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Xxxxxx xxxx xxxxxxxxxxxxxxxxxx XXXXXxxxxxxxxxxxx xxxxxxxxx xxxxxxxxxxxxxxx xxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxx 10 aprile 2011 Ogni nuova iniziativa nasce da un interesse personale, da una propria passione che poi ha necessità di essere espressa e comunicata. Per la creazione dell’Associazione “Bambini in Cucina” quali sono stati gli interessi, le passioni e le idee? Il mio interesse per la cucina a misura di bambino è nato per necessità: a casa, con mio igl io piccolo, cercavo modi per intrattenerlo con attività interessanti, che allo stesso tempo mi consentissero di mandare avanti INTERVISTA a Federica Buglioni, fondatrice e presidente dell’As- sociazione Bambini in Cucina. Lavora in campo editoriale ed è autrice di libri. Le foto sono di Antonio de Luca (©AntonioDeLuca)

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Ogni nuova iniziativa nasce da un interesse personale, da una propria passione che poi ha necessità di essere espressa e comunicata. Per la creazione dell’Associazione “Bambini in Cucina” quali sono stati gli interessi, le passioni e le idee?

Il mio interesse per la cucina a misura di bambino è nato per necessità: a casa, con mio iglio piccolo, cercavo modi per intrattenerlo con attività interessanti, che allo stesso tempo mi consentissero di mandare avanti

INTERVISTA a Federica Buglioni, fondatrice e presidente dell’As-sociazione Bambini in Cucina. Lavora in campo editoriale ed è autrice di libri.

Le foto sono di

Antonio de Luca

(©AntonioDeLuca)

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la quotidianità. Mentre preparavo da mangiare, per esempio, volevo tenerlo in

cucina con me, per non perderlo d’occhio. Così ho cominciato a mettere per terra un pentolone e delle patate, o a dargli in mano

una testa d’aglio, un mandarino. E mentre lo osservavo, così attento e interessato,

cominciavo a intuire che la cucina di casa era un laboratorio straordinario, alla portata di tutte

le tasche e che in cucina ci si poteva incontrare davvero, stare bene insieme.

A poco a poco, attraverso tentativi, letture, osservazioni ed esperienze, ho maturato idee e competenze che ho voluto trasmettere e

condividere con altre mamme. Gli interessi che mi guidavano? Tanti e vari, soprattutto la pedagogia e le scienze naturali.

Quali sono gli obiettivi e le inalità che persegue l’Associazione?

Cerchiamo di trasmettere ai bambini l’interesse e la passione per il cibo e per la manualità della cucina, ma anche rassicurare gli adulti, che fanno fatica a comprendere quanto sia utile e importante trasferire ai bimbi la competenza pratica del cucinare. Spieghiamo ai genitori come organizzarsi, quali mansioni afidare ai più piccoli e come abituarli

a nutrirsi in modo semplice e rispettoso della propria salute, tutto a vantaggio anche del portafoglio, perché chi sa cucinare sa anche rendere gustosi gli alimenti meno costosi. Inine, puntiamo molto sulla cura del “clima” in cucina, perché a tavola ci sediamo sia per mangiare sia per stare insieme; dove non c’è serenità anche il boccone migliore diventa un boccone amaro. In Italia la maggior parte dei progetti di educazione alimentare sono attuati nelle scuole, ma questo non basta. Noi desideriamo aiutare le famiglie a curare l’educazione alimentare quotidiana, quella che si attua in casa tutti

di Carmela Giordano

Federica Buglioni

i giorni e di cui noi genitori siamo responsabili. Vediamo molte famiglie che fanno fatica a introdurre le novità e iniscono col proporre in tavola sempre le stesse cose: un ventaglio alimentare spesso troppo ristretto.L’esperienza ci dimostra che è proprio cucinando che i bambini vincono i pregiudizi e si aprono alle novità. È questa la chiave per introdurre nuovi alimenti. E quando mangiano meglio i bimbi, automaticamente mangiamo meglio anche noi genitori. Inine lavoriamo per tenere vivo il rispetto per la cucina di casa, perché è questo il nucleo creativo della gastronomia italiana, che poi è un elemento della nostra identità culturale. Penso che la cucina prima o poi diventerà una materia scolastica. Un sogno? Nient’affatto: poche e straordinarie scuole lo fanno già. Se domani una scuola ci chiedesse di istituire un corso di cucina per bambini al suo interno, avremmo raggiunto un enorme traguardo.

Quali igure professionali vede impegnate “Bambini in Cucina”? E a quale pubblico si rivolge maggiormente?

Il nostro metodo di lavoro è frutto dell’incontro e dell’amicizia tra persone provenienti da campi professionali molto diversi: io lavoro in campo editoriale, Fiorella s’interessa da sempre della relazione tra cibo e salute e di recente ha aperto un bellissimo paniicio, Francesca è psicologa, Sara una

ceramista, Alessandra è la responsabile dei progetti educativi dell’asilo nido da lei fondato, sono solo esempi dei bizzarri ingredienti

della “ricetta Bambini in Cucina”. Attraverso le pubblicazioni che appaiono settimanalmente sul

web, raggiungiamo molte famiglie – soprattutto mamme – e numerosi insegnanti, che ci scrivono per

esporre dubbi, chiedere consigli o semplicemente per incoraggiarci. E l’incoraggiamento serve, perché

organizzare attività di cucina è costoso e, dal punto di vista normativo, piuttosto complicato. I nostri laboratori

sono destinati ai bambini dai 2 agli 11 anni.

12 aprile 2011

Un Laboratorio tipico di “Bambini in Cucina” in quante fasi si divide e dove è più consono organizzarlo?

Abbiamo organizzato laboratori nelle case private, nelle scuole, nelle iere, nelle biblioteche, negli oratori e anche in luoghi ben più insoliti, per esempio nei parchi pubblici e in un castello. In teoria si può cucinare in qualsiasi luogo pulito, basta organizzarsi. I nostri laboratori hanno solo due regole isse: il numero limitato di partecipanti, afinché il clima sia sereno e ogni bambino possa essere seguito individualmente, e la calma. Cominciamo sempre tutti insieme e procediamo senza fretta, in modo che i bimbi abbiamo tempo di godersi l’esperienza, di sbagliare e di correggere i propri errori, che vengono valorizzati come opportunità per capire ed escogitare soluzioni: è questa una delle lezioni educative più importanti che la cucina ci regala.

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Quale fascia d’età risponde in maniera maggiormente attiva e collaborativa durante un Laboratorio?

Ai bambini cucinare piace molto, indipendentemente dall’età. Premesso che ogni bimbo è diverso, i più piccoli (2-5 anni) dimostrano una sorprendente capacità di concentrazione, che spesso stupisce gli stessi genitori. Per loro ogni cosa è nuova e interessante – gli odori, le consistenze, l’uso degli utensili e soprattutto della propria mano – e si tuffano con coraggio verso la sida. Altrettanto toccante è vedere i bambini più grandi, ormai sensibili al giudizio dei compagni (segno inequivocabile dell’imminente adolescenza) che accettano di mettersi in gioco, di lasciare che la loro imperizia inisca sotto gli occhi di tutti, e poi a poco a poco apprendono i gesti corretti e trovano una nuova ierezza, più concreta. Ci piace lavorare in gruppi misti di età perché i più grandi sanno essere molto premurosi verso i piccoli.

Insegnare a rapportarsi con i cibi signiica “Educazione Alimentare”. Lei, in base alla sua esperienza, crede sia possibile un’azione preventiva e/o curativa, ovviamente in accordo con eventuali altre igure professionali specialistiche di riferimento, ad eventuali disturbi alimentari, quali anoressia, bulimia, obesità?

Penso che i disturbi del comportamento alimentare abbiano poco a che fare col cibo ma siano piuttosto l’espressione di un dolore, di una sofferenza, che attraverso il cibo viene portata alla luce, resa visibile a se stessi e agli altri. Penso però che talvolta siamo noi genitori a “insegnare” ai bambini a usare il cibo, anziché le parole, per esprimere il nostro stato d’animo. Premiare un bambino con caramelle anziché con abbracci, ricattare con frasi come “se non mangi la mamma piange” o “se mangi la carnina dopo ti do il gelato” è pericoloso: il cibo è solo cibo, non è un linguaggio e tantomeno uno strumento di ricatto. Se noi lo usiamo invece come ricompensa o castigo, i nostri bambini impareranno a fare la stessa cosa, talvolta danneggiando se stessi.

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Il rapportarsi con i cibi attraverso la manipolazione tattile, il riconoscimento del gusto, degli odori, dei colori dei vari cibi, potrebbe essere intesa anche come un’educazione sensoriale-emotiva dei bambini?

Sì. L’educazione alimentare, per essere eficace, deve essere prima di tutto un’educazione sensoriale ed emotiva: i piatti migliori sono quelli buoni, belli da vedere, con consistenze interessanti, capaci magari di evocare paesaggi, luoghi e atmosfere, di fare vibrare le emozioni. Cucinando, i bambini imparano a “usare” i sensi, ad allenarli, e questo li aiuterà, in futuro, a diventare consumatori più attenti e consapevoli, capaci di scegliere bene senza lasciarsi sedurre dall’apparenza.

Quali altri organismi collaborano con “Bambini in Cucina”?

A Milano collaboriamo con un meraviglioso asilo nido, il Naviglio a Vapore, che ospita molte nostre attività, con il sito Milanoperibambini e con la cooperativa Tempo per l’Infanzia. Stiamo avviando proprio in questi mesi nuove collaborazioni, in particolare con l’Associazione Pollicino Onlus e con l’Associazione Aiuto ai giovani diabetici. Abbiamo poi un’interessante collaborazione con Piccolo Chef, una fantastica scuola di cucina italiana per bambini che si trova a Los Angeles: ci scambiamo idee, consigli ed esperienze.

L’Associazione promuove anche dei corsi di formazione? A chi si rivolgono e perché la formazione è importante?

I corsi e i laboratori di cucina, se ben fatti, sono costosi: a fare lievitare i prezzi sono ingredienti e materiali di qualità (guai a risparmiare su ciò che si offre ai bambini!) ed educatori capaci, che meritano di essere retribuiti in modo dignitoso. Per questo motivo portare i laboratori nelle scuole è dificile. Meglio allora formare gli insegnanti, afinché possano poi proporre in classe, in piena autonomia, le attività di cucina. Oggi gli insegnanti che

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“ci credono” sono pochi, ma i tempi sono maturi per una svolta verso il laboratorio autogestito. Per questo la nostra formazione si rivolge agli insegnanti di nidi, scuole materne e primarie.

Per concludere, mi potrebbe raccontare un aneddoto divertente, emozionante, signiicativo?

Nel corso dei laboratori ci sono stati molti momenti toccanti, come quando, durante un incontro organizzato per la Regione Lombardia, abbiamo fatto la pasta con una bimba non vedente. A commuovermi, comunque, non sono tanto i bambini, perché so bene che sono bravi e quindi anche il progresso più sorprendente, paradossalmente, non mi sorprende. Mi commuovono invece quelle mamme che, per i motivi più diversi, nutrono una forte preoccupazione rispetto alle capacità del proprio bimbo e che poi, vedendolo fare qualcosa di nuovo (toccare il cibo, assaggiare, portare a termine un progetto), ritrovano di colpo la speranza e l’ottimismo. Ci sono anche molti momenti divertenti. Vado pazza per il modo in cui i bimbi storpiano le parole, come il povero lievito di birra, che puntualmente qualcuno chiama “vomito di birra”!•

Per contattareBambini in Cucina:

Bambini in Cucina Approfondimenti

Tel. 3485286270

e-mail: [email protected]

web: www.bambiniincucina.it

e su Facebook.

La nostra rubrica settimanale è su www.milanoperibambini.it

E. Bussolati, F. Buglioni, “Cuochi col sale in zucca”, Editoriale Scienza

F. Buglioni,” In cucina con mamma e papà”, San Paolo

F. Buglioni, M. Gallorini, “In cucina con i nostri bambini”, FrancoAngeli