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MAGAZINEn.182 / 1816 LUGLIO 2018
Apple rinnova MacBook Pro e ne moltiplica la potenza
M5S: no al lavoro festivo anche per gli e-commerce 02
IN PROVA IN QUESTO NUMERO
26
TV LG OLED 55 C8, a un solo passo dalla perfezione assolutaL’OLED entry level di LG è un gran TV, può raggiungere la perfezione se si decide di fare un piccolo investimento per la calibrazione
14
Switch off al DVB-T2 HEVC, cosa ne sa e che ne pensa la genteSiamo andati in giro per Milano a chiedere ai passanti se conoscessero lo standard DVB-T2 e cosa ne pensano di un possibile switch off
AGCOM, nasce il registro pubblico anti scocciatori 04 21
Premium, accordo con DAZN: gratis alcune partite di serie A e tutta la B Mediaset Premium trova l’accordo con DAZN: tutta la serie B e tre partite di serie A saranno visibili gratis agli utenti di Premium. E Il pacchetto calcio costerà meno
07
Surface Go, il low-cost Microsoft che sfida Apple e Google
46
I-Pace, che gusto accelerare nel silenzio
11
Musica e film low-cost L’estate da “scroccone”
30
Lumix GH5s, la prova di un vero videomaker
22
40
Lavatrice LG TWINWash, due è meglio di una. Ma il costo è altoUna lavatrice con due cestelli che permette di fare due lavaggi diversi contemporaneamente risparmiando tempo. Ma è un lusso che si paga
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MAGAZINEn.182 / 1816 LUGLIO 2018
di Massimiliano DI MARCO
N o al lavoro domenicale e festivo.
Anche per gli e-commerce. La
proposta di legge, firmata dal sot-
tosegretario allo Sviluppo Economico
Davide Crippa del Movimento 5 Stelle, è
stata ribadita a un incontro il 12 luglio che
il sottosegretario dal ministero del Lavoro
Claudio Cominardi ha tenuto con i sinda-
cati di base.
La proposta è chiara e mira a far fuori la
liberalizzazione introdotta dal governo
Monti: soltanto il 25% dei negozi per
ciascun settore merceologico può re-
stare aperto nei festivi. La decisione e
la pianificazione delle turnazioni, in ogni
caso, spettano ai singoli Comuni e alle
Regioni, con un tetto massimo annuale
di dodici giorni di apertura nei festivi.
Cosa vuol dire per gli e-commerce come
Amazon? Significa che i consumatori po-
tranno fare gli ordini online la domenica
e i festivi come sempre, ma il tutto non
MERCATO La proposta di legge del M5S vuole tornare alla situazione antecedente il governo Monti
Proposta di legge del Movimento 5 Stelle No al lavoro festivo anche per gli e-commerce Aperti il 25% dei negozi dello stesso settore, la turnazione spetterà a Regioni e Comuni
sarà elaborato prima del giorno lavora-
tivo successivo; neanche online, insom-
ma, si deve lavorare nei festivi. Unica ec-
cezione sarebbero i Comuni turistici, che
dalla presenza di persone alla domenica
e nei festivi generano i maggiori ricavi.
“Migliaia di lavoratori e commercianti
attendono risposte a un problema di
grandi proporzioni”, ha spiegato Comi-
nardi al termine dell’incontro, e “la base
di partenza resta l’originaria proposta di
legge di Michele Dell’Orco”.
“Una discussione approfondita che ci
lascia soddisfatti” ha commentato Fran-
cesco Iavocone dell’esecutivo nazionale
Cobas. “Abbiamo analizzato la proposta
di legge che prevede un ritorno a una re-
golamentazione con il massimo del 25%
delle aperture domenicali e festive”.
“Dalla proposta di legge - prosegue la
sua analisi - sono escluse le zone turisti-
che, ma su questo il sottosegretario ha
lasciato spazi d’intervento e invieremo
al ministero le nostre integrazioni”.
di M. D. M
P iù trasparenza nelle comunicazioni
che riguardano le offerte commer-
ciali della fibra. AGCOM, l’Autorità
per le garanzie nelle comunicazioni, lan-
cia l’avvertimento agli operatori: si potrà
definire “fibra” soltanto una connessione
fissa la cui infrastruttura sottostante “sia
costituita esclusivamente da una rete di
accesso in fibra, almeno nei collegamen-
ti orizzontali fino all’edificio (FTTB) o fino
all’unità immobiliare dell’utente (FTTH)”.
Non si potrà parlare di fibra, insomma,
qualora “arrivi soltanto fino a nodi inter-
medi, come l’armadio di strada (FTTC,
Fiber To The Cabinet) o la stazione radio
base (FWA, Fixed Wireless Access)”. In
quei casi, precisa Agcom, dovrà essere
affiancata la dicitura “su rete mista rame”
o “su rete mista radio”.
MERCATO Introdotta una legenda, con colori e sigle, per aderire a un linguaggio comune
AGCOM stabilisce nuove regole per la pubblicità “Si può parlare di ‘fibra’ solo per FTTH e FTTB”Più trasparenza nelle comunicazioni delle offerte. Via alla sperimentazione fino a fine anno
Vengono inoltre precisati i simboli e i
colori che, durante la fase promozionale,
gli operatori dovranno usare. Per ora è
soltanto una sperimentazione, valida dal
periodo di entrata in vigore del provvedi-
mento fino al 31 dicembre 2018.
“Con il colore verde e la denominazione
‘F’ sottotitolata ‘fibra’ - spiega AGCOM in
un comunicato - si dovranno indicare le
infrastrutture con la fibra fino all’unità im-
mobiliare o all’edificio, con il colore gial-
lo e la denominazione ‘FR’, sottotitolata
‘fibra mista rame’ o ‘fibra mista radio’,
le altre architetture con fibra solo fino a
nodi intermedi abilitanti connessioni a
banda ultralarga, mentre dovrà essere
utilizzato il colore rosso e le diciture ‘R’,
sottotitolata ‘rame’ o ‘radio’, per tutte le
altre architetture che non prevedono fi-
bra nella rete d’accesso e/o che comun-
que non abilitano l’utilizzo di servizi a
banda ultralarga”.
Una vera e propria legenda per le pub-
blicità affinché il consumatore finale
abbia subito una comunicazione più
limpida riguardo al tipo di connessione
che quello specifico operatore sta pro-
ponendo. Oltre a ciò AGCOM specifica
che gli operatori, nei canali commerciali
mirati, dovranno fornire “la possibilità
per gli utenti di verificare la velocità di
navigazione e la latenza del servizio of-
ferto in upload e download”.
Mentana “Fonderò un quotidiano online fatto da giovani ”Il direttore del TgLa7 annuncia la nascita dopo l’estate di un quotidiano online realizzato da giovani giornalisti. Mentana è stato immediatamente sommerso di curricula di Emanuele VILLA
Il direttore del TG La7 annuncia su Facebook la nascita di un nuovo prodotto editoriale, che non ha an-cora un nome ma sarà a tutti gli ef-fetti un quotidiano online. “È giunto per me il momento di fare qualcosa di tangibile - scrive il noto giornalista - far nascere un quotidiano digitale realizzato solo da giovani rego-larmente contrattualizzati, magari con la tutela redazionale di qual-che “vecchio” a titolo amatoriale (ribaltando la logica dello stage!) che possa riaprire il mercato della scrittura e della lettura giornalistica per le nuove generazioni”. Mentana ci metterà parte del finanziamento e il contributo quotidiano di scritti che oggi è solito postare su Face-book. Immaginiamo che il nuovo quotidiano sarà anch’esso rivolto a un target giovane, ma sui contenuti e sulla linea editoriale non possia-mo che tornare tra qualche mese, quando i contenuti del progetto sa-ranno più chiari. Il post ha avuto un successo cla-moroso. Al punto da costringere Mentana, letteralmente sommerso di curriucula, a puntualizzare: “Per favore, non mandatemi curriculum. A settembre vi racconterò la road map e le modalità con cui si cer-cherà di fare il reclutamento dei redattori e collaboratori nel modo migliore e più trasparente”.
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MAGAZINEn.182 / 1816 LUGLIO 2018
di Roberto PEZZALI
Su denuncia di Vodafone e Telecom
il Giurì della pubblicità ha ritenuto
ingannevole la pubblicità di iliad.
Ad annunciarlo è stato proprio l’Istituto
dell’Autodisciplina Pubblicitaria con una
nota. “Il Giurì, esaminati gli atti e sentite le
parti, dichiara in riferimento alla comuni-
cazione di iliad contestata da Telecom e
da Vodafone che essa è in contrasto con
l’art. 2 CA nella parte in cui promette una
copertura in 4G plus e sia in ulteriore con-
trasto con la stessa norma nella parte in
cui omette di indicare chiaramente i costi
di attivazione ed i limiti in caso di uso delle
reti europee ed in questi limiti ne ordina la
cessazione.“ Secondo il Giurì iliad promet-
terebbe una copertura generalizzata 4G+
quando in realtà la copertura 4G+ non
sarebbe così ampia da rappresentare un
MERCATO Vodafone e Telecom hanno fatto un esposto al Giurì della pubblicità contro iliad
La pubblicità di iliad è stata ritenuta ingannevole Il Giurì impone lo stop e la rimozione delle affissioniiliad dovrà rimuovere le affissioni e interrompere o modificare la sua campagna pubblicitaria
punto di forza pubblicizzabile, e non ver-
rebbero citati i 9,99 euro di costo di attiva-
zione. Critiche anche sui limiti per l’utilizzo
dei dati, anche se sappiamo che i 2 GB
aggiuntivi rispetto ai 30 GB totali inclusi
nel pacchetto sono il massimo che iliad
può offrire. iliad dovrà interrompere la dif-
fusione dello spot e delle affissioni oppu-
re sostituire spot e affissioni entro 7 giorni
lavorativi a partire da oggi, quindi a partire
dal 20 luglio, con una versione meno “in-
gannevole”. iliad ci ha fatto sapere che la
campagna pubblicitaria è ridotta a poche
affissioni. La risposta di iliad non si è fatta
attendere: “Rispetto a quanto emerso in
seguito al procedimento avviato da alcuni
competitor relativo alla nostra campagna
pubblicitaria, desideriamo innanzitutto
sottolineare che i messaggi sostanziali
che la caratterizzano sono stati verificati
e accolti come trasparenti e corretti. Sarà
ovviamente nostra premura rendere al-
cuni degli aspetti legati alle modalità di
comunicazione dell’offerta, ulteriormente
chiari, oltre quanto già indicato nei nostri
canali. Nonostante le incredibili azioni che
i competitor continuano a mettere in atto
da quando siamo entrati sul mercato, ci
sembra opportuno cogliere queste occa-
sioni come possibilità per chiarire ancora
ai nostri utenti che agiamo in trasparenza
e in un’ottica di totale soddisfazione degli
stessi”.
di Massimiliano DI MARCO
Sarà il 5G la leva grazie al quale svi-
luppare il tessuto digitale dell’Italia.
Ne è sicuro il ministro dello Sviluppo
Economico Luigi Di Maio annunciando
che il bando di gara per l’assegnazione
delle frequenze radioelettriche è pronto.
“Un punto di rottura con il passato”, se-
condo il ministro, che rappresenta “una
nuova tappa del percorso che porterà
l’Italia a dotarsi di una tecnologia innova-
tiva, la rete 5G, che non è semplicemente
un’evoluzione del 4G, ma è una piatta-
forma che apre nuove opportunità di svi-
luppo per il nostro sistema economico”.
Con l’asta vengono messi a gara in totale
1.275 MHz di spetto nelle bande pioniere
per il 5G, ossia 1.000 MHz nella banda a
26 GHz, 200 MHz in quella a 3,7 GHz e
75 MHz nella banda a 700 MHz. “Le ca-
ratteristiche di tale nuova tecnologia - ha
aggiunto il ministro Di Maio - consentirà
la digitalizzazione di ampi settori econo-
MERCATO Da assegnare 1.275 MHz in tre bande distinte, con lotti da 32,6 a 676 milioni di euro
5G, pronto il bando di gara per le frequenze Di Maio: “Garantirà la crescita dell’Italia”Il ministro Di Maio “Punto di rottura con il passato. Più servizi digitali per diversi settori”
mici: dai trasporti all’in-
dustria, all’agricoltura,
alla cultura, alla scuo-
la, alla sanità, al turi-
smo, all’ambiente, ga-
rantendo ampi margini
di crescita per il nostro
Paese”. “Le differenze
tra il 4G e il 5G - con-
tinua il ministro - vanno
al di là della maggiore
velocità e si traducono, come già antici-
pato, in un più elevato numero di disposi-
tivi connessi simultaneamente, in una più
elevata efficienza spettrale di sistema
(volume di dati per unità di area), un più
basso consumo delle batterie, una mi-
gliore copertura, alte velocità di trasmis-
sione in porzioni più grandi dell’area di
copertura, latenze inferiori, un più elevato
numero di dispositivi supportati, costi più
bassi per l’installazione delle infrastruttu-
re, una più elevata versatilità e scalabilità
e, infine, una più elevata affidabilità delle
comunicazioni”. Il 2 agosto è il termine ul-
timo per la presentazione delle domande
di partecipazione; dieci giorni dopo (il 12
agosto, insomma) il ministero “comuni-
cherà l’ammissione o l’esclusione dalla
procedura”. Entro il 10 settembre, poi,
le imprese ammesse alla procedura do-
vranno presentare la propria offerta eco-
nomica sulla base degli importi minimi di
aggiudicazione previsti nell’avviso di gara
(che vanno da 32,6 a 676 milioni di euro
a seconda del lotto preso in esame) e nel
relativo disciplinare.
L’Apple Store di Milano apre il 26 luglio e si chiama “Apple Piazza Liberty”Per Apple è il primo Store italiano di nuova concezione Sarà luogo d’incontro oltre che negozio all’avanguardia L’inaugurazione è prevista il 26 luglio di Emanuele VILLA
Manca poco all’inaugurazione dell’Apple Store di Milano, il primo del capoluogo lombardo e primo (italiano) di nuova concezione per l’azienda americana. La data di apertura è ufficiale: giovedì 26 luglio Apple Piazza Liberty sarà open for business per tutti coloro che vorranno provare i prodotti, fare qualche acquisto tecnologico o semplicemente visitare quella che - a tutti gli effetti - è una strut-tura innovativa. Oltre allo store ci sono aree per gli eventi, i seminari e gli incontri, viali alberati dove passeggiare e una scalinata che permetterà alla struttura di “adat-tarsi” ad anfiteatro moderno. Nelle intenzioni dell’azienda ciò che conta è permettere alle per-sone di vivere un’esperienza (non solo d’acquisto) diversa dal solito: ecco perché questo non si chiame-rà Apple Store ma semplicemente Apple Piazza Liberty, come a voler prendere le distanze dall’aspetto commerciale. La cornice è quella della nota Piazza Liberty di Milano, dove uno store “sotterraneo” pren-derà il posto dell’ex-cinema Apollo: “lo store c’è ma non si vede”, dice Apple, confermando il proprio inte-resse nel creare qualcosa di inno-vativo e, al tempo stesso, non inva-sivo come alcune strutture presenti in altre parti del mondo.
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MAGAZINEn.182 / 1816 LUGLIO 2018
di Massimiliano DI MARCO
È diventata una pratica comune: un
numero che non abbiamo in rubri-
ca, magari un telefono fisso, ci chia-
ma, noi non rispondiamo e cerchiamo
su Google chi possa essere. Sono tanti
i servizi che rivelano l’identità del chia-
mante elencando le segnalazioni degli
utenti, ma ora è l’Autorità per le garan-
zie nelle comunicazioni (Agcom) ad aver
pensato a un registro pubblico dei ser-vizi di call center.Basta inserire il numero di telefono da cui
si è appena stati contattati - magari un
operatore telefonico oppure un’azienda
del gas - per scoprire se quanto è stato
detto corrisponde al vero. Una manovra
semplice e che permette di sapere facil-
mente se qualcuno ha appena tentato
di rifilarci una fregatura.
Inserendo un numero nazionale “sarà
possibile risalire all’anagrafica della/
le società esercente/i l’attività di call
center sulla base delle informazioni di-
MERCATO Un sistema rapido per sapere se chi ha chiamato è un call center registrato o una fregatura
Ecco il registro pubblico anti scocciatori Basta il numero per rintracciare il call centerL’idea di Agcom per arginare il problema delle telefonate di pubblicità, indistinguibili dalle truffe
chiarate dalle stesse società al Registro
degli operatori di comunicazione (Roc).
Se la numerazione inserita non è stata
dichiarata al Roc, la ricerca non pro-
durrà alcun risultato” si legge sul sito
dell’autorità.
Insomma c’è comunque un limite: chi
chiama deve avere un numero di tele-
fono registrato. È chiaro però che se
un numero di telefono che si spaccia
per un’azienda italiana particolarmente
nota nel suo settore non è registrato in
questo elenco, qualche dubbio viene.
Da qualsiasi parte lo si veda, quindi,
questo registro pubblico pensato da
Agcom è una manna dal cielo per com-
battere gli scocciatori (soprattutto quelli
fraudolenti) e per bloccare eventuali
numeri indesiderati con cognizione di
causa.
di Emanuele VILLA
I l Parlamento UE ha ufficialmente boc-
ciato la proposta di revisione delle
norme sul Copyright: in questo modo
i negoziati tra Parlamento e Consiglio
vengono formalmente rinviati e si torne-
rà a discutere dell’argomento nell’aula
del Parlamento a settembre. La diffe-
renza tra il fronte del sì e quello del no è
stata di 40 voti.
Nonostante il rinvio, il tema resta bollen-
te: tra annunci, smentite, proteste e qual-
che fake news di troppo, della riforma
del copyright europeo si parla ormai da
mesi. C’è chi dice che si tratti di un “ba-
vaglio per la rete”, giungendo addirittura
alla provocazione di non farla applicare
in Italia, chi ritiene che sia il giusto com-
penso per chi i contenuti li produce e
non si limita a ridistribuirli realizzando un
utile. Punti di vista, come sempre. Intan-
MERCATO Il Parlamento UE ha bocciato la proposta di revisione delle norme sul Copyright
Riforma del Copyright, se ne riparla a settembreUn tema che ha fatto molto parlare di sé tra lobby in pressing e appelli di alcune personalità
to, però, l’accesso ai contenuti di Wikipe-
dia italia è stato bloccato per giorni e gli
effetti sulla nostra routine quotidiana si
sono sentiti. Eccome.
Per il momento, nulla di fatto. L’iter ri-
prenderà a settembre con il dibattito
parlamentare e bisognerà capire come
verranno gestite e riviste le due norme
“incriminate”. Il pomo della discordia è
sempre stata la link tax: quando viene
ri-pubblicato un articolo su una piattafor-
ma esterna al suo contenitore originale
(il classico “condividi” che oltre il link ri-
porta un titolo e qualche parola del som-
mario), ciò significa riutilizzare materiale
protetto da copyright e impone il paga-
mento di un compenso all’editore.
Secondo punto, ancor più dibattuto,
riguarda tutte quelle piattaforme che
permettono ai propri utenti di creare
contenuti (Google, YouTube, Facebook,
la stessa Wikipedia...): in questi casi c’è
bisogno di una licenza ad hoc ed è ne-
cessario dotarsi di appositi filtri per evi-
tare che vengano pubblicati contenuti
protetti da diritti in assenza di una spe-
cifica licenza. Sulla base di questo punto
è scattato l’oscuramento della pagine di
Wikipedia, nonostante la stessa Unione
Europea abbia specificato che la piat-
taforma non sarebbe stata coinvolta in
quanto “enciclopedia online”.
Samsung Il Galaxy S9 vende meno del previsto I chip a gonfie veleSamsung ha pubblicato i risultati del Q2 2018 Vendite inferiori al previsto di Galaxy S9 e di schermi OLED per Apple frenano i profitti Meglio la divisione chip di Matteo SERVADIO
Samsung ha pubblicato i risul-tati del secondo trimestre 2018, riportando un fatturato di quasi 52 miliardi di dollari e utili per 13.2 miliardi. Cifre inferiori al Q1 2018 e marginalmente superiori al secondo trimestre dello scorso anno per quanto riguarda i pro-fitti. Stando a quanto riportato da Bloomberg, Samsung si trova a soffrire il generale calo di vendite del mercato smartphone, che dallo scorso anno ha iniziato a rallenta-re. Ma più nello specifico sarebbe-ro le vendite del Galaxy S9 ad aver disatteso le aspettative.Dopotutto, nonostante alcune interessanti novità, S9 è pur sem-pre un aggiornamento iterativo rispetto ad S8 e chi già possiede il top di gamma dello scorso anno potrebbe forse aspettare la prossi-ma generazione. A vendere meno del previsto sono anche i pannelli OLED destinati al grande compe-titor Apple per iPhone X. Il tutto mentre, sempre secondo quanto riportato da Bloomberg, Samsung continua a mantenersi forte sul mercato dei chip e delle memorie. Tutto questo mentre l’indeboli-mento della valuta Sudcoreana e il protezionismo statunitense nei confronti delle importazioni dalla Cina potrebbero fare comodo a Samsung per quanto riguarda chip e display.
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MAGAZINEn.182 / 1816 LUGLIO 2018
di Gianfranco GIARDINA
P arafrasando Carlo Emilio Gadda
potremmo dire “Quer pasticciaccio
brutto de Videocittà”. È quello che
si sta configurando a Roma, a margine
della Festa del Cinema. Francesco Rutelli
ha ideato e sta promuovendo una nuova
iniziativa: si tratta di VideoCittà, una spe-
cie di “fuorisalone” della Festa del cine-
ma di Roma che dovrebbe organizzare
per tutta la città, dal 19 al 28 di ottobre
prossimi, una serie di eventi (leggendo il programma provvisorio, finanche a
spettro troppo largo) relativi al mondo
dell’audiovisivo. L’iniziativa è riconducibi-
le chiaramente a Francesco Rutelli che
ne risulta il promotore in prima persona;
ma Rutelli, non si può dimenticarlo, è an-
che e soprattutto presidente di Anica, l’
Associazione Nazionale Industrie Cine-
matografiche Audiovisive e Multimediali
aderente a Confindustria. È evidente
come, nella posizione di presidente di
Anica, sia ben più facile riuscire a far na-
scere e crescere un’iniziativa che, però,
nella sostanza resta confinata nell’alveo
del patrimonio personale di Francesco
Rutelli.
Il sito non è di nessuno L’iniziativa al 100% di RutelliIl sito di VideoCittà, contro le disposizioni
di legge, è privo di indicazioni del pro-
prietario e della sua partita IVA e i record
sui DNS sono anonimizzati. Malgrado
ciò il marchio VideoCittà è di proprietà
di Esperienza Italiana - Italan Experien-
ce srl, società a responsabilità limitata
posseduta al 100% di Francesco Rutelli,
che ne è anche amministratore unico.
Esperienza Italiana però non organizza
operativamente l’evento, per il quale è
MERCATO Rutelli ha ideato e lanciato VideoCittà, un “fuorisalone” della Festa del Cinema di Roma
Il pasticcio di Francesco Rutelli e VideoCittà tra interessi privati e i ruoli di Anica e MibactL’evento è di proprietà di una società di Rutelli, Anica co-organizza, il Ministero raccoglie i fondi
stata creata una ulteriore società deno-
minata proprio Videocittà srl: questa, il
cui presidente è ancora una volta Rutelli,
è controllata al 20% da Anica Servizi e
al 80% dalla stessa Esperienza Italiana
di Rutelli.
ANICA contatta le istituzioni Il Mibact raccoglie i soldiInsomma, non solo evidentemente Ru-
telli fa inevitabilmente leva sulla sua
posizione di presidente dell’Anica per
lanciare la sua personale iniziativa ma
mischia, anche a livello societario, inte-
ressi privati e interessi associativi, una
mossa quantomeno inopportuna, so-
prattutto per un politico navigato e noto
come lui. Tanto più che VideoCittà, “al-
l’insegna della trasparenza” ha affidato
ad Anica tutti i rapporti con le istituzioni
pubbliche. Inoltre, si legge sul sito, si
propone di tenere una sorta di doppia
contabilità dato che: “Tutte le risorse di
provenienza pubblica saranno destina-
te da ANICA in via esclusiva ad attività
di interesse pubblico (nessun introito
da esse verrà attribuito ai promotori)”.
In pratica, ANICA, che certamente ha
un ruolo e una veste istituzionale che
il solo Rutelli non può vantare (se non
come presidente della stessa Associa-
zione), si prodiga per promuovere e rac-
cogliere fondi per un’iniziativa che però
resta e resterà di proprietà esclusiva
del suo presidente. Fossimo negli as-
sociati di Anica avremmo più di qualche
perplessità. L’iniziativa di Rutelli ha rice-
vuto la benedizione (e probabilmente i
finanziamenti) del Comune di Roma, del
Mise, della Regione Lazio, della Camera
di Commercio di Roma e della Rai, oltre
che di sponsor privati, come Eni, Linkem
e Intesa San Paolo. Investimenti privati
e pubblici quindi; ma anche il coinvolgi-
mento diretto del Ministero delle Attività
e Beni Culturali (di cui lo stesso Rutelli
in passato è stato Ministro); il Mibact in-
fatti è andato oltre il semplice appoggio
esterno e si è fatto promotore dell’inizia-
tiva presso altri enti, di fatto proponendo
e ottenendo la partecipazione al finan-
ziamento del milione e 140mila euro
(IVA esclusa) di costi vivi dell’evento.
Tanto che questi enti terzi riconoscono
nel Mibact il “Ministero proponente del
progetto” e ad esso versano i contribu-
ti finalizzati a finanziarlo. Il tutto per un
progetto creato e controllato da una srl
privata seppur detenuta da persona illu-
stre. Probabilmente, il Ministero ritiene
sinceramente di lavorare per la promo-
zione culturale. Ma la sensazione è che
Roma, soprattutto quando si parla di ci-
nema, non riesca mai a scollarsi di dos-
so quel senso di decadenza da Grande
bellezza che, visto da fuori, finisce per
trasformarsi in una Grande tristezza.
Fastweb Aumenti di ADSL e fibra fino a 5 euroUn adeguamento economico finalizzato a migliorare i servizi offerti. La tariffa mensile di diverse offerte non più attive di Fastweb viene rincarata e gli utenti non sono contenti di Massimiliano DI MARCO
Quattro euro in più al mese a partire dal 1° agosto. È l’amara sorpresa che devono affrontare alcuni utenti, che avevano sotto-scritto alcune offerte riguardanti la rete ADSL e fibra di Fastweb.La comunicazione è stata rice-vuta direttamente dagli utenti coinvolti su Fastpage, il portale dedicato agli utenti abbonati, principalmente legati all’offerta precedentemente nota come Joy, ora conosciuta come “Internet”, Superjet, Jet, Supersurf e Surf.“Per accelerare il costante mi-glioramento dei nostri servizi, l’innovazione e l’arricchimento dell’offerta, gli importi del tuo ab-bonamento saranno parzialmen-te adeguati ai prezzi delle attuali offerte Fastweb. Dal 01/08/2018, l’importo mensile della tua offer-ta di rete fissa aumenterà di 4€ al mese (IVA inclusa)”. Questo il messaggio ricevuto da alcuni ab-bonati. In altri casi l’aumento è di 5 euro al mese dal 1° agosto. Un adeguamento delle condizioni economiche al fine di migliorare l’infrastruttura e le tecnologie, insomma. Tanti utenti non condi-vidono la scelta e hanno già mi-nacciato di spostarsi verso altri operatori.
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MAGAZINEn.182 / 1816 LUGLIO 2018
di Gianfranco GIARDINA
R iceviamo e volentieri pubblichia-
mo la richiesta di replica giuntaci
in redazione in seguito alla pub-
blicazione della nostra inchiesta sugli
assetti societari e organizzativi di Vi-
deocittà, evento che si terrà a Roma dal
19 al 28 ottobre in concomitanza con la
Festa del Cinema.
“È veramente difficile definire “un pa-sticcio” il progetto di Videocitta’, se si ha uno sguardo obiettivo e non preve-nuto. Scomodare poi il ‘Pasticciaccio brutto’ di Gadda è prova di ardimento; l’autore dell’articolo avrebbe potuto apprendere dalla saggezza del Com-missario Ingravallo, (anche nel film, diretto e interpretato da Pietro Ger-mi): se avesse richiesto ai promotori una sola informazione, al telefono, via mail, o partecipando alla conferenza stampa di presentazione di Videocitta’, sarebbe stato subito accontentato. Videocitta’ è una start-up privata, ideata da Francesco Rutelli (che, come noto, non svolge incarichi politico-isti-tuzionali da oltre 5 anni), il cui mar-chio è stato registrato oltre un anno fa (attraverso la srl Esperienza Italiana) e dato in concessione gratuita ad Ani-ca. Le principali notizie su Videocitta’ sono pubblicate sul sito, che da’ conto della grande attenzione dedicata alla trasparenza in questo progetto.L’ANICA, Associazione maggiormente rappresentativa del mondo del Cine-ma e dell’audiovisivo, partecipa - su mandato unanime degli organismi statutari ed attraverso Anica Servizi srl - a questo progetto secondo mo-dalità molto lineari, sia come socio di Videocittà srl sia come principale or-ganizzatore del progetto. Nessun pro-vento derivante da risorse pubbliche sarà attribuito ai promotori, ma andrà, tramite Anica, ad esclusivo beneficio di attività di interesse pubblico; an-che per questo, si sta registrando un eccezionale e convinto supporto di istituzioni di diverso livello (e di ogni segno politico), oltre che di autorevo-li sponsor e partner privati. I bilanci, ovviamente, si tireranno alla fine, con totale trasparenza. È singolare vedere che un sito come il vostro neppure si
MERCATO VideoCittà è un evento che si terrà a Roma in concomitanza con la Festa del Cinema
La replica del Team di VideoCittà a DDAY.it “Veramente difficile definirci un pasticcio”Riceviamo e pubblichiamo la replica al nostro articolo su VideoCittà e il ruolo di Rutelli
occupi delle grandi novità portate dal progetto Videocitta’ (l’unico accenno è allo “spettro troppo largo” del no-stro programma). Ma tutti saranno benvenuti alla nostra iniziativa, in programma tra il 19 e il 28 ottobre a Roma”Il Team di Videocitta’
Recepiamo come la replica che ab-
biamo interamente pubblicato non
abbia chiarito alcuno dei punti solle-
vati dall’articolo e abbia ribadito nella
sostanza concetti da noi chiaramente
espressi. Nel nostro articolo non siamo
ovviamente entrati nel merito della riu-
scita dell’iniziativa, che ci guarderem-
mo bene dal valutare prima della sua
esecuzione, come anche della validità
dei contenuti del programma, che non
mettiamo in discussione; nel nostro ar-
ticolo abbiamo piuttosto notato come
il metodo non rispecchi secondo noi
i criteri di trasparenza e necessaria
separazione tra attività privata (Video-
città), attività confindustriale e asso-
ciativa (Anica) e attività pubblica (con
l’anomalo ruolo di collettore dei fondi
svolto dal Mibact). Anche il solo fatto
che il sito Videocittà.com, di proprietà
esclusiva di Francesco Rutelli (anche
se dato in concessione, a Videocittà o
ad Anica, non si capisce), sia finanziato
con 45mila euro di fondi provenienti
anche da finanziamenti pubblici, ci ap-
pare quantomeno irrituale, visto che di
fatto accresce il valore del marchio di
proprietà di una società privata intera-
mente detenuta dal Presidente Rutelli.
Peraltro “l’eccezionale e convinto sup-
porto di istituzioni di diverso livello (e
di ogni segno politico)”, da voi segna-
latoci - notizia che raccogliamo con fa-
vore -, ci conferma come il nostro ruolo
di informatori sia di interesse pubblico:
è un dovere cercare di dare conto al
cittadino di come vengano selezionati
i progetti finanziati e di come vengano
e raccolti e impiegati denari pubbli-
ci, anche se per leciti e importanti fini
culturali. Quanto all’invito a contattare
i promotori dell’iniziativa avremmo vo-
lentieri provato a farlo, se solo fossero
resi pubblici i riferimenti della società:
forse il “team” che scrive non è al cor-
rente come - nel momento in cui scri-
viamo - sia sul sito Videocittà che sul
booklet di presentazione dell’iniziativa
(di oltre 30 pagine) manchino dati basi-
lari come l’indirizzo postale, il numero
di telefono, anche un semplice indiriz-
zo di email; non è presente neppure
una form di contatto. Pensiamo che an-
che questa nostra segnalazione possa
essere d’aiuto per correggere questa
criticità; proprio come è stato per l’an-
notazione della (grave) mancanza della
partita IVA e del proprietario del sito;
dati che dopo il nostro articolo sono
stati immediatamente e correttamente
aggiunti al piede delle pagine.
Restiamo ovviamente a disposizione
del Presidente di Anica Francesco Ru-
telli nel caso volesse farci avere il suo
pensiero. Come anche di eventuali
altre puntualizzazioni del “team di Vi-
deocittà” che però - confessiamo - pre-
feriremmo ricevere firmate da persone
e ruoli aziendali specifici e non da un
generico “team”.
La distribuzione europea di Onkyo, Pioneer, Teac ed Esoteric passa ad Aqipa E in Italia che succede?Il gruppo Pioneer Onkyo lascia il presidio diretto del mercato europeo a un distributore austriaco che dal 1 ottobre avrà la responsabilità delle vendite in tutto il continente di G. G.
Arriva inaspettata la notizia di una vera e propria rivoluzione negli assetti europei del gruppo Pioneer-Onkyo. Con comunica-to ufficiale è stata annunciata la cessione della rete distributiva europea per tutti i marchi all’au-striaca Aqipa. Si tratta di un distri-butore che opera anche in Italia e che, al momento, distribuisce anche marchi audio come Audio-Pro, B&O Play, Libratone, Marshal, per citarne alcuni. Onkyo, Teac ed Esoteric, fanno capo in Italia a di-stributori storici ben radicati, il che lascia pensare che, almeno in un primo tempo, possa essere ancora previsto un loro coinvolgimento. Aqipa porta con sé un approccio al mercato molto più “giovane” di quanto non abbia espresso in que-sti anni il mercato dell’hi-fi nostra-no; un approccio forse capace di aprire nuovi canali, da affiancare a quelli tradizionali, per raggiungere l’utenza più giovane. Di certo, con la contrazione del mercato hi-fi degli ultimi anni, stanno accaden-do fenomeni di concentrazione e modifica degli assetti di mercato che solo pochissimi anni fa erano impensabili.
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MAGAZINEn.182 / 1816 LUGLIO 2018
DAZN fa shopping Foroni, Maldini, Diletta Leotta e punta ai diritti della LigaDazn annuncia Foroni come responsabile dei contenuti e della produzione di DAZN Italia Nella squadra dovrebbero esserci Maldini e la Leotta Pare imminente anche l’annuncio dei diritti della Liga di R. P.
DAZN ha annunciato l’arrivo di Marco Foroni a capo delle attività editoriali e creative delle produzio-ni di DAZN in Italia. DAZN, è bene ricordarlo, trasmetterà in esclusiva 114 partite di Serie A a stagione, incluso l’anticipo del sabato sera, e tutti i 472 match di Serie B, di cui 428 in esclusiva. Tutto a 9.99 euro al mese. Dazn fa presente che altri diritti saranno annunciati presto, e la chiusura di Fox Sport lascia pen-sare che la pay TV in streaming ab-bia tra le mani i diritti della Liga. E sarebbe un colpaccio: d’altra parte il patron della Liga è molto legato a MediaPro, e dopo la conclusione della vicenda diritti TV in Italia Per-form è sicuramente un cliente più gradito rispetto a Sky. Marco Foroni è stato Head di Fox Sports Italia, e prima di Fox Sports è stato il con-duttore della UEFA Champions Lea-gue per Mediaset per sei stagioni. Ma non arriverà solo Foroni: sem-bra infatti che il testimonia di Dazn sarà Paolo Maldini mentre Diletta Leotta sarà chiamata a condurre la trasmissione che accompagnerà le partite. Maldini non dovrebbe ave-re tuttavia un ruolo attivo.
di Emanuele VILLA
D avvero interessante studiare gli
effetti del passaggio di Cristiano
Ronaldo dal Real Madrid alla Ju-
ventus. Effetti sulla squadra e sulla com-
petizione italiana ed europea, ma anche
sul mercato. Com’è noto, l’arrivo in Italia
del giocatore più forte al mondo avrà ef-
fetti dirompenti anche sulla visione delle
partite: un campione di questa caratura è
in grado di riaccendere la passione dei
“moderati” e avvicinare al calcio (anche
se di fronte al TV) migliaia di semplici
curiosi. Morale: i detentori dei diritti TV
sulla Serie A, cioè Sky e Perform, ci gua-
dagneranno sicuramente. Anzi, saranno i
primi beneficiari di questo trasferimento,
visto che l’assegnazione dei diritti TV è
chiusa dallo scorso giugno ed è costata a
Sky 780 milioni e 193 a Perform, con va-
lidità per un triennio. Se l’affare Ronaldo
fosse stato concreto prima del 13 giugno,
ENTERTAINMENT L’arrivo di Ronaldo farà lievitare gli incassi per i detentori dei diritti sulla Serie A
Serie A, effetto Cristiano Ronaldo sui diritti tv Sky e Perform pagheranno 150 milioni extra?La Lega potrebbe chiedere 150 milioni in più per i diritti tv, che verranno distribuiti alle società
la Lega avrebbe potuto alzare
la posta, a tutto svantaggio
dei broadcaster e vantaggio
delle squadre di calcio, che
avrebbero goduto di quote
più ampie. Si stima che con
CR7 in campo, l’assegnazione
sarebbe potuta avvenire a cir-
ca 1,5 miliardi di euro. Milano Finanza fa notare un aspetto
interessante, che di sicuro non compen-
serà i mancati introiti di cui sopra ma po-
trebbe alleggerire il peso per la Lega e
per i club di A: nel bando è prevista una
somma extra variabile quantificata in
150 milioni che Sky e Perform dovranno
(proporzionalmente) pagare nel caso in
cui raggiungano un certo livello di perfor-
mance, ovvero di incremento di abbona-
ti. Per quanto concerne Sky, ci sono ben
pochi dubbi sul fatto che ci arrivi: da un
lato l’acquisizione di diversi abbonati ex-
Mediaset (quelli della Champions’, tanto
per intenderci), dall’altro l’arrivo di Cri-
stiano Ronaldo le faranno senza dubbio
raggiungere il quorum, e anche Perform
- che ricordiamo è titolare in esclusiva
della pregiata partita del sabato sera
- potrebbe essere “costretta” a un pa-
gamento extra. Che comunque sarebbe
ben felice di fare, considerando l’effetto
CR7 sul proprio fatturato. Questi soldi ex-
tra verrebbero ridistribuiti alle squadra di
A, e ancora una volta la stessa Juventus
sarebbe la prima a beneficiarne: circolo
virtuoso?
di Roberto PEZZALI
M ediaset Premium ha trovato un
accordo con Perform. La pay TV
di Cologno Monzese aveva pro-
messo ai suoi abbonati una risoluzione
della situazione “calcio” entro il 15 di lu-
glio e, giusto in tempo, ha annunciato la
partnership per far vedere i contenuti di
DAZN gratis ai suoi abbonati. Ma non è
quello che si aspettavano i clienti: il so-
gno era un accordo di ritrasmissione con
Sky, la realtà sono la serie B in esclusiva
e i 114 match di A in mano a Perform. Per
gli abbonati a Premium questi contenuti
saranno gratis, e il prezzo dell’abbona-
mento a Mediaset Premium viene di con-
seguenza rimodulato a 19.90 euro. Una
tariffa unica, con dentro tutto quello che
è rimasto a Premium. Gli utenti avranno
la facoltà di recedere dal contratto sen-
ENTERTAINMENT Tutta la serie B e le tre partite di serie A saranno visibili agli utenti di Premium
Premium, trovato l’accordo con DAZN Gratis alcune partite di serie A e tutta la BLe partite dovranno essere fruite tramite la piattaforma DAZN. Accordo simile anche con Sky?
za costi. Le partite, e questo vale sia per
le 114 partite di A sia per l’intera serie B,
non saranno comunque trasmesse trami-
te digitale terrestre ma dovranno essere
fruite tramite la piattaforma DAZN quindi
app su Smart TV, console, tablet o smar-
tphone. DAZN non fa sconti a nessuno:
vuole clienti per la sua piattaforma, e un
accordo simile verrà annunciato presto
anche con Sky: i clienti Sky Q si trove-
ranno l’app sul decoder, con un costo di
accesso probabilmente agevolato.
Sky e DAZN non hanno ancora annun-
ciato nulla, ma l’accordo secondo quanto
ci risulta dovrebbe essere già definito da
tempo.
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MAGAZINEn.182 / 1816 LUGLIO 2018
di Gianfranco GIARDINA
M ediaset cresce (+2% nel primo semestre ri-
spetto allo stesso periodo dello scorso anno)
con il resto del mercato che invece decresce.
E l’onda positiva è destinata a crescere ancora, visto
che il luglio si preannuncia spettacolare sia per ascolti
che per raccolta pubblicitaria, in virtù dell’ottimo risul-
tato dei Mondiali di Russia 2018. Quindi, squadra che
vince non si cambia: il Biscione prosegue con forza
anche nel prossimo autunno nel suo percorso fatto di
investimenti importanti ma oculati, un aumento delle
produzioni interne e la focalizzazione sempre più ra-
dicale sulla TV gratuita e generalista.
Non a caso, forse, la notizia più rilevante è il comple-
to restyling (grafica, contenuti, logo) di Rete 4, il ca-
nale dei tre principali Mediaset che sicuramente ha
più bisogno di una “svecchiata”. Il cambio parte dal
logo, che viene razionalizzato e modernizzato, come
accaduto a quello di Canale 5 nella scorsa stagione e
perde la grande “R” per diventare un più semplice e
moderno 4 cerchiato.
A cambiare poi molto fisionomia è soprattutto il prime
time di Rete 4, a partire dal TG. Arriva infatti alla dire-
zione del TG 4 Gerardo Greco, già direttore di Radio 1
e del Giornale Radio, un nome autorevole per un TG
che ha necessità di riposizionarsi. Greco non solo avrà
il TG ma anche una trasmissione di attualità in prima
serata. E proprio sulla prima serata Rete 4 cambierà
molto, a partire dalla riduzione dei film, giudicati meno
strategici dato che sono sempre di più i canali tematici
con questo tipo di contenuti. Infatti, nella settimana, ci
saranno 5 prime time con produzioni interne: oltre al
programma di Gerardo Greco, ci sarà Quarto Grado
con Gianluigi Nuzzi, un talk politico di Nicola Porro,
Freedom di Roberto Giacobbo (di fresca provenienza
RAI) e uno show, ancora in via di definizione, di Piero
Chiambretti. E proprio quest’ultima scelta - Chiam-
bretti in prima serata su Rete 4 - fa capire come stia
cambiando il posizionamento del canale.
In Access Prime Time arriverà anche Barbara Palom-
belli con un propria striscia quotidiana di approfon-
ENTERTAINMENT Rete 4 cambia pelle e in parte anche target, spostandosi verso le produzioni interne e i talk e riducendo i film
Palinsesti Mediaset: restyling completo di Rete 4 Allo studio “Casa Totti” e i documentari di RenziSi vocifera di un arrivo di Totti nella squadra di Mediaset e potrebbe addirittura arrivare anche l’ex premier Renzi
dimento politico: come si vede, fioccano i talk che
tanto hanno funzionato su La7 nella passata stagione
e che possono essere uno strumento utile per un ri-
posizionamento in una fascia socioculturale più alta
di Rete 4.
Su Canale 5 molte conferme: tutto il “filone” Maria de
Filippi, con Tu si que vales (nuovo giudice Iva Zanic-
chi), C’è posta per te e Amici; spazio ai VIP nei rea-
lity con il Grande Fratello VIP, Temptation Island VIP
e L’isola dei Famosi; due importanti ritorni per Paolo
Bonolis: Scherzi a parte e, in primavera, Ciao Darwin.
Sul fronte della fitcion, torna Gianni Morandi con la
nuova stagione de L’isola di Pietro e quelle di Solo e
Ultimo. Conferme anche per Maurizio Costanzo, con
il suo show e L’intervista, come anche per Matrix di
Nicola Porro. Ancora rinviato Adrian, il travagliatissi-
mo cartoon ad episodi ideato e diretto da Adriano
Celentano: “Abbiamo preferito spostarto in primavera
- ha spiegato Piersilvio Berlusconi - per non doverlo
spezzare in due, sarebbe stato un peccato.
Italia 1, come sempre, concede grande spazio alla co-
micità e all’intrattenimento, a partire da alcune serate
esclusive con importanti comici: Alessandro Pintus,
Maurizio Battista e Andrea Pucci. Confermato il dop-
pio appuntamento con Le Iene, al quale si aggiunge
una nuova produzione, non ancora svelata, con la
Gialappa’s Band. In primavera arriverà poi ‘80 special
di Nicola Savino e Colorado. Non mancheranno poi
molte serie TV e film.
Pur senza annunci ufficiali, Piersilvio Berlusconi ha
confessato che un’ipotesi di “Casa Totti”, una specie
di riedizione di Casa Vianello ma con protagonisti
Ilary Blasi e Francesco Totti. Le voci di un arrivo di
Totti sul piccolo schermo si inseguono da mesi e si
è anche parlato della possibilità che l’ex regista della
Roma partecipi a una delle ultime puntate di Balalaika,
la trasmissione condotta dalla moglie e da Savino.
Altra ipotesi interessante è che possa entrare nella
squadra Mediaset nientemeno che Matteo Renzi.
L’ex premier, infatti, starebbe preparando una serie di
documentari sulla storia e le bellezze di Firenze che
avrebbero indubbiamente successo: “Perché trovate
strano che Mediaset possa essere interessata? - ha
chiosato Piersilvio -Sicuramente una trasmissione
condotta da Matteo Renzi avrebbe grande audience
e noi siamo un TV commerciale”.
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MAGAZINEn.182 / 1816 LUGLIO 2018
di Gianfranco GIARDINA
A Monte Carlo, a margine della
presentazione dei palinsesti au-
tunnali di Mediaset e a un anno
preciso dall’annuncio (“Il lavoro fatto
sui Mondiali ha causato un po’ di ritar-
do - ci ha detto Piersilvio Berlusconi a
riguardo”) debutta Mediaset Play, la
nuova app multipiattaforma per la vi-
sione on demand e in streaming della
library Mediaset. L’attesa app Mediaset
Play è stata resa disponibile il 5 luglio
2018, sia sugli store iOs e Android (va ad
aggiornare la vecchia app Mediaset On
Demand), sia su web (all’indirizzo www.
mediaset.it) che sugli Smart TV abilitati
(quelli mhp compatibili con il broadband
addendum e tutti i nuovi HbbTV 2.0.1.
In realtà avevamo già scovato l’app Mediaset Play su TV in concomitanza
con l’inizio dei Mondiali di Russia 2018:
l’app mandata on air da Mediaset da
qualche settimana, oltre a mostrare già il
logo Mediaset Play, ne aveva già antici-
pato le principali funzionalità. Ora, que-
ste funzionalità si estendono anche ai
device e al Web. Mediaset Play, soprat-
tutto nella versione app per smartphone
e tablet e in quella Web sono destinate
a un grande successo; quella TV, inve-
ce, è un po’ limitata dal parco installato
di HbbTV che al momento è numerica-
mente molto contenuto. Stranamente,
Mediaset Play non è entrata, se non in
una fugace citazione, nella narrazione
delle novità dell’autunno (quest’anno
per scelta di Mediaset la presentazio-
ne è stata più stringata del solito). Una
nostra domanda ha fatto emergere la
notizia del lancio.
Ma veniamo alle novità: la principale è
che ora si possono vedere tutti i canali
lineari in diretta ma anche far ripartire la
trasmissione in corso grazie alla funzio-
ENTERTAINMENT Mediaset Play è disponibile per iOS, Android e Web e su Smart TV HbbTV 2.0.1
Presentata l’app Mediaset Play: funziona su smart TV, smartphone, tablet e webOffre canali in diretta con restart sulle trasmissioni e una grande profondità di catalogo
nalità restart, veramente comoda. L’altra
cosa interessante è l’organizzazione
dell’app, meglio incentrata non solo sui
canali ma anche sui “brand”, ovverosia
le singole trasmissioni, di cui è possi-
bile esplorare e riprodurre un catalogo
molto ampio, ben oltre i classici 7 giorni
di archivio: “Al momento è in linea una
profondità di catalogo molto ampia, con
un archivio che è capace di andare mol-
to indietro - ci dice Pier Paolo Cervi, il
direttore del business digital -, ma può
darsi che più avanti ridurremo un po’ il
numero delle vecchie puntate, restando
sempre ben oltre l’ultima settimana, al-
meno per le nostre produzioni”.
La presentazione dei contenuti, poi, ha
un taglio fortemente editoriale, con una
serie di home page che tendono a met-
tere in luce, con gerarchie differenziate,
i programmi più graditi dall’audience.
In realtà, a tendere si andrà verso
un’esperienza personalizzata, in cui sia
la presentazione delle home page che
anche gli inserimenti pubblicitari saran-
no scelti sulla base delle abitudini di
visione, e quindi dei gusti, dell’utente.
A proposito della pubblicità, il servizio
Mediaset Play, che è gratuito, è ovvia-
mente sostenuto dalla pubblicità: oltre al
classico pre-roll (lo spot che viene visua-
lizzato prima dell’inizio del contenuto) si
aggiunge un inserto pubblicitario, che
via via sarà sempre più personalizzato,
in corrispondenza dei break pubblicitari
della prima messa in onda. Si tratterà di
spot diversi da quelli della prima messa
in onda. Per vedere le dirette e per atti-
vare la funzione restart sarà necessario
registrarsi gratuitamente; alcune clip
estratte dai programmi saranno comun-
que visibili anche agli utenti anonimi.
La library di contenuti è appoggiata, in
termini di infrastruttura informatica su
alcuni servizi di AWS ed il flusso dati è
erogato da CDN Akamai: “Siamo molto
contenti delle prestazioni di Akamai - ci
ha detto Pier Paolo Cervi”. E il sistema,
almeno a prima vista, appare essere ve-
loce e reattivo, anche nella sua versione
TV HbbTV.
Epic Fail di Sony Invece del trailer su YouTube ha caricato il film interoÈ rimasto disponibile per qualche ora sul canale YouTube di Sony il film Khali The Killer, un thriller in arrivo nei cinema ad agosto Errore o astuta mossa di marketing? di Gaetano MERO
Pochi giorni fa, Sony ha pubblicato per sbaglio un intero film sul pro-prio canale YouTube, in program-mazione nei cinema dal mese prossimo. Il titolo in questione è Khali The Killer, scritto e diretto da Jon Matthews, prodotto in Germa-nia per il solo mercato dell’home video e già disponibile in DVD da fine 2017. La scelta di Sony di distribuire il film nelle sale è avve-nuta solo in un secondo momento per questo, al fine di promuovere la pellicola, la società ha scelto di pubblicare un nuovo trailer. Tutta-via qualcosa deve essere andato storto. Khali The Killer è il classico film d’azione che racconta di un sicario, Khali (Richard Cabral) ap-punto, impegnato nella sua ultima missione prima di ritirarsi dal cam-po e seguire una vita più tranquilla. Su YouTube naturalmente il film non c’è più, Sony è corsa subito ai ripari eliminando il video, anche se in rete circolano comunque al-cuni screenshot che testimoniano quanto accaduto. Le ipotesi formu-late sono tante, dal banale errore e scambio accidentale di file fino ad un astuto tentativo della società (probabilmente riuscito) di far par-lare del film e accrescere la curio-sità del pubblico.
torna al sommario 10
MAGAZINEn.182 / 1816 LUGLIO 2018
di Emanuele VILLA
Sono trascorsi circa due anni da
quando Netflix ha inaugurato la
funzione di scaricamento dei con-
tenuti (non tutti, ma buona parte) sugli
smartphone, tablet e sui PC Windows.
Evidentemente la cosa ha avuto molto
successo se oggi l’azienda americana
decide di tornarci su e perfezionarla: il ri-
sultato sono gli Smart Downloads, ovve-
ro il processo di scaricamento delle serie
tv gestito in automatico dalla piattaforma
e non dal suo utente.
Per capire come funziona, vediamo la si-
tuazione attuale: oggi si può decidere di
scaricare integralmente una serie tv sul
proprio dispositivo, oppure di effettuare
il download solo di alcune parti.
Nella fattispecie più comune scarichiamo
le prime 3 puntate di una nuova serie per
poi gustarcela sul treno quando andiamo
a lavoro, ma inevitabilmente ci dimenti-
chiamo di procedere con il download di
quelle successive una volta arrivati all’ul-
tima, col risultato di dover riprodurre la
puntata n.4 via rete cellulare o attendere
ENTERTAINMENT Perfezionata la funzionalità di scaricamento delle serie tv con Smart Download
Netflix lancia la funzione Smart Download Cos’è, come funziona e perché è così utileCon Smart Download basta scegliere le serie tv che si desidera guardare, lo scaricamento e l’eliminazione delle puntate dal dispositivo verrà gestito automaticamente da Netflix
la sera per scaricarla da casa. Per non
parlare dello spazio occupato dalle pun-
tate ormai viste: alzi la mano chi si ricor-
da diligentemente di cancellarle poco
per volta liberando volta per volta spazio
su storage. Pochi.
Smart Downloads serve proprio ad evita-
re che si verifichino le circostanze di cui
sopra, trasferendo la responsabilità dello
scaricamento e della cancellazione delle
puntate a Netflix stessa. Per esempio, se
si scaricano le prime due puntate di una
nuova serie e il giorno dopo si guarda la
prima, Smart Downloads la cancella au-
tomaticamente dopo la visione, libera lo
spazio in memoria e, la prima volta che
si trova sotto rete Wi-Fi, scarica la terza.
Così non c’è rischio di dimenticarsi e di
rimanere a piedi. Unico limite: il fatto che
magari vorremmo rivedere la prima pun-
tata. Per quello non c’è altro rimedio che
staccare la funzione Smart Downloads,
che ovviamente è del tutto facoltativa.
Smart Downloads è attivabile su tutti i
contenuti per i quali il download è con-
sentito ed è disponibile da oggi. Ma solo
per Android. Neanche una parola per
iOS: arriverà.
La musica come un’app Con una patch Drake migliora la qualità del suo ultimo albumIl rapper Drake ha migliorato le tracce del suo album Scorpion, ma soltanto nella versione digitale Via alcune censure, migliorato il suono generale. Proprio come se fosse un’app di Massimiliano DI MARCO
Alcune delle tracce dell’album Scorpion del rapper Drake sono cambiate rispetto alle versioni originali. Via un pò di rumore di sottofondo, rimozione della cen-sura, in altre tracce è il mix ge-nerale a essere differente. Drake non è il primo a rimasterizzare le proprie canzoni aggiornando le versioni digitali ma è pur sempre una situazione a cui il mondo della musica non è abituato e che po-trebbe creare una scissione fra le versioni analogiche (dai CD ai sempre più frequenti vinili) e quel-le digitali, che invece potrebbero potenzialmente essere aggiorna-te. Le rimasterizzazioni non sono una novità nel mondo cinemato-grafico, nei videogiochi e anche nella musica, di solito però si tratta versioni fisiche riproposte ad anni di distanza dall’originale. È molto meno frequente, invece, che le tracce vengano migliorate di na-scosto a breve distanze, trattate come se fossero un software per computer. Se questo approccio dovesse diffondersi, potremmo veder nascere e crescere un nuo-vo mercato delle edizioni originali fisiche che diventerebbero, così facendo, delle ghiotte occasioni per i collezionisti.
di Gaetano MERO
N etflix ha annunciato di aver siglato
un accordo globale esclusivo con
il produttore e autore Álex Pina,
noto creatore della serie non in lingua in-
glese più vista di Netflix: La Casa di Carta
(La Casa de Papel). In base all’accordo,
il fondatore della società di produzione
Vancouver Media, produrrà nuove serie
e progetti in esclusiva per i 125 milioni di
abbonati Netflix in tutto il mondo.
I fan de La Casa di Carta sono in trepida
attesa della terza stagione (o “parte”) la
cui uscita è prevista per il 2019, mentre
in occasione del festival di Monte Carlo
ENTERTAINMENT Alex Pina, autore della serie La Casa di Carta, ha siglato un accordo con Netflix
Netflix, accordo con il produttore de La Casa di Carta All’orizzonte la terza e la quarta “parte” in esclusivaL’accordo prevede la produzione di nuovi progetti in esclusiva per la piattaforma streaming
lo scorso giugno, proprio
dalle dichiarazione di Pina,
è trapelata la quasi certez-
za di un ulteriore quarto ca-
pitolo. Tra i progetti attual-
mente in fase di lavorazione
c’è Sky Rojo, un dramma
d’azione al femminile la cui
produzione dovrebbe ini-
ziare nel 2019.
“Lavorare per Netflix è un
sogno che diventa realtà. Viviamo in
un’epoca in cui le serie TV sono consi-
derate alla stregua dei movimenti cul-
turali più influenti. La possibilità di rag-
giungere anche i luoghi più remoti del
pianeta e di costruire un mondo in cui il
contenuto in tutte le lingue può essere
veicolato a livello globale significa far
parte del sogno di migliaia di creativi”
ha dichiarato Álex Pina.
torna al sommario 11
MAGAZINEn.182 / 1816 LUGLIO 2018
di Massimiliano DI MARCO
U n’estate da scrocconi. Ovviamente senza viola-
re nessuna regola. Musica, libri, film, serie TV e
altro ancora da godere spendendo pochissimo
oppure niente affatto. Non è impossibile: basta sol-
tanto organizzarsi e attendere come avvoltoi l’offerta
giusta. Con il maremoto di servizi di intrattenimento
presenti sul mercato può diventare difficile stare die-
tro ai molteplici abbonamenti. Senza voler rinunciare ai
loro contenuti, però, possiamo usare un po’ di astuzia
per congegnare un piano per vedere film o giocare ai
videogiochi senza spendere un euro o, al massimo, po-
che decine di centesimi.
Attorno a sé Amazon, per esempio, ha creato un ecosi-
stema di promozioni che non possono essere sottova-
lutate da qualsiasi scroccone come si deve.
Prendete un’e-mail, create un nuovo account Amazon
(se già non l’avete) e approfittate dei 30 giorni di prova
gratuita dell’abbonamento Prime. L’account Amazon
Prime apre le porte a decine di benefit digitali.
Video gratis per mesiL‘abbonamento ad Amazon Prime oltre alla spedizione
gratuita dà accesso, tra i benefit, alla selezione di video
e film di Prime Video, inclusa nel pacchetto annuale.
Potete goderne anche durante i 30 giorni di prova del
servizio. Se fate registrare un secondo account a qual-
cuno della famiglia potete avere 60 giorni, abbastanza
per godere di produzioni come The Man in the High
Castle, American Gods e Grand Tour. Non solo: se
dopo aver scaricato i film in locale tramite la funzione
“download” togliete la connessione wireless al tablet
avrete anche qualche settimana in più per vederli ad
abbonamento scaduto.
E se fra un acquisto su Amazon e una partita ai video-
giochi avete voglia di un’esclusiva Netflix, ecco il se-
greto: con la stessa carta prepagata/di credito, potete
giocarvi due account, ovviamente legati a due indirizzi
e-mail differenti.
Alla prima prova di 30 giorni gratuita, durante la fase
di inserimento dei dati di pagamento necessaria per
poter completare la procedura, scegliete la carta di
credito. Ovviamente ricordatevi poi di disdire il rinnovo
automatico andando nelle impostazioni dell’account.
Dopo di che, alla scadenza dei trenta giorni di prova,
create un altro account, associato a un’altra e-mail (ba-
stano pochi secondi con qualsiasi casella di posta), ma
nei dati di pagamento scegliete PayPal, al cui account
(se non l’avete, bastano pochi secondi per crearlo)
avrete associato la vostra carta prepagata/di credito.
Alcuni istituti inoltre permettono di generare carte di
credito virtuali con numeri validi: teoricamente è pos-
sibile, ma si perde la personalizzazione ed è un po’
faticoso starci dietro.
Now TV di Sky, infine, è meno facile da arginare per
sfruttare più di una volta i 14 giorni dei ticket cinema,
serie tv e intrattenimento: una volta inserito un codi-
ce fiscale, necessario per completare l’iscrizione, non
ENTERTAINMENT Come godere dell’intrattenimento digitale pagando al massimo pochi centesimi. La guida per gli scrocconi digitali
Un’estate con musica, libri, film, e giochi gratisDa Amazon e Netflix fino a Spotify e Now Tv: ecco come usufruire dell’intrattenimento digitale praticamente a costo zero
sarà possibile immetterlo nuovamente senza chiedere
la cancellazione dei dati. Potete però intestare un ac-
count differente per ciascun membro della famiglia e
avere così 28, 42, 56 o magari 70 giorni gratuiti con
Now Tv per potervi mettere in pari con le serie tv che
preferite o i film che vi siete persi.
Una estate di musicaC’è di più. I nuovi abbonati ad Amazon Prime che
non hanno mai provato Amazon Music Unlimited po-
trete provare per quattro mesi il servizio al prezzo di
0,99 euro (contro i canonici 9,99 euro al mese) il ser-
vizio, che offre lo streaming di centinaia di canzoni in
catalogo, molto più ampio rispetto a Prime Music. Oc-
corre però affrettarsi, l’offerta scade il 17 luglio.
Se non apprezzate né Amazon Prime Music (incluso
gratuitamente nel pacchetto Amazon Prime) né Music
Unlimited, Spotify o Apple Music potrebbero fare al
caso vostro. Spotify offre 30 giorni di Premium gratui-
ti a tutti i nuovi iscritti. Con due e-mail diverse, potete
godere di sessanta giorni di musica illimitata sfruttando
lo stesso “trucco” di Netflix: la prima volta inserite i dati
della carta prepagata/di credito e poi, al secondo ac-
count con un’altra e-mail, usate PayPal.
Gli utenti Apple possono però godere di una promo-
zione migliore. Se non lo avete mai provato, il servizio
Apple Music offre la gratuità per tre mesi prima di pas-
sare al rinnovo a pagamento. In questo caso scrocca-
re altri tre mesi diventa più difficoltoso: bisognerebbe
creare un altro account iCloud, creando problemi nella
sincronizzazione dei contenuti e delle applicazioni pre-
cedentemente scaricate.
Spazio poi alla creatività. Se siete abbastanza bravi,
potete godere di quattro mesi di Amazon Music Unli-
mited, poi di tre mesi di Apple Music e poi di due pe-
riodi di prova su Spotify per un totale di nove mesi di
musica illimitata senza spese. Se si aggiunge anche
Youtube Music, si arriva ad un anno intero.
Migliaia di libriNon è finita. Con il vostro scintillante account Amazon
Prime in prova potete usufruire di 90 giorni gratuiti su
Audible, per godere di audiolibri per tre mesi (costo
normale: 9,99 euro al mese). La prova di 30 giorni di
Amazon Prime dà poi la possibilità di leggere gratis in
digitale una selezione del suo catalogo tramite il servi-
zio Prime Reading, che propone romanzi, fumetti e altri
libri da scaricare e godere su ogni dispositivo.
segue a pagina 12
torna al sommario 12
MAGAZINEn.182 / 1816 LUGLIO 2018
Entro il 31 luglio, infine, è possibile sottoscrivere gra-
tuitamente un abbonamento di tre mesi per Kindle
Unlimited, un altro servizio di Amazon Prime legato alla
lettura che propone un costo mensile di 9,99 euro. A
differenza di Prime Reading, il catalogo include tutti gli
e-book presenti sul sito.
E alla fine si giocaInfine se collegate il vostro account Amazon Prime
con Twitch, la piattaforma di streaming, potete go-
dere di giochi gratuiti e contenuti aggiuntivi, come
QUBE 2, un pacchetto di costumi e armi esclusive per
Fortnite e altri contenuti per Call of Duty WWII, fra cui
un oggetto epico garantito, un uniforme eroica e un
portafortuna per arma.
Restando in tema di videogiochi e senza citare le doz-
zine di giochi gratuiti per iOS e Android, vi lasciamo
con due consigli per due esperienze approfondite.
Il primo è il sopracitato nonché popolarissimo Fort-
nite, gratuito tanto su PC e console (PS4, Xbox One
e Switch) quanto su smartphone. Basta creare un ac-
count sul sito ufficiale e installare il client sul dispo-
sitivo in uso.
Non dimentichiamo League of Legends, un altro
popolare videogioco per PC. Anche in questo caso,
ENTERTAINMENT
La guida per gli scrocconi digitalisegue Da pagina 11
l’unico requisito per poter scaricare il client gratuito è
creare un account sul sito ufficiale.
GDPR amico dello scrocconeL’arrivo del GDPR, ovvero la normativa europea per la
privacy, rappresenta un’arma in più per il vero scroc-
cone digitale. Le aziende infatti sono obbligate a can-
cellare ogni dato in possesso degli utenti su richiesta,
anche nei backup. Oggi molti servizi digitali verificano
controllando la mail o il numero di carta di credito che
un utente non abbia già fruito del periodo di prova
gratuito e non stia approfittando della cosa.
Ai sensi del GDPR, se un utente ne fa richiesta, per
una azienda deve diventare un perfetto sconosciuto.
Questo vuol dire che può usare nuovamente gli stessi
dati per iscriversi un’altra volta, e il servizio non può
avere elementi per verificare se si tratta della prima,
della seconda o della decima volta che la stessa per-
sona “prova”. Certo è che contattare ogni azienda per
chiedere la cancellazione richiede tempo e pazienza.
Da veri scrocconi digitali. C’è però un dettaglio: se
l’ente dimostra che sussiste un suo legittimo inte-
resse nel conservare date informazioni, per esempio
volto a prevenire le frodi a suo carico, può conservare
quei dati esclusivamente per quella finalità e per un
ragionevole e determinato periodo.
di Massimiliani DI MARCO
N on è l’Upload Filter che il nuovo re-
golamento europeo sul diritto d’au-
tore stava auspicando, ma quanto
proposto da YouTube con il Copyright Ma-
tching Tool è un’applicazione molto vicina.
Il funzionamento dello strumento è chiaro.
Successivamente al caricamento di un
video di cui sei l’autore, il sistema automa-
tico controllerà se futuri video ricariche-
ranno totalmente il tuo contenuto, appro-
priandosene indebitamente. A quel punto
YouTube comunicherà all’autore del video
originale l’eventuale scoperta, segnalan-
do il video che è stato caricato identico.
Starà al creatore del contenuto decidere
cosa fare: lasciare le cose come sono;
contattare il proprietario dell’altro canale
per chiedergli di togliere il filmato oppure
chiedere a YouTube - anche con un ritardo
di sette giorni - di rimuovere il contenuto.
In quest’ultimo caso l’azienda si riserva di
“revisionare” la richiesta per valutare se è
in linea con la sua politica sul diritto d’auto-
SOCIAL MEDIA E WEB Un sistema per confrontare i video caricati interamente da un altro canale. Una difesa per i creatori di contenuti
YouTube contro i “ladri” di video: arriva il nuovo antifurto Il sistema presenta alcuni rischi dell’odiato Upload Filter che era previsto dal regolamento europeo, a cui YouTube pare ispirarsi
re. Le discriminanti nel valutare quale sia il
video originale, spiega la società, saranno
la data e l’ora del caricamento.
“Prima di effettuare qualsiasi azione, ti
chiediamo di valutare attentamente ogni
risultato per confermare che possiedi i
diritti del contenuto originale e assicurarti
che stia infrangendo il tuo diritto d’autore”
scrive sul blog ufficiale Fabio Magagna,
product manager del nuovo strumento di
YouTube. “Non devi inoltrare una richie-
sta di rimozione per violazione del diritto
d’autore di contenuto di cui non possiedi
l’esclusiva, come contenuti di pubblico
dominio. Devi inoltre considerare se il
contenuto che combacia con il tuo possa
essere considerato un utilizzo legittimo
o possa essere soggetto ad alcune altre
eccezioni al diritto d’autore e quindi non
aver bisogno di chiedere il permesso per
il riutilizzo”.
I rischi sono due. Innanzitutto l’abuso del
sistema potrebbe trasformare alcuni crea-
tori di YouTube in quelli che nel campo dei
brevetti vengono definiti “pa-
tent troll”, ossia aziende semi-
sconosciute che, soprattutto
negli Stati Uniti, accusano
multinazionali di aver violato
un loro brevetto sperando di
spuntarla.
Il secondo rischio è che i con-
trolli di YouTube sulle richieste
di rimozioni non siano sempre
ideali. Recentemente Facebook ha dimo-
strato quanto questi controlli sui conte-
nuti possano essere problematici, anche
quando a farli è un’azienda con algoritmi
avanzati e migliaia di moderatori.
Tornando a YouTube, la questione di chi
usa pezzi di video coperti dal diritto d’au-
tore - magari per un montaggio più vario
o per un commento - non rientra nelle
casistiche coperte dal Copyright Matching
Tool. Tali situazioni restano infatti ad ap-
pannaggio del Content ID, lo strumento
usato, per esempio, dalle emittenti te-
levisive per rimuovere il contenuto che
abbia usato impropriamente puntate delle
trasmissioni o altri video coperti dal diritto
d’autore. Nel caso di Content ID, che a dif-
ferenza della politica sul copyright è uno
strumento unico di YouTube e non è impo-
sto dalla legge, si tratta di un azzeramento
della monetizzazione di quello specifico
video nel caso in cui sia stato usato ma-
teriale che abbia violato il diritto d’autore.
YouTube sottolinea infatti che con Content
ID “le rivendicazioni non sono accompa-
gnate da avvertimenti sul copyright e non
possono comportare la sospensione o la
chiusura del tuo canale”.
DAI VITA ALLE TUE PRIME AVVENTURE.OTTIENI IL TUO CASHBACK...
E INIZIA A SCATTARE!
EOS 200D EOS M50 PowerShot G7 XMark II
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su una lista di prodotti selezionati.
Regolamento completo su: canon.it/pass
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MAGAZINEn.182 / 1816 LUGLIO 2018
di G. GIARDINA e M. C. CANDIAGO
M entre va avanti (faticosamente)
l’iter della cessione della banda
700 MHz, in mancanza di una roa-
dmap precisa, gli utenti restano all’oscuro
di quello che potrebbe succedere già tra
un paio d’anni. Infatti, in attesa di chiari-
menti da parte del Ministero dello Svilup-
po Economico, nessuno può dire per certo
cosa accadrà in seguito al previsto dimez-
zamento del numero di frequenze dispo-
nibili per il mondo TV e di conseguenza il
sistema della comunicazione non si mette
in moto. L’ipotesi più accreditata (anche
dalla legge di bilancio 2018) è quella di
spegnere le trasmissioni DVB-T per pas-
sare al più efficiente standard DVB-T2
HEVC, idealmente entro giugno 2022:
una mossa di questo tipo restituirebbe al
sistema TV la capacità trasmissiva perduta
ma renderebbe la stragrande maggioran-
za del parco installato di televisori incapa-
ce di ricevere autonomamente le trasmis-
sioni: servirà un decoder da affiancare ai
vecchi apparecchio; oppure ovviamente
sostituire il TV con uno di nuova genera-
zione. E mentre si discute se un approccio
così radicale sia il più indicato (soprattutto
per un processo che dovrebbe terminare
TV E VIDEO Abbiamo chiesto alle persone se conoscono lo standard DVB-T2 HEVC e cosa ne pensano di un possibile switch off
Switch off DVB-T2 HEVC: che ne sa e che ne pensa la genteVa avanti l’iter della cessione della banda 700 MHz, ma gli utenti restano all’oscuro di quello che potrebbe succedere
nel 2022), nessuno sta spiegando nulla ai
consumatori che, al momento buono, po-
trebbero trovarsi di fronte a un fulmine a
ciel sereno. Per capire cosa ne sanno le
persone, siamo andati in giro per Milano
intervistando un po’ di passanti.
Sai cos’è il DVB-T2 HEVC?La prima domanda che abbiamo fatto è se
conoscessero, in ambito TV, lo standard
DVB-T2 HEVC.
Che opinione hai di uno switch off al DVB-T2 HEVC?A questo punto abbiamo spiegato alle
persone cosa è previsto che accada nei
prossimi anni, chiedendo loro un parere
sul possibile passaggio al DVB-T2 HEVC.
Cosa farai in caso di Switch-off?Alla fine, abbiamo chiesto ai nostri inter-
locutori occasionali, di provare a dirci che
cosa faranno in caso di switch off al DVB-
T2 HEVC.
Mandaci anche il tuo parere!Il nostro ovviamente non è un campione
statistico, ma - a completamento della no-
stra piccola indagine - segnaliamo come
siano stati inseriti nei video tutte le perso-
ne intervistate e, nello spiegare la vicen-
da, siano stati usati toni neutri.
E voi come la pensate? Mandateci i vostri
video a [email protected], autorizzandoci al-
l’utilizzo in un articolo: non mancheremo di
dare visibilità anche alla vostra opinione.
DVB-T2 HEVCSai cos’è il DVB-T2 HEVC?
lab
video
DVB-T2 HEVCCosa pensi del passaggio al DVB-T2 HEVC?
lab
video
DVB-T2 HEVCCosa farai in caso di passaggio al DVB-T2 HEVC?
lab
video
di Roberto PEZZALI
D opo aver lanciato Sky Q Platinum
è il turno di Sky Q Black: da qual-
che giorno è possibile richiedere il
nuovo decoder 4K dedicato a chi vuole
sostituire con un modello più moderno e
capace di gestire più registrazioni in con-
temporanea oltre al 4K.
Sky Q Black è un nuovo decoder ma non
tutti dovranno richiederlo per accedere
alla “piattaforma” Sky Q: i MySky HD de-
gli ultimi due anni circa, di marca Humax,
verranno infatti aggiornati automatica-
mente all’experienza Sky Q senza alcun
costo e senza la necessità di un ade-
guamento dell’impianto. Dopo l’aggior-
namento, che si concluderà in estate, i
MySky HD aggiornati e gli Sky Q Black
avranno le stesse funzioni.
TV E VIDEO Da qualche giorno è possibile richiedere il decoder Sky Q Black: la novità più grande è l’upgrade gratuito al 4K
Ecco il nuovo decoder Sky Q Black, il 4K HDR è gratisCon Sky Q Black chi ha sottoscritto il pacchetto HD potrà vedere i contenuti in 4K e HDR senza sostenere costi aggiuntivi
Chi non ha invece un decoder di ultima
generazione, potrà richiedere il nuovo
decoder tramite l’apposito sito. L’ade-
guamento per l’impianto, se necessario,
costa 99 euro una tantum ed è l’unica
spesa richiesta: non ci sarà infatti nessun
aumento sul canone di abbonamento
mensile. Ed è una grande novità, perché
sia Sky Q Black che il decoder aggiorna-
to permetteranno la visione di contenuti
in 4K e HDR senza costi rispetto all’HD:
chi già paga l’HD vedrà i contenuti in 4K.
Il decoder avrà sempre 1 Terabyte di hard
disk e potrà gestire fino a tre registrazio-
ni in contemporanea mentre si guarda
un quarto canale. Sarà ovviamente rivista
anche l’interfaccia che richiamerà quella
di Sky Q Platinum. Sul decoder “Black”
non si potrà usare l’app SkyGo Q, perché
a differenza di Sky Q Platinum non è sup-
portato lo streaming su altri dispositivi,
ma ci saranno comunque SkyGo o Sky-
Go Plus. Insieme al decoder Black arri-
verà anche il nuovo telecomando con at-
tivazione vocale: il controllo vocale sarà
introdotto ad ottobre sia per i possessori
di Sky Q Black sia per quelli che hanno
Sky Q Platinum. A settembre, terminato
il graduale roll-out, il parco installato di
decoder con accesso all’esperienza Sky
Q, secondo le nostre stime, dovrebbe
superare le 400.000 unità.
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MAGAZINEn.182 / 1816 LUGLIO 2018
TCL scommette sui TV 8K 6 miliardi sul tavolo per pannelli da 65”, 70” e 75”China Star Optoelectronics Technology, l’azienda di TCL che produce pannelli TV, ha annunciato un investimento di 6,55 miliardi di dollari nella seconda linea di produzione di pannelli di 11a generazione Verrà usata per i pannelli 8K di R. P.TCL investe pesante sui TV 8K e anticipa i tempi: la China Star Op-toelectronics Technology Co., uno dei maggiori produttori mondiali di pannelli di proprietà del colosso cinese, ha dato il via ad un pesante investimento per portare a termine le linee di produzione di TV 8K. In tutto verranno stanziati 6,55 miliar-di di dollari, da usare per costruire una seconda linea di produzione di pannelli di 11a generazione (“G11”) nelle fabbriche di Shenzhen, in Cina. Questa linea, nota come t7, verrà usata per la produzione di pannelli destinati ai TV 8K. La ca-pacità produttiva sarà di 90.000 fogli di substrato al mese, e sfor-nerà pannelli da 65, 70 e 75 pollici 8K: TCL ha previsto una domanda sempre crescente di TV di grandi dimensioni dotati di risoluzione quadrupla rispetto al 4K. “Il nostro significativo investimento in CSOT rientra nella strategia di business di TCL di completa integrazione del processo di produzione dei TV, per raggiungere il successo nel settore TV a livello globale”, ha dichiarato Tomson Li, Presidente e CEO di TCL Corporation. “Tutti i nostri sforzi andranno a beneficio dei nostri clienti, che potranno ap-prezzare TV di una qualità supe-riore”.
di Roberto PEZZALI
S i chiama FLCD, Active Matrix Fer-
roelectric Liquid Crystal Display,
ma non ha molto in comune con gli
attuali pannelli LCD se non i cristalli liqui-
di. Il nuovo pannello è stato sviluppato
dai laboratori di optoelettronica e display
dell’università di Hong Kong, e promet-
te consumi ridotti, costi ridotti, un gamut
più ampio e anche una risoluzione di tre
volte superiore. Per raggiungere questo
risultato il team ha eliminato i filtri colore:
oggi il singolo pixel di un pannello LCD
è costituito da una terna di subpixel da-
vanti ad ognuno dei quali sono posti filtri
rosso, verde e blu. Questi filtri colore,
nel caso dei pannelli classici, bloccano
la luce rendendo la retroilluminazione
meno efficiente e quindi alzando i con-
sumi. Ma come fa un televisore, senza
filtri, a visualizzare ugualmente i colori?
Questa è la novità: utilizzando un nuo-
vo tipo di cristallo liquido molto veloce
e alterando la frequenza i ricercatori
sono riusciti a trasformare il cristallo in
un elemento che genera colori. Il prin-
cipio è simile a quello delle ruote colori
dei proiettori DLP, e sfrutta ovviamente
l’abilità dell’occhio umano nel fondere
immagini sequenziali molto rapide in una
immagine con la cromia completa.
I filtri colore incidono per il 30% sul costo
del pannello, e eliminandoli il team crede
che si possa quindi produttore un LCD
spendendo meno. L’eliminazione dei fil-
tri porterebbe anche ad una riduzione
dei consumi, dal 30% al 50%, rendendo
questi pannelli perfetti per notebook e
prodotti alimentati a batteria.
Non solo: il team propone anche l’uso di
una retroilluminazione LED RGB al posto
di quella classica a LED blu, così da poter
ampliare il gamut visualizzato. Inutile dire
che una scelta di questo tipo porterebbe
a costi ben più elevati: oggi la retroillu-
minazione RGB non esiste quasi più pro-
prio per l’elevatissimo costo.
Infine c’è la questione risoluzione: oggi
un pixel di un LCD è formato da tre su-
bpixel ognuno dei quali ha un filtro. Elimi-
nando il filtro ogni subpixel diventerebbe
un pixel vero e proprio capace di rappre-
sentare tutti e tre i colori: risoluzione
triplicata, senza neppure cambiare dia-
gonale. Funzionerà davvero? Il prototipo
funziona, ma passare alla produzione
non è mai così semplice.
TV E VIDEO Un team di ricercatori ha sviluppato un nuovo tipo di pannello a cristalli liquidi
I nuovi pannelli FLCD promettono miracoli Costano meno, hanno risoluzione maggioreI nuovi pannelli TV FLCD promettono vantaggi enormi. Troppo bello per essere vero?
di Emanuele VILLA
I l TV che diventa un quadro giunge alla
seconda generazione. Nessuno stra-
volgimento vero e proprio, il progetto
resta lo stesso del 2017 ma con qualche
novità “artistica e tecnologica” per ren-
dere The Frame al passo coi tempi. A
livello estetico The Frame non cambia:
bello da vedere quando è acceso, di-
venta un vero e proprio quadro quando
è spento, potendo riprodurre quadri, fo-
tografie e opere d’arte a piacere, fornite
dall’utente o scaricate direttamente dal-
l’Art Store integrato. Per tenere al minimo
i consumi sono anche disponibili sensori
di luminosità e di movimento, oltre all’ag-
TV E VIDEO Il TV Samsung che diventa un’opera d’arte giunge alla sua seconda generazione
Samsung rinnova i TV della gamma The FrameNessuna modifica di rilievo allo spirito iniziale del progetto. Arrivano Bixby e l’HDR 10+
gancio No Gap Wall Mount che minimiz-
za lo spazio tra la cornice e la parete. Le
novità sono comunque interessanti: nuo-
ve cornici, una collezione di opere d’arte
che ora arriva a 800 unità e soprattutto
il nuovo pannello del 2018 che supporta
l’HDR 10+ e offre una capacità di gestio-
ne del dettaglio sulle alte e le basse luci
superiore rispetto a quello dello scorso
anno. Non mancano caratteristiche tipi-
che della gamma 2018 tipo l’Effortless
Log-In per non dover impostare le cre-
denziali più volte e l’assistente personale
Bixby. Al momento sono noti solo i dati
per il mercato americano, dove il TV è
già disponibile nei tagli da 55’’ e 65’’ con
prezzi indicativi di 1.999 e 2.799 dollari.
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MAGAZINEn.182 / 1816 LUGLIO 2018
Huawei Mate 20 Pro Lo schermo flessibile sarà l’arma contro iPhone X Plus e Galaxy Note 9Huawei non ci sta a perdere la “guerra dei phablet”. La sfida è sul terreno più scivoloso: la qualità dello schermo di M. D. M
Mentre aspettiamo di sapere se Apple, a settembre, annuncerà davvero tre nuovi modelli - tutti con il design con cui ha debuttato iPhone X - Huawei sembra aver già capito come rispondere. I ben informati non hanno dubbi: per il prossimo Mate 20 Pro la casa ci-nese punterà su uno schermo fles-sibile OLED da 6,9 pollici.Attraverso una collaborazione con la cinese BOE Huawei vuo-le puntare tutto su uno schermo dalle elevate qualità per poter sfidare direttamente iPhone X Plus, smartphone che, secondo le indiscrezioni, dovrebbe integrare uno schermo OLED da 6,5 pollici. Anche Samsung dovrebbe fornire pannelli OLED a Huawei per il suo prossimo top di gamma.Se Huawei seguirà quanto fatto l’anno scorso, aspettiamoci no-vità a ottobre. Il design di Mate 20 Pro ricorderà senz’altro quello di P20 Pro, dispositivo le cui doti fotografiche sono tutt’ora fra le più apprezzate. Aspettiamoci quindi tre sensori per la fotocamera po-steriore e una scocca monobloc-co di diversi colori. Al suo interno troverà probabilmente spazio un processore aggiornato rispetto al Kirin 970 proprietario integrato nel P20 Pro.
di Roberto PEZZALI
L a storia di Apple è fatta di prodot-
ti colorati: dai primi iMac e iBook
fino agli iPod Apple ha sempre
dato una rilevanza fondamentale al
colore, e anche sull’iPhone, con il
modello 5C, a Cupertino hanno spe-
rimentato qualcosa di diverso. Lo han-
no fatto sfruttando a loro vantaggio la
scocca in policarbonato, colorata in
azzurro, rosa, giallo, bianco e verde
per staccarsi dall’alluminio e dai co-
lori bianco e nero che hanno sempre
caratterizzato gli iPhone. Quest’anno
il colore dovrebbe tornare: secondo
l’affidabile analista Ming-Chi Kuo una
delle versioni del prossimo iPhone
sarà dotata di scocche colorate. L’evo-
luzione dell’iPhone X sarà disponibile
in bianco, nero e in una nuova colo-
razione dorata, la versione più abbor-
dabile con schermo LCD da 6.5” sarà
invece disponibile in grigio, bianco,
blu, rosso e arancio.
L’arancio verrebbe per la prima volta
usato su un iPhone, ma se si guarda
alla storia Apple ha spesso puntato
sull’arancio e sul viola.
MOBILE I colori sono parte integrante della storia dell’azienda, fin dai primi modelli di iMac
Nuovi iPhone, ne vedremo di tutti i colori Secondo noti analisti, per il modello entry dell’iPhone Apple tornerà alle scocche colorate
di Massimiliano DI MARCO
N on aspettiamoci una rivoluzione.
È sempre più probabile, infatti,
che Samsung Galaxy Note 9 sarà
un’evoluzione dell’attuale generazione,
differenziandosi soprattutto per una S-
Pen, come abbiamo visto nei giorni scor-
si, più performante grazie alla connet-tività Bluetooth, che permetterà nuove
funzioni. Lo ha confermato anche un
render pubblicato da Android Headli-nes, che essenzialmente confermereb-
be - almeno dal punto di vista estetico
- la grande somiglianza con Galaxy Note
8. Un design che resta ancora oggi bello
da vedere e in linea con la tendenza del-
l’ultimo anno, carat-
terizzato da uno
schermo da 6,4
pollici (0,1 pollici in
più rispetto al Note
8) a 1440p e con un
rapporto d’aspet-
to di 18.5:9. Che
potrebbe però, in
ogni caso, far stor-
cere il naso ai po-
tenziali compratori,
magari alla ricerca
MOBILE Sempre più vicina la presentazione del Note 9, il nuovo top di gamma Samsung
Galaxy Note 9: nessuna rivoluzione in vistaIl Note 9 punta alla familiarità del design e a qualche piccola ma significativa novità nell’uso
di un guizzo in più. Probabile qualche
differenza sparsa in termini di spessore
e di peso, complice una batteria che,
stando ai ben informati, con i suoi 4.000
mAh dovrebbe essere leggermente più
capiente rispetto all’attuale modello.
Anche le specifiche tecniche, a onore
del vero, non dovrebbero presentare
grosse sorprese. Oltre al prevedibile ag-
giornamento del processore, un Exynos
9810 per l’edizione internazionale, sotto
la scocca troveranno posto 6 GB di RAM
e almeno 64 GB di memoria interna,
un’accoppiata fondamentale per poter
posizionare il dispositivo nella fascia più
alta del segmento Android e non solo.
La presenza di Android Oreo nella ver-
sione più recente è scontata, persona-
lizzato seguendo la visione di Samsung
per il sistema operativo. Una migliorie
piccola, ma che nella quotidianità po-
trebbero fare la differenza riguarda il let-
tore d’impronte digitali. Secondo le voci
di corridoio non sarà più a fianco della
fotocamera posteriore, bensì subito sot-
to ai sensori e facilmente raggiungibile.
La fotocamera posteriore dovrebbe es-
sere basata nuovamente su un doppio
sensore da 12 megapixel, mentre quella
frontale dovrebbe fermarsi a più con-
venzionali 8 megapixel. La presentazio-
ne è prevista il 9 agosto.
torna al sommario 17
MAGAZINEn.182 / 1816 LUGLIO 2018
di Gaetano MERO
C on un classico comunicato stam-
pa, Sony ha annunciato l’arrivo
in Italia di due nuovi modelli di
smartphone: il top di gamma XZ2 Pre-
mium, già annunciato lo scorso aprile, e
XA2 Plus, un modello di gamma media
ma dalle caratteristiche tecniche invi-
tanti. Vediamoli in dettaglio.
Sony Xperia XA2 Plus è un dispositivo
di fascia media dotato di funzionalità
fotografiche e multimediali di livello
premium. Lo smartphone si presenta
con un display IPS LCD da 6’’ con riso-
luzione Full HD+ 1080p e rapporto 18:9,
protetto da Gorilla Glass. La scocca
presenta rifiniture in metallo, con corni-
ce in alluminio anodizzato, lo spessore
misura 9,6 mm.
Sony ha deciso di equipaggiare l’XA2
Plus con la tecnologia High-Resolution
Audio proprietaria, cosa che di fatto
rappresenta il principale “plus” di que-
sto modello rispetto alla concorren-
za. Inoltre è presente il Digital Sound
Enhancement Engine (DSEE HX™) per
il miglioramento della musica compres-
sa, e la qualità di streaming Bluetooth è
migliorata grazie alla funzionalità LDAC,
che è capace di portare su dispositivi
esterni (auricolari o speaker) lo stesso
grado qualitativo dell’High-Resolution
Audio.
Xperia XA2 Plus è dotato di fotocamera
da 23 MP che integra il sensore di im-
magine Sony Exmor RS TM da 1/2.3 con
sensibilità ISO 12800 per scattare an-
che in condizioni di poca luce. La foto-
camera consente di registrare video in
4K e integra la funzionalità slow motion
MOBILE Sony ha annunciato l’arrivo in Italia del suo smartphone top di gamma XZ2 Premium
Xperia XZ2 Premium in Italia a settembreInsieme al modello top arriverà anche XA2 Plus, pensato per la fruizione dei contenuti
a 120 fps. La fotocamera anteriore è da
8 MP con grandangolo da 120° è stata
progettata appositamente per i selfie.
Completano la scheda tecnica proces-
sore octa-core Qualcomm Snapdragon
630, 4/6GB di RAM e 32/64 GB di ROM
espandibili con microSD fino a 400GB,
batteria 3.580 mAh con tecnologia
Smart Stamina che estende la capacità
di utilizzo dello smartphone durante la
giornata e il supporto di Battery Care
e Qnovo Adaptive Charging assicu-
rano che la batteria duri più a lungo
nel tempo. La connettività è garantita
da WiFi Miracast, Bluetooth 5.0, GPS,
GLONASS, NFC, USB di tipo C e natu-
ralmente il supporto alla rete 4G LTE.
Xperia XA2 Plus debutterà sul mercato
a partire da settembre 2018 direttamen-
te con Android 8.0 Oreo e in quattro
originali colorazioni: Silver, Black, Gold
e Green. Il prezzo non è stato ancora
reso noto. Sony Xperia XZ2 Premium è
un telefono concepito con particolare
attenzione al comparto fotografico. Lo
smartphone offre una sensibilità mas-
sima ISO 12800 per la registrazione
di video in 4K HDR, e una sensibilità
ISO 51200 per le immagini.Ciò è reso
possibile dal doppio sensore Motion
Eye Dual e dal processore di segnale
AUBE che elabora le immagini in modo
da catturare e riprodurre il maggior nu-
mero di dettagli.
Inoltre, è possibile registrare in super
slow motion a 960 fps in HD o Full HD
grazie all’innovativo sensore di immagi-
ne con memoria stacked. La fotocamera
anteriore è dotata di un sensore 1/3.06”
da 13 MP con display flash ideale per
ambienti scarsamente illuminati.
Il display è un LCD da 5,8’’ e possiede
una risoluzione 4K (2160 x 3840 pixel)
con tecnologia HDR. Inoltre, durante
la visione di un film o di un video su
YouTube, XZ2 Premium utilizza la tec-
nologia per smartphone X-Reality, mu-
tuata dai televisori Bravia, che gestisce
i parametri d’immagine per offrire un
effetto “simil-HDR” su tutti i contenuti
disponibili. Presente anche il Dynamic
Vibration System che analizza i dati
audio e consente di “avvertire” l’azione
nelle proprie mani, con alcune vibrazio-
ni, durante la fruizione dei contenuti.
Il comparto audio è composto da due
speaker frontali con S-Force Front Sur-
round, disponibili inoltre le tecnologie
Hi-res Audio, DSHEE HX e LDAC.
Cuore dell’XZ2 Premium la piattaforma
mobile Qualcomm Snapdragon 845
con modem X20 LTE. Completano la
scheda tecnica 6 GB di RAM, 64 GB de-
dicati all’archiviazione interna espandi-
bili con microSD fino a 400 GB, moduli
WiFi e Bluetooth di ultima generazione,
GPS e GLONASS. La batteria è da 3540
mAh con integrate le tecnologie Smart
Stamina, Battery Carei e Qnovo Adap-
tive Charging oltre al supporto per la
ricarica wireless.
Xperia XZ2 Premium sarà disponibile in
Italia a partire da settembre 2018, nel-
le colorazioni Chrome Black e Chrome
Silver, e integrerà Android 8.0 Oreo.
Nessuna informazione sul prezzo di
listino.
Vodafone, arriva il braccialetto per le emergenze sempre connessoCon un dispositivo indossabile, sempre connesso alla rete mobile, Vodafone punta a semplificare le richieste di assistenza ad amici e famigliari in caso di emergenza di Andrea ZUFFI
Vodafone lancia V-SOS Band, il braccialetto tecnologico pensato per richiedere assistenza in caso di emergenza. Il dispositivo indos-sabile, il primo della gamma di pro-dotti “V by Vodafone” è ideale sia per chi vuole sentirsi sicuro mentre pratica sport che per aumentare l’indipendenza di anziani e perso-ne con difficoltà motorie, garanten-do al tempo stesso una maggiore serenità ai loro familiari.V-SOS Band by Vodafone integra una sim-card e, in caso di neces-sità, può allertare fino a quattro contatti preventivamente configu-rati tramite l’app dedicata V-SOS Band. La richiesta di aiuto, geo-lo-calizzata con l’ausilio di GPS, rete mobile e Bluetooth, può essere attivata manualmente tenendo premuto per 3 secondi il pulsante SOS del braccialetto, oppure “scat-tare” in modo automatico qualora venisse rilevata dall’accelerometro interno una caduta accidentale e o un periodo di prolungata inattività. Il dispositivo indossabile resiste al-l’acqua e alla polvere in classe di protezione IP67 e, con la batteria da 200 mAh raggiunge un’autono-mia di circa 30 giorni. “V-SOS Band by Vodafone” è di-sponibile nei negozi vodafone e sul sito v.vodafone.com a 79 euro cui va aggiunto un canone mensile di 5 euro per i servizi.
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MAGAZINEn.182 / 1816 LUGLIO 2018
di Emanuele VILLA
C i siamo, le vacanze sono alle porte per milioni
di italiani. Lasciare la propria casa per qualche
settimana di relax (o di avventura) pone i soliti in-
terrogativi di tutti gli anni: quanto spenderò di telefono?
Quanto mi costerà navigare?
Da qualche anno il problema si pone unicamente per
le vacanze all’estero: ormai i pacchetti nazionali con
chiamate illimitate, sms illimitati e bundle da decine
di GB sono all’ordine del giorno e l’ingresso di nuovi
operatori come iliad e ho. (ammesso rientri in questa
categoria) non fa che semplificare ulteriormente il di-
scorso: oggi per avere 30 e più Giga al mese basta una
manciata di euro.
Ma se abbiamo deciso di andare in vacanza all’estero?
Com’è noto, esiste dallo scorso anno una direttiva UE
che impone agli operatori di tutti i Paesi dell’Unione il
principio di Roam Like at Home; in pratica gli operatori
devono praticare a chi si reca all’estero le medesime
tariffe nazionali. Qui abbiamo spiegato bene la cosa: in linea di principio chi si reca all’estero in UE ha gli
stessi minuti, sms e Giga di casa, ma sui Giga l’operato-
re potrebbe apporre dei limiti che dipendono da quan-
to li si paga a casa. Così chi ha 30 GB in Italia potrebbe
averne 2 all’estero, chi ne ha 10 qui potrebbe essere
limitato a 8 e via dicendo: senza voler approfondire
troppo l’argomento, qui è fondamentale contattare il
proprio operatore o anche solo dare un’occhiata al suo
sito web. Fatto sta che in UE non si dovrebbe pagare
nulla di più di quanto si paga in Italia.
L’Unione Europea, per quanto vasta, non sarà la desti-
nazione finale di tutti gli italiani: c’è chi andrà in Sviz-
zera, chi nel Principato di Monaco, chi negli Stati Uniti
e chi in Cina. In tutti questi casi c’è bisogno di avere
le idee chiare su quanto si spenderà e come fare per
minimizzare i costi: se non lo si fa si rischia di azzerare
il proprio credito solo per scaricare le notifiche arrivate
durante il viaggio aereo. Vediamo le principali propo-
ste degli operatori.
TIM e i “pacchetti” mensiliFuori dall’UE, chiamare e navigare costa un bel po’.
Per questo TIM ha sempre offerto ai suoi clienti dei
“pacchetti” preparati per permettere loro di dimenti-
carsi dello smartphone e navigare serenamente come
si fosse a casa. L’obiettivo è, ovviamente, quello di di-
menticare quei periodi in cui era fondamentale chiude-
re la navigazione dati dello smartphone e attendere il
Wi-Fi dell’albergo per navigare e inviare due messag-
gi Whatsapp. Le tariffe sono abbastanza costose, ma
niente di minimamente paragonabile a una tariffazione
a consumo senza accordi specifici. Chi sta in Europa
o si reca in USA e pensa di navigare parecchio può
optare per TIM in viaggio Pass, che costa 20 euro al
mese e dà 500 minuti, 500 sms e 10 GB di Internet 4G:
il pacchetto è ovviamente pensato per chi si reca nei
paesi extra UE (Svizzera, Monaco, USA…) o chi resta
nell’Unione ma ha bisogno di più GB rispetto alla tariffa
MOBILE Meglio farsi trovare preparati all’appuntamento con le vacanze all’estero. Quanto si spende? Come evitare sorprese
Le tariffe migliori per chi va in vacanza all’esteroDal roaming europeo “compreso nel prezzo” ai 15.000 euro al GB per navigare ad Andorra: occhio alle brutte sorprese
locale. Siamo certi che nel 90% dei casi verrà attivata
da chi si reca in USA. Considerando le offerte concor-
renti, non è niente male.
Chi invece pensa di andare altrove, cioè né in Europa
né in USA, può optare per l’opzione un po’ più costosa,
cioè TIM In Viaggio Pass Mondo. Qui si spende molto
di più: parliamo di 30 euro per 10 giorni comprensivi di
100 minuti di conversazione (50 in ingresso, 50 in usci-
ta) e 500 MB di internet 4G. La differenza di contenuto
rispetto all’offerta precedente è enorme: si naviga mol-
to meno e costa sensibilmente di più, ma resta un’azio-
ne pressoché indispensabile se la meta della vacanza
è esotica: se state partendo per la Cina, Bali, Colombia,
Singapore ecc, non pensateci su due volte. Tanto più
che questa tariffa è pensata per brevi soggiorni: pecca-
to che la vacanza estiva classica, da 15 giorni, impone
un rinnovo (30 euro extra).
Poi terza possibilità, pensata per chi vuole pagare a
consumo, con preferenza per chi si recherà in Svizzera
o nel Principato di Monaco: una tariffa a consumo (TIM
in viaggio full) con 500 MB a 3€ al giorno, chiamate a
23cent e sms a 10 cent, mentre nel resto del mondo il
costo varia a seconda della destinazione. Qui tutte le tariffe e i Paesi nei quali l’opzione è attivabile.
Vodafone, si parte da 3€ al giornoL’operatore rosso è ben fornito per quanto concerne
le tariffe estere. Ferma restando la regola di base del
“roam like at home” per i viaggi in UE, Vodafone offre
diverse alternative per chi esce dall’Unione o vuole
semplicemente navigare e telefonare con una tariffa
forfettaria. Proseguendo una tendenza inaugurata già
lo scorso anno, Vodafone equipara i Paesi europei ex-
tra UE agli USA: ecco perché Smart Passport costa 3
euro al giorno per 200 MB di navigazione, 60 minuti
e 60 sms in Svizzera, Monaco, Turchia, Albania e USA,
soglia che sale a 500 MB e minuti illimitati per i clien-
ti con abbonamento. Chi va nel resto del mondo (ma
attenzione, verificate bene i Paesi inclusi, non sono di
sicuro tutti) ha invece a disposizione una tariffa decisa-
mente meno “accogliente”: Smart Passport Mondo dà
solo 30 MB al giorno per 6 euro. Cioè, la spesa resta
abbordabile ma con 30 MB al giorno parliamo giusto
di tenere acceso Whatsapp, Messenger e l’email: per il
resto urge trovare un Wi-Fi.
Wind, 10€ per una settimanaEsattamente come gli altri operatori, Wind cerca di ren-
dere la gestione della vacanza più semplice possibile
offrendo “pacchetti” con contenuti diversi a seconda di
dove si va in vacanza e quanto ci si resta. Curiosamen-
te, mentre Vodafone spinge sui pacchetti giornalieri e
TIM preferisce i bundle mensili, qui ci sembra che la
preferenza vada alle offerte settimanali: d’altronde, se
non dura almeno una settimana che vacanza è?
La prima ipotesi è quella di rimanere in Europa ma fuo-
ri UE, caso che viene parificato alla trasferta in USA.
I Paesi che possono usufruire di Travel Weekly sono
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MAGAZINEn.182 / 1816 LUGLIO 2018
Alaska (USA), Bangladesh, Hawai (USA), Isole Vergini
Americane, Israele, Monaco, Nuova Zelanda, Russia,
Svizzera e USA (esclusi i Caraibi): Wind offre 200 mi-
nuti, 200 sms e 600 MB in questi Stati a 10 euro alla
settimana, con aggiunta dell’opzione restart da usare
nel caso si esaurisca il plafond prima della scadenza
temporale dell’offerta. Sembra una proposta molto
interessante: pur dovendo fare una certa attenzione,
600 MB in una settimana ci permettono di fare tutto ad
eccezione dei video, per i quali occorre sempre atten-
dere una connessione Wi-Fi.
Decisamente più caro il caso in cui si vada nel Resto del
Mondo (i Paesi coperti vanno comunque sempre verifi-
cati): qui si parla di tariffazione giornaliera da 6 euro per
100 MB e 30 minuti di telefonate. Meglio di Vodafone,
che per 6 euro offre 30 MB, ma pur sempre una spesa
non da poco: inevitabile, però, qualora vogliate anda-
re lontano e non preoccuparvi (eccessivamente) della
spesa telefonica. Anche qui, urge verificare i paesi per
i quali l’opzione è attivabile.
Ulteriore e ultima opzione: 1 GB per navigare a 10 euro
a settimana, ipotesi pensata per chi non ha nessun bi-
sogno di traffico voce ed sms. D’altronde per le telefo-
nate c’è sempre il VoIP. Il bello di questa tariffa è che
non vale solo in Europa ma in tanti Paesi extra euro-pei, sia pur non tutti quelli della precedente offerta: per
dire, sono inclusi Nuova Zelanda, Russia e Tailandia ma
mancano all’appello Cina, Hong Kong e Giappone.
Tre, prezzi molto bassi per poco trafficoDecisamente articolata, ma non complessa, l’offer-
ta di Tre per quando ci si trova all’estero. Il punto
di partenza per il viaggi continentali è Easy Europe,
l’espressione con cui l’operatore identifica il roaming
europeo. Adeguandosi alla direttiva europea in tema
di roaming, l’offerta nazionale di Tre può essere tran-
quillamente usata anche all’estero nel Paesi dell’Unio-
ne, pur con i potenziali limiti di GB di cui sopra.
Ovviamente ci sono anche altre possibilità, poiché non
è detto che per le proprie vacanze si voglia stare in
Europa. Prima possibilità è il World Pass da 5€ a setti-
mana, una tariffa estremamente bassa per telefonare
e navigare in Paesi selezionati tra cui USA, Svizzera,
Canada, Cina, Hong Kong e molti altri. Ovviamente il
“pacchetto” fornito non è dei più capienti: parliamo
MOBILE
Le tariffe migliori per chi va all’estero
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di 500 MB di traffico e 500 minuti di telefonate alla
settimana. Sufficienti giusto per l’email, whatsapp e
qualche condivisione social. Ma forse neanche.
Chi vuole di più può optare per Internet Pass, che co-
sta anch’esso 5 euro ma per 3 giorni e offre solo navi-
gazione da 100 MB. Anche qui bisogna verificare che
tra i Paesi coperti ci sia quello del proprio viaggio: per
esempio, rispetto al caso precedente c’è Hong Kong
ma manca la Cina. Resta il vantaggio del costo abbor-
dabile, a patto di non dover chiamare né inviare sms.
Al di fuori di queste opzioni si paga a consumo. Con-
sumo che può essere tutto sommato contenuto in de-
terminate aree ma assolutamente ingestibile in altre:
qui bisogna giocarsela bene per evitare di prosciuga-
re il conto corrente in un attimo.
Fastweb: Svizzera inclusa Il resto a consumoInteressante la proposta Fastweb, che però non può
contare su pacchetti “preconfezionati” per la comu-
nicazione e la navigazione all’estero (extra UE). In UE
vale la regola base dell’utilizzo della propria offerta do-
mestica, con la limitazione a 1 GB di traffico. Positiva,
molto positiva, è invece la parificazione della Svizzera
all’UE: “Quando sei in Svizzera chiami e mandi sms con
i minuti inclusi nella tua offerta”, recita chiaramente il
sito. Indagando un po’, nello stesso sito si fa notare
come “Minuti, SMS e GB in roaming in Unione Europea
e Svizzera sono validi fino al 31/07/2018, salvo proro-
ghe”. Qualora si vada in vacanza in Svizzera ad ago-
sto, meglio verificare con il proprio operatore prima di
partire. Il resto è a consumo. A livello pratico abbiamo
quindi simulato tre casi, che (immaginiamo) possano
corrispondere ai viaggi “esotici” più gettonati: USA,
Cina e Cuba.
Negli Stati Uniti parliamo di 20 centesimi a MB, cioè
200 euro a GB. Troppo per tenere il roaming attivo tut-
to il tempo e comportarsi come si fosse in Italia: può in-
vece avere un senso per una navigazione molto “soft”,
qualche whatsapp e lettura delle email. Occhio agli
aggiornamenti automatici e altri azioni “non richieste”:
prima di partire ci si assicuri di farle entrare in azione
sono sotto rete Wi-Fi
Assolutamente ingestibili, invece, gli altri due casi: sia
a Cuba che in Cina la navigazione a consumo costa 2
euro a MB, cioè 2.000 (duemila!) euro a GB. Qui ci si
può collegare in roaming solo per esigenze di vita o di
morte: per tutto il resto c’è Wi-Fi.
iliad, low cost anche all’estero?L’azienda francese, appena sbarcata sul nostro merca-
to, ha immediatamente predisposto un’offerta traspa-
rente e stracolma di contenuti (30GB e tutto illimitato)
per un prezzo che prima non si era mai visto: 5,99€.
Stati Uniti
Cina e Cuba
Ma come si comporta all’estero? Per quanto riguarda
l’Europa, iliad offre lo stesso pacchetto di voce e sms
dell’offerta italiana, cui vi aggiunge 2GB dedicati per
la navigazione. All’epoca del lancio in Italia molti sol-
levarono dubbi sulla “quantità” del pacchetto dati UE
incluso nell’offerta: 2GB o 32GB? La risposta è la pri-
ma: con una SIM iliad, all’estero si può contare du 2GB
di traffico dati inclusi nel prezzo, dopo di che scatta
una tariffazione a consumo di 0,00732 euro/MB fino
al raggiungimento della soglia nazionale. Se si conti-
nua ancora a navigare, scatta la tariffazione europea
standard.
Ma a noi interessa il resto del mondo. Nel sito iliad non
c’è una pagina dedicata e soprattutto non vi è ombra
di pacchetti per l’estero come fanno gli altri operatori.
Se ne deduce che al di fuori dell’UE la navigazione, le
chiamate e gli SMS siano a consumo e il prezzo dipen-
da da dove ci si trova.
Riprendiamo allora gli esempi degli USA, Cina, Cuba
e Svizzera e vediamo quanto ci costerebbe tenere il
roaming dati attivo in una settimana di vacanza. Parten-
do dal posto più vicino a noi, notiamo come navigare
in Svizzera costi 6 centesimi al MB, 60 euro al GB. Qui
occorre fare delle valutazioni: il prezzo resta elevato
rispetto a quelli con cui siamo soliti confrontarci ogni
giorno, ma non è per nulla caro rispetto alla media del-
le altre tariffazioni a consumo. In linea di massima, vo-
lendo adottare la classica diligenza del buon padre di
famiglia, si potrebbe usare il roaming solo in certi mo-
menti della giornata o per alcuni servizi: se portassimo
la soglia settimanale di consumo a 500 MB andremmo
a pagare 30 euro, poco più di 4 euro al giorno. Cioè
come quelli che propongono “pacchetti” preconfezio-
nati.Di tutt’altro spessore le offerte extra europee: in
USA navigare costa 0,23 euro al MB, cioè 230 euro
a GB. Qui bisogna fare attenzione, specie se si vuole
trascorrere una settimana di relax e non si vogliono
sgradite sorprese al rientro: il Wi-Fi è una delle soluzio-
ni, unita a un controllo molto parsimonioso del roaming
dati. Situazione assolutamente identica in Cina, che
invece solitamente costa di più, mentre Cuba è ingesti-
bile: navigare nell’isola caraibica costa 1,49 euro a MB:
1.490 euro a GB. Un GB costa come tutta la vacanza.
ho. extra UE a consumoAltro player da poco arrivato sul mercato, ho. mobile
sta evidentemente riscuotendo successo. Il prezzo è
molto allettante, il fatto di operare su rete Vodafone
pure, la differenza di 1 euro al mese rispetto all’offerta
iliad non è percepita come fondamentale.
Ma all’estero? Anche qui ho. e iliad si assomigliano,
quanto meno come impostazione di base: all’interno
dell’Unione Europa, i clienti possono usufruire delle
medesime impostazioni nazionali in quanto a minuti
voce ed sms ma solo 2GB di traffico web che comun-
que non erodono i 30 di cui dispongono all’interno dei
confini dell’Italia. In pratica, sono 2 GB dedicati alla na-
vigazione in UE.
Vediamo cosa succede fuori, prendendo sempre in
considerazione i casi della Svizzera, USA, Cina e Cuba.
Nel sito dell’operatore è possibile scaricare un docu-mento pdf che spiega in modo chiaro e diretto a che
spese andiamo incontro in ciascuno di questi casi. Nel-
la fattispecie, e limitando il discorso alla navigazione
web, scopriamo che in Svizzera 1 MB costa 0,0244 €/
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MAGAZINEn.182 / 1816 LUGLIO 2018
MB, cioè 24 euro al GB. Buono, decisamente buono:
se immaginiamo di consumare 500 MB in una setti-
mana facendo un uso parsimonioso dello strumento,
andremmo a pagare 12 euro alla settimana, meno di 2
euro al giorno. In pratica, una tariffa a consumo che co-
sta come i pacchetti dei “big” della telefonia. Qui si può
ipotizzare, pur con tutte le cautele del caso, di tenere
aperto il roaming evitando solo scaricamenti, aggiorna-
menti e magari i video.
Negli USA, invece, il costo non è dei più soft: parliamo
di 0,244 euro a MB, cioè 244 euro a GB. Qui non ci
siamo, la soluzione più ovvia è il Wi-Fi, magari usando
il roaming solo per brevissime sessioni di chat con gli
amici e parenti a casa. “Ho” costa più di iliad in USA, ma
la sostanza è che in entrambi i casi la spesa è assolu-
tamente eccessiva e va evitata. Identica a iliad l’inclu-
sione della CIna nella stessa area degli Stati Uniti (qui
la differenza è importante rispetto agli operatori “tradi-
zionali”, che spesso e volentieri hanno offerte speciali
per gli USA), mentre per Cuba l’ipotesi roaming è da
scartare senza pietà: dovessimo consumare 1 GB in
una settimana andremmo a pagare 1.500 euro. Come
la vacanza, se non di più.
Curiosità: ad Andorra 1GB di dati costa 15.000 euro.
Chi conviene e come evitare il salassoNelle schede precedenti abbiamo visto che, nono-
stante la situazione sia migliorata tantissimo negli ul-
timi anni, esistono ancora situazioni da vero e proprio
salasso. Gli operatori di recente ingresso sul mercato,
per esempio, non offrono pacchetti di navigazione e
comunicazione voce/sms all’estero, eccezion fatta per
l’UE dove garantiscono le stesse componenti del piano
nazionali fatta eccezione dei dati, limitati a 2GB.
Limitando un attimo il discorso agli operatori “tradizio-
nali”, un confronto diretto tra tutte le opzioni disponibili
è sostanzialmente inutile. Per un motivo: nessuno (o
quasi) cambierebbe operatore passando - per esem-
pio - da Vodafone a Wind per risparmiare 5 euro sul
solo viaggio estivo in Thailandia. Piuttosto, è utile sa-
pere che tutti gli operatori hanno proposte valide per
chi ama viaggiare col roaming attivato, proposte che
tutto sommato sono simili e impongono solo una cosa
al cliente: verificare bene (bene) per quali Stati sono
attivabili. Se non c’è quello che interessa, si va di tariffa
a consumo e sono dolori. Con iliad e ho. la trasferta
in Svizzera potrebbe essere indolore, ma la vacanza
statunitense e la caraibica rischiano di essere un in-
cubo se non si fa un po’ di attenzione. Qui le opzioni
degli operatori tradizionali, ammesso che comprenda-
no gli Stati in questione (USA e Cina certamente sì, su
Cuba non ci giureremmo) sono senz’altro la salvezza
e ci permettono, pur con qualche accorgimento, di
navigare in serenità e soprattutto di stimare la spesa
complessiva prima della partenza. Se tutto ciò non
fosse possibile, che opzioni abbiamo? La classica è la
chiusura del roaming e l’uso della rete dati solo sotto
il Wi-Fi degli alberghi, luoghi pubblici, aeroporti e via
dicendo. Questo era il caso classico, quello che suc-
cedeva per forza qualche anno fa. Oggi abbiamo altre
ipotesi: una è quello di dotarsi di una seconda sim fin
dalla partenza, optando ovviamente per una soluzio-
ne senza vincoli temporali e con pacchetto estero già
configurato. Se si ha uno smartphone dual sim il gio-
co è fatto, altrimenti si può usare solo la seconda sim
per il periodo della vacanza, comunicando ad amici e
parenti (magari non ai colleghi :) il proprio numero tem-
poraneo. Ci sarebbe anche la possibilità di portare con
sé un modem 4G collegandolo allo smartphone via
tethering, ma non è una soluzione delle più pratiche.
Piuttosto, la soluzione migliore in assoluto è l’acquisto
di una sim in loco, magari subito all’aeroporto o nel pri-
mo centro commerciale che si incontra: le possibilità
di trovare un piano dati capiente per pochi euro sono
alte in quasi tutto il mondo. Non ci resta che augurarvi
buone vacanze!
MOBILE
Le tariffe migliori per chi va all’estero
segue Da pagina 19
di Emanuele VILLA
L’estate è il periodo in cui si chatta
di più, si sta più tempo sui social,
in streaming ad ascoltare musica
e a fare dirette su Instagram. Soprattutto
per i più giovani, il periodo estivo è quello
giusto per comunicare al massimo, da cui
la necessità di pacchetti di dati capienti o
addirittura illimitati.
Visto che c’è “ho.” per le offerte low cost,
Vodafone gioca sulla versatilità: il nuovo
profilo Shake Remix Unlimited, che sosti-
tuisce la precedente versione “standard”,
offre un rinnovato grado di flessibilità ed
è interamente dedicato agli under 30.
Basta accedere alla pagina relativa per
comprendere all’istante il meccanismo di
funzionamento: la tariffa è definita da un
mix di dati, sms e traffico voce definito
dall’utente a seconda delle sue esigenze.
Una volta scelta la combinazione preferi-
MOBILE Vodafone lancia Shake Remix Unlimited, il profilo tariffario modulare per i giovani con GB illimitati su social, musica e chat
Vodafone, mega offerta dedicata ai giovani under 30Il nuovo profilo, attivabile fino al 22 luglio, sostituisce la precedente versione “standard” e offre maggiore flessibilità
ta, il sistema offre GB illimitati su servizi
specifici come chat, musica, mappe e
social. In linea di massima Chat, musica
e mappe sono sempre disponibili mentre
social si “attiva” solo scegliendo una com-
binazione con più di 10 GB di dati.
L’offerta, come detto, è modulare: signi-
fica che si può scegliere un quantitativo
di dati da 7 a 30 GB, di traffico voce da
300 minuti a illimitato e di sms da 100 uni-
tà a infinito. I costi sono ovviamente varia-
bili: si parte da 9,50 euro per la combina-
zione 300 minuti, 100 sms e 7 GB fino a
18,50€ per tutto illimitato e 30 GB, più ov-
viamente traffico illimitato sui servizi elen-
cati. Nella fattispecie, quando parliamo di
“chat” ci riferiamo a WhatsApp, Facebook
Messenger, Skype, Telegram, Viber, Hello
Chat, Hangouts Chat, WeChat, iMessage,
Call+ & Message+ e imo, mentre in am-
bito social Vodafone include Facebook,
Instagram, Twitter, LinkedIn, Snapchat,
Pinterest, happn, imo e Tumblr. Presenti
ovviamente Spotify, Apple Music, TIDAL
e Deezer nella musica (di Tidal viene of-
ferto anche un abbonamento gratuito per
6 mesi), e per quanto riguarda le mappe
l’elenco è più corposo: Google Maps,
Mappe, Waze, Tom Tom GO Mobile, Moo-
vit, ViaMichelin, ATM Milano Official App,
Roma bus, Muoversi a Roma, Sygic GPS
Navigation, CoPilot, Genius Maps, HERE
WeGo, Navmii, Maps.me, Citimapper, Kar-
ta GPS, App MyWay, Be-On-Road, Probus
e Yandex.Maps.
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MAGAZINEn.182 / 1816 LUGLIO 2018
di Emanuele VILLA
P untuale come ogni anno arriva
l’aggiornamento dei MacBook Pro,
i notebook usati da milioni di pro-
fessionisti in tutto il mondo. Non essendo
previste rivoluzioni sotto il profilo esteti-
co e delle funzionalità, Apple ha affidato
il lancio a un classico comunicato stam-
pa, riservando il prossimo evento hard-
ware a qualcosa di più innovativo come
gli iPhone o Watch. Ciò non toglie che il
rinnovamento di MacBook Pro sia tangi-
bile: nonostante i tagli restino il 13’’ e il
15’’, i modelli con Touch Bar sono ora do-
tati di processori Intel di ottava genera-
zione e raggiungono, sul modello da 15’’,
un’inedita configurazione “top” con CPU
Core i9 a 6 core a 2,9 GHz (turbo boost
fino a 4,8 GHz), 32 GB di RAM DDR4 e
addirittura 4TB di storage integrato. I mo-
delli senza touch bar, quindi buona parte
della formazione da 13’’, non vengono in-
vece aggiornati e hanno ancora CPU di
settima generazione.
Il modello top da 15’’ è dunque una mac-
china per chi ha bisogno di prestazioni
oltre ogni limite e ovviamente ha un bel
budget per soddisfarle: restando con lo
storage di base da 512 GB ma aumen-
tando la potenza del processore fino al
PC Apple ha affidato il lancio dei nuovi MacBook Pro a un classico comunicato stampa
Apple rinnova tutta la gamma MacBook Pro e ne moltiplica la potenza: CPU fino a Core i9 Il prossimo evento sarà riservato a qualcosa di più innovativo come gli iPhone o Watch
Core i9 e 32GB di RAM siamo sui 4.000
euro. Ovviamente sono previste varian-
ti più abbordabili e diverse versioni da
13’’, che ospita ora processori Core i5
e i7 quad-core fino a 2,7 GHz, grafica
integrata Intel Iris Plus 655 con 128 MB
di eDRAM e fino a 2 TB di storage SSD.
Tutte le nuove configurazioni compren-
dono più la tecnologia del display True
Tone con 500 nits di luminosità massima
e supporto per il gamut DCI-P3, e il chip
T2 di Apple integrato, chip introdotto per
la prima volta sull’iMac Pro. Questo per-
mette maggiore sicurezza del sistema
con l’archiviazione crittografata “al volo”
e permette la funzione Hey Siri sul Mac,
finora assente. L’autonomia è allineata
con i modelli precedenti: “fino a 10 ore”.
La disponibilità è prevista anche da noi a
giorni; nel frattempo Apple ha già aggior-
nato il sito per chi volesse approfondire
il tema. Per quanto concerne i prezzi, al
di là del “mostro” con Core i9 già citato, il
punto di partenza del modello da 13’’ con
Touch Bar è di 2.099 €, mentre si parte
da 2.899 € per il modello da 15’’. Previ-
sta, come sempre, ampia possibilità di
personalizzazione della configurazione.
Apple sostituirà MacBook Air in autunno E ci sarà anche un iPad Pro da 11 polliciRinnovamento totale del catalogo hardware per Apple, novità anche per Apple Watch e finalmente verrà lanciata la stazione di ricarica AirPower di Massimiliano DI MARCO
Secondo alcune indiscerzioni Apple prepara un rinnovamen-to totale del catalogo hardwa-re. Dopo l’anniuncio dei nuo-vi MacBook Pro, sono attese novità anche per iPad, Apple Watch e persino per il Mac Mini. Nessun prodotto del catalogo hardware della casa di Cuperti-no sarà escluso dai prossimi ag-giornamenti hardware secondo una nota che l’analista Ming-Chi Kuo di TF International Securities ha inoltrato agli investitori e i cui dettagli sono stati riportati da 9to5mac. Per iPad si parla di un
nuovo modello Pro con schermo
da 11 pollici, che dovrebbe sostitui-
re l’attuale iPad Pro da 10,5 pollici.
Tutti i nuovi modelli dovrebbero
avere il sistema di riconoscimento
Face ID integrato e “dimenticare” il
tasto Home presente sin dal 2010
La gamma desktop Mac verrà
aggiornata con i processori Intel
Core di ottava generazione. Ciò
include gli iMac e persino il Mac
Mini, attualmente fermo al 2014.
Inoltre il MacBook Air dovrebbe
essere definitivamente rimpiazza-
to da un altro modello, più econo-
mico rispetto ai MacBook Pro, ma
l’analista non ha divulgato ulteriori
dettagli. Gli Apple Watch dovreb-bero godere di uno schermo leggermente più grande: 1,57 e 1,78 pollici le due diagonali attual-mente previste. Infine dovrebbe
essere finalmente lanciata sul mer-
cato la stazione di ricarica wireless
AirPower nonché una versione ag-
giornata delle cuffie AirPod.
di Franco AQUINI
Apple ha finalmente trovato una
soluzione per il “problema tastie-
ra” di MacBook e MacBook Pro.
Dopo aver riconosciuto il problema
avviando un programma ufficiale di sostituzione in garanzia, emergono i
dettagli sulla soluzione tecnica trova-
ta, a scoprirlo è stato ifixit. Nei nuovi
MacBook Pro da 15 pollici ci sarebbe
infatti la nuova tastiera che integra al
suo interno un meccanismo venuto alla
luce qualche mese fa, quando Apple
PC Svelata da ifixit la soluzione applicata da Apple nei nuovi MacBook Pro da 15 pollici
Risolto il problema della tastiera dei MacBook Pro Apple ora inserisce un sottile strato di silicone Alle tastiere sarebbe stata applica una delle soluzioni già viste nei brevetti Apple di marzo
brevettò un paio di soluzioni per far fronte al problema della polvere e dello “sporco” che si accumula sotto i
tasti e in alcuni casi li blocca. Alla fine
sembra averla spuntata la soluzione più
semplice, ovvero quella dello strato di
silicone che ricopre le parti più delicate
del meccanismo, impedendo a polvere
e briciole di intaccare il meccanismo
(qui il video di ifixit). La membrana in
silicone dovrebbe risolvere il problema
isolando il meccanismo e producendo
un effetto secondario che non dispia-
cerà ai più. Con la membrana i tasti
saranno molto più silenziosi. La tastiera
del MacBook Pro infatti, soprattutto per
chi scrive quotidianamente, non è certo
la più silenziosa. Stranamente l’azienda
non ha comunicato la novità, com’è in-
vece solita fare.
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MAGAZINEn.182 / 1816 LUGLIO 2018
di Franco AQUINI
M icrosoft ha lanciato Surface
Go, simile agli altri componen-
ti della serie a livello estetico,
verrà proposto ad un prezzo molto più
aggressivo: 399 dollari, mossa che ci
sembra pensata per contrastare diretta-
mente iPad e i Chromebook di Google.
Arrivo sul mercato (inizialmente USA)
il 2 agosto. Leggermente più piccolo
nelle dimensioni rispetto a Surface Pro
4, mantiene comunque il design e lo
spirito comune a tutta la serie: schermo
3:2 con risoluzione 1800x1200, soste-
gno integrato nello chassis, fotocamera
frontale con riconoscimento del volto e
connettore proprietario per collegare
una docking station. Su un lato è pre-
sente anche una porta USB-C 3.1. Due
le versioni principali: la prima con 4GB
di RAM e 64GB di memoria eMMC (399
dollari in US) mentre la seconda, decisa-
mente più interessante, prevederà 8GB
di RAM e 128GB di SSD (549 dollari). A
parte andranno acquistati gli accessori:
PC Microsoft ha presentato ufficialmente Surface Go, nato con il chiaro obiettivo di contrastare iPad e Chromebook
Surface Go, il low-cost di Microsoft che sfida Apple e GoogleCon il solito design, Surface viene proposto al prezzo decisamente accattivante di 399 dollari. Già partiti gli ordini
Surface Go Type Cover costerà 99 dol-
lari (versione in alcantara a 129 dollari).
Il mouse costerà 34,99$, mentre la Sur-
face Pen a 99$. Tutti prezzi in dollari
che, si spera, verranno mantenuti con
cambio alla pari in Euro. Ma per quanto
riguarda il nostro Paese, che comunque
figura tra i primi destinatari del prodot-
to, dovattendere qualche ora. Le vere
differenze rispetto al fratello maggiore,
oltre che per il display da 10 pollici, sono
però nella sezione CPU+GPU. Surface
Go monterà un Pentium Gold 4415Y, un
dual-core di settima generazione che
Microsoft ha scelto per l’ottimo bilancia-
mento tra performance e consumi.
Surface Go promette infatti nove ore di
batteria. Per ora il mercato vedrà arri-
vare soltanto la versione Wi-Fi, ma un
modello LTE è previsto già per i pros-
simi mesi.
Infine il sistema operativo, che non po-
teva non essere Windows 10 S. Anche
in questo caso, l’utente potrà scegliere
se passare alla versione standard di
Windows gratuitamente. Rimangono
di Massimiliano DI MARCO
L o aveva promesso: le pubblicità sa-
rebbero state potenziate grazie al
supporto della realtà aumentata per
garantire più spazio di manovra agli in-
serzionisti sul News Feed di Facebook.
Un selezionato numero di utenti, ha ri-
portato TechCrunch, ora sta provando
la funzione, che permette di indossare in
anteprima – ovviamente a livello virtuale
- grazie alla fotocamera di uno smartpho-
ne accessori, come occhiali da sole e bor-
se. Le pubblicità di questo tipo appaiono
nel feed come qualsiasi altra foto o video
tradizionale. La differenza la fa l’opzione
“tocca per provarlo” che permette di
usufruire delle possibilità della realtà au-
mentata per provare virtualmente il pro-
dotto e, nel caso, comprarlo subito dopo.
Una novità che l’azienda guidata da
Mark Zuckerberg aveva preannunciato
allo scorso F8 e confermata ora dal vice-
SOCIAL MEDIA E WEB Basta lo smartphone per indossare virtualmente occhiali da sole e borse
Su Facebook vedi un prodotto che ti piace e lo proviDiversi i partner già a bordo, tra di essi nomi noti della moda come Michael Kors e Sephora
presidente del product marke-
ting del reparto global marke-
ting solutions Ty Ahmad-Taylor
durante un evento a New York.
Quest’ultimo ha parlato di “col-
mare il divario” fra l’esperienza
della prova nei camerini e nei
negozi e la volontà degli utenti
di poterlo fare da casa od ovun-
que siano. “Le persone - ha
spiegato Ahmad-Taylor parlan-
do delle prove prodotto - tradi-
zionalmente devono andare nei negozi
per fare questo, ma vorrebbero provarlo
a casa, così in questo modo ‘colmiamo il
divario’”. Fra le prime aziende pronte a
sfruttare l’iniziativa ci sono Michael Kors,
Sephora e Bobbi Brown.
Facebook ha anche annunciato Video
Creation Kit, uno strumento finalizzato
agli inserzionisti grazie al quale incor-
porare le immagini esistenti in pubblici-
tà video pensate per essere godute da
smartphone e tablet e i primi riscontri
delle attività commerciali che hanno te-
stato la funzione sono stati positivi.
Lo spazio per nuove inserzioni è pratica-
mente esaurito, come aveva anticipato
Facebook preannunciando ai suoi inve-
stitori che avrebbe potuto essere regi-
strato un calo degli introiti derivanti dalle
pubblicità. Ora l’azienda sta lavorando
per rendere le inserzioni sul suo social
network più intriganti.
tuttavia alcuni dubbi sulla reale utilità di
un dispositivo che, sulla carta, dovreb-
be contrastare Apple iPad e Google
Chromebook. Come si comporteranno
le applicazioni desktop con questo pro-
cessore e su un display di appena 10
pollici? A dircelo, come sempre, sarà la
prima prova sul campo.
Estratto dai quotidiani onlinewww.DDAY.it
Registrazione Tribunale di Milanon. 416 del 28 settembre 2009
e
www.DMOVE.itRegistrazione Tribunale di Milano
n. 308 del’8 novembre 2017
direttore responsabileGianfranco Giardina
editingClaudio Stellari
EditoreScripta Manent Servizi Editoriali srl
via Gallarate, 76 - 20151 MilanoP.I. 11967100154
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MAGAZINE
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MAGAZINEn.182 / 1816 LUGLIO 2018
di Roberto PEZZALI
Y.C. Chen - Senior Product Manager Notebook di
Asus, cerca di spiegarci così come gli è venuta
l’idea alla base di ScreenPad, l’innovativa soluzione
adottata da Asus sul nuovo ZenBook Pro: “La touchbar
dei MacBook Pro è scomoda, i tasti funzione non hanno
accesso diretto e ci sono molte impostazioni che richie-
dono più passaggi”. ScreenPad è per certi versi simile
alla Touchbar di Apple: se a Cupertino hanno pensato ad
una barra funziona che potesse essere personalizzabile
tramite software, in Asus hanno provato a raggiungere lo
stesso obiettivo con uno schermo touch da 5.5” Full HD
posto sotto il trackpad. Che resta un vero trackpad, con
schermo in vetro cliccabile agli angoli: a schermo spen-
to nessuno potrebbe mai dire che quello è in realtà un
display, ma ovviamente ScreenPad non è fatto per stare
spento. Y.C. Chen ci spiega che hanno pensato soprat-
tutto ai professionisti, a coloro che cercano un prodotto
di fascia alta con ampie possibilità di personalizzazione.
ScreenPad ha infatti debuttato al Computex di Taipei sul
nuovo ZenBook Pro, un portatile che risponde alla sigla
UX580 e che punta a soddisfare una fascia esigente di
utenti con una configurazione di tutto rispetto. Lo scher-
mo infatti è un pannello 4K da 15.6” touch, e Chen ci
spiega che ogni singolo esemplare viene calibrato in
fabbrica per avere un DeltaE inferiore all’2%. Il pannel-
lo è calibrato per coprire perfettamente gli spazi colore
Rec709 e P3, ed è spinto da una NVIDIA GeForce GTX
1050ti con 4GB DDR5.
Il processore è un Intel Core i9-8950HK, 16 sono i GB
di RAM DDR4 e da 512 GB è il disco SSD PCI Express.
Il prezzo è premium: il listino italiano non è ancora stato
definito ma sicuramente si parte dai 2300$ del prezzo
americano. L’interesse è tutto per lo ScreenPad: Chen ci
mostra le diverse modalità di utilizzo, una dove è possi-
bile richiamare una serie di applicazioni e widget come
calendario, calcolatrice e controlli dedicati ad alcune
app, come ad esempio Youtube, e l’altra con lo scher-
mo che diventa una estensione di quello principale. Lo
ScreenPad, nonostante abbia le dimensioni dello smar-
tphone viene visto come un monitor esterno controllato
da un driver particolare: le finestre possono essere tra-
scinate dallo schermo principale al piccolo monitor sotto
il trackpad, operazione questa che al momento presenta
ancora qualche piccolo problema di adattamento. Asus
prevede anche la possibilità di far creare all’utente macro
personalizzate per i programmi, e in futuro non esclude
anche di rilasciare un SDK per permettere a chiunque di
creare applicazioni per lo screenpad. L’idea come abbia-
mo detto è coraggiosa, perché le criticità di un prodotto
simile non sono poche: Asus ha pensato di utilizzare lo
ScreenPad su un notebook rivolto ad una utenza che
forse preferiva un prodotto con meno fronzoli, e infatti
in altri mercati è possibile acquistare lo stesso modello
senza lo schermo da 5.5”. Che può essere utile, ma che
agli occhi di molti professionisti è un costo aggiuntivo
per una cosa che difficilmente verrà usato, e la touchbar
insegna: probabilmente centinaia di migliaia di acquiren-
ti del MacBook Pro da 15” l’avrebbe acquistato senza
touchbar, motivo questo per il quale Apple ha scelto di
realizzare solo versioni dotate di barra OLED.
L’utilità di avere una calcolatrice o un calendario sul
trackpad è minima se si calcola che ognuno ha sempre
uno smartphone in tasca o sulla scrivania che può fare
la stessa cosa, e forse il vero potenziale di Screenpad si
sprigionerà quando a seconda dell’applicazione aperta
sul pad sarà possibile avere una serie di scorciatoie utili
e personalizzabili. Ma questo richiede un impegno note-
vole sia da parte di Asus sia da parte degli sviluppatori
di applicazioni professionali: Apple, che ha spinto nella
stessa direzione con la Touchbar, ha comunque faticato
ad ottenere l’appoggio da parte di tutti: con le app “non
Apple” la personalizzazione della touchbar ha richiesto
svariati mesi e ancora oggi ci sono programmi con i qua-
li la Touchbar non interagisce. Asus deve costruire una
strategia attorno allo Screenpad: oltre al 15.6” ci sarà
anche un 14” che costerà meno, in virtù di un monitor
Full HD non touch e di un hardware meno potente. Un
prodotto pensato più per le masse, e anche più piace-
vole da vedere esteticamente: al momento non c’è un
prezzo, ma dovrebbe comunque costare decisamente
meno di quanto viene chiesto per l’UX580, ovvero in-
torno ai 2.500 euro. Questo prodotto paradossalmente
potrebbe essere più “indovinato”: l’utente consumer
sicuramente è più attratto da una caratteristica come
lo Screenpad rispetto ad un utente professionale che
guarda con diffidenza le novità e preferisce la con-
cretezza. Da quanto abbiamo potuto vedere in questi
mesi con la Touchbar infatti un utente di un certo tipo
preferisce usare le scorciatoie a tastiera, che conosce
a memoria, piuttosto che affidarsi a macro e funzioni
preimpostate sulla barra. Lo abbiamo provato qualche
minuto, ed è una di quelle cose per le quali bisogna farci
la mano e solo il tempo dirà se Asus ci ha visto giusto:
il trackpad 2.0 potrebbe diventare un qualcosa che tut-
ti i produttori imiteranno, ma potrebbe anche restare
spento, perché in fin dei conti il trackpad basta e avan-
za. E di schermo ne basta uno.
PC Asus lancia la nuova serie ZenBook Pro con una soluzione del tutto inedita: al posto del trackpad c’è uno schermo da 5.5”
ZenBook Pro con ScreenPad, non solo vantaggi Lo ScrenPad offre molte funzioni in più ma è una scelta coraggiosa per il segmento prosumer, che spesso non ama le novità
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MAGAZINEn.182 / 1816 LUGLIO 2018
di Francesco FIORILLO
D opo l’immancabile periodo di pro-
va, ad appannaggio esclusivo de-
gli utenti iscritti al programma Pre-
view, il nuovo aggiornamento di luglio è
finalmente pronto per essere scaricato
da tutti i possessori della console di Re-
dmond. L’update, come da promessa,
porta con sé diverse interessanti novità
e introduce l’attesa opzione FastStart.
Destinata ai titoli del catalogo Game
Pass (al momento la lista dei giochi
compatibili non è stata ancora divulga-
ta), tale implementazione garantisce un
avvio molto più rapido in specifici gio-
chi, sia per quel che concerne lo scari-
camento dei dati, sia l’accesso diretto al
titolo stesso. Il sistema identifica infatti
quali sono i file necessari per iniziare a
giocare e pone la priorità del download
proprio su questi ultimi. In pratica si avrà
la possibilità di avviare un gioco in tem-
pi nettamente più celeri e senza dover
attendere il completamento del’installa-
GAMING FastStart permetterà un avvio più veloce nei giochi inseriti nel catalogo GamePass
Xbox One si aggiorna e introduce il FastStart L’aggiornamento introduce anche inedite opzioni relative alla gestione dei contenuti
zione. La seconda grande novità risiede
invece nell’inedita funzionalità Gruppi,
che consente finalmente di creare delle
vere e proprie cartelle per i contenuti
installati. Essendo collegata all’account
Xbox Live, l’opzione in questione per-
metterà di mantenere le proprie modifi-
che anche su altre console e riuscirà nel
difficile intento di rendere la gestione
dei vari giochi e delle app una pratica
nettamente più agevole. Dopo aver in-
stallato l’aggiornamento sarà possibile
infine richiamare una nuova barra di ri-
cerca premendo semplicemente il tasto
Y, mentre miglioramenti sia alla condi-
visione del controller su Mixer, sia alla
stabilità generale, renderanno più sem-
plice anche la vita di tutti quei giocatori
inclini alla condivisione delle proprie
sessioni di gioco.
di Roberto PEZZALI
M icrosoft accontenta i fans. A
metà. Con il prossimo aggiorna-
mento dell’Xbox One, che arri-
verà per gli utenti del programma Xbox
Insiders a brevissimo, Microsoft porta
il Dolby Vision sull’Xbox One X e sul-
l’Xbox One S. Dopo il Dolby Atmos per
l’audio arriva così anche la versione a
metadati dinamici dell’HDR, sfruttando
con molta probabilità lo stesso trucco
usato anche da Apple e dai produttori
di blu-ray. I Dolby Vision richiederebbe
infatti un HDMI 2.1, ma una serie di mo-
difiche hanno permesso di veicolarlo
anche tramite HDMI 2.0a: i TV LG e i
Sony top di gamma, ad oggi tra i po-
chi che gestiscono il formato, sono già
stati aggiornati per accettare questa
variante di Dolby Vision tramite HDMI.
Il supporto inserito da Microsoft è tutta-
via dimezzato: solo Netflix, quindi una
applicazione, e niente giochi e neppu-
GAMING Con il prossimo aggiornamento di Xbox One Microsoft aggiungerà anche il Dolby Vision
Xbox One: arriva il Dolby Vision, ma funziona a metà Al momento il supporto è garantito solo per Netflix: niente Blu-ray Ultra HD e niente giochi
re Blu-ray Ultra HD. I giochi potevano
guadagnare parecchio con il Dolby Vi-
sion: la gestione della dinamica frame
per frame avrebbe portato innegabili
vantaggi in molte scene, soprattutto
sui rapidi passaggi luce ombra.
Ma anche il blu-ray ne avrebbe giova-
to: oggi i player Dolby Vision non sono
moltissimi e Microsoft con questa mos-
sa poteva sicuramente attrarre qualche
cliente in più, magari chi cerca un ver-
satile media player. Non è dato sapere
se in futuro Microsoft estenderà il sup-
porto: se è una questione di royalties
e di licenze basterebbe far scaricare,
a pochi euro, una versione compatibile
del player dallo store.
Chi lo vuole lo può comprare, chi non è
interessato al player blu-ray risparmia.
Sarebbero tutti più contenti.
Nintendo In produzione una nuova Switch anti-pirateriaIn arrivo le console Switch revisionate nell’hardware Identiche alle attuali non permetteranno lo sfruttamento dei bug del bootloader che hanno aperto la strada ai pirati di R. P.
Nintendo corre ai ripari: una falla nel processore NVIDIA scoper-ta a inizio anno ha permesso, in questi mesi, lo sviluppo di una serie di software e accessori per caricare software di terze parti, inclusi i giochi pirata. Un bug nel chip, prodotto da NVIDIA, che non può essere chiuso in nessun modo tramite aggiornamento software: si deve rimediare modi-ficando l’hardware in fase di pro-duzione. E Nintendo lo ha fatto: le console che stanno arrivando nei negozi in questi giorni sono già a prova di pirateria: apparen-temente sono identiche, ma han-no il bootROM modificato a pro-va di Fusée Gelée, il nome dato all’exploit che viene sfruttato per far partire applicativi di terze parti privi della firma di Nintendo.Nonostante sul mercato ci siano oltre 20 milioni di console vulne-rabili per le quali l’azienda nippo-nica non può fare nulla, è bene ricordare che per la Switch Nin-tendo ha realizzato un sistema di protezione dei giochi decisa-mente efficace e che nelle ultime settimane, proprio per questo si-stema di protezione, molti utenti che hanno cercato di fare i furbi stanno ricevendo il ban dai ser-vizi online.
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MAGAZINEn.182 / 1816 LUGLIO 2018
TEST Abbiamo provato l’LG C8, il TV OLED entry level della gamma LG dotato del nuovo processore α9: è davvero un gran televisore
LG OLED 55 C8, la perfezione è a un solo passo Il nuovo TV OLED C8 di LG può raggiungere la perfezione se chi lo acquista decide di investire qualcosa sulla calibrazione
LG 55C8LA PERFEZIONE È A UN PASSO. UN PASSO QUASI OBBLIGATO 2.499,00 €La vera novità dell’LG C8 è la possibilità di calibrazione hardware. Che è ben diversa dalla calibrazione automatica: usando uno strumento preciso e un software adeguato è possibile caricare nella LUT (Look-up Table) del televisore una mappatura precisa che rende il televisore un vero monitor di riferimento. Un OLED C8 calibrato è oggi la miglior espressione esistente della tecnologia OLED, e LG, che fornisce il pannello, è l’unica azienda che ha permesso a Calman di andare ad interfacciarsi con il controller del pannello andando a riscrivere una tabella che gli altri produttori hanno reso inaccessibile. Chi cerca il miglior TV e investe su un LG C8 non può esimersi dal trovare qualcuno che abbia l’espe-rienza e gli strumenti adeguati per farlo rendere al meglio. Senza di questi il TV è eccellente, ma non diverso dagli altri OLED sul mercato. Il processore a9 è un notevole passo avanti ma non è ancora perfetto, lo spunto di luminosità invece sembra decisamente più elevato di quello dell’AF8 Sony appena provato. E WebOS, insieme a Tizen di Samsung, ha una fluidità e una facilità d’uso che Android TV si sogna.
Qualità Longevità Design Semplicità D-Factor Prezzo
10 8 9 9 9 99.2COSA CI PIACE COSA NON CI PIACEQualità dell’immagine eccezionaleWebOS veloce e completoDolby Vision e Dolby Atmos
WebOS non viene aggiornato di anno in annoPer ottenere il 100% serve la calibrazioneGli ingressi sono posizionati male
lab
video
di R. PEZZALI, R. FAGGIANO
F inalmente riusciamo a mettere le mani sulla nuova
gamma OLED LG 2018: diversi modelli, ma quello
senza dubbio più interessante di tutti è il C8, do-
tato del nuovo processore α9 e dello stesso pannello
che equipaggia anche le altre serie. Il modello B8 infatti
non ha troppo senso: costa poco di meno e non ha il
processore evoluto, gli altri costano di più e la spesa
aggiuntiva è legata solo al design e all’audio.
Questa del C8 sarà una prova piuttosto breve e quando
avrete finito di leggerla capirete il perché. I TV OLED
sono ormai uguali tra loro, design a parte: il pannello è
quello, la qualità anche. Ogni produttore prova a dare
qualcosa in più con piccoli accorgimenti, ma la sostanza
non cambia: le differenze di qualità tra i diversi modelli
sono simili. LG su questa nuova generazione ha cam-
biato solo il processore, che era il suo punto debole, ma
tutte le novità del processore sono legate comunque a
sistemi di elaborazione digitale del segnale pensati per
chi guarda contenuti a bassa definizione e per chi vuo-
le sfruttare il motion compensation, quindi utenti che
lo usano con i giochi o per vedere lo sport. Il pannello
resta uguale, lo stesso usato da Sony, da Panasonic, da
Philips e da tutti coloro che chiedono il pannello a LG
Display, ma LG ha apportato due modifiche a nostro av-
viso fondamentali: ha rivisto il sistema di gestione della
luminosità, aumentando leggermente il picco di bian-
co, e ha permesso ad una azienda di andare a scrivere
direttamente nel processore di controllo del pannello,
quella zona dove vengono custodite le informazioni di
calibrazione impostate in fabbrica. Questa azienda è
Spectracal, che tramite l’app Calman ha predisposto un
sistema di calibrazione hardware del TV che sostituisce
quella fatta da LG. Usandola si raggiunge, come vedre-
mo, la perfezione.
Per il resto ci troviamo davanti ad un TV disponibile
nei tagli da 65” e 55”, con un ottimo sistema WebOS
dotato di tutte le app che servono, con un tuner velo-
ce, un buon audio con Dolby Atmos e soprattutto con
Dolby Vision. Il prezzo di listino della versione da 55” è
di 2.499 euro, ma sul mercato si trova già a circa 2.000
euro.
Design classico, ottima costruzioneIl design come sempre è molto soggettivo: il TV come
ogni OLED è sottilissimo, almeno nella parte alta. La
base deve piacere: è un blocco unico curvo, che parte
dal basso. Il risultato è molto particolare, ma nella sua
colorazione scura non è comunque così invadente.
L’unica nota negativa è l’impossibilità di utilizzare una
soundbar: starebbe davvero male, serve un mobile che
abbia un ripiano dedicato: davanti al C8 un diffusore,
anche sottile, non si riesce a posizionare.
Avendo elettronica e alimentazione integrati l’LG C8
nella parte bassa è spesso circa 6 centimetri, ma mon-
tato a parete non dovrebbe poi sporgere più di tanto.
Purtroppo parte dei connettori sono rivolti contro il muro
e nel caso di montaggio sarebbero inutilizzabili, sempre
che non si acquistino particolari spine angolate. In ogni
caso la scelta non è delle migliori. Le porte HDMI sono
tutte compatibili con segnali 4K HDR, e questo è un bel
vantaggio. Purtroppo tramite HDMI non è possibile ge-
stire né il frame rate variabile né i 120 Hz: il processore
lo supporta, il pannello anche ma il TV riesce a visualiz-
zare contenuti sono tramite chiavetta USB. Una sorta di
“demo” di una funzione che probabilmente verrà imple-
mentata sui TV il prossimo anno. Samsung, con il suo
box esterno collegato tramite una fibra, è sicuramente
l’azienda più avanti nella gestione degli ingressi e del
segnale, e una soluzione simile sull’OLED LG permette-
rebbe di avere dei TV spessi come fogli da agganciare
al muro con un box ingressi eventualmente aggiornabi-
le o sostituibile. LG ha il W8 con questa filosofia, e costa
tantissimo: Samsung è riuscita a renderla più abborda-
bile. Il telecomando è il classico modello LG, look non
troppo premium ma funziona bene e il puntatore è co-
modo, soprattutto per gestire l’interfaccia WebOS.
segue a pagina 27
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MAGAZINEn.182 / 1816 LUGLIO 2018
WebOS è un piacere da usareWebOS di LG insieme a Tizen di Samsung sono oggi le
uniche piattaforme smart TV che non creano frustrazio-
ne utilizzandole. WebOS è veloce e completa, ricca di
opzioni e anche piacevole da usare dal punto di vista
grafico. L’aggiornamento del 2018 porta qualche fun-
zione in più, come la possibilità di usare la ricerca vo-
cale con machine learning, tuttavia siamo consapevoli
che parte delle innovazioni legate all’ambiente smart
difficilmente verrà usata o apprezzata da tutti.
I consumatori chiedono le app per lo streaming video,
e le app qui ci sono. Sulla versione italiana Web OS
infatti troviamo Netflix, Tim Vision, Amazon Prime, Chili,
Rakutem, Infinity, Spotify e Youtube. Impostando il TV
su “tedesco” appare anche Dazn, l’app di Perform per
lo streaming video di eventi sportivi: è già pronta e fun-
ziona, LG ci metterà pochissimo a renderla disponibile
a tutti.
Sintonia lenta ma zapping veloceLe operazioni di sintonia dei canali tv sono attuabili dal-
la stessa schermata del menù per il digitale terrestre
e per il satellite. La sintonia sul digitale terrestre non è
molto rapida perché si riscontra qualche inciampo sul-
le frequenze con segnale più debole, dove il tv fatica
a trovare tutti i canali trasmessi. Al termine comunque
i canali disponibili ci sono tutti. Per quanto riguarda il
satellite, se si sceglie la configurazione per Tivùsat, la
sintonia sembra non partire nemmeno, probabilmente
grazie a una lista precaricata e aggiornata. Per impianti
più evoluti si possono sintonizzare anche altri satelliti
come Astra. Eccellente il comportamento con la cam di
Tivùsat: zapping immediato e nessuna incertezza nel
passaggio Rai – Mediaset nemmeno subito dopo l’in-
stallazione. Sul canale Arte HD compaiono subito i dati
hbb, molto lento invece il caricamento degli analoghi
contenuti sui canali Mediaset.
Riproduzione audio più che soddisfacentePer quanto riguarda l’audio del tv ricordavamo le otti-
me prestazioni della serie precedente che qui abbiamo
ritrovato, anche se non proprio allo stesso livello, ma
pur sempre nettamente al di sopra della media degli
altri televisori di pari livello. Abbiamo anche ritrovato il
sistema di calibrazione automatica dell’audio: sul tele-
comando c’è il microfono per i comandi vocali che qui
viene sfruttato anche per valutare l’acustica dell’am-
biente e regolare di conseguenza l’audio del tv.
La procedura è semplice e rapida, basta far partire la
sequenza di toni di prova dal menù audio e puntare il
telecomando verso la base del tv; i risultati poi posso-
no essere esclusi o si possono aggiungere maggiori
bassi oppure acuti. Il meglio però si ottiene attivando
il Dolby Atmos: non ci sono veri effetti di circondamen-
to a 360°, però il suono si allarga, diventa più coinvol-
gente e dona qualche effetto surround, il tutto senza
mai eccedere: abbiamo portato il livello fino a 80 su
100 e il tv non ha fatto una piega, anzi la qualità audio
migliora ulteriormente con film in Dolby Digital multi-
canale. Ottima e realistica la resa sonora seguendo le
partite di calcio dei Mondiali, con un contributo dei ti-
fosi sugli spalti molto coinvolgente, specie sulla traccia
audio senza commento . Rispetto alla serie precedente
manca solo un maggiore impatto sulla gamma molto
profonda, dove solo un sub separato può fare la dif-
ferenza.
Un TV a due faccie Ma entrambe sorridonoIl pannello come abbiamo detto è lo stesso dello scor-
so anno: riflette poco, è luminoso quanto serve e non
soffre, almeno nel nostro esemplare, dei problemi di
uniformità ai livelli vicini al nero. LG sembra aver risolto
ogni problema di produzione e, seppur senza richie-
dere un cambio generazionale, questo pannello sem-
bra decisamente più “pulito” e soprattutto più preciso
a controllare le sfumature vicino al nero totale. Resta
una certa propensione a lasciare l’immagine impres-
sa qualche secondo: lo si nota soprattutto quando si
lascia un menu molto luminoso per circa venti minuti,
ma è una situazione che a noi è capitata solo in fase
di calibrazione e con segnali test. E comunque è spa-
rita, non ha lasciato traccia. Come dicevamo il C8 è un
TV a due facce, e iniziamo dalla prima. Il TV dispone
di un sistema di calibrazione hardware automatica: si
collega il generatore all’ingresso, si posiziona la sonda
calibrata e tramite Calman si sceglie un profilo creato
ad hoc che prevede calibrazione separata per HDR e
SDR. Nel caso dell’HDR si possono fare sia HDR10 che
Dolby Vision.
La procedura richiede dai 45 minuti alle svariate ore a
seconda della velocitò della sonda e della precisione
richiesta. Non abbiamo speso troppo tempo, ma solo
dopo un’ora abbiamo raggiunto un risultato a dir poco
perfetto, con un margine di errore bassissimo. La cali-
brazione viene scritta nella memoria, non può essere
cancellata se non con un reset totale di fabbrica: il C8 è
un pannello di riferimento preciso come un chirurgo sia
sulla scala di grigia sia sulla resa cromatica.
Inutile dire che in questa modalità è un tripudio per
gli occhi, con il TV che è trasparente al segnale come
dovrebbe essere: quello che è inciso su blu-ray o invia-
to via streaming viene visualizzato, senza alterazioni.
Con segnali HDR l’LG calibrato risulta leggermente più
dinamico del Sony AF8, merito di un circuito di gestio-
ne della luminosità meno conservativo e aggressivo:
probabilmente consuma qualcosa in più, ma riesce
ad avere uno spunto maggiore sul bianco. Basse luci,
colori, sfumature, c’è tutto: in ogni ambito non si trova
elemento che può essere oggetti di critica, è davvero
tutto perfetto. Qui si è raggiunta la perfezione. L’altra
faccia è invece per quelli che arrivano ad un “passo”
dalla perfezione: il TV di fabbrica non esce calibrato
benissimo, sicuramente peggio di un Sony o di un Pa-
nasonic. Qualche regolazione si può fare, la resa qua-
litativa resta eccellente ma non è certo la stessa resa
che si ottiene regolando la TV. I banchi ISF, presenti di
fabbrica, sono comunque i due profili più accurati.
Il processore α9 è un ottimo upgrade rispetto alla ge-
nerazione precedente: la gestione dell’interpolazione
è migliorata moltissimo e anche l’upscaling di contenuti
TV funziona molto bene. Sono due gli aspetti dove il
processore lavora meglio, la riduzione del rumore e la
gestione delle sfumature, molto più morbide.
Ottima anche la riduzione degli artefatti di movimento
visibili attorno ad un soggetto che si muove rapidamen-
te su un fondo statico. Le migliori del processore sono
comunque apprezzabili a pieno da chi lascia attivati i
filtri, da chi usa le modalità “sport” e “dinamico”, da chi
cerca di migliorare le immagini in qualche modo. Per
gli altri le differenze rispetto alla versione attuale sono
minime. Nonostante le migliorie la percezione, soprat-
tutto con il motion compensation, è che manchi ancora
qualcosa per raggiungere il livello del processore usa-
to da Sony sui suoi TV. Il C8 si vede bene, come si vede
bene ogni OLED in commercio: la qualità di visione può
soddisfare il 90% delle persone in ogni ambito, anche
i giocatori. Il nuovo processore infatti è molto veloce e
assicura un input lag decisamente baso, attorno ai 25
ms, anche in HDR.
Il C8, come abbiamo detto, può soddisfare al 100% an-
che i maniaci della qualità, e potrebbe anche essere
usato come monitor professionale in ambito broadcast:
serve un investimento aggiuntivo per calibrarlo, e non
farlo sarebbe un delitto.
TEST
Panasonic Lumix DC-GH5ssegue Da pagina 26
torna al sommario 28
MAGAZINEn.182 / 1816 LUGLIO 2018
TEST La soundbar Beam è l’ultima creazione di Sonos, ha dimensioni compatte ma non fa rimpiangere i modelli superiori
In prova Sonos Beam, costa il giusto e suona bene Non prosciuga il portafoglio e sfoggia prestazioni ottime, non solo con le colonne sonore ma anche con la musica
di Roberto FAGGIANO
L a gamma di diffusori Sonos è sempre più com-
pleta. Si aggiunge infatti un nuovo elemento nel-
la categoria home theater, la nuova Beam (449
euro), una soundbar compatta facile da abbinare an-
che a tv di formato medio e con la possibilità di essere
fissata a parete. Esteticamente ritroviamo la linea mi-
nimale degli ultimi diffusori Sonos, con superfici curve
per diffondere i suoni anche verso i lati. Tra le novità
più importanti, rispetto alla Playbar e alla Playbase, c’è
finalmente un ingresso HDMI ARC, in modo da poterla
collegare più facilmente al tv e gestire alcune funzioni
utili come l’accensione e spegnimento coordinate al
tv. Come sugli altri due modelli invece non troviamo
in dotazione un telecomando, tutto rimane affidato
all’applicazione di controllo. Come vuole la filosofia
Sonos rimangono le limitazione imposte alle migliori
colonne sonore: la Beam si ferma al Dolby Digital 5.1
e ignora DTS e Dolby Atmos. Tra le altre caratteristi-
che funzionali ritroviamo la calibrazione automatica
Trueplay per dispositivi Apple, l’AirPlay 2 quando sarà
disponibile e la compatibilità con l’ assistente vocale
Alexa di Amazon. Rimangono anche tutte le potenzia-
lità multiroom tipiche di ogni diffusore Sonos: Beam
può anche formare un completo sistema home thea-
ter aggiungendo il subwoofer e una coppia di diffu-
sori surround posteriori come gli One, ma il prezzo in
questa configurazione sale di molto. I comandi diretti
di tipo touch sono tutti sul pannello superiore, accom-
pagnati da una spia luminosa che indica la modalità
di funzionamento con diversi colori. Gli ingressi sono
ben incassati per l’installazione a parete e compren-
dono la presa HDMI (il relativo cavo è compreso nel-
la dotazione), la presa di rete e un ingresso digitale
ottico (utilizzabile tramite uno speciale adattatore
su HDMI, sempre compreso nella dotazione). Si può
usare anche il wi-fi per il collegamento alla rete ma
non c’è il bluetooth. La finitura è disponibile in colore
bianco e nero con griglia coordinata e finitura satina-
ta; le misure di Beam sono di 65 x 10 x 7 cm (L x A x
Sonos BeamLA SOUNDBAR CHE VA BENE ANCHE CON LA MUSICA 449,00 €La nuova piccola soundbar di Sonos ci è piaciuta molto, soprattutto perché non tradisce lo spirito di base di Sonos, volto a riprodurre egregiamente la musica. Le dimensioni compatte e il prezzo ancora accessibile ne fanno un buon ingresso nel mondo Sonos, con la possibilità di estendere la famiglia per l’ascolto multiroom. Le prestazioni sono ottime con i film e le migliori colonne sonore, capaci di fornire un buon coinvolgimento nonostante le dimensioni contenute e la mancanza di un vero subwoofer; ma il meglio arriva con la musica, dove non fa rimpiangere un normale diffusore wireless della stessa categoria. Unica avvertenza è quella di non alzare troppo il volume, perché la Beam mostra segnali di non gradire i livelli troppo elevati e indurisce la resa con film e musica.
Qualità Longevità Design Semplicità D-Factor Prezzo
9 8 8 9 8 98.7COSA CI PIACE COSA NON CI PIACEPrestazioni sonore con film e musicaDimensioni compatteRapporto qualità/prezzo
Non gradisce i volumi troppo elevatiNon è compatibile con dts e Dolby AtmosEstetica minimale
lab
video
P), quindi molto compatta e indicata per ambienti di
cubatura medio- piccola.
Costruzione sofisticata e originaleCome per ogni diffusore Sonos lo studio di progetta-
zione è stato lungo e complesso, per fornire le migliori
prestazioni della categoria non solo con l’audio della tv,
ma anche con la musica.
In dettaglio, dal punto di vista tecnico, la configurazione
degli altoparlanti sulla Beam è molto originale, infatti la
soundbar monta quattro larga banda ellittici, tre radiatori
passivi per i bassi e un solo tweeter centrale focalizzato
sui dialoghi. I cinque amplificatori digitali utilizzati sono
ripartiti tra tweeter e larga banda, come sempre non ne
viene indicata la potenza. Oltre agli altoparlanti, Sonos
ha integrato nel diffusore ben cinque microfoni per le
funzioni degli assistenti vocali di Amazon e in futuro
anche di Google e Apple, ma in Italia dovremo atten-
dere ancora prima di usarli.
Pochi passi sull’app per la messa in funzioneMessa in funzione molto semplice per la Beam, basta
seguire le istruzioni dell’app e collegare il cavo HDMI
in dotazione al televisore su una presa ARC. Se ave-
te un dispositivo Apple si può eseguire il Trueplay,
altrimenti si possono impostare i toni alti e bassi e
decidere se confermare il loudness inserito in fabbri-
ca o disattivarlo. Nel nostro caso abbiamo preferito
disattivarlo anche se sembra incidere poco sulla resa
finale. Dalla schermata principale si possono attivare
il limitatore di dinamica per l’ascolto in ore notturne e
l’enfasi sui dialoghi. A questo punto basta scegliere la
segue a pagina 29
torna al sommario 29
MAGAZINEn.182 / 1816 LUGLIO 2018
sorgente tra la tv, i contenuti musicali sul dispositivo,
le radio internet oppure un servizio musicale in strea-
ming tra i molti già previsti di serie nell’app.
Sound di famiglia in un involucro compattoPer la nostra prova abbiamo utilizzato un tv LG della
serie C8 e subito possiamo notare la piacevole com-
patibilità con il comando del tv per variare il volume,
in modo da non dover usare per forza l’applicazione.
Con i programmi televisivi testiamo l’enfasi sui dialoghi
ma preferiamo poi disattivarla perché tende a indurire
le voci, specie a volume sostenuto, forse colpa anche
del non eccezionale livello di partenza da parte delle
varie emittenti. Il confronto con l’eccellente sezione
audio del tv LG è un problema per la Beam, che fran-
camente non sembra meritare l’esborso economico
necessario per acquistarla.
Le cose cambiano rapidamente però se passiamo ai
film con colonne sonore multicanale, dove la Beam ini-
zia a fare la differenza: i dialoghi diventano più chiari,
gli effetti iniziano a farsi sentire anche se manca un
vero surround posteriore e soprattutto la gamma bas-
sa diventa autorevole e davvero profonda se parago-
nata alle dimensioni del diffusore. I colpi degli effetti
speciali non arrivano allo stomaco ma ci siamo molto
vicini. Anche in questo caso però notiamo come la
TEST
Sonos Beamsegue Da pagina 28
Beam non gradisca i livelli troppo elevati, stiamo par-
lando di un volume prossimo ai tre quarti del massimo,
ribadendo la preferenza per sonorizzare ambienti me-
dio piccoli.
Infine passiamo alla musica, ambiente in genere ostile
alle soundbar, dove invece la Beam raggiunge le mi-
gliori prestazioni, facendo subito pensare a un diffuso-
re di ben altre dimensioni. Troviamo ottima dinamica,
grande dettaglio degli strumenti, ampiezza e profondi-
tà della scena per un risultato che ha poco da invidiare
a quello di un diffusore come lo One: unica incertezza,
se proprio dobbiamo trovarla è ancora sulle voci fem-
minili che tendono a diventare troppo dure quando
sale il volume. La musica dalla Beam comunque esce
come raramente abbiamo ascoltato da una soundbar,
e ancor più raramente in questa fascia di prezzo.
FOTOGRAFIA
Eclissi di Luna del 27 luglio Come vederlaQuella del 27 luglio sarà ricordata come l’eclissi di Luna più lunga del se-colo: avrà una durata complessiva di quasi 4 ore. La Luna rimarra per 103 minuti completamente all’interno del cono d’ombra. A rendere ancora più entusiasmante l’osservazione della volta celeste quella notte ci saranno anche una caratteristica colorazione rossastra della Luna, dovuta all’as-sorbimento della luce solare da parte dell’atmosfera terrestre, e la presen-za nella stessa porzione di cielo del Pianeta Rosso. L’appuntamento è per le ore 21 italiane di venerdì 27 luglio quando la Luna, appena sorta a sud est avrà già fatto il suo ingresso nel cono d’ombra terrestre fino all’oscu-ramento totale che durerà dalle 21:30 alle 23:13. La scena potrà essere osservata a occhio nudo a condizione che il cielo sia limpido e meglio se lontano da disturbi luminosi.
di Roberto PEZZALI
I n casa Mavic Pro 2 può attendere:
l’evento di lancio, previsto per il 18
luglio, è stato rinviato. DJI aveva fat-
to le cose in grande, evento contempo-
raneo New York e Londra e ci eravamo
pure presi un giorno in più, al termine
della presentazione, per provare subi-
to sul campo quello che doveva essere
il nuovo drone “rivoluzionario” DJI, un
Mavic Pro con parte delle novità intro-
dotte dall’Air e con una videocamera
4K con apertura più ampia e sensore
più grosso. Ma questa mattina DJI ci ha
comunicato che l’evento è stato rinvia-
to a data da destinarsi.
“Abbiamo preso la difficile decisione
di annullare l’evento. DJI si era data
come obiettivo quello di portare sul
mercato un prodotto capace di offrire
la più alta qualità, qualcosa che non
esiste al momento. Siamo costretti a
GADGET L’arrivo del nuovo drone DJI era atteso per il 18 luglio, ma il prodotto non è ancora pronto
Mavic Pro 2 non è pronto, cancellato il lancio DJI: “Più tempo per lanciare un prodotto che raggiunga gli standard di innovazione prefissati”
rimandare l’evento di lancio ‘See the
Bigger Picture’ perché serve più tem-
po per lanciare un prodotto che possa
raggiungere gli standard di innovazio-
ne che ci eravamo prefissati. La user
experience è la nostra priorità più im-
portante, e vogliamo essere sicuri di
soddisfare a pieno i nostri clienti.”
Servirà quindi ancora qualche mese
per vedere il prodotto, ma forse è me-
glio così: un drone non è un giocatto-
lo e chi li produce deve garantire non
solo qualità ma anche sicurezza. pe-
rienza d’uso.
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MAGAZINEn.182 / 1816 LUGLIO 2018
segue a pagina 31
TEST Abbiamo fatto provare Lumix GH5s a chi col video ci lavora per avere un punto di vista professionale sull’ammiraglia Panasonic
Panasonic Lumix GH5s, la prova di un videomaker “Riprese ottime, anche quando non c’è luce” La nuova Panasonic Lumix GH5s vale il suo prezzo? Le differenze con GH5 sono davvero meritevoli di considerazione?
di F. PILOTTI, E. VILLA
N el presentare Lumix GH5s, la sua ammiraglia del
digital imaging, Panasonic ha sempre parlato de
“il top per i video” a testimoniare la sua spiccata
propensione per le immagini in movimento. La fotoca-
mera non ha bisogno di presentazioni: presentata allo
scorso CES di Las Vegas (ne abbiamo già realizzato un corposo hands on), GH5s è una macchina di al-
tissimo profilo con specifiche tecniche chiaramente
dedicate al foto/videomaker evoluto e al professionista
della ripresa. Alcuni dati sono esplicativi: registrazione
interna 4:2:2 a 10 bit, sensore a 10 megapixel ad altissi-
ma sensibilità, un Venus Engine di recente concezione,
supporto per la registrazione video Cinema 4K (C4K:
4096 x 2160) a 60p/50p senza limiti al tempo di re-
gistrazione, funzione di registrazione video V-Log L e
HDR Hybrid Log Gamma non sono caratteristiche che
si incontrano ovunque, oltre al fatto che la macchina
può registrare fino a 240 fps in modalità Full HD e ha
un sensore capace di gestire più rapporti d’aspetto a
seconda delle esigenze: 4:3, 17:9, 16:9 e 3:2.
Per questi motivi abbiamo deciso di realizzare una
prova un po’ diversa dal solito. Abbiamo consegnato
GH5s a un videomaker professionista della squadra di
Industria Creativa, agenzia specializzata in realizzazio-
ni video, chiedendogli di testarla per un mesetto e di
restituirci le sue impressioni, che sono dunque figlie di
30 giorni di lavorazioni intense. Quanto segue sono le
sue impressioni sulla macchina in sé e sul suo rapporto
con GH5, della quale GH5s eredita diverse caratteristi-
che (ma non tutte, ovviamente).
Molto simile a GH5 ma con qualche “extra” interessantePanasonic Lumix GH5S è realizzata in lega di magne-
sio e all’apparenza è molto simile a GH5. Due gocce
d’acqua: come GH5 è resistente alla polvere ed è
protetta contro gli spruzzi d’acqua, restituendo fin da
subito una buona sensazione di resistenza. Sono solo
due le modifiche estetiche rispetto a GH5, davvero
minime: il pulsante rosso di registrazione video e il
Panasonic Lumix DC-GH5sLA VIDEOCAMERA CHE NON HA BISOGNO DI LUCE 2.499,00 €Questa esperienza con GH5S ci dice che la camera ha fatto un salto siderale sul piano della qualità di ripresa in assenza di luce. Tutto qui, per modo di dire, perché lo scopo finale di Panasonic era quello di colmare questa lacuna evidenziata da tutti filmmnaker rispetto ad alcuni modelli della concorrenza. Ora l’ha fatto migliorando su tutti i fronti, slow motion compreso. Solo due mancanze precludono il titolo di “stato dell’arte” a GH5S. L’assenza di filtri ND anche solo elettronici, e la sparizione dello stabilizzatore ottico che funzionava alla grande su GH5. Soprattutto quest’ultimo è oggetto del contendere di molti forum di video/filmmaker. Quanto inciderà sul giudizio finale nel settore Pro è difficile stabilirlo a priori, ma quello che possiamo dire è che questa camera è davvero una soluzione Top, attualmente la più performate sul mercato del video nel rapporto qualità prezzo.
Qualità Longevità Design Semplicità D-Factor Prezzo
9 9 8 9 8 98.8COSA CI PIACE COSA NON CI PIACESistema dual ISO per riprese senza rumore in assenza di luceRiprese 1080p a 240 fpsRiprese 4k 4096x2160 a 60p
Mancanza stabilizzatore nel corpo macchinaAutofocus migliorabile10MP potrebbero non essere sufficienti per parte dei fotografi
lab
video
quadrante del selettore di modalità di scatto con anel-
lo rosso sullo stile della G9. Per il resto, il corpo della
Lumix GH5S è pressoché identico a quello della GH5,
non c’è nessun cambiamento nemmeno nel layout dei
pulsanti. Questo offre un paio di aspetti positivi: intanto
porta con sé tutte le caratteristiche di solidità, facilità di
impugnatura e maneggevolezza della sorella, ma offre
anche vantaggi a chi intende passare da GH5 a GH5s:
lo stesso design del corpo è ottimo per gli utenti GH5
poiché consente di condividere o trasferire facilmente
gli accessori, le gabbie e il montaggio personalizzato
su GH5S, mentre chi ha GH4 non può che cambiare il
proprio cage. Quanto sopra non ha molta rilevanza per
l’utenza consumer (che difficilmente passerà da GH5 a
GH5s, ndr), ma ce l’ha eccome per chi fa della videori-
presa il proprio mestiere. GH5s pesa 660 grammi con
la scheda di memoria e la batteria; 65 grammi in meno
di GH5, un bel risparmio di peso considerando che le
due fotocamere hanno lo stesso design del corpo e un
dato rilevante per chi ci lavora tutto il giorno, anche se
il minor peso deriva probabilmente da una funzionalità
mancante che vedremo dopo.
GH5s ha due slot SD, proprio come GH5, che posso-
no registrare in parallelo o in sequenza, senza limiti di
minutaggio. Entrambi gli slot sono destinati a ospita-
re schede SD V60 e V90, ovvero ad alta velocità per
supportare con certezza la scrittura a 400Mbit, uno dei
fiori all’occhiello di questo prodotto. È inoltre possibile
trovare sul body il jack da 3,5 mm per microfono, per
cuffie e la presa HDMI full size, decisamente comoda
anche grazie al box plastico in grado di proteggere la
presa da torsioni o colpi accidentali.
Sempre in ambito di connessioni notiamo con favore la
presenza della presa USB 3.1 sul lato della fotocame-
ra, mentre una novità rilevante durante le lavorazioni,
soprattutto dal vivo, è la modalità di ricarica della ca-
mera: grazie alla micro USB, Lumix GH5s può essere
ricaricata e operare anche con un power bank esterno
canonico piuttosto che con qualsiasi sorgente USB ali-
mentata.
In realtà dobbiamo ammettere che le batterie di GH5
durano davvero tanto, senza un uso intensivo in ripre-
se continuative si supera abbondantemente l’ora utiliz-
zando come monitor il display, un plus non da poco ma
se si utilizza monitoring remoto via Wi-fi ad esempio Panasonic GH5sCome si presenta la GH5s
lab
video
torna al sommario 31
MAGAZINEn.182 / 1816 LUGLIO 2018
TEST
Panasonic Lumix DC-GH5ssegue Da pagina 30
per dare una preview al regista o al cliente
Altra cosa interessante ai fini della routine di video-
making: il jack per microfono da 3,5 mm può ora cat-
turare un ingresso di linea oltre a poter alimentare un
microfono che necessita di phantom, mentre la porta
di sincronizzazione flash sul lato anteriore può anche
essere utilizzata come terminale di ingresso/uscita TC
(Time Code), grazie al cavo di conversione BNC in do-
tazione con la fotocamera.
Chi ha utilizzato Lumix GH5 non tarderà a notare una
maggiore durezza nei tasti, un particolare che nel lungo
periodo potrebbe rivelarsi positivo in quanto potrebbe
garantire una maggiore durevolezza della camera.
Avendo usato la macchina per un mese, di sicuro non
possiamo giungere a conclusioni definitive su questo
punto, ma le premesse sono buone.
Sensore da “soli” 10 Megapixel Ma non è un difettoLa più grande differenza tra GH5 e GH5s è il sensore
di immagine da 10,2 megapixel che ha una risoluzione
notevolmente inferiore rispetto a qualsiasi recente mi-
crocamera micro-quattro terzi di Panasonic e Olympus.
Quando Panasonic ha lanciato la serie GH, GH1 e GH2
montavano un sensore multi-aspect di grandi dimen-
sioni, ma poi l’azienda è tornata ai normali sensori mi-
cro quattro terzi a partire da GH3. La differenza tra un
sensore multi-aspect e uno normale (come quello su
GH5 o G9), è che se si filma qualcosa di diverso dal
rapporto 4/3 in pratica si ritaglia l’output di uscita, il che
significa una risoluzione inferiore e una qualità dell’im-
magine di livello più basso, oltre al fatto che anche la
focale effettiva cambia quando si scatta in proporzioni
diverse. Ad esempio, un obiettivo da 24 mm divente-
rebbe circa 25 mm scattando in 3:2 e 26 mm quando si
scatta in 16:9. Dopo 7 anni di attesa, il sensore multi-as-
pect sovradimensionato rientra in pista con GH5S: per
questo motivo, quando si gira in formato 16:9 (ovvero
la maggior parte dei formati video), l’area del sensore
usata per la registrazione su GH5S è quasi il 20% più
ampia rispetto a quella di GH5, e per questo può forni-
re risultati di livello sensibilmente superiore. Ciò miglio-
ra la qualità dell’immagine e si “somma” al sensore con
meno megapixel, cosa che è tutto fuorché un difetto
per chi realizza video. Infatti se riduciamo al minimo la
luminosità nell’ambiente in cui ci troviamo, operando
ad alti ISO la camera si rivela estremamente più lumi-
nosa, garantendo così una pulizia dell’immagine dav-
vero sorprendente anche per chi ha usato buona parte
delle generazioni precedenti dello stesso prodotto. Dal
momento che i pixel sono presenti in quantità inferiore
rispetto al modello precedente, sono più grandi e per
questo consentono un assorbimento della luce molto
più elevato. Per videomaker e filmmaker, dunque, que-
sta è da considerarsi una caratteristica eccezionale, dal
momento che la camera non teme affatto le condizioni
di scarsa luminosità. In modalità V-Log L anche a 6400
ISO le riprese risultano pulite e nella modalità hybrid
Log gamma 12.800 ISO con un filo di sovraesposizione
si ottiene un’immagine più pulita rispetto a uno spazio
colore R.709 a ISO 6400.
Se non siete cinematographer super esigenti, dunque,
con ogni probabilità non sentirete l’esigenza di usare
plug-in quali Neat Video per effettuare la pulizia del-
l’immagine, anche registrando di notte con la poca luce
ambientale presente.
Un altro argomento che va toccato, ma sempre relativo
al nuovo sensore, è il design Dual Native ISO, che in
realtà non è una novità perché Panasonic ha inserito
questa specifica nei camcorder di fascia alta come
Varicam35 ed EVA1. Con questa espressione intendia-
mo che per ogni pixel sul sensore ci sono due circuiti
dedicati, ciascuno ottimizzato per una sensibilità ISO
diversa. C’è un circuito ISO basso e uno ISO alto: il
circuito influenza la lettura dal sensore prima ancora
dell’amplificazione del guadagno, in modo tale da non
introdurre rumore durante la conversione.
Il circuito ISO basso è abilitato quando si registra con
ISO inferiore a 800 (o inferiore a 1250 quando si ripren-
dono video in slo-mo). Qualsiasi cosa al di sopra invece
utilizza il circuito ISO alto per offrire una migliore qualità
dell’immagine ad alta sensibilità. L’ISO nativo massimo
è ora 51.200 e può essere esteso agendo sul menu a
ISO 204.800, otto volte e tre stop superiore al mas-
simo ISO di GH5. Oltre a questo bisogna notare che
anche l’ISO nativo minimo è sceso da ISO 200 a ISO
80, un’ottima notizia per chi riprende video di qualità:
la maggior parte dei produttori di videocamere sembra
concentrarsi solo sull’aumento del limite ISO in alto e
non molto spesso si vede diminuire l’ISO minimo, im-
portante per utilizzare al minimo i filtri ND, indispensa-
segue a pagina 32
Panasonic GH5sCome si presenta il sensore della GH5s
lab
video
Panasonic GH5sIl test ISO in interni
lab
video
Panasonic GH5sIl test ISO in esterni
lab
video
torna al sommario 32
MAGAZINEn.182 / 1816 LUGLIO 2018
bili per attenuare la luminosità ambientale in condizioni
di piena luce.
La resa cromatica sugli incarnati - grazie al campio-
namento colore 4:2:2 10 bit - è parsa molto naturale,
l’immagine a 4k è straordinariamente pulita e le ombre
e le alte luci mantengono un ottimo dettaglio. Ovvia-
mente salendo con gli ISO, progressivamente si noterà
una desaturazione dell’immagine e anche una perdita
di dettaglio, ma questo è da tenere in conto in quanto
l’elettronica comunque apporta un suo intervento.
Qualche difficoltà per le produzioni “agili”Sulla qualità, niente da dire. Facciamo però notare
altri due aspetti tecnici importanti che possono con-
dizionare le lavorazioni di chi usa GH5s tutti i giorni,
e in particolare il fatto che nei modelli GH4 e GH5 un
obiettivo da 50 mm risultava essere un equivalente a
100 mm in Super 35, mentre sulla camera Lumix GH5s
il nostro 50mm diventa un 90mm. Non è un aspetto
particolarmente rilevante, certo, ma i filmmaker più
scrupolosi nella scelta delle ottiche dovranno proba-
bilmente fare un calcolo diverso per ottenere il risulta-
to ottimale. Da un lato ci si giova di un maggior gran-
dangolo, ma il sensore di maggiori dimensioni molto
probabilmente ha impedito a Panasonic l’inserimento
di uno stabilizzatore integrato senza cambiare il form
factor della mirrorless.
E questo dal punto di vista pratico non è una cosa
da poco, poiché si traduce in una maggiore difficoltà
nel fare movimenti a mano fluidi e stabilizzati anche
laddove si abbia un buon livello di esperienza. La
stabilizzazione ottica in GH5S non è più nel corpo e
nell’ottica, operando sui 5 assi, ma rimane solamente
disponibile sulle ottiche stabilizzate della casa, men-
tre internamente al corpo opera solo in elettronica
con un risultato mediocre.
Per tutte le produzioni “agili”, il fatto che questa nuova
camera Panasonic non sia semplice da addomestica-
re potrebbe rappresentare una criticità da non trascu-
rare, in quanto è necessario dotarsi di una steady e
quindi portare con sé più attrezzatura, quando invece
con GH5 era possibile effettuare movimenti fluidi so-
lamente da stabilizzare in post produzione, simulando
egregiamente l’effetto steady. Qui purtroppo un pro-
gresso non c’è stato.
Setup e produzione V-Log L e HDRIl setup di GH5s è analogo a
quello di una videocamera
pro e avviene tramite la ge-
stione del Timecode, sincro-
nizzando un cavo speciale. Il
Timecode è dunque utilizza-
bile per mettere in passo più
camere. A ogni modo è utile
ricordare che per necessità
di questo tipo sono comun-
que disponibili dei plug-in
di altissima efficacia come
alternativa e poi agire in mul-
ticam durante l’edit
Facciamo notare un’altra
cosa importante ai fini della
produzione: nella Lumix GH5s il profilo V-Log L è di
serie. È bene puntualizzare di cosa si tratti e perché
è importante: la registrazione V Log L è stata sviluppa-
ta con caratteristiche simili al Cineon, ovvero con una
curva tipica della digitalizzazione dei film, una curva
logaritmica in grado di apportare piccoli cambiamenti
di luminosità nelle aree più scure, garantendo un’otti-
mizzazione ad ombre e mezzi toni, mentre nelle alte
luci questa curva va appiattendosi per catturare una
gamma decisamente più ampia. A prima vista la regi-
strazione visionata su monitor sembra slavata, desa-
turata, privata dei colori, tutto sembra piatto. In realtà
l’immagine va trattata successivamente in post produ-
zione applicando quelle che sono definite come LUT
(Look up tables) ovvero dei preset in grado di correg-
gere i colori dell’mmagine emulando tipi di di pellico-
la e di trattamenti colore e contrasto tipici del mondo
cinematografico. Ogni azienda ha un suo Log tipico,
diverso da ogni altra. Panasonic è differente da Sony,
Blackmagic, Alexa, Red etc. Pertanto le LUT saranno
da ricercare tra quelle dedicate al nostro modello di
camera. Tornando alla tecnologia V-Log L dobbiamo
sottolineare che in realtà è una versione Lite del V log,
ma comunque in grado - seppur abbinata al sensore
micro 4:3 - di aggiungere più stop di luce sia nelle parti
chiare che in quelle scure del video, aumentandone le
sfumature e i dettagli. Con GH5s gli stop sono ben 12,
mentre per EVA la versione entry level professionale
delle camere Panasonic gli stop sono 14 anche grazie
all’adozione della versione V-Log estesa.
A differenza di GH4 e GH5, qui il profilo V Log L non
bisogna acquistarlo, è di serie e, soprattutto rispetto
a GH4, il bitrate di registrazione interno di 400 mega-
bit fa sì che non ci sia quasi più il rumore video dato
TEST
Panasonic Lumix DC-GH5ssegue Da pagina 31
Panasonic GH5sIl test in super slow motion
lab
video
dalla compressione che prima obbligava i possessori
di GH4 all’acquisto di un recorder esterno come l’Ato-
mos Ninja, in grado di codificare un segnale qualitativa-
mente più elevato grazie all’adozione del codec Prores
e a bitrate più elevati. Altra funzione da sottolineare
presente anche su GH5 è la registrazione HDR. Grazie
all’HDR è possibile, su un TV compatibile, la riprodu-
zione di un’elevata gamma dinamica, ovvero restituire
una luminosità di picco più alta preservando i dettagli
e le sfumature proprio come accade nel mondo del ci-
nema, laddove i film sono girati e proiettati al cinema
in HDR. Con la GH5S sarà quindi possibile registrare
e visualizzare su un TV compatibile HDR sfumature
metalliche con un realismo maggiore, piuttosto che un
tramonto con molte più sfumature cromatiche rispetto
a una registrazione standard. Chiaramente GH5S non
permette la preview dell’HDR sul display della camera,
occorre utilizzare un monitor che supporti il segnale e
restituisca in tempo reale l’anteprima. Nel nostro caso
abbiamo utilizzato un recorder Atomos Flame che as-
solve a questa funzione piuttosto bene. Lo spazio cro-
matico più ampio fa si che le immagini ci appaiano più
realistiche: occorre abituarsi al look&feel HDR perché
ancora non si è abituati vedere immagini che possono
riprodurre sia la parte luminosa che la parte più scura in
modo simile a quello che fa l’occhio umano.
Facile quindi capire perché l’HDR diverrà sempre più un
riferimento per il cinematographer che punta ad avere
un prodotto tecnicamente e qualitativamente molto
più espressivo e coinvolgente. Sempre tra i menu di
regolazione della camera è interessante sapere che
nel caso si voglia personalizzare un profilo colore che
non sia V Log o Rec 709 è possibile agire sul compor-
tamento delle ombre e delle sue relative curve alzando
e abbassando i contrasti per poi poter eventualmente
operare in post produzione per ottimizzare la resa.
Da evidenziare tutto il comparto Wi-fi e bluetooth che
permette di controllare la cam in remoto, tramite app
dedicata scaricabile gratuitamente dagli store IOS e
Android. Per chi utilizza la cam montata su una Gimbal,
un Crane o anche semplicemente in sospensione ad
esempio per riprese in Table Top, questa soluzione è
il massimo della praticità dato che permette, oltre a un
controllo totale sui parametri della camera, anche di
avere un secondo monitor wireless con la possibilità
di richiamo delle clip in play per riprodurle a distanza
sul device.
Panasonic GH5sRipresa e sviluppo in VLog
lab
video
torna al sommario 33
MAGAZINEn.182 / 1816 LUGLIO 2018
TEST In un parco prodotti con smartphone che spesso si sovrappongono, Moto G6 Plus riesce comunque a imporre la sua identità
Moto G6 Plus, il Re dei budget phone è tornatoLa ricetta vincente che ha sempre contraddistinto il brand Moto G è tornata, correggendo tutti i difetti del suo predecessore
Motorola Moto G6 PlusPUNTO FERMO IN UN PARCO PRODOTTI CON TROPPI DISPOSITIVI SIMILI 299,00 €Di questi tempi sono parecchi i punti interrogativi che circondano Motorola e le sue strategie. In primis una politica di aggiornamenti insuffi-ciente dopo l’acquisizione di Lenovo, e un parco prodotti in cui il modello top di una famiglia di dispositivi ha caratteristiche simili al modello base della categoria superiore. In questo quadro di sovrapposizioni e prodotti dal ruolo poco chiaro (vedasi la serie Moto X), G6 Plus è invece uno dei punti fermi su cui Motorola può contare, in attesa che l’evento del 2 agosto racconti qualcosa di più del futuro. Nel frattempo, senza un nuovo smartphone Moto a fare da raccordo con la serie Z, il G6 Plus ha tutta la libertà di esprimersi e imporsi come uno dei medio gamma più interessanti del momento. Bello, veloce, equilibrato nelle prestazioni e semplicemente funzionale ad un prezzo competitivo: è la formula vincente con cui il marchio Moto G negli anni si è guadagnato la sua reputazione di best buy e con il G6 la tradizione continua. A 299 euro di listino non si può non prenderlo in considerazione.
Qualità Longevità Design Semplicità D-Factor Prezzo
8 7 8 8 8 98.0COSA CI PIACE COSA NON CI PIACEOttimo design: bello, solido e moderno.Esperienza utente pulita ed estremamente piacevolePrestazioni equilibrate
Il display non convince del tutto, ma è adatto alla categoriaProblemi audio nei video registrati con l’app fotocamera
lab
video
di Matteo SERVADIO
M oto G6 Plus è l’ultimo discendente di una sto-
rica famiglia di smartphone. Un lignaggio fatto
di caratteristiche di buon livello ad un prezzo
competitivo di cui Motorola ancora oggi si vuole vanta-
re, arrivata al numero 6 di questa legacy.
Oggi però, tra top di gamma aggressivi e budget pho-
ne di alto livello, riuscire a distinguersi in modo deciso
diventa sempre più difficile. Moto G6 Plus riesce a farlo
prima di tutto lavorando su quello che non funzionava
nel suo predecessore, a partire dal design. Sistema-
to questo, Motorola mantiene l’ottimo prezzo di lancio
di 299 euro e miscela buone caratteristiche da solido
medio gamma con quella che è, nella sua positiva
semplicità, un’esperienza utente sempre piacevole e
intelligente. E allora ecco che la sfida più grande di-
venta non tanto battere la concorrenza, ma piuttosto
mantenere unicità nell’ampio parco prodotti di Motoro-
la, in cui spesso i dispositivi si sovrappongono. Pur con
le sue lacune, Moto G6 Plus indovina anche questa,
spingendo via l’attuale Moto X4 che a questo punto
potrebbe non avere troppo bisogno di un successore.
Anche se, a giudicare dai rumor su Moto One Power, il quadro sembra destinato a cambiare ancora, ma que-
sta è un’altra storia.
Moderno e di carattere Moto G6 Plus centra il designPer descrivere il nuovo design di Moto G6 Plus baste-
rebbe metterlo accanto a G5 e G5s Plus. Il passo in
avanti da vecchia a nuova generazione è tanto eviden-
te da farli sembrare tre smartphone completamente
diversi, invece che prodotti della stessa serie.
Dove la gamma G5 era per lo più anonima con la sua
scocca tondeggiante in metallo, Moto G6 Plus si rende
immediatamente riconoscibile, mettendo in mostra un
vetro posteriore che riflette la luce con giochi sempre
nuovi. Dove G5 Plus e la sua revisione andavano sul
sicuro con microUSB e schermo in 16:9, il G6 Plus fa un
trattamento 2018 completo con schermo 18:9 edge-to-
edge da 5,9” e recupera terreno con la porta Type-C,
senza perdere il Jack Audio. Toglierlo da un dispositivo
di fascia media sarebbe stato un delitto.
Motorola ha posto davvero grande cura nell’estetica e
nella costruzione di questo Moto G6 Plus, attingendo a
piene mani dalle linee del Moto X4; lo smartphone che
ispirato il nuovo canone di design esteso a quasi tutti i
più recenti dispositivi Moto.
Il G6 Plus misura 160 x 75,5 x 8 mm di spessore ed è
compatto e maneggevole per essere un 5,9”, soprat-
tutto grazie al formato 18:9 dello schermo e il peso con-
tenuto di 167 grammi. Il tutto rimanendo decisamente
solido: lo smartphone non scricchiola e non flette, non
restituisce cattive sensazioni in mano e non dà l’im-
pressione di essere troppo cavo all’interno.
La back cover in vetro, pur avendo una finitura molto
morbida al tatto, non è particolarmente scivolosa e si
pulisce con facilità dalle impronte che inevitabilmen-
te si accumulano dopo qualche ora di uso. Niente di
drammatico comunque, in parte perché Motorola inclu-
de una cover (un po’ grezza a dire il vero) e in parte
perché il vetro posteriore assorbe discretamente le
sporcizie e non rovina i fantastici riflessi a forma di “S”
generati dalla luce.
Preparatevi comunque a pulirlo di tanto in tanto, op-
pure utilizzare la custodia. Anche perché la sporgenza
della fotocamera sarà sempre l’elemento più a contatto
diretto con la superficie quando appoggiate Moto G6
Plus. E a differenza della serie Z il camera bump non
ha alcuna funzione, perché non ci sono moduli da ag-
ganciare.
Nella confezione, oltre alla cover trasparente in sili-
cone, troverete il tipico cavo USB A-USB Tipo C da 1
metro circa e l’alimentatore TurboPower per la ricarica
rapida che esce a 5V-3A / 9V-1.6A / 12V-1.2A. Nota a
margine la resistenza agli schizzi d’acqua p2i, che non
permette in alcun modo l’immersione, ma protegge da
spruzzi e pioggia leggera.
Per quanto riguarda il lettore di impronte digitali, ad
essere sinceri lo avremmo preferito elegantemente
incorporato nel logo di Motorola al posteriore (come è
stato fatto per Moto G6 Play, Moto E5 Plus e Moto E5).
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Ma bisogna ammettere che lo scanner fa il suo dovere
e, sebbene sia non fulmineo, è sempre molto preciso.
Display non irresistibile, l’audio sorprendeSe il design vizia con la sua qualità costruttiva ed este-
tica, il display dà un po’ la sensazione di far ritornare
Moto G6 Plus con i piedi per terra e ci ricorda il vero
prezzo di vendita di questo smartphone. In fondo si
tratta pur sempre di un budget phone, e da questo
punto di vista lo schermo da 5,9” IPS in formato 18:9
non è male. Il pannello è molto luminoso e ben visibile
sotto la luce del sole (al netto di qualche problemino di
polarizzazione con un paio occhiali da sole Polaroid).
La risoluzione FullHD è adeguata e aiuta l’autonomia, e
i bianchi sono belli puliti e luminosi. Di contro però i neri
non fanno impazzire e risultano poco profondi sia visti
di fronte, che con un minimo di inclinazione del display.
I colori invece spesso appaiono un po’ smorti, come
annacquati; qualcosa che si nota utilizzando quotidia-
namente lo smartphone, sulle icone e all’interno delle
app. n realtà poi con i contenuti multimediali Moto G6
Plus si difende abbastanza bene. E nelle impostazioni
è possibile personalizzare la riproduzione cromatica
con una modalità “vivace”, attiva di default e la tempe-
ratura colore, che spesso abbiamo preferito mantene-
re su tonalità più calde anche di giorno, per attenuare
l’eccessiva emissione di luce blu.
Dove invece Moto G6 Plus ci ha davvero sorpreso è
nella qualità audio che esce dall’unico altoparlante
frontale. Non tanto da avvicinarsi realmente ad un top
di gamma, ma abbastanza da permetterci di ascoltare
musica in sottofondo in modo molto casual senza pen-
tirsene. Un’esperienza che viene arricchita dai miglio-
ramenti audio di Dolby, disponibili all’interno di un’app
dedicata con molte possibilità di personalizzazione.
Dalla scelta di un profilo audio preimpostato, all’equa-
lizzazione in modalità intelligente o personalizzabile;
oltre al Volume Leveler che imposta lo stesso volume
per tutti i contenuti e le applicazioni in base al livello del
volume principale del dispositivo.
Infine, sebbene possa sembrare ormai poca roba, ab-
biamo apprezzato molto anche l’app dedicata alla radio
FM, per cui vale la pena spendere due parole anche
solo per l’interfaccia molto curata e squisitamente ma-
terial design di vecchia generazione. Un’applicazione
personalizzabile, intuitiva e piacevole da usare; chi an-
cora ascolta la radio sullo smartphone la apprezzerà.
Nel complesso, se un display con neri assoluti e colori
vibranti, con supporto HDR e altre chicche è la vostra
priorità (se state considerando un budget phone non
dovrebbe esserlo), questo dispositivo non fa per voi.
Se invece cercate una buona esperienza multimedia-
le, con il bonus di un ottimo audio, ad un prezzo con-
tenuto, allora Moto G6 Plus potrebbe offrire un buon
compromesso.
Un’esperienza utente che non delude Speriamo in aggiornamenti puntualiStoricamente sono due gli aspetti più apprezzabili
dell’interpretazione di Android secondo Motorola: la
pulizia dell’interfaccia che aggiunge qualche chicca ri-
spetto ad Android Stock e la suite di funzionalità smart
marchiate Moto, tra cui Moto Actions e Moto Display.
Non ci aspettavamo nulla di diverso da questo Moto
G6 Plus, che infatti ha tra i suoi punti di forza un’espe-
rienza utente estremamente piacevole. È qualcosa che
non si può provare scientificamente con dei test, ma
che viene fuori nell’uso concreto e quotidiano dello
smartphone. Un mix di scelte azzeccate che va dalle
poche ma utili app preinstallate, alla non-ridondanza
con i servizi Google e un’interfaccia che non dà mai la
sensazione di sovraccaricare l’utente.
È Android nella sua versione più essenziale, senza per
questo risultare scarna di funzionalità, ed è un approc-
cio che Motorola ormai ha rodato alla perfezione.
Lo si nota nel launcher, che riprende lo stile Pixel con
qualche interessante variazione sul tema, come l’effet-
to sfocato che accompagna le transizioni sulla home-
screen. Lo si nota soprattutto nel pacchetto di funzio-
nalità smart a marchio Moto, tutte racchiuse all’interno
dell’omonima applicazione, un hub di suggerimenti e
funzioni che fanno di un Motorola un Motorola.
Tra queste le ormai celebri Moto Actions, come il gesto
“doppio martello” per attivare la torcia o la rotazione ra-
pida dello smartphone per attivare la fotocamera. Azio-
ni che, quando si imparano a conoscere ed utilizzare,
fanno davvero comodo per immediatezza e semplicità.
Volendo c’è anche la navigazione tramite sensore che
abbiamo trovato efficace e ben implementata. Ciò si-
gnifica che si può bloccare il dispositivo tenendo pre-
muto lo scanner, attivare Google Assistant premendo
più a lungo e passare all’ultima app utilizzata scorrendo
velocemente per due volte. Più o meno come se utiliz-
zassimo il classico tasto multitasking.
Sotto la voce “Moto Display” troviamo poi le funziona-
lità Schermo Notturno, che ingiallisce la tonalità del di-
splay per affaticare meno gli occhi, e Schermo Attento
che tiene attivo il display quando lo si guarda.
Accanto a queste la vera e propria funzionalità Moto
Display, marchio di fabbrica degli smartphone Moto-
rola, che mostra le anteprime delle notifiche quando
lo schermo è spento. Si può richiamare passando la
mano davanti al display, può visualizzare il player mu-
sicale ed è interattivo, così da poter cambiare traccia
senza dover risvegliare lo schermo. In più mostra livel-
lo di carica della batteria e a conti fatti sopperisce alla
mancanza del LED di notifica.
Da citare infine anche l’assistente Moto Voice che si
invoca con il comando “Hello Moto” e la funzione Moto
Key che fa da password manager per loggarsi rapida-
mente alle app e ai siti web preferiti, e permette anche
di accedere ai dispositivi Windows.
Tutte funzionalità che oltre a risultare per la gran parte
utili, sono facili da comprendere perché ben spiegate
ed intuitive (e qui ci troviamo a pungere ancora una
volta Asus per le bizzarre voci e traduzioni della sua
ZenUI.)
Cosa fa invece storcere il naso in ambito software? I
dubbi sulla puntualità di Motorola in fatto di aggiorna-
menti, una buona abitudine persa dopo l’acquisizione
di Lenovo e confermata nel corso di questa prova.
Mentre scriviamo questa recensione (primi giorni di lu-
glio 2018) Moto G6 Plus ha a bordo Android 8.0.0 con
le security patch del 1 aprile 2018, non esattamente al
passo con gli ultimi aggiornamenti di sicurezza di An-
droid. Il resto sono dettagli che non spostano troppo
l’asticella di un’ottima esperienza utente: il Google
Feed che a volte si disattiva quando passiamo da tema
chiaro a scuro nel launcher e la modalità split-screen
che divide lo schermo solo a metà e non permette di
regolare quanto spazio occupa ciascuna app. Oppure
la mancanza di un collegamento per disinstallare le ap-
plicazioni tra gli shortcut che appaiono alla pressione
prolungata sulle icone.
L’hardware fa il suo dovere: il G6 Plus è sempre pronto nella vita di tutti i giorniDopo il software sono le ottime prestazioni nell’uso
di tutti i giorni che rendono l’esperienza di Moto G6
Plus così buona. L’hardware ruota attorno ad un SoC
Snapdragon 630 con GPU Adreno 508, più RAM da
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Motorola Moto G6 Plussegue Da pagina 33
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4GB (adeguata per Android Stock) e una memoria in-
terna da 64GB. Se non dovesse bastare è possibile
inserire una microSD fino a 128 giga, che non preclude
la doppia scheda SIM. Non è la prima volta che Moto-
rola implementa un triplo slot ed è un’ottima notizia per
la flessibilità. Un hardware che è linea con dispositivi
della stessa fascia, vedasi ad esempio Nokia 6.1 o Zen-
Fone 5 Lite (la variante con Snapdragon 630), con la
differenza che lo smartphone finlandese dalle nostre
parti ha memorie da 3+32GB e il dispositivo di Asus
pecca nel software (Android Nougat all’avvio) e nelle
connessioni (porta micro USB). Tutto ciò si traduce in
prestazioni molto equilibrate, con grande fluidità nelle
operazioni di tutti i giorni e temperature generalmente
controllate, anche sotto stress. È uno di quei casi in cui
non siamo mai incappati in reali blocchi del sistema,
cali di frame rate nell’interfaccia, oppure anomalie du-
rante la prima configurazione con il download in blocco
di tutte le nostre app. Certo poi i benchmark racconta-
no di una piattaforma che non può essere in grado di
competere con una componentistica da top di gamma,
ma non è questo l’obiettivo del G6 Plus.
AR e VR, forza bruta come OnePlus 6, funzioni come
Remote Play degli smartphone Xperia o capacità di
imaging di altissimo livello: non sono queste le priorità
del medio gamma Motorola. Moto G6 Plus è nato per
offrire la migliore esperienza utente possibile ad un
prezzo contenuto e in tal senso questo gioiellino, sep-
pur a tratti imperfetto, raggiunge appieno l’obiettivo.
In quanto ad autonomia il G6 Plus si dimostra in grado
di coprire l’intera giornata senza troppe preoccupazio-
ni e con un po’ di carica residua. Un uso un po’ più
blando dovrebbe portarvi al mattino successivo. Ad
ogni modo, in caso di bisogno si può fare affidamento
sulla ricarica rapida che carica il dispositivo del 50% in
mezz’ora e fa il 20-100% in un’ora e mezza circa.
PC Mark restituisce un 7 ore e 43 minuti nel benchmark
batteria, e probabilmente per ottenere quel qualcosa
in più nella durata ci vorrebbe una batteria un po’ più
grande dei 3200 mAh a disposizione. Ma anche così
l’autonomia è buona.
Di giorno bene, di sera così così Fotocamera dignitosa per la categoriaPer quanto riguarda il reparto fotografico quest’anno
Motorola ha mischiato un po’ le carte in tavola, sia ri-
spetto al G5 Plus originale, sia rispetto alla sua revisio-
ne Moto G5s Plus. Per la cronaca il primo aveva una
singola camera da 12MP f/1.7 e il secondo una doppia
unità da 13MP f/2.0. Con il G6 Plus si passa invece ad
una doppia fotocamera che, alla 12MP f/1.7 principale,
affianca un secondo sensore da 5MP. Sensore che ser-
ve esclusivamente per realizzare effetti.
Quello che Moto G6 Plus riesce ad ottenere con que-
sto hardware e un’app fotocamera molto interessan-
te, sono scatti che vanno dal discreto al buono, senza
però mai superare la soglia di fotocamera adatta a chi
della fotografia mobile non fa una priorità assoluta. Il
che significa buone foto di giorno da condividere sui
social, con gli amici e la famiglia e scatti discreti di sera,
entro certi limiti. In condizioni di luce ideale il dettaglio
è molto buono, anche se in alcuni casi siamo lontani dai
risultati ottenibili con un dispositivo di fascia superiore.
In questi contesti le foto sono comunque quasi sempre
gradevoli e facilmente utilizzabili, anche perché il G6
Plus tende a saturare un po’ i colori per renderli più
accattivanti. Ad alcuni potrebbe piacere, ad altri no, ma
è qualcosa da tenere in conto. Ci è piaciuta la modalità
HDR attivabile direttamente nel viewfinder, che riesce
a tirar fuori il dettaglio perduto nelle zone d’ombra,
senza bruciare le aree luminose della scena. Forse non
da tenere sempre in automatico, ma è un’ottima notizia
poterci fare affidamento quando serve. Buone anche le
macro e bene le fotografie con la fotocamera anteriore
da 8MP f/2.2, da cui si possono tirare fuori dei buoni
selfie, a patto di trovarsi nelle condizioni di luce migliori.
Dove Moto G6 Plus si trova inevitabilmente a cadere è
in scenari di scarsa luminosità, e non è una vera sorpre-
sa dato che è in quei contesti che la fotocamera da top
di gamma si fa valere. Ciò non significa che le foto con
poca luce siano inutilizzabili, ma semplicemente per ot-
tenere buoni risultati bisogna restare entro certi limiti.
Scena classica: foto alla cena in ristorante. In questo
scenario il G6 Plus dovrebbe cavarsela discretamente,
al netto di granulosità e rumore nelle zone d’ombra. Se
HDR OFF HDR ON
TEST
Motorola Moto G6 Plussegue Da pagina 34
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MAGAZINEn.182 / 1816 LUGLIO 2018
non si zooma la foto potrebbero anche passare inos-
servati gli artefatti sui particolari della scena, talvolta
anche molto pesanti. Fin qui comunque niente di allar-
mante per uno smartphone di questa fascia.
I sopracitati limiti di Moto G6 Plus escono fuori quando
si prova a scattare con poca luce, ma in esterno. E allora
ecco che il medio gamma di Motorola si scopre comple-
tamente, con foto scure, dominante colore che sovrasta
la scena, oltre a rumore e granulosità che cancellano
letteralmente alcuni dettagli sullo sfondo a mo’ di effetto
sfocato. Si parla comunque di foto fatte in automatico.
In tutto questo però, il vero grande punto interrogativo
(per usare un eufemismo) di questa fotocamera sono i
video. Moto G6 Plus è in grado di registrare in 1080p a
30 e 60 fps e anche fino al 4K 30 fps, con stabilizzazio-
ne elettronica attivabile solo in 1080p a 30fps. E mentre
la fotocamera anteriore registra video fino in FullHD, ciò
che ci ha lasciato davvero perplessi è la tragica resa
dell’audio. Moto G6 Plus può contare su 3 microfoni:
uno davanti, uno dietro e uno sopra. Ma quando poi si
vanno a guardare le clip registrate a qualunque risolu-
zione si nota un audio metallico, spesso disturbato e
ovattato. Si ha come la costante sensazione di essere in
una stanza vuota, in cui si sentono solo i rumori in primo
piano con un leggero eco. Si potrebbe anche parlare
dei video in 4K esageratamente saturi, ma è ovvio che
soprattutto una registrazione audio del genere rischia di
diventare problematica. Secondo le molte segnalazioni
sul forum ufficiale, l’inconveniente sarebbe causato dal-
l’app fotocamera che non unisce correttamente l’audio
proveniente da più sorgenti. Motorola è comunque a
conoscenza del problema e starebbe lavorando ad
un fix via aggiornamento software, le tempistiche non
sono note. La seconda metà dell’esperienza fotografi-
ca di Moto G6 Plus risiede nell’app fotocamera, un po’
perché l’applicazione in sé è intuitiva e curata estetica-
TEST
Motorola Moto G6 Plussegue Da pagina 35
mente, un po’ perché ci sono le modalità speciali su cui
Motorola punta molto. Alcune di queste sono abbastan-
za interessanti, altre sono facilmente dimenticabili. Pec-
cato che la più intrigante di tutte, “Cinemagraph”, che
unisce movimento e foto tradizionale in un solo scatto,
non sia disponibile per il G6 Plus.
Al midrange resta una modalità ritratto ben illustrata, ma
non irresistibile nell’esecuzione; una moderatamente
simpatica funzione “ritaglio” che permette di ritagliare il
soggetto e applicarlo uno sfondo diverso; e una modali-
tà con cui è possibile scegliere un colore della scena da
mantenere e rimuovere tutti gli altri. L’idea è potenzial-
mente molto interessante perché le foto che lasciano
solo un soggetto colorato su uno sfondo in bianco e
nero sono tra le più artistiche e cariche di significato,
ma il risultato non è sempre puntuale come avremmo
voluto. Non male la funzione “Scanner di testo” che
permette di estrapolare tutto il contenuto di un testo
scattandone una foto; si può anche scegliere la lingua
per aumentare la precisione della rilevazione.
di Gaetano MERO
H uawei M5 Lite 10 e Huawei T5 10
sono i nuovi tablet che vanno ad ar-
ricchire la gamma MediaPad. Si trat-
ta di due dispositivi entry-level molto simili
nelle caratteristiche, pensati principalmen-
te per la navigazione sul web, la fruizione
di contenuti in mobilità e soprattutto ai più
piccoli grazie ad una nuova modalità.
MediaPad M5 Lite 10 si caratterizza per un
design elegante, corpo unico in metallo
e ampio display IPS LCD Full HD (1920 x
1200 pixel) da 10.1’’ con vetro 2.5D. A bor-
do è presente la tecnologia ClariVu che
esalta i dettagli delle immagini e le rende
più nitide. MediaPad M5 10 Lite è dotato di
quattro altoparlanti, ottimizzati da Harman
MOBILE Huawei M5 Lite 10 e Huawei T5 10 sono due tablet dal prezzo aggressivo, pensati soprattutto per il web e i contenuti
Mediapad M5 Lite e T5 10, pensati anche per i bambini I due nuovi tablet di Huawei dispongono di una particolare modalità dedicata ai più piccoli, per un utilizzo più sicuro
Kardon. Il cuore del tablet è costituito dal
processore Kirin 659 Octa-core proprie-
tario, completano la scheda tecnica 3 GB
di RAM, 32 GB di ROM espandibili con
microSD fino a 256 GB. La connettività
è garantita dalla presenza di Wi-Fi 802.11
a/b/g/n/ac, Bluetooth 4.2, e dal modulo 4G
LTE (opzionale).
La batteria da 7.500 mAh è potenziata con
la tecnologia QuickCharge di Huawei che
garantisce la ricarica completa in 3 ore.
MediaPad M5 Lite 10 garantisce inoltre
pieno supporto alla M-Pen Lite di Huawei
in grado di rilevare fino a 2048 livelli di
pressione, per un utilizzo del tablet anche
per prendere note e disegnare.
Stesso display e processore per il Media-
Pad T5 10, con scocca in metallo e design
accurato. Il tablet
possiede il filtro di
protezione per gli
occhi, la funzionali-
tà multitasking per
utilizzare due app
in contemporanea.
Disponibile la dop-
pia configurazione
2GB/16GB e 3GB/
32GB, lo spazio
per l’archiviazione
è comunque espandibile con schede mi-
croSD fino a 256 GB.
La fotocamera posteriore è da 5 MP con
autofocus, mentre frontalmente è presen-
te una fotocamera da 2MP con focus fisso
per gestire le funzionalità di videochiama-
ta. La batteria da 5.100 mAh, gli altopar-
lanti sono equipaggiati con tecnologia
proprietaria Huawei Histen.
La novità di questi tablet è la presenza di
un ambiente dedicato ai più piccoli. L’utiliz-
zo del tablet sarà difatti controllato
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MAGAZINEn.182 / 1816 LUGLIO 2018
TEST Abbiamo trascorso qualche giorno con HTC U12+, lo smartphone top di gamma con cui HTC tenta l’ennesima riscossa
HTC U12+, scopriamo se può davvero sfidare i bigLe caratteristiche sono buone, ma per sfidare Galaxy S9, LG G7, OnePlus e i Pixel ci vuole carattere da vendere: ce la farà?
HTC U12+UN VALIDO SMARTPHONE. MANCA UN PO’ DI CARATTERE 799,00 €HTC U12+ è uno smartphone da tenere in considerazione. E’ esteticamente curato, offre buone prestazioni, un’autonomia che non preoccupa e un comparto fotografico interessante grazie alla possibilità di usare le due fotocamere in modo indipendente o insieme per effetti particolari. La piattaforma snapdragon 845, unita a 6 GB di memoria e 64 GB di storage non dà adito a dubbi: avremmo forse preferito un po’ di software precaricato in meno e una versione di Android più vicina a quella stock, ma HTC è comunque stata in grado di fare un lavoro interessante. Le pecche sono, a nostro modo di vedere, i tasti “digitali” che (dopo una settimana di utilizzo) fanno ancora rimpiangere quelli fisici, una lumino-sità del display un po’ sotto tono e l’assenza sia del jack audio che di un adattatore USB-jack. In sostanza, HTC U12+ è un valido smartphone, considerato a sè e anche rapportato alla sua fascia di prezzo, ma non è rivoluzionario e per questo faticherà non poco a trovarsi uno spazio importante in un mercato così competitivo. Rende bene e ha tutto per non sfigurare, ma difficilmente i tasti “digitali” (che tra l’altro sono un limite), le gesture particolari e le 4 fotocamere lo renderanno un best buy. A meno che non ci pensi la concorrenza ad abbassarne fortemente il prezzo, cosa che - ci pare - ha già iniziato a fare: a quel punto sarebbe un bel colpo.
Qualità Longevità Design Semplicità D-Factor Prezzo
8 8 9 9 8 88.2COSA CI PIACE COSA NON CI PIACEPrestazioni generaliQualità audioValido display
Pulsanti digitaliPrezzo elevatoAssenza jack e adattatore
lab
video
di Emanuele VILLA
M entre ci accingiamo a scrivere questa recensio-
ne arrivano notizie preoccupanti dalla stampa
internazionale: le vendite di HTC sono scese a
giugno di più del 60% (anno su anno) e l’azienda pren-
de in considerazione il licenziamento di 1.500 dipen-
denti, che rappresentano circa il 20% dell’intera forza
lavoro. Ovvio che le responsabilità di questo HTC U12+
siano enormi: non che HTC basi il suo fatturato solo su-
gli smartphone, ma non si può dire che altrove le cose
vadano bene per quello che era il quarto produttore
mondiale nel 2012 e del quale oggi si sono (quasi) per-
se le tracce. Peccato, perché dal punto di vista del con-
sumatore finale, HTC ha sempre lavorato molto bene:
quando tutti facevano smartphone in plastica, l’azienda
di Taiwan era ancorata all’alluminio, l’interfaccia proprie-
taria funzionava bene e l’aspetto “innovativo” dei suoi
prodotti era prioritario, anche (e talvolta soprattutto)
sotto il profilo fotografico. Evidentemente il mercato ha
avuto altri progetti, e ormai sono anni che HTC vive sul-
l’orlo del precipizio sperando di imbroccare una killer
Application che la possa far svoltare.
Questa volta facciamo una prova un po’ diversa dal so-
lito. Parliamo sì di esperienza d’uso, di tecnica e pixel,
ma vogliamo concentrarci più sul contesto e cerchiamo
di capire se questo U12+ sia davvero in grado di risol-
levare le sorti dell’azienda. Parliamo di uno smartphone
da 799€, quindi un top di gamma: i suoi competitor po-
tenziali sono quindi i “flagship” delle altre aziende, che
però - a onor del vero - si posizionano quasi tutti su un
gradino leggermente più alto, quanto meno come prez-
zo di listino. Per il resto, HTC U12+ non soffre di nes-
sun complesso di inferiorità, anche se rispetto agli altri
smartphone di alta gamma, esce con un filo di ritardo.
Uno smartphone che non sfigura né fuori né dentroAbbiamo trascorso qualche giorno in compagnia di
HTC U12+ e notiamo come l’azienda non abbia perso la
capacità di un tempo di realizzare telefoni molto belli e
curati sotto il profilo estetico: qui abbiamo un 18:9 da 6’’
con cornici laterali sottilissime e un’ottima sensazione di
solidità. La finitura a specchio posteriore dà immediata-
mente l’impressione di un prodotto curato e di qualità,
uno dei migliori in assoluto: il limite sono le ditate, ma
qui c’è ben poco da fare. Tra l’altro, un’informazione per
chi se lo vuole portare al mare: è certificato IP68, il che
non significa che ci potete fare il bagno ma che non
teme schizzi d’acqua e polvere. Il che, male non fa.
Il display pare valido: è un IPS da 6’’ con cornici ultra
sottili, buona densità di pixel di 537 ppi e una risoluzio-
ne QHD+ di 2.880 x 1.440 pixel con supporto allo spazio
colore DCI-P3 e HDR10, che dà un tocco niente male
alla riproduzione di video di Netflix & co. Abbiamo visto
di meglio per quanto concerne la luminosità: complici
queste belle giornate di sole, “leggere” il display non
è semplice quando si esce. Niente di drammatico ma
alcuni altri smartphone, come l’LG G7, ci sono parsi più
decisi e aggressivi sotto questo profilo.
Sulle prestazioni ben poco da dire. E non snoccioliamo
neanche i numeri del classico benchmark: snapdragon
845 con 6 GB di RAM e 64GB di Storage sono più che
sufficienti per fare tutto e farlo bene. Sarà interessan-
te andare a rivedere questa affermazione tra qualche
mese/anno, ma per ora ci si può serenamente sbizzar-
rire col multitasking, i giochi 3D e chi più ne ha più ne
metta. Lui ce la fa sempre, al massimo scalda un po’. Au-
tonomia senza eccessi ma più che sufficiente: usandolo
con una certa insistenza, con condivisioni social, riprese
di video e scatto di foto, si arriva a sera tranquillamente
con un 20%-25% di carica residua. Se invece si vuole
usarlo in una routine più contenuta, ci si può dimentica-
re del problema autonomia.
Notevole, sia pur secondario nell’economia del prodot-
to, è l’audio: non sappiamo onestamente quanta gente
usi lo smartphone come radiolina portatile (quindi senza
cuffie), ma nel caso qui c’è la tecnologia BoomSound
che lo rende adatto allo scopo. Grazie al felice posizio-
segue a pagina 38
torna al sommario 38
MAGAZINEn.182 / 1816 LUGLIO 2018
namento dei diffusori e all’utilizzo di aree interne come
cassa di risonanza, la pressione sonora emessa da U12+
è davvero degna di nota. Boomsound che tra l’altro può
essere regolato nelle impostazioni dello smartphone a
seconda del contenuto: da notare che, nonostante le
vibrazioni si sprechino, l’intelligibilità sonora e dei dialo-
ghi resta buona anche ai massimi livelli. Lo smartphone
“vibra” quando lanciato ad alti livelli sonori, un po’ come
l’LG G7, e anche l’esperienza d’ascolto è analoga.
Discorso parzialmente diverso per quanto concerne
l’ascolto via auricolari. Nella confezione vengono forniti
auricolari a cancellazione del rumore basati su interfac-
cia USB-C, unica possibilità per collegare al telefono au-
ricolari a filo. Non c’è infatti la classica presa jack e, cosa
che ci ha lasciato un po’ perplessi, neppure l’adattatore
USB-jack. Buona la qualità d’ascolto, quanto meno in
relazione alla media delle proposte del mercato: gli au-
ricolari vengono calibrati automaticamente prima del-
l’ascolto e restituiscono un sound molto corposo, indi-
pendentemente dal genere musicale. Ottima la resa in
gamma bassa, che solo a livelli estremi mostra qualche
indecisione, e sempre valida la dinamica, una spanna
sopra i concorrenti.
Voglia di innovare: tasti “digitali” e Edge Sense 2Su HTC U12+ pesa una grande responsabilità, diceva-
mo: deve dare una spinta al suo produttore, e per far ciò
deve inevitabilmente elevarsi dalla massa. Fermo re-
stando che il punto di forza sono le 4 ( ! ) fotocamere, un
aspetto che HTC associa all’innovazione è sicuramente
l’accoppiata di tasti digitali e Edge Sense 2.
Spieghiamo meglio: da alcuni interpretato come passo
intermedio verso uno smartphone senza tasti, U12+ ha
tre tasti fisici sul bordo destro (stand by, volume su/giù)
che in realtà non sono i classici pulsanti meccanici ma
“digitali” e offrono un feedback aptico come quello di
iPhone 8. Qui esprimere un giudizio è difficile, perché
conta molto la soggettività e l’abitudine: dopo una setti-
mana stiamo ancora rimpiangendo i classici tasti a pres-
sione. Magari un domani potremmo cambiare idea, fat-
to sta che il livello di pressione da esercitare è elevato,
il feedback si sente ma neanche tanto, a volte si sbaglia
tasto e il tutto non è così immediato come con un pul-
sante fisico. Con l’abitudine potremmo cambiare idea,
ripetiamo, ma al momento avremmo preferito un pul-
sante tradizionale. Discorso parzialmente analogo per
Edge Sense, ovvero i sensori disposti sui due lati del
telefono che “rispondono” quando si stringe il telefono
con una mano: alla stretta di può associare un’azione o
una funzionalità, così da richiamarla in modo molto più
rapido rispetto alla classica selezione via touch. Oltre
alla stretta è anche possibile associare azioni al doppio
tocco o alla pressione continua, che possono magari
servire per lanciare un assistente personale o accende-
re la torcia. Qui il limite è la fantasia.
Determinante? No, neanche questo. Ma ingegnoso,
questo sì. Mentre nutriamo onestamente qualche dub-
bio sui tasti “digitali”, Edge Sense se ben configurato
può essere davvero utile alla lunga. Ci sono sempre
azioni e applicazioni che richiamiamo con frequenza,
Edge Sense fa sì che questo avvenga con maggiore
semplicità rispetto alla norma.
Fotocamera, qui si gioca la sfida ai bigUn aspetto su cui HTC U12+ punta molto è quello foto-
grafico. Il produttore vanta infatti la presenza di quattro
fotocamere come un grande plus di questo apparec-
chio, unito a interessanti funzionalità software pensate
per avvicinare U12+ a una macchina dedicata. Parlando
di fotocamera principale, a doppio sensore, ci troviamo
di fronte a un modulo principale con stabilizzazione ot-
tica, da 12 mpixel (27mm equivalente) e apertura f/1.75,
e uno secondario da 16mpixel (54mm equivalente) con
apertura f/2.6. Questo secondo modulo, non stabiliz-
zato meccanicamente, funge principalmente da zoom
ottico 2x rispetto al precedente, che resta l’ottica princi-
pale. L’autofocus è a rilevamento di fase con l’aggiunta
della tecnologia laser, mentre per quanto concerne i
video, U12+ riprende fino a 4K con cadenza di 60fps.
Le immagini qui sotto vanno interpretate “a coppie”, es-
sendo una la versione 1x, l’altra la 2x.
L’esito della prova, condotta in maniera abbastanza
“casual” (modalità d’uso del 99% degli utenti) è sostan-
zialmente positivo. Tralasciando funzionalità accesso-
rie come l’effetto bokeh, che necessitano ancora di
qualche perfezionamento, la doppia fotocamera fun-
ziona come dovrebbe: nel 90% dei casi ci si affida al
modulo principale grandangolare, talvolta si passa al
2X premendo l’apposito tasto di zoom. Lo zoom può
essere anche esteso moltissimo oltre il 2X ma ovvia-
mente con tutti i limiti del caso. Buona la resa cromatica
complessiva, un po’ marcata la compressione, mentre
il rumore in condizioni di scarsa luminosità ambientale
è tutto sommato sotto controllo, soprattutto se si usa
il modulo principale. Negli scatti in modalità automati-
ca, abbiamo notato che il display tende ad essere un
po’ troppo scuro, ma poi l’esposizione della foto è co-
munque corretta: posto che è possibile intervenire sulla
cosa via software, consigliamo di passare alla modalità
“pro” a chiunque sia in grado di intervenire manualmen-
te su parametri come l’ISO e il tempo di posa, poiché i
risultati sono migliori. Niente male la resa cromatica su
entrambi i moduli: colori saturi al punto giusto ma sen-
za eccessi che tendono a rendere innaturale l’impatto
complessivo. Eccellente l’autofocus, che può contare
su buona precisione e tempi davvero fulminei.
TEST
HTC U12+segue Da pagina 37
A sinistra la foto in versione 1x, a destra quella 2x. Selezionando le foto è possibile visualizzare un ingrandimento
Stessa foto, sopra in versione 1x, sotto la 2x
www.audiogamma.it
P5 Wireless.Abbiamo eliminatoil cavo ma il suonoè rimasto lo stesso.
P5 Bluethooth, musica in mobilitàsenza compromessi con 17 ore diautonomia e ricarica veloce perperformance allo stato dell'arte. Lasolita qualità e cura nei materiali diBowers & Wilkins adesso senza filigrazie alla nuova P5 S2 Bluetooth.
133_bw_P5w_pgp_ddy.qxp:- 19-09-2016 14:13 Pagina 1
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MAGAZINEn.182 / 1816 LUGLIO 2018
TEST TWINWash di LG è una lavatrice con due cestelli che permette di eseguire due lavaggi diversi contemporaneamente
Lavatrice LG TWINWash: due è meglio di una Ma è un lusso che si paga a caro prezzoPromette un notevole risparmio di tempo ma non solo… Tutto però ha un prezzo e qui il costo è abbastanza alto: 3500 euro
LG FH4G1BCS2DUE LAVATRICI IN UNA PER GESTIRE IL BUCATO COME VUOI APP MIGLIORABILE E PREZZO DECISAMENTE ALTO
3.499,00 €
LG TWINWash è un prodotto decisamente interessante, un’idea innovativa che si è affacciata sul mercato di recente e che realmente può aiutare nella faticosa gestione del bucato, sia le famiglie che hanno spesso molti chili di biancheria da lavare sia chi vuole versatilità e libertà nell’organizzare questa incombenza domestica. E’ una lavatrice che offre molto, design ricercato, soluzioni innovative per il lavaggio, funzioni speciali interessanti, possibilità di personalizzare i programmi in base alle proprie esigenze, gestione da remoto, attenzione ai consumi e capacità di carico importanti. La nostra esperienza tra asciugamani e magliette sporchi è stata sicuramente positiva. La gestione da remoto può essere utile ma è sicuramente migliorabile, la app potrebbe offrire molto ma ha qualche limite. Il prezzo è la nota dolente. LG TWINWash è una lavatrice per pochi, un lusso che si paga a caro prezzo.
Qualità Longevità Design Semplicità D-Factor Prezzo
9 9 8 8 9 68.2COSA CI PIACE COSA NON CI PIACEL’idea di due lavatrici in unaLavatrice da 2 kg utile per piccoli bucatiFacile gestione
Prezzo alla portata di pochiApp migliorabile
lab
video
di Simona ZUCCA
N egli ultimi mesi nel mondo delle lavatrici si è as-
sistito alla nascita di alcune novità interessanti,
soluzioni innovative che promettono di sempli-
ficare la nostra vita. Circa un anno fa LG ha lanciato
sul mercato la serie di elettrodomestici TWINWash,
lavatrici e lavasciuga con doppio cestello, che secon-
do le intenzioni dell’azienda aiutano a gestire meglio
il tempo in casa, perché permettono ad esempio di
eseguire due lavaggi contemporaneamente. Ci siamo
incuriositi e abbiamo voluto capire meglio in che cosa
consiste realmente TWINWash, e abbiamo così deciso
di provare la lavatrice con bucato sporco e detersivo
alla mano.
Due lavatrici in una, 14 chili di bucato da gestire come si vuoleQuello che abbiamo messo alla prova è il modello
TWINWash FH4G1BCS2 abbinato alla TWINWash Mini
F8K5XN3: una lavatrice con due cestelli, o meglio due
lavatrici in una, due lavatrici in colonna, posizionate
una sopra l’altra, quella principale da 12 kg con oblò
frontale e quella secondaria da 2 kg “a cassettone” con
cestello orizzontale e carica dall’alto (sono disponibili
anche combinazioni differenti, 9+2 o 10+2). Le due la-
vatrici hanno caratteristiche diverse e sono pensate per
usi diversi: mentre la prima è un apparecchio completo
con molti programmi e funzioni, quindi perfetta per ge-
stire tutte le necessità, anche un bucato “importante”
per peso e per sporco, la lavatrice Mini sottostante è
pensata per un bucato con pochi capi, magari piccoli e
poco sporchi, viste la capacità di carico e l’offerta di pro-
grammi ridotte. L’idea di LG è di aiutare l’utente a gesti-
re meglio il proprio tempo, liberarlo dal vincolo di fare
due bucati differenti
in momenti diversi: a
quanti è capitato di
avere bisogno di fare
due lavaggi diversi,
magari cotone bian-
chi e poi delicati, ma
di non avere il tempo
di attendere che fi-
nisca il primo per far
partire il secondo?
Nelle intenzioni del-
l’azienda questo tipo
di soluzione risolve
il problema perché
permette di eseguire
due lavaggi differenti
contemporaneamen-
te. Il tutto non proprio
nelle dimensioni di
una lavatrice standard: la lavatrice TWINWash misura
infatti 60 cm di larghezza x circa 66 cm di profondità
x circa 122 cm di altezza. TWINWash è, dunque, una
presenza importante in bagno, e se si sceglie di acqui-
starla occorre fare molta attenzione allo spazio dispo-
nibile, non solo in altezza (l’oblò, ad esempio, misura
53 cm e la sua apertura nella stanza è un elemento da
considerare).
La lavatrice da 12 kg è un prodotto top di gamma nel-
l’offerta di LG, si distingue per numerosi programmi,
motore Inverter Direct Drive, tecnologie e soluzioni
per il lavaggio come il programma vapore e la funzione
Turbo Wash, possibilità di inserire un capo dimenticato
a programma già avviato, la gestione da remoto grazie
alla connessione Wi-Fi e alla app e una classe di effi-
cienza energetica interessante di A+++ -60%.
La lavatrice Mini da 2 kg ha un’offerta di programmi più
ridotta, ma adeguata alla capacità di carico inferiore
come Biancheria intima, Baby Care, Lavaggio a mano,
ecc; i parametri come centrifuga e temperatura non
possono essere modificati come nel modello principa-
le. Anche la TWINWash Mini è dotata di connessione
Wi-Fi per la gestione da remoto. Tutto questo sulla
carta, ma noi abbiamo testato con mano la lavatrice
TWINWash, l’abbiamo accesa, l’abbiamo caricata con
il bucato e abbiamo cercato di capire nella pratica se
ci fa davvero risparmiare tempo, ma soprattutto se in
generale vale i 3.499 euro del prezzo di listino.
segue a pagina 41
Il pannello dei comandi della lavatrice Mini è semplice e intuitivo e rimane a vista durante il la-vaggio. Programmi e funzioni essenziali ma adatti alla capacità di carico.
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MAGAZINEn.182 / 1816 LUGLIO 2018
Primo incontro: semplice da usare Tante funzioni e personalizzazioniAppena si guarda più da vicino e si accende LG
TWINWash, ci si accorge subito che le due lavatrici
sono due elettrodomestici assolutamente distinti uno
dall’altro: due i motori collegati ai due cestelli, due i
pannelli di comando, due le modalità di caricamento
del detersivo, due i tubi dell’acqua (che si uniscono
grazie a un raccordo in dotazione), due prese di cor-
rente e due pulsanti di accensione. Dunque, non una
lavatrice con due cestelli, bensì due lavatrici indipen-
denti sovrapposte, senza alcun tipo di legame, almeno
per quanto riguarda la gestione. O meglio: un legame
lo hanno, dal momento che TWINWash e TWINWash
Mini sono vendute “accoppiate”, non possono esse-
re acquistate singolarmente, e quindi TWINWash al
momento funziona solamente con LG TWINWash Mini
F8K5XN3, che a sua volta non funziona se non oppor-
tunamente installata sul modello principale.
Accendiamo la lavatrice principale e subito si avvia il
pannello touch dei comandi che è integrato nella par-
te alta dell’oblò. A una prima occhiata sembra chiaro,
a sinistra l’elenco dei programmi, a destra i parametri
da modificare e alcune funzioni, e al centro alcune
informazioni sul programma scelto e il tasto di avvio.
Il display si accende solo se lo sportello è chiuso: sa-
rebbe stato forse più comodo che funzionasse anche
con oblò aperto, ma è un dettaglio dal momento che
se si imposta il programma e poi si apre lo sportello e
il display si spegne, quando poi lo si richiude riappare
nuovamente il programma scelto pochi istanti prima.
Accendiamo la lavatrice e vogliamo “smanettare” un
po’ tra i programmi, ma subito commettiamo una inge-
nuità: pensiamo, infatti, che per selezionare il program-
ma sia necessario toccare il nome corrispondente, ma
quando lo facciamo… non succede niente. Dopo un
paio di tentativi capiamo che per selezionare il pro-
gramma bisogna premere ripetutamente sulla scritta
sotto l’elenco dei programmi, “Quotidiani” oppure
“Speciali”. Poco male, ci si mette un attimo a capirlo e
dopodiché l’uso è semplice.
Scelto il programma che si vuole avviare, la lavatrice
imposta automaticamente i parametri di lavaggio mi-
gliori, che si possono modificare con facilità premendo
sulle scritte a sinistra: i classici centrifuga e temperatu-
ra, ma (interessante) anche il grado di sporco e l’entità
del risciacquo. Tra le informazioni sul lavaggio, molto
utile anche l’indicazione dei consumi di energia con
una scala da 1 a 3 e di acqua oltre alla possibilità di
visualizzare come questi consumi cambino al variare
non solo dei programmi ma anche dei parametri di cia-
scun programma. Un modo sicuramente utile per poter
personalizzare i programmi con maggiore consapevo-
lezza e per sensibilizzare sui consumi.
La lavatrice Mini è decisamente più essenziale e quindi
più semplice da usare: pulsante di accensione, breve
lista dei programmi e una freccia per scorrerli. Niente
altro dal momento che la lavatrice dà indicazione solo
della durata e non permette alcun tipo di modifica dei
parametri. Ma va bene, poiché i programmi sono limita-
ti a lavaggi con poco carico o poco sporchi. I comandi
e il piccolo display rimangono a vista anche durante il
ciclo di lavaggio e sono intuitivi.
Gestione da smartphone: app semplice e intuitiva, ma potrebbe fare di piùLG TWINWash è una lavatrice “smart”, dotata di con-
nessione Wi-Fi per la gestione da remoto tramite app.
Occorre innanzitutto scaricare la app SmartThinQ,
creare un account LG e poi collegare i due apparecchi
alla rete Wi-Fi domestica. Noi l’abbiamo fatto diretta-
mente dal nostro smartphone: pochi passaggi e siamo
riusciti a collegare entrambi i prodotti alla nostra rete e
a registrarli sulla app. In questo le istruzioni della app
sono piuttosto chiare, basta una manciata di minuti per
ritrovarsi le due lavatrici sul display del telefono.
Una volta che abbiamo connesso la lavatrice, abbiamo
provato subito a controllare a distanza l’apparecchio,
ad esempio facendo partire un programma rapido: è
stato semplice, si seleziona la lavatrice su cui si vuole
agire e poi la app permette di scegliere il programma.
Quello che, invece, la app non ci ha permesso di fare
è modificare le impostazioni di lavaggio per il program-
ma che abbiamo scelto. Peccato, significa che se si
sceglie il programma dalla app si devono “accettare”
i parametri preimpostati.
TEST
LG TWINWashsegue Da pagina 40
segue a pagina 42
torna al sommario 42
MAGAZINEn.182 / 1816 LUGLIO 2018
Un’altra osservazione riguarda la corrispondenza tra
i nomi dei programmi sul pannello della macchina e
quelli che si ritrovano sulla app: il programma che ab-
biamo scelto sulla lavatrice principale sulla app si chia-
ma Velocità 14 ma sulla lavatrice si chiama Rapido 14 e
così abbiamo notato che la corrispondenza dei nomi
non è sempre precisissima, bisogna prestare attenzio-
ne. Ma almeno sono in italiano, quelli invece della lava-
trice Mini sulla app sono addirittura in inglese e noi non
abbiamo trovato il modo tra le impostazioni di averli in
italiano. Una seccatura… Una volta avviato il program-
ma dallo smartphone, durante il lavaggio si può tenere
monitorato lo stato di avanzamento tramite la app, che
indica il tempo rimanente e la fase del ciclo (Lavaggio,
Risciacquo, Centrifuga). Le stesse informazioni si pos-
sono ritrovare sul display della lavatrice. Un’osserva-
zione: quando si connette la macchina allo smartphone
tenendo premuto per un paio di secondi il tasto “Avvia
a distanza” a quel punto il display della lavatrice non
è più attivo e non è dunque possibile intervenire sui
comandi dal pannello principale. Una volta terminato il
ciclo, la lavatrice avverte con un avviso sonoro e la app
con una notifica. Una utile funzione della app a questo
punto è lo storico dei lavaggi con indicazione dei con-
sumi di energia e di acqua con una scala di valori che
va da da 1 a 6. Interessante, perché permette di capire
il dispendio di acqua ed energia dei diversi program-
mi, di valutare successivamente se utilizzare di nuovo
quel programma con quelle impostazioni, oppure un
altro o ancora lo stesso ma con parametri diversi.
Si può gestire da smartphone anche la lavatrice Mini. Il
meccanismo è lo stesso, anche in questo caso il pan-
nello comando sulla lavatrice non funziona se la app è
attiva e anche qui una piccola osservazione: la app non
avverte con una notifica del momento esatto in cui an-
drebbe inserito l’ammorbidente (detersivo e ammorbi-
dente qui vanno inseriti direttamente nel cestello, non
c’è un cassetto apposito), ma come con la gestione
“manuale” lo fa la lavatrice tramite un avviso sonoro.
Questo significa che se si vuole usare l’ammorbidente
e si gestisce il programma dalla app (in verità questo
vale anche se lo si gestisce direttamente dalla macchi-
na), non ci si può allontanare troppo, pena perdersi il
momento dell’inserimento dell’ammorbidente.
Utile, invece, che la funzione “Avvio a distanza” per
gestire da smartphone possa essere attivata anche a
lavaggio iniziato.
Un’opzione interessante della app è che mette a di-
sposizione molti programmi extra (oltre a quelli già
installati sulle due lavatrici) da utilizzare in base ad
esigenze specifiche, come ad esempio Macchie di
sudore, Jeans, Costumi da bagno, ecc. L’unico limite
è che il sistema consente di scaricarne solamente uno
per volta, che immediatamente ci si ritrova sulla lava-
trice e che si può avviare premendo poi su Play. Se,
infatti, per il lavaggio successivo si vuole scegliere un
altro programma extra (e non quello precedentemente
scaricato che si trova memorizzato nei Preferiti della
macchina), nel momento in cui si scarica, quest’ultimo
sostituisce quello precedente. Comunque una funzio-
ne utile, perché in grado di soddisfare necessità di la-
vaggio particolari e magari occasionali.
TWINWash in azione: bucato pulito, morbido e profumato Decidiamo di mettere alla prova la lavatrice, e lo abbia-
mo fatto sia gestendo le due lavatrici in modo tradizio-
nale direttamente dalla macchina sia tramite app.
Cominciamo con la gestione da remoto e con due bu-
cati differenti, biancheria colorata di cotone nella lava-
trice principale da 12 kg, vestitini di un bambino poco
sporchi nella Mini TWINWash. Ricordiamo: sono due
lavatrici distinte, quindi si carica la principale, si sceglie
il programma, si personalizzano i parametri e poi si av-
via; e poi si carica la seconda, si sceglie il programma
e si avvia.
Per la lavatrice principale scegliamo il programma Co-
tone a 40 °C. Vogliamo gestire il programma dalla app,
ma dato che lo smartphone permette di scegliere il
programma ma non di modificare i vari parametri, im-
postiamo prima il programma dal display della lavatrice
(Programma Cotone, Temperatura invariata di 40 °C,
Centrifuga ridotta a 800 da 1400 giri, Poco sporco e Ri-
sciacquo leggero), poi la colleghiamo allo smartphone
tenendo premuto il pulsante “Avvio a Distanza” e avvia-
mo il programma. La lavatrice fa fare al cestello alcune
rotazioni per alcune decine di secondi per rilevare il
carico e quindi decidere la durata effettiva del ciclo. Per
il nostro bucato la macchina suggerisce una durata di
1 ora e 17 minuti, durata che poi in effetti è stata reale,
forse una manciata di minuti in meno.
Ci interessa provare la funzione “Aggiungi capo”, vo-
gliamo capire quanti minuti si hanno a disposizione
dall’avvio del programma per inserire il capo dimenti-
cato: notiamo che in questo caso la spia rimane accesa
per circa 15 minuti dall’avvio (in teoria fino a quando
la quantità di acqua e la temperatura nella vasca con-
sentono di aprire lo sportello) e che quindi abbiamo un
quarto d’ora di tempo per approfittare di questa funzio-
ne e per aprire lo sportello per aggiungere (o togliere)
un capo. In verità dal momento che se si comanda la
lavatrice da remoto la gestione è solo dallo smartpho-
ne (se si prova a premere il tasto Pausa sul display della
lavatrice oppure Aggiungi capo, i tasti non sono attivi)
e sulla app non abbiamo trovato questa funzione, non
abbiamo potuto mettere alla prova questa funzione (lo
faremo dopo con un programma gestito in modo tra-
dizionale). Plausibile la scelta, dal momento che se si
decide di gestire da remoto la macchina è probabile
che non si sia presenti in casa e quindi non si abbia
bisogno o la possibilità di aggiungere un capo.
Per i vestiti del bambino nella lavatrice Mini scegliamo
di gestire il programma dalla app: selezioniamo il pro-
gramma Baby Care della durata di 1 ora e 57 minuti
dallo smartphone e in questo caso la app ci fa anche
scegliere il grado di risciacquo desiderato. Inseriamo il
detersivo direttamente nella vasca, carichiamo il buca-
to e avviamo il programma.
La lavatrice principale è una classica lavatrice con cas-
setto dei detersivi; la seconda invece prevede che il
detersivo si inserisca direttamente nel cestello prima di
avviare il programma e l’ammorbidente a programma
già avviato quando la macchina lo segnala con un se-
gnale acustico. Questo forse può risultare un po’ fasti-
dioso, dal momento che, come abbiamo accennato, se
si vuole utilizzare l’ammorbidente, non si può lasciare
“incustodita” la lavatrice”. In questo caso specifico la
macchina ci avvisa a circa 13 minuti dalla fine del pro-
gramma, quando ancora è in atto il risciacquo.
Abbiamo, infine, messo in funzione la lavatrice avvian-
do un paio di programmi in modo tradizionale, quindi
senza smartphone, rispettivamente Delicati e Lavaggio
a mano. Entrambe le macchine sono semplici da gesti-
re, offrono tutti i programmi e le funzioni che servono:
nella lavatrice principale siamo riusciti a sfruttare la fun-
zione “Aggiungi Capo” durante il programma Delicati
(tempo totale stimato 28 minuti) e abbiamo verificato
che possiamo inserire il capo fino a circa il minuto 19.
Abbiamo trovato questa funzione utile, soprattutto per
gli smemorati. Nella lavatrice Mini siamo riusciti a in-
serire l’ammorbidente verso la fine del risciacquo del
programma Lavaggio a mano, ma siamo stati costretti
a non allontanarci dalla macchina per non perdere il
segnale sonoro. I risultati del lavaggio sono stati buoni,
capi puliti, morbidi e profumati per entrambe le lavatrici
e per tutti i programmi che abbiamo eseguito. Ma del
resto non ci aspettavamo niente di meno da un elet-
trodomestico di questa levatura: è un top di gamma
pensato innanzitutto per regalare performance di altro
livello nel lavaggio e in questo non delude. E sì, conclu-
diamo che è stata una bella comodità fare due bucati
contemporaneamente, perché nella durata di uno ab-
biamo ottenuto due bucati differenti.
Una bella idea, risultati buoni Si paga (anche) il lusso della libertà di fare quello che si vuoleLG TWINWash è una bella idea, una soluzione nuova
sul mercato del lavaggio che vuole venire incontro a
una esigenza importante. È un buon elettrodomestico,
TEST
LG TWINWashsegue Da pagina 41
In alto a sinistra il cestello della lavatrice principale da 12 kg; a destra il caricamento del cestello della Mini lavatrice con inserimento direttamente nel cestello del bucato anche del detersivo e in un secondo momento dell’ammorbidente.
segue a pagina 43
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MAGAZINEn.182 / 1816 LUGLIO 2018
sia sulla carta sia una volta messo in funzione. Un elet-
trodomestico “importante”, non solo per la spesa che
bisogna sostenere per portarselo a casa ma anche per
le funzioni e le tecnologie che propone.
La lavatrice offre molto: design ricercato, tecnologie in-
novative per il lavaggio, funzioni speciali, possibilità di
personalizzare i programmi in base alle proprie esigen-
ze, gestione da remoto, grande attenzione ai consumi,
capacità di carico importanti.
Ma soprattutto offre… due lavatrici. Il bello, il vantaggio
di TWINWash è che sono due lavatrici differenti per ca-
pacità di carico e programmi, due macchine da utilizza-
re come e quando si vuole in base alle proprie esigen-
ze. Il lusso, in questo caso, perché di questo si tratta, è
la libertà di decidere se usarle contemporaneamente
quando si ha davvero bisogno oppure di scegliere
quale delle due usare a seconda della quantità e del
tipo di bucato che si deve lavare.
Perfetta per famiglie che hanno esigenze di lavaggio
davvero importanti e che a volte proprio non posso-
no attendere la fine di un programma per iniziarne un
altro, LG TWINWash regala anche la grande libertà di
decidere di usare solo la lavatrice più grande per bian-
cheria molto sporca e ingombrante oppure solo quella
Mini quando si hanno pochi capi da lavare, ad esempio
maglietta, pantaloncini e calze quando si torna dalla
palestra, senza essere costretti a mettere in funzione
una lavatrice da 12 kg.
Sulla carta, ma anche nella pratica, LG TWINWash ha
incontrato il nostro interesse e si è dimostrato un elet-
trodomestico all’altezza delle aspettative. Nessun dub-
bio dunque sulle prestazioni.
Quello che invece ci ha dato da pensare è il prezzo.
3500 euro sono una cifra davvero importante. 3500
euro sono più di quanto costi l’altra lavatrice a dop-
pio cestello disponibile sul mercato e probabilmente
superiore alla somma di due lavatrici separate, anche
tra le più evolute. L’alternativa, infatti, alla TWINWash
potrebbe essere l’acquisto di due macchine separate,
differenti per capacità e caratteristiche (ma lavatrici da
2 kg di capacità praticamente non esistono), anche se
ovviamente in questo modo si perderebbe il vantag-
gio di un unico elettrodomestico e di un unico attacco
dell’acqua e della corrente e il loro ingombro sarebbe
superiore. Fortunatamente al momento LG TWINWash
si riesce a trovare online a un prezzo più basso, circa
mille euro in meno rispetto al prezzo di listino, e que-
TEST
LG TWINWashsegue Da pagina 42
sto non è poco.
La versione
F 4 J 7 V Y 2 W D ,
quella che pre-
vede la lavatrice
principale da 9 Kg
e la secondaria da 2
Kg, è in promozione
a 1.499. Ma forse chi
decide di acquistare
questo elettrodome-
stico non fa queste
valutazioni, sa che pa-
gherà tutto, tutto quello
che offre, come ad esempio
l’innovazione che sta dietro
un prodotto simile, che fa parte
di un mercato ancora davvero
molto piccolo. Sa che paghe-
rà anche il lusso di risparmiare
tempo prezioso della propria giornata, e il lusso di
possedere un elettrodomestico così particolare e pra-
ticamente unico (o quasi) nel suo genere sul mercato.
Questo non è certo un prodotto per tutti, non tutti se lo
possono concedere, ma chi se lo può permettere ne
rimarrà soddisfatto.
di Gaetano MERO
Velux, società specializzata nel
settore finestre, in partnership
con Netatmo, ha lanciato s Velux
Active with Netatmo, sistema “plug and
play” basato su una serie di sensori in-
telligenti che consentono di azionare
a distanza tapparelle, tende e finestre
per tetti. Velux Active è compatibile con
tutti i prodotti motorizzati Velux Integra
ed è composto da tre parti: un sensore,
un gateway e un interruttore. Il sensore
che viene collocato nella stanza in cui è
installata la finestra Velux per misurare il
livello di umidità, CO2 e di temperatura,
e monitorare i dati meteorologici esterni
dai servizi meteo online.
Gli algoritmi avanzati, integrati all’inter-
no dei sensori, attivano la ventilazione
e proteggono dal caldo. I dati vengono
incrociati con quelli esterni ricevuti dai
servizi di meteo online, l’algoritmo de-
termina se l’apertura della finestra sul
tetto può migliorare o meno il clima in-
terno, quindi calcola in che misura la fi-
nestra deve essere aperta e per quanto
tempo. Infine, prima che la finestra sul
tetto venga aperta, l’algoritmo rileva la
presenza di eventuale pioggia, grazie al
SMARTHOME Velux Active è il sistema di automazione studiato in partnership con Netatmo
Lucernaio smart con Velux Active e Netatmo I sensori misurano livello di umidità, CO2, temperatura e regolano l’apertura degli infissi
sensore integrato. Ci sono tre modalità
di utilizzo del sistema: funzionamento
basato sul sensore, controllo da smar-
tphone e controllo manuale. Per le ope-
razioni basate sui sensori, gli utenti non
devono fare nulla, dal momento che il
funzionamento è completamente auto-
matizzato. Il controllo da smartphone,
attraverso l’app dedicata (disponibile
per iOS e Android), consente agli utenti
di regolare o interrompere le funzioni
automatiche e di gestire in modo perso-
nalizzato le finestre da tetto. Il controllo
manuale è la soluzione ideale quando
non si è in casa, in quanto permette di
regolare in modo immediato la chiusura
delle finestre, aumentando il livello di
sicurezza dell’abitazione.
Velux Active with Netatmo è anche
compatibile con Apple Homekit; Il si-
stema può essere controllato anche
vocalmente utilizzando Siri o con un
semplice tocco direttamente dall’app
Casa di Apple.
Lo starter pack Velux Active è disponi-
bile al prezzo di 249€. Il costo addizio-
nale del sensore per il clima indoor è di
99€. Tutti i prodotti sono acquistabili su
www.velux.com/active e su www.ne-tatmo.com.
SMARTHOME
Super saldi sullo store Google: sconto su Home Mini del 25%Arrivano a sorpresa anche sullo Store Google i saldi estivi su alcuni prodotti disponibili fino alle ore 9:59 del 18 luglio. Si inizia con Google Home Mini, l’altoparlante essenziale con Assistente Google integrato: dal prezzo di partenza di 59 euro il dispositivo è in offerta a 44 euro. Proposto ad un prezzo scontato anche Google Home, lo speaker top di gamma con assistente vocale Google che offre una migliore qualità durante la riproduzione audio. Il prezzo di listino è pari a 149 € che grazie ai saldi estivi passa a 129 €, il risparmio ammonta a 20 €. In saldo anche lo smartphone Pixel 2 XL, in offerta a 889 euro anziché 989 euro, con un risparmio di 100 euro.
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MAGAZINEn.16 / 1816 LUGLIO 2018
AUTO ELETTRICA Ecco la ricerca commissionata al centro Eurac Research e al provider di servizi energetici altoatesino Alperia
Ricerca Eurac-Jaguar sulla mobilità elettrica In Italia è già un successo, ma si può accelerareI-Pace è solo il primo passo: Jaguar analizza il settore della mobilità elettrica italiana per contribuire al suo sviluppo
di G. GIARDINA e M. SERVADIO
L’arrivo di I-Pace sul mercato italiano è imminente e
Jaguar Land Rover non si è fatta cogliere impre-
parata, con una ricerca sulla mobilità elettrica del
nostro paese i cui risultati vengono ora condivisi.
Lo studio è stato commissionato dall’azienda al centro
di ricerca Eurac Research, in collaborazione con il provi-
der di servizi energetici dell’Alto Adige Alperia. Lo scopo
è quello di analizzare e comprendere lo scenario dei
veicoli elettrici in Italia e il rapporto che i cittadini hanno
con essi. Oltre alle barriere che ne frenano l’acquisto e
la situazione dell’infrastruttura di ricarica - il tutto a parti-
re dal caso dell’Alto Adige, considerato come esempio
virtuoso nella conversione a regione green. La ricerca
- che comprende l’analisi di oltre 100 report tematici, 19
interviste qualitative e altre 1817 risposte ottenute online
- ha evidenziato il gap che l’Italia ha accumulato con gli
altri stati sia a livello globale che europeo.
In questo senso, nel 2017 il mercato internazionale ha
fatto segnare 3,1 milioni di veicoli elettrici immatricolati,
di cui il 40% solo in Cina e con il panorama europeo
che vede largamente in vantaggio la Norvegia con il
39,2% sulle nuove immatricolazioni. Lo stesso studio
poi aggiunge che le prospettive future a livello globale
sono sempre più incoraggianti, evidenziando un trend
positivo che ha visto aumentare la diffusione dei veicoli
elettrici privati di 8 volte negli ultimi anni. Nel 2013 era-
no infatti 400 mila gli esemplari di VE, contro gli oltre
3 milioni dello scorso anno. E l’Italia? Il panorama della
mobilità elettrica del nostro paese sta beneficiando di
iniziative che intendono accrescerne lo sviluppo. Sforzi
mossi da istituzioni, enti e società private, tra cui la stes-
sa Alperia, Enel, ma anche Tesla con la sua progressiva
espansione della rete di Supercharger in Italia. In Italia i
veicoli elettrici (comprendendo anche gli ibridi plug-in)
sono arrivati all’1,4% delle immatricolazioni Al momento
tuttavia la ricerca di Eurac fa notare come in Europa sia-
no presenti circa 100 mila infrastrutture di ricarica, sud-
divise tra enti pubblici e privati; con il nostro paese che
invece ne conta circa 3000 pubbliche (20%) e il restante
80% che appartiene a privati. La ricerca poi prosegue
evidenziando che in Italia la quota di mercato dei veicoli
elettrici è dello 0,25%, contro l’1% degli altri grandi paesi
europei. In questo quadro sarebbero Lombardia, Lazio
e Trentino Alto Adige le regioni più virtuose nel contri-
buire all’espansione della mobilità elettrica, ed è proprio
sull’area altoatesina che la ricerca dell’Istituto di Bolzano
si è concentrata. Tra le iniziative proposte dalla regione
altoatesina per aumentare la diffusione dei veicoli elet-
trici ci sono la promessa di realizzare nei prossimi anni
5000 stazioni di ricarica, gli incentivi fiscali pari a 4000
euro per l’acquisto di un’auto elettrica e l’esenzione dal
pagamento del bollo per i successivi 3 anni. In più, il con-
tributo di 1000 euro per l’installazione di una colonnina
di ricarica domestica. Ciò nonostante lo svantaggio ac-
cumulato dall’Italia nella mobilità elettrica nei confronti
degli altri paesi europei implica che un rapporto recipro-
co tra sensibilizzazione dei cittadini sul tema e parallelo
investimento di aziende ed enti esiste.
I fattori che spingono all’adozione dell’elettricoLa ricerca ha evidenziato che tra le barriere che frenano
gli italiani nell’acquisto di un’auto elettrica vi sono ele-
menti come le infrastrutture limitate, l’autonomia, i tempi
di ricarica e i costi di acquisto. Ma, soprattutto il pubblico
con maggiori disponibilità economiche, è particolarmen-
te sensibile al fattore “sociale”, quindi al fatto che altre
persone nel proprio intorno abbiano adottato l’elettrico.
Intervistando i cosiddetti “pionieri”, quelli che già hanno
scelto l’elettrico, è emerso come la possibilità di accede-
re a parcheggi gratuiti o entrare nelle aree a traffico limi-
tato siano fattori determinanti, come anche gli incentivi
statali all’acquisto. Sono stati intervistati anche dei turisti
in visita in Alto Adige, chiedendo loro quale sarebbe la
“scintilla” che li spingerebbe a muoversi in maniera più
ecosostenibile: il ruolo della bicicletta elettrica a pedalata
assistita diventa assolutamente centrale in questo aspet-
to; ma subito dietro arrivano facilitazioni e infrastrutture
legate ai veicoli elettrici. Altra batteria di interviste ha
riguardato invece gli albergatori: secondo loro, oltre ad
essere determinante un miglioramento e un aumento
delle corse dei mezzi pubblici, la possibilità di mettere a
disposizione dei clienti veicoli elettrici, biciclette ed auto,
si dimostrerebbe decisamente importante.
I casi considerati virtuosi in Europa per la dif-fusione dei veicoli elettrici sono la Norvegia e l’Olanda. In questo cartello i motivi determinanti del successo nei due Paesi.
In Italia i veicoli elettrici (compresi gli ibridi plug-in) hanno raggiunto l’1,4% delle immatrico-lazioni.
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MAGAZINEn.16 / 1816 LUGLIO 2018
AUTO ELETTRICA Dentro E-Tron abbondano gli schermi per un’esperienza di guida ai massimi livelli
Svelati gli interni del nuovo Audi e-Tron Schermi ovunque, migliorano la sicurezzaDisplay OLED e telecamere al posto degli specchietti: aereodinamica migliore e più sicurezza
di A. CUCCA e M. SERVADIO
Audi svela gli interni del nuovo SUV
100% elettrico E-Tron e quello che
colpisce, oltre all’eleganza dello
stile Audi, è la presenza di un gran nu-
mero di display.
Partiamo da quelli più innovativi, ovve-
ro due schermi OLED da 7” ciascuno,
incastonati nello spigolo anteriore del-
le portiere, che sostituiscono gli spec-
chietti laterali. Si tratta di un’optional
(immaginiamo costoso) ma è la prima
volta che una soluzione del genere arri-
va in Europa su un modello commercia-
le. Audi E-Tron sarà quindi la prima auto
al mondo, perché in USA per adesso
sono vietati, ad avere due telecamere
al posto degli specchietti laterali. I due
schermi avranno varie modalità di vi-
sualizzazione tra cui quelle ottimizzate
per la marcia in autostrada, in ciclo ur-
bano e per le manovre di parcheggio.
C’è anche la possibilità di manipolare
l’immagine visualizzata sui display per
spostare la visuale, agendo sul touch-
screen. Schermo che permette inoltre
di controllare entrambi gli specchietti e
resettarne la posizione.
L’utilizzo di questa soluzione aiuta an-
che a migliorare l’aerodinamica che
migliora di un valore variabile dal 2%
al 7%. Sulle auto elettriche, affamate di
efficienza, l’aerodinamica è importante
per risparmiare ogni ione di batteria e
i designer di Audi hanno adottato mol-
te soluzioni innovative per portare la
E-Tron a un coefficiente aerodinamico
di 0,28, molto interessante per un SUV.
Il team di Auditography ha infatti avuto
la possibilità di dare un’occhiata più da
vicino agli interni dell’e-Tron e alla fine
del video condiviso su YouTube si può
osservare appena un accenno di come
funzioneranno gli specchietti virtuali
del SUV.
Continuando a esplorare l’interno del
nuovo Audi E-Tron, in arrivo nel 2019,
troviamo altri schermi ora utilizzati al
posto del cruscotto centrale per quello
che prende il nome di Virtual Cockpit,
e altri due nella console centrale per
gestire il nuovo sistema di intratteni-
mento. Un piccolo display è utilizzato
anche per i controlli del clima che viene
replicato in piccolo sul tunnel ad uso
dei passeggeri posteriori.
Il sistema audio, come opzione, può
essere equipaggiato con un kit di Bang
& Olufsen, con 16 speaker per una po-
tenza totale di 705 watt, che permette-
rà un’esperienza musicale mai sentita
prima a bordo di un’auto grazie alla
silenziosità tipica di un modello a pro-
pulsione elettrica e all’utilizzo di nuove
tecnologie di 3D Sound.
Non abbiamo specifiche esatte ma
quello che si percepisce chiaramente
dalle foto è l’abbondanza di spazio in-
terno, simile a quello del modello Q7,
che garantisce tutta la comodità neces-
saria per 5 adulti. Oltre allo stile Audi,
sobrio ed elegante, anche i materiali
sono quelli a cui siamo abituati in auto
di questo livello, dove abbondano rifini-
ture in Alcantara, pelle e altri materiali
pregiati. La selleria è curata, in pelle
traforata e con cuciture a vista.
Audi E-TRON - hi tech
Nissan illumina lo stadio di Amsterdam con le batterie delle LeafNissan fornisce le batterie delle sue Leaf per il più grande progetto di accumulo di energia in un edificio commerciale d’Europa di A. C.
Grazie alla stretta collaborazio-ne tra Nissan, Eaton, BAM, The Mobility House e Johan Cruijff ArenA, con il sostegno dei fondi Amsterdam Climate and Energy Fund (AKEF) e Interreg, è appe-na partito ad Amsterdam il più grande progetto di accumulo di energia d’Europa all’interno di un edificio commerciale, all’interno dello stadio di Amsterdam ap-punto. Il sistema di accumulo di energia da 3 megawatt utilizzerà le batterie equivalenti di 148 Nis-san LEAF fornite da Nissan, al-cune nuove e altre di “seconda mano” provenienti dalle auto elettriche dismesse.Con questo impianto lo stadio di Amsterdam potrà accumulare l’energia prodotta dai 4.200 pan-nelli fotovoltaici installati sul tetto dell’ArenA, in modo che possa essere utilizzata in maniera otti-male, e offrire una valida soluzio-ne di back-up alternativa all’uso di generatori diesel; contempo-raneamente offrirà supporto alla rete elettrica diminuendo i picchi energetici che si verificano du-rante i concerti.Con questo sistema le batterie dei veicoli elettrici vengono in-serite in un processo virtuoso di economia circolare, e lo stadio contribuirà a stabilizzare la rete elettrica olandese.
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MAGAZINEn.16 / 1816 LUGLIO 2018
AUTO ELETTRICA Nuova occasione di test per la Jaguar totalmente elettrica, vettura fantastica e costosa (si parte da 80mila euro)
La Jaguar I-Pace sulle strade del Trentino Che gusto l’accelerazione silenziosa dell’elettrico Entro questo mese tutti i concessionari Jaguar avranno una I-Pace da mostrare ai clienti. Prime consegne da fine agosto
di Gianfranco GIARDINA
S ta per arrivare: entro il mese di luglio gli oltre 100
concessionari Jaguar avranno un modello di I-
Pace da mostrare ai clienti e a fine agosto i pri-
mi 50 che già hanno acquistato la vettura (sulla carta)
potranno entrare in possesso del loro nuovo gioiellino
elettrico. Un SUV agile e superpotente, con i suoi 400
cavalli erogati da due motori, uno per asse, con un’ac-
celerazione incredibile (0-100 in 4,8s), soprattutto per
un mezzo da più di due tonnellate.
Dopo l’anteprima in Portogallo, con il test su strada,
sterrato e pista, c’è stata l’occasione di guidare per un
lungo percorso di due giorni su e giù per l’Alto Adige
la prima vettura totalmente elettrica di Jaguar. Prima di
una lunga serie, visto che la casa inglese ha dichiarato
di aver imboccato con decisione la strada della tra-
zione elettrica, pura o ibrida, tanto che entro il 2020
tutti i veicoli Jaguar o saranno elettrici o avranno una
versione elettrificata. E in fondo, la I-Pace è il primo
SUV di fascia alta completamente elettrico che arriva
sul mercato, bruciando di fatto sul tempo l’agguerrita
concorrenza tedesca di Audi e Porsche.
Di nuovo al volante della I-Pace sulle strade dell’Alto-Adige e del TrentinoLe nuova guida della I-Pace, che ha avuto come epi-
centro Bolzano, ci ha dato altri elementi di giudizio mol-
to interessanti, soprattutto per quanto riguarda ipotesi
di utilizzo normali, su strade ordinarie e con traffico “ita-
liano”. Con un occhio anche ad aspetti che nella prima
guida possono risultare secondari, come l’usabilità del
sistema di car infotainment e le procedure di ricarica.
Ecco il nostro resoconto.
Quanto è bello il cruise control adattivo con la trazione elettricaIl cruise control adattivo, di cui è equipaggiata la I-Pace
non è certo una novità nei mezzi di un certo livello: si
imposta una velocità di crociera che il mezzo cerca di
mantenere, compatibilmente con il traffico. Se un mez-
zo che ci precede va più lento, la macchina si adegua
mantenendo sempre la distanza di sicurezza imposta-
ta. Quello che però ci è parso immediatamente chiaro
è che il cruise control adattivo si sposa con la trazione
elettrica in maniera stupefacente e perfetta. La I-Pace,
come tutti i mezzi elettrici, non ha cambio: la coppia
è costante a tutti i numeri di giri e quindi viene meno
la ragione prima del cambio e tutte le complicazioni
connesse. Questo vuol dire che la macchina, che ha
potenza da vendere, si comporta nella progressione in
maniera ideale, senza nessuno strappo, senza zoppi-
care mai, come i (meno sofisticati) cambi automatici a
volte fanno. E una delle parti più godibili della nostra
guida è proprio quella fatta su una strada provinciale
abbastanza trafficata e discontinua con il cruise control
innestato: possiamo pensare solo alla traiettoria senza
alcuna necessità per decine di chilometri di toccare ac-
celeratore e freno. La I-Pace si tiene sempre a distanza
di sicurezza dalla macchina che precede, distanza che
si riduce proporzionalmente alla velocità, fino a ridursi
a qualche metro nelle fasi di incolonnamento. Ma la
cosa più bella non è il controllo elettronico, che pur
funziona benissimo, ma l’erogazione sempre graduale
ed omogenea, meglio ancora di quello che se riesce a
fare con il piede destro nella guida tradizionale.
Il gusto delle curve in salita A finestrino apertoI vantaggi della guida elettrica emergono però a tuto
tondo in un divertentissimo tratto di strada di monta-
gna, percorso in salita: la I-Pace ha sempre margini di
accelerazione, in qualunque condizioni di marcia, e
sale spavalda senza mai richiedere manovre particola-
ri: la mancanza del cambio, anche di quello automati-
co, rende tutto terribilmente fluido e la coppia costante
ci fa uscire dai tornanti senza mai esitazione. Ne appro-
fittiamo per tirare giù il finestrino e, complice la velocità
ovviamente non eccessiva, ci godiamo il silenzio del
solo rotolamento delle gomme. In queste condizioni,
molto più che in autostrada, si capisce che l’assenza
del motore termico è una benedizione. Tanto che non
ci spieghiamo del perché il programma di guida abbia
previsto tanti chilometri in autostrada, dove l’elettrico
presta il fianco alle maggiori critiche: l’erosione dell’au-
tonomia alle alte velocità. Per fortuna, con una digres-
sione “non autorizzata” sul programma, all’altezza di
Trento abbiamo girato verso Riva del Garda e quindi
giù lungo il lago sulla sponda trentina: lì ci siamo dav-
vero divertiti.
Autonomia realistica Basta non correre troppoParliamo ora dell’autonomia: come spesso accade, i
chilometri di autonomia dichiarati dalla strumentazione
di bordo vanno presi con le pinze. Molto infatti dipende
dallo stile di guida e ne abbiamo avuto conferma: con
un piede anche solo un po’ più gentile di una guida
super-sportiva, l’autonomia non solo viene confermata
dai fatti ma addirittura, nella nostra esperienza, tende
Jaguar I-PaceIntervista a Daniele Maver, A.D. Jaguar
video
Il cruse control adattivo si attiva dai comandi al volante posti sulla razza destra
segue a pagina 47
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MAGAZINEn.16 / 1816 LUGLIO 2018
ad erodersi meno di quanto percorso. Il comportamen-
to che invece, più di qualsiasi altra cosa, prosciuga le
risorse elettriche è l’alta velocità, anche a regime au-
tostradale: salire sopra i 130 significa deterministica-
mente veder scendere l’autonomia più del previsto. Se
invece di guida normalmente, con un piglio rilassato, i
chilometri scorrono e l’autonomia scende anche meno
che proporzionalmente alla strada percorsa: i 90 km
dalla stazione di servizio di Paganella Ovest al promon-
torio sopra Torri del Benaco, quasi tutti di strada statale
percorsi con traffico medio e tutt’altro che a regime
ideale, hanno visto un decremento sull’autonomia di-
chiarata di 80 km. E, onestamente, non abbiamo avu-
to una guida eccessivamente al risparmio ma limitata
nei regimi esclusivamente tra traffico e morfologia del
percorso. L’elettrico, almeno per chi ha bisogno di au-
tonomie generose, non è cosa per chi ha fretta e non
teme i tutor.
La ricarica in continua è veloce In alternata troppo lentaBisogna avere poca fretta anche nella ricarica, se viene
fatta in corrente alternata, come accade con una wall-
box domestica o nelle colonnine non “fast”. Infatti, an-
che se la potenza disponibile è maggiore, la I-Pace non
assorbe più di 7 KW, il che rende un pieno da scarico
un’operazione da 12-13 ore. Tempi di questo tipo pos-
sono andare anche bene per lo stazionamento nel box
di casa o in ufficio, tenendo presente che probabilmen-
te non si sarà completamente a terra, ma non possono
essere incisivi per esempio in una sosta in autogrill.
Nel nostro caso, ci siamo fermati alla stazione di servi-
zio Paganella Ovest sull’Autobrennero, dove è presen-
te una colonnina fast in corrente continua da 50 KW e
una in alternata da 45 KW. Il confronto tra le due ricari-
che è impietoso: due I-Pace affiancate nelle due posta-
zioni hanno ricaricato a velocità drasticamente diverse,
con la colonnina in continua circa 10 volte più veloce di
quella alternata, malgrado potenze nominali simili.
In pratica, in continua, la batteria ha incamerato circa
1KWh al minuto, contro lo 0,1 della soluzione in alterna-
ta. Com’è finita? La flottiglia di tre auto si è data turno
sulla colonnina in corrente continua, trascurando le al-
tre: con una ventina di minuti ciascuno si è recuperato
il quarto di carica in più che ci ha permesso di conclu-
dere il lungo giro iniziato il giorno prima.
Il recupero in frenata va regolato secondo i gustiPrevenire è sicuramente la migliore cura possibile
e l’autonomia parte da una buona guida che - come
abbiamo detto - non vuol dire affatto una guida non
divertente, ma solo non stupidamente estrema. Ma
la I-Pace aiuta a conservare energia con un profilo di
trazione “Eco”, che non esagera nell’erogazione, e so-
prattutto con il recupero in frenata. Il veicolo dispone di
due modalità di recupero dell’energia, uno moderato
e un aggressivo.
La I-Pace nel momento in cui la prendiamo in mano è
impostata per un recupero “pesante”. E pesante è pro-
prio il termine più appropriato, visto che non appena si
rilascia l’acceleratore, la macchina si impianta, come se
fosse zavorrata. Fin troppo: il recupero è certamente
elevato, ma la decelerazione eccessiva tende a infa-
stidire un po’, soprattutto se si guida con il piglio del
motore termico, nel quale il moto retrogrado e il freno
motore non intervengono mai in maniera così aggres-
siva. Cambiando l’impostazione, il comportamento del
mezzo diviene in tutto e per tutto simile a quello di un
motore tradizionale e si riesce a mantenere, nell’attac-
co-stacco dell’acceleratore, un’andatura decisamente
più fluida. Ma il prezzo che si paga è un recupero meno
aggressivo.
Il sistema di controllo clima è troppo complessoL’interazione con il veicolo avviene per la maggior par-
te delle operazioni con il touch screen superiore; quel-
lo basso è utilizzato esclusivamente per la gestione
del clima, un’interfaccia troppo complessa, tanto che
risulta poco intuitivo anche solo alzare la ventola o la
temperatura. Confessiamo: non abbiamo letto le istru-
zioni prima di metterci alla guida, anche volendo non ci
sarebbe stato il tempo. Ma non riusciamo a regolare le
cose come vorremmo.
Nel tentativo di alzare la ventola, iniziamo a scaldare
i sedili; cerchiamo di abbassare la temperatura e non
ce la facciamo. Sono problemi che ovviamente si risol-
vono documentandosi e con un po’ di abitudine, ma
rinviamo il nostro giudizio compiuto su questa parte
dell’interazione a una prova più approfondita. Non ci
fa impazzire neppure la manopola del volume (quella
che si usa di più in assoluto) piccola e decentrata sulla
destra, lontana dal guidatore; ma va detto che il pilota
ha il comando ripetuto sul volante e quello di destra
potrebbe essere considerato di competenza del pas-
seggero.
L’infotainment: bene, ma non benissimoMolto meglio il touch superiore, sia per sensazione di
utilizzo, malgrado un leggero parallasse dovuto allo
spessore del vetro frontale, sia per la buona reattività.
Come spesso accade, abbiamo qualche riserva sul-
l’usabilità del navigatore, abituati come siamo alle app
dedicate su smartphone e tablet, certamente meglio
organizzate dei sistemi proprietari automobilistici. Be-
AUTO ELETTRICA
La Jaguar I-Pace sulle strade del Trentinosegue Da pagina 46
Nella schermata della colonnina mentre ricarichia-mo in corrente continua, si vede come in 11 minuti e mezzo siano stati erogati quasi 10 kWh.
La colonnina in corrente alternata, malgrado una potenza nominale di 43 kW, ha impiegato quasi 11 minuti per erogare 1 kWh.
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MAGAZINEn.16 / 1816 LUGLIO 2018
ninteso, la navigazione funziona bene, ma l’interfaccia
non sempre è alleata dell’utente: non riusciamo, per
esempio, a capire qual è la destinazione impostata.
Funziona meravigliosamente il set delle videocamere,
che permettono una serie ampia di visioni extra-abita-
colo: frontale, frontale alta, laterale, posteriore alta e
posteriore bassa, con anche una visione dall’alto rico-
struita interpolando le immagini dalle diverse camere.
Ovviamente per motivi di sicurezza, il sistema video si
disattiva quando la velocità non è più da manovra e
sale sopra un certo limite: lo capiamo ma è anche un
peccato. Visto che il lunotto posteriore è tutt’altro che
generoso e può facilmente essere ostruito da poche
cose appoggiate sulla cappelliera, una ripetizione sullo
schermo di uno specchio retrovisore virtuale, ricostruito
con una telecamera, sarebbe tutt’altro che superfluo.
Interessante il calcolo delle accelerazioni in tutte le
direzioni del piano di spostamento, calcolabile solo in
modalità di guida Dynamic.
Lo smartphone è un buon compagnoIl pairing del telefono è immediato e decisamente ben
funzionante; il vivavoce è efficace e il sistema si può
Jaguar I-Paceil sistema di Infotainment
video
AUTO ELETTRICA
La Jaguar I-Pace sulle strade del Trentinosegue Da pagina 47
interfacciare a più di un telefono per volta. Oltre al
Bluetooth, che garantisce chiamate e streaming audio,
il sistema accetta il mirroring delle app principali ope-
rando però via cavo. Per farlo funzionare è necessario
però come di consueto collegare lo smartphone a filo a
una (e solo una) delle diverse porte USB disponibili. In
questo modo si può per esempio avere l’app di Spotify
direttamente ripetuta sul touch screen dell’auto.
È anche possibile comandare anche da remoto una
serie di funzione via smartphone, come il pre-raffre-
scamento o il controllo della carica. Per fare questo
il veicolo va registrato sull’apposita app utilizando un
codice che ovviamente non ci è stato dato (la revo-
ca della “proprietà” digitale del mezzo sarebbe stata
molto laboriosa). Rimandiamo a futuri approfondimenti
questa funzione.
La I-Pace riconosce l’utente dalla chiave e imposta di
conseguenza clima, sedile e sistema di entertainment
secondo le abitudini dell’utente. Ma, in caso di condivi-
sione della stessa chiave tra più utenti, è possibile uti-
lizzare lo smartphone come sistema di riconoscimento,
attivando appunto la funzione di profilo smart: l’auto
riconosce lo smartphone e di conseguenza il suo “pa-
drone” e si regola di conseguenza.
Il suono firmato da Meridian è splendidamente britishVeniamo anche al sistema audio: si tratta di un im-
pianto in layout 5.1 firmato Meridian. Il gusto acustico
è tutto inglese, bilanciatissimo, asciutto, poco “gras-
so”. Controlliamo come i colleghi alla guida delle altre
macchine hanno impostato il sistema: quasi tutti han-
no ritoccato i toni, alzando sia alti che bassi. Una sorta
di loudness manuale per avvicinare l’estetica acustica
a quella dei sistemi più “cafoni” ai quali normalmente
si è abituati. E dato che il sistema dispone anche di
un sub separato, si può operare anche sul suo livello,
per ottenere una maggiore presenza delle bassissi-
me frequenze, per gli amanti del genere. In realtà, a
nostro avviso il sistema Meridian è impeccabile nelle
sue impostazioni base, soprattutto se provato con mu-
sica propria e non con la radio, che ha una gamma
dinamica più compressa a monte. Quando si riceve
uno stream dal telefono, il sistema permette anche la
decodifica surround (secondo un algoritmo Meridian o
con i più popolari Dolby Pro Logic o DTS Neo6), come
probabilmente da media USB, funzione che però non
abbiamo provato.
Le conclusioni: auto spettacolare Il lusso di non avere frettaQuesta due giorni a bordo della I-Pace ci ha fatto ca-
pire che si tratta di un mezzo veramente ben proget-
tato. Valgono ovviamente tutte le considerazioni fatte
durante le prime prove in Portogallo, comprese la pre-
sa di coscienza del prezzo, da 80mila euro a salire a
seconda della dotazione; soglia che pone la I-Pace tra
le auto di fascia alta, per pochi. Ma questo giro italia-
no ci ha permesso di aggiungere la consapevolezza
che si tratta di una vettura, pur nella sua mole, davvero
maneggevole e facile da condurre. La progressione in
accelerazione, anche senza voler strafare, è strepitosa
nella sua continuità e la silenziosità davvero piacevo-
le, soprattutto nei percorsi urbani e sui tratti misti non
autostradali. A 130 km/h il rotolamento degli pneuma-
tici, davvero generosi, e l’aerodinamica, dal punto di
vista acustico, fanno passare un po’ in secondo piano
l’assenza del motore termico, ma è un peccato veniale,
perché comunque l’insonorizzazione dell’abitacolo è
da auto europea top di gamma, nettamente migliore,
per esempio, di quanto si sente sui modelli Tesla. La
guida con il cruise control adattivo è poi un vero piace-
re: riposa senza distrarre.
Da capire il sistema di infotainment e di controllo del
clima, non sempre lineare: le interfacce restano per
tutti i brand auto uno dei temi che richiederebbe un’im-
portante riflessione, soprattutto dopo che smartphone
e tablet ci hanno abituato a interfacce super-reattive e
studiate per garantire la massima usabilità. In definiti-
va, una macchina perfetta per chi non ha percorrenze
sopra i 400 chilometri e non ha troppa fretta, visto che
una ricarica, anche fast, dura ben più di un pieno di
gasolio. Ma in fondo la calma e il tempo libero - diceva
qualcuno - sono il nuovo lusso.
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MAGAZINEn.16 / 1816 LUGLIO 2018
GUIDA ASSISTITA Abbiamo messo alla prova le tecnologie di guida semi-autonoma di livello 2 a bordo della nuova Ford Focus
A bordo della Focus con guida (quasi) autonoma Una tecnologia “stellare” in un’auto per tuttiI risultati sono sbalorditivi, la nuova Focus è un concentrato inedito di tecnologia e sicurezza disponibile per tutti
di Franco AQUINI
F ord ha lanciato un nuovo modello di Focus, un mo-
dello tutto nuovo che aggiunge qualcosa di inedito
per il marchio: la guida assistita. Più che assistita
in questo caso. Prima, però, una premessa doverosa:
quella che leggerete non è una prova “tradizionale” di
questa auto. Non abbiamo testato le doti del motore
o del comportamento su strada. Quello che abbiamo
voluto provare e raccontare invece è la quantità di tec-
nologia a bordo della nuova Focus. Sia chiaro: questa
non è la prima vettura nel segmento a introdurre tecno-
logie di assistenza alla guida. Stupisce però che una tal
quantità di tecnologie diverse arrivino tutte insieme su
un modello che è, soprattutto in Italia, molto popolare.
Viene il sospetto che la tanto chiacchierata guida auto-
noma stia veramente arrivando tra noi. Non certo nella
forma più romanzesca di auto che guidano da sole,
ma nella forma di un auto che è in grado di intervenire
correggendo traiettoria, frenata e persino fermandosi
in caso di pericolo. Togliamo di mezzo anche un altro
possibile fraintendimento: molte auto hanno già inte-
grato questo tipo di tecnologie, alcune di queste an-
che nello stesso segmento. Una rivale diretta, la Golf
ad esempio, offre in parte le stesse tecnologie provate
su questa Focus. Tuttavia vedremo che in questo caso
Ford ha fatto qualcosa di più per offrire il massimo della
tecnologia in un’auto che viene proposta a un prezzo
di listino più abbordabile. E in più, particolare non in-
differente, molte delle tecnologie sono di serie su tutti
gli allestimenti. Altre fanno parte di un pacchetto, il co-
pilot, dal costo molto abbordabile. Non è un fatto da
poco, ”C’è vero progresso solo quando i vantaggi di
una nuova tecnologia diventano per tutti” diceva Hen-
ry Ford, e la filosofia sembra essere rimasta la stessa a
distanza di anni.
È una mossa che chiaramente non potrà lasciare in-
sensibile il resto del mercato. Se le vendite della Fo-
cus andranno bene, è molto probabile che anche i
concorrenti saranno costretti a integrare tecnologie di
questo livello nella medesima fascia di prezzo, con tutti
i vantaggi del caso per la sicurezza sulle strade per il
comfort di guida.
A bordo della Focus con Co-Pilot 360 La guida semi autonomaPer provare tutto quello che Ford ha promesso, ab-
biamo percorso qualche centinaio di chilometri tra le
divertenti, ma non facili, strade e tornanti della Costa
Azzurra. Inerpicandoci tra i pendii delle colline tipiche
della zona, abbiamo potuto testare alcune delle tec-
nologie raccontate dell’auto in una zona non proprio
ottimale. Non tutte, ma non escludiamo di tornare sul-
l’argomento per una prova vera e propria. Asfalto poco
regolare, strisce non sempre visibili e riconoscibili,
cartelli stradali a volte nascosti dalle piante e limiti di
velocità che cambiano ogni manciata di chilometri. Una
situazione in cui mettere a dura prova i nuovi sistemi
di assistenza alla guida di cui Ford ha dotato la nuova
Focus. L’insieme di queste tecnologie, che portano la
nuova Focus a fregiarsi del titolo di auto a guida semi-
autonoma (di livello 2), si chiama Co-Pilot 360. All’in-
terno c’è un’infinità di tecnologie diverse: Cruise Con-
trol adattativo, mantenimento di carreggiata, frenata
automatica in caso di ostacoli sulla strada, assistenza
in caso di collisione, assistenza in caso di contromano,
parcheggio assistito, sensori di prossimità sugli spec-
chietti retrovisori e molto altro.
Si comincia dal Pre-Collision Assist con Autonomous
Emergency Braking, Pedestrian e Cyclist Detection, un
nome straordinariamente complesso per riassumere
tre tecnologie già presenti da tempo. L’auto è in grado
di frenare autonomamente sia in caso di avvicinamento
all’auto che la precede, sia in caso di attraversamento
pedoni o ciclisti. Tutto questo era già disponibile e non
è stato oggetto di prova. La novità di questa versione è
l’introduzione del Cyclist Detection, il cui nome dice tut-
to. La vera novità però è il fatto che questo pacchetto è
di serie su tutti gli allestimenti della gamma. A dimostra-
zione che con questa vettura, Ford ha deciso di alzare
il livello di sicurezza a prescindere dagli optional.
Una novità assoluta per Ford è la frenata che segue un
impatto. La chiamano, questa volta in modo semplice,
Post Impact Braking. A cosa serve? Ovviamente a limi-
tare i danni. Se si subisce un tamponamento o si urta
un qualsiasi ostacolo, questo sistema tenta di evitare
che la macchina possa girare su se stessa, oppure in-
vadere la corsia opposta causando danni anche ad altri
veicoli. Dopo l’impatto l’auto cercherà invece di frenare
e accostarsi a lato accendendo le quattro frecce. An-
che il Post Impact Braking è una tecnologia presente
su tutti gli allestimenti. Una tecnologia che, com’è intui-
bile, non è stato possibile testare.
Nelle numerose soste che hanno caratterizzato il viag-
gio a bordo di Focus, abbiamo avuto modo di provare
con piacere, e verificarne il buon funzionamento, una
funzionalità minore, ma molto importante per il comfort
di guida, soprattutto se pensata nel contesto cittadino.
L’intervento del Post Impact Braking può essere fondamentale per limitare i danni dopo un inci-dente o una collisione.
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Ford FocusLe novità hi-tech della nuova Fordo Focus
video
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MAGAZINEn.16 / 1816 LUGLIO 2018
Parliamo di Electric Parking Brake con Auto Hold. Su
tutta la gamma, a partire dall’allestimento Plus (che è
l’allestimento entry-level), il freno a mano è sostituito
da un tasto più grande con annesso un secondo ta-
stino dedicato a Auto Hold. Quest’ultimo rappresenta
il concetto di Hill Holder applicato a ogni situazione.
Se Hill Holder tiene ferma la macchina per qualche se-
condo in caso di partenza in salita, Auto Hold tiene la
macchina ferma in ogni fermata fino a nuovo input. La
situazione più classica? Nel traffico cittadino ci si fer-
ma, si lascia il pedale del freno e l’auto rimarrà frenata
finché non verrà premuto di nuovo l’acceleratore. Una
comodità notevole, soprattutto se si dispone di cambio
automatico.
Uno sterzo da “guida autonoma”Con questa Focus i sistemi di assistenza alla guida van-
no ben oltre il semplice - si fa per dire - mantenimento
della carreggiata e frenata automatica. Questo Evasi-
ve Steering Assist, ad esempio, alleggerisce il volante
nel caso in cui la manovra d’emergenza effettuata dal
conducente per evitare un ostacolo sia troppo lenta,
oppure lo indurisce se al contrario il conducente effet-
tua una sterzata troppo violenta. La situazione classica
è quella in cui si ha un auto ferma davanti e non si rie-
sce a frenare in tempo, per cui è opportuno sterzare
in modo da evitare il tamponamento. Questa funzione
è la prima a richiedere un pacchetto opzionale, chia-
mato Co-Pilot Pack, di cui fanno parte le tecnologie
più innovative che sono state montate a bordo della
nuova Focus. Molte di queste tecnologie sono esten-
sioni del Cruise Control adattativo, presente ormai da
anni su vetture di tutte le tipologie. Quello di Focus non
è molto differente dagli altri, ma si completa con una
funzione gradita: dai 30 ai 200Km/h l’auto è capace di
mantenere la distanza dall’auto che la precede accele-
rando, frenando e fermandosi del tutto fino a un mas-
simo di 3 secondi. In pratica, se nel traffico cittadino si
rallenta fino a fermarsi, l’auto lo farà automaticamente,
ripartendo senza che il conducente debba premere
l’acceleratore. Un’autonomia quasi totale, quantomeno
a livello di pedaliera.
Focus può essere definita però auto con guida semi-
autonoma di livello 2 e questa è probabilmente la
dotazione tecnologica più interessante dell’intera vet-
tura. Al tempo stesso, questo è proprio l’aspetto su
cui avremmo bisogno di una prova approfondita per
esprimere i nostri giudizi, che a prima vista (ma tutt’altro
che definitiva) sono buoni. Questo perché è presente
anche un’evoluzione dell’Adaptive Cruise Control, ov-
vero Lane Centering Assist, disponibile sempre con il
pacchetto Co-Pilot e in abbinamento al cambio auto-
matico.
Impostando il Cruise Control l’auto corregge automa-
ticamente la traiettoria per mantenere l’auto al centro
della carreggiata. Ovviamente leggendo con le camere
frontali le strisce sulla strada, quindi se sono assenti
o scarsamente leggibili il sistema non è in grado di
funzionare. Qui il buon funzionamento del sistema di-
penderà molto dalle condizioni concrete dell’ambiente
circostante. Lo stesso vale nel caso in cui il conducen-
te lasci il volante per più di qualche secondo. Questa
tecnologia infatti, pur controllando praticamente tutto
(sterzo, acceleratore e freno), non è ancora un sistema
di guida autonoma (cioè di livello superiore al 2). Mo-
rale: NON togliete le mani dal volante. Chi guida siete
sempre voi, non la macchina.
Ci è piaciuto moltissimo, e ne riconosciamo il valore
per i punti della patente, Speed Sign Recognition, un
sistema in grado di leggere i segnali stradali e non solo.
Per la breve esperienza fatta, segnaliamo che i dati letti
dai segnali vengono incrociati con quelli delle mappe,
sia per impostare un limite di velocità quando non è
correttamente indicato, sia per capire quando un limite
di velocità sta per cambiare. Questo potrebbe essere
davvero molto utile nella routine quotidiana: la situazio-
ne tipica è all’ingresso di piccolo centro urbano, dove
possiamo trovare un cartello con il limite di velocità più
basso rispetto alla strada da cui si proviene. In questo
caso l’auto è davvero in grado di rilevare autonoma-
mente, grazie alle mappe, quando il limite torna ad es-
sere quello precedente anche nel caso non fosse in
grado di leggere il cartello successivo.
Il sistema ha ovviamente il vantaggio di evitare fastidio-
se multe e perdita di punti sulla patente, ma ha anche
l’indubbio vantaggio di evitare una possibile distrazio-
ne alla guida data dalla lettura di un cartello, magari
di quelli non perfettamente leggibili. Un altro sistema,
anche questo, inserito nel Co-Pilot Pack. Le versio-
ni senza pacchetto avranno invece in dotazione una
funzione simile, Intelligent Speed Assist, in grado co-
munque di leggere i segnali stradali, ma che si limiterà
semplicemente a impostare il limite di velocità rilevato
senza intervenire su freno e acceleratore.
Uno dei fiori all’occhiello per Ford però è Active Park
Assist di seconda generazione. La vera novità sta nel
fatto che l’auto è in grado non solo di parcheggiare ri-
conoscendo il parcheggio e agendo autonomamente
sullo sterzo, ma anche governando freno e accelerato-
re. Il conducente, in pratica, assiste passivamente alla
manovra che avviene in spazi ristretti e in tempi tutto
sommato brevi.
A bordo audio di qualità e hotspot Wi-FiOltre agli 11 sistemi di sicurezza e assistenza alla gui-
da c’è ancora tutta la tecnologia di infotainment di cui
l’auto è ricca. Si va dal sistema audio B&O PLAY con
amplificatore da 675 watt e 8 diffusori a bordo alla rica-
rica wireless integrata nel tappetino alla base del tun-
nel centrale. Per non dimenticare Head Up Display, un
piccolo rettangolo trasparente che fuoriesce da sopra
il cruscotto, su cui vengono proiettate alcune informa-
zioni utili come velocità, limiti di velocità, istruzioni di
navigazione e molto altro. Insomma, qui di tecnologia
ce n’è davvero ovunque.
Infine una menzione particolare per l’hotspot Wi-Fi di
bordo. Il servizio fa parte del Ford Pass Connect, che
è una particolare estensione dell’app Ford Pass gra-
tuita. Se quest’ultima permette di consultare punti di
interesse sulla mappa, parcheggi, ristoranti, chattare
con l’assistenza Ford e consultare i dettagli sull’auto, la
versione Connect fa qualcosa in più. Tutto si basa sul
modem di bordo in cui è preinstallata una SIM Vodafo-
ne. Con la connessione sempre attiva, il conducente
potrà essere allertato di qualsiasi cosa succede all’au-
to, anche se parcheggiata. Se si scarica la batteria, si
fora una gomma (e di conseguenza la pressione scen-
de sotto una certa soglia) o peggio ancora se l’auto
si sposta a nostra insaputa, si potrà localizzare l’auto,
aprire e chiudere le porte, accedere il motore a distan-
za e molto altro.
In più, fondamentale, ci sono i servizi di eCall. In caso
di incidente l’auto si connette automaticamente ai ser-
vizi di emergenza fornendo la posizione GPS dell’auto.
Quest’ultima è una funzione, tra l’altro, gratuita a vita,
L’auto riconosce ottimamente i segnali stradali
GUIDA ASSISTITA
Ford Focus con guida (quasi) autonomasegue Da pagina 50
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La ricerca del parcheggio avviene accostandosi alle auto ferme.
Il pad di ricarica wireless mantiene attivo il colle-gamento bluetooth dello smartphone.
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MAGAZINEn.16 / 1816 LUGLIO 2018
GUIDA ASSISTITA
Ford Focus con guida (quasi) autonomasegue Da pagina 51
mentre per gli altri servizi c’è un canone annuale che
però è gratuito per i primi 2. Successivamente si passe-
rà a 70€ per 2 anni per i servizi Ford Pass e 50€ per 2
anni per i servizi Live Traffic, che forniscono un aggior-
namento in tempo reale sul traffico con una copertura
totale del territorio.
HotSpot Wi-Fi, dicevamo. Grazie alla SIM integrata,
l’auto permetterà la connessione fino a 10 dispositivi,
anche ad auto spenta (per un massimo di 30 minuti).
Il servizio sarà gratuito per 3 mesi, dopodiché si potrà
scegliere se attivarlo per un giorno a 5€ per 10GB, un
mese a 15€ per 50GB o 120€ per una quantità di dati
davvero enorme: 1.000GB (poco più di 83GB al mese).
Head-Up display, per ricevere informazioni senza togliere gli occhi dalla strada.
Qui la tecnologia fa la differenzaPrese singolarmente, le tecnologie presenti a bordo
della Nuova Focus lasceranno indifferenti i più. Quello
che ci ha colpito, però, è lo sforzo fatto per concen-
trare tutto questo in una vettura appartenente al seg-
mento C. Un segmento molto popolare, soprattutto in
italia, perché ottimale per diverse tipologie di clienti:
famiglie, single, giovani. Focus è ottima per fare viaggi
in autostrada, non è esageratamente lunga per per-
metterne un pratico uso cittadino ed è molto apprez-
zata anche per le flotte aziendali.
Insomma, se si vuole fare in modo che un tipo di tec-
nologia abbia la maggior diffusione possibile, la si
deve montare su un’auto di questo segmento e così
ha fatto Ford, dimostrando anche un certo coraggio
nel rendere la gran parte delle funzioni di serie su
tutta la gamma, lasciandone alcune per un pacchetto
opzionale che però, secondo il listino ufficiale, costerà
appena 500€. Con 25.250€, prezzo di listino, tirando
le somme, ci si porta a casa una Focus con allestimen-
to Titanium e co-pilot pack.
Al potenziale cliente le conclusioni finali (noi ci attrez-
ziamo per una prova completa), ma se si cerca sicu-
rezza, comfort di guida e tecnologia a bordo, si può
tranquillamente dire che la Nuova Focus ha alzato
l’asticella.
AUTO ELETTRICA L’azienda italiana vuole confrontarsi con le auto di lusso di Elon Musk
FCA:“Con Alfa e Maserati puntiamo a Tesla”Una posizione molto diversa rispetto a quella che Marchionne ha tenuto per tanto tempo
di Massimiliano DI MARCO
E ra ciò che voleva Elon Musk con
la sua Tesla: dare il via a un cam-
biamento di paradigma. Le parole
di Tim Kuniskis, a capo di Alfa Romeo
e Maserati all’interno di FCA, a NBC News sono chiare e trasparenti, segno
che l’obiettivo di Musk è stato centrato:
“Qualsiasi auto viene elettrificata. Guar-
date il nostro portfolio prodotti e vedete
che stiamo inseguendo Tesla”.
Una posizione nettamente diversa ri-
spetto a quella che l’amministratore de-
legato Sergio Marchionne ha tenuto per
tanto tempo, addirittura sconsigliando ai
clienti di acquistare la Fiat e500, la ver-
sione elettrica presente esclusivamente
sul mercato americano. Una FCA che
rinnova il proprio catalogo verso il 2022,
mettendo sul piatto 9 miliardi di euro per finanziare la transizione all’elettrico,
dimenticando i diesel e strizzando l’oc-
chio anche – e soprattutto – agli appas-
sionati dei marchi di lusso, come Alfa Ro-
meo e Maserati. Che sono poi gli stessi
che Tesla ha coccolato sin da quando si
è proposta come nuova frontiera del-
l’elettrico, unendo prestazioni, accesso-
ri e supporto. Nel 2022, per esempio,
saranno sei i veicoli elettrici a marchio
Maserati lanciati sul mercato. Secondo
Kuniski l’intero catalogo di future auto
di lusso di FCA avrà “un vantaggio nelle
prestazioni” grazie al motore elettrico.
FCA farà lotta a Tesla soprattutto nelle
offerte a prezzo più modesto, forti di
un’esperienza e di un marchio più con-
venzionale che potrebbe agganciare un
tipo di pubblico che Musk e soci potreb-
bero fare fatica a cogliere.
Tesla si è posizionata come marchio di
lusso e sebbene stia iniziando a spin-
gersi verso fasce di prezzi più basse, la
sua struttura non è ancora adeguata alla
distribuzione ad ampio spettro. Dove i
produttori tradizionali, invece, sono più
forti e più organizzati.
CAR SHARING
Con DriveNow noleggi BMW e Mini per le vacanzeServe un’auto per le vacanze? Adesso si può anche partire in BMW Serie 2 Active Tourer o con Mini Cabrio attraverso il servizio di car sharing DriveNow, presente a Milano con 500 vetture. L’azienda ha aggiunto il noleg-gio di sette giorni alle sue tariffe per permettere di “viaggiare in un’auto in condizioni di migliore salute, dimen-sioni e cilindrata”. “È un esperimento che recepisce l’esigenza di famiglie, coppie o gruppi di amici che - spiega Andrea Leverano, managing director di DriveNow in Italia - avendo pianifi-cato le loro vacanze nelle tantissime e belle località italiane si trovano di fronte al problema di non avere una vettura sufficientemente adeguata sia per condizioni, che per dimensioni e cilindrata”. Il servizio settimanale è già partito e durerà fino al 3 settembre. Il prezzo, riportato sul sito ufficiale, è di 399 euro, costo che include 168 minuti di guida e 600 km percorsi.