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MAGAZINE n.182 / 18 16 LUGLIO 2018 Apple rinnova MacBook Pro e ne moltiplica la potenza M5S: no al lavoro festivo anche per gli e-commerce 02 IN PROVA IN QUESTO NUMERO 26 TV LG OLED 55 C8, a un solo passo dalla perfezione assoluta L’OLED entry level di LG è un gran TV, può raggiungere la perfezione se si decide di fare un piccolo investimento per la calibrazione 14 Switch off al DVB-T2 HEVC, cosa ne sa e che ne pensa la gente Siamo andati in giro per Milano a chiedere ai passanti se conoscessero lo standard DVB-T2 e cosa ne pensano di un possibile switch off AGCOM, nasce il registro pubblico anti scocciatori 04 21 Premium, accordo con DAZN: gratis alcune partite di serie A e tutta la B Mediaset Premium trova l’accordo con DAZN: tutta la serie B e tre partite di serie A saranno visibili gratis agli utenti di Premium. E Il pacchetto calcio costerà meno 07 Surface Go, il low-cost Microsoft che sfida Apple e Google 46 I-Pace, che gusto accelerare nel silenzio 11 Musica e film low-cost L’estate da “scroccone” 30 Lumix GH5s, la prova di un vero videomaker 22 40 Lavatrice LG TWINWash, due è meglio di una. Ma il costo è alto Una lavatrice con due cestelli che permette di fare due lavaggi diversi contemporaneamente risparmiando tempo. Ma è un lusso che si paga

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MAGAZINEn.182 / 1816 LUGLIO 2018

Apple rinnova MacBook Pro e ne moltiplica la potenza

M5S: no al lavoro festivo anche per gli e-commerce 02

IN PROVA IN QUESTO NUMERO

26

TV LG OLED 55 C8, a un solo passo dalla perfezione assolutaL’OLED entry level di LG è un gran TV, può raggiungere la perfezione se si decide di fare un piccolo investimento per la calibrazione

14

Switch off al DVB-T2 HEVC, cosa ne sa e che ne pensa la genteSiamo andati in giro per Milano a chiedere ai passanti se conoscessero lo standard DVB-T2 e cosa ne pensano di un possibile switch off

AGCOM, nasce il registro pubblico anti scocciatori 04 21

Premium, accordo con DAZN: gratis alcune partite di serie A e tutta la B Mediaset Premium trova l’accordo con DAZN: tutta la serie B e tre partite di serie A saranno visibili gratis agli utenti di Premium. E Il pacchetto calcio costerà meno

07

Surface Go, il low-cost Microsoft che sfida Apple e Google

46

I-Pace, che gusto accelerare nel silenzio

11

Musica e film low-cost L’estate da “scroccone”

30

Lumix GH5s, la prova di un vero videomaker

22

40

Lavatrice LG TWINWash, due è meglio di una. Ma il costo è altoUna lavatrice con due cestelli che permette di fare due lavaggi diversi contemporaneamente risparmiando tempo. Ma è un lusso che si paga

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MAGAZINEn.182 / 1816 LUGLIO 2018

di Massimiliano DI MARCO

N o al lavoro domenicale e festivo.

Anche per gli e-commerce. La

proposta di legge, firmata dal sot-

tosegretario allo Sviluppo Economico

Davide Crippa del Movimento 5 Stelle, è

stata ribadita a un incontro il 12 luglio che

il sottosegretario dal ministero del Lavoro

Claudio Cominardi ha tenuto con i sinda-

cati di base.

La proposta è chiara e mira a far fuori la

liberalizzazione introdotta dal governo

Monti: soltanto il 25% dei negozi per

ciascun settore merceologico può re-

stare aperto nei festivi. La decisione e

la pianificazione delle turnazioni, in ogni

caso, spettano ai singoli Comuni e alle

Regioni, con un tetto massimo annuale

di dodici giorni di apertura nei festivi.

Cosa vuol dire per gli e-commerce come

Amazon? Significa che i consumatori po-

tranno fare gli ordini online la domenica

e i festivi come sempre, ma il tutto non

MERCATO La proposta di legge del M5S vuole tornare alla situazione antecedente il governo Monti

Proposta di legge del Movimento 5 Stelle No al lavoro festivo anche per gli e-commerce Aperti il 25% dei negozi dello stesso settore, la turnazione spetterà a Regioni e Comuni

sarà elaborato prima del giorno lavora-

tivo successivo; neanche online, insom-

ma, si deve lavorare nei festivi. Unica ec-

cezione sarebbero i Comuni turistici, che

dalla presenza di persone alla domenica

e nei festivi generano i maggiori ricavi.

“Migliaia di lavoratori e commercianti

attendono risposte a un problema di

grandi proporzioni”, ha spiegato Comi-

nardi al termine dell’incontro, e “la base

di partenza resta l’originaria proposta di

legge di Michele Dell’Orco”.

“Una discussione approfondita che ci

lascia soddisfatti” ha commentato Fran-

cesco Iavocone dell’esecutivo nazionale

Cobas. “Abbiamo analizzato la proposta

di legge che prevede un ritorno a una re-

golamentazione con il massimo del 25%

delle aperture domenicali e festive”.

“Dalla proposta di legge - prosegue la

sua analisi - sono escluse le zone turisti-

che, ma su questo il sottosegretario ha

lasciato spazi d’intervento e invieremo

al ministero le nostre integrazioni”.

di M. D. M

P iù trasparenza nelle comunicazioni

che riguardano le offerte commer-

ciali della fibra. AGCOM, l’Autorità

per le garanzie nelle comunicazioni, lan-

cia l’avvertimento agli operatori: si potrà

definire “fibra” soltanto una connessione

fissa la cui infrastruttura sottostante “sia

costituita esclusivamente da una rete di

accesso in fibra, almeno nei collegamen-

ti orizzontali fino all’edificio (FTTB) o fino

all’unità immobiliare dell’utente (FTTH)”.

Non si potrà parlare di fibra, insomma,

qualora “arrivi soltanto fino a nodi inter-

medi, come l’armadio di strada (FTTC,

Fiber To The Cabinet) o la stazione radio

base (FWA, Fixed Wireless Access)”. In

quei casi, precisa Agcom, dovrà essere

affiancata la dicitura “su rete mista rame”

o “su rete mista radio”.

MERCATO Introdotta una legenda, con colori e sigle, per aderire a un linguaggio comune

AGCOM stabilisce nuove regole per la pubblicità “Si può parlare di ‘fibra’ solo per FTTH e FTTB”Più trasparenza nelle comunicazioni delle offerte. Via alla sperimentazione fino a fine anno

Vengono inoltre precisati i simboli e i

colori che, durante la fase promozionale,

gli operatori dovranno usare. Per ora è

soltanto una sperimentazione, valida dal

periodo di entrata in vigore del provvedi-

mento fino al 31 dicembre 2018.

“Con il colore verde e la denominazione

‘F’ sottotitolata ‘fibra’ - spiega AGCOM in

un comunicato - si dovranno indicare le

infrastrutture con la fibra fino all’unità im-

mobiliare o all’edificio, con il colore gial-

lo e la denominazione ‘FR’, sottotitolata

‘fibra mista rame’ o ‘fibra mista radio’,

le altre architetture con fibra solo fino a

nodi intermedi abilitanti connessioni a

banda ultralarga, mentre dovrà essere

utilizzato il colore rosso e le diciture ‘R’,

sottotitolata ‘rame’ o ‘radio’, per tutte le

altre architetture che non prevedono fi-

bra nella rete d’accesso e/o che comun-

que non abilitano l’utilizzo di servizi a

banda ultralarga”.

Una vera e propria legenda per le pub-

blicità affinché il consumatore finale

abbia subito una comunicazione più

limpida riguardo al tipo di connessione

che quello specifico operatore sta pro-

ponendo. Oltre a ciò AGCOM specifica

che gli operatori, nei canali commerciali

mirati, dovranno fornire “la possibilità

per gli utenti di verificare la velocità di

navigazione e la latenza del servizio of-

ferto in upload e download”.

Mentana “Fonderò un quotidiano online fatto da giovani ”Il direttore del TgLa7 annuncia la nascita dopo l’estate di un quotidiano online realizzato da giovani giornalisti. Mentana è stato immediatamente sommerso di curricula di Emanuele VILLA

Il direttore del TG La7 annuncia su Facebook la nascita di un nuovo prodotto editoriale, che non ha an-cora un nome ma sarà a tutti gli ef-fetti un quotidiano online. “È giunto per me il momento di fare qualcosa di tangibile - scrive il noto giornalista - far nascere un quotidiano digitale realizzato solo da giovani rego-larmente contrattualizzati, magari con la tutela redazionale di qual-che “vecchio” a titolo amatoriale (ribaltando la logica dello stage!) che possa riaprire il mercato della scrittura e della lettura giornalistica per le nuove generazioni”. Mentana ci metterà parte del finanziamento e il contributo quotidiano di scritti che oggi è solito postare su Face-book. Immaginiamo che il nuovo quotidiano sarà anch’esso rivolto a un target giovane, ma sui contenuti e sulla linea editoriale non possia-mo che tornare tra qualche mese, quando i contenuti del progetto sa-ranno più chiari. Il post ha avuto un successo cla-moroso. Al punto da costringere Mentana, letteralmente sommerso di curriucula, a puntualizzare: “Per favore, non mandatemi curriculum. A settembre vi racconterò la road map e le modalità con cui si cer-cherà di fare il reclutamento dei redattori e collaboratori nel modo migliore e più trasparente”.

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MAGAZINEn.182 / 1816 LUGLIO 2018

di Roberto PEZZALI

Su denuncia di Vodafone e Telecom

il Giurì della pubblicità ha ritenuto

ingannevole la pubblicità di iliad.

Ad annunciarlo è stato proprio l’Istituto

dell’Autodisciplina Pubblicitaria con una

nota. “Il Giurì, esaminati gli atti e sentite le

parti, dichiara in riferimento alla comuni-

cazione di iliad contestata da Telecom e

da Vodafone che essa è in contrasto con

l’art. 2 CA nella parte in cui promette una

copertura in 4G plus e sia in ulteriore con-

trasto con la stessa norma nella parte in

cui omette di indicare chiaramente i costi

di attivazione ed i limiti in caso di uso delle

reti europee ed in questi limiti ne ordina la

cessazione.“ Secondo il Giurì iliad promet-

terebbe una copertura generalizzata 4G+

quando in realtà la copertura 4G+ non

sarebbe così ampia da rappresentare un

MERCATO Vodafone e Telecom hanno fatto un esposto al Giurì della pubblicità contro iliad

La pubblicità di iliad è stata ritenuta ingannevole Il Giurì impone lo stop e la rimozione delle affissioniiliad dovrà rimuovere le affissioni e interrompere o modificare la sua campagna pubblicitaria

punto di forza pubblicizzabile, e non ver-

rebbero citati i 9,99 euro di costo di attiva-

zione. Critiche anche sui limiti per l’utilizzo

dei dati, anche se sappiamo che i 2 GB

aggiuntivi rispetto ai 30 GB totali inclusi

nel pacchetto sono il massimo che iliad

può offrire. iliad dovrà interrompere la dif-

fusione dello spot e delle affissioni oppu-

re sostituire spot e affissioni entro 7 giorni

lavorativi a partire da oggi, quindi a partire

dal 20 luglio, con una versione meno “in-

gannevole”. iliad ci ha fatto sapere che la

campagna pubblicitaria è ridotta a poche

affissioni. La risposta di iliad non si è fatta

attendere: “Rispetto a quanto emerso in

seguito al procedimento avviato da alcuni

competitor relativo alla nostra campagna

pubblicitaria, desideriamo innanzitutto

sottolineare che i messaggi sostanziali

che la caratterizzano sono stati verificati

e accolti come trasparenti e corretti. Sarà

ovviamente nostra premura rendere al-

cuni degli aspetti legati alle modalità di

comunicazione dell’offerta, ulteriormente

chiari, oltre quanto già indicato nei nostri

canali. Nonostante le incredibili azioni che

i competitor continuano a mettere in atto

da quando siamo entrati sul mercato, ci

sembra opportuno cogliere queste occa-

sioni come possibilità per chiarire ancora

ai nostri utenti che agiamo in trasparenza

e in un’ottica di totale soddisfazione degli

stessi”.

di Massimiliano DI MARCO

Sarà il 5G la leva grazie al quale svi-

luppare il tessuto digitale dell’Italia.

Ne è sicuro il ministro dello Sviluppo

Economico Luigi Di Maio annunciando

che il bando di gara per l’assegnazione

delle frequenze radioelettriche è pronto.

“Un punto di rottura con il passato”, se-

condo il ministro, che rappresenta “una

nuova tappa del percorso che porterà

l’Italia a dotarsi di una tecnologia innova-

tiva, la rete 5G, che non è semplicemente

un’evoluzione del 4G, ma è una piatta-

forma che apre nuove opportunità di svi-

luppo per il nostro sistema economico”.

Con l’asta vengono messi a gara in totale

1.275 MHz di spetto nelle bande pioniere

per il 5G, ossia 1.000 MHz nella banda a

26 GHz, 200 MHz in quella a 3,7 GHz e

75 MHz nella banda a 700 MHz. “Le ca-

ratteristiche di tale nuova tecnologia - ha

aggiunto il ministro Di Maio - consentirà

la digitalizzazione di ampi settori econo-

MERCATO Da assegnare 1.275 MHz in tre bande distinte, con lotti da 32,6 a 676 milioni di euro

5G, pronto il bando di gara per le frequenze Di Maio: “Garantirà la crescita dell’Italia”Il ministro Di Maio “Punto di rottura con il passato. Più servizi digitali per diversi settori”

mici: dai trasporti all’in-

dustria, all’agricoltura,

alla cultura, alla scuo-

la, alla sanità, al turi-

smo, all’ambiente, ga-

rantendo ampi margini

di crescita per il nostro

Paese”. “Le differenze

tra il 4G e il 5G - con-

tinua il ministro - vanno

al di là della maggiore

velocità e si traducono, come già antici-

pato, in un più elevato numero di disposi-

tivi connessi simultaneamente, in una più

elevata efficienza spettrale di sistema

(volume di dati per unità di area), un più

basso consumo delle batterie, una mi-

gliore copertura, alte velocità di trasmis-

sione in porzioni più grandi dell’area di

copertura, latenze inferiori, un più elevato

numero di dispositivi supportati, costi più

bassi per l’installazione delle infrastruttu-

re, una più elevata versatilità e scalabilità

e, infine, una più elevata affidabilità delle

comunicazioni”. Il 2 agosto è il termine ul-

timo per la presentazione delle domande

di partecipazione; dieci giorni dopo (il 12

agosto, insomma) il ministero “comuni-

cherà l’ammissione o l’esclusione dalla

procedura”. Entro il 10 settembre, poi,

le imprese ammesse alla procedura do-

vranno presentare la propria offerta eco-

nomica sulla base degli importi minimi di

aggiudicazione previsti nell’avviso di gara

(che vanno da 32,6 a 676 milioni di euro

a seconda del lotto preso in esame) e nel

relativo disciplinare.

L’Apple Store di Milano apre il 26 luglio e si chiama “Apple Piazza Liberty”Per Apple è il primo Store italiano di nuova concezione Sarà luogo d’incontro oltre che negozio all’avanguardia L’inaugurazione è prevista il 26 luglio di Emanuele VILLA

Manca poco all’inaugurazione dell’Apple Store di Milano, il primo del capoluogo lombardo e primo (italiano) di nuova concezione per l’azienda americana. La data di apertura è ufficiale: giovedì 26 luglio Apple Piazza Liberty sarà open for business per tutti coloro che vorranno provare i prodotti, fare qualche acquisto tecnologico o semplicemente visitare quella che - a tutti gli effetti - è una strut-tura innovativa. Oltre allo store ci sono aree per gli eventi, i seminari e gli incontri, viali alberati dove passeggiare e una scalinata che permetterà alla struttura di “adat-tarsi” ad anfiteatro moderno. Nelle intenzioni dell’azienda ciò che conta è permettere alle per-sone di vivere un’esperienza (non solo d’acquisto) diversa dal solito: ecco perché questo non si chiame-rà Apple Store ma semplicemente Apple Piazza Liberty, come a voler prendere le distanze dall’aspetto commerciale. La cornice è quella della nota Piazza Liberty di Milano, dove uno store “sotterraneo” pren-derà il posto dell’ex-cinema Apollo: “lo store c’è ma non si vede”, dice Apple, confermando il proprio inte-resse nel creare qualcosa di inno-vativo e, al tempo stesso, non inva-sivo come alcune strutture presenti in altre parti del mondo.

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MAGAZINEn.182 / 1816 LUGLIO 2018

di Massimiliano DI MARCO

È diventata una pratica comune: un

numero che non abbiamo in rubri-

ca, magari un telefono fisso, ci chia-

ma, noi non rispondiamo e cerchiamo

su Google chi possa essere. Sono tanti

i servizi che rivelano l’identità del chia-

mante elencando le segnalazioni degli

utenti, ma ora è l’Autorità per le garan-

zie nelle comunicazioni (Agcom) ad aver

pensato a un registro pubblico dei ser-vizi di call center.Basta inserire il numero di telefono da cui

si è appena stati contattati - magari un

operatore telefonico oppure un’azienda

del gas - per scoprire se quanto è stato

detto corrisponde al vero. Una manovra

semplice e che permette di sapere facil-

mente se qualcuno ha appena tentato

di rifilarci una fregatura.

Inserendo un numero nazionale “sarà

possibile risalire all’anagrafica della/

le società esercente/i l’attività di call

center sulla base delle informazioni di-

MERCATO Un sistema rapido per sapere se chi ha chiamato è un call center registrato o una fregatura

Ecco il registro pubblico anti scocciatori Basta il numero per rintracciare il call centerL’idea di Agcom per arginare il problema delle telefonate di pubblicità, indistinguibili dalle truffe

chiarate dalle stesse società al Registro

degli operatori di comunicazione (Roc).

Se la numerazione inserita non è stata

dichiarata al Roc, la ricerca non pro-

durrà alcun risultato” si legge sul sito

dell’autorità.

Insomma c’è comunque un limite: chi

chiama deve avere un numero di tele-

fono registrato. È chiaro però che se

un numero di telefono che si spaccia

per un’azienda italiana particolarmente

nota nel suo settore non è registrato in

questo elenco, qualche dubbio viene.

Da qualsiasi parte lo si veda, quindi,

questo registro pubblico pensato da

Agcom è una manna dal cielo per com-

battere gli scocciatori (soprattutto quelli

fraudolenti) e per bloccare eventuali

numeri indesiderati con cognizione di

causa.

di Emanuele VILLA

I l Parlamento UE ha ufficialmente boc-

ciato la proposta di revisione delle

norme sul Copyright: in questo modo

i negoziati tra Parlamento e Consiglio

vengono formalmente rinviati e si torne-

rà a discutere dell’argomento nell’aula

del Parlamento a settembre. La diffe-

renza tra il fronte del sì e quello del no è

stata di 40 voti.

Nonostante il rinvio, il tema resta bollen-

te: tra annunci, smentite, proteste e qual-

che fake news di troppo, della riforma

del copyright europeo si parla ormai da

mesi. C’è chi dice che si tratti di un “ba-

vaglio per la rete”, giungendo addirittura

alla provocazione di non farla applicare

in Italia, chi ritiene che sia il giusto com-

penso per chi i contenuti li produce e

non si limita a ridistribuirli realizzando un

utile. Punti di vista, come sempre. Intan-

MERCATO Il Parlamento UE ha bocciato la proposta di revisione delle norme sul Copyright

Riforma del Copyright, se ne riparla a settembreUn tema che ha fatto molto parlare di sé tra lobby in pressing e appelli di alcune personalità

to, però, l’accesso ai contenuti di Wikipe-

dia italia è stato bloccato per giorni e gli

effetti sulla nostra routine quotidiana si

sono sentiti. Eccome.

Per il momento, nulla di fatto. L’iter ri-

prenderà a settembre con il dibattito

parlamentare e bisognerà capire come

verranno gestite e riviste le due norme

“incriminate”. Il pomo della discordia è

sempre stata la link tax: quando viene

ri-pubblicato un articolo su una piattafor-

ma esterna al suo contenitore originale

(il classico “condividi” che oltre il link ri-

porta un titolo e qualche parola del som-

mario), ciò significa riutilizzare materiale

protetto da copyright e impone il paga-

mento di un compenso all’editore.

Secondo punto, ancor più dibattuto,

riguarda tutte quelle piattaforme che

permettono ai propri utenti di creare

contenuti (Google, YouTube, Facebook,

la stessa Wikipedia...): in questi casi c’è

bisogno di una licenza ad hoc ed è ne-

cessario dotarsi di appositi filtri per evi-

tare che vengano pubblicati contenuti

protetti da diritti in assenza di una spe-

cifica licenza. Sulla base di questo punto

è scattato l’oscuramento della pagine di

Wikipedia, nonostante la stessa Unione

Europea abbia specificato che la piat-

taforma non sarebbe stata coinvolta in

quanto “enciclopedia online”.

Samsung Il Galaxy S9 vende meno del previsto I chip a gonfie veleSamsung ha pubblicato i risultati del Q2 2018 Vendite inferiori al previsto di Galaxy S9 e di schermi OLED per Apple frenano i profitti Meglio la divisione chip di Matteo SERVADIO

Samsung ha pubblicato i risul-tati del secondo trimestre 2018, riportando un fatturato di quasi 52 miliardi di dollari e utili per 13.2 miliardi. Cifre inferiori al Q1 2018 e marginalmente superiori al secondo trimestre dello scorso anno per quanto riguarda i pro-fitti. Stando a quanto riportato da Bloomberg, Samsung si trova a soffrire il generale calo di vendite del mercato smartphone, che dallo scorso anno ha iniziato a rallenta-re. Ma più nello specifico sarebbe-ro le vendite del Galaxy S9 ad aver disatteso le aspettative.Dopotutto, nonostante alcune interessanti novità, S9 è pur sem-pre un aggiornamento iterativo rispetto ad S8 e chi già possiede il top di gamma dello scorso anno potrebbe forse aspettare la prossi-ma generazione. A vendere meno del previsto sono anche i pannelli OLED destinati al grande compe-titor Apple per iPhone X. Il tutto mentre, sempre secondo quanto riportato da Bloomberg, Samsung continua a mantenersi forte sul mercato dei chip e delle memorie. Tutto questo mentre l’indeboli-mento della valuta Sudcoreana e il protezionismo statunitense nei confronti delle importazioni dalla Cina potrebbero fare comodo a Samsung per quanto riguarda chip e display.

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MAGAZINEn.182 / 1816 LUGLIO 2018

di Gianfranco GIARDINA

P arafrasando Carlo Emilio Gadda

potremmo dire “Quer pasticciaccio

brutto de Videocittà”. È quello che

si sta configurando a Roma, a margine

della Festa del Cinema. Francesco Rutelli

ha ideato e sta promuovendo una nuova

iniziativa: si tratta di VideoCittà, una spe-

cie di “fuorisalone” della Festa del cine-

ma di Roma che dovrebbe organizzare

per tutta la città, dal 19 al 28 di ottobre

prossimi, una serie di eventi (leggendo il programma provvisorio, finanche a

spettro troppo largo) relativi al mondo

dell’audiovisivo. L’iniziativa è riconducibi-

le chiaramente a Francesco Rutelli che

ne risulta il promotore in prima persona;

ma Rutelli, non si può dimenticarlo, è an-

che e soprattutto presidente di Anica, l’

Associazione Nazionale Industrie Cine-

matografiche Audiovisive e Multimediali

aderente a Confindustria. È evidente

come, nella posizione di presidente di

Anica, sia ben più facile riuscire a far na-

scere e crescere un’iniziativa che, però,

nella sostanza resta confinata nell’alveo

del patrimonio personale di Francesco

Rutelli.

Il sito non è di nessuno L’iniziativa al 100% di RutelliIl sito di VideoCittà, contro le disposizioni

di legge, è privo di indicazioni del pro-

prietario e della sua partita IVA e i record

sui DNS sono anonimizzati. Malgrado

ciò il marchio VideoCittà è di proprietà

di Esperienza Italiana - Italan Experien-

ce srl, società a responsabilità limitata

posseduta al 100% di Francesco Rutelli,

che ne è anche amministratore unico.

Esperienza Italiana però non organizza

operativamente l’evento, per il quale è

MERCATO Rutelli ha ideato e lanciato VideoCittà, un “fuorisalone” della Festa del Cinema di Roma

Il pasticcio di Francesco Rutelli e VideoCittà tra interessi privati e i ruoli di Anica e MibactL’evento è di proprietà di una società di Rutelli, Anica co-organizza, il Ministero raccoglie i fondi

stata creata una ulteriore società deno-

minata proprio Videocittà srl: questa, il

cui presidente è ancora una volta Rutelli,

è controllata al 20% da Anica Servizi e

al 80% dalla stessa Esperienza Italiana

di Rutelli.

ANICA contatta le istituzioni Il Mibact raccoglie i soldiInsomma, non solo evidentemente Ru-

telli fa inevitabilmente leva sulla sua

posizione di presidente dell’Anica per

lanciare la sua personale iniziativa ma

mischia, anche a livello societario, inte-

ressi privati e interessi associativi, una

mossa quantomeno inopportuna, so-

prattutto per un politico navigato e noto

come lui. Tanto più che VideoCittà, “al-

l’insegna della trasparenza” ha affidato

ad Anica tutti i rapporti con le istituzioni

pubbliche. Inoltre, si legge sul sito, si

propone di tenere una sorta di doppia

contabilità dato che: “Tutte le risorse di

provenienza pubblica saranno destina-

te da ANICA in via esclusiva ad attività

di interesse pubblico (nessun introito

da esse verrà attribuito ai promotori)”.

In pratica, ANICA, che certamente ha

un ruolo e una veste istituzionale che

il solo Rutelli non può vantare (se non

come presidente della stessa Associa-

zione), si prodiga per promuovere e rac-

cogliere fondi per un’iniziativa che però

resta e resterà di proprietà esclusiva

del suo presidente. Fossimo negli as-

sociati di Anica avremmo più di qualche

perplessità. L’iniziativa di Rutelli ha rice-

vuto la benedizione (e probabilmente i

finanziamenti) del Comune di Roma, del

Mise, della Regione Lazio, della Camera

di Commercio di Roma e della Rai, oltre

che di sponsor privati, come Eni, Linkem

e Intesa San Paolo. Investimenti privati

e pubblici quindi; ma anche il coinvolgi-

mento diretto del Ministero delle Attività

e Beni Culturali (di cui lo stesso Rutelli

in passato è stato Ministro); il Mibact in-

fatti è andato oltre il semplice appoggio

esterno e si è fatto promotore dell’inizia-

tiva presso altri enti, di fatto proponendo

e ottenendo la partecipazione al finan-

ziamento del milione e 140mila euro

(IVA esclusa) di costi vivi dell’evento.

Tanto che questi enti terzi riconoscono

nel Mibact il “Ministero proponente del

progetto” e ad esso versano i contribu-

ti finalizzati a finanziarlo. Il tutto per un

progetto creato e controllato da una srl

privata seppur detenuta da persona illu-

stre. Probabilmente, il Ministero ritiene

sinceramente di lavorare per la promo-

zione culturale. Ma la sensazione è che

Roma, soprattutto quando si parla di ci-

nema, non riesca mai a scollarsi di dos-

so quel senso di decadenza da Grande

bellezza che, visto da fuori, finisce per

trasformarsi in una Grande tristezza.

Fastweb Aumenti di ADSL e fibra fino a 5 euroUn adeguamento economico finalizzato a migliorare i servizi offerti. La tariffa mensile di diverse offerte non più attive di Fastweb viene rincarata e gli utenti non sono contenti di Massimiliano DI MARCO

Quattro euro in più al mese a partire dal 1° agosto. È l’amara sorpresa che devono affrontare alcuni utenti, che avevano sotto-scritto alcune offerte riguardanti la rete ADSL e fibra di Fastweb.La comunicazione è stata rice-vuta direttamente dagli utenti coinvolti su Fastpage, il portale dedicato agli utenti abbonati, principalmente legati all’offerta precedentemente nota come Joy, ora conosciuta come “Internet”, Superjet, Jet, Supersurf e Surf.“Per accelerare il costante mi-glioramento dei nostri servizi, l’innovazione e l’arricchimento dell’offerta, gli importi del tuo ab-bonamento saranno parzialmen-te adeguati ai prezzi delle attuali offerte Fastweb. Dal 01/08/2018, l’importo mensile della tua offer-ta di rete fissa aumenterà di 4€ al mese (IVA inclusa)”. Questo il messaggio ricevuto da alcuni ab-bonati. In altri casi l’aumento è di 5 euro al mese dal 1° agosto. Un adeguamento delle condizioni economiche al fine di migliorare l’infrastruttura e le tecnologie, insomma. Tanti utenti non condi-vidono la scelta e hanno già mi-nacciato di spostarsi verso altri operatori.

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di Gianfranco GIARDINA

R iceviamo e volentieri pubblichia-

mo la richiesta di replica giuntaci

in redazione in seguito alla pub-

blicazione della nostra inchiesta sugli

assetti societari e organizzativi di Vi-

deocittà, evento che si terrà a Roma dal

19 al 28 ottobre in concomitanza con la

Festa del Cinema.

“È veramente difficile definire “un pa-sticcio” il progetto di Videocitta’, se si ha uno sguardo obiettivo e non preve-nuto. Scomodare poi il ‘Pasticciaccio brutto’ di Gadda è prova di ardimento; l’autore dell’articolo avrebbe potuto apprendere dalla saggezza del Com-missario Ingravallo, (anche nel film, diretto e interpretato da Pietro Ger-mi): se avesse richiesto ai promotori una sola informazione, al telefono, via mail, o partecipando alla conferenza stampa di presentazione di Videocitta’, sarebbe stato subito accontentato. Videocitta’ è una start-up privata, ideata da Francesco Rutelli (che, come noto, non svolge incarichi politico-isti-tuzionali da oltre 5 anni), il cui mar-chio è stato registrato oltre un anno fa (attraverso la srl Esperienza Italiana) e dato in concessione gratuita ad Ani-ca. Le principali notizie su Videocitta’ sono pubblicate sul sito, che da’ conto della grande attenzione dedicata alla trasparenza in questo progetto.L’ANICA, Associazione maggiormente rappresentativa del mondo del Cine-ma e dell’audiovisivo, partecipa - su mandato unanime degli organismi statutari ed attraverso Anica Servizi srl - a questo progetto secondo mo-dalità molto lineari, sia come socio di Videocittà srl sia come principale or-ganizzatore del progetto. Nessun pro-vento derivante da risorse pubbliche sarà attribuito ai promotori, ma andrà, tramite Anica, ad esclusivo beneficio di attività di interesse pubblico; an-che per questo, si sta registrando un eccezionale e convinto supporto di istituzioni di diverso livello (e di ogni segno politico), oltre che di autorevo-li sponsor e partner privati. I bilanci, ovviamente, si tireranno alla fine, con totale trasparenza. È singolare vedere che un sito come il vostro neppure si

MERCATO VideoCittà è un evento che si terrà a Roma in concomitanza con la Festa del Cinema

La replica del Team di VideoCittà a DDAY.it “Veramente difficile definirci un pasticcio”Riceviamo e pubblichiamo la replica al nostro articolo su VideoCittà e il ruolo di Rutelli

occupi delle grandi novità portate dal progetto Videocitta’ (l’unico accenno è allo “spettro troppo largo” del no-stro programma). Ma tutti saranno benvenuti alla nostra iniziativa, in programma tra il 19 e il 28 ottobre a Roma”Il Team di Videocitta’

Recepiamo come la replica che ab-

biamo interamente pubblicato non

abbia chiarito alcuno dei punti solle-

vati dall’articolo e abbia ribadito nella

sostanza concetti da noi chiaramente

espressi. Nel nostro articolo non siamo

ovviamente entrati nel merito della riu-

scita dell’iniziativa, che ci guarderem-

mo bene dal valutare prima della sua

esecuzione, come anche della validità

dei contenuti del programma, che non

mettiamo in discussione; nel nostro ar-

ticolo abbiamo piuttosto notato come

il metodo non rispecchi secondo noi

i criteri di trasparenza e necessaria

separazione tra attività privata (Video-

città), attività confindustriale e asso-

ciativa (Anica) e attività pubblica (con

l’anomalo ruolo di collettore dei fondi

svolto dal Mibact). Anche il solo fatto

che il sito Videocittà.com, di proprietà

esclusiva di Francesco Rutelli (anche

se dato in concessione, a Videocittà o

ad Anica, non si capisce), sia finanziato

con 45mila euro di fondi provenienti

anche da finanziamenti pubblici, ci ap-

pare quantomeno irrituale, visto che di

fatto accresce il valore del marchio di

proprietà di una società privata intera-

mente detenuta dal Presidente Rutelli.

Peraltro “l’eccezionale e convinto sup-

porto di istituzioni di diverso livello (e

di ogni segno politico)”, da voi segna-

latoci - notizia che raccogliamo con fa-

vore -, ci conferma come il nostro ruolo

di informatori sia di interesse pubblico:

è un dovere cercare di dare conto al

cittadino di come vengano selezionati

i progetti finanziati e di come vengano

e raccolti e impiegati denari pubbli-

ci, anche se per leciti e importanti fini

culturali. Quanto all’invito a contattare

i promotori dell’iniziativa avremmo vo-

lentieri provato a farlo, se solo fossero

resi pubblici i riferimenti della società:

forse il “team” che scrive non è al cor-

rente come - nel momento in cui scri-

viamo - sia sul sito Videocittà che sul

booklet di presentazione dell’iniziativa

(di oltre 30 pagine) manchino dati basi-

lari come l’indirizzo postale, il numero

di telefono, anche un semplice indiriz-

zo di email; non è presente neppure

una form di contatto. Pensiamo che an-

che questa nostra segnalazione possa

essere d’aiuto per correggere questa

criticità; proprio come è stato per l’an-

notazione della (grave) mancanza della

partita IVA e del proprietario del sito;

dati che dopo il nostro articolo sono

stati immediatamente e correttamente

aggiunti al piede delle pagine.

Restiamo ovviamente a disposizione

del Presidente di Anica Francesco Ru-

telli nel caso volesse farci avere il suo

pensiero. Come anche di eventuali

altre puntualizzazioni del “team di Vi-

deocittà” che però - confessiamo - pre-

feriremmo ricevere firmate da persone

e ruoli aziendali specifici e non da un

generico “team”.

La distribuzione europea di Onkyo, Pioneer, Teac ed Esoteric passa ad Aqipa E in Italia che succede?Il gruppo Pioneer Onkyo lascia il presidio diretto del mercato europeo a un distributore austriaco che dal 1 ottobre avrà la responsabilità delle vendite in tutto il continente di G. G.

Arriva inaspettata la notizia di una vera e propria rivoluzione negli assetti europei del gruppo Pioneer-Onkyo. Con comunica-to ufficiale è stata annunciata la cessione della rete distributiva europea per tutti i marchi all’au-striaca Aqipa. Si tratta di un distri-butore che opera anche in Italia e che, al momento, distribuisce anche marchi audio come Audio-Pro, B&O Play, Libratone, Marshal, per citarne alcuni. Onkyo, Teac ed Esoteric, fanno capo in Italia a di-stributori storici ben radicati, il che lascia pensare che, almeno in un primo tempo, possa essere ancora previsto un loro coinvolgimento. Aqipa porta con sé un approccio al mercato molto più “giovane” di quanto non abbia espresso in que-sti anni il mercato dell’hi-fi nostra-no; un approccio forse capace di aprire nuovi canali, da affiancare a quelli tradizionali, per raggiungere l’utenza più giovane. Di certo, con la contrazione del mercato hi-fi degli ultimi anni, stanno accaden-do fenomeni di concentrazione e modifica degli assetti di mercato che solo pochissimi anni fa erano impensabili.

Page 7: 02 Premium, accordo con DAZN: gratis alcune partite di ...

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MAGAZINEn.182 / 1816 LUGLIO 2018

DAZN fa shopping Foroni, Maldini, Diletta Leotta e punta ai diritti della LigaDazn annuncia Foroni come responsabile dei contenuti e della produzione di DAZN Italia Nella squadra dovrebbero esserci Maldini e la Leotta Pare imminente anche l’annuncio dei diritti della Liga di R. P.

DAZN ha annunciato l’arrivo di Marco Foroni a capo delle attività editoriali e creative delle produzio-ni di DAZN in Italia. DAZN, è bene ricordarlo, trasmetterà in esclusiva 114 partite di Serie A a stagione, incluso l’anticipo del sabato sera, e tutti i 472 match di Serie B, di cui 428 in esclusiva. Tutto a 9.99 euro al mese. Dazn fa presente che altri diritti saranno annunciati presto, e la chiusura di Fox Sport lascia pen-sare che la pay TV in streaming ab-bia tra le mani i diritti della Liga. E sarebbe un colpaccio: d’altra parte il patron della Liga è molto legato a MediaPro, e dopo la conclusione della vicenda diritti TV in Italia Per-form è sicuramente un cliente più gradito rispetto a Sky. Marco Foroni è stato Head di Fox Sports Italia, e prima di Fox Sports è stato il con-duttore della UEFA Champions Lea-gue per Mediaset per sei stagioni. Ma non arriverà solo Foroni: sem-bra infatti che il testimonia di Dazn sarà Paolo Maldini mentre Diletta Leotta sarà chiamata a condurre la trasmissione che accompagnerà le partite. Maldini non dovrebbe ave-re tuttavia un ruolo attivo.

di Emanuele VILLA

D avvero interessante studiare gli

effetti del passaggio di Cristiano

Ronaldo dal Real Madrid alla Ju-

ventus. Effetti sulla squadra e sulla com-

petizione italiana ed europea, ma anche

sul mercato. Com’è noto, l’arrivo in Italia

del giocatore più forte al mondo avrà ef-

fetti dirompenti anche sulla visione delle

partite: un campione di questa caratura è

in grado di riaccendere la passione dei

“moderati” e avvicinare al calcio (anche

se di fronte al TV) migliaia di semplici

curiosi. Morale: i detentori dei diritti TV

sulla Serie A, cioè Sky e Perform, ci gua-

dagneranno sicuramente. Anzi, saranno i

primi beneficiari di questo trasferimento,

visto che l’assegnazione dei diritti TV è

chiusa dallo scorso giugno ed è costata a

Sky 780 milioni e 193 a Perform, con va-

lidità per un triennio. Se l’affare Ronaldo

fosse stato concreto prima del 13 giugno,

ENTERTAINMENT L’arrivo di Ronaldo farà lievitare gli incassi per i detentori dei diritti sulla Serie A

Serie A, effetto Cristiano Ronaldo sui diritti tv Sky e Perform pagheranno 150 milioni extra?La Lega potrebbe chiedere 150 milioni in più per i diritti tv, che verranno distribuiti alle società

la Lega avrebbe potuto alzare

la posta, a tutto svantaggio

dei broadcaster e vantaggio

delle squadre di calcio, che

avrebbero goduto di quote

più ampie. Si stima che con

CR7 in campo, l’assegnazione

sarebbe potuta avvenire a cir-

ca 1,5 miliardi di euro. Milano Finanza fa notare un aspetto

interessante, che di sicuro non compen-

serà i mancati introiti di cui sopra ma po-

trebbe alleggerire il peso per la Lega e

per i club di A: nel bando è prevista una

somma extra variabile quantificata in

150 milioni che Sky e Perform dovranno

(proporzionalmente) pagare nel caso in

cui raggiungano un certo livello di perfor-

mance, ovvero di incremento di abbona-

ti. Per quanto concerne Sky, ci sono ben

pochi dubbi sul fatto che ci arrivi: da un

lato l’acquisizione di diversi abbonati ex-

Mediaset (quelli della Champions’, tanto

per intenderci), dall’altro l’arrivo di Cri-

stiano Ronaldo le faranno senza dubbio

raggiungere il quorum, e anche Perform

- che ricordiamo è titolare in esclusiva

della pregiata partita del sabato sera

- potrebbe essere “costretta” a un pa-

gamento extra. Che comunque sarebbe

ben felice di fare, considerando l’effetto

CR7 sul proprio fatturato. Questi soldi ex-

tra verrebbero ridistribuiti alle squadra di

A, e ancora una volta la stessa Juventus

sarebbe la prima a beneficiarne: circolo

virtuoso?

di Roberto PEZZALI

M ediaset Premium ha trovato un

accordo con Perform. La pay TV

di Cologno Monzese aveva pro-

messo ai suoi abbonati una risoluzione

della situazione “calcio” entro il 15 di lu-

glio e, giusto in tempo, ha annunciato la

partnership per far vedere i contenuti di

DAZN gratis ai suoi abbonati. Ma non è

quello che si aspettavano i clienti: il so-

gno era un accordo di ritrasmissione con

Sky, la realtà sono la serie B in esclusiva

e i 114 match di A in mano a Perform. Per

gli abbonati a Premium questi contenuti

saranno gratis, e il prezzo dell’abbona-

mento a Mediaset Premium viene di con-

seguenza rimodulato a 19.90 euro. Una

tariffa unica, con dentro tutto quello che

è rimasto a Premium. Gli utenti avranno

la facoltà di recedere dal contratto sen-

ENTERTAINMENT Tutta la serie B e le tre partite di serie A saranno visibili agli utenti di Premium

Premium, trovato l’accordo con DAZN Gratis alcune partite di serie A e tutta la BLe partite dovranno essere fruite tramite la piattaforma DAZN. Accordo simile anche con Sky?

za costi. Le partite, e questo vale sia per

le 114 partite di A sia per l’intera serie B,

non saranno comunque trasmesse trami-

te digitale terrestre ma dovranno essere

fruite tramite la piattaforma DAZN quindi

app su Smart TV, console, tablet o smar-

tphone. DAZN non fa sconti a nessuno:

vuole clienti per la sua piattaforma, e un

accordo simile verrà annunciato presto

anche con Sky: i clienti Sky Q si trove-

ranno l’app sul decoder, con un costo di

accesso probabilmente agevolato.

Sky e DAZN non hanno ancora annun-

ciato nulla, ma l’accordo secondo quanto

ci risulta dovrebbe essere già definito da

tempo.

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torna al sommario 8

MAGAZINEn.182 / 1816 LUGLIO 2018

di Gianfranco GIARDINA

M ediaset cresce (+2% nel primo semestre ri-

spetto allo stesso periodo dello scorso anno)

con il resto del mercato che invece decresce.

E l’onda positiva è destinata a crescere ancora, visto

che il luglio si preannuncia spettacolare sia per ascolti

che per raccolta pubblicitaria, in virtù dell’ottimo risul-

tato dei Mondiali di Russia 2018. Quindi, squadra che

vince non si cambia: il Biscione prosegue con forza

anche nel prossimo autunno nel suo percorso fatto di

investimenti importanti ma oculati, un aumento delle

produzioni interne e la focalizzazione sempre più ra-

dicale sulla TV gratuita e generalista.

Non a caso, forse, la notizia più rilevante è il comple-

to restyling (grafica, contenuti, logo) di Rete 4, il ca-

nale dei tre principali Mediaset che sicuramente ha

più bisogno di una “svecchiata”. Il cambio parte dal

logo, che viene razionalizzato e modernizzato, come

accaduto a quello di Canale 5 nella scorsa stagione e

perde la grande “R” per diventare un più semplice e

moderno 4 cerchiato.

A cambiare poi molto fisionomia è soprattutto il prime

time di Rete 4, a partire dal TG. Arriva infatti alla dire-

zione del TG 4 Gerardo Greco, già direttore di Radio 1

e del Giornale Radio, un nome autorevole per un TG

che ha necessità di riposizionarsi. Greco non solo avrà

il TG ma anche una trasmissione di attualità in prima

serata. E proprio sulla prima serata Rete 4 cambierà

molto, a partire dalla riduzione dei film, giudicati meno

strategici dato che sono sempre di più i canali tematici

con questo tipo di contenuti. Infatti, nella settimana, ci

saranno 5 prime time con produzioni interne: oltre al

programma di Gerardo Greco, ci sarà Quarto Grado

con Gianluigi Nuzzi, un talk politico di Nicola Porro,

Freedom di Roberto Giacobbo (di fresca provenienza

RAI) e uno show, ancora in via di definizione, di Piero

Chiambretti. E proprio quest’ultima scelta - Chiam-

bretti in prima serata su Rete 4 - fa capire come stia

cambiando il posizionamento del canale.

In Access Prime Time arriverà anche Barbara Palom-

belli con un propria striscia quotidiana di approfon-

ENTERTAINMENT Rete 4 cambia pelle e in parte anche target, spostandosi verso le produzioni interne e i talk e riducendo i film

Palinsesti Mediaset: restyling completo di Rete 4 Allo studio “Casa Totti” e i documentari di RenziSi vocifera di un arrivo di Totti nella squadra di Mediaset e potrebbe addirittura arrivare anche l’ex premier Renzi

dimento politico: come si vede, fioccano i talk che

tanto hanno funzionato su La7 nella passata stagione

e che possono essere uno strumento utile per un ri-

posizionamento in una fascia socioculturale più alta

di Rete 4.

Su Canale 5 molte conferme: tutto il “filone” Maria de

Filippi, con Tu si que vales (nuovo giudice Iva Zanic-

chi), C’è posta per te e Amici; spazio ai VIP nei rea-

lity con il Grande Fratello VIP, Temptation Island VIP

e L’isola dei Famosi; due importanti ritorni per Paolo

Bonolis: Scherzi a parte e, in primavera, Ciao Darwin.

Sul fronte della fitcion, torna Gianni Morandi con la

nuova stagione de L’isola di Pietro e quelle di Solo e

Ultimo. Conferme anche per Maurizio Costanzo, con

il suo show e L’intervista, come anche per Matrix di

Nicola Porro. Ancora rinviato Adrian, il travagliatissi-

mo cartoon ad episodi ideato e diretto da Adriano

Celentano: “Abbiamo preferito spostarto in primavera

- ha spiegato Piersilvio Berlusconi - per non doverlo

spezzare in due, sarebbe stato un peccato.

Italia 1, come sempre, concede grande spazio alla co-

micità e all’intrattenimento, a partire da alcune serate

esclusive con importanti comici: Alessandro Pintus,

Maurizio Battista e Andrea Pucci. Confermato il dop-

pio appuntamento con Le Iene, al quale si aggiunge

una nuova produzione, non ancora svelata, con la

Gialappa’s Band. In primavera arriverà poi ‘80 special

di Nicola Savino e Colorado. Non mancheranno poi

molte serie TV e film.

Pur senza annunci ufficiali, Piersilvio Berlusconi ha

confessato che un’ipotesi di “Casa Totti”, una specie

di riedizione di Casa Vianello ma con protagonisti

Ilary Blasi e Francesco Totti. Le voci di un arrivo di

Totti sul piccolo schermo si inseguono da mesi e si

è anche parlato della possibilità che l’ex regista della

Roma partecipi a una delle ultime puntate di Balalaika,

la trasmissione condotta dalla moglie e da Savino.

Altra ipotesi interessante è che possa entrare nella

squadra Mediaset nientemeno che Matteo Renzi.

L’ex premier, infatti, starebbe preparando una serie di

documentari sulla storia e le bellezze di Firenze che

avrebbero indubbiamente successo: “Perché trovate

strano che Mediaset possa essere interessata? - ha

chiosato Piersilvio -Sicuramente una trasmissione

condotta da Matteo Renzi avrebbe grande audience

e noi siamo un TV commerciale”.

Page 9: 02 Premium, accordo con DAZN: gratis alcune partite di ...

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MAGAZINEn.182 / 1816 LUGLIO 2018

di Gianfranco GIARDINA

A Monte Carlo, a margine della

presentazione dei palinsesti au-

tunnali di Mediaset e a un anno

preciso dall’annuncio (“Il lavoro fatto

sui Mondiali ha causato un po’ di ritar-

do - ci ha detto Piersilvio Berlusconi a

riguardo”) debutta Mediaset Play, la

nuova app multipiattaforma per la vi-

sione on demand e in streaming della

library Mediaset. L’attesa app Mediaset

Play è stata resa disponibile il 5 luglio

2018, sia sugli store iOs e Android (va ad

aggiornare la vecchia app Mediaset On

Demand), sia su web (all’indirizzo www.

mediaset.it) che sugli Smart TV abilitati

(quelli mhp compatibili con il broadband

addendum e tutti i nuovi HbbTV 2.0.1.

In realtà avevamo già scovato l’app Mediaset Play su TV in concomitanza

con l’inizio dei Mondiali di Russia 2018:

l’app mandata on air da Mediaset da

qualche settimana, oltre a mostrare già il

logo Mediaset Play, ne aveva già antici-

pato le principali funzionalità. Ora, que-

ste funzionalità si estendono anche ai

device e al Web. Mediaset Play, soprat-

tutto nella versione app per smartphone

e tablet e in quella Web sono destinate

a un grande successo; quella TV, inve-

ce, è un po’ limitata dal parco installato

di HbbTV che al momento è numerica-

mente molto contenuto. Stranamente,

Mediaset Play non è entrata, se non in

una fugace citazione, nella narrazione

delle novità dell’autunno (quest’anno

per scelta di Mediaset la presentazio-

ne è stata più stringata del solito). Una

nostra domanda ha fatto emergere la

notizia del lancio.

Ma veniamo alle novità: la principale è

che ora si possono vedere tutti i canali

lineari in diretta ma anche far ripartire la

trasmissione in corso grazie alla funzio-

ENTERTAINMENT Mediaset Play è disponibile per iOS, Android e Web e su Smart TV HbbTV 2.0.1

Presentata l’app Mediaset Play: funziona su smart TV, smartphone, tablet e webOffre canali in diretta con restart sulle trasmissioni e una grande profondità di catalogo

nalità restart, veramente comoda. L’altra

cosa interessante è l’organizzazione

dell’app, meglio incentrata non solo sui

canali ma anche sui “brand”, ovverosia

le singole trasmissioni, di cui è possi-

bile esplorare e riprodurre un catalogo

molto ampio, ben oltre i classici 7 giorni

di archivio: “Al momento è in linea una

profondità di catalogo molto ampia, con

un archivio che è capace di andare mol-

to indietro - ci dice Pier Paolo Cervi, il

direttore del business digital -, ma può

darsi che più avanti ridurremo un po’ il

numero delle vecchie puntate, restando

sempre ben oltre l’ultima settimana, al-

meno per le nostre produzioni”.

La presentazione dei contenuti, poi, ha

un taglio fortemente editoriale, con una

serie di home page che tendono a met-

tere in luce, con gerarchie differenziate,

i programmi più graditi dall’audience.

In realtà, a tendere si andrà verso

un’esperienza personalizzata, in cui sia

la presentazione delle home page che

anche gli inserimenti pubblicitari saran-

no scelti sulla base delle abitudini di

visione, e quindi dei gusti, dell’utente.

A proposito della pubblicità, il servizio

Mediaset Play, che è gratuito, è ovvia-

mente sostenuto dalla pubblicità: oltre al

classico pre-roll (lo spot che viene visua-

lizzato prima dell’inizio del contenuto) si

aggiunge un inserto pubblicitario, che

via via sarà sempre più personalizzato,

in corrispondenza dei break pubblicitari

della prima messa in onda. Si tratterà di

spot diversi da quelli della prima messa

in onda. Per vedere le dirette e per atti-

vare la funzione restart sarà necessario

registrarsi gratuitamente; alcune clip

estratte dai programmi saranno comun-

que visibili anche agli utenti anonimi.

La library di contenuti è appoggiata, in

termini di infrastruttura informatica su

alcuni servizi di AWS ed il flusso dati è

erogato da CDN Akamai: “Siamo molto

contenti delle prestazioni di Akamai - ci

ha detto Pier Paolo Cervi”. E il sistema,

almeno a prima vista, appare essere ve-

loce e reattivo, anche nella sua versione

TV HbbTV.

Epic Fail di Sony Invece del trailer su YouTube ha caricato il film interoÈ rimasto disponibile per qualche ora sul canale YouTube di Sony il film Khali The Killer, un thriller in arrivo nei cinema ad agosto Errore o astuta mossa di marketing? di Gaetano MERO

Pochi giorni fa, Sony ha pubblicato per sbaglio un intero film sul pro-prio canale YouTube, in program-mazione nei cinema dal mese prossimo. Il titolo in questione è Khali The Killer, scritto e diretto da Jon Matthews, prodotto in Germa-nia per il solo mercato dell’home video e già disponibile in DVD da fine 2017. La scelta di Sony di distribuire il film nelle sale è avve-nuta solo in un secondo momento per questo, al fine di promuovere la pellicola, la società ha scelto di pubblicare un nuovo trailer. Tutta-via qualcosa deve essere andato storto. Khali The Killer è il classico film d’azione che racconta di un sicario, Khali (Richard Cabral) ap-punto, impegnato nella sua ultima missione prima di ritirarsi dal cam-po e seguire una vita più tranquilla. Su YouTube naturalmente il film non c’è più, Sony è corsa subito ai ripari eliminando il video, anche se in rete circolano comunque al-cuni screenshot che testimoniano quanto accaduto. Le ipotesi formu-late sono tante, dal banale errore e scambio accidentale di file fino ad un astuto tentativo della società (probabilmente riuscito) di far par-lare del film e accrescere la curio-sità del pubblico.

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MAGAZINEn.182 / 1816 LUGLIO 2018

di Emanuele VILLA

Sono trascorsi circa due anni da

quando Netflix ha inaugurato la

funzione di scaricamento dei con-

tenuti (non tutti, ma buona parte) sugli

smartphone, tablet e sui PC Windows.

Evidentemente la cosa ha avuto molto

successo se oggi l’azienda americana

decide di tornarci su e perfezionarla: il ri-

sultato sono gli Smart Downloads, ovve-

ro il processo di scaricamento delle serie

tv gestito in automatico dalla piattaforma

e non dal suo utente.

Per capire come funziona, vediamo la si-

tuazione attuale: oggi si può decidere di

scaricare integralmente una serie tv sul

proprio dispositivo, oppure di effettuare

il download solo di alcune parti.

Nella fattispecie più comune scarichiamo

le prime 3 puntate di una nuova serie per

poi gustarcela sul treno quando andiamo

a lavoro, ma inevitabilmente ci dimenti-

chiamo di procedere con il download di

quelle successive una volta arrivati all’ul-

tima, col risultato di dover riprodurre la

puntata n.4 via rete cellulare o attendere

ENTERTAINMENT Perfezionata la funzionalità di scaricamento delle serie tv con Smart Download

Netflix lancia la funzione Smart Download Cos’è, come funziona e perché è così utileCon Smart Download basta scegliere le serie tv che si desidera guardare, lo scaricamento e l’eliminazione delle puntate dal dispositivo verrà gestito automaticamente da Netflix

la sera per scaricarla da casa. Per non

parlare dello spazio occupato dalle pun-

tate ormai viste: alzi la mano chi si ricor-

da diligentemente di cancellarle poco

per volta liberando volta per volta spazio

su storage. Pochi.

Smart Downloads serve proprio ad evita-

re che si verifichino le circostanze di cui

sopra, trasferendo la responsabilità dello

scaricamento e della cancellazione delle

puntate a Netflix stessa. Per esempio, se

si scaricano le prime due puntate di una

nuova serie e il giorno dopo si guarda la

prima, Smart Downloads la cancella au-

tomaticamente dopo la visione, libera lo

spazio in memoria e, la prima volta che

si trova sotto rete Wi-Fi, scarica la terza.

Così non c’è rischio di dimenticarsi e di

rimanere a piedi. Unico limite: il fatto che

magari vorremmo rivedere la prima pun-

tata. Per quello non c’è altro rimedio che

staccare la funzione Smart Downloads,

che ovviamente è del tutto facoltativa.

Smart Downloads è attivabile su tutti i

contenuti per i quali il download è con-

sentito ed è disponibile da oggi. Ma solo

per Android. Neanche una parola per

iOS: arriverà.

La musica come un’app Con una patch Drake migliora la qualità del suo ultimo albumIl rapper Drake ha migliorato le tracce del suo album Scorpion, ma soltanto nella versione digitale Via alcune censure, migliorato il suono generale. Proprio come se fosse un’app di Massimiliano DI MARCO

Alcune delle tracce dell’album Scorpion del rapper Drake sono cambiate rispetto alle versioni originali. Via un pò di rumore di sottofondo, rimozione della cen-sura, in altre tracce è il mix ge-nerale a essere differente. Drake non è il primo a rimasterizzare le proprie canzoni aggiornando le versioni digitali ma è pur sempre una situazione a cui il mondo della musica non è abituato e che po-trebbe creare una scissione fra le versioni analogiche (dai CD ai sempre più frequenti vinili) e quel-le digitali, che invece potrebbero potenzialmente essere aggiorna-te. Le rimasterizzazioni non sono una novità nel mondo cinemato-grafico, nei videogiochi e anche nella musica, di solito però si tratta versioni fisiche riproposte ad anni di distanza dall’originale. È molto meno frequente, invece, che le tracce vengano migliorate di na-scosto a breve distanze, trattate come se fossero un software per computer. Se questo approccio dovesse diffondersi, potremmo veder nascere e crescere un nuo-vo mercato delle edizioni originali fisiche che diventerebbero, così facendo, delle ghiotte occasioni per i collezionisti.

di Gaetano MERO

N etflix ha annunciato di aver siglato

un accordo globale esclusivo con

il produttore e autore Álex Pina,

noto creatore della serie non in lingua in-

glese più vista di Netflix: La Casa di Carta

(La Casa de Papel). In base all’accordo,

il fondatore della società di produzione

Vancouver Media, produrrà nuove serie

e progetti in esclusiva per i 125 milioni di

abbonati Netflix in tutto il mondo.

I fan de La Casa di Carta sono in trepida

attesa della terza stagione (o “parte”) la

cui uscita è prevista per il 2019, mentre

in occasione del festival di Monte Carlo

ENTERTAINMENT Alex Pina, autore della serie La Casa di Carta, ha siglato un accordo con Netflix

Netflix, accordo con il produttore de La Casa di Carta All’orizzonte la terza e la quarta “parte” in esclusivaL’accordo prevede la produzione di nuovi progetti in esclusiva per la piattaforma streaming

lo scorso giugno, proprio

dalle dichiarazione di Pina,

è trapelata la quasi certez-

za di un ulteriore quarto ca-

pitolo. Tra i progetti attual-

mente in fase di lavorazione

c’è Sky Rojo, un dramma

d’azione al femminile la cui

produzione dovrebbe ini-

ziare nel 2019.

“Lavorare per Netflix è un

sogno che diventa realtà. Viviamo in

un’epoca in cui le serie TV sono consi-

derate alla stregua dei movimenti cul-

turali più influenti. La possibilità di rag-

giungere anche i luoghi più remoti del

pianeta e di costruire un mondo in cui il

contenuto in tutte le lingue può essere

veicolato a livello globale significa far

parte del sogno di migliaia di creativi”

ha dichiarato Álex Pina.

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MAGAZINEn.182 / 1816 LUGLIO 2018

di Massimiliano DI MARCO

U n’estate da scrocconi. Ovviamente senza viola-

re nessuna regola. Musica, libri, film, serie TV e

altro ancora da godere spendendo pochissimo

oppure niente affatto. Non è impossibile: basta sol-

tanto organizzarsi e attendere come avvoltoi l’offerta

giusta. Con il maremoto di servizi di intrattenimento

presenti sul mercato può diventare difficile stare die-

tro ai molteplici abbonamenti. Senza voler rinunciare ai

loro contenuti, però, possiamo usare un po’ di astuzia

per congegnare un piano per vedere film o giocare ai

videogiochi senza spendere un euro o, al massimo, po-

che decine di centesimi.

Attorno a sé Amazon, per esempio, ha creato un ecosi-

stema di promozioni che non possono essere sottova-

lutate da qualsiasi scroccone come si deve.

Prendete un’e-mail, create un nuovo account Amazon

(se già non l’avete) e approfittate dei 30 giorni di prova

gratuita dell’abbonamento Prime. L’account Amazon

Prime apre le porte a decine di benefit digitali.

Video gratis per mesiL‘abbonamento ad Amazon Prime oltre alla spedizione

gratuita dà accesso, tra i benefit, alla selezione di video

e film di Prime Video, inclusa nel pacchetto annuale.

Potete goderne anche durante i 30 giorni di prova del

servizio. Se fate registrare un secondo account a qual-

cuno della famiglia potete avere 60 giorni, abbastanza

per godere di produzioni come The Man in the High

Castle, American Gods e Grand Tour. Non solo: se

dopo aver scaricato i film in locale tramite la funzione

“download” togliete la connessione wireless al tablet

avrete anche qualche settimana in più per vederli ad

abbonamento scaduto.

E se fra un acquisto su Amazon e una partita ai video-

giochi avete voglia di un’esclusiva Netflix, ecco il se-

greto: con la stessa carta prepagata/di credito, potete

giocarvi due account, ovviamente legati a due indirizzi

e-mail differenti.

Alla prima prova di 30 giorni gratuita, durante la fase

di inserimento dei dati di pagamento necessaria per

poter completare la procedura, scegliete la carta di

credito. Ovviamente ricordatevi poi di disdire il rinnovo

automatico andando nelle impostazioni dell’account.

Dopo di che, alla scadenza dei trenta giorni di prova,

create un altro account, associato a un’altra e-mail (ba-

stano pochi secondi con qualsiasi casella di posta), ma

nei dati di pagamento scegliete PayPal, al cui account

(se non l’avete, bastano pochi secondi per crearlo)

avrete associato la vostra carta prepagata/di credito.

Alcuni istituti inoltre permettono di generare carte di

credito virtuali con numeri validi: teoricamente è pos-

sibile, ma si perde la personalizzazione ed è un po’

faticoso starci dietro.

Now TV di Sky, infine, è meno facile da arginare per

sfruttare più di una volta i 14 giorni dei ticket cinema,

serie tv e intrattenimento: una volta inserito un codi-

ce fiscale, necessario per completare l’iscrizione, non

ENTERTAINMENT Come godere dell’intrattenimento digitale pagando al massimo pochi centesimi. La guida per gli scrocconi digitali

Un’estate con musica, libri, film, e giochi gratisDa Amazon e Netflix fino a Spotify e Now Tv: ecco come usufruire dell’intrattenimento digitale praticamente a costo zero

sarà possibile immetterlo nuovamente senza chiedere

la cancellazione dei dati. Potete però intestare un ac-

count differente per ciascun membro della famiglia e

avere così 28, 42, 56 o magari 70 giorni gratuiti con

Now Tv per potervi mettere in pari con le serie tv che

preferite o i film che vi siete persi.

Una estate di musicaC’è di più. I nuovi abbonati ad Amazon Prime che

non hanno mai provato Amazon Music Unlimited po-

trete provare per quattro mesi il servizio al prezzo di

0,99 euro (contro i canonici 9,99 euro al mese) il ser-

vizio, che offre lo streaming di centinaia di canzoni in

catalogo, molto più ampio rispetto a Prime Music. Oc-

corre però affrettarsi, l’offerta scade il 17 luglio.

Se non apprezzate né Amazon Prime Music (incluso

gratuitamente nel pacchetto Amazon Prime) né Music

Unlimited, Spotify o Apple Music potrebbero fare al

caso vostro. Spotify offre 30 giorni di Premium gratui-

ti a tutti i nuovi iscritti. Con due e-mail diverse, potete

godere di sessanta giorni di musica illimitata sfruttando

lo stesso “trucco” di Netflix: la prima volta inserite i dati

della carta prepagata/di credito e poi, al secondo ac-

count con un’altra e-mail, usate PayPal.

Gli utenti Apple possono però godere di una promo-

zione migliore. Se non lo avete mai provato, il servizio

Apple Music offre la gratuità per tre mesi prima di pas-

sare al rinnovo a pagamento. In questo caso scrocca-

re altri tre mesi diventa più difficoltoso: bisognerebbe

creare un altro account iCloud, creando problemi nella

sincronizzazione dei contenuti e delle applicazioni pre-

cedentemente scaricate.

Spazio poi alla creatività. Se siete abbastanza bravi,

potete godere di quattro mesi di Amazon Music Unli-

mited, poi di tre mesi di Apple Music e poi di due pe-

riodi di prova su Spotify per un totale di nove mesi di

musica illimitata senza spese. Se si aggiunge anche

Youtube Music, si arriva ad un anno intero.

Migliaia di libriNon è finita. Con il vostro scintillante account Amazon

Prime in prova potete usufruire di 90 giorni gratuiti su

Audible, per godere di audiolibri per tre mesi (costo

normale: 9,99 euro al mese). La prova di 30 giorni di

Amazon Prime dà poi la possibilità di leggere gratis in

digitale una selezione del suo catalogo tramite il servi-

zio Prime Reading, che propone romanzi, fumetti e altri

libri da scaricare e godere su ogni dispositivo.

segue a pagina 12

Page 12: 02 Premium, accordo con DAZN: gratis alcune partite di ...

torna al sommario 12

MAGAZINEn.182 / 1816 LUGLIO 2018

Entro il 31 luglio, infine, è possibile sottoscrivere gra-

tuitamente un abbonamento di tre mesi per Kindle

Unlimited, un altro servizio di Amazon Prime legato alla

lettura che propone un costo mensile di 9,99 euro. A

differenza di Prime Reading, il catalogo include tutti gli

e-book presenti sul sito.

E alla fine si giocaInfine se collegate il vostro account Amazon Prime

con Twitch, la piattaforma di streaming, potete go-

dere di giochi gratuiti e contenuti aggiuntivi, come

QUBE 2, un pacchetto di costumi e armi esclusive per

Fortnite e altri contenuti per Call of Duty WWII, fra cui

un oggetto epico garantito, un uniforme eroica e un

portafortuna per arma.

Restando in tema di videogiochi e senza citare le doz-

zine di giochi gratuiti per iOS e Android, vi lasciamo

con due consigli per due esperienze approfondite.

Il primo è il sopracitato nonché popolarissimo Fort-

nite, gratuito tanto su PC e console (PS4, Xbox One

e Switch) quanto su smartphone. Basta creare un ac-

count sul sito ufficiale e installare il client sul dispo-

sitivo in uso.

Non dimentichiamo League of Legends, un altro

popolare videogioco per PC. Anche in questo caso,

ENTERTAINMENT

La guida per gli scrocconi digitalisegue Da pagina 11

l’unico requisito per poter scaricare il client gratuito è

creare un account sul sito ufficiale.

GDPR amico dello scrocconeL’arrivo del GDPR, ovvero la normativa europea per la

privacy, rappresenta un’arma in più per il vero scroc-

cone digitale. Le aziende infatti sono obbligate a can-

cellare ogni dato in possesso degli utenti su richiesta,

anche nei backup. Oggi molti servizi digitali verificano

controllando la mail o il numero di carta di credito che

un utente non abbia già fruito del periodo di prova

gratuito e non stia approfittando della cosa.

Ai sensi del GDPR, se un utente ne fa richiesta, per

una azienda deve diventare un perfetto sconosciuto.

Questo vuol dire che può usare nuovamente gli stessi

dati per iscriversi un’altra volta, e il servizio non può

avere elementi per verificare se si tratta della prima,

della seconda o della decima volta che la stessa per-

sona “prova”. Certo è che contattare ogni azienda per

chiedere la cancellazione richiede tempo e pazienza.

Da veri scrocconi digitali. C’è però un dettaglio: se

l’ente dimostra che sussiste un suo legittimo inte-

resse nel conservare date informazioni, per esempio

volto a prevenire le frodi a suo carico, può conservare

quei dati esclusivamente per quella finalità e per un

ragionevole e determinato periodo.

di Massimiliani DI MARCO

N on è l’Upload Filter che il nuovo re-

golamento europeo sul diritto d’au-

tore stava auspicando, ma quanto

proposto da YouTube con il Copyright Ma-

tching Tool è un’applicazione molto vicina.

Il funzionamento dello strumento è chiaro.

Successivamente al caricamento di un

video di cui sei l’autore, il sistema automa-

tico controllerà se futuri video ricariche-

ranno totalmente il tuo contenuto, appro-

priandosene indebitamente. A quel punto

YouTube comunicherà all’autore del video

originale l’eventuale scoperta, segnalan-

do il video che è stato caricato identico.

Starà al creatore del contenuto decidere

cosa fare: lasciare le cose come sono;

contattare il proprietario dell’altro canale

per chiedergli di togliere il filmato oppure

chiedere a YouTube - anche con un ritardo

di sette giorni - di rimuovere il contenuto.

In quest’ultimo caso l’azienda si riserva di

“revisionare” la richiesta per valutare se è

in linea con la sua politica sul diritto d’auto-

SOCIAL MEDIA E WEB Un sistema per confrontare i video caricati interamente da un altro canale. Una difesa per i creatori di contenuti

YouTube contro i “ladri” di video: arriva il nuovo antifurto Il sistema presenta alcuni rischi dell’odiato Upload Filter che era previsto dal regolamento europeo, a cui YouTube pare ispirarsi

re. Le discriminanti nel valutare quale sia il

video originale, spiega la società, saranno

la data e l’ora del caricamento.

“Prima di effettuare qualsiasi azione, ti

chiediamo di valutare attentamente ogni

risultato per confermare che possiedi i

diritti del contenuto originale e assicurarti

che stia infrangendo il tuo diritto d’autore”

scrive sul blog ufficiale Fabio Magagna,

product manager del nuovo strumento di

YouTube. “Non devi inoltrare una richie-

sta di rimozione per violazione del diritto

d’autore di contenuto di cui non possiedi

l’esclusiva, come contenuti di pubblico

dominio. Devi inoltre considerare se il

contenuto che combacia con il tuo possa

essere considerato un utilizzo legittimo

o possa essere soggetto ad alcune altre

eccezioni al diritto d’autore e quindi non

aver bisogno di chiedere il permesso per

il riutilizzo”.

I rischi sono due. Innanzitutto l’abuso del

sistema potrebbe trasformare alcuni crea-

tori di YouTube in quelli che nel campo dei

brevetti vengono definiti “pa-

tent troll”, ossia aziende semi-

sconosciute che, soprattutto

negli Stati Uniti, accusano

multinazionali di aver violato

un loro brevetto sperando di

spuntarla.

Il secondo rischio è che i con-

trolli di YouTube sulle richieste

di rimozioni non siano sempre

ideali. Recentemente Facebook ha dimo-

strato quanto questi controlli sui conte-

nuti possano essere problematici, anche

quando a farli è un’azienda con algoritmi

avanzati e migliaia di moderatori.

Tornando a YouTube, la questione di chi

usa pezzi di video coperti dal diritto d’au-

tore - magari per un montaggio più vario

o per un commento - non rientra nelle

casistiche coperte dal Copyright Matching

Tool. Tali situazioni restano infatti ad ap-

pannaggio del Content ID, lo strumento

usato, per esempio, dalle emittenti te-

levisive per rimuovere il contenuto che

abbia usato impropriamente puntate delle

trasmissioni o altri video coperti dal diritto

d’autore. Nel caso di Content ID, che a dif-

ferenza della politica sul copyright è uno

strumento unico di YouTube e non è impo-

sto dalla legge, si tratta di un azzeramento

della monetizzazione di quello specifico

video nel caso in cui sia stato usato ma-

teriale che abbia violato il diritto d’autore.

YouTube sottolinea infatti che con Content

ID “le rivendicazioni non sono accompa-

gnate da avvertimenti sul copyright e non

possono comportare la sospensione o la

chiusura del tuo canale”.

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MAGAZINEn.182 / 1816 LUGLIO 2018

di G. GIARDINA e M. C. CANDIAGO

M entre va avanti (faticosamente)

l’iter della cessione della banda

700 MHz, in mancanza di una roa-

dmap precisa, gli utenti restano all’oscuro

di quello che potrebbe succedere già tra

un paio d’anni. Infatti, in attesa di chiari-

menti da parte del Ministero dello Svilup-

po Economico, nessuno può dire per certo

cosa accadrà in seguito al previsto dimez-

zamento del numero di frequenze dispo-

nibili per il mondo TV e di conseguenza il

sistema della comunicazione non si mette

in moto. L’ipotesi più accreditata (anche

dalla legge di bilancio 2018) è quella di

spegnere le trasmissioni DVB-T per pas-

sare al più efficiente standard DVB-T2

HEVC, idealmente entro giugno 2022:

una mossa di questo tipo restituirebbe al

sistema TV la capacità trasmissiva perduta

ma renderebbe la stragrande maggioran-

za del parco installato di televisori incapa-

ce di ricevere autonomamente le trasmis-

sioni: servirà un decoder da affiancare ai

vecchi apparecchio; oppure ovviamente

sostituire il TV con uno di nuova genera-

zione. E mentre si discute se un approccio

così radicale sia il più indicato (soprattutto

per un processo che dovrebbe terminare

TV E VIDEO Abbiamo chiesto alle persone se conoscono lo standard DVB-T2 HEVC e cosa ne pensano di un possibile switch off

Switch off DVB-T2 HEVC: che ne sa e che ne pensa la genteVa avanti l’iter della cessione della banda 700 MHz, ma gli utenti restano all’oscuro di quello che potrebbe succedere

nel 2022), nessuno sta spiegando nulla ai

consumatori che, al momento buono, po-

trebbero trovarsi di fronte a un fulmine a

ciel sereno. Per capire cosa ne sanno le

persone, siamo andati in giro per Milano

intervistando un po’ di passanti.

Sai cos’è il DVB-T2 HEVC?La prima domanda che abbiamo fatto è se

conoscessero, in ambito TV, lo standard

DVB-T2 HEVC.

Che opinione hai di uno switch off al DVB-T2 HEVC?A questo punto abbiamo spiegato alle

persone cosa è previsto che accada nei

prossimi anni, chiedendo loro un parere

sul possibile passaggio al DVB-T2 HEVC.

Cosa farai in caso di Switch-off?Alla fine, abbiamo chiesto ai nostri inter-

locutori occasionali, di provare a dirci che

cosa faranno in caso di switch off al DVB-

T2 HEVC.

Mandaci anche il tuo parere!Il nostro ovviamente non è un campione

statistico, ma - a completamento della no-

stra piccola indagine - segnaliamo come

siano stati inseriti nei video tutte le perso-

ne intervistate e, nello spiegare la vicen-

da, siano stati usati toni neutri.

E voi come la pensate? Mandateci i vostri

video a [email protected], autorizzandoci al-

l’utilizzo in un articolo: non mancheremo di

dare visibilità anche alla vostra opinione.

DVB-T2 HEVCSai cos’è il DVB-T2 HEVC?

lab

video

DVB-T2 HEVCCosa pensi del passaggio al DVB-T2 HEVC?

lab

video

DVB-T2 HEVCCosa farai in caso di passaggio al DVB-T2 HEVC?

lab

video

di Roberto PEZZALI

D opo aver lanciato Sky Q Platinum

è il turno di Sky Q Black: da qual-

che giorno è possibile richiedere il

nuovo decoder 4K dedicato a chi vuole

sostituire con un modello più moderno e

capace di gestire più registrazioni in con-

temporanea oltre al 4K.

Sky Q Black è un nuovo decoder ma non

tutti dovranno richiederlo per accedere

alla “piattaforma” Sky Q: i MySky HD de-

gli ultimi due anni circa, di marca Humax,

verranno infatti aggiornati automatica-

mente all’experienza Sky Q senza alcun

costo e senza la necessità di un ade-

guamento dell’impianto. Dopo l’aggior-

namento, che si concluderà in estate, i

MySky HD aggiornati e gli Sky Q Black

avranno le stesse funzioni.

TV E VIDEO Da qualche giorno è possibile richiedere il decoder Sky Q Black: la novità più grande è l’upgrade gratuito al 4K

Ecco il nuovo decoder Sky Q Black, il 4K HDR è gratisCon Sky Q Black chi ha sottoscritto il pacchetto HD potrà vedere i contenuti in 4K e HDR senza sostenere costi aggiuntivi

Chi non ha invece un decoder di ultima

generazione, potrà richiedere il nuovo

decoder tramite l’apposito sito. L’ade-

guamento per l’impianto, se necessario,

costa 99 euro una tantum ed è l’unica

spesa richiesta: non ci sarà infatti nessun

aumento sul canone di abbonamento

mensile. Ed è una grande novità, perché

sia Sky Q Black che il decoder aggiorna-

to permetteranno la visione di contenuti

in 4K e HDR senza costi rispetto all’HD:

chi già paga l’HD vedrà i contenuti in 4K.

Il decoder avrà sempre 1 Terabyte di hard

disk e potrà gestire fino a tre registrazio-

ni in contemporanea mentre si guarda

un quarto canale. Sarà ovviamente rivista

anche l’interfaccia che richiamerà quella

di Sky Q Platinum. Sul decoder “Black”

non si potrà usare l’app SkyGo Q, perché

a differenza di Sky Q Platinum non è sup-

portato lo streaming su altri dispositivi,

ma ci saranno comunque SkyGo o Sky-

Go Plus. Insieme al decoder Black arri-

verà anche il nuovo telecomando con at-

tivazione vocale: il controllo vocale sarà

introdotto ad ottobre sia per i possessori

di Sky Q Black sia per quelli che hanno

Sky Q Platinum. A settembre, terminato

il graduale roll-out, il parco installato di

decoder con accesso all’esperienza Sky

Q, secondo le nostre stime, dovrebbe

superare le 400.000 unità.

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MAGAZINEn.182 / 1816 LUGLIO 2018

TCL scommette sui TV 8K 6 miliardi sul tavolo per pannelli da 65”, 70” e 75”China Star Optoelectronics Technology, l’azienda di TCL che produce pannelli TV, ha annunciato un investimento di 6,55 miliardi di dollari nella seconda linea di produzione di pannelli di 11a generazione Verrà usata per i pannelli 8K di R. P.TCL investe pesante sui TV 8K e anticipa i tempi: la China Star Op-toelectronics Technology Co., uno dei maggiori produttori mondiali di pannelli di proprietà del colosso cinese, ha dato il via ad un pesante investimento per portare a termine le linee di produzione di TV 8K. In tutto verranno stanziati 6,55 miliar-di di dollari, da usare per costruire una seconda linea di produzione di pannelli di 11a generazione (“G11”) nelle fabbriche di Shenzhen, in Cina. Questa linea, nota come t7, verrà usata per la produzione di pannelli destinati ai TV 8K. La ca-pacità produttiva sarà di 90.000 fogli di substrato al mese, e sfor-nerà pannelli da 65, 70 e 75 pollici 8K: TCL ha previsto una domanda sempre crescente di TV di grandi dimensioni dotati di risoluzione quadrupla rispetto al 4K. “Il nostro significativo investimento in CSOT rientra nella strategia di business di TCL di completa integrazione del processo di produzione dei TV, per raggiungere il successo nel settore TV a livello globale”, ha dichiarato Tomson Li, Presidente e CEO di TCL Corporation. “Tutti i nostri sforzi andranno a beneficio dei nostri clienti, che potranno ap-prezzare TV di una qualità supe-riore”.

di Roberto PEZZALI

S i chiama FLCD, Active Matrix Fer-

roelectric Liquid Crystal Display,

ma non ha molto in comune con gli

attuali pannelli LCD se non i cristalli liqui-

di. Il nuovo pannello è stato sviluppato

dai laboratori di optoelettronica e display

dell’università di Hong Kong, e promet-

te consumi ridotti, costi ridotti, un gamut

più ampio e anche una risoluzione di tre

volte superiore. Per raggiungere questo

risultato il team ha eliminato i filtri colore:

oggi il singolo pixel di un pannello LCD

è costituito da una terna di subpixel da-

vanti ad ognuno dei quali sono posti filtri

rosso, verde e blu. Questi filtri colore,

nel caso dei pannelli classici, bloccano

la luce rendendo la retroilluminazione

meno efficiente e quindi alzando i con-

sumi. Ma come fa un televisore, senza

filtri, a visualizzare ugualmente i colori?

Questa è la novità: utilizzando un nuo-

vo tipo di cristallo liquido molto veloce

e alterando la frequenza i ricercatori

sono riusciti a trasformare il cristallo in

un elemento che genera colori. Il prin-

cipio è simile a quello delle ruote colori

dei proiettori DLP, e sfrutta ovviamente

l’abilità dell’occhio umano nel fondere

immagini sequenziali molto rapide in una

immagine con la cromia completa.

I filtri colore incidono per il 30% sul costo

del pannello, e eliminandoli il team crede

che si possa quindi produttore un LCD

spendendo meno. L’eliminazione dei fil-

tri porterebbe anche ad una riduzione

dei consumi, dal 30% al 50%, rendendo

questi pannelli perfetti per notebook e

prodotti alimentati a batteria.

Non solo: il team propone anche l’uso di

una retroilluminazione LED RGB al posto

di quella classica a LED blu, così da poter

ampliare il gamut visualizzato. Inutile dire

che una scelta di questo tipo porterebbe

a costi ben più elevati: oggi la retroillu-

minazione RGB non esiste quasi più pro-

prio per l’elevatissimo costo.

Infine c’è la questione risoluzione: oggi

un pixel di un LCD è formato da tre su-

bpixel ognuno dei quali ha un filtro. Elimi-

nando il filtro ogni subpixel diventerebbe

un pixel vero e proprio capace di rappre-

sentare tutti e tre i colori: risoluzione

triplicata, senza neppure cambiare dia-

gonale. Funzionerà davvero? Il prototipo

funziona, ma passare alla produzione

non è mai così semplice.

TV E VIDEO Un team di ricercatori ha sviluppato un nuovo tipo di pannello a cristalli liquidi

I nuovi pannelli FLCD promettono miracoli Costano meno, hanno risoluzione maggioreI nuovi pannelli TV FLCD promettono vantaggi enormi. Troppo bello per essere vero?

di Emanuele VILLA

I l TV che diventa un quadro giunge alla

seconda generazione. Nessuno stra-

volgimento vero e proprio, il progetto

resta lo stesso del 2017 ma con qualche

novità “artistica e tecnologica” per ren-

dere The Frame al passo coi tempi. A

livello estetico The Frame non cambia:

bello da vedere quando è acceso, di-

venta un vero e proprio quadro quando

è spento, potendo riprodurre quadri, fo-

tografie e opere d’arte a piacere, fornite

dall’utente o scaricate direttamente dal-

l’Art Store integrato. Per tenere al minimo

i consumi sono anche disponibili sensori

di luminosità e di movimento, oltre all’ag-

TV E VIDEO Il TV Samsung che diventa un’opera d’arte giunge alla sua seconda generazione

Samsung rinnova i TV della gamma The FrameNessuna modifica di rilievo allo spirito iniziale del progetto. Arrivano Bixby e l’HDR 10+

gancio No Gap Wall Mount che minimiz-

za lo spazio tra la cornice e la parete. Le

novità sono comunque interessanti: nuo-

ve cornici, una collezione di opere d’arte

che ora arriva a 800 unità e soprattutto

il nuovo pannello del 2018 che supporta

l’HDR 10+ e offre una capacità di gestio-

ne del dettaglio sulle alte e le basse luci

superiore rispetto a quello dello scorso

anno. Non mancano caratteristiche tipi-

che della gamma 2018 tipo l’Effortless

Log-In per non dover impostare le cre-

denziali più volte e l’assistente personale

Bixby. Al momento sono noti solo i dati

per il mercato americano, dove il TV è

già disponibile nei tagli da 55’’ e 65’’ con

prezzi indicativi di 1.999 e 2.799 dollari.

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MAGAZINEn.182 / 1816 LUGLIO 2018

Huawei Mate 20 Pro Lo schermo flessibile sarà l’arma contro iPhone X Plus e Galaxy Note 9Huawei non ci sta a perdere la “guerra dei phablet”. La sfida è sul terreno più scivoloso: la qualità dello schermo di M. D. M

Mentre aspettiamo di sapere se Apple, a settembre, annuncerà davvero tre nuovi modelli - tutti con il design con cui ha debuttato iPhone X - Huawei sembra aver già capito come rispondere. I ben informati non hanno dubbi: per il prossimo Mate 20 Pro la casa ci-nese punterà su uno schermo fles-sibile OLED da 6,9 pollici.Attraverso una collaborazione con la cinese BOE Huawei vuo-le puntare tutto su uno schermo dalle elevate qualità per poter sfidare direttamente iPhone X Plus, smartphone che, secondo le indiscrezioni, dovrebbe integrare uno schermo OLED da 6,5 pollici. Anche Samsung dovrebbe fornire pannelli OLED a Huawei per il suo prossimo top di gamma.Se Huawei seguirà quanto fatto l’anno scorso, aspettiamoci no-vità a ottobre. Il design di Mate 20 Pro ricorderà senz’altro quello di P20 Pro, dispositivo le cui doti fotografiche sono tutt’ora fra le più apprezzate. Aspettiamoci quindi tre sensori per la fotocamera po-steriore e una scocca monobloc-co di diversi colori. Al suo interno troverà probabilmente spazio un processore aggiornato rispetto al Kirin 970 proprietario integrato nel P20 Pro.

di Roberto PEZZALI

L a storia di Apple è fatta di prodot-

ti colorati: dai primi iMac e iBook

fino agli iPod Apple ha sempre

dato una rilevanza fondamentale al

colore, e anche sull’iPhone, con il

modello 5C, a Cupertino hanno spe-

rimentato qualcosa di diverso. Lo han-

no fatto sfruttando a loro vantaggio la

scocca in policarbonato, colorata in

azzurro, rosa, giallo, bianco e verde

per staccarsi dall’alluminio e dai co-

lori bianco e nero che hanno sempre

caratterizzato gli iPhone. Quest’anno

il colore dovrebbe tornare: secondo

l’affidabile analista Ming-Chi Kuo una

delle versioni del prossimo iPhone

sarà dotata di scocche colorate. L’evo-

luzione dell’iPhone X sarà disponibile

in bianco, nero e in una nuova colo-

razione dorata, la versione più abbor-

dabile con schermo LCD da 6.5” sarà

invece disponibile in grigio, bianco,

blu, rosso e arancio.

L’arancio verrebbe per la prima volta

usato su un iPhone, ma se si guarda

alla storia Apple ha spesso puntato

sull’arancio e sul viola.

MOBILE I colori sono parte integrante della storia dell’azienda, fin dai primi modelli di iMac

Nuovi iPhone, ne vedremo di tutti i colori Secondo noti analisti, per il modello entry dell’iPhone Apple tornerà alle scocche colorate

di Massimiliano DI MARCO

N on aspettiamoci una rivoluzione.

È sempre più probabile, infatti,

che Samsung Galaxy Note 9 sarà

un’evoluzione dell’attuale generazione,

differenziandosi soprattutto per una S-

Pen, come abbiamo visto nei giorni scor-

si, più performante grazie alla connet-tività Bluetooth, che permetterà nuove

funzioni. Lo ha confermato anche un

render pubblicato da Android Headli-nes, che essenzialmente confermereb-

be - almeno dal punto di vista estetico

- la grande somiglianza con Galaxy Note

8. Un design che resta ancora oggi bello

da vedere e in linea con la tendenza del-

l’ultimo anno, carat-

terizzato da uno

schermo da 6,4

pollici (0,1 pollici in

più rispetto al Note

8) a 1440p e con un

rapporto d’aspet-

to di 18.5:9. Che

potrebbe però, in

ogni caso, far stor-

cere il naso ai po-

tenziali compratori,

magari alla ricerca

MOBILE Sempre più vicina la presentazione del Note 9, il nuovo top di gamma Samsung

Galaxy Note 9: nessuna rivoluzione in vistaIl Note 9 punta alla familiarità del design e a qualche piccola ma significativa novità nell’uso

di un guizzo in più. Probabile qualche

differenza sparsa in termini di spessore

e di peso, complice una batteria che,

stando ai ben informati, con i suoi 4.000

mAh dovrebbe essere leggermente più

capiente rispetto all’attuale modello.

Anche le specifiche tecniche, a onore

del vero, non dovrebbero presentare

grosse sorprese. Oltre al prevedibile ag-

giornamento del processore, un Exynos

9810 per l’edizione internazionale, sotto

la scocca troveranno posto 6 GB di RAM

e almeno 64 GB di memoria interna,

un’accoppiata fondamentale per poter

posizionare il dispositivo nella fascia più

alta del segmento Android e non solo.

La presenza di Android Oreo nella ver-

sione più recente è scontata, persona-

lizzato seguendo la visione di Samsung

per il sistema operativo. Una migliorie

piccola, ma che nella quotidianità po-

trebbero fare la differenza riguarda il let-

tore d’impronte digitali. Secondo le voci

di corridoio non sarà più a fianco della

fotocamera posteriore, bensì subito sot-

to ai sensori e facilmente raggiungibile.

La fotocamera posteriore dovrebbe es-

sere basata nuovamente su un doppio

sensore da 12 megapixel, mentre quella

frontale dovrebbe fermarsi a più con-

venzionali 8 megapixel. La presentazio-

ne è prevista il 9 agosto.

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torna al sommario 17

MAGAZINEn.182 / 1816 LUGLIO 2018

di Gaetano MERO

C on un classico comunicato stam-

pa, Sony ha annunciato l’arrivo

in Italia di due nuovi modelli di

smartphone: il top di gamma XZ2 Pre-

mium, già annunciato lo scorso aprile, e

XA2 Plus, un modello di gamma media

ma dalle caratteristiche tecniche invi-

tanti. Vediamoli in dettaglio.

Sony Xperia XA2 Plus è un dispositivo

di fascia media dotato di funzionalità

fotografiche e multimediali di livello

premium. Lo smartphone si presenta

con un display IPS LCD da 6’’ con riso-

luzione Full HD+ 1080p e rapporto 18:9,

protetto da Gorilla Glass. La scocca

presenta rifiniture in metallo, con corni-

ce in alluminio anodizzato, lo spessore

misura 9,6 mm.

Sony ha deciso di equipaggiare l’XA2

Plus con la tecnologia High-Resolution

Audio proprietaria, cosa che di fatto

rappresenta il principale “plus” di que-

sto modello rispetto alla concorren-

za. Inoltre è presente il Digital Sound

Enhancement Engine (DSEE HX™) per

il miglioramento della musica compres-

sa, e la qualità di streaming Bluetooth è

migliorata grazie alla funzionalità LDAC,

che è capace di portare su dispositivi

esterni (auricolari o speaker) lo stesso

grado qualitativo dell’High-Resolution

Audio.

Xperia XA2 Plus è dotato di fotocamera

da 23 MP che integra il sensore di im-

magine Sony Exmor RS TM da 1/2.3 con

sensibilità ISO 12800 per scattare an-

che in condizioni di poca luce. La foto-

camera consente di registrare video in

4K e integra la funzionalità slow motion

MOBILE Sony ha annunciato l’arrivo in Italia del suo smartphone top di gamma XZ2 Premium

Xperia XZ2 Premium in Italia a settembreInsieme al modello top arriverà anche XA2 Plus, pensato per la fruizione dei contenuti

a 120 fps. La fotocamera anteriore è da

8 MP con grandangolo da 120° è stata

progettata appositamente per i selfie.

Completano la scheda tecnica proces-

sore octa-core Qualcomm Snapdragon

630, 4/6GB di RAM e 32/64 GB di ROM

espandibili con microSD fino a 400GB,

batteria 3.580 mAh con tecnologia

Smart Stamina che estende la capacità

di utilizzo dello smartphone durante la

giornata e il supporto di Battery Care

e Qnovo Adaptive Charging assicu-

rano che la batteria duri più a lungo

nel tempo. La connettività è garantita

da WiFi Miracast, Bluetooth 5.0, GPS,

GLONASS, NFC, USB di tipo C e natu-

ralmente il supporto alla rete 4G LTE.

Xperia XA2 Plus debutterà sul mercato

a partire da settembre 2018 direttamen-

te con Android 8.0 Oreo e in quattro

originali colorazioni: Silver, Black, Gold

e Green. Il prezzo non è stato ancora

reso noto. Sony Xperia XZ2 Premium è

un telefono concepito con particolare

attenzione al comparto fotografico. Lo

smartphone offre una sensibilità mas-

sima ISO 12800 per la registrazione

di video in 4K HDR, e una sensibilità

ISO 51200 per le immagini.Ciò è reso

possibile dal doppio sensore Motion

Eye Dual e dal processore di segnale

AUBE che elabora le immagini in modo

da catturare e riprodurre il maggior nu-

mero di dettagli.

Inoltre, è possibile registrare in super

slow motion a 960 fps in HD o Full HD

grazie all’innovativo sensore di immagi-

ne con memoria stacked. La fotocamera

anteriore è dotata di un sensore 1/3.06”

da 13 MP con display flash ideale per

ambienti scarsamente illuminati.

Il display è un LCD da 5,8’’ e possiede

una risoluzione 4K (2160 x 3840 pixel)

con tecnologia HDR. Inoltre, durante

la visione di un film o di un video su

YouTube, XZ2 Premium utilizza la tec-

nologia per smartphone X-Reality, mu-

tuata dai televisori Bravia, che gestisce

i parametri d’immagine per offrire un

effetto “simil-HDR” su tutti i contenuti

disponibili. Presente anche il Dynamic

Vibration System che analizza i dati

audio e consente di “avvertire” l’azione

nelle proprie mani, con alcune vibrazio-

ni, durante la fruizione dei contenuti.

Il comparto audio è composto da due

speaker frontali con S-Force Front Sur-

round, disponibili inoltre le tecnologie

Hi-res Audio, DSHEE HX e LDAC.

Cuore dell’XZ2 Premium la piattaforma

mobile Qualcomm Snapdragon 845

con modem X20 LTE. Completano la

scheda tecnica 6 GB di RAM, 64 GB de-

dicati all’archiviazione interna espandi-

bili con microSD fino a 400 GB, moduli

WiFi e Bluetooth di ultima generazione,

GPS e GLONASS. La batteria è da 3540

mAh con integrate le tecnologie Smart

Stamina, Battery Carei e Qnovo Adap-

tive Charging oltre al supporto per la

ricarica wireless.

Xperia XZ2 Premium sarà disponibile in

Italia a partire da settembre 2018, nel-

le colorazioni Chrome Black e Chrome

Silver, e integrerà Android 8.0 Oreo.

Nessuna informazione sul prezzo di

listino.

Vodafone, arriva il braccialetto per le emergenze sempre connessoCon un dispositivo indossabile, sempre connesso alla rete mobile, Vodafone punta a semplificare le richieste di assistenza ad amici e famigliari in caso di emergenza di Andrea ZUFFI

Vodafone lancia V-SOS Band, il braccialetto tecnologico pensato per richiedere assistenza in caso di emergenza. Il dispositivo indos-sabile, il primo della gamma di pro-dotti “V by Vodafone” è ideale sia per chi vuole sentirsi sicuro mentre pratica sport che per aumentare l’indipendenza di anziani e perso-ne con difficoltà motorie, garanten-do al tempo stesso una maggiore serenità ai loro familiari.V-SOS Band by Vodafone integra una sim-card e, in caso di neces-sità, può allertare fino a quattro contatti preventivamente configu-rati tramite l’app dedicata V-SOS Band. La richiesta di aiuto, geo-lo-calizzata con l’ausilio di GPS, rete mobile e Bluetooth, può essere attivata manualmente tenendo premuto per 3 secondi il pulsante SOS del braccialetto, oppure “scat-tare” in modo automatico qualora venisse rilevata dall’accelerometro interno una caduta accidentale e o un periodo di prolungata inattività. Il dispositivo indossabile resiste al-l’acqua e alla polvere in classe di protezione IP67 e, con la batteria da 200 mAh raggiunge un’autono-mia di circa 30 giorni. “V-SOS Band by Vodafone” è di-sponibile nei negozi vodafone e sul sito v.vodafone.com a 79 euro cui va aggiunto un canone mensile di 5 euro per i servizi.

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torna al sommario 18

MAGAZINEn.182 / 1816 LUGLIO 2018

di Emanuele VILLA

C i siamo, le vacanze sono alle porte per milioni

di italiani. Lasciare la propria casa per qualche

settimana di relax (o di avventura) pone i soliti in-

terrogativi di tutti gli anni: quanto spenderò di telefono?

Quanto mi costerà navigare?

Da qualche anno il problema si pone unicamente per

le vacanze all’estero: ormai i pacchetti nazionali con

chiamate illimitate, sms illimitati e bundle da decine

di GB sono all’ordine del giorno e l’ingresso di nuovi

operatori come iliad e ho. (ammesso rientri in questa

categoria) non fa che semplificare ulteriormente il di-

scorso: oggi per avere 30 e più Giga al mese basta una

manciata di euro.

Ma se abbiamo deciso di andare in vacanza all’estero?

Com’è noto, esiste dallo scorso anno una direttiva UE

che impone agli operatori di tutti i Paesi dell’Unione il

principio di Roam Like at Home; in pratica gli operatori

devono praticare a chi si reca all’estero le medesime

tariffe nazionali. Qui abbiamo spiegato bene la cosa: in linea di principio chi si reca all’estero in UE ha gli

stessi minuti, sms e Giga di casa, ma sui Giga l’operato-

re potrebbe apporre dei limiti che dipendono da quan-

to li si paga a casa. Così chi ha 30 GB in Italia potrebbe

averne 2 all’estero, chi ne ha 10 qui potrebbe essere

limitato a 8 e via dicendo: senza voler approfondire

troppo l’argomento, qui è fondamentale contattare il

proprio operatore o anche solo dare un’occhiata al suo

sito web. Fatto sta che in UE non si dovrebbe pagare

nulla di più di quanto si paga in Italia.

L’Unione Europea, per quanto vasta, non sarà la desti-

nazione finale di tutti gli italiani: c’è chi andrà in Sviz-

zera, chi nel Principato di Monaco, chi negli Stati Uniti

e chi in Cina. In tutti questi casi c’è bisogno di avere

le idee chiare su quanto si spenderà e come fare per

minimizzare i costi: se non lo si fa si rischia di azzerare

il proprio credito solo per scaricare le notifiche arrivate

durante il viaggio aereo. Vediamo le principali propo-

ste degli operatori.

TIM e i “pacchetti” mensiliFuori dall’UE, chiamare e navigare costa un bel po’.

Per questo TIM ha sempre offerto ai suoi clienti dei

“pacchetti” preparati per permettere loro di dimenti-

carsi dello smartphone e navigare serenamente come

si fosse a casa. L’obiettivo è, ovviamente, quello di di-

menticare quei periodi in cui era fondamentale chiude-

re la navigazione dati dello smartphone e attendere il

Wi-Fi dell’albergo per navigare e inviare due messag-

gi Whatsapp. Le tariffe sono abbastanza costose, ma

niente di minimamente paragonabile a una tariffazione

a consumo senza accordi specifici. Chi sta in Europa

o si reca in USA e pensa di navigare parecchio può

optare per TIM in viaggio Pass, che costa 20 euro al

mese e dà 500 minuti, 500 sms e 10 GB di Internet 4G:

il pacchetto è ovviamente pensato per chi si reca nei

paesi extra UE (Svizzera, Monaco, USA…) o chi resta

nell’Unione ma ha bisogno di più GB rispetto alla tariffa

MOBILE Meglio farsi trovare preparati all’appuntamento con le vacanze all’estero. Quanto si spende? Come evitare sorprese

Le tariffe migliori per chi va in vacanza all’esteroDal roaming europeo “compreso nel prezzo” ai 15.000 euro al GB per navigare ad Andorra: occhio alle brutte sorprese

locale. Siamo certi che nel 90% dei casi verrà attivata

da chi si reca in USA. Considerando le offerte concor-

renti, non è niente male.

Chi invece pensa di andare altrove, cioè né in Europa

né in USA, può optare per l’opzione un po’ più costosa,

cioè TIM In Viaggio Pass Mondo. Qui si spende molto

di più: parliamo di 30 euro per 10 giorni comprensivi di

100 minuti di conversazione (50 in ingresso, 50 in usci-

ta) e 500 MB di internet 4G. La differenza di contenuto

rispetto all’offerta precedente è enorme: si naviga mol-

to meno e costa sensibilmente di più, ma resta un’azio-

ne pressoché indispensabile se la meta della vacanza

è esotica: se state partendo per la Cina, Bali, Colombia,

Singapore ecc, non pensateci su due volte. Tanto più

che questa tariffa è pensata per brevi soggiorni: pecca-

to che la vacanza estiva classica, da 15 giorni, impone

un rinnovo (30 euro extra).

Poi terza possibilità, pensata per chi vuole pagare a

consumo, con preferenza per chi si recherà in Svizzera

o nel Principato di Monaco: una tariffa a consumo (TIM

in viaggio full) con 500 MB a 3€ al giorno, chiamate a

23cent e sms a 10 cent, mentre nel resto del mondo il

costo varia a seconda della destinazione. Qui tutte le tariffe e i Paesi nei quali l’opzione è attivabile.

Vodafone, si parte da 3€ al giornoL’operatore rosso è ben fornito per quanto concerne

le tariffe estere. Ferma restando la regola di base del

“roam like at home” per i viaggi in UE, Vodafone offre

diverse alternative per chi esce dall’Unione o vuole

semplicemente navigare e telefonare con una tariffa

forfettaria. Proseguendo una tendenza inaugurata già

lo scorso anno, Vodafone equipara i Paesi europei ex-

tra UE agli USA: ecco perché Smart Passport costa 3

euro al giorno per 200 MB di navigazione, 60 minuti

e 60 sms in Svizzera, Monaco, Turchia, Albania e USA,

soglia che sale a 500 MB e minuti illimitati per i clien-

ti con abbonamento. Chi va nel resto del mondo (ma

attenzione, verificate bene i Paesi inclusi, non sono di

sicuro tutti) ha invece a disposizione una tariffa decisa-

mente meno “accogliente”: Smart Passport Mondo dà

solo 30 MB al giorno per 6 euro. Cioè, la spesa resta

abbordabile ma con 30 MB al giorno parliamo giusto

di tenere acceso Whatsapp, Messenger e l’email: per il

resto urge trovare un Wi-Fi.

Wind, 10€ per una settimanaEsattamente come gli altri operatori, Wind cerca di ren-

dere la gestione della vacanza più semplice possibile

offrendo “pacchetti” con contenuti diversi a seconda di

dove si va in vacanza e quanto ci si resta. Curiosamen-

te, mentre Vodafone spinge sui pacchetti giornalieri e

TIM preferisce i bundle mensili, qui ci sembra che la

preferenza vada alle offerte settimanali: d’altronde, se

non dura almeno una settimana che vacanza è?

La prima ipotesi è quella di rimanere in Europa ma fuo-

ri UE, caso che viene parificato alla trasferta in USA.

I Paesi che possono usufruire di Travel Weekly sono

segue a pagina 19

Page 19: 02 Premium, accordo con DAZN: gratis alcune partite di ...

torna al sommario 19

MAGAZINEn.182 / 1816 LUGLIO 2018

Alaska (USA), Bangladesh, Hawai (USA), Isole Vergini

Americane, Israele, Monaco, Nuova Zelanda, Russia,

Svizzera e USA (esclusi i Caraibi): Wind offre 200 mi-

nuti, 200 sms e 600 MB in questi Stati a 10 euro alla

settimana, con aggiunta dell’opzione restart da usare

nel caso si esaurisca il plafond prima della scadenza

temporale dell’offerta. Sembra una proposta molto

interessante: pur dovendo fare una certa attenzione,

600 MB in una settimana ci permettono di fare tutto ad

eccezione dei video, per i quali occorre sempre atten-

dere una connessione Wi-Fi.

Decisamente più caro il caso in cui si vada nel Resto del

Mondo (i Paesi coperti vanno comunque sempre verifi-

cati): qui si parla di tariffazione giornaliera da 6 euro per

100 MB e 30 minuti di telefonate. Meglio di Vodafone,

che per 6 euro offre 30 MB, ma pur sempre una spesa

non da poco: inevitabile, però, qualora vogliate anda-

re lontano e non preoccuparvi (eccessivamente) della

spesa telefonica. Anche qui, urge verificare i paesi per

i quali l’opzione è attivabile.

Ulteriore e ultima opzione: 1 GB per navigare a 10 euro

a settimana, ipotesi pensata per chi non ha nessun bi-

sogno di traffico voce ed sms. D’altronde per le telefo-

nate c’è sempre il VoIP. Il bello di questa tariffa è che

non vale solo in Europa ma in tanti Paesi extra euro-pei, sia pur non tutti quelli della precedente offerta: per

dire, sono inclusi Nuova Zelanda, Russia e Tailandia ma

mancano all’appello Cina, Hong Kong e Giappone.

Tre, prezzi molto bassi per poco trafficoDecisamente articolata, ma non complessa, l’offer-

ta di Tre per quando ci si trova all’estero. Il punto

di partenza per il viaggi continentali è Easy Europe,

l’espressione con cui l’operatore identifica il roaming

europeo. Adeguandosi alla direttiva europea in tema

di roaming, l’offerta nazionale di Tre può essere tran-

quillamente usata anche all’estero nel Paesi dell’Unio-

ne, pur con i potenziali limiti di GB di cui sopra.

Ovviamente ci sono anche altre possibilità, poiché non

è detto che per le proprie vacanze si voglia stare in

Europa. Prima possibilità è il World Pass da 5€ a setti-

mana, una tariffa estremamente bassa per telefonare

e navigare in Paesi selezionati tra cui USA, Svizzera,

Canada, Cina, Hong Kong e molti altri. Ovviamente il

“pacchetto” fornito non è dei più capienti: parliamo

MOBILE

Le tariffe migliori per chi va all’estero

segue Da pagina 18

di 500 MB di traffico e 500 minuti di telefonate alla

settimana. Sufficienti giusto per l’email, whatsapp e

qualche condivisione social. Ma forse neanche.

Chi vuole di più può optare per Internet Pass, che co-

sta anch’esso 5 euro ma per 3 giorni e offre solo navi-

gazione da 100 MB. Anche qui bisogna verificare che

tra i Paesi coperti ci sia quello del proprio viaggio: per

esempio, rispetto al caso precedente c’è Hong Kong

ma manca la Cina. Resta il vantaggio del costo abbor-

dabile, a patto di non dover chiamare né inviare sms.

Al di fuori di queste opzioni si paga a consumo. Con-

sumo che può essere tutto sommato contenuto in de-

terminate aree ma assolutamente ingestibile in altre:

qui bisogna giocarsela bene per evitare di prosciuga-

re il conto corrente in un attimo.

Fastweb: Svizzera inclusa Il resto a consumoInteressante la proposta Fastweb, che però non può

contare su pacchetti “preconfezionati” per la comu-

nicazione e la navigazione all’estero (extra UE). In UE

vale la regola base dell’utilizzo della propria offerta do-

mestica, con la limitazione a 1 GB di traffico. Positiva,

molto positiva, è invece la parificazione della Svizzera

all’UE: “Quando sei in Svizzera chiami e mandi sms con

i minuti inclusi nella tua offerta”, recita chiaramente il

sito. Indagando un po’, nello stesso sito si fa notare

come “Minuti, SMS e GB in roaming in Unione Europea

e Svizzera sono validi fino al 31/07/2018, salvo proro-

ghe”. Qualora si vada in vacanza in Svizzera ad ago-

sto, meglio verificare con il proprio operatore prima di

partire. Il resto è a consumo. A livello pratico abbiamo

quindi simulato tre casi, che (immaginiamo) possano

corrispondere ai viaggi “esotici” più gettonati: USA,

Cina e Cuba.

Negli Stati Uniti parliamo di 20 centesimi a MB, cioè

200 euro a GB. Troppo per tenere il roaming attivo tut-

to il tempo e comportarsi come si fosse in Italia: può in-

vece avere un senso per una navigazione molto “soft”,

qualche whatsapp e lettura delle email. Occhio agli

aggiornamenti automatici e altri azioni “non richieste”:

prima di partire ci si assicuri di farle entrare in azione

sono sotto rete Wi-Fi

Assolutamente ingestibili, invece, gli altri due casi: sia

a Cuba che in Cina la navigazione a consumo costa 2

euro a MB, cioè 2.000 (duemila!) euro a GB. Qui ci si

può collegare in roaming solo per esigenze di vita o di

morte: per tutto il resto c’è Wi-Fi.

iliad, low cost anche all’estero?L’azienda francese, appena sbarcata sul nostro merca-

to, ha immediatamente predisposto un’offerta traspa-

rente e stracolma di contenuti (30GB e tutto illimitato)

per un prezzo che prima non si era mai visto: 5,99€.

Stati Uniti

Cina e Cuba

Ma come si comporta all’estero? Per quanto riguarda

l’Europa, iliad offre lo stesso pacchetto di voce e sms

dell’offerta italiana, cui vi aggiunge 2GB dedicati per

la navigazione. All’epoca del lancio in Italia molti sol-

levarono dubbi sulla “quantità” del pacchetto dati UE

incluso nell’offerta: 2GB o 32GB? La risposta è la pri-

ma: con una SIM iliad, all’estero si può contare du 2GB

di traffico dati inclusi nel prezzo, dopo di che scatta

una tariffazione a consumo di 0,00732 euro/MB fino

al raggiungimento della soglia nazionale. Se si conti-

nua ancora a navigare, scatta la tariffazione europea

standard.

Ma a noi interessa il resto del mondo. Nel sito iliad non

c’è una pagina dedicata e soprattutto non vi è ombra

di pacchetti per l’estero come fanno gli altri operatori.

Se ne deduce che al di fuori dell’UE la navigazione, le

chiamate e gli SMS siano a consumo e il prezzo dipen-

da da dove ci si trova.

Riprendiamo allora gli esempi degli USA, Cina, Cuba

e Svizzera e vediamo quanto ci costerebbe tenere il

roaming dati attivo in una settimana di vacanza. Parten-

do dal posto più vicino a noi, notiamo come navigare

in Svizzera costi 6 centesimi al MB, 60 euro al GB. Qui

occorre fare delle valutazioni: il prezzo resta elevato

rispetto a quelli con cui siamo soliti confrontarci ogni

giorno, ma non è per nulla caro rispetto alla media del-

le altre tariffazioni a consumo. In linea di massima, vo-

lendo adottare la classica diligenza del buon padre di

famiglia, si potrebbe usare il roaming solo in certi mo-

menti della giornata o per alcuni servizi: se portassimo

la soglia settimanale di consumo a 500 MB andremmo

a pagare 30 euro, poco più di 4 euro al giorno. Cioè

come quelli che propongono “pacchetti” preconfezio-

nati.Di tutt’altro spessore le offerte extra europee: in

USA navigare costa 0,23 euro al MB, cioè 230 euro

a GB. Qui bisogna fare attenzione, specie se si vuole

trascorrere una settimana di relax e non si vogliono

sgradite sorprese al rientro: il Wi-Fi è una delle soluzio-

ni, unita a un controllo molto parsimonioso del roaming

dati. Situazione assolutamente identica in Cina, che

invece solitamente costa di più, mentre Cuba è ingesti-

bile: navigare nell’isola caraibica costa 1,49 euro a MB:

1.490 euro a GB. Un GB costa come tutta la vacanza.

ho. extra UE a consumoAltro player da poco arrivato sul mercato, ho. mobile

sta evidentemente riscuotendo successo. Il prezzo è

molto allettante, il fatto di operare su rete Vodafone

pure, la differenza di 1 euro al mese rispetto all’offerta

iliad non è percepita come fondamentale.

Ma all’estero? Anche qui ho. e iliad si assomigliano,

quanto meno come impostazione di base: all’interno

dell’Unione Europa, i clienti possono usufruire delle

medesime impostazioni nazionali in quanto a minuti

voce ed sms ma solo 2GB di traffico web che comun-

que non erodono i 30 di cui dispongono all’interno dei

confini dell’Italia. In pratica, sono 2 GB dedicati alla na-

vigazione in UE.

Vediamo cosa succede fuori, prendendo sempre in

considerazione i casi della Svizzera, USA, Cina e Cuba.

Nel sito dell’operatore è possibile scaricare un docu-mento pdf che spiega in modo chiaro e diretto a che

spese andiamo incontro in ciascuno di questi casi. Nel-

la fattispecie, e limitando il discorso alla navigazione

web, scopriamo che in Svizzera 1 MB costa 0,0244 €/

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Page 20: 02 Premium, accordo con DAZN: gratis alcune partite di ...

torna al sommario 20

MAGAZINEn.182 / 1816 LUGLIO 2018

MB, cioè 24 euro al GB. Buono, decisamente buono:

se immaginiamo di consumare 500 MB in una setti-

mana facendo un uso parsimonioso dello strumento,

andremmo a pagare 12 euro alla settimana, meno di 2

euro al giorno. In pratica, una tariffa a consumo che co-

sta come i pacchetti dei “big” della telefonia. Qui si può

ipotizzare, pur con tutte le cautele del caso, di tenere

aperto il roaming evitando solo scaricamenti, aggiorna-

menti e magari i video.

Negli USA, invece, il costo non è dei più soft: parliamo

di 0,244 euro a MB, cioè 244 euro a GB. Qui non ci

siamo, la soluzione più ovvia è il Wi-Fi, magari usando

il roaming solo per brevissime sessioni di chat con gli

amici e parenti a casa. “Ho” costa più di iliad in USA, ma

la sostanza è che in entrambi i casi la spesa è assolu-

tamente eccessiva e va evitata. Identica a iliad l’inclu-

sione della CIna nella stessa area degli Stati Uniti (qui

la differenza è importante rispetto agli operatori “tradi-

zionali”, che spesso e volentieri hanno offerte speciali

per gli USA), mentre per Cuba l’ipotesi roaming è da

scartare senza pietà: dovessimo consumare 1 GB in

una settimana andremmo a pagare 1.500 euro. Come

la vacanza, se non di più.

Curiosità: ad Andorra 1GB di dati costa 15.000 euro.

Chi conviene e come evitare il salassoNelle schede precedenti abbiamo visto che, nono-

stante la situazione sia migliorata tantissimo negli ul-

timi anni, esistono ancora situazioni da vero e proprio

salasso. Gli operatori di recente ingresso sul mercato,

per esempio, non offrono pacchetti di navigazione e

comunicazione voce/sms all’estero, eccezion fatta per

l’UE dove garantiscono le stesse componenti del piano

nazionali fatta eccezione dei dati, limitati a 2GB.

Limitando un attimo il discorso agli operatori “tradizio-

nali”, un confronto diretto tra tutte le opzioni disponibili

è sostanzialmente inutile. Per un motivo: nessuno (o

quasi) cambierebbe operatore passando - per esem-

pio - da Vodafone a Wind per risparmiare 5 euro sul

solo viaggio estivo in Thailandia. Piuttosto, è utile sa-

pere che tutti gli operatori hanno proposte valide per

chi ama viaggiare col roaming attivato, proposte che

tutto sommato sono simili e impongono solo una cosa

al cliente: verificare bene (bene) per quali Stati sono

attivabili. Se non c’è quello che interessa, si va di tariffa

a consumo e sono dolori. Con iliad e ho. la trasferta

in Svizzera potrebbe essere indolore, ma la vacanza

statunitense e la caraibica rischiano di essere un in-

cubo se non si fa un po’ di attenzione. Qui le opzioni

degli operatori tradizionali, ammesso che comprenda-

no gli Stati in questione (USA e Cina certamente sì, su

Cuba non ci giureremmo) sono senz’altro la salvezza

e ci permettono, pur con qualche accorgimento, di

navigare in serenità e soprattutto di stimare la spesa

complessiva prima della partenza. Se tutto ciò non

fosse possibile, che opzioni abbiamo? La classica è la

chiusura del roaming e l’uso della rete dati solo sotto

il Wi-Fi degli alberghi, luoghi pubblici, aeroporti e via

dicendo. Questo era il caso classico, quello che suc-

cedeva per forza qualche anno fa. Oggi abbiamo altre

ipotesi: una è quello di dotarsi di una seconda sim fin

dalla partenza, optando ovviamente per una soluzio-

ne senza vincoli temporali e con pacchetto estero già

configurato. Se si ha uno smartphone dual sim il gio-

co è fatto, altrimenti si può usare solo la seconda sim

per il periodo della vacanza, comunicando ad amici e

parenti (magari non ai colleghi :) il proprio numero tem-

poraneo. Ci sarebbe anche la possibilità di portare con

sé un modem 4G collegandolo allo smartphone via

tethering, ma non è una soluzione delle più pratiche.

Piuttosto, la soluzione migliore in assoluto è l’acquisto

di una sim in loco, magari subito all’aeroporto o nel pri-

mo centro commerciale che si incontra: le possibilità

di trovare un piano dati capiente per pochi euro sono

alte in quasi tutto il mondo. Non ci resta che augurarvi

buone vacanze!

MOBILE

Le tariffe migliori per chi va all’estero

segue Da pagina 19

di Emanuele VILLA

L’estate è il periodo in cui si chatta

di più, si sta più tempo sui social,

in streaming ad ascoltare musica

e a fare dirette su Instagram. Soprattutto

per i più giovani, il periodo estivo è quello

giusto per comunicare al massimo, da cui

la necessità di pacchetti di dati capienti o

addirittura illimitati.

Visto che c’è “ho.” per le offerte low cost,

Vodafone gioca sulla versatilità: il nuovo

profilo Shake Remix Unlimited, che sosti-

tuisce la precedente versione “standard”,

offre un rinnovato grado di flessibilità ed

è interamente dedicato agli under 30.

Basta accedere alla pagina relativa per

comprendere all’istante il meccanismo di

funzionamento: la tariffa è definita da un

mix di dati, sms e traffico voce definito

dall’utente a seconda delle sue esigenze.

Una volta scelta la combinazione preferi-

MOBILE Vodafone lancia Shake Remix Unlimited, il profilo tariffario modulare per i giovani con GB illimitati su social, musica e chat

Vodafone, mega offerta dedicata ai giovani under 30Il nuovo profilo, attivabile fino al 22 luglio, sostituisce la precedente versione “standard” e offre maggiore flessibilità

ta, il sistema offre GB illimitati su servizi

specifici come chat, musica, mappe e

social. In linea di massima Chat, musica

e mappe sono sempre disponibili mentre

social si “attiva” solo scegliendo una com-

binazione con più di 10 GB di dati.

L’offerta, come detto, è modulare: signi-

fica che si può scegliere un quantitativo

di dati da 7 a 30 GB, di traffico voce da

300 minuti a illimitato e di sms da 100 uni-

tà a infinito. I costi sono ovviamente varia-

bili: si parte da 9,50 euro per la combina-

zione 300 minuti, 100 sms e 7 GB fino a

18,50€ per tutto illimitato e 30 GB, più ov-

viamente traffico illimitato sui servizi elen-

cati. Nella fattispecie, quando parliamo di

“chat” ci riferiamo a WhatsApp, Facebook

Messenger, Skype, Telegram, Viber, Hello

Chat, Hangouts Chat, WeChat, iMessage,

Call+ & Message+ e imo, mentre in am-

bito social Vodafone include Facebook,

Instagram, Twitter, LinkedIn, Snapchat,

Pinterest, happn, imo e Tumblr. Presenti

ovviamente Spotify, Apple Music, TIDAL

e Deezer nella musica (di Tidal viene of-

ferto anche un abbonamento gratuito per

6 mesi), e per quanto riguarda le mappe

l’elenco è più corposo: Google Maps,

Mappe, Waze, Tom Tom GO Mobile, Moo-

vit, ViaMichelin, ATM Milano Official App,

Roma bus, Muoversi a Roma, Sygic GPS

Navigation, CoPilot, Genius Maps, HERE

WeGo, Navmii, Maps.me, Citimapper, Kar-

ta GPS, App MyWay, Be-On-Road, Probus

e Yandex.Maps.

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torna al sommario 21

MAGAZINEn.182 / 1816 LUGLIO 2018

di Emanuele VILLA

P untuale come ogni anno arriva

l’aggiornamento dei MacBook Pro,

i notebook usati da milioni di pro-

fessionisti in tutto il mondo. Non essendo

previste rivoluzioni sotto il profilo esteti-

co e delle funzionalità, Apple ha affidato

il lancio a un classico comunicato stam-

pa, riservando il prossimo evento hard-

ware a qualcosa di più innovativo come

gli iPhone o Watch. Ciò non toglie che il

rinnovamento di MacBook Pro sia tangi-

bile: nonostante i tagli restino il 13’’ e il

15’’, i modelli con Touch Bar sono ora do-

tati di processori Intel di ottava genera-

zione e raggiungono, sul modello da 15’’,

un’inedita configurazione “top” con CPU

Core i9 a 6 core a 2,9 GHz (turbo boost

fino a 4,8 GHz), 32 GB di RAM DDR4 e

addirittura 4TB di storage integrato. I mo-

delli senza touch bar, quindi buona parte

della formazione da 13’’, non vengono in-

vece aggiornati e hanno ancora CPU di

settima generazione.

Il modello top da 15’’ è dunque una mac-

china per chi ha bisogno di prestazioni

oltre ogni limite e ovviamente ha un bel

budget per soddisfarle: restando con lo

storage di base da 512 GB ma aumen-

tando la potenza del processore fino al

PC Apple ha affidato il lancio dei nuovi MacBook Pro a un classico comunicato stampa

Apple rinnova tutta la gamma MacBook Pro e ne moltiplica la potenza: CPU fino a Core i9 Il prossimo evento sarà riservato a qualcosa di più innovativo come gli iPhone o Watch

Core i9 e 32GB di RAM siamo sui 4.000

euro. Ovviamente sono previste varian-

ti più abbordabili e diverse versioni da

13’’, che ospita ora processori Core i5

e i7 quad-core fino a 2,7 GHz, grafica

integrata Intel Iris Plus 655 con 128 MB

di eDRAM e fino a 2 TB di storage SSD.

Tutte le nuove configurazioni compren-

dono più la tecnologia del display True

Tone con 500 nits di luminosità massima

e supporto per il gamut DCI-P3, e il chip

T2 di Apple integrato, chip introdotto per

la prima volta sull’iMac Pro. Questo per-

mette maggiore sicurezza del sistema

con l’archiviazione crittografata “al volo”

e permette la funzione Hey Siri sul Mac,

finora assente. L’autonomia è allineata

con i modelli precedenti: “fino a 10 ore”.

La disponibilità è prevista anche da noi a

giorni; nel frattempo Apple ha già aggior-

nato il sito per chi volesse approfondire

il tema. Per quanto concerne i prezzi, al

di là del “mostro” con Core i9 già citato, il

punto di partenza del modello da 13’’ con

Touch Bar è di 2.099 €, mentre si parte

da 2.899 € per il modello da 15’’. Previ-

sta, come sempre, ampia possibilità di

personalizzazione della configurazione.

Apple sostituirà MacBook Air in autunno E ci sarà anche un iPad Pro da 11 polliciRinnovamento totale del catalogo hardware per Apple, novità anche per Apple Watch e finalmente verrà lanciata la stazione di ricarica AirPower di Massimiliano DI MARCO

Secondo alcune indiscerzioni Apple prepara un rinnovamen-to totale del catalogo hardwa-re. Dopo l’anniuncio dei nuo-vi MacBook Pro, sono attese novità anche per iPad, Apple Watch e persino per il Mac Mini. Nessun prodotto del catalogo hardware della casa di Cuperti-no sarà escluso dai prossimi ag-giornamenti hardware secondo una nota che l’analista Ming-Chi Kuo di TF International Securities ha inoltrato agli investitori e i cui dettagli sono stati riportati da 9to5mac. Per iPad si parla di un

nuovo modello Pro con schermo

da 11 pollici, che dovrebbe sostitui-

re l’attuale iPad Pro da 10,5 pollici.

Tutti i nuovi modelli dovrebbero

avere il sistema di riconoscimento

Face ID integrato e “dimenticare” il

tasto Home presente sin dal 2010

La gamma desktop Mac verrà

aggiornata con i processori Intel

Core di ottava generazione. Ciò

include gli iMac e persino il Mac

Mini, attualmente fermo al 2014.

Inoltre il MacBook Air dovrebbe

essere definitivamente rimpiazza-

to da un altro modello, più econo-

mico rispetto ai MacBook Pro, ma

l’analista non ha divulgato ulteriori

dettagli. Gli Apple Watch dovreb-bero godere di uno schermo leggermente più grande: 1,57 e 1,78 pollici le due diagonali attual-mente previste. Infine dovrebbe

essere finalmente lanciata sul mer-

cato la stazione di ricarica wireless

AirPower nonché una versione ag-

giornata delle cuffie AirPod.

di Franco AQUINI

Apple ha finalmente trovato una

soluzione per il “problema tastie-

ra” di MacBook e MacBook Pro.

Dopo aver riconosciuto il problema

avviando un programma ufficiale di sostituzione in garanzia, emergono i

dettagli sulla soluzione tecnica trova-

ta, a scoprirlo è stato ifixit. Nei nuovi

MacBook Pro da 15 pollici ci sarebbe

infatti la nuova tastiera che integra al

suo interno un meccanismo venuto alla

luce qualche mese fa, quando Apple

PC Svelata da ifixit la soluzione applicata da Apple nei nuovi MacBook Pro da 15 pollici

Risolto il problema della tastiera dei MacBook Pro Apple ora inserisce un sottile strato di silicone Alle tastiere sarebbe stata applica una delle soluzioni già viste nei brevetti Apple di marzo

brevettò un paio di soluzioni per far fronte al problema della polvere e dello “sporco” che si accumula sotto i

tasti e in alcuni casi li blocca. Alla fine

sembra averla spuntata la soluzione più

semplice, ovvero quella dello strato di

silicone che ricopre le parti più delicate

del meccanismo, impedendo a polvere

e briciole di intaccare il meccanismo

(qui il video di ifixit). La membrana in

silicone dovrebbe risolvere il problema

isolando il meccanismo e producendo

un effetto secondario che non dispia-

cerà ai più. Con la membrana i tasti

saranno molto più silenziosi. La tastiera

del MacBook Pro infatti, soprattutto per

chi scrive quotidianamente, non è certo

la più silenziosa. Stranamente l’azienda

non ha comunicato la novità, com’è in-

vece solita fare.

Page 22: 02 Premium, accordo con DAZN: gratis alcune partite di ...

torna al sommario 22

MAGAZINEn.182 / 1816 LUGLIO 2018

di Franco AQUINI

M icrosoft ha lanciato Surface

Go, simile agli altri componen-

ti della serie a livello estetico,

verrà proposto ad un prezzo molto più

aggressivo: 399 dollari, mossa che ci

sembra pensata per contrastare diretta-

mente iPad e i Chromebook di Google.

Arrivo sul mercato (inizialmente USA)

il 2 agosto. Leggermente più piccolo

nelle dimensioni rispetto a Surface Pro

4, mantiene comunque il design e lo

spirito comune a tutta la serie: schermo

3:2 con risoluzione 1800x1200, soste-

gno integrato nello chassis, fotocamera

frontale con riconoscimento del volto e

connettore proprietario per collegare

una docking station. Su un lato è pre-

sente anche una porta USB-C 3.1. Due

le versioni principali: la prima con 4GB

di RAM e 64GB di memoria eMMC (399

dollari in US) mentre la seconda, decisa-

mente più interessante, prevederà 8GB

di RAM e 128GB di SSD (549 dollari). A

parte andranno acquistati gli accessori:

PC Microsoft ha presentato ufficialmente Surface Go, nato con il chiaro obiettivo di contrastare iPad e Chromebook

Surface Go, il low-cost di Microsoft che sfida Apple e GoogleCon il solito design, Surface viene proposto al prezzo decisamente accattivante di 399 dollari. Già partiti gli ordini

Surface Go Type Cover costerà 99 dol-

lari (versione in alcantara a 129 dollari).

Il mouse costerà 34,99$, mentre la Sur-

face Pen a 99$. Tutti prezzi in dollari

che, si spera, verranno mantenuti con

cambio alla pari in Euro. Ma per quanto

riguarda il nostro Paese, che comunque

figura tra i primi destinatari del prodot-

to, dovattendere qualche ora. Le vere

differenze rispetto al fratello maggiore,

oltre che per il display da 10 pollici, sono

però nella sezione CPU+GPU. Surface

Go monterà un Pentium Gold 4415Y, un

dual-core di settima generazione che

Microsoft ha scelto per l’ottimo bilancia-

mento tra performance e consumi.

Surface Go promette infatti nove ore di

batteria. Per ora il mercato vedrà arri-

vare soltanto la versione Wi-Fi, ma un

modello LTE è previsto già per i pros-

simi mesi.

Infine il sistema operativo, che non po-

teva non essere Windows 10 S. Anche

in questo caso, l’utente potrà scegliere

se passare alla versione standard di

Windows gratuitamente. Rimangono

di Massimiliano DI MARCO

L o aveva promesso: le pubblicità sa-

rebbero state potenziate grazie al

supporto della realtà aumentata per

garantire più spazio di manovra agli in-

serzionisti sul News Feed di Facebook.

Un selezionato numero di utenti, ha ri-

portato TechCrunch, ora sta provando

la funzione, che permette di indossare in

anteprima – ovviamente a livello virtuale

- grazie alla fotocamera di uno smartpho-

ne accessori, come occhiali da sole e bor-

se. Le pubblicità di questo tipo appaiono

nel feed come qualsiasi altra foto o video

tradizionale. La differenza la fa l’opzione

“tocca per provarlo” che permette di

usufruire delle possibilità della realtà au-

mentata per provare virtualmente il pro-

dotto e, nel caso, comprarlo subito dopo.

Una novità che l’azienda guidata da

Mark Zuckerberg aveva preannunciato

allo scorso F8 e confermata ora dal vice-

SOCIAL MEDIA E WEB Basta lo smartphone per indossare virtualmente occhiali da sole e borse

Su Facebook vedi un prodotto che ti piace e lo proviDiversi i partner già a bordo, tra di essi nomi noti della moda come Michael Kors e Sephora

presidente del product marke-

ting del reparto global marke-

ting solutions Ty Ahmad-Taylor

durante un evento a New York.

Quest’ultimo ha parlato di “col-

mare il divario” fra l’esperienza

della prova nei camerini e nei

negozi e la volontà degli utenti

di poterlo fare da casa od ovun-

que siano. “Le persone - ha

spiegato Ahmad-Taylor parlan-

do delle prove prodotto - tradi-

zionalmente devono andare nei negozi

per fare questo, ma vorrebbero provarlo

a casa, così in questo modo ‘colmiamo il

divario’”. Fra le prime aziende pronte a

sfruttare l’iniziativa ci sono Michael Kors,

Sephora e Bobbi Brown.

Facebook ha anche annunciato Video

Creation Kit, uno strumento finalizzato

agli inserzionisti grazie al quale incor-

porare le immagini esistenti in pubblici-

tà video pensate per essere godute da

smartphone e tablet e i primi riscontri

delle attività commerciali che hanno te-

stato la funzione sono stati positivi.

Lo spazio per nuove inserzioni è pratica-

mente esaurito, come aveva anticipato

Facebook preannunciando ai suoi inve-

stitori che avrebbe potuto essere regi-

strato un calo degli introiti derivanti dalle

pubblicità. Ora l’azienda sta lavorando

per rendere le inserzioni sul suo social

network più intriganti.

tuttavia alcuni dubbi sulla reale utilità di

un dispositivo che, sulla carta, dovreb-

be contrastare Apple iPad e Google

Chromebook. Come si comporteranno

le applicazioni desktop con questo pro-

cessore e su un display di appena 10

pollici? A dircelo, come sempre, sarà la

prima prova sul campo.

Estratto dai quotidiani onlinewww.DDAY.it

Registrazione Tribunale di Milanon. 416 del 28 settembre 2009

e

www.DMOVE.itRegistrazione Tribunale di Milano

n. 308 del’8 novembre 2017

direttore responsabileGianfranco Giardina

editingClaudio Stellari

EditoreScripta Manent Servizi Editoriali srl

via Gallarate, 76 - 20151 MilanoP.I. 11967100154

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MAGAZINEn.182 / 1816 LUGLIO 2018

di Roberto PEZZALI

Y.C. Chen - Senior Product Manager Notebook di

Asus, cerca di spiegarci così come gli è venuta

l’idea alla base di ScreenPad, l’innovativa soluzione

adottata da Asus sul nuovo ZenBook Pro: “La touchbar

dei MacBook Pro è scomoda, i tasti funzione non hanno

accesso diretto e ci sono molte impostazioni che richie-

dono più passaggi”. ScreenPad è per certi versi simile

alla Touchbar di Apple: se a Cupertino hanno pensato ad

una barra funziona che potesse essere personalizzabile

tramite software, in Asus hanno provato a raggiungere lo

stesso obiettivo con uno schermo touch da 5.5” Full HD

posto sotto il trackpad. Che resta un vero trackpad, con

schermo in vetro cliccabile agli angoli: a schermo spen-

to nessuno potrebbe mai dire che quello è in realtà un

display, ma ovviamente ScreenPad non è fatto per stare

spento. Y.C. Chen ci spiega che hanno pensato soprat-

tutto ai professionisti, a coloro che cercano un prodotto

di fascia alta con ampie possibilità di personalizzazione.

ScreenPad ha infatti debuttato al Computex di Taipei sul

nuovo ZenBook Pro, un portatile che risponde alla sigla

UX580 e che punta a soddisfare una fascia esigente di

utenti con una configurazione di tutto rispetto. Lo scher-

mo infatti è un pannello 4K da 15.6” touch, e Chen ci

spiega che ogni singolo esemplare viene calibrato in

fabbrica per avere un DeltaE inferiore all’2%. Il pannel-

lo è calibrato per coprire perfettamente gli spazi colore

Rec709 e P3, ed è spinto da una NVIDIA GeForce GTX

1050ti con 4GB DDR5.

Il processore è un Intel Core i9-8950HK, 16 sono i GB

di RAM DDR4 e da 512 GB è il disco SSD PCI Express.

Il prezzo è premium: il listino italiano non è ancora stato

definito ma sicuramente si parte dai 2300$ del prezzo

americano. L’interesse è tutto per lo ScreenPad: Chen ci

mostra le diverse modalità di utilizzo, una dove è possi-

bile richiamare una serie di applicazioni e widget come

calendario, calcolatrice e controlli dedicati ad alcune

app, come ad esempio Youtube, e l’altra con lo scher-

mo che diventa una estensione di quello principale. Lo

ScreenPad, nonostante abbia le dimensioni dello smar-

tphone viene visto come un monitor esterno controllato

da un driver particolare: le finestre possono essere tra-

scinate dallo schermo principale al piccolo monitor sotto

il trackpad, operazione questa che al momento presenta

ancora qualche piccolo problema di adattamento. Asus

prevede anche la possibilità di far creare all’utente macro

personalizzate per i programmi, e in futuro non esclude

anche di rilasciare un SDK per permettere a chiunque di

creare applicazioni per lo screenpad. L’idea come abbia-

mo detto è coraggiosa, perché le criticità di un prodotto

simile non sono poche: Asus ha pensato di utilizzare lo

ScreenPad su un notebook rivolto ad una utenza che

forse preferiva un prodotto con meno fronzoli, e infatti

in altri mercati è possibile acquistare lo stesso modello

senza lo schermo da 5.5”. Che può essere utile, ma che

agli occhi di molti professionisti è un costo aggiuntivo

per una cosa che difficilmente verrà usato, e la touchbar

insegna: probabilmente centinaia di migliaia di acquiren-

ti del MacBook Pro da 15” l’avrebbe acquistato senza

touchbar, motivo questo per il quale Apple ha scelto di

realizzare solo versioni dotate di barra OLED.

L’utilità di avere una calcolatrice o un calendario sul

trackpad è minima se si calcola che ognuno ha sempre

uno smartphone in tasca o sulla scrivania che può fare

la stessa cosa, e forse il vero potenziale di Screenpad si

sprigionerà quando a seconda dell’applicazione aperta

sul pad sarà possibile avere una serie di scorciatoie utili

e personalizzabili. Ma questo richiede un impegno note-

vole sia da parte di Asus sia da parte degli sviluppatori

di applicazioni professionali: Apple, che ha spinto nella

stessa direzione con la Touchbar, ha comunque faticato

ad ottenere l’appoggio da parte di tutti: con le app “non

Apple” la personalizzazione della touchbar ha richiesto

svariati mesi e ancora oggi ci sono programmi con i qua-

li la Touchbar non interagisce. Asus deve costruire una

strategia attorno allo Screenpad: oltre al 15.6” ci sarà

anche un 14” che costerà meno, in virtù di un monitor

Full HD non touch e di un hardware meno potente. Un

prodotto pensato più per le masse, e anche più piace-

vole da vedere esteticamente: al momento non c’è un

prezzo, ma dovrebbe comunque costare decisamente

meno di quanto viene chiesto per l’UX580, ovvero in-

torno ai 2.500 euro. Questo prodotto paradossalmente

potrebbe essere più “indovinato”: l’utente consumer

sicuramente è più attratto da una caratteristica come

lo Screenpad rispetto ad un utente professionale che

guarda con diffidenza le novità e preferisce la con-

cretezza. Da quanto abbiamo potuto vedere in questi

mesi con la Touchbar infatti un utente di un certo tipo

preferisce usare le scorciatoie a tastiera, che conosce

a memoria, piuttosto che affidarsi a macro e funzioni

preimpostate sulla barra. Lo abbiamo provato qualche

minuto, ed è una di quelle cose per le quali bisogna farci

la mano e solo il tempo dirà se Asus ci ha visto giusto:

il trackpad 2.0 potrebbe diventare un qualcosa che tut-

ti i produttori imiteranno, ma potrebbe anche restare

spento, perché in fin dei conti il trackpad basta e avan-

za. E di schermo ne basta uno.

PC Asus lancia la nuova serie ZenBook Pro con una soluzione del tutto inedita: al posto del trackpad c’è uno schermo da 5.5”

ZenBook Pro con ScreenPad, non solo vantaggi Lo ScrenPad offre molte funzioni in più ma è una scelta coraggiosa per il segmento prosumer, che spesso non ama le novità

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MAGAZINEn.182 / 1816 LUGLIO 2018

di Francesco FIORILLO

D opo l’immancabile periodo di pro-

va, ad appannaggio esclusivo de-

gli utenti iscritti al programma Pre-

view, il nuovo aggiornamento di luglio è

finalmente pronto per essere scaricato

da tutti i possessori della console di Re-

dmond. L’update, come da promessa,

porta con sé diverse interessanti novità

e introduce l’attesa opzione FastStart.

Destinata ai titoli del catalogo Game

Pass (al momento la lista dei giochi

compatibili non è stata ancora divulga-

ta), tale implementazione garantisce un

avvio molto più rapido in specifici gio-

chi, sia per quel che concerne lo scari-

camento dei dati, sia l’accesso diretto al

titolo stesso. Il sistema identifica infatti

quali sono i file necessari per iniziare a

giocare e pone la priorità del download

proprio su questi ultimi. In pratica si avrà

la possibilità di avviare un gioco in tem-

pi nettamente più celeri e senza dover

attendere il completamento del’installa-

GAMING FastStart permetterà un avvio più veloce nei giochi inseriti nel catalogo GamePass

Xbox One si aggiorna e introduce il FastStart L’aggiornamento introduce anche inedite opzioni relative alla gestione dei contenuti

zione. La seconda grande novità risiede

invece nell’inedita funzionalità Gruppi,

che consente finalmente di creare delle

vere e proprie cartelle per i contenuti

installati. Essendo collegata all’account

Xbox Live, l’opzione in questione per-

metterà di mantenere le proprie modifi-

che anche su altre console e riuscirà nel

difficile intento di rendere la gestione

dei vari giochi e delle app una pratica

nettamente più agevole. Dopo aver in-

stallato l’aggiornamento sarà possibile

infine richiamare una nuova barra di ri-

cerca premendo semplicemente il tasto

Y, mentre miglioramenti sia alla condi-

visione del controller su Mixer, sia alla

stabilità generale, renderanno più sem-

plice anche la vita di tutti quei giocatori

inclini alla condivisione delle proprie

sessioni di gioco.

di Roberto PEZZALI

M icrosoft accontenta i fans. A

metà. Con il prossimo aggiorna-

mento dell’Xbox One, che arri-

verà per gli utenti del programma Xbox

Insiders a brevissimo, Microsoft porta

il Dolby Vision sull’Xbox One X e sul-

l’Xbox One S. Dopo il Dolby Atmos per

l’audio arriva così anche la versione a

metadati dinamici dell’HDR, sfruttando

con molta probabilità lo stesso trucco

usato anche da Apple e dai produttori

di blu-ray. I Dolby Vision richiederebbe

infatti un HDMI 2.1, ma una serie di mo-

difiche hanno permesso di veicolarlo

anche tramite HDMI 2.0a: i TV LG e i

Sony top di gamma, ad oggi tra i po-

chi che gestiscono il formato, sono già

stati aggiornati per accettare questa

variante di Dolby Vision tramite HDMI.

Il supporto inserito da Microsoft è tutta-

via dimezzato: solo Netflix, quindi una

applicazione, e niente giochi e neppu-

GAMING Con il prossimo aggiornamento di Xbox One Microsoft aggiungerà anche il Dolby Vision

Xbox One: arriva il Dolby Vision, ma funziona a metà Al momento il supporto è garantito solo per Netflix: niente Blu-ray Ultra HD e niente giochi

re Blu-ray Ultra HD. I giochi potevano

guadagnare parecchio con il Dolby Vi-

sion: la gestione della dinamica frame

per frame avrebbe portato innegabili

vantaggi in molte scene, soprattutto

sui rapidi passaggi luce ombra.

Ma anche il blu-ray ne avrebbe giova-

to: oggi i player Dolby Vision non sono

moltissimi e Microsoft con questa mos-

sa poteva sicuramente attrarre qualche

cliente in più, magari chi cerca un ver-

satile media player. Non è dato sapere

se in futuro Microsoft estenderà il sup-

porto: se è una questione di royalties

e di licenze basterebbe far scaricare,

a pochi euro, una versione compatibile

del player dallo store.

Chi lo vuole lo può comprare, chi non è

interessato al player blu-ray risparmia.

Sarebbero tutti più contenti.

Nintendo In produzione una nuova Switch anti-pirateriaIn arrivo le console Switch revisionate nell’hardware Identiche alle attuali non permetteranno lo sfruttamento dei bug del bootloader che hanno aperto la strada ai pirati di R. P.

Nintendo corre ai ripari: una falla nel processore NVIDIA scoper-ta a inizio anno ha permesso, in questi mesi, lo sviluppo di una serie di software e accessori per caricare software di terze parti, inclusi i giochi pirata. Un bug nel chip, prodotto da NVIDIA, che non può essere chiuso in nessun modo tramite aggiornamento software: si deve rimediare modi-ficando l’hardware in fase di pro-duzione. E Nintendo lo ha fatto: le console che stanno arrivando nei negozi in questi giorni sono già a prova di pirateria: apparen-temente sono identiche, ma han-no il bootROM modificato a pro-va di Fusée Gelée, il nome dato all’exploit che viene sfruttato per far partire applicativi di terze parti privi della firma di Nintendo.Nonostante sul mercato ci siano oltre 20 milioni di console vulne-rabili per le quali l’azienda nippo-nica non può fare nulla, è bene ricordare che per la Switch Nin-tendo ha realizzato un sistema di protezione dei giochi decisa-mente efficace e che nelle ultime settimane, proprio per questo si-stema di protezione, molti utenti che hanno cercato di fare i furbi stanno ricevendo il ban dai ser-vizi online.

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MAGAZINEn.182 / 1816 LUGLIO 2018

TEST Abbiamo provato l’LG C8, il TV OLED entry level della gamma LG dotato del nuovo processore α9: è davvero un gran televisore

LG OLED 55 C8, la perfezione è a un solo passo Il nuovo TV OLED C8 di LG può raggiungere la perfezione se chi lo acquista decide di investire qualcosa sulla calibrazione

LG 55C8LA PERFEZIONE È A UN PASSO. UN PASSO QUASI OBBLIGATO 2.499,00 €La vera novità dell’LG C8 è la possibilità di calibrazione hardware. Che è ben diversa dalla calibrazione automatica: usando uno strumento preciso e un software adeguato è possibile caricare nella LUT (Look-up Table) del televisore una mappatura precisa che rende il televisore un vero monitor di riferimento. Un OLED C8 calibrato è oggi la miglior espressione esistente della tecnologia OLED, e LG, che fornisce il pannello, è l’unica azienda che ha permesso a Calman di andare ad interfacciarsi con il controller del pannello andando a riscrivere una tabella che gli altri produttori hanno reso inaccessibile. Chi cerca il miglior TV e investe su un LG C8 non può esimersi dal trovare qualcuno che abbia l’espe-rienza e gli strumenti adeguati per farlo rendere al meglio. Senza di questi il TV è eccellente, ma non diverso dagli altri OLED sul mercato. Il processore a9 è un notevole passo avanti ma non è ancora perfetto, lo spunto di luminosità invece sembra decisamente più elevato di quello dell’AF8 Sony appena provato. E WebOS, insieme a Tizen di Samsung, ha una fluidità e una facilità d’uso che Android TV si sogna.

Qualità Longevità Design Semplicità D-Factor Prezzo

10 8 9 9 9 99.2COSA CI PIACE COSA NON CI PIACEQualità dell’immagine eccezionaleWebOS veloce e completoDolby Vision e Dolby Atmos

WebOS non viene aggiornato di anno in annoPer ottenere il 100% serve la calibrazioneGli ingressi sono posizionati male

lab

video

di R. PEZZALI, R. FAGGIANO

F inalmente riusciamo a mettere le mani sulla nuova

gamma OLED LG 2018: diversi modelli, ma quello

senza dubbio più interessante di tutti è il C8, do-

tato del nuovo processore α9 e dello stesso pannello

che equipaggia anche le altre serie. Il modello B8 infatti

non ha troppo senso: costa poco di meno e non ha il

processore evoluto, gli altri costano di più e la spesa

aggiuntiva è legata solo al design e all’audio.

Questa del C8 sarà una prova piuttosto breve e quando

avrete finito di leggerla capirete il perché. I TV OLED

sono ormai uguali tra loro, design a parte: il pannello è

quello, la qualità anche. Ogni produttore prova a dare

qualcosa in più con piccoli accorgimenti, ma la sostanza

non cambia: le differenze di qualità tra i diversi modelli

sono simili. LG su questa nuova generazione ha cam-

biato solo il processore, che era il suo punto debole, ma

tutte le novità del processore sono legate comunque a

sistemi di elaborazione digitale del segnale pensati per

chi guarda contenuti a bassa definizione e per chi vuo-

le sfruttare il motion compensation, quindi utenti che

lo usano con i giochi o per vedere lo sport. Il pannello

resta uguale, lo stesso usato da Sony, da Panasonic, da

Philips e da tutti coloro che chiedono il pannello a LG

Display, ma LG ha apportato due modifiche a nostro av-

viso fondamentali: ha rivisto il sistema di gestione della

luminosità, aumentando leggermente il picco di bian-

co, e ha permesso ad una azienda di andare a scrivere

direttamente nel processore di controllo del pannello,

quella zona dove vengono custodite le informazioni di

calibrazione impostate in fabbrica. Questa azienda è

Spectracal, che tramite l’app Calman ha predisposto un

sistema di calibrazione hardware del TV che sostituisce

quella fatta da LG. Usandola si raggiunge, come vedre-

mo, la perfezione.

Per il resto ci troviamo davanti ad un TV disponibile

nei tagli da 65” e 55”, con un ottimo sistema WebOS

dotato di tutte le app che servono, con un tuner velo-

ce, un buon audio con Dolby Atmos e soprattutto con

Dolby Vision. Il prezzo di listino della versione da 55” è

di 2.499 euro, ma sul mercato si trova già a circa 2.000

euro.

Design classico, ottima costruzioneIl design come sempre è molto soggettivo: il TV come

ogni OLED è sottilissimo, almeno nella parte alta. La

base deve piacere: è un blocco unico curvo, che parte

dal basso. Il risultato è molto particolare, ma nella sua

colorazione scura non è comunque così invadente.

L’unica nota negativa è l’impossibilità di utilizzare una

soundbar: starebbe davvero male, serve un mobile che

abbia un ripiano dedicato: davanti al C8 un diffusore,

anche sottile, non si riesce a posizionare.

Avendo elettronica e alimentazione integrati l’LG C8

nella parte bassa è spesso circa 6 centimetri, ma mon-

tato a parete non dovrebbe poi sporgere più di tanto.

Purtroppo parte dei connettori sono rivolti contro il muro

e nel caso di montaggio sarebbero inutilizzabili, sempre

che non si acquistino particolari spine angolate. In ogni

caso la scelta non è delle migliori. Le porte HDMI sono

tutte compatibili con segnali 4K HDR, e questo è un bel

vantaggio. Purtroppo tramite HDMI non è possibile ge-

stire né il frame rate variabile né i 120 Hz: il processore

lo supporta, il pannello anche ma il TV riesce a visualiz-

zare contenuti sono tramite chiavetta USB. Una sorta di

“demo” di una funzione che probabilmente verrà imple-

mentata sui TV il prossimo anno. Samsung, con il suo

box esterno collegato tramite una fibra, è sicuramente

l’azienda più avanti nella gestione degli ingressi e del

segnale, e una soluzione simile sull’OLED LG permette-

rebbe di avere dei TV spessi come fogli da agganciare

al muro con un box ingressi eventualmente aggiornabi-

le o sostituibile. LG ha il W8 con questa filosofia, e costa

tantissimo: Samsung è riuscita a renderla più abborda-

bile. Il telecomando è il classico modello LG, look non

troppo premium ma funziona bene e il puntatore è co-

modo, soprattutto per gestire l’interfaccia WebOS.

segue a pagina 27

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torna al sommario 27

MAGAZINEn.182 / 1816 LUGLIO 2018

WebOS è un piacere da usareWebOS di LG insieme a Tizen di Samsung sono oggi le

uniche piattaforme smart TV che non creano frustrazio-

ne utilizzandole. WebOS è veloce e completa, ricca di

opzioni e anche piacevole da usare dal punto di vista

grafico. L’aggiornamento del 2018 porta qualche fun-

zione in più, come la possibilità di usare la ricerca vo-

cale con machine learning, tuttavia siamo consapevoli

che parte delle innovazioni legate all’ambiente smart

difficilmente verrà usata o apprezzata da tutti.

I consumatori chiedono le app per lo streaming video,

e le app qui ci sono. Sulla versione italiana Web OS

infatti troviamo Netflix, Tim Vision, Amazon Prime, Chili,

Rakutem, Infinity, Spotify e Youtube. Impostando il TV

su “tedesco” appare anche Dazn, l’app di Perform per

lo streaming video di eventi sportivi: è già pronta e fun-

ziona, LG ci metterà pochissimo a renderla disponibile

a tutti.

Sintonia lenta ma zapping veloceLe operazioni di sintonia dei canali tv sono attuabili dal-

la stessa schermata del menù per il digitale terrestre

e per il satellite. La sintonia sul digitale terrestre non è

molto rapida perché si riscontra qualche inciampo sul-

le frequenze con segnale più debole, dove il tv fatica

a trovare tutti i canali trasmessi. Al termine comunque

i canali disponibili ci sono tutti. Per quanto riguarda il

satellite, se si sceglie la configurazione per Tivùsat, la

sintonia sembra non partire nemmeno, probabilmente

grazie a una lista precaricata e aggiornata. Per impianti

più evoluti si possono sintonizzare anche altri satelliti

come Astra. Eccellente il comportamento con la cam di

Tivùsat: zapping immediato e nessuna incertezza nel

passaggio Rai – Mediaset nemmeno subito dopo l’in-

stallazione. Sul canale Arte HD compaiono subito i dati

hbb, molto lento invece il caricamento degli analoghi

contenuti sui canali Mediaset.

Riproduzione audio più che soddisfacentePer quanto riguarda l’audio del tv ricordavamo le otti-

me prestazioni della serie precedente che qui abbiamo

ritrovato, anche se non proprio allo stesso livello, ma

pur sempre nettamente al di sopra della media degli

altri televisori di pari livello. Abbiamo anche ritrovato il

sistema di calibrazione automatica dell’audio: sul tele-

comando c’è il microfono per i comandi vocali che qui

viene sfruttato anche per valutare l’acustica dell’am-

biente e regolare di conseguenza l’audio del tv.

La procedura è semplice e rapida, basta far partire la

sequenza di toni di prova dal menù audio e puntare il

telecomando verso la base del tv; i risultati poi posso-

no essere esclusi o si possono aggiungere maggiori

bassi oppure acuti. Il meglio però si ottiene attivando

il Dolby Atmos: non ci sono veri effetti di circondamen-

to a 360°, però il suono si allarga, diventa più coinvol-

gente e dona qualche effetto surround, il tutto senza

mai eccedere: abbiamo portato il livello fino a 80 su

100 e il tv non ha fatto una piega, anzi la qualità audio

migliora ulteriormente con film in Dolby Digital multi-

canale. Ottima e realistica la resa sonora seguendo le

partite di calcio dei Mondiali, con un contributo dei ti-

fosi sugli spalti molto coinvolgente, specie sulla traccia

audio senza commento . Rispetto alla serie precedente

manca solo un maggiore impatto sulla gamma molto

profonda, dove solo un sub separato può fare la dif-

ferenza.

Un TV a due faccie Ma entrambe sorridonoIl pannello come abbiamo detto è lo stesso dello scor-

so anno: riflette poco, è luminoso quanto serve e non

soffre, almeno nel nostro esemplare, dei problemi di

uniformità ai livelli vicini al nero. LG sembra aver risolto

ogni problema di produzione e, seppur senza richie-

dere un cambio generazionale, questo pannello sem-

bra decisamente più “pulito” e soprattutto più preciso

a controllare le sfumature vicino al nero totale. Resta

una certa propensione a lasciare l’immagine impres-

sa qualche secondo: lo si nota soprattutto quando si

lascia un menu molto luminoso per circa venti minuti,

ma è una situazione che a noi è capitata solo in fase

di calibrazione e con segnali test. E comunque è spa-

rita, non ha lasciato traccia. Come dicevamo il C8 è un

TV a due facce, e iniziamo dalla prima. Il TV dispone

di un sistema di calibrazione hardware automatica: si

collega il generatore all’ingresso, si posiziona la sonda

calibrata e tramite Calman si sceglie un profilo creato

ad hoc che prevede calibrazione separata per HDR e

SDR. Nel caso dell’HDR si possono fare sia HDR10 che

Dolby Vision.

La procedura richiede dai 45 minuti alle svariate ore a

seconda della velocitò della sonda e della precisione

richiesta. Non abbiamo speso troppo tempo, ma solo

dopo un’ora abbiamo raggiunto un risultato a dir poco

perfetto, con un margine di errore bassissimo. La cali-

brazione viene scritta nella memoria, non può essere

cancellata se non con un reset totale di fabbrica: il C8 è

un pannello di riferimento preciso come un chirurgo sia

sulla scala di grigia sia sulla resa cromatica.

Inutile dire che in questa modalità è un tripudio per

gli occhi, con il TV che è trasparente al segnale come

dovrebbe essere: quello che è inciso su blu-ray o invia-

to via streaming viene visualizzato, senza alterazioni.

Con segnali HDR l’LG calibrato risulta leggermente più

dinamico del Sony AF8, merito di un circuito di gestio-

ne della luminosità meno conservativo e aggressivo:

probabilmente consuma qualcosa in più, ma riesce

ad avere uno spunto maggiore sul bianco. Basse luci,

colori, sfumature, c’è tutto: in ogni ambito non si trova

elemento che può essere oggetti di critica, è davvero

tutto perfetto. Qui si è raggiunta la perfezione. L’altra

faccia è invece per quelli che arrivano ad un “passo”

dalla perfezione: il TV di fabbrica non esce calibrato

benissimo, sicuramente peggio di un Sony o di un Pa-

nasonic. Qualche regolazione si può fare, la resa qua-

litativa resta eccellente ma non è certo la stessa resa

che si ottiene regolando la TV. I banchi ISF, presenti di

fabbrica, sono comunque i due profili più accurati.

Il processore α9 è un ottimo upgrade rispetto alla ge-

nerazione precedente: la gestione dell’interpolazione

è migliorata moltissimo e anche l’upscaling di contenuti

TV funziona molto bene. Sono due gli aspetti dove il

processore lavora meglio, la riduzione del rumore e la

gestione delle sfumature, molto più morbide.

Ottima anche la riduzione degli artefatti di movimento

visibili attorno ad un soggetto che si muove rapidamen-

te su un fondo statico. Le migliori del processore sono

comunque apprezzabili a pieno da chi lascia attivati i

filtri, da chi usa le modalità “sport” e “dinamico”, da chi

cerca di migliorare le immagini in qualche modo. Per

gli altri le differenze rispetto alla versione attuale sono

minime. Nonostante le migliorie la percezione, soprat-

tutto con il motion compensation, è che manchi ancora

qualcosa per raggiungere il livello del processore usa-

to da Sony sui suoi TV. Il C8 si vede bene, come si vede

bene ogni OLED in commercio: la qualità di visione può

soddisfare il 90% delle persone in ogni ambito, anche

i giocatori. Il nuovo processore infatti è molto veloce e

assicura un input lag decisamente baso, attorno ai 25

ms, anche in HDR.

Il C8, come abbiamo detto, può soddisfare al 100% an-

che i maniaci della qualità, e potrebbe anche essere

usato come monitor professionale in ambito broadcast:

serve un investimento aggiuntivo per calibrarlo, e non

farlo sarebbe un delitto.

TEST

Panasonic Lumix DC-GH5ssegue Da pagina 26

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MAGAZINEn.182 / 1816 LUGLIO 2018

TEST La soundbar Beam è l’ultima creazione di Sonos, ha dimensioni compatte ma non fa rimpiangere i modelli superiori

In prova Sonos Beam, costa il giusto e suona bene Non prosciuga il portafoglio e sfoggia prestazioni ottime, non solo con le colonne sonore ma anche con la musica

di Roberto FAGGIANO

L a gamma di diffusori Sonos è sempre più com-

pleta. Si aggiunge infatti un nuovo elemento nel-

la categoria home theater, la nuova Beam (449

euro), una soundbar compatta facile da abbinare an-

che a tv di formato medio e con la possibilità di essere

fissata a parete. Esteticamente ritroviamo la linea mi-

nimale degli ultimi diffusori Sonos, con superfici curve

per diffondere i suoni anche verso i lati. Tra le novità

più importanti, rispetto alla Playbar e alla Playbase, c’è

finalmente un ingresso HDMI ARC, in modo da poterla

collegare più facilmente al tv e gestire alcune funzioni

utili come l’accensione e spegnimento coordinate al

tv. Come sugli altri due modelli invece non troviamo

in dotazione un telecomando, tutto rimane affidato

all’applicazione di controllo. Come vuole la filosofia

Sonos rimangono le limitazione imposte alle migliori

colonne sonore: la Beam si ferma al Dolby Digital 5.1

e ignora DTS e Dolby Atmos. Tra le altre caratteristi-

che funzionali ritroviamo la calibrazione automatica

Trueplay per dispositivi Apple, l’AirPlay 2 quando sarà

disponibile e la compatibilità con l’ assistente vocale

Alexa di Amazon. Rimangono anche tutte le potenzia-

lità multiroom tipiche di ogni diffusore Sonos: Beam

può anche formare un completo sistema home thea-

ter aggiungendo il subwoofer e una coppia di diffu-

sori surround posteriori come gli One, ma il prezzo in

questa configurazione sale di molto. I comandi diretti

di tipo touch sono tutti sul pannello superiore, accom-

pagnati da una spia luminosa che indica la modalità

di funzionamento con diversi colori. Gli ingressi sono

ben incassati per l’installazione a parete e compren-

dono la presa HDMI (il relativo cavo è compreso nel-

la dotazione), la presa di rete e un ingresso digitale

ottico (utilizzabile tramite uno speciale adattatore

su HDMI, sempre compreso nella dotazione). Si può

usare anche il wi-fi per il collegamento alla rete ma

non c’è il bluetooth. La finitura è disponibile in colore

bianco e nero con griglia coordinata e finitura satina-

ta; le misure di Beam sono di 65 x 10 x 7 cm (L x A x

Sonos BeamLA SOUNDBAR CHE VA BENE ANCHE CON LA MUSICA 449,00 €La nuova piccola soundbar di Sonos ci è piaciuta molto, soprattutto perché non tradisce lo spirito di base di Sonos, volto a riprodurre egregiamente la musica. Le dimensioni compatte e il prezzo ancora accessibile ne fanno un buon ingresso nel mondo Sonos, con la possibilità di estendere la famiglia per l’ascolto multiroom. Le prestazioni sono ottime con i film e le migliori colonne sonore, capaci di fornire un buon coinvolgimento nonostante le dimensioni contenute e la mancanza di un vero subwoofer; ma il meglio arriva con la musica, dove non fa rimpiangere un normale diffusore wireless della stessa categoria. Unica avvertenza è quella di non alzare troppo il volume, perché la Beam mostra segnali di non gradire i livelli troppo elevati e indurisce la resa con film e musica.

Qualità Longevità Design Semplicità D-Factor Prezzo

9 8 8 9 8 98.7COSA CI PIACE COSA NON CI PIACEPrestazioni sonore con film e musicaDimensioni compatteRapporto qualità/prezzo

Non gradisce i volumi troppo elevatiNon è compatibile con dts e Dolby AtmosEstetica minimale

lab

video

P), quindi molto compatta e indicata per ambienti di

cubatura medio- piccola.

Costruzione sofisticata e originaleCome per ogni diffusore Sonos lo studio di progetta-

zione è stato lungo e complesso, per fornire le migliori

prestazioni della categoria non solo con l’audio della tv,

ma anche con la musica.

In dettaglio, dal punto di vista tecnico, la configurazione

degli altoparlanti sulla Beam è molto originale, infatti la

soundbar monta quattro larga banda ellittici, tre radiatori

passivi per i bassi e un solo tweeter centrale focalizzato

sui dialoghi. I cinque amplificatori digitali utilizzati sono

ripartiti tra tweeter e larga banda, come sempre non ne

viene indicata la potenza. Oltre agli altoparlanti, Sonos

ha integrato nel diffusore ben cinque microfoni per le

funzioni degli assistenti vocali di Amazon e in futuro

anche di Google e Apple, ma in Italia dovremo atten-

dere ancora prima di usarli.

Pochi passi sull’app per la messa in funzioneMessa in funzione molto semplice per la Beam, basta

seguire le istruzioni dell’app e collegare il cavo HDMI

in dotazione al televisore su una presa ARC. Se ave-

te un dispositivo Apple si può eseguire il Trueplay,

altrimenti si possono impostare i toni alti e bassi e

decidere se confermare il loudness inserito in fabbri-

ca o disattivarlo. Nel nostro caso abbiamo preferito

disattivarlo anche se sembra incidere poco sulla resa

finale. Dalla schermata principale si possono attivare

il limitatore di dinamica per l’ascolto in ore notturne e

l’enfasi sui dialoghi. A questo punto basta scegliere la

segue a pagina 29

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MAGAZINEn.182 / 1816 LUGLIO 2018

sorgente tra la tv, i contenuti musicali sul dispositivo,

le radio internet oppure un servizio musicale in strea-

ming tra i molti già previsti di serie nell’app.

Sound di famiglia in un involucro compattoPer la nostra prova abbiamo utilizzato un tv LG della

serie C8 e subito possiamo notare la piacevole com-

patibilità con il comando del tv per variare il volume,

in modo da non dover usare per forza l’applicazione.

Con i programmi televisivi testiamo l’enfasi sui dialoghi

ma preferiamo poi disattivarla perché tende a indurire

le voci, specie a volume sostenuto, forse colpa anche

del non eccezionale livello di partenza da parte delle

varie emittenti. Il confronto con l’eccellente sezione

audio del tv LG è un problema per la Beam, che fran-

camente non sembra meritare l’esborso economico

necessario per acquistarla.

Le cose cambiano rapidamente però se passiamo ai

film con colonne sonore multicanale, dove la Beam ini-

zia a fare la differenza: i dialoghi diventano più chiari,

gli effetti iniziano a farsi sentire anche se manca un

vero surround posteriore e soprattutto la gamma bas-

sa diventa autorevole e davvero profonda se parago-

nata alle dimensioni del diffusore. I colpi degli effetti

speciali non arrivano allo stomaco ma ci siamo molto

vicini. Anche in questo caso però notiamo come la

TEST

Sonos Beamsegue Da pagina 28

Beam non gradisca i livelli troppo elevati, stiamo par-

lando di un volume prossimo ai tre quarti del massimo,

ribadendo la preferenza per sonorizzare ambienti me-

dio piccoli.

Infine passiamo alla musica, ambiente in genere ostile

alle soundbar, dove invece la Beam raggiunge le mi-

gliori prestazioni, facendo subito pensare a un diffuso-

re di ben altre dimensioni. Troviamo ottima dinamica,

grande dettaglio degli strumenti, ampiezza e profondi-

tà della scena per un risultato che ha poco da invidiare

a quello di un diffusore come lo One: unica incertezza,

se proprio dobbiamo trovarla è ancora sulle voci fem-

minili che tendono a diventare troppo dure quando

sale il volume. La musica dalla Beam comunque esce

come raramente abbiamo ascoltato da una soundbar,

e ancor più raramente in questa fascia di prezzo.

FOTOGRAFIA

Eclissi di Luna del 27 luglio Come vederlaQuella del 27 luglio sarà ricordata come l’eclissi di Luna più lunga del se-colo: avrà una durata complessiva di quasi 4 ore. La Luna rimarra per 103 minuti completamente all’interno del cono d’ombra. A rendere ancora più entusiasmante l’osservazione della volta celeste quella notte ci saranno anche una caratteristica colorazione rossastra della Luna, dovuta all’as-sorbimento della luce solare da parte dell’atmosfera terrestre, e la presen-za nella stessa porzione di cielo del Pianeta Rosso. L’appuntamento è per le ore 21 italiane di venerdì 27 luglio quando la Luna, appena sorta a sud est avrà già fatto il suo ingresso nel cono d’ombra terrestre fino all’oscu-ramento totale che durerà dalle 21:30 alle 23:13. La scena potrà essere osservata a occhio nudo a condizione che il cielo sia limpido e meglio se lontano da disturbi luminosi.

di Roberto PEZZALI

I n casa Mavic Pro 2 può attendere:

l’evento di lancio, previsto per il 18

luglio, è stato rinviato. DJI aveva fat-

to le cose in grande, evento contempo-

raneo New York e Londra e ci eravamo

pure presi un giorno in più, al termine

della presentazione, per provare subi-

to sul campo quello che doveva essere

il nuovo drone “rivoluzionario” DJI, un

Mavic Pro con parte delle novità intro-

dotte dall’Air e con una videocamera

4K con apertura più ampia e sensore

più grosso. Ma questa mattina DJI ci ha

comunicato che l’evento è stato rinvia-

to a data da destinarsi.

“Abbiamo preso la difficile decisione

di annullare l’evento. DJI si era data

come obiettivo quello di portare sul

mercato un prodotto capace di offrire

la più alta qualità, qualcosa che non

esiste al momento. Siamo costretti a

GADGET L’arrivo del nuovo drone DJI era atteso per il 18 luglio, ma il prodotto non è ancora pronto

Mavic Pro 2 non è pronto, cancellato il lancio DJI: “Più tempo per lanciare un prodotto che raggiunga gli standard di innovazione prefissati”

rimandare l’evento di lancio ‘See the

Bigger Picture’ perché serve più tem-

po per lanciare un prodotto che possa

raggiungere gli standard di innovazio-

ne che ci eravamo prefissati. La user

experience è la nostra priorità più im-

portante, e vogliamo essere sicuri di

soddisfare a pieno i nostri clienti.”

Servirà quindi ancora qualche mese

per vedere il prodotto, ma forse è me-

glio così: un drone non è un giocatto-

lo e chi li produce deve garantire non

solo qualità ma anche sicurezza. pe-

rienza d’uso.

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MAGAZINEn.182 / 1816 LUGLIO 2018

segue a pagina 31

TEST Abbiamo fatto provare Lumix GH5s a chi col video ci lavora per avere un punto di vista professionale sull’ammiraglia Panasonic

Panasonic Lumix GH5s, la prova di un videomaker “Riprese ottime, anche quando non c’è luce” La nuova Panasonic Lumix GH5s vale il suo prezzo? Le differenze con GH5 sono davvero meritevoli di considerazione?

di F. PILOTTI, E. VILLA

N el presentare Lumix GH5s, la sua ammiraglia del

digital imaging, Panasonic ha sempre parlato de

“il top per i video” a testimoniare la sua spiccata

propensione per le immagini in movimento. La fotoca-

mera non ha bisogno di presentazioni: presentata allo

scorso CES di Las Vegas (ne abbiamo già realizzato un corposo hands on), GH5s è una macchina di al-

tissimo profilo con specifiche tecniche chiaramente

dedicate al foto/videomaker evoluto e al professionista

della ripresa. Alcuni dati sono esplicativi: registrazione

interna 4:2:2 a 10 bit, sensore a 10 megapixel ad altissi-

ma sensibilità, un Venus Engine di recente concezione,

supporto per la registrazione video Cinema 4K (C4K:

4096 x 2160) a 60p/50p senza limiti al tempo di re-

gistrazione, funzione di registrazione video V-Log L e

HDR Hybrid Log Gamma non sono caratteristiche che

si incontrano ovunque, oltre al fatto che la macchina

può registrare fino a 240 fps in modalità Full HD e ha

un sensore capace di gestire più rapporti d’aspetto a

seconda delle esigenze: 4:3, 17:9, 16:9 e 3:2.

Per questi motivi abbiamo deciso di realizzare una

prova un po’ diversa dal solito. Abbiamo consegnato

GH5s a un videomaker professionista della squadra di

Industria Creativa, agenzia specializzata in realizzazio-

ni video, chiedendogli di testarla per un mesetto e di

restituirci le sue impressioni, che sono dunque figlie di

30 giorni di lavorazioni intense. Quanto segue sono le

sue impressioni sulla macchina in sé e sul suo rapporto

con GH5, della quale GH5s eredita diverse caratteristi-

che (ma non tutte, ovviamente).

Molto simile a GH5 ma con qualche “extra” interessantePanasonic Lumix GH5S è realizzata in lega di magne-

sio e all’apparenza è molto simile a GH5. Due gocce

d’acqua: come GH5 è resistente alla polvere ed è

protetta contro gli spruzzi d’acqua, restituendo fin da

subito una buona sensazione di resistenza. Sono solo

due le modifiche estetiche rispetto a GH5, davvero

minime: il pulsante rosso di registrazione video e il

Panasonic Lumix DC-GH5sLA VIDEOCAMERA CHE NON HA BISOGNO DI LUCE 2.499,00 €Questa esperienza con GH5S ci dice che la camera ha fatto un salto siderale sul piano della qualità di ripresa in assenza di luce. Tutto qui, per modo di dire, perché lo scopo finale di Panasonic era quello di colmare questa lacuna evidenziata da tutti filmmnaker rispetto ad alcuni modelli della concorrenza. Ora l’ha fatto migliorando su tutti i fronti, slow motion compreso. Solo due mancanze precludono il titolo di “stato dell’arte” a GH5S. L’assenza di filtri ND anche solo elettronici, e la sparizione dello stabilizzatore ottico che funzionava alla grande su GH5. Soprattutto quest’ultimo è oggetto del contendere di molti forum di video/filmmaker. Quanto inciderà sul giudizio finale nel settore Pro è difficile stabilirlo a priori, ma quello che possiamo dire è che questa camera è davvero una soluzione Top, attualmente la più performate sul mercato del video nel rapporto qualità prezzo.

Qualità Longevità Design Semplicità D-Factor Prezzo

9 9 8 9 8 98.8COSA CI PIACE COSA NON CI PIACESistema dual ISO per riprese senza rumore in assenza di luceRiprese 1080p a 240 fpsRiprese 4k 4096x2160 a 60p

Mancanza stabilizzatore nel corpo macchinaAutofocus migliorabile10MP potrebbero non essere sufficienti per parte dei fotografi

lab

video

quadrante del selettore di modalità di scatto con anel-

lo rosso sullo stile della G9. Per il resto, il corpo della

Lumix GH5S è pressoché identico a quello della GH5,

non c’è nessun cambiamento nemmeno nel layout dei

pulsanti. Questo offre un paio di aspetti positivi: intanto

porta con sé tutte le caratteristiche di solidità, facilità di

impugnatura e maneggevolezza della sorella, ma offre

anche vantaggi a chi intende passare da GH5 a GH5s:

lo stesso design del corpo è ottimo per gli utenti GH5

poiché consente di condividere o trasferire facilmente

gli accessori, le gabbie e il montaggio personalizzato

su GH5S, mentre chi ha GH4 non può che cambiare il

proprio cage. Quanto sopra non ha molta rilevanza per

l’utenza consumer (che difficilmente passerà da GH5 a

GH5s, ndr), ma ce l’ha eccome per chi fa della videori-

presa il proprio mestiere. GH5s pesa 660 grammi con

la scheda di memoria e la batteria; 65 grammi in meno

di GH5, un bel risparmio di peso considerando che le

due fotocamere hanno lo stesso design del corpo e un

dato rilevante per chi ci lavora tutto il giorno, anche se

il minor peso deriva probabilmente da una funzionalità

mancante che vedremo dopo.

GH5s ha due slot SD, proprio come GH5, che posso-

no registrare in parallelo o in sequenza, senza limiti di

minutaggio. Entrambi gli slot sono destinati a ospita-

re schede SD V60 e V90, ovvero ad alta velocità per

supportare con certezza la scrittura a 400Mbit, uno dei

fiori all’occhiello di questo prodotto. È inoltre possibile

trovare sul body il jack da 3,5 mm per microfono, per

cuffie e la presa HDMI full size, decisamente comoda

anche grazie al box plastico in grado di proteggere la

presa da torsioni o colpi accidentali.

Sempre in ambito di connessioni notiamo con favore la

presenza della presa USB 3.1 sul lato della fotocame-

ra, mentre una novità rilevante durante le lavorazioni,

soprattutto dal vivo, è la modalità di ricarica della ca-

mera: grazie alla micro USB, Lumix GH5s può essere

ricaricata e operare anche con un power bank esterno

canonico piuttosto che con qualsiasi sorgente USB ali-

mentata.

In realtà dobbiamo ammettere che le batterie di GH5

durano davvero tanto, senza un uso intensivo in ripre-

se continuative si supera abbondantemente l’ora utiliz-

zando come monitor il display, un plus non da poco ma

se si utilizza monitoring remoto via Wi-fi ad esempio Panasonic GH5sCome si presenta la GH5s

lab

video

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torna al sommario 31

MAGAZINEn.182 / 1816 LUGLIO 2018

TEST

Panasonic Lumix DC-GH5ssegue Da pagina 30

per dare una preview al regista o al cliente

Altra cosa interessante ai fini della routine di video-

making: il jack per microfono da 3,5 mm può ora cat-

turare un ingresso di linea oltre a poter alimentare un

microfono che necessita di phantom, mentre la porta

di sincronizzazione flash sul lato anteriore può anche

essere utilizzata come terminale di ingresso/uscita TC

(Time Code), grazie al cavo di conversione BNC in do-

tazione con la fotocamera.

Chi ha utilizzato Lumix GH5 non tarderà a notare una

maggiore durezza nei tasti, un particolare che nel lungo

periodo potrebbe rivelarsi positivo in quanto potrebbe

garantire una maggiore durevolezza della camera.

Avendo usato la macchina per un mese, di sicuro non

possiamo giungere a conclusioni definitive su questo

punto, ma le premesse sono buone.

Sensore da “soli” 10 Megapixel Ma non è un difettoLa più grande differenza tra GH5 e GH5s è il sensore

di immagine da 10,2 megapixel che ha una risoluzione

notevolmente inferiore rispetto a qualsiasi recente mi-

crocamera micro-quattro terzi di Panasonic e Olympus.

Quando Panasonic ha lanciato la serie GH, GH1 e GH2

montavano un sensore multi-aspect di grandi dimen-

sioni, ma poi l’azienda è tornata ai normali sensori mi-

cro quattro terzi a partire da GH3. La differenza tra un

sensore multi-aspect e uno normale (come quello su

GH5 o G9), è che se si filma qualcosa di diverso dal

rapporto 4/3 in pratica si ritaglia l’output di uscita, il che

significa una risoluzione inferiore e una qualità dell’im-

magine di livello più basso, oltre al fatto che anche la

focale effettiva cambia quando si scatta in proporzioni

diverse. Ad esempio, un obiettivo da 24 mm divente-

rebbe circa 25 mm scattando in 3:2 e 26 mm quando si

scatta in 16:9. Dopo 7 anni di attesa, il sensore multi-as-

pect sovradimensionato rientra in pista con GH5S: per

questo motivo, quando si gira in formato 16:9 (ovvero

la maggior parte dei formati video), l’area del sensore

usata per la registrazione su GH5S è quasi il 20% più

ampia rispetto a quella di GH5, e per questo può forni-

re risultati di livello sensibilmente superiore. Ciò miglio-

ra la qualità dell’immagine e si “somma” al sensore con

meno megapixel, cosa che è tutto fuorché un difetto

per chi realizza video. Infatti se riduciamo al minimo la

luminosità nell’ambiente in cui ci troviamo, operando

ad alti ISO la camera si rivela estremamente più lumi-

nosa, garantendo così una pulizia dell’immagine dav-

vero sorprendente anche per chi ha usato buona parte

delle generazioni precedenti dello stesso prodotto. Dal

momento che i pixel sono presenti in quantità inferiore

rispetto al modello precedente, sono più grandi e per

questo consentono un assorbimento della luce molto

più elevato. Per videomaker e filmmaker, dunque, que-

sta è da considerarsi una caratteristica eccezionale, dal

momento che la camera non teme affatto le condizioni

di scarsa luminosità. In modalità V-Log L anche a 6400

ISO le riprese risultano pulite e nella modalità hybrid

Log gamma 12.800 ISO con un filo di sovraesposizione

si ottiene un’immagine più pulita rispetto a uno spazio

colore R.709 a ISO 6400.

Se non siete cinematographer super esigenti, dunque,

con ogni probabilità non sentirete l’esigenza di usare

plug-in quali Neat Video per effettuare la pulizia del-

l’immagine, anche registrando di notte con la poca luce

ambientale presente.

Un altro argomento che va toccato, ma sempre relativo

al nuovo sensore, è il design Dual Native ISO, che in

realtà non è una novità perché Panasonic ha inserito

questa specifica nei camcorder di fascia alta come

Varicam35 ed EVA1. Con questa espressione intendia-

mo che per ogni pixel sul sensore ci sono due circuiti

dedicati, ciascuno ottimizzato per una sensibilità ISO

diversa. C’è un circuito ISO basso e uno ISO alto: il

circuito influenza la lettura dal sensore prima ancora

dell’amplificazione del guadagno, in modo tale da non

introdurre rumore durante la conversione.

Il circuito ISO basso è abilitato quando si registra con

ISO inferiore a 800 (o inferiore a 1250 quando si ripren-

dono video in slo-mo). Qualsiasi cosa al di sopra invece

utilizza il circuito ISO alto per offrire una migliore qualità

dell’immagine ad alta sensibilità. L’ISO nativo massimo

è ora 51.200 e può essere esteso agendo sul menu a

ISO 204.800, otto volte e tre stop superiore al mas-

simo ISO di GH5. Oltre a questo bisogna notare che

anche l’ISO nativo minimo è sceso da ISO 200 a ISO

80, un’ottima notizia per chi riprende video di qualità:

la maggior parte dei produttori di videocamere sembra

concentrarsi solo sull’aumento del limite ISO in alto e

non molto spesso si vede diminuire l’ISO minimo, im-

portante per utilizzare al minimo i filtri ND, indispensa-

segue a pagina 32

Panasonic GH5sCome si presenta il sensore della GH5s

lab

video

Panasonic GH5sIl test ISO in interni

lab

video

Panasonic GH5sIl test ISO in esterni

lab

video

Page 32: 02 Premium, accordo con DAZN: gratis alcune partite di ...

torna al sommario 32

MAGAZINEn.182 / 1816 LUGLIO 2018

bili per attenuare la luminosità ambientale in condizioni

di piena luce.

La resa cromatica sugli incarnati - grazie al campio-

namento colore 4:2:2 10 bit - è parsa molto naturale,

l’immagine a 4k è straordinariamente pulita e le ombre

e le alte luci mantengono un ottimo dettaglio. Ovvia-

mente salendo con gli ISO, progressivamente si noterà

una desaturazione dell’immagine e anche una perdita

di dettaglio, ma questo è da tenere in conto in quanto

l’elettronica comunque apporta un suo intervento.

Qualche difficoltà per le produzioni “agili”Sulla qualità, niente da dire. Facciamo però notare

altri due aspetti tecnici importanti che possono con-

dizionare le lavorazioni di chi usa GH5s tutti i giorni,

e in particolare il fatto che nei modelli GH4 e GH5 un

obiettivo da 50 mm risultava essere un equivalente a

100 mm in Super 35, mentre sulla camera Lumix GH5s

il nostro 50mm diventa un 90mm. Non è un aspetto

particolarmente rilevante, certo, ma i filmmaker più

scrupolosi nella scelta delle ottiche dovranno proba-

bilmente fare un calcolo diverso per ottenere il risulta-

to ottimale. Da un lato ci si giova di un maggior gran-

dangolo, ma il sensore di maggiori dimensioni molto

probabilmente ha impedito a Panasonic l’inserimento

di uno stabilizzatore integrato senza cambiare il form

factor della mirrorless.

E questo dal punto di vista pratico non è una cosa

da poco, poiché si traduce in una maggiore difficoltà

nel fare movimenti a mano fluidi e stabilizzati anche

laddove si abbia un buon livello di esperienza. La

stabilizzazione ottica in GH5S non è più nel corpo e

nell’ottica, operando sui 5 assi, ma rimane solamente

disponibile sulle ottiche stabilizzate della casa, men-

tre internamente al corpo opera solo in elettronica

con un risultato mediocre.

Per tutte le produzioni “agili”, il fatto che questa nuova

camera Panasonic non sia semplice da addomestica-

re potrebbe rappresentare una criticità da non trascu-

rare, in quanto è necessario dotarsi di una steady e

quindi portare con sé più attrezzatura, quando invece

con GH5 era possibile effettuare movimenti fluidi so-

lamente da stabilizzare in post produzione, simulando

egregiamente l’effetto steady. Qui purtroppo un pro-

gresso non c’è stato.

Setup e produzione V-Log L e HDRIl setup di GH5s è analogo a

quello di una videocamera

pro e avviene tramite la ge-

stione del Timecode, sincro-

nizzando un cavo speciale. Il

Timecode è dunque utilizza-

bile per mettere in passo più

camere. A ogni modo è utile

ricordare che per necessità

di questo tipo sono comun-

que disponibili dei plug-in

di altissima efficacia come

alternativa e poi agire in mul-

ticam durante l’edit

Facciamo notare un’altra

cosa importante ai fini della

produzione: nella Lumix GH5s il profilo V-Log L è di

serie. È bene puntualizzare di cosa si tratti e perché

è importante: la registrazione V Log L è stata sviluppa-

ta con caratteristiche simili al Cineon, ovvero con una

curva tipica della digitalizzazione dei film, una curva

logaritmica in grado di apportare piccoli cambiamenti

di luminosità nelle aree più scure, garantendo un’otti-

mizzazione ad ombre e mezzi toni, mentre nelle alte

luci questa curva va appiattendosi per catturare una

gamma decisamente più ampia. A prima vista la regi-

strazione visionata su monitor sembra slavata, desa-

turata, privata dei colori, tutto sembra piatto. In realtà

l’immagine va trattata successivamente in post produ-

zione applicando quelle che sono definite come LUT

(Look up tables) ovvero dei preset in grado di correg-

gere i colori dell’mmagine emulando tipi di di pellico-

la e di trattamenti colore e contrasto tipici del mondo

cinematografico. Ogni azienda ha un suo Log tipico,

diverso da ogni altra. Panasonic è differente da Sony,

Blackmagic, Alexa, Red etc. Pertanto le LUT saranno

da ricercare tra quelle dedicate al nostro modello di

camera. Tornando alla tecnologia V-Log L dobbiamo

sottolineare che in realtà è una versione Lite del V log,

ma comunque in grado - seppur abbinata al sensore

micro 4:3 - di aggiungere più stop di luce sia nelle parti

chiare che in quelle scure del video, aumentandone le

sfumature e i dettagli. Con GH5s gli stop sono ben 12,

mentre per EVA la versione entry level professionale

delle camere Panasonic gli stop sono 14 anche grazie

all’adozione della versione V-Log estesa.

A differenza di GH4 e GH5, qui il profilo V Log L non

bisogna acquistarlo, è di serie e, soprattutto rispetto

a GH4, il bitrate di registrazione interno di 400 mega-

bit fa sì che non ci sia quasi più il rumore video dato

TEST

Panasonic Lumix DC-GH5ssegue Da pagina 31

Panasonic GH5sIl test in super slow motion

lab

video

dalla compressione che prima obbligava i possessori

di GH4 all’acquisto di un recorder esterno come l’Ato-

mos Ninja, in grado di codificare un segnale qualitativa-

mente più elevato grazie all’adozione del codec Prores

e a bitrate più elevati. Altra funzione da sottolineare

presente anche su GH5 è la registrazione HDR. Grazie

all’HDR è possibile, su un TV compatibile, la riprodu-

zione di un’elevata gamma dinamica, ovvero restituire

una luminosità di picco più alta preservando i dettagli

e le sfumature proprio come accade nel mondo del ci-

nema, laddove i film sono girati e proiettati al cinema

in HDR. Con la GH5S sarà quindi possibile registrare

e visualizzare su un TV compatibile HDR sfumature

metalliche con un realismo maggiore, piuttosto che un

tramonto con molte più sfumature cromatiche rispetto

a una registrazione standard. Chiaramente GH5S non

permette la preview dell’HDR sul display della camera,

occorre utilizzare un monitor che supporti il segnale e

restituisca in tempo reale l’anteprima. Nel nostro caso

abbiamo utilizzato un recorder Atomos Flame che as-

solve a questa funzione piuttosto bene. Lo spazio cro-

matico più ampio fa si che le immagini ci appaiano più

realistiche: occorre abituarsi al look&feel HDR perché

ancora non si è abituati vedere immagini che possono

riprodurre sia la parte luminosa che la parte più scura in

modo simile a quello che fa l’occhio umano.

Facile quindi capire perché l’HDR diverrà sempre più un

riferimento per il cinematographer che punta ad avere

un prodotto tecnicamente e qualitativamente molto

più espressivo e coinvolgente. Sempre tra i menu di

regolazione della camera è interessante sapere che

nel caso si voglia personalizzare un profilo colore che

non sia V Log o Rec 709 è possibile agire sul compor-

tamento delle ombre e delle sue relative curve alzando

e abbassando i contrasti per poi poter eventualmente

operare in post produzione per ottimizzare la resa.

Da evidenziare tutto il comparto Wi-fi e bluetooth che

permette di controllare la cam in remoto, tramite app

dedicata scaricabile gratuitamente dagli store IOS e

Android. Per chi utilizza la cam montata su una Gimbal,

un Crane o anche semplicemente in sospensione ad

esempio per riprese in Table Top, questa soluzione è

il massimo della praticità dato che permette, oltre a un

controllo totale sui parametri della camera, anche di

avere un secondo monitor wireless con la possibilità

di richiamo delle clip in play per riprodurle a distanza

sul device.

Panasonic GH5sRipresa e sviluppo in VLog

lab

video

Page 33: 02 Premium, accordo con DAZN: gratis alcune partite di ...

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MAGAZINEn.182 / 1816 LUGLIO 2018

TEST In un parco prodotti con smartphone che spesso si sovrappongono, Moto G6 Plus riesce comunque a imporre la sua identità

Moto G6 Plus, il Re dei budget phone è tornatoLa ricetta vincente che ha sempre contraddistinto il brand Moto G è tornata, correggendo tutti i difetti del suo predecessore

Motorola Moto G6 PlusPUNTO FERMO IN UN PARCO PRODOTTI CON TROPPI DISPOSITIVI SIMILI 299,00 €Di questi tempi sono parecchi i punti interrogativi che circondano Motorola e le sue strategie. In primis una politica di aggiornamenti insuffi-ciente dopo l’acquisizione di Lenovo, e un parco prodotti in cui il modello top di una famiglia di dispositivi ha caratteristiche simili al modello base della categoria superiore. In questo quadro di sovrapposizioni e prodotti dal ruolo poco chiaro (vedasi la serie Moto X), G6 Plus è invece uno dei punti fermi su cui Motorola può contare, in attesa che l’evento del 2 agosto racconti qualcosa di più del futuro. Nel frattempo, senza un nuovo smartphone Moto a fare da raccordo con la serie Z, il G6 Plus ha tutta la libertà di esprimersi e imporsi come uno dei medio gamma più interessanti del momento. Bello, veloce, equilibrato nelle prestazioni e semplicemente funzionale ad un prezzo competitivo: è la formula vincente con cui il marchio Moto G negli anni si è guadagnato la sua reputazione di best buy e con il G6 la tradizione continua. A 299 euro di listino non si può non prenderlo in considerazione.

Qualità Longevità Design Semplicità D-Factor Prezzo

8 7 8 8 8 98.0COSA CI PIACE COSA NON CI PIACEOttimo design: bello, solido e moderno.Esperienza utente pulita ed estremamente piacevolePrestazioni equilibrate

Il display non convince del tutto, ma è adatto alla categoriaProblemi audio nei video registrati con l’app fotocamera

lab

video

di Matteo SERVADIO

M oto G6 Plus è l’ultimo discendente di una sto-

rica famiglia di smartphone. Un lignaggio fatto

di caratteristiche di buon livello ad un prezzo

competitivo di cui Motorola ancora oggi si vuole vanta-

re, arrivata al numero 6 di questa legacy.

Oggi però, tra top di gamma aggressivi e budget pho-

ne di alto livello, riuscire a distinguersi in modo deciso

diventa sempre più difficile. Moto G6 Plus riesce a farlo

prima di tutto lavorando su quello che non funzionava

nel suo predecessore, a partire dal design. Sistema-

to questo, Motorola mantiene l’ottimo prezzo di lancio

di 299 euro e miscela buone caratteristiche da solido

medio gamma con quella che è, nella sua positiva

semplicità, un’esperienza utente sempre piacevole e

intelligente. E allora ecco che la sfida più grande di-

venta non tanto battere la concorrenza, ma piuttosto

mantenere unicità nell’ampio parco prodotti di Motoro-

la, in cui spesso i dispositivi si sovrappongono. Pur con

le sue lacune, Moto G6 Plus indovina anche questa,

spingendo via l’attuale Moto X4 che a questo punto

potrebbe non avere troppo bisogno di un successore.

Anche se, a giudicare dai rumor su Moto One Power, il quadro sembra destinato a cambiare ancora, ma que-

sta è un’altra storia.

Moderno e di carattere Moto G6 Plus centra il designPer descrivere il nuovo design di Moto G6 Plus baste-

rebbe metterlo accanto a G5 e G5s Plus. Il passo in

avanti da vecchia a nuova generazione è tanto eviden-

te da farli sembrare tre smartphone completamente

diversi, invece che prodotti della stessa serie.

Dove la gamma G5 era per lo più anonima con la sua

scocca tondeggiante in metallo, Moto G6 Plus si rende

immediatamente riconoscibile, mettendo in mostra un

vetro posteriore che riflette la luce con giochi sempre

nuovi. Dove G5 Plus e la sua revisione andavano sul

sicuro con microUSB e schermo in 16:9, il G6 Plus fa un

trattamento 2018 completo con schermo 18:9 edge-to-

edge da 5,9” e recupera terreno con la porta Type-C,

senza perdere il Jack Audio. Toglierlo da un dispositivo

di fascia media sarebbe stato un delitto.

Motorola ha posto davvero grande cura nell’estetica e

nella costruzione di questo Moto G6 Plus, attingendo a

piene mani dalle linee del Moto X4; lo smartphone che

ispirato il nuovo canone di design esteso a quasi tutti i

più recenti dispositivi Moto.

Il G6 Plus misura 160 x 75,5 x 8 mm di spessore ed è

compatto e maneggevole per essere un 5,9”, soprat-

tutto grazie al formato 18:9 dello schermo e il peso con-

tenuto di 167 grammi. Il tutto rimanendo decisamente

solido: lo smartphone non scricchiola e non flette, non

restituisce cattive sensazioni in mano e non dà l’im-

pressione di essere troppo cavo all’interno.

La back cover in vetro, pur avendo una finitura molto

morbida al tatto, non è particolarmente scivolosa e si

pulisce con facilità dalle impronte che inevitabilmen-

te si accumulano dopo qualche ora di uso. Niente di

drammatico comunque, in parte perché Motorola inclu-

de una cover (un po’ grezza a dire il vero) e in parte

perché il vetro posteriore assorbe discretamente le

sporcizie e non rovina i fantastici riflessi a forma di “S”

generati dalla luce.

Preparatevi comunque a pulirlo di tanto in tanto, op-

pure utilizzare la custodia. Anche perché la sporgenza

della fotocamera sarà sempre l’elemento più a contatto

diretto con la superficie quando appoggiate Moto G6

Plus. E a differenza della serie Z il camera bump non

ha alcuna funzione, perché non ci sono moduli da ag-

ganciare.

Nella confezione, oltre alla cover trasparente in sili-

cone, troverete il tipico cavo USB A-USB Tipo C da 1

metro circa e l’alimentatore TurboPower per la ricarica

rapida che esce a 5V-3A / 9V-1.6A / 12V-1.2A. Nota a

margine la resistenza agli schizzi d’acqua p2i, che non

permette in alcun modo l’immersione, ma protegge da

spruzzi e pioggia leggera.

Per quanto riguarda il lettore di impronte digitali, ad

essere sinceri lo avremmo preferito elegantemente

incorporato nel logo di Motorola al posteriore (come è

stato fatto per Moto G6 Play, Moto E5 Plus e Moto E5).

segue a pagina 34

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MAGAZINEn.182 / 1816 LUGLIO 2018

Ma bisogna ammettere che lo scanner fa il suo dovere

e, sebbene sia non fulmineo, è sempre molto preciso.

Display non irresistibile, l’audio sorprendeSe il design vizia con la sua qualità costruttiva ed este-

tica, il display dà un po’ la sensazione di far ritornare

Moto G6 Plus con i piedi per terra e ci ricorda il vero

prezzo di vendita di questo smartphone. In fondo si

tratta pur sempre di un budget phone, e da questo

punto di vista lo schermo da 5,9” IPS in formato 18:9

non è male. Il pannello è molto luminoso e ben visibile

sotto la luce del sole (al netto di qualche problemino di

polarizzazione con un paio occhiali da sole Polaroid).

La risoluzione FullHD è adeguata e aiuta l’autonomia, e

i bianchi sono belli puliti e luminosi. Di contro però i neri

non fanno impazzire e risultano poco profondi sia visti

di fronte, che con un minimo di inclinazione del display.

I colori invece spesso appaiono un po’ smorti, come

annacquati; qualcosa che si nota utilizzando quotidia-

namente lo smartphone, sulle icone e all’interno delle

app. n realtà poi con i contenuti multimediali Moto G6

Plus si difende abbastanza bene. E nelle impostazioni

è possibile personalizzare la riproduzione cromatica

con una modalità “vivace”, attiva di default e la tempe-

ratura colore, che spesso abbiamo preferito mantene-

re su tonalità più calde anche di giorno, per attenuare

l’eccessiva emissione di luce blu.

Dove invece Moto G6 Plus ci ha davvero sorpreso è

nella qualità audio che esce dall’unico altoparlante

frontale. Non tanto da avvicinarsi realmente ad un top

di gamma, ma abbastanza da permetterci di ascoltare

musica in sottofondo in modo molto casual senza pen-

tirsene. Un’esperienza che viene arricchita dai miglio-

ramenti audio di Dolby, disponibili all’interno di un’app

dedicata con molte possibilità di personalizzazione.

Dalla scelta di un profilo audio preimpostato, all’equa-

lizzazione in modalità intelligente o personalizzabile;

oltre al Volume Leveler che imposta lo stesso volume

per tutti i contenuti e le applicazioni in base al livello del

volume principale del dispositivo.

Infine, sebbene possa sembrare ormai poca roba, ab-

biamo apprezzato molto anche l’app dedicata alla radio

FM, per cui vale la pena spendere due parole anche

solo per l’interfaccia molto curata e squisitamente ma-

terial design di vecchia generazione. Un’applicazione

personalizzabile, intuitiva e piacevole da usare; chi an-

cora ascolta la radio sullo smartphone la apprezzerà.

Nel complesso, se un display con neri assoluti e colori

vibranti, con supporto HDR e altre chicche è la vostra

priorità (se state considerando un budget phone non

dovrebbe esserlo), questo dispositivo non fa per voi.

Se invece cercate una buona esperienza multimedia-

le, con il bonus di un ottimo audio, ad un prezzo con-

tenuto, allora Moto G6 Plus potrebbe offrire un buon

compromesso.

Un’esperienza utente che non delude Speriamo in aggiornamenti puntualiStoricamente sono due gli aspetti più apprezzabili

dell’interpretazione di Android secondo Motorola: la

pulizia dell’interfaccia che aggiunge qualche chicca ri-

spetto ad Android Stock e la suite di funzionalità smart

marchiate Moto, tra cui Moto Actions e Moto Display.

Non ci aspettavamo nulla di diverso da questo Moto

G6 Plus, che infatti ha tra i suoi punti di forza un’espe-

rienza utente estremamente piacevole. È qualcosa che

non si può provare scientificamente con dei test, ma

che viene fuori nell’uso concreto e quotidiano dello

smartphone. Un mix di scelte azzeccate che va dalle

poche ma utili app preinstallate, alla non-ridondanza

con i servizi Google e un’interfaccia che non dà mai la

sensazione di sovraccaricare l’utente.

È Android nella sua versione più essenziale, senza per

questo risultare scarna di funzionalità, ed è un approc-

cio che Motorola ormai ha rodato alla perfezione.

Lo si nota nel launcher, che riprende lo stile Pixel con

qualche interessante variazione sul tema, come l’effet-

to sfocato che accompagna le transizioni sulla home-

screen. Lo si nota soprattutto nel pacchetto di funzio-

nalità smart a marchio Moto, tutte racchiuse all’interno

dell’omonima applicazione, un hub di suggerimenti e

funzioni che fanno di un Motorola un Motorola.

Tra queste le ormai celebri Moto Actions, come il gesto

“doppio martello” per attivare la torcia o la rotazione ra-

pida dello smartphone per attivare la fotocamera. Azio-

ni che, quando si imparano a conoscere ed utilizzare,

fanno davvero comodo per immediatezza e semplicità.

Volendo c’è anche la navigazione tramite sensore che

abbiamo trovato efficace e ben implementata. Ciò si-

gnifica che si può bloccare il dispositivo tenendo pre-

muto lo scanner, attivare Google Assistant premendo

più a lungo e passare all’ultima app utilizzata scorrendo

velocemente per due volte. Più o meno come se utiliz-

zassimo il classico tasto multitasking.

Sotto la voce “Moto Display” troviamo poi le funziona-

lità Schermo Notturno, che ingiallisce la tonalità del di-

splay per affaticare meno gli occhi, e Schermo Attento

che tiene attivo il display quando lo si guarda.

Accanto a queste la vera e propria funzionalità Moto

Display, marchio di fabbrica degli smartphone Moto-

rola, che mostra le anteprime delle notifiche quando

lo schermo è spento. Si può richiamare passando la

mano davanti al display, può visualizzare il player mu-

sicale ed è interattivo, così da poter cambiare traccia

senza dover risvegliare lo schermo. In più mostra livel-

lo di carica della batteria e a conti fatti sopperisce alla

mancanza del LED di notifica.

Da citare infine anche l’assistente Moto Voice che si

invoca con il comando “Hello Moto” e la funzione Moto

Key che fa da password manager per loggarsi rapida-

mente alle app e ai siti web preferiti, e permette anche

di accedere ai dispositivi Windows.

Tutte funzionalità che oltre a risultare per la gran parte

utili, sono facili da comprendere perché ben spiegate

ed intuitive (e qui ci troviamo a pungere ancora una

volta Asus per le bizzarre voci e traduzioni della sua

ZenUI.)

Cosa fa invece storcere il naso in ambito software? I

dubbi sulla puntualità di Motorola in fatto di aggiorna-

menti, una buona abitudine persa dopo l’acquisizione

di Lenovo e confermata nel corso di questa prova.

Mentre scriviamo questa recensione (primi giorni di lu-

glio 2018) Moto G6 Plus ha a bordo Android 8.0.0 con

le security patch del 1 aprile 2018, non esattamente al

passo con gli ultimi aggiornamenti di sicurezza di An-

droid. Il resto sono dettagli che non spostano troppo

l’asticella di un’ottima esperienza utente: il Google

Feed che a volte si disattiva quando passiamo da tema

chiaro a scuro nel launcher e la modalità split-screen

che divide lo schermo solo a metà e non permette di

regolare quanto spazio occupa ciascuna app. Oppure

la mancanza di un collegamento per disinstallare le ap-

plicazioni tra gli shortcut che appaiono alla pressione

prolungata sulle icone.

L’hardware fa il suo dovere: il G6 Plus è sempre pronto nella vita di tutti i giorniDopo il software sono le ottime prestazioni nell’uso

di tutti i giorni che rendono l’esperienza di Moto G6

Plus così buona. L’hardware ruota attorno ad un SoC

Snapdragon 630 con GPU Adreno 508, più RAM da

TEST

Motorola Moto G6 Plussegue Da pagina 33

segue a pagina 35

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MAGAZINEn.182 / 1816 LUGLIO 2018

4GB (adeguata per Android Stock) e una memoria in-

terna da 64GB. Se non dovesse bastare è possibile

inserire una microSD fino a 128 giga, che non preclude

la doppia scheda SIM. Non è la prima volta che Moto-

rola implementa un triplo slot ed è un’ottima notizia per

la flessibilità. Un hardware che è linea con dispositivi

della stessa fascia, vedasi ad esempio Nokia 6.1 o Zen-

Fone 5 Lite (la variante con Snapdragon 630), con la

differenza che lo smartphone finlandese dalle nostre

parti ha memorie da 3+32GB e il dispositivo di Asus

pecca nel software (Android Nougat all’avvio) e nelle

connessioni (porta micro USB). Tutto ciò si traduce in

prestazioni molto equilibrate, con grande fluidità nelle

operazioni di tutti i giorni e temperature generalmente

controllate, anche sotto stress. È uno di quei casi in cui

non siamo mai incappati in reali blocchi del sistema,

cali di frame rate nell’interfaccia, oppure anomalie du-

rante la prima configurazione con il download in blocco

di tutte le nostre app. Certo poi i benchmark racconta-

no di una piattaforma che non può essere in grado di

competere con una componentistica da top di gamma,

ma non è questo l’obiettivo del G6 Plus.

AR e VR, forza bruta come OnePlus 6, funzioni come

Remote Play degli smartphone Xperia o capacità di

imaging di altissimo livello: non sono queste le priorità

del medio gamma Motorola. Moto G6 Plus è nato per

offrire la migliore esperienza utente possibile ad un

prezzo contenuto e in tal senso questo gioiellino, sep-

pur a tratti imperfetto, raggiunge appieno l’obiettivo.

In quanto ad autonomia il G6 Plus si dimostra in grado

di coprire l’intera giornata senza troppe preoccupazio-

ni e con un po’ di carica residua. Un uso un po’ più

blando dovrebbe portarvi al mattino successivo. Ad

ogni modo, in caso di bisogno si può fare affidamento

sulla ricarica rapida che carica il dispositivo del 50% in

mezz’ora e fa il 20-100% in un’ora e mezza circa.

PC Mark restituisce un 7 ore e 43 minuti nel benchmark

batteria, e probabilmente per ottenere quel qualcosa

in più nella durata ci vorrebbe una batteria un po’ più

grande dei 3200 mAh a disposizione. Ma anche così

l’autonomia è buona.

Di giorno bene, di sera così così Fotocamera dignitosa per la categoriaPer quanto riguarda il reparto fotografico quest’anno

Motorola ha mischiato un po’ le carte in tavola, sia ri-

spetto al G5 Plus originale, sia rispetto alla sua revisio-

ne Moto G5s Plus. Per la cronaca il primo aveva una

singola camera da 12MP f/1.7 e il secondo una doppia

unità da 13MP f/2.0. Con il G6 Plus si passa invece ad

una doppia fotocamera che, alla 12MP f/1.7 principale,

affianca un secondo sensore da 5MP. Sensore che ser-

ve esclusivamente per realizzare effetti.

Quello che Moto G6 Plus riesce ad ottenere con que-

sto hardware e un’app fotocamera molto interessan-

te, sono scatti che vanno dal discreto al buono, senza

però mai superare la soglia di fotocamera adatta a chi

della fotografia mobile non fa una priorità assoluta. Il

che significa buone foto di giorno da condividere sui

social, con gli amici e la famiglia e scatti discreti di sera,

entro certi limiti. In condizioni di luce ideale il dettaglio

è molto buono, anche se in alcuni casi siamo lontani dai

risultati ottenibili con un dispositivo di fascia superiore.

In questi contesti le foto sono comunque quasi sempre

gradevoli e facilmente utilizzabili, anche perché il G6

Plus tende a saturare un po’ i colori per renderli più

accattivanti. Ad alcuni potrebbe piacere, ad altri no, ma

è qualcosa da tenere in conto. Ci è piaciuta la modalità

HDR attivabile direttamente nel viewfinder, che riesce

a tirar fuori il dettaglio perduto nelle zone d’ombra,

senza bruciare le aree luminose della scena. Forse non

da tenere sempre in automatico, ma è un’ottima notizia

poterci fare affidamento quando serve. Buone anche le

macro e bene le fotografie con la fotocamera anteriore

da 8MP f/2.2, da cui si possono tirare fuori dei buoni

selfie, a patto di trovarsi nelle condizioni di luce migliori.

Dove Moto G6 Plus si trova inevitabilmente a cadere è

in scenari di scarsa luminosità, e non è una vera sorpre-

sa dato che è in quei contesti che la fotocamera da top

di gamma si fa valere. Ciò non significa che le foto con

poca luce siano inutilizzabili, ma semplicemente per ot-

tenere buoni risultati bisogna restare entro certi limiti.

Scena classica: foto alla cena in ristorante. In questo

scenario il G6 Plus dovrebbe cavarsela discretamente,

al netto di granulosità e rumore nelle zone d’ombra. Se

HDR OFF HDR ON

TEST

Motorola Moto G6 Plussegue Da pagina 34

segue a pagina 36

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MAGAZINEn.182 / 1816 LUGLIO 2018

non si zooma la foto potrebbero anche passare inos-

servati gli artefatti sui particolari della scena, talvolta

anche molto pesanti. Fin qui comunque niente di allar-

mante per uno smartphone di questa fascia.

I sopracitati limiti di Moto G6 Plus escono fuori quando

si prova a scattare con poca luce, ma in esterno. E allora

ecco che il medio gamma di Motorola si scopre comple-

tamente, con foto scure, dominante colore che sovrasta

la scena, oltre a rumore e granulosità che cancellano

letteralmente alcuni dettagli sullo sfondo a mo’ di effetto

sfocato. Si parla comunque di foto fatte in automatico.

In tutto questo però, il vero grande punto interrogativo

(per usare un eufemismo) di questa fotocamera sono i

video. Moto G6 Plus è in grado di registrare in 1080p a

30 e 60 fps e anche fino al 4K 30 fps, con stabilizzazio-

ne elettronica attivabile solo in 1080p a 30fps. E mentre

la fotocamera anteriore registra video fino in FullHD, ciò

che ci ha lasciato davvero perplessi è la tragica resa

dell’audio. Moto G6 Plus può contare su 3 microfoni:

uno davanti, uno dietro e uno sopra. Ma quando poi si

vanno a guardare le clip registrate a qualunque risolu-

zione si nota un audio metallico, spesso disturbato e

ovattato. Si ha come la costante sensazione di essere in

una stanza vuota, in cui si sentono solo i rumori in primo

piano con un leggero eco. Si potrebbe anche parlare

dei video in 4K esageratamente saturi, ma è ovvio che

soprattutto una registrazione audio del genere rischia di

diventare problematica. Secondo le molte segnalazioni

sul forum ufficiale, l’inconveniente sarebbe causato dal-

l’app fotocamera che non unisce correttamente l’audio

proveniente da più sorgenti. Motorola è comunque a

conoscenza del problema e starebbe lavorando ad

un fix via aggiornamento software, le tempistiche non

sono note. La seconda metà dell’esperienza fotografi-

ca di Moto G6 Plus risiede nell’app fotocamera, un po’

perché l’applicazione in sé è intuitiva e curata estetica-

TEST

Motorola Moto G6 Plussegue Da pagina 35

mente, un po’ perché ci sono le modalità speciali su cui

Motorola punta molto. Alcune di queste sono abbastan-

za interessanti, altre sono facilmente dimenticabili. Pec-

cato che la più intrigante di tutte, “Cinemagraph”, che

unisce movimento e foto tradizionale in un solo scatto,

non sia disponibile per il G6 Plus.

Al midrange resta una modalità ritratto ben illustrata, ma

non irresistibile nell’esecuzione; una moderatamente

simpatica funzione “ritaglio” che permette di ritagliare il

soggetto e applicarlo uno sfondo diverso; e una modali-

tà con cui è possibile scegliere un colore della scena da

mantenere e rimuovere tutti gli altri. L’idea è potenzial-

mente molto interessante perché le foto che lasciano

solo un soggetto colorato su uno sfondo in bianco e

nero sono tra le più artistiche e cariche di significato,

ma il risultato non è sempre puntuale come avremmo

voluto. Non male la funzione “Scanner di testo” che

permette di estrapolare tutto il contenuto di un testo

scattandone una foto; si può anche scegliere la lingua

per aumentare la precisione della rilevazione.

di Gaetano MERO

H uawei M5 Lite 10 e Huawei T5 10

sono i nuovi tablet che vanno ad ar-

ricchire la gamma MediaPad. Si trat-

ta di due dispositivi entry-level molto simili

nelle caratteristiche, pensati principalmen-

te per la navigazione sul web, la fruizione

di contenuti in mobilità e soprattutto ai più

piccoli grazie ad una nuova modalità.

MediaPad M5 Lite 10 si caratterizza per un

design elegante, corpo unico in metallo

e ampio display IPS LCD Full HD (1920 x

1200 pixel) da 10.1’’ con vetro 2.5D. A bor-

do è presente la tecnologia ClariVu che

esalta i dettagli delle immagini e le rende

più nitide. MediaPad M5 10 Lite è dotato di

quattro altoparlanti, ottimizzati da Harman

MOBILE Huawei M5 Lite 10 e Huawei T5 10 sono due tablet dal prezzo aggressivo, pensati soprattutto per il web e i contenuti

Mediapad M5 Lite e T5 10, pensati anche per i bambini I due nuovi tablet di Huawei dispongono di una particolare modalità dedicata ai più piccoli, per un utilizzo più sicuro

Kardon. Il cuore del tablet è costituito dal

processore Kirin 659 Octa-core proprie-

tario, completano la scheda tecnica 3 GB

di RAM, 32 GB di ROM espandibili con

microSD fino a 256 GB. La connettività

è garantita dalla presenza di Wi-Fi 802.11

a/b/g/n/ac, Bluetooth 4.2, e dal modulo 4G

LTE (opzionale).

La batteria da 7.500 mAh è potenziata con

la tecnologia QuickCharge di Huawei che

garantisce la ricarica completa in 3 ore.

MediaPad M5 Lite 10 garantisce inoltre

pieno supporto alla M-Pen Lite di Huawei

in grado di rilevare fino a 2048 livelli di

pressione, per un utilizzo del tablet anche

per prendere note e disegnare.

Stesso display e processore per il Media-

Pad T5 10, con scocca in metallo e design

accurato. Il tablet

possiede il filtro di

protezione per gli

occhi, la funzionali-

tà multitasking per

utilizzare due app

in contemporanea.

Disponibile la dop-

pia configurazione

2GB/16GB e 3GB/

32GB, lo spazio

per l’archiviazione

è comunque espandibile con schede mi-

croSD fino a 256 GB.

La fotocamera posteriore è da 5 MP con

autofocus, mentre frontalmente è presen-

te una fotocamera da 2MP con focus fisso

per gestire le funzionalità di videochiama-

ta. La batteria da 5.100 mAh, gli altopar-

lanti sono equipaggiati con tecnologia

proprietaria Huawei Histen.

La novità di questi tablet è la presenza di

un ambiente dedicato ai più piccoli. L’utiliz-

zo del tablet sarà difatti controllato

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MAGAZINEn.182 / 1816 LUGLIO 2018

TEST Abbiamo trascorso qualche giorno con HTC U12+, lo smartphone top di gamma con cui HTC tenta l’ennesima riscossa

HTC U12+, scopriamo se può davvero sfidare i bigLe caratteristiche sono buone, ma per sfidare Galaxy S9, LG G7, OnePlus e i Pixel ci vuole carattere da vendere: ce la farà?

HTC U12+UN VALIDO SMARTPHONE. MANCA UN PO’ DI CARATTERE 799,00 €HTC U12+ è uno smartphone da tenere in considerazione. E’ esteticamente curato, offre buone prestazioni, un’autonomia che non preoccupa e un comparto fotografico interessante grazie alla possibilità di usare le due fotocamere in modo indipendente o insieme per effetti particolari. La piattaforma snapdragon 845, unita a 6 GB di memoria e 64 GB di storage non dà adito a dubbi: avremmo forse preferito un po’ di software precaricato in meno e una versione di Android più vicina a quella stock, ma HTC è comunque stata in grado di fare un lavoro interessante. Le pecche sono, a nostro modo di vedere, i tasti “digitali” che (dopo una settimana di utilizzo) fanno ancora rimpiangere quelli fisici, una lumino-sità del display un po’ sotto tono e l’assenza sia del jack audio che di un adattatore USB-jack. In sostanza, HTC U12+ è un valido smartphone, considerato a sè e anche rapportato alla sua fascia di prezzo, ma non è rivoluzionario e per questo faticherà non poco a trovarsi uno spazio importante in un mercato così competitivo. Rende bene e ha tutto per non sfigurare, ma difficilmente i tasti “digitali” (che tra l’altro sono un limite), le gesture particolari e le 4 fotocamere lo renderanno un best buy. A meno che non ci pensi la concorrenza ad abbassarne fortemente il prezzo, cosa che - ci pare - ha già iniziato a fare: a quel punto sarebbe un bel colpo.

Qualità Longevità Design Semplicità D-Factor Prezzo

8 8 9 9 8 88.2COSA CI PIACE COSA NON CI PIACEPrestazioni generaliQualità audioValido display

Pulsanti digitaliPrezzo elevatoAssenza jack e adattatore

lab

video

di Emanuele VILLA

M entre ci accingiamo a scrivere questa recensio-

ne arrivano notizie preoccupanti dalla stampa

internazionale: le vendite di HTC sono scese a

giugno di più del 60% (anno su anno) e l’azienda pren-

de in considerazione il licenziamento di 1.500 dipen-

denti, che rappresentano circa il 20% dell’intera forza

lavoro. Ovvio che le responsabilità di questo HTC U12+

siano enormi: non che HTC basi il suo fatturato solo su-

gli smartphone, ma non si può dire che altrove le cose

vadano bene per quello che era il quarto produttore

mondiale nel 2012 e del quale oggi si sono (quasi) per-

se le tracce. Peccato, perché dal punto di vista del con-

sumatore finale, HTC ha sempre lavorato molto bene:

quando tutti facevano smartphone in plastica, l’azienda

di Taiwan era ancorata all’alluminio, l’interfaccia proprie-

taria funzionava bene e l’aspetto “innovativo” dei suoi

prodotti era prioritario, anche (e talvolta soprattutto)

sotto il profilo fotografico. Evidentemente il mercato ha

avuto altri progetti, e ormai sono anni che HTC vive sul-

l’orlo del precipizio sperando di imbroccare una killer

Application che la possa far svoltare.

Questa volta facciamo una prova un po’ diversa dal so-

lito. Parliamo sì di esperienza d’uso, di tecnica e pixel,

ma vogliamo concentrarci più sul contesto e cerchiamo

di capire se questo U12+ sia davvero in grado di risol-

levare le sorti dell’azienda. Parliamo di uno smartphone

da 799€, quindi un top di gamma: i suoi competitor po-

tenziali sono quindi i “flagship” delle altre aziende, che

però - a onor del vero - si posizionano quasi tutti su un

gradino leggermente più alto, quanto meno come prez-

zo di listino. Per il resto, HTC U12+ non soffre di nes-

sun complesso di inferiorità, anche se rispetto agli altri

smartphone di alta gamma, esce con un filo di ritardo.

Uno smartphone che non sfigura né fuori né dentroAbbiamo trascorso qualche giorno in compagnia di

HTC U12+ e notiamo come l’azienda non abbia perso la

capacità di un tempo di realizzare telefoni molto belli e

curati sotto il profilo estetico: qui abbiamo un 18:9 da 6’’

con cornici laterali sottilissime e un’ottima sensazione di

solidità. La finitura a specchio posteriore dà immediata-

mente l’impressione di un prodotto curato e di qualità,

uno dei migliori in assoluto: il limite sono le ditate, ma

qui c’è ben poco da fare. Tra l’altro, un’informazione per

chi se lo vuole portare al mare: è certificato IP68, il che

non significa che ci potete fare il bagno ma che non

teme schizzi d’acqua e polvere. Il che, male non fa.

Il display pare valido: è un IPS da 6’’ con cornici ultra

sottili, buona densità di pixel di 537 ppi e una risoluzio-

ne QHD+ di 2.880 x 1.440 pixel con supporto allo spazio

colore DCI-P3 e HDR10, che dà un tocco niente male

alla riproduzione di video di Netflix & co. Abbiamo visto

di meglio per quanto concerne la luminosità: complici

queste belle giornate di sole, “leggere” il display non

è semplice quando si esce. Niente di drammatico ma

alcuni altri smartphone, come l’LG G7, ci sono parsi più

decisi e aggressivi sotto questo profilo.

Sulle prestazioni ben poco da dire. E non snoccioliamo

neanche i numeri del classico benchmark: snapdragon

845 con 6 GB di RAM e 64GB di Storage sono più che

sufficienti per fare tutto e farlo bene. Sarà interessan-

te andare a rivedere questa affermazione tra qualche

mese/anno, ma per ora ci si può serenamente sbizzar-

rire col multitasking, i giochi 3D e chi più ne ha più ne

metta. Lui ce la fa sempre, al massimo scalda un po’. Au-

tonomia senza eccessi ma più che sufficiente: usandolo

con una certa insistenza, con condivisioni social, riprese

di video e scatto di foto, si arriva a sera tranquillamente

con un 20%-25% di carica residua. Se invece si vuole

usarlo in una routine più contenuta, ci si può dimentica-

re del problema autonomia.

Notevole, sia pur secondario nell’economia del prodot-

to, è l’audio: non sappiamo onestamente quanta gente

usi lo smartphone come radiolina portatile (quindi senza

cuffie), ma nel caso qui c’è la tecnologia BoomSound

che lo rende adatto allo scopo. Grazie al felice posizio-

segue a pagina 38

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MAGAZINEn.182 / 1816 LUGLIO 2018

namento dei diffusori e all’utilizzo di aree interne come

cassa di risonanza, la pressione sonora emessa da U12+

è davvero degna di nota. Boomsound che tra l’altro può

essere regolato nelle impostazioni dello smartphone a

seconda del contenuto: da notare che, nonostante le

vibrazioni si sprechino, l’intelligibilità sonora e dei dialo-

ghi resta buona anche ai massimi livelli. Lo smartphone

“vibra” quando lanciato ad alti livelli sonori, un po’ come

l’LG G7, e anche l’esperienza d’ascolto è analoga.

Discorso parzialmente diverso per quanto concerne

l’ascolto via auricolari. Nella confezione vengono forniti

auricolari a cancellazione del rumore basati su interfac-

cia USB-C, unica possibilità per collegare al telefono au-

ricolari a filo. Non c’è infatti la classica presa jack e, cosa

che ci ha lasciato un po’ perplessi, neppure l’adattatore

USB-jack. Buona la qualità d’ascolto, quanto meno in

relazione alla media delle proposte del mercato: gli au-

ricolari vengono calibrati automaticamente prima del-

l’ascolto e restituiscono un sound molto corposo, indi-

pendentemente dal genere musicale. Ottima la resa in

gamma bassa, che solo a livelli estremi mostra qualche

indecisione, e sempre valida la dinamica, una spanna

sopra i concorrenti.

Voglia di innovare: tasti “digitali” e Edge Sense 2Su HTC U12+ pesa una grande responsabilità, diceva-

mo: deve dare una spinta al suo produttore, e per far ciò

deve inevitabilmente elevarsi dalla massa. Fermo re-

stando che il punto di forza sono le 4 ( ! ) fotocamere, un

aspetto che HTC associa all’innovazione è sicuramente

l’accoppiata di tasti digitali e Edge Sense 2.

Spieghiamo meglio: da alcuni interpretato come passo

intermedio verso uno smartphone senza tasti, U12+ ha

tre tasti fisici sul bordo destro (stand by, volume su/giù)

che in realtà non sono i classici pulsanti meccanici ma

“digitali” e offrono un feedback aptico come quello di

iPhone 8. Qui esprimere un giudizio è difficile, perché

conta molto la soggettività e l’abitudine: dopo una setti-

mana stiamo ancora rimpiangendo i classici tasti a pres-

sione. Magari un domani potremmo cambiare idea, fat-

to sta che il livello di pressione da esercitare è elevato,

il feedback si sente ma neanche tanto, a volte si sbaglia

tasto e il tutto non è così immediato come con un pul-

sante fisico. Con l’abitudine potremmo cambiare idea,

ripetiamo, ma al momento avremmo preferito un pul-

sante tradizionale. Discorso parzialmente analogo per

Edge Sense, ovvero i sensori disposti sui due lati del

telefono che “rispondono” quando si stringe il telefono

con una mano: alla stretta di può associare un’azione o

una funzionalità, così da richiamarla in modo molto più

rapido rispetto alla classica selezione via touch. Oltre

alla stretta è anche possibile associare azioni al doppio

tocco o alla pressione continua, che possono magari

servire per lanciare un assistente personale o accende-

re la torcia. Qui il limite è la fantasia.

Determinante? No, neanche questo. Ma ingegnoso,

questo sì. Mentre nutriamo onestamente qualche dub-

bio sui tasti “digitali”, Edge Sense se ben configurato

può essere davvero utile alla lunga. Ci sono sempre

azioni e applicazioni che richiamiamo con frequenza,

Edge Sense fa sì che questo avvenga con maggiore

semplicità rispetto alla norma.

Fotocamera, qui si gioca la sfida ai bigUn aspetto su cui HTC U12+ punta molto è quello foto-

grafico. Il produttore vanta infatti la presenza di quattro

fotocamere come un grande plus di questo apparec-

chio, unito a interessanti funzionalità software pensate

per avvicinare U12+ a una macchina dedicata. Parlando

di fotocamera principale, a doppio sensore, ci troviamo

di fronte a un modulo principale con stabilizzazione ot-

tica, da 12 mpixel (27mm equivalente) e apertura f/1.75,

e uno secondario da 16mpixel (54mm equivalente) con

apertura f/2.6. Questo secondo modulo, non stabiliz-

zato meccanicamente, funge principalmente da zoom

ottico 2x rispetto al precedente, che resta l’ottica princi-

pale. L’autofocus è a rilevamento di fase con l’aggiunta

della tecnologia laser, mentre per quanto concerne i

video, U12+ riprende fino a 4K con cadenza di 60fps.

Le immagini qui sotto vanno interpretate “a coppie”, es-

sendo una la versione 1x, l’altra la 2x.

L’esito della prova, condotta in maniera abbastanza

“casual” (modalità d’uso del 99% degli utenti) è sostan-

zialmente positivo. Tralasciando funzionalità accesso-

rie come l’effetto bokeh, che necessitano ancora di

qualche perfezionamento, la doppia fotocamera fun-

ziona come dovrebbe: nel 90% dei casi ci si affida al

modulo principale grandangolare, talvolta si passa al

2X premendo l’apposito tasto di zoom. Lo zoom può

essere anche esteso moltissimo oltre il 2X ma ovvia-

mente con tutti i limiti del caso. Buona la resa cromatica

complessiva, un po’ marcata la compressione, mentre

il rumore in condizioni di scarsa luminosità ambientale

è tutto sommato sotto controllo, soprattutto se si usa

il modulo principale. Negli scatti in modalità automati-

ca, abbiamo notato che il display tende ad essere un

po’ troppo scuro, ma poi l’esposizione della foto è co-

munque corretta: posto che è possibile intervenire sulla

cosa via software, consigliamo di passare alla modalità

“pro” a chiunque sia in grado di intervenire manualmen-

te su parametri come l’ISO e il tempo di posa, poiché i

risultati sono migliori. Niente male la resa cromatica su

entrambi i moduli: colori saturi al punto giusto ma sen-

za eccessi che tendono a rendere innaturale l’impatto

complessivo. Eccellente l’autofocus, che può contare

su buona precisione e tempi davvero fulminei.

TEST

HTC U12+segue Da pagina 37

A sinistra la foto in versione 1x, a destra quella 2x. Selezionando le foto è possibile visualizzare un ingrandimento

Stessa foto, sopra in versione 1x, sotto la 2x

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www.audiogamma.it

P5 Wireless.Abbiamo eliminatoil cavo ma il suonoè rimasto lo stesso.

P5 Bluethooth, musica in mobilitàsenza compromessi con 17 ore diautonomia e ricarica veloce perperformance allo stato dell'arte. Lasolita qualità e cura nei materiali diBowers & Wilkins adesso senza filigrazie alla nuova P5 S2 Bluetooth.

133_bw_P5w_pgp_ddy.qxp:- 19-09-2016 14:13 Pagina 1

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MAGAZINEn.182 / 1816 LUGLIO 2018

TEST TWINWash di LG è una lavatrice con due cestelli che permette di eseguire due lavaggi diversi contemporaneamente

Lavatrice LG TWINWash: due è meglio di una Ma è un lusso che si paga a caro prezzoPromette un notevole risparmio di tempo ma non solo… Tutto però ha un prezzo e qui il costo è abbastanza alto: 3500 euro

LG FH4G1BCS2DUE LAVATRICI IN UNA PER GESTIRE IL BUCATO COME VUOI APP MIGLIORABILE E PREZZO DECISAMENTE ALTO

3.499,00 €

LG TWINWash è un prodotto decisamente interessante, un’idea innovativa che si è affacciata sul mercato di recente e che realmente può aiutare nella faticosa gestione del bucato, sia le famiglie che hanno spesso molti chili di biancheria da lavare sia chi vuole versatilità e libertà nell’organizzare questa incombenza domestica. E’ una lavatrice che offre molto, design ricercato, soluzioni innovative per il lavaggio, funzioni speciali interessanti, possibilità di personalizzare i programmi in base alle proprie esigenze, gestione da remoto, attenzione ai consumi e capacità di carico importanti. La nostra esperienza tra asciugamani e magliette sporchi è stata sicuramente positiva. La gestione da remoto può essere utile ma è sicuramente migliorabile, la app potrebbe offrire molto ma ha qualche limite. Il prezzo è la nota dolente. LG TWINWash è una lavatrice per pochi, un lusso che si paga a caro prezzo.

Qualità Longevità Design Semplicità D-Factor Prezzo

9 9 8 8 9 68.2COSA CI PIACE COSA NON CI PIACEL’idea di due lavatrici in unaLavatrice da 2 kg utile per piccoli bucatiFacile gestione

Prezzo alla portata di pochiApp migliorabile

lab

video

di Simona ZUCCA

N egli ultimi mesi nel mondo delle lavatrici si è as-

sistito alla nascita di alcune novità interessanti,

soluzioni innovative che promettono di sempli-

ficare la nostra vita. Circa un anno fa LG ha lanciato

sul mercato la serie di elettrodomestici TWINWash,

lavatrici e lavasciuga con doppio cestello, che secon-

do le intenzioni dell’azienda aiutano a gestire meglio

il tempo in casa, perché permettono ad esempio di

eseguire due lavaggi contemporaneamente. Ci siamo

incuriositi e abbiamo voluto capire meglio in che cosa

consiste realmente TWINWash, e abbiamo così deciso

di provare la lavatrice con bucato sporco e detersivo

alla mano.

Due lavatrici in una, 14 chili di bucato da gestire come si vuoleQuello che abbiamo messo alla prova è il modello

TWINWash FH4G1BCS2 abbinato alla TWINWash Mini

F8K5XN3: una lavatrice con due cestelli, o meglio due

lavatrici in una, due lavatrici in colonna, posizionate

una sopra l’altra, quella principale da 12 kg con oblò

frontale e quella secondaria da 2 kg “a cassettone” con

cestello orizzontale e carica dall’alto (sono disponibili

anche combinazioni differenti, 9+2 o 10+2). Le due la-

vatrici hanno caratteristiche diverse e sono pensate per

usi diversi: mentre la prima è un apparecchio completo

con molti programmi e funzioni, quindi perfetta per ge-

stire tutte le necessità, anche un bucato “importante”

per peso e per sporco, la lavatrice Mini sottostante è

pensata per un bucato con pochi capi, magari piccoli e

poco sporchi, viste la capacità di carico e l’offerta di pro-

grammi ridotte. L’idea di LG è di aiutare l’utente a gesti-

re meglio il proprio tempo, liberarlo dal vincolo di fare

due bucati differenti

in momenti diversi: a

quanti è capitato di

avere bisogno di fare

due lavaggi diversi,

magari cotone bian-

chi e poi delicati, ma

di non avere il tempo

di attendere che fi-

nisca il primo per far

partire il secondo?

Nelle intenzioni del-

l’azienda questo tipo

di soluzione risolve

il problema perché

permette di eseguire

due lavaggi differenti

contemporaneamen-

te. Il tutto non proprio

nelle dimensioni di

una lavatrice standard: la lavatrice TWINWash misura

infatti 60 cm di larghezza x circa 66 cm di profondità

x circa 122 cm di altezza. TWINWash è, dunque, una

presenza importante in bagno, e se si sceglie di acqui-

starla occorre fare molta attenzione allo spazio dispo-

nibile, non solo in altezza (l’oblò, ad esempio, misura

53 cm e la sua apertura nella stanza è un elemento da

considerare).

La lavatrice da 12 kg è un prodotto top di gamma nel-

l’offerta di LG, si distingue per numerosi programmi,

motore Inverter Direct Drive, tecnologie e soluzioni

per il lavaggio come il programma vapore e la funzione

Turbo Wash, possibilità di inserire un capo dimenticato

a programma già avviato, la gestione da remoto grazie

alla connessione Wi-Fi e alla app e una classe di effi-

cienza energetica interessante di A+++ -60%.

La lavatrice Mini da 2 kg ha un’offerta di programmi più

ridotta, ma adeguata alla capacità di carico inferiore

come Biancheria intima, Baby Care, Lavaggio a mano,

ecc; i parametri come centrifuga e temperatura non

possono essere modificati come nel modello principa-

le. Anche la TWINWash Mini è dotata di connessione

Wi-Fi per la gestione da remoto. Tutto questo sulla

carta, ma noi abbiamo testato con mano la lavatrice

TWINWash, l’abbiamo accesa, l’abbiamo caricata con

il bucato e abbiamo cercato di capire nella pratica se

ci fa davvero risparmiare tempo, ma soprattutto se in

generale vale i 3.499 euro del prezzo di listino.

segue a pagina 41

Il pannello dei comandi della lavatrice Mini è semplice e intuitivo e rimane a vista durante il la-vaggio. Programmi e funzioni essenziali ma adatti alla capacità di carico.

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MAGAZINEn.182 / 1816 LUGLIO 2018

Primo incontro: semplice da usare Tante funzioni e personalizzazioniAppena si guarda più da vicino e si accende LG

TWINWash, ci si accorge subito che le due lavatrici

sono due elettrodomestici assolutamente distinti uno

dall’altro: due i motori collegati ai due cestelli, due i

pannelli di comando, due le modalità di caricamento

del detersivo, due i tubi dell’acqua (che si uniscono

grazie a un raccordo in dotazione), due prese di cor-

rente e due pulsanti di accensione. Dunque, non una

lavatrice con due cestelli, bensì due lavatrici indipen-

denti sovrapposte, senza alcun tipo di legame, almeno

per quanto riguarda la gestione. O meglio: un legame

lo hanno, dal momento che TWINWash e TWINWash

Mini sono vendute “accoppiate”, non possono esse-

re acquistate singolarmente, e quindi TWINWash al

momento funziona solamente con LG TWINWash Mini

F8K5XN3, che a sua volta non funziona se non oppor-

tunamente installata sul modello principale.

Accendiamo la lavatrice principale e subito si avvia il

pannello touch dei comandi che è integrato nella par-

te alta dell’oblò. A una prima occhiata sembra chiaro,

a sinistra l’elenco dei programmi, a destra i parametri

da modificare e alcune funzioni, e al centro alcune

informazioni sul programma scelto e il tasto di avvio.

Il display si accende solo se lo sportello è chiuso: sa-

rebbe stato forse più comodo che funzionasse anche

con oblò aperto, ma è un dettaglio dal momento che

se si imposta il programma e poi si apre lo sportello e

il display si spegne, quando poi lo si richiude riappare

nuovamente il programma scelto pochi istanti prima.

Accendiamo la lavatrice e vogliamo “smanettare” un

po’ tra i programmi, ma subito commettiamo una inge-

nuità: pensiamo, infatti, che per selezionare il program-

ma sia necessario toccare il nome corrispondente, ma

quando lo facciamo… non succede niente. Dopo un

paio di tentativi capiamo che per selezionare il pro-

gramma bisogna premere ripetutamente sulla scritta

sotto l’elenco dei programmi, “Quotidiani” oppure

“Speciali”. Poco male, ci si mette un attimo a capirlo e

dopodiché l’uso è semplice.

Scelto il programma che si vuole avviare, la lavatrice

imposta automaticamente i parametri di lavaggio mi-

gliori, che si possono modificare con facilità premendo

sulle scritte a sinistra: i classici centrifuga e temperatu-

ra, ma (interessante) anche il grado di sporco e l’entità

del risciacquo. Tra le informazioni sul lavaggio, molto

utile anche l’indicazione dei consumi di energia con

una scala da 1 a 3 e di acqua oltre alla possibilità di

visualizzare come questi consumi cambino al variare

non solo dei programmi ma anche dei parametri di cia-

scun programma. Un modo sicuramente utile per poter

personalizzare i programmi con maggiore consapevo-

lezza e per sensibilizzare sui consumi.

La lavatrice Mini è decisamente più essenziale e quindi

più semplice da usare: pulsante di accensione, breve

lista dei programmi e una freccia per scorrerli. Niente

altro dal momento che la lavatrice dà indicazione solo

della durata e non permette alcun tipo di modifica dei

parametri. Ma va bene, poiché i programmi sono limita-

ti a lavaggi con poco carico o poco sporchi. I comandi

e il piccolo display rimangono a vista anche durante il

ciclo di lavaggio e sono intuitivi.

Gestione da smartphone: app semplice e intuitiva, ma potrebbe fare di piùLG TWINWash è una lavatrice “smart”, dotata di con-

nessione Wi-Fi per la gestione da remoto tramite app.

Occorre innanzitutto scaricare la app SmartThinQ,

creare un account LG e poi collegare i due apparecchi

alla rete Wi-Fi domestica. Noi l’abbiamo fatto diretta-

mente dal nostro smartphone: pochi passaggi e siamo

riusciti a collegare entrambi i prodotti alla nostra rete e

a registrarli sulla app. In questo le istruzioni della app

sono piuttosto chiare, basta una manciata di minuti per

ritrovarsi le due lavatrici sul display del telefono.

Una volta che abbiamo connesso la lavatrice, abbiamo

provato subito a controllare a distanza l’apparecchio,

ad esempio facendo partire un programma rapido: è

stato semplice, si seleziona la lavatrice su cui si vuole

agire e poi la app permette di scegliere il programma.

Quello che, invece, la app non ci ha permesso di fare

è modificare le impostazioni di lavaggio per il program-

ma che abbiamo scelto. Peccato, significa che se si

sceglie il programma dalla app si devono “accettare”

i parametri preimpostati.

TEST

LG TWINWashsegue Da pagina 40

segue a pagina 42

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MAGAZINEn.182 / 1816 LUGLIO 2018

Un’altra osservazione riguarda la corrispondenza tra

i nomi dei programmi sul pannello della macchina e

quelli che si ritrovano sulla app: il programma che ab-

biamo scelto sulla lavatrice principale sulla app si chia-

ma Velocità 14 ma sulla lavatrice si chiama Rapido 14 e

così abbiamo notato che la corrispondenza dei nomi

non è sempre precisissima, bisogna prestare attenzio-

ne. Ma almeno sono in italiano, quelli invece della lava-

trice Mini sulla app sono addirittura in inglese e noi non

abbiamo trovato il modo tra le impostazioni di averli in

italiano. Una seccatura… Una volta avviato il program-

ma dallo smartphone, durante il lavaggio si può tenere

monitorato lo stato di avanzamento tramite la app, che

indica il tempo rimanente e la fase del ciclo (Lavaggio,

Risciacquo, Centrifuga). Le stesse informazioni si pos-

sono ritrovare sul display della lavatrice. Un’osserva-

zione: quando si connette la macchina allo smartphone

tenendo premuto per un paio di secondi il tasto “Avvia

a distanza” a quel punto il display della lavatrice non

è più attivo e non è dunque possibile intervenire sui

comandi dal pannello principale. Una volta terminato il

ciclo, la lavatrice avverte con un avviso sonoro e la app

con una notifica. Una utile funzione della app a questo

punto è lo storico dei lavaggi con indicazione dei con-

sumi di energia e di acqua con una scala di valori che

va da da 1 a 6. Interessante, perché permette di capire

il dispendio di acqua ed energia dei diversi program-

mi, di valutare successivamente se utilizzare di nuovo

quel programma con quelle impostazioni, oppure un

altro o ancora lo stesso ma con parametri diversi.

Si può gestire da smartphone anche la lavatrice Mini. Il

meccanismo è lo stesso, anche in questo caso il pan-

nello comando sulla lavatrice non funziona se la app è

attiva e anche qui una piccola osservazione: la app non

avverte con una notifica del momento esatto in cui an-

drebbe inserito l’ammorbidente (detersivo e ammorbi-

dente qui vanno inseriti direttamente nel cestello, non

c’è un cassetto apposito), ma come con la gestione

“manuale” lo fa la lavatrice tramite un avviso sonoro.

Questo significa che se si vuole usare l’ammorbidente

e si gestisce il programma dalla app (in verità questo

vale anche se lo si gestisce direttamente dalla macchi-

na), non ci si può allontanare troppo, pena perdersi il

momento dell’inserimento dell’ammorbidente.

Utile, invece, che la funzione “Avvio a distanza” per

gestire da smartphone possa essere attivata anche a

lavaggio iniziato.

Un’opzione interessante della app è che mette a di-

sposizione molti programmi extra (oltre a quelli già

installati sulle due lavatrici) da utilizzare in base ad

esigenze specifiche, come ad esempio Macchie di

sudore, Jeans, Costumi da bagno, ecc. L’unico limite

è che il sistema consente di scaricarne solamente uno

per volta, che immediatamente ci si ritrova sulla lava-

trice e che si può avviare premendo poi su Play. Se,

infatti, per il lavaggio successivo si vuole scegliere un

altro programma extra (e non quello precedentemente

scaricato che si trova memorizzato nei Preferiti della

macchina), nel momento in cui si scarica, quest’ultimo

sostituisce quello precedente. Comunque una funzio-

ne utile, perché in grado di soddisfare necessità di la-

vaggio particolari e magari occasionali.

TWINWash in azione: bucato pulito, morbido e profumato Decidiamo di mettere alla prova la lavatrice, e lo abbia-

mo fatto sia gestendo le due lavatrici in modo tradizio-

nale direttamente dalla macchina sia tramite app.

Cominciamo con la gestione da remoto e con due bu-

cati differenti, biancheria colorata di cotone nella lava-

trice principale da 12 kg, vestitini di un bambino poco

sporchi nella Mini TWINWash. Ricordiamo: sono due

lavatrici distinte, quindi si carica la principale, si sceglie

il programma, si personalizzano i parametri e poi si av-

via; e poi si carica la seconda, si sceglie il programma

e si avvia.

Per la lavatrice principale scegliamo il programma Co-

tone a 40 °C. Vogliamo gestire il programma dalla app,

ma dato che lo smartphone permette di scegliere il

programma ma non di modificare i vari parametri, im-

postiamo prima il programma dal display della lavatrice

(Programma Cotone, Temperatura invariata di 40 °C,

Centrifuga ridotta a 800 da 1400 giri, Poco sporco e Ri-

sciacquo leggero), poi la colleghiamo allo smartphone

tenendo premuto il pulsante “Avvio a Distanza” e avvia-

mo il programma. La lavatrice fa fare al cestello alcune

rotazioni per alcune decine di secondi per rilevare il

carico e quindi decidere la durata effettiva del ciclo. Per

il nostro bucato la macchina suggerisce una durata di

1 ora e 17 minuti, durata che poi in effetti è stata reale,

forse una manciata di minuti in meno.

Ci interessa provare la funzione “Aggiungi capo”, vo-

gliamo capire quanti minuti si hanno a disposizione

dall’avvio del programma per inserire il capo dimenti-

cato: notiamo che in questo caso la spia rimane accesa

per circa 15 minuti dall’avvio (in teoria fino a quando

la quantità di acqua e la temperatura nella vasca con-

sentono di aprire lo sportello) e che quindi abbiamo un

quarto d’ora di tempo per approfittare di questa funzio-

ne e per aprire lo sportello per aggiungere (o togliere)

un capo. In verità dal momento che se si comanda la

lavatrice da remoto la gestione è solo dallo smartpho-

ne (se si prova a premere il tasto Pausa sul display della

lavatrice oppure Aggiungi capo, i tasti non sono attivi)

e sulla app non abbiamo trovato questa funzione, non

abbiamo potuto mettere alla prova questa funzione (lo

faremo dopo con un programma gestito in modo tra-

dizionale). Plausibile la scelta, dal momento che se si

decide di gestire da remoto la macchina è probabile

che non si sia presenti in casa e quindi non si abbia

bisogno o la possibilità di aggiungere un capo.

Per i vestiti del bambino nella lavatrice Mini scegliamo

di gestire il programma dalla app: selezioniamo il pro-

gramma Baby Care della durata di 1 ora e 57 minuti

dallo smartphone e in questo caso la app ci fa anche

scegliere il grado di risciacquo desiderato. Inseriamo il

detersivo direttamente nella vasca, carichiamo il buca-

to e avviamo il programma.

La lavatrice principale è una classica lavatrice con cas-

setto dei detersivi; la seconda invece prevede che il

detersivo si inserisca direttamente nel cestello prima di

avviare il programma e l’ammorbidente a programma

già avviato quando la macchina lo segnala con un se-

gnale acustico. Questo forse può risultare un po’ fasti-

dioso, dal momento che, come abbiamo accennato, se

si vuole utilizzare l’ammorbidente, non si può lasciare

“incustodita” la lavatrice”. In questo caso specifico la

macchina ci avvisa a circa 13 minuti dalla fine del pro-

gramma, quando ancora è in atto il risciacquo.

Abbiamo, infine, messo in funzione la lavatrice avvian-

do un paio di programmi in modo tradizionale, quindi

senza smartphone, rispettivamente Delicati e Lavaggio

a mano. Entrambe le macchine sono semplici da gesti-

re, offrono tutti i programmi e le funzioni che servono:

nella lavatrice principale siamo riusciti a sfruttare la fun-

zione “Aggiungi Capo” durante il programma Delicati

(tempo totale stimato 28 minuti) e abbiamo verificato

che possiamo inserire il capo fino a circa il minuto 19.

Abbiamo trovato questa funzione utile, soprattutto per

gli smemorati. Nella lavatrice Mini siamo riusciti a in-

serire l’ammorbidente verso la fine del risciacquo del

programma Lavaggio a mano, ma siamo stati costretti

a non allontanarci dalla macchina per non perdere il

segnale sonoro. I risultati del lavaggio sono stati buoni,

capi puliti, morbidi e profumati per entrambe le lavatrici

e per tutti i programmi che abbiamo eseguito. Ma del

resto non ci aspettavamo niente di meno da un elet-

trodomestico di questa levatura: è un top di gamma

pensato innanzitutto per regalare performance di altro

livello nel lavaggio e in questo non delude. E sì, conclu-

diamo che è stata una bella comodità fare due bucati

contemporaneamente, perché nella durata di uno ab-

biamo ottenuto due bucati differenti.

Una bella idea, risultati buoni Si paga (anche) il lusso della libertà di fare quello che si vuoleLG TWINWash è una bella idea, una soluzione nuova

sul mercato del lavaggio che vuole venire incontro a

una esigenza importante. È un buon elettrodomestico,

TEST

LG TWINWashsegue Da pagina 41

In alto a sinistra il cestello della lavatrice principale da 12 kg; a destra il caricamento del cestello della Mini lavatrice con inserimento direttamente nel cestello del bucato anche del detersivo e in un secondo momento dell’ammorbidente.

segue a pagina 43

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MAGAZINEn.182 / 1816 LUGLIO 2018

sia sulla carta sia una volta messo in funzione. Un elet-

trodomestico “importante”, non solo per la spesa che

bisogna sostenere per portarselo a casa ma anche per

le funzioni e le tecnologie che propone.

La lavatrice offre molto: design ricercato, tecnologie in-

novative per il lavaggio, funzioni speciali, possibilità di

personalizzare i programmi in base alle proprie esigen-

ze, gestione da remoto, grande attenzione ai consumi,

capacità di carico importanti.

Ma soprattutto offre… due lavatrici. Il bello, il vantaggio

di TWINWash è che sono due lavatrici differenti per ca-

pacità di carico e programmi, due macchine da utilizza-

re come e quando si vuole in base alle proprie esigen-

ze. Il lusso, in questo caso, perché di questo si tratta, è

la libertà di decidere se usarle contemporaneamente

quando si ha davvero bisogno oppure di scegliere

quale delle due usare a seconda della quantità e del

tipo di bucato che si deve lavare.

Perfetta per famiglie che hanno esigenze di lavaggio

davvero importanti e che a volte proprio non posso-

no attendere la fine di un programma per iniziarne un

altro, LG TWINWash regala anche la grande libertà di

decidere di usare solo la lavatrice più grande per bian-

cheria molto sporca e ingombrante oppure solo quella

Mini quando si hanno pochi capi da lavare, ad esempio

maglietta, pantaloncini e calze quando si torna dalla

palestra, senza essere costretti a mettere in funzione

una lavatrice da 12 kg.

Sulla carta, ma anche nella pratica, LG TWINWash ha

incontrato il nostro interesse e si è dimostrato un elet-

trodomestico all’altezza delle aspettative. Nessun dub-

bio dunque sulle prestazioni.

Quello che invece ci ha dato da pensare è il prezzo.

3500 euro sono una cifra davvero importante. 3500

euro sono più di quanto costi l’altra lavatrice a dop-

pio cestello disponibile sul mercato e probabilmente

superiore alla somma di due lavatrici separate, anche

tra le più evolute. L’alternativa, infatti, alla TWINWash

potrebbe essere l’acquisto di due macchine separate,

differenti per capacità e caratteristiche (ma lavatrici da

2 kg di capacità praticamente non esistono), anche se

ovviamente in questo modo si perderebbe il vantag-

gio di un unico elettrodomestico e di un unico attacco

dell’acqua e della corrente e il loro ingombro sarebbe

superiore. Fortunatamente al momento LG TWINWash

si riesce a trovare online a un prezzo più basso, circa

mille euro in meno rispetto al prezzo di listino, e que-

TEST

LG TWINWashsegue Da pagina 42

sto non è poco.

La versione

F 4 J 7 V Y 2 W D ,

quella che pre-

vede la lavatrice

principale da 9 Kg

e la secondaria da 2

Kg, è in promozione

a 1.499. Ma forse chi

decide di acquistare

questo elettrodome-

stico non fa queste

valutazioni, sa che pa-

gherà tutto, tutto quello

che offre, come ad esempio

l’innovazione che sta dietro

un prodotto simile, che fa parte

di un mercato ancora davvero

molto piccolo. Sa che paghe-

rà anche il lusso di risparmiare

tempo prezioso della propria giornata, e il lusso di

possedere un elettrodomestico così particolare e pra-

ticamente unico (o quasi) nel suo genere sul mercato.

Questo non è certo un prodotto per tutti, non tutti se lo

possono concedere, ma chi se lo può permettere ne

rimarrà soddisfatto.

di Gaetano MERO

Velux, società specializzata nel

settore finestre, in partnership

con Netatmo, ha lanciato s Velux

Active with Netatmo, sistema “plug and

play” basato su una serie di sensori in-

telligenti che consentono di azionare

a distanza tapparelle, tende e finestre

per tetti. Velux Active è compatibile con

tutti i prodotti motorizzati Velux Integra

ed è composto da tre parti: un sensore,

un gateway e un interruttore. Il sensore

che viene collocato nella stanza in cui è

installata la finestra Velux per misurare il

livello di umidità, CO2 e di temperatura,

e monitorare i dati meteorologici esterni

dai servizi meteo online.

Gli algoritmi avanzati, integrati all’inter-

no dei sensori, attivano la ventilazione

e proteggono dal caldo. I dati vengono

incrociati con quelli esterni ricevuti dai

servizi di meteo online, l’algoritmo de-

termina se l’apertura della finestra sul

tetto può migliorare o meno il clima in-

terno, quindi calcola in che misura la fi-

nestra deve essere aperta e per quanto

tempo. Infine, prima che la finestra sul

tetto venga aperta, l’algoritmo rileva la

presenza di eventuale pioggia, grazie al

SMARTHOME Velux Active è il sistema di automazione studiato in partnership con Netatmo

Lucernaio smart con Velux Active e Netatmo I sensori misurano livello di umidità, CO2, temperatura e regolano l’apertura degli infissi

sensore integrato. Ci sono tre modalità

di utilizzo del sistema: funzionamento

basato sul sensore, controllo da smar-

tphone e controllo manuale. Per le ope-

razioni basate sui sensori, gli utenti non

devono fare nulla, dal momento che il

funzionamento è completamente auto-

matizzato. Il controllo da smartphone,

attraverso l’app dedicata (disponibile

per iOS e Android), consente agli utenti

di regolare o interrompere le funzioni

automatiche e di gestire in modo perso-

nalizzato le finestre da tetto. Il controllo

manuale è la soluzione ideale quando

non si è in casa, in quanto permette di

regolare in modo immediato la chiusura

delle finestre, aumentando il livello di

sicurezza dell’abitazione.

Velux Active with Netatmo è anche

compatibile con Apple Homekit; Il si-

stema può essere controllato anche

vocalmente utilizzando Siri o con un

semplice tocco direttamente dall’app

Casa di Apple.

Lo starter pack Velux Active è disponi-

bile al prezzo di 249€. Il costo addizio-

nale del sensore per il clima indoor è di

99€. Tutti i prodotti sono acquistabili su

www.velux.com/active e su www.ne-tatmo.com.

SMARTHOME

Super saldi sullo store Google: sconto su Home Mini del 25%Arrivano a sorpresa anche sullo Store Google i saldi estivi su alcuni prodotti disponibili fino alle ore 9:59 del 18 luglio. Si inizia con Google Home Mini, l’altoparlante essenziale con Assistente Google integrato: dal prezzo di partenza di 59 euro il dispositivo è in offerta a 44 euro. Proposto ad un prezzo scontato anche Google Home, lo speaker top di gamma con assistente vocale Google che offre una migliore qualità durante la riproduzione audio. Il prezzo di listino è pari a 149 € che grazie ai saldi estivi passa a 129 €, il risparmio ammonta a 20 €. In saldo anche lo smartphone Pixel 2 XL, in offerta a 889 euro anziché 989 euro, con un risparmio di 100 euro.

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MAGAZINEn.16 / 1816 LUGLIO 2018

AUTO ELETTRICA Ecco la ricerca commissionata al centro Eurac Research e al provider di servizi energetici altoatesino Alperia

Ricerca Eurac-Jaguar sulla mobilità elettrica In Italia è già un successo, ma si può accelerareI-Pace è solo il primo passo: Jaguar analizza il settore della mobilità elettrica italiana per contribuire al suo sviluppo

di G. GIARDINA e M. SERVADIO

L’arrivo di I-Pace sul mercato italiano è imminente e

Jaguar Land Rover non si è fatta cogliere impre-

parata, con una ricerca sulla mobilità elettrica del

nostro paese i cui risultati vengono ora condivisi.

Lo studio è stato commissionato dall’azienda al centro

di ricerca Eurac Research, in collaborazione con il provi-

der di servizi energetici dell’Alto Adige Alperia. Lo scopo

è quello di analizzare e comprendere lo scenario dei

veicoli elettrici in Italia e il rapporto che i cittadini hanno

con essi. Oltre alle barriere che ne frenano l’acquisto e

la situazione dell’infrastruttura di ricarica - il tutto a parti-

re dal caso dell’Alto Adige, considerato come esempio

virtuoso nella conversione a regione green. La ricerca

- che comprende l’analisi di oltre 100 report tematici, 19

interviste qualitative e altre 1817 risposte ottenute online

- ha evidenziato il gap che l’Italia ha accumulato con gli

altri stati sia a livello globale che europeo.

In questo senso, nel 2017 il mercato internazionale ha

fatto segnare 3,1 milioni di veicoli elettrici immatricolati,

di cui il 40% solo in Cina e con il panorama europeo

che vede largamente in vantaggio la Norvegia con il

39,2% sulle nuove immatricolazioni. Lo stesso studio

poi aggiunge che le prospettive future a livello globale

sono sempre più incoraggianti, evidenziando un trend

positivo che ha visto aumentare la diffusione dei veicoli

elettrici privati di 8 volte negli ultimi anni. Nel 2013 era-

no infatti 400 mila gli esemplari di VE, contro gli oltre

3 milioni dello scorso anno. E l’Italia? Il panorama della

mobilità elettrica del nostro paese sta beneficiando di

iniziative che intendono accrescerne lo sviluppo. Sforzi

mossi da istituzioni, enti e società private, tra cui la stes-

sa Alperia, Enel, ma anche Tesla con la sua progressiva

espansione della rete di Supercharger in Italia. In Italia i

veicoli elettrici (comprendendo anche gli ibridi plug-in)

sono arrivati all’1,4% delle immatricolazioni Al momento

tuttavia la ricerca di Eurac fa notare come in Europa sia-

no presenti circa 100 mila infrastrutture di ricarica, sud-

divise tra enti pubblici e privati; con il nostro paese che

invece ne conta circa 3000 pubbliche (20%) e il restante

80% che appartiene a privati. La ricerca poi prosegue

evidenziando che in Italia la quota di mercato dei veicoli

elettrici è dello 0,25%, contro l’1% degli altri grandi paesi

europei. In questo quadro sarebbero Lombardia, Lazio

e Trentino Alto Adige le regioni più virtuose nel contri-

buire all’espansione della mobilità elettrica, ed è proprio

sull’area altoatesina che la ricerca dell’Istituto di Bolzano

si è concentrata. Tra le iniziative proposte dalla regione

altoatesina per aumentare la diffusione dei veicoli elet-

trici ci sono la promessa di realizzare nei prossimi anni

5000 stazioni di ricarica, gli incentivi fiscali pari a 4000

euro per l’acquisto di un’auto elettrica e l’esenzione dal

pagamento del bollo per i successivi 3 anni. In più, il con-

tributo di 1000 euro per l’installazione di una colonnina

di ricarica domestica. Ciò nonostante lo svantaggio ac-

cumulato dall’Italia nella mobilità elettrica nei confronti

degli altri paesi europei implica che un rapporto recipro-

co tra sensibilizzazione dei cittadini sul tema e parallelo

investimento di aziende ed enti esiste.

I fattori che spingono all’adozione dell’elettricoLa ricerca ha evidenziato che tra le barriere che frenano

gli italiani nell’acquisto di un’auto elettrica vi sono ele-

menti come le infrastrutture limitate, l’autonomia, i tempi

di ricarica e i costi di acquisto. Ma, soprattutto il pubblico

con maggiori disponibilità economiche, è particolarmen-

te sensibile al fattore “sociale”, quindi al fatto che altre

persone nel proprio intorno abbiano adottato l’elettrico.

Intervistando i cosiddetti “pionieri”, quelli che già hanno

scelto l’elettrico, è emerso come la possibilità di accede-

re a parcheggi gratuiti o entrare nelle aree a traffico limi-

tato siano fattori determinanti, come anche gli incentivi

statali all’acquisto. Sono stati intervistati anche dei turisti

in visita in Alto Adige, chiedendo loro quale sarebbe la

“scintilla” che li spingerebbe a muoversi in maniera più

ecosostenibile: il ruolo della bicicletta elettrica a pedalata

assistita diventa assolutamente centrale in questo aspet-

to; ma subito dietro arrivano facilitazioni e infrastrutture

legate ai veicoli elettrici. Altra batteria di interviste ha

riguardato invece gli albergatori: secondo loro, oltre ad

essere determinante un miglioramento e un aumento

delle corse dei mezzi pubblici, la possibilità di mettere a

disposizione dei clienti veicoli elettrici, biciclette ed auto,

si dimostrerebbe decisamente importante.

I casi considerati virtuosi in Europa per la dif-fusione dei veicoli elettrici sono la Norvegia e l’Olanda. In questo cartello i motivi determinanti del successo nei due Paesi.

In Italia i veicoli elettrici (compresi gli ibridi plug-in) hanno raggiunto l’1,4% delle immatrico-lazioni.

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MAGAZINEn.16 / 1816 LUGLIO 2018

AUTO ELETTRICA Dentro E-Tron abbondano gli schermi per un’esperienza di guida ai massimi livelli

Svelati gli interni del nuovo Audi e-Tron Schermi ovunque, migliorano la sicurezzaDisplay OLED e telecamere al posto degli specchietti: aereodinamica migliore e più sicurezza

di A. CUCCA e M. SERVADIO

Audi svela gli interni del nuovo SUV

100% elettrico E-Tron e quello che

colpisce, oltre all’eleganza dello

stile Audi, è la presenza di un gran nu-

mero di display.

Partiamo da quelli più innovativi, ovve-

ro due schermi OLED da 7” ciascuno,

incastonati nello spigolo anteriore del-

le portiere, che sostituiscono gli spec-

chietti laterali. Si tratta di un’optional

(immaginiamo costoso) ma è la prima

volta che una soluzione del genere arri-

va in Europa su un modello commercia-

le. Audi E-Tron sarà quindi la prima auto

al mondo, perché in USA per adesso

sono vietati, ad avere due telecamere

al posto degli specchietti laterali. I due

schermi avranno varie modalità di vi-

sualizzazione tra cui quelle ottimizzate

per la marcia in autostrada, in ciclo ur-

bano e per le manovre di parcheggio.

C’è anche la possibilità di manipolare

l’immagine visualizzata sui display per

spostare la visuale, agendo sul touch-

screen. Schermo che permette inoltre

di controllare entrambi gli specchietti e

resettarne la posizione.

L’utilizzo di questa soluzione aiuta an-

che a migliorare l’aerodinamica che

migliora di un valore variabile dal 2%

al 7%. Sulle auto elettriche, affamate di

efficienza, l’aerodinamica è importante

per risparmiare ogni ione di batteria e

i designer di Audi hanno adottato mol-

te soluzioni innovative per portare la

E-Tron a un coefficiente aerodinamico

di 0,28, molto interessante per un SUV.

Il team di Auditography ha infatti avuto

la possibilità di dare un’occhiata più da

vicino agli interni dell’e-Tron e alla fine

del video condiviso su YouTube si può

osservare appena un accenno di come

funzioneranno gli specchietti virtuali

del SUV.

Continuando a esplorare l’interno del

nuovo Audi E-Tron, in arrivo nel 2019,

troviamo altri schermi ora utilizzati al

posto del cruscotto centrale per quello

che prende il nome di Virtual Cockpit,

e altri due nella console centrale per

gestire il nuovo sistema di intratteni-

mento. Un piccolo display è utilizzato

anche per i controlli del clima che viene

replicato in piccolo sul tunnel ad uso

dei passeggeri posteriori.

Il sistema audio, come opzione, può

essere equipaggiato con un kit di Bang

& Olufsen, con 16 speaker per una po-

tenza totale di 705 watt, che permette-

rà un’esperienza musicale mai sentita

prima a bordo di un’auto grazie alla

silenziosità tipica di un modello a pro-

pulsione elettrica e all’utilizzo di nuove

tecnologie di 3D Sound.

Non abbiamo specifiche esatte ma

quello che si percepisce chiaramente

dalle foto è l’abbondanza di spazio in-

terno, simile a quello del modello Q7,

che garantisce tutta la comodità neces-

saria per 5 adulti. Oltre allo stile Audi,

sobrio ed elegante, anche i materiali

sono quelli a cui siamo abituati in auto

di questo livello, dove abbondano rifini-

ture in Alcantara, pelle e altri materiali

pregiati. La selleria è curata, in pelle

traforata e con cuciture a vista.

Audi E-TRON - hi tech

Nissan illumina lo stadio di Amsterdam con le batterie delle LeafNissan fornisce le batterie delle sue Leaf per il più grande progetto di accumulo di energia in un edificio commerciale d’Europa di A. C.

Grazie alla stretta collaborazio-ne tra Nissan, Eaton, BAM, The Mobility House e Johan Cruijff ArenA, con il sostegno dei fondi Amsterdam Climate and Energy Fund (AKEF) e Interreg, è appe-na partito ad Amsterdam il più grande progetto di accumulo di energia d’Europa all’interno di un edificio commerciale, all’interno dello stadio di Amsterdam ap-punto. Il sistema di accumulo di energia da 3 megawatt utilizzerà le batterie equivalenti di 148 Nis-san LEAF fornite da Nissan, al-cune nuove e altre di “seconda mano” provenienti dalle auto elettriche dismesse.Con questo impianto lo stadio di Amsterdam potrà accumulare l’energia prodotta dai 4.200 pan-nelli fotovoltaici installati sul tetto dell’ArenA, in modo che possa essere utilizzata in maniera otti-male, e offrire una valida soluzio-ne di back-up alternativa all’uso di generatori diesel; contempo-raneamente offrirà supporto alla rete elettrica diminuendo i picchi energetici che si verificano du-rante i concerti.Con questo sistema le batterie dei veicoli elettrici vengono in-serite in un processo virtuoso di economia circolare, e lo stadio contribuirà a stabilizzare la rete elettrica olandese.

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MAGAZINEn.16 / 1816 LUGLIO 2018

AUTO ELETTRICA Nuova occasione di test per la Jaguar totalmente elettrica, vettura fantastica e costosa (si parte da 80mila euro)

La Jaguar I-Pace sulle strade del Trentino Che gusto l’accelerazione silenziosa dell’elettrico Entro questo mese tutti i concessionari Jaguar avranno una I-Pace da mostrare ai clienti. Prime consegne da fine agosto

di Gianfranco GIARDINA

S ta per arrivare: entro il mese di luglio gli oltre 100

concessionari Jaguar avranno un modello di I-

Pace da mostrare ai clienti e a fine agosto i pri-

mi 50 che già hanno acquistato la vettura (sulla carta)

potranno entrare in possesso del loro nuovo gioiellino

elettrico. Un SUV agile e superpotente, con i suoi 400

cavalli erogati da due motori, uno per asse, con un’ac-

celerazione incredibile (0-100 in 4,8s), soprattutto per

un mezzo da più di due tonnellate.

Dopo l’anteprima in Portogallo, con il test su strada,

sterrato e pista, c’è stata l’occasione di guidare per un

lungo percorso di due giorni su e giù per l’Alto Adige

la prima vettura totalmente elettrica di Jaguar. Prima di

una lunga serie, visto che la casa inglese ha dichiarato

di aver imboccato con decisione la strada della tra-

zione elettrica, pura o ibrida, tanto che entro il 2020

tutti i veicoli Jaguar o saranno elettrici o avranno una

versione elettrificata. E in fondo, la I-Pace è il primo

SUV di fascia alta completamente elettrico che arriva

sul mercato, bruciando di fatto sul tempo l’agguerrita

concorrenza tedesca di Audi e Porsche.

Di nuovo al volante della I-Pace sulle strade dell’Alto-Adige e del TrentinoLe nuova guida della I-Pace, che ha avuto come epi-

centro Bolzano, ci ha dato altri elementi di giudizio mol-

to interessanti, soprattutto per quanto riguarda ipotesi

di utilizzo normali, su strade ordinarie e con traffico “ita-

liano”. Con un occhio anche ad aspetti che nella prima

guida possono risultare secondari, come l’usabilità del

sistema di car infotainment e le procedure di ricarica.

Ecco il nostro resoconto.

Quanto è bello il cruise control adattivo con la trazione elettricaIl cruise control adattivo, di cui è equipaggiata la I-Pace

non è certo una novità nei mezzi di un certo livello: si

imposta una velocità di crociera che il mezzo cerca di

mantenere, compatibilmente con il traffico. Se un mez-

zo che ci precede va più lento, la macchina si adegua

mantenendo sempre la distanza di sicurezza imposta-

ta. Quello che però ci è parso immediatamente chiaro

è che il cruise control adattivo si sposa con la trazione

elettrica in maniera stupefacente e perfetta. La I-Pace,

come tutti i mezzi elettrici, non ha cambio: la coppia

è costante a tutti i numeri di giri e quindi viene meno

la ragione prima del cambio e tutte le complicazioni

connesse. Questo vuol dire che la macchina, che ha

potenza da vendere, si comporta nella progressione in

maniera ideale, senza nessuno strappo, senza zoppi-

care mai, come i (meno sofisticati) cambi automatici a

volte fanno. E una delle parti più godibili della nostra

guida è proprio quella fatta su una strada provinciale

abbastanza trafficata e discontinua con il cruise control

innestato: possiamo pensare solo alla traiettoria senza

alcuna necessità per decine di chilometri di toccare ac-

celeratore e freno. La I-Pace si tiene sempre a distanza

di sicurezza dalla macchina che precede, distanza che

si riduce proporzionalmente alla velocità, fino a ridursi

a qualche metro nelle fasi di incolonnamento. Ma la

cosa più bella non è il controllo elettronico, che pur

funziona benissimo, ma l’erogazione sempre graduale

ed omogenea, meglio ancora di quello che se riesce a

fare con il piede destro nella guida tradizionale.

Il gusto delle curve in salita A finestrino apertoI vantaggi della guida elettrica emergono però a tuto

tondo in un divertentissimo tratto di strada di monta-

gna, percorso in salita: la I-Pace ha sempre margini di

accelerazione, in qualunque condizioni di marcia, e

sale spavalda senza mai richiedere manovre particola-

ri: la mancanza del cambio, anche di quello automati-

co, rende tutto terribilmente fluido e la coppia costante

ci fa uscire dai tornanti senza mai esitazione. Ne appro-

fittiamo per tirare giù il finestrino e, complice la velocità

ovviamente non eccessiva, ci godiamo il silenzio del

solo rotolamento delle gomme. In queste condizioni,

molto più che in autostrada, si capisce che l’assenza

del motore termico è una benedizione. Tanto che non

ci spieghiamo del perché il programma di guida abbia

previsto tanti chilometri in autostrada, dove l’elettrico

presta il fianco alle maggiori critiche: l’erosione dell’au-

tonomia alle alte velocità. Per fortuna, con una digres-

sione “non autorizzata” sul programma, all’altezza di

Trento abbiamo girato verso Riva del Garda e quindi

giù lungo il lago sulla sponda trentina: lì ci siamo dav-

vero divertiti.

Autonomia realistica Basta non correre troppoParliamo ora dell’autonomia: come spesso accade, i

chilometri di autonomia dichiarati dalla strumentazione

di bordo vanno presi con le pinze. Molto infatti dipende

dallo stile di guida e ne abbiamo avuto conferma: con

un piede anche solo un po’ più gentile di una guida

super-sportiva, l’autonomia non solo viene confermata

dai fatti ma addirittura, nella nostra esperienza, tende

Jaguar I-PaceIntervista a Daniele Maver, A.D. Jaguar

video

Il cruse control adattivo si attiva dai comandi al volante posti sulla razza destra

segue a pagina 47

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MAGAZINEn.16 / 1816 LUGLIO 2018

ad erodersi meno di quanto percorso. Il comportamen-

to che invece, più di qualsiasi altra cosa, prosciuga le

risorse elettriche è l’alta velocità, anche a regime au-

tostradale: salire sopra i 130 significa deterministica-

mente veder scendere l’autonomia più del previsto. Se

invece di guida normalmente, con un piglio rilassato, i

chilometri scorrono e l’autonomia scende anche meno

che proporzionalmente alla strada percorsa: i 90 km

dalla stazione di servizio di Paganella Ovest al promon-

torio sopra Torri del Benaco, quasi tutti di strada statale

percorsi con traffico medio e tutt’altro che a regime

ideale, hanno visto un decremento sull’autonomia di-

chiarata di 80 km. E, onestamente, non abbiamo avu-

to una guida eccessivamente al risparmio ma limitata

nei regimi esclusivamente tra traffico e morfologia del

percorso. L’elettrico, almeno per chi ha bisogno di au-

tonomie generose, non è cosa per chi ha fretta e non

teme i tutor.

La ricarica in continua è veloce In alternata troppo lentaBisogna avere poca fretta anche nella ricarica, se viene

fatta in corrente alternata, come accade con una wall-

box domestica o nelle colonnine non “fast”. Infatti, an-

che se la potenza disponibile è maggiore, la I-Pace non

assorbe più di 7 KW, il che rende un pieno da scarico

un’operazione da 12-13 ore. Tempi di questo tipo pos-

sono andare anche bene per lo stazionamento nel box

di casa o in ufficio, tenendo presente che probabilmen-

te non si sarà completamente a terra, ma non possono

essere incisivi per esempio in una sosta in autogrill.

Nel nostro caso, ci siamo fermati alla stazione di servi-

zio Paganella Ovest sull’Autobrennero, dove è presen-

te una colonnina fast in corrente continua da 50 KW e

una in alternata da 45 KW. Il confronto tra le due ricari-

che è impietoso: due I-Pace affiancate nelle due posta-

zioni hanno ricaricato a velocità drasticamente diverse,

con la colonnina in continua circa 10 volte più veloce di

quella alternata, malgrado potenze nominali simili.

In pratica, in continua, la batteria ha incamerato circa

1KWh al minuto, contro lo 0,1 della soluzione in alterna-

ta. Com’è finita? La flottiglia di tre auto si è data turno

sulla colonnina in corrente continua, trascurando le al-

tre: con una ventina di minuti ciascuno si è recuperato

il quarto di carica in più che ci ha permesso di conclu-

dere il lungo giro iniziato il giorno prima.

Il recupero in frenata va regolato secondo i gustiPrevenire è sicuramente la migliore cura possibile

e l’autonomia parte da una buona guida che - come

abbiamo detto - non vuol dire affatto una guida non

divertente, ma solo non stupidamente estrema. Ma

la I-Pace aiuta a conservare energia con un profilo di

trazione “Eco”, che non esagera nell’erogazione, e so-

prattutto con il recupero in frenata. Il veicolo dispone di

due modalità di recupero dell’energia, uno moderato

e un aggressivo.

La I-Pace nel momento in cui la prendiamo in mano è

impostata per un recupero “pesante”. E pesante è pro-

prio il termine più appropriato, visto che non appena si

rilascia l’acceleratore, la macchina si impianta, come se

fosse zavorrata. Fin troppo: il recupero è certamente

elevato, ma la decelerazione eccessiva tende a infa-

stidire un po’, soprattutto se si guida con il piglio del

motore termico, nel quale il moto retrogrado e il freno

motore non intervengono mai in maniera così aggres-

siva. Cambiando l’impostazione, il comportamento del

mezzo diviene in tutto e per tutto simile a quello di un

motore tradizionale e si riesce a mantenere, nell’attac-

co-stacco dell’acceleratore, un’andatura decisamente

più fluida. Ma il prezzo che si paga è un recupero meno

aggressivo.

Il sistema di controllo clima è troppo complessoL’interazione con il veicolo avviene per la maggior par-

te delle operazioni con il touch screen superiore; quel-

lo basso è utilizzato esclusivamente per la gestione

del clima, un’interfaccia troppo complessa, tanto che

risulta poco intuitivo anche solo alzare la ventola o la

temperatura. Confessiamo: non abbiamo letto le istru-

zioni prima di metterci alla guida, anche volendo non ci

sarebbe stato il tempo. Ma non riusciamo a regolare le

cose come vorremmo.

Nel tentativo di alzare la ventola, iniziamo a scaldare

i sedili; cerchiamo di abbassare la temperatura e non

ce la facciamo. Sono problemi che ovviamente si risol-

vono documentandosi e con un po’ di abitudine, ma

rinviamo il nostro giudizio compiuto su questa parte

dell’interazione a una prova più approfondita. Non ci

fa impazzire neppure la manopola del volume (quella

che si usa di più in assoluto) piccola e decentrata sulla

destra, lontana dal guidatore; ma va detto che il pilota

ha il comando ripetuto sul volante e quello di destra

potrebbe essere considerato di competenza del pas-

seggero.

L’infotainment: bene, ma non benissimoMolto meglio il touch superiore, sia per sensazione di

utilizzo, malgrado un leggero parallasse dovuto allo

spessore del vetro frontale, sia per la buona reattività.

Come spesso accade, abbiamo qualche riserva sul-

l’usabilità del navigatore, abituati come siamo alle app

dedicate su smartphone e tablet, certamente meglio

organizzate dei sistemi proprietari automobilistici. Be-

AUTO ELETTRICA

La Jaguar I-Pace sulle strade del Trentinosegue Da pagina 46

Nella schermata della colonnina mentre ricarichia-mo in corrente continua, si vede come in 11 minuti e mezzo siano stati erogati quasi 10 kWh.

La colonnina in corrente alternata, malgrado una potenza nominale di 43 kW, ha impiegato quasi 11 minuti per erogare 1 kWh.

segue a pagina 48

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MAGAZINEn.16 / 1816 LUGLIO 2018

ninteso, la navigazione funziona bene, ma l’interfaccia

non sempre è alleata dell’utente: non riusciamo, per

esempio, a capire qual è la destinazione impostata.

Funziona meravigliosamente il set delle videocamere,

che permettono una serie ampia di visioni extra-abita-

colo: frontale, frontale alta, laterale, posteriore alta e

posteriore bassa, con anche una visione dall’alto rico-

struita interpolando le immagini dalle diverse camere.

Ovviamente per motivi di sicurezza, il sistema video si

disattiva quando la velocità non è più da manovra e

sale sopra un certo limite: lo capiamo ma è anche un

peccato. Visto che il lunotto posteriore è tutt’altro che

generoso e può facilmente essere ostruito da poche

cose appoggiate sulla cappelliera, una ripetizione sullo

schermo di uno specchio retrovisore virtuale, ricostruito

con una telecamera, sarebbe tutt’altro che superfluo.

Interessante il calcolo delle accelerazioni in tutte le

direzioni del piano di spostamento, calcolabile solo in

modalità di guida Dynamic.

Lo smartphone è un buon compagnoIl pairing del telefono è immediato e decisamente ben

funzionante; il vivavoce è efficace e il sistema si può

Jaguar I-Paceil sistema di Infotainment

video

AUTO ELETTRICA

La Jaguar I-Pace sulle strade del Trentinosegue Da pagina 47

interfacciare a più di un telefono per volta. Oltre al

Bluetooth, che garantisce chiamate e streaming audio,

il sistema accetta il mirroring delle app principali ope-

rando però via cavo. Per farlo funzionare è necessario

però come di consueto collegare lo smartphone a filo a

una (e solo una) delle diverse porte USB disponibili. In

questo modo si può per esempio avere l’app di Spotify

direttamente ripetuta sul touch screen dell’auto.

È anche possibile comandare anche da remoto una

serie di funzione via smartphone, come il pre-raffre-

scamento o il controllo della carica. Per fare questo

il veicolo va registrato sull’apposita app utilizando un

codice che ovviamente non ci è stato dato (la revo-

ca della “proprietà” digitale del mezzo sarebbe stata

molto laboriosa). Rimandiamo a futuri approfondimenti

questa funzione.

La I-Pace riconosce l’utente dalla chiave e imposta di

conseguenza clima, sedile e sistema di entertainment

secondo le abitudini dell’utente. Ma, in caso di condivi-

sione della stessa chiave tra più utenti, è possibile uti-

lizzare lo smartphone come sistema di riconoscimento,

attivando appunto la funzione di profilo smart: l’auto

riconosce lo smartphone e di conseguenza il suo “pa-

drone” e si regola di conseguenza.

Il suono firmato da Meridian è splendidamente britishVeniamo anche al sistema audio: si tratta di un im-

pianto in layout 5.1 firmato Meridian. Il gusto acustico

è tutto inglese, bilanciatissimo, asciutto, poco “gras-

so”. Controlliamo come i colleghi alla guida delle altre

macchine hanno impostato il sistema: quasi tutti han-

no ritoccato i toni, alzando sia alti che bassi. Una sorta

di loudness manuale per avvicinare l’estetica acustica

a quella dei sistemi più “cafoni” ai quali normalmente

si è abituati. E dato che il sistema dispone anche di

un sub separato, si può operare anche sul suo livello,

per ottenere una maggiore presenza delle bassissi-

me frequenze, per gli amanti del genere. In realtà, a

nostro avviso il sistema Meridian è impeccabile nelle

sue impostazioni base, soprattutto se provato con mu-

sica propria e non con la radio, che ha una gamma

dinamica più compressa a monte. Quando si riceve

uno stream dal telefono, il sistema permette anche la

decodifica surround (secondo un algoritmo Meridian o

con i più popolari Dolby Pro Logic o DTS Neo6), come

probabilmente da media USB, funzione che però non

abbiamo provato.

Le conclusioni: auto spettacolare Il lusso di non avere frettaQuesta due giorni a bordo della I-Pace ci ha fatto ca-

pire che si tratta di un mezzo veramente ben proget-

tato. Valgono ovviamente tutte le considerazioni fatte

durante le prime prove in Portogallo, comprese la pre-

sa di coscienza del prezzo, da 80mila euro a salire a

seconda della dotazione; soglia che pone la I-Pace tra

le auto di fascia alta, per pochi. Ma questo giro italia-

no ci ha permesso di aggiungere la consapevolezza

che si tratta di una vettura, pur nella sua mole, davvero

maneggevole e facile da condurre. La progressione in

accelerazione, anche senza voler strafare, è strepitosa

nella sua continuità e la silenziosità davvero piacevo-

le, soprattutto nei percorsi urbani e sui tratti misti non

autostradali. A 130 km/h il rotolamento degli pneuma-

tici, davvero generosi, e l’aerodinamica, dal punto di

vista acustico, fanno passare un po’ in secondo piano

l’assenza del motore termico, ma è un peccato veniale,

perché comunque l’insonorizzazione dell’abitacolo è

da auto europea top di gamma, nettamente migliore,

per esempio, di quanto si sente sui modelli Tesla. La

guida con il cruise control adattivo è poi un vero piace-

re: riposa senza distrarre.

Da capire il sistema di infotainment e di controllo del

clima, non sempre lineare: le interfacce restano per

tutti i brand auto uno dei temi che richiederebbe un’im-

portante riflessione, soprattutto dopo che smartphone

e tablet ci hanno abituato a interfacce super-reattive e

studiate per garantire la massima usabilità. In definiti-

va, una macchina perfetta per chi non ha percorrenze

sopra i 400 chilometri e non ha troppa fretta, visto che

una ricarica, anche fast, dura ben più di un pieno di

gasolio. Ma in fondo la calma e il tempo libero - diceva

qualcuno - sono il nuovo lusso.

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MAGAZINEn.16 / 1816 LUGLIO 2018

GUIDA ASSISTITA Abbiamo messo alla prova le tecnologie di guida semi-autonoma di livello 2 a bordo della nuova Ford Focus

A bordo della Focus con guida (quasi) autonoma Una tecnologia “stellare” in un’auto per tuttiI risultati sono sbalorditivi, la nuova Focus è un concentrato inedito di tecnologia e sicurezza disponibile per tutti

di Franco AQUINI

F ord ha lanciato un nuovo modello di Focus, un mo-

dello tutto nuovo che aggiunge qualcosa di inedito

per il marchio: la guida assistita. Più che assistita

in questo caso. Prima, però, una premessa doverosa:

quella che leggerete non è una prova “tradizionale” di

questa auto. Non abbiamo testato le doti del motore

o del comportamento su strada. Quello che abbiamo

voluto provare e raccontare invece è la quantità di tec-

nologia a bordo della nuova Focus. Sia chiaro: questa

non è la prima vettura nel segmento a introdurre tecno-

logie di assistenza alla guida. Stupisce però che una tal

quantità di tecnologie diverse arrivino tutte insieme su

un modello che è, soprattutto in Italia, molto popolare.

Viene il sospetto che la tanto chiacchierata guida auto-

noma stia veramente arrivando tra noi. Non certo nella

forma più romanzesca di auto che guidano da sole,

ma nella forma di un auto che è in grado di intervenire

correggendo traiettoria, frenata e persino fermandosi

in caso di pericolo. Togliamo di mezzo anche un altro

possibile fraintendimento: molte auto hanno già inte-

grato questo tipo di tecnologie, alcune di queste an-

che nello stesso segmento. Una rivale diretta, la Golf

ad esempio, offre in parte le stesse tecnologie provate

su questa Focus. Tuttavia vedremo che in questo caso

Ford ha fatto qualcosa di più per offrire il massimo della

tecnologia in un’auto che viene proposta a un prezzo

di listino più abbordabile. E in più, particolare non in-

differente, molte delle tecnologie sono di serie su tutti

gli allestimenti. Altre fanno parte di un pacchetto, il co-

pilot, dal costo molto abbordabile. Non è un fatto da

poco, ”C’è vero progresso solo quando i vantaggi di

una nuova tecnologia diventano per tutti” diceva Hen-

ry Ford, e la filosofia sembra essere rimasta la stessa a

distanza di anni.

È una mossa che chiaramente non potrà lasciare in-

sensibile il resto del mercato. Se le vendite della Fo-

cus andranno bene, è molto probabile che anche i

concorrenti saranno costretti a integrare tecnologie di

questo livello nella medesima fascia di prezzo, con tutti

i vantaggi del caso per la sicurezza sulle strade per il

comfort di guida.

A bordo della Focus con Co-Pilot 360 La guida semi autonomaPer provare tutto quello che Ford ha promesso, ab-

biamo percorso qualche centinaio di chilometri tra le

divertenti, ma non facili, strade e tornanti della Costa

Azzurra. Inerpicandoci tra i pendii delle colline tipiche

della zona, abbiamo potuto testare alcune delle tec-

nologie raccontate dell’auto in una zona non proprio

ottimale. Non tutte, ma non escludiamo di tornare sul-

l’argomento per una prova vera e propria. Asfalto poco

regolare, strisce non sempre visibili e riconoscibili,

cartelli stradali a volte nascosti dalle piante e limiti di

velocità che cambiano ogni manciata di chilometri. Una

situazione in cui mettere a dura prova i nuovi sistemi

di assistenza alla guida di cui Ford ha dotato la nuova

Focus. L’insieme di queste tecnologie, che portano la

nuova Focus a fregiarsi del titolo di auto a guida semi-

autonoma (di livello 2), si chiama Co-Pilot 360. All’in-

terno c’è un’infinità di tecnologie diverse: Cruise Con-

trol adattativo, mantenimento di carreggiata, frenata

automatica in caso di ostacoli sulla strada, assistenza

in caso di collisione, assistenza in caso di contromano,

parcheggio assistito, sensori di prossimità sugli spec-

chietti retrovisori e molto altro.

Si comincia dal Pre-Collision Assist con Autonomous

Emergency Braking, Pedestrian e Cyclist Detection, un

nome straordinariamente complesso per riassumere

tre tecnologie già presenti da tempo. L’auto è in grado

di frenare autonomamente sia in caso di avvicinamento

all’auto che la precede, sia in caso di attraversamento

pedoni o ciclisti. Tutto questo era già disponibile e non

è stato oggetto di prova. La novità di questa versione è

l’introduzione del Cyclist Detection, il cui nome dice tut-

to. La vera novità però è il fatto che questo pacchetto è

di serie su tutti gli allestimenti della gamma. A dimostra-

zione che con questa vettura, Ford ha deciso di alzare

il livello di sicurezza a prescindere dagli optional.

Una novità assoluta per Ford è la frenata che segue un

impatto. La chiamano, questa volta in modo semplice,

Post Impact Braking. A cosa serve? Ovviamente a limi-

tare i danni. Se si subisce un tamponamento o si urta

un qualsiasi ostacolo, questo sistema tenta di evitare

che la macchina possa girare su se stessa, oppure in-

vadere la corsia opposta causando danni anche ad altri

veicoli. Dopo l’impatto l’auto cercherà invece di frenare

e accostarsi a lato accendendo le quattro frecce. An-

che il Post Impact Braking è una tecnologia presente

su tutti gli allestimenti. Una tecnologia che, com’è intui-

bile, non è stato possibile testare.

Nelle numerose soste che hanno caratterizzato il viag-

gio a bordo di Focus, abbiamo avuto modo di provare

con piacere, e verificarne il buon funzionamento, una

funzionalità minore, ma molto importante per il comfort

di guida, soprattutto se pensata nel contesto cittadino.

L’intervento del Post Impact Braking può essere fondamentale per limitare i danni dopo un inci-dente o una collisione.

segue a pagina 51

Ford FocusLe novità hi-tech della nuova Fordo Focus

video

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MAGAZINEn.16 / 1816 LUGLIO 2018

Parliamo di Electric Parking Brake con Auto Hold. Su

tutta la gamma, a partire dall’allestimento Plus (che è

l’allestimento entry-level), il freno a mano è sostituito

da un tasto più grande con annesso un secondo ta-

stino dedicato a Auto Hold. Quest’ultimo rappresenta

il concetto di Hill Holder applicato a ogni situazione.

Se Hill Holder tiene ferma la macchina per qualche se-

condo in caso di partenza in salita, Auto Hold tiene la

macchina ferma in ogni fermata fino a nuovo input. La

situazione più classica? Nel traffico cittadino ci si fer-

ma, si lascia il pedale del freno e l’auto rimarrà frenata

finché non verrà premuto di nuovo l’acceleratore. Una

comodità notevole, soprattutto se si dispone di cambio

automatico.

Uno sterzo da “guida autonoma”Con questa Focus i sistemi di assistenza alla guida van-

no ben oltre il semplice - si fa per dire - mantenimento

della carreggiata e frenata automatica. Questo Evasi-

ve Steering Assist, ad esempio, alleggerisce il volante

nel caso in cui la manovra d’emergenza effettuata dal

conducente per evitare un ostacolo sia troppo lenta,

oppure lo indurisce se al contrario il conducente effet-

tua una sterzata troppo violenta. La situazione classica

è quella in cui si ha un auto ferma davanti e non si rie-

sce a frenare in tempo, per cui è opportuno sterzare

in modo da evitare il tamponamento. Questa funzione

è la prima a richiedere un pacchetto opzionale, chia-

mato Co-Pilot Pack, di cui fanno parte le tecnologie

più innovative che sono state montate a bordo della

nuova Focus. Molte di queste tecnologie sono esten-

sioni del Cruise Control adattativo, presente ormai da

anni su vetture di tutte le tipologie. Quello di Focus non

è molto differente dagli altri, ma si completa con una

funzione gradita: dai 30 ai 200Km/h l’auto è capace di

mantenere la distanza dall’auto che la precede accele-

rando, frenando e fermandosi del tutto fino a un mas-

simo di 3 secondi. In pratica, se nel traffico cittadino si

rallenta fino a fermarsi, l’auto lo farà automaticamente,

ripartendo senza che il conducente debba premere

l’acceleratore. Un’autonomia quasi totale, quantomeno

a livello di pedaliera.

Focus può essere definita però auto con guida semi-

autonoma di livello 2 e questa è probabilmente la

dotazione tecnologica più interessante dell’intera vet-

tura. Al tempo stesso, questo è proprio l’aspetto su

cui avremmo bisogno di una prova approfondita per

esprimere i nostri giudizi, che a prima vista (ma tutt’altro

che definitiva) sono buoni. Questo perché è presente

anche un’evoluzione dell’Adaptive Cruise Control, ov-

vero Lane Centering Assist, disponibile sempre con il

pacchetto Co-Pilot e in abbinamento al cambio auto-

matico.

Impostando il Cruise Control l’auto corregge automa-

ticamente la traiettoria per mantenere l’auto al centro

della carreggiata. Ovviamente leggendo con le camere

frontali le strisce sulla strada, quindi se sono assenti

o scarsamente leggibili il sistema non è in grado di

funzionare. Qui il buon funzionamento del sistema di-

penderà molto dalle condizioni concrete dell’ambiente

circostante. Lo stesso vale nel caso in cui il conducen-

te lasci il volante per più di qualche secondo. Questa

tecnologia infatti, pur controllando praticamente tutto

(sterzo, acceleratore e freno), non è ancora un sistema

di guida autonoma (cioè di livello superiore al 2). Mo-

rale: NON togliete le mani dal volante. Chi guida siete

sempre voi, non la macchina.

Ci è piaciuto moltissimo, e ne riconosciamo il valore

per i punti della patente, Speed Sign Recognition, un

sistema in grado di leggere i segnali stradali e non solo.

Per la breve esperienza fatta, segnaliamo che i dati letti

dai segnali vengono incrociati con quelli delle mappe,

sia per impostare un limite di velocità quando non è

correttamente indicato, sia per capire quando un limite

di velocità sta per cambiare. Questo potrebbe essere

davvero molto utile nella routine quotidiana: la situazio-

ne tipica è all’ingresso di piccolo centro urbano, dove

possiamo trovare un cartello con il limite di velocità più

basso rispetto alla strada da cui si proviene. In questo

caso l’auto è davvero in grado di rilevare autonoma-

mente, grazie alle mappe, quando il limite torna ad es-

sere quello precedente anche nel caso non fosse in

grado di leggere il cartello successivo.

Il sistema ha ovviamente il vantaggio di evitare fastidio-

se multe e perdita di punti sulla patente, ma ha anche

l’indubbio vantaggio di evitare una possibile distrazio-

ne alla guida data dalla lettura di un cartello, magari

di quelli non perfettamente leggibili. Un altro sistema,

anche questo, inserito nel Co-Pilot Pack. Le versio-

ni senza pacchetto avranno invece in dotazione una

funzione simile, Intelligent Speed Assist, in grado co-

munque di leggere i segnali stradali, ma che si limiterà

semplicemente a impostare il limite di velocità rilevato

senza intervenire su freno e acceleratore.

Uno dei fiori all’occhiello per Ford però è Active Park

Assist di seconda generazione. La vera novità sta nel

fatto che l’auto è in grado non solo di parcheggiare ri-

conoscendo il parcheggio e agendo autonomamente

sullo sterzo, ma anche governando freno e accelerato-

re. Il conducente, in pratica, assiste passivamente alla

manovra che avviene in spazi ristretti e in tempi tutto

sommato brevi.

A bordo audio di qualità e hotspot Wi-FiOltre agli 11 sistemi di sicurezza e assistenza alla gui-

da c’è ancora tutta la tecnologia di infotainment di cui

l’auto è ricca. Si va dal sistema audio B&O PLAY con

amplificatore da 675 watt e 8 diffusori a bordo alla rica-

rica wireless integrata nel tappetino alla base del tun-

nel centrale. Per non dimenticare Head Up Display, un

piccolo rettangolo trasparente che fuoriesce da sopra

il cruscotto, su cui vengono proiettate alcune informa-

zioni utili come velocità, limiti di velocità, istruzioni di

navigazione e molto altro. Insomma, qui di tecnologia

ce n’è davvero ovunque.

Infine una menzione particolare per l’hotspot Wi-Fi di

bordo. Il servizio fa parte del Ford Pass Connect, che

è una particolare estensione dell’app Ford Pass gra-

tuita. Se quest’ultima permette di consultare punti di

interesse sulla mappa, parcheggi, ristoranti, chattare

con l’assistenza Ford e consultare i dettagli sull’auto, la

versione Connect fa qualcosa in più. Tutto si basa sul

modem di bordo in cui è preinstallata una SIM Vodafo-

ne. Con la connessione sempre attiva, il conducente

potrà essere allertato di qualsiasi cosa succede all’au-

to, anche se parcheggiata. Se si scarica la batteria, si

fora una gomma (e di conseguenza la pressione scen-

de sotto una certa soglia) o peggio ancora se l’auto

si sposta a nostra insaputa, si potrà localizzare l’auto,

aprire e chiudere le porte, accedere il motore a distan-

za e molto altro.

In più, fondamentale, ci sono i servizi di eCall. In caso

di incidente l’auto si connette automaticamente ai ser-

vizi di emergenza fornendo la posizione GPS dell’auto.

Quest’ultima è una funzione, tra l’altro, gratuita a vita,

L’auto riconosce ottimamente i segnali stradali

GUIDA ASSISTITA

Ford Focus con guida (quasi) autonomasegue Da pagina 50

segue a pagina 52

La ricerca del parcheggio avviene accostandosi alle auto ferme.

Il pad di ricarica wireless mantiene attivo il colle-gamento bluetooth dello smartphone.

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MAGAZINEn.16 / 1816 LUGLIO 2018

GUIDA ASSISTITA

Ford Focus con guida (quasi) autonomasegue Da pagina 51

mentre per gli altri servizi c’è un canone annuale che

però è gratuito per i primi 2. Successivamente si passe-

rà a 70€ per 2 anni per i servizi Ford Pass e 50€ per 2

anni per i servizi Live Traffic, che forniscono un aggior-

namento in tempo reale sul traffico con una copertura

totale del territorio.

HotSpot Wi-Fi, dicevamo. Grazie alla SIM integrata,

l’auto permetterà la connessione fino a 10 dispositivi,

anche ad auto spenta (per un massimo di 30 minuti).

Il servizio sarà gratuito per 3 mesi, dopodiché si potrà

scegliere se attivarlo per un giorno a 5€ per 10GB, un

mese a 15€ per 50GB o 120€ per una quantità di dati

davvero enorme: 1.000GB (poco più di 83GB al mese).

Head-Up display, per ricevere informazioni senza togliere gli occhi dalla strada.

Qui la tecnologia fa la differenzaPrese singolarmente, le tecnologie presenti a bordo

della Nuova Focus lasceranno indifferenti i più. Quello

che ci ha colpito, però, è lo sforzo fatto per concen-

trare tutto questo in una vettura appartenente al seg-

mento C. Un segmento molto popolare, soprattutto in

italia, perché ottimale per diverse tipologie di clienti:

famiglie, single, giovani. Focus è ottima per fare viaggi

in autostrada, non è esageratamente lunga per per-

metterne un pratico uso cittadino ed è molto apprez-

zata anche per le flotte aziendali.

Insomma, se si vuole fare in modo che un tipo di tec-

nologia abbia la maggior diffusione possibile, la si

deve montare su un’auto di questo segmento e così

ha fatto Ford, dimostrando anche un certo coraggio

nel rendere la gran parte delle funzioni di serie su

tutta la gamma, lasciandone alcune per un pacchetto

opzionale che però, secondo il listino ufficiale, costerà

appena 500€. Con 25.250€, prezzo di listino, tirando

le somme, ci si porta a casa una Focus con allestimen-

to Titanium e co-pilot pack.

Al potenziale cliente le conclusioni finali (noi ci attrez-

ziamo per una prova completa), ma se si cerca sicu-

rezza, comfort di guida e tecnologia a bordo, si può

tranquillamente dire che la Nuova Focus ha alzato

l’asticella.

AUTO ELETTRICA L’azienda italiana vuole confrontarsi con le auto di lusso di Elon Musk

FCA:“Con Alfa e Maserati puntiamo a Tesla”Una posizione molto diversa rispetto a quella che Marchionne ha tenuto per tanto tempo

di Massimiliano DI MARCO

E ra ciò che voleva Elon Musk con

la sua Tesla: dare il via a un cam-

biamento di paradigma. Le parole

di Tim Kuniskis, a capo di Alfa Romeo

e Maserati all’interno di FCA, a NBC News sono chiare e trasparenti, segno

che l’obiettivo di Musk è stato centrato:

“Qualsiasi auto viene elettrificata. Guar-

date il nostro portfolio prodotti e vedete

che stiamo inseguendo Tesla”.

Una posizione nettamente diversa ri-

spetto a quella che l’amministratore de-

legato Sergio Marchionne ha tenuto per

tanto tempo, addirittura sconsigliando ai

clienti di acquistare la Fiat e500, la ver-

sione elettrica presente esclusivamente

sul mercato americano. Una FCA che

rinnova il proprio catalogo verso il 2022,

mettendo sul piatto 9 miliardi di euro per finanziare la transizione all’elettrico,

dimenticando i diesel e strizzando l’oc-

chio anche – e soprattutto – agli appas-

sionati dei marchi di lusso, come Alfa Ro-

meo e Maserati. Che sono poi gli stessi

che Tesla ha coccolato sin da quando si

è proposta come nuova frontiera del-

l’elettrico, unendo prestazioni, accesso-

ri e supporto. Nel 2022, per esempio,

saranno sei i veicoli elettrici a marchio

Maserati lanciati sul mercato. Secondo

Kuniski l’intero catalogo di future auto

di lusso di FCA avrà “un vantaggio nelle

prestazioni” grazie al motore elettrico.

FCA farà lotta a Tesla soprattutto nelle

offerte a prezzo più modesto, forti di

un’esperienza e di un marchio più con-

venzionale che potrebbe agganciare un

tipo di pubblico che Musk e soci potreb-

bero fare fatica a cogliere.

Tesla si è posizionata come marchio di

lusso e sebbene stia iniziando a spin-

gersi verso fasce di prezzi più basse, la

sua struttura non è ancora adeguata alla

distribuzione ad ampio spettro. Dove i

produttori tradizionali, invece, sono più

forti e più organizzati.

CAR SHARING

Con DriveNow noleggi BMW e Mini per le vacanzeServe un’auto per le vacanze? Adesso si può anche partire in BMW Serie 2 Active Tourer o con Mini Cabrio attraverso il servizio di car sharing DriveNow, presente a Milano con 500 vetture. L’azienda ha aggiunto il noleg-gio di sette giorni alle sue tariffe per permettere di “viaggiare in un’auto in condizioni di migliore salute, dimen-sioni e cilindrata”. “È un esperimento che recepisce l’esigenza di famiglie, coppie o gruppi di amici che - spiega Andrea Leverano, managing director di DriveNow in Italia - avendo pianifi-cato le loro vacanze nelle tantissime e belle località italiane si trovano di fronte al problema di non avere una vettura sufficientemente adeguata sia per condizioni, che per dimensioni e cilindrata”. Il servizio settimanale è già partito e durerà fino al 3 settembre. Il prezzo, riportato sul sito ufficiale, è di 399 euro, costo che include 168 minuti di guida e 600 km percorsi.