08-10-2018 · del Campus salute 3S, iniziativa promossa da Annamaria Colao dell' Università...

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08-10-2018 Media Monitoring per Rassegna stampa del 08-10-2018

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08-10-2018

Media Monitoring per

Rassegna stampa del 08-10-2018

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Sanità Salerno e provincia 1 .............................................................................................................. «Giusto il badge per gli avvocati» 1 .......................................................................................... Fatture gonfiate, Nas nel centro privato 3 ............................................................................... Morì dopo un' operazione di ernia iatale 20 indagati tra "Umberto I" e "Scarlato"

5 ................................................................................................................................................ Sanità Campania 6 ...............................................................................................................................

Campus salute, duemila visite per prevenire le malattie renali 6 ........................................ Obiettori e centri ko il disastro della "194" 8 .......................................................................... Ospedale del Mare, aperta 'inchiesta 11 .................................................................................. Ospedale del mare, medici con turni da record: 30 ore 13 .................................................... Ospedale Frangipane l' ematologo Fortunato è l' erede di Savino 15 .................................

Sanità nazionale 17 ............................................................................................................................. Anche se gli ospedali vanno a rotoli i dirigenti incassano i super premi 17 ....................... «Il 118 prossimo al collasso. Servono ambulanze» 20 ............................................................ «Resto qui e fermo i tagli alla sanità» 22 ................................................................................. E un' apparecchiatura su tre ha più di dieci anni di vita 25 .................................................. Furti e barboni in corsia Ospedali incontrollati 27 .................................................................. II Pronto Soccorso resta senza medici 30 ................................................................................. Il policlinico della Capitale ora è il rifugio dei clochard 32 .................................................... Il super cardiologo: «Così formo medici con la meritocrazia» 34 ......................................... Il tunnel sotterraneo che porta in reparto 36 .......................................................................... La cannabis medica non basta "In un anno pazienti triplicati" 38 ....................................... Macchinari obsoleti negli ospedali 40 ....................................................................................... Ospedali: servono 20 mila medici 41 ......................................................................................... Osteopati e chiropratici ancora in attesa di regole 44 ........................................................... Regione, kit per diabetici senza gara In sei anni sprecati quasi 200 milioni 45 ................ TENTAZIONI ILLIBERALI SULL' ABORTO 47 ................................................................................

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08/10/2018 La Città di Salerno

Argomento: Sanità Salerno e provincia

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«Giusto il badge per gli avvocati»

Non c'è niente da fare: anche gliavvocati dirigenti in servizio presso l'Asldi Salerno ogni giorno dovranno timbrareil loro badge all'ingresso sul luogo dilavoro. Lo ha sancito con una sentenza ilConsiglio di Stato che ha così respintol'appello avanzato dai legali dipendentidella struttura pubblica chi si erano giàvisti bocciare la loro istanza dal Tar. Alcentro della contesa amministrativa unanota dell'estate del 2016 dell'alloraDirettore della funzione gestione delpersonale dell'Asl che disponeva appunto l'obbligo di marcatura del badge anche pergli avvocati dell'Azienda. Per gli avvocati quella disposizione era incompatibile con illoro status di avvocati dipendenti di un Ente pubblico, «caratterizzato da profili diautonomia professionale ed indipendenza, oltre che con le peculiari modalità disvolgimento dell'attività professionale alle dipendenze dell'Azienda sanitaria ». Già ilTar aveva respinto tale censura riprendendo una sentenza della Sezione V delConsiglio di Stato del 7 giugno 2016, secondo la quale «le prerogative di autonomiaed indipendenza, nei termini riconosciuti dall'ordinamento professionale agliavvocati degli enti pubblici, non sono lese da ordini di servizio finalizzati alla verificadel rispetto degli obblighi lavorativi di diligenza e correttezza nei confronti dellapersona giuridica pubblica datrice di lavoro, non realizzandosi con tali provvedimentiuna indebita ingerenza nell'esercizio intrinseco della prestazione d'operaintellettuale propria della professione forense, e cioè «nella trattazione esclusiva estabile degli affari legali dell'ente», piuttosto semplicemente sottoponendosil'attività a forme di controllo estrinseco, doverose e coerenti con la partecipazionedell'ufficio dell'avvocato dell'ente pubblico all'organizzazione amministrativadell'ente stesso». E inoltre le prerogative di indipendenza ed autonomia degliavvocati dipendenti di un ente pubblico, «proprio perché affidatari dell'interesse diuna parte, attengono essenzialmente al modo in cui perseguire quell'interesse,ovvero alle scelte difensive da mettere in pratica per la sua migliore tutela, con laconseguenza che non rischiano di essere pregiudicate, anche nella percezione abexterno, da forme di controllo, circa le modalità anche temporali di svolgimentodella loro prestazione, che con quelle scelte non siano, direttamente oindirettamente, interferenti ». Insomma, non c'è alcuna interferenza o lesione dellaprofessionalità da parte dell'Azienda quando impone la timbratura del badge aipropri dipendenti. Anche se questi sono degli avvocati. (to.si.) ©RIPRODUZIONE

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08/10/2018 La Città di Salerno

Argomento: Sanità Salerno e provincia

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Fatture gonfiate, Nas nel centro privatoGiovanni Volpe

Fatture gonfiate nella sanità privata:blitz in una grande struttura salernitana.Il giro di vite nei controlli annunciatodalla Regione, ha portato i Nas in uncentro con sedi nel capoluogo e inprovincia. Fonti investigative parlano dipresunti riscontri ai sospetti diirregolarità nei rimborsi richiesti all'Asl. Eun verbale è stato trasmesso allaprocura al termine delle verifiche,condotte nei giorni scorsi dai militariguidati dal maggiore Vincenzo Ferrara .Sulla relazione degli investigatori lavorail pool reati contro la pubblicaamministrazione. Non una novità, dopo icontrolli a tappeto in corso da tempo.Già lo scorso marzo la procura di Salernoha emesso 39 avvisi di garanzia neiconfronti di amministratori, commissaristraordinari e dirigenti dell'aziendasanitaria, in carica dal 2014 al 2016. Tragli indagati figurano titolari di alcunicentri accreditati. Le contestazioni riguardano l'ipotesi di irregolarità nelladeterminazione dei tetti di spesa per prestazioni erogate in convenzione. Nella maxiinchiesta del pm Silvio Marco Guarriello , ci sono gli ex vertici dell'Asl, in seguitocommissariata: dal direttore generale Antonio Giordano al direttore amministrativoAntonella Tropiano a quello sanitario Maria Vittoria Montemurro , oltre ai precedentimanager Antonio Squillante e Federico Pagano , defunto ex responsabile dellastruttura Programmazione e controllo. Gli inquirenti sospettano che l'Asl non sisarebbe adeguata ai criteri dettati da un decreto commissariale di due anni fa. E sela lente dei magistrati è da molto puntata sul mondo della sanità privata, gli ultimiaccertamenti derivano anche dalla stretta annunciata da Palazzo Santa Lucia. ASalerno, procede una task force attivata dall'intesa siglata da Asl e procura. Incampo, oltre ai Nas, i funzionari dell'Azienda sanitaria. Un'intensificazione neicontrolli su cui era giunto l'avvertimento del governatore De Luca , nel pieno delloscontro con i laboratori, sul sentiero di guerra per l'esaurimento dei budget. Idestinatari erano sia le strutture che i manager Asl, nel momento in cui la Regionecomunicava di aver trovato le risorse per scongiurare lo stop alle prestazioni.

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«Nell'ambito del protocollo firmato con la Finanza - comunicava il mese scorso ilgovernatore-, sono stati attivati una serie di controlli a tappeto nelle struttureaccreditate dove già si segnalano diversi casi di aggravi di spesa fuori della norma.Si userà il pugno di ferro nei confronti delle residue e limitate aree speculativepresenti nel mondo dei laboratori. Non saranno tollerati né i truffatori, né i mancati opoco rigorosi controlli».

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08/10/2018

Argomento: Sanità Salerno e provincia

Pagina 16 EAV: € 810Lettori: 29.750

Morì dopo un' operazione di ernia iatale 20 indagati tra"Umberto I" e "Scarlato"

Venti medici indagati tra lo Scarlato e l'Umberto I di Nocera Inferiore per lamorte di una 76enne originaria diRoccadaspide ma residente a Sant' Egdiodel Monte Albino, Giovanna Petuto. All'origine sotto inchiesta erano finiti in 36ma quella lista si è assottigliata perchèevidentemente altri 16 camici bianchinon hanno avuto responsabilità su queldecesso, avvenuto a giugno scorso. L'anziana era stata ricoverata nei dueospedali dellle città dell' Agro per circadue mesi e e mezzo e la mortesopraggiunse a giugno presso l' ospedaleUmberto I di Nocera Inferiore e fuoggetto della magistratura inquirenteche, dopo la denuncia dei familiari,aveva messo sotto osservazione i 36camici bianchi dei due plessi ospedalieri.Il pm Anna Chiara Fasano è titolare delfascicolo. A spingere per unapprofondimento ulteriore era stataappunto la denuncia sporta dai familiari, per nulla convinti del fatto che la pazientesia stata curata adeguatamente. Gli esiti dell' autopsia sono serviti a sgomberare ilcampo da presunte responsabilità legate ad alcuni medici ed infermieri. La 76enne siera recata in ospedale a Nocera Inferiore tra la fine di aprile e l' inizio di maggioscorso. Lamentava dei dolori addominali molto forti, tanto da spingere l' equipemedica ad un intervento di ernia iatale presso il reparto di chirurgia d' urgenza. Dalì, l' inizio della degenza e il trasferimento successivo presso l' ospedale di Scafati.Qui avrebbe affrontato un' altra lunga degenza, prima di un nuovo trasferimento aNocera Inferiore. La morte era sopraggiunta nella notte tra il 22 e 23 giugno.

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08/10/2018

Argomento: Sanità Campania

Pagina 21 EAV: € 6.546Lettori: 133.364

Campus salute, duemila visite per prevenire le malattierenali

L' INIZIATIVA La prevenzione dellamalattia renale cronica e dei suoi fattoridi rischio cardiovascolare tra gli obiettividel Campus salute 3S, iniziativapromossa da Annamaria Colao dell'Università Federico II e da TommasoMandato di Sportform, dedicata al temadella salute e della prevenzione a 360gradi sul lungomare di Napoli lo scorsofine settimana. Tre giorni con oltre 2milavisite mediche gratuite nelle diversebranche specialistiche grazie alcoinvolgimento di oltre 200 medici che sisono alternati in 19 ambulatori in quelloche da alcuni anni è diventato unappuntamento abituale per i cittadinipartenopei. Tra gli «ambulatori» piùaffollati quello della NephroCare,coordinato dal dottor Attilio DiBenedetto, nefrologo direttore medico diNephroCare Italy, coadiuvato dalladottoressa Annalisa Ciotola, dalladottoressa Roberta d' Amato e dal dottorFrancesco Mirenghi. «In Campania - diceil nefrologo Di Benedetto - viviamo appieno il paradosso di elevati costi legati acattivi stili di vita causa di una patologia quale la malattia renale cronica, chepotrebbe, in molti casi, essere prevenuta o quantomeno diagnosticataprecocemente. Questa malattia ha un forte impatto sulla qualità di vita dei pazientie delle loro famiglie. È nostro dovere, come nefrologi, fare diagnosi precoci eprevenire i fattori di rischio renale e cardiovascolare consigliando, prima di ognicosa, stili di vita sani. Per i pazienti già in cura dobbiamo invece lavorare consempre maggiore dedizione per garantire loro la migliore qualità di vita possibile».Questi sono anche i temi affrontati durante il recente congresso nazionale dellaSocietà italiana di nefrologia. Dalle parole del dottor Di Benedetto è facile intuirecome purtroppo in Campania, e in altre regioni del Sud, non si sia fatto abbastanzain tema di prevenzione ed educazione sul miglioramento degli stili di vita. Tra i dati

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più allarmanti derivati dagli screening, l' incremento dei soggetti diabetici e conpatologia cardiovascolare, come pure l' obesità infantile, che vede la nostra regioneai primi posti. Anche per questo i nefrologi di NephroCare hanno incoraggiato tutti icittadini a sottoporsi allo screening e a tenersi attivi con l' esercizio fisico. ©RIPRODUZIONE RISERVATA.

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08/10/2018

Argomento: Sanità Campania

Pagina 9 EAV: € 14.926Lettori: 133.364

Obiettori e centri ko il disastro della "194"Maria Pirro

Il ritorno degli anti abortisti Tanti, troppiginecologi obiettori, consultori in crisi,caos prenotazioni, donne costrette adabortire accanto alle partorienti o aspostarsi in altre regioni, interventi piùfrequenti tra le minorenni e addiritturasospesi a causa dei tetti di spesa,difficoltà nel somministrare la pillolaRu486 e nell' assistenza dopo il terzomese di gestazione, ricorso al «fai-da-te»soprattutto tra le immigrate. Ecco, gliostacoli che da tempo si registrano nell'applicazione della legge 194 chestabilisce che la gravidanza indesideratapossa essere interrotta gratuitamentenelle strutture pubbliche ma prevedeanche politiche di prevenzione. Adistanza di 40 anni dall' approvazionedelle norme e nei giorni in cui infiammala polemica sulla mozione per la vitaapprovata dal consiglio comunale diVerona, le difficoltà segnalate daoperatori, associazioni femministe epazienti diventano motivo di una nuovamobilitazione. In campo la rete, denominata Rebel network, che oggi raggruppa 152realtà italiane. Si parte dalla questione dei medici che, per motivi di coscienza, nongarantiscono la prestazione sanitaria. Sono ormai il 70,5 per cento, secondo l' ultimomonitoraggio nazionale presentato in Parlamento. E il record di obiettori, oltre l' 80per cento, si registra nel Mezzogiorno: in Abruzzo, Molise, Campania, Puglia eBasilicata. Non bastasse, anche un anestesista su due nella penisola incrocia lebraccia, e fanno lo stesso gli altri operatori sanitari e a queste difficoltà siaggiungono ulteriori carenze di personale. In particolare, servirebbero più assistentisociali e psicologi anche per poter migliorare l' accoglienza e gestire le prenotazioni.Ci sono infatti strutture che accettano solo un numero limitato di richieste al giorno,quindi chi vuole abortire deve raggiungere all' alba lo sportello per evitare di doverritornare l' indomani. Una lotteria, «una fila penosa»: così l' hanno definita gli stessiresponsabili dei servizi nella Asl di Napoli, in occasione del convegno organizzato il31 maggio 2018 nel palazzo del Consiglio della Regione. Ancora: nel Lazio l' aborto

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dopo il terzo mese viene effettuato solo nella capitale e in nessuna delle altreprovince. «Perché siamo rimasti in sette a provvedere», dice Silvana Agatone,presidente di Laiga, l' associazione che raggruppa i ginecologi non obiettori. «Perlegge, il servizio andrebbe assicurato in tutti gli ospedali e invece si ha in un presidioitaliano su dieci», aggiunge. Inoltre, «ci sono cliniche convenzionate che possonoessere costrette a sospendere gli interventi in autunno, una volta raggiunto il tettodi spesa pattuito per i rimborsi. Anche questo disorienta». Agatone mostra unalettera scritta a mano da una donna napoletana che segnala il disagio vissuto inprima persona nell' ottenere la data del raschiamento entro i termini. «L' abbiamoricoverata noi a Roma, un anno fa», ricorda. «Ma il report sull' applicazione della194, elaborato dal ministero della salute, non consente di valutare situazioni delgenere, perché riporta la data di prenotazione e quella dell' intervento, non il giornodella richiesta e quindi eventuali ritardi e mancata presa in carico». Poi c' è l' abortofarmacologico, che avviene tramite la somministrazione della pillola Ru 486 maancora a macchia di leopardo. In Campania è previsto il ricovero per tre giorni e ilfarmaco non disponibile in tutti i reparti. La consigliera delegata alle pari opportunitàLoredana Raia, che nel dibattito di maggio si è impegnata ad affrontare le criticitàentro il prossimo mese ottobre, ribadisce l' impegno finalizzato a promuovere l'intervento meno invasivo: «In Finlandia avviene nel 98 per cento dei casi, in Italianel 15, in Campania siamo molto al di sotto anche della media nazionale». Raiaaggiunge: «L' altro obiettivo prioritario è quello potenziare le attività di prevenzione,in particolare dirette alle adolescenti». Il numero di aborti è preoccupante a Napoli:le ragazzine sono il 3,3 per cento delle pazienti, decisamente più dello 0,2 per centocertificato nella zona vesuviana e in penisola sorrentina. Ma i consultori sono in crisie sono sempre di meno: tre quelli chiusi a Napoli. «Da un mese la sede dell' Elena d'Aosta è off-limits per motivi di sicurezza», interviene l' infemiera in pensioneMarcella Torre, che annuncia un flash mob, mercoledì mattina, davanti all' exospedale. «Un modello può essere il Piemonte, dove i contraccettivi ora vengonodati gratuitamente», ragiona Raia. La ginecologa Lisa Canitano è presidente dell'associazione Vita di donna che si occupa di salute e ha sede a Roma. Racconta altriproblemi riscontrati sul campo: «Per anni abbiamo rintracciato medici in tutta Italiaper provvedere alla contraccezione di emergenza, perché altri colleghi in prontosoccorso e anche i medici di famiglia spesso si rifiutavano di fare la prescrizione.Recepito l' indirizzo europeo, ora la ricetta non è più necessaria, se non per leminorenni, ma resta l' ostilità da parte di alcuni farmacisti: da quando i prodotti sonousciti dalla lista di emergenza, che è obbligatorio avere al bancone, ce ne sonodiversi che invocano il diritto di obiezione di coscienza, non previsto per la categoria,ma così facendo non provvedono all' approvvigionamento. E il ritardo nellaconsegna, dovuto alla necessità di ordinare le pillole, può causare una gravidanzaindesiderata». Canitano spiega che «più segnalazioni di questo tipo ricevute dallaonlus si hanno in Campania, nel Lazio e nel Veneto, ma arrivano anche dall' EmiliaRomagna e dalla Sicilia, e sono il risultato della volontà di impedire una maternitàconsapevole». Per le immigrate, il vero problema resta, invece, il fai-da-te praticatocon medicine acquistate su internet e assunte in dosi massicce. Lo denunciano ivolontari di Emergency a Castel Volturno che hanno accompagnato al pronto

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soccorso anche ragazze al settimo mese di gravidanza costrette a ingoiare 50compresse di un gastroprotettore usato per abortire. © RIPRODUZIONE RISERVATA.

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08/10/2018

Argomento: Sanità Campania

Pagina 9 EAV: € 1.400Lettori: 29.750

Ospedale del Mare, aperta 'inchiesta

NAPOLI. È stata nominata ed è giàoperativa la Commissione di indagineinterna per cercare di fare luce sull'allagamento di alcuni reparti dell'Ospedale del Mare, a Napoli est. Èquanto fa sapere il direttore generaledella Asl Napoli 1 centro, Mario Forlenza.La Commissione, «insediata ad horas»,dovrà concludere la propria indagineentro il prossimo venerdì, «producendouna relazione dettagliata e completa didati fattuali e fotografie, filmati conindicazione delle cause e, come detto,con l' obiettivo di proporre quantonecessario per evitare analoghiaccadimenti futuri». L' istituzione dellaCommissione fa seguito «alla decisionedi effettuare una approfondita indaginecon riferimento all' evento meteorologicoavverso che ha provocato allagamenti inalcuni locali dell' Ospedale del Mare».Fanno parte della commissione,nominata d' intesa tra Forlenza e ilcommissario ad acta della struttura, CiroVerdoliva, oltre al direttore sanitario del nosocomio di Ponticelli, Giuseppe Russo e alresponsabile tecnico il geometra Sabatino, anche il rappresentante della dittacostruttrice e il direttore dei lavori «nell' ottica di rendere più efficace e trasparentel' approfondimento del "costruito" e del "manutenuto", ma anche al fine di averechiarezza in contraddittorio sulle azioni da intraprendere per eliminare la possibilitàdi ulteriori allagamenti». Intanto, sono continuati a Napoli i disagi per il maltempodopo l' acquazzione nella notta tra sabato e domenica. La bomba d' acqua che si èabbattuta sulla città ha causato serissimi disagi alla popolazione. Via Posillipo èdiventata un fiume in piena con le automobili trascinate dalla forza dell' acqua chehanno paralizzato completamente il traffico. La Riviera di Chiaia è diventata un veroe proprio fiume, con l' acqua che non riusciva a defluire nelle caditoie. Scene dipanico anche nel resto della città dove in diversi quartieri alcuni cittadini hannodovuto chiedere l' aiuto di Vigili del fuoco e Forze dell' ordine per uscire dalle proprieauto. A piazza Carlo III una famiglia ha dovuto abbandonare la propria abitazione su

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diffida della Protezione Civile perché la rottura della condotta fognaria sotto lapressione della pioggia, ha fatto tracimare i liquami all' interno della loro casasfondando i muri dell' appartamento. «Una situazione critica quella di questi giorniper la quale ritengo opportuno in primo luogo istituire una task force del Comuneche sia in grado di provvedere con celerità a riparare i danni prodotti dalla pioggia.Nel caso dell' abi tazione di piazza Carlo III, ad esempio, come denunciato dairesidenti i problemi erano nati già con il maltempo di qualche settimana fa - hannocommentato il consigliere regionale dei verdi, Francesco Emilio Borrelli con ilconsigliere comunale del Sole che Ride Marco Gaudini - Dopo una verifica dellacondotta fognaria si era stabilito di intervenire per risolvere il problema. Ma nelrimpallo tra Municipalità e Comune per chi dovesse intervenire è arrivata la bombad' acqua di ieri che ha finito con il distruggere l' appartamento in questione. Adessola giovanissima famiglia, madre, padre e una bimba di due anni sono ospiti di amicima la situazione dell' intero stabile è da verificare. E non si può perdere altro tempo.Riteniamo infine che bisogna mettere fine alla cementificazione selvaggia di aiuole,fossette alberali, caditoie, aree verdi. Non essendoci più elementi drenanti in città l'acqua delle violente piogge non trova più alcun ostacolo e la situazione si fa di voltain volta sempre più pericolosa in interi quartieri della nostra città. Uncomportamento scellerato che sta portandoil conto di anni di speculazioni ecementificazioni selvagge».

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08/10/2018

Argomento: Sanità Campania

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Ospedale del mare, medici con turni da record: 30 ore

I DISAGI Ettore Mautone Ospedale delMare allagato: oltre alle caditoie e allepluviali otturate la Asl intende verificareanche altri eventuali deficit strutturaliper vederci chiaro. Al vaglio dunqueanche altre strade senza escludereproblemi di altro tipo. A tale scopo aseguito della decisione di istituire unaapprofondita indagine sulle conseguenzedell' evento meteorologico avverso disabato, che ha provocato allagamenti inalcuni locali al piano interrato e nellaradioterapia dell' ospedale (non nellesale operatorie poste al secondo pianodel tutto risparmiate dalle infiltrazioni d'acqua) - il direttore generale della AslMario Forlenza, insieme con ilcommissario ad acta Ciro Verdoliva, hanominato una commissione di indagine.Ne fanno parte, oltre al direttoresanitario di presidio Giuseppe Russo, ilresponsabile tecnico del presidiogeometra Antonio Sabatino, unrappresentante della ditta costruttrice eil direttore dei lavori. «L' obiettivo - dice Forlenza - è rendere più efficace etrasparente l' approfondimento del costruito e del manutenuto evitando loscaricabarile e anche avere piena chiarezza in contraddittorio sulle azioni daintraprendere per eliminare la possibilità di ulteriori allagamenti». La commissione èstata insediata già ieri e dovrà concludere le attività di approfondimento entrovenerdì 12 ottobre «producendo una dettagliata relazione completa di dati -continua Forlemza - fotografie e filmati con l' indicazione delle cause e, come detto,con l' obiettivo assegnato alla stessa di proporre quanto necessario per scongiurareanaloghi accadimenti futuri». IL PRONTO SOCCORSO Intanto prosegue a pieno ritmoe senza intoppi il lavoro del pronto soccorso inaugurato a metà settembre e la cuiattività non ha avuto alcuna conseguenza dall' allagamento dell' altro giorno. Unpronto soccorso che sta lavorando a pieno ritmo da giorni con una media di oltre200 accessi al giorno e ben oltre l' asticella prefissata nella fase dello start-up chene avrebbe dovuto limitare le funzioni a pronto soccorso di base. Al presidio di

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Napoli est infatti in questi 20 giorni è arrivato di tutto, codici verdi, gialli e rossi, conmolti pazienti colpiti da ictus (pur non essendo ancora l' ospedale inserito nella retema comunque dotato del reparto di neurointerventistica) e anche numerosipolitraumi che fino a quando il presidio non sarà qualificato come Dea di II livello aNapoli est non dovrebbero arrivare. Al pronto soccorso i medici di turni sonosottoposti ad un duro lavoro. Dal Cardarelli in questa fase sono arrivate solo unitàinfermieristiche al fianco dei colleghi della Asl che hanno già macinato ore e ore distraordinari. Ma i 15 medici specialisti sono stati costretti in alcuni giorni a restare allavoro 30 ore di fila, compreso il primario Vittorio Helzel, che ha modificato i turnicon 4 o 5 medici di mattina, 4 il pomeriggio e 3 la notte impiegando i 15 camicibianchi in forze. LA CARENZA DI PERSONALE La carenza di specialisti in medicina diurgenza e pronto soccorso dovrebbe essere riassorbita con il nuovo concorsoistruito. Oggi è in programma il sorteggio dei commissari. Entro fine annodovrebbero essere reclutati almeno altri 30 medici specialisti nella disciplinadestinati all' Ospedale del Mare e altri 20 invece ai presidi ospedalieri della Asl. (hacollaborato Melina Chiapparino) © RIPRODUZIONE RISERVATA.

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08/10/2018

Argomento: Sanità Campania

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Ospedale Frangipane l' ematologo Fortunato è l' erede diSavino

ARIANO IRPINO Maria Elena Grasso Dopole indiscrezioni dei giorni scorsi, adessoc' è la conferma. Alfonso Fortunato,ematologo, responsabile dl Dipartimentodel servizio emotrasfusionale diBenevento, Avellino e Salerno, in attesadel bando pubblico dell' Asl di Avellino,succede temporaneamente ad OtoSavino, da poco in pensione, nell'incarico di Direttore Ospedaliero del«S.Ottone Frangipane». LA FIGURA Voltostorico del nosocomio arianese, presso ilquale lavora da oltre trent' anni, haaccettato con entusiasmo, ma anche congrande preoccupazione il nuovo incarico.Deve traghettare, infatti, la strutturaverso il Dipartimento di Accettazione edEmergenza (Dea) di primo livello, comeannunciato recentemente dalGovernatore della Campania, VincenzoDe Luca, e dal direttore generale dell'Asl, Maria Morgante. Ma non solo.Toccherà a lui avviare anche il reparto dilungodegenza con 15 posti letto, la riapertura del servizio immunotrasfusionale e lagestione della pratica per il servizio di radioterapia. Per la lungodegenza è tuttopronto. Per il Sit vanno definite, invece, ancora diverse situazioni con la RegioneCampania. L' ospedale di Ariano Irpino ha svolto il servizio immunotrasfusionale finoa due anni fa. Poi sono cominciate le difficoltà per il reperimento del sangue,dovendosi fare riferimento necessariamente al Moscati di Avellino. Da ultimo laRegione Campania sembrerebbe tornata sui suoi passi, prima consentendo l'apertura del servizio di medicina trasfusionale (i lavori di ristrutturazione del repartosono stati completati da alcuni mesi) e poi ritornando alla deroga per il Sit. In questomodo l' ospedale tornerebbe ad avere autonomia nella gestione del sangue raccolto.Anzi potrebbe distribuirlo anche ad altre strutture pubbliche e private. IL NODO Perla radioterapia, infine, bisogna attendere l' emissione del decreto per ilfinanziamento delle opere necessarie per ristrutturare il piano interrato del

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nosocomio arianese che si affaccia su corso Vittorio Emanuele. Si parla di circa 10milioni di euro tra lavori strutturali ed impiantistica. Ovviamente , Alfonso Fortunato,affronterà il problema degli organici con minore preoccupazione rispetto al suopredecessore. Sono in corso di svolgimento alcuni concorsi per primari e bandipubblici per infermieri e personale amministrativo. E' evidente che il rilancio delS.Ottone Frangipane passa anche per il superamento delle carenze di organico.MIRABELLA Intanto questa mattina alla clinica Villa Maria di Mirabella il governatoreDe Luca presenzierà all' inaugurazione del centro di radioterapia della casa di curaeclanese. © RIPRODUZIONE RISERVATA.

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08/10/2018

Argomento: Sanità nazionale

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Anche se gli ospedali vanno a rotoli i dirigenti incassano isuper premi

alessia pedrielli

Nel 2017 gli scandali hanno travolto lasanità campana, da Nola al San Paolo diNapoli, ma il governatore De Luca haaumentato gli stipendi del 20 per cento.E non è l' unico caso: ecco cosa succedenel resto d' Italia In Emilia Romagna, perpremiare i dirigenti della sanità conbonus da 15.000 euro, su maxi stipendida oltre 120.000, la Regione si avvale diun ente di valutazione che, a sua volta,costa 40.000 euro all' anno. In Calabria,c' è chi dopo aver rinunciato al premio dirisultato, da direttore generale di unasanità ridotta all' osso, ci ripensa e si farendere il maltolto. E, anche in Veneto,nonostante le regole più severe, alla finetutti i manager sono promossi. In Italia,quando si tratta di aggiungere benefit aimaxi stipendi dei dirigenti, soprattuttonella sanità, tutto il mondo è paese.Ospedali senza personale, tagli ai postiletto, Asl che piangono miseria, ma nonc' è santo che tenga: qualche migliaio dieuro in più all' anno, a chi già ne percepisce anche 150.000, va assolutamenteassegnato. Un modo sicuro per confermare un patto di ferro tra i dirigenti e lapolitica che li nomina, senza il quale, probabilmente, ne vedremmo delle belle.Èvero, la regola vorrebbe che i premi venissero elargiti solo dopo un' attenta eimparziale verifica del raggiungimento degli obiettivi, ma la forma non sempre èsostanza e i direttori generali rimasti a bocca asciutta (se esistono), si possonocontare sulle dita di una mano.Promossi a prescindereSe i premi a pioggia sono unmale comune, c' è comunque chi la sa più lunga degli altri. Il governatore dellaRegione Campania, Vincenzo De Luca, per assicurarsi che nessuno dei nominati allaguida della sanità regionale rimanesse scontento, nell' agosto del 2017 haaumentato a tutti il mensile del 20%. E a chi gli ha fatto notare l' inopportunità delladecisione in tempi di spending review, De Luca ha lasciato intendere che queldenaro in più altro non è che un modo per recuperare la percentuale di emolumenti

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tagliata dal suo predecessore, Stefano Caldoro, che al suo insediamento si eratrovato a fare i conti con un patto di stabilità sforato. Inoltre, con un intervento apioggia De Luca si è evitato anche il fastidio dei singoli bonus, da assegnare previaverifica di mandato, una formalità che fino a oggi il presidente della Regione hapreferito tralasciare. Forse non a caso. Qualche mese prima della lauta elargizione,nel febbraio 2017, grazie ad alcune fotografie scattate dai parenti e postate sul web,l' ospedale di Nola (Napoli) era balzato alle cronache per lo scandalo dei pazientistesi a terra per ricevere le prime cure. A giugno, poi, era scoppiato lo scandalo dellapaziente ricoverata all' ospedale San Paolo di Napoli, in un letto pieno di formiche.Anche in quel caso l' istantanea del braccio della donna invaso dagli insetti avevafatto il giro del web e, anche in quel caso come per Nola, l' allora ministro BeatriceLorenzin aveva annunciato l' invio di una task force di controllo. Lo stesso De Lucapuntò il dito contro quello scandalo, ma poi, in piena estate, i direttori delle Asl sividero assegnare dai 15.000 ai 20.000 euro di più in busta paga.L' upgrade sullafiducia, tuttavia, non ha migliorato la situazione negli ospedali del capoluogocampano: il Cardarelli è in emergenza continua per i troppi accessi al Prontosoccorso, tanto da attivare l' unità di crisi con trasferimento dei pazienti in altrinosocomi, mentre il San Paolo resta in ginocchio per le difficoltà organizzative e lacarenza di personale nei reparti di emergenza.VALUTAZIONE E ARRESTODallaCampania alla Puglia la storia è più o meno la stessa. Qui il caso è quello di VitoMontanaro, direttore generale dell' Asl di Bari, arrestato il 6 luglio scorso nell' ambitodi una maxi indagine della Guardia di finanza sulla sanità lucana, che avevacoinvolto anche il presidente della Regione Basilicata Marcello Pittella. Montanaro,nel frattempo tornato in libertà, risulta accusato di abuso d' ufficio e rivelazione disegreti d' ufficio, in particolare per l' assunzione del responsabile anticorruzionedella stessa azienda sanitaria locale, Luigi Fruscio, che lui avrebbefavorito.Montanaro era stato assunto nel 2015, e valutato per i risultati di mandatonel marzo del 2018, cioè due mesi prima di essere arrestato. Le valutazioni, comeper i suoi colleghi, erano risultate positive e i manager alla guida delle altre Aslpugliesi erano stati tutti confermati. E forse anche premiati, anche se ladocumentazione online della Regione sull' argomento pare fermarsi al 2013, anno incui i vari dirigenti Asl percepirono bonus di incoraggiamento per un totale di oltre920.000 euro. Comunque sia, esattamente come De Luca, nel giugno 2017 anche lagiunta Emiliano cancellò i tagli imposti dal predecessore Nichi Vendola, assegnandoai dg fino a 40.000 euro in più all' anno e facendo balzare gli stipendi migliori da110.000 euro a 155.000 euro annui. gratifiche non dovuteQualche volta, però, lecose non vanno per il meglio. Lo scorso marzo, due ex dirigenti della Asl diFrosinone, Luca Di Maio e Vincenzo Suppa, sono stati costretti a restituire 27.000euro per aver elargito un premio non dovuto a Mauro Vicano, all' epoca direttoresanitario. La Corte dei conti con una sentenza ha stabilito che la cifra era stataassegnata senza valide motivazioni e ha intimato ai responsabili di restituirla. I due,in ogni caso, non hanno di che lamentarsi. Nel maggio 2016, infatti, percepironoinaspettatamente un indennizzo da più di 75.000 euro come rimborso per un 20% distipendio non incassato negli anni tra il 2009 e il 2014. In quel periodo la RegioneLazio aveva tagliato del 20% gli stipendi dei dirigenti delle Asl con l' intenzione di

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utilizzare il denaro risparmiato per azzerare i ticket sanitari per i pazienti. L'intenzione era però rimasta sulla carta: i ticket non erano stati azzerati e questo,secondo un parere della Corte costituzionale, aveva reso iniquo il taglio agliemolumenti. A quanto risulta, appena saputa la notizia, con il via libera della Cortedei conti, l' Asl di Frosinone ha deciso di muoversi in autonomia e, senza averlonemmeno chiesto, i due manager sono stati rimborsati.sul personale si tagliaLoscorso agosto, a Sulmona, due dirigenti sanitari della Asl di Avezzano Sulmona L'Aquila, precisamente il direttore sanitario dell' azienda, Maria Teresa Colizza, e ildirettore amministrativo, Laura Coppola, sono state premiate con 35.000 euro in piùsullo stipendio. L' aumento è stato frutto di un' attenta valutazione. Tra gli obiettiviprefissati su cui le due professioniste avrebbero fatto centro, spicca quello relativoalla spesa del personale che andava drasticamente ridotta per ottenere una«razionalizzazione delle spese».Insieme a loro anche altri colleghi, nonostantequalche prestazione non proprio brillante, sono stati premiati. Per esempio, idirettori della Asl di Lanciano, Vasto e Chieti, Pasquale Flacco, e di quella teramana,Roberto Fagnano, hanno ricevuto dopo i primi 18 mesi tra il 10% e il 20% in più sustipendi già decisamente importanti. A raccontare, però, come vanno realmente lecose negli ospedali abruzzesi, è la cronaca: all' ospedale di Sulmona questa estate,proprio a causa della carenza di personale, l' ambulatorio di Angiologia e il reparto diNeurologia sono stati chiusi per ferie per oltre un mese. Nel nosocomio San Pio diVasto, che fa parte dell' Asl di Lanciano e Chieti, in Radiologia le prestazioni vengonoerogate solo la mattina per mancanza di personale mentre l' unica Tacfunzionerebbe a singhiozzo, sempre per mancanza di addetti. Anche all' Aquila nonse la passano meglio. Nei reparti di Geriatria gli anziani ricoverati finiscono adormire nei corridoi a causa della cronica carenza di posti letto, mentre all' ospedaledi Avezzano i carabinieri in visita ispettiva hanno trovato uno stuolo di badanti«intente a fornire assistenza ai malati senza autorizzazione dalla direzioneospedaliera». Tornando al Nord, se è vero che Emilia Romagna e Veneto, bontà loro,hanno ridotto le cifre dei premi di risultato e, in qualche caso, penalizzato i managerche non erano riusciti a snellire le liste d' attesa, la prassi di assegnare bonus extraresta in vigore. Nella Regione rossa tutta la faccenda è affidata all' Oiv, Organismoindipendente di valutazione, che, a sua volta, ha un costo.I controllori costano I tremembri che lo formano, scelti da un elenco nazionale con nomina politica, devonoinfatti essere stipendiati: nel caso dell' Emilia Romagna, costano 13.950 eurociascuno per un totale di 41.850 euro annui, che vanno sommati alla quotacomplessiva dei premi che, nel 2017, ha superato i 100.000 euro.Tra tutti questipremi, quello per la coerenza se lo aggiudica di certo Giuseppe Perri, alla guida dell'Asp di Catanzaro. Come racconta il Corriere di Calabria, dopo aver rinunciato nelnovembre del 2017 al benefit sullo stipendio che la Regione gli aveva concesso,insieme agli altri direttori generali delle aziende locali, a distanza di sei mesi hacambiato idea. E, detto fatto, con una delibera interna, lo scorso giugno l' Aziendache lui stesso dirige gli ha riassegnato la spettanza da oltre 18.000 euro.

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08/10/2018

Argomento: Sanità nazionale

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«Il 118 prossimo al collasso. Servono ambulanze»

Un' ambulanza per il 118. A chiederla, inuna lettera aperta inviata al ministrodella Salute, Giulia Grillo, è il Sindacatomedici italiani (Smi ). Perché ormai per«il 118 in Italia, tra privatizzazione,regionalismi, tagli e precariato, èimpossibile garantire l' assistenza aicittadini nelle urgenze -emergenza.Siamo prossimi al collasso». A refertarequesta compromessa condizione disalute delle venti diverse azienderegionali dedicate al servizio diemergenza -urgenza, nelle quali oltre unquarto del personale medico risultaprecario, è Emanuele Cosentino,responsabile del settore 118 dello Smi.«Negli ultimi anni - scrive Cosentino - lamancanza di un competente indirizzopolitico, di una leadership tecnica con laconseguenza di una gestione per sonalee autoreferenziale delle singole C.O. 118,i tagli indiscriminati della formazione edella programmazione, la proroga di unAccordo regionale ormai datato e obsoleto, ingessato sui vecchi protocolli, lacarenza comunicativa con le organizzazioni sindacali sono alla base di un lento eprogressivo disfacimento del sistema. Tutto ciò determina una sensazione diprecarietà del sistema che, proprio per le problematiche che gestisce, dovrebbeavere alle spalle delle certezze su cui lavorare. La presenza di oltre un il 25 percento del personale medico precario già da diversi anni, la carenza del personaleinfermieristico, solo parzialmente surrogato da altro personale a gettone connessuna o scarsa formazione e esperienza del Sistema Emergenza -Urgenza espesso impiegato nelle C.O. 118, cuore del sistema, la scarsa manutenzione deimezzi di soccorso, l' invecchiamento del perso nale autista e soccorritore nonsupportato, la costante riduzione di forniture in presidi e farmaci, costituisconoormai una spirale che sta avvolgendo il Sistema di Emergenza Urgenza,aumentandone progressivamente i costi e riducendone le garanzie per cittadini eoperatori». Come accade nel Lazio. Dove l' Ares 118 dispone di meno della metà tramedici, infermieri, autisti e barellieri: «A causa delle persistenti e mai sanate

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carenze di personale, l' azien da ha visto progressivamente contrarsi il numero deimezzi di soccorso a gestione diretta che si attesta, ormai, su 129 mezzi (pari al 58%dell' intera dotazione), mentre i restanti 95 mezzi sono affidati a enti terzi a seguitodi procedure di gara o affidamenti a convenzione», ha scritto nella nuova relazionesui fabbisogni l' Ares. Perché, «dal 2012 ad oggi è stato concesso un numero moltoesiguo di deroghe all' assunzione di nuovo personale, determinando una ulteriorecontrazione del personale sanitario, con 1.780 dipendenti a fronte di un fabbisognodi oltre quattromila unità». Tant' è che «nel corso del 2017 la gestione dei 129 mezzidi soccorso è stata assicurata solo grazie al blocco delle ferie, al massiccio ricorsoalle ore di straordinario e all' uso estemporaneo di mezzi di enti terzi», i cui costisono aumentati del 6,64 per cento, per un totale di 6 milioni e 819 mila euro. Ant.Sbr.

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08/10/2018

Argomento: Sanità nazionale

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«Resto qui e fermo i tagli alla sanità»sarina biraghi

Ministro, come sta, e quando nasceràsuo figlio? «Sto bene, manca un mese alparto e non posso lamentarmi delle miecondizioni. Certo i 15 kg si fanno sentire,però questa gravidanza l' ho desideratae mi aiuta ad affrontare tutto: farlo per ilmio bambino è la mia forza».Lapreoccupa conciliare maternità eimpegno politico?«Ho scoperto di essereincinta dopo le elezioni del 4 marzo,mentre stavo festeggiando il successoelettorale del Movimento 5 stelle. Fare ilministro è un impegno totalizzante, hotutta la determinazione e la voglia diportarlo avanti. Noi donne siamo brave aconciliare tutto, per cui lo dico a vocealta a chi vuole diventare madre: nonfatevi scoraggiare. Se non ci sonoproblemi di salute particolari è possibilelavorare e portare avanti unagravidanza, basta qualche piccolaattenzione in più. Ho smesso di fumare,sono contenta di averlo fatto».Alcuni ladanno in uscita dal ministero: cosa risponde?«Voci prive di fondamento. Vorrei dire atutte le lettrici: difendiamo il diritto a essere madri e lavoratrici. Il rischio di farepassi indietro è sempre in agguato, e l' Italia non può permetterselo. E ringrazio ilpost su Facebook del vicepremier Luigi Di Maio, un grande esempio di difesa dellepari opportunità!».Il suo programma dipende dalle assegnazioni finanziarie previstedalla legge di Bilancio per la sanità. Quali sono le priorità e qual è la soglia difinanziamenti al settore oltre il quale si riterrà soddisfatta? «Abbiamo ereditato unasituazione complessa. Ma vogliamo invertire la tendenza sulla sanità, già a partiredalla Nota di aggiornamento al Def. Abbiamo aumentato subito di oltre un miliardole risorse previste per la sanità da chi ci ha preceduto, e scritto nero su bianco lepercentuali di spesa sanitaria rispetto al Pil. Il mio impegno è di trovare ulterioririsorse. Finché ci sono io, tagli alla sanità non se ne fanno. Per il 2019 abbiamocalcolato 117,2 miliardi per i fabbisogni della Sanità a fronte dei 116,1 previsti daGentiloni. Prima di noi si prometteva l' aumento delle risorse senza realizzarlo e lasanità pubblica ci ha rimesso miliardi: questo si è tradotto in tagli ai servizi. Io ho

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blindato l' impegno di queste risorse aggiuntive e lotto per portare un risultatoancora migliore. La sanità ha pagato un conto salatissimo in questi anni. Quanto allepriorità, abbiamo l' imperativo di garantire l' erogazione degli stessi livelli essenzialidi assistenza in modo equo su tutto il territorio. Oggi non è così». E poi?«Gliinvestimenti nelle infrastrutture. Stiamo predisponendo un piano Marshall per lasanità. Il ministero ha calcolato in 32 miliardi le risorse necessarie per riorganizzareil patrimonio edilizio, per l' adeguamento sismico, per la riqualificazione degli edificie per l' adeguamento tecnologico delle attrezzature. Importanti novità sono previstegià in questa legge di Bilancio. La novità è mettere a sistema le risorse provenientidai vari soggetti istituzionali. Si parte da circa 5 miliardi che il ministero della Saluteha già a disposizione. Ma ovviamente è un piano pluriennale».L' intersindacalemedica si prepara a uno sciopero per il rinnovo del contratto. Qual è la sua posizionein merito?«È un diritto garantito costituzionalmente e come tale va rispettato nell'ambito delle leggi che lo regolano. Cerchiamo di individuare le soluzioni adeguate aun problema che, non dimentichiamolo, viene da lontano». Mancano all' appello47.000 medici, e lei ha proposto di abolire il numero chiuso. «In Italia non mancano idottori, ma gli specialisti e i medici di famiglia, ed è un problema che riguardaproprio i giovani laureati. Stiamo preparando un provvedimento che darà garanzie auna serie di lavoratori a oggi "invisibili" ma che stanno reggendo il nostro serviziosanitario. Migliaia di professionisti che vanno avanti con contratti atipici senza tutelené prospettive. Sull' abolizione del numero chiuso, la mia idea è di aggiornare lamodalità di selezione con criteri più legati al merito e alla reale volontà dellostudente di diventare medico».Per recuperare le risorse lei ha accennato anche allanecessità di ridurre gli sprechi: quali, e come?«Uno dei primi atti è stata la creazionedi un tavolo di esperti per una nuova governance del farmaco e dei dispositivimedici. Sulla spesa per beni e servizi ci sono margini per rendere sempre piùefficiente il sistema, soprattutto in alcune Regioni, e dare così ai cittadini migliorifarmaci, servizi e trattamenti». Di recente lei ha evidenziato come altamenteproblematico l' eccesso di spesa «out of pocket» degli italiani per la sanità. Perché èun problema, e come porvi rimedio?«La Costituzione garantisce a tutti il diritto allasalute. Troppi italiani rinunciano alle cure per ragioni economiche. Penso sia undovere del ministro rimuovere gli ostacoli che danneggiano i concittadini più indifficoltà. Per questo il Movimento si è sempre battuto contro l' eccesso di «out ofpocket». Chi non può ha diritto a curarsi».Il ministro degli Affari regionali, ErikaStefani, presenterà una proposta di legge per una sorta di «secessione» della sanitàveneta. Il federalismo non rischia di accentuare le disuguaglianze?«Le istanze diautonomia di alcune Regioni meritano attenzione, ma ancor più merita attenzione lanecessità di non accentuare ulteriormente le diseguaglianze territoriali a scapito deipazienti. Il mio impegno va nella direzione della riduzione del gap territoriale,garantendo a tutti i cittadini le stesse possibilità. Sono siciliana e vivo da qualcheanno a Roma, tocco ogni giorno con mano la differenza tra la sanità delle dueRegioni».L' Ue è intervenuta sul morbillo accusando l' Italia di essere la «causa»della sua diffusione considerandoci un Paese «untore»: è credibile? «Il morbillo èstato eliminato in molti Paesi europei mentre in Italia la malattia è ancora endemica.Le epidemie si susseguono da oltre dieci anni e interessano soprattutto adolescenti

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e giovani adulti. La ragione è molto semplice: le campagne vaccinali, avviate allafine degli anni Ottanta, non hanno mai raggiunto la copertura necessaria perbloccare la circolazione del virus e si sono accumulate intere generazioni di soggettisuscettibili. Per eliminare il morbillo anche da noi occorre rapidamente immunizzarequesti soggetti, offrendo la vaccinazione in tutte le sedi e in tutte le occasioni in cuiè possibile. Bisogna pensare poi a come proteggere il personale sanitario e quelloscolastico, per questo coinvolgerò anche i miei colleghi di governo. Serve un' azionecongiunta, una strategia che va comunicata efficacemente. Per questo prestopartiranno degli spot televisivi che ho voluto e che stiamo realizzando in tempirecord. Il piano straordinario di eliminazione del morbillo, di cui l' Italia era dotata,era stato trascurato da molti anni. Per rispondere adeguatamente allepreoccupazioni dell' Europa, l' obbligo della vaccinazione nei nuovi nati e in etàscolare - di cui stiamo discutendo da mesi - è certamente necessario perraggiungere e mantenere le coperture previste dall' Oms, ma non è assolutamentesufficiente».Nel settembre 2014 l' Italia ha partecipato alla Global health securityagenda, sottoscrivendo alla Casa Bianca un accordo sulle politiche sanitarie. Taliimpegni vincolano l' attuale governo, ad esempio sui vaccini? In che modo?«L' Italianegli anni passati si è dotata di un Piano di prevenzione vaccinale molto articolatosia in termini di popolazione interessata sia di vaccini offerti. Purtroppo non sonostate stanziate adeguate risorse. Ne è un esempio l' assenza di un' anagrafevaccinale nazionale cui ho cercato di porre rimedio con uno dei nostri primi decreti.L' accordo internazionale prevedeva anche, e soprattutto, interventi di tipoformativo e culturale che impegnavano gli atenei e il mondo scientifico. Finoranessuno di questi impegni è stato onorato da chi a suo tempo li aveva sottoscritti».Ma così non sorpassate la rigidità del governo, che molti elettori avevanocriticato?«La prevenzione vaccinale è una attività complessa e, come sappiamo, ilnostro Paese non raggiunge pienamente i numeri che l' Oms ci richiede. Averconcentrato tutta l' attenzione solo sull' obbligatorietà ha fatto trascurare le altreazioni indispensabili per l' efficacia delle campagne vaccinali: i sistemi informativi (leanagrafi), l' adeguata dotazione dei servizi vaccinali, la comunicazione sociale, ecc.Negli ultimi tre anni l' avvio del nuovo Piano di prevenzione vaccinale e la legge sull'obbligo hanno messo a dura prova la capacità organizzativa dei nostri servizi pressole Asl, che negli anni hanno visto ridurre il personale. Serve una legge quadrocompleta e moderna, che dia al Servizio sanitario tutti gli strumenti normativi e lerisorse organizzative necessarie, e il nostro ddl, che è in discussione da martedì inSenato, aiuta a fornire le risposte adeguate».

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08/10/2018

Argomento: Sanità nazionale

Pagina 11 EAV: € 5.348Lettori: 63.868

E un' apparecchiatura su tre ha più di dieci anni di vita

Obsolescenza Rapporto della Corte deiconti sui disagi per i continui guasti emanutenzioni Quasi un' apparecchiaturasu tre in Italia diagnosticaininterrottamente da oltre 10 anni. E arefertare la loro obsolescenza non è unradiologo, ma la Corte dei Conti, chestigmatizza i disagi all' utenza pericrescenti guasti e i conseguenti costi perle manutenzioni, oltre alla carenza diinvestimenti per il rinnovo del parco -macchine di ospedali, distretti epoliambulatori. Nell' ultimo "Rapporto dicoordinamento della Finanza pubblica" igiudici contabili valutano l' insieme dellecarte d' identità delle apparecchiaturediagnostiche: non solo l' età, ma anchela residenza, perché «l' esame delledotazioni per aree territoriali rilevasquilibri significativi». Differenze chevanno oltre il solito divario Nord -Sud,poiché in 6 Regioni che, a causa deideficit sanitari, sono da anni in Piano diRientro (Piemonte, Lazio, Molise, Campania, Puglia e Sicilia) i numeri delleapparecchiature risultano addirittura «inferiori alla media nazionale». tuzione. Solonel caso dei Sistemi Robotizzati per chirurgia endoscopica e i Sistemi Tac lamaggioranza delle attrezzature ha meno di 5 anni. Sebbene si registri rispetto ai datidel 2016 un lieve miglioramento, non va trascurato che l' invecchiamento oltre illimite previsto per l' adeguatezza tecnologica delle strutture incide, inevitabilmente,sui tempi di indisponibilità delle apparecchiature per l' aumento dell' incidenza deiguasti, nonché i conseguenti incrementi dei costi di esercizio per manutenzione,energia, ecc». SQUILIBRI SIGNIFICATIVI Per la Corte dei Conti «l' esame delledotazioni per aree territoriali rileva squilibri significativi, anche se minori delleattese. Nelle regioni in Piano di rientro le strutture (misurate in termini di milione diabitanti )sono inferiori alla media nazionale in pressoché tutte le tipologie fattaeccezione nelle Camere Gamma, quelle che a livello nazionale presentano, tuttavia,il maggior numero di im pianti con più di 10 anni di esercizio». GAMMA CAMEREVECCHIE Sono, infatti, le gamma camera computerizzate, ossia le apparecchiature

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utilizzate per l' acquisizione delle immagini scintigrafiche, a risultare le più datate: il60,1% ha oltre 10 anni. Sul mesto po dio figurano al secondo posto gli acceleratorilineari, utilizzati per le radioterapie, con il 38,3% over -10 anni, poco sopra il 30,7%degli angiografi più vecchi. Per i giudici contabili risulta «molto ampio il divario traregioni nei sistemi Tac, in quelli Tac/ Pet, nelle Risonanze magnetiche e nei sistemirobotizzati per chirurgia endoscopica, con le regioni a statuto ordinario del Nord edel Centro con dotazioni superiori alla media, in alcuni casi in misura rilevante. Talisquilibri permangono (e in alcuni casi aumentano )anche quando ci si sofferma sullesole strutture pubbliche, indicando come tale sotto dotazione rappre senta unproblema garantire un adeguato accesso al servizio». LAZIO TERZA REGIONE NelLazio solo 66 strutture pubbliche dispongono di almeno una apparecchiaturasanitaria (in tutto 330), mentre quelle private sono ben 129 (che hanno adisposizione complessivamente 399 macchinari). La Regione risulta terza in Italia,quasi doppiata dalla Lombardia (570) e superata dalla più piccola Emilia Romagna,che dispone di 337 apparecchiature. Nel marzo scorso la regione ha cercato dicorrere ai ripari, finanziando l' acquisto di 9 Tac, 7 Risonanze magnetiche, 2acceleratori lineari e una Pet. Ma per l' installazione occorreranno tra i 18 e i 24 mesie non basteranno a colmare la differenza con le strutture private, che hanno più chedoppiato quelle pubbliche per quanto riguarda il numero di risonanze magnetiche(128 contro 51 ) e rispetto alle Tac (101 contro 89). A. S.

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08/10/2018

Argomento: Sanità nazionale

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Furti e barboni in corsia Ospedali incontrollatiANDREA SCAGLIA

Non bastavano le botte ai medici Diceche, signora mia, ormai nemmeno inospedale si può stare tranquilli. Botte aimedici, risse fra pazienti, furti: negliultimi tempi è un continuo. A scorrere idati Inail pubblicati quest' anno, ilproblema in effetti esiste: si contano1.200 atti d' aggressione ai danni deilavoratori della sanità. Come dire cheaddirittura il 30% dei 4mila casicomplessivi di violenza registrati inluoghi di lavoro riguarda proprio dottori,infermieri e via dicendo. Nel 70% deicasi, poi, le vittime delle aggressionisono donne, soprattutto guardiemediche. In 16 casi su 100 le aggressioniprovocano pure danni fisici. Son bottevere, insomma. Subito una premessa:nessuno, o comunque non chi scrive,anela pattuglie di militari o guardiearmate davanti ai nosocomi, chesorveglino a muso duro chi entra e chiesce. No grazie. D' altro canto, èevidente che in troppi casi manchi finanche il minimo controllo. L' impressione è che,in ospedale, chiunque possa entrare a piacimento, senza alcun filtro. Sarà vero?TUTTO TRANQUILLO E allora eccoci davanti all' ospedale San Paolo, zona Barona,periferia sud ovest della grande Milano. Quartiere popolare, l' istituto ha un bacino d'utenza enorme. Son da poco passate le dieci del mattino. Parcheggio, poi a piedioltrepasso il grande cancello, percorro una breve salita e arrivo all' ingresso vero eproprio, al di là del quale ci si trova nel grande atrio. Subito di fronte vedo unasignora all' interno di una guardiola, è seduta dietro il vetro trasparente, sta lì adisposizione di chi ha bisogno d' informazioni. A sinistra della portineria c' è il bar, èora di caffè, si sente la gente che chiacchiera. Passo, mi tengo sulla sinistra, poisubito il primo corridoio a destra, alla fine del quale ci sono gli ascensori. Blocco A:vado al reparto di pediatria e neonatologia, quello dove tengono i bimbi piccoli. È alquinto piano. Uscito dall' ascensore c' è subito l' ingresso del reparto, disegni dibambini e muri colorati per rallegrare l' atmosfera. La porta del reparto èspalancata, non c' è nessuno: entro, prendo il corridoio a destra, lo percorro fino in

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fondo. Alcune camere sono aperte, una signora tiene in braccio il suo piccolo, vuoleche smetta di piangere. Proseguo, m' incrocia un' infermiera, mi dice nulla. Tornoindietro, ripasso davanti all' ingresso del reparto e tiro dritto dall' altra parte, sullasinistra una stanza che s' intuisce essere quella dove i bambini vanno a giocare. Poialtre camere, vedo un papà che tiene per mano il suo bambino, il piccolo con l' altramano si appoggia a un' asta di ferro che sostiene la flebo, la mamma li guarda esorride. Mi fermo in mezzo al corridoio, guardo intorno. Un' altra signora esce da unacamera e mi passa di fianco. Io m' accodo, torno sui mie passi ed esco dal reparto.Riprendo l' ascensore, scendo: adesso un caffè ci sta - e non è neanche male, ilbarista è simpatico. Pago, ripasso davanti alla guardiola, stavolta mi dirigo dall' altraparte, verso il Blocco C. Prendo un altro corridoio, lo percorro, incrocio altre personeche camminano in direzione opposta, arrivo a un altro ascensore e salgo fino alsettimo. Ho letto che lì c' è "patologia generale", ma quando esco sul pianerottolo m'accordo che probabilmente è un laboratorio, non un reparto di degenza: la porta èchiusa, le luci spente. Riscendo, ripasso dal grande atrio, esco dall' ospedale. Sonostato dentro più di venti minuti. Sarei potuto arrivare ovunque. Mi rimetto inmacchina. Rifletto: pensa però se ci fossero tipo dei posti di blocco, in modo dacontrollare che chi entra sia effettivamente lì per un motivo valido - documenti,verifica dell' identità, foglio di accettazione e via dicendo. Un incubo, che ti passa lavoglia pure di andare a trovare l' amico malato. Però non è nemmeno necessarioarrivare a quel livello: basterebbe un minimo di controllo, perlomeno all' ingresso deireparti. GUARDIOLA INUTILE Nel frattempo siamo arrivati all' ospedale San Carlo,altra enorme struttura poco lontano dallo stadio di San Siro. Qui chi entra a piedideve per forza varcare un cancello sul quale è appeso un cartello che parla chiaro:"Ingresso pedonale autorizzati". Varcato, si è costretti a passare in una strettoia difianco alla guardiola, ma l' addetto sta parlando con un' altra persona, e dunque sipassa senza dover render conto di nulla. S' arriva all' ospedale vero e proprio: anchequi un grande atrio, poi un punto informazioni riparato dal vetro trasparente. Prendoa sinistra, mi dirigo ancora verso il settore di neonatologia, arrivo ai soliti ascensori,salgo al secondo piano. Sul pianerottolo, un gabbiotto che - per l' appunto -dovrebbe evidentemente controllare chi entra e chi esce, ma non c' è nessuno, èvuoto. La porta del reparto pare chiusa, ma basta girare la maniglia e si entra. Miavvio lungo il corridoio a sinistra, arrivo fino in fondo, poi torno indietro, dall' altraparte vedo un medico che però sparisce all' interno di una stanza, arrivo anche fin làin fondo, mi fermo, quasi aspetto che qualcuno si accorga di me. Niente. Guadagnola porta d' uscita, ascensore e torno giù. Esco, torno alla macchina. Anche qui cisono stato venti minuti. PAZIENTI IN BRANDA Ma allora davvero in ospedale si entrae si esce come a casa propria? Un' ultima prova: all' istituto ortopedico Gaetano Pini,in centro città. Qui il gabbiotto, utile per chiedere informazioni e anche per avere un'idea di chi transita, s' incontra subito dopo la porta d' ingresso, già all' interno dell'edificio, ma in questo momento - sono più o meno le 12.15 - non c' è nessuno.Passiamo oltre, giriamo l' angolo e arriviamo agli ascensori. Saliamo al quarto piano,reparto ortopedia. All' ingresso del reparto vediamo un' infermiera indaffarata aimpilare degli asciugamani, una signora - probabilmente parente di qualcuno che èricoverato - parla al telefono, un' altra sta uscendo e ci passa di fianco. Noi entriamo

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senza che nessuno ci dica nulla. Ci sono le camere, diverse hanno la porta aperta,vediamo i pazienti sdraiati sulle brande, infiliamo la testa in una di queste e unadonna ci guarda, intuendo che probabilmente abbiamo sbagliato stanza. Alziamo lamano accennando un gesto di scuse e proseguiamo la passeggiata. Arriviamo finoalla fine del corridoio. È a questo punto che, finalmente, un' infermiera ci vede e ci sirivolge: «Ha bisogno di qualcosa?». Cerco ortopedia, rispondo. «Qui è ortopediaoncologica» risponde con tono educato ma deciso. Ah, allora ho sbagliato: saluto migiro e mi avvio all' uscita, mentre lei controlla che davvero mi allontani. Ecco, ovvioche non si può certo demandare alle infermiere eventuali compiti di controllo, ma inrealtà potrebbe anche bastare già questo. Basterebbe. Quest' ospedale non è unalbergo. riproduzione riservata.

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08/10/2018

Argomento: Sanità nazionale

Pagina 11 EAV: € 5.964Lettori: 63.868

II Pronto Soccorso resta senza mediciAntonio Sbraga

Carenze Le astanterie degli ospedali italiani sono sempre più affollate Mancanomille dottori e quelli in servizio sono costretti a un superlavoro Sono sempre più inemergenza gli 844 Pronto Soccorso italiani: le astanterie sono sovraffollate, ma lesale dei medici continuano a svuotarsi. Nell' intera penisola, infatti, «mancano deltutto all' appello più di mille medici di Pronto Soccorso», quantifica la Societàitaliana della medicina di emergenza urgenza (Simeu). E la carenza di camici bianchiri schia di far collassare proprio le 513 strutture di livello base più i 331 Dipartimentid' emergenza e accettazione (Dea ). Dove ogni anno «i medici di pronto soccorsodegli ospedali pubblici nazionali effettuano 4 milioni e mezzo di visite in più rispettoagli standard nazionali, definiti dalle società scientifiche. Il 29% del totale delle visitemediche di pronto soccorso supera quindi il normale carico di lavoro deiprofessionisti dell' emergenza, QUASI SEIMILA APPARECCHI «Guardando adAngiografi, mammografi, Acceleratori lineari Camere Computer Gamma, Tomografi arisonanza magnetica, sono circa il 30 per cento le apparecchiature ancora inesercizio aventi un' età superiore ai 10 anni e per le quali, guardando ai tempi medidi obsolescenza, vi sarebbe necessità di sosti secondo uno standard di prestazione,calcolato tenendo conto di quanto tempo in media è necessario dedicare a una visitacompleta: ogni medico dovrebbe eseguire ogni anno al massimo 3.000 visitemediche, che invece sfiorano i 4.000 per ciascun professionista. Un fenomenopreoccupante- avverte la Simeu- che è la prima conseguenza della carenza dipersonale: i medici a tempo indeterminato nei Pronto soccorso italiani sono 5.800mentre, in base alle piante organiche delle aziende sanitarie, ne servirebbero oltre8.300; i precari sono circa 1.500». Per questi motivi servirebbe una sorta dispedizione dei mille camici bianchi, almeno per riuscire a tamponare l' emorragiadiagnosticata dalla Simeu su un campione di circa 110 strutture di emergenza cherappresentano 6 milioni di accessi, circa un terzo del totale nazionale. I dati raccoltie l' analisi del fenomeno sono stati presentati durante l' Accademia dei Diret tori2018. «Si tratta di una situazione di grave sofferenza del servizio pubblico che mettein serio pericolo la qualità delle cure ai cittadini e a cui è necessario trovarerapidamente una soluzione: quest' anno le borse di specializzazione a disposizioneper la medicina di emergenza -urgenza aumentate di circa il 40% rispetto lo scorsoanno - spiega Francesco Rocco Puglie sono se, presidente nazionale Simeu - maparallelamente è aumentato anche il fabbisogno di medici indicato dalla ConferenzaStato Regioni, che passa da circa 300 a 400 medici su tutto il territorio nazionale. L'aumento dei posti in specialità quindi, pur restando un buon segnale di attenzioneda parte del governo e delle regioni, non è ancora una risposta sufficiente al bisognodi salute dei cittadini. La grave carenza dei medici nei Pronto soccorso italiani è un'emergenza già oggi, mentre i nuovi posti in specialità offerti ora ricadranno sull'

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attività degli ospedali soltanto fra cinque anni. Sono necessari invece interventirapidi per salvare l' emergenza del servizio sanitario nazionale». Una vera e propriaurgenza per le strutture d' emergenza italiane, dunque, dove si effettua nocomplessivamente più di 24 milioni di visite ogni anno, con una media oraria di 2800accessi. Una progressiva richiesta di soccorsi per la quale non bastano più né i circa12 mila medici in organico, né i 25 mila infermieri, con le durate medie delle atteseper i pazienti che continuano a crescere: fino a punte tra le 6 e le 12 ore nei piccoliospedali e tra le 24 e le 72 ore nei grandi nosocomi. E, una volta completato l' iter dipronto soccorso, una media di tremila pazienti ogni giorno aspettano di esserericoverati, spesso in barella, o sdraiati in corridoio su lettighe, come quantificatodalla Simeu in una rilevazione effettuata lo scorso anno. Secondo gli ultimi dati delProgramma Nazionale Esiti, realizzato dall' agenzia Agenas, a Roma risultano iPronto soccorso con la più alta percentuale di pazienti rimasti nella struttura d'emergenza per più di un intero giorno. Mentre nel resto d' Italia la media è sotto il10% degli accessi, nella Capitale, invece, rasentano il 17% il Sant' Andrea, il SanFilippo Neri e Tor Vergata, seguiti a ruota dal Pertini.

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08/10/2018

Argomento: Sanità nazionale

Pagina 9

Il policlinico della Capitale ora è il rifugio dei clochard

L' ospedale è nudo. Si entra e si escecome fantasmi. Persino più insicuro diuna stazione ferroviaria. Non occorronocamuffamenti né una particolarescaltrezza per espugnare gli ospedalicapitolini. A vederli da fuori non sidirebbe. Assomigliano piuttosto a piccolefortezze, con le mura di cinta alte espesse e il sistema di videosorveglianza.Eppure, basta fare un piccoloesperimento per rendersi conto di comesiano fragili e indifese queste cattedralidella cura. E di come sia facile perladruncoli e clochard entrare al lorointerno per rubare o pernottare. Ilpoliclinico Umberto I di Roma, adesempio, è il terzo ospedale italiano pergrandezza. È una città nella città. E peraddentrarsi nei suoi infiniti meandribasta utilizzare la porta principale. C' è ilgabbiotto dei vigilantes, ma nessuno sicura del nostro ingresso e così possiamoscivolare dentro indisturbati. Puntiamodritto al pronto soccorso. "Attenzione - c' è scritto sulle due ante - porta conapertura a combinazione". La maniglia, in effetti, è inchiodata. Ma non è detta l'ultima parola. Attendiamo un po' e, approfittando del via vai di medici e infermieri,riusciamo comunque ad entrare. Ci guardiamo attorno. Ci sono persone distese sullebarelle e infermiere indaffarate tra flebo e medicazioni. Passano dieci minuti buoniprima che qualcuno ci avvisti e ci sbatta fuori. In quell' arco di tempo avremmopotuto sfilare qualcosa dagli armadietti del pronto soccorso. ANZIANE NEL MIRINOSono subito dopo l' entrata, e su ogni sportello è indicato il contenuto: toner estampanti alla nostra destra e la riserva presidi a sinistra. Sono tutti chiusi ma, perpraticità, le chiavi sono inserite nella toppa. Anche agguantare la borsa di qualchedisgraziato non sarebbe stato complicato. «La settimana scorsa - ci racconta un'infermiera - due anziane ricoverate al pronto soccorso sono state derubate delcellulare». Gli autori dei furti sono due dei circa dieci clochard che pernottano all'interno del policlinico. Persone transitate a loro volta dal pronto soccorso, ubriachi esbandati, che ormai risiedono in pianta stabile nell' edificio. «La sicurezza prova a

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buttarli fuori ma loro rientrano», ci spiega l' infermiera allargando le braccia. E lanotte la trascorrono al calduccio dei corridoi o nei tunnel sotterranei che percorronoil sottosuolo e collegano tra loro i reparti. Si tratta di un' area che, teoricamente, è«riservata agli addetti ai lavori». Noi la ispezioniamo in lungo e in largo. Stavolta nonc' è nemmeno una porta a complicare le cose. Basta scendere giù per una scala ed èfatta. Lungo la galleria incrociamo una gran quantità di dottori, personaleospedaliero, addetti alle pulizie. Nessuno si insospettisce. Nessuno ci domanda chisiamo e perché stiamo passando da lì. Cammina, cammina arriviamo di fronte allasala operatoria. È chiusa. Anche in questo caso ci imbattiamo in una scaffalatura checontiene materiale medico, assicurata con dei piccoli lucchetti. «Se avessimo con noil' arnese giusto - pensiamo - farli saltare sarebbe un gioco da ragazzi». Proseguiamofino ad un ascensore. Per metterlo in funzione non occorre neppure il codice. Loprendiamo e saliamo su. Una boccata d' ossigeno e poi varchiamo una porta a vetri.Siamo arrivate di fronte agli spogliatoi delle infermiere. La porta è aperta. Gliarmadietti idem. Avremmo potuto svaligiarne uno senza nessuna difficoltà.Incredibile. LA MENDICANTE Al punto che decidiamo di fare un secondo tentativo.Arriviamo all' Ospedale San Camillo di Monteverde poco prima dell' inizio delle visite.È quasi mezzogiorno. All' ingresso esterno ed interno gli addetti alla guardiania nonci vedono neppure. Siamo ombre che scivolano lungo le pareti. La sola a mostrareun briciolo di attenzione è una mendicante. Accasciata a pochi passi dal padiglionedi terapia intensiva post chirurgica e rianimazione, ci domanda qualche spicciolo.Alla fine ce la caviamo con una sigaretta. I parenti dei ricoverati già si accalcanofuori dai reparti, in attesa di poter visitare i propri cari allettati. Noi ce li lasciamoalle spalle in cerca di qualche occasione. Il personale sta cambiando i pazienti esistemando i reparti prima di aprirli al pubblico. C' è una porta di servizio socchiusa.La imbocchiamo. E siamo dentro. Lungo i corridoi si susseguono le stanze deiricoverati. In una scorgiamo una donna addormentata. È sola. Ci soffermiamo aguardarla, stavolta non entreremo. Come in un quadro di Escher si apre ancora unospiraglio. Una porta sul retro che ci ributta all' esterno. E quando pensiamo cheoramai si è fatta l' ora di andarcene. Ecco una scala. E la curiosità di capire dove puòcondurre. La risposta è: davanti agli spogliatoi. Le porte sono chiuse ma mostrano isegni di ripetute effrazioni. «Rubano di tutto e ormai siamo costretti a portare leborse in reparto, ma anche lì non sono al sicuro», ci confessa una giovaneinfermiera. Ed è per questo che il sindacato delle professioni infermieristichedenuncia da anni il rischio che corrono pazienti e dipendenti all' interno deinosocomi. E chiede «un aumento dei controlli, soprattutto durante le visite deiparenti, quando l' ospedale è più vulnerabile, e fuori dai padiglioni». riproduzioneriservata

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08/10/2018

Argomento: Sanità nazionale

Pagina 22 EAV: € 56.460Lettori: 796.905

Il super cardiologo: «Così formo medici con la meritocrazia»MARGHERITA DE BAC

La storia Catania, il centro di eccellenzadi Tamburino«I nostri allievi richiesti intutto il mondo» ROMA In una Sicilia dovela sanità arranca si nasconde il megliodella cardiologia interventistica, brancasuper specialistica che serve a ripararecon cateteri le strutture interne delcuore colpito da malattie alle coronarie ocausate da valvole che mal funzionano. Èil centro diretto a Catania dal professorCorrado Tamburino, un medicouniversitario che non ha niente delbarone e ragiona all' americana. «Da me,via le primedonne - indica idealmente laporta con un gesto -. Tantomeno voglioesserlo io, qui operano tutti. No a gelosietra i miei allievi e per fortuna nonattecchiscono. Provengo da un'impostazione vecchio stile e mi batto perrisparmiarla a chi lavora con me». Ilprofessore descrive un ambienteidilliaco, di leale competizione dove valesoltanto il principio della meritocrazialiberale, dove tutti sono allineati al nastro di partenza e chi va più veloce vince.Racconta i suoi inizi costellati di difficoltà, ostacoli e sacrifici. Così appena ha avutogli strumenti per decidere alla sua maniera, ha agito all' incontrario: «Quello che hopatito io non devono patirlo gli altri - racconta il professor Tamburino -, metto adisposizione della squadra tutto il mio sapere in modo che imparino presto tuttoquello che so fare e alla fine del percorso formativo sappiano operare meglio di me».I suoi ragazzi, dice, sono «top gun», eccellenze della cardiologia richiesti da variescuole internazionali. E quasi sempre, dopo il volo di ricognizione, i super pilotitornano nella loro Sicilia. Cita tra i tanti Sergio Buccheri, 30 anni, di Ragusa, oggiaccalappiato dalla Svezia, Marco Barbanti, prestato a Vancouver per un anno,tornato all' ovile e subito adocchiato da Berna. In squadra ci sono DavideCapodanno, rientrato dagli Usa, corteggiato da Zurigo, e Piera Capranzano,originaria di un paesino dell' ennese, specialista di terapie antitrombotiche,«esportata» a Jacksonville in Florida. Eppoi tanti allievi di estrazione ospedaliera,diventati stretti collaboratori e punte della cardiologia interventistica. Chiede di

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citarli tutti perché nessuno si senta messo indietro: Carmelo Grasso, Carmelo Sgroi,Marilena Di Salvo, Bruno Francaviglia. Infine i colonizzatori di vari centri siciliani,come Sebastiano Immè, che a soli 33 anni è il responsabile del programma dicardiologia strutturale del Centro Cuore Morgagni di Pedara, vicino a Catania, un'attività di primo livello. Catanese da generazioni («e non mi muovo»), sessant' anni,Tamburino è diventato professore ordinario a un' età record, 41 anni. Tre anni dopoera primario oltre che il capodipartimento più giovane d' Italia. Adesso già pensa allasua exit strategy, non imminente ma inesorabile, da uno dei centri italiani piùconosciuti nel mondo, innovativo anche dal punto di vista della location. La cittadelladel cuore è all' interno del Cast (Centro alte specialità e trapianti) del PoliclinicoUniversitario. Uno dei primi in Europa, pochi concorrenti in Italia, con otto sale diemodinamica, aritmologia e vascolare. Parlano i numeri: 3 mila ricoveri all' anno,200 impianti di valvole aortiche, circa 80 di valvole mitraliche. Nella hall la mostrapermanente di artisti siciliani, per rivendicare il primato di questa terra affascinantecapace di sfornare eccellenze.

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08/10/2018

Argomento: Sanità nazionale

Pagina 8 EAV: € 23.440Lettori: 97.132

Il tunnel sotterraneo che porta in repartoMARCO BARDESONO

Solo alcuni istituti torinesi garantisconocontrolli efficaci Alle Molinette isenzatetto entrano passando dallecamere mortuarie: «Qui meglio che instazione» Antonio dice di avere sessant'anni, ma ne dimostra di più. È seduto difronte all' ingresso del reparto diPsichiatria dell' ospedale più grande diTorino, le Molinette. Si è appenasvegliato da un pisolino, sulla seggiolaaccanto a dov' è seduto ci sono un paiodi sacchetti di plastica che contengonotutti i suoi averi. «Per fortuna - dice - checi sono ospedali come questo. Qui unposto per dormire lo si trova sempre.Meglio che in stazione, dove ci sono ipoliziotti che ti cacciano». Antonio, senzatetto per disperazione, entra alleMolinette attraverso un lungo tunnelsotterraneo che collega le cameremortuarie con l' ingresso principale.Nessuno lo ha mai fermato: «È accaduto- spiega - solo un paio di volte, ma bastauna scusa e ti fanno passare». Nei sotterranei non si incontra nessuno, solo qualcheinfermiere che va di fretta e che certo non si chiede chi siano le persone che incrocianel lungo corridoio dei passi perduti. I cartelli severi che indicano il "divieto d'accesso al personale non autorizzato" è come se non ci fossero. Dalla galleria sipossono raggiungere quasi tutti i reparti dell' ospedale: le corsie quasi sempredeserte, le stanze dei degenti, le anticamere delle sale operatorie, i magazzini, lesale delle apparecchiature tecniche e l' obitorio dove, se non c' è un funerale, si faun po' ciò che si vuole. Nell' intero perimetro del maggiore ospedale subalpino cisono solo due guardiole attive, le altre sono chiuse da tempo. E ciò ben prima delvaro delle leggi di stabilità che in Piemonte hanno fatto emergere una sanità quasi alcollasso. I tagli sulla sicurezza ci sono stati, ma si continua a spendere, non solo peri due guardiani, ma per i servizi delle agenzie di security. POCO PERSONALE Ma ciònon è sufficiente a garantire la sicurezza di degenti, medici, personale sanitario. «Inuna struttura come le Molinette - spiegano i sindacati - le falle sono numerose, ilfortino è pressoché indifendibile. L' ospedale è vecchio. Nella nuova Città della

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Salute che si sta progettando certe cose non dovrebbero più accadere», ma questaper ora è solo una speranza. Tra le cose a cui si riferisce il sindacato, ci sono anchele 93 aggressioni avvenute dall' inizio del 2018 ai medici dell' ospedale e i furti incorsia ai danni dei pazienti, ma anche dell' ospedale che ormai non si contano e nonsi denunciano quasi più. Ma ci sono altri ospedali in città dove entrare, a qualunqueora del giorno o della notte, è pressoché un gioco da ragazzi. Il San Luigi è uno diquesti. Lì, ad esempio, la guardiola notturna è quasi sempre deserta, si entra e sipercorre il lungo corridoio che porta alle ali dei reparti o nei sotterranei dellastruttura. Benché concepito in tempi recenti, il San Luigi, come le Molinette,presenta in materia di sicurezza, identici problemi. «L' attenzione viene rivoltaprincipalmente alla zona del pronto soccorso - spiega un infermiere -, per il resto sifa quel che si può», e con quel poco personale che si ha a disposizione. Decisamenteblindato invece il San Giovanni Bosco, un' altra struttura sanitaria moderna e digrandi dimensioni a nord della città. «Si è corsi ai ripari perché nei primi anni -spiegano all' Asl - qui c' era stato un vero assalto alla diligenza». Il nosocomio sitrova in una delle zone più critiche di Torino ed è l' ospedale di riferimento per chivive nei due più grossi campi nomadi della città. Negli anni successivi l'inaugurazione, la segnalazione dei furti negli armadietti dei malati era pressochéquotidiana. Poi fu la volta di una banda che, grazie anche ad una talpa,saccheggiava in continuazione le camere mortuarie e i cadaveri venivanoletteralmente spogliati di ogni cosa, denti d' oro compresi. Ora gli accessi sonosorvegliati, ci sono guardie armate, ma di notte chi ben conosce i labirintisotterranei del San Giovanni Bosco può raggiungere quasi ogni reparto dell'ospedale. SALA D' ASPETTO Non fa eccezione il Maria Vittoria, uno dei presidisanitari più antichi del capoluogo piemontese. Se all' ingresso principale è semprepresente un guardiano solerte, basta transitare dal pronto soccorso e si penetra trale palazzine del policlinico tra l' indifferenza generale. Tant' è che tre anni fa undisperato ebbe il tempo di sdraiarsi in pieno giorno sui gradini della chiesetta dell'ospedale e di togliersi la vita senza che nessuno se ne accorgesse. Poi c' è l'ospedale di Rivoli, prima cintura della città. L' ingresso principale è quasi semprenon sorvegliato, e se il guardiano è presente difficilmente riesce da solo acontrollare l' accesso di tutti corridoi che portano ai piani. Altrimenti, per entrare all'interno dell' ospedale senza essere notati, è sufficiente aprire una porticina cheaffaccia sulla sala d' aspetto del pronto soccorso. Reception quasi perennementechiusa al Cto (Centro Traumatologico e grandi ustionati), dove si entra con facilitàanche nelle stanze del pronto soccorso percorrendo uno stretto e lungo corridoio chesi imbocca a fianco del bar dell' ospedale. «Un attento filtro all' ingresso - spiega unacapo sala - non ci costringerebbe ad una continua sorveglianza nei reparti. Non sipuò pretendere che medici ed infermieri si trasformino negli sceriffi degli ospedali».E se invece Regina Margherita (l' infantile), Sant' Anna e Gradenigo offrono maggiorigaranzie di sicurezza, inutile attendersi risposte esaustive e convincenti dall'assessorato regionale alla Sanità che stanzia i denari, ma affida i controlli alle Aslche, su questa materia eccepiscono: «Non è proprio così come scrivete». Per loro vasempre tutto bene. riproduzione riservata.

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08/10/2018

Argomento: Sanità nazionale

Pagina 38 EAV: € 43.115Lettori: 533.243

La cannabis medica non basta "In un anno pazientitriplicati"

ALESSANDRO MONDO

Il numero delle prescrizioni è cresciuto dioltre cinque volte ma la produzione nonè sufficiente L' assessore Saitta: "Lostabilimento di Firenze non soddisfa ilfabbisogno, servono altri enti" Boomdella cannabis prescritta a scopoterapeutico: aumentano i pazientimentre l' offerta stenta a tenere il passo.Il gap, ora certificato dalla Regione,rimanda ad una delle moltecontraddizioni italiane, alimentata dadue ordini di fattori: i pregiudizi e primaancora la confusione sull' impiego dellacannabis a scopo sanitario; unasituazione di sostanziale monopolio nellaproduzione, derivante dalla volontà diesercitare un controllo rigoroso sul cicloproduttivo. Il risultato è una situazionesempre più difficile da gestire, tale daspingere le Regioni, Piemonte compreso,a premere sul ministero della Salute perindividuare nuovi canali in grado diaumentare le forniture. Domanda eofferta Restando al Piemonte, i dati - che oggi verranno presentati dall' assessoreAntonio Saitta in quarta commissione regionale (Sanità) - sono inequivocabili: nell'ultimo anno i malati trattati con medicinali cannabinoidi, quando i trattamenticonsueti non hanno prodotto gli effetti desiderati e solo per alcune patologie gravi,sono triplicati; il numero delle prescrizioni da parte dei medici è cresciuto di oltrecinque volte. «Purtroppo non sempre lo Stabilimento chimico farmaceutico militaredi Firenze, l' unico autorizzato per legge alla fornitura, riesce a soddisfaretempestivamente tutte le richieste spiega Saitta - . Chiediamo al Ministero dellaSalute di individuare e autorizzare altri enti alla produzione dei farmaci». In teorianulla di straordinario dato che, precisa l' assessore, questa opzione è prevista daldecreto legge del 16 ottobre 2017 numero 48 poi convertito in legge (la 172): "Qualora risulti necessaria la coltivazione di ulteriori quote di cannabis oltre a quellecoltivate dallo Stabilimento chimico farmaceutico militare, possono essere

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individuati, con decreto del ministro, uno o più enti o imprese da autorizzare allacoltivazione, nonchè alla trasformazione, con l' obbligo di operare (...) in base alleprocedure indicate dallo stesso Stabilimento". La richiesta al ministro della SaluteGiulia Grillo verterà su questo punto partendo dalla considerazione che nonostantegli sforzi lo Stabilimento non riesce più a soddisfare il fabbisogno nazionale:problema noto anche a Beatrice Lorenzin, suo predecessore. Ad oggi l' alternativa èacquistare il prodotto all' estero, Olanda e Svizzera sono i principali esportatori, maad un costo più alto. I numeri Restando al Piemonte, forte di una tra le prime leggisull' uso terapeutico della cannabis in Italia, oltre il 70% dei trattamenti riguardaanalgesia nel dolore cronico o neurogeno. Nel 2017 i malati trattati sono stati 639(+205,74% rispetto al 2016), per un totale di 2.683 prescrizioni. Di queste, 770 sonostate effettuate da medici di medicina generale e 1.913 da medici specialisti: nel2016 erano stati 209 per un totale di 483 prescrizioni. La spesa totale registrata nel2017 dalla Regione per questi preparati è stata di 193.089 euro (+107,07% sul2016). «Ci sono imprese che hanno chiesto più volte di incontrare i vari ministri eche sarebbero pronte a stabilirsi in Piemonte - commenta Marco Grimaldi,capogruppo di LeU in Regione . Bisogna uscire da un' ipocrisia tutta italiana: lasperimentazione è in fase avanzata, servono permessi alle aziende. Spero che l'assessore faccia anche una chiamata pubblica, aprendo il bando alle imprese chevogliono fare ricerca e poi autorizzandole alla produzione». «Serve prima di tutto unprovvedimento dell' esecutivo - interviene Domenico Rossi, presidente dellacommissione regionale -. La situazione attuale é problematica anche in termini dicosti, perché acquistiamo dall' estero le quantità utili a colmare il gap difabbisogno». Dello steso avviso Giulio Manfredi, Radicali: «La richiesta al Governodeve essere condivisa da tutte le Regioni». BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI.

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08/10/2018

Argomento: Sanità nazionale

Pagina 18 EAV: € 5.298Lettori: 129.749

Macchinari obsoleti negli ospedaliChiara Daina

Sanità Ko. Allarme sulle dosi di radiazioniUn apparecchio nuovo non è garanzia diuna diagnosi migliore. Dobbiamo saperlonoi pazienti per non cadere in inganno edevono rendersene conto gliamministratori del Ssn quandopianificano tagli e investimenti. "A fare ladifferenza è la professionalità delmedico", sottolinea Carmelo Privitera,presidente della Società italiana diradiologia medica. La Corte dei conti, nelrapporto di coordinamento di finanzapubblica 2018, ha evidenziato che il 30%dei mammografi, rmn e tac usati inospedale hanno più di 10 anni eandrebbero sostituiti. "Bisogna rinnovaresolo i macchinari con alte dosi diradiazioni, per gli esami più semplicivanno bene quelli vecchi, clinicamentesono ancora validi". L' Italia non haancora recepito la normativa Ue sullaradioprotezione che obbliga a indicarenel referto la dose di esposizione alleradiazioni. Resta il problema poi della medicina difensiva. "Ogni anno - avvertaPrivitera - si fanno 110 milioni di diagnosi radiologiche di cui il 30% sono inutili. Unadiagnosi adeguata necessita di un confronto tra radiologo e paziente. Anche se ilmedico è sovraccarico di lavoro, il paziente ha comunque il diritto di incontrarlo".

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08/10/2018

Argomento: Sanità nazionale

Pagina 4 EAV: € 33.656Lettori: 129.749

Ospedali: servono 20 mila mediciChiara Daina

Codice rosso - A causa deipensionamenti e della mancataprogrammazione del futuro le previsionisono sempre più negative. Introvabilianche anestesisti, pediatri, ginecologi IlSistema sanitario italiano, nell' anno delsuo quarantesimo compleanno, è a seccodi medici. Ne mancano già almeno10mila. Introvabili anestesisti, pediatri,ginecologi e medici di pronto soccorso.Reparti ridotti all' osso, con turnimassacranti anche di 70 ore asettimana, e assistenza a rischio tilt: ladirettiva europea sull' orario di lavoroper il personale sanitario impone unlimite di 48 ore di lavoro settimanali(straordinari compresi) ma nei nostriospedali viene spesso violata. Ilsindacato Anaao - che ha proclamatodiversi giorni di sciopero per ottobre -stima tra 5 anni la fuoriuscita di più di45mila camici bianchi che sarannosostituiti da 25mila colleghi creando unvuoto di 20mila posti; causa l' impennata di pensionamenti: 35mila da qui al 2022 (ecirca 10mila tra il 2015 e il 2017), e una mancata programmazione per il futuro. Abloccare l' ingresso di nuovi medici è l' imbuto formativo. ll Miur per il 2017/2018 hafinanziato 6200 borse di formazione, meno delle 8569 richieste dalle Regioni. Ilrisultato è che ai bandi non si presenta quasi più nessuno. Un quadro che sicomplica con la fuga di medici dal pubblico al privato, che offre contratti piùvantaggiosi. Matteo Scardigli, anestesista, si è licenziato dall' azienda ospedaliera diVerona per trasferirsi in una clinica privata di Firenze: "Guadagno più del triplo e nonho turni infernali, di notte o nei festivi, con 18 pazienti da seguire da solo". CarloPalermo, segretario nazionale Anaao, spiega: "Se passa quota 100 nel 2019spariranno 25mila medici in più, un disastro. La sopravvivenza del sistema sanitarionon è una questione di soldi ma di scelte politiche. Abbiamo chiesto al governo diaumentare i contratti di formazione e assumere gli specializzandi all' ultimo annoper coprire i turni". Intanto per tamponare l' emergenza le aziende infilano neipronto soccorso medici senza specializzazione, acquistano prestazioni in

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intramoenia, e ricorrono a specialisti a gettone, assunti da cooperative o societàesterne, che prendono fino a 90 euro lorde l' ora. Alto Adige. Per frenare la fugaverso l' Austria la Provincia autonoma di Bolzano con una legge di luglio consente l'assunzione di medici senza specializzazione come in Austria, contrariamente aquanto previsto dalla normativa nazionale che vieta qualsiasi forma di assunzione amedici privi di specializzazione. Trentino. L' azienda provinciale è andata a caccia dimedici all' estero, pagando annunci sulla stampa tedesca, austriaca, francese,inglese. Per attirare personale ha trasformato i concorsi per posti temporanei, chevanno deserti, in concorsi per assunzioni a tempo indeterminato. Lombardia. "Negliospedali di Tradate, Codogno, Merate e Voghera di notte l' anestesista è soloreperibile e a Pavia uno dei due di turno è in reperibilità sostitutiva", denunciaCristina Mascheroni di Aaroi-Emac. Per non avere morti sulla coscienza c' è chidorme in hotel o in reparto (con il cartellino non timbrato). Chiuso ad aprile il puntonascita di Codogno per carenza di ginecologi. La Regione ha varato una legge checonsente agli specializzandi all' ultimo anno di fare assistenza ma il governo haimpugnato la norma. Veneto. Esodo di almeno 70 medici nel privato da gennaio. Ilcaso più critico a Camposampiero: su 8 pediatri, 3 hanno dato le dimissioni e altri 3le hanno annunciate. In altre pediatrie l' attività è portata avanti da medicigettonisti. A Rovigo vogliono esternalizzare il 118 perché nei reparti sono a corto dianestesisti. Centri trasfusionali ko: orari ridotti di prelievo, ritardi nella elaborazionedei dati e molti meno donatori. Piemonte. Su 25 pediatrie 10 ricorrono a medici achiamata. Il reparto più sofferente ad Alba: i pediatri gettonisti coprono 25 notti almese. Tutto il punto nascite di Borgosesia è passato nelle mani di una cooperativa.Affidati totalmente a medici a chiamata, da fuori regione (dalla Sicilia anche), ilpronto soccorso di Cuorgnè e Lanzo. Quello di Chivasso solo parzialmente. FriuliVenezia Giulia. Appaltati a una cooperativa i pronto soccorso di Sacile e Maniago.Valtiero Fregonese (Anaao): "Un solo medico reperibile allo stesso tempo nei repartidi urologia e gastroenterologia dei 4 presidi ospedalieri dell' Aas2 Basso Friulana-Isontina distanti tra di loro circa 30 km, con disagi lavorativi e logistici". Valle d'Aosta. Stop agli incentivi per chi arriva da fuori regione e per tappare i buchi siricorre a una decina di "medici in affitto". Nella stagione estiva 3 gettonisti hannogarantito l' apertura del pronto soccorso ortopedico dell' ospedale Parini.Esternalizzate visite ed ecografie cardiologiche presso cliniche privateconvenzionate. Liguria. "Fino a 4 mesi di ferie accumulate e 200mila ore di lavoroextra", denuncia il segretario Anaao Giovanni Battista Traverso. I disagi peggiori nell'Asl di Savona: per la mancanza di anestesisti e ortopedici si fanno 500 operazioni inmeno l' anno (-15%). La gestione di 3 presidi (Albenga, Cairo Montenotte,Bordighera) passerà al privato accreditato che dovrà riaprire i pronto soccorso inciascuna struttura. Sardegna. Ridotte le visite cardiologiche in tutti i presidi dell' Ats(azienda per la tutela della salute). Decimati i radiologi, soprattutto a Sassari, contempi dilatati per ecografie, tac e risonanze. A Oristano l' emodinamica è aperta solo6 ore al giorno, l' Obi è stato chiuso e si fanno 15 interventi in meno alla settimana.Emilia Romagna. Per evitare il collasso dei pronto soccorso richiesta lacollaborazione di medici neolaureati e specializzandi (in partita iva) per i codici piùsemplici. Al Maggiore di Parma è andato deserto un bando per il pronto soccorso: la

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scadenza è stata posticipata sperando si presenti qualcuno. Toscana. Oltre 10milioni di euro investiti dalla Regione per comprare prestazioni in regime diintramoenia: esami di diagnostica, visite ambulatoriali e interventi chirurgici. "Moltispecializzandi del Sud finito il percorso di formazione tornano a casa e ci lasciano apiedi. Bisogna formare medici che restino in Toscana" è la richiesta del segretarioAnaao Flavio Civitelli. Umbria. Nell' azienda ospedaliera di Perugia "i dottorandifanno attività clinica nonostante il contratto di ricerca - spiega David Giannandrea diAnaao giovani -, gli specializzandi assistono i pazienti senza tutor e negli ambulatorici sono medici assunti da associazioni terze". Lazio. Nell' Asl di Latina 204 medici su770, quasi il 30%, sono precari e in corsia si lavora fino a 70 ore a settimana. All'ospedale Spaziani di Frosinone le sale operatorie sono rallentate dalla carenza dianestesisti. "Ci sono pazienti con tumore in attesa da maggio e uno da dicembre"denuncia Tommaso Trementozzi di Anaao. Abruzzo. Specialisti in fuga nelle clinichedel Nord. Spariti gli allergologi all' Aquila, a Castel di Sangro il pronto soccorsofunziona a singhiozzo. Marche. Tutte le guardie notturne pediatriche all' ospedale diUrbino sono state appaltate a pediatri in pensione. Nella provincia di Ancona i bandiper i pronto soccorso sono andati a vuoto e si continua a lavorare saltando riposi eferie. Preoccupato il segretario Anaao Oriano Mercante: "Per coprire 30 nottiperdiamo 60 turni diurni, metà del personale, perché dopo 12 ore di lavoro la leggeimpone 11 ore di riposo". Molise. Un reparto di ortopedia e uno di pediatria dovrannochiudere perché nessuno partecipa ai bandi e si fa fatica a trovare anche i liberiprofessionisti. A Isernia per esempio mancano 4 ortopedici su 8 e a breve uno andràin pensione: con 3 soli ortopedici il reparto si blocca se non si accorpano le risorse.Puglia. A rischio chiusura il punto nascita di San Severo e 3 ortopedie su 4 dell' Asl diTaranto. Al Ss. Annunziata il 118 ha metà dell' organico e il pronto soccorso ricorreràai neolaureati per i codici bianchi e verdi. A Manduria al bando hanno risposto 2urologi dall' Albania. E la Asl di Foggia "nel 2017 ha sforato di 200mila euro il tetto dispesa per comprare prestazioni in intramoenia", spiega Giosafatte Pallotta di Anaao,Basilicata. Il budget di 900mila euro per comprare prestazioni aggiuntive quest'anno verrà usato tutto, mentre nel 2017 la spesa si era fermata a 800mila euro.Medici reperibili anche dopo la guardia notturna e psichiatri in prestito dall' Asl2 diSalerno per sopperire alle carenze nell' ospedale di Villa d' Agri. Campania. A Napoliper un intervento al femore si aspettano almeno 10 giorni e si parcheggiano pazientiin sala operatoria perché le rianimazioni sono intasate. Al San Paolo gli ortopedicioperano a giorni alterni e il nuovo ospedale del Mare è ancora in attesa di 286medici su 433 in pianta organica. Calabria. Chiuse a Locri la radiologia e l' ortopedia."Se ti rompi una gamba per la radiografia vai a Polistena, a quasi 50 km, poi torni aLocri e se ti serve un gesso ritorni a Polistena, dove però di notte l' ortopedico è soloreperibile, oppure vai a Reggio Calabria, che dista 100 km", spiega il segretarioAnaao Filippo Larussa. Gli ospedali di Praia a Mare e di Trebisacce rimangono inparte chiusi per la difficoltà di reclutare personale. Sicilia. Anestesisti e chirurghireperibili nei turni pomeridiani perché in reparto il personale non basta. Intanto laRegione ha promosso la mobilità interregionale per attirare sull' isola chi ha studiatoe ha iniziato a lavorare al Nord e c' è chi torna a casa.

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08/10/2018

Argomento: Sanità nazionale

Pagina 7 EAV: € 14.590Lettori: 281.841

Osteopati e chiropratici ancora in attesa di regoleErnesto Diffidenti

nuove professioni Sono ancora in altomare i decreti attuativi che dovrannodefinire i profili professionali e ilriconoscimento di un corso di laureatriennale per l' osteopata e ilchiropratico. Per Alessandro, un lettoreche frequenta la quinta liceo scientifico eci ha scritto chiedendo lumi anche, sipresume, in previsione di una scelta sulfuturo percorso universitario, si tratta,dunque, di pazientare. Le due nuoveprofessioni sono state riconosciute dallalegge Lorenzin 3/2018 che, agli articoli 7e 8, stabiliva gli adempimenti successivi:entro il 16 maggio avrebbero dovutiessere messi a punto l' ambito di attivitàe le funzioni, mentre entro il 13 agostoavrebbe dovuto vedere la luce il decretosull' ordinamento didattico universitario.«Da allora ci sono state nuove elezioni euna transizione difficoltosa per garantirela governabilità al paese - ricorda Paola Sciomachen, presidente del Registro degliosteopati italiani - e non sono stati fatti passi avanti». Una riunione era stataconvocata dal ministero della Salute la scorsa settimana, ma l' incontro è saltato all'ultimo minuto. Al momento, quindi, queste due professioni continuano a non avereun percorso ufficiale e, pertanto, si ricorre a corsi privati ed extrauniversitari. «Unasituazione di incertezza - conclude Sciomachen - che non tutela i pazienti e gli stessiprofessionisti». © RIPRODUZIONE RISERVATA.

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08/10/2018

Argomento: Sanità nazionale

Pagina 5 EAV: € 83.137Lettori: 796.905

Regione, kit per diabetici senza gara In sei anni sprecatiquasi 200 milioni

Aghi e strumenti pagati fino al 40% in più. Appalto sempre rinviato. Dossier AnacDa 106 a oltre 190 milioni di euro di soldi pubblici buttati al vento per incapacità dichi amministra. Dal 2013 la Centrale acquisti di Regione Lombardia (Arca) deveeseguire una gara per la fornitura di lancette pungidito, aghi- penna, strisce per ilcontrollo della glicemia e siringhe da insulina, in sintesi il kit che serve ai diabeticiper tenere sotto controllo la malattia. Dopo 6 anni nulla è cambiato, perché leprocedure di evidenza pubblica non sono ancora concluse. Così i dispositivi per l'autocontrollo del diabete continuano a essere forniti ai 470 mila malati lombarditramite un accordo con le farmacie senza alcuna concorrenza sul mercatofondamentale per strappare prezzi decisamente più bassi, come avviene in Liguria,Emilia Romagna e Toscana. Adesso un dossier dell' Autorità nazionale Anticorruzione(Anac) pubblicato il 26 settembre misura, per la prima volta, il costo dell' inefficienzanel sistema di acquisti che, per la Lombardia, è stimato dai 17 ai 30,5 milioni di eurol' anno. La Regione oggi spende annualmente 78 milioni di euro, pari a 166,5 euro apaziente: ma potrebbe tagliare i costi dal 22 al 40% a parità di qualità di cure esenza incidere sulla gamma dei prodotti offerti ai malati tramite il servizio sanitarionazionale: «L' analisi dimostra che le marcate differenze di prezzo riscontratesostanzialmente non dipendono dalla presunta qualità del prodotto (ossia dallespecifiche marche dispensate) - scrive l' Anticorruzione guidata da Raffaele Cantone-, ma dal grado di efficienza del processo di approvvigionamento delle diverseRegioni». Ci sono voluti due anni per organizzare la prima gara d' appalto poiannullata dal Tar (10 ottobre 2013 - novembre 2015); altri sei mesi per la seconda(15 aprile 2016), ancora una volta bloccata; da allora la firma del contratto per lafornitura dei kit ai diabetici anche fuori dalle farmacie viene rinviata da Arca al primotrimestre 2017, poi al primo trimestre 2018, infine ancora al primo trimestre 2019.La necessità di indire una procedura di evidenza pubblica per il rifornimento del kitdi controllo della glicemia viene individuata, per la prima volta, il 10 ottobre 2013dall' allora direttore generale della Sanità Walter Bergamaschi, dopo che l' Autoritàgarante della Concorrenza e del mercato, pochi mesi prima (il 28 gennaio), censurala modalità di distribuzione di lancette pungidito, aghi-penna, strisce per il controllodella glicemia e siringhe da insulina esclusivamente tramite le farmacie. Da lì Arcafa passare fino al novembre 2015 per la definizione dei capitolati di gara: vengonoorganizzati tavoli di confronto con i produttori e le associazioni pazienti che nonportano a nulla visto che, quando finalmente il bando esce, viene immediatamentestoppato dal Tar su ricorso degli stessi. La storia si ripete di anno in anno come in unfilm già visto. E il 26 febbraio 2018, a quattro giorni dalle elezioni regionali, su

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proposta dell' assessore alla Sanità Giulio Gallera, Regione Lombardia è costretta aconfermare nuovamente l' accordo con le farmacie per non interrompere il servizioai diabetici: «La proroga è fino al completamento della procedura di gara sullafornitura espletata da Arca e all' effettiva operatività del servizio - si legge nelladelibera -. Comunque non oltre il 31 marzo 2019». Il risultato: oggi la Regione paga i102 milioni di aghi-penna utilizzati dai diabetici lombardi 23,21 euro al pezzo controi 2,03 euro della Liguria, i 114 milioni di lancette pungidito 22,04 euro ciascunocontro i 7,94 della Toscana, i 128 milioni di strisce per il controllo della glicemia120,27 euro contro i 38,79 euro dell' Emilia Romagna, i 4 milioni di siringhe dainsulina 0,93 euro contro gli 0,46 della Valle d' Aosta. I dati sono snocciolati dall'Anticorruzione che ha lavorato con il supporto dell' Agenzia nazionale per i servizisanitari regionali (Agenas). Solo spreco, non qualità delle cure: «In relazione all'obiettivo di offrire ai propri assistiti un' ampia varietà di prodotti, si è già osservatoche alcune Regioni (ad esempio l' Abruzzo e l' Emilia Romagna) riescono a offrire un'apprezzabile varietà di dispositivi, pur approvvigionandosi prevalentemente tramitela gara pubblica e pagando prezzi di molto inferiori rispetto a quelli corrisposti dalleRegioni che utilizzano lo strumento dell' accordo con le farmacie convenzionate.Sembrerebbe, pertanto, possibile conciliare l' economicità nelle procedure diapprovvigionamento con la varietà di offerta per gli aventi diritto». Insomma: «Lelegittime esigenze dei pazienti alla libertà di scelta del prodotto e quelle dell'efficienza non sono necessariamente in contrasto e possono essere certamentecontemperate». Ora, dopo sei anni e 200 milioni di euro sprecati, dal Pirelloneassicurano che la soluzione della vicenda è vicina. Insiste l' Anticorruzione: «Non sipuò che ribadire l' auspicabilità dell' utilizzo di procedure ad evidenza pubblica voltead assicurare il massimo confronto competitivo e il conseguente risparmio di spesapubblica».

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08/10/2018

Argomento: Sanità nazionale

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TENTAZIONI ILLIBERALI SULL' ABORTOVLADIMIRO ZAGREBELSKY

La mozione approvata dal Consigliocomunale di Verona su una propostaleghista e con il voto favorevole dellacapogruppo Pd in tema di aborto ha datospazio all' abituale, insopportabileschieramento di opposte tifoserie, prontead alterare i fatti pur di sostenere ipropri slogan radicali e semplicistici.Sempre più raramente ormai, anche sutemi complessi e delicati come è certoquello dell' interruzione di gravidanza, sisente argomentare riconoscendo cheesistono ragioni contrapposte, cheoccorre trovare un accomodamentoragionevole, che i concreti fatti della vitasono vari e richiedono risposte adatte ediverse. Da una parte si è sentito direche la legge n.194 del 1978 avrebbefinalmente riconosciuto la libertà delladonna di abortire e dall' altra si è dettoche ogni aborto è un crimine, unomicidio. Ma né il documento veronese,né, soprattutto, la legge e laCostituzione danno sostegno all' una o all' altra affermazione. La legge nonriconosce un diritto all' aborto nel senso che si tratti di una libertà della donna. Lalegge nega che l' aborto possa essere mezzo per il controllo delle nascite e impegnalo Stato, le Regioni e gli enti locali a sviluppare i servizi socio-sanitari e ad assumereiniziative per evitare che l' aborto sia usato al fine di limitare le nascite. Con questapremessa, la legge poi prevede condizioni e procedure per consentire entro i priminovanta giorni l' interruzione di una gravidanza che comporti un serio pericolo per lasalute fisica o psichica della donna, in relazione al suo stato di salute, o alle suecondizioni economiche o sociali o familiari, o alle circostanze in cui è avvenuto ilconcepimento, o alla previsione di anomalie o malformazioni del concepito. L'accesso all' intervento abortivo è dalla legge garantito in quelle circostanze,cosicché parlare di libertà di aborto è una forzatura che la legge non consente. Certodal 1978 a oggi molte cose sono cambiate e ad esempio lo sviluppo delle pilloleabortive ha modificato il quadro delle possibilità praticamente disponibili, ma lalegge non è stata modificata. E la Corte costituzionale ha stabilito che la tutela del

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concepito ha fondamento costituzionale poiché la Costituzione riconosce i dirittiinviolabili dell' uomo «fra i quali non può non collocarsi, sia pure con le particolaricaratteristiche sue proprie, la situazione giuridica del concepito». Tuttavia «nonesiste equivalenza fra il diritto non solo alla vita ma anche alla salute proprio di chi ègià persona, come la madre, e la salvaguardia dell' embrione che persona deveancora diventare». Nello stesso senso, nel quadro della Convenzione europea, si èpronunciata la Corte europea dei diritti umani, che ha ritenuto equilibrata lasoluzione adottata dalla legge n. 194 nel contemperare le esigenze della donna conl' interesse del feto, meritevole di tutela. Non esiste dunque una libertà o un dirittosenza limiti di porre termine alla gravidanza. Di diritto si può parlare quando sianopresenti le condizioni stabilite dalla legge. È probabile che nella realtà le condizioniposte dalla legge siano ignorate o superate. E che quindi il richiamo alla legge sia inqualche misura ipocrita, come per altro verso è ipocrita gran parte del massicciofenomeno dell' obiezione di coscienza dei medici. Il Comitato nazionale di bioeticaha affermato che l' obiezione di coscienza non può essere strumento di sabotaggiodella legge, tanto più se «nelle mani di minoranze fortemente organizzate, oppureoggetto di abuso opportunistico da parte di singoli». E il Comitato europeo dei dirittisociali ha constatato che spesso l' Italia non garantisce alle donne l' applicazionedella legge n. 194. Stando così le cose è senza senso e, nei confronti di donne che sitrovano in grandi difficoltà, è disumano parlare dell' aborto come di un crimine o unomicidio. Per la verità, non in questi termini si è espresso il Consiglio comunale diVerona, anche se il retroterra implicito sembra proprio essere quello. Il linguaggiointollerante che, anche questa volta, è stato usato da una parte e dall' altra persqualificare le posizioni contrapposte, insieme all' inclinazione alla censura, èparticolarmente preoccupante. In Francia sono sanzionate le organizzazioni(cattoliche) che, rispondendo alla richiesta di informazioni e sostegno da parte didonne incinte, le sconsigliano di ricorrere all' aborto. A Roma, recentemente si sonofatti staccare manifesti di un' associazione contraria all' aborto. Facciamoattenzione: l' espressione di opinioni è un diritto da tutelare con scrupolo sempre,anche da parte di chi le trova sbagliate e sgradevoli. C' è già troppa «democraziailliberale» che incombe perché le si prepari il terreno, proprio da parte di chi, innome della libertà, dovrebbe contrastarla. BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI.