFiglio e dalla missione dello Spirito Santo cheessa, secondo il piano di Dio Padre deriva lapropria origine” (A.G. 2). (…) La missionedella Chiesa deriva dunque da un intimoprincipio dinamico: lo Spirito che Cristocontinuamente le assicura: “Deriva allaChiesa l’impegno di diffondere la fede e lasalvezza del Cristo, sia in forza dell’esplicitomandato ( … ), sia in forza di quella vitache Cristo comunica alle sue membra: dalui infatti tutto quanto il corpo, riconnessoe compaginato per ogni giuntura e legame,secondo l’attività propria di ciascuno deisuoi organi cresce e si autocostruisce nellacarità” (Ef 4,16). Pertanto la missione dellaChiesa si esplica mediante un’azione tale, percui essa, in adesione all’ordine di Cristo esotto l’influsso della grazia e della carità dello

Spirito Santo, si fa pienamente ed attualmen-te presente a tutti gli uomini e popoli, percondurli, con l’esempio della vita, con la pre-dicazione, con i sacramenti e con i mezzidella grazia, alla fede, alla libertà ed alla pacedi Cristo, rendendo loro facile e sicura lapossibilità di partecipare in pieno al misterodi Cristo. Questo compito (…) l’ordine epi-scopale diretto dal Successore di Pietro, deverealizzare con la collaborazione e la preghieradi tutta la Chiesa” (A.G.5).“Tutta la Chiesa”: ecco quello che bisognarilevare immediatamente e che costituisce lapiù evidente sottolineatura del Concilio nelladottrina sulla Chiesa.La unica missione, prolungamento di quel-la di Cristo, non è solo degli apostoli, da luiinviati, e dei loro successori, ma è di tutta laChiesa, cioé di tutte le membra appartenen-ti al Corpo di cui Cristo è capo. È finito iltempo, speriamo per sempre, in cui per“chiesa” si intendeva soltanto una porzionedi essa, cioé la gerarchia.

LA MISSIONE (II)

Come anticipato nelnumero precedente, lepagine riservate alla colla-borazione di Mons.Gemma, verteranno su undiscorso fondamentale perla Chiesa: la Missione.Per la ovvia ristrettezza dispazio, estrapoleremo daltesto originario le conside-razioni più salienti, riman-dando ad eventuali futuriapprofondimenti.

La Chiesa

Il Concilio, proseguendo nei richiami degliultimi pontefici, ha ripetuto insistentementeai cristiani tutti che essi sono chiesa. Li hainvitati a prendere coscienza di quanto è avve-nuto nel loro battesimo, il loro inserimento,cioè, in questo meraviglioso organismo che,dietro comando di Cristo e sotto l’azione delloSpirito, continuamente si sviluppa e cerca difermentare come lievito il mondo intero. LaChiesa siamo noi, tutti noi, nessuno escluso.E se uno si esclude con la sua inerzia colpe-vole, si esclude dalla Chiesa, si esclude daCristo, rinnega il suo battesimo. (…) Nella lettera ai Corinti l’Apostolo spiega,sempre partendo dall’immagine del corpoumano, tale atteggiamento delle membra,delle une verso le altre (…) Da questa idea S.Paolo deduce che tutte le membra devonodare il proprio contributo per la crescita del-l’intero corpo mistico di Cristo. Questo deveinfatti “edificarsi” e “costituirsi”, cioé crescerelentamente e in modo organico: infatti, invirtù dell’unione del Corpo con Cristo suoCapo, “il corpo ben fornito e ben compagina-to, per mezzo di giunture e di legami, ricevel’aumento voluto da Dio”(Col 2,19) (…)

2 - Una Chiesa tutta missionaria“La Chiesa è depositaria della buona novellache si deve annunciare. Le promesse dellanuova alleanza in Gesù Cristo, l’insegnamen-to degli apostoli del Signore e la parola divita, le fonti della grazia e della benignità diDio, il cammino della salvezza: tutto le èstato affidato” (Ev. Nunt. n.15) . (…)

3- . Missione universaleChi sono i destinatari della missione dellaChiesa? Penso che non abbiate il minimodubbio per rispondere: tutti gli uominisono destinatari della missione della Chiesa.Perché? Perché «Dio vuole che tutti gliuomini siano salvi» (I Tim 2,4), perchéGesù ha detto: «Predicate il Vangelo a tutte lecreature» (Mc. 16,15), «Andate, ammaestratetutte le genti, battezzandole nel nome delPadre e del Figlio e dello Spirito Santo». (Mt28,19). E ogni giorno nell’Eucaristia noiripetiamo: - Questo il calice del mio sangue(...) versato per voi e per tutti - A questopunto dovrebbero essere richiamate alcunepagine famose dell’Antico Testamento. Giàad Abramo Dio aveva detto: «In te, (Israele),saranno benedette tutte le tribù della terra».(Gen12.3). Isaia poi, è il cantore alato del-l’universalismo (cfr 2,1·3; 25,8; 49,1·2.6;56,6-7): vi invito a rileggere alcune di queste

pagine. Ricordate il salmo 67: «Ti lodino ipopoli, o Dio, ti lodino i popoli tutti». Tuttigli uomini devono lodare il Signore. (…)S. Paolo si ritiene, appunto, il banditore diquesto mistero nascosto nei secoli in Dio.Qual’è questo mistero? Dio vuole salvaretutti, in Cristo chiama tutti alla salvezza. E diquesto mistero, nascosto nei secoli in Dio,Paolo si sente ministro, si ente strumento.(cfr. Ef. 3,9; Rom. 16,25) (…)

4 - Una Chiesa tutta ministeriale.L’artefice primo della missione della Chiesa -è chiaro - resta lo Spirito che è in essa. Maquesto Spirito si serve di tutti per portareavanti la sua azione. E si serve di tutti noncome un ammasso di corpi informi, ma siserve di ognuno con la sua funzione, ossia ilsuo “servizio” = “ministero”, il suo ruolo, peril quale è arricchito di doni soprannaturali(cfr L.G.). Per questo diciamo che la Chiesaè di sua natura tutta ministeriale (cfr“Evangelizzazione e ministeri” 19, a cuirimandiamo per i necessari approfondimen-ti). Servire per salvare: ecco la missione dellaChiesa. - E poiché questo servizio è vasto e vario,molteplice e complesso, Dio ha arricchito ilsuo popolo di vari carismi e ministeri (Cfr.L.G. 4; A.G. 4; 28) di cui alcuni ordinari,quali appunto i ministeri ordinati, (vescovi,sacerdoti, diaconi) e Istituiti (lettorato e acco-litato), nonché quelli di fatto, e altri straordi-nari che lo Spirito distribuisce a chi vuole,come vuole, quando vuole. (Cfr. Evang. eMinist. 18;49). Varietà di doni, dunque, perun servizio completo ed efficiente, in ordinealla salvezza. Urgenza prima perciò per ognibattezzato è la disponibilità a servire, lavolontà precisa e costante di assumersi unserio e fruttuoso impegno di evangelizzazio-ne e promozione umana e di attualizzazionedi tutte le possibilità evangeliche nascoste,ma già presenti e operanti nelle realtà delmondo. (Evang. e Minist. 18). - Ogni ministero per essere compreso nellasua completezza va visto nelle sue dimensio-ni: teologica, soteriologica, ecclesiale, escatologi-ca e attraverso i servizi alla verità, alla comu-nione, alla promozione, alla santificazione edall’evangelizzazione.

5 - Parola sacramento-carità.Un’ultima parola, mi sembra, si impone inquesto già lungo excursus. Occorrerà specifi-care la strutturazione fondamentale del mol-teplice servizio che la Chiesa rende agli uomi-

ni e al mondo. Approfondiremo meglio inseguito. Qui cerchiamo di aver chiaro dinan-zi questo quadro di amplissimo intervento,anche per intenderci sulla nomenclatura esull’ordine di importanza. Diciamo perciò:secondo il comando di Gesù, la Chiesa èmandata al mondo per trasmettere un mes-saggio, un vangelo, un annuncio – è il servi-zio della.....Parola-. Essa lo svolge mediantel’evangelizzazione e la catechesi. Quella è ilprimo annuncio di Cristo a chi non ne hamai sentito parlare. Questo è l’approfondi-mento sistematico di tutto il messaggio diCristo per nutrirne i fedeli in tutto l’arco dellavita (con una costante crescita di fede e diadesione vitale. Evangelizzazione - oggi siparla anche di “nuova evangelizzazione” - ecatechesi hanno attirato recentemente grandeattenzione da parte della Chiesa e dei suoiPastori. La Chiesa inoltre è mandata almondo a donare lo Spirito e la grazia,mediante i Sacramenti, a cominciare dalBattesimo secondo il comando di Gesù (cfr.Mt.28): è il ministero della santificazione,coronamento del precedente, ma inefficacesenza il precedente. Oggi perciò la Chiesa,mentre riafferma il primato della Parola e ilrispettivo servizio che le è stato affidato, èpreoccupata di una indiscriminata sacra-mentalizzazione non preceduta, accompa-gnata da opportuna e costante evangelizza-zione e catechesi. È questo il problema cheanche i vescovi italiani si sono posti sin daglianni ‘70, col documento “Evangelizzazione esacramenti”. La Chiesa infine è mandata adesercitare la carità: si potrebbe dire che que-sto sia il ministero riassuntivo perché laprima carità da fare agli uomini è quella didonargli Dio, mediante la Parola e iSacramenti. Ma poi questa ansia di carità,sull’esempio di quanto ha fatto Cristo, siapre ad una infinità di servizi, che vanno daquello di promozione umana, di carità mate-riale, a quelli circa la cultura, la pace, la giu-stizia. È proprio in questo quadro di caritàsenza limiti che si comprende la funzione - il“ministero” della vita religiosa, sorta nellaChiesa proprio per attuare il molteplice servi-zio della Chiesa agli uomini. Basta così! Ripetiamo il nostro grazie a Dioper essere noi nella Chiesa, porzione elettadella Chiesa. Perciò sentiamoci pienamenteinvestiti della missionarietà della Chiesa stes-sa e poniamo le basi, con la decisione fermae la preghiera, di un rinnovato slancio mis-sionario di tutta la vita.

(continua)

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Salute e Sanitàdi Fabiola Bevilacqua

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Teoria dei radicali liberi La teoria dei radicali liberi ipotizza

che l’accumularsi di radicali endogenidell’ossigeno generati nelle cellule, pro-cesso influenzabile da fattori genetici eambientali, potrebbe essere responsabiledell’invecchiamento e della morte cellu-lare in tutti gli esseri viventi. Uno squili-brio tra la produzione dei radicali liberi ele difese antiossidanti, con una conse-guente maggiore produzione dei primi,porta a stress ossidativo responsabile del-l’invecchiamento. La fondatezza dellateoria circa il ruolo dei radicali liberi nelprocesso dell’invecchiamento è confer-mata dalla presenza in tutti gli organismiaerobi di un enzima, la superossidodi-smutasi, addetto all’eliminazione deglianioni superossidi e, in particolare, deiradicali dell’ossigeno. L’accumularsi diquesti radicali comporta un danno cellu-lare indiscriminato a carico di DNA(DeoxyriboNucleic Acid), proteine elipidi che può avere come risultato l’in-vecchiamento cellulare.

È stato inoltre osservato un aumen-to della durata massima della vita nellespecie di Drosophila melanogaster tran-sgenica che esprimono in quantità supe-riore alla norma la superossidodismuta-si. Ciò suggerisce che gli enzimi deputa-ti all’eliminazione dei radicali liberisono, da soli, sufficienti a influenzare iprocessi di invecchiamento. In modosimile è stata dimostrata un’estensionedella durata della vita in modelli diCaenorhabditis elegans attraverso l’usodi molecole che mimano l’azione dellasuperossidodismutasi.

L’identificazione dei radicaliliberi come promotori del processodi invecchiamento dovrebbe impli-care che gli interventi finalizzati alimitarne la produzione o a facilitarnel’eliminazione siano in grado di rallen-tare l’invecchiamento e la genesi dellepatologie a esso associate. Anche se lasomministrazione di antiossidanti èvista con crescente attenzione ed è sem-pre più comune nei Paesi occidentali,manca una chiara evidenza a sostegnodell’utilizzo di queste sostanze nell’uo-mo. Di fatto, nonostante qualche studioepidemiologico abbia suggerito che l’in-tegrazione dietetica con vitamina E, unamolecola ad azione antiossidante, dimi-nuisce il rischio di cancro e di malattiacardiovascolare, tali osservazioni nonsono state confermate. Quindi, l’effettodelle sostanze antiossidanti (in partico-lare, appunto, la vitamina E perché lapiù studiata) sui processi di invecchia-mento negli uomini rimane incerto.

Teoria mitocondriale Nelle cellule dei mammiferi, i mito-

condri e il nucleo sono gli unici organel-li che contengono DNA, all’integritàdel quale è ovviamente strettamentelegata quella fisiologica delle cellule.Anche se il DNA mitocondriale com-prende solo l’1-3% del materiale geneti-co complessivo nelle cellule animali, ilsuo contributo alla fisiologia cellularesembra essere molto maggiore rispetto aquello che ci si aspetterebbe consideran-do unicamente le sue dimensioni. Neimitocondri l’acido desossiribonucleico,

vicino ai siti di produzione dei radicalidell’ossigeno, può risentire più facil-mente dei danni causati dai radicali del-l’ossigeno. Di fatto è stato stimato che illivello di ossidazione delle basi che com-pongono il DNA mitocondriale è da 10a 20 volte più alto rispetto a quello delDNA nucleare. La teoria mitocondrialedell’invecchiamento è spesso considera-ta come estensione e raffinamento dellateoria dei radicali liberi. Le mutazioninel DNA mitocondriale si accumulanoprogressivamente durante la vita e sonodirettamente responsabili di un difettoin un processo che dipende dal mito-condrio, la fosforilazione ossidativa,determinando così un’aumentata pro-duzione di specie reattive dell’ossigeno(radicali dell’ossigeno). Questo causa unaumento del danno del DNA mitocon-driale e delle mutazioni che lo riguarda-no, innestando una sorta di ‘circolovizioso’ che comporta un aumentoesponenziale del danno ossidativo equindi dell’invecchiamento cellulare.

(continua)

Prevenire è meglio che curare (IX)Teorie sull’invecchiamento

Si prevede che il surriscaldamento delpianeta Terra provocherà un innalza-mento del livello degli oceani. Cosa

accadrà quando innumerevoli isole ver-ranno sommerse ricacciandone gli abitan-ti verso l’interno dei continenti? E comeverranno accolte queste moltitudini infuga da un immenso tsunami?

Altro interrogativo. La scandalosadistribuzione delle ricchezze che alimentauna concentrazione di beni riservata aduna piccola minoranza di privilegiati evietata alla maggioranza della popolazionemondiale, alimenta una pressione socialecrescente che, prima o poi, scatenerà laribellione dei poveri: una rivoluzione chepotrebbe rivelarsi cruenta come ai tempidella rivoluzione francese.

Come evitare queste prevedibili cata-strofi? Con nuove leggi che imponganouna più equa giustizia sociale.

Cosa possiamo singolarmente fare perattenuare queste tensioni?

Nella cappella della Residenza che ciospita, una bellissima vetrata policromaillustra le OPERE DI MISERICORDIA,ricordandoci i nostri doveri di fraternitàcristiana.

Dare da bere agli assetati: ricordo checirca quaranta anni or sono, in Kenya,dopo una faticosa giornata di lavoro nellasavana, 40 gradi all’ombra, la troupe dellaRAI con la quale stavo realizzando alcunidocumentari, aveva esaurito la scorta dibevande. Fu l’incontro con una missionereligiosa che ci permise di superare unapericolosa crisi di disidratazione.

Nel mondo, milioni di bambini vivo-no in condizioni inaccettabili, per questo,da alcuni anni, mia moglie ed io abbiamo

iniziato un “sostegno a distanza” che con-sente ad una bambina africana di ricevereil necessario per nutrirsi e per studiare asufficienza. Con piccoli contributi mensi-li collaboriamo a “Save the children” edanche a “Salvare la vista” a bambini cherischiano la cecità. Il desiderio sarebbe dicontribuire a tutte le iniziative benefiche,ma si fa quello che si può.

Altra opera di misericordia è quella divisitare gli ammalati, e qui siamo tuttiaffetti da qualche menomazione, e bastaun po’ di carità reciproca per condividerele difficoltà.

Accogliere i pellegrini. Un giorno,mentre vivevamo ancora nella nostra casa

romana, si presentarono due personeungheresi (padre e figlia adulta) ai quali,un conoscente comune del nostro movi-mento ecclesiale, aveva detto che poteva-no rivolgersi a noi per ottenere ospitalitàdurante il loro breve pellegrinaggio aRoma. Non fu facile capire qualcosa dellaloro lingua, ma furono contenti dellanostra accoglienza. Dopo qualche tempo,ricevemmo un loro biglietto di ringrazia-mento che riuscimmo a farci tradurre inmodo comprensibile, ma fummo conten-ti di accoglierli fraternamente per qualchegiorno.

* Ospite della Residenza

Residenza Maria Marcelladi Giovanni Manganella*

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OPERE DI MISERICORR DD II AA

“La misericordia, strada privilegiata perriscoprire l’amore di Dio verso di noi”.

(Enzo Bianchi)

Testimonianzeda Archivio SOM

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L’ amore per la Congregazione èstato espresso nella sua vitaattraverso una generosa e

attenta dedizione ai vari uffici alei affidati. All’inizio, comedispensiera, infermiera pro-fessionale, anestesista e CapoSala negli ospedali diS. Giovanni, S. Giacomo,S. Gallicano, Umbertide eFrosinone; poi per diecianni è stata direttrice dellaScuola per Infermieri gene-rici a Frosinone e per sei anniha collaborato all’insegna-mento nella Scuola perInfermieri al San Giovanni inLaterano di Roma.

Segretaria Generale della Congre-gazione per un sessennio, all’ età di 63anni ha accettato di recarsi in missionein Madagascar dove vi è rimasta per treanni. Per motivi di salute rientrò aRoma e si coinvolse subito nell’aperturadella Residenza Maria Marcella dovecollaborò per un anno svolgendo qual-siasi tipo di servizio agli anziani. Nel1989 viene eletta Segretaria Generale edal 1996 risiede nella comunità primacon il compito di superiora locale, poicome sorella maggiore. Sempre attiva eservizievole.

Chi ha avuto la fortuna di conoscer-la, ricorda Madre Giulia di caratteresemplice e umile, austera - prima ditutto con se stessa - ma affabile, pacifica

e serena. Sebbene fragile di salute, nonsi arrendeva mai.

È stata la Postulatrice, dal 1976 finoalla morte, della causa di Beatificazionedella Beata Maria Raffaella Cimatti,della fondatrice dell’Istituto Serva diDio Teresa Orsini e della serva di DioSuor Teresa Maria Capeccioni.

Esemplare per tutte le consorelle, hadimostrato una luminosa dedizione allavita di consacrazione scelta e vissutaintensamente fino all’ultimo.

Ha dedicato tutto il suo tempo perla ricerca nell’archivio della Congre-

gazione come lei stessa ci ha lasciatoscritto: “Il mio hobby è conoscere le radi-

ci della nostra Congregazione”.In una descrizione spirituale

dell’apostolato lei diceva: “Neiperiodi in cui ero Capo Salanon ho tralasciato mai di direil Santo Rosario con gliammalati, ho cercato sempredi non far morire nessunosenza i santi sacramenti eraccomandando la loroanima. Mi sono sempre but-

tata a capo fitto per soccorrerei malati e chi aveva bisogno di

aiuto sia spirituale che materia-le. Ho cercato sempre di mantene-

re la pace. Ringrazio il Signore per igrandi doni che mi ha dato, pur ricono-

scendomi indegna di averli ricevuti”.La Congregazione è grata a Madre

Giulia per la sua presenza silenziosa, perla sua carità e per il suo attaccamentoalla sua famiglia religiosa. Ci ha insegna-to che la forza per una vita di qualitàspirituale l’ha ottenuta dall’intimità conGesù. È stata sempre ammirata la suaforza d’animo ed è stata per tutte lesorelle un segno sicuro e forte di fedel-tà. Ha amato la Congregazione concuore sincero ed ha servito con grandegenerosità.

Resti vivo tra noi il ricordo di questa‘piccola’ ma ‘grande’ sorella, tornata allaCasa del Padre con le mani piene diopere buone.

SUOR GIULIA DI CONCA

1923 - 2007

a cura di Annabelle Mamon

Dalla Misericordia alle operedi @ Rino Fisichella - Arcivescovo

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“V isitare gli orfani e le vedovenelle sofferenze e conser-varsi puri da questo

mondo”, con queste parole la Lettera diGiacomo indica che cosa rende la praticadella nostra religione “pura e senza mac-chia davanti a Dio” (Gc 1,27). La tradi-zione della Chiesa, poi, ha tradotto questoin una delle sette opere di misericordiaspirituale: consolare gli afflitti. NellaLettera “gli orfani e le vedove” erano ilsimbolo di quelle persone che, ultime agliocchi della società, erano amate e predilet-te da Dio. Così gli afflitti sono tutti colo-ro che vivono una situazione caratterizza-ta da difficoltà complesse da affrontare eche, proprio per questo, necessitano diconsolazione.

Questa opera di misericordia arrivafino al cuore più profondo dell’essere cri-stiani, in quanto esprime l’atteggiamentostesso di Dio che predilige e si fa vicinoall’ultimo, allo scartato, fino a farsi luistesso ultimo e scartato. Paradigma diquesto sono, senza dubbio, due parabolemolto note. Il racconto del Figliol prodi-go (Lc 15,11-32), dove descrive l’amoredel Padre che predilige il figlio più biso-gnoso e che, agli occhi del mondo, nonmeriterebbe il suo amore e la sua com-prensione. La parabola del BuonSamaritano (Lc 10,25-37), per contro,mette al centro della sua narrazione pro-prio il personaggio che è nel bisogno,attorno al quale ruotano tutti gli altri.Entrambe queste parabole dovrebberodescrivere e ispirare il nostro essere cristia-ni, il nostro modo di essere Chiesa, cioèattenti e pronti a consolare chi ne ha biso-gno. A conclusione del Concilio VaticanoII, Paolo VI così diceva: “L’antica storiadel Samaritano è stata il paradigma dellaspiritualità del Concilio”.

Come ci ricordava Papa Francesco

nella bolla di indizione delGiubileo della Misericordia,alla fine della nostra vita,saremo proprio giudicati “sesaremo stati vicini a chi èsolo e afflitto” (Misericordiaevultus, 15). Per questo, quin-di, diventa importante anzi-tutto capire chi sono gliafflitti oggi; chi sono coloroche hanno bisogno di conso-lazione e di vicinanza.Proprio nel corso dell’AnnoSanto, il Papa ne ha datoun’indicazione preziosa. Il 5maggio 2016, nel giorno dell’Ascensione,ha voluto celebrare un momento di pre-ghiera che ha chiamato proprio “Vegliaper asciugare le lacrime”. Papa Francesco,ispirandosi a questa opera di misericordia,ha desiderato che, nel cuore del Giubileo,ci fosse un momento dedicato esplicita-mente a consolare coloro che, per varie edifferenti ragioni, sono afflitti. Quel gior-no, in tutto il mondo, sono state organiz-zate iniziative analoghe dove migliaia dipersone hanno pregato per questo e fattosentire la loro vicinanza a chi aveva lacri-me da asciugare. Il Papa, in particolare,ha potuto incontrare alcune persone rap-presentanti di particolari categorie cheportano sulle spalle storie umane digrande sofferenza: da chi ha perso prema-turamente un figlio, a chi il figlio se l’èvisto strappare da un incidente stradale oha perso un congiunto durante lo svolgi-mento del proprio lavoro. C’era anche ungiovane diacono del Ruanda che, nelcorso del genocidio del 1994, ha persomolti familiari; un uomo che ha vissuto ildramma del carcere per reati legati allacamorra e alla malavita insieme a unocaduto vittima del gioco d’azzardo ed unex-senza tetto. Il Papa ha potuto abbrac-

ciare e consolare alcune donne: mogli,madri, alcune religiose impegnate nellaloro missione ed un’infermiera che ognigiorno accudisce i malati terminali. Storiedi drammi ma anche di rinascite, a parti-re proprio da quelle lacrime che, cadutenel terreno del dolore si sono impastatealla fede e hanno trasformato deserti esi-stenziali in giardini di speranza.

Spesso il nostro mondo, avvolto nelmantello del cinismo, ci ha abituato anon piangere e, talvolta, ci vergogniamodi farlo. Eppure Gesù afferma “Beatiquelli che sono nel pianto, perché saran-no consolati” (Mt 5,4) e perfino ilVangelo ci riporta le sue lacrime allamorte dell’amico Lazzaro (cfr. Gv 11,35).“Se Dio ha pianto, anch’io posso piange-re sapendo di essere compreso”, dovrem-mo poter dire con Agostino. Ognuno dinoi ha delle lacrime da asciugare e bisognodi essere consolato per qualcosa; allo stes-so modo, però, seguire Gesù significa esse-re capaci di saper notare ed asciugareanche le lacrime di chi ci sta vicino.Questa opera di misericordia non ci facciavergognare delle nostre lacrime e, allo stes-so modo, ci impegni ad essere sempre por-tatori della consolazione che viene da Dio.

Consolare gli afflitti

Riflessionidi Andrea Fidanzio

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U no dei temi trattati nel quintocapitolo di Amoris Laetitia sucui vorrei soffermarmi è quello

dell’amore fraterno. Nell’Esortazioneapostolica leggiamo: “ Forse non semprene siamo consapevoli, ma è proprio lafamiglia che introduce la fraternità nelmondo! […] Avere un fratello, una sorel-la che ti vuole bene è un’esperienza forte,impagabile, insostituibile, però occorreinsegnare con pazienza ai figli a trattarsida fratelli.”

Essere fratelli vuol dire avere lo stessosangue, condividere spesso gli stessi pregie gli stessi difetti, anche se con diversesfumature, eppure non sempre ciò portaa un legame forte, a prendersi cura l’unodell’altro e a voler condividere gioie edolori. Talvolta prevale l’egoismo, l’invi-dia e la competizione, allora si preferisceun estraneo a un fratello da cui siamostati offesi.

La famiglia, attraverso l’esperienzadella fraternità, è la prima scuola di con-vivenza, di tolleranza e di pace, tuttivalori fondamentali per la societàumana, ma come genitori spesso nonsiamo preparati a un compito tanto com-plesso. Una piccola riflessione può aiuta-re a mettere a fuoco alcuni punti impor-tanti al fine di cercare di mettere in pra-tica un modello educativo che stimoli iragazzi ad avere un buon rapporto con ipropri fratelli.

Quando i bambini litigano e si inter-viene per separarli, una delle frasi ricor-renti è :- Non è giusto.- Uno dei due ha

subito un torto che non è stato ripiana-to.

È necessario insegnare che il rappor-to tra fratelli non dovrebbe basarsi sullagiustizia ma sul perdono e sulla tolleran-za. La spinta all’egoismo è forte nell’uo-mo, e se da piccoli i litigi si limitano aquestioni insignificanti, purtroppoquando si cresce, i problemi si complica-no e in genere si è meno disposti a per-donare e ad andare incontro all’altro checi ha offeso o ci ha rifiutato il suo aiutoin un momento di difficoltà. Credo chel’egoismo possa essere superato seguendociò che è scritto nel vangelo :” E se unoti costringerà a fare un miglio, tu fannecon lui due. “ Occorre cioè dimostrare aun fratello che teniamo a lui più di quan-to possa farci soffrire il suo egoismo.

Spesso tra fratelli c’è gelosia, o com-petizione. Ognuno vede l’altro favorito opiù amato dai genitori. Per evitare ciò igenitori si sforzano in tutti i modi diessere equanimi, di dare a tutti le stessecose e di manifestare a tutti i figli il loroamore allo stesso modo. È evidente chequesta è un’impresa quasi impossibile enon è detto che porti al risultato sperato.Infatti ciascuno dei figli è portato adampliare le proprie problematiche e asottovalutare quelle degli altri. Occorreche i ragazzi prendano coscienza che igenitori gli vogliono bene così comesono, indipendentemente dai loro suc-cessi o insuccessi, e che si sforzano didare a ciascuno secondo le sue necessità.È importante che i fratelli imparino a

confrontarsi tra loro in modo costrutti-vo, per ricevere stimoli a migliorarsi inmodo da rendere più serena la conviven-za e ad impegnarsi maggiormente nelleloro attività. Bisogna stimolare l’aiutoreciproco in modo che chi ha particolariabilità le possa mettere a servizio deglialtri, ciò porta a un rapporto di dipen-denza in cui il mondo di ciascuno siinterseca con quello degli altri e sia per-cepibile il contributo di ognuno per lacura della famiglia.

Se i fratelli imparano a prendersi cural’uno dell’altro, a tollerare i reciprocidifetti, ad accettare le loro differenze e aesaltare i pregi di ciascuno, il passo èbreve affinché portino tutto ciò anche aldi fuori della famiglia, nell’ambiente dilavoro, in parrocchia e tra gli amici,affinché portino la fraternità nel mondo.

Insegnare ai figli a trattarsi da fratelli

Foto ricordo dell’incontro con i bambini malgasci sostenuti a distanza. A far loro visita la nostra presidente sr Mary Anne lo scorso luglio, che,a nome de La Cometa, ha portato riso, alimenti a lunga scadenza vari, formaggi e caramelle. Riconoscenze da parte di bambini e genitori chegrazie ai nostri benefattori hanno la possibilità di frequentare la scuola. Una richiesta invece, arriva dai cinque studenti universitari che deside-rano ricevere uno computer, da usare in comune per i propri rispettivi studi. CI AIUTATE AD ACCONTENTARLI?

CENA DI RACCOLTA FONDIGrande partecipazione alla cena di raccolta fondi che si è svolta lo scorso 16 giugno presso il Giardino della Casa generalizia delleSuore Ospedaliere della Misericordia a Roma. Grazie alla generosità dei partecipanti - e di quanti hanno voluto contribuire pur nonessendo presenti -, abbiamo raccolto 7 mila euro che abbiamo già provveduto a devolvere una parte a una famiglia italiana con graviproblemi economici e un'altra per la realizzazione di un centro di salute integrata in Camerun.Un grazie speciale ai volontari che hanno preparato da mangiare insieme alle suore, a quelli che abbiamo chiamato “gli eroi del fuoco”,che hanno cotto la brace nonostante la caldissima giornata e agli animatori musicali, Stefano con il figlio Simone, ormai presenza fissae alle guest star di quest’anno, il duo lirico Delfo e Sabrina che vi invitiamo a conoscere meglio nell’intervista alla pagina seguente.

Sr Mary Ann CamerosPresidente

È nata prima la collaborazione professionale o prima l'amore?(Risponde Sabrina) Fra di noi è nata prima una collaborazioneprofessionale, ma ci siamo resi conto subito di avere gusti ed inte-ressi molto simili, facevamo le stesse osservazioni musicali, e nelleriunioni con gli altri elementi dell'ensemble in cui ci siamo cono-sciuti, avevamo le stesse idee e lo stesso modo di concepire l'ele-ganza musicale e vocale. Dopo pochi mesi di prove con il grup-po era già scoccata la scintilla! Il primo concerto insieme è statomagico! Tutti i componenti dell’ottetto si erano accorti dellanostra sintonia anche se noi cercavamo di resisterci, per nonmischiare il lavoro con i sentimenti. Ma poi inevitabilmente iltutto è sbocciato e nel giro di un anno si è disgregata la formazio-ne a 8 e ci siamo ritrovati a collaborare in coppia nel canto masoprattutto uniti nella vita!

Musica e solidarietà è un connubio sempre vincente. Cosasignifica per voi?Decisamente vero! La musica unisce sempre tutto, le diverse cul-ture, le diverse generazioni, le diverse esigenze. Il contesto musi-cale è sempre un ottimo pretesto per riunire le persone e sensibi-lizzarle su qualunque argomento. Con la musica si riesce ad acca-rezzare l'anima delle persone e a raggiungere i loro cuori.

Cosa vi ha colpito della nostra associazione?La prima cosa che ci ha colpito è stata la vostra allegria contagio-sa che mettete in ogni cosa che fate. Ho visto sempre dei bei sor-risi, tanta gentilezza, disponibilità, il tutto ovviamente svolto congrande professionalità. Ho conosciuto questa associazione inoccasione del ricovero di mia madre – ammette Sabrina- , cheormai era molto provata e debilitata da problemi di salute.Appena arrivata alla clinica Mater Misericordiae è stata accoltacon una dolcezza ed attenzione scrupolosa. Ho capito subito chequi si sarebbero occupati di lei non solo dal punto di vista delprotocollo medico ma soprattutto dal lato umano, integrandola

come facente parte di una famiglia! Infatti in pochi giorni,mamma si è rimessa in piedi ed ha ripreso le forze per recupera-re e tornare in forma (compatibilmente con la sua età e patolo-gia).Il personale medico e le Suorine erano sempre disponibili perqualunque informazione ed esigenza. Devo riconoscere che in

questa struttura mia madre si è sentita voluta bene epoi si faceva tante risate. Trovavano sempre il modo dicoinvolgerla e farla sorridere. Ho trovato poi moltocarina l'idea di coinvolgere me e Delfo nelle vostre ini-ziative, appunto la cena del 16 giugno, serata che por-terò sempre nel mio cuore e vi spiego il perché.Quando, dopo aver scoperto la nostra professione, cihanno proposto di collaborare cantando qualcosa perquesta cena, siamo stati entusiasti di poter partecipa-re. Ci ha fatto sentire parte di una grande famiglia. Amia madre è stato dato un input in più per cercare diguarire in fretta: poteva partecipare alla cena è sentirela figlia cantare. Siamo stati coinvolti tutti nella prepa-razione dell'evento, ognuno con quello che sapevafare. Una collaborazione piena di gioia! Quella sera ci siamo divertiti tantissimo, vedere leSuorine col grembiulino che ci servivano le salsicce altavolo è stato troppo divertente! E poi vederle ballarecome ho visto fare solo nel film Sister Act! Che risatespensierate!

INTERVISTA A DELFO E SABRINA. “Donare non impoverisce, anzi ci predispone a ricevere altro bene”

COME DONARECONTO CORRENTE BANCARIO Intestato a: Associazione Volontari La Cometa onlusMONTE DEI PASCHI DI SIENA SpaAgenzia 36, Via Acaia 62 - 00183 RomaN.di conto: 263492 - Codice ABI - 01030 - Codice CAB - 03236CIN: ZIBAN: IT 97 Z 01030 03236 000000263492BIC: PASCITM1R36

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Dona il 5x1000Lo sapevi che puoi destinare alla nostra associa-zione il 5x1000 della tua dichiarazione dei reddi-ti?Metti la tua firma e il numero del codice fiscaledella nostra associazione - 07191011001 - nel-l’apposito spazio della dichiarazione dei redditiriservato al sostegno delle organizzazioni nonlucrative di utilità sociale - O.N.L.U.S.

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Che messaggio vorreste far arrivare a tutti i nostri lettori?Ai vostri lettori vorremmo far capire che quando si fanno le cosecon amore, tutto diventa possibile, si ottengono dei risultati inim-maginabili e inaspettati. La fatica si trasforma in gratificazione, eall'improvviso i problemi e le preoccupazioni si ridimensionano.Osservare una persona allegra e serena accanto a noi, trasmette unacarica di energia positiva che si moltiplica e si espande sempre dipiù. In questo stato di benessere è possibile agevolare e facilitare laguarigione. Guarigione non solo fisica, ma anche la “guarigione

dell’anima”. Questo meccanismo si attiva solo quando si agisce conl'intento di aiutare il prossimo e non con l'aspettativa di avere unritorno di beneficio personale. Ricordiamoci che facciamo parte diun tutto, di un Universo creato e governato da Dio che è amore eognuno di noi deve esserne il riflesso.

Il nostro slogan è proprio “Se molti uomini di poco conto, inmolti posti di poco conto, facessero cose di poco conto, la fac-cia della terra potrebbe cambiare”.SI! Ognuno di noi può contribuire a cambiare il mondo. Ognunodi noi, anche il più piccolo, nel luogo più sperduto della terra puòfare la differenza. Proprio perché facciamo parte di un tutto esiamo tutti collegati. Ognuno ha delle potenzialità per fare qual-cosa di utile, mettendo a disposizione quello che ha, che può esse-re un dono, un talento, un'idea, una gentilezza, oppure propriodelle risorse materiali (chi ne ha la possibilità ovviamente).Donare non impoverisce, anzi ci predispone a ricevere altro bene.È così che funziona. È questo quello che ho trovato in questa asso-ciazione: saper utilizzare al meglio ogni potenzialità come fossimotutti una grande famiglia. Questo è quello che si respira qui.

Concita De Simone

FOCUS ON: LABORATORI PROFESSIONALIFormare giovani donne per la creazione di piccole imprese arti-gianali, in grado di produrre risorse economiche indipendentidi sussistenza familiare: questo uno dei nostri obiettivi cheseguiamo in India (Shantinagar e Vijayapura), in Nigeria(Ikom) e in Madagascar (Tanarive). Il progetto include un corsodi formazione che va da sei mesi a un anno e il dono della mac-china da cucire a fine corso per poter continuare o meglio ini-ziare un’attività in proprio e riuscire così a sostenersi e/o soste-nere la propria famiglia. Costo del progetto: 380,00 euro (corso di formazione, macchi-na da cucire e materiali necessari per una persona). Aiutaci adaiutare!

C.D.S.

conto corrente bancario - Iban: IT 97 Z 01030 03236 000000263492conto corrente postale n. 45938974

intestati a Associazione Volontari La Cometa OnlusVia Latina, 30 - 00179 Roma

…sono le 17.00 di un caldo pomeriggio, un’informazione telefo-nica annuncia nella nostra casa a Roma che dall’1 di notte finoal pomeriggio del successivo dopo sarebbe mancata l’acqua ederavamo avvisati di provvedere. Il panico, dove raccoglierla,

tutti i possibili vasi e vasetti, bottiglie, secchi della casa sono statiriempiti, ci sembrava una cosa dell’altro mondo!... come poteva-

mo stare 12 ore senza l’acqua?Nel silenzio della preghiera ho ricordato i miei giorni di missione

quando non per 12 ore, ma per mesi la scarsità dell’acqua ci faceva farelunghe file a qualche pozzo ancora non prosciugato o a qualche misero

ristagno. Ho pregato il Signore per il dono dell’acqua, tanto prezioso quantoscontato in questa parte del mondo. Ho chiesto perdono per lo spreco, ma soprattutto

per rubarla ogni giorno, privatizzandola, cosìcchè rimane un privilegio di pochi che possono permetterselo.

La Misericordia continuaa cura di Paola Iacovone

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La Misericordia continuaa cura di Paola Iacovone

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“È diventato sempre più evidente che la Chiesa del nord-est dell’India sta emergendoin modo rapido come la forza più numerosa tra i fedeli cristiani nel Paese”. Lo affer-ma Mons. Thomas Menamparampil, arcivescovo emerito di Guwahati (inAssam) ed ex amministratore apostolico di Jowai (in Meghalaya). L’arcivescovospiega come a poco a poco sia diventato sempre più evidente che la Chiesa delnord-est dell’India sta emergendo in modo rapido come la forza più numerosa trai fedeli cristiani nel Paese. La giovane comunità cattolica, che ha poco più di 120anni, è composta da quasi due milioni di membri. Essi sono grati ai missionariprovenienti da Italia, Spagna, Francia, Germania, Irlanda e altri Paesi, per lo spi-rito che questi hanno lasciato.La leadership della Chiesa è passata dalle mani degli stranieri a quelle degli india-ni, e da questi ultimi a quelle della popolazione indigena. La recente nomina dimons. Victor Lyngdoh come nuovo vescovo di Jowai segna un altro passo signi-ficativo. Egli ha già svolto un numero incredibile di attività a Nongstoin inMeghalaya, e molte opportunità lo attendono ancora con questa nomina.La comunità cattolica del nord-est dell’India, composta per la maggior parte damembri delle minoranze etniche, che in India sono chiamate comunità tribali, haportato il suo genio spirituale dentro la Chiesa per edificare i fedeli di vecchiostampo in altre parti del Paese.La cosa incoraggiante è che le vocazioni al sacerdozio e alla vita religiosa sono inaumento in questa parte del mondo. Questa giovane Chiesa ha due centri teolo-gici, vari istituti di studi filosofici e un numero crescente di sedi per la formazio-ne religiosa.

La Chiesa in India

La Misericordia continua 23

È in questa realtà che le SuoreOspedaliere della Misericordia sisono lanciate durante l’Anno Santodella Misericordia, iniziando la loroopera caritativa con un umile dispen-sario e l’8 agosto scorso è stata postala prima pietra per l'edificio princi-pale di un ospedale nella missione diJowai. La cerimonia è stata presiedu-ta da entrambi i vescovi: l’emeritoMons. Thomas Menamparampil inpresenza del Dr. Victor Lyngdoh,attuale vescovo di Jowai. L'evento èstato partecipato dalla popolazionelocale della comunità parrocchiale diUmmulong.

Magisteroa cura di Vito Cutro

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5. Adesso, concluso questo Giubileo, ètempo di guardare avanti e di comprende-re come continuare con fedeltà, gioia edentusiasmo a sperimentare la ricchezzadella misericordia divina.Le nostre comunità potranno rimanerevive e dinamiche nell’opera di nuovaevangelizzazione nella misura in cui la“conversione pastorale” che siamo chia-mati a vivere sarà plasmata quotidiana-mente dalla forza rinnovatrice della mise-ricordia. Non limitiamo la sua azione;non rattristiamo lo Spirito che indicasempre nuovi sentieri da percorrere perportare a tutti il Vangelo che salva.In primo luogo siamo chiamati a celebrarela misericordia. Quanta ricchezza è pre-sente nella preghiera della Chiesa quandoinvoca Dio come Padre misericordioso!Nella liturgia, la misericordia non soloviene ripetutamente evocata, ma real-mente ricevuta e vissuta. Dall’inizio allafine della celebrazione eucaristica, lamisericordia ritorna più volte nel dialogotra l’assemblea orante e il cuore del Padre,che gioisce quando può effondere il suoamore misericordioso. Dopo la richiestadi perdono iniziale con l’invocazione«Signore pietà», veniamo subito rassicura-ti: «Dio onnipotente abbia misericordia dinoi, perdoni i nostri peccati e ci conducaalla vita eterna». È con questa fiducia chela comunità si raduna alla presenza delSignore, particolarmente nel giorno santodella risurrezione. Molte orazioni “collet-te” intendono richiamare il grande donodella misericordia. Nel periodo dellaQuaresima, ad esempio, preghiamo dicen-do: «Dio misericordioso, fonte di ognibene, tu ci hai proposto a rimedio del pec-cato il digiuno la preghiera e le opere di

carità fraterna; guarda a noi che ricono-sciamo la nostra miseria e poiché ci oppri-me il peso delle nostre colpe, ci sollevi latua misericordia». Siamo poi immersi nellagrande preghiera eucaristica con il prefazioche proclama: «Nella tua misericordia haitanto amato gli uomini da mandare il tuoFiglio come Redentore a condividere intutto, fuorché nel peccato, la nostra condi-zione umana». La quarta preghiera eucari-stica, inoltre, è un inno alla misericordia diDio: «Nella tua misericordia a tutti seivenuto incontro, perché coloro che ti cer-cano ti possano trovare». «Di noi tuttiabbi misericordia», è la richiesta impel-lente che il sacerdote compie nella pre-ghiera eucaristica per implorare la parte-cipazione alla vita eterna. Dopo il PadreNostro, il sacerdote prolunga la preghierainvocando la pace e la liberazione dal pec-cato grazie all’ «aiuto della tua misericor-dia». E prima del segno di pace, scambia-to come espressione di fratellanza e diamore reciproco alla luce del perdono rice-vuto, egli prega di nuovo: «Non guardareai nostri peccati, ma alla fede della tuaChiesa». Mediante queste parole, conumile fiducia chiediamo il dono dell’unitàe della pace per la santa Madre Chiesa. Lacelebrazione della misericordia divina cul-mina nel Sacrificio eucaristico, memorialedel mistero pasquale di Cristo, da cui sca-turisce la salvezza per ogni essere umano,per la storia e per il mondo intero.Insomma, ogni momento della celebra-zione eucaristica fa riferimento alla mise-ricordia di Dio.In tutta la vita sacramentale la misericor-dia ci viene donata in abbondanza. Non èaffatto senza significato che la Chiesaabbia voluto fare esplicitamente il richia-

mo alla misericordia nella formula deidue sacramenti chiamati “di guarigione”,cioè la Riconciliazione e l’Unzione deimalati. La formula di assoluzione dice:«Dio, Padre di misericordia, che ha ricon-ciliato a sé il mondo nella morte e risurre-zione del suo Figlio, e ha effuso lo SpiritoSanto per la remissione dei peccati, ti con-ceda, mediante il ministero della Chiesa, ilperdono e la pace» e quella dell’Unzionerecita: «Per questa santa Unzione e la suapiissima misericordia ti aiuti il Signore conla grazia dello Spirito Santo». Dunque,nella preghiera della Chiesa il riferimentoalla misericordia, lungi dall’essere sola-mente parenetico, è altamente performati-vo, vale a dire che mentre la invochiamocon fede, ci viene concessa; mentre la con-fessiamo viva e reale, realmente ci trasfor-ma. È questo un contenuto fondamenta-le della nostra fede, che dobbiamo con-servare in tutta la sua originalità: primadi quella del peccato, abbiamo la rivela-zione dell’amore con cui Dio ha creato ilmondo e gli esseri umani. L’amore è ilprimo atto con il quale Dio si fa conosce-re e ci viene incontro. Teniamo, pertanto,aperto il cuore alla fiducia di essere amatida Dio. Il suo amore ci precede sempre, ciaccompagna e rimane accanto a noi nono-stante il nostro peccato.6. In tale contesto, assume un significatoparticolare anche l’ascolto della Parola diDio. Ogni domenica, la Parola di Dioviene proclamata nella comunità cristianaperché il giorno del Signore sia illuminatodalla luce che promana dal misteropasquale. Nella celebrazione eucaristicasembra di assistere a un vero dialogo traDio e il suo popolo. Nella proclamazionedelle Letture bibliche, infatti, si ripercor-

Proseguiamo nella pubblicazione del testo della Lettera apostolica “Misericordia et misera” che il Santo Padre FRANCE-SCO ha donato alla Chiesa a conclusione del Giubileo Straordinario della Misericordia. Cercheremo, per quanto lo spa-zio ce lo consentirà di pubblicarlo per intero e, in ogni caso, invitiamo i lettori ad approfondirlo nella sua totalità e nellasua completezza.

Misericordia et Misera (II)

re la storia della nostra salvezza attraversol’incessante opera di misericordia cheviene annunciata. Dio parla ancora oggicon noi come ad amici, si “intrattiene”con noi per donarci la sua compagnia emostrarci il sentiero della vita. La suaParola si fa interprete delle nostre richiestee preoccupazioni e risposta feconda perchépossiamo sperimentare concretamente lasua vicinanza. Quanta importanza acqui-sta l’omelia, dove «la verità si accompa-gna alla bellezza e al bene», per far vibra-re il cuore dei credenti dinanzi alla gran-dezza della misericordia! Raccomandomolto la preparazione dell’omelia e lacura della predicazione. Essa sarà tantopiù fruttuosa, quanto più il sacerdoteavrà sperimentato su di sé la bontà mise-ricordiosa del Signore. Comunicare lacertezza che Dio ci ama non è un eserci-zio retorico, ma condizione di credibilitàdel proprio sacerdozio. Vivere, quindi, lamisericordia è la via maestra per farladiventare un vero annuncio di consolazio-ne e di conversione nella vita pastorale.L’omelia, come pure la catechesi, hannobisogno di essere sempre sostenute da que-sto cuore pulsante della vita cristiana.7. La Bibbia è il grande racconto che narrale meraviglie della misericordia di Dio.Ogni pagina è intrisa dell’amore del Padreche fin dalla creazione ha voluto imprime-re nell’universo i segni del suo amore. LoSpirito Santo, attraverso le parole dei pro-feti e gli scritti sapienziali, ha plasmato lastoria di Israele nel riconoscimento dellatenerezza e della vicinanza di Dio, nono-stante l’infedeltà del popolo. La vita diGesù e la sua predicazione segnano inmodo determinante la storia della comu-nità cristiana, che ha compreso la propriamissione sulla base del mandato di Cristodi essere strumento permanente della suamisericordia e del suo perdono (cfr Gv20,23). Attraverso la Sacra Scrittura,mantenuta viva dalla fede della Chiesa, ilSignore continua a parlare alla sua Sposae le indica i sentieri da percorrere, perchéil Vangelo della salvezza giunga a tutti. Èmio vivo desiderio che la Parola di Dio siasempre più celebrata, conosciuta e diffusa,perché attraverso di essa si possa compren-dere meglio il mistero di amore che pro-mana da quella sorgente di misericordia.

Lo ricorda chiaramente l’Apostolo: «Tuttala Scrittura, ispirata da Dio, è anche utileper insegnare, convincere, correggere ededucare nella giustizia» (2 Tm 3,16).Sarebbe opportuno che ogni comunità, inuna domenica dell’Anno liturgico, potes-se rinnovare l’impegno per la diffusione,la conoscenza e l’approfondimento dellaSacra Scrittura: una domenica dedicatainteramente alla Parola di Dio, per com-prendere l’inesauribile ricchezza che pro-viene da quel dialogo costante di Dio conil suo popolo. Non mancherà la creativitàper arricchire questo momento con inizia-tive che stimolino i credenti ad essere stru-menti vivi di trasmissione della Parola.Certamente, tra queste iniziative vi è ladiffusione più ampia della lectio divina,affinché, attraverso la lettura orante deltesto sacro, la vita spirituale trovi sostegnoe crescita. La lectio divina sui temi dellamisericordia permetterà di toccare conmano quanta fecondità viene dal testosacro, letto alla luce dell’intera tradizionespirituale della Chiesa, che sfocia necessa-riamente in gesti e opere concrete di cari-tà.8. La celebrazione della misericordia avvie-ne in modo del tutto particolare con ilSacramento della Riconciliazione. (...)Nel Sacramento del Perdono Dio mostrala via della conversione a Lui, e invita asperimentare di nuovo la sua vicinanza. Èun perdono che può essere ottenuto ini-ziando, anzitutto, a vivere la carità. Loricorda anche l’apostolo Pietro quandoscrive che «L’amore copre una moltitudinedi peccati» (1 Pt 4,8). Solo Dio perdona ipeccati, ma chiede anche a noi di esserepronti al perdono verso gli altri, così comeLui perdona i nostri: «Rimetti a noi inostri debiti, come anche noi li rimettia-mo ai nostri debitori» (Mt 6,12). Quantatristezza quando rimaniamo chiusi in noistessi e incapaci di perdonare! Prendono ilsopravvento il rancore, la rabbia, la ven-detta, rendendo la vita infelice e vanifican-do l’impegno gioioso per la misericordia.9. Un’esperienza di grazia che la Chiesa havissuto con tanta efficacia nell’Anno giubi-lare è stato certamente il servizio deiMissionari della Misericordia. La loroazione pastorale ha voluto rendere evi-dente che Dio non pone alcun confine

per quanti lo cercano con cuore pentito,perché a tutti va incontro come un Padre.Ho ricevuto tante testimonianze di gioiaper il rinnovato incontro con il Signorenel Sacramento della Confessione. Nonperdiamo l’opportunità di vivere la fedeanche come esperienza di riconciliazione.«Lasciatevi riconciliare con Dio» (2 Cor5,20) è l’invito che ancora ai nostri gior-ni l’Apostolo rivolge per far scoprire adogni credente la potenza dell’amore cherende una «creatura nuova» (2 Cor 5,17).Esprimo la mia gratitudine ad ogniMissionario della Misericordia per questoprezioso servizio offerto per rendere effica-ce la grazia del perdono. Questo ministe-ro straordinario, tuttavia, non si concludecon la chiusura della Porta Santa.Desidero, infatti, che permanga ancora,fino a nuova disposizione, come segnoconcreto che la grazia del Giubileo conti-nua ad essere, nelle varie parti del mondo,viva ed efficace. Sarà cura del PontificioConsiglio per la Promozione della NuovaEvangelizzazione seguire in questo periodoi Missionari della Misericordia, comeespressione diretta della mia sollecitudinee vicinanza e trovare le forme più coerentiper l’esercizio di questo prezioso ministe-ro.10. Ai sacerdoti rinnovo l’invito a prepa-rarsi con grande cura al ministero dellaConfessione, che è una vera missionesacerdotale. Vi ringrazio sentitamente peril vostro servizio e vi chiedo di essereaccoglienti con tutti; testimoni dellatenerezza paterna nonostante la gravitàdel peccato; solleciti nell’aiutare a riflette-re sul male commesso; chiari nel presen-tare i principi morali; disponibili adaccompagnare i fedeli nel percorso peni-tenziale, mantenendo il loro passo conpazienza; lungimiranti nel discernimentodi ogni singolo caso; generosi nel dispen-sare il perdono di Dio. Come Gesù davan-ti alla donna adultera scelse di rimanere insilenzio per salvarla dalla condanna amorte, così anche il sacerdote nel confes-sionale sia magnanimo di cuore, sapendoche ogni penitente lo richiama alla suastessa condizione personale: peccatore, maministro di misericordia.

(continua)

Magistero 25

La Comunicazionedi Giacomo Giuliani

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L a nostra società è davveroparticolare: grazie al progres-sivo sviluppo tecnologico è

oggi in grado di offrire possibilità diinterazione e partecipazione pratica-mente illimitate, a tutti o quasi, ed ècapace di generare in eguale misuraisolamento e indifferenza. Siamo, èla conclusione, tecnologicamenteavanzati e iper- connessi, ma nellostesso tempo, ed in alcuni casi,afflitti e soli. Cosa permette di esse-re dall’una o dall’altra parte dellabarricata? Le cause sono molteplici. Dauna parte, poter accedere alle potenzialitàdel digitale è sicuramente una di queste.Anche se è anche vero che più la tecnolo-gia informatica progredisce, e lo stafacendo a grandi passi, più le interazioni(solo quelle digitali) aumentano, più loscollamento e la distanza dalla realtà e daquei valori che la dovrebbero caratterizza-re, si amplifica. Non possiamo però pen-sare che limitando “semplicemente” il digi-tal divide, potremmo lenire i problemi e lesofferenze delle persone poiché questo èsolo un aspetto di un problema estrema-mente più complesso. La crisi economico -sociale, la povertà diffusa che ne deriva,cosi come la disoccupazione in costantecrescita, specie fra i giovani… il bullismo epoi il timore delle crisi internazionali, el’immigrazione globale, con l’irreale pauradel diverso da se, generano altra indiffe-renza ed emarginazione in un circoloapparentemente senza fine. In momenti dicrisi come quello attuale, questa è larisposta più semplice; davanti ai problemiquotidiani, quali essi siano, si scaricaquasi inconsapevolmente la propria rab-bia sull’altro, percepito come la causa pri-maria della propria condizione. La storiaha fornito, purtroppo, tanti esempi in talsenso. Una situazione quindi complessa e

difficile da affrontare senza un bagaglio dicertezze e di valori, che forniscano un’an-cora di salvezza. Alla luce di queste pocheconsiderazioni è facile pensare come laquarta opera di misericordia spirituale“Consolare gli afflitti” sia forse quella chemeglio si adatta, nella sua pienezza evoca-tiva, ai tempi moderni, rappresentandoproprio quell’ancora per molti assente.Poiché pone al centro del suo messaggio lepersone che vivono una situazione di sof-ferenza: un numero tra l’altro, oggi, incostante e rapido aumento. Un trend chenon sembra destinato a cambiare in tempibrevi. C’è inoltre un’aggravante; la civiltàcontemporanea teme gli afflitti e li rifug-ge come appestati, perché ha paura diesserne contagiata. Un ciclo quindi peri-coloso, una lotta fra poveri che comespesso capita, a nulla porta. Anziché aiu-tarsi vicendevolmente, ci sia allontana. LaChiesa ne è pienamente consapevole, PapaFrancesco ancor più: il Giubileo dellaMisericordia è stata la sua risposta. LaMisericordia di Dio. Consolare gli afflitti,deve tornare ad assumere il suo significa-to originale, sapendosi concretizzare nellavita quotidiana di ognuno di noi. Il verboconsolare racchiude la più grave malattiamorale dei nostri tempi ma insiemeanche la più potente delle medicine per

alleviarla. Contiene nella sua radiceinfatti, la parola “solo”, la qualeindica una situazione di isolamentofisico e mentale, e un senso diabbandono e di grande disagio…cosi tipico dei nostri tempi, maugualmente, anche il prefisso “con”,che è sinonimo invece di unione,condivisione di valori, culture, reli-gioni. Ecco allora che quest’operaesprime il senso della missione cri-stiana; che però deve riempire la vitadi tutti noi. È questa la speranza delPontefice e della Chiesa cristiana

tutta. Chinarsi sulle solitudini dell’animaper offrire la nostra amicizia, avvicinarsi acolui che è stato abbandonato, o che sitrova in una situazione di disagio, indivi-duale o sociale, per condividere la sua sof-ferenza, fermarsi per ascoltare il grido didolore di chi è stato emarginato o isolatodalla società. Nella consolazione si trattadi creare una prossimità, di farsi presenzaattiva accanto a chi ha bisogno di noi.Certamente a volte essa può essere realizza-ta con le sole parole ma, molto più spesso,con i fatti concreti. Non serve tanto, non èdifficile come può sembrare. Basta aprirsiagli altri: con i gesti, soprattutto, e con lavicinanza. Gli atti di misericordia, attra-verso il nostro corpo, raggiungono l’animodelle persone: un sorriso, un abbraccio, oanche solo una carezza, sono gesti esterio-ri capaci di arrivare al cuore degli uomini.Non serve poi tanto!!!

“La consolazione rappresenta quel balsamonaturale capace di dare profumo a quell’ariadi chiuso, di avvicinare a Dio coloro chehanno dimenticato di avere un Padre delcielo, di curare quelle ferite dello spirito conparole ricche di misericordia, in grado discaldare quelle zone d’ombra del cuore cherendono la vita infelice”. (Papa Francesco)

Consolare gli afflitti della società globaleLa quarta opera di misericordia

Generazioni a confrontodi Cristina Allodi

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Dopo le vacanze, tempo di bilanci.Spesso le ferie non bastano adistanziarci dai nostri problemi:

possiamo allontanarci dalle nostre città,dalla routine domestica, da parenti econoscenti, ma dentro di noi rimangonosempre le ombre dei dissapori che ci divi-dono dai nostri familiari, da chi ci è piùvicino, da noi stessi.

“Ogni anno la stessa storia: si parte, si va, sifanno queste benedette agognate vacanze…ma quando torniamo, più stanchi di prima,delusi da qualcosa che non è andato comeprevisto, facciamo fatica a riprendere i ritmilavorativi” – dice Anna, amareggiata.

“Quando i ragazzi stanno per ricominciarele scuole, a settembre, ci agitiamo più noigenitori che loro: come andrà il nuovo annoscolastico? A quanto ammonterà la spesa deilibri? E… dovremo rimetterci a studiare peraiutarli…?” – dice Francesco, papà prag-matico e preoccupato.

“Si parte con un gruppo di amici, si pensa diconoscersi abbastanza per condividere l’ap-partamento in affitto, ripartendosi le spese ele incombenze varie, ma si finisce con il liti-gare per la pulizia degli spazi comuni, per lebibite scelte e perfino perché qualcuno pensadi allagare allegramente il bagno dopo ladoccia tanto poi qualcun altro asciugherà..”– dicono Antonella e Marco, delusi.

A ben guardare, se è vero che l’anno sola-re inizia a gennaio, gli anni della nostravita sono stati spesso scanditi dal dopoperiodo estivo; infatti, gli anni scolasticiiniziano a settembre o, per i corsi univer-sitari, ad ottobre, ragion per cui per molti,moltissimi anni il nostro calendario inte-riore si è calibrato sul passaggio di statusda prima a dopo l’estate. Finché siamoandati a scuola noi ed i nostri fratelli, poii figli ed i nipoti, i cambiamenti di cresci-ta e di conseguenti responsabilità si sonosempre ripresentati all’affacciarsi dell’au-tunno.Allora, ricominciamo da qui: il vero viag-gio è quello attraverso noi stessi. Ognimomento di cambiamento, ogni occasio-ne di imparare qualcosa partendo daun’esperienza fatta – anche se ci sembradi poco conto, ci insegna sempre qualco-sa – rappresenta una tappa fondamentaledel nostro viaggio interiore. Non allaricerca di una verità assoluta o di una rea-lizzazione che ci porti a sentirci finalmen-te “arrivati”, no… chi si sente giunto altraguardo non ha più nulla da sperimenta-re, da imparare, da vivere. Invece, ilnostro viaggio interiore, quel personaleintimo viaggio verso la completezza delnostro essere, per la messa a frutto deinostri talenti, per portare nel mondo lanostra unicità a vantaggio di tutti, beh…continua fino a che avremo vita. Ed è

questo il viaggio più bello ed affascinanteche si possa intraprendere: quello che ciconduce via via a conoscere meglio noistessi, chi ci sta vicino ed anche chi ci èmolto molto lontano. È quello che ci per-mette di meravigliarci ogni mattina per-ché il mondo è ogni giorno diverso e cioffre in ogni momento la possibilità diimparare – persino dai nostro errori,quando ne facciamo – sempre con unosguardo pronto a recepire le opportunitàche ci si aprono davanti in tutti i campidella vita. Altrimenti, che esempio diamoa chi è nato dopo di noi?

“Vorrei che la gente non andasse in ferie perscappare, ma per ritrovarsi. Vorrei che non sispendessero tanti soldi per conoscere posti chenon si sono ancora visti, ma che si riuscisse aconoscere meglio chi ci sta vicino. Vorrei nonavere fretta di andare, ma prendermelacalma per rimanere… Vorrei che anzichélamentarsi perché d’estate fa troppo caldo ed’inverno troppo freddo, imparassimo aprendere le stagioni per quelle che sono: ognicosa ha il suo tempo, no? Il caldo, il fred-do… partire per poi tornare, allontanarsiper potersi riavvicinare. Anche e soprattuttoda noi stessi.” – Emanuele, 19 anni.Lettera scritta subito dopo aver finito gliesami di Maturità.

IL VIAGGIO INTERIOREAlla ricerca del tempo che non è mai perduto

Bambini si diventaa cura di Paola Lazzari

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Il terzo appuntamento con la Rubrica “Bambini si diventa” è un invito a riflettere sul tema della giustizia.Bambini e adolescenti hanno molto a cuore questo tema e dalle loro risposte emergono sia i limiti della giustiziaumana, sia la “superiorità” della giustizia divina. Ma soprattutto è chiaro in loro il concetto che la giustizia è lega-ta a doppio filo alla Verità e alla Pace e che tutti possiamo dare un contributo a costruire un mondo migliore, piùgiusto a partire dal nostro quotidiano nell’ambiente primario delle nostre relazioni: la famiglia.

Le tre domande sono:1. Cos’è per te la giustizia? Secondo te, c’è differenza tra giustizia umana e giustizia divina?2. Quali sono i “luoghi” dove matura una vera educazione alla giustizia? E cosa puoi fare tu concretamente affin-

ché il mondo divenga più giusto?3. Qual è il concetto e/o la parola che associ di più alla giustizia?

RICCARDO, 13 ANNI

1. La Giustizia tutela la Verità. La giustizia umana, essendo fatta dagli uomini, puó sbaglia-re a differenza di quella divina.

2. I primi luoghi dove deve crescere e si deve imparare il senso di giustizia sono la famigliae la scuola. Perché il mondo divenga più giusto posso lottare contro le ingiustizie,denunciandole e difendere i più deboli ed indifesi.

3. Giustizia = Ricerca e Difesa della Verità.

E., 12 ANNI

1. La giustizia umana si basa sui fatti e sulle prove, la giustizia divina si basa sui ragionamenti delcuore.

2. La giustizia si impara in famiglia e in tutti i posti educativi. Nessuno può fare molto per cambia-re, ma anche con piccoli gesti possiamo mettere un mattoncino per creare la torre della giustizia.

3. La giustizia è una torre alta la cui fine è difficile da raggiungere, ma con un po’ di sforzo riesci adarrivarci! Devi faticare un po’, devi fare un po’ di sacrificio ma alla fine ce la fai!

GIORGIA, 11 ANNI

1. La giustizia per me è essere uguali tra la gente. C'é molta differenza tra lagiustizia umana e quella divina, perché quella umana può essere anche violen-ta e può arrivare a fare del male, quella divina per me è Dio perché lui nongiudica, perdona e non fa preferenze, invece l'uomo si.

2. Il luogo dove si matura la vera educazione alla giustizia per me é la famiglia.Per rendere il mondo più giusto io potrei diffondere l'uguaglianza e l'umiltà.

3. La parola che associo di più alla giustizia è pace.

“Nessun giorno è uguale all'altro,ogni mattina porta con sé

un particolare miracolo, il proprio momento magico,

nel quale i vecchi universi vengonodistrutti e si creano nuove stelle”.

Paulo Coelho

L’Angolo delle famigliedi Concita De Simone

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A ssistere a un’esibizione diquesto grande artista (dalvivo meglio ancora, ma vale

anche in tv o su internet) è davveroun’esperienza commovente e incre-dibile. Ezio Bosso, pianista, compo-sitore e direttore d’orchestra nato aTorino nel 1971, è un inno viventealla bellezza e alla profondità dellalentezza e della fragilità. Il maestro,infatti, è affetto da una grave patolo-gia neurodegenerativa progressivache, pur limitandone le energie, nonfrena la sua voglia di portare la vita-lità della musica sui più noti palco-scenici. Un potere che potremmodefinire terapeutico quello dellamusica di Ezio Bosso, che, ospiteall’ultimo Festival di Sanremo, haspiazzato tutti con la sua esibizione econ le sue parole che suonano anco-ra come un felice manifesto:“Ricordatevi che la musica come la

vita si può fare in un modo solo: insie-me”.Dopo aver studiato Composizione eDirezione d’Orchestra all’Accademiadi Vienna ha diretto alcune delle piùimportanti orchestre internazionalicome la London SymphonyOrchestra, The London Strings,l’Orchestra del Teatro Regio diTorino e l’Orchestra dell’Accademiadella Scala. Ha composto musicaclassica, colonne sonore per il cine-ma (per “Io non ho paura” diSalvatores, per “Rosso come il cielo”di Bortone), per il teatro (per registicome James Thierrèe) e la danza (percoreografi come Rafael Bonchela)fino a scrivere sperimentazioni con iritmi contemporanei.Non una carriera classica standard,che lui, in un’intervista, giustificacosì: “La mia carriera deriva dallavita che ho vissuto, da ciò che mi è

accaduto e da ciò che mi era possibilein certi momenti; e una parte dellamia vita è definita dalla mia carrie-ra…Da sempre ho la musica dentro dime: ho imparato a leggerla primaancora di toccare i tasti del pianoforteperché la mia prima insegnante pre-tendeva così: ed è evidente che io lamusica… la voglio. O a questo puntodella mia vita lei vuole me…La musi-ca è studio, lo studio è la più bellasfida che esista. Perché non basta mai,come dico sempre: appunto, la musicastessa non basta mai”.Quest’anno il Maestro Ezio Bosso ètornato alla direzione d’orchestradopo ben 7 anni di assenza dal podioa causa della sua malattia.“Ovviamente l’assenza dal podio èdipesa principalmente da questionimeramente fisiche – spiega il Maestro-: in questo momento, o almeno lospero, il mio corpo mi consente di tor-

Ezio Bosso e il potere vitale

della musica

Una malattia neurodegenerativa limita ma non ostacola l’artista torinese

L’Angolo delle famiglie 31

nare a quanto per vari anni oggettivamente mi è statoimpossibile fare. Diciamo che torno a fare ciò che ho dentro,torno a mettermi al servizio della musica nel ruolo dove sonodi più a mio agio. Sono un direttore d’orchestra che scrivemusica e suona il pianoforte. Anzi, tendenzialmente io diri-go anche il pianoforte e suono “con” l’orchestra. Che cosa miaspetto oggi? Non lo so, vivo un giorno per volta. Nella gioiadi ciò che posso fare, che sia una nota sola o l’intera Settimadi Beethoven. Vivo la gioia di avere nuove opportunità dicrescere, di imparare ancora e ancora, e di vedere come va afinire. È tornare ancora una volta un po’ alla vita. È quel-la meravigliosa paura del vivere, quella che ti incuriosisce.Tanto è cambiato e tanto c’è da scoprire. Un altro fonda-mento della musica: imparare a conoscere anche se stessi, checosa cambia pure nel corpo. Ma soprattutto un’altra fortuna:rinascere con consapevolezza e memoria”.

La condivisione dunque, sembra proprio essere il leitmotiv della sua vita: “Da oggi in poi – rilancia ancoraBosso - sento che il mio obiettivo deve essere condividerebenessere, condividere ciò che conosco, condividere la fortu-na che comunque posso dire di avere: perché condividere inrealtà vuol dire moltiplicare. Sento che devo essere al servi-zio di chi è intorno a me, abbia o no uno strumento tra lemani. E cercherò di far questo con ogni mezzo, finché avròrespiro, con tutta la sincerità possibile proprio nella misurain cui la sincerità, appunto, è la chiave per entrare davveronella musica. Danzando con una matita su un pentagram-ma, “dirigendo” un pianoforte, o suonando “con” un’orche-stra. Perché sono un uomo fortunato”.

MUSICOTERAPIA

La musicoterapia si rivelaparticolarmente utile nelcaso di pazienti affetti dadisturbi motori o dademenza e di bambinicon capacità speciali: dalmomento che attiva quasitutte le regioni del cervello, lamusica serve soprattutto per recuperare attivitàlinguistiche e motrici. Quando si fa o si ascolta musica si mettono inazione regioni del cervello coinvolte nelle emozio-ni, nella conoscenza e nel movimento. La musico-terapia favorisce la neuro-plasticità, compensandocosì i deficit delle regioni cerebrali danneggiate. Ingenerale, la cosiddetta arte delle Muse incoraggiale persone a muoversi, induce stati d’animo posi-tivi e aumenta l’eccitazione, tutte cose che posso-no condurre il paziente alla riabilitazione.Glieffetti della musica sulla sfera mentale ed emotivavengono sfruttati, non a caso, nella cura delladepressione e dell’Alzheimer.“Qualsiasi tipo di attività musicale favorisce lacrescita delle competenze emotive e delle capaci-tà cognitive”, spiega Leo Nahon, direttore dellaStruttura di psichiatria 3 all’Ospedale Niguardadi Milano. “Una delle più importanti verifichein campo musicoterapeutico è che la musica faci-lita i legami di gruppo, gli aspetti relazionali.Questo funziona sia in un concerto di VascoRossi con 50 mila persone che i quattro gatti cheascoltano un quartetto di una melodia classica”.In psichiatria e neurologia, laddove l’armamen-tario dei farmaci è limitato, per esempionell’Alzheimer o in certi disturbi psicotici gravi,l’ascolto guidato della musica, individuale o col-lettivo, induce miglioramenti in abilità cognitiveche si erano perse. E fa diminuire i livelli diregressione psicotica, l’ansia e lo stress. È impor-tante che la “somministrazione” della terapiamusicale sia ripetuta (la musica classica è, in que-sti casi, quella che funziona di più).

Sapori Divini32

Anche Padre Pio (di cui si fa memoriail 23 settembre) ha il suo dolce, maquesto del Santo di Pietrelcina haun’origine misteriosa. Gli elementiche lo contraddistinguono sono lapazienza e la condivisione poiché civogliono dieci giorni per realizzarequesta torta (seppure dagli ingredientisemplici e genuini, proprio come ilSanto con le stimmate) e dall’impastose ne prende una parte per donarla adaltri che a loro volta la prepareranno edoneranno in una catena continua.Quest’ultimo dettaglio potrebbe farstorcere un po’ il naso, ma visto cheviene chiesto anche di pregare San Pioe di farlo intercedere per le personecare, male non fa!Importante: per la preparazionedi questo dolce ci sono delle regoleda rispettare: la preparazione devecominciare sempre di domenica, ilcomposto che si ottiene ogni volta,deve essere conservato a temperaturaambiente e mai in frigo, il materialeda usare (ciotola, bicchiere) deve esse-re di vetro o ceramica; si possonousare solo cucchiai di legno e mai diacciaio e il composto va lavorato amano (senza l’aiuto meccanico); ildolce può essere preparato da unasola persona e non va toccato con lemani.

Ingredienti:4 bicchieri di farina, 3 bicchieri dizucchero, 1 bicchiere di latte, 1 bic-chiere di olio di semi, 1 noce, 2 pizzi-chi di cannella, 150g. di uvetta,1 mela, 2 uova, 2 bustine di vanillina,1 bustina di lievito per dolci, 1 pizzicodi sale, zucchero a velo per decorare.

Preparazione:1° giorno, domenica: mettete nellaciotola 1 bicchiere di farina e 1 di zuc-

chero. Non mescolate, ma coprite conun canovaccio e lasciate fuori dalfrigo. 2° giorno: mescolate con uncucchiaio di legno, coprite con cano-vaccio e lasciate fuori dal frigo. 3° e 4°giorno: non toccate! 5° giorno:aggiungete 1 bicchiere di farina, 1 dizucchero e 1 di latte ma non mescola-te, coprite e lasciate fuori dal frigo. 6°giorno: mescolate con un cucchiaio dilegno, coprite e lasciate fuori dal frigo.7°, 8° e 9° giorno: non toccate! 10°giorno: mescolate, quindi. All’impasto

che rimane, aggiungete 2 bicchieri difarina, 1 di zucchero, 1 di olio di semi,1 noce sbriciolata, la cannella, l’uvettalasciata a mollo per una decina diminuti in acqua calda, la mela sbuccia-ta e tagliata a pezzetti, le uova, la vanil-lina, il lievito e il sale. Mescolate espri-mendo tre desideri di grazia rivolti allepersone care, quindi infornate a 180°per 40 minuti rivolgendo una preghie-ra al santo. Sfornate e quando sarà fred-do, spolverizzate di zucchero a velo.

TradizioneSi sa che il frate di Pietrelcina nonmangiava mai dolci, quindi è difficilerisalire all’origine di questo dolce, enon si spiega perché mai ci vogliano10 giorni di preparazione per unatorta simile a un ciambellone. Pare ci siano però due annotazioniperentorie che accompagnano la ricet-ta del ‘’Dolce Padre Pio’: “questo dolcenon si rifiuta’’ e ‘’eseguire le operazio-ni all’incirca alla stessa ora di ciascunagiornata’’.

di Concita De Simone

Padre Pio e il suo dolce da condividere

S i tratta della traduzione italianadel volume “Le coeur: integritéde l’homme entier”, Parole et

Silence, Parigi, 2010 e reca, in coper-tina, l’immagine di una realizzazionedi Marco Ivan Rupnik e dell’Atelierdel Centro Aletti:” Discesa agli inferi:Cristo risorto riprende Adamo ed Evacome Buon Pastore”.

Del cardinale Thomas Spidlikabbiamo già trattato, in precedenza,nella Rubrica “Uno sguardo ai Padri”,in quanto la sua intera opera ha untale significato per la Chiesa che a giu-sto titolo è stato definito “ponte traOriente ed Occidente”. Questa defini-zione costituisce anche il sottotitolodel volume in questione che si basa, adetta di mons. Antonio Mennini,Nunzio apostolico di Londra, che neha curato la prefazione, sul pensiero diun “gigante dello spirito”, quale èstato il compianto Card. Spidlik.

L’opera del card. T. Spidlik rappre-senta una visione teologica organicasentita come propria sia dall’Orienteche dall’Occidente cristiano, un verounicum nella riflessione teologicadella seconda metà del ventesimosecolo. Egli è stato riconosciuto infat-ti uno dei massimi cultori della spiri-tualità dell’Oriente cristiano; ha for-mulato un pensiero antropologicoattuale per la Chiesa, dove al centro èposta la ‘teologia del cuore’, rivalu-tando la ‘preghiera del cuore’, consi-derata con un metodo originale, vali-do per la società contemporanea.

Il Nardin, ordinato prete nel 1997,ha conseguito il dottorato presso laPontificia Università Lateranense sulla

‘Teologia del cuore’del cardinale Spidlik.

Nella premessaall’edizione italiana,egli, tra l’altro, scri-ve:” (…) Esprimiamogratitudine al Card.Spidlik che ci halasciato un’impor-tante eredità spiri-tuale, un’antropolo-gia che ‘respira a duepolmoni’ decisa-mente provvidenzia-le ed attuale per laChiesa contempora-nea(…) In questaedizione italianasono stati inseritialcuni aggiornamen-ti, poiché in tempirecentissimi c’è statouno sviluppo pro-gressivo del pensierodi Spidlik, tanto checi è sembrato impor-tante offrire al pub-blico una più ampiacomprensione delsuo pensiero, chenon è semplicemente un trattato dispiritualità, ma un pensiero organicoteologico, efficace per tutta laChiesa”.

Il volume ha inoltre il pregio dimettere in evidenza, in modo compiu-to e comprensibile, la necessità di unaspiritualità che cerca di ‘andare oltre lapratica moralizzante delle legge’, allaricerca del ‘senso più alto’: la leggedello Spirito.

Nella prospettiva che la Chiesa, sevuol pervenire ad un netto migliora-mento di se stessa e ad una maggioreefficacia della sua azione salvifica,deve riabituarsi a respirare a due pol-moni: la spiritualità Orientale e quel-la Occidentale.

(Franco Nardin, “Il cuore: l’uno el’insieme – il card. Spidlik tra Orienteed Occidente”, Ed. Ancora, Milano,2016, pp.218, Euro 14,00).

BibliotecaA cura della redazione

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IL CUORE: L’UNO E L’INSIEME di Franco Nardin

Notizie34

INDIA

MADAGASCAR

Professione perpetuaIl 2 Luglio scorso Sr. Flodette ha pronunciato il suo SÌdefinitivo con la Professione Perpetua nelle mani dellaConsigliera Generale Sr. Mary Ann Cameros. LaCelebrazione é stato presieduta da Sua Ecc.za Mons. PaoloRocco Gualtieri - Nunzio Apostolico in Madagascar - e siè svolta nella Parrocchia di Antsobolo. Erano presenti allacelebrazione, oltre alla Consigliera e alla SegretariaGenerale, numerosi religiose e religiosi, parenti, amici ebenefattori delle suore. È stata una bella testimonianza peri parrocchiani e per tutti i presenti.

In aiuto agli alluvionati Un campo a sostegno dei colpiti dall'inondazione è stato organizzato dagli sforzi con-giunti in Nagaon Assam tra l’ospedale delle Suore della Misericordia e i PadriSalvatoriani lo scorso 27 agosto. Assam, Bihar, Jharkhand e molti altri stati del NordEst dell’India sono stati colpiti da piogge molto forti e conseguenti inondazioni per piùdi due settimane. A causa delle grandi piogge le persone si trovano ad affrontare perdi-te finanziarie ingenti con relativi danni alle abitazioni, all'agricoltura, ai mezzi di tra-sporto ecc. È anche molto difficile raggiungere le persone che soffrono a causa della can-cellazione di treni e autobus. A questo punto il contributo da parte delle nostre sorelleè stato molto apprezzato.Le opere di misericordia e la tenerezza estesi alle vittime dell'alluvione in Assam posso-no essere ricompensati solo dal Padre misericordioso. Possiamo tutti avere un cuoredolce e tenero per raggiungere le miserie e le sofferenze dei nostri fratelli. Apprezziamodavvero il grande contributo e il sacrificio dati dalla nostra comunità di Diphu, Nagaone Jowai nonostante la mole di lavoro nei propri rispettivi ospedali.

Notizie 35

RWANDA

Ad Hera, presso la capitaleDili, è stata posta la primapietra per la realizzazionedella casa di formazione per leaspiranti di Timor eMaumere.

Nuova Missione con le Figliedella Misericordia a Kisibere.

TIMOR LESTE

Relaxa cura di Concita De Simone

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ORIZZONTALI

1. Bruciatura 7. Fanno rinvenire 10. Voce del flipper 11. Lamedesima cosa 13. L'ultimo dei figli 15. Pesci pregiati 17.Spa in USA 18. Alte 20. Attrezzi da sarta 22. Struzzo austra-liano 23. Il fiume che bagna Berna 25. Qualifica un nome28. Però 29. Targa di Messina 31. Mollusco marino che siaccompagna allo champagne 33. Associazione in breve 35.All'inizio vale tre 36. L'equipaggio di un'imbarcazione 38.Ben chiusa 41. A me a Lione 42. Cadaverici 43. Privato 45.Ha la manutenzione delle strade 47. Pasticcio … francese48. Né suoi, né miei 49. Azione penale contro il presuntooffensore.

VERTICALI2. Musicista britannico 3. Pesci d'acqua dolce 4. Fondatoredi Troia 5. Recipiente di pelle 6. Egli del poeta 7. Seguebuona dopo le 18.00 8. Cara, prediletta 9. Andare in breve12. Atti cui non ci si può sottrarre 13. Esalazione malsana14. Stella delle Pleiadi 16. Squadra 19. Illustre, insigne 21. Sottonei prefissi 24. Taglia la barba 26. La più grande penisola del Mare Adriatico 27. Palmipede 30. Pronome femminile plurale 32.Complessi di unità militari 34. Matilde scrittrice 37. Albergo su strada 39. Filtrano il sangue 40. Strumenti musicali a corda 42.Gatto nella City 44. Caffè 46. In mezzo alla Pasqua

Tra chi invierà la risposta esatta al rebus e la soluzione delcruciverba entro il 30 novembre 2017 verranno sorteggiati graditi premi. Potete inviare le vostre risposte al seguente indirizzo:Concita De Simone, Via Latina, 30 - 00179 Romac/o Rivista Accoglienza che CresceFax: 06 70452142 e-mail: [email protected]

Soluzione rebus numero precedente: Fare Dispetti

Vincitore numero 2/2017: Paola De Luca - Torbole Casaglia (BS)

REBUS (3,3,8)Ricava dalle sillabe e dai disegni la frase risolutiva!

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Soluzione cruciverba numero precedente

Anagrammando le lettere evidenziate, otterrete il mese richiamato dal poeta D’Annunzio, quando per i pastori era tempo di migrare!

L I A N A N U T R I A

A T T E S O B U O N E

R E I S C A R T I R

G R C E R V I A E E

H R E A I A E N O

E T E R E S C O L A

A T O M O O L I V O

O R I P R E M O P

R A P A R E R E B E

A P A R A R E A A R

L E S S E E M E R S A

E T I S I A O S S E I

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ISO 9001:20089122.CCMM

Via della Vignaccia, 197 - 00163 Roma (Aurelio) Tel. 06.66419012-8 Fax 06.66419019

Email: [email protected]

Casa di riposo per Anziani delle Suore Ospedaliere della Misericordia

Residenza Maria Marcella

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