1 2 La Pastorella L’ Uccellino e lo Spazzacamino dall’Uovo d’Oro L U · 2018. 10. 29. · E...

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7 6 U n giardiniere trovò un uccellino colorato e decise di tenerlo con sé. L’uccellino depose un ovetto, giallo come l’oro. Siccome non aveva trovato abbastanza uova nel pollaio per la colazione del padrone, il giardiniere gli portò l’ovetto giallo. “Ma che carino! Portami l’uccello che l’ha fatto”, disse il padrone, e gli fu portato l’uccello. Attorno al collo c’era un collarino con scritto: “Chi il mio cuore mangerà, sotto il guanciale cento monete d’oro troverà”. Il padrone coprì la scritta col dito e disseal giardiniere: “Lasciami quest’uccellino perché mi faccia compagnia”. Poi andò dalla cuoca e le disse: “Cucinami quest’uccellino. Voglio soprattutto il cuore”. La cuoca cucinò l’uccello, ne mise il cuore su un piattino, e uscì un momento a raccogliere delle erbe. Proprio allora, il figlio del giardiniere passò per la cucina e, vedendo il piattino, pensò: “Una ciliegia, che bontà!” e si mangiò il cuore dell’uccellino. A pranzo, il padrone rimase malissimo, ma l’indomani mattina il figlio del giardiniere trovò sotto il suo guanciale cento monete d’oro. L a pastorella e lo spazzacamino erano due statuine, fatte della stessa porcellana. Perciò, in piedi sul tavolino di mogano, si erano giurati eterno amore e non vedevano l’ora di sposarsi. Accanto a loro, c’era anche la figurina di un vecchio cinese con la testa che dondolava. Credendolo il nonno della pastorella, un giorno, il centauro intagliato nell’armadio gli chiese: “Posso sposare tua nipote?” Il vecchio, come al solito, fece cenno di sì con la testa a allora la pastorella disse allo spazzacamino: “Non voglio sposare il centauro. Dobbiamo fuggire!”. “Dove credete di andare?”, gridò il vecchio, che si mise a inseguirli. I due innamorati cominciarono a scendere giù, lungo le gambe del tavolo, ma erano fragili e, ad ogni passo, rischiavano di scivolare e rompersi. Finalmente raggiunsero il camino e, salendo su per la canna fumaria, nera di carbone e buia come la notte, sbucarono sul tetto. “Com’è bello il mondo visto da qui! Saltiamo giù e saremo liberi. Nessuno ci separerà” si dissero. La Pastorella e lo Spazzacamino L’ Uccellino dall’Uovo d’Oro 1 2

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U n giardiniere trovò un uccellino colorato e decise di tenerlo con sé. L’uccellino depose un ovetto, giallo come l’oro. Siccome non

aveva trovato abbastanza uova nel pollaio per la colazione del padrone, il giardiniere gli portò l’ovetto giallo. “Ma che carino! Portami l’uccello che l’ha fatto”, disse il padrone, e gli fu portato l’uccello.

Attorno al collo c’era un collarino con scritto: “Chi il mio cuore mangerà, sotto

il guanciale cento monete d’oro troverà”. Il padrone coprì la scritta col dito

e disseal giardiniere: “Lasciami quest’uccellino perché mi faccia compagnia”. Poi andò dalla cuoca

e le disse: “Cucinami quest’uccellino. Voglio soprattutto il cuore”. La cuoca

cucinò l’uccello, ne mise il cuore su un piattino,

e uscì un momento a raccogliere delle erbe. Proprio allora, il figlio del giardiniere passò per la cucina e, vedendo il piattino, pensò: “Una ciliegia, che bontà!” e si mangiò il cuore dell’uccellino. A pranzo, il padrone rimase malissimo, ma l’indomani mattina il figlio del giardiniere trovò sotto il suo guanciale cento monete d’oro.

L a pastorella e lo spazzacamino erano due statuine, fatte della stessa porcellana. Perciò, in piedi sul tavolino di mogano, si erano

giurati eterno amore e non vedevano l’ora di sposarsi. Accanto a loro, c’era anche la figurina di un vecchio cinese con la testa che dondolava. Credendolo il nonno della pastorella, un giorno, il centauro intagliato nell’armadio gli chiese: “Posso sposare tua nipote?” Il vecchio, come al solito, fece cenno di sì con la testa a allora la pastorella disse allo spazzacamino: “Non voglio sposare il centauro. Dobbiamo fuggire!”. “Dove credete di andare?”, gridò il vecchio, che si mise a inseguirli. I due innamorati cominciarono a scendere giù, lungo le gambe del tavolo, ma erano fragili e, ad ogni passo, rischiavano di scivolare e rompersi. Finalmente raggiunsero il camino e, salendo su per la canna fumaria, nera di carbone e buia come la notte, sbucarono sul tetto. “Com’è bello il mondo visto da qui! Saltiamo giù e saremo liberi. Nessuno ci separerà” si dissero.

La Pastorella e lo Spazzacamino

L’ Uccellino dall’Uovo d’Oro

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E ra la vigilia del Capodanno cinese e gli animali della foresta, invece di festeggiare, litigavano. “L’anno nuovo si chiamerà

‘Anno del Bue’,” tuonò il bue. “No! Sarà l’Anno della Scimmia!’ strillò la scimmia. E così anche gli altri animali. Il topolino suggerì: “Facciamo una gara: chi arriva prima all’altra sponda del fiume, darà il nome all’anno nuovo.” “Ci stiamo!” risposero in coro il gallo, la tigre, il coniglio, il drago, il serpente, il cavallo, la capra, il cane e il maiale. Al via, tutti e dodici presero a nuotare all’impazzata, schizzi di qua, schizzi di là, schiuma, bolle e spruzzi. “Sto vincendo io!” muggì il bue. Il topolino, però, gli saltò in groppa e quando il bue era a una zampata dal traguardo, balzò dal suo muso alla sponda e toccò terra prima di lui. “Ho vinto io! Ho vinto io!” squittì il topino tutto contento. Allora quell’anno fu chiamato ‘Anno del Topo’, l’anno seguente ‘Anno del Bue’, e quello dopo con il nome del terzo arrivato. Così tutti e dodici gli animali diedero il nome all’anno, nell’ordine in cui erano arrivati.

I l leone, re degli animali, era molto malato e così tutti i suoi sudditi erano venuti a fargli visita. Ne mancava solo uno: la volpe. Il lupo,

che l’aveva sempre trovata molto antipatica, disse allora al leone: “Sire, la volpe non viene a trovarvi perché non

le importa nulla di voi.” Non aveva neanche finito di parlare, che la volpe fece capolino nella caverna. Ignorando

il lupo, si rivolse al leone e, con un bell’inchino, dichiarò

a voce alta: “Scusate il ritardo, maestà. Ero andata lontano

per cercare una cura alla vostra malattia.” Il leone

rispose: “Carissima volpe, che pensiero affettuoso! E dimmi,

l’hai trovata questa cura?” “Certamente, maestà”,

rispose la volpe. “Dovete restare al caldo. Perché non indossate un cappotto fatto con la calda pelliccia del lupo?”

Prima che il leone avesse il tempo di accettare quel suggerimento, il lupo girò la coda e se la diede a gambe per salvarsi la vita. La volpe, invece, se ne restò lì accanto al re, ridendo sotto i baffi.

La Garadegli Animali

Il Leone, il Lupoe la Volpe

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N el fitto del bosco viveva una trovatella che si chiamava Marmottina. Abitava in una casetta insieme a una donna,

Rabbuffona, che la obbligava a lavorare dalla mattina alla sera e spesso la puniva senza motivo. Un giorno Marmottina trovò un povero castorino imprigionato in una rete e ne ebbe compassione. Così si precipitò a liberarlo e l’animaletto, che sapeva parlare, le disse: “Grazie per avermi salvato la vita! D’ora in poi sarò sempre tuo amico.”Il giorno dopo Rabbuffona ordinò a Marmottina: “Va’ a portare questo sacco di grano al Mulino della Disgrazia”. Spaventata, la ragazzina corse subito dal castoro: “Ti prego, aiutami: chi va al Mulino della Disgrazia, non torna più.” L’animaletto allora le raccontò la sua storia: “Sappi che il padrone di quel mulino è un mago permaloso: io una volta ero un uomo, ma l’ho fatto arrabbiare e guarda cosa mi è capitato! Comunque stai tranquilla, se seguirai i miei consigli, andrà tutto bene”. Quando Marmottina giunse al mulino, i cani da guardia del mugnaio le ringhiarono contro, ma lei gettò loro del pane, come le aveva suggerito il castoro, e quelli la lasciarono in pace. Improvvisamente, la ragazza sentì una voce che

proveniva dal fiume: “Aiuto, aiuto!”. Era un bimbo che stava annegando! Marmottina corse subito in suo soccorso e scoprì che si trattava del figlio del mugnaio. Quando lo riportò dal padre, il mago le disse: “Ti ringrazio! Prendi questa farina finissima, e queste gemme preziose. Eccoti anche un mazzetto di fiori: appena lo appoggerai sul tuo castoro, lo farai tornare umano.” Lungo la via di casa, Marmottina incontrò il figlio del re, a cavallo del suo destriero, che cercava un rifugio per la notte.

Così lo accompagnò da Rabbuffona, che lo accolse con tutti gli onori e gli offrì dell’acqua in un catino su cui era impresso lo stemma reale. Vedendolo, il giovane gridò: “Chi vi ha dato quest’oggetto?” Allora, tutta tremante, la donna confessò di avere rapito dal palazzo reale Marmottina quando era neonata, portandola via in quel catino. Il principe allora riconobbe nella pastorella la sua sorella gemella, che era scomparsa da piccola, e decise di portarla con sé a corte, dove il re e la regina li accolsero con grande gioia. Anche se adesso era una principessa, però, Marmottina non si era dimenticata del castoro e lo cercò dappertutto. Appena lo trovò, lo toccò con il mazzetto, trasformandolo in un bellissimo giovane, e lo sposò.

La Fiaba di Marmottina

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