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Firenze 2012 LA PREISTORIA E LA PROTOSTORIA DELLA SARDEGNA Cagliari, Barumini, Sassari 23-28 novembre 2009 Volume III - Comunicazioni ATTI DELLA XLIV RIUNIONE SCIENTIFICA ISTITUTO ITALIANO DI PREISTORIA E PROTOSTORIA UNIVERSITà DEGLI STUDI DI CAGLIARI CENTRO INTERDIPARTIMENTALE PER LA PREISTORIA E PROTOSTORIA DEL MEDITERRANEO (C.I.P.P.M.)

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nuragic site of sardinia

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Firenze 2012

LA PREISTORIA E LA PROTOSTORIA DELLA SARDEGNA

Cagliari, Barumini, Sassari 23-28 novembre 2009

Volume III - Comunicazioni

ATTI DELLA XLIVRIUNIONE SCIENTIFICA

ISTITUTO ITALIANO DI PREISTORIA E PROTOSTORIA

UNIVERSITà DEGLI STUDI DI CAGLIARI

CENTRO INTERDIPARTIMENTALE PER LA PREISTORIA E PROTOSTORIA DEL MEDITERRANEO (C.I.P.P.M.)

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SEDE DELLA RIUNIONECagliari: Dipartimento di Scienze Archeologiche - Cittadella dei Musei, P.zza Arsenale 1Barumini: Centro di Comunicazione e Promozione del Patrimonio Culturale “Giovanni Lilliu”Sassari: Facoltà di Lettere e Filosofia - Aula Magna, Via Zanfarino 62

COLLABORAZIONIUniversità di CagliariCentro Interdipartimentale per la Preistoria e Protostoria del MediterraneoDipartimento di Storia, Beni Culturali e Territorio

Università di Sassari

Ministero per i Beni e le Attività Culturali

COMITATO D’ONOREGiovanni Lilliu, Ercole Contu, Enrico Atzeni, Raffaele Carlo De Marinis

COMITATO SCIENTIFICOPaola Basoli, Anna Depalmas, Maria Ausilia Fadda, Giovanni Floris, Fulvia Lo Schiavo, Carlo Lugliè, Maria Grazia Melis, Alberto Moravetti, Vincenzo Santoni, Giuseppa Tanda, Giovanni Ugas

COORDINATORI DELLE SESSIONIEnrico Atzeni, Paola Basoli, Paolo Bernardini, Riccardo Cicilloni, Ercole Contu, Anna Depalmas, Maria Ausilia Fadda, Giovanni Floris, Fulvia Lo Schiavo, Carlo Lugliè, Fabio Martini, Maria Grazia Melis, Alberto Moravetti, Elsa Pacciani, Vincenzo Santoni, Salvatore Sebis, Giuseppa Tanda, Carlo Tozzi, Giovanni Ugas, Alessandro Usai, Luisanna Usai

SEGRETERIA ORGANIZZATIVACarlo Lugliè, Riccardo Cicilloni, Giuseppina Marras

CON IL SOSTEGNO DIUniversità degli Studi di CagliariRegione Autonoma della SardegnaProvincia di CagliariComune di CagliariComune di BaruminiFondazione Banco di SardegnaFondazione BaruminiBanca di Credito SardoCemis

REDAZIONE ATTICOMUNICAZIONI: Carlo Lugliè POSTER: Carlo Lugliè, Riccardo Cicilloni DIBATTITO: Carlo Lugliè, Giacomo Paglietti, Barbara Melosu, Valentina Basciu, Andrea Marotto, Marco Serra.

STAMPANuove Grafiche Puddu srlZ.I. - Via del progresso, 6 - Ortacesus (CA)Tel. 070 9819015

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ISBN 978 88 6045 094 4

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XLIV Riunione Scientifica - La preistoria e la protostoria della Sardegna

Alfonso Stiglitz1 - Barbara Puliga1 - Alessandro Usai2 -Salvatore Carboni3 - Luciano Lecca3

Il complesso di S’Urachi e l’insediamento di Su Padrigheddu (San Vero Milis - OR). Indagini interdisciplinari per un approccio

al tema delle relazioni tra gli ultimi nuragici e i primi fenici

RIASSUNTO - Il complesso di S’Urachi e l’insediamento di Su Padrigheddu (San Vero Milis - OR). Indagini interdisciplinari per un approccio al tema delle relazioni tra gli ultimi nuragici e i primi fenici - Si espon-gono i risultati dello scavo archeologico e delle indagini geoarcheologiche condotte nel 2005 presso il nuraghe S’Urachi e nell’area circostante. Oltre ai nuovi dati sulla struttura del nucleo polilobato, i saggi stratigrafici alla base dell’antemurale turrito e del muro isodomo aggiunto e le analisi di campioni del terreno hanno chiarito la formazione dei depositi adia-centi al monumento e il rapporto tra questi e l’insediamento punico. È stato messo in evidenza il deposito alluvionale su cui il monumento fu costruito, trasportando migliaia di blocchi di basalto da affioramenti distanti più di due chilometri; ciò rivela l’intenzionalità di una scelta apparentemente contraddittoria e il ruolo del monumento nella gestione del terri-torio. Inoltre è stata ripresa l’analisi dei materiali recuperati alcuni decenni fa nell’adiacente sito di Su Padrigheddu, che si è rivelato un insediamento misto dell’VIII sec. a.C. occupato da abitanti di origine nuragica e da fenici.

RéSUMé - Le complexe de S'Urachi et l'implantation de Su Padrigheddu (San Vero Milis - OR). Recherches interdisciplinaires pour une approche de la thématique des rapports entre les derniers nuragiques et les premiers phéniciens - Exposition des résultats des fouilles archéologiques et des recherches géoarchéologiques menées en 2005 sur le nuraghe S'Urachi et dans ses environs. En plus de nouvelles données sur la structure du noyau polylobé, les études stratigraphiques à la base de la muraille extérieure munie de tours et du mur à appareil isodome adjoint, ainsi que l'analyse des échantillons de terrain, ont permis d'éclairer la formation des dépôts adjacents au monument et le rapports entre ceux-ci et l'implantation punique. On a mis en évidence le dépôt alluvionnaire sur lequel fut construit le monument en transportant des milliers de blocs de basalte provenant d'affleurements distants de presque trois kilomètres : ceci révèle l'intentionnalité d'un choix apparemment contradictoire, et le rôle du monument dans la gestion du territoire. On a, en outre, repris l'analyse du matériel acquis il y a plusieurs décennies sur le site voisin de Su Padrigheddu, qui s'est révélé être une implantation mixte du VIIIe siècle av. J-C, occupée par des habitants d'origine nuragique et par des phéniciens.

SUMMARy - The nuragic complex of S’Urachi and the settlement of Su Padrigheddu (San Vero Milis - OR). Interdisciplinary researches to approach the relationships between the latest nuragic people and the ear-liest Phoenicians - The archaeological excavation and the geoarcheological researches carried on in 2005 at Nuraghe S’Urachi and in the surrounding area brought new data on the structure of the monument. The stratigraphic soundings at the base of the towered antemural and of the added wall in ashlar masonry, as well as the analyses of soil samples, clarified the formation of the deposits adjacent to the monument and the relationships between these and the punic settlement. The alluvial layer above which the monument is founded has been brought to light. S’Urachi was built by transporting thousands of large blocks from the basalt deposits more than two kilometres away; this reveals the wilfulness of a seem-ingly inconsistent choice and the role of the monument in the territorial management. Moreover has been taken up again the study of the finds recovered some decades ago in the adjacent site of Su Padrigheddu, which proved to be a mixed settlement of the 8th cent. BC occupied by inhabitants of nuragic origin and by Phoenicians.

1 Museo Civico - Comune di San Vero Milis, Via Roma 21, 09070 San Vero Milis; e-mail: [email protected] , [email protected] Soprintendenza per i Beni Archeologici delle province di Cagliari e Oristano, Piazza Indipendenza 7, 09124 Cagliari; tel. 070/605181; e-mail: [email protected], [email protected] Dipartimento di Scienze della Terra - Università di Cagliari, Via Trentino 51, 09127 Cagliari; e-mail: [email protected], [email protected]

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1. Osservazioni geologiche

Il complesso di S’Urachi e l’insediamento di Su Padrigheddu sono situati poco a W di San Vero Milis, nella parte settentrionale della fossa tettonica del Campidano sede di un complesso sedimentario di piana alluvionale ad elevato contenuto clastico in matrice argilloso-limosa. Nelle porzioni orienta-le e occidentale dell’area sono presenti delle conoidi di versante e torrentizie sovra-incise. La gerarchia di tali morfostrutture consentirebbe di attribuirle cronologicamente alla fine del Pleistocene medio (conoidi di versante sovra-incise; 780-126 ka) ed al Pleistocene superiore (piana alluvionale sovra-inci-sa; 126-11 ka), in regime climatico-eustatico varia-bile e differente dall’attuale. I settori morfologica-mente più depressi, in particolare l’estesa depressio-ne palustre di Mare Foghe, rappresentano le aree di colmata alluvionale olocenica ancora in atto.Tale contesto di corpi deposizionali di versante e soprattutto fluvio-torrentizi, tutti provenienti dal versante meridionale del Montiferru, costituisce il substrato su cui sono stati edificati sia il comples-so nuragico di S’Urachi sia l’insediamento di “Su Padrigheddu”.La quota di circa 5 metri dell’area di insediamento del nuraghe, insolitamente bassa, può essere com-parata con le variazioni di quota del livello del mare (eustatismo) e col comportamento verticale del ter-reno (subsidenza).L’aumento del livello del mare rispetto alle strutture puniche e romane (Antonioli et alii 2007), in diver-si siti della Sardegna compresa Tharros, estrapolato per l’intervallo degli ultimi 3000 anni, corrisponde a sollevamenti tra un massimo di 2,76 ed un mini-mo di 1,25 m.Il calcolo della subsidenza nell’area del Campidano di Oristano, dedotto dai dati di sondaggi profondi per la ricerca di idrocarburi (Tilia-Zuccari 1969; Pala et alii 1982) e dalla quota dei sedimenti del Tirreniano (Ferranti et alii 2006), mostra valori di abbassamento del suolo per la zona di S’Urachi, ri-spetto alle quote di 3000 BP, compresi tra 0,33 m e 0,21 m. Sommando l’eustatismo marino con la sub-sidenza, si perviene a valori relativi di variazione del livello del mare compresi tra un massimo di 3,09 m e un minimo di 1,46 m. Essendo la quota attuale di circa 5 m, si ottengono valori compresi tra circa 6,5 e circa 8 m per 3000 anni BP. Tali valori, seppur di piccola entità, implicano tuttavia rilevanti diversità paleogeografiche e paleoambientali al tempo delle popolazioni nuragiche e puniche nelle aree degli

stagni del Sinis e della piana di Oristano. In par-ticolare, nei dintorni del sito di S’Urachi compor-terebbe una minore estensione degli stagni e degli acquitrini, a favore dei terreni utili per le colture o comunque disponibili per tutte le attività connesse alla presenza degli insediamenti.

S.C., L.L.

2. S’Urachi: posizione, struttura, dati acqui-siti e problemi aperti

Il nuraghe S’Urachi è costruito con blocchi di ba-salto, da poco a variamente bolloso. Esso fu edifi-cato su un dosso appena rialzato nel mezzo della piana alluvionale, in un’area priva di tali pietre da costruzione, scelta che ne ha quindi previsto ap-positamente il trasporto in considerevole quantità dalle colline adiacenti l’attuale abitato di Narbolia, distanti oltre due chilometri in linea d’aria (fig. 1A). La peculiarità, per non dire l’apparente incon-gruenza di questa scelta rivela un programma che doveva andare ben oltre l’edificazione del monu-mento stesso: probabilmente quest’opera ciclopica venne realizzata in concomitanza con un altrettan-to ciclopico progetto territoriale di trasformazione agricola e di riassetto economico e demografico, di cui sono testimonianza anche gli altri nuraghi del-la zona alluvionale realizzati nello stesso modo. Tra tutti, S’Urachi doveva essere, ed è rimasto anche nel nome, il principe dei nuraghi del Campidano set-tentrionale (Usai 2005).Come è noto dai precedenti studi (Lilliu 1949; Tore 1984; Tore e Stiglitz 1992), la parte più cospicua di S’Urachi è costituita dall’antemurale, di cui emer-gono sette torri ed altrettante cortine (fig. 1B); altre due torri erano visibili al di sotto della vecchia stra-da provinciale oggi dismessa, che in questo punto sale a superarle; un’ultima torre è ipotizzabile sotto i sedimenti nel settore occidentale, portando il nu-mero complessivo a dieci. A SE, un grosso muro costruito con blocchi squadrati, probabilmente di recupero, si addossa a una delle torri dell’antemu-rale. All’interno dell’antemurale si trova il nucleo principale del monumento, che comprende almeno due torri ma di cui non si conosce ancora l’inte-ra configurazione planimetrica. Apparentemente il nucleo principale polilobato si trova in posizione eccentrica, dal momento che sembra quasi aderire all’arco orientale dell’antemurale lasciando un’area libera, forse un ampio cortile, nel settore occiden-tale. In questo settore è presente una vasta cava di

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Fig. 1 - San Vero Milis, S’Urachi: A. carta geologica dell’area in studio (elab. S. Carboni); B. planimetria generale (aggiornamento B. Puliga, A. Stiglitz); C. saggio antemurale (fot. A. Stiglitz); D. saggio muro isodomo (fot. A. Stiglitz); E. reperti dalla parte sommitale (dis. B. Puliga); F. frammenti ceramici di tradizione nuragica e frammenti di anfore di tipo fenicio da Su Padrigheddu (dis S. Sebis e B. Puliga); G. torciere bronzeo di tipo cipriota (fot. Sopr. Arch. Cagliari).

F

A

C

B

D

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E

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terra, di età moderna, funzionale alla realizzazione dei mattoni crudi per l’edificazione delle case del vicino paese.

A.U.

Le immagini dello scavo di Giovanni Lilliu, realiz-zato nel 1948 (Lilliu 1949), mostrano una lunga trincea perimetrale che aveva lo scopo di mettere in luce le strutture esterne del monumento, cioè ap-punto l’antemurale e il muro isodomo. Lo scavo pe-rimetrale non incontrò ostacoli fin quasi alla quota di fondazione dell’antemurale, dal momento che il materiale di crollo era molto scarso. Gli strati sca-vati restituirono quasi esclusivamente reperti punici e romani, dato confermato da un saggio condotto negli anni ’80 tra le torri 2 e 3, che ha messo in luce una sequenza stratigrafica di diversi strati tutti di età romano-repubblicana. Inoltre Lilliu individuò alcuni edifici punici addossati all’antemurale, oggi quasi completamente distrutti ma chiaramente poggiati su un piano regolare poco al di sopra delle fondazioni del nuraghe.Anche se lo scavo e lo studio procedono con risor-se insufficienti e intermittenti, l’ultima campagna condotta nel 2005 ha affrontato l’indagine in modo sistematico, con un programma interdisciplinare definito e circoscritto. In primo luogo sono state recuperate le notizie degli scavi precedenti e le me-morie di coloro che avevano visto il monumento ri-dotto a discarica di rifiuti e, prima ancora, a cava di pietra e fabbrica di mattoni crudi d’argilla e paglia. Quindi, considerate le dimensioni del complesso, l’intervento si è indirizzato verso due obiettivi spe-cifici: da una parte la rimozione ordinata dei depo-siti rimestati che coprono la spianata sommitale del monumento, così da isolare gli strati indisturbati e nello stesso tempo portare in luce i ruderi del nu-cleo edilizio centrale; dall’altra saggi mirati alla base dei margini esterni del complesso, allo scopo di de-finire i piani di fondazione delle diverse strutture e la stratigrafia dei depositi dal substrato agli strati più recenti.

A.S.

3. La campagna di scavo 2005

L’indagine del 2005 si è svolta principalmente nella parte sommitale del nuraghe, dove sono state scava-te alcune US attribuibili a sconvolgimenti subiti dal monumento in età moderna e composte da materia-le terroso-limoso, fittile e lapideo proveniente dallo

scarto della lavorazione dei mattoni crudi, connesso con la adiacente cava. Nel corso dell’asportazione delle US superficiali sono emersi tre blocchi per-tinenti al paramento murario di una torre laterale del nuraghe. Tra i reperti rinvenuti si segnalano po-chi frammenti attribuibili alla produzione ceramica nuragica, tra cui tre anse pertinenti a brocchette askoidi, una delle quali decorata a spina di pesce, e un frammento di parete con imposta d’ansa e deco-razione a cerchielli concentrici (fig. 1E). Il resto del materiale è riportabile a epoca punica e romano-repubblicana. Più a S, a ridosso della cortina tra le torri 2 e 3, queste US superficiali coprivano una interessante sequenza stratigrafica, messa in luce già nelle precedenti campagne di scavo. Il deposito, an-cora da scavare, è caratterizzato da un’ingente pre-senza di resti di pasto ed ex-voto punici. Si segnala in particolare il rinvenimento di un bruciaprofumi e di frammenti ceramici recanti lettere dell’alfabeto punico graffite. La scoperta di tali materiali testi-monia un riutilizzo della sommità del nuraghe a fini cultuali, di cui alcuni indizi erano già emersi negli scavi degli anni ’80 tra il materiale rimestato della parte sommitale, tra cui frammenti di statue fittili di Bes. Questo riutilizzo potrebbe risalire an-che ad epoca nuragica avanzata.L'intervento sulla spianata sommitale è stato ac-compagnato da due limitati saggi ai piedi del mo-numento. Il primo, presso la torre 3 dell’antemura-le, ha evidenziato una sequenza stratigrafica estesa sino a lambire la risega di fondazione della torre e ha restituito materiali di epoca punica con un’ingente quantità di resti osteologici, in particolare mascelle bovine, e numerosi frammenti di ziri, anforacei e tabouna (fig. 1C).Il secondo saggio, realizzato alla base della struttura muraria in opera isodoma addossata all’antemurale, ha restituito anche in questo caso una stratigrafia di età punica (fig. 1D). Al di sotto della cortina muraria è documentata una fase più antica, che ha restituito un esiguo numero di reperti ceramici at-tribuibili al Bronzo Finale o Primo Ferro. Tale US si interponeva tra lo strato vergine e le pietre di base su cui poi si imposta il muro isodomo. Questo dato ci permette di stabilire che il muro isodomo è stato realizzato non prima dell’età del Bronzo Finale.In sintesi, in entrambi i saggi si è riscontrato un de-posito sottile e finemente stratificato, costituito da una serie ordinata di livelli quasi esclusivamente di epoca punica che si segue fino all’affiorare dello strato vergine su cui l’intero monumento venne edificato.

B.P.

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Si nota dunque uno stridente contrasto tra l’area racchiusa dall’antemurale, in cui gli spazi tra le strutture sono completamente ricolmi e che infat-ti ha assunto l’aspetto di una spianata uniforme, e la fascia che circonda all’esterno l’antemurale, che invece è stranamente priva del consueto, possente e avvolgente accumulo di blocchi e pietrame, che generalmente deriva dal crollo del nuraghe e dell’in-sediamento circostante. Se ne deduce che il nucleo polilobato interno, sicuramente completato fino al livello dei mensoloni (di cui si conservano alcuni esemplari fuori posto), ebbe tempo e modo di de-gradarsi e di subire intensi smantellamenti e rima-neggiamenti; invece l’antemurale non diede luogo all’accumulo di consistenti strati di crollo prima della rioccupazione punica, ma nemmeno intorno ad esso si formarono depositi corrispondenti alla costruzione, occupazione e abbandono di un inse-diamento strutturato. Infatti all’esterno gli strati e gli edifici punici coprono appena il piano di fon-dazione dell’antemurale e del muro isodomo. Una eccezione parrebbe costituita dallo spazio delimitato dal muro isodomo, al cui interno sorgono alcune strutture di epoca punica, a una quota decisamente superiore, attestando così la presenza di un accumu-lo sottostante. Ciò suggerisce che il grande nuraghe, voluto e costruito in questo luogo apparentemente contro ogni logica, non abbia avuto lunga vita e non sia stato in grado di attrarre un insediamento pro-porzionato alle sue dimensioni e al ruolo economico e simbolico che avrebbe dovuto esercitare.

A.U.

4. I campioni stratigrafici

I campioni del terreno acquisiti nel corso dei saggi stratigrafici eseguiti alla base dell’antemurale turri-to e del muro isodomo aggiunto hanno chiarito la natura e l’appartenenza dei corpi sedimentari adia-centi al monumento. I sedimenti superficiali e in scavo, per circa 1 metro, sono costituiti da rimaneg-giamenti dei sottostanti sedimenti alluvionali, con frequente presenza di granuli di minerali pesanti (magnetite), granuli di quarzo, ghiaie e ciottoli di natura vulcanitica a vario grado di smussamento, rare lamelle di mica, argille di sedimentazione con-tinentale superficiale, nonché vari materiali di pro-venienza antropica nuragica e post-nuragica. Eccetto che per l’occasionale presenza in granuli carbonatici biogeni, provenienti da lastre di arena-ria eolica e di arenaria calcarea marina, anch’essi di

provenienza antropica, l’analisi litologica ha indivi-duato pertanto, nelle U.S. campionate, unicamente contenuti litici e caratteri della matrice omogenei con i litotipi presenti nelle aree di alimentazione na-turale, ovvero i versanti meridionali del Montiferru. Sotto i blocchi basaltici alla base del muro isodomo, il contenuto clastico ed i caratteri tessiturali del de-posito individuano pertanto l’originaria superficie topografica di appoggio della struttura, corrispon-dente alla parte alta dell’unità alluvionale pleistoce-nica costituita dai sedimenti ad elevato contenuto clastico, in matrice argillosa arrossata.

S.C., L.L.

5. Nuragici e Fenici a Su Padrigheddu e a S’Urachi

Le uniche tracce sinora note di un abitato prece-dente all’epoca punica sono quelle localizzate a circa 200 metri dal nuraghe, nel luogo detto Su Padrigheddu. È documentato da prospezioni svolte agli inizi degli anni ’80 a seguito di un rimboschi-mento, che portarono alla raccolta di un consistente lotto di ceramiche di tradizione nuragica e fenicia. Inizialmente interpretato come necropoli a incine-razione, con datazione alla fine del VII sec. a.C. per la parte fenicia, è oggi più chiaramente riferibile a un abitato nuragico della fase avanzata della prima età del Ferro, nel quale vanno evidenziandosi pre-senze fenicie databili a partire dall’VIII secolo a.C., con attestazioni sino a età tardopunica, senza ap-parente soluzione di continuità (Stiglitz 2007). La fase più antica è documentata da ceramiche in red slip e da orli di anfore tipo S. Imbenia (fig. 1F.9-10). Le ceramiche di tradizione nuragica, pur derivate dalle forme del Primo Ferro iniziale, sono ormai nettamente differenziate da esse nei caratteri tecnici e formali (fig. 1F.1-8). Questa situazione richiama da vicino quella più nota di S. Imbenia di Alghero (Garau e Rendeli 2012; Depalmas e Rendeli 2012) e trova un riscontro nel villaggio nuragico di Su Cungiau ’e Funtana di Nuraxinieddu, distante cir-ca 10 km, che documenta la fase recente del Primo Ferro e l’avvio dell’orientalizzante, e nel quale sono attestate, seppure in maniera ridotta, anfore tipo S. Imbenia (Sebis 1994, 2007).A questa fase è possibile attribuire uno straordina-rio oggetto, rinvenuto nell’800 e di cui purtroppo ignoriamo l’esatto punto di provenienza: si trat-ta del c.d. “torciere” bronzeo di tipo cipriota (fig. 1G) (Tore 1986). Il rinvenimento di due esemplari

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molto simili al nostro, uno a Tadasuni e l’altro a S. Vittoria di Serri in contesti nuragici, ci porta a sup-porre che anche quello di S’Urachi provenga dalla fase nuragica, come oggetto parlante dell’incontro tra questa comunità e le componenti fenicie che veicolarono questo tipo di oggetti. L’appartenenza degli altri due esemplari a depositi non funerari fa propendere, anche per quello di S’Urachi, per una sua connessione con ambiti votivi, di cui il muro isodomo potrebbe rappresentare la fase più antica e il deposito di epoca punica quella più tarda.A partire dalla fine dell’VIII e nel VII sec. a.C., nell’area di Su Padrigheddu e di S’Urachi la cultu-ra materiale presenta una crescente 'fenicizzazione' fino alla scomparsa delle forme e delle tecniche propiamente nuragiche (Roppa 2012), mentre in questa stessa fase pare esaurirsi la vita del vicino vil-laggio di Su Cungiau ’e Funtana di Nuraxinieddu, attestando la possibile trasformazione delle comu-nità miste nuragico-fenicie verso una fase diversa decisamente più acculturante.In conclusione, S’Urachi pone gli studiosi delle ci-viltà nuragica e fenicia di fronte alla necessità ine-ludibile di costruire un’interpretazione non unilate-rale ma condivisa dell’ingresso della Sardegna nella storia, quindi un’interpretazione credibile solo in quanto adeguata alla complessità dei processi in gioco.

A.S.

Riferimenti bibliografici

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