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56 Antonio e Alberto Ascari. Reparto XV, n. 382-384. Antonio Beretta. Edicola D di Ponente, Colombario II, Casella 3. Camillo e Arrigo Boito. Edicola G di Ponente superiore, Nicchia 16. Giannino Castiglioni. Giuseppe Colombo. Reparto III, giardino 217. Carlo Maciachini. Edicola B di Ponente, Colombario B. Anna Radius Zuccari. Cripta, braccio di Ponente. Anna Solera Mantegazza. Cripta, braccio di Levante. Giuseppe Sommaruga. Galleria B-G di Ponente superiore, Edicola 50. Arturo Toscanini. Reparto VII, spazio 184. Famiglia Bocconi. Riparto I, spazio 173. Davide Campari. Spazio O-P di Ponente. Carlo Erba. Riparto I, spazio 175. Carlo e Enrico Forlanini. Famedio. Alberto Keller. Riparto degli acattolici, Campo 1, spazio 1. Famiglia Kramer. Rialzato B di Ponente, giardino 1028 Arnoldo Mondadori. Riparto esterno di Ponente n.66. Angelo Motta. Reparto XVII, spazio B. Giovanni Battista Pirelli. Reparto IX, spazio 541. Eugenio Villoresi. Circondante di Ponente, giardino 385. I personaggi pubblici. Gli imprenditori. 1 2 3 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9. 10. 11. 12. 13. 14. 15. 16. 17. 18. 19. 20. 5 8 9 10 11 13 14 7 15 16 17 19 20 18 6 12

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Antonio e Alberto Ascari. Reparto XV, n. 382-384.Antonio Beretta. Edicola D di Ponente, Colombario II, Casella 3.Camillo e Arrigo Boito. Edicola G di Ponente superiore, Nicchia 16.Giannino Castiglioni.Giuseppe Colombo. Reparto III, giardino 217.Carlo Maciachini. Edicola B di Ponente, Colombario B.Anna Radius Zuccari. Cripta, braccio di Ponente.Anna Solera Mantegazza. Cripta, braccio di Levante.Giuseppe Sommaruga. Galleria B-G di Ponente superiore, Edicola 50.Arturo Toscanini. Reparto VII, spazio 184.

Famiglia Bocconi. Riparto I, spazio 173.Davide Campari. Spazio O-P di Ponente.Carlo Erba. Riparto I, spazio 175.Carlo e Enrico Forlanini. Famedio.Alberto Keller. Riparto degli acattolici, Campo 1, spazio 1.Famiglia Kramer. Rialzato B di Ponente, giardino 1028Arnoldo Mondadori. Riparto esterno di Ponente n.66.Angelo Motta. Reparto XVII, spazio B.Giovanni Battista Pirelli. Reparto IX, spazio 541.Eugenio Villoresi. Circondante di Ponente, giardino 385.

I personaggi pubblici.

Gli imprenditori.

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L'ottimismo contagioso e la fiducia nel futuro contraddistinguonogli imprenditori che proponiamo a titolo di esempio di unagenerazione intera. La loro creatività e intraprendenza, ma anchela generosità e l'instancabile passione nell'innovare, hanno portatoMilano ad essere nota in tutto il mondo per tutti i campi del faree per essere ricordata come la capitale dell'operosità italiana.

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Gli imprenditori.

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Ferdinando Bocconi, intorno alla metàdell'Ottocento, inizia a lavorare con ilpadre Ettore come venditore ambulante distoffe a Lodi. Nel 1865 si trasferisce aMilano e apre, insieme al fratello, nellacontrada di Santa Redegonda, unnegozietto di abiti confezionati; intuendoche il futuro del commercio tessile sarebbestata la moda confezionata, nel 1877inaugura il centro commerciale Aux villesd'Italie, chiamato in seguito Alle cittàd'Italia con sede in via Tommaso Grossi.Il primo grande magazzino italiano,conosciuto da tutti come Fratelli Bocconi,riscuote un enorme successo e nel 1889l'attività viene trasferita in piazza delDuomo. Bocconi, in pochi anni, dà lavoro a1.432 persone e, per il prestigiodell'impresa, nel 1902 è nominatoCavaliere del Lavoro. Nel 1906 diventaSenatore del Regno.

Nel 1896, il figlio Luigi muore nellabattaglia di Abba Garima, durante laguerra d'Africa e, in sua memoria,Ferdinando Bocconi fonda l'UniversitàCommerciale Luigi Bocconi: la prima

università italiana ad introdurre una laurea specialistica in Economia.In un primo tempo, su consiglio diErnesto De Angeli e Giuseppe Colombo,Ferdinando Bocconi intende dare vita auna scuola superiore di commercio pressoil Politecnico, allora Regio Istituto TecnicoSuperiore, su modello della vecchia egloriosa École supérieure di Anversa. Laconoscenza di Leopoldo Sabbatini,segretario della Camera di Commerciomilanese e i mutamenti sociali indotti daitumulti del maggio 1898 lo inducono adassecondare l'ipotesi di creare una vera epropria Università Commerciale con unordinamento radicalmente nuovo, in cui lascienza economica sia la disciplina chiave,in modo da fornire agli imprenditori glistrumenti necessari per la comprensionedel nuovo mondo economico.

Ferdinando Bocconi, è il rappresentanteesemplare della borghesia commerciale eimprenditoriale di successo, favorita da unafase di grande effervescenza che interessal'intera città di Milano, alimentata danuove e importanti istituzioni finanziarie;politicamente Ferdinando Bocconi è un

sincero progressista democratico checondivide la politica illuminata cheGiuseppe Zanardelli e Giovanni Giolittistavano avviando in quegli anni.

Con il suo istituto si propone di diffonderegli strumenti scientifici e culturali utili efunzionali allo sviluppo dell'economia e deicommerci… Per questo, il nuovo organismodeve avere un carattere scientifico, che portinegli studi commerciali il metodo el'ordinamento accettati per unanime consensoin tutti i rami dell'istruzione superiore, eraggiunga sviluppo e grado veramenteuniversitari.Oltre all'avvocato Leopoldo Sabbatini, ilprimo Consiglio direttivo della Bocconicomprende il presidente della Camera diCommercio, Angelo Salmoiraghi e il suovicepresidente Carlo Vanzetti, il

Ferdinando Bocconi.Milano, 11 novembre 1836 Milano, 5 febbraio 1908

Luigi Bocconi. Milano, 1869 Abba Garima (Etiopia), 1 marzo 1896

Imprenditori.

In alto. Ritratto di FerdinandoBocconi; il francobollocommemorativo dell’UniversitàBocconi, raffigurante Luigi e la primasede; la localizzazione della sepolturaal Monumentale.A sinistra un’illustrazione dell’internodei magazzini Bocconi pubblicata suL’illustrazione Italiana.

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consigliere Cesare Mangili e l'industrialeGiovanni Battista Pirelli (1848-1932).

L'ateneo si consolida nei primi decenni delNovecento e, per far fronte a un numerosempre più alto di studenti, nel 1941 sitrasferisce dalla sede di via Statuto in unnuovo edificio, progettato dall'architettoGiuseppe Pagano nell'area delle anticheofficine del gas, in via Sarfatti, dove ancoraoggi ha sede.

Alla morte di Ferdinando Bocconi il figlioEttore proseguirà l'attività paternafondando la Società per azioni LaRinascente che nasce dalla fusione di Allecittà d'Italia con i Magazzini Vittorio: ilnuovo nome è ideato da GabrieleD'Annunzio. Come il padre, anche Ettore allarga i suoiinteressi in svariati campi: fonda unospedale e costituisce una società con laCasa Editrice d'arte Bestetti e Tumminelli,con la Casa Editrice Fratelli Treves e conl'Anonima Libraria Italiana che assorbel'Istituto Treccani.

L'Edicola Bocconi, in granito Bianco diMontorfano, ideata dall'architettoGiuseppe Boni con sculture di OrazioGrassoni, è una delle opere più imponentidel Monumentale.

Una base a pianta quadrata sostienequattro colonne monolitiche alte ventimetri che racchiudono unaCrocifissione con angeli ai piedi. Sulfronte trovano posto le scultureraffiguranti la Speranza, il Dolore e laMaternità, mentre sul retro sonoraffigurate la Rassegnazione e laReligione.Il capitello superiore è in un unicopezzo dello stesso granito Bianco diMontorfano, lavorato a punta; permetterlo in opera, si costruì unoscivolo in legno alto fino allasommità, che partiva dallo spiazzo,allora ancora aperto. Il manufatto futrascinato a forza di pariglie di buoi elavorando con strumenti artigianaliquali curli e guggie (rulli e leve).

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Figlio di Gaspare e Letizia Galli e quartodi cinque fratelli è il primo cittadinomilanese nato in Galleria.

Intorno al 1865 il padre, trasferitosi aMilano da Novara, apre una bottega diliquori al Coperto dei Figini, un corpo difabbrica a portici del Quattrocento cheattraversava diagonalmente l'attuale piazzaDuomo, dove tradizionalmente siconcentrano i locali di mescita e i piccoli“negozi” del centro cittadino. Quando il Coperto viene demolito perlasciar posto alla Galleria, il negozio ètrasportato sull'angolo di quest'ultima, oveancora oggi è presente e chiamatoaffettuosamente dai milanesi “Camparino”.

All'interno della ditta a gestionestrettamente familiare, Gaspare inizia aprodurre il famoso aperitivo rosso a mediagradazione alcolica detto Bitter.

Alla sua morte, avvenuta nel 1882, i figli eco-eredi Davide e Guido proseguono nellaproduzione del noto e amaro sempre piùrichiesto dai clienti e la ditta acquisisce laragione sociale di “Gaspare Campari.Fratelli Campari successori”.

Nel 1888 l'azienda ottiene ilriconoscimento del marchio di fabbrica dalMinistero dell'Agricoltura, Industria eCommercio. L'anno successivo il piano dicomunicazione Campari debutta, con unessenziale listino prezzi, nelle pagine deipiccoli annunci del Corriere della Sera.

Davide lascia condurre l'esercizio delnegozio in Galleria al fratello Guido etrasferisce il laboratorio in via Galileidove, nel 1892, dà inizio alla produzionedel Cordial che diventerà uno dei più tipiciliquori dolci dell'industria italiana.

Da un'attività enologica propriamentedetta, passa ad un'industria chimica perbevande e liquori, distaccandosinettamente dalla tradizione produttivadell'industria lombarda nel campo degli“spiriti”; inizialmente aumenta la varietàdella liquoristica per poi orientare l'interaproduzione all'aperitivo Bitter e al liquoreCordial.

Nell'anno 1904 la produzione èconcentrata nel nuovo stabilimento diSesto San Giovanni che ingloba tutti iprecedenti negozi e laboratori.

Nello stesso anno, oltre ad averesaldamente conquistato una produzionepersonale esclusiva, sviluppa un criteriodirettivo, tecnico e commercialeestremamente moderno, che saràperfezionato costantemente: suddivisionetra attività industriale e attivitàcommerciale, specializzazione dellaproduzione, limitando il numero deiprodotti, realizzazione di sedi autonome inItalia e all'estero per estendere la retecommerciale di vendita.

Nel 1906 partecipa con i suoi prodottiall'Esposizione Internazionale di Milano,all'interno della quale è nominato giuratoper i premi, a prova della grande stima chedi lui si ha nell'ambiente. Durante questoevento, e a dimostrazione della suamoderna gestione dell'azienda egli stessoscrive che, essendo l'industria per laproduzione dei liquori fondamentalmentechimica, …è evidente che alla chimicadovevamo far capo coll'istituire un gabinetto euna sala di analisi dotati di tutti gli opportuniapparecchi scientifici.

Nel 1910 la ditta, al cambio della ragione

Davide Campari.

Milano, 14 novembre 1867 San Remo (IM), 7 dicembre 1936

Industriale.

In alto. Ritratto di Davide Campari,progetto di manifesto del 1926 diFortunato Depero.Qui sopra. Un manifesto di AdolfoHohenstein del 1901.

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sociale in “Davide Campari e C.”, possiedeun capitale versato di 800.000 Lire ecinquanta dipendenti tra impiegati edoperai, per poi svilupparsi ulteriormentesino a divenire una delle principali attivitàcommerciali della intera Lombardia.La nuova espansione dell'azienda si ha allaformazione della “Società AnonimaEsercizi Campari”; alla data del 1923 alleavviate agenzie di Bologna, Napoli,Palermo, Roma, Torino e Trieste siaggiungono le nascenti filiali di Lugano eNizza.Un nuovo prodotto il Campari Soda èlanciato nel 1932, anno in cui agenzie efiliali sono disseminate quasi dappertuttoin Italia e all'estero fino a Buenos Aires.Per il design della bottiglia è incaricatoFortunato Depero, uno dei più famosiartisti futuristi dell'epoca, che ideò la notaforma conica realizzata poi dalle vetrerieBordoni. Davide Campari, uomo riservato, nonamante della vita pubblica è però unattento e acuto osservatore dei costumidella sua epoca. Questo oggi aiuta acomprendere la sua tempestività

nell'incrementare la produzione di alcuniprodotti rispetto ad altri e il lancio di untipo di pubblicità che influenzeràampliamente le tendenze estetiche in Italianegli anni Venti e Trenta. Promuovecampagne pubblicitarie moderna per unacomunicazione efficace e d'effetto, chediverranno di modello per la nuovaindustria dell'advertising, ispirandosi ai imovimenti artistici emergenti dell'epoca.Incarica artisti come Cappiello, Depero,Dudovich, Ginopico, Grego, Metlicovitz,Mora, Munari, Negrin, Nizzoli, Sacchetti,Sto (S.Tofano), Villa, ecc…che sicimentano con il colore rosso del Campario il colore giallo del Cordial e cui lascia lamassima libertà creativa e disperimentazione.Alla Mostra internazionale del librotenutasi a Firenze nel 1931, sono espostimolti manifesti ideati da questi maestri perla ditta Campari.Rimanendo nel campo della pubblicitàDavide Campari nel 1920 presentaall'attenzione del pubblico il “Cantastorie”(popolare forma di propagandacommerciale attorno) sulle pagine del

quotidiano Corriere della sera.

Dopo la sua morte la città di Milano glitributa solenni onoranze intitolandogli unadelle sue vie che parte da viale Faenza egiunge fino alla campagna.

Davide Campari è sepolto al CimiteroMonumentale in un maestoso monumentoopera dello scultore Giannino Castiglioni(1884 - 1971) che realizzò una personalerielaborazione dell'Ultima Cenaleonardesca in cui le figure, non sembranoriferirsi ad un'epoca storica ben definita,come se il messaggio del gesto di Cristo sirinnovasse in ogni epoca dell'uomo.L’Ultima Cena, ha un tale successo che,pochi anni dopo, lo scultore GianninoCastiglioni riceve dal Comune di Milanol’incarico per realizzare la seconda portadel Duomo.

In alto. Pubblicità del CordialCampari di Dudovich, lalocalizzazione della tomba alMonumentale e la prima sede dellostabilimento Campari.

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Figlio di Francesco Antonio e CaterinaBrasca, si interessa presto all'artefarmaceutica essendo il padre uno spezialeche gestiva in Milano una farmacia invicolo Calusca, di fronte alla chiesa di S.Eustorgio.

Studia a Milano e fa il praticantato,propedeutico al biennio di studi per ildiploma, a Vigevano presso la farmacia deldottor Grammatico.Il 13 settembre 1834 si diploma farmacistaalla facoltà medico-chirurgico-farmaceutica dell'università di Pavia cittàin cui inizia subito a lavorare nellafarmacia Bonifico.

Il diffondersi di un nuovo clima culturale escientifico, nei primi decennidell'Ottocento, getta le basi alconsolidamento della pratica farmaceutica,dissociandola da quell'aurea di alchimia esuperstizione che, alla fine del Settecento,ancora la caratterizzava.Nel 1837 tornato a Milano, dirige l'anticafarmacia di Brera, in via Fiori Oscuri, cheattraversava un periodo di difficoltà edeclino; celebre spezieria nata nelTrecento, aveva conosciuto, negli anni,

varie gestioni tra cui quella dell'Ordinedegli umiliati, dei Gesuiti e di AndreaCastaldi con cui conobbe una fase digrande prosperità.

Carlo Erba si dedica al lavoro dilaboratorio e alla ricerca, tappefondamentali per far crescere, finalmenteanche in Italia, una industria farmaceuticamoderna volta ad una produzione su vastascala, in grado di diminuire l'importazionedei prodotti stranieri. L'acido cianidrico, ilcalomelano sublimato a vapore, i cianuri e isali di Ferro sono tra i primi preparati delsuo piccolo laboratorio direttamentecollegato alla farmacia.La ricerca applicata è, fin da subito, il suopiù grande interesse, base per una forteattività imprenditoriale volta allaproduzione e alla commercializzazione diprodotti chimico-farmaceutici ad usoindustriale o privato.

Negli anni compresi tra il 1837 e il 1839porta, a termine, gli esperimenti e gli studiper la preparazione dell'acido valerianico,degli ioduri e dei sali di bismuto e dichinina. Nel 1840 si occupa, con enormesuccesso, della magnesia calcinata pesante

(lassativo allora conosciuto con il nome diMagnesia Henry), importandola primadall'estero per poi prepararla nel suolaboratorio e metterla in vendita con ilnome di Magnesia uso Henry.

Successivamente, si interessa allapreparazione delle capsule gelatinose,nuovo metodo di somministrazione deifarmaci (il suo laboratorio riuscì a fornirledal 1843) e agli studi per sostituire ildecotto di tamarindo che lo portano apresentare nel 1848, l'Estratto ditamarindo, bevanda più gradevole, di piùfacile preparazione e più stabilechimicamente.

Tra il 1849 e il 1851 il forte aumento dellevendite ai privati e alle altre farmacieitaliane, impone la necessità di unlaboratorio più grande e moderno dotatodi attrezzature per una produzione di serie.Accanto alla farmacia di Brera apre unlaboratorio, in cui lavorano quattro operai,dove installa vari strumenti tra cui: dueapparecchi per ottenere precipitazioni, unamotrice e un generatore di vapore da 5 Hp.Nel 1859 decide di passare alla produzionesu scala industriale, ed acquista a tal fine

Carlo Erba.

Vigevano (PV), 17 ottobre 1811Milano, 6 aprile 1888

Pioniere dell'industria farmaceuticaitaliana.

In alto. Il ritratto di Carlo Erba e latarga della Farmacia Brera in viaFiori Oscuri. Qui sopra. Una pagina del ManualeCarlo Erba; una pubblicità di MarcelloDudovich del 1925.

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l'area Medici per costruirci una nuovastruttura, entrata in funzione nel 1864.Dotata delle più moderne e adeguateapparecchiature la fabbrica tende asoddisfare le richieste sempre piùconsistenti e diversificate di prodottichimico-farmaceutici.

Nel 1862 fonda la ditta Carlo Erba. Ilcatalogo vanta, a quel punto, un grannumero di prodotti: chine, cremortartaro,estratti acquosi, alcolici e idroalcolici,gialappe, gomme arabiche, liquirizia,rabarbari, salsapariglia e lo zuccheroarrivando a contenere, prima del 1880,1.736 voci. Il commercio dei prodottiCarlo Erba ha successo anche all'estero, inparticolare in Oriente e nelle Americhe,luoghi in cui le potenti industriefarmaceutiche tedesca e francese noncostituivano ostacolo.

Durante gli anni Sessanta è membro dellaSocietà d'Incoraggiamento d'Arti eMestieri che, nata nel 1838 e diretta daipiù importanti esponenti del cetoimprenditoriale milanese, ha lo scopo dipreparare la manodopera qualificata per lacrescente industria. Nello stesso periodo èsocio di (un paio) di circoli elettorali, dellaCamera di Commercio di Milano,dell'Associazione Industriale Italiana e tragli azionisti della Banca Industriale diMilano, nonché Consigliere Comunale allafine degli anni Settanta.

Le cronache economiche milanesi loritrovano nelle principali attivitàdell'epoca, tra cui la Fabbrica di munizioniBarthe, la Filatura dei cascami di seta, laSocietà Ricordi; è, inoltre, tra i fondatori

della Società Elettrica Edison e dellaSocietà Milanese di EsplorazioneCommerciale in Africa, oltre ad esserefinanziatore della spedizione geografico-commerciale di Pellegrino Matteucci inAbissinia e delle ricerche dello psichiatraCesare Lombroso.

Dopo quarantun anni di attività, nel 1878,lascia la farmacia di Brera e l'anno doporileva, ampliandola, quella in piazzaDuomo.

Nel 1886 dona al Politecnico di Milano lasomma di 400.000 Lire per fondare unascuola di elettrotecnica a suo nome.Non sposato e senza figli, lascia l'industriaal fratello Luigi.

Carlo Erba è sepolto al CimiteroMonumentale in una grande edicolaprogettata dagli architetti GiovanniBattista Borsani e Angelo Savoldi. Le sueimportanti dimensioni, (circa 9 metri perlato) e la sua forma a piramide troncapiuttosto allungata, assieme al valore deimateriali di rivestimento, la rendonoassimilabile ad un vero e proprio mausoleo.

L'Edicola Erba, è una delle più grandioserealizzate al Monumentale e si caratterizzaper marmi policromi e decorazioni bronzeeconformi allo status sociale raggiuntodalla famiglia. Nella cripta posteriore,rivestita interamente in marmo diOrnavasso, è collocata una scultura diEnrico Butti.

In alto. La targa in via Fiori Oscuri13; la localizzazione della primafarmacia; la localizzazione dellasepoltura al Monumentale.

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Dopo gli studi a Como e al Collegio CalchiTaeggi di Milano, nell'anno 1864 Carlo siiscrive alla Facoltà di Medicina eChirurgia dell'Università di Pavia. Il suoprimo saggio, redatto sotto la guida delmedico Paolo Mantegazza, è pubblicato nel1868. Si laurea con l'oculista AntonioQuaglino il 9 agosto 1870, discutendo unatesi che riceve, oltre ai riconoscimentidella stampa, un premio direttamente dalMinistero dell'Istruzione Pubblica.

Tornato a Milano, tra il 1970 e il 1976svolge diversi compiti in campo medico einizia, nel frattempo, ad occuparsi dipatologia e clinica dell'apparatorespiratorio, pubblicando studisull'anatomia patologica del tubercolo esull'aeroterapia; fonda la Società dipneumoterapia e riceve l'incarico di primariodelle sale mediche e poi del reparto didermatologia.Durante i primi anni milanesi fonda,collaborando con il fratello Enrico, l'IstitutoMedico Pneumatico di Milano e, nel 1880, ilperiodico Gazzetta degli Ospitali. Nominato primario specialista per lemalattie della pelle (1881) insegna clinica

medica propedeutica all'Università diTorino e dal 1885 è direttore delGabinetto di patologia specialedimostrativa.

Si sposta all'Università di Pavia nel 1898dove ricopre la carica di professoreordinario e dal 1900, la direzione dellaclinica medica. Durante questi anni siappassiona al progetto del nuovopoliclinico pavese ed è membro dellacommissione di vigilanza. La sua singolare impostazione clinico-scientifica gli vale la definizione di“principe degli iatromeccanici” perchéapplica, in campo medico, un ingegnomeccanico pari a quello che fece delfratello Enrico un pionieredell'aeronautica. Si occupa di aeroterapia, di elettroterapia,di risolvere praticamente il problema dellamisurazione della pressione sanguigna conla messa a punto dello sfigmomanometro abracciale pneumatico. Universale notorietà la ottiene, tuttavia,ideando il pneumotorace artificiale per lacura della tubercolosi polmonare, unicaterapia prima della scoperta degli

antibiotici, che gli consente di ricevere ben2 candidature al premio Nobel.Interessanti anche i suoi studi per quantoconcerne l'ipertensione arteriosa,l'opoterapia, e la respirazione e l'uremia.

Il 24 novembre 1913 è nominato Senatoree, nello stesso anno, partecipa al ConsiglioSuperiore della Pubblica Istruzione. Nel1915 sospende l'insegnamento.

Membro di diverse accademie e societàscientifiche, vince, nel 1914, il PremioBiennale Santoro dell'AccademiaNazionale dei Lincei.

Mai sposato, dopo la sua morte, causata dauna neoplasia pancreatica, per merito di unsuo allievo, viene fondato il Comitatopromotore della Fondazione Carlo Forlaninicui partecipano l'Ospedale Maggiore diMilano e la Facoltà di Medicina delleUniversità di Milano, Pavia e Torino.Carlo Forlanini è sepolto al CimiteroMonumentale nel Famedio superiore,quale massimo riconoscimento tributatodalla città ad un così illustre personaggio.

A Milano, Carlo frequenta la Regia ScuolaTecnica, per poi entrare al Collegio

Carlo Forlanini.Milano, 11 giugno 1847Genova Nervi, 25 maggio 1918Medico.

Enrico Forlanini. Milano, 13 dicembre 1848Milano, 9 ottobre 1930 Ingegnere aeronautico.

In alto. Ritratto di Carlo e EnricoForlanini (Civico ArchivioFotografico di Milano).Qui sopra. Il pneumotorace,conservato presso il Museo Nazionaledella Scienza e della TecnologiaLeonardo da Vinci, Milano (Archivio Telesma).

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Militare nel 1862. Si trasferisce quindi aTorino all'Accademia Militare ed infinealla Scuola di Applicazione di Artiglieria eGenio. Enrico inizia a costruire esperimentare modelli di eliche (allorachiamate “elici”) al fine di stabilire lecondizioni meccaniche e le potenze utili alsollevamento degli oggetti che lo portano,nel 1872, a realizzare un prototipo dipiccolo elicottero a due elichecontrorotanti ad asse verticale che sisolleva di quasi sei metri.

Tornato a Milano si laurea al Politecnicoin Ingegneria Industriale già nel 1876.Ripresa la carriera militare nel 1877,progetta e costruisce il suo secondoelicottero, dotato di due eliche coassiali,fornito di un leggero e potente motore avapore. Dopo numerose prove a Milano, inuno dei ripetuti esperimenti ai GiardiniPubblici, dimostra di essere equilibrato es'innalza verticalmente per poco più didieci metri, restando in volo per ventisecondi. Questo successo gli fa ottenere ilPremio Cagnola dell'Istituto Lombardo diScienze, Lettere ed Arti.Nel 1878 si dimette definitivamente

dall'esercito e inizia a lavorare nellostabilimento Gasogeno & FonderiaMeccanica di Forlì dove introduce diversimacchinari innovativi e realizza unsingolare generatore di acetilene. Nel 1895ne diventa proprietario e nel 1897trasporta l’azienda a Milano.

Nel 1909 realizza il suo primo dirigibileF.1 che battezza Leonardo da Vinci. Deltipo semirigido, dove cioè solo la lungachiglia inferiore è formata da una rigidatrave in alluminio, è lungo 40 metri circaed è dotato di un motore da 40 CV. EnricoForlanini lo pilota in parecchi voli sopraMilano e tanto si fa amare dai milanesi chevarano una sottoscrizione che gli permettedi costruire il modello più potente F.2Città di Milano nel 1910. Lungo 72 metrie con due motori Isotta Fraschini da 80CV, viaggia a 70 Km/h. Nel 1914 un fortetemporale lo fa cadere vicino Cantùandando in fiamme durante il recupero.In seguito realizza altri quattro modelli didirigibile semirigido, F.3 Città di Milano 2per il governo britannico, F.4 ordinatodalla Marina Militare Italiana e F.5 e F.6che fanno parte della flotta aerea italiana

durante la Prima Guerra Mondiale.

Alla fine della guerra prova a lanciarel'impiego dei dirigibili per i volicommerciali: nel 1919 effettua, con ilmodello F.6, una prima dimostrazione ditrasporto persone, sulla tratta Milano-Venezia cui segue il tentativo diorganizzare un servizio fisso per Roma-Napoli e Roma-Pisa-Milano.

Altra macchina da lui progettataottenendo un successo duraturo èl'idrovolante o “idrottero”, comunementechiamata “aliscafo”: ne realizza una didiscrete dimensioni nel 1910, che viene alungo usata sul Lago Maggiore.

Dopo la sua morte la città di Milano glitributa solenni onoranze intitolandoglil'Aeroporto Civile di Linate nell'ottobre1937, uno dei suoi viali che parte da vialeCorsica, superando la ferrovia, finoall'aeroporto che porta il suo nomecosteggia l'omonimo parco.

Enrico Forlanini è sepolto al CimiteroMonumentale, nella tomba di famiglia.

Qui sopra. Idroplano n.1, lagoMaggiore 1905. In alto a destra. Idroplano n.7 inmovimento, lago Maggiore 1911.Enrico Forlanini è ai comandi. Il dirigibile Città di Milano in volosopra l’ippodromo di San Siro il 21dicembre 1913. (ArchivioDipartimento di IngegneriaAerospaziale del Politecnico diMilano, Fondo Cesare Dal Fabbro);Il dirigibile F.6 (Archivio GiorgioApostolo di Milano).

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Di religione protestante, nasce a Roma dauna famiglia originaria di Zurigo; nel 1820si trasferisce a Milano.Alberto, illuminato banchiere, nonché notoindustriale e commerciante nel settoredella seta, è tra i primi ad introdurre lacaldaia a vapore in tre delle cinque filandedi cui è proprietario ed in cui,costantemente, introduce innovazionitecniche per migliorare la produzione esconfiggere la nascente concorrenza delmondo asiatico, anche sulla base di brevettidi sua personale invenzione.

Per la sua natura “scientifica” e inconseguenza di studi specifici svoltiall'Università di Padova e sostenutidall'Istituto Lombardo di Scienze eLettere, Alberto si conferma un grandesostenitore e promotore della cremazionecome alternativa alla sepoltura, tanto dadisporre, nel suo testamento, unaragguardevole somma per la costruzionedel Tempio Crematorio al CimiteroMonumentale di Milano che è il primoimpianto edificato in Europa. Anche per séstesso, desidera, infatti, che per primo ilsuo corpo, sia bruciato con la pratica della

cremazione.

Nel suo testamento olografo del 1°dicembre 1873, infatti, si legge:Penetrato dello scopoFilantropico della cremazioneVoglio che le mieSpoglie mortaliSiano al mio trapassoIncenerite…La costruzione del Tempio Crematorio,superati i diffusi pregiudizi di naturareligiosa e psicologica, è ultimata nel 1876e il corpo di Alberto Keller, nell'attesa èprovvisoriamente conservato, perchè possaessere il primo ad essere cremato, tantoche Il giorno 22 gennaio, quantunque almattino fosse caduto dal cielo un grosso stratodi neve, l'edicola crematoria e il terrenocircostante per un gran tratto, trovansi gremitidi gente e in mezzo alla folla degli spettatoridistinguevasi ben anche molte gentilispettatrici. Da ogni parte v'erano accorsi tutti ibenemeriti della cremazione…Al Cimitero Monumentale, assistono alprimo rito di cremazione, insieme ad unfitto numero di curiosi, le autorità e leprincipali cariche della medicina e della

scienza. Questo evento conclude un lungo periodofatto di propaganda, di studi e disperimentazioni per la realizzazione e lamessa in funzione di macchine crematoriesempre più valide.

A lungo si è parlato dell'importanza dellacremazione come forma non piùcorruttibile del corpo e come rimedio utilea limitare l'espansione dei cimiteri, giàtroppo vicini all'abitato, luoghi impuri epossibili focolai d'infezione. Lapurificazione dei cadaveri, attraverso lefiamme, può risolvere, inoltre, il problemaigienico delle esalazioni che obbliga acostruire i nuovi cimiteri ad una distanzadi almeno duecento metri dalla città. La pratica della cremazione, ricordataanche come “pira funebre”, ha radiciantichissime, ed era richiamata soprattuttotra soldati per onorare i nemici uccisi inbattaglia, ma ricorda anche eventi tragiciquali le uccisioni sul rogo di interecategorie di personaggi tra cui moltedonne. Ai tempi di Alberto Keller già si discutesulle modalità possibili per la pratica della

Alberto Keller.

Roma, 1800Milano, 23 gennaio 1874

Industriale.

In alto. Alberto Keller (archivioSocietà d’Incoraggiamento Arti eMestieri) di cui è stato presidenteaggiunto nel 1843-181844. Qui sopra. La filatura della seta con ilmetodo Keller a Villanovetta, 1869.

A destra. Il frontone del tempiocrematorio e la tomba disegnatidall’architetto Maciachini e lelocalizzazioni del tempio e dellasepoltura al Monumentale.

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cremazione, se attraverso una combustione“diretta”, dove la salma è investitadirettamente dalle fiamme, o “indiretta”dove il corpo si consuma per immissione,nella camera crematoria, di forti correntid'aria ad altissima temperatura o seimpiegare forni alimentati a gas, a carboneo a legna. Ma, soprattutto, sulla forma delrito che deve accompagnare la cerimoniaper non ridurre il tutto ad un semplificatoprocesso tecnologico, privo di significatosimbolico.

Le cremazioni compiute nel Tempio diAlberto Keller rimangono tuttavia rare,effettuate principalmente sulle salme distranieri protestanti, dato che la religionecattolica, non si era ancora pronunciataufficialmente.

Il Tempio Crematorio si trova al terminedell'asse principale del CimiteroMonumentale. La parte centraleoriginaria, secondo il progettodell'architetto Carlo Maciachini (1818-1899) è costituita da un tempietto a piantaquadrata preceduto da un vestibolo adoppio emiciclo nel cui centro, all'interno

di un'arca in pietra, viene eseguita lacremazione. La costruzione, in pietra di Verona, adottalo stile dorico-greco ed è decorata dalprofessor Celeste Clericetti.

Il primo sistema di cremazione è sostituitonel 1896 da quello più veloce e piùeconomico messo a punto dal medico-scienziato Paolo Gorini.

Alberto Keller è sepolto al CimiteroMonumentale, riparto Acattolici nelloapazio 1, nell'edicola di famiglia progettatada Carlo Maciachini nello stileneorinascimentale, in cui sono evidenti ungrande equilibrio compositivi e unanotevole cura del dettaglio.Sotto l'arco d'ingresso, la statuaProtezione di Giosuè Argenti è oggi privadell'urna cineraria che ricordava, nelladecorazione, l'impegno di Alberto Kellernel promuovere la moderna cremazione.

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In Lombardia tra Sette e Ottocento, ungruppo di persone, tra cui esperti,imprenditori e tecnici, si impegna adinvestire grossi capitali nel campoproduttivo mettendo in moto una serie ditrasformazioni tecniche e proponendo,parallelamente, iniziative culturali digrande merito. La famiglia Kramer, di origine svizzera,appartiene a questo gruppo “illuminato”.

Nel 1838 a Milano, nasce la Societàd'Incoraggiamento di Arti e Mestieri nellacui cerchia si evidenzia la figuracarismatica di Antonio Kramer (o DeKramer) che è un noto industrialerinomato nelle discipline chimiche; alla suamorte, l'Istituto Lombardo di Scienze eLettere di cui è membro lo ricordasolennemente e nel 1871 lo storico AttoVannucci compone per lui questa epigrafein cui è riassunta, per così dire, tutta la suavita: Antonio Kramer nato a Milano il 21luglio 1806 apprese le scienze e sopratutto la

chimica dai più famosi maestri a Ginevra e aParigi, studiò con amore instancabile adarricchirsi di nuove dottrine per volgerle aprofitto e decoro della vita italiana.Dotto, modesto prodigo di sapienti consiglicogli scritti e colla parola per molti anniinsegnò pubblicamente come la scienza possailluminare e fecondare le industrie. La suascuola frequentata a gara dagli arteficimilanesi rese in patria caro e riverito il suonome mentre le teorie della chimicaprofondamente meditate gli fecero amici i piùvalenti italiani e stranieri.

Antonio Kramer è sepolto al CimiteroMonumentale, ed a lui sono decretati glionori del Famedio.La città di Milano gli tributa solennionoranze intitolandogli una delle sue vieche va da corso Concordia a via NinoBixio 8.

Carlo Kramer, industriale, sposa TeresaBerra che diventa un'ardente edinfaticabile propagandista della GiovineItalia e grande amica di Giuseppe Mazzini. Il suo salotto milanese è frequentato dapatrioti repubblicani così come le sue villedi Cremella e di Tremezzo. Trascorreparte della sua vita all'estero dove dà aiutoe conforto agli Italiani esuli in terrastraniera e rappresentando per questi unasorta di medium con la patria lontana.

Il 28 agosto 1869 gli muore, per un morbocrudele, l'unico figlio Edoardo, nato nel1829, ingegnere di quarant'anni nel pienodi una esistenza onesta ed instancabiletutta consacrata al prossimo e agli studi.Già il 20 luglio 1868, Edoardo, nel suotestamento, ha così disposto: Prego poi miamadre di pensare come meglio crederà e perquella somma che le sembrerà più conveniente e

Antonio Kramer.Milano, 21 luglio 1806Tremezzo, 25 settembre 1853

Carlo Kramer e TeresaBerra.Milano, 22 marzo 1804Milano, 28 agosto 1869

Edoardo Kramer.Milano, 1829 - Milano 1869Benefattori.

In alto. La targa al Famedio chericorda l’opera di Antonio Kramer.Un ritratto di Antonio (ArchivioSocietà di Incoraggiamento Arti eMestieri) e Edoardo Kramer (CivicoArchivio Fotografico di Milano).A fianco. L’ubicazione di via Kramer;la localizzazione della sepoltura.

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quando le sarà comodo all'istituzione di asiliinfantili a Tremezzo e a Cremella.

Tra le dichiarazioni di affetto ricevute allamorte del figlio, figura una lettera di Mazzini datata 31 agosto 1869 in cuiquesti le consiglia di vincere il doloresforzandosi di trovare uno scopo,votandosi al bene comune: Cara Teresa,concedete a me pure, fra le tante che avretericevuto, il diritto di mandarvi una parola dicondoglianza. La perdita irreparabile cheavete fatta m'ha fatto sentire più viva l'anticaamicizia, il cortese asilo preparatomi, la visitaa Londra e tutti i ricordi d'un tempo nel qualesentivamo in ogni cosa vitaleconcordemente…non esistono che due cose realinel mondo, gli affetti e il culto alle idee.Abbiate le due cose a un tempo. Egli amaval'Italia e aveva combattuto e lavorato per essa.Continuate, continuate l'opera sua. Perdonatech'io m'avventuri a consigli. È il privilegiodell'età… Se mai potessi in qualche menomomodo giovarvi, ricordatevi che avete un antico

amico nel vostro Giuseppe Mazzini.

Dopo la morte del figlio, Teresa neesaudisce immediatamente le volontà,tributo d'amore all'unico figlio perduto:fonda i due asili sotto la denominazione diPia Fondazione Edoardo Kramer, una dellemolte per cui la città di Milano eccellenell'ambito della beneficenza. Nel 1871 laFondazione è eretta in corpo morale.

Nel Consiglio d'Amministrazione sisusseguono nel tempo diversi personaggiillustri della vita milanese, attivi anche nelcampo della beneficenza.

Il 26 ottobre 1879 anche Teresa muore e,come il figlio, lascia all'Opera Pia da leiistituita, gran parte delle sue ricchezze perconseguire, oltre al mantenimento degliasili, i seguenti gli obiettivi di assegnarepensioni vitalizie agli operai invalidi dellavoro e destinare un premio biennale agiovani ingegneri italiani per opere e studiutili alla cultura ed alla risoluzione diproblemi di pubblica utilità. Generosa sostenitrice anche delle Societàdi Mutuo Soccorso Lombardo.

Sempre Atto Vannucci compone perEdoardo questa epigrafe:Edoardo Kramer unico dilettissimo figlio diCarlo e di Teresa Berra si istruì nei libri neiviaggi nelle sventure giovanissimo, ebbe lodedallo studio delle discipline utili a liberarcidalla servitù, forestiera andò animoso a tuttele guerre combattute per l'indipendenzad'italia fu rappresentante del popolo nel primoParlamento italiano e nell'ultimo stadio della sua breve vita sedè neiconsigli del patrio comune. Animo nobile ericco dell'operoso amore del bene generosi

pensieri dolci e graziosi costumi lo fecerocarissimo a tutti i buoni. Ai 28 agosto del1869 nell'età di anni quaranta lasciandodeserta e desolata la madre che con lui videmorire ogni speranza della famiglia ogniconforto dell'anima sua.

La famiglia Kramer è sepolta alMonumentale. Per rendere onore allamemoria del marito Carlo e soprattuttodel figlio Edoardo, Teresa commissiona,nel 1872, un monumento allo scultoreVincenzo Vela.

Teresa è ritratta, in vesti antiche, comefigura dolente, con la testa reclinata e hadei fogli nella mano sinistra. La base,impreziosita da epigrafi e ritratti, èaffiancata su entrambi i lati da un genietto.In questa composizione, il dolore per lamorte dei propri cari, si pone in un ordinediverso, è qui infatti, visto come Il doloredella Scienza per la perdita di cultori delsapere, di benefattori e di patrioti.

In alto a destra. Scultura raffiguranteAntonio Kramer e Enrico Milius allaSocietà di Incoraggiamento Arti eMestieri,A memoria ed esempio di patria carità lariconoscenza contemporanea serbò aiposteri l’effigie dei generosi che fermi inMilano volsero l’oro e l’ingegno afecondare colle dovizie della scienza leinconsce industrie della manoMDCCCCLX.

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Il luogo di nascita di Arnoldo Mondadoriha sempre rappresentato per l'editoreitaliano un motivo di disappunto; èrisaputo che Arnoldo dichiarasseaddirittura di essere nato a Ostiglia e nona Poggio Rusco .In verità, il dubbio nasce per il fatto cheArnoldo non ha mai amato Poggio, in cuiera conosciuto con il soprannome di“bragòn” per i pantaloni corti cheindossava da ragazzo.

Arnoldo Mondatori prima dare avvioall'attività editoriale che lo ha portato alsuccesso, è passato attraverso molteesperienze professionali e ha svolto diversoattività, fin dalla prima adolescenza: comeegli stesso ha amato ricordare per tutta invita e raccontare agli autori cheintratteneva nel soggiorno della sua casadi piazza Duse a Milano, terminati glistudi alle scuole elementari che frequentanelle campagne attorno a MantovaArnoldo non prosegue negli studi,affacciandosi fin da subito al mondo dellavoro anche per poter registrare qualchepiccolo guadagno.

Il dato che resta agli atti e che oggi, alla

luce di una lettura a posteriori della suavita non ci stupisce più di tanto, èl'incessante ricerca del contatto con lagente: come addetto alle vendite deiprodotti di drogheria e poi direttamenteper il proprietario occupandosi dei figli diquesto, per i quali diventa una sorta dimaggiordomo.

Orari di lavoro pesanti e sforzo fisico nonspaventano Arnoldo che, alquantoumilmente, si adatta a fare da facchino e damagazziniere e, persino, da venditoreambulante “porta a porta”.

La prima occasione in cui Arnoldo entra incontatto personale e diretto con il mondodella carta stampata è la sua assunzionepresso una cartoleria ad Ostiglia, inprovincia di Mantova. All'interno dellacartoleria, probabilmente nel laboratoriodel retro - bottega, Arnoldo lavora, infatti,come tipografo e si appassiona tanto aquesta professione che nel 1911 rileva itorchi della Tipografia Sociale per avviarela sua attività in proprio e fondare la suacasa editrice, la cui attività vieneufficialmente avviata nel 1912.L'attività editoriale esordisce con la

pubblicazione di una rivista periodica dalcarattere politico e di impronta socialista:Luce!; dopo aver conosciuto, nel 1911,Tomaso Monicelli, un giornalistasocialista, di cui sposa pochi anni dopo lasorella Andreina, Arnoldo Mondadoriintuisce che il futuro dell'attività di editoredipende anche dal "saper coniugare unagestione oculatamente imprenditoriale arisultati di grande merito culturale ". Dalla moglie Andreina, Arnoldo avràquattro figli, Giorgio, Mimma, Alberto eCristina.

Il primo libro stampato che esce nel nomedella casa editrice, e che è un testodell'amico Tomaso Monicelli intitolato AiaMadama. Novelle e costumi paesani, dà avvioalla collana di libri La Lampada, dedicataalla letteratura per l'infanzia; al di làdell'interesse di trattare progetti editorialicosì innovativi, ad Arnoldo Mondadorinon sfugge l'importanza della conquista diun pubblico sempre più vasto.

Come altri illustri personaggi dell'epoca,tra cui per esempio Arturo Toscanini(1867 - 1957), negli anni della PrimaGuerra Mondiale, Arnoldo si attiva perportare al fronte notizie ed aggiornamentie soprattutto conforto, destinati ai soldaticombattenti; è di quel periodo il giornaledi propaganda politica La Tradottastampato nel 1918 nella sede di Verona.

Nel frattempo, poiché l'attività della casaeditrice si è notevolmente ampliata,Arnoldo si trasferisce definitivamente a

Arnoldo Mondadori.

Poggio Rusco (MN), 2 novembre 1889 Milano, 8 giugno 1971

Editore.

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Milano nel 1921, ove viene istituita unanuova società anonima il cui presidente permolti anni, e fino alla morte avvenuta nel1939, è l'industriale milanese RomualdoBorletti.Milano, fin dal 1870, concentra la maggiorparte delle industrie tipografico - editorialidel nuovo stato italiano ed in cui dominal'editore Emilio Treves che ha moltocontribuito negli anni precedentiall'arricchimento culturale degli Italiani; lacasa editrice di Treves, tuttavia, dopo lamorte del suo fondatore nel 1916, entra indecadenza e lascia ad Arnoldo Mondatoriil campo libero dalla concorrenza.Proprio la grande e costante attenzione diArnoldo al suo pubblico, gli permette diintuirne le esigenze e di orientare edaggiornare le pubblicazioni della casaeditrice per soddisfare ogni tipo di

pubblico: particolarmente innovative sonole collane de I Gialli Mondatori il cui nomeè oggi indicativo di un intero genereletterario e de La Medusa che, con un certocoraggio, fin dagli anni dell'autarchia,viene dedicata agli autori stranieri dimaggior interesse; infine, con la collanaUrania del 1952, viene, di fatto introdottaanche nel nostro Paese la letteratura difantascienza.

È, inoltre, del 1935 l'accordo con WaltDisney che consente ad ArnoldoMondadori di subentrare all'editoreNerbini e di pubblicare in Italia tutto ilmateriale della Walt Disney ed inparticolare Topolino a partire dal numero137 ininterrottamente fino alla SecondaGuerra Mondiale col numero 564. Dopouna sospensione voluta dal Ministero dellacultura popolare fascista, la testatariprende ad uscire regolarmente, a guerraconclusa.

L'intuito di Arnoldo, da allora e fino allasua scomparsa, gli consente di cogliere diun autore o di un testo, l'impercettibilevalore, e il successo della Casa editriceArnoldo Mondatori è fatto di brillanti ideesempre a sostegno della lettura:l'innovazione più sorprendente è ilprogetto editoriale dei “tascabili” del 1965(Oscar Mondatori) che rappresentano inItalia il primo esempio di paperback e dilibri acquistabili in edicola, ma l'invenzionedel famoso Club degli Editori, un canalepreferenziale e esclusivo per l'acquisto diprodotti editoriali per corrispondenza, nonè meno degna di interesse. Ai giorninostri, la tradizione di continuo

aggiornamento anche dei canali di vendita,continua, con la possibilità di acquistare,attraverso Internet, libri “elettronici”.Arnoldo Mondatori muore nel 1971 aMilano, prima di vedere ultimato l'edificiodi Segrate progettato dall'architetto difama internazionale Oscar Niemeyer in cuioggi ha sede la Mondatori. Sulla suatomba spicca un'opera dello scultoreFrancesco Messina.

In alto a destra. Arnoldo Mondadori ealcuni loghi della sua casa editrice.(Archivio della Fondazione Arnoldo eAlberto Mondadori).Qui sopra. Localizzazione della tombaal Monumentale.A fianco. Copertine di un fumettodella serie Urania; un GialloMondadori; la sepoltura alMonumentale.

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Angelo Motta non è un pasticcerequalunque tra i molti che lavoravano neilaboratori artigiani sparsi per la città diMilano nei primi anni del Novecento;Angelo, infatti, prima di legare per sempreil suo nome a quello del tradizionale dolcenatalizio, il Panettone, esordisce lavorandoin un piccolo negozio di panetteria e, dopopoco, aprendo una sua propria pasticceriain via della Chiusa all'angolo con quellache è chiamata la (via) stretta deiVetraschi, anche grazie alla smobilitazionedei risparmi della madre ed acquistando imacchinari dal mercato dell'usato.

Dietro un'apparente quotidianità diproduzione e di vendita di dolciumi, inserrata concorrenza con le storichepasticcerie di Milano, il Biffi dall'aria unpo' francese o il Cova, tradizionale ritrovoaristocratico, la pasticceria SantaMargherita o il Taveggia, si nasconde lastraordinaria capacità imprenditoriale diAngelo: egli decide, in un primo tempo, diespandere la sua attività acquisendo unanuova sede in largo Carrobbio, ancor oggispazio di grande passaggio e di piacevolepasseggio; la scelta del luogo e il successo

maturato dalla sua attività, sono il primopasso evidente della incredibile ascesa chela sua industria dolciaria avrebberegistrato negli anni successivi.

La data di nascita della ditta individualeAngelo Motta cade nel 1919, ed è del 1930il primo atto di espansione per cui Angelorileva, acquistandolo, lo stabilimento diproprietà della S.a. Conserve AlimentariBevilacqua & c.; in quella occasionel'originaria ditta individuale vienetrasformata in società per azioni ed assumela denominazione di S.a. DolciariaMilanese con atto notarile del 21.10.1930.Il capitale si conta in 1.500.000 Lire,suddiviso in azioni da 1.000 Lire.

L'idea geniale di Angelo, grandeconoscitore delle abitudini dei suoiconcittadini milanesi e lungimirante

commerciante, è quella di trasformare ildolce tipico della città di Milano in undolce conosciuto internazionalmente,inconfondibile anche nell'immagine.

Certo, la ricetta del Panettone non è nuovama anzi ha origini antiche, fumose e umili:il pane dolce con uvette e canditi dallatipica pasta gialla, vanta una ricetta chesembra risalire addirittura al Medioevo; lasua storia, fatta di leggende e racconti,coincide spesso con la storia delle grandioccasioni e della più tremenda povertà.Sembra, infatti, che inizialmente ilPanettone fosse il dono dei pasticceri allapovera gente per il giorno di Natale, unpane grande che il padre suddivide tra imembri della famiglia seduti attorno allatavola per la rituale cerimonia del “ciocco”.

Durante la Vigilia di Natale, il padre difamiglia, fattosi il segno della croce, ponesul focolare, attorno a cui siedono tutti gliastanti, un tronco di quercia profumatocon un ramo di ginepro; bevuto da ununico calice il vino, tutti i partecipantiassistono al lancio di una moneta sul fuocoe ricevono una moneta a testa; solo allafine vengono consumati i panettoni,avendo cura di tenere una piccola parte perl'anno successivo.

Alla fine dell'Ottocento a Milano, diversisono i produttori del Panettone dipasticceria, ma a livello industriale, adAngelo Motta fa da concorrente soltantola coeva ditta di Gioacchino Alemagna(concorrenza che durerà durata fino aglianni Settanta, quando l'Alemagnaconfluirà, con la Motta, tra i marchi dellamultinazionale svizzera Nestlè).

Angelo Motta.

Gessate, 1890.Milano, 1957.

Industriale.

In alto. Angelo Motta (ArchivioFarabolafoto), immagini d’epoca dellaproduzioni di panettoni e pubblicitàMotta.In alto a destra. Un modellino delfurgone Fiat 1100E Van Gelati MottaMilano 1950.A fianco. Localizzazione dellasepoltura al Monumentale.

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Per trasformare la natura del Panettone inuna specialità milanese nota in tutto il,Mondo, Angelo Motta, oltre a produrne inquantità appunto “industriale”, ne modificala veste, avvolgendo il morbido impasto,prima della cottura, in una carta da fornosottile, tanto stretta da costringere lalievitazione ad uno sviluppo verso l'alto.Nasce così la tradizionale forma delPanettone Motta, sulla cui scatola trionfala grande M, che ricorda la facciata delDuomo.Oltre alla produzione del famosoPanettone, la società si indirizza inparticolare alla produzione industriale e alcommercio di prodotti di pasticceria e ingenere di prodotti da forno, di biscotti,sciroppi, liquori, cioccolato, caramelle, etorroni, ma, tra le varie altre attività chefanno capo alla fantasia di Angelo Motta,vi è anche un piccolo numero di eserciziper il consumo di caffé, di bevande e affini.

In particolare, in piazza del Duomo, nelcuore della città, è rinomato il bar Mottaposto all'inizio della Galleria VittorioEmanuele, quasi contrapposto al più“serale” Camparino e quasi a fronteggiare

il negozio Alemagna sull'angolo tra viaTorino e via Orefici; negli anni Cinquanta,questo è uno dei luoghi più incredibilidella città, in cui è addirittura possibiledistinguere i fanatici della pasticceriaMotta dagli affezionati clienti Alemagna,schiere di tifosi, di politici e di gentecomune che formano crocchi e alle volte sidividono in vere e proprie fazioni inprossimità delle vetrine, facenti capoall'uno o all'altro marchio, tutti interessatialla lettura e al commento del giornalemurale che scorre lineare sulle facciatedegli edifici di fronte al Duomo.

Alla fine della seconda guerra mondialeMotta lancia e impone sul mercato ilMottarello, il primo gelato su stecco diproduzione industriale; come molti altriprodotti, tra cui anche la ricca merendinaMottino che poi si chiamerà Buondì Motta,secondo una innovativa strategia dimarketing, molto spesso i prodotti nuoviusciti dagli stabilimenti Motta,incorporano nel nome, il nome dalla casa madre, nonché del fondatore AngeloMotta.Fin dai tempi dell'attrezzatura di seconda

mano, la società, presta sempre ogni curaper l`efficienza dei suo impianti e perl`attrezzatura dei suoi stabilimentirinnovando frequentemente i macchinari ecurandone la manutenzione; senz'altroanche questo è uno dei fattori che portanola Motta a resistere come societàautonoma fino a quando sarà acquistatadal gruppo Nestlè.

Angelo Motta è sepolto al CimiteroMonumentale, all'interno di una bellaedicola progettata dall'architettoMelchiorre Bega con sculture di GiacomoManzù. Sebbene, dal punto di vistaformale esistano richiami tipologici moltocolti (tronco di cono che si rifà al tholospreistorico), non sfugge una curiosasomiglianza con la forma della scatola delPanettone Motta.

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Giovanni Battista Pirelli, figlio di unfornaio, nel 1870 si laurea in ingegneriacon Brioschi e Colombo, nel 1872costituisce una società in accomanditasemplice “G.B. Pirelli e C.”, con un capitaledi 215.000 lire per la trasformazione delcaucciù. Quale esempio dell'imprenditoria-lità milanese dell'epoca, produce prodottitecnici e articoli di vario genere in gommanel piccolo stabilimento di via PonteSeveso 19, con una quarantina di operai.

Nel 1879 l'azienda, grazie ai primi ordinida parte del Genio Militare, inizia laproduzione nel settore dei cavi e deiconduttori isolati per telegrafia chedaranno poi avvio al sistema Edison. Nel 1885, rompendo il monopoliomondiale, fino allora detenuto dallecompagnie telegrafiche britanniche ebattendone la concorrenza in una garabandita dal Governo italiano, la Pirelli siaggiudica la costruzione, posa emanutenzione della rete di cavi telegraficisottomarini tra l'Italia e le sue isole. Pocodopo ottiene l'incarico anche dal Governospagnolo per la realizzazione della rete trala penisola iberica, le Baleari e il Marocco.

Negli anni Novanta e nei primi del secolo,lo sviluppo delle reti elettriche etelefoniche urbane e l'allargamento dellagamma produttiva, portano la Pirelli alladiversificazione e alla produzione diarticoli per merceria con un catalogo di“soprabiti, mantelle, paletots perviaggiatori, cocchieri e militari”, allanascita del primo pneumatico per bicicletta(1890) e di Ercole nel 1901 il primopneumatico per vettura.

Con gli anni nascono (poi) altri prodotti,sempre più innovativi, che portano la

società a competere con le grandi rivalieuropee e a una costante crescita delfatturato, che passa dai 2,2 milioni di Liredel 1886 ai 13 milioni del 1889 e ai 23,1milioni del 1907.

La sede di via Ponte Seveso, ormaiinadeguata e raggiunta dalla crescitaurbana, è sostituita da un più vastocomplesso di impianti costruiti ex novoalla Bicocca, dove in convenzione con ilComune e la “Società anonima Quartiereindustriale Nord Milano” (Pirelli,Feltrinelli, Ettore Conti, ecc.) inizia anchela costruzione di alloggi lungo l'asse Zara-Fulvio Testi. Nel frattempo comincia l'espansionegeografica, con la creazione di consociate edi impianti di produzione in Spagna nel1902 (prima azienda industriale italiana arealizzare questo tipo di investimentiall'estero) in Inghilterra nel 1913,associandosi, per la parte finanziaria ecommerciale, con la General Electricinglese ma riservandosi la direzionetecnica dello stabilimento in Argentina ein diversi paesi dell'Europa centro-orientale.

Giovanni Battista Pirelli.

Varenna (CO), 27 dicembre 1848Milano, 1932.

Imprenditore.

Giovanni Battista Pirelli è statovolontario garibaldino durante laterza guerra di indipendenza.(Archivio Storico Pirelli)

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Gli anni della guerra, limitanonecessariamente le esportazioni, ma fannoregistrare un forte incremento dellaproduzione destinata allo sforzo bellicocon un aumento degli addetti dai 3.500 del1914 agli oltre 10.000 del 1918. Sul finiredel 1920 l'insieme del gruppo è riarticola-to: le società estere sono riunite nellaCompagnie Internationale Pirelli, con sedea Bruxelles; mentre a Milano è costituitala Società Italiana Pirelli, (dal 1942, PirelliSpa) con funzioni di finanziaria e didirezione tecnica di tutte le controllatesparse nel mondo.

Caratteristica costante della Pirelli è statadi collocarsi, con propri laboratori, ailivelli più avanzati dello sviluppotecnologico e di muoversi da sempre in unorizzonte internazionale.

Tra le due guerre nel 1927, la Pirellirealizza il primo cavo a olio fluido: unatappa tecnologica fondamentale, mentre,sul fronte pneumatici, è lanciato ilSuperflex Stella Bianca. L'espansioneinternazionale si rafforza: nel 1929 èavviata la produzione di cavi in Brasile e dipneumatici in Gran Bretagna.

Dagli anni Venti piloti come Nuvolari,Ascari (1888-1925), e poi Fangio,cominciano una lunga serie di vittorie conpneumatici Pirelli, che a tutt'oggi registraoltre ottanta successi in altrettanti GranPremi internazionali e sei Campionati delMondo Conduttori; da menzionare inoltrele diciotto vittorie nella leggendaria MilleMiglia con Alfa Romeo e Ferrari.

Nella seconda meta degli anni Venti, ilgruppo riprende la propria ascesa, inparticolare nel campo dei cavi pertrasporto di energia, che le assicuraronoposizioni di primato sul piano mondiale egrazie anche alle sue diversificazionimerceologiche e geografiche supera senzaarretramenti la “grande crisi” dei primianni Trenta. Con la ricostruzione e il boom economicoinizia una nuova fase di espansionedell'azienda, che vede un'accentuatamodernizzazione degli impianti edell'organizzazione produttiva.

Oltre che grande industriale, GiovanniBattista Pirelli dal 1877 al 1889 èConsigliere Comunale e partecipaattivamente alla crescita della città: è nella

commissione per l'istituzione delPolitecnico, relatore del Piano Beruto, nelConsiglio direttivo dell'´UniversitàBocconi, contribuisce alla realizzazionedell'impianto elettrico della Scala e allanascita del Museo teatrale, fonda la Societàdi esplorazione commerciale in Africa conCarlo Erba (1811-1888) ed Ernesto DeAngeli; mentre dal 1909 è Senatore delRegno, presidente della Confindustria nel1919 oltre che uno dei fondatori delCredito Italiano, istituto di credito mistoche ebbe tanta importanza nelfinanziamento all'industria italiana.

La famiglia Pirelli, secondo la tradizionemeneghina, ha in concessione unasepoltura al cimitero Monumentale. Lasepoltura, voluta dal fondatore GiovanBattista Pirelli, è stata realizzata peraccogliere le spoglie del figlio Giovanni,morto quale tenente aviatore durante ilprimo conflitto Mondiale.

L'edicola, è stata realizzata in stile neo-romanico su progetto dell'architetto LucaBeltrami e dell'ingegnere GiovanniBattista Casati.

Copertina di una copia della rivistaTouring del 1920.(Archivio Storico Pirelli)

In alto. L’uscita delle maestranze invia Ponte Seveso nel 1905. Qui sopra.l’area diegli stabilimenti Pirelli inviale Sarca; la localizzazione dellasepoltura al Monumentale.

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Si può dire che Eugenio Villoresi siacresciuto nel reale giardino alla francese diMonza di cui, all'epoca, il padre eradirettore; proprio con il padre, cheEugenio segue nelle ore libere dagli studi,egli impara a riconoscere, anche nellanatura, la mano dell'uomo che laregolamenta, la trasforma e la plasmasecondo progetti complessi: tra i viali delgiardino di Monza, Eugenio studial'importanza dell'acqua ed allo stessotempo percepisce le difficoltà di trattenerlae di condurla proprio dove serve, e cioè,per esempio, fino ai terreni che sono piùaridi, o dove le coltivazioni la richiedono inparticolare.

Studia al liceo classico e poi si laurea aPavia in matematica, ma il suo primoobiettivo, non appena giunge ad affacciarsial mondo del lavoro, resta quello di potersioccupare di risorse idriche a serviziodell'agricoltura. Si propone, pertanto, peressere assunto in qualità di Agente pressoi Luoghi Pii Elemosinieri di Milano chesono una quarantina, sparsi nei dintornidella città. Eugenio si occupa, inparticolare, di portare l'acqua alle aziende

agricole funzionanti negli immediatidintorni di Milano.

Imparando a conoscere il territorio palmoa palmo, Eugenio si convince che, inparticolare nelle zone a Nord di Milano, ilsistema di irrigazione e di distribuzionedell'acqua non consenteall'agricoltura disuperare le frequenti situazioni di ariditàdei terreni dovute principalmenteall'eccessivo drenaggio degli stessi,permeabili e fatti di ciottoli e ghiaia:l'acqua piovana, infatti, filtrandorapidamente, non soddisfa le necessitàdelle coltivazioni e non vi è modo ditrattenerla. Altrettanto si verificava inpresenza di corsi d'acqua naturali che nontracimano lateralmente a vantaggio deicampi limitrofi.Allo stesso tempo, Eugenio valuta che lazona del milanese, geograficamentefortunata, è caratterizzata dalla vicinanzadel lago Maggiore e del lago di Lugano,nonché dalla presenza di diversi corsid'acqua, ma si convince che ilmiglioramento del sistema irriguo non puòavvenire senza una razionalizzazione eduna regolamentazione della distribuzione

della risorsa idrica.Dopo una prima fase di studio e di ipotesi,con l'aiuto del nipote, l'ingegnerMeraviglia, Eugenio, noto per il suospiccato senso pratico, si adopera per lastesura di un vero progetto di ingegnerianaturalistica; per la verità, lo stesso nipotenon crederà fino in fondo all'iniziativa,rinunciando all'idea a metà del percorso.

Di ben diverso avviso è Eugenio che nel1868 presenta, in prima persona, ilprogetto futuribile di due canali artificialiuscenti direttamente dai laghi Maggiore edi Lugano sufficientemente larghi daconsentire, al loro interno, persino lanavigazione per il trasporto della sabbia,oltrechè l'irrigazione e la conduzione diforza motrice alle fabbriche cittadine. Icanali dopo un lungo percorso, sisarebbero immessi nel fiume Adda.Certamente un progetto ambizioso e dallemolteplici utilità sociali ma, sebbene, ineffetti, la concessione per novant'anniviene emanata in un tempo brevissimodall'entusiasta re Vittorio Emanuele II,quello di Eugenio resta un progettoeccessivamente problematico dal punto di

Eugenio Villoresi.

Monza, 13 febbraio 1810 Milano,12 novembre 1879

Ingegnere idraulico.

Qui sopra. La statua in piazzaLeonardo da Vinci: l'iscrizione riporta: Patriota, scienziato, ideatore dei canaliche ricorderanno ai posteri il suo nomeonorò la patria con gli scritti e con leopere. Auspice il primo consorzio dei canalidell'Alta Lombardiacon il concorso di comuni enti moraliamici ammiratori.si inaugurava il I dicembre MCMVII.(Civico Archivio Fotografico diMilano).Il canale Villoresi in due immaginidegli anni Cinquanta (Archivio comunale di GarbagnateMilanese).

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vista tecnico, ad ammissione dello stessoEugenio.

Nuove considerazioni e la fermaopposizione degli agricoltori di vite egelso delle zone del lago di Lugano,inducono il Villoresi a rivedere l'ideainiziale e sostanzialmente a ridimensionareil progetto, tralasciando il canale che dallostesso lago si sarebbe dipartito.

Nonostante queste modifiche, e nonostanteil progetto ottenga l'approvazione anchedel Ministero dei Lavori Pubblici,sembrano a quel punto insostenibili i costie complessa la soluzione delleproblematiche tecniche. La realizzazione è,in ogni caso subordinata all'impegno, daparte dei proprietari terrieri futuri utenti(ai quali non vennero chiesti anticipi dicapitali) a sottoscrivere le quote d'acqua.

Anche riversando nella sua realizzazionetutte le proprie risorse economiche Eugenio non riesce a vedere realizzata lasua idea prima di morire; si narra che inpunto di morte egli abbia saputo dal figlioingegnere che, quantomeno, da Roma eragiunta l'approvazione definitiva alfinanziamento del canale dal Ticino.Peccato che, sull'orlo del tracollofinanziario, gli eredi di Eugenio Villoresidebbano concedere i diritti di concessionealla Società Italiana Condotte d'acqua chesi incarica, negli anni successivi dellarealizzazione dell'opera, non senzaulteriori difficoltà economiche.

Il tracciato previsto da Eugenio , ricalca inparte quello medievale detto delPanperduto, mai completato, che daiborghi di Golasecca, attraverso SommaLombardo, Vizzola, Tornavento e Castanoraggiungeva le terre di Arconate. L'inaugurazione del primo tronco avvienea Somma Lombardo nell'aprile del 1884,quando un nuovo soggetto, il Consorziodegli utenti, lo prende in gestione,intitolandolo a Eugenio Villoresi, che ciaveva creduto più di tutti; in quellaoccasione, i trecento notabili invitati apartecipare all'evento perdono l'abitualecompostezza, gridando con voce corale:Acqua, acqua!.

Il canale entra in funzione solo due annidopo, quando viene realizzato e completatoil collegamento con l'Adda.

Il percorso attraverso cui il canale Villoresi si articola è lungo più di 80chilometri e distribuisce acqua da 120bocche di derivazione, generando una rete

di canaletti secondari intricatissima, checomplessivamente raggiunge i 1.400chilometri.

A Milano il tributo a Eugenio Villoresiavviene attraverso la statua, operadell'artista Luigi Panzeri (1864-1939),oggi posta, tra gli alberi, in piazzaLeonardo da Vinci, ma originariamenteprevista in piazza Cadorna.

Allo stesso autore si deve il Monumento difamiglia eretto al cimitero Monumentale,sebbene al Villoresi sono stati riconosciutigli onori del Famedio.La scultura richiama figurativamente ilpercorso del canale Villoresi fino alla suaricongiunzione con il fiume Adda.

In alto. Antica cartolina della diga ecanale Villoresi; il bozzetto dellatomba in una foto d’epoca (Archiviocomunale di Garbagnate Milanese); ilmonumento realizzato e posto alMonumentale.Qui sopra. Localizzazione alMonumentale.

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