05 Federazione Russa - Zanichelli · Dvina Occ. Lovat Volga ... nord, sia nelle aride e...

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G. Sofri, F. Sofri, Corsi di geografia © 2011, Zanichelli editore SpA 1 Geografia fisica Le tracce della storia Stato e popolazione L’economia e le città La Federazione Russa Geografia fisica MARE DI BARENTS G . d i Finla n dia M A R B I A N C O M A R N E R O MAR CASPIO Baia di C ˘ es ˘a Baia della Pec ˇora Baia della Dvina Mosca Kirov Jaroslavl Tver Kaliningrad C ˘ erepovec Rybinsk San Pietroburgo Arcangelo Murmansk Severodvinsk Iz ˘evsk Perm Niz ˇnij Novgorod Togliatti Ul’janovsk Ufa Samara Kazan Orenburg Saratov Volgograd (Stalingrado) Astrakhan Krasnodar Taganrog Voronez ˘ Belgorod Lipeck Tula Rjazan’ Orel Kursk Brjansk Rostov-na-Donu Vladikavkaz Grozny Stavropol Penza MAR D’AZOV Elbrus 5642 Narodnaja 1894 Telposiz 1617 C A U C A S O A L T U R E D E L V O L G A U R A L I M E R I D I O N A L I U R A L I P O LA R I U R A L I S U B P O L A R I U R A LI SE T T E N T R I O N A L I URALI C E N T R A L I M O N T I T I M A N I R I A L T O C E N T R A L E R U S S O Pen. di Kola Pen. di Jugorski D e p r e s s i o n e C a s pi c a J E R G E N I O B S ˘ C ˘ I S Y R T Dnepr Dvina Occ. Lovat Volga Canale «Lenin» Volga-Baltico Can. Lenin L. Ladoga L. Onega L. Yyg L. Seg L. Bianco Bac. di Rybinsk Bac. di Niz ˘ ni Novgorod Bac. di Kostroma Bac. del Kama Bac. di Ceboksary Bac. di Samara Bac. di Saratov Bac. di Cimljansk Dvina Sett. Pec ˘ora Ob Volga Ufa Kama Suhona Vy ˘ cegda Volga Ural Oka Don Kuban Don KAZAKISTAN GEORGIA AZERBAIGIAN R U S S I A F I N L A N D I A N O R V E G I A S V E Z I A Circolo Polare Artico BASSOPIANO SARMATICO Ivanovo Smolensk UCRAINA POLONIA BIELORUSSIA LITUANIA RUSSIA LETTONIA L. C ˘ iudi Bac. di Volgograd ESTONIA Mar di Pec ˇora C a r e l i a M A R B A L T I C O La parte europea della Federazione Russa.

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Unità 13

1

Geografi a fi sica

Le tracce della storia

Stato e popolazione

L’economia e le città

La Federazione RussaGeografi a fi sica

M A R E D I B A R E N T S

G. di Finlandia

MAR BIANCO

M A R N E R O

MA

R C

AS

PI O

Baia diCesa

Baia della

Pecora

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Mosca

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Kursk

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Rostov-na-Donu

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MAR D’AZOV

Elbrus5642

Narodnaja1894

Telposiz1617

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Volga-Baltico

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Circolo Polare Artico

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La parte europea della Federazione Russa.

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nale, la steppa, che comprende le fertili terre nere, importantissime zone agricole.

Le condizioni climatiche, caratterizzate da una forte continentalità, sono più favorevoli nella zona occidentale; nelle regioni asiatiche il gelo e l’aridità rendono molto diffi cile l’in-sediamento umano sia nei freddi territori del nord, sia nelle aride e semidesertiche terre del sud. Tre quarti del territorio russo sono situati a nord del 50° parallelo, e le coste sul Mar Glaciale Artico sono quasi tutte oltre il 70°. Nonostante possegga sconfi nate coste ma-rine e oceaniche, buona parte della Russia è sottratta alle infl uenze moderatrici dei mari: quelli nordici, con poche eccezioni, sono in-fatti ghiacciati per molti mesi all’anno. Gli in-fl ussi del Pacifi co si arrestano sulla costa, per-ché alte barriere montuose impediscono loro di spingersi all’interno; soltanto il breve tratto europeo che si affaccia sul Mar Nero risente dell’infl uenza del mare. Le coste si estendono per circa 60000 km, su mari che per lo più non offrono un accesso facile alla navigazione.

La Federazione Russa confi na con ben quat-tordici paesi. Circa 10000 km corrono dalla frontiera occidentale alla costa del Pacifi co a est: in termini di tempo sono 11 fusi orari (per esempio, quando a Mosca è mezzogiorno, sullo Stretto di Bering, che è la punta estrema nord-orientale, sono le 10 di sera).

In Russia si trovano il fi ume più lungo d’Europa, il Volga (3531 km), che sfocia nel Mar Caspio, e alcuni dei bacini fl uviali più estesi del mondo, come quelli dell’Ob-Irtys e dello Jenisej. I fi umi a occidente degli Urali sfociano nel Mar Baltico e nel Mar Nero, mentre tutti i grandi fi umi siberiani sfociano nel Mar Glaciale Artico e sono ghiacciati per buona parte dell’anno. In territorio russo si trovano il lago più esteso del mondo, il Mar Caspio, chiamato «mare» per la sua vastità e perché le sue acque sono salate, e il lago Bajkal, il più profondo della Terra.

Il territorio della Federazione Russa, lo stato più grande del mondo, è diviso in una parte europea e una asiatica. Dei 17 milioni di km2 della sua superfi cie, solo 4 milioni circa appartengono all’Europa, mentre quasi 13 milioni costituiscono la parte asiatica, al di là dei Monti Urali che segnano la linea di demarcazione convenzionale tra Europa e Asia. L’epicentro della vita politica, sociale ed economica è però la Russia europea, la più popolata, mentre nella parte asiatica del paese, che si estende a est fi no all’Oceano Pacifi co, si concentrano le maggiori risorse naturali, minerarie ed energetiche.

Il fattore naturale che più di ogni altro ca-ratterizza il paesaggio è la pianura: la più im-portante in Europa è il Bassopiano Sarmatico, un grande tavolato che occupa quasi l’intero territorio russo, ha un’altezza media di 200 m ed è interrotto solo da modesti rilievi collina-ri. Al di là degli Urali, per buona parte della Siberia occidentale, il paesaggio pianeggiante continua negli immensi spazi quasi spopolati della parte asiatica. Le grandi montagne, co-me il Caucaso e le catene dell’Asia centrale, si trovano nelle zone meridionali, mentre gli alti-piani e i sistemi montuosi occupano la Siberia orientale. La catena del Caucaso si allunga dal Mar Nero al Mar Caspio; ne fa parte l’Elbrus, un vulcano spento situato al confi ne tra Russia e Georgia. L’Elbrus è alto 5642 m e si trova geografi camente in Europa: quindi, contraria-mente a quanto spesso si pensa, la cima più alta d’Europa non è il Monte Bianco, ma l’Elbrus.

La grande pianura russa può essere divisa in tre zone naturali, la cui vegetazione cambia notevolmente: la tundra fredda al nord, do-minata da gelo e permafrost, priva di alberi, coperta di muschi e licheni; la taiga, più a sud, caratterizzata dalle foreste boreali più estese della Terra; infi ne, nella fascia più meridio-

Il lago Bajkal, in Siberia. [Marina Nicolaevna/Shutterstock]

Un esempio di steppa erbosa. Le erbe che costituiscono questo tipo di vegetazione sono essenzialmente graminacee.

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L’Italia

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L’ItaliaLe tracce della storia

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La Federazione Russa

Geografi a fi sica

Le tracce della storia

Stato e popolazione

L’economia e le città

Il villaggio di Mosca viene citato per la prima volta nelle cronache del XII secolo; dopo qualche decennio al suo posto fu costruita una cittadella di le-gno, un kreml, che la rese il baluardo contro le incursioni dei nomadi del-la steppa. Nel corso del XV secolo, il «Cremlino» venne ricostruito grazie al principe Ivan III (1462-1505) che volle una città simile per bellezza alle grandi città europee più antiche e, per questo, chiamò degli architetti italiani, fra i quali A. Fioravanti. Mosca divenne presto anche un importante centro commerciale e artigianale, so-stituendosi a Novgorod. Il Cremlino è oggi la sede del governo e della Presi-denza della Federazione Russa.

Lo sviluppo di Mosca

Fondata nel IX secolo come base commerciale, lungo la via fl uviale che portava a Bisanzio, dai Vareghi (Vichinghi svedesi), Novgorod fu per secoli un attivo punto di in-contro tra le popolazioni scandinave e baltiche e quelle del vasto territorio russo. Qui si scambiavano pellicce, ambra, oro e metalli e qui ebbero inizio i primi nuclei di potere che portarono nel IX secolo alla costituzione del Regno di Kiev, che fu per molto tempo in lotta con il Prin-cipato di Mosca per l’egemonia sui territori baltici. Nella foto, alcune delle costruzioni medievali in legno che oggi costituiscono il Museo dell’Architettura in legno. [Bildarchiv Monheim GmbH/Alamy]

Un’importante città medievale

San Pietroburgo fu fondata dallo zar Pietro il Gran-de nel 1703; egli volle poi spostare qui la capitale da Mosca, considerata una città chiusa alla modernità dell’Occidente. Il nuovo centro urbano fu una sorta di ponte verso l’Ovest. A San Pietroburgo si formarono le prime organizzazio-ni rivoluzionarie che avrebbero portato la Russia alla rivoluzione d’ottobre del 1917. La città rimase capi-tale dell’impero russo per oltre due secoli, dal 1712 al 1918. Nel 1924, alla morte di Lenin (il capo della rivo-luzione bolscevica), San Pietroburgo venne chiamata Leningrado; nel frattempo, Mosca era tornata a essere la capitale. Nel 1991, con la fi ne del regime sovietico, è tornata al nome delle origini, San Pietroburgo. Nella foto: il Museo dell’Ermitage a San Pietroburgo, uno dei più ricchi e grandi del mondo, fu per secoli una collezio-ne privata degli zar. Il palazzo nel quale oggi è ospitato il museo fu costruito nel XVIII secolo da un architetto italiano, Bartolomeo Rastrelli, e fu per molti anni la resi-denza dello zar; l’edifi cio è una parte del famoso Palaz-zo d’Inverno. [Wolfang Kachler/Corbis].

San Pietroburgo, capitale per due secoli

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Monumenti dell’era sovietica

Una città del sud

La ferrovia Transiberiana

La Transiberiana è la ferrovia più lunga del mondo: 9300 km da Mosca a Vladivostok. Essa collega l’Europa con l’Oceano Pacifi co, attraversando il continente asiatico da ovest a est. Inaugurata nel 1903, fu costruita con l’obiettivo principale di consolidare il domi-nio russo sulle lontane province dell’Estremo Oriente. Per la sua costruzione, gli ostacoli da superare furono molti: il suolo gelato, le inondazioni al tempo del disgelo, i fi umi immensi da attraversare e le catene di montagne da valicare: per questo, il percorso della ferrovia passa a sud del lago Bajkal, nella fascia più meridionale della Siberia, dove le condizioni climatiche e ambientali sono meno sfavorevoli. Fu utilizzata soprattutto per le merci, più che per il trasporto di passeggeri. A essa furono poi aggiunte, nel corso del tempo, altre tratte alternative.

Il grande edifi cio dell’Università a Mosca rappresenta molto bene il desiderio di grandiosità e lo spirito di competitività dell’URSS nei confronti dei paesi occidentali più ricchi.

Le città dell’estremo sud, come questa (Gimri, nella Repubblica caucasica del Daghestan), portano i segni di una storia peculiare. Molte di esse sembrano città mediorientali dalle architetture semplici, con case basse, piuttosto simili tra loro: sono molto lontane dalla magnifi cenza dei monumenti eretti per celebrare grandi vittorie o dall’imponenza delle dimore degli aristocratici russi, ma anche dalle abitazioni più comuni della Russia del Nord e del Centro. Sono espressione delle culture delle minoranze etniche di molte regioni annesse o dall’impero zarista o dall’URSS. [N. Haslam/Alamy]

Mosca

OmskNovosibirsk

Krasnoyarsk

Tajset

IrkutskUlan-Ude

Zabaikalsk

Skorodino

Blagovescensk

Habarovsk

UssurijskGrodekovo

Khasan

verso la Cina(Harbin)

verso la Cina(Harbin, Pechino)

verso la Mongolia e la Cina(Ulaanbaatar, Pechino)

verso il Kazakistan e l’Asia centrale(Almaty, Taskent)

verso l’Europa occidentale(Varsavia, Berlino,Parigi)

verso la Corea(Pyongyang)

Belogorsk

VladivostokNahodka

Naushki

Cita

Semipalantisk

BarnaulNizni Novgorod

Minsk

PermKirov

Jaroslavl

SamaraPenza

Harkov

Brest

Ufa

Celjabinsk

Tjumen

Kurgan

Jekaterinburg

Petropavlovsk

Transiberiana (principale percorso passeggeri)

Transiberiana (nuovo percorso passeggeri)

Direzioni principali verso gli stati confinanti

Giunzioni della Transiberiana

Giunzioni con altre linee

Transiberiana (tratta degli Urali meridionali)

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Geografi a fi sica

Le tracce della storia

Stato e popolazione

L’economia e le città

La Federazione Russa

partiti, il più importante dei quali è Russia Unita (ER), vicino a Vladimir Putin, per due mandati presidente e ora primo ministro (pre-sidente della repubblica è Dmitrij Medvedev).

La Russia è membro permanente del Consiglio di sicurezza dell’ONU e fa parte di numerose organizzazioni internazionali, qua-li la CSI (Comunità di Stati Indipendenti) e l’APEC (Cooperazione Economica dell’Asia-Pacifi co).

Il territorio russo è suddiviso in 89 en-tità territoriali costituite da Repubbliche, Territori e Province, molto diverse tra loro per caratteri etnici e storici.

In proporzione alla vastità del territorio russo, il numero degli abitanti è relativamen-te scarso: 142 milioni circa, concentrati per l’80% nella parte europea. Lo scarso popola-

La Russia è una Repubblica presidenziale con assetto federale. Il suo attuale ordinamento risale al 1992, l’anno successivo allo sciogli-mento dell’Unione Sovietica (URSS). La Co sti-tu zione russa del 1993 attribuisce ampi poteri al Presidente federale, che viene eletto a suf-fragio universale ogni 4 anni, per non più di due mandati consecutivi. Egli nomina il Primo ministro, è responsabile della politica estera e capo delle forze armate, controlla i servizi di si-curezza e gli organi di sorveglianza; può anche sciogliere la Duma (la Camera dei deputati) e indire nuove elezioni. La Duma e il Consiglio della federazione costituiscono l’Assemblea federale, il supremo organo legislativo.

Per oltre settant’anni il PCUS, Partito Comu-nista dell’Unione Sovietica, è stato l’unico am-messo; dopo il crollo dell’URSS sono nati altri

Stato e popolazione

Nel 1917 la rivoluzione bolscevica, guidata da Lenin, pone fi ne violentemente all’impero degli zar.

Il partito comunista bolscevico, forte soprattutto nei Soviet («consigli») degli operai delle grandi città indu-striali, crea un’organizzazione statale di nuovo tipo, con al vertice il Soviet Supremo, che elegge il governo. Nel 1922 nasce l’Unione Sovietica (URSS, Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche), uno stato fede-rale formato da quindici repubbliche.

Dopo i secoli di oppressione sotto il potere assoluto degli zar, gli ideali socialisti accendono nuove speranze di uguali possibilità per tutti i cittadini. Ma queste spe-ranze vanno ben presto deluse.

Eliminati gli altri partiti, il Partito Comunista diven-ta il partito unico, la cui volontà si impone al di sopra di ogni regola istituzionale. L’URSS è uno stato federale, ma in realtà le diverse nazionalità hanno scarsa auto-nomia: a prevalere è un opprimente potere centrale. Particolarmente sotto Stalin (1924-1953), successore di Lenin, il regime assume tutti i caratteri di una violenta dittatura, duramente repressiva di ogni forma di libertà. Coloro che si oppongono alla politica del partito e alla collettivizzazione forzata dell’agricoltura sono deportati in massa in Siberia: si calcola che non meno di 10 mi-lioni di persone muoiano nei gulag, i campi di lavoro forzato. Ma anche per alcuni decenni dopo la morte di Stalin, fi no agli inizi degli anni ’80, le minoranze etniche e religiose e i dissidenti, cioè gli oppositori politici, con-tinuano a essere incarcerati, deportati (come lo scien-ziato premio Nobel per la fi sica Sakharov) o costretti all’esilio (come lo scrittore Solgenitsyn, autore del libro Arcipelago Gulag). I cittadini russi, sottoposti a continui controlli di polizia, sono costretti a una vita dominata dalla paura: le possibilità di spostarsi all’interno dell’URSS sono limitate, con intere regioni inaccessibili per ragioni militari; e le frontiere sono pressoché chiuse.

Il regime sovietico crea rapidamente imprese indu-striali, cantieri, centrali elettriche, ferrovie e strade; si

sviluppano impetuosamente le città. Ma le risorse eco-nomiche del paese (scarse a causa dell’arretratezza) vengono investite soprattutto nell’industria pesante e degli armamenti, mentre si sviluppano poco i settori le-gati ai beni di consumo, come l’industria manifatturiera e l’agricoltura. Il regime, autoritario e burocratico, è in-capace di gestire l’economia in modo tale da migliorare il tenore di vita delle persone: i cittadini devono lavorare molto e consumare poco.

Dopo la seconda guerra mondiale, l’URSS persegue una politica di grande potenza mondiale: si annette nuovi territori e impone sull’intera Europa orientale il proprio dominio, esercitato attraverso altri regimi co-munisti. Interviene militarmente in diversi paesi, e si propone come rivale degli Stati Uniti nell’epoca della «guerra fredda», quando il mondo è suddiviso in due «blocchi»: blocco fi loamericano, a Ovest, e blocco fi lo-sovietico, a Est.

Astronauti sovietici vanno nello spazio, ma nelle cit-tà si fanno ancora le code per acquistare beni di prima necessità e la popolazione è sempre più scontenta.

Dal 1985, con l’elezione a Capo dello stato di Mi-khail Gorbaciov, il clima politico comincia a cambiare e i russi a riconquistare alcune libertà. Vengono avviate ri-forme economiche (perestrojka) tese a una maggiore effi cienza, che aprono gradualmente alla privatizzazione dell’economia e agli investimenti stranieri. Si tenta an-che di ridurre il peso della burocrazia e degli apparati statali. Ai cittadini vengono concesse alcune opportuni-tà di discussione e dissenso, e un certo grado di parte-cipazione alle decisioni politiche: si parla di glasnost, cioè «trasparenza», che dovrebbe sostituire la vecchia segretezza delle decisioni. Controlli polizieschi e censu-ra sono allentati. Fra i giovani compaiono fenomeni di consumismo e abitudini occidentali nell’uso del tempo libero (per esempio, la musica rock). In politica estera, Gorbaciov conduce, in accordo con i presidenti america-ni Reagan (in carica dal 1981 al 1989) e Bush senior (in

Dall’URSS alla Russia

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lingua e conserva proprie tradizioni, religioni e credenze. Fra le etnie più numerose ci sono i tatari (o tartari), appartenenti a una stirpe guerriera e nomade originaria dell’attuale Mongolia, ma diffusasi già in epoca medie-vale fi no alle coste del Mar Caspio.

La lingua uffi ciale è il russo, che appar-tiene al gruppo delle lingue slave, del ceppo indoeuropeo; ma sono parlati anche idiomi del gruppo altaico, non indoeuropeo, cui ap-partengono gli idiomi turco-mongoli. Il rus-so è anche la lingua delle comunità di rus-si residenti nei paesi che hanno fatto parte dell’Unione Sovietica fi no al 1991; in questi stessi stati, che oggi hanno una loro lingua uffi ciale, l’insegnamento del russo era dive-nuto obbligatorio già negli anni Venti del Novecento, dopo la rivoluzione del 1917.

La religione cristiana ortodossa è stata per quasi un millennio, dal 988 fi no al 1917, la religione uffi ciale di stato. La Chiesa or-todossa divenne molto potente nella Russia

mento della Russia asiatica mantiene bassa la densità generale, che è di 8 abitanti per km2. La mortalità (14,7 per mille nel 2007) è netta-mente superiore alla natalità (11,3 per mille) e il calo non è compensato da immigrazione; la popolazione è dunque in diminuzione.

Ancora oggi, a oltre quindici anni dalla fi ne del regime sovietico, la speranza di vita alla nascita dei paesi dell’ex URSS è molto più bassa di quella degli altri paesi europei. Questo vale soprattutto per i maschi, per i quali la speranza di vita è di appena 60 anni in Russia e 63 in Ucraina, contro i 79 dell’Italia. Il fenomeno non è stato ancora pienamente spiegato. Gli slavi costituiscono la stragran-de maggioranza della popolazione, ma su un territorio così esteso vive un centinaio di na-zionalità, ognuna delle quali parla la propria

carica negli anni 1989-1993), una coraggiosa politica di disarmo e di distensione, che chiude fi nalmente la triste epoca della guerra fredda. Tuttavia, gli ostacoli da affron-tare sono molto gravi: la crisi economica, l’esplodere di confl itti etnici e nazionali, le forti divergenze politiche fra i sostenitori (vicini a Gorbaciov) di riforme prudenti e gra-duali e quelli di mutamenti più profondi. Questi ultimi, guidati da Boris Eltsin, prendono il sopravvento nel 1991, dopo un fallito tentativo di colpo di stato da parte dei conservatori comunisti. Il Partito Comunista dell’Unione Sovietica è messo fuori legge. Tutte e 15 le repubbliche che componevano l’URSS si dichiarano indipendenti. Alla fi ne del 1991, l’Unione Sovietica non esiste più.

Tra il 1992 e il 1993, dodici delle repubbliche ex so-vietiche (Russia, Bielorussia, Ucraina, Moldova, Georgia, Armenia, Azerbaigian, Kazakistan, Uzbekistan, Turkme-nistan, Tagikistan e Kirghizistan) si uniscono nella CSI, Comunità degli Stati Indipendenti. Estonia, Letto-nia e Lituania, le cosiddette repubbliche baltiche, non aderiscono alla Comunità, ed entrano poi a far parte dell’Unione Europea nel 2004.

Se l’URSS era un organismo statale caratterizzato da un forte potere centrale, nella CSI prevale l’autonomia dei diversi stati che la compongono, e che sono uni-ti da un legame assai blando: non c’è un parlamento comune, né ministeri centrali, ma solo un Segretariato con funzioni di coordinamento, che ha sede a Minsk, in Bielorussia.

Dopo la caduta dell’URSS, in buona parte del suo va-stissimo territorio si assiste all’esplosione dei nazionali-smi, della coscienza cioè di appartenere a una particola-re comunità etnica, linguistica e culturale. Questa vasta parte del mondo è percorsa da sentimenti, passioni, ma anche rancori, odi e fanatismi che si pensavano superati da tempo. Il lungo impero degli zar, poi i 74 anni di re-gime comunista, erano riusciti a contenere, spesso con una violenta repressione, le tante spinte autonomistiche di numerose etnie molto diverse, ma dopo il 1991 au-menta l’instabilità politica in diverse aree.

Il processo di trasformazione dell’ex Unione Sovieti-ca è tuttora in atto: nell’area del Caucaso, per esempio, la tensione è alta, per questioni legate alle frontiere, ai contrasti tra i diversi gruppi etnici e al loro desiderio di autonomia, al controllo dei principali oleodotti e ga-sdotti. Soprattutto nella Repubblica musulmana della Cecenia, parte della Federazione Russa, a partire dal 1994 i russi hanno effettuato massicci interventi mili-tari per bloccare un tentativo di secessione. La capitale, Grozny, è stata distrutta, ci sono stati migliaia di morti e decine di migliaia di profughi. La violenza dell’interven-to russo ha provocato vive proteste in Occidente e nei paesi musulmani. Inoltre, una parte della guerriglia ce-cena ha fi nito per abbracciare le idee e i comportamenti del terrorismo islamista internazionale: i suoi sanguinosi attentati hanno provocato centinaia di morti.

Molti altri interventi dell’esercito russo anche in aree quali il Daghestan, la Georgia e il Tagikistan, benché motivati uffi cialmente dalla necessità di difendere l’uni-tà della Federazione Russa, o di frenare l’espansione del fondamentalismo islamico, hanno in realtà dimostrato il ritorno di ambizioni imperiali.

Le repubbliche ex sovietiche dell’Asia centrale (Kaza-kistan, Uzbekistan, Turkmenistan, Kirghizistan) manten-gono comunque forti legami economici con la Russia, interessata al controllo di questa area strategica ricca di giacimenti petroliferi e di gasdotti e oleodotti.

Gli interventi militari russi in Cecenia. Grozny, la capitale della Cecenia, era fi no a pochi anni fa una città di 400000 abitanti, oggi ridotti a circa 218000 dopo le devastazioni prodotte dagli interventi militari dell’esercito russo nel 1994-1995 e nel 1999-2000. La tensione tra Russia e Cecenia ha prodotto terribili fatti di sangue, dall’una e dall’altra parte. Uno dei più tragici fu la strage di Beslan, nell’Ossezia del Nord (un’altra repubblica autonoma della Federazione Russa nella regione del Caucaso). Nel settembre 2004, un gruppo di terroristi separatisti ceceni entrò in una scuola e sequestrò 1200 persone fra adulti e bambini. Pochi giorni dopo le forze speciali russe fecero irruzione. Quasi 350 civili (fra i quali 186 bambini) morirono, e centinaia rimasero feriti. Nella foto: le rovine di Grozny nel gennaio del 1995. [RIA Novosti/Alamy]

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zarista, appoggiando il regime autoritario e ricevendone in cambio immensi privilegi e poteri. Per questo, dopo la rivoluzione bol-scevica del 1917, la Chiesa ortodossa subì molte persecuzioni e fu quasi travolta dalla campagna di ateismo promossa dal nuovo regime comunista, che costringeva i fedeli a una sorta di semiclandestinità. Solo a partire dal 1985, negli anni del rinnovamento avvia-to dal presidente Gorbaciov, si affermò una maggiore libertà di culto e molti russi tornaro-no alla pratica religiosa. Ancora oggi, coloro che si defi niscono uffi cialmente non religiosi o atei sono circa il 72% della popolazione. Ma secondo altri rilevamenti, dopo il ritorno alla pratica religiosa, circa il 60% dei russi si proclama di religione cristiana ortodossa, mentre i musulmani sarebbero tra il 15 e il 20%. Esistono anche minoranze di cattolici, protestanti ed ebrei. Questi ultimi erano nu-merosi in Russia, ma periodicamente perse-guitati (a volte fatti oggetto di pogrom, veri e propri massacri) al tempo dell’impero zarista e poi anche dell’Unione Sovietica. Negli ulti-mi decenni molti ebrei russi si sono trasferiti in Israele.

La Federazione Russa

Geografi a fi sica

Le tracce della storia

Stato e popolazione

L’economia e le città

Caduta l’URSS, dopo alcuni anni di dure lotte intestine tra i fautori di diverse linee politiche, nel 2000 si è affermato Vladimir Putin (per due volte presidente, ora primo ministro) il quale ha ottenuto indubbi risultati sul terreno dell’economia e su quel-lo della politica internazionale.

In campo economico, il con-trollo e la gestione delle straordina-rie ricchezze energetiche (petrolio e soprattutto metano) hanno per-messo di migliorare le condizioni interne e di imporre a numerosi paesi (soprattutto, ma non solo, europei) una sorta di vero e proprio «ricatto energetico», legato alla forte dipendenza dalla Russia.

Sul terreno internazionale, dopo gli anni di pauroso declino seguiti alla caduta dell’URSS, il go-verno di Putin ha ripreso la voca-zione imperiale della Russia, riaffer-mandone gradualmente il ruolo di

grande potenza. Anche in questo, una funzione decisiva è esercitata dal ricatto energetico, accompa-gnato però anche da prese di po-sizione politiche (che sono giunte a far parlare, nel 2007, di una ripresa della «guerra fredda» con gli Stati Uniti e la NATO) e da interventi mili-tari, soprattutto nel Caucaso.

In politica interna, il regime instaurato da Putin e dal ristretto gruppo di oligarchi suoi fedelissimi (in buona parte giunti alla politica, come Putin stesso, da esperienze im-portanti nei servizi segreti sovietici) è considerato da molti un regime au-toritario e repressivo, benché rispet-toso (ma solo in apparenza) delle forme della democrazia. Molti oppo-sitori sono stati incarcerati, o costretti all’esilio, o assassinati in circostanze misteriose (come la giornalista Anna Politkovskaja, coraggiosa sostenitri-ce dei diritti dei ceceni, uccisa nel

2006). Né vale a giustifi cazione il fat-to che alcuni degli oppositori colpiti siano a loro volta oligarchi arricchiti grazie alla corruzione: una corru-zione che caratterizza buona parte della classe dirigente della politica e dell’economia. Ciò nonostante, il controllo pressoché totale esercitato sulla stampa e sugli altri organi di in-formazione fa sì che Putin riesca a fondare il proprio dominio personale su un consenso abbastanza elevato della popolazione.

Sono tutti caratteri, questi, che se da un lato si ricongiungono alle tradizioni autocratiche dello stato russo, dallo zarismo al comunismo sovietico, dall’altro sembrano essere anche i sintomi di una perdurante diffi coltà del passaggio da un regi-me comunista a un regime liberale.

D’altra parte, osservatori più ottimisti sottolineano una crescita delle libertà (anche nella vita priva-

La Russia di oggi

L’alfabeto cirillico. La creazione dell’alfabeto attualmente in uso nella maggior parte dei paesi slavi fu opera di due monaci greci vissuti nel IX secolo, Cirillo e Metodio. Modifi cando i simboli dell’alfabeto greco per adattarli alla lingua slava, i due monaci inventarono un alfabeto di 40 lettere e se ne servirono per tradurre in slavo la Bibbia e i principali testi liturgici. In seguito, il loro alfabeto fu semplifi cato fi no a diventare l’attuale cirillico.

RUSSO ITALIANO

A a b v g dura (it. gatto) d iè iò g (fr. jour) s dolce (it. rosa) i i breve k l m n o p r s aspra (it. sasso) t u h molto aspirata z aspra (it. zucchero) c dolce (it. cena) sc (it. scena) sc+c dolce i gutturale ’ (apostrofo) è (it. eco) iù ià

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La taiga e la steppa hanno avuto una grande infl uenza nella vita del-le popolazioni che abitarono nei se-coli scorsi l’attuale Russia. Attraver-so la steppa, che ha inizio nei monti Altaj nel cuore dell’Asia, giunge-vano dall’Oriente i popoli nomadi che si spostavano velocemente a cavallo in cerca di pascoli migliori per il loro bestiame. La steppa è stata per secoli una zona di transi-to: ancor prima che vi giungessero gli Slavi, attorno al VI secolo, Sciti, Sarmati, Unni, Avari l’avevano per-corsa in migrazioni e trasferimenti successivi. Gli Slavi dovettero vivere

a lungo (dal XIII al XVI secolo) sot-tomessi al grande impero mongolo dell’Orda d’oro, fondato dal nipote del famosissimo principe mongolo Gengis Khan. Soltanto a partire dal XIV secolo il Principato di Mosca, situato al centro della terra russa, riuscì a sottrarsi alla dominazione dei Mongoli e ad assumere la gui-da del movimento di unifi cazione slava. Da quel nucleo iniziale, in meno di cinque secoli, si venne for-mando il più grande stato del mon-do. Dai Russi la steppa fu percorsa in direzione contraria e divenne la strada della colonizzazione dei ter-

ritori asiatici. Nella Siberia, occupa-ta a metà del XVII secolo, i popoli indigeni che vivevano di caccia e dell’allevamento delle renne furo-no costretti ad arretrare in territori quasi invivibili e a rinunciare alle loro attività tradizionali: come suc-cesse agli Indiani d’America, delle etnie più antiche rimasero poche decine di migliaia di superstiti. Nel XVIII secolo l’espansione mutò dire-zione e si rivolse verso l’Occidente: durante il regno di Pietro il Grande (1696-1725) i Russi sconfi ssero gli Svedesi e si stabilirono sul Golfo di Finlandia. Alla fi ne del secolo conquistarono ai Turchi la Crimea e per la prima volta la Russia en-trò nell’area mediterranea. Nel XIX secolo si estese anche su territori strappati alla Polonia e alla Finlan-dia e, verso sud, occupò la regione del Caucaso tra Mar Nero e Mar Caspio, incorporando i grandi gia-cimenti petroliferi di Baku.

Popoli in movimento

MARE DI OKHOTSK

MAR BALTICO

MAR CASPIO

MAR NERO

MAR GLACIALE ARTICO

Territorio del principatodi Mosca attorno al 1300

Acquisizioni sino al 1689

Acquisizioni sino al 1462

Acquisizioni sino al 1533

Acquisizioni sino al 1598

Acquisizioni sino al 1800

Acquisizioni sino al 1725

Acquisizioni sino al 1946

L’economia e le cittàL’economia russa sta ancora vivendo le pro-fonde trasformazioni seguite alla caduta dell’URSS e del suo sistema economico basa-to sulla collettivizzazione e pianifi cazione. Si tratta di una vera e propria riconversione, perché è necessario riorganizzare la politica economica e gli impianti di produzione. Gli ultimi anni di vita dell’ex Unione Sovietica erano stati caratterizzati da una grave crisi economica, che non si è arrestata con la sua dissoluzione. All’inizio, anzi, si è aggravata per le diffi coltà del passaggio da un’econo-mia statalista e socialista a un’economia di

mercato basata sulla libera concorrenza, in un ambiente caratterizzato dallo strapotere di un’oligarchia di stato: per lungo tempo i funzionari di stato sono stati spesso uomini corrotti e legati a organizzazioni mafi ose.

Il settore primarioOggi l’agricoltura russa è produttiva, grazie a notevoli migliorie attuate negli ultimi due de-cenni. Le aziende agricole cooperative e quelle di stato, nel periodo della collettivizzazione, avevano distrutto l’economia contadina tra-

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Anche la pesca, settore nel quale l’URSS fu primo produttore mondiale, con la privatiz-zazione delle grandi fl otte ha visto diminuire notevolmente la sua produzione, perché non sono sorte le grandi imprese private che lo stato russo si aspettava. La Russia rimane co-munque il maggior produttore europeo di pe-scato. Questa attività resta molto importante in due regioni: la costa dell’Artico, per merluz-zi e aringhe, e quella del Pacifi co, ricca di spe-cie diverse. Nel corso meridionale del Volga si pescano gli storioni; dalle loro uova, sottopo-ste a una particolare lavorazione, si ricava il pregiato caviale. Il numero di storioni è però in calo, anche a causa della pesca illegale.

Il settore secondarioIl decollo dell’industria avvenne dopo i primi trent’anni del secolo scorso, sotto il regime socialista. Si svilupparono soprattutto indu-strie pesanti, come le metalmeccaniche, le si-derurgiche e quelle delle produzioni militari.

Oggi è ancora molto importante il ruolo della siderurgia e della metallurgia, ma sono fondamentali per la ricchezza del paese le raf-fi nerie di petrolio, le industrie di materie pla-stiche, quelle aeronautiche, automobilistiche, belliche, tessili.

C’è però un grave problema da affronta-re: la limitata diffusione delle aree industria-li sul territorio. Dopo la caduta dell’URSS, Mosca e San Pietroburgo sono diventate due grandi e moderne regioni industriali. Una volta crollato il sistema economico gestito dallo stato, qui sono sorte moltissime pic-cole imprese private che operano in nume-rosi settori e che hanno grandi scambi con l’Europa più ricca e il resto del mondo. Gli impianti industriali russi sono spesso gigan-

La Federazione Russa

dizionale senza creare un’agricoltura moder-na ed effi ciente. Anche per questo i contadini hanno trovato diffi coltà, negli anni Novanta del secolo scorso, a divenire loro stessi im-prenditori agricoli; oggi però più della metà della produzione agricola nazionale è fornita da produttori privati che sfruttano in modo intensivo i loro terreni.

Nella fascia meridionale del territorio eu-ropeo si estende la maggior parte dei terreni coltivabili: soprattutto le fertili terre nere, di colore scuro perché ricche di humus. Allo sta-to naturale, su questo tipo di terreno cresceva la steppa che, una volta conquistata alla colti-vazione, si è trasformata in una grande distesa coltivabile. Le colture principali sono grano (il cereale più coltivato in Russia), avena, orzo (la Russia è il primo produttore al mondo), patate, barbabietole da zucchero. La Russia ha però scarsità di terreni agricoli, perché le terre fertili coprono una percentuale molto ri-dotta del suo territorio; per questo, quasi tut-ti i terreni pianeggianti sono stati convertiti all’agricoltura, anche attraverso la deforesta-zione di vaste aree boschive. Il cotone è tra i prodotti principali della Russia asiatica.

Più a nord, oltre la fascia delle terre colti-vabili, circa metà del territorio russo è coperto dalla più vasta estensione di foreste della Terra; esse sono fondamentali per l’economia russa, perché il legno è alla base di numerose indu-strie di mobili, cellulosa, carta e costituisce un importante prodotto per l’esportazione.

Per quanto riguarda l’allevamento, la Rus-sia resta uno dei grandi produttori mondiali di carne, ma soprattutto di latte, nonostante un certo declino rispetto ad alcuni decenni fa. In passato è stato molto importante l’alleva-mento delle renne e degli animali da pelliccia in Siberia, ma oggi questa attività è in crisi.

Geografi a fi sica

Le tracce della storia

Stato e popolazione

L’economia e le città

San Pietroburgo

Mosca

VolgogradPovoljle

Regionedegli Urali

Angara-Ienisej

Kuzbass

Kazan Perm

NovosibirskKrasnojarsk Khabarovsk

Vladivostok

Irkutsk

Ekaterinburg

Magnitogorsk

Principali regioni industriali

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Le banche e le società fi nanziarie sono in grande sviluppo anche in altre città, come Novosibirsk e Vladivostok, ma è soprattutto il commercio che ha visto crescere il nume-ro delle piccole imprese, che operano anche nell’import-export. La Russia esporta so-prattutto petrolio e gas naturale e importa macchinari, generi alimentari, mezzi di tra-sporto. I principali partner commerciali sono Germania, Cina, Ucraina e Giappone per le importazioni; Paesi Bassi, Italia, Germania e Cina per le esportazioni.

La rete stradale russa è piuttosto arretra-ta, mentre la rete ferroviaria è il mezzo di tra-

teschi, ma in molti casi obsoleti e bisognosi di sostituzione; inoltre non vengono investi-ti suffi cienti capitali.

Solo nell’ultimo decennio l’industria ha ri-preso a crescere, spinta anche dalla richiesta interna di beni di consumo, fra i quali elettro-domestici, auto, telefoni.

Il settore terziarioIl settore terziario è cresciuto negli ultimi dieci anni più degli altri settori economici; la maggior parte delle attività si concentra nelle regioni di Mosca e di San Pietroburgo.

La Russia è il primo stato minerario del mondo perché sul suo territorio sono ricchissime sia la produzione sia le riserve di risorse minerarie e di fonti di energia. I maggiori gia-cimenti, disseminati sul territorio, si trovano nelle zone lontane dai luoghi abitati. I giacimenti di petro-lio sono presenti soprattutto nella regione tra il Volga e gli Urali, nel Caucaso, nella Siberia occidentale. Oltre 60000 km di oleodotti tra-sportano il greggio alle grandi raffi -nerie. Oggi la Russia è il primo pro-duttore mondiale di petrolio e di gas naturale, servito da circa 200000 km di gasdotti ed esportato in tutta l’Europa. Il colosso Gazprom pro-duce quasi l’80% del gas russo e da qualche anno è attivo anche in pae-si stranieri. Altri importanti prodotti minerari sono carbone, ferro, rame e molti metalli cosiddetti strategici, perché poco diffusi sulla superfi cie della Terra, quali platino e uranio. Il paese è inoltre grande produttore di diamanti.

La produzione di elettricità deri-va per la maggior parte da centrali termiche e nucleari. Sui grandi fi u-mi siberiani si trovano potenti cen-trali idroelettriche.

La grande distanza tra i luoghi di estrazione dei minerali e di pro-duzione dell’energia e quelli di con-sumo genera problemi di distribu-zione: il trasporto dalla Siberia alle grandi città e alle regioni industriali della Russia europea incide molto sul costo delle fonti di energia.

La Federazione Russa è un grande esportatore dei suoi pro-dotti minerari.

La regione del Caucaso e quella del Mar Caspio sono importantissi-me per il passaggio di oleodotti e gasdotti.

Risorse minerarie e fonti di energia

Riga

Vilnius

Minsk

Mosca

OdessaChisinau

BurgasVarnaCostanza

Cernomorskoje

Varna

Bucarest

SofiaSkopje

Atene

Istanbul Samsun

Tuapse

Tbilisi

Mahackala

Aqtau

Baku TürkmenbasiAsgabat Dusanbe

Teheran

Taskent

BishkekNovorossijsk Almaty

Sebastopoli

Tirana

BelgradoZagabria

Sarajevo

Lubiana

Kiev

Berlino Varsavia

Tallinn

Praga

ViennaBudapest

UzgorodBratislava

San Pietroburgo

da Yamalfield

Helsinki

Gasdotti russi Gasdotti esistenti

Oleodotti esistenti Raffi nerieOleodotti russi

Riga

Ventsplils

PolockMosca

TorzokKirisi

Rjazan

Odessa

BurgasVarnaCostanza

Cimkent

Bucarest

Skopje

Atene

Istanbul

Ankara

Tuapse

VolgogradKremencug

TbilisiSupseBatumi

MahackalaAqtau

Atyrau

Bejneu

BakukuTürkmenbasi

Cardzou

BuharaFargona

Omsk

OrskOrenburg

SalavatSamara

SaratovKurskJelec

Syzran

Perm

UfaKazan

NiznekamskNiznij Novgorod

Grjazovets

Uhta

Celiabinsk

Surgut

Pavlodar

Novorossijsk Tihoreck

Grozny

Tirana

Valona

Praga

San Pietroburgo

Vilnius

Plock Mozyr

Klaipeda

Kaliningrad

Brock

Uzgorod

Drogobyc

BudapestVienna

Bratislava

RijekaLubiana

Belgrado

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Mosca. La cattedrale di San Basilio nella Piazza Rossa. [T. O’Keefe/PhotoLink]

RUSSIA ITALIA

Capitale Mosca Roma

Superficie (km2) 17045400 (2008) 301317 (2008)

Popolazione (abitanti) 141780000 (2008) 60045068 (2008)

Densità (abitanti per km2) 8 (2008) 199 (2008)

Reddito nazionale per abitante (in dollari USA) 11807 (2008) 38996 (2008)

Consumo di energia per abitante (in kWh) 6122 (2006) 5332 (2004)

Calorie (per ab./giorno) 3100 (2003-2005) 3680 (2003-2005)

Speranza di vita (anni) M 60 F 73 (2007) M 79 F 84 (2008)

Analfabetismo % 0,4 (2007) 1,1 (2007)

Numero di medici (per 1000 ab.) 4,3 (2006) 3,7 (2006)

Popolazione urbana % 73 (2008) 68 (2008)

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sporto più importante per le merci e i passeg-geri. La ferrovia Transiberiana, inaugurata nel 1903, ebbe importanti effetti economici per tutta la Russia. Nella parte europea favo-rì lo sviluppo dell’industria, soprattutto side-rurgica, alla quale forniva i materiali necessa-ri, mentre in quella asiatica trasformò la di-sabitata Siberia in una regione relativamente popolata, dove venivano via via individuate e sfruttate nuove risorse minerarie.

La notevole rete navigabile è stata poten-ziata nel corso di quasi un secolo per traspor-tare sui fi umi e sui mari materie prime e pro-dotti agricoli, e per collegare le regioni indu-striali interne ai porti sui diversi mari grazie alle vie fl uviali.

I trasporti aerei si sono molto sviluppati negli ultimi anni, soprattutto sulle grandi di-stanze siberiane e nelle zone prive di ferrovie o di strade moderne.

Il turismo in Russia è ancora poco impor-tante, perché le strutture ricettive sono poche e concentrate nelle solite grandi città, Mosca e San Pietroburgo. In quest’ultima il luogo più visitato è l’Ermitage, un tempo residenza imperiale e oggi uno dei musei più grandi del mondo.

Le cittàLe due maggiori città sono Mosca, la capita-le, che supera i 10 milioni di abitanti, e San Pietroburgo, che ne conta più di 4 milioni. Mosca è il più grande centro politico, ammi-nistrativo, culturale, industriale dello stato; vi si trovano tre aeroporti e una metropoli-tana, con oltre 150 stazioni, che trasporta tra gli otto e i nove milioni di passeggeri al giorno.

San Pietroburgo gode di un clima relativa-mente mite, rispetto alle città centrali, grazie alla vicinanza del Mar Baltico. Il suo porto è

perciò il più importante del paese per traffi co commerciale, perché può essere mantenuto libero dai ghiacci più a lungo dei porti del-la Russia asiatica. Altre città sono Celja-binsk, Novosibirsk, Perm, Volgograd, Vladi-vostok, che stanno diventando centri indu-striali e nodi ferroviari importanti.

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