04 - APRILE 2017 - PARROCCHIA DI TORRI DEL...

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Il Triduo Pasquale della passione, morte e risurrezione di Cristo, è il culmine di tutto l’anno liturgico e anche il culmine della nostra vita cristiana. Il Triduo Pasquale si apre il Giovedì Santo con la commemorazione dell’Ultima Cena. Gesù, la vigilia della sua passione, offrì al Padre il suo corpo e il suo sangue sotto le specie del pane e del vino e, donandoli in nutrimento agli Apostoli, comandò loro di perpetuarne l’offerta in sua memoria. Il Vangelo di questa celebrazione, ricordando la lavanda dei piedi, esprime il medesimo significato dell’Eucaristia sotto un’altra prospettiva. Gesù – come un servo – lava i piedi di Simon Pietro e degli altri undici discepoli. Con questo gesto profetico, Egli esprime il senso della sua vita e della sua passione, quale servizio a Dio e ai fratelli: «Il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire». Questo è avvenuto anche nel nostro Battesimo, quando la grazia di Dio ci ha lavato dal peccato e ci siamo rivestiti di Cristo. Questo avviene ogni volta che facciamo il memoriale del Signore nell’Eucaristia: facciamo comunione con Cristo Servo per obbedire al suo comandamento, quello di amarci come Lui ci ha amato. Nella liturgia del Venerdì Santo meditiamo il mistero della morte di Cristo e adoriamo la Croce. Negli ultimi istanti di vita, prima di consegnare lo spirito al Padre, Gesù disse: «È compiuto!». Che cosa significa questa parola?, che Gesù dica: “È compiuto”? Significa che l’opera della salvezza è compiuta, che tutte le Scritture trovano il loro pieno compimento nell’amore del Cristo, Agnello immolato. Gesù, col suo Sacrificio, ha trasformato la più grande iniquità nel più grande amore. Nel corso dei secoli ci sono uomini e donne che con la testimonianza della loro esistenza riflettono un raggio di questo amore perfetto, pieno, incontaminato. E anche oggi ci sono tanti uomini e donne, veri martiri che offrono la loro vita con Gesù per confessare la fede, soltanto per questo motivo. E’ un servizio, servizio della testimonianza cristiana fino al sangue, servizio che ci ha fatto Cristo: ci ha redento fino alla fine. E questo è il significato di quella parola “E’ compiuto”. Che bello sarà che tutti noi, alla fine della nostra vita, con i nostri sbagli, i nostri peccati, anche con le nostre buone opere, con il nostro amore al prossimo, possiamo dire al Padre come Gesù: “E’ compiuto”; non con la perfezione con cui lo ha detto Lui, ma dire: “Signore, ho fatto tutto quello che ho potuto fare. Nessuno di noi sa quando avverrà questo, ma possiamo chiedere la grazia di poter dire: “Padre, ho fatto quello che ho potuto. È compiuto”. Aprile 2017 - Anno 19 (n° 221) Mensile della Comunità Parrocchiale di Torri del Benaco

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Il Triduo Pasquale della passione, morte e risurrezione di Cristo, è il culmine di tutto l’anno liturgico e anche il culmine della nostra vita cristiana. Il Triduo Pasquale si apre il Giovedì Santo con la commemorazione dell’Ultima Cena. Gesù, la vigilia della sua passione, offrì al Padre il suo corpo e il suo sangue sotto le specie del pane e del vino e, donandoli in nutrimento agli Apostoli, comandò loro di perpetuarne l’offerta in sua memoria. Il Vangelo di questa celebrazione, ricordando la lavanda dei piedi, esprime il medesimo significato dell’Eucaristia sotto un’altra prospettiva. Gesù – come un servo – lava i piedi di Simon Pietro e degli altri undici discepoli. Con questo gesto profetico, Egli esprime il senso della sua vita e della sua passione, quale servizio a Dio e ai fratelli: «Il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire». Questo è avvenuto anche nel nostro Battesimo, quando la grazia di Dio ci ha lavato dal peccato e ci siamo rivestiti di Cristo. Questo avviene ogni volta che facciamo il memoriale del Signore nell’Eucaristia: facciamo comunione con Cristo Servo per obbedire al suo comandamento, quello di amarci come Lui ci ha amato. Nella liturgia del Venerdì Santo meditiamo il mistero della morte di Cristo e adoriamo la Croce. Negli ultimi istanti di vita, prima di

consegnare lo spirito al Padre, Gesù disse: «È compiuto!». Che cosa significa questa parola?, che Gesù dica: “È compiuto”? Significa che l’opera della salvezza è compiuta, che tutte le Scritture trovano il loro pieno compimento nell’amore del Cristo, Agnello immolato. Gesù, col suo Sacrificio, ha trasformato la più grande iniquità nel più grande amore. Nel corso dei secoli ci sono uomini e donne che con la testimonianza della loro esistenza riflettono un raggio di questo amore perfetto, pieno, incontaminato. E anche oggi ci sono tanti uomini e donne, veri martiri che offrono la loro vita con Gesù per confessare la fede, soltanto per questo motivo. E’ un servizio, servizio della testimonianza cristiana fino al sangue, servizio che ci ha fatto Cristo: ci ha redento fino alla fine. E questo è il significato di quella parola “E’ compiuto”. Che bello sarà che tutti noi, alla fine della nostra vita, con i nostri sbagli, i nostri peccati, anche con le nostre buone opere, con il nostro amore al prossimo, possiamo dire al Padre come Gesù: “E’ compiuto”; non con la perfezione con cui lo ha detto Lui, ma dire: “Signore, ho fatto tutto quello che ho potuto fare. Nessuno di noi sa quando avverrà questo, ma possiamo chiedere la grazia di poter dire: “Padre, ho fatto quello che ho potuto. È compiuto”.

Aprile 2017 - Anno 19 (n° 221)

Mensile della Comunità Parrocchiale di Torri del Benaco

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Il Sabato Santo è il giorno in cui la Chiesa contempla il “riposo” di Cristo nella tomba dopo il vittorioso combattimento della croce. Nel Sabato Santo la Chiesa, ancora una volta, si identifica con Maria: tutta la sua fede è raccolta in Lei, la prima e perfetta discepola, la prima e perfetta credente. Nell’oscurità che avvolge il creato, Ella rimane sola a tenere accesa la fiamma della fede, sperando contro ogni speranza nella Risurrezione di Gesù. E nella grande Veglia Pasquale, in cui risuona nuovamente l’Alleluia, celebriamo Cristo Risorto centro e fine del cosmo e della storia; vegliamo pieni di speranza in attesa del suo ritorno, quando la Pasqua avrà la sua piena manifestazione. A volte il buio della notte sembra penetrare nell’anima; a volte pensiamo: “ormai non c’è più nulla da fare”, e il cuore non trova più la forza di amare… Ma proprio in quel buio è Cristo che vince e che accende il fuoco dell’amore. La pietra del dolore è ribaltata lasciando spazio alla speranza. Ecco il grande mistero della Pasqua! In questa santa notte la Chiesa ci consegna la luce del Risorto, perché in noi non ci sia il rimpianto di chi dice “ormai…”, ma la speranza di chi si apre a un presente pieno di futuro: Cristo ha vinto la morte, e noi con Lui. Illuminati da queste riflessioni di Papa Francesco, in questi giorni del Triduo Santo non limitiamoci a commemorare la passione del Signore, ma entriamo nel mistero, facciamo nostri i suoi sentimenti, i suoi atteggiamenti, come ci esorta a fare l’apostolo Paolo: «Abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù”. Allora la nostra sarà una “buona Pasqua”.

Don Giuseppe

INVITO ALLA

CONFESSIONE PASQUALE

Confessarsi non è, prima di tutto, fare un elenco dei propri peccati ma riconoscere che Gesù è più grande dei nostri errori ed entrandoci dentro, immergendosi in essi, ci può donare nuovo gusto per la vita, per il bene, per il bello, per il vero! Ognuno può dire “Nonostante quello che ho fatto, la discordanza del mio comportamento, la lontananza del mio cuore da Dio e dagli altri, il Signore mi precede offrendomi il perdono, dicendomi che per lui è più importante la comunione con me che una rigida giustizia, che il suo stesso onore, che la necessità di riparare. Io non sono i miei errori, io non sono una delusione, ma qualcuno in cui il Creatore scommette ancora, questa è la misericordia di Dio!” "Ogni anima che uno si eleva, eleva il mondo". E così ogni anima che si abbassa, abbassa il "tasso di carità" che impregna tutti gli uomini, abbassa il mondo. Di ogni nostro gesto siamo responsabili davanti ai nostri fratelli.Ma come essere perdonati da tutti coloro che abbiamo ferito, quando tanto spesso (pensiamo alla maldicenza) non possiamo neanche riparare materialmente il male fatto? Anche se chiedessimo perdono a tutti coloro che incontriamo non potremmo mai essere totalmente perdonati. La Chiesa si fa carico di questo dramma del peccato, e, mandata dall'Onnipotente, l'unico che può veramente riparare il male che abbiamo fatto, annuncia efficacemente il perdono, non solo di Dio, ma anche degli uomini. Il prete è mandato a portare questo annuncio. Nulla è irreparabile, e il mio essere perdonato, il ricevere la grazia della Misericordia divina, guarisce, in modo misterioso anche se non tangibile, anche le ferite che ho inflitto agli altri. (P. Cesare Falletti). Puoi ricominciare a credere in te stesso ed in Dio nel sacramento della confessione con qualunque

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sacerdote, con uno dei sacerdoti che si rendono disponibili in parrocchia se ti fa piacere o, per esempio, presso uno dei santuari del nostro territorio: il santuario della Madonna della Corona, il santuario della Madonna del Frassino, il santuario della Madonna del perpetuo soccorso a Bussolengo.

GUIDA PER UNA

BUONA CONFESSIONE 1. Anzitutto è opportuno fare alcune premesse. Il sacramento della confessione è un incontro gioioso con la misericordia di Dio, che conosce le nostre miserie e le nostre debolezze e che mai nega il suo perdono a chi è sinceramente pentito e ricorre a Lui. Grazie a questo sacramento io posso essere sicuro di essere in comunione con Dio, ovvero di vivere nella Sua amicizia e posso pertanto accostarmi con gioia e letizia interiore alla Santa Comunione, quando partecipo alla Santa Messa. Questo sacramento è necessario per ottenere il perdono di tutte le colpe gravi di cui si è coscienti, ma è vivamente raccomandato anche per purificarsi dai peccati veniali, ricorrendovi con una certa frequenza ( possibile una volta al mese? ); Ciò è utile specialmente se ci si accosta regolarmente alla Santa Comunione. la Chiesa ha sempre raccomandato la confessione frequente, dando anche

diversi insegnamenti su come vivere bene questo meraviglioso sacramento. Per fare una buona confessione si richiedono alcuni atti: il pentimento, la confessione (preceduta da un buon esame di coscienza), e l’adempimento della penitenza sacramentale che il sacerdote suggerisce prima di dare l’assoluzione. 2. Preparazione alla Confessione Prima di confessarsi è bene chiedere a Dio che ci illumini la coscienza, ci aiuti a riconoscere i nostri peccati, a pentircene sinceramente, a detestarli proponendo di non commetterli nuovamente. Si può rivolgere a Dio una preghiera come questa: “Signore, so che Tu sei il mio Salvatore, a te mi rivolgo pieno di fiducia e di amore: aiutami, con il tuo Santo Spirito, in questa confessione, guidami, fammi conoscere le mie miserie e confessarle con sincero pentimento, aiutami e parlami attraverso il sacerdote che riceverà la mia confessione. Ho bisogno del tuo amore, della tua pace. O Maria, rifugio dei peccatori e Madre mia dolcissima, stammi vicino, aiutami a fare una buona confessione”. Dopo aver pregato, comincio ad esaminare la mia coscienza, facendo una verifica seria sui dieci comandamenti e sul comandamento dell’amore che Gesù ci ha insegnato. 3. Esame di coscienza

SCHEMA PER L’ESAME DI COSCIENZA

I. Il Signore dice: «Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore» 1. Il mio cuore è davvero orientato a Dio, e posso dire di amarlo davvero sopra tutte le cose e con amore di figlio, nell'osservanza fedele dei suoi comandamenti? Mi lascio troppo assorbire dalle cose temporali? Ed è sempre retta la mia intenzione nell'agire?

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2. È salda la mia fede in Dio, che nel Figlio suo ha rivolto a noi la sua parola? Ho dato la mia piena adesione alla dottrina della Chiesa? Ho avuto a cuore la mia formazione cristiana, ascoltando la parola di Dio, partecipando alla catechesi, evitando tutto ciò che può insidiare la fede? Ho professato sempre con coraggio e senza timore la mia fede in Dio e nella Chiesa? Ho tenuto a dimostrarmi cristiano nella mia vita privata e pubblica? 3. Ho pregato al mattino e alla sera? E la mia preghiera è un vero colloquio cuore a cuore con Dio, o è solo una vuota pratica esteriore? Ho saputo offrire a Dio le mie occupazioni, le mie gioie e i miei dolori? Ricorro a lui con fiducia nelle tentazioni? 4. Ho riverenza e amore verso il nome santo di Dio, o l'ho offeso con la bestemmia, col falso giuramento, col nominarlo invano? Sono stato irriverente verso la Madonna e i Santi? 5. Santifico il giorno del Signore e le feste della Chiesa, prendendo parte con partecipazione attiva, attenta e pia alla celebrazione liturgica, e specialmente alla Messa? Ho osservato il precetto della confessione annuale e della comunione pasquale? 6. Ci sono per me « altri dei », cioè espressioni o cose delle quali mi interesso o nelle quali ripongo fiducia più che in Dio, per es.: ricchezza, superstizioni, spiritismo e altre forme di magia? II. Il Signore dice:«Amatevi gli uni gli altri, come io ho amato voi» 1. Amo davvero il mio prossimo, oppure abuso dei miei fratelli, servendomi di loro per i miei interessi e riservando ad essi un trattamento che non vorrei fosse usato con me? Sono stato ad essi di grave scandalo con le mie parole o le mie azioni? 2. Nella mia famiglia, ho contribuito con la pazienza e con vero amore al bene e alla gioia degli altri? Per i singoli componenti della famiglia: Per i figli. Sono stato obbediente ai genitori, li ho rispettati e onorati? Ho

prestato loro aiuto nelle necessità spirituali e materiali? Per i genitori. Mi sono preoccupato dell'educazione cristiana dei figli? Ho dato loro buon esempio? Li ho sostenuti e diretti con la mia autorità? Per i coniugi. Sono stato sempre fedele negli affetti e nelle azioni? Ho avuto comprensione nei momenti di inquietudine? 3. So dare del mio, senza gretto egoismo, a chi è più povero di me? Per quanto dipende da me, difendo gli oppressi e aiuto i bisognosi? Oppure tratto con sufficienza o con durezza il mio prossimo, specialmente i poveri, i deboli, i vecchi, gli emarginati, gli immigrati? 4. Mi rendo conto della missione che mi è stata affidata? Ho partecipato alle opere di apostolato e di carità della Chiesa, alle iniziative e alla vita della parrocchia? Ho pregato e dato il mio contributo per le necessità della Chiesa e del mondo, per es. per l'unità della Chiesa, per l'evangelizzazione dei popoli, per l'instaurazione della giustizia e della pace? 5. Mi prendo a cuore il bene e la prosperità della comunità umana in cui vivo, o mi curo soltanto dei miei interessi personali? Partecipo, per quanto posso, alle iniziative che promuovono la giustizia, la pubblica moralità, la concordia, le opere di beneficenza? Ho compiuto i miei doveri civici? Ho pagato le tasse? 6. Sono giusto, impegnato, onesto nel lavoro, volenteroso di prestare il mio servizio per il bene comune? Ho dato la giusta mercede agli operai e a tutti i sottoposti? Ho osservato i contratti e tenuto fede alle promesse? 7. Ho prestato alle legittime autorità l'obbedienza e il rispetto dovuti? 8. Se ho qualche incarico o svolgo mansioni direttive, bado solo al mio tornaconto o mi impegno per il bene degli altri, in spirito di servizio? 9. Ho praticato la verità e la fedeltà, oppure ho arrecato del male al prossimo con menzogne, calunnie,

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detrazioni, giudizi temerari, violazione di segreti? 10. Ho attentato alla vita e all'integrità fisica del prossimo, ne ho offeso l'onore, ne ho danneggiato i beni? Ho procurato o consigliato l'aborto? Ho serbato odio? Sono stato rissoso? Ho pronunziato insulti e parole offensive, fomentando screzi e rancori? Ho colpevolmente ed egoisticamente omesso di testimoniare l'innocenza del prossimo? 11. Ho rubato? Ho ingiustamente desiderato la roba d'altri? Ho danneggiato il prossimo nei suoi averi? Ho restituito quanto ho sottratto e ho riparato i danni arrecati? 12. Se ho ricevuto dei torti, mi son dimostrato disposto alla riconciliazione e al perdono per amore di Cristo, o serbo in cuore odio e desiderio di vendetta? III. Cristo Signore dice: «Siate perfetti come il Padre» 1. Qual è l'orientamento fondamentale della mia vita? Mi faccio animo con la speranza della vita eterna? Ho cercato di ravvivare la mia vita spirituale con la preghiera, la lettura e la meditazione della parola di Dio, la partecipazione ai sacramenti? Ho praticato la mortificazione? Sono stato pronto e deciso a stroncare i vizi, a soggiogare le passioni e le inclinazioni perverse? Ho reagito all'invidia, ho dominato la gola? Sono stato presuntuoso e superbo, e ho preteso di affermare tanto me stesso, da disprezzare gli altri e preferirmi ad essi? Ho imposto agli altri la mia volontà, conculcando la loro libertà e trascurando i loro diritti? 2. Che uso ho fatto del tempo, delle forze, dei doni ricevuti da Dio come i « talenti del vangelo »? Mi servo di tutti questi mezzi per crescere ogni giorno di più nella perfezione della vita spirituale? Sono stato inerte e pigro? 3. Ho sopportato con pazienza i dolori e le prove della vita? Come ho cercato di praticare la mortificazione, per compiere quello che manca alla

passione di Cristo? Ho osservato la legge del digiuno e dell'astinenza? 4. Ho conservato puro e casto il mio corpo, pensando che è tempio dello Spirito Santo, destinato alla risurrezione e alla gloria? Ho custodito i miei sensi e ho evitato di contaminarmi nello spirito e nel corpo con pensieri e desideri cattivi, con parole e con azioni indegne? Mi sono permesso letture, discorsi, spettacoli, divertimenti in contrasto con l'onestà umana e cristiana? Sono stato di scandalo agli altri con il mio comportamento indecente? Nell'uso del matrimonio ho rispettato e osservato la legge morale? 5. Ho agito contro coscienza, per timore o per ipocrisia? 6. Ho cercato di comportarmi in tutto e sempre nella vera libertà dei figli di Dio e secondo la legge dello Spirito, o mi sono lasciato asservire dalle mie passioni? (Quando l'esame di coscienza vien fatto prima del sacramento della Penitenza, è bene che ognuno s'interroghi anzitutto su questi punti) 1. Mi accosto al sacramento della Penitenza per un sincero desiderio di purificazione, di conversione, di rinnovamento di vita e di più intima amicizia con Dio, o lo considero piuttosto come un peso, che solo molto di raro son disposto ad addossarmi? 2. Ho dimenticato od ho di proposito taciuto dei peccati gravi nelle confessioni passate?

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3. Ho fatto la penitenza che mi è stata imposta? Ho riparato i torti da me fatti? Ho cercato di mettere in pratica i propositi fatti per emendar la mia vita secondo il Vangelo? 4. Il pentimento Dopo aver esaminato la mia coscienza e prima di accostarmi alla confessione, chiedo sinceramente perdono di tutto a Dio, provando dispiacere e dolore per quello in cui ho mancato, anche se si tratta di piccole mancanze. Se non provo dolore, chiederò al Signore di suscitarlo in me e comunque gli offrirò alcuni buoni propositi per non ricadere negli stessi peccati, cominciando dai più gravi. I maestri di spirito consigliano di prendere uno o due impegni (pochi!) tra una confessione e l’altra, che consistono nel fare particolare attenzione a non ricadere negli stessi peccati fuggendone le occasioni. Il sacerdote mi chiederà, dopo la confessione, di esprimere in forma sacramentale il mio dolore, recitando l’atto di dolore o altra preghiera per chiedere perdono. Ecco il testo di alcune formule: Atto di dolore : Mio Dio, mi pento e mi dolgo con tutto il cuore dei miei peccati, perché peccando ho meritato i tuoi castighi, e molto più perché ho offeso te, infinitamente buono e degno di essere amato sopra ogni cosa. Propongo con il tuo santo aiuto di non offenderti mai più e di fuggire le occasioni prossime di peccato. Signore, misericordia, perdonami. O Gesù d’amore acceso: O Gesù d’amore acceso, non ti avessi mai offeso! O mio caro e buon Gesù, non ti voglio offender più, perché sei il mio Signore morto in croce per mio amore. 5. La confessione Quando mi troverò davanti al sacerdote, devo essere fermamente persuaso che in realtà io, pur vedendo lui, sono di fronte a Gesù in persona.

Confesso con semplicità e umiltà i miei peccati, senza troppe parole e senza scusarmi o autogiustificarmi. Ascolto la sua breve esortazione e ricevo l’assoluzione con gioia. Quando il sacerdote mi dirà “Io ti assolvo” è il Signore Gesù che sta parlando attraverso lui! 6. La penitenza Al termine della confessione, il sacerdote mi indica la penitenza sacramentale da adempiere. La penitenza sacramentale consiste in un’opera buona (preghiera, elemosina o sacrificio) che il sacerdote mi affida come segno ed espressione concreta della mia volontà di cambiare vita e di purificare la mia anima dai disordini che le hanno procurato i miei peccati. Anticamente la disciplina della Chiesa era più impegnativa. Oggi la disciplina della Chiesa tende ad essere molto più mite, lasciando alla libertà ed alla coscienza del penitente l’impegno di assumersi eventualmente opere penitenziali più onerose per purificarsi dalle proprie colpe. “ Va in pace” è l’augurio del Sacerdote confessore nel momento del congedo. La gioia di aver rinnovato l’amicizia con Dio e con i fratelli , rende il penitente più disponibile a fare il bene.

Bruno

SONO TORNATI AL PADRE

PARROCCHIA DI TORRI

FRANCO

LUCIANA

SALVATORE

TERESA

PARROCCHIA DI PAI

ROSA CARLA

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DOMENICA DELLE PALME

La Domenica delle Palme giunge quasi a

conclusione del lungo periodo quaresimale,

iniziato con il Mercoledì delle Ceneri e che

per cinque liturgie domenicali, ha preparato

la comunità dei cristiani, nella riflessione e

penitenza, agli eventi drammatici della

Settimana Santa, con la speranza e certezza

della successiva Risurrezione di Cristo,

vincitore della morte e del peccato, Salvatore

del mondo e di ogni singola anima.

Con la Domenica delle Palme ha inizio la

Settimana Santa. La celebrazione di questa

Domenica è composta di due momenti ben

distinti: la commemorazione dell’ingresso di

Gesù in Gerusalemme, con la benedizione

dei rami di ulivo e di palma, e la celebrazione

dell’Eucarestia con la lettura della passione

del Signore.

• La commemorazione dell’ingresso di Gesù

in Gerusalemme, la cui più antica

testimonianza documentata risale all’anno

400, è oggi caratterizzata dalla processione e

dalla benedizione dei rami di ulivo e di

palma.

La liturgia della Domenica delle Palme, si

svolge iniziando da un luogo adatto al di fuori

della chiesa; i fedeli vi si radunano e il

sacerdote leggendo orazioni ed antifone,

procede alla benedizione dei rami di ulivo o

di palma,

La benedizione dei rami

di ulivo e di palma viene effettuata, prima della processione, dal

sacerdote che presiede; questi si rivolge

all’assemblea radunata già con i ramoscelli

fra le mani. La benedizione dei rami di ulivo e

di palma viene fatta affinché essi possano

essere portati in processione e poi conservati

nelle case in modo da richiamare alla mente

dei fedeli la vittoria di Cristo celebrata con la

stessa processione. Infine si ricorda che le

ceneri che vengono imposte sul capo nel

primo giorno di Quaresima sono ottenute

dalla combustione dei rami di ulivo benedetti

l’anno precedente quindi si dà inizio alla

processione fin dentro la chiesa.

La processione

viene considerata la madre di tutte le

processioni; essa esprime l’ingresso trionfale

del Risorto in quella città che è simbolo della

Gerusalemme del cielo ed ancora esprime il

cammino della Chiesa oggi sulle orme del

Cristo crocifisso e risorto. Il farla svolgere da

una chiesa succursale verso quella principale

vuole esprimere un reale spostamento da un

luogo ad un altro, come l’esodo dall’Egitto

alla terra promessa, come il passaggio da

questo mondo alla casa del Padre…

Giunti in chiesa si continua con la

celebrazione della Messa, che si distingue

per la lunga lettura della Passione di Gesù,

tratta dai Vangeli Il racconto della Passione

viene letto alternativamente da tre lettori

rappresentanti: il cronista, i personaggi delle

vicenda e Cristo stesso. Esso è articolato in

quattro parti: l’arresto di Gesù; il processo

giudaico; il processo romano; la condanna,

l’esecuzione, morte e sepoltura.

Al termine della Messa, i fedeli portano a

casa i rami di ulivo benedetti, conservati

quali simbolo di pace, scambiandone parte

con parenti ed amici. Si usa in molte regioni,

che il capofamiglia utilizzi un rametto, intinto

nell’acqua benedetta durante la veglia

pasquale, per benedire la tavola imbandita

nel giorno di Pasqua.

La benedizione delle palme è documentata

sin dal VII secolo ed ebbe uno sviluppo di

cerimonie e di canti adeguato all’importanza

sempre maggiore data alla processione.

L’uso di portare nelle proprie case l’ulivo o la

palma benedetta ha origine soltanto

devozionale, come augurio di pace.

Da trentadue anni, nella Domenica delle

Palme si celebra in tutto il mondo cattolico la

‘Giornata Mondiale della Gioventù’, il cui

culmine si svolge a Roma nella Piazza S.

Pietro alla presenza del papa.

Silvia

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CELEBRAZIONI PASQUALI 2017

PARROCCHIA DI TORRI

DOMENICA DELLE PALME - 9 APRILE

ore 8.30 S. MESSA

ore 9.45 Benedizione delle Palme presso il Centro Giovanile.

ore 10.00 S. MESSA DELLE FAMIGLIE.

ore 11.00 Benedizione delle Palme presso oratorio SS. Trinità

PROCESSIONE

ore 11.15 S. MESSA SOLENNE

ore 17.00 VESPERO

ore 18.00 S. MESSA

LUNEDÌ 10 – MARTEDÌ 11 - MERCOLEDÌ 12 APRILE

ore 7.00 LODI ore 10.00 S. MESSA

ore 17.00 VESPERO ore 18.00 S. MESSA

GIOVEDÌ SANTO – 13 APRILE

ore 7.00 LODI ore 17.00 VESPERO

ore 20.30 MESSA IN “COENA DOMINI” – Lavanda dei piedi

ore 21.30 ADORAZIONE EUCARISTICA (fino alle 24.00)

VENERDÌ SANTO – 14 APRILE

ore 7.00 LODI – CONFESSIONI e ADORAZIONE EUCARISTICA

ore 15.00 CELEBRAZIONE DELLA PASSIONE DEL SIGNORE

ore 16.00 VENERAZIONE DELLA CROCE

ore 16.00 – 19.00 CONFESSIONI

ore 20.30 VIA CRUCIS COMUNITARIA PER LE VIE DEL PAESE

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SABATO SANTO – 15 APRILE

ore 7.00 LODI -

VENERAZIONE ALLA CROCE

ore 8.00 - 12.00 CONFESSIONI - ore 15.00 - 19.00 CONFESSIONI

ore 21.30 VEGLIA PASQUALE

DOMENICA DI PASQUA – 16 APRILE

ore 7.00 S. MESSA ore 8.30 S. MESSA

ore 10.00 S. MESSA DELLE FAMIGLIE

ore 11.15 S. MESSA SOLENNE

ore 17.00 VESPERO SOLENNE

ore 18.00 S. MESSA

NEI GIORNI VENERDÌ SANTO, SABATO SANTO E DOMENICA DI PASQUA

SARÀ PRESENTE UN SACERDOTE PER LE CONFESSIONI

PARROCCHIA DI PAI DOMENICA DELLE PALME – 9 APRILE

ore 9.45 BENEDIZIONE DELLE PALME PRESSO IL CAPITELLO,

PROCESSIONE

ore 10.00 S. MESSA SOLENNE

GIOVEDÌ SANTO – 13 APRILE

ore 17.00 MESSA IN “COENA DOMINI”

VENERDÌ SANTO – 14 APRILE

ore 17.00 CELEBRAZIONE DELLA PASSIONE DEL SIGNORE

ore 20.30 A TORRI VIA CRUCIS COMUNITARIA PER LE VIE DEL PAESE

SABATO SANTO – 15 APRILE

ore 9.00 - 12.00 - 15.00 - 19.00 CONFESSIONI A TORRI

ore 21.30 VEGLIA PASQUALE

DOMENICA DI PASQUA – 16 APRILE

ore 10.00 S. MESSA SOLENNE

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MESSAGGIO DEL PAPA

PER LA XXXII

GIORNATA MONDIALE

DELLA GIOVENTÙ 9 Aprile 2017

Cari giovani, eccoci nuovamente in cammino dopo il nostro meraviglioso incontro a Cracovia, dove abbiamo celebrato insieme la XXXI Giornata Mondiale della Gioventù e il Giubileo dei Giovani, nel contesto dell’Anno Santo della Misericordia. Ci siamo lasciati guidare da san Giovanni Paolo II e santa Faustina Kowalska, apostoli della divina misericordia, per dare una risposta concreta alle sfide del nostro tempo. Abbiamo vissuto una forte esperienza di fraternità e di gioia, e abbiamo dato al mondo un segno di speranza; le bandiere e le lingue diverse non erano motivo di contesa e divisione, ma occasione per aprire le porte dei cuori, per costruire ponti. Al termine della GMG di Cracovia ho indicato la prossima meta del nostro pellegrinaggio che, con l’aiuto di Dio, ci porterà a Panama nel 2019. Ci accompagnerà in questo cammino la Vergine Maria… La GMG 2019 sarà ispirata alle parole «Ecco la serva del Signore; avvenga per me secondo la tua parola» (Lc1,38), risposta di Maria all’angelo, carica di speranza. Nell’ottobre del 2018 la Chiesa celebrerà il Sinodo dei Vescovi sul tema: I giovani, la fede e il discernimento vocazionale. Ci interrogheremo su come voi giovani vivete l’esperienza della fede in mezzo alle sfide del nostro tempo. E affronteremo anche la questione di come possiate maturare un progetto di vita, discernendo la vostra vocazione, intesa in senso ampio, vale a dire al matrimonio, nell’ambito laicale e professionale, oppure alla vita

consacrata e al sacerdozio. Desidero che ci sia una grande sintonia tra il percorso verso la GMG di Panama e il cammino sinodale. Il nostro tempo non ha bisogno di “giovani-divano” Secondo il Vangelo di Luca, dopo aver accolto l’annuncio dell’angelo e aver risposto il suo “sì” alla chiamata a diventare madre del Salvatore, Maria si alza e va in fretta a visitare la cugina Elisabetta, che è al sesto mese di gravidanza (cfr 1,36.39). Maria è giovanissima; ciò che le è stato annunciato è un dono immenso, ma comporta anche sfide molto grandi; il Signore le ha assicurato la sua presenza e il suo sostegno, ma tante cose sono ancora oscure nella sua mente e nel suo cuore. Eppure Maria non si chiude in casa, non si lascia paralizzare dalla paura o dall’orgoglio. Maria non è il tipo che per stare bene ha bisogno di un buon divano dove starsene comoda e al sicuro. Non è una giovane-divano! (cfr Discorso nella Veglia, Cracovia, 30 luglio 2016). Se serve una mano alla sua anziana cugina, lei non indugia e si mette subito in viaggio. È lungo il percorso per raggiungere la casa di Elisabetta: circa 150 chilometri. Ma la giovane di Nazareth, spinta dallo Spirito Santo, non conosce ostacoli. Sicuramente le giornate di cammino l’hanno aiutata a meditare sull’evento meraviglioso in cui era coinvolta. Così succede anche a noi quando ci mettiamo in pellegrinaggio: lungo la strada ci tornano alla mente i fatti della vita, e possiamo maturarne il senso e approfondire la nostra vocazione, svelata poi nell’incontro con Dio e nel servizio agli altri… Essere giovani non vuol dire essere disconnessi dal passato Maria è poco più che adolescente, come molti di voi. Eppure nel Magnificat dà voce di lode al suo

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popolo, alla sua storia. Questo ci mostra che essere giovani non vuol dire essere disconnessi dal passato. La nostra storia personale si inserisce in una lunga scia, in un cammino comunitario che ci ha preceduto nei secoli. Come Maria, apparteniamo a un popolo. E la storia della Chiesa ci insegna che, anche quando essa deve attraversare mari burrascosi, la mano di Dio la guida, le fa superare momenti difficili... La Chiesa porta in sé una lunga tradizione, che si tramanda di generazione in generazione, arricchendosi al tempo stesso dell’esperienza di ogni singolo… Anche voi giovani potete fare grandi cose, assumervi delle grosse responsabilità, se riconoscerete l’azione misericordiosa e onnipotente di Dio nella vostra vita. Vorrei porvi alcune domande: in che modo “salvate” nella vostra memoria gli eventi, le esperienze della vostra vita? Come trattate i fatti e le immagini impressi nei vostri ricordi? Ad alcuni, particolarmente feriti dalle circostanze della vita, verrebbe voglia di “resettare” il proprio passato, di avvalersi del diritto all’oblio. Ma vorrei ricordarvi che non c’è santo senza passato, né peccatore senza futuro... I nostri ricordi però non devono restare tutti ammassati, come nella memoria di un disco rigido. E non è possibile archiviare tutto in una “nuvola” virtuale. Bisogna imparare a far sì che i fatti del passato diventino realtà dinamica, sulla quale riflettere e da cui trarre insegnamento e significato per il nostro presente e futuro. Compito arduo, ma necessario, è quello di scoprire il filo rosso dell’amore di Dio che collega tutta la nostra esistenza. Tanti dicono che voi giovani siete smemorati e superficiali. Non sono affatto d’accordo! Però occorre riconoscere che in questi nostri tempi c’è bisogno di recuperare la capacità di riflettere sulla propria vita e proiettarla

verso il futuro. Avere un passato non è la stessa cosa che avere una storia. Nella nostra vita possiamo avere tanti ricordi, ma quanti di essi costruiscono davvero la nostra memoria? Quanti sono significativi per il nostro cuore e aiutano a dare un senso alla nostra esistenza? I volti dei giovani, nei “social”, compaiono in tante fotografie che raccontano eventi più o meno reali, ma non sappiamo quanto di tutto questo sia “storia”, esperienza che possa essere narrata, dotata di un fine e di un senso. I programmi in TV sono pieni di cosiddetti “reality show”, ma non sono storie reali, sono solo minuti che scorrono davanti a una telecamera, in cui i personaggi vivono alla giornata, senza un progetto. Non fatevi fuorviare da questa falsa immagine della realtà! Siate protagonisti della vostra storia, decidete il vostro futuro!

Come rimanere connessi, seguendo l’esempio di Maria Si dice di Maria che custodiva tutte le cose meditandole nel suo cuore (cfr Lc 2,19.51). Questa semplice ragazza di Nazareth ci insegna con il suo esempio a conservare la memoria degli avvenimenti della vita, ma anche a metterli insieme, ricostruendo l’unità dei frammenti, che uniti possono comporre un mosaico. Come ci possiamo concretamente esercitare in questo senso? Vi do alcuni suggerimenti.

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Alla fine di ogni giornata ci possiamo fermare per qualche minuto a ricordare i momenti belli, le sfide, quello che è andato bene e quello che è andato storto. Così, davanti a Dio e a noi stessi, possiamo manifestare i sentimenti di gratitudine, di pentimento e di affidamento, se volete anche annotandoli in un quaderno, una specie di diario spirituale... Maria raccoglie il patrimonio di fede del suo popolo e lo ricompone in un canto tutto suo, ma che è allo stesso tempo canto della Chiesa intera. E tutta la Chiesa lo canta con lei. Affinché anche voi giovani possiate cantare un Magnificat tutto vostro e fare della vostra vita un dono per l’intera umanità, è fondamentale ricollegarvi con la tradizione storica e la preghiera di coloro che vi hanno preceduto. Da qui l’importanza di conoscere bene la Bibbia, la Parola di Dio, di leggerla ogni giorno confrontandola con la vostra vita, leggendo gli avvenimenti quotidiani alla luce di quanto il Signore vi dice nelle Sacre Scritture. Nella preghiera e nella lettura orante della Bibbia (la cosiddetta lectio divina), Gesù riscalderà i vostri cuori, illuminerà i vostri passi, anche nei momenti bui della vostra esistenza (cfr Lc 24,13-35). Maria ci insegna anche a vivere con un atteggiamento eucaristico, ossia a rendere grazie, a coltivare la lode, a non fissarci soltanto sui problemi e sulle difficoltà. Nella dinamica della vita, le suppliche di oggi diventeranno motivi di ringraziamento di domani. Così, la vostra partecipazione alla Santa Messa e i momenti in cui celebrerete il sacramento della Riconciliazione saranno allo stesso tempo culmine e punto di partenza: le vostre vite si rinnoveranno ogni giorno nel perdono, diventando lode perenne all’Onnipotente... Mentre aprite le ali al vento, è importante che scopriate le vostre radici e raccogliate il testimone dalle

persone che vi hanno preceduto. Per costruire un futuro che abbia senso, bisogna conoscere gli avvenimenti passati e prendere posizione di fronte ad essi (cfr Esort. ap. postsin. Amoris laetitia, 191.193). Voi giovani avete la forza, gli anziani hanno la memoria e la saggezza. Come Maria con Elisabetta, rivolgete il vostro sguardo agli anziani, ai vostri nonni. Vi diranno cose che appassioneranno la vostra mente e commuoveranno il vostro cuore. Fedeltà creativa per costruire tempi nuovi È vero che avete pochi anni alle spalle e perciò può risultarvi difficile dare il dovuto valore alla tradizione. Tenete ben presente che questo non vuol dire essere tradizionalisti. No! Quando Maria nel Vangelo dice «grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente», intende che quelle “grandi cose” non sono finite, bensì continuano a realizzarsi nel presente. Non si tratta di un passato remoto. .. Sarebbe un guaio e non gioverebbe a nessuno coltivare una memoria paralizzante, che fa fare sempre le stesse cose nello stesso modo. È un dono del cielo poter vedere che in molti, con i vostri interrogativi, sogni e domande, vi opponete a quelli che dicono che le cose non possono essere diverse... Non vi lasciate ingannare! Dio è venuto ad allargare gli orizzonti della nostra vita, in tutte le direzioni. Egli ci aiuta a dare il dovuto valore al passato, per progettare meglio un futuro di felicità: ma questo è possibile soltanto se si vivono autentiche esperienze d’amore, che si concretizzano nello scoprire la chiamata del Signore e nell’aderire ad essa. Ed è questa l’unica cosa che ci rende davvero felici. Cari giovani, affido il nostro cammino verso Panama, come pure l’itinerario di preparazione del prossimo Sinodo dei Vescovi, alla materna intercessione della Beata Vergine Maria. Vi invito a

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ricordare due ricorrenze importanti del 2017: i trecento anni del ritrovamento dell’immagine della Madonna Aparecida, in Brasile; e il centenario delle apparizioni di Fatima, in Portogallo, dove, con l’aiuto di Dio, mi recherò pellegrino nel prossimo mese di maggio. San Martino di Porres, uno dei santi patroni dell’America Latina e della GMG 2019, nel suo umile servizio quotidiano aveva l’abitudine di offrire i fiori migliori a Maria, come segno del suo amore filiale. Coltivate anche voi, come lui, una relazione di familiarità e amicizia con la Madonna, affidandole le vostre gioie, inquietudini e preoccupazioni. Vi assicuro che non ve ne pentirete! La giovane di Nazareth, che in tutto il mondo ha assunto mille volti e nomi per rendersi vicina ai suoi figli, interceda per ognuno di noi e ci aiuti a cantare le grandi opere che il Signore compie in noi e attraverso di noi.

FRANCESCO

GENITORI NON C’È

TEMPO DA PERDERE

In data 12.03.2017, domenica pomeriggio, siamo stati invitati come genitori a partecipare all’incontro con il dott. Aceti. Un incontro proposto così è una sfida importante alle proprie abitudini e ai programmi già fatti. Abbiamo accettato, provocati dall’omelia del mattino di don Giuseppe. Abbiamo seguito psicologi, psicopedagogisti, neuropsichiatri: perché tutta questa insistenza? La mia obiezione principale era sull’utilità di un pomeriggio trascorso ascoltando un relatore: la vita dobbiamo giocarcela a casa, guardando in faccia marito, figli, parenti e amici. Il dottor Aceti ha detto proprio questo: deve nascere tra me e voi una grande comunicazione empatica. Dobbiamo

terminare l’incontro contenti e diversi da come siamo entrati. Da qui è sorta immediata la sintonia: non dobbiamo perdere tempo, traiamo il massimo beneficio da questo incontro. Ha proseguito dicendo: toglietevi dalla testa i pregiudizi, le frasi fatte tipiche e non veritiere. Dicendo: “ una volta era meglio” oppure insistendo con la frase “ha un brutto carattere” eliminate la possibilità di una crescita, chiudete la porta alla possibilità. Sorprendente e molto impegnativo il dottor Aceti non ha mancato di nominare filosofi, santi, esegeti tutto con una dialettica immediata e travolgente, talvolta addirittura violenta nei modi. E’ arrabbiato il dottor Aceti con tutte le agenzie educative, o presunte tali: genitori, insegnanti, preti. E’ arrabbiato anche con gli enti preposti ad all’educazione: scuola, famiglia, chiesa. Perché i bambini sono straordinari e vanno aiutati a crescere in particolare nei primi anni di vita. Fino a 6 anni il bambino riceve il maggior numero di stimoli utili addirittura per tutto il resto dell’esistenza. Come riuscire in questa impresa? Come fare a non sentirsi inadeguati, impreparati di fronte ad un cambiamento epocale così evidente? Le risposte sono arrivate numerose, provocanti. Ci sono stati mostrati diversi schemi e ci sono stati presentati diversi educatori, l’ultimo ma non ultimo l’educatore San Giovanni Bosco. Sono certa di aver capito e colto poco di tutte le parole dette: sono uscita però contenta, certa della possibilità di poter contare sulle persone che ci circondano, desiderosa di ascoltare ancora questo straordinario personaggio, veramente unico nel suo genere. Quindi, riassumendo: nessuna commiserazione. Il momento è difficile ma, possiamo e dobbiamo farcela. Creando una cultura diversa, positiva. Prossimamente quindi teniamoci pronti ad altri interessanti incontri.

Carmen

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EDUCAZIONE: UNA

SPERANZA POSSIBILE? Arrivare alla soglia dei settanta anni e sentire dire che bisogna cambiare l’idea di educazione che abbiamo ricevuto dai nostri genitori che a loro volta l’hanno ricevuta dai loro genitori. L’educazione che abbiamo ricevuto, dove un misto di dolcezza e rigidità andavano di pari passo. Se facevi il tuo dovere andava tutto bene (ovviamente senza aspettarsi elogi e complimenti) sapevi che dovevi farlo perché altrimenti alla prima mancanza arrivava il castigo più o meno violento. In un certo senso eravamo certi (anzi sicuri) che il castigo ricevuto era per il nostro bene per farci capire l’errore commesso e farci aprire gli occhi sul mondo che dovevamo affrontare una volta diventati adulti. Domenica 12 marzo ascoltando il prof. Ezio Aceti abbiamo dovuto vederci con altri occhi, cioè in parole povere annullare tutte le nostre convinzioni, il modo di relazionarci fra marito e moglie, fra genitori e figli e anche con le persone che incontriamo e che ci sono prossime, quelle cioè con cui abbiamo a che fare ogni giorno, mettere al primo posto il positivo delle persone evitando i pregiudizi. Dire “io ho ragione e tu hai torto” significa in un certo farsi valere, imporsi in dose minima anche questo è fare violenza. Il mondo moderno cambia in modo velocissimo e noi non stiamo al passo con i tempi, se vogliamo che la nostra società sia una comunità di uomini liberi da pregiudizi e da coercizioni di sorta dobbiamo ognuno nel proprio ambito dare il nostro apporto ad una società che ragiona con la propria intelligenza. Vivere nel mondo, ma liberi delle nostre scelte e aperti alla volontà di Dio, il quale ci ama nonostante tutto.

Lorenzo e Lidia

5 Marzo 2017

14° Anniversario della morte di

Don Giovanni Andreoli È diventato ormai un appuntamento annuale, oltre che per i parrocchiani della frazione anche per un folto gruppo di fedeli provenienti da altri paesi della provincia e non solo, la messa in ricordo di Don Giovanni Andreoli che è stata animata dal coro locale ed è stata concelebrata domenica 5 marzo nella chiesa di San Marco Evangelista a Pai di sopra. Mons. Bruno Fasani che aveva conosciuto Don Giovanni in gioventù ha tenuto l’omelia, affiancato da Don Vittorio. Dopo aver fatto delle riflessioni sulla pagina di Vangelo, Don Bruno si è soffermato ad evidenziare l'originalità del ministero svolto dal nostro compianto Parroco: semplicità d'animo, disponibilità totale di tempo da offrire a quanti, sia di giorno che di notte, lo andavano a cercare a casa perché "sapeva ascoltare". Quel che è certo quel Prete sarebbe piaciuto a Papa Francesco, dato che aveva addosso l’odore delle sue "pecore". Sapeva vivere l'insegnamento fondamentale di Gesù aiutando tutti, infatti ciò che riceveva anche in consistenti somme di denaro lo distribuiva e nemmeno uno spicciolo teneva per sé. Mani bucate che davano quanto ricevuto e che, in mancanza d'altro donavano una carezza, un abbraccio, una parola di conforto, un consiglio spirituale ma anche pratico sul vivere quotidiano. Per accedere alla canonica bisogna salire una serie di gradini; adesso la gente la chiama "SCALA DELLA MISERICORDIA" perché qui sostano pazientemente tutti coloro che vengono a meditare gli insegnamenti di "quel prete che non era come gli altri", come è stato scritto. Si è evidenziato inoltre come le sue semplici prediche arrivassero dritte al cuore anche se non era un grande oratore, ma sapeva usare molto bene le parole che ci rimanevano dentro e non si scordavano più! Molte persone ancora oggi hanno nostalgia della sua parola e della sua presenza, del suo consiglio: "Volíve ben", vogliatevi bene, della sua raccomandazione a non essere avari di tempo nel donare un sorriso e un aiuto a quanti incontriamo.

Rita

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VIA CRUCIS DEL VENERDÌ SANTO 14 Aprile 2017 ore 20.30

Stazione I - piazza Chiesa

Stazione II - via per Albisano, San Giovanni

Stazione III - Rotonda località Sant’Antonio

Stazione IV - via R. Simoni

Stazione V - capitello “S. Antonio”, via Rossini

Stazione VI - Incrocio via Lombroso, via per Coi

Stazione VII - loc. Coi, fontanella

Stazione VIII - capitello “S. Famiglia”, incrocio Valmagra

Stazione IX - Loncrino – capitello “Madonna e Santi”

Stazione X - Prea Scritta, incrocio Via Rossini

Stazione XI - loc. Crosetta

Stazione XII - via dall’Oca Bianca,incrocio bivio

Stazione XIII - piazza Umberto

Stazione XIV - piazza Chiesa

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A P P U N T A M E N T I A P R I L E 2 0 1 7

OGNI DOMENICA ore 10.00: S. MESSA DELLE FAMIGLIE. ore 17.00: ADORAZIONE EUCARISTICA E CANTO DEL VESPERO.

OGNI LUNEDÌ ore 9.00 - 11.00: CONFESSIONI. ore 11.00 – 12.00: ADORAZIONE EUCARISTICA.

OGNI MARTEDÌ ore 16.30: CATECHESI I e II MEDIA.

OGNI GIOVEDÌ ore 15.00: CATECHISMO SCUOLA ELEMENTARE. ore 17.00: ADORAZIONE EUCARISTICA.

OGNI VENERDÌ POMERIGGIO e SERA: INCONTRO III MEDIA - GRUPPO ADOLESCENTI / GIOVANI.

OGNI SABATO ore 15.00 - 18.00: TEMPO PER LE CONFESSIONI.

DOMENICA 2 FESTA DEL PERDONO

ore 17.00: PRIMA CONFESSIONE DEI BAMBINI DI TERZA ELEMENTARE.

MERCOLEDÌ 5 ore 19.45 STAZIONE QUARESIMALE “LA PENITENZIALE”

ore 20.00 S. MESSA

VENERDÌ 7 ore 15.00 VIA CRUCIS

DOMENICA 9 DOMENICA DELLE PALME

GIOVEDÌ 13

VENERDÌ 14

SABATO 15

TRIDUO PASQUALE vedi programma all’interno del giornalino

DOMENICA 16 SOLENNITÀ - PASQUA DI RISURREZIONE

LUNEDÌ 17 LUNEDÌ DELL’ANGELO

S. Messe ore 10.00 – 18.00

MERCOLEDÌ 19 ore 20.00: Incontro di preghiera in onore di S. Antonio.

DOMENICA 23 DOMENICA DELLA DIVINA MISERICORDIA

MARTEDÌ 25

SAN MARCO EVANGELISTA - FESTA PATRONALE A PAI ore 10.00 S. MESSA SOLENNE, PROCESSIONE E

BENEDIZIONE DI AUTO E MOTO.

Per informazioni parrocchiali è possibile consultare il sito: www.parrocchiaditorridelbenaco.it

CELEBRAZIONE DELLA LITURGIA

PARROCCHIA DI TORRI

ORARIO FESTIVO

Sabato ore 17.00 Vespero

ore 18.00 S. Messa

Domenica ore 8.30 S. Messa

ore 10.00 S. Messa

ore 11.15 S. Messa

ore 17.00 Vespero

ore 18.00 S. Messa

ORARIO FERIALE

ore 17.00 Vespero

ore 18.00 S. Messa

PARROCCHIA DI PAI

ORARIO FESTIVO

Sabato ore 19.30

Domenica ore 10.00

Bol le t t ino d i in f ormazione Parrocch ia l e s tampato in p rop r io La Redaz ione: Don Giuseppe Cacc ia tor i – Dan ie la P ippa – Anna Menapace - Nucc ia Renda

– Rosanna Zano l l i - W i l l i am Baghin i . Col laboraz ione fotograf i ca: Mar io Gi rard i Impaginato e s tampato da : Dan ie l a P ippa