02-Esodo

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iùtc le note contrassegnale coW asterisco * si tibliuno per Illustrazioni Variazioni e Postille finora inedite, tratte dai manoscritti del chiarissimo traduttore. In Caria Pftlriarchalì Venetiis 3. Octobris 1828, Admiltilur JAC, PATR,

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Esodo - La Sacra Bibbia edita dalla Vulgata, Tradotta e commentata in italiano dalla Bibbia Vulgata - 1841-1845

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iùtc le note contrassegnale coW asterisco * si tibliuno perIllustrazioni Variazioni e Postille finora inedite, trattedai manoscritti del chiarissimo traduttore.

In Caria Pftlriarchalì

Venetiis 3. Octobris 1828,

Admiltilur

JAC, PATR,

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I L L I B R O

D E L L ' E S O D O .

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PREFAZIONE.

Il nome dì Esodo ( che in greco vuoldire uscita ) fu dato a questo libro nellaversione eie' LXX. , perchè in esso descri-vesi in qual maniera il popolo di Dio sottoil governo rii iVIosè uscì dalT Egitto per in-camminarsi verso la terra di promissione.Abbiamo in questo libro la storia degl'israe-liti dalia morte eli Giuseppe fino ai tempodelia missione di Mosè, e ria questa sino altempo, in cui fu e r e t t o l i tabernacolo delSignore appiè del Sinai ; lo che avvenne unanno in circa dopo la par tenza degl'israeli-ti dalla terra d' Egitto. I figliuoli ci' Israeledòpo la morte dì Giuseppe, e degli altripatriarchi sono ricotti in dura penosissimaschiavitù dagli egiziani ; e Dio si muove acompassione rii essi. Mosè armato di vir tùe possanza divina è mandato da Dio a libe-rargli 5 eri egli avendo con terribili flagelliumiliato Faraone e la sua gente /conduce atraverso del mare rosso gli ebrei nel deser-to di Sur , sommerso nelle acque del mareil nemico esercito, e Io stesso Faraone, c&e

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gì' inseguiva. Giungono fmalmfnte pressoal monte Sinai, dove Dio stabilisce con es-si la granfie alleanza, e dà loro la legge, a-rlempiendo la promessa fatta ad Abramo :Fermerò il mio patto tra me e te; il se-me tuo dopo di te nelle sue generazionicon sempiterna alleanza, onde io sia ilDio tuo, e del seme tuo dopo di te • e aie darò la terra di Chanaan, Gen.xvn.»j. Il popolo viola T alleanza, adora il vitel-lo d'oro, e i sacrileghi sono rigorosamentepuniti. Ergesi finalmente il tabernacolo delSignóre, e preparasi tutto quello ch'eranecessario pel religioso culto dì Dio. In talguisa di questa nazione tratta dall'Egitto ,cioè a dire da un paese d'idolatri, Bici pres-so ai Sina) si forma una chiesa, adombran-do insieme la futura chiesa di Cristo ,la quale si forma di tutte le genti riunitemeritante una sola fede, e un solo battesi-mo, e per mezzo di molte tentazioni, e com-batti menti sotto la condotta del suo capodivino s'incammina all'acquisto della terradeVw, dell'eredità promessa ne* cieli» Congran ragione un antico interprete affermò;che quasi tuti'i misteri della chiesa cristia-na sono in questo libro adombrati e predet-ti £ in Fatti 1' apostolo delle genti dopo

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Ili

avefci insegnato a riconoscere nel passaggiodel mar rosso una figura del Battesimo diCristo, e nella manna, e nel!'acqua chesgorgò dal la pietra, una figura del cibo , edella bevanda celeste, ch'è data a noi nel-l'Eucaristia, per ben due volte pronunziageneralmente, che tut to quello che avvenneal popolo ebreo, era una perpetua figuradelle cose riguardanti il popolo di GesùCristo, T . Cor. x. <ì. i i. L' applicazione diqueste figure si trova indicata in moltissimiluoghi del nuovo testamento, e particolar-mente nelle lettere rii Paolo, le quali deestudiare , e meditare attentamente chiun-que nella lezione rlelSe scritture del vecchiotestamento brama di penetrare oltre la scor-za delli lettera, e rii giungere a ravvisare ilfine delta legg<*, l'obietto di tutte le scrlt~ture, Gesù Cristo, e la sua sposa la chiesa.Per quanto lo permetteva ia brevità , ch'iomi sono proposta, non ho tralasciato dì no-tare a7 suoi luoghi la sposizione di tali mis-teri indicata ne' libri del nuovo testamento,e più ampiamente illustrata da' padri, ri-mettendomi sovente a quel di più ch* erastato già da me detto nella illustrazione deimedesimi libri.

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I L L I B R O

DELL' E S O D O .

C A P O P R I M O .

Nomi de' figliuoli d'Israele , che entrarono nel-f Egitto, fi nuovo .Faraone tenta invano d'i/ra-pedire la loro moltiplicazione coli aggravarli dìpesi, col far uccidere^ e affogare i maschi. Pie-tà delle levatrici) le quali sono rimunerate daDio.

i«(i)-£jL«£C $unt

nomina fiUorum Israel,qui ingressi sunt inAEgyptum cum Ja-cob: si/zguli cum domi-bus suis introierunt:

2. jRuben , Simeon,Le vi, Judas>

1. vxuesti sono inomi dei figliuoli " d'I-sraele , che entraronoin Egitto con Giacobbe:ciascheduno vi andòcolla sua famiglia ;

2. Ruben, Simeon,Levi, Giuda,

(i) Gen, 46, 8.

Vers. i. Questi sono i nomi ee. Nell' Ebreo la particella dicongiunzione è posta al principio di questo libro in questa guisa:E questi sono i nomi ce.; lo che viene a indicare, come la sto-ria dell' Esodo è legata con quella della Genesi. 11 nome di JEso-do significa uscii a, perchè qui raccontasi l'uscita degli Ebreifuor dell'Egitto, e la maniera, onde Dio adempiè le promesse dimettergli in possesso della terra di Ghanaan.

Vers. -i. 3. e 4- Ruben, Simeon, Levi, ec. I figliuoli di Gia-cobbe son qui notati non per ordine di età, ma secondo l'ordine,che tenevano nella casa di Giacobbe le madri loro. 1 primi seisono della prima moglie Lia; il settimo è di Rachele; i due,«he seguono, sono della terza moglie, cioè di Baia i i due ultimi80*o della quarta, cioè di Zelpha.

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3. /ssachar, 2fabu-l<?;z, et /ifeniamin,

4- Dan, etNephthali,Cad, et Aser.

6. Erant igitur o-mnes animae eorum,qui egressi sunt defemore Jacob, septua-gìnta: Joseph autem indEgypto erat.

6. Quo mortuo, etuniversisfratribus ejus,omnique cognationeilla,

7. (i) Filii Israelcreverunt, et quasi ger-minantes multiplicatisunt; ac roborati nimis«mpleverunt terram.

3. Issachar, Zabulon,e Beniamin,

4. Dan, e Nephtbali,Gad, e Aser.

6. Erano adunquetutte le anime di colo-ro , che eran nati diGiacobbe, settanta :Giuseppe poi era inEgitto.

6. Dopo la morte delquale , e de'fratelli dìlui, e di tutta quellagenerazione,

7.1 figliuoli d'Israe-le crebbero , e come 1*erba moltipllcarono ; erinforzatisi oltre ognicredere riempieronoquella terra.

("i) Ps. 104. 24 Ac*. 7. 17,

Vers. 5. Erano ... settanta. Compreso Giacobbe1, e Giuseppeco' suoi due figliuoli.

Giuseppe poi era in Egitto. Onde (vuol dire) egli non en-trò'nell'Egitto con Giacobbe, come è detto degli altri, vers. i.,perchè egli già vi era, anzi fu egli il mezzo, di cui si servì Dioper far passare gli altri in Egitto.

Vers. 7. E come V erba moltipllcarono, ec. La qualità del cli-ma , e P abbondanza di tutto il bisognevole per sostentare la vitacontribuivano a rendere feconde a&ai le donne in Egitto; e perle stesse ragioni con gran facilità si allevavano i figliuoli. Iddio,che volea moltiplicata ben presto la stirpe d'Abramo, la feceperciò passare in Egitto ; onde non è miracolo, se ne' primi tem-pi gli Ebrei crescessero a dismisura; ma se poi considereremo leafflizioni, e la servitù, e 1' oppressione, sotto la quale in appressodovettero gemere fino alla loro partenza dall' Egitto, vedremoesser giustissimo il sentimento di s. Agostino, il quale ascrive amiracolo della divina bontà Ja loro immensa propagazione.

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8. Surrexit interearex novus super AE-gyptum, qui ignorabatJoseph:

g. Et alt ad popu-lum suum : Ecce popu-lusfiliorum Israelmul-tus, etfortior nobis est.

io. Venite, sapienteropprimamus eum, neforte multiplicetur; etsii'ngrueritcontra nos bel-/um, addatur ìnimicisnostris, expugnatisquenobis, egredia/ur deterra.

IT. Praeposuit ita-que eis magistros ope-rum, ut afftigerent eosoneribus : aedificave-runtque urbes taberna»

8. Si levò su frattan-to un nuovo re in Egit-to, il quale nulla sapeadi Giuseppe :

9. E disse al suo po-polo : Ecco che il popò-10 de'figliuoli d'Israeleè numeroso, e ne puòpiù di noi.

10. Su via, vediamd'opprimerlo con arte,affinchè non si vada in-grossando ; e in casoche ci sia mossa guer-ra , si unisca co'nostrìnemici, e vinti noi , sene vada da questopaese.

11. Dette adunquead essi de'soprastantia'iavori, affinchè questi11 caricassero di pesi :ed essi fabbricarono a

Vers. 8. Un nuovo re, il ajuah nulla sapea dì Giuseppe,Questo nuovo re era di una famiglia diversa da quella che re-gnava a tempo di Giuseppe, se crediamo a Giuseppe Ebreo : al-tri credono, ch' ei fosse Solatii il primo de* re pastori, de' qualiparla Mandone presso Giuseppe Ebreo ne' libri contro Appione.Ma realmente nulla abbiamo di certo su questo punto, se nonche questo re non era informato di quello che avea fatto Giusep-pe in pro dell' Egitto ; ovvero egli verificò 1' antico proverbiogreco: i benefizii de1 motti vanno^ prestisi imo in fumo.

Vers. 9. Ne può più di noi. E una esagerazione dettata damalignità.

Vers. io. E vìnti noi se ne vada da questo paese, Vedesi,di* era impressa negli animi degli Egiziani l'idea, che gli Ebreidoveano passare o prima o dopo in altro paese. Or la loro dhno-ta in Egitto era dì grand' utile a're.

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aliorum Pharaonìs,Phithom, et jRamesses.

12. Quantoque oppri-mebant eos , tanto ma-gis multiplicabantur^ etcrescebant.

13. Oderantque fi-/ios IsraelAEgyptii) etaffiigebant illudenteseis:

14- Atque ad amari-tudine™ perducebantvitam eorum operibusduris Iute, et lateris,omnique famulatU) quoin terras operibus pre-mebantur.

Faraone le città de1 ta*bernacoli, Phithom , eRamesses.

12. Ma quanto piùgli opprimevano, tantopiù moltipllcavano» ecrescevano.

13. E gli Egizianiaveano in odio gl'Israe-liti , e aggiungevanoallo strazio gl'insulti :

i4' E rendevan lo-ro amara la vita colcaricarli di faticosi la-vori di terra cotta, e afar de'mattoni , e inogni specie di servitù,onde gli angariavanone'lavori di campagna.

Vers. ii. Affinchè questi li caricassero dipesi, Gl'Israelitierano impiegati a fare mattoni, a acavar fosse, a fare selciate in-torno all'acque, lavorare alle cave, coltivare i campi, far i fac-chini, ec. Alcuni vogliono, che sieno stati messi anche a.fare lepiramidi si famose di quel paese. Anticamente il tributo pagava-si a' principi o colla fatica delle braccia , o co' prodotti della ter-ra , per esempio tanto di grano , d' olio, di vino , tante giornatedi lavóro, ec.

Le citta de1 tabernacoli, ec. Gli Ebrei, e con essi molti in-terpreti leggono le citta de*tesori; cioè a dire le città, dov' era-no i pubblici granai, e i magazzini di ogni specie di viveri. Ledue città qui nominate erano agli ultimi confini del regno. Phi-tom credesi la stessa, che Pathumos, collocata da alcuni nel-1' Arabia: ma ella apparteneva all'Egitto.

Vers. 12. * Crescevano. Pullulavano.Vers. 14. * Rendevano loro amara la vita, Permetteva Dio

gli strapazzi del popol suo per disgustarlo di ijuel paese, perdargli ragione di spogliare gli Egiziani nella partenza verso laterra promessa, e per punirle de' suoi peccati, ed in ispecisd'idolatria. Ezech, XXHI. v. 8. E per non dissimili fini suoi «ipermettere nel mondo le afflizioni, e le oppressioni de'giusti.

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15. Dixit autem rexAEgypti obstetricibusHebraeorum, quarumuna vocabaturSephara^altera Phua,

16. Praecipiens eis :Quando obstetricabitisHeèraeas, et partustempus advenerit, simas cuius fuerit, inter-fiche eumy sifoemijla,reservate.

^7. Timueruntautemvbstetrices Deum, etnonfeceruntjuxta prae-ceptum regis AEgypti\sed conservabant ma-res.

18. Quibus ad se ac-cersitis, rex ait: Quid-nani est hoc > quod fa-cere voluistis, utpuerossalvaretis?

19. Quae responde-runt: Non sunt He-braeaetsicutAEgyptiaemulieres : ipsae enimobstetricandi habentscientiam, et prius guaniveniamus ad eas , pa-riunt.

20. Bene ergo /ècit.Deus obstetricibus: et

15. E il re d'Egittoparlò alle levatrici degliEbrei, delle quali l'unachiamavasi Sephora,!'altra Phua,

16. E fece loro que-sto comando : Quandoassisterete le donneEbree nel tempo delparto , se sarà un ma-schio , uccidetelo ; seuna femmina, salvatela.

17. Ma le levatricitemettero Dio, e non.obbedirono al comandodel re d'Egitto ; masalvavano i maschi.

18. E chiamatele a seil re disse loro : Che èquello che voi avete vo-luto fare in salvando ibambini?

19. Risposer quelle :Non sono le donneEbree, come l'Egizia^ne : perocché elle san-no aiutarsi ne'loro par-ti, e partoriscono primache noi andiamo ad as-sisterle.

20. Dio pertanto fecedel bene alle levatrici:

Vers. 15. Parlo alle levatrici degli Ebrei. Alcuni hanno cre-duto che queste fossero Egiziane; ma gli Ebrei, e altri inicrpre^.ti dopo s. Agostino le credono Ebree, e i «orni loro sono ebrei.

Esodo, rol IL 21

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crevit pòpuhis , confor-tatusgue est nimis»

21. Et quia timue-runt obstetrices Deum,aedificavit eis demos.

22. Praecepit ergoPharao omni populoSuo , dicens : QuidguidmascuUni sexus natumfuerit, in flumen pro-jicite ; quidquid femini-ni, reservate.

e il popolo cresceva ediventava possente for-misura.

ai. E perchè le leva-trici temettero Dio, eglistabilì le case loro.

22. Intimò adunqueFaraone a tutto il suopopolo quest' ordine :Tutti i maschi, che na-sceranno , gettateli nelfiume 5 e serbate tuttele femmine.

Yers. 21. E percìie le levatrici temettero Dio, egli ec. Que-ste donne avean detto una bugìa affermando, che le donne Ebreegeneralmente non avean bisogno di assistenza ne' loro parti, equantunque a buon fine si valessero della bugìa, questa perònon lasciava di essere un male. Dio adunque rimunerò in essenon la menzogna, ma la carità, colla quale ricusarono di obbedi-re a un ingiusto comando, e si esposero al pericolo di essere pu-nite. In premio di questa generosa carità diede loro il Signorenumerosa discendenza, diede loro molti figliuoli, che stabilironle loro case, e famiglie in ricompensa de'fìgliuoli altrui, che elleaveano salvati. Vedi x» Agost. conlr. mend. cap. xv., Greg.Moral XV.HI. 3.

Vers. 22. Tutti i maschi gettateli ec. Questo crudelissimoeditto dovette essere pubblicato dopo la nascita di Aronne.

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C A P O I L

Nasce Tifosi t e esposto neW acque, e nè trailofuori\ è allevato dalla propria madre per or-dine della figliuola di Faraone , la quale loadotta. Avendo ucciso 7in Egiziano , per timoredel re fugge in l\/ladian ; dove avendo sposata.Sephora figliuola di un sacerdote, n'ebbe duefigliuoli, Gersam, ed Elìezer.

1. J-jgressus estpost haec vir de domoLevi\ (i) et accepituxorem siirpis suae:

2. Qjiae concepii, et(2) peperit filium : etvidens eum elegantem,abscondit tribus men-sibus.

i. Uopo queste co-se «n uomo della fami-glia di Le vi andò: e pre-se per moglie una don*na del suo lignaggio :

2. La quale concepì,e partorì un figliuolo ie veggendo coniglierabello, Jo nascose per tremesi.

(i) Infra 6. ao. (•?.) ffcbr. n.

Vers. i. Prese per moglie una donnei del suo tìgnnggfa.TI matrimonio di Amram figliuolo di Caath, e padre di Mosè rr-iseguito avanti la persecuzione , o almeno avanti 1' editto del re,nel quale era ordinata 1' uccisione de'maschi; mentre ìli questi»matrimonio era giri nato Aronne tre anni prima, e per ragion diJm non si Ifigge, che avessero alcuna pena i genitori. La moglie!di Amram fu Jochabed, la quale è chiamata figliuola dì Lfivì,fixod. vi. so. ; ciò»; nipote secondo P opinione più fondata. NeHtìScritture è cosa ordinaria, che diasi il nome di figlinola alla ni-pote, e anche alla pronipote. Jochabed cosi sarebbe stata cuginadi Amram. *

Vers. 9.. leggendo come egli era bello, lo nascose ec. L'Apo-stolo Paolo celebrò per questo i genitori di Mosè, dicendo: Perla fede Moie, n rito che fu, per tre mesi fu nat cotto da? suoigenitori; perche ave mio veduto, ch'era un bel bambù*); enon ebber paura delP editto del re, Hebr. xi. a3. "Vedi quelloche si è notato in quel luogo, e Atti cap. vi, 20.

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3. Cumque jam cela*re non posset, sumpsitfiscellam scirpeam, etUnivit eam bitumine ,ac pice: posuitque intusinfantulum, et exposuiteum in carecto ripaefluminiS)

\4. Stante procul so-

rore ejus , et conside-rante eventum rei,

5 ."Ecce autem descen-'debat filia Pharao/zis,ut lavareturinfiumine;et puellae ejus gradie-bantur per crepidinemalvei. Quae cum vidis-<set fiscellam in papy-rione, m/sit unam efa-mulabus suis: et a#a-tam

6. Aper/ens, cernens-qwe ineaparvulumva-gientem , miseria ejus

3. E non potendo piùcelarlo, prese un cane-stro fatto di giunchi, elo inverniciò con pecee bitume: e vi pose den-tro il piccol bambino,e lo espose in mezzo aigiunchi presso alla rivadel fiume,

4» Stando in lonta-nanza la sorella di luiad osservare quello chene avvenisse.

5. Quand*ecco la fi-gliuola di Faraone cheveniva a lavarsi nel fiu-me : e le sue camerierecamminavano lungo ilcanale. Ed ella avendoveduto il canestro tra igiunchi, mandò una del-le sue cameriere a pren-derlo :

6. E scopertolo, e ve-duto in essa il fanciul-lo, che vagiva, n' ebbe

Vers. 3. Lo espose in mazo à* giunchi. Temendo non per séstesti, ma pel bambino i genitori fanno dalla loro parte quelloche possono per salvarlo, e di poi lo rimettono alla cura dellaProvvidenza.

Vers. 4- Stantio in lontananza la sorella di -lui. Maria, laquale potea avere dieci, o undici anni.

* Stando in lontananza. Nell'originale vocabolo s'esprimelo star sospeso, sollecito, intimorito.

Ven. 5. La figliuola di Faraone. Giuseppe Ebreo le dà ilBdme 4i Terrnuthis.

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ait : De ìnfantìbus He-braeorum est hic.

7. Cui soror pueri :yist inqui^ ut vadamet vocem tibi mulieremHebraeam, quae nutrirepossit infantuhim ?

8. Respondit i Vade.Perrexit puella, et vo-cflvit matrem suam.

9. Ad quam locutafilia Pharaonis : Acci-pe, ait, puerum istum ,et nutrì mihi: ego dabotìbimercedem tuam.Su-scepit mulier, et nutrì-vit puerum: adultunìquetradidit filìae Pharao-nis .

10. Quem illa ado-ptavit in locum filii, vo-cavitque nomen ejusMqyses, diceno : Quiade aqua tuli eum.

Vers. 6. Questo è un bambino degli Ebrei. Non potè saperloinfallibilmente, se non da' segni della circoncisione. L'editto delre dava anche esso occasione di sospettarne.

Yers. io. Ed ella lo adotto in figliuolo, e gli pose nome ee.Filone scrive, che questa principessa maritata già da molto tem-po era senza figliuoli : così ella adottò Mosè ; ond' egli ebbeun' educazione degna di tal madre; anzi Filone racconta, che lafigliuola di Faraone volle farlo credere suo vero figliuolo : laijual cosa sembra accennata dall' Apostolo, Heb. xi. 34., dove di-ce, che Mose fatto grande nego di essere figliuolo della figliadi Faraone. Il nome di Mosè vogliono alcuni, che sia egiziano ,e significhi cavato dall1 acque ; altri, ch' ei sia ebreo, e signifi-chi estratto, trailo fuora. Il nome, ch*eragli stato dato nel*a

compassione, e disse :Questo è un bambinodegli Ebrei.

•7. E la sorella delbambino le disse : Vuoitu ch'io vada a chia-marti una donnaEbrea,che allevi il bambino ?

8. Rispose quella :Va. Andò la fanciulla, echiamò sua madre.

g. E a lei la figlia diFaraone : Prendi, disse,questo bambino, e alle-vamelo ; e io ti darò iltuo baliatico. Lo presela donna , e allattò ilbambino : e quando fugrande, lo diede alla fi-glia di Faraone,

io. Ed ella lo adottòin figliuolo , e gli posenome Mosè , dicendo :Io lo trassi dall' acqua.

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11. /n diebus illis,postquam creveratMoy-ses,(i)egressus est adfratres suos: v/ditqueafflictionem eorum., etvimm AEgyptium per-cutientem quemclam deHebrceis fratribus suis.

12. Cumque circum*spexissetliuc atque il-luc , et nuìlum ades-se vidisset, percussumAEgyptium abscondittabulo.

11. In tempo che Mo-se era già diventatogrande, andò a trovarei suoi fratelli: e vide laloro afflizione, e un uo-mo Egiziano, che mal-trattava uno degli Ebreisuoi fratelli.

12.E avendo girali gliocchi di qua e di là, eveduto, che nissuno erapresente, ucciso l'Egi-ziano , lo seppellì nellasabbia.

(i) Hebr. u. 24.

sua circoncisione, è rimaso ignoto. S, Stefano dice negli Atti Tcap. va. v>.., che Mosè fu istruito in tutte le scienze degli Egi-ziani. Non direna nulla di tante cose scritte da Giuseppe, da Fi-lone j e da altri intorno a Mosè , nelle «piali cose può esservi delvero, come certamente molto" vi è del falso. Non mescoliamo lefavole gìudaichfe colla verità delle Scritture.

Yers» 11.'In- tempo che Iffose eragià diventata grande, an-do ec. Egli avea quarant' anni, allorché mosso certamente da spi-rito superiore ando a far visita a quelli di sua nazione. fedi Al-ti cap, vu. E da quel tempo in poi vegliamo , com' egli abban-donò totalmente la casa reale, in cui era stato allevato eleggen~do piuttosto di essere afflino col popolo di Dio, che di godereper un tempo nel peccalo, maggior tesoro riputando V obbro-brio di Cristo', che le ricchezze dell* Egitto; perocché miravaalla ricompensa, Hebr. xi. 25. ?.G.

Vers. 12. Ucciso V Egiziano, lo seppelFi ec. Mosè cominciaqui a far le parti di difensore, e salvatore del popol suo. S. Ste-fano (Alti cap. vii. ?.5.) descrivendo questo fatto , ci spiega an-cora a qual fine Dio diede cuore a Mosè di fare un tal colpo";Vedutone uno (de*fratelliJ che veniva maltrattalo, prestagli«tutto, e fece le vendette delV appresso, ucciso P Egiziano, Orei si pensava , che i suoi fratelli intenderebbono, come Dio•per mano di lui dava loro la salute ; ma essi non intesero.Così riguardo a questo fatto dell' Egiziano ucciso 1' apologià diMosè è fatta dallo stesso spirito del Signore , da cui Mosy aveaintesa già la sua vocazione.

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i3. Et egressus die'altero, conspexit duosHebroeos rixantesi di-xitque ei, qui faciebatinfuriami Quare percu-tis proximum tuum?

i4« Qui respondit-.Quis te consdtuit prin-cipem, et judicem supernos? num occidere metu vis , sicut heri occi-disti AEgyptìum? Ti-muit Moyses't et ait;Quomodo palam fa-ctum est verbum istud?

15. Audivitgue Pha-Yao sermojiem hunc, etquaerebatoccidereMoy-seni qui fugiens de con-spectu ejus moratus estin terra Madian , et 'iyedit juxta puteum.

16. EranlLautem sa-'cerdoti Madian septemfiliae, quae venerunt adìiauriendam aquam : etimpletis canaUbus, ada-

13. E andatovi il d{seguente , vide due E-breì, che erano in rissa ;e disse a quello che fa-ceva ingiuria : Per qualmotivo maltratti il tuoprossimo?

14. Quegli rispose :Chi tiha costituito prin-cipe, e giudice sopra dinoi? vuoi tu forse ucci-dermi, come ieri am-mazzasti P Egiziano ?Temè Mosè, e disse;Come mai è venuta ascoprirsi tal cosa ?

15. E fu informatoFaraone del fatto,e cer-cava di uccider Mosè :il quale fuggendo dalcospetto di lui andò astare nella terra di Ma-dian, e si pose a sederevicino a un pozzo.

16'. Or un sacerdotedì Madian avea settefiglie , le quali venneroad attinger acqua : e a-vendo empiuti i canali

Vers. 15. Ando a. ìlare nella terra di Madian. Giuseppe, emolti interpreti mettono il paese, dove fuggi Mosè, nell' ArabiaPetrea sul lido orientale del mar Rosso non lungi dal monte Si-nai. Notisi, come Mosè comincia quia partecipare agli obbrobriidi Cristo: egli è costretto di andar fuggitivo; è ridotto in pover-tà , dispregiato , e in cattivo odore non solo presso gli Egiziani,ma anche nell' estimazione de1 suoi stessi fratelli

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quare cupìebant gregespatris sui.

17. Supervenere pa-stores, et e/ecerunt eas:vpurrexitque Mo/ses, etdefensis puellis, ada-^uavit oves earum.

18- Quae cum rever-tìssent ad .Raguel pa~trem suumjdixit ad eas:Cur velocius venistzssolito?\ 9. Responderunti

Vir aegyptius libera*vit nos de manu pasto-rum: insuper et hausit«quam nobiscum , po-tumque dedit ovibus.

20. At ille: Ubi est?inquit. Quare dimisistìs

volevano abbeverare igreggi del padre loro.

17. Ma sopraggiun-sero de' pastori, i qualile discacciarono : e Mo-sè si levò su, e prese ladifesa delle fanciulle , eabbeverò le loro pecore.

18. E tornate che fu-ron queste a casa di Ha-guele padre loro , disseegli: Come siete torna-te più presto del solito?

19. Risposero : Unuomo egiziano ci hasalvate dalle mani deipastori : e di più ha da-to di mano ad attingereacqua con noi, e ha al>beveralo le pecore.

so. E quegli : Dov'è?disse. Perchè lo avete

' Vers. t6. Or un sacerdote di Madlan ec. Questi era sacerdo-te del vero Dio ; altrimenti Mosè non si sarebbe imparentatocon lui. Vedi anche Exod, cap. xvm. i r . 12. Egli era sacerdote,come Melchisedech, Giob, e i patriarchi, andando unito in que*tempi il sacerdozio alla dignità di capo di famiglia. Alcuni lofanno anche re di Madian; ma il vedere in qual maniera fosserotrattate le figliuole di lui da' pastori, non lascia luogo di creder-lo rivestito di potestà reale.

Vers. 18. Tornate ... a casa di Raguele padre loro, ec. Que-sto Raguele credesi assai comunemente, che sia lo stesso, cheJetro, e avesse tutti questi nomi, Jetro, Raguel, Hobab, Geni :altri pretendono, che Raguel fosse il nonno di quelle fanciulle ,e padre di Jetro.

Vers. 19. Un uomo egiziano ec. Alla maniera di vestire fupreso Mosè per un egiziano.

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homlftem? vocale eum,«t comedat panem,

21. Juravit ergo 3foj*ses, quod habitaret cumeo: (i) accepitque Se-phoramfiliam ejus uxo-rem.

22. @uae peperit eifilium, (juem vocavitGersam, dicens: Adve-nafui in terra aliena.Alterum vero peperit,(juem vocavit Eliezer,dicens: Deus enim pa-trz's mei adjutor meuseripuit me de manuPharaonis.

a5. Post multum ve-ro temporls mortuus estrex Mgypli: et ingemi-scentes filii Israel pro-pter opera "vociferatisunt: ascenditene cla-mor eorum ad Deum aboperibus.

24. Et audivit gemi-tum eorum, ac recorda-tus est foederis, quod

lasciato partire ? chia-matelo a mangiare delpane,

21. Mosè adunquefè* giuramento di dimo-rare in sua casa : e pre-se per moglie Sephorasua figliuola.

22. La quale gli par-torì un figliuolo , a cuipose nome Gersam , di-cendo : Sono stato pel-legrino in terra stranie-ra. Ne partorì poi unaltro , cui chiamò Elie-zer, dicendo : II Dio delpadre mio mi ha soccor-so , e liberato dal pote-re di Faraone.

20. Di lì a molto tem-po mori il re d'Egitto:e gemendo i figliuoli d'I-sraele sotto i travagli al-zaron le grida : e i loroclamori per ragion deitravagli salirono a Dio.

24. Ed egli udì i lorosospiri, e si ricordò delpatto fermato conAbra-

(i) Infra. 18. 2. et 3. i. Par. a3> 15.

Vers. 22. Pose nome Gersam^ Ger significa pellegrino, eSani ivi.

Cui chiamo Eliezer. Vale a dire Dio mio aiutatore.21 *

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pepìgit eum Abraham,Jsaac, et Jacob.

26. Et respexit Do-minus filios Israel, etcoernovit eos.

mo , con Isacco, e conGiacobbe.

26. E il Signore vol-se gli occhi a' figliuolid'Israele, e li riconobbe.

C A P O III.

Il Signore apparisce in un roveto, che arde seri'za consumarsi, a Mosè , che pasce le pecoredi Jetro suo suocero. Lo manda ancor suomalgrado a liberare i figliuoli d'Israele dallemani di Faraone> con ispogliare gli Egiziani.

1. 1-vA.oyses autempascebat oves Jethrosoceri sui sacerdotisJftadian : cumque nzi-nasset gregem ad in-teriora deserti, venitadmonte™ Dei Horeb.

2. Apparuitque eiDominus in fiamma i-gnìs de medio rubi: etvidebat, quod rubus «r-deret, et non combure-retur. Act. 7. 3o.

i.UrMosè pasce-va le pecore di Jetrosacerdote di Madian ,suo suocero : e avendocondotto il gregge alfondo del deserto, giun-se al monte di Dio Ho-reb.

2. E gli apparve il Si-gnore in una fiammaardente di mezzo ad unroveto : ed egli vedeva,che il roveto ardeva , enon si consumava.

Vers. a5. E lì riconobbe. Si dice, che Dio riconobbe i figliuolidi Abramo nello stesso senso , che nel versetto precedente si di-ce , ch' ei sì ricordo di loro ; perchè adesso era il tempo , in cuisecondo gli eterni decreti suoi volea por mano a liberarli.

Vers. i. Giunse al monte di Dio Horeb. 11 monte Horeb enel!' Arabia Petrea , ed è vicinissimo al Sinai. Egli è anticipata-mente chiamato monte di Dio a motivo delle apparizioni, e nvelazioni che ivi ebbe Mosè. In questi luo^lii credesi scritto dalui il libro della Genesi a consolazione de7 suoi fratelli.

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3.Dixit ergo Moyses:Tadam, et videbo vi-sionem hanc magnani,quare non comburalurrubus.

4. Cernens autemD ominus, quod pergeretad videndum, vocaviteum de medio rubi, etait : Moyses , Moyses.Qui respondit: Adsum,

6. At ille : Ne appro-pìes, inquit, huc : solvecalceamentum de pedi»bus tuis: locus enim,Ì7iquo stas, terra sanctaest.

6. Et ait: (i.) Egosum Deus patris trii,Deus Abraham, DeusIsaac , et Deus Jacob.

3. Disse adunque Mo-se : Anderò ad osserva-re questa visione gran*de , come mai il rovetonon si consumi.

4. Ma il Signore veg-gendo, come egli si mo-vea per andare a vede-re , chiamollo di mezzoal roveto , e disse : Mo-se, Mosè. Ed ei rispose :Son qui.

6. E quegli : Non av-vicinarti , disse, a que-sto luogo : sciogli da-tuoi piedi i calzari : peìrocche santa è la terraidove tu hai i piedi.

6. E disse : Io sono ilDio del padre tuo, il Diod'Àbramo, il Dio d'Jsac-co, e il Dio di Giacobbe,

(i} Mfttth. 22. 3a. Mare, 12- 26. Lue. 20. 07.

Vers. •?.. Gli apparve il Signore ec. Per comune opinionede'Padri colui, che apparve a Mese nel roveto ardente, fu il fi-gliuolo di Dio ; e il solo riflettere, che quegli si attribuisce 1'au-torità e l'essenza di Dio , e ne prende il nome incornimi!-abile ,ciò, dico, può bastare a persuadere chi ricusasse di ari elidersiali' autorità per motivo di aver dubitato su questo punto alcunodegli antichi Padri. L'Ebreo legge V Angelo del Signore; maanche il Figliuolo di Dio è chiamalo altre volle l'Angelo; anzisecondo la vsigniij fazione di questo nome egli è il vero Angelo ,il Nunzi», l'Ambasciatore di Dio agli uomini.

// rovtlo ardeva e non si consumava. La fiamma circondavatalmente i rami del roveto, che pareva , ch' egli pillasse fuoco ,restando però sempre illeso : immagine dello stato di More , <:des;!' Israeliti posti da Wo nel fuoco della iribolazione , da cuiIHTÙ doveano uscire illesi e gloriosi.

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Abscondit Moyses fa-ciem suam : non enim«udebataspicere contraDeum.

7. Cui alt "Dominus jVidi afflictionem popu-li mei ili AEgypto, etclamoreTjfi ejus audivipropter duritiam eorum,qui praesunt operibus :

8. Et sciens doloremejus descendi, ut libe-rem eum de manibusAEgyptiorum, et edu-cam de terra illa interram bonam , et spa-ziosa/n, in terram^ quaefluit lacte, et melle, adloca Chananaei, et Ne'thaei et Amorrhaei, etPherezaei, et JSTevae/,et Jebusaei.

Si coperse Mosè la fac-cia : perocché non ardi-ya di mirare verso Dio.

7. E il Signore glidisse : Ho veduto l'affli-zione del popol mio inEgitto, e ho udite le suegrida cagionate dalla du-rezza di coloro, che so-printendono a'lavori :

8. E conoscendo i suoiaffanni son disceso a li-berarlo dalle mani degliEgiziani, per trarlo diquella terra ad una ter-ra buona, e spaziosa, aduna terra, che scorrelatte , e miele , alle re-gioni del Chananeo, edell'Hetheo, e dell'A-morrheo, edelpherezeo,e dell' Heveo, e del Je-buseo.

Vers. 5. Sciogli da? tuoi piedi i calzari, ec. Questo rito dino-ta l'interiore umiltà, e riverenza, colla quale dee 1' uomo pre-sentarsi davanti alla maestà del Signore: passò questo rito agliEbrei, e i sacerdoti facevano le loro funzioni nel tempio a piediscalzi, come afferma Teodoreto, e sembra indicarsi nel capo xxx.19. Fu poi praticato questo rito anche da'Gentili, onde queldetto attribuito a Pitagora: sacrifica, e adora compie nudi.

Vers. 6. Si coperse Mosè la fàccia, ec. Vedesi, come la pre-senza dì Dio infonde nell' animo di Mosè un sentimento grandedella propria bassezza e indegnità.

* Io sono il Dio. Ebr. Io il Dio del Padre tuo.Vers. 8. Ad una terra buona, e spaziosa , ad una terra , ec.

S. Girolamo le dà cento sessanta miglia di lunghezza da Dan aBersabea, e quarantasei di larghezza da Jopjpe a Bethlehem. Se-

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g. Clamor ergo filio-rum Israel venitad meividique afftictionem eo-rum, qua ab AEgyptiisopprimuntur.

10. (i) Sed veni, etmittam te ad Pharao-nem,ut educas populummeum^filios Israel deAEgypto:

11. Dixitque Moysesad Deum". Quis sumego, ut vadam ad Pfia-raonem, et educamfiliosIsrael de AEgypto ?

12. Qui dixit ei : Egoero tecum : et hoc habe-

9. Le grida , io dico <de'figliuoli d'Israele so-no pervenute a me : eho mirata l'afflizioneloro , sotto di cui sonooppressi dagli Egiziani.

10. Ma vieni, e io tispedirò a Faraone , af-finchè tu tragga il po-polo mio, i figliuoli diIsraele dall* Egitto,

11. Disse Mosè a Dio :Chi son io per andare atrovar Faraone , e pertrarre i figliuoli d?Israe~le dall'Egitto?

12. Ed ei gli disse :Io sarò con te : e il se-

(i) Psalm. io4- 26.

condo queste misure la terra promessa non è di un' eccessivaestensione: ma il titolo, che le si dà qui di ampia terra, è re-«lativo al paese di Gessen molto angusto riguardo al numero de-gli Ebrei, e riguardo a questa medesima terra. Quanto alla suafertilità può vedersi quello che ne ha scritto il Brocardo, il qua-le circa trecento anni sono vi passò dieci interi anni. La sola po-polazione quasi incredibile, che in essa si manteneva, è una di-mostrazione insuperabile della bontà de' terreni di Chanaan ,Questa specie di filosofi, i quali in questi nostri tempi si aiuta-no , quanto possono, per oscurare tutte le verità ancor piìi ma-nifeste , affin di poter negare la fecondità della terra santa, deb-bono avere in contanti, che la nazione ebrea mangiasse de' sas-si , Riguardo allo scorrervi latte e miele, benché questa siaim' espressione iperbolica simile ad altre usate anche da autoriprofani per descrivere la fecondità d'un paese, l'abbondanza del-ì* uno e dell' altro è attestata da modernissimi viaggiatori.

Vers. 11. Chi sono io per andare ec. Egli sapeva già di esse-re stato eletto da Dio a tale impresa; ma considerando qui la suadebolezza e incapacità, per sentimento non di diffidenza , ma diumiltà sta titubando.

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MS signum, quod mise*rìm te : Cum eduxerispopukim meum deAEgypto, immolabìsDeo super monte mi s tum,

15. Ait Moyses adDeum: Ecce ego vadamadfilìos Israeli et di-eam eis : Deus patrumvestrorum mìsìt me advos. Si dixerint mihi :Quod est nomen ejus ?fjuid dicam eis ?

i4. Dixit Deus adMoysem EGO SUM,qui SUM. Alt-, sicdices filiis Israeli Q UIEST, mìsit me ad vos.

gno, che tu avrai dell'a-verti io mandato , saràquesto : Quando avraitratto il mio popolo fu ordell' Egitto, offrirai sa-crifizii a Dio sopra diquesto monte.

13. Disse MosèaDio:Ecco ch'io anderò a tro-vare i figliuoli d'Israele,e dirò loro : II Dio deipadri vostri mi ha spe-dito a voi. S' ei mi di-ranno : Qual è il suonome ? che dovrò io dirloro ?

14. Disse Dio a Mo-sè: IO SONO QUEGLI,CHE SONO. Così diraia' figliuoli di Israele :COLUI, CHE È, mi haspedito a voi.

Vers. li. Il segno che mirai delV averti io mandalo, <?c,Conferma Dio la missione di Mosè , che è rpiello che dovea ba-stare a lui per adempirla animosamente sulla certa fidanza del-l'aiuto di chi lo mandava, lo sono, che ti spedisco ; io per conse-guenza sarò con te, e in segno, che ti spedisco, ti prometto, chetu, liberato il popolo dall'Egitto, offerirai a me sacrifìzio sopraquesto stesso monte. Segno simile fu dato ad Ezechia, e anchea Davidde. Vadi \. Reg. \\i. 13., 4- ReS- XIX> 20'

* Offerirai sacrijizii a Dio sopra di questo monte. PoteaIHo dargli per segno i miracoli che avrebbe fatti ben tosto ; madandogli un segno rimoto, e in certa maniera inferiore, più eser-citava la fede di Mosè.

Vcrs. 14. IO SONO QUEGLI CHE SONO. S. «Tovauniitoli'Apocal. i. 8. espresse la forza di questo nome, dicendo: Co-lui ch' è, che era , e che sarà. Vedi le note a questo luogo. Di-notasi con questo nome la necessità dell'esistenza di Dio, l'eter-nità, l'immutabilità, f la pienezza dell'essere. 1 filosofi pagani Te*-

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16. Drxitque iterumDeus ad Moysen : Haecdices filiis Israel : Do-tninus Deus pat.rum ve-strorum, Deus Abra-ham , Deus Isaac, etDeus Jacob, misit mead vo.9. Hoc nomejt mi-hi est in aeternum; ethoc memoriale meumin generationem-i et ge-neratio7iem.

16. pade, et congre-ga seniores Israel, etdices ad eos : DominusDeus patruni vestrorumapparuit mihi, DeusAbraham, Deus Isaac,et Deus Jacob, dicens :Visitans visitavi vos,et vidi omnia quae ac-ciderunt vobis in AEgy-pto.

15. E di nuovo disseDio a Mosè : Queste co-se dirai a' figliuoli d' I-sraele : II Signore Diode' padri vostri, il Diodi Abramo, il Dio d' I-sacco , e il Dio di Già-cobbe mi ha mandato avoi. Questo nome io hoin eterno, e con questomi rammenteranno pertutte le generazioni.

16. Va, e raduna i se-niori d'Israele, e dirailoro: II Signore Dio deipadri vostri mi è appa-rito , il Dio d'Àbramo ,il Dio d'Isacco , il Diodi Giacobbe, e ha detto:Io vi ho visitati atten-tamente , e ho vedutotutto quel che è statodi voi nell'Egitto.

cero «so di questa definizione di Dio; onde Piatone nel Timer»scrive, che "quello- «erte è T ch'è eterno ed immutabile: le altrecose poi, anzi che essere, più veramente non sono: quindi anco-ra la celebre iscrizione del tempio di Delfo: Tu sei. La manieradi pronunziare il nome incomunicabile di Dio è diversa negliantichi autori, e ne'Padri. S. Girolamo, e Origene pronunzianoJao. Vedi il primo in Ps. 8., e il secondo, lib. 6. coni. Cels. Ipiù lo pronunziano Jehovah: i Giudei non pronunziano questonome ; ma incontrandolo nel testo della Scrittura leggono Incambio di esso Adonai.

Con questo mi rammenteranno ec. Con questo nome Je-hovah io sarò rammentato e invocato ne' tempi avvenire.

Vers. 15. Mi rammenteranno. Faranno memoria di me.Vers. 16. I seniori (T Israele. Alcuni per questi seniori in^

tendono un consiglio, o sia senato permanente eletto pei- prov-vedere alle occorrente di quella repubblica sotto la dipendenza

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17. Et dixi, ut edu-cam vos de afflictioneAEgyptiin terram Cha-nanaei, et JSTethaei, etAmorrhaei, et Phere-zaei, etZfevaei, et Jebu-saei, ad terram fluen-tem lacte, et melle.

18. Et audient vocem'tuam : ingredierisquetu, et seniores Israel adregem AEgypti,etdices«d eum : Dominus DeusHebraeorum vocavit/?os :ibimus viam triumdierum in solitudinem,ut immolemus DominoDeo nostro.

19. Sed ego scio,'quod non dimittetvosrex AEgypti, ut eató's,j?isi per manum va*lidam.

20. JExtendam enimmanum meam, et per-cutiam AEgyptum incunctis mirabitìbus

17. E fio decretatadi trarvi dalla oppres-sione d'Egitto alla ter-ra del Chananeo, e del-1' Hetheo , e dell'Amor-rheo, e delPherezeOje dell' Heveo, e del Je-buseo, a una terra, chescorre latte , e miele.

18. Eglino ascolte-ranno la tua voce: eanderai tu co'seniorid'Israele dinanzi al red'Egitto, egli dirai:II Signore Dio degli E-brei ci ha chiamati: noifaremo Ire giornate diviaggio nella solitudineper offerir sacrifizio alSignore Dio nostro.

19. Ma io so, che ilre di Egitto non vi la-scerà andare, se non for-zato da mano potente.

20. Perocché io sten-derò la mia mano, e fla-gellerò l'Egitto con tut-ti i prodigi,che io sono

del re d'Egitto: altri vogliono, che in questo luogo sieno indicatisolamente i capi delle tribù, e i più ragguardevoli uomini ri-spettati non per la legittima potestà , di cui fossero rivestiti, maper la loro età e virtù.

Vers. 18. faremo tre giornale di viaggio te. Dio fa sapere altiranno parte del vero , gliene cela 1' altra parte. Da Gcssen alSinai non v' ha più di tre giornate dì strada. Il sacrili zio doveafarsi sul Sinai, ver s. i a.

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meis, quaefacturus sumin medio eorum: posthaec dimittet vos.

21. Daboque gratiampopulo huic coramAEgyptiis : (i) et cumegrediemini, non exibi-tis vacui :

22. Sed postulabitmulier a vicina sua, etab hospita sua vasaargentea , et aurea, acvestes : ponetisque eassuper filios , et filiasvestras, et spoliabitisAEgyptum.

per fare tra di loro : do-po questi vi lascerà an-dare.

21, E faro sì, che que-sto popolo troverà gra-zia al cospetto degliEgiziani; e quando par-tirete, non uscirete conle mani vote :

22. Ma ogni donnachiederà alla sua vicina,e alla sua casiglìana,vasi d'argento, e d'oro,e vestimenta : e li por-rete addosso a'vostri fi-gliuoli, e alle vostre fi-glie , e spoglierete l'E-gitto,

(ij Infr, n. 2. et ta, 35,

Vers. 52. Ogni donna, chiederle alla sua vicina, ec. Si vede,che gli Ebrei viveano mescolati cogli Egiziani nella terra dìGessen.

E spogliente V Egitto. Ottima maniera di acquisto ella àquesta donazione, che Dio fa agli Ebrei di tutto quello che po-tranno prendere dall' Egitto ; e questa donazione fu loro fatta (laDio in pagamento e compensazione delle fatiche sofferte da essiin servendo al re, per le quali nissuna mercede non era statarenduta giammai. Fedi Sap. \. 17. Tertull. lib. 11. cont. Mare,cap. 3.0. conquide gli empii, i quali da questo luogo preserooccasione di bestemmiare contro Dio, come autore del peccato.

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C A P O I V .

Mosè dopo aver ricevuti da Dìo tre segni disua missione si scusa in varii modi tuttora; efilialmente s'arrende, e torna in Egitto collamoglie, e i figliuoli. L'Angelo minaccia di uc-cider Mosè: ma la moglie circoncide il figliuo-lo. Àronne va incontro a Mosè, e insieme van-no'a trovare i figliuoli d'Israele.

i. JLÌ espondensMoyses ait ; Non credentmihi, neque auclientvocem meam ; sed di"cent : Non apparuittibiDominus.

2,Dixit ergo ad eum:Quid est, quod tene s inmanu tua ? Respondit :V'irla.

3.Dixitque Dominus:Projìce earii in terram.Projecit, et versa est incolubrum, ita utfugeretMoyses.

4.Dixitque Dominus:Extende manum, tuam,

1. JlVispose Mosè, edisse: Ei non crederan-no a me, e non ascolte-ranno la mia voce , madiranno: II Signore nonti è apparito.

2. E quegli disse alui : Che è quello , chetu hai in mano? Rispo-se : Un bastóne.

3. E disse il Signore:Gettalo per terra. Logettò, e cangiossiin ser-pente , tal che Mosè sifaggi-

4- E disse il Signore:Stendi la tua mano , e

Vers. i. Ei non ini crederanno. Dio avea detto a Mosè , che iseniori avrebbero creduto; ma questi teme la durezza e pervica-cia del popolo ben conosciuta da lui, e la quale gli diede poitanti affanni.

Vers. 3. Lo getto, e cangiassi in serpente. I miracoli qui de-scritti doveano servire ad autenticare la missione di Mosè , e astabilir lui medesimo nella speranza dell' aiuto divino per sor-montare le grandissime difficoltà, ch' egli dovea incontrare.

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et appreliende caudamejus.Extendit> ettenuit,versaque est in virgam.

6. Ut credant, inquit^quod apparuit uhi Do*minus Deus patrumsuorum, Deus Abra-ham , Deus Isaac, etDeus Jacob.

6. Dixitcjuè Dominusrursum : Mitte manumtuam in sinum tuum.Quam cum misisset insinum, protulit lepro-sa/n instar n/vis.

7. Retrahe , ait, ma-num tuam in sinumtuum. Retraxit, et pro-tulit iterum, et erat si-milis carni reliquae.

8. Si non crediderint,inc/uit, tibi,neque audie-ri/zt sermonem signiprioris, credent verbosigni sequenti.^.

9. Quod sì nec duo-bus quidem his signiscredidermt, neque au-dierint vocem tuam,sume aquam fluminis,et effunde eam superaridam, et quidquidhauseris de Jluvio, ver-te tur in sanguinem.

prendilo per la coda.Stese la mano, e lo pre-se, e ritornò- un bastone.

6. Affinchè credano,disse, che è apparito ate il Signore Dio deipadri loro, il Dio di &«bramo, il Dio d'Isacco,e il Dio di Giacob.be.

6. E il Signore dissedi nuovo : Mettiti inseno la tua mano. Emessa ch* ei 1' ebbe inseno , la cavò fuora co-perta di lebbra biancacome neve.

7. Rimettiti, disse(Dio), la mano in seno.La rimise, e la cavò fuo-ri di nuovo , ed era co-me 1' altra carne.

8. S'ei non crederan-no , disse , a te , e noncapiranno il linguaggiodel primo prodigio , siarrenderanno a quellodel prodigio seguente.

9. Che se a nissun deidue prodigi crederanno,e non ascolteranno latua voce, prendi dell'ac-qua del fiume, e versa-la per terra , e quantone avrai attinta dal fiu-me , si convertirà in,

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10. Ait Moyses:Obsecro, Domine, nonsum eloquens ab heri,et nudiustertius : et exquo locutus es ad ser-pumtuum, impeditioris,et tardioris linguaesum.

11. Dixit Dominusad eum : Quis fecit osNominis ? aut quis fa-bricatus est mutum, etsurdum, videntem , etcaecum ? nonne ego ?

12. Perge igitur, (i)et ego ero in ore tuo,doceboque te, quid lo-quaris.

13. At ille, ossecro,inquit, Domine, mitte,y wem missurus es.

10. Disse Mosè: Per-dona, o Signore, io nonera uomo facondo per lopassato : anche dopoche tu hai parlato altuo servo, io son tardodi lingua, e balbuziente.

11. Disse a lui il Si-gnore : Chi ha fatto labocca dell' uomo ? e chiha formato il mutolo, eil sordo, il veggente, e ilcieco? non son io quegli?

12. Va adunque, e iosarò nella tua bocca, eti insegnerò quello chedovrai dire.

i5. Ma quegli disse:Di grazia, Signore, man-da colui, che tu sei permandare.

(i) Matth. io. ao.

Ver». 9. * Sì convertirà in sangue. Affine di render credibilein sulle prime la sua parola, esibisce il Signore de' prodigi. Manon ne accorda a chi già dimostrata la rivelazione, ne richiese inconferma de' nuovi. Matth. XXVH. v. 42- Mare. xv. v. 3z.Lue. xi. v. 16.

Vers. i o. Anche dopo che tu hai parlato al tuo servo, io so~no ce. Quantunque tu renda eloquenti le lingue de'pargoletti,contutlociò io non ho acquistato maggiore scioltezza, e facilità diparlare, dopo che tu ti sei degnato di parlare con me. Parago-nando il testo originale colla volgata si vedrà, che questo è il ve-ro senso di questo luogo, e che Mosè non dice , come taluno hapensato , che la difficoltà di parlare sia cresciuta in lui dopo ch*Dio gli avea parlato. Ma notisi, come Dio volle, che questo gran-de operator di prodigi non avesse libera e franca la parola, affin-chè non a lui, ma a Dio si attribuisse la lode di quello ch' eglioperò, ed egli stesso in mezzo a tanta gloria si teneste nell'umiltà,

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14» /ratus DominusIn Moysen alt : Aaronfrater tuus ievites,scio, quod eloquens sit:ecce ipse egredietur inoccursum tuum, videns-que te laetabitur corde.

16. Loquere ad eum,et pone verbo, meo, inore ejus : et ego ero inore tuo, et in ore illius,et ostendam vobis quidagere debeatis.

Infr. 7 .2 .16". Ipse loquetur pro

te ad populum , et eritos tuum : tu autem erisei in his, quae ad Deumpertinent.

14. Si crucciò il Si-gnore contro Mosè, edisse : Aronne tuo fra-tello figliuolo di Levi,so, che è eloquente :ecco che egli viene aincontrarti, e rallegre-rassi di cuore in veden-doti.

15. Parla a lui, emet-ti in bocca a lui le mieparole : e io sarò nellatua bocca , e nella boc-ca di lui, e mostrerò avoi quello che abbiate,a fare.

16. Egli parlerà invece tua al popolo, e sa-rà la tua bocca : tu poilo governerai in quellecose , che a Dio appar-tengono.

Vers. 13. Manda colui che tu sèi per mandare. Giacché tu ,o Signore, vuoi mandare un liberatore che tragga il tuo popolòda una schiavitudine assai peggiore che quella dell'Egitto, man-dalo adesso ad eseguire 1' una e 1' altra liberazione : cosi i Padrigeneralmeute intendono, che Mosè a Dio domandi la venuta delCristo indicato tante volte nella Scrittura col nome d'Inviato,Ambasciatore, Mes§o di Dìo.

Vers. 14. Si cruccio il Signore ec. Come un uomo si crucciadi un inferiore, il quale per umiltà ricusi d'incaricarsi di unimpiego, ch'ei crede superiore alla sua capacità. La Scritturaparla di Dio con frasi prese da quello che accade tra gli uomini:del rimanente i Padri scusano la renitenza di Mosè , e ne lodanoP umiltà.

Vers. 16. Tu poi lo governerai nelle cose, ec. L'Ebreo: Tusarai a lui in luogo di. Dio: tu gli spiegherai la mia volontà i edegli ascoltando .te ascolterà me stesso.

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17. Virgam quoqueItane sume in manutua, in quafacturus e ssigna»

18. Abiit Moyses, etreversus est ad Jethrosocerum suum, dixit-que ei : J^adant, et re-vertar adfratres meosin AEgyptum> ut vi-deamt si adhuc vivant.Cui ait Jethro : Vadein pace.

19. Dìxit ergo Domi-nus ad Moyseii in Ma-dìan : Vade , et rever-tere in dEgyptum :mortuisunt enim omnesquic/uaerebant animamtuam.

20. "Pulii ergo Wtftysesuxorem suam, etfiliossuos, et imposuit eossuper asinum, rever-susque est inAEgyptumportans virgam Dei inmanu sua.

21. Dixite/ue ei Do-minus revertenti inAEgyptum: Fide, ut

17. Prendi anche mmano questa verga, col-la quale opererai pro-digi.

18. Mosè se n' andò ,e tornò al suo suoceroJetro , e gli disse : Iome ne andrò per torna-re a' miei fratelli in E-gitto, e vedere, se sonoancor vivi. Tetro gli dis-se : Va in pace.

19. E il Signore dis-se a Mosè in;Madian «Va, e torna in Egitlo :perocché son morti tut-ti quelli che volevano latua morte.

20. Prese adunqueMosè la sua moglie, e isuoi figliuoli, e li posesopra un asino, e se netornò in Egitto, portan-do in mano la verga diDio.

21. E il Signore dis-se a lui mentre se netornava in Egitto : bada

Vers. 18. Va in pace. I LXX. aggiungono, che il re d'Egittoera morto ; vale a dire quel re che volea far morire Mosè,cctp. n. 15.

Vers. ac. Portemelo in mano la verga ce. Era lo stesso ba-stone usato da IVfosè nel sno mestiere di pastore di pecore; maqui è detto la verga di Dio per quello che Dio avea fatto e vo-lea ancor fare per mezzo di essa.

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omnia ostenta, quaeposui in manu tua,fa-cias coram PTiaraone :induralo cor ejus, etnon dimittet populum.

22.Dicesquead eum:J7aec dicit Dominus:Filius meus primoge-nitus Israel :

23. Dixitibi: Dimit-fó filium meum, ut ser-viat mihi; et noluistidimittere eum : ecceergo interficiam filiumtuum primogenitum.

24- Cumque esset initinere in diversorio,occurrit ei Dominus, etvolebat uccidere eum.

26. Tu#t il^co Se-phora acutissimam pe«

di fare tutti i prodigi,che io ho posti nelle tuemani, al cospetto diFaraone : io indurerò ilcuore di lui, ed ei nonlascerà partire il popolo.

22. E tu gli dirai:Queste cose dice il Si-gnore : Israele è il fi-gliuol mio primogenito :

23. Io ti ho detto :Lascia andare il mio fi-gliuolo, affinchè mi ser-va ; e non hai voluto la-sciarlo partire : ecco cheio darò morte al tuo fi-gliuolo primogenito.

24.E mentre egli eraper viaggio in un alber-go, il Signore si presen-tò a lui, e volea farlomorire.

26. Prese tosto Se-phora una pietra molto

Ver s. si. Io indurerò il cuor di lui. Vedi quello che si è det-to sopra queste parole nella lettera a' Romani, cap. ìx. Dio , di-ce s. Agostino, non indura giammai col dare la malizia, macol negare misericordia, ep. 104-1 negando cioè la grazia, senzala quale il cuore del peccatore non si ammollisce, e non siconverte.* Vers. 22. Israele il figliuol mio primogenito, lo padre di tut-

' ti i popoli ho adottato per mio primogenito il popolo d'Israele.Vers. 24. // Signore sì presento ec. I LXX. l'angelo del Si-

gnore ; e cosi intendono comunemente gì' interpreti.* Volea farlo morire. Qualunque si fosse la mancanza di

Mosè convien dire, che dispiacesse molto al Signore appuntoperchè di chi era debitore universalmente di esempi virtuosidi fede e di pietà.

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tram, et circumdditpraeputìum filii sui,,tetzgitque pedes e;us,etait:Sponsus sanguinumtu mihi es.

26. Et dimisit eumjpostquamdixerafcSpon-sus sanguinum ob cir-Gumcisioneai.

27. Dixit autem Do-minus ad Aaron : T^adefn occursum Moysi indesertum, Quiperrexitobviam ei in montemDei> et osculatus esteum.

aS.Narravitque Moy-ses Aaron omnia veritàDomìni, quibus miserai

affilata , e circoncise ilsuo figliuolo, e toccò ipiedi di lui, e disse:Sposo di sangue sei tuper me.

26. E quegli lo lasciòstare dopo che ella ebbedetto : Sposo di sanguea motivo della fatta cir-concisione;

27. E il Signore dissead Aronne : Va nel de-serto incontro a Mosè.Andogli incontro fino almonte di Dio, e baciollo.

28. E Mosè raccontòad Aronne tutte le co-se, per le quali il Signo-

Vers. aS. Prese tòsto Sephora Una pietra ce. Sephora preseil primo istrumento , che se le diede alle mani per circoncidereil figliuolo. L'uso de' coltelli di pietra era comune nell',Egitto ,e in altri paesi.

E toccò i piedi di hii. Tocco i piedi di Mosè, ovvero si get-tò a'piedi di Mosè. Alcuni vogliono, ch' ella spruzzasse su' piedidel marito il sangue della circoncisione.

Sposo di sangue sei tu per me. Tu saresti perito per manodell'Angelo, se io non avessi versato il sangue del mio figliuolo:or con questo sangue io tì ho comprato nuovamente per miosposo.

Vers. 26. E quegli lo lascio stare. Emmi sembrata questa lasposizione più, naturale e probabile di questo luogo, ch' è assaioscuro per essere molto conciso sì nell' originale, come nellavolgata. Dice adunque, che quegli, cioè a dire V Angelo lasciostare Mosè, dopo che Sephora ebbe fatta la circoncisione, ed,ebbe dette quelle parole: sposo di sangue ec.

Vers, 37. Al monte di Dio. A.d Horeb.

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eum, ea &igna , quaemandar erat.

$$. Feneruntque si-iwul, et congregaverunteunctos seniores filio**rum Israel.

50. iocutusqué estAaron omnia verba,«jruae dixéràt Dominusad Moysen : et ,/ècitsigna coram populo.

51. Et credidit popu-/us: audieruntque, quodfrisitasset Dominus fi-lios Israel, et quod re-spexisset affiictionemillorum; et proni adora-verunt.

re lo avea mandato, e iprodigi, che gli avea or-dinato di fare.

25. E andarono insie-me a raunare tutti-i se-niori de' figliuoli d' I-sraele.

30. E Aronne ripetètutte le parole dette dalSignore a Mosè ; e que-sti fece i miracoli inpresenza del popolo.

31. £ il popolo cre-dette : e intesero, comeil Signore visitava i fi-gliuoli d'Israele, e aveamirata la loro afflizione;e prostratisi lo adora-rono.

G A P O V.

'Mosè, e Aronne intimano a Faraone i comandidi Dio, ma egli se ne burla , e aggrava quelpiù gf Israeliti, negando ad essi le paglie :la qualcosa avendo udito Mosè prega per essi

1 il Signore,

i. Xost haec ingres-si sunt Moyses i etAaron, et dixeruntPharaonii Haec dicit

i. JL/opo di ciò an-darono Mosè, e Aronnea dire a Faraone : Que-ste cose dice il Signore

Vers. 3o. E questi fece i miracoli ec. Quelli che sono descrit-ti, vert. 4. 6. q., i quali segni egli fece di nuovo dinanzi al popolo.

Esodo. Vol IL 3

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Dominus Deus Isràet \Dimitte populum weunz,ut sacrijicet mihi in de-serto.

2. At ille respondit:Quis est Dottùnus , utaudiam vocem e/us, et•dimittam Israel? nt-^cioDowinum, et Israelji&n dimittam. ,

%*Dixeruntfjue'. DeusHebraeorum vocavitnos, ut eamus viamtrium dierum in solitu-dinem^ et sanctifieemusDomino D^eo nostro^ neforte accidat nobis pe-stis, aut gladius.

4- Ait ad eos rexAEgypti : Quare May-3es, et Aaren sollicito-tis populum ab operibussuis ? ite ad onera ve-stra.

6. Dixitque JPharao:Multus est populus ter-

Dio d'Israele : Lasciaandare il mio popolo^affinchè mi offerisca sa-crifizio nel deserto.

a. Ma quegli rispose:Chi è il Signore , onde10 debba udir la sua vo-ce, e lasciar andare 1-sraele ? non so chi sia11 Signore, e non lasce*rò andare Israele.

3. Disser quegli : IIDio degli Ebrei ci hachiamati, aftinché an-diamo tre giornate distrada nella solitudinea sacrificare al SignoreDio nostro, perchè non,venga sopra di noi lapeste, o la spada.

4- Disse loro il re d'Kgitto : Per qual moti-vò voi Mosè, edAronnedisturbate il popolo daisuoi lavori ? andale allevostre incumbenze*

5. E disse Faraone :II popolo è grande nel

Vers. -i. Ajffìnclie ini offerisca-yacrìfizio nel deserto. L'Ebreopiuttosto significa celebri una solennità j ma il sacrifizio è una

rrte principale delle solennità, che si celebrano in onoreDio.Vers. 3. Perche non venga sopra dì noi la pe-ste, ec. Dio ci

punirebbe di pestilenza, o di spada, se noi non obbedissimo.* Perche non venga sopra di noi la pesle, o la spada.

Perchè non si muova contro di noi colla peste, o colla spada il

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rae : videtis, quod turbasuccreverit: quanto ma-gis si dederitis eis re-quiem ab operibus.

6. Prcipcepit ergo indie illo praefectis ope-rum, et exactoribus po-puli, dicens :

7. Nequaquam ultradabìtis paleas popuload conficiendos lateres,sicut prius ; sed spsivadant, et colligantsti-pulas.

8. Et mensuram la-terum , quam prius fa-debantjimponetis supereos, nec minuetis quid-quam : vacant enim, etidcirco vocj/èrantur,di-centes : Eamus, et sa-crificemus Deo nostro.

o,. Opprimantur ope*ribus, et expleant ea,ut no// acquiescant ver-bis mendacibus.

paese: vedete, come lamoltitudine si è augu-mentata : quanto più seli lascerete respirare da'lavori.

6. Allora adunque co-mandò a'soprastanti de'lavori, ed agli esattoridel popolo, dicendo :

7. Voi non darete piùcome prima le paglie alpopolo per fare i mat-toni ; ma vadano «ssi araccoglier le stoppie.

8. E imporrete lorola stessa quantità dimattoni di prima senzadiminuzione alcuna : pe-rocché hanno bel tem-po, e per questo grida-no, e dicono : Andiamoa sacrificare al nostroDio.

9. Opprimiamoli co*lavori, e li dieno com-piti, affinchè non dienoretta alle ciance.

Vers. 5. * Vedete come la moltitudine *' e augumentatet.Dunque la barbara legge, Genesi cap. I. vers. 6. e 22. era giàrivocata.

Vers. 7. Non darete più come prima le paglie ec. La pagliapotea servire o a cuocere i mattoni, ovvero a mescolarli collaterra, della quale faceansi i mattoni; la quale terra mediante lapaglia si rendeva più tenace e piii soda, e questi mattoni sec-cavansi al sole in molti paesi deT oriente.

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io. Igitur egressi•praefecti óperum, etèx&ctores ad populumdixerunt *. Sic dicit Pha-rao : Non do vobis pa*tèas :

11.fte, etco#igite sic-ubi invertire poteritisinecffièft&etur quìdguamile opere vestro.

i2.Dispersu.yque estpopuhisper omnem ter-ram AÈgypti ad colli"gendas paleas.

13. Praefecti quoqueoperum instabant vi-dentes : Complete opusvestrum quotidie, utprius facere solebatis,quando dabantur vobispaleae.

i4» Flagella^ffuésunt, quipraeerant ope-ribus filiorum Israelabexadtoribus Pharaonis,dicentìbus : Quare nonimpletis menàuram la-terum, sicut prius, necheri, nec hodie ?

10. Andarono adun-que i soprastanti de'la-vori, e gli esattori, èdissero al popolo : Fa-'raone così dice : Io nondo a vói le pajglie, :

11. Andate a racco-glierne dove potete tro-varne : e non si sbasse-rà nulla del vostro la-toro,

12.E il popolo si dis-perse per tutta la ter-ra d'Egitto a raccoglierle paglie.

13. E i soprastantide'lavori li pressavano,dicendo : Compite il vo*stro lavoro dì per di,come solevate, quandovi si davan le paglie.

14. E furono flagella-ti i maestri de'lavori de'figliuoli d'Israele dagliesattori di Faraone , iquali dicevano : Perqual motivo non avetecompito ieri, e oggi laquantità dei mattonisecondo il solito ?

Vers. 14- ^ furon flagellati i maestri de1 lavori te. Oltre isoprastanti egiziani messi dal re (vers. 6.J, vi erano degli Ebreipreposti a invigilare a' lavori ; e questi furono i flagellati, comesi vede chiaramente dal testo ebreo.

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15» Veneruntcfuepropositi filiorum /-sraely et vociferati suntad Pharaonem, dicen-t&s : Cur ita agis con-tra servos tuos ?

, 16. Palette non dan-tur nobis, et lateres si-militer imperantur : enfamuli tuiftagellis cae-dimur, et in/uste agiturcontra papulum tuum.

17. Qu* ait : TTacatisodo , et idcirco dicitis :Eamus, et sacrificemusDomino.

, 18. /te ergo,etope-raminii paleae nondabuntur vobis, et red-detz's consuetum nume"rum laterum.

19. Videbantque sepraepositz" filiorum J-srael in malo, eo quoddiceretur eis : Non mi-nuetur quidquam de la-teribus per singulosd]fes.

2 o. OccurreruntqueM&ysi, etAaron, quiStabant ex adverso,egredien&bus a Pha-raone:

2i. JEt dixerunt ad

i5.E i capi de'figliuo-li di Israele andaronogridando a trovare Fa-raone , e dissero: Perqual motivo tratti malecosi i tuoi servi ?

ió\ Non si danno anoi le paglie, e ci si or-dinano i mattoni comeprima : ecco che noituoi servi siamo stra-ziiti eoi flagelli, e si faingiustizia al tuo po-polo.-*7, Disse «glh Siete

gente infingarda , e perquesto dite: Andiamoa far sacrifizii al Signore*

id. Andate adunquea lavorare : non visarandate le paglie, e dareteil solito numero di mat-toni.

19. E i capi de'fi-gliuoli di Israele si ve-devano a mal partito,perocché dicevasi loro :Non si diminuirà nulladei mattoni d.a farsi diper dì.

20. E usciti da Fa-raone si imbatteronoin Mosè , e Aronne, iquali aspettavano eoJàpresso.

21. E disser loro : II

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€os : Vìdeat Dominus,et judicet \ quoniamfoetere fecistis odoremnostrumcoram Pharao-neì et servis ejus, etpraebuistis ei gladiumut occideret nos.

22. .Reversusque estMoyses ad Dominum,et ait : Domine, cur af-flixisti populum istum?Quare misisti me ?

23. JEx eo enim, quoingressus sum ad Pha-raonem, ut Loquerer innomine tuo, afflixit po-pulum fauni, et non li-berasti eos»

Signore vegga, e giudi-chi ; perocché voi ciavete messi in cattivoodore dinanzi a Farao-ne , e ai servi di lui, egli avete posta in manola spada, perchè ci uc-cida.

22. E sì rivolse Mosèal Signore , e disse : Si-gnore , per qual motivohai tu afflitto questopopolo ? perchè mi haitu mandato ?

23. Imperocché dopoche io son venuto atrovar Faraone per par-largli in tuo nome, egliha afflitto il tuo popo-lo, e tu non gli hai li-berati.

Vers. at. * Poi ci avete mesti in disgrazia di Faraone. Ap-punto , perchè il Signore per la sua gloria si dispone a liberareil suo popolo, lo vuole esposto a più difficili prove di opposizio-ni e di pericoli. Intanto la fede e virtù -de'sbuoni si perfeziona , emaggiormente trionfa e risalta 1' amore con cui Dio sa, e vuolcustodirli.

Vers. 22. e a3. Perche mi hai tu mandato? Imperocché do-po che io son venuto ce. Parole non di contumacia e di collera, ,ma di preghiera e di appassionata carità, come notò un anticointerprete.

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C A P O V I .

Dio incoraggia Mosè. Gli rivela il suo nome Je-hovah. Consola per mezzo di Mosè g!' Israe-liti, promettendo loro la terra di Chanaan.Genealogia di Ruben , di Simeone , e di Levifino a Mosè, ed Aronne*

1. JL/ixitque Domi-nus ad Jdoysen : Nuncvidebis, quae facturussim Pharaoni: per ma-num enim fortem dìmit-tet eos , et in manu ro-busta ejiciet illos deterra sua.

2. Xocutusque estDominus ad Moysen,dicens*: Ego Dominus,

3. Qui apparai Abra-ham, Isaac, et Jacob in&eo omnipotente', et no-men meum 'AUGNAInon indicavi eis.

i» Jiil Signore dissea Mosè : Or tu vedraiquel ch'io farò a Farao-ne : perocché forzatoda man forte li lasceràandare, e forzato daman gagliarda li cacce-rà dalia sua terra.

2. E il Signore parloa-Mosè, dicendot Io ilSignore,

3. Il quale apparii adAbr*àrno, a Isaceo, e aGiacobbe qual Dio on-nipotente : e non rive-lai ad essi il mio nomeADONAI.

Vera. r. Il Signore disse a Mo f è . Non è necessario di supponi-re, che Dio o per sé stesso, o per mezzo d' un Angelo apparisset

e sempre parlasse a Mosè ; potè Dio talora con locuzione interio-re, o ispirazione far intendere a questo gran profetaci suoi voleri.

Vers. 3. Non rivelai ad essi il mio nome ADONftì. NeKl'Ebreo leggesi il mio nome Jehovah ; ma l'autore della vogata,ad esempio degli Ebrei, per rispetto a quel nome adorabile hasostituito 1' altro di Adonai. Questo uso di non esprimere quelnome è antichissimo, come attesta Giuseppe Ebreo, e Filone, iquali asseriscono, che non si pronunziava, se non nel tempio, euna sola volta l'anno, il giorno del gran digiuno. Intorno a' nomidi Dio vedi s. Girolamo, ep. ad Mare. Ma onda avvieu egli, eh-e

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4« Pepigique foeduscum eis , ut darent eisterram Chanaan, ter-ram peregr'mationis eo-rum , in g uà fueruntadvenae*.

5. .Ego audivi gemi"tum filiorum Israel,r/uo A Egyptiì'oppresse-z?unf eos, et recordajsussum pacti mei.

6. /deo die j£/iisIsraeli Ego Dominus',qui educam vos de er-gastulo AEgyptìorum,et eruam de servitute :tfe redìmam in brachiaexcelsa i et/udiciis ma-gnis*

7. J£t assamam vosmihi in populum, et erovester Deus : et scietisquod ego sum DominusDeus vester, qui eduxe-rim vos de ergastuloAjEgjptioru/» ;

4. E fermai con essiil patto di dar loro laterra di Ghanaftn,la ter-ra del loro pellegrinag-gio , e in cui furono fo-restieri.

5. Io bo uditi i gemi-ti dei figliuoli d'Israeleper la oppressione , che&offron dagli Egiziani,e mi son ricordato delmio patto.

6. Per questo di*tu a'figliuoli d'Israele : Io ilSignore, il quale trar-rovvi di sotto al giogodegli Egiziani > e.vi li*,bererò dalla schiavitù :e vi riscatterò, steso ilmio braccio, con grandivendette,

7. E voi prenderò permio popolo , e io saròvostro Dio e conosce-rete, che io sono il Si-gnore Dio vostro, chevi avrò tratti di sottoal giogo degirEgizianì;

qui si d,icj*, che DÌO non avea rivelato il suo nome di Jeliovaha' padi£, mentre questo nome è usato sovente nella Genesi, e ipadri invocarono Dio con questo nome? Vedi Gen. iv. 26., xv. 8.Bispondesi, che questo nome veramente non fu conosciuto, nèusato da7 patriarchi ; ma il libro della Genesi essendo stato scrit-to, da Mosè, dopo che,Dio gli avea manifestato questo nome r eglilo .adoperò nella Genesi, come il vero, e proprio nome di Dio.

Ver*. 6, * Di tolto al giogo. Di sotto a'pesi degli Egiziani. Ebr.

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8. Et induxerim interra;», super quam le-vavi manum meam, utdctrem eam Abraham,/.«zac et Jacob : dabo-que vobis illam possi*dendam, ego Dominus.

o,.Narravit ergoMoy-ses omnia filiis Israeliqui non acquieverunt eipropter angustia/n spi-ritus, et opus durissi»mum.

10. Locutusque estDominus ad Moyszndicens :

11. /ngredere , et lo-quere ad Pharaonemregem A~&%ypù, ut di-mittat filios Israel deterra sua*

ì.z*ResponditMoysescoram Domino: Eccefilii Israel non audiuntme i et quomodo audietPharao,praesertim cumincircumcisus sint la*hiis ?

8. E v'introdurrò nel-la terra, la quale, alzalala mia mano, io giuraidi dare ad Abramo, aIsacco, e a Giacobbe : ela darò a voi in domi-nio, io il Signore.

9. E Mosè raccontòogni cosa a'iìgliuoli d'I-sraele: i quali non siacquietarono a motivodell'affanno del lorocuore, e delle fatichegravissime.

10. E il Signore par-lò a Mosè, e disse :

11. Va, e parla a Fa»raone re d'Egitto, chelasci partire dalla suaterra i figliuoli d' I-sraele.

12. Rispose Mosè alSignore : Tu vedi, comei figliuoli d'Israele nonmi danno retta : e comemi darà retta Faraone,particolarmente essen-do io inetto a parlare?

Vers. 8. La quale, alzata la mia mano, io giurai ec. VediGen, xiv. 22.

Vers. 9. * DelV affanno del loro cuore. Della serratura delloro cuore.

Vers. li. Essendo io inetto a parlare ? Letteralmente: essen-do io incirconciso di labbra. Gli Ebrei chiamano incirconcisodi cuore, di mente, di lingua chiuncjue abbia qualche vìzio, o

3 *

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f* 13. Locutusque estDominus ad Moysen,et Aaron : et deditman-datum adfilios Israel,etad PharaonemregemAEgypti, ut educerentfilios Israel de terraAEgypti.

14. ( i) Isti sunt prin-cipes domorum per fa-miUas suas. Filii Rubenprimogeniti Israelis :Henoch, et Phallut He-sron, et Charmi.

16. JKTae cognationesRuben. (2) Filii Si-/neon: Jamuel, etJaminet Ahod , et Jachin, etSoar, et Saul filiusChananitidis.Haec pro-genies Simeon.

i3. E il Signore par-lò a Mosè, e ad Aron-ne ; e gli spedì a'figliuo-li d'Israele, e a Faraonere d'Egitto, affinchè es-si conducessero via dal-l'Egitto i figliuoli d'I-sraele.

14. Questi sono i ca-pi delle tribù secondola famiglia di ciasche-duno. Figliuoli di Ru-ben primogenito d'I-sraele: Henoch, e Phallu,Hesron, e Charmi.

15. Queste son le fa-miglie di Ruben . I fi-gliuoli dì Simeon: Ja-muel, e Jamin, e Ahod,G Jachin, e Soar, e Sauifigliuolo d'una Chana-nea. Questa la progeniedi Simeon.

(ij Gen. 46. g. Num. 26. 5. i. Par. 5. i.(•>,} i ."Par. 4. 24

difetto di mente, di cuore, di lingua. Mosè balbettava, come siè già veduto.

Vers. 14. Questi sono i capi della tribù ec. Mosè vuol descri-vere la sua genealogia per maggiore schiarimento dell' istoria;"ma comincia a parlare della genealogia di Ruben, e di Sinleon,i quali erano nati prima che Levi : e ciò egli fa per modestia, di-ce s. Agostino , per non parere di preferire la sua alle altre tri-bù ; in secondo luogo per far manifesta la bontà di Dio, il qua-le , benché Ruben e Simeon avessero la precedenza, volle nondalle tribù di questi, ma da quella di Levi eleggere un condot-tiero del popolo, e un sacerdote : finalmente egli parla solo ditre tribù, i capi delle quali erano stati peggiori di tutti gli al-tri , accennando cosi la loro conversione, e la misericordia eoaessi usata da Dio. Veài Gen. xux. 3.

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"i "6. Et haec nominafiliorum Levi per cogno-dones suas : Gerson,etCaath> et Merari.An*ni autem vitae Levi

fuerunt ceittum trigintaseptem.

17. (i) Filii GerboniXobni, et Semel percognationes suas.

18. (2) Filii Caatli:Amram, et Jsaar, etHebron, "et Ozìel : anniquoque vitae Caathcentum trìginta tres.

i g. Filii M erari:Moholi, et Musi : haecognationes Levi perfamiliae suas.

20. Accepit autemAmram uxorem Jocha*bea patruelem suam,(juaepeperit e/Aaron,et Moysen* Fueruntqueanni vitae Amram cen-tum triginta s&ptem.

21. Fèlii quvque /-saar : fore, et Nepheg,et Zechri.

22. Filii quoque:Oziel: Mi&ael, et Eli-saphan^et Sethri.

%3. Accepit autemAaron uxorem Elisa-

16*. E queétl sono tnomi de'figliuoli di Le-vi secondo Je loro fami-glie : Gerson , e Caatb,e Merari. Gli anni , chevisse Levi,furono centotrenta sette.

17. Figliuoli di Ger-son : Lobni 4 e Seme»colle loro famiglie.

i8.FiglmolidrCaa!hjAmram, e Isaar, ed He-bfon, e Oziel: e gli an-ni, che visse Caai, furo-no cento trentatrè.

19. Figliuoli di Me-rari : Moboli, e Musi :questi i posteri di Levisecondo le loro famiglie.

20. Amran prese permoglie Joehabed,tigliuo-la di suo zio paterno, laquale partorì a lui Aron-ne e Mosè. E gli ann i ,che visse Amram, furo-no cento trentasette.

a i. ì figliuoli d'Isaar:Core,eNepheg,eZechri.

22.1 figliuoli di Oziel:Misael, ed Elisapban, eSethri.

26. E Aron ne preseper moglie Elisabeta t

(*) Par. 6. *.et 23.6.(•j.) JSnm. 3. 19. et 26. 5;. 58. i. Pur, 6, 2. e* a3. i

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beth, filiam Aminadab,sororem Nahasson,quae peperit ei Nadab,et Abiu, et Eleazar, etItìiamar.

24- Filii quoque Core :Aser, et JSlcana, etAbiasaph: ha« suntcognafeones Gorìtarum.

26. At vero EleazarfiKus Aaron accepituxorem de filiabusPhutiel, quae peperitci Pìiinees. Hi suntprincipes familiarumLeviticarum, per cogna-tiojies suas.

26. /stè est Aaron,et Moyses^uibus prae-cepit Dominus» ut edu-cercnt filios Jsrael deterra A£g/pti per tur-mas suas.

27^ Hi sunt, qui lo-quuntur ad Pharaonem

figliuola di Aìnlftattàb isorella di Nahasson , lax

quale partorì a lui Na-<dab, e Abiu, ed Eleazar,e Ithamar.

2 4- Figliuoli di CorerAser, ed Elcana, e Abia-saph : queste le famigliede'pastorì di Gore.

26, Eleazar poi fi-gliuolo di Aronne preseper moglie una delle fi-gliuole di Phutiel, laquale gli partorì Pbi-nees. Questi sono i ca-pi delle famiglie Leviti-che colle loro discen-denze.

36. Questo è queli*Aronne, e quel Mosè, a*quali il Signore ordinòdi, trarre i figliuoli d'I-sraele dalla terra d'Egit-to, spartiti nelle lorobande.

27, Questi éon quelliche parlarono a Farao-

Yers. 28. tiranne prese per moglie Elìsàbeth, ce. Osservisi 'in primo luogo l'umiltà di Mosè, il quale stende diligentemen-te la genealogia d*Aronne, e appena parla della sua famiglia: in s>secondo luogo si osservi, come nel matrimonio d'Aronne veniva-no a mescolarsi la tribù reale di Giuda, e la sacerdotale di Levi, "annunciandosi per tal guisa 1' unione del regno, e del sacerdozionella persona di Cristo.

(Vers. 26. Questo e queli* Aronne e quel Mose, ec. Da quéstoversetto fino al fine si fa una recapitolazione di quello ch*è sialo4etto di sopra.

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regem AJ&gfpJi, ut edu-cant filios Israel deA-Eg/p/o: iste estMoy-ses, et Aaron.

28. In die, qua locu-t«s est Dominus adMoysen in terra AJSgy-pti,

29. JEt locutus estDominus ad Moysentdicens : Ego Dominus:loquere ad Pharaonemregem AEgypti omniaquae ego loquor tibi,

5o. 13t ait Moysescorani Domino : JEn in-circumcisuslaòiis sunt",quomodo audiet mePharao?

ne re d'Egitto per trar-re fuori d'Egitto i fi-^gliuoli d'Israele : questisono Mosè5 eAronne.

28. E avvenne, chenel giorno, in cui ilSignore fè parola a^Mo-sè nella terra d'Egitto, -*

20. li Signore disseallo stesso Mosè : Io ilSignore : esponi a Fa-raone d'Egitto tuttoquello che io ti dico.

3o. E Mosè disse alSignore : Tu Tedi, com e *io sono inetto a parla-re: come mi ascolteràFaraone ?

C A P O VII.

M&sè, e Aronne parlano a Faraone. Cangianola verga in serpente, e £ acqua percossa collaverga in sangue. Il simile fanno i maghi diFaraone eo* loro incantesimi ; onde Faraones'indura per non lasciar andare gli Ebrei.

*• Uixitqup Do-minus ad Moysen : Ec-ce constitui te deumPharaonis : et Aaronfrater tuus erit propjie-la tiius*

i. L»il Signore disseaMosè:Ecco che io tiho costituito dio di Fa-raone : e Aronne tuofratello sarà tuo pro-feta.

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2. (i) TU loqueris ei'omnia, uae mando ti-bi ; et ille loquetur adPharaonem, ut dimittatfilios Jsrael de terrasua.

3. Sed ego induralocor ejus, etmultipticabosigna, et ostenta meain terra 'AEgypti \

4« -Et non audiet vos:immittamque manummeamsuper A Egyptum,et educam exercitum,et populum meum filiosJsrael de terra AEgyptiperjudicia maxima.

6. JE tseleni A£g/ptii,^uia egosumDoT/zinus,yuiextenderim manummeam superAEgyptumtet eduxerim filios 1-srael de medio eorum,

6. Fecit itaque Moy-ses, et Aaron, sicut

2. Tu dirai a fui tut-to quello che io ordinoa te : ed egli dirà a Fa-raone, che lasci partiredal suo paese i figliuolid'Israele.

3. Ma io indurerò ilcuore di lui, e molti-plicherò i segnile i pro-digi miei nella terra diEgitto; ;

4- Ed ei non vi ascol-terà : e io stenderò lamia mano sopra l'Egit-to, e ne trarrò i figliuo-li d'Israele, esercito epopolo mio dalla terrad'Egitto per mezzodìgrandi vendette.

6.E conosceranno gliEgiziani, che io sono i}Signore, che stenderòJa mia mano sopra FEgitto, e trarrò i fìgliuo—li d'Israele di mezzo adessi.

6*. Fece adunque Mo-sè, e Aronne, conform*

(ij Supr. 4- 15.

Vers. i. Ti ho costituito dìo di Faraone, Ti ho data potestàassoluta sopra di lui; ben lungi che tu abbi a temerlo, egli do-vrà aver paura di te.

E Aronne ... sarà tuo profeta. Come i profeti di Dio an-nunziano quello che Dio ad essi rivela ; così Aronne annmuieiàquello che tu alai esporrai dopo d'averlo-appreso da me.

Vers. 4- * Stenderò la mia mano, Porrò la mia mano,

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praeceperat Dominus :ita egerunt.

7. Erat autem Moy-ses octoginta annorum,et Aaron octogintatrium, quando locutisunt ad Phara-onem,

8.Dixitque Dominusad Moysen , et Aaron :

9. Cum dixerit vobisPharao i Ostendite si-gna r dices ad Aaron :Tolte virgam tua m etpro/ice eam coramPharaone\ ac verteturin colubrum.

10. (i) Ingressi ita"que Moyses , et Aaronad Pharaonemfeceruntsicut praeceperat Do-minus : tulitque Aaronvirgam coram Pharao»ne, et servis ejus, quaeversa est in colubrum.

11. (2) Fbcavit au-tem Pharao sapientes,et maleficos\ et fece"runt etiam ipsi per in-

avea comandato il Si-gnore : così fecero.

7. E Mosè avea ot-tant* anni, e Aronne ot-tantatrè, quando parla-rono a Faraone.

8. E il Signore dissea Mosè, e ad Aronne:

9. Quando Faraonevi dirà : Fate vedere imiracoli : tu dirai adAronne : Prendi la tuaverga, e gettala davantia Faraone ; ed ella sicangerà in serpente.

10. Andati adunqueMosè, e Aronne a tro-var Faraone , fecero,come il Signore avealor comandato : e Aron-ne gettò la verga dinan-zi a Faraone, e dinanzia'servi di lui, e quellasi cangiò in serpente.

11. Ma Faraone chia-mò i sapienti, ei maghi:e questi ancora median-te gV incantesimi e gì»

(i) Ps. 104. 27. (i) 2. Tu». 3. 8.

Vers. 6.*C*ojV fecero. Non è inutile questa ripetizione, perchèda essa rilevasi il conato e 1' accuratezza de' due fratelli Mosè edAronne nel!'eseguire gli ordini da Dio ricevuti.

Vers. 9. Prendi la tua verga, ec. Ella è la medesima verga ,ch' è detta verga di Dio, cap. iv. 20. ; ed è detta verga diAronne, di Mose, perchè fu strumento de'miracoli fatti d* es&L

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mntatwtffés-^segyptia-cas,et arcana quaedamsimiliter*' i 2. ProjeceruJitque

srnguli virgas suas,quae versae sunt indracones : sed devora-vit virga Aaron^virgaseorum.

13. /nduratumq^eest cor Pharaonis / et/zon audivit eos , sicutpraeceperat Dominus,

ziani, e mediante ceri*segreti fecero il simile-

i a.E gettarono ognuadì essi le loro verghe,le quali si mutarono indragoni: ma la vergadi Aronne divoro le lo-

s ro verghe. -,15. E s'indurò il cuo-

re di Faraone ; e nongH ascoltò, come il Si-gnore avea ordinato.

Vers. ii. Faraone chiamo is&pìentì, ec. Principali tra questifurono Jamne e Mambre rammentati da Paolo » epist. z. adTiin. in. 8. Yedi le note a questo luogo.

Fecero i 1 simile. Convengono generalmente,tutti gl'inter-preti , che nè il demonio, nè i maghi coli' aiuto del diavolo nonpossono fare veri miracoli; ma possono fare delle cose, le qualisorpassino tutta la capacità degli uomini ; onde rechino mara-viglia a chi Ife vede.-Quando adunque si dice, che i maghi feceroil simile; per e&empio, che cangiarono le loro verghe, in serpen-ti, dee secondo la comune opinione de'Padri intendersi, che agliocchi degli spettatori fecero apparire colle loro illusioni, che leverghe fossero realmente mutate in serpenti. Così 1' Apostolo, 2, ^Thess. n. 9, chiama bugiardi i segni e i prodigi, che farà peroperazione dì Satana l'Anticristo. Vi sono degl' interpreti dottie cattolici, i quali credono, che i maghi aiutati dal demonio po-tessero fare sparire dagli occhi degli spettatori le verghe, e farvenire d' altronde de' veri serpenti.

Vers. 12. La verga <V Aronne divoro le loro verghe. Cosi laverità di Dio divorò la menzogna del diavolo, come notò s. Giro- *lamo. Dice la verga d' Aronne, vale jc^dire il serpente , nelquale era stata convertita la verga , chiamandosi sovente le cosecol nome di quello che furono prima. La verga era diventata unvero serpente, e dipoi dovea tornare di nuovo ad essere verga.

Vers. 13. S'induro il cuore di Faraone. L'opinione, in cui ,«gli era, che i maghi avessero fatto in realtà quello stesso cheav«a veramente fatto Mosè , servì a indurare il cuore di lui ; manon potea servire a disingannarlo il redere, come il vero serpen- ,te avea divorato i falsai? potea servire: ma egli accecato dall'odio

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-t4f."&i£tt autem Do-minus ad Moysen : /n»gravatum est cor Pha-raonis.; non vult dimit-tere populum. ., io, Jfade ad eummane, ecce egrediturad acjuas : et stabis inoccursum ejus superripam fluminis : et vir-gam, quae conversa estin draconem, tolles inmanu tua.

16. Dicesque ad eum*Dominus Deus He-braeorum misit me adte, dicens : Dimitte po-puluiìi meum, ut sacri"fieet mihi in deserto: etusque ad praesens au*dire noluisti.

17. Haec igitur dicitIJominus : In hoc scies,(juodsim Dominus *. Eocepercutiam virga, quaeì/z manu mea est, aquamjluminis, et vertetur insanguinem.

f i4« E il Signore dis-se a Mosè : II cuore diFaraone è ostinato :non vuol lasciar parti-re il mio popolo.

15. Va a trovarlo almattino, quando ande-rà al fiume : è tu sta at-tendendolo sulla riva delfiume : e prendi in ma-no la verga, che si can-giò in dragone.

i(>. I£ gir cUran K Si-gnore Dio degli Ebreimi mandò a dirti : La-scia andare il mio po-pola ad offerirmi sacri-ficio nel deserto : e tu,fino al presente non haivoluto dar retta.

17. Il Signore adun-que dice queste cose :Da questo conoscerai,ch'io sono il Signore :Ecco ch'io percuoteròcoli» verga, che ho inmano,Facqua delfiume,ed ella si cangerà insangue.

contro gli Ebrei non bada se non a quello che nutrisce la suapassione,

IVbn gli ascolto, ec. Non diede retta alle parole di Mosè edìAronne, nè fece, come avea comandato il Signore per boc-ca di essi.

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18. Pisces quoque,qui sunt in fiuvio, TTZO-rientur, et computre-scent aquae, et affli-gentur AEgyptii biben-tes aquam fluminis.

19. Dixit quoque Do-minus ad Moysen i DieadAaron : Tollevirgamtuam, et extende ma-num tuam super aquasA-Egjpti, et super flu-vios eorum, et rivos, acpaludes, et omnes lacus«quarum, ut vertanturifz sanguinem : et sitcruor in omni terraAEgypti, tam in li-gneis vasis quam insaxeis.

18. I pesci ancora,che sono nel fiume mor-ranno , e si corrompe-ranno le acque, e gliEgiziani, che bevon Facqua del fiume, pati-ranno.

19. Disse ancora ilSignore a Mosè : Di5 adAronne : Prendi la tua^verga, e stendi la tuamano sopra le acqued'Egitto, e sopra i lorofiumi, e rivi, e paludi, esu tutti i laghi di acque,affinchè si cangino insangue : e sangue sia intutta la terra d'Egitto,tanto nei vasi di legno,come in quei di pietra.

Vers. 17. lo percuoterò colla verga che ho in mano, ec. So-no parole di Dio, e la verga era in mano di Mosè; ma Dio e Mo-sé e Aronne sono qui in certo modo una stessa cosa, essendoquesti due uomini meri strumenti della cagion suprema, cioèdi Dio.

Percuoterò ... V acqua del fiume ec. Del Nilo ch' era il diogrande degli Egiziani. Dell'acqua del Nilo aveano estremo biso-gno in un paese, dove rarissime sono le pioggie ; e i pesci eranoil più ordinario loro companatico : perocché da molti animali siastenevano per superstizione, onde questa piaga fu per-essi "oltremodo terribile. Vedesi da quello che segue, che udite le acquede' ruscelli, de'canali, ec. furono cangiate in sangue. Dal verset-to ^4- parve a taluno potersi inferire , che gli Egiziani scavaronode' pozzi vicino alle rive del Nilo , e ne cavaron acqua da poterbere ; ma s. Agostino dice, che scavato che ebbero, trovaron san-gue e non acqua: e tale è il sentimento comune degl'interpreti.

Vers. 18. È gli Egiziani che bevon V acqua del fiume, pati-ranno. Gli Egiziani soliti a dissetarsi coli'acqua del fiume l'ab* >borriranno, quando sarà cambiata in sangue e patiranno la sete.

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2 o .Fecerun tq uè Moy-ses , et Aaron , sicutpraeceperat Dominus :(i) et elevans vìrgampercussit aguam fiumi-nis coram Pharaon, etservis ejus : quae versaest in sanguinea.

21. ,.Et pisces , qui«rant in JLumine , mor-tui sunt : computruitquefiuvius, et non po/erantAEgjptiibibere aguamfiuminis; et /uit san-guis in tota terra AEgy*pti.

22. (2) Feceruntguesimiliter malefici AEgy-ptiorum incantationibussuis : et indurate/n estcor Pharaonis, nec au-divit eos, sicut praece-perat Dominus.

ao.E fecer Mosè, e A-ronne , conforme aveaordinato il Signore ; equegli alzata la vergapercosse l'acqua del fiu-me alla presenza di Fa-raone , e de* suoi servi:e quella si converse insangue.

21. E i pesci, che e-ran nel fiume, moriro-no : e il fiume si corrup-pe , e non poteano gli.Egiziani bere F acquadel fiume ; e sangue fuper tutta la terra di E-gitto.

22. E fecero il similei maghi degli Egizianico' loro incantesimi : es'indurò il cuore di Fa-raone , e non ascoltòMosè , e Aronne, con-forme avea loro ordina-to il Signore.

(i) Infr. 17. 5. Ps. 77. 44- et l°4- 29(i) Sap. 17. 7.

Vers. 22. E fecero il simile i maghi. Si può supporre, chequantunque tutte le acque d'Egitto si cambiassero in sangue T nonfurono però cambiate tutte a un tempo ; ma prima quelle del fiu-me, poi quelle delle cisterne, ec. ; onde i maghi ebbero dell'ac-que per far loro prova, prima che seguisse l'universal cambiamen-to ; altri credono, che si prendesse dell' acqua dal paese di Ges-sen, che era esente dalgastigo. Di questa piaga si parla soventene' Salmi, e in tutto il vecchio Testamento. Le acque mutate insangue (dice Teodoreto) sono vendetta del sangue sparso de'bam-bini ebrei.

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23. Avertitque se, eti/zgressus est domumsuam,) nec apposuit eoretiam hac vice.

s4- Foderanti autemomnes AJEg^ptirpercir-cidtumfiuTiÙTìis aquam,utbiberent: non, enim,poterantbibcrede aquafiuminis.

- a5. /mpletique simèseptem dies, postquampercussit Dominus fiu-vium.

23. E volse ad èssilespalle ,, ed entrò nella>,sua casa , e non si pie-gò .il cuore di lui nep-pur questa volta.

a4- E tutti gli Egi^zia n i scavarono intornoal fiume per trovar ac*qua da bere, non po-troda bere F acqua delfiunre.' 5^5, E passaron setteinteri gtorni, dopo cheti Signore eiie percosnso il fi urne *

C A P O Vili.

Seconda* piaga dell' Egitto, le rane; le quali per»,chè siena to#e, promette Faraone di lasciarandare i£p®poloì ma noi fa : onde s'aggiun-

t' ge la tenca piaga de? m»$£oni;e,la quarta, del"le mosche, per/e quali e£i zruovo Faraone pro*

> inette dì lasciar andare i figliuoli a" Israele,ma noi fa*

i. JL/ixit quoqueftominus ad Moysen\ixgredere ad Pkarao-nem, et dices ad eum :fìaec dicit Dominus:

i. t-Jisse ancora aMosè zi Signore, i Va atrovar Faraone, e glidirai : Queste cose diceil Signore: Lascia an-

Vers. 9,5. E passarono sette giorni ec. Sembra inferirsi da que-ste parole, che sette giorni durasse questo gastigo, dopo i qualiJddio rendesse all'acque la loro natura.

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Dimise populum menni,ut sacrificet mihi.' a. Sin autem nolueris

di/mittere, ecce ego per»cùtiam omnes terminostuos ranis.

3. Et ebuttiet fluviusranas \(juae ascenderti,et ingredientur domumtuam j et cubiculumiectuli tui, et superStrettura tuum, et in do-TTZOS servorum, et in po-ffulum tuum, et in fur-«os tuos, et in reliquia*ciborum tuorum :

4- Et ad te, et ad po-puhim tuum, et ad o-jnnes servos tuos intra-^untranae.

6. Dixitque Dominusnd jfcfojsen: Die .adAaron : E atende ma-num tuam super fiu-vios, ac super rivos, etpa/udes, et £duc ra*

dare il mio popolo adofferirmi sacrifizio.f 2. Che senollascieraiandare, ecco che io fia*gallerò tutti i tuoi pae»si colle ranocchie.

3, E il fiume ne da*rà un bulicame : ed en-treranno nella tua ca-sa , e nella camera , do*ve dormi, e nel tuo let-to, e neHe case de' ser-vi tuoi, e tra 'I tuo po-polo, e ne'tuoi l'orni, etra gli avanzi 'de'tuoicibi :

•4* E in casa tua, enelle case del popoltuo , e in casa di tuttii tuoi servi entrerannole ranocchie.

6. E disse il Signorea Mosè : Tu dirai adAronne, che stenda lasua mano sopra i fiu-mi, e sopra i rivi, e lepaludi, e ne faccia uscir

Vers. 3. Entreranno nella tua casa, ce. Cosi a un cenno diDio cangiano il loro istinto queste bestiuole , le quali uscite fuoriin immenso numero inondaron per ogni parte l'Egitto ^offenden-do la vista, l'udito, l'odorato, e lo stesso gusto coli'imbrattare icibi, e renderli nauseosi. Quindi questa piaga fu peggior dellaprima -, e fece vedere , come i più meschini e vili strumenti di-ventano terribili e spaventevoli nelle mani di Dio a danno de'pec-catori. Si hanno inPlinio, in Ateneo, e in Orosió esempi d'in-teri popoli costretti ad abbandonare i loro paesi infestati dal-le ranocchie. •

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nas super terram AJE-srptó"-

6". Et extendit Aaronmanum super aquasAEgypti, et (i) ascen-derunt ranae, operue-runtque terram AEgy-pii.

7. (2 ) fecerunlautemet malefici per incanta-dones suas similiter,eduxeruntqueranas su-per terram AEgypti.

8. Vocavit autemPharao Moysen, et Aa-ron, et dixit eis : OrateDominum, ut auferatranas a me, et a popu-lo meo : et dimittampopulum, ut sacrifaetDomino.

9. D/xi/que. Jlfojsesad Pharaonem : Con-stìttte mihi quando de-precer pro te , et proservis tuis et pro popu-

fuora le rane nella ter-ra d' Egitto.

6. E Aronne stese lasua mano verso le ac-que d'Egitto, e ne usci-ron ranocchie, le qua-li copriron la terra d'Egitto.

7. E i maghi feceroil simile co' loro incan-tesimi , e /ecero uscirfuora ranocchie soprala terra d'Egitto.

8. E Faraone chia-mò a sé Mosè e Aron-ne, e disse loro : Prega-te il Signore, che tolgada me, e dal popol miole ranocchie ; e io la-scierò , che vada il po-polo ad offerire sacrifi-cio" al Signore.

p. E disse Mosè aFaraone: Determina tua me il tempo , in cuidebba pregar per te, epe'tuoi servi, e pel tuo

(i) Psalm. 104. 3o. fa) Sav. 17. 7.

Vers. 8. * Pregate il Signore che tolga ... le ranocchie. Cosìijuel superbo confessa P insufficienza de' maghi egiziani.

Vers. 9. Determina tu a me il tempo, ec. Affinchè tu non possapoi dire, che le ranocchie se ne sieno andate per qualche cagionnaturale, fìsaa tu quando vuoi che io preghi il Signore , perchè lefaccia sparire. Veggiamo infatti, che Faraone voli* prendere unpoMI tempo,e«on chiese, cheMosè facesse subita orazione.

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/o tuo, ut abigantur ra-/zae a te, et a domo tua,et a servis tuis, et apopulo tuo : et tantumin flamine remaneant.

10. Qui respondit:Cras. At ille'. Juxta, in-quit, ver bum tuum/à-ciaw, ut sc/as, quoniamnon est sicut DominusDeus noster.

11. Et recedent ra-nae a te, et a domo tuaet a servis tuis, et apopulo tuo : et tantumin Jiumine remanebunt,

12. JEgressique suntMoyses, et Aaron aPharaone : et clamavitMoyses ad Dominumprosponsione ranarum,quam condixemt Pha-raoni.

iS.Fecitgue Dominusjuxta verbum Maysì :et mortuae sunt ranaede domibus, etdevitlis,et de^agris.

i4» Congrega veruni-que eas in immensosaggeres} et computruitterra.

popolo, affinchè sieridiscacciatele ranocchielungi da te, e dalla tua.casa, e da' tuoi servi, edal tuo popolo : e resti-no solo nel fiume.

10. Rispose egli: Do-mane. E quegli disse ;Farò, come tu doman-di, affinchè tu conosca,che non havvi chi siacome il Signor Dio no-stro. ^

11. E se ne andran-no le ranocchie lungida te, e dalla tua casa,e da5 tuoi servi, e daltuo popolo ; e resterai!solamente nel fiume.

12. E Mosè, e Aron-ne si partiron da Fa-raone : e Mosè alzò legrida al Signore per lapromessa fatta a Fa-raone intorno alle ra-nocchie.

13. E il Signore fe-ce , come avea doman-dato Mosè : e morironole ranocchie delle case,delle ville, e dette eam-»pagne.

14. E ne raunaronomucchi immensi, e laterra ne fu infettata.

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15. Tidens autemFharao, quod data es*set requies, ingravavitcor suum, et non audi-t>it eos, sicut praecepe-rat Domiwtzs.

16», Bìxityue Domi"nus ad jUfo/se/r: j&o-^ruere ad Aarom Ex-tende vìrgam tttam, etpercute pulverem terrae:et sin* sczniphes //?universa terra4Egypti.

17. Feceruntque ita.Sit extendit Aaron ma*»um j virgam tenens :percnssttgue pulveremtefrae, et(i)factz"suntsciniphes «? hominibus,et //» jum&ads : wnnìspulvis -^ferrite '-versusèst in winipnes per to-tam terram A&gypti.

16. Ma Faraone veg«gendo, che gli era datorespiro, si ostinò in cuorsuo, e non gli ascoltò,conforme avea ordinatoil Signore.

16. E il Signore dis-se a Mosè : Di ad Aron-ne, che stenda la suaverga, e percuota lapolvere della terra : enascano mosconi pertutta quanta la terra di"Egitto.

17. E lecer così. EAronne stese la mano,e colla verga percosseìa polvere della terra ,e ne nacquer mosconiinfesti agli uomini, e aigiumenti : tutta la pol-vere della tèrra si cam-Mò in mosconi per tut-ta la terra d' Egitto.

'fi)-PsoL 104. 31.

Vers. 14 La terra ne fu infettata. Dal cattivo odore dellefrane morte.

* E ne riamarono mucchi immensi. Gii* dimostrava larealtà del fatto, ed escludeva ogni ragionevol sospetto di prestigio.

Vers. 16. E nascano mosconi ec. Si è tradotta la voce sciniphessecondo l'opinione di quasi tutti gli antichi interpreti. 1 Rabbiniseguiti da molti comentatori moderni credono, che sciniphes sienoi pidocchi. Altri de'moderni, accostandosi più agli antichi, voglio-no, che s'intenda quella specie di mosconi chiamati pugini^ chesono sommamente noiosi in Italia, come nell'Egitto,

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18. Feceruntque si-militer malèfici inca/z-tadonibus suis, ut edu-cerent sciniphes, et no»potuerunt : erantguesciniphes tam in homi-n/bus, guani in jumen-eis.

19. .Et dixerunf ma-lefici ad Pharaon&m*.Digitus Dei est hic :induratemi] uè est corPharaonis, et non audi-vit eos, sicut praecepe*rat Dominus.

2-0. Dixit quoque Do-minus ad Moysen :Consurge dilucalb, etsta coram Pharaone :egredietur enim adaquas : et dices adeum : Haec dicit Domi"nus : Di/mtte popu/ummeum, ut sacrifìcetmihi.

21. Quod s* non* dì-miseris eum r ecce egoimmittam in te, et in

18. E teutaron simil-mente i maghi co* 1 oraincantesimi di far na-scere mosconi, e nonpoterono: e i mosconierano tanto sugli uomi-ni, come sugli animali,

19. E i maghi disse-sero a Faraone : V'haqui il dito di Dio : e lìcuore di Faraone s'in-durò, e non gli ascoltò,conforme il- Signore a-vea ordinato,

20. E il Signore cfis<se ancora a Mpsè : Al-zati di buon mattino, epresentati a Faraone ;perocché egli andrà "al1*le acque > e dirai a lui rQueste cose dice il Si-gnore: Lascia andare ilmio popolo, affinchè nuiofferisca sacrificio.

21. Che se tu noi la-scerai andare, ecco cheio manderò contro di te•„

Vers. 19. V'ha qui il dito di Dio. Così Dio e Mo$è cavano dibocca degli stessi nemici la confessione della verità de'prodigafatti eolla potestà data da Dio stesso a'suoi servi, lu questo, di-cono i maghi,, apparisce la possanza infinita del Dio degli Ebrei ;nè noi, nè alcun altro uomo, qualunque afte si adopri, non p«-trà mai far tanto.

Vers. ao. Egli andrà all'è acque. Al Nilo o per adorarlo, oper lavarsi prima di far sacrificio , come coslumavaa <jue' re Se-condo Diodoro di Sicilia, lib. 2. citp, 3.

Esodo. VoL IL 4 *

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servos t//os, et in po-pidum tuum , et in do-mos tuas omne genusmuscarum : et imple-buntur domus AÈgy-ptiorum muscis diversigeneris, et universaterra , in qua fuerint.

22. Faciamquc mi-rabilem in die illa ter-ram Gessen 3 in qua po-pulus meus est, ut nonsint ibi muscae : etscias, quoniam ego Do-minus in medio terrae.

23. Ponamque divi-sionem inter populumjìieum.etpopulum tuum :cras er/t signum istud.

24- Fecitque Domi-nus ita. (i) Ut venitmusca gravissima indomo Pharaonis, et ser*vorum ejus, et in omnemterram AEgyptii cor-ruptaque est terra abhujuscemodi muscis.

e contro i tuoi servì, econtro il tuo popolo , econtro le tue case ognispecie di mosche: e lecase degli Egiziani, etutti i luoghi, dov' eifaranno dimora, si riem-pirà n no di mosche dìvario genere.

22. E mirabile rende-rò in quel di la terra diGessen, dove sta il miopopolo, perchè ivi nonsaranno mosche : affin-chè tu conosca , che ioil Signore sono nel mez-zo di quella terra.

a3. E farò distinzionetra il popol mio, e il po-pol tuo: domane avver-rà questo prodigio.

24* E cosi fece il Si-gnore. E venne la mo-sca molestissima nellecase di Faraone , e deisuoi servi, e in tutta laterra d'Egitto: e la ter-ra fu guasta da tali mo-sche.

(\) Sap. 16. g.Vers. 22. Affinchè tu. conosca che io il Signore sono nel

mezzo di quella terra. Vale a dire della terra di Gessen . Inmolti luoghi delle Scritture dicesi Dio essere in mezzo a queli»ch'egli protegge e difende. VediDeuler. vu.2i., xxm. 14. Jos. m.io. ce.; e quello che segue, vcrs. z3. E furo distinzione tra'lpopol mi'o, e ilpopol tuo, dimostra, che il senso che abliiaraodato a quelle parole, è il vero,

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2 5. Vocavìtque Pha-rao Mb/sen, et Aaron,et ait eis : Ite, et sacri-ficate Deo vestro in ter-ra hac.

26. Et ait Moyses :Non potest ita fieri:abóminationes enimAJEgjptiorum immola»bimus Domino Deo no-stro : quod si mactave-rimus ea, quae coluntAEgjptii coram eis, la*pidibus nos obruent.

27. F"iam trium die-rum pergemus in soli-titdinem : et sacrifica-bimus "Domino Deo no-stro (i) sicut praece-pit nobis.

28. Dixitque Pharao iEgo dimittam vos, utsacrificeds Domino Deovestro in deserto i ve-

26. E Faraone chia-mò Mosè, ed Aronne, edisse loro : Andate , esacrificate al vostro Dioin questo paese.

26. Ma disse Mosè :Ciò non può farsi : pe-rocché al Signor Dionostro sacrificheremoquello che tra gli Egi-ziani è sacrilegio 1* uc-cidere ; e se noi immo-leremo al cospetto de-gli Egiziani queìle co-se , che essi adorano, cilapideranno.

27. Noi faremo tregiorni di strada nellasolitudine : e farem sa-crifìcio al Signor Dionostro , conforme eglici ha ordinato.

28. E Faraone disse:Io vi lascerò andare afar sacrifizio al SignorDio vostro nel deserto :

Ci) Sup. 3. i 8.

Vers. ^4- La terra, fu guasta ec. Gli uomini e gli animalierano desolati dalle mosche. Nel Salmo LXXVH. sta scritto : Man-dò contro di essi le mosche che li mangiavano.

Vers. 26. Perocché al Signore Dio nostro sacrificheremo ec.Gli Egiziani adorano come Dei quegli stessi animali che noi uc-cidiamo, sacrificandoli al nostro Dio, i buoi, le pecore, gli arie-ti, ec. Potrebbero soffrire di vederci imbrattar le mani del san-gue delle loro divinità? Non ci crederebbero forse rei di unagrand' empietà e abbominazione?

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rtimtamen ton gius neabeatis ; rogate pro me.

29. Et ait MoysesiEgressus a te, orabo'Dominum % et recedeimusca a Pharaone, eta servis suis, et a po-pulo e/us cras ; verwm-tamen noli ultra fatte"re, ut non dimittas po-pulum sacrificare Do-mino.

3o.Egressusque$foy-ses a Pharaone oravitDominum.

31. Qui facit juxtaverbumiLUus ; etabstu-lit muscas a Pharaone,et a se/*v/s s^is, et apopulo ejus : non super"fuit ne una quidem,.

32. ^t ingravatumest cor Pharaonis ita,ut nec hac quidem vicedimitteret populum.

ma non andate più lon-tano ; fate orazione perme.

29. E Mosè disse:Partito che sarò da te,10 pregherò il Signore :e domane se n* ande-ranno lungi da Farao*ne, e dai suoi servi, edal suo popola le mo-sche: ma non voler piùingannare rattencndo11 popolo dall' andare afar sacrifizio al Signore.

3o.E partitosi da Fa-raone Mosè pregò il Si-gnore.

5i. Il quale feee quel-lo che gli avea doman-dato ; e tolse via d'in-torno a Faraone, e d'in-torno a' suoi servi e alsuo popolo le mosche :non ne restò neppucuna.

32. E s'indurò il cuo-re di Faraone in guisa,che neppur questa vol-ta lasciò, che il popolopartisse,.

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C A P O OC.

Quinta piaga la peste ne* giumenti : sesta le ul-cere : settima la grandine, i tuoni, e i fulminiiperchè questa cessi, Faraone promette di la»sciar libero il popolo; ma nonmantien la pa-rola , e nuovamente s* indura. Nissuna de'fi-gliuoli d'Israele patisce danno veruno in talisciagure.

1. JL/ixitautem Do-minus ad Moysem In-gredere ad Pharaonem,et loquereadeum: Haecdicit Dominus DeusHebraeorum : Dimittepopuhim meum, ut sa-crificet mihi.

2. Quod si adhuc re*nuis, et retines eos,

5. Ecce manus meaerit super agros tuos'iet super equos , et asi-nos, et camelos, et bo-ves et ovespestis valdegravis.

1. ÌLJ il Signore dis-se a Mo&è : Va a trova-re Faraone, e di' a lui:Queste cose dice il Si-gnore Dio degli Ebrei:Lascia andare il miopopolo ad offerirmi sa-crifizio.

2. Che se tu ancor seirestio , e lo rattieni,

3. Ecco che la manomia si farà sentire so*pra i tuoi campi, e so-pra i cavalli, e gli asi-ni, e i cammelli, e ibovi, e le pecore con a*troce pestilenza.

Vers. 3. Ecco che la mano mia ec. Delle dieci piaghe laquarta, e questa, che è la quinta, e l'ultima, sono mandate di-rettamente da Dio p€r far vedere a Faraone chi fosse il vero au-tore de' gastighi, co' quali era punka la sua ostinazione:

Sopra i tuoi campi, e sapra i cavalli, ec. Vale a dire, co-me apparisce dall'Ebreo, sopra i cavalli, asini, bovi, ec. In unaparola, sopra i tuoi bestiami che sì trovano alla campagna ; onde-non perirono quelli che erano nelle stalle. Così s'intende , comemolti ne restassero in vita dopo questa piaga, come si vede dalversetto 19. e dal capo xiv. 7.

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4. Et faciet Dominusmirabile inter posses-siones Israe^ etposses-siones AEgyptiorum, utnihil omnino pereat exAis, quae pertinent adfilios Israel.

6. Constituitqne Do-minus tempus dicens:Cras faciet Dominusverbum istud in terra,

6.Fecìt ergoDominusverbum hoc altera die ;mortuaque sunt omniaanimantia AEgyptio-rum: de animalibus ve-ro filiorum Israel nihilomnino periit.

7. JSt mìsit Pharaoad videndum ; nec eratquidquam mortuum dehis, -quae possidebat /-srael. Jngravatumqueest cor Pharaonis , etnon dimisit populum.

8. Et dixit Dominusad Moysen, et Aaron:Tollite plenas manuscineris de camino, etspargat illum Moysesin coelum coram Pha*raone»

9. Sitque pulvis su-per omnem terra/n AJ£-

4. E il Signore faràquesto miracolo riguar-do a quello che posseg-gono gl'Israeliti, e quel-lo che posseggono gli E-gizianì, che nulla periràdi quel che appartienea' figliuoli d'Israele.

6. E il Signore fissò iltempo, dicendo : Doma-ne il Signore adempiràquesta parola sopraquesta terra.

6. Il Signore adunquefece il di seguente quelche avea detto ; e peri-rono tutti gii ammalidegli Egiziani : ma de-gli animali de'figliuoli ds

Israele non ne perì uno.7. E Faraone mandò

a vedere: e non eramorto nulla di quel che |possedeva Israele. E si :indurò il cuore di Fa- ;raone, e non lasciò par-tire il popolo. i

8. £ il Signore dissea Mese , e ad Àconne :Alzate le mani piene dicenere del focolare, eMosè la sparga versodel cielo alla presenzadi Faraone.

9. E la polvere sispanda per tutta la ter-

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g/pti; erant enim in ho-minib?/s, et jumentis ul-ce ra, et vesicae tur gen-te s in universa terraJEgypti.

10. Tuleruntque ci-nerem de camino, etsteterunt coram Pha-raone, et sparsit illumMoyses in coelwtv.fa-ctaqué sunt ulcera vesi-carum turgentium inhominibus , et jumen-tis.

11. Nec poterant ma-lefici stare coram Mqy-se propter ulcera, quaein illis erant, et in omniterra AEgypti.

12. Induravi/que Do-minus cor Phoraonis,et non audivit eos-, sic-ut locutus est Dominusad Moysen.

fa d'Egitto , e ne ver-ranno agli uomini, e aigiumenti ulcere, e gros-si tumori per tutta laterra di Egitto.

10. E presero la ce-nere del focolare , e sìpresentarono a Farao-ne , e Mosè la sparseper l'aria: e ne ven-nero ulcere, e grossi tu-mori agli uomini, e aigiumenti.

11. E i maghi nonpotevano stare dinanzia Mosè per ragione del-le ulcere, che erano ad-dosso a loro, come a tut-ta la terra d' Egitto.

12. E il Signore in-durò il cuore di Farao-ne , e non gli ascoltò,come il Signore aveadetto a Mosè.

Vers* 9. * Grossi tumori. Bubboni.Vers. n. E i maghi non potevano stare dinanzi a Mosè,

Àbbiam veduto, come al terzo prodigio venne meno tutta lapossanza de'maghi, i «piali non poterono far piìi nulla. Ma affin-chè la vittoria di Dio, e del suo servo sia piìi evidente,, e i ma-ghi più non ardiscano di attizzare colle loro calunnie il cattivoanimo del tiranno, sono umiliati colle ulcere e co'tumori ; ondeson tormentati per tutto il corpo talmente che non posson nem-men comparire dinanzi a Mosè.

Vers. 12.* Zi Signore induro il cuore di Faraone. Per far ve-dere che all'abbandono di Dio precede sempre la malizia o re-sistenza alla sua grazia, si dice di Faraone, che da per se induri-tosi U cuore sotto i primi cinque flagelli vu. v. 22.; vm, v, 15,

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i5. Dixitque Domi-nus ad MLoysen-. Maneconsurge, et sta coramPharaone, et dices adeum: Haec dicit Domi-nus Deus Hebraeorum:Dimitte populum meum,ut sacrifica mihi.

*i4« Q'uia in hac vicemittam omnes plagasmeas super cor tuum, etsuper servos tuos , etsuper populum tuum: utscias, quod non sit si-milis mei in omniterra.

iS.Nunc emmexten-'dens manum percutiamtey et populum tuum pe-ste, peribisque de terra.

15. E il Signore dis-se a Mosè : Leva ti dìbuon mattino , e pre-sentati a Faraone, e glidirai : Queste cose diceil Signore Dio degli E-bf ei : Lascia, che il miopopolo vada ad offerir-mi sacrificio.

i4- Perocché io que-sta volta manderò sultuo cuore tutti i mieiflagelli, e sopra i tuoiservi, e sopra il tuo po*-polo : affinchè tu cono-sca , che non fcavvi si-mile a me m tutta laterras

15. Conciossiachè a-desso stendendo la ma-no percuoterò di pestete , e il tuo popolo , etu sarai sterminatodaKla- terra.

ig. 5a. tx. v. 27. al sesto qui rammentato ed a' seguenti x. v. i*io. 27. xiv. v. 4- indurito venne dal Signore medesimo.

Ver*. 14 Tutti i miei flagelli. Tutti i flagelli, co'quali horisoluto di punire la tua superbia, e i quali ti trapassaronoil cuore.

Vers. 15. Percuoterò di peste te, e il tuo -popolo, ce. Parago-nando le parole del versetto precedente: Manderò $ul tuo cuo-re tutti i miei fla>§ellì, e quello che segue nel versetto seguen-te: £ a ijueslo fine, li ho sostentato per dimostrare la mia.possanza ec. paragonando tutto- questo sembra farsi manifesto tche per nome di peste s'intendono tutti i gastighi, che doveanocadere sopra Faraone sino alla funesta sua motte aeil' at(ju<j dalmar tloéso.

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16. (i) Idcirco au-tem posili te , ut osten-dam in te fortitudinemmeam, et narretur no-men meum in omniterra.

17. Adhuc retinespopulum meum, et nonvis dimiltere eum!

18. E n pluain crasìiac ipsa, hora grandi-77 em multam nimis,qua-lis non fuit in AEgypto,a die quafundata est,usque in praesens tem-pus.

19. Mitte ergo jamnunc , et congrega ju-menta tua, et omniaquae habesin agro: ho-mines enim, etjumenla,

fi) Rom. g. 17.

16. E a questo fine»ti ho sostentato per di-mostrare in te la miapossanza, onde celebra-to sia il nome mio per,tutta la terra.

17. Tu rattieni tut-tora il mio popolo , enoi vuoi lasciar partire**

18. Ecco che io do-mani in questa stess'o-ra pioverò grandinesenaa misura, qualemai non fu in Egitto ,dacché fu abitato finoal di d' oggi.

19. Manda adunquesin da adesso a raunarei tuoi giumenti, e tut-to quello che hai incampagna , perocché e

Notisi, che nell'Ebreo tutto è qui espresso col passato. Hostesa la mia mano : ti ho percosso, tu sei sterminalo, et-., di-mostrandosi in tal guisa 1' infallibil certezza de' decreti di Dio,per cui è come già fatto tutto quello che egli ha stabilito di fare,

Vers. 16. Ti ho sostentato per dimostrare ec. L' Ebreo : TiJio sufcitato. E cosi l'Apostolo, Rom. ix. 17.1 LXX.: Ti ho ser-balo. Il Caldeo: Ti ho sofferto. II senso non varia gran fatto,qualunque di queste versioni si prenda. Dio dice a Faraone : Ioti ho sostentato con tutti i tuoi vizii, con tutta la tua empietà,con tutto il disprezzo , che hai fatto della mia pazienza e beni-gnità ; ti ho sostentato per far vedere ad esempio e istruzione ditutti gli uomini, quanto terribile sia il mio sdegno contro de'pec-catori impenitenti ; onde si dica per tutta la terra : grande è ilDio d'Israele ; e gli «omini mi conoscano, e mi temano. Cosi Diosecondo la bella parola di s. Agostino ordina con somma giusti*aio ie male volontà, servendosi perjìne buono delle stesse ma-le volontà. Yedi ep. ad Rom. cap. ix.

Esodo. Vol* IL 4

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et universa, quae inven-ta fuerint f oris ,nec con-gregata de agris, ceci-deritfjue super ea gran-do, morientur.

0o. Qui timuit ver-l/um Domini de servisPharaonis, fecit confu-gere servos suos, et Ru-menta in domos.

21. Qui autem ne-glexit sermonem Domi-ni, dimisit servos suos,et jumenta in agris.

22. Et dixit Domi-nus ad Moysen : JEx-tende manum tuam incoelum, ut fiat grandoin universa terra AE-gypti, super homines,et super jumenta, et su-per omnem herbam agriin terra AEgyplL

2 3. Extenditque Moy-sss virgam in coelum:et Dominus dedù toni-

gli uomini, e i giumen-ti, e tutto quello chetroverassi fuori, e nonsia ritirato dalla cam-pagna , venendogli so-pra la grandine, perirà.

20. Que' servi di Fa-raone , che ebbero ti-more della parola, delSignore, fecero che iloro servi, e i giumentisi fuggissero nelle case.

21. Ma quelli che nonfecero conto della paro-la del Signore, lascia-rono stare i loro servi,e i giumenti alla cam-pagna,

22. E il Signore dis-se aMosè : Stendi la tuamano verso del cielo ,affinchè cada grandinein tutta la terra d'E-gitto , sopra gli uomi-ni , e sopra i giumenti,e sopra tutte l'erbe deicampi della terra d' E-gitto.

23. E Mosè stese laverga verso del cielo : eil Signore mandò tuo-

Vers. i g. Manda adunque fin d'adesso a ratinare ce. O«*er-va, dice s. Agostino, la clemenza di Dio, il quale in mezzo all'iranon si scorda della misericordia, e con questa tempera e mitigail ga'iigo, tjncest. 33,

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trua, et grandinem, acdiscurrentiafulgura su-per terram : p/fitqueDominus grandinemsuper terram AEgypti.

24. Et grando, etignis mista pariter fè-rebantur: tantaequefuitmagnitudini^ 9 quantaeante numquam appa-ruit in universa terraAEgypti, ex quo gensilla condita est.

2 ò.Etpercussit gran-do in omni terra AE-gypti cuncta, quae fue-runt in agris ab homi'ne usque ad jumentum:cunctamque herbam a-gri percussit grando, etowz7ze lignum, regioni^confregit.

26. Tantum in terraGessen, ubi erant filiiIsrael, grando non ce-cidit.

27. Misit(jue Pharao,et vocavit Moysen etAaron, dicens ad eos:Peccavi etiam nunc-.

ni, e grandine, e folgo-ri, che volteggiavanosopra la terra : e il Si-gnore piovve grandinesopra 1' Egitto.

24. E la grandine, eil fuoco cadevano mistiinsieme : e quella fu dìtale grandezza, che e-guale non si vide giam-mai in tutta la terrad'Egitto, dacché fu fon-data quella nazione.

26. E la grandine fla-gellò in tutta la terrad' Egitto quanto vi eraalla campagna dagliuomini fino a'giumen-ti : e tutte l'erbe* deicampi furon flagellatedalla grandine, e spez-zata ogni pianta.

26. Solamente nellaterra di Gessen , dovestavano i figliuoli d' I-sraele, non cadde gran-dine.

27. E Faraone man-dò a chiamar Mosè eAronne, e disse loro :Ho peccato anche ades-

Vers. 24. E la grandine e il fuoco cadevano misti insieme.Questo miracolo è grandiosamente descritto nella Sapienza ,cap. xvi. 16. 17, ec., « Ps. 77. veri, 48. ec., e Ps. io4- vers. 3a.

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Dominus }ustus\ ego, etpopulus meus impii.

28. Orate Dominum,ut desinant tonìtruaDei, et grando : ut di-mittam vos, et nequa-quam hic ultra manca-tìs.

29. Ait Mbjses! Cumegres sus fuero de uro e,extendampalmas measad Dominum, et cessa-bunt tonitrua, et grandonon erit: ut scias , quiaDomini est terra.

So. Novi autem, quodet tu, et servi tui nec-dum tìmeads DominumDeum.

3i. Linum ergo, ethordeum laesum est,eo quod hordeum essetvirens, et linum jamfoUiculos germinarci.

62. Triticum autem,et far non sunt laesa,^ruia serotina erant.

so : giusto è il Signore •io, e il mio popolo siamempi.

28. Pregate il Signo-re affinchè cessino i grantuoni, e la grandine :affinchè io vi lasci an-dare , e non restiatepiù qua.

29. Disse Mosè: Usci-to ebe io sia dalla città,s tenderò le mie manial Signore , e cesseran-no i tuoni, enongrandi-nerà più: affinchè tu co-nosca , che del Signoreè la terra.

30. Ma io ben so,che tu, e i tuoi servinon temete ancorali Si-gnore Dio.

Si. Fu adunque gua-stato il lino, e 1' orzo,perchè l'orzo era verde,e il lino faceva il seme.

32. II grano però, e ilfarro non furono dan-neggiati , perchè sonoserotini.

Vers. 3 r. V orzo era verde. Ovvero avea la spiga verde ; nonera ancora a maturità. La mietitura dell' orzo cominciava subitodopo la Pasqua nella Palestina, e probabilmente più presto nel-l'Egitto, paese più caldo della Palestina. La mietitura del granoveniva dopo ; e non cominciava presso gli Ebrei, se non verso laPentecoste,

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33.Egressusque Mayses a Pharaone ex ur-be telendit manus adDominum, et cessave-ru/it tonitrua, et gran-do ; nec ultra stillavitpluvia super terram.

34. Videns autemPharao, quod cessas-set pluvia^ et grando ,et tonitrua-, auxit pec-catum:

35. JEt ingravatumest cor e;us , et servo-rum illius, et induratiminimis : nec dimisit fi-lios Israel, sicut prae-ceperat Dominus permanum Moysi.

33. È partitosi da Fa-raone Mosè, e dalla cit-tà , stese le mani al Si-gnore, e cessarono i tuo-ni, e la grandine ; e noncadde più stilla di piog-gia sopra la terra.

34. Ma Faraone veg-gendo, come era cessa-ta la pioggia, e la gran-dine, e i tuoni, aggravòil suo peccato :

35. E si ostinò il cuo-re di lui, e de'sùoi servi,e s'indurò formisura : enon lasciò partire i fi-gliuòli d'Israele, comeStvea ordinato il Signoreper mezzo di Mosè.

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C A P O X.

Segno ottavo, ovver piaga, le locuste : folle que»stè, Faraone indurato neppure adesso dà li-cenza al popolo secondo la promessa : si vieneperciò alla nona piaga di tenebre foltissime,per ragion delle quali Faraone permette chese ne vadano rjjza instando Mosè, perchè va-dan con essi anche ìtutti i bestiami, que gli ciònega, e minaccia dì dar morte a Mosè.

1. Jjjt dixit Domi"~nus ad Moysen: Ingre-rdere ad Pharaonenz:4go enim induravi core/'us, et servorum illius,wt faciant signa meahaec in eo.

2. Et /rarres i/z auri-^us filii tui, et nepotumtuorum, quoties contri'verÀm^ÉEgyptios, et si-gna meafecerim in eis:et sciatis quia ego Do-minus»

3. Introierunt ergoMoyses et Aaron adPharaonem, etdixerunt

1. JL/ il Signore dis-se a Mose : Va a casadi Faraone, perocché ioho indurato il cuore dilui, e de'suoi servi pereseguire sopra di luìquesti miei prodign.

2. E affinchè tu rac«conti a9 tuoi figliuoli, ea9 tuoi nipoti quantevolte io abbia strazia-to gli Egiziani, facendoeopra di essi i mieiprodigii : onde voi co-nosciate, che io sono ilSignore.

3. Andarono adunqueMosè ed Aronne a casadi Faraone, e gli disse-

Vers. i. Ho induralo il cuore di lui ... per eseguire sópra dilui ec. Dio non ama , nè può amare la materia de' gastighi, cioèla colpa ; ma posta la colpa, indirizza con somma giustizia la pe-na a danno degli empii, e a manifestazione della sua gloria.

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et: Haec dicit DominusDeus Heóraeorum: £/s-quequo non vis subjicimihi? dimitte populummeum , ut sacrificetmihi.

4« ( O Sin autem re-'sistis, et non vis dimit-tere eum: ecce ego in-ducam cras locus tam infines tuos:

5. Quae operiat su-perficiem terrae, nequidquam ejus appa-reat, sed comedatur,quod residuum fueritgrandini', corrode t enimomnia Ugna, quae ger-minani in, agris.

6. Et implebunt de-mos tuas et servorumtuorum, «t omnium A JS-g7ptiorum,quantam no/ividerunt p atre s tui etavi, ex quo orti sunt su-per terram usque inpraesentem diem. A ver-titque se , et egressusest a Pharaone.

7. Dixerunt autem

ro : Queste cose dice liSignore Dio degli Ebrei:Fino a quando neghe-rai di soggettarti a me?lascia andare il mio po-polo ad offerirtni sacri-fi zio.

4- Che se tu resisti,e non vuoi lasciarlo an-dare : ecco che io do-mane farò venire lelocuste nel tuo paese :

5. Le quali ingom-brino la superficie del-la terra a segno, chenissuna parie di lei sivegga , ma sia dixora-to quel che avanzo al-la grandine : perocchéelle roderanno tutte lepiante, che germinarlope'campi.

o". Ed empieranno letue case, e quelle de9

tuoi servi, e di tuttigli Egiziani, tante dinumero, quante non nevidero i padri e gli avituoi dal dì, in cui nac-quero sopra la terra fi-no al dì d'oggi. E vol-tò le spalle, e si parlida Faraone.

7. Ma i servi di Fa«

(.). Sap. 16. 9,

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servi Pharaonis adeum.'. Usquequo patte-murìioc scandalumt di-mitte homines, ut sa-crificent Domino Deosuo: nonne vides, quodper/erit AEgyptus ?

8. HevocaveruntqueMoysen et Aaron adPharaonem, qui dixiteis: Ite, sacrificate Do-mino Deo vestro. Qui-nam sunt > qui iturisunt?

9. Alt Moyses : Cumparvulis nostris, et se-nioribus pergemusjcumfiliis, et filiabus, cumovib?/s, et armentis: estenim soikmnitas Domi-ni Dei nostri.

10. JE^trespondit Pha-raoi Sic Dominus sitvobiscum quomodo egodimittam vos, etp^rvu-los vestros. 6'ui dubiumest, quod pessime cogi-tetis?

11. Nonfietita; sedite tantum viri, et sacri-

raone dissero a lui:Fino a quando soffriremnoi questo scandalo ?lascia andar costoro afare sacrifizio al Signo-re Dio loro : npn veditu, come è rovinato 1'Egitto?

8.E richiamaron Mo-sè ed Aronne davantiFaraone, il quale disseloro: Andate, fa te sacri-fizio al Signore Dio vo-stro. Chi son quelli cheanderanno ?

9. Disse Mosè: Noi an-dremo co' nostri bam-bini, e co'senìori, e co'figliuoli, e colle figlie,colle pecore, e cogli ar-menti : perocché eli' èuna festa solenne delSignore Dio nostro.

10. E Faraone rispo-se : Cosi sia con voi ilSignore, come io lasce-rò andare voi, e i vo-stri figliuoli. Chi dubi-ta, che voi non abbiatepessime intenzioni ?

11. Non sarà così;ma andate soltanto voi

Vers. io: Cos'i sia con voi il Signore, come io ec. E un' ama-ra derisione insieme e imprecazione. Aiutivi così Dio , come io vidarò la libertà di andare, volendo dire, che questa libertà nonl'avrebbe mai data.

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ficaie Domino: hoc enimet ipsi petistis. Statim-que ejecti sunt de con-spectu Pharaonis.

12. Dixit autem Do-minus ad Moysen : (i)Extende manum tuamsuper terram AEgyptiad locustam, ut ascen-dat super eam, et de-voret omnem herbam,quae residua fueritgrandini.

13. Et extendit Moy-ses virgam super ter-ram AÈgypti; et Domi-nus induxit ventum u-rentem tota die illa et

(O Ps. 104. 34.

uomini, e sacrificate alSignore : perocché que-sto avete domandatovoi stessi. E immedia-tamente furon cacciatidalla presenza di Fa-raone.

12. E il Signore dis-se a Mosè : Stendi latua mano sopra la ter-ra d'Egitto verso la lo-custa, affinchè ella ven-ga sopra di essa, e di-vori tutta l'erba avan-zata alla grandine.

13. E Mosè stèse laverga sopra la terra d'Egitto ; e il Signoremandò un vento , cheabbruciava per lutto

V«r*,~ 11-i-Questo avete domandalo voi stessi. Egli mentisce,come è costume di chi non teme contradditóre. Forse per averdetto Mosè e Aronne, che doveano andare ad offerir sacrificio,volle stiticheggiare su queste parole, e inferire, che adunquenon le donne, nè i ragazzi che non erano a ciò necessari!, ma isoli uomini fatti andrebbono. •

Vers. 12. Stendi la tua mano sopra la terra <f Egitto versola locusta. Ho voluto conservare nella traduzione la frase stessadella volgata, che è simile all'originale, perchè frase sommamen-te espressiva. La mano di Mosè, strumento della possanza di Dio,era quella , la quale con un cenno dovea far venire le locuste acompiere lo sterminio della terra d'Egitto. Gli Africani e gliArabi, (e talora anche qualche parte dell'Italia) sanno per pro-va, quanto terribile flagello per le campagne sieno le locuste,delle qnali gì' immensi eserciti gettandosi sopra le messi vicinea maturità, in poco d'ora divorano e guastano ogni bene.

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nocte s et mane facto,ventus urenslevavitlo-custas.

14« Queeaseenderuntsuper universam ter"ram AEgypti : et sede"runt in cunctis finibusAEgyptìorum innume-rabiles, quales ante il-lud tempus non f iterantinecpostea futurae sunt.

15. Operueruntqueuniversam superficiemterrae, vastantes omnia.Devorata est igitur her-ba terrae, et quidquidpomorum in arboribusfuit) quae grando dimi-serata nihilque omninovirens retictum est inlignis, et in herbis ter-rae in canela AEgypto.

quel dì e la notte *, evenuto il mattino, ilvento, che bruciava, viportò le locuste.

i4« E queste si spar-sero per tutta la terrad'Egitto : e si posaronoin tutte le regioni diEgitto in numero sen-za numero, quante nonerano state prima d'al-lora, nè saranno dipoi.

16. E ingombraronotutta la superficie del-la terra, devastandoogni cosa. Fu pertantodivorata l'erba de'cam-pi, e tutti quanti i frut-ti delle piante avanzatialla grandine ; e nullarestò di verde nellepiante e nell'erbe dellaterra in tutto 1' Egitto.

Vers. 13. Un v ento che abbruciava, ec. L'Ebreo: Un ventodi levante: I LXX. Un vento di mezzocù: ma i viaggiatori rife-riscono, che il vento d'oriente, e quello di mezzodì sono di si-mile natura, e producono gli stessi effetti. L' uno e 1' altro è sicaldo , che toglie il respiro ; P uno e P altro è impetuosissimo,talmente che oscura 1' aria coli' immensa quantità di sabbia, ed' altre materie, che trasporta. La sabbia e la polvere arruolataper così dire da questo vento si assottiglia in guisa, che dicesiarrivi a penetrare il guscio di un uovo. Il vento di levante avreb-be portate le locuste dall' Arabia, quel di mezzodì dall' Etiopia ;e l'uno e l'altro paese abbonda in sì fatta mercé.

Vers. 15. E tutti quanti i frutti delle piante. In un paese cal-do come l'Egitto, non è miracolo , che vi fossero in quella sta-gione sulle piante de'frutti non solo allegati, ma già grossetti.

* E ingombrarono tutta la superficie della terra. E nsrimase oscurata «d accieeata. Così secondo alcuni l'originale.

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16. Quamoèrem /e-àtinus Pharao vocavitMoysen et Aaron; etdixit eis : Peccavi inDominum Deum ve-strum, et in vos.

17. S ed nunc dimittepeccatum mihi etiamhac vice, et rogate Do-minum Deum vestrum,ut auferat a me mortemistam.

i S.EgressusqueiWo^-ses de conspectu Pha-raonis oravit Domi-num.

19. Qui fiare ,/ècitventum ab occidente ve-hementissimum, et ar-reptam 'locustam proje-citin mare Rubrum: nonremansit ne una quidemin cunctis finibusAEgy-pti.

16. Per la qual cosaFaraone chiamò in fret-ta Mosè ed Aronne, edisse loro : Ho peccatocontro il Signore Diovostro, e contro di voi.

17. Ora però perdo-natemi il mio peccatoancora per questa volta,e pregate il SignoreDio vostro, che tolga dame tal morte.

18. E partitosi Mosèdalla presenza di Fa-raone fece orazione alSignore.

19. Il quale fe'soffiarda ponente un gagliar-dissimo vento, che por-tò via le locuste, e get-tolle nel mar Rosso; nonne restò neppur unadentro i confini d'Egit-to.

Vers. 19. Fece soffiare M; ponente. L'Ebreo e i LXX. lo dico-no vento del mare, cioè del mediterraneo, il quale nel linguag-gio della Scrittura, indica il ponente, perchè si trova a ponent.edella terra Santa ; e perciò nella nostra volgata questo vento chesi levò dal mare, è detto vento di ponente.

Gettolle nel mar^Rosso. Per simil maniera racconta Plinio,lìb. xi. 29., sgombrarsi i paesi dalle locuste: Portate via a, schie-re dal vento vanno a, cadere ne1 mari o negli stagni. Il nomedi rosso credesi dato a questo mare da Edom , o sia da Esau , icui posteri si stesero sulle coste di questo mare. Nelle Scrittureè chiamato mare di Suph, che alcuni traducono mare delV al-g«, ovvero de*giunchi, per la quantità di alga e giunchi che so-no nel fondo, e alle rive : altri traducono mare, che ha confinì,perchè non è cosi vasto, come l'Oceano , il quale pare non abbia

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20. Et induravit Do-minus cor jPharaonis,nec dimisit filios Israel.

21. Dixit autem Do-minus ad Moysem (i).Extende manum tuamin coelums et sint tene"brae super terram AEgy-pti tam densae, ut pai-pari q«eant.

22. JSx/enditqueMoyses manum in coe-/um: et factae sunt te"nebrae horribiles in u-niversa terra AEgyptitribus diebus.

23. (2) Nemo viditfratrem suum, nec mo-vit se de loco, in quoerat: (3) ubicumque au-tem haJjitabant filii /-srael, ^ux erat.

24. /^bcavitque P/ia-rao Moysen et Aaron^,e/ dixit eis: /te, sacrifi-cate Domino: oves tan-tum vestrae^ et armenia

20. E il Signore in-durò il cuore di Farao-ne, e non lasciò andari figliuoli d'Israele.

21. E il Signor dissea Mosè: Stendi la tuamano verso del cielo : esieno tenebre sopra laterra d'Egitto si folte,che possan palparsi.

22. E Mosè stese lamano al cielo : e furonoorrende tenebre pertutta la terra d'Egittoper tre giorni.

a3. Un uomo non ve-deva T altro, nè si mo-vea da dove stava : madove abitavano i figliuo-li d'Israele, era luce.

24. E Faraone chia-mò Mosè ed Aronne, edisse loro : Andate, sa-crificate al Signore : re-stino solamente le vo-

(i) Ps. 104. 28. (•>.) Sap. 17. 2. n) Sap. ife-t.

confini. L' acqua di questo mare sembra rossa in alcuni luoghi,dove non è molto profonda, perchè di tal colore è la sabbia; maella è infatti assai chiara, come raccontano quelli che ne hannofatta la prova.

Vers. ai. Si folte che possano palparsi. Tenebre cagionate daclensissima e crassissima nebbia, che polca palparsi. V, Sap. xvu,4- 5. ec,,ePs. 77. 19.

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remaneant', parvuli ve-stri eant vobiscum.

26. Alt Moyses: Ho-stias quoque, et holo-causta dabis nobis,{juae offeramus DominoDeo nostro.

2 6. Cune ti greges per-ge/itnobiscum: nonre-manebit ex eis ungula ;quae necessaria sunt incultum Domini Dei no-stri-, praesertim cum i-gnoremus quid debeatimmolarli donec ad i-psum. locum pervenia-7WUS.

27. Induravit autemDominus cor Pharao-7/is, et noluit dimittereeos.

28. Dixitque Pharaoad Moysen: Recede ame, et cave, ne ultra vi-deas faciem meam: quo-cumque die apparueritmihi, morieris.

29. Respondit Moy-ses: Ita fiet, ut locutuses: non videbo ultra /à-ciem tuam.

sire pecore, e i vostriarmenti ; i vostri barn-bini vadan con voi.

26. Disse Mosè : Leostie ancora , e gli olo-causti darai tu a noi,affinchè gli offeriamo alSignore Dio nostro.

26. Tutti i greggiverran con noi : non nerimarrà una zampa ;son necessariipel cullodel Signore Dio nostro:particolarmente non sa-pendo noi quel che deb-ba immolarsi, fino a tan-to che siamo giunti inquel luogo.

27. Ma il Signore in-durò il cuore di Farao-ne, e non volle lasciar-gli andare.

28. E Faraone dissea Mosè : Levamiti di-nanzi, e guardati dalcomparir più alla miapresenza : la prima vol-ta, che ci verrai, morrai.

29. Rispose Mosè :Sarà, come tu hai det-to i non vedrò più latua faccia.

Vers. 29. Non vedrò p ih la tua /ciòcia. Per mia elezione noncomparirò più dinanzi a te, Mosè non tornò a vedere Faraone, senon dilaniato da lui,

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C A P O X f .

Prima del decimo segno ( la strage déprìmoge-niti ) predetto dal Signore, questi esórta gliEbrei a spogliare l'Egitto : lo chefufatto dopoquella strage.

i. \^Jr il Signoredisse a Mosè : Con unaaltra sola piaga io fla-gellerò ancor Faraone,e l'Egitto, e dopo que-sta \i lascerà andare, e\i sforzerà a partire.

2. Dirai adunque atutta la moltitudine,che domandi ciascunoal suo amico , e ognidonna alla sua vicinavasi d'argento, e d'oro.

3. E il Signore farà,che il popolo suo troviben disposti gli Egizia-ni. Or Mosè fu uomogrande assai nella terrad'Egitto nel cospettode' servi di Faraone, edi tutto il popolo.

(2; E ed. 15. i.

1. jCrt dixit Domi-nus ad Moysen : Adhucuna plaga tangam Pha-raonem, et AEgjptum,etposthaecdimittet vos,et exire compellet.

2. (i) Dices ergoomni plebi, ut postuletvir ab amico suo, et nzu-lier a vicina sua vasaargentea, et aurea*

3. Da3it autem Do-minus gratiam populosuo coram AEgyptiis.(2) Fuitque Moyses virmagnus va/de in terraAEgypti coram servisPharaonis, et omni po-pulo.

CO .S^pr. 3.22.7n/K 12.35.

Vers. i. Or il Signore disse a Mote, ec. Tutto quello che èqui raccontato fino al versetto g. lo rivelò Dio a Mosè , mentrestava al cospetto di Faraone, e prima che si ritirasse da lui.

* lri sforzerà a partire. Vi farà partire per forza.

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4. Et cài : Haec dicitDominus : Media nocteegrediar in AEgyptum:

6, (i) Et morie turomne primogenitum interra AEgyptiorum, aprimogenito Pharaonìs,qui sedei in solio ejus,usque ad primogeni-tum ancillae ) quae estad molam, et omniaprimogenita jumento~rum.

6. Eritque clamormagnus in universa ter-ra AEgypti, cjualis necante fuit, nec posteafuturus est.

fi) Infr. 12. 29.

4- Ed ei disse; Que-ste cose dice il Signo-re: A mezza notte ioentrerò in Egitto :

6. E morranno tuttii primogeniti nella ter-ra d'Egitto, dal primo-genito di Faraone, chesiede sul trono di lui,fino al primogenito del-la schiava, la quale siaalla macina, ed anchetutti i primogeniti de1

giumenti.6". E saranno strida

grandi per tutta la ter-ra d' Egitto , quali nèfuron prima, nè saran-no dipoi.

Vers. 3. Il Signore farà, che il papal suo trovi ec. Dio, nel-le cui mani sono i cuori degli uomini, non solo ammansirà i cuo-ri degli Egiziani pieni già di mal talento , anzi di rabbia controgli Ebrei ; ma li disporrà ad essere liberali verso gli stessi Ebrei.Il concetto grandissimo che avean preso di Mosè non solo il mi-nuto popolo, ma anche gli stessi cortigiani di Faraone, contribuìa disporre gli Egiziani a dare questi vasi, come è qui notato.

Yers. 4- Ed ei disse. Prima di partire dalla presenza di Faraone.Entrerò nell'Egitto. Dio non si muta di luogo, perchè egli

è per tutto : ma cambia azione. Quelli, che ha finora serbati invita, li darà ora a morte.

Vers. 5. Che siede sul trono di lui. Che regna insieme colpadre.

La quale sta alla macina. Descrivesi un uffizio il più ab-bietto degli schiavi uomini e donne, macinare a forza di bracciail grano ne' mulini a mano. Servivansi talora di asini per questolavoro, d'onde la macina da asino nel Vangelo.

* II Samaritano ha qui, come anco altrove, delle giunte chesono però semplici sposizioui del testo* Chi sa d'onde vengano ?

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7. A pud omne s autemfilios Jsrael non mutietcanis ab homine usquead pecus : ut sciatisquanto miraculo divi-datDominusAEgyptioset IsraeL

8. Descendentqueomnes servi tui isti adme, et adorabunt me,dicentes : Egredere tu,et omnis populus, quisubiectis est tibi: post/zaee egrediemur.

9. Et exivit a Pha-raone iratus nimis. Di-xit autem Dominus adMoysen : Non audielvos Pharao, ut multasigna fiant in terraAEgypti.

io. Moyses autemet Aaronfecerunt omniaostenta, quae scriptasunt, coram Pharaone.

7. Ma tra'figliuoli d'Israele dall' uomo finoalle bestie non abbaie-rà un cane : affinchèconosciate, quanto pro-digiosa distanza pongaDio tra gli Egiziani, eIsraele.

8. E verranno tuttiquesti tuoi servi a tro-varmi, e mi adorerannodicendo : Parti tu, e tut-to il popolo governatoda te : dopo di ciò noipartiremo.

9. E pieno di sdegnopartissi da Faraone. Mail Signore disse a Mosè:Faraone non vi ascolte-rà, affinchè si moltipli-chino i prodigii nellaterra d'Egitto.

10. E Mosè ed Aron-ne fecero dinanzi a Fa-raone tutti i prodigii,che sono scritti. Ma il

Vers. 8. Verranno lutti questi tuoi servì ec, Mosè sapeva,che lo stesso Faraone gli avrebbe fatte premure , perchè partisse ; ma per rispetto noi dice.

Riguardo alla decima piaga, cioè a dire la morte de' primo-geniti, è disputa tra gl'interpreti, se sia stata eseguita da un An-gelo buono, o cattivo. Sembrami, che quegli, i quali sostengono,che questa grandissima strage fu eseguita da un Angelo buono,abbiano in loro favore la lettera del sacro testo , e qui verset-to 4-, e capo XH. 12. a5., e oltre a ciò quello che sta scritto nellaSapienza, cap. xviu. 14 15. 16.

* E mi adoreranno. E mi s'inchineranno.

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Et induravit Dominuscor Pharaonis, nec dì-misìt filios Israel deterra sua.

Signore indurò il cuoredi Faraone, e questi nonlasciò partire i figliuolid'Israele dalla s^ia terra.

C A P O XIL

Dichiarato ed eseguito il rito della immolazione e del mangiare E agnello pasquale, e asperso ilsangue di esso soprai liminari delle case^l'Angelo, uccisi tutti i primogeniti, 'dell-Egitto,lascia intatti gì'Israeliti, i quali colle spoglie ecolle ricchezze deW Egitto si partono. Detritidella Pasqua, e del mangiare gli azzimi, e deltempo che Israele stette nell'Egitto.

i» JL/ixit quoqueDominus ad Mb/sen, etAaron in terra AEg^-pti;

2. Mensis iste vobisprincipium mensium :primus erit in mensi-bus anni.

3. Loquimini ad uni"versum coetum filìorum

1. JL/isse ancora ilSignore a Mosè , e adAronne nella terra d5

Egitto :2. Questo mese sarà

per voi principio de9

mesi : sarà il primo tra'mesi dell'anno.

3. Parlate a tuttal'adunanza de'figliuoli

Vcrs. i. Disse ancora il Signore. Questi ordini di Dio furonointimati prima della strage de' primogeniti, anzi prima del deci-mo giorno del mese.

Vers. 2. Questo mese sarà per voi principio de* men, ec, GliEbrei cominciavano il loro anno civile in autunno nel mese diTisri, e di qui cominciavano gli anni sabbatici, e quelli «lei giu-bileo. L' anno sacro , vale a dire quello, secondo il quale dovcaiiregolarsi le feste e le adunanze religiose, secondo V ordine daioqui da Dio, cominciò dal mese di Abib, o sia di Nisan ( che cor-risponde parte al marzo, parte all'aprile ), nel cj.ua! mese us ciro >no gli Ebrei dall'Edito

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Israel, et dicite eis :Decima die mensishujus iollat «nusquis-9 uè agnum per fami-/ias, et domos suas.

i\. S n autem mìnorest numerus, ut suffice-re possit ad vesceitdumagnum», assumet vici-num suum, qmjunctusest domui suae juxtanumerum animarum,quae sufficere possuntad esum agni.

d'Israele, e dite loro : IIdecimo giorno di que-sto mese prenda ciascu-no un agnello per fami-glia, e per casa.

4. Ghe se il numero èminore di quello che puòbastare a mangiare l'a-gneìlo, prenderà il suovicino, che gli sta allatodi Casa , per fare il nu-mero d1 anime sufficien-te a mangiare l'agnello.

Vers. 3. Il decimo giorno ...prenda ciascuno un agnello.Non è certo, se quest' ordine di preparare 1' agnello quattro diprima dell' immolazione dovesse osservarsi in perpetuo, o questavolta solamente ; sembra più verosimile, che per gli altri anniservisse, ch£ fosse preparato l'agnello a'tredici del mese; maxjuest' anno, dovendo gli Ebrei mettersi in ordine per la partenzadall'Egitto, fu loro ordinato di preparare per tempo l'agnello, edi averlo pronto pel dì dieci. "Vedi in queìto luogo il Pererìo.

Si poteva in vece dell'agnello immolare un capretto, comeapparisce dal versetto 13 ; ma comunemente con maggior divo-zione prendeasi un agnello : e questa costumanza ha forse datoad alcuni occasione di credere , che non si potesse immolare , senon un agnello. Vedi s. Agost, quaest. z^. in Exod.

Un agnello per famiglia e per casa. Il popolo dividevasiin tribù, le tribìi in famiglie, le famiglie in case: se la famigliatutta è ristretta ad una sola casa, prenderà un solo agnello: se lafamiglia è divisa in molte case, vi vorrà un agnello per casa.

* Prenda ciascuno. Separi.Vers. 4- Che se il numero e minore &c. Poteano esservi delle

case di due , di tre , o di quattro persone, onde questo numerosarebbe stato troppo scarso per mangiare tutta la vittima pasqua-le , la quale dovea essere consumata interamente; e in tal casola piccola famiglia prenderà le persone che vi bisogna dal suovicinato più prossimo. La legge non determinò il numero suffi-ciente a mangiar tutto l'agnello ; ma la consuetudine portò , chefossero sempre almen dieci persone, e non mai più di venti. Ve-iU Giuseppe de B., cap. 16. Notisi, che dopo la distruzione deltempio gli Ebrei non immolano più l'agnello pasquale.

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6. Erit autem agnusabsque macula, mascu-lus, anniculus : juxtaquem ritum tolletis ethaediim.

6. Et servabìtis eumusque ad quartamdeci-mam diem mensis hu-jus : immolabitcjue eumuniversa multitudo fi'liorum Israel ad vespe-ram.

6. Or l'agnello saràsenza macchia, maschio,dell'anno : e collo stessorito prenderete anche ilcapretto.

6. E lo serberete finoal q«iiatl orclicesimo gior-no di questo mese: etutta quanta la moltitu-dine de'figliuoli d'Israelelo immolerà alla sera.

Vers. 5. V agnello sarà senza macchia. Senza difetto: nonsarà cieco, nè storpiato, nè scabbioso, ec. Non si parla del coloredella sua lana. Fedi Levit. xxn.

Maschio. Tali eran comunemente le vittime, e particolar-mente gli olocausti. Levit. i. 3. io. Qualche volta fu ordinataostia femmina, come nel di dell'espiazione. Fedi Malach. i. zi.

Dell1 anno . Che non abbia passato 1' anno ; del resto pas-sati che avea gli otto giorni dalla nascita potea immolarsi ,Levit. XXH. 27.

Collo stesso rito ec. In mancanza dell' agnello prendereteun capretto, che abbia le stesse condizioni.

Vers. 6. E lo serberete fino al quattordicesimo ec. La vistacontinua di questo agnello ne'giorni dimezzo dovea servire adisporre gli animi alla celebrazione delja gran festa.

Lo immolerà alla sera. La sera del dì quattordici si doveaimmolare e mangiarsi al principio della notte del dì quindici.L'Ebreo legge : Lo immolerà tra. le due sere. Il Caldeo Trauditesoli. Questa maniera di parlare ha prodotte diverse opinioni cir-ca il vero punto dell' immolazione dell' agnello : senza troppodiffondermi dico: gli Ebrei cominciavano il giorno tanto sacro ,che civile alla sera, e alla sera lo terminavano ; ma essi notavanodue sere in ciascun giorno ; la prima sera , quando il sole decli-nava verso 1' occaso , la seconda quando il sole tramontava ; equesta distinzione di prima, e di seconda sera fu osservata ancheda' Greci. Il sacrificio di tutti i giorni ordinato in. questo libro ,cap. xxix. 38. si faceva circa la nona ora del giorno , cioè versole ore tre della sera. Or di questo sacrifizio si dice, che offerivasianeli' esso Ira le due sere: d' onde vedesi che la prima sera co-minciava dalla nona ora, o sia dalle tre ; e che il tempo tra ledue sere egli è quello ., che corre tra le nostre tre ore , e le sei

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7. Et sument de san-gitine ejus, ac ponentsuper utrumque postem,et in superliminaribusdomorum, in quibus co-medent illum.

8. St edent carnesnocte i/&t assas %ni, etétzytn&s panes cum la-ctucis agrestibus.

7. E prenderanno delsangue di esso, e ne met-teranno sopra l'una par-te e l'altra della porta,e sull' architrave dellaporta delle case, nellequali lo mangeranno.

8. E mangerannoquella notte le carni ar-rostite al fuoco, e paneazzimo con lattughe sal-vatiche.

nell* equinozio: dico nell' equinozio; perocché gli Ebrei "negli al-tri tempi non aveano le ore eguali alle nostre , ma or pili corte,or più lunghe, secondo le stagioni, come quelli che in ogni tem-po divideano il giorno in dodici ore, e in dodici ore la notte. Co-sì 1*immolazione della Pasqua fn dopo la nona ora , e ali' ora dinona fu immolato, e mori sulla croce 1* Agnello che è nostra Pa-squa t come dice l'Apostolo. L'immolazione dell' agnello fu fattaquesta volta da ciascun padre di famiglia, e questi padri di fa-mìglia rappresentavano tutto il popolo ; ma stabilito dipoi il sa-cerdozio toccav* a' sacerdoti di ricevere il sangue delle vittimenel catino, e di spargerlo appiè dell'altare in tutti i saerifizii, co-me ad essi spettava di metter la vittima intéra sopra l'altare,qoand/ella era an olocausto , ovvero il grasso, e le altre parti diessa negli altri sacrifizii. I Leviti per ordinario eran quelli chescannavan la vittima, la scorticavano, le cavavano gl'intestini, ec.

Vèrs. 7. E prenderanno del sangue di esso , e ne metteran-no ec. S. Girolamo in Isaì, cap. 66. sembra accennare, che ilsangue dell' agnello fu asperso sulle porte in forma di croce. Laragione di questa aspersione è detta nel versetto a3.

* Ne meneranno. Ne aspergeranno.Ver*. 8. E mangeranno quella notte ec. Ordinariamente le

carni delle vittime si cuocevano a lesso (Vedi \. Reg. n. 13. 140»ma P agnello pasquale si arrostiva, come è qui notato. Vedi Pa-ralip* xxxv. 13.

E pane azzimo. Coli' agnello pasquale si cominciava a man-giare le azzimelle, e si continuava pei sette giorni della solenni-tà. L'Apostolo ci ha avvertiti, che questo rito del pane azzimo si-gnificava la purità e innocenza, colla quale dobbiamo accostarcial banchetto del nostro Agnello pasquale, i. Cor. v. 5. '

Con lattughe salvatiche. I LXX. traducono con le pici-idi:la picride è una specie di pessima lattuga ; di cui Plinio lib, xix,

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£. Non comedetis exeo erudititi quid, neceoctum aqua , sed tan-tum assum igni : caputcum pedibus e/us, etintestinis vorabitist

10. Nec remanebitquidquam ex eo usquemafie: si quid residuumfuerit t igne comburetis.

11. Sic autem come-detis illum : JRenes *>e-s/ros «ccingetis, et ea£ceamenta habebitis inpedibus, tenentes bacu-?os in manibus, et co-medetis yèstinanter :est enim Phase (id esttransitus) Domini.

9. Non ne mangereteniente di crudo, nè dicotto nell'acqua, ma so-lamente arrostito al fuo-co : mangerete la testa,e i piedi , e gl'intestinidi esso.

10. Nulla di esso ri-marrà al mattino ; sequalche cosa ti' avanza,la brucerete eoi fuoco.

11. E lo mangerete in«fìiéstà maniera* -Avrete«ititi i fianchi,'te scarpea* piedi, e i bastoni inmano, e mangerete iufretta : perchè è la J?ha-se (cioè il transito) delSignore.

8.: alcuni credono, che s7 intenda la cicoria sal valica; comunquesia, quest' erba amara serviva di salsa all'agnello.

Ver». «. Non ne mangerete niente di crudo. Non era cosa tan-to straordìiìaria "presso gli antichi il'mangiare cruda la carne: e po-tea forse trovarli anche ira gli Ebrei, chi non abborrisse di farlo.

Mangerete 1/a testa, ec. Mangerete tutto arrostito, con questo però, che mangiando la testa o i peducci non né rotnpitnalcun affo per trarne il midollo, vers. 46.

Vcrs. io. Nidla di esso rimarra al mattino. Perchè di gramattino dovete partire; onde aifihchè non avvenga, ch'è tìe man-gi qualche profano, o si corrompa quello che avanzasse, lo man-gerete tutto, e brucerete le ossa, e tutto quello che vi riésti'p'f*ma che finisca la notte.

Vers. ii. Avrete cinti i fianchi ec. Tutto quello cl»e qui siprescrive, è fatto per dimostrare la sollecitudine, 6 la disposizio-ne di persone, che stanno per intraprendere un lungo e laborio-so viaggio. ,

Perocché e la Phase ec. E imminente P ora, in cui P Ange-lo del Signore passerà da una casa all'altra nella ttrra d'Egitto,

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12. Et transibo perterram AEgypti nocteilla, percutiamque omneprimogenitum in terraAEgypti ab nomineusque ad pecus : et incunctis diìs AEgyptifaciam judicio, ego Do-minus..;.-...;, ' :

iS.JErit autem san-guis vobis in signumin aedibus, in quibuseritis : et videbosangui-nem , et transibo vos :

12.Imperocché io pas-serò in quella notte perla terra d'Egitto, e per-cuoterò tutti i primoge-niti nella terra d'Egittodagli uomini fino allebestie : e di tutti gli deidell'Egitto prenderò ven-detta io il Signore.

15. E quel sangue sa-,ra per voi il segnale del-le case, nelle quali vitroverete : e io vedrò ilsangue, e vi trapasserò :

uccidendo i primogeniti, e toi dovrete passare dalP Egitto allaterra promessa.

* Transito. Passaggio.Vers. li. E di tutti gli dei dell* Egitto prenderò vendetta,

S. Girolamo, epist. ad Fabiol. scrive, che i simolacri dell'Egittofurono gettati per terra in quella notte. Altri osservano, che Diofacendo uccidere dall'Angelo i primogeniti delle bestie, moltedelle quali erano adorate dall'Egitto, esercitò sue vendette»con-tra gli dei egiziani.

Vers. 13. e 14- E quel sangue sarà per voi ec. Il sangue del-J'agnello asperse sopra le porte sarà per voi pegno di salute;1' Angelo rispetterà questo segnale in grazia del sangue, ch' eirappresenta, cioè in grazia del sangue di quell'Agnello, per cuiotterranno gli uomini la liberazione dalla tirannia del peccato, edel demonio , e dalla eterna morte. Con questo rito pertantoprofessavano implicitamente gli Ebrei, che il sangue del Messiasarebbe la salute di tutti quegli, i quali di questo saqgue fosserosegnati. Vi sono de' Rabbini, i quali hanno scritto, che Israeledovea essere riscattato dal Messia a' quindici del mese di Nisan,come lo stesso giorno fu una volta riscattato dall' Egitto ; lo cheè stato adempito letteralmente da Gesìi Cristo. L'ordine poi da-to qui da Dio di celebrare questo giorno con culto sempiterno,ovvero perpetuo, evidentemente suppone la celebrazione di unaPasqua spirituale, di cui quella degli Ebrei fu figura , la qualesi celebrerà dagli spirituali figliuoli d'Abramo nella Chiesa cri-stiana fino alla fine de'secoli.

* Piaga, flerminatrice. Flagello sterminatore.

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nec erit in vobis piagadisperdens, quandopercussero terra/» A E"g/pti.

14. Habebitis autemhunc dieminmonumen-

, tum : etcelebrabitis eumsolemnem Domino ingenerationibus vestriscultu sempiterno»

io. Septem diebusazyma comedetis : indie primo non eritfer-mentum in domibus ve"stris ; quicumque come-derit fermentatimi, per-ibit anima illa de !•srael, aprimo die usquead diem septimam.

io*. Dies prima eritsancta, atque solemnis,et dies septima eademfestivitate venerabilis :nihil operis facietìsineis, exceptis his uaead vescendum "" perti-nent.

17. JEt observabitisazyma : in eadem enim

G non cadrà sopra di voila piaga s termina trice ,allorché io percuoterò laterra d'Egitto.

i4» Or questo giornosarà memorabile per voi:e qual dì solenne del Si-gnore lo festeggeretecon perpetuo culto nel-le venture vostre gene-razioni.

15. Per sette giornimangerete pane azzimo;sino dal primo giornonon: resterà lievito nellecase vostre : se alcunomangerà del fermentato»dal primo di fino al set-timo , sarà recisa quel-1' anima da Israele.

16. Il primo di saràsanto e solenne, e il set-timo sarà venerato coneguale solennità : in es-si non farete alcun' ope-va servile, tolto quelloche Spetta al mangiare*

17. E osserverete lafesta degli azzimi : im-

,Vers. 15. Sarà recisa quelV anima da Israele. Si trova so-vente intimata questa pena contro i violatori delle osservanze le-gali. Molti vogliono, che s'intenda con ciò la pena di morte , alla«piale saran condannati gli stessi violatori, provato il delitto da-vanti a'giudici. Altri poi intendono, che i trasgressori dovean es-sere recisi dal ceto d'Israele, spogliati delle prerogative della,nazione, e considerati come stranieri, e questo pare piìi.verisimijc

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ipsa die educam exer-citum vestrum de terraAEgypti, et custodietisdiem istum in genera'dones vestras ritu per-petuo.

18. Primo mense *ff 'lartadecima die men-sis ad vesperam coinè*detis azyma usque addiem vigesimam pri-mam ejusdem mensisad vesperam.Levit.23.5.Num.28. \6.

19. Septem diebusfermentum non inve-nietur in domibus ve-stris: qui comederitfer-mentatum, peribit ani-ma ejus de coeta Israeltam de advenis, quamde indigenis terrae.

perocché in quello stes-so dà io trarrò il vostroesercitò dalla terra diE-gitto : e voi questo gior-no solennizzerete conperpetuo culto nelle se-guenti generazioni.

18, II primo mese, aiquattordici del mese allasera mangerete gli àzai-mi fino al dì vigesimoprimo dèlio stesso mesealla sera.

19. Per que'settegiorni non sì troverà fer-mento nelle vostre case :se alcuno mangerà fer-mentato , sarà recisaqueli* anima dal ruolotì' Israele-, sia égli nati-vo del paese, o sia fore-stiero.

Vers. 16. Tolto quello che spetta al mangiare. II sabato ri-guardo al punto Ale! lavorare era osservato più rigorosamente,'che qualunque altra festa, mentre nel primo e nell'ultimo gior-no degli azzimi si permette di far da mangiare ; lo che era vieta-to nel sabato.

* II primo cfi sarà santo e solenne , e il settimo sarà ve-nerato con uguale solennità. Nel primo giorno, cioè dopo ilquattordici del primo mese seguì la strage de' primogeniti del-l'Egitto, e sette giorni dopo, cioè all'entrare dei ventunesimo, lasommersione nel mar Rosso dell'esercito di faraone.

Vers. 19. Sarà recisa cjiteW anima ... sìa egli nativo, o fore-ìliero. Alla Pasqua non era ammesso, se non chi era circonciso ,e facea professione della religione ebrea; ma , poste queste con-cimimi , era obbligato alla celebrazione della Pasqua} e degli az-zimi non solo l'Ebreo nato, ma anche chi d'altronde fosse passa-

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20. Otnne fermenta"tum non comedetis : incunctis habitaculis ve-stris edetis azyma.

21. Fbcavit autemMoysesomnes senioresfiliorum Israel, et di-xit ad eos : ite tollen-tes animai perfamiliasvestras, et immolatePhase.

22. (i) Fasciculuni"que hyssopi tingite insanguina , qui est in li-mine , et aspergile exeo superliminare et u-trumcjue postema nullusvestrum egrediatur o-stium domus suae us-que mane.

(\) Héb.'ii.sS.

20. Non mangereteniente di fermentato : intutte le vostre abitazio-ni mangerete azzimi.

21. Mosè adunqueconvocò tutti i seniorid'Israele , e disse loro :Andate, prendete l'ani-male per ciascuna dellevostre famiglie, e immo-late la Pasqua.

22. E bagnate unmazzetto d'issopo nelsangue, che siarà sullasoglia, e aspergeteneY architrave, e 1' una e1' altra parte della por-ta : nissurto di voi escafuori della porta di suacasa fino alla mattina.

to ad abbracciare 1' EbràisttMj. Questi, che 'sono qui detti stra-nieri , ^erdhè d.' erìgine nen erano Ebrei, erano chiamati prose-liti di giustizia $ te questi vanendo al Giudaismo erano circoncisi,e dipoi, immersi una volta iu un gran vaso d' acqua, riceveanouna specie di battesimo, ìl quale non si reiterava giammai nèper loro, nè pe' figliuoli che fossero nati da loro, eccetto che fos-sero di madre idolatra, 1 figliuoli prima de'tredici anni, e le fi-glie prima de' dodici doveano avere il consenso de' genitori perfarsi proseliti ; quelli si circoncidevano , quelle erano battezzatesolamente. Eranvi de' proseliti di domicilio, i quali protó€tte*a-310 solennemente alla presenza di testimoni di osservare i co-mandamenti dati da Dio ad Adamo e a Noè, e con questo aveauola permissione di abitare tra gli Ebrei.

Vcrs. 22. Nel sangue che sarà sulla soglia. Nel sangue ilquale mésso in un catino voi lo porrete sulla soglia della casaj>er aspergerlo sulla porta, ec. L'issopo serviva di aspersorio.

* Nesfiino di voi esca. Metta il piede fuma,

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25. Transibit enimDominus percutiensAEgyptios* cumque vi-derit sanguinem in su-perliminari, et in utro-que poste, transcendetostium domus , et nonsinet percussorem in-g-redi domos vestras tet laedere.

24. Custodi verbumistud legitimum tibi, etfiliis tuis usque in ae~ternum.

26. Cumque introieri-tis terram,quam Domi-nus daturus est vobis,ut pollicitus est, obser-vabitis caeremonias i-stas.

26. J?t cum dixerintvobis filii vestri : Quaeest ista religio?

27. Dicetis eis : Vi'clima transitus Dominiest) quando transivitsuper domos filiorumIsrael in JEgypto, per-cutiens AJSgyptios, etdomos nostras libe-

23. Imperocché pas-serà il Signore , che fla-gellerà gli Egiziani : equando vedrà il sanguesull'architrave, e all'unaed altra parte della por-ta, passerà oltre la por-ta di questa casa, e nonpermetterà, che entrinelle case vostre lo ster-mina tore, e faccia danno.

24. Osserva questo co-mando come inviolabileper te, e pel tuoi figliuoliin eterno.

26. E quando sareteentrati nella terra , cheil Signore darà a voi,conforme ha promesso,osserverete queste ceri-monie.

26". E quando dirannoa voi i vostri figliuoli:Qual rito è questo ?

•27. Voi direte loro:Questa è la vittima delpassaggio del Signore,quando egli trapassò lecase de'fìgliuoli d'Israe-le in Egitto, flagellandogli Egiziani, e salvando

Vers. 26. E quando diranno a voi i vostri figliuoli ec. Laistituzione delle feste fu invenzione della sapienza di Dio perconservare la memoria delle cose grandi fatte da lui a pro de-gli uomini.

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rans. /ncurvatusquepo-pulus adoravit.

28. Et egressi filiiIsrael fecerunt sicutpraeceperat DominusMay si , et Aaron.

2.O.. Factum est au-tem in noctis medio., (i)percussit Dominus om-ne primo geni tum in ter-ra AEgypti, a primoge-nito Pharaonis , qui insolio ejus sedebat, us-que ad primogenitumcaptivae , quae erat incarcere, et omne primo*genitum jumentorum.

3 o. Surrexitque P/&a-rao nocte, et omnes ser-vi ejus , cunctaque A.E-gyptus* et ortus est cla-mor magnus in JEgy*pto : neque enim eratdomus , in qua non /a-ceret mortuus ^

Si. Focatisque Pha-rao Moyse et Aaronnocte alt : Surgite , et

• egredimini a populomeo vos , et filii Israel:ite , immolate Domino,sicut dicitis,

le nostre case. E il po-polo prostratosi adorò( il Signore ).

28. E andarono i fi-gliuoli d'Israele, e fece-ro come avea il Signoreordinato a Mosè, e adAronne.

29. Quand'eceo allamezza riotte il Signorepercosse tutti i primo-geniti nella terra di E^-gitto, dal primogenitodi Faraone , che sedeasul trono di lui, fino alprimogenito della schia-va nell'ergastolo, e luttii primogeniti degli ani-mali^

30. E si alzo Faraonedi notte , e tutti i suoiservi, e tutto 1' Egitto,e si levarono grandi stri-da in Egitto ; perocchénon vi avea casa 3 dovenon fosse disteso unmorto.

31. E Faraone chia-mò a sé in quella notteMosè ed Aronne ? e dis-se: Su, via, ritiratevi dalmio popolo voi, e i fi-gliuoli d'Israele: andate,immolate ostie al Signo-re 3 come voi dite.

(i} Sup. ii, 5. Pi. IO/L, 36.

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52. Oves vestras , etarmenia assumile, utpelieralis, et abeuntesbenedicite mihi.

33. UrgebantqueAE*gyplii populumde terraexire velociter dicen-^cs : Qrtines morìemur.

34» STulit igiturpopu-»lum conspersam fari-«am antequam fermen-tareturi et ligans inpalliis posuil super hu-meros suos.

35. (i) Feceruntquefilii Israel, sicut prae-ceperat Moyses : et pe-tieruntabAJSgyptiis va-sa argentea, et aurea,vestemque plurimum,

36". Dominus autemdedìt gratiam populocoram AEgyptiis , utcommodarent eis : e<spoliaveru«t AEgj-ptioj?,

57. Pro/ectique suntj^lii Israel deRamesse

52. Prendete le vostrepecore , e gli armenti,come avete domandato,e partendovi pregateper me.

33. E gli Egizianipressavano ti popolo aduscire con prestezza dalpaese, dicendo : Morre-mo tutti.

34. Prese adunque ilpopolo la farina impa-stata prima che fosselievitata; e rinvoltatane'mantelli Se la posesulle spalle.

35. E fecero i figliuo-li d'Israele , come aveaordinato Mosè : e chie-sero agli Egiziani deivasi d'argento, e d'oro,e moltissime vestimente,

36. E il Signore fece,che il popolo trovassegrazia dinanzi agli Egi-ziani , onde questi glie-ne imprestassero : e sac-cheggiarono gli Egi»ziani.

87. E partirono i fi-gliuoli cT Israele da Ka~

(i} Stlp* 3- 21, CÌ II. 2| P/. 104- 3y,

Vers. 34- Prete adunque il popolo Infarina ec. Vedesì, chegli Ebrei aveano disegnato di cuocere il pane pel viaggio • ma gliKgmaiu non ne diedero loro il tempo -, onde si poriaioao la pasta.

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in Socoth, sexcenta fe-re millia peditum viro-rum , absque parvulis.

38. Sed et vulguspromiscuum innumera-bile ascendit cum eis,oves , et armenia, etanimantia diversi ge-neris multa nimis.

3 o,. Coxeruntque fa-rinam, quam dudumde AEgypto consper-som tulerant : etjece-runt subcinericios pa-nes azymos : neque e-nim poterant fermen-tari, cogentibus AEgy-ptiis , et nuttam faceresinentibus marami necpulmenti quidquam o,c-currerat praeparare,

4o. (i) Tìàbìtatio au-tem filiorum Jsrael.quamanscrunt in AJSgjpto,/uit quadringentorumtriginta annorum.

(i) Gen, 15. 13.

messe per Socoltì, circasecento mila uomini apiedi, senza contare ifanciulli.

38. E anche una tur-ba innumerabil di gen-te di ogni maniera ^ar-ti con essi, e pecore, earmenti, e animali divarii generi in grandis-sima quantità.

3p. E cossero la fari-na, che 'avean già porta-to impastata dall' Egit-to: e ne fecero del paneazzimo cotto sotto lacenere; perocché nonavean potuto farla lie-vitare , affrettandoli gliEgiziani a partire,e nonpermettendo loro dila-zione alcuna: nè aveanpotuto prepararsi alcuncompanatico.

4°- Or il tempo, chedimorarono in Egitto ifigliuoli d'Israele,fu dìquattrocento treni' an*ni.

Vers, 87. * Partirono circa 600000, senza contarci fanciul-li. E nelle loro tribù non era un malato : cosi aggiunge il Sal-mo civ. v. 36. perchè si ammiri la Provvidenza amorosa di Dioverso il suo popolo.

Vers 4o. Or il tempo che dimorarono in Egitto, fn\di qual-|roccfi/.o trentanni. Questa somma è esatta, contando dalla vo-

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41- Quibus expletis,eadem die egressus estomnis exercitus Domi-ni de terra AEgypti.

42. Nox ista est ob-serv abitisi) omini quan-do eduxit eos de terra•dEgypti: hanc obser-vare debent omnes filiiIsrael in generationi-bus suis.. 43- Dixitque Domi-nus ad Moysen, et Aa-ron : Haec est relìgioPhase: omnis alienile*na non comedet ex eo.

44- Omnis autem ser-vusemptitius circumci-detur ; et sic comedet^

45. Advena, et mer*cenarius non edent exeo.

46*. IH una domo co-mede tur ; nec efferetisde carnibus ejus fo^

41, Compiuti i quali,tutto l'esercito del Si-gnore partì in uno stes-so di dalla terra d' E-gitto.

42, Onoranda notledel Signore ella è que-sta , in cui egli dallaterra d'Egitto li trasse:e onorarla debbono tut-ti i figliuoli d'Israele intutte le generazioni.

43, E il Signore dis-se a Mosè , e ad Aron-ne: Questo è il rito del-la Pasqua; nissuno stra-niero ne mangerà.

44- E tutti i servicomprati a prezzo sa-ran circoncisi, e alloraae mangeranno.

45- Lo straniero, e ilmercenario non ne maa-geranno.

4°^ Si mangerà inciascuna casa : e dellecarni di luì nulla ne

cazione d'Abramo, e dalla .partenza di lui da Hàran fino ali' usci-ta degli Ebrei dall'Egitto-, e cosi espone l'Apostolo, Gai IH. 16.17. I LXX. lesserò : 11 tempo che i figliuoli d* Israele dimora-rono nella terra di Chanaan, e nell'Egitto, fu di quatlrocen-Jo treni* anni. Così il vero senso di questo versetto si è, che ilpellegrinaggio degli Ebrei in Egitto durò fino all'anno quattro-.cento trenta dalla vocazione d'Abramo, prima-epoca della nazio-ne. Del rimanente tutto il tempo che gì' Israeliti passarono inEgitto , fu di dugento quindici anni. Vedi j, Agost, (juaesl, 47-

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ras, (i) nec os illiusconfringetis.

47. Omnis coetusfi-liornm Israel faciet il»lud.

48. Quod si quis pe-regrinorum in vestram

porterete fuori, e non nespezzerete alcun osso.

47. Tutta la moltitu-dine de'figliuoli d'Israe-le lo sacrificherà.

48. Che se qualchestraniero vorrà passare

('i) Num. g. 12. Joan, i g. 36.

Vers. 46. Delle carni di lui, nulla ne porterete fuori. Neglialtri sacrifizii pacifigi si potea far parte delle carni agli amici,Vedi 2. Esdr. vin. io. 12.

Non ne spezzerete alcun osso. Gio si adempì riguardo alnostro Agnello divino. Joan. xix. 36.

Non dobbiamo finire questo capitolo senza toccare almenbrevemente i misteri adombrati sotto la scorza della lettera, ben-ché non possano essere ignoti a verun Cristiano, che sia qualchepoco istruito nelle cose della sua fede . L' agnello pasquale fuuna chiarissima figura di Cristo immolato per noi, per cui siamliberati dalla tirannia di Faraone, cioè del Demonio, e dalia spa-da dell' Angelo: vale a dire da' gastighi minacciati dalla giustiziadi Dio a' peccatori. L' agnello.fu immolato alla sera per significa-re , che Cristo lungamente aspettato e desiderato dovea venirenella pienezza de' tempi, come dice l'Apostolo, ad eseguire collasua immolazione il nostro riscatto ; ed egli circa la stessa ora, incui s'immolava l'agnello, spirò. Tutta la moltitudine de'figliuolòd'Israele immolò il Cristo, allorché la morte di lui chiese conalte grida tutto il popolo da Filato. Le qualità che concorreanonell' agnello pasquale, adombrano la virtù di Cristo, la immaco-lata sua purità, la mansuetudine , la pazienza ; egli il figliuolomaschio della donna dell'Apocalisse, nel fior di sua età divenutovittima di propiziazione per tutti gli uomini. Quest' Agnello fuveduto da s. Giovanni stare in piedi, cioè pieno di vita , e in-sieme come morto, portante cioè tutti i segni della sua uccisio-ne, cioè a dire colle piaghe ch'ei ricevè per amore di noi; e taleegli si rappresenta alla fede nella quotidiana benché incruentaobblazione, ch' ei fa di sé stesso nell' Eucaristia : qui egli «là lesue carni sante a mangiare a' fedeli per sostentamento della lorovita spirituale , e per ricolmarli di tutti i suoi beni, purché amangiar queste carni si accostino con disposizioni simili a quelleordinate agli Ebrei nella loro Pasqua: imperocehè a questo ban-chetto preparato da Cristo nella sua ardentissima carità fa d' uo-po portare la circoncisione del cuore, la purità dell' anima , e lamortificazione delle passioni. Chi adunque alla cena dell'Agnello-

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voluerit transire colo-nlam , et facere PhaseDomini, circumcideturprius omne masculi-num ejus, et tunc rìtecelebrabit^ eritque sic-ut indigenti terrae : sifjuis autem circumcisusnon fuerit, non vesce-tur ex eo.

49. "Eadem lex eritindigenae , et colono,^rui peregrinatur apudvos.

óo. Feceruntque o-mnes filii Jsrael, sicutpraeceperat DominusMo/si, et Aaron,

61. JJ t eadem die e~àuxit Dominus filiosIsrael de terra AEgy-pti per turm&s suas,

alla vostra religione, efare la Pasqua del Si-gnore, saran prima cir-concisi tutti i suoi ma-schi , e allora lo cele-brerà legittimamente,e sarà come cittadinodel vostro paese: ehi poinon sarà circonciso,non lo mangerà.

4^. Una stessa leggesarà pel cittadino, e per10 straniero, che è travoi pellegrino.

óo. E tutti i figliuolid'Israele fecero , comeavea ordinato il Signo-re a Mosè, e ad Aronne.

61. E nello stesso dì11 Signore fece uscireclalk terra d'Egitto ifigliuoli d'Israele divisinelle loro schiere.

ù .ttcosla, cinga i suoi (lancili, raffreni le cupidìtà, si rivesta del-lo spirilo di viaggiatore, si distacchi da tulio il sensibile per

, camminare verso quella terra felice , acuì ha già acquistato di-rii lò mediante l'immolazione e la morte di ijueslo Agnello,

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C A P O XIII.

Comanda Dio, che a lai si offeriscano i primo-geniti degli uomini , e degli animali s e che lamemoria della liberazion dall' Egitto conser-visi nella celebrazione della Pasqua, e nellaconsacrazione de' primogeniti. Bto conduceIsraele non pel paese de Filistei, ma pel de*serto. Portano seco le ossa di Giuseppe. Unacolonna di fuoco, e di nuvola serve di guidanel viaggio.

i. JLyocutusque estDominus ad M.oysendicens :

ss. (i) Santtifica mr-hì omne primogenitum,quod aperii vulvam, infiliis Israel tam de ho-minibus, quam de /u-wentis : mea sunt enimomnia.

i. Hi n Signoreparlò a Mòsè, è disse;

s. Consacra a me tut-ti i primogèniti, cheaprono P utero dellemadri, tanto degli uo-mini, thè desumenti,che nasceranno Ira' fi-glinoli d} Israele : pe-rocché sono mie tullele cose.

(i) Infr. 34 19. Levit. 27. 26. Num, 8. 16. Lz/c. 2. 28.

Yers. 2. Consacra et me filili i' primogèniti. La obblazionede* primogeniti fu ordinata da Dio agli Ebrèi in meinftria deUaliberazione dall' Egitto procurata per metxo della strage de* pri-mogeniti egiziani. Quindi di questa obblazione si parla qui, do-po aver parlato dell' immolazione dell' agnèllo pasquale, monu-mento anch' esso della stessa liberazione. In virtù di <jruesta leggedovea ogni Ebreo offerire al Signore il primo parto di sua mo-glie, se questo era nn maschio: che s' era una femmina, non erail padre tenuto nemmen a offerire il figliuolo maschio, cte'na-scesse dopo questa. Il figliuolo di una vedova, la quale avfca àvu-lo figliuoli del primo matrimonio, non era compreso in questa

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3. Et alt Moyses adpopulum : Mementole>diei hujus i in qua egres-si estis de AEg/pto, et.de domo servitutis ;quoniam in manu fortieduxit vos Dominus deloco ìsto: ut non come»datìs fermentatimi pa-nem.

4- Hodie egrediminimense novarumfrugum.

5. Cumque intrpdu-xerit te Dominus interram Chananaei, etHethaei, et Amorrhaei,et -Hevaei et Jebusaei,^uam juravit patribus/uis, ut darei ubi, ter-ram fiuentem Liete etme^3C^&™&*s huncmorem sacrorum men-se isto.

5.E Mosè disse al po-polo: Abbiate memoriadi questo giorno,in cuisiete usciti dall'Egitto,e dalla casa di schiavi-tù ; perocché con brac-cio forte havvi trattifuori il Signore da que-sto luogo : per la qualcosa non mangerete pa-ne fermentato.

4« Voi uscirete oggi nelmese delle nuove biade.

6. E quando il Signo-re ti avrà introdotto nel-la terra del Chananeo, edell'Hetheo,e dell'Amor-rheo, è dell'Heveo, edeiriebuseo, la qualeegli promise con giura-mento a'padri tuoi didare a te, terra, chescorre latte e miele, tuosserverai questo ritosacro in questo mese.

legge, la quale non si dovea intendere, se non del maschio, chefosse nato il primo da una donna. A questa legge non era sogget-to Cristo, considerati i termini della medesima legge, come os-servarono generalmente i Padri e gì' interpreti. La maniera, on-d' egli fu concepito , lontanissima da quella , onde son concepitigli altri uomini, ha indotto tutta 1' antichità a riconoscere nelleparole stesse della legge una profezia del concepimento, e delparto stesso della Vergine. Gesù nondimeno volle adempire an-che questa legge , e fu dalla Madre, e da s. Giuseppe offerto neltempio, Lue. x. 22.

Vers. 3. * In cui siete usciti. In cui escile."Vers. 4-JVeZ mese delle nuoce biade. Nel mese di Nisan, quan-

do già l'orzo ha la spiga quasi fatta, e il grano mette fuori la sua*

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6. Septem diebus ve*sceris azymis : et indie septìmo erit sole-mnitas Domini.

7. Azyma comedetisseptem diebus : non ap-parebit apud te aliquidfermentatumt nec incunctis finibus tuis.

8. Narrabisque filiotuo in die illo, dicens :Hoc est, quod fecit mi-hi Dominus , quandoegressus sum de AE-gypto.

9. Et erit quasi si-gnum in manu tua, etquasi monumentum an-te oculos tuos, et ut lexDomini semper sit inore tuo : in manu enim

forti eduxit te Dominusde AEgypto.

10. Custodie^ 'hujus-cemodi cultum statutotempore a diebus indies.

6. Per selle giornimangerai azzimi : e ilsettimo giorno sarà gior-no solenne del Signore.

7. Mangerete azzimiper sette giorni : non sivedrà presso di te, nèdentro a' tuoi confininulla di fermentato.

8. E in quel giornoracconterai al tuo fi-gliuolo, e .dirajjjQuesto,e questoJece per me ilSignore, quando io usciidall'Egitto.

o,. E ciò sarà quasi unsigillo nella tua mano,e come un monumentodavanti a'tuoi occhi, af-finchè la legge del Signo-re sia sempre nella tuabocca : perocché conbraccio forte ti trasse ilSignore dall' Egitto.

io. Osserverai questorito di anno in anno neltempo stabilito.

Vers. g. Sarà, quasi un sigillo nella tua mano, ec. Gli Ebreigrossolanamente spiegando queste parole scrivono sopra piccolipezzi di carta pecora fatta di pelle d' animale puro alcuni passidi questo capo dell'Esodo, e si legano queste cartapecore al pu-gno, e alla fronte da un'orecchia all'altra, e le chiamano Tephi-lim, e i Greci Jìlatterie, che vuol dire preservativi. Vedi quelloche si è detto, Matth. xxiu. 5. Ottimamente s. Girolamo : / pre-celti saranno nella tua mano per adempirli, saranno dinanzia! tuoi occhi per meditarli di e notte.

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\i. Cumque introdu-«erit te Dominus in ter-ram Chananaei, sicut/uravittibi, et patribust«/s,€tdederittibi eam:

12. (i) Sèparàbìsomne, quod àpeHtvul*vam, Domalo, et (fioodprvmitìwutii est in pèco-ribus tùfs : quidquidhabueris masculini se-xus, consacrabfs Do-mino,

15. Primogenìtìntiasini mutabisQve ; quodsi non redemeris, in-terficies : omne autemprimogenztum hominisde filiis iuis> pretio re-dimes.

11.È quando il Signo-re ti avrà introdotto nel-la terra del Chananeo,come giurò a te, e a'pa-dri-tuoi, e a te l'avràdata in dominio :

12. Separerai pel Si-gnore tutti i primi par-ti, e tutte le primizie*de'tuoi bestiami : tuttii maschi, che avrai, liconsacrerai al Signore.

13. Al primogenitodell'asino sostituirai tuiapecora : che se noi ri-scatti , lo ucciderai: mai primogeniti de'tuoi &•gliuoli li riscatterai tut-ti con denaro.

(i) Infr, sa. «g. et $%* ig. Ezech. 44- 3o

Vers. i*. Separerai pel Signore tutti i primi partì... de* tuoibestiami. Alcuni intendono solamente de' primi parti delle peco-re, delle capre e delle vacche, e non de' cammelli, cavalli ec.

Vers. 13. Al primogenito dell* asino, sostituirai una pecora.Gli asini erano di grande uso presso gli Ebrei, i quali non eb-ber cavalli almeno in un certo numero, se non molto tardi :quindi faceano per essi gli asini quello che fanno tra noi i caval-li ; e veggiamo i principi e i gran signori cavalcare degli asini.f^ediJud. x. 4-, sii. 14- Dio adunque avendo riguardosi comododegli Ebrei permette , che il primogenito dell' asino, che doveaessere a lui offerto, fosse permutato con una pecora. Ma se il pa-drone dell' asino non volea dar la pecora , Dio comanda , ebe lostesso primogenito si metta a morte, non volendo permettere ,che quella bestia, la quale era consacrata a lui, e non era statariscattata, servisse mai più a comodo altrui.

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14. Cumque interro-gaverit te filius tuuscras, dicens : Quid esthoc ? respondebis ei :In manu forti eduxitnos Dominus de terraAEgypti, de domo ser-vitut/s.

15. Nam cum indii"ratus esset Pharao, etnoltet nos di/Mittere, oc-cidit Dominus omneprimogenitum in terraA JSg/pti, a primogenitohominis usque ad pri-mo genitumjumentorum*.idcirco immolo Dominoomne, quod aperit vul-vam, masculini sexus,et omnia primogenitafiliorum meorum redi-mo.

16. Erit igitur quasisignum in manu tua, etquasi appensum quid,ob recordatione/n, interoculos tuos, eo quod inmanu forti eduxit nosDominus de AEgypto.

Deut. 6. 8.17. Igitur cum emi"

sisset Pharao populum,non eos duxitDeus perviam terraePhilisthiimtquae vicina est, repu-tans , ne forte VQQnitQ*

14- E quando in ap-presso domanderà a teil tuo figliuolo : Che èquesto ? gli risponderai :Con braccio forte ci tras-se il Signore dalla terrad'Egitto, dalla easa dischiavitù.

15. Imperocché es-sendosi Faraone ostina-to a non voler lasciarcipartire,ueeise il Signoretutti i primogeniti nel-la terr§ 4' Egitto, dalprimogenito dell' uomofino al primogemto deigiumenti: per questo ioofferisco al Signore tut-ti i primi parti maschi,e riscatto tutti i primo-geniti de' miei figliuoli.

io. Questo adunquesarà come un sigillonella tua mano, e co-me un ricordo, che pen-da tra V uno e P altr' oc-chio , e ti avverta comeil Signore con forte brac-cio ci trasse dall'Egitto,

17. Avendo adunqueFaraone fatto andar viail popolo, Dio noi con«dusse per la vicina stra-da de' Filistei, sul ri-flesso, che egli forse non

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ret eum., si vidìsset ad'vérsym se bella con-surgere, et revertereturin AEgyptum.

i&. Sed circumduxitper viam deserti) quaeest juxta mare JRubru/w:et armati ascenderuntfilri Israel de tferraAE&pti.

19. fulitqiie quoqueMòyses ossa Josephsecumr eo quod adju-rasset filios Israeldi-

si ripentisse, e tornassein Egitto, quando aves-se veduto suscitarsiguerre contro di lui.

18. Ma fece lor fareun giro pel deserto, cheè presso al mar Rosso :e i figliuoli d'Israele u-scirono armati dalla ter-r^ d'Egitto.

19. E Mosè prese se-co anche le ossa di Giu-seppe : perchè questi sel'era fatto promettere

Vers. 17. Dio noi condusse per la vicina strada ce. Da Pelu-sio ad Ascalon si calcola un viaggio di circa sette giorni : ma ipopoli di Chanaan, e particolarmente i Filistei, che erano sullastrada , doveano stare ali' erta, sapendo , come gli Ebrei si pro-méttevano di essere padroni di quel paese. Vedi i. Paralìp. vii.21. La lunga durissima servitù, dalla quale uscivano gì' Israeliti,gli avea renduti paurosi e di poco cuore: bisognava prima riani-margli ed esercitarli alla fatica del viaggio, volendo Dio ordina-riamente servirsi de'mezzi naturali.

Vers. i8.1 figliuoli d? Israele uscirono armati. I LXX. leggo-no uscirono alla quinta generazione : lo che s. Agostino inter-preta: uscirono al quinto secolo del loro pellegrinaggio , cioèFanno 43o. dalla vocazione d'àbramo. S. Girolamo poi prenden-do la parola generazione nel senso più ovvio conta le cinque ge-nerazioni nella tribù di Giuda dall'ingresso nell'Egitto in talmodo : Phares, Esroii, Aìnram , Aminadab, Naasson. Ma venendoalla lezione della volgata, ella è confermata generalmente dagliEbrei , e nella stessa guisa tradusse Simmaco, e Aquila, e chequesta versione sia giusta lo gridano tutti quanti i banchi dellesinagoghe, dice s. Girolamo ad Damas- q. 2.; onde non occorre-va che tanto rumore menassero gli eretici per simil ragione con-tro il traduttore Latino. Ma chi diede 1' armi agli Ebrei ? i prin-cipali, e più comodi ne avranno avute già nelle loro case: gli al-tri avvisati della prossima loro liberazione se ne saran procura-te ; molti finalmente le avranno avute in prestito dagli Egiziani,con tante altre cose che ne cavarono di valore assai piìi grande.Del rimanente, che gli Ebrei avesser l'armi è giuoco forza di con-fessarlo, mentre ben presto ebber da misurarsi cogli Amaleciti,

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cens : (i) Visitabit vos"Deus: efferte ossa meahinc vobisciim*

2 o. Pro/èctique deSocoth castrametatisunt in Etham in ex-tremis finibus solitudi-nis.

21. (2) Dominus au-tem praecedebat eos adostendendam viam, perdiem in columna nubis,et per noctem in colli-mna ignist ut dux es-set itineris utroque tem-pore.

22. "Nunquam de fuitcolumna nubis perdiem, nec columna ignisper noctem coram po-pulo.

da'figliuoli d'Israele congiuramento, quando dis-se: Dio vi visiterà: tras-portate di qua con voile mie ossa.

20. E partiti da So-coth posero gli allog-giamenti in Etham, cheè nell' estremità del de-serto.

21. E il Signore liprecedeva per insegnarloro la strada, di giornocon una colonna di nu-vola, e di notte con unacolonna di fuoco, la qua-le nell' uno e nell' altrotempo fosse loro scortanel viaggio.

22. Non mancò maila colonna di nuvola digiorno, nè la colonna difuoco la notte dinanzial popolo.

(i) Gen. 5o. i^. (1} Num. 14^ 14-2- Esdr. 9. i g. i. Cor. i o. i.

Vers. i g. E Mose prese seco anche le ossa di Giuseppe. Emolto verisimile, che in questa occasione fossero trasportate leossa anche degli altri patriarchi fratelli di Giuseppe , constandodagli Atti, cap. vii. 16., che furono portate nella terra di Cha-naan, e sepolte in Sichem.

Vers. 2i. Di giorno con una colonna di nuvola, e di notte ec.Era una stessa nuvola, la quale di giorno faceva ombra, e di not-te s'infiammava: ella insegnava agli Ebrei la strada , perchè inquegli arenosi deserti non havvi vestigio di strada, e i viaggiatorisono costretti a. valersi di certi strumenti simili a' quadranti, deit|uali si servono i marinai. Questa colonna, come dice Davidde ,gli adombrava di giorno, e gVilluminava di notte, Psalra. io4Fedi f/uello che intorno a quesia, nuvola dice *, Paolo , iCor. \. i?.,, ed ivi le annotazioni.

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C A P O XIV.

Faraone co1 suoi dà dietro a Israele. VAngelosijfrappo^e di me^zo nella colonna della nu-vola. Mos è divide il mar Bosso, e lo passanoa piede asciutto g/i Ebrei. GU Egiziani contuttala c0p&M$rift, € co* loro cocchi sono som*yief&ì $ daffi da gelo, e dalle acque, che ven-^^ /ora s<ipiMj«

1. JLjocutus est au-tem Dominus ad Moy-sen, dieens :

2. Loquere filiis /-srael: .Reversi castra-metentur e regione Phi-feahiroth, quae est interMagdalum,etmare con-tra Beelsephon : in con-spectu ejus castra pone*t&':&ityer9W&-

3. Dicturusque estPharao super filiis /-srael \ Coarctati sunt interra, conclusit eos de-sertum.

IV Hè il Signore par-io a Mosè, e disse :

2. Di' a' figliuoli d' I-sraele, che tornino in-dietro, e pongano gì-alloggiamenti dirimpelito aPhihahirolh, la qua-le è tra Magdalum, e ilmare dirimpetto a Beel-sephon : in faccia a que-sto luogo porrete gli al-loggiamenti lungo ilmare.

3. E Faraone dirà deifigliuoli d'Israele : Sonoin paese angusto, sonoserrati nel deserto.

Vers. 22. * Non manco mai la colonna. Se non al tragittodel Giordano, poiché da quel tempo gì' Israeliti doveano muo-versi seguendo P Arca.

Vers. 2. Tornino indietro, e pongano gii alloggiamenti fè,GP Israeliti camminavano a dirittura per andare dal basso Egit-to al monte Sinai, quando il Signore ordina a Mosè di farli tor-nare indietro. Dio avea in ciò i suoi grandi fini, come si dice tuappresso,

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4. El iudurabo core/us,«cpersequetur vos:et glbrificabor in Pha-raone, et in omni exer-cito ejus : scientque A E-gyptiì, quia ego sum Do-minus. Feceruntque ita.

6. Et nuntiatum estregi AEgypdorum^uod/ugisset populus : im-mutatumque est corPharaonis, et servorume;us super populo, etdixerunt: Quid volui-mus facere, ut dimitte-remus Israel, ne servi"ret nobis ?

6. Junxit ergo cur-rum, et omnempopulumsuum assumpsit securi.

4- E indurerò il cuoredi lui e v' inseguirà : eio trarrò gloria da Fa«raone, e da tutto il suoesercito : e conosceran-no gli Egiziani, ch' iosono il Signore. E quel-li fecer cosi.

6. E fu recato avvisoal re degli Egiziani, co-me il popolo fuggiva ; esi cangiò il cuore di Fa-raone , e de' suoi servìverso del popolo, e dis-sero : Che è quello, chenoi ci siamo indotti afare lasciando, che seuvada Israele, e a noi piùnon serva ?

6. Fece egli pertantomettere i cavalli al suococchio, e prese secoJttitto il suo popolo.

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Veri. 31. Sono serrati nel deserto. Vale a dire dalle montagnenel deserto. Dìo adunava in quelle strettezze gli Ebrei, affinchènon avessero speranza di salvarsi, se non nel soccorso di Dio ; equesta loro situazione serve alla malizia di Faraone di stimoloper inseguirli.

Vers. 4- Trarrò gloria, da Faraone, e da tutto il sito esercì"lo, ec. Quando e il condottiero, e l'esercito sommergerò nel marRosso, allora tutti conosceranno la mia potenza, e l'amore ch' ioho pel mio popolo.

Vers. 5. E fu recato avviso al re degli Egiziani, come il po-polo fuggiva. Gli Egiziani vedendo, come il popolo non andavapiù a dirittura verso l'Horeb, e il Sinai, ma avea presa la stradaverso il mare, compresero, che gli Ebrei voleano andarsene persempre, e ne avvisarono Faraone. Non è da dubitare, che per or-dine di lui andassero e venissero delle spie per informarlo ditutto .

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7. Tulitque sexcentoscurrus electos , et quid-quid in AEgypto cur-ruumfuit^ et duces /o-tius exercz'tus.

8. Induravitque Do-minus cor Pharaonisregis AEgypti, et per-qecutus estfilios Israeliat illi egressi erant in

-manu excelsa.9. Cumque per s eque-

rentur AÉgyptii vesti-già praecedendum, re-pererunteos in castrissuper mare. Omnisequitatus, et currusPharaonis, et univer-# us exercitus erant inPhikahiroth contraBeelsephon.i.Machab.4-9* Jos.24.6".

io. Cumque appro-pinquasset Pharao ,levantes filii Israel o-culos viderunt AEgy-ptios post se : et timue*

7. E prese secentococchi scelti, e tutti glialtri cocchi, che si tro-varono nel!' Egitto, e icapitani di tutto V eser-cito.

8. E il Signore indu-rò il cuore di Faraonere d' Egitto, ed egli in-seguì i figliuoli d'Israe-le: ma questi erano par-titi con gran fidanza.

9. E seguendo gli E-giziani le orme già se-gnate da quelli, li tro-varono alloggiati lungoil mare. Tutta la caval-leria , e i cocchi di Fa-raone, e tutto l'esercitoerano m Phihahiroth di-rimpetto a Beelsephon.

10. E appressandosiFaraone, i figliuoli d'I-sraele alzando gli occhisi videro alle spalle gliEgiziani : ed ebbero

Vers. 7. E i capitani. I LXX. tradussero / Tristati : i quali«rane i tre primi personaggi della corte, ed aveano il secondogrado dopo la real dignità, dice s. Girolamo in Ezechiel. xxui.'Vedi K. Reg. xxm. ig.

* Cocchi scelti. Vale a dire carri da guerra che dall' una e«lali' altra parte armati di falci, si faceano trascorrere per mezzoa'nemici con grave lor danno, mentre i soldati che v'eran dentroanch'essi menavan le mani contro i medesimi. IJt

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runt valde, clamave-runtque ad Dominum.

n. Et dix erant adMoysen : Forsitan nonerant sepulcra in AE-gypto, ideo tu/isti nos,ut moreremur in solitu-dine ? Quid hoc facerevoluisti, ut educeresnos ex AEgypto ?

12. Nonne iste estsermo, quem loqweba-wur ad te in AEgypto,dicentes : Recede a no-bis jitserviamus AEgy-ptiis ? multo enim me-lius erat servire eis,quam mori in solitudi-ne .

13. Et ait Moyses adpopulum : Nolite time-re : state, et videte ma-gnala Domini, quaefacturus est hodie*. AE-gyptios enim, quos nuncvidetis, nequaquam ul-tra videbitis, usque insempiternum.

paura grande, e alzaro-no le grida al Signore.

11.E dissero aMosè:Mancavan forse sepol-ture in Egitto, che tu cihai tratti di colà, affin-chè morissimo nella so-litudine ? Per qual mo-tivo hai tu voluto farquesta cosa di cavarcidall' Egitto ?

12. Non è egli que-sto quel che a te noidicevamo nell'Egitto :Lascia , che noi servia-mo agli Egiziani? con-ciossìachè molto meglioera il servire ad essi,che il morire nella soli-tudine.

13. E disse Mosè alpopolo : Non temete :state ad osservare ipro-digiì, che farà oggi ilSignore : perocché gliEgiziani, che voi oravedete, non li vedretemai più in eterno.

Vers. n. * Maticavan forse sepolture in Egitto? ... Cosigì' Israeliti di poco o di niuna fede 5 ma i buoni nel pericolo in-vocavano com' è detto di sopra il Signore.

Vers. 13. Non lì vedrete mai più in eterno. Non li vedrete piùarmati, minaccevoli, spiranti sangue e morte ; perocché in altrostato li videro, vers. 3o. Ma dee qui ammirarsi con quanta bontàe mansuetudine risponda Mosè alle mormorazioni e ingiurie de-

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i4- Dominus pugna-bit pro vobis, et vos ta-cebitis.

io. Dixitque Domi-nus ad Moysen : Quidclamas ad me ? loquerefiliis Israelp ut profici-scatur,

15. Tu autem elevavirgam tuam, et exten-de manum tuam supermare, et divide illudi utgradiantur filii Israelin medio mari per sic-cum.

17. Ego autem indù-rabo cor AEgyptiorum,ut persequantnr vos: etglorìficabor in Pharao-ne, et in omni exerci-to e/us, et in curriòus,et in equitibus illius.

18. Et scient AEgy-ptii , quia ego sum Do-minus, cum glorificatusfuero in Pharaone , etin curribus, atque inequitibus ejus.

i4- Il Signore com-batterà per voi, e voinon vi moverete.

15. E il Signore dis-se a Mosè : Perchè alzia me le grida? di' a* fi-gliuoli d* Israele, che simettano in viaggio.

16. E tu alza la tuaverga , e stendi la tuamano sopra il mare, e di-vidilo: affinchè i figliuo-li d* Israele cammininoper mezzo al mare apiedi asciutti.

17. E io indurerò ilcuore degli Egiziani ,perchè vi perseguano :e sarò glorificato nellosterminio di Faraone,e di tutto il suo eserci-to , e de* suoi cocchi, ede* suoi cavalieri.

18. E gli Egiziani co-nosceranno, ch'io sonail Signore, quando avròfatto servire alla miagloria Faraone, e i suoicocchi, e i suoi cavalli.

gli Ebrei, i quali esercitarono incredibilmente la sua sofferenza,come vedremo.

Vers. 15. Perche alzi a me le grida? Non eras» detto, cheMosè avesse detta parola al Signore ; ma questi avea udite le vo-ci, cioè i desiderii e le suppliche del cuore di Mosè.

Vers. 16. * E divìdilo, E spartiscilo.

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i g. jTollensque seAngelus Dei, qui prae-cedebat castra Jsrael,abiit post eos : et cumeo pariter columna nu-bis, priora dimittens ,post tergum,

20. Stetit inter castraAEgyptiorum, et ca-stra Israeli et erat nu-bes tenebrosa, et iHu-minans noctem, ita utad se invicem toto no»ctis tempore accederenon valerent.

21. Cumque exten»'disset Moyses manumsuper mare, abstulit il-lud Dominus, fiantevento vehementi., et «-rente tota nocte, et ver-tit in siccumj divi s aqueest aqua»

19.E si levò l'Ange-lo del Signore, che pre-cedeva 1' esercito d'I-sraele, e si pose alleloro spalle ; e insiemecon esso la colonna dìnube, lasciata la parteanteriore,

20. Si posò nel fondotra gli alloggiamentidegli Egiziani, e glialloggiamenti d'Israe-le : e quella nube eratenebrosa, e insiemerischiarava la notte ,talmente che non pote-rono per tutto il tem-po della notte appres-sarsi gli uni agli altri.

21. E avendo Mosèstesa la mano sul mare,il Signore lo portò via,soffiando un vento ga-gliardo , e ardente pertutta la notte, e lo a-sciugò: e l'acqua restòscompartita.

Vers. 20. E quella nube era. tenebrosa, e insieme rischiara-va la notte, talmente che ec. La nuvola dalla parte che volgeaverso gli Egiziani, era tenebrosa, dalla parte degP Israeliti davaun lume chiaro. Cosi il Caldeo. Gli Ebrei frattanto al favor del-la luce continuavano a camminare ; ma gli Egiziani, benché nonlasciassero di seguitarli, erano rattenuti nel loro corso dal buiocagionato da quella nuvola : cosi uon poterono per tutta la notteaccostarsi agli Ebrei.

Vers. zi. Il Signore lo portò via soffiando ec. Il Signore por-tò via, levò di mezzo le actjue per fare una strada al suo popolo;

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22. (ij Et ingressisunt filii Israel per me-dium sicci moris : eratenim aqua quasi mu-rus a dextra eorum, etlaeva. !

23. PersequentesqueAEgyptii ingressi suntpost eos, et omnis e-quitatus Pharaojiis,currus e/us , et equitesper medium moris.

24- «Tamque aaVene-rat vigilia matutina&v)et ecce respiciens Do-minus super castraAEgyptiorum per co-lumnam ignis, et nubisinterfecit exercitum eo-rum :

22. E i figliuoli d' I-sraele entrarono in mez-zo al mare asciutto: pe-rocché P acqua era co-me muro alla loro de-stra , e alla sinistra.

a3.E gli Egiziani in-seguendogli entraronodietro a loro nel mezzodel mare , e tutta la ca-valleria di Faraone, e isuoi cocchi, e i cava-lieri.

24. Ed era già la vigi-lia del mattino, allorchétraguardando il Signo-re dalla colonna di nu-be e di fuoco 1' eserci-to degli Egiziani feceperire le loro schiere:

(1) P s al. 77. i3. et n3. 3. Hébr. 11. 29.(2) J« . 18. 15.

il vento ardente e gagliardo secondo alcuni dovea , tolte già leacque, rasciugar il fondo , perchè gli Ebrei vi camminassero so-pra di piè fermo e asciutto. Ma dalla relazione di un missionarioGesuita (il p. Sicard) venghiamo a sapere, che il fondo del marRosso è tutto sabbia, e quasi come il terreno del vicino deserto.

Vers. a4- Ed era già. la vigilia del mattino. La quarta e ulti-ma parte della notte ; perocché gli Ebrei, come i Romani, divi-devano la notte ia quattro parti di tre ore l'una, ma queste oreerano più lunghe o più corte secondo che la notte era più omeno lunga. Essendo allora 1* equinozio, la quarta vigilia comin-ciava verso il far dell'aurora. Notisi, che secondo la relazione deldetto p. Sicard il mar Rosso nel luogo, dove lo dovettero passaregli Ebrei, non ha di larghezza più di cinque in sei leghe diFrancia; onde avendo gli Ebrei cominciato a passarlo sul far del-la sera, ebbero assai di tempo per arrivar tutti alla opposta rivaprima che finisse la notte.

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25, Ktsubvertitrotascurruum, ferebantur*que in pro/ùndum, Di-xerunt ergo A-Egyptii:Fugiamus Israelem :Dominus enim pugnatpro eis contra nos.

26". J£t ait Dominusad Moysen t Extendemanum tuam super ma-re , ut revertantur a-quae ad AJEgj'ptios su-per currus, et equiteseorum,

27. Cumque exten-disset Moyses manumcontra mare, reversumest primo diluculo adpriorem locum : yùgien-tibusque AEgyptiis ac-currerunt aquae, et in-volvit eos Dominus inmediis fluctibus.

28.Reversaeque suntaquae et operueruntcurrus, et equites cun-e/i exercitus Pharao-nis , qui sequentes in-gressi fuerant mare :

25. E rovesciò leruote dei cocchi> ed egli-no furono trasportatinel (mar ) profondo.Dissero adunque gli E-giziani: Fuggiamo I-sracle : perocché il Si-gnore combatte per luìcontro di noi.

2,6. E il Signore dis-se a Mosè : Stendi latua mano sul mare, af-finchè le acque torninoa riunirsi sopra gli Egi-ziani, sopra i cocchi, esopra i lor cavalieri.

27-E avendo Mosèstesa la mano verso ilmare, questo tornò alluogo di prima al primospuntare del giorno : ele acque andaron sopragli Egiziani, che fuggi-vano , e gì'involse il Si-gnore in mezzo a'flutti.

28. E le acque ripre-so il loro corso ricoper-sero i cocchi, e i cava-lieri di tutto F esercitodi Faraone , i quali in-seguendo gì' Israeliti

Fece perire le loro schiere. L' Ebreo può tradursi : Scortv-jpigZi'ò, mise in ispavenlo. Nel capo seguente, e nel Salmo LXXVI.i6. 17, 18. si parla de'tuoni e de'fulmini scagliati contro gli Egi-ziani. In questo passaggio si celebre del mar Rosso l'Apostolo ciha fatto notare una bella figura del Battesimo. J^edi i. Cor, x.

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nec unus quidem super-fuit ex eis.

zg.Filii autem Lsraelperrexerunt per me-dium sicci maris : eta-quae eis erant quasipro muro a dextris , eta sinistris :

5o« jCiiberavitque Do-minus indie illa Israetde manu AEgyptiorum.

3i. Et viderunt AJK-gyptios mortuus superlittus maris, et manummagnam, quam exer-cuerat Dominus contraeos : timuitgue populusDominum, et credide-runt Domino, et Moysìservo ejus*

erano entrali nel mare:neppur uno di quelli sisalvò.

29. Ma i figliuoli d'I-sraele si avanzaronopel mezzo del mareasciutto : e le acque e-ran per essi qual muroa destra e a sinistra :

5o. E il Signore libe-rò in quel giorno Israe-le dalle mani degli E-giziani.

31. £ videro gli Egi-ziani morti sul lido delmare, e la possanzagrande dimostrata dalSignore contro di essi:e il popolo temè il Si-gnore , e credettero alSignore, e a Mosè suoservo.

Vers. 27. * E gVinvolse. Gli seppellì.Vers. 31. Credettero al Signore, e a Mose, Sopra queste pa-

role s. Girolamo In ep. ad Philera. Una stessa credenza si rife-risce a &ia e a Mose, talmente che il popolo che credette alSignore, credette ancora al suo servo : perocché non e veracela dilezione e la fede in Dio, quando sia alterata dalV'avver-sione e infedeltà, verso detminislri di lui,

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C A P O X V .

Mosè, e gP Israeliti, renante grazie a Dio conun cantico , arrivano a Maran , dove le acqueamare sono addolcite da Mosè. Di li vannoad Elim, dove erano dodici fontane, e settan-ta palme.

1. JL une (\) cecinitMoyseSy et filii Israelcarmen hoc Domino, etdixerunt: CantemusDo-mino : gloriose enim ma-gnificatus est ; equum,et ascensorem dejecitin mare.

2. Fortitudo mea, etlaus mea Dominus : etfactus est mihi in sa-lutem : iste Deusmeus,

(i) Sap. io. ao.

i. A Hora cantò Mo-sè , e i figliuoli d'Israelequesta laude al Signo-re, dicendo: Diamo glo-ria al Signore, perocchéegli sì è gloriosamenteesaltato; ha gettato nelmare il cavallo, e il ca-valiere.

a. Mia fortezza, e og-getto delle mie lodi egliè il Signore, ed è statomio salvatore : egli è il

Vers. i. Allora cantò Mose «e. Questa sacra cantone è il piùantico monumento di poesia che siasi veduto al mondo. Ella è un •grandioso panegirico della vittoria riportata dal Signore soprade' suoi nemici ; ella è un tenerissimo ringraziamento a lui per lamirabile protezione ch' egli ha del suo popolo ; ella è finalmentepiena di spirito profetico , e consegnando alla fede di tutti i se-coli 1' avvenimento grande , per cui fu composta, viene a predirealtri prodigi della bontà e misericordia di Dio infinitamente mag-giori verso un altro popolo , di cui fu figura Israele : imperocchédice s. Giovanni nell'Apocalisse, che egli vide come un mare divetro misto di fuoco, e quelli, che vinser la bestia, e. V immagi~ne- di lei, stavano sul mare di vetro tenendo cetere divine, ecantavano il cantico di Mose servo di Dio, e il cantico del-Vdgnelo. Vedi le annotazioni all'Apocalisse, cap. xv. a. 3,

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et glorificalo eum :Deus patris mei, et ex-cdtabo cum. P s. 117.15.

Isai. 12. 2.5. Dominus quasi vir

pugnator : Omnipotensnomen ejus.

4- Currus Pharaonis,et exercitum e/us pro/e-cit in mare : electi prin-cipes ejus submersisunt in mari Rubro:

6. Abyssi operuerunteos, descenderunt inprofundum quasi lapis.

6. Dextera tua, Do-7»ine, magnificat^ estin fortitudine : dexteratua, Domine, percussitìninùcum.

7. Et in multitudinegloriae tuae deposuistiadversarios tuos : mi-sis/i iram tuam , quaedevoravit eos sicut sti-pulam.

mio Dio, e io Io glori-ficherò : il Dio del miopadre, ed io lo esalterò.

5. II Signore qualforte campione: il suonome è l'Onnipotente.

4. Egli ha precipita-ti nel mare \ cocchi diFaraone, e il suo eser-cito : i migliori suoicondottieri sono statisommersi nel mar Ros-so i

6. Sono sepolti negliabissi, son caduti nelprofondo qual pietra.

6. La tua destra, oSignore, ha dimostratouna sovraggrande for-tezza : la tua destra , oSignore , ha percosso ilnemico*

7.E con la molta pos-sanza tua hai dispersi ituoi avversarii : 1* iratua fu spedita da te, laquale li divorò come pa-glia.

Vers. a. Mia fortezza, ce. Come se dicesse: non a noi, non alnostro valore, si ascriva , se i cavalli e i cavalieri d' Egitto sonostati vinti e disfatti. Dio , che è forte per me , potente per me regli ha fatto questo , ed egli perciò è l'obbietto delle mie lodi,perchè mi ha salvato.

Vers. 3. * II suo nome e V Onnipotente. Ebr. Il suo uome èJehovah;

Vers. 6. * Ha dimostrato. Fece vedere.

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8. Et in splrìtu furo-ristuicongregatae suntaquae ; stetit un dafluens, congregataesunt abissi in mediomari.

9. Dixìt inimicus :Persequar, et compre'hendam : dividam spa-lla , implebitur animamea : evaginabo gla-dium meum : interficieteos manus mea.

10. Flavit spiritustuus, et operuit eos ma-re : submersisunt quasiplumbum in aquis ve-hementibus.

11. ^)uis similis tuièn fortibus » Domine ?quis similis tui, magni'ficus in sanctitate, ter-ribilis » atque laudabi-lis ,faciens mirabilia?

12. JSxtendisti ma-num tuam, etdevoraviteos terra.

8. E al soffio del tuofurore si ammontaronole acque : 1' onda cor-rente f ermossi, sì acqua-gliarono in mezzo almare i flutti profondi.

9. Il nemico avea det-to : Inseguirò, e rag-giugnerò : dividerò lespoglie, le mìe bramesaran soddisfatte: sguai-nerò la mia spada , lamia mano gli ucciderà.

10. Soffiò il tuo spi-rito , e il mare li rico-perse : aifondaron qualpiombo nelle acqueprecipitose.

11. Chi de' forti è si-mile a te , o Signore ?Chi è simile a te , glo-rioso nella santità, ter-ribile e laudabile , ope-rator di prodìgii?

12. Tu stendesti lamano , e la terra gV in-goiò.

Vers. 9. * Raggiungerò. Ebr. Farò prigioni.Vers. io. Soffio il tuo spirilo. Al soffio di tua possanza vendi-

catrice, ec. S. Girolamo.Vers. 11. * Chi de* forti e simile a fè, o Signore? Qual è de-

gli Dei? Cosi i LXX. L'Ebr, EL è uno de' nomi di Dio e attribui-togli in quanto egli è forte.

Ivi. * Terrìbile e laudabile. Letteralmente : terribile nellelodi, da laudarsi cioè con riverenza e timore.: delle cui lodi lionpuò parlarsi senza timore.

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13. Duxfuisti in mi-sericordia tua populo,quem redemisti : etportasti eum in fortitu-dine tua ad habitacu-lum sanctum tuum.

14- Ascenderunt po-puli, et trati* sunt: do-lores obtinuerunt ha*bifatores Philisthiim.

15. Tunc conturbatisunt principes Edom,robustos Moab obtinuittremar : obrigueruntomnes habitatores Cha*naan.

16. Irruat super eosformido et pavor inmagnitudine brachiitui : fiant immobilesquasi lapis, donec per-transeat populus tuus,

15. Tu nella tua mi-sericordia fosti il con-dottiere del popolo, cuiriscattasti : e colla tuafortezza Io hai portatofino al tuo santo sog-giorno.

14. I popoli si sonmessi in movimento, eson pieni di sdegno: gliabitanti della Palestinasono in affanno.

15.1 principi diEdomsono sbigottiti, tremanoi campioni di Moab: tut-ti gli abitatori di Cha-naan sono istupiditi.

16. Cada sopra ài essipaura e spaventò mercédel tuo braccio grande :rimangano immobili co-me pietra , fino a tantoche passi, o Signore, il

Vers. i2. La terra gV ingoiò. Vuol dire, clic nello stesso mo-*mento , in cui Dio stese la mano contro gii Egiziani, furono que-sti sepolti, come se la terra gli avesse ingoiati.

Vers, 13. Colla tua fortezza lo hai portato ec, Havvi in que-std, e ne' versetti seguenti una profezia di quello che Dio farà an-cora pel suo popolo. Tu li porterai fino al soggiorno tuo santo ;vale a dire fino a quel paese, che è stato il soggiorno de'tuoi san-ti , di Àbramo, d'Isacco, di Giacobbe, sino al soggiorno promessoalla stirpe loro fedele e salata , fino al soggiorno della stessa tuasantità , dove tu avorai fissa abitazione nel tempio a te consacra-to , e dove nascerà e morrà il Cristo, il santo de* santi,

Vers. 14-1 popoli si son messi in movimento. L'Ebreo, i LXX.»e il Caldeo hanno udito; vale a dire intenderanno la fama deigrande avvenimento i vicini popoli, e ne avranno ira e dolore.

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Ì) om/ne;donec perirans-eat populus tuus iste,quem possedisti.

17. Introduces eos,etplantabis in montehereditatis tua<?,firmis-simo habitaculo tuo,quodoperatos es, Domi'ne: sanctv&rium tuum,Domine, quod firmave-runt manus tuae,

18. Dominus regna-Ut in aeternum, et ul-tra.

19. Jngressus estenim eques Pharao cum

popol tuo, sino a tantoche passi questo tuo po-polo, di cui tu sei il pa-drone.

17. Tu li condurraicolà , e li pianterai sulmonte di tuo retaggio,nella sicurissima abita-zione tua, che tu, o Si-gnore, ti sei fabbricata :nel tuo santuario fon-dato , o Signore, dalletue mani.

18. Il Signore regne-rà pe* secoli, e ancor dilà.

19.Imperocché entròil cavaliere Faraone coi

Yers. 16. Mercé del braccio tuo grande. Sieno ricolmi dipaura e di spavento in udendo quello che tu hai fatto col pos-sente tuo braccio,

* Di cui sci il padrone. Che tu ti sei acquistato -, ti sei fat-to tuo. >

Ver». 17. Lì pianterai f u i monte dì tuo retaggio, ec> Sulmonte Sion darai loro stabile e ferma sede ; su questo monte,che è tuo retaggio e tuo dominio per ragion del tempio, ed èabitazione tua eletta da te medesimo per dimorarvi, ed è tuoluogo santo, dove si offeriranno a te orazioai e sacrifizii, e dovetu santificherai il tuo popolo, Notisi primo 7 che il passato è quiposto invece del futuro, coinè sopra : secondo, che nel possessodel monte Sion s'intende compreso anche il possesso di tutta laterra di Ghanaan. Ma quanto meglio queste cose convengono allaGerusalemme , che è lassù, come dice P Apostolo , alla Sionnedegli eletti, che è la vera casa di Dio, e fondata da lui, e stabi-lita in eterno! A questa casa, a questo monte, a questo santuariomirava Mosè a somiglianza di colui che diceva: Beati coloro cheabitano nella tua casa, o Signore: ei ti loderanno pe* secolide* secoli, Ps. LXXXHI. 5,

* Di tuo retaggio. Di tuo dominio.Ivi. * Ti sei fabbricata. Ti se'preparata,

Yers. 18, * E ancor di la> E più olire.

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curribus et equitibusejus in mare : et redu-xit super eos Dominusaquas maris ; filiiautem Israel ambula-veruni per siccum ininedia ejus.

20. Sumpsit ergo Ma"ria prophetissa, soror,Aaron, tympanum inmanu sua: egressae-que sunt omnes mulie~res post eam cum tym-panis, et choris,

21. Quibus praeci-nebat, dicens : Cante-mus Domino ; glorioseenim magnificatus est:equum, et ascensore/»<?/us dejecit in mare.

suoi cocchi e co' suoicavalieri nel mare : e ilSignore ripiegò sopra diloro le acque del mare :ma i figliuoli d'Israelecamminaron per esse apiedi asciutti.

20. Allora Maria pro-fetessa, sorella di Aron-ne , prese in mano untimpano : e tutte le don-ne le andarono dietro coitimpani, tessendo ca-role ,

21. Tra le quali ellaintonava, dicendo : Dia-mo laude al Signore;perocché egli si è glo-riosamente esaltato : hagettato nel mare il ca-vallo e il cavaliere.

Vers. 20. Allora Maria, profetessa., sorella ec. Maria è chia-mata profetessa nel senso più ordinario, perchè ella uvea ricevu-to da Dio lo spirito profetico, come è scritto, Niun. XH. ?.. Quan-to al suo nome , il quale -intero è Mariarn , egli può significaretra le altre cose Stella del mare, come notò s. Girolamo , o Si-gnora del mare , come altri vogliono. Ella è chiamata sorella diAronne piuttosto, che di Mosè, o perchè Aronne era maggiorna-to, o perchè Mosè colla solita sua umiltà non volle fare a sé que-st' onore di dirsi fratello di una persona tanto privilegiata daDio. Il vederla distinta nelle Scritture t;ol solo nome del fratel-lo, ha dato ragione a'Padri di credere, ch' ella vivesse nello statodi vergine : perchè se avesse avuto marito, col nome di questosarebbe stata rammemorata. Così e in questo pregio si raro sottol'antico testamento, e nello spirito di profezia, e nel zelo di ce-lebrare le lodi di Dio fu degna questa nobil donzella di esserfigura di quella vergine, la quale celebrò con solenne canticouna miglior redenzione, alla quale ebbe così gran parte coli' es-ser» ^ata madre del Redentore,

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22. Tulit autem Moy-ses Israel de mari Hu-bro, et egressi sunt indesertum Sur: ambu-la veruntq uè tribus die»bus per solitudine/n, etnon in veniebantaquam.

23. Et venerunt inMaro., nec poterant bi-bere aquas de M'ara, eoquod essent amarae :unde et congruum loconomen imposuit, vo-cans illum Mara, idest, Amaritudine m.

24. -Et murmuravitpopulus contra Mbjse/z,dicens : Quidbibemus?

26. At ilfe clamavitad Dominum^ qui osten-dit ei lignum : quod (i)cum misissetin aquas,in dulcedinem versaesunt, /bi consdtuit eipraecepta, atque judi-cia, et ibi tentavit eum.

22. Or Mosè menòvia gì' Israeliti dal marRosso, ed entrarono neldeserto di Sur : e cam-minarono tre dì nellasolitudine, e non trova-vano acqua.

25. E giunsero a Ma-ra , e non potevano be-re le acque di Mar a perla loro amarezza : don-de pose egli convenien-te nome a quel luogo,chiamandolo Mara, cioèAmarezza.

24. E mormorò il po-polo contro Mosè , di-cendo : Che berem noi ?

26. Ma egli alzò suevoci al Signore, e fuglida lui mostrato uri le-gno : il quale dopo cheda lui fu gettato nelleacque, si addolcirono.In questo luogo (Dio )diede loro alcuni precet-ti , e leggi, e ivi feceprova di essi.

CO Judith. 5. 15. E ceti. 38. 5*

Vers, 03. Meno via gV Israeliti dal mare Rosso. Sembra,ch« Mosè avesse della peoa a farli partire dal lido del mare, for-se perchè si studiavano di raccogliere le spoglie degli Egiziani.

Yers. a3. Giunsero a Mara. Al luogo che fu poi detto Marcia causa dell' amarezza delle acque.

Vers. a5. Fu/gli da lui mostrato un legno ec. Nel libro del-P Ecclesiastico si legge : L'Altissimo creo dalla terra le medici-ne, « i'ito/no prudente non le sprezzerà. Non fu ella addolcila

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2 6. Dicens t Si au-'dieris vocem DominiDei lui, et quod reciumest coram eo, feceris,et obedieris mandatise/us, custodierisque o-mnia praecepta illius,cunctum languore/n,quem posuiinAEgyptOinon inducavi super te :ego enim Dominus sa-wator tuus.

27. Venerunt autemin Elim filii Israel, ubierant duodecim fontesaquarum, et septuagin-ta palmae : et castra"melati sunt juxta aquas.

Nuni. 33. o.

26. E disse: Se tu u-dirai la voce del Signo-re Dio tuo, e farai quel-lo che è giusto ne gli oc-chi di lui, e obbediraiai suoi comandi, e os-serverai tutti i suoi in-segnamentijio nonman-derò sopra di te alcunode'mali, onde ho aggra-vato l'Egitto : perocchéio il Signore tuo medico.

27. Giunsero di poi ifigliuoli d'Israele ad fi-lini , dov' erano dodicifontane di acque, e set-tanta palme : e poserogli alloggiamenti in vi-cinanza delle acque.

da un legno Vacqua amara? cap. xxxvui. 4- Donde sembra in-ferirsi che quel legno avesse naturalmente questa virtù, e cheperciò Dio lo indicasse a Mosè. Dicesi, che quelle acque, delleijuali si è conservata memoria nel paese per tradizione, sono tut-tora da potersi bere, benché abbian contratta di nuovo una cer-ta acrimonia pel molto nitro che abbonda in que' luoghi. I Padrihanno ravvisato in questo legno la virtìi della croce di Cristo, laquale addolciva a'santi tutte le amarezze di questa vita.

Ed ivi fece prova diesai. Colla promulgazione di quelleleggi volle Dio provare l'obbedienza del suo popolo. Queste leg-gi non sono espresse in questo luogo.

Vcrs. 27. Dov* eran dodici fontane, e settanta palme. S. Gi-rolamo, e Tertulliano ed altri per queste dodici fontane inteserofigurati i dodici Apostoli, come dodici fonti della dottrina evan-gelica, e per le settanta palme i settanta discepoli d«l Salvatoreillustri per la vittoriosa lor fede. Vedi Hieron. ad Fabiol.

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Mormorano gì' Israeliti nel deserto di .Sin perla scarsezza de* viveri , e Dio manda loro lequaglie , e piove manna a sazietà. Comandodel Signore intorno alt osservanza del saba-to , e intorno al raccoglier la manna, e comedee riporsene per memoria deW averti Dionutriti con essa ogni dì per guarani anni.

1. (i) Xro/ectiquesunt de Elim, et venitomnis multitudo filio»rum Israel indesertumSin, quod est interElim et Sinai, quinto»decimo die mensis se-cundi postquam egres»si sunt de terra AEgy-pti.

2. Et murmuravitomnis congregalo fi*liorum Israel contraMoysen et Aaron insolitudine.

3. Dixeruntque filiiIsrael ad eos : Utinammortui essemus per

(\) Sap. n. 2.

i. J-J si parliron daElìm, e giunse tutta lamoltitudine dei figliuo-li <T Israele nel desertodi Sin, che è tra Elime Sinai, a* quindici delsecondo mese dopo laloro partenza dalla ter-ra d'Egitto.

2.E tutta la turba deifigliuoli d'Israele mor-morò contra Mosè edÀronne in quella solitu-dine.

3. E disser loro i fi-gliuoli d'Israele : Fossi-mo pur noi rimasi estin-

Vers. i. E giunse nel deserto di Sin. E omessa qui »nastazione , che è segnata Num. xxxni. io. Questo deserto di Sinè diverso dall'altro, di cui si parla Num. xx. i.

A* quindici del secondo mese. Che fu poi detto Jar. Giun-sero adunque nel deserto di Sin trenta giorni dopo la loro usci-ta dall'Egitto.

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manum Domìni in ter-ra A-Eg/pti, quando se-debamus super oìlascarnium, et comedeba-mus panem in saturi-tate : cur eduxistis nosin desertum istud ^ utoccideret/s omnem mul-titudinem fame ?

4. Dixit autem Do-minus ad JMLoysen : .Ec-ce ego pluam vobis pa-nes de coelo ; egredia-tur populus, et cottigatquae sufficiunt per sin"gulos dies; ut tentemeum, utrum ambulet inlege mea, an non.

6. Die autem sextoparentt quod in/erant,et sit dupbim, quamcollidere solebant persingulos dies.

ti per man del Signorenella terra d'Egitto,quando sedevamo soprale caldaie piene di car-ni, G mangiavamo ilpane a sazietà : perchèci a vete condotti in que-sto deserto per far mo-rire tutta la gente difame ?

4' Ma il Signore dis-se a Mosè : Ecco che iopioverò a voi pane dalcielo: vada il popolo, eraccolga tanto che ba-sti di per dì: ond'iofaccia prova di lui, secammini, o no secondola mia legge.

6. Ma il sesto dì neprendano da serbare, esia il doppio di quel chesolevano pigliare percjascun giorno.

Vers. 3. * Per far morire tutta la gente di fame. Comprende-si che già cominciasse a mancare la provvisione portata d' Egitto.

Vers. 4- Ond'io faccia prova di lui, ec. Dio, a cui nissun mo-vimento è ignoto del cuore umano, dice, che vuol provare, cioèfar conoscere agli stessi Ebrei, se veramente sieno obbedienti alui, e si fidino di sua provvidenza. Ei vuol dar loro da mangiare,ma solamente dì per dì : e benché lo dia in gran copia, vuoleche non ne raccolgano più del necessario al vitto quotidiano, af-finchè dipendano continuamente da lui, e ogni dì sentano gli ef-fetti di sua benefica mano .

Vers. 5. Ma. il sesto dì ne prendano da serbare. Da questeparole gli antichi interpreti concludono, che la manna cadde laprima volta in giorno di domenica, dalla quale al venerdì sonosei giorni. Nel sesto giorno adunque doveano gli Ebrei raccoglie-

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6. tìixeruntque Moy-ses et Aaron ad omnesfilios Israeli V"esperescietis, quod Dominuseduxerit vos de terraAEgypti :

7. Et mane videbi-tis gloriam Domini :audivit enim murmurvestrum contra Domi-num. Nos vero quid su*mus, quia mussitastiscontra nos ?

8. Et ait Moyses :Dabit vobis Dominusvespere carnes edere,et mane panes in sà-turitate: eo quod audie-rit murmurationem ve-stras, quibus murmura-ti estis contra eum:nos enim quid sumus ?nec contra nos est mur-mur vestrum, sed con-tra Dominum.

9. Dixit quoque .Mo?-ses ad Aaron: Die

6. E Mosè ed Aron-ne dissero a tutti i fi-gliuoli d5 Israele : Que-sta sera voi conoscerete,che il Signore è cjuegliche vi ha tratti dallaterra d' Egitto :

7. E domattina ve-drete la possanza del Si-gnore : imperocché egliha udito le vostre que-rele contro di lui. Quan-to a noi, che è quel, chenoi siamo , onde abbia-te a mormorare Uontrodi noi?

8. E soggiunse Mosè :il Signore questa seravi darà delle carni damangiare, e domattinadel pane a sazietà ; per-chè egli ha uditele mor-morazioni vomitate davoi contro di lui: peroc-ché noi che siamo ? nonsono contro di noi levostre mormorazioni,ma contro il Signore.

9. Disse ancora Mosèad Aronne: di' a tutta la

re il doppio di manna per serbarne la metà al sabato, giorno diriposo, nel quale Dio non volea 7 che avessero la fatica di raccor-la, macinarla, e cuocerla.

Vers. 6. e 7. Questa sera voi conoscerete, ec. Questa «era Diovi darà delle carni, domani vi darà del pa»jé ; onde argomentere-te e quello che possa il Signore, e ch' egU è , che vi ha trattidall' Diritto.

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unwersae congregalo-nifiliorum Israeli Ac*cedite coram Domino :aud'wit enim murmurvestrum.

io. Cumque loquere»tur Aaron ad omnemcoetum filiorum Israeftrzspe&erunt adsolitu-'dinem : et ecce glòria(i) Domini apparuit innube.

i i.Locutus est autemDominus ad M.oysen>dicens :

12. Andivi murmu-radonesfiìiorum Jsrael;/oquere ad eos ; Ve*spere comedetis carnes,et mane saturabimìnipanibus ; scietisque,quod sum DominusDeus vester.

13. (2) Factum estergo vespere, et ascen-dens coturnix cooperuitcastra : mane quoque

moltitudine de'figliuolid'Israele : Presentatevidinanzi al Signore: pe-rocché egli ha udite levostre mormorazioni.

10. E in quello cheAro n ne parlava a tuttala moltitudine de' fi-gliuoli d'Israele, questivolsero gli occhi versoil deserto: ed ecco chela gloria del Signore sifè* vedere nella nuvola.

11. E il Signore par-lò a Mosè , e disse:

12. Ho udite le mor-morazioni de' figliuolid'Israele ; tu dirai loro :Questa sera mangeretedelle carni, e domatti-na vi satollerete di pa-ne ; e conoscerete,.ch'iosono il Signore Dio vo-stro.

13. Fattosi adunquesera vennero le quaglie,che ricopersero gli al-loggiamenti: e alla mat-

(i) E celi. 45. 3. (i) Num. n. 31.

Vers. 9. Presentatevi dinanzi al Signore. Volgendosi verso lanuvola, 'in cui risiede la Maestà di lui, e donde egli si fa vede-i-e, e parla a noi, e e' intima i suoi comandi. Vedi Pf. XCVIH. 7.Exod, xxxiu. g.

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ros jacuìtper circuitumcastrorum.

i'4- Cumque operuis-set superficiem terrae,(1) apparuit in solitu-dine minu/um, et quasipilo tusum in similitu-dinem pruinae superterram.

16. Quod cum vidis-sent filii Israel, dixe-runt ad invicem : Man-hu? quod significatiQuid est hoc ? ignora-tane enim quid esset.Quibus ait Moyses :(2) Iste est panis, quemDominus dedit vobisad vescendum.

lina la rugiada era spar-sa intorno agli alloggia-menti.

14. La quale avendocoperta la superficiedella terra , videsi neldeserto una cosa minu-ta , e come pestata nelmortaio, e simile allabrinata ( che cade) so-pra la terra.

15. E veduta che l'eb-bero i figliuoli d'Israe-le , dissero l'uno all'al-tro: Manhu? vate a di-re : Che è questo ? pe-rocché non sapevan checosa fosse. Disse loroMosè : Questo è il panedatovi a mangiare dalSignore.

(i) Num. ii. 7. Psal 77. »4' &*P' J^' 20> J°an' 6. 31.A) i. Cor. io. 3.

Vers. 13. e 14- La rugiada, era sparsa ...la. quale avendocoperta ce. Credesi comunemente, che questa rugiada sia la stes-sa manna ; ma gli Ebrei dicono, die la rugiada cadeva colla man-na, e la involgeva, e che venuto il sole, e svanita la rngiada, re-stava la manna, che gli Ebrei poscia raccoglievano. Gli stessiEbrei per rappresentare questo avvenimento pongono sulla men-sa il pane tra due tovaglie. Il Caldeo e Vatablo favoriscono talsentimento , in cui si avrebbe una nuova somiglianza traila man-na , e il corpo di Cristo nell' Eucaristia velato sotto le specie delpane. Ma in primo luogo è contraria a questo racconto la nostraversione : in secondo luogo il calore del sole liquefaceva anchela manna ; onde gli Ebrei dovean raccorla di buon mattino. Leg-gesi nelNfumeri xi. 9. che cadendo la notte la rugiada cadevainsierne anche la manna, ma questa rugiada comunemente s'in-tende, che cadesse prima della manna a ricoprire la terra, affin-chè la manna non restasse imbrattata,

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16". Hic est sermo,quem ' praecepit Domi-nus: Colligat unusquis-que ex eo quantumsufficit ad vescendum tgomor per singula ca-pita juxta' numerumanimarum vestrarum,quae habitantin taber-naculo, sictolletis.

17. Feceruntque ilafilii Israel : et college-runt, alius plus, aliusminus.

18. Etmensisunt adfnensuram gomor : (i)72ec qui plus collegerat,habuit amplius : necqui minus par averat^reperii minus : sed stin-gali juxta id, quod ede-re poterant, congrega-veruni.

(i) i. Cor. 8. 15.

16. Ecco l'ordine da-to dal Signore : Ne rac-colga ognuno quantogli basta pel suo nutri-mento: così voi ne pren-derete un gomor pertesta secondo il numerodelle anime, che stannoin ciascun tabernacolo.

17. E fecero così i fi-gliuoli d'Israele: e neraccolsero gli uni più, egli altri meno»

18. E avendolo misu-rato a tanti gomor, chine avea raccolto di più,non ne ebbe in mag-gior quantità, e chi neavea raccolto di meno,non ne trovò di meno ;ma ciascbeduno ne rau-nò a proporzione diquel che poteva man-giare.

Vers. 16. Un gomor per testa. Il gomor tenea circa otto lib-bre: quantità sufficiente anche per «n gran mangiatore.

Vers. 18. Chi ne avea raccolto di più, non ne ebbe in mag-gior quantità, ec. Alcuni ne avean raccolto maggior quantità,altri minore: chi ne avea raccolto di più del suo bisogno, ne die-de a chi ne avea raccolto di meno, cosi si fece queli' uguaglian-za , alla quale sull' esempio di quello che qui fu fatto, esortavaPaolo i Cristiani. Vedi i. Cor. vai. 14- Alcuni Padri credono,che Dio con «n continuo miracolo diminuisse la quantità dellamanna a chi ne avea raccolto più del dovere, e 1' accrescesse achi ne avea raccolto meno.

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19. Dixitque Mqysesad eos : Nu/lus reUn-(juat ex eo in mane.

20. Qui non audie-runt eum, sed dimise"runt quiddam ex eisusque mane\ et staterecoepit vermìbus, atquecomputruit: et iratusest contra eos Moyses.

21. Colligebant autemmane singuli, quantumsufficere poterat ad ve-scendum : cumque in-caluisset sol, liquefie-bat,

22. In die autemsexta collegerunt cibosduplices, id estt duogomor per singulos ho-mines : venerunt autemomnes principes mul-titudinis, et narrava-runt Moysi.

26. Qui ait eis : JKTocest, quod locutus estDominus : JRequies sab-bati sanctificata estDomino cras: quodcum-b/^e operandum est, fa-

19. E disse loro Mo-sè: Nissuno ne serbi peldimane.

so. V ebbe di quelliche non obbedirono alui, e ne serbarono finoal dì seguente : e co-minciò a bulicare di ver-mi, e si corruppe : eMosè si adirò contro co-storo.

21. E raunavano o-gnuno la mattina,quan-to bastar poteva pel lo-ro sostentamento : equando il sole era riscal-dato, la manna si squa-gliava.

a2. Ma il sesto gior-no raccolsero il doppiodel cibo, vale a dire due

tomor per testa: e an-arono tutti i capì delr

la moltitudine a darneparte a Mosè.

2 3. Il quale disse lo-ro : Questo è quello cheha detto il Signore : Do-mani è la requie del sa-bato consacrata al Si-gnore : fate tutto quel-

Vers. ?.i. Quando il sole era riscaldalo, la manna si squa-gliava. Quella cioè, che restava sulla terra; perocché quella rac-colta dagli Ebrei non solo non si fondeva al sole , ma sii cuocevaal fuoco , si pestava, e si macinava ; tanto era consistente.

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cite, et quae coquendasunt, coquite : quidquidautem reliquum fuerit,reponite usque in mane.

24. Feceruntque ita,utpraeceperatMoyses :et no/i computruit, ne-que verm/s inventa,* est«n eo.

26. Dixitque Moyses*.Comedite illud hodie :quia sabbatum est Do-mini, non invenieturhodie in agro.

26. Sex diebus col-ligito: in die autemseptìmo sabbatum estDomini, idcirco noninvenietur.

27. Fenitque septi-ma dies : et egressi depopulo, ut colligerent,non invenerunt.

28. Dixit autem Do-minus ad Moysen •Usquequo non vultiscustodire mandata meatet legem meam ?

29. Ridete, quod Do-minus dederit vobissabatum, et propter hocdie sexta tribuit vobiscibos duplices \maneat

lo che avete da lavora-re , e cuccete quel chevi è da cuocere: e quel-lo che avanza, serbate-lo per domane.

24. E fecero, come a-vea comandato Mosè :e ( la manna ) non sìguastò, e non vi si tro-và nissun verme.

«o. E Mosè disse:Questo lo mangereteoggi: non ne troveretenella campagna oggi,perchè è il sabato delSignore.

26. Raccoglietelo pelsei giorni : ma il setti-mo giorno non ne tro-verete , perchè è il sa-bato del Signore.

27. E venne il setti-mo giorno': ed essendoandati alcuni del popo-lo per raccogliere, nonne trovarono.

28. E il Signore dis-se a Mosè : Fino a quan-do ricuserete di osser-vare i miei comanda-menti, e la mia legge ?

39. Riflettete , che ilSignore ha dato a voi ilsabato , e per questo ilsesto giorno ha dato avoi doppio cibo : ognu-

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unusquisque apud se*metipsum : nullus egre-dìatur de loco suo die<sepdmo.

30. Et sabbatizavitpopulus die septimo.

31. Appella vite/uè do-mus Israel nomeji ejusMan : quod erat quasisemen coriandri album,gustusque ejus quasisimilae cum melle.

32.Dixitautem May-ses : Iste est sermo,quem praecepit Domi'nus: Imple gomor exeo, et custodiatur infu-turas retro generatio-/zes, ut noverintpanem,quo alui vos in solitudi-ne, quando educti estisde terra AEgypti.

33. Dixi/que Moysesad Aaron: Sume vas u-num, et mitte ibi man,quantum potest caperegomof". et repone coram

no se ne stia nella suatenda: nissuno esca daisuo posto nel settimogiorno.

3o.E il popolo osser°vò la requie del settimogiorno.

51. E la famiglia d'I-sraele chiamò quel cibocol nome di Man: ed el-la era simile al seme dicoriandoli bianco, e nelsapore simile alla fari-na ( impastata ) colmiele.

62. E Mosè disse :Questo è il comandodato dal Signore: Riem-pine un gomor, e si con»servi per le generazio-ni , che saranno in ap-presso , affinchè vegga-no di qual pane vi honudritì nella solitudi-ne, quando vi ho trattidalla terra d'Egitto.

33. E Mosè disse adAronne : Prendi un va-so, e mettivi della man-na, quanta ne cape ungomor: e riponla di~

Vers, 31. FAlct era simile ai seme <ìi coriandoli. Era simileal seme di coriandoli nella forma, non nel colore. ; perocché ijut-sti son neri, e la manna era bianca,

Esodo. Vol. IL 7

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Domino ad servandumin geìierationes vestras,

34 • SicutpraecepitD o-minus Mo/si. Posuit-que illud Aaron in ta-bernaculo reservan-flum.

nanzi al Signore perconservarla nelle futurevostre generazioni,

34. Come ha ordina-to a me il Signore. E lopose Aronne nel taber-nacolo per conservarlo.

Vers. 33. Riponla dinanzi al Signore per conservarla ec.Vale a dire, conservarla per riporla nell' arca, quando questa sa-rà fatta : e nell'arca fu conservata questa manna in un vaso d'oro,Heb. ix. 4- Frattanto fu custodita nel tabernacolo o di Aronne,o di Mosè. Vedi ver-s. seg. La manna è chiamata da Paolo cibospirituale, per ragion di quel cibo veramente celeste , che eraper essa significato ; vale a dire il Corpo di Cristo nell' Eucari-stia : e la stessa Sapienza diceva agli Ebrei : Non Mose diede apoi il pane del cielo ; ma il Padre mio dà a voi il pane verodel cielo , Joan, vi. 3 2. : colle quali parole venghiamo accertati,che la manna era una figura del mistero del corpo e del sanguedi lui nell' Eucaristia ; e che questa figura era in sé stessa, ene' suoi effetti infinitamente da meno del figurato, che è GesùCristo disceso dal seno del Padre, e divenuto per un miracolodell' amor suo verso degli uomini sostentamento delle anime nelpellegrinaggio di questa vita. In questo pane di vita ricevesi l'au-tore stesso di tutte le benedizioni e di tutti i doni celesti, cheviene dal cielo invisibilmente , e in maniera nascosa a' sensi, co-me di notte scende non veduta la manna. Questo pane non ègustato, se non da quelli, i quali lasciato l'Egitto con le sue car-nali delizie, vale a dire il secolo con tutto quello che in esso siama, passato il mare, cioè rinnovati e purificati pel Battesimo,verso la terra di promissione camminano. Passato il deserto alprimo arrivo nella terra di promissione cesserà la manna, perchè•nella patria beata godranno gli eletti la presenza del loro Dioe Salvatore non ascoso sotto il velame de' misteri, ma a faccia afaccia : la manna , dice lo stesso Cristo , non sottrasse gli Ebreidalla morte; laddove questo pane celeste non solo conserva lavita delle anime ; ma egli è ancora principio e semenza d'immor-talità pe' corpi stessi che lo ricevono. Con quanto maggior ragio-ne perciò i fedeli considerando l'eccelso dono, il dono ineffabileche Gesù Cristo fa loro di tutto se stesso nell' Eucaristia , pienidi altissima maraviglia diranno: Che è questo, che e questo! Econ Davidde ripeteranno : Quanto e grande^ o Signoreì'la ?nol~tlplìce tua bontà, vui tu ascosa serbi per coloro che li temono,Ps. xxx. 23,

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35. (i) Filii autemIsraelcomederunt manquadraginta annis, do-nec venirent in terramhabitabilem : hoc ciboediti sunt, uscjuecjuotangerent fines terraeChanaan.

36. Gomor autem de-cima pars est ephi.

35. E i figliuoli d'I-sraele mangiaron lamanna per quarant'an-ni,fino a tanto che giun-sero in terra abitata :con questo cibo furonopasciuti, fino a tantoche giunsero a' confinidella terra di Chanaan.

36. li Gomor poi è ladecima parte dell'cphi.

C A P O XVII.

Agli Israeliti, c/ze mormoravano di nuovo inRaphidim per mancanza d'acqua , il Signoredà dell acqua da un masso. Gli Amaleciùassaliscono gli Ebrei ; ma combattendo Gio-sue, e Mosè pregando colle mani distese sulmonte , i nemici son vinti.

i. .igitur profecto,omnis multitudo filio-runt Israel de desertoSin per mansiones suasjuxta sermonem Domi-ni, castrametati suntin Raphidìm, ubi nonerat aqua ad biben»dum populo.

P .arti di poi tut-

ta la moltitudine de' fi-gliuoli d'Israele dal de-serto di Sin , e fatte leloro fermate secondo gliordini del Signore, po-sero gli alloggiamentia Raphidim, dove nonebbe il popolo acqua dabere.

(i) a. E s dr. 9. 21. Judith. 5. 15.

Vers. i. E fatte le loro fermate. Dal deserto di Sin passa-rono a Dapltca, e da Daphca secpndo alcuni ad Alus, e di poi aRaph.id.tH),

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2. fO Qui jurgatuscontra Moysen, alt: Danobis ac/uam ut biba-mus. Quibus responditMoyses-. Quid jurgami-ni contra me? cur ten*fatis Dominum?

3. Sitivit ergo ibi po-pulus prae acquae pe-nuria, et murmuravitcontra Moysen, dicens :Curfecisti nos exire deAEgypto, ut occideresnos., et liberos nostrosac Rumenta siti?

4» Clamavit autemMoyses ad Dominum,dicens : Quid faciampopulo huic? adhuc paul-lulum, et lapidàfàt me.

5. Et alt Dominusad Moysen: Antecedepopulum, et sume tecumde senioribus Israeli etvirgam, qua (2) percus-

2. E levatosi aromo-re contro Mosè, disse :Dacci acqua da bere. Ri-spose loro Mosè: Perchèmormorate contro dime? Perchè tentate voiil Signore ?

•-5. Pativa adunque inquel luogo il popolo perla sete mancando 1' ac-qua, e mormorr o controMosè , dicendo : Perchèci hai tu fatti usciredall' Egitto a far periredi sete noi, e i nostrifigliuoli, e i giumenti?

4- Ma Mosè alzò lavoce al Signore, dicen-do : Che farò io di que-sto popolo? non andràmolto , che ei mi lapi-derà.

5. E il Signore dissea Mosè : Fatti incontroal popolo, e prendi te-co de'seniori d'Israele:e prendi nella tua ma-

/O Num. ao. 4(2) 'Sitpr. 4*. '•**• 77. 15. i. <7or. io. 4-

"V^rs. 2. Perche tentate voi il Signore ? Per qual motivo diffi-date della protezion del Signore sperimentata già tante volte, echiedete nuovi miracoli, onde conoscere, se Dio sia con voi?•vers. 7. Non colla impazienza , nè colle mormorazioni , ma col-1' orazione e fidanza in Dio dovete impetrare il suo aiuto ne' vo-stri bisogni.

Vers. 5. La verga, con cui percuotesti il fiume , II Nilo ,t'flp. VII. 20.

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sisti fluvium^ folle inmanu tua, et vade*

6. Et ego stabo ibicoram te supra petramJloreb-.percutiesque pe-tram, et exibìt ex ea a-qua, ut bibat populus.Fecit Moyses ita coramsenioribus Israeli

7. "Et vocavit nomenloci illius Tentatio, pro-pter jurgium filiorumIsrael, et quia tentavo*runtD ominum,dicentes:JEst ne Dominus in no-bis, an noni

no la verga, con cui per-cuotesti il fiume, e va.

6. Ecco che starò ividinanzi a te sopra lapietra di Horeb : e tupercuoterai la pietra, ene scaturirà l'acqua,affinchè il popolo beva.Così fece Mosè in pre-senza de'seniori d'I-sraele :

7. E pose a quel luo-go il nome di Tentazio-ne a causa della mor-morazione de' figliuolid'Israele, e perchè egli-no tentaron il Signore,dicendo : È egli con noiil Signore, o non è ?

Vers. 6. Staro ivi dinanzi a le sulla pietra diHoreb. Il mon-te di Horeb era congiunto al Sinai : a Mosè era notissimo quelmonte , sul quale avea veduto il roveto ardente , e dove Dio gliayea comandato di andar a liberare il suo popolo dall'Egitto. Al-cuni viaggiatori dicono , che duri tuttora la fontana fatta scaturirda Mosè ; altri che <juel masso non dia più acqua ; ma vi si veda-no dei segni delle aperture, per le quali passava l'acqua. S. Pao-lo i. Cor. x. 4, ravvisò in questo fatto il mistero di Cristo, comeivi si è osservato. Ma siccome l'Apostolo dice , che questa pietra,o sia 1' acqua della pietra seguitava gli Ebrei ; quindi alcuni in-terpreti credono , che gli stessi Ebrei camminassero sempre lun-go il rio fatto dalle aeque della pietra fin dove queste si scari-cavano nel mare, cioè fino ad Asiongaber: imperocché da'Nume-ri, cap. xx. i. 2., apparisce, che non seguitarono queste acquesino alla fine del viaggio, come hanno creduto gli Ebrei, e al-cuno degl' interpreti, nè quella parola di Paolo significa tuttoquesto, per quanto parmi.

Vers. 7. Pose a quel luogo il nome di tentazióne. L'Ebreo:chiamo a quel luogo massa e meriba, cioè tentazione e con-traddizione. Della ingratitudine, e pervicacia dimostrata in que-sto luogo dagli Ebrei si parla in molti luoghi della Scrittura .Vedi Ps. LXXVII. 15., Ps. xcviu. 8., cv. zA.. Heb. cap, in. 7. 8. ce.

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8. (i) Venìt 'autemAmalec, et pugnabatcontra Israel in Raphi-dim.

g. Dixitque Moysesad Josue : Elige viros ;et egressus, pugna con-tra Amalec: eros egostabo in vertice collis,habens virgam in ma*nu mea.

10. Fecit Josue, utlocutus erat Moyses, etpugnavit contra Ama»lec: Moyses autem, etAaron, et Hur ascende-runt super verticem col-lis.

11. Cumque levar etMoyses manus > vince-bat Israel'. sin autempaullulum remisissetisuperabat Amalec.

8. Ma gli Amalecìtivennero a dar battagliaad Israele in Raphidim.

9. E disse Mosè aGiosuè : Fa una sceltadi uomini, e va a com-battere contro gliAma-leciti : domane io staròsulla cima del monte ,tenendo la verga di Dionella mia mano.

10. Fece Giosuè quel-lo che Mosè avea detto,e attaccò la zuffa conAmalec : e Mosè, ed A-ronne, ed Hur salironosulla vetta del monte.

11. E quando Mosèalzava le mani, Israelevinceva : ma se egli al-cun poco abbassava lemani, Amalec era vin-cente.

Vers. 8. Ma gli Amalecitì ec. Erano discendenti di Amalec ,figliuolo di Eliphaz, il quale era primogenito di Esaù. Gen.cap. xxxvi. 12.: il loro paese era nell' Arabia Petrea Terso il marRosso.

Vers. p. Disse a Giosite. Egli era figliuolo di Nun, e dellatribù di Èphraim. Da prima si chiami) Osea , ovvero Ausem ; madopo la vittoria riportata da lui contro gli Amaleciti fu chiamatosempre Giosuè , ovvero Ihosuah, che è lo stesso nome di GesùCristo nostrojredentore, di cui fu figura questo grand'uomo elet-to da Mosò con profetico spirito a comandare alle schiere d'Israe-le contro gli Amaleciti.

(i) Deut. a5. 17. Judith. 4- i3. Sap. 11. 3.

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12. Manus autemMoysi erant graves: su«mentes igitur lapidemposuerunt sub ter eum,in quo sedit'. Aaron au-tem et Hur susteìita-bant manus ejus ex u-traque parte. EtJactumest, ut manus illius nonlassarentur usque adoccasum solis»

13. Fugavitquè Jo-sue Amalec, et popu-lum ejus in ore gladìì.

14- Dixit autem Do-minus ad Moysen: Seri"be hoc ob monimentumin libro, et trade auri-bus Josue: delebo enimmemoriam Amalec subcoelo.

i2.EMosè avea stan-che le braccia : presa a-dunque una pie tra glie-la poser sotto , ed ei visi mise a sedere : e A-ronne e Hur sostene-vano a lui lebracciadal-l'una e dall'altra parte.Donde avvenne , che lesue braccia ressero im-mote fino al tramontar,del sole.

io. E Giosuè sbara-gliò Amalec , e mise aHI di spada il suo eser-cito.

14. E il Signore dissea Mosè : Scrivi questacosa per memoria in unlibro, e falla sapere aGiosuè ; perocché iocancellerò sotto del cie-lo la memoria di Amalec.

Vers. n. E quando Mosè alzava le mani, ec. La maggiorparte de'Padri dicono, che Mosè teneva le mani distese, rappre-sentando la figura della croce di Cristo nel tempo che orava , epredicando con quest' azione la vittoria , che dovea riportare pernoi Gesù Cristo sulla sua croce contro il demonio. S. Girolamo,lib. 2. cont. Jovin., scrisse , che ali' orazione di Mosè ando con-giunto il digiuno di tutto il popolo fino alla sera.

Yers. 12. E Hur. Egli era un figliuolo di Galeb , figliuolo diEfron , il qual Caleb era diverso da Caleb di Jephone.

Vers. 14- 1° cancellerò ...la memoria di Amalec, Eccoquello che Mosè dovea scrivere in questo libro, e farlo anche sa-pere a Giosuè che lo notificasse agli altri capi del popolo. Ve-di, i. Reg. xv. La crudeltà che aveano usata gli Amaleciti contro•(li Ebrei, è descritta, Dcnleron. xxv. 18. ; onde meritarono , cheDio li facesse cadere adesso sollo la spada di Giosuè , e dipoi

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15. AÉdificavitc/ueMoyses altare', et voca-vit nomen cpis: 'Domi-nus exaltatio mea, di-cens:

16. Quìa manus so-!ii Domini, et bellumDomini^ erit contra A-malec a veneratione ingenerationem.

15. E Mosè edificòun aliare, a cui imposequesto nome : II Signo-re mia esaltazione , edisse :

io. La mano del Si-gnore dal soglio di luisarà stesa, e farà guer-ra contro Amalec pertutte le generazioni.

C A P O XVIII.

Jetliro suocero di Mosè gli rimena la moglie co'figliuoli : e avendo udite le cose fatte da Dio ,dopo aver lodato il Signore, <j offerto a luisacrifizio, dà a Mosè il buon consiglio dicreare de* magistrati, che giudichino dellecause minori.

i. C_yumque audis-set Jethro, sacerdosMadianjcognatus Moy-

i. IVA a Jethro sacer-dote di Madian, suoce-ro di Mosè , avendo u-

sotto quella di Saul, dopo il qual tempo non si parla mai piadi loro.

* Cancellerò di sotto al cielo In memoria d> Amalec. Fugiusto che quella mossa degli Amaleciti fruttasse loro il decreto(tei totale sterminio , comechè iniqua ed irreligiosa, molestandoun popolo che non recava ad essi nè ingiuria, nè danno, e attra-versandosi ad un'impresa evideutemente ordinata da Dio.

Vers. 16. La mano del Signore dal soglio diluì sarà stesa.Vale a dire : II Signore stendendo la mano dal suo trono giureràguerra contro Amalec, e gli farà guerra in perpetuo. Si è vedutaaltre volte la formalità usata nel far giuramento di stendere la$nano. Panni questo il senso di «pesto luogo pii» oscuro nell1 ori-ginale, che nella volgata.

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si, o/wnia, quaefeceratDeus Moysi^ et Israelipopulo suo, et quodeduxisset Dominus /-srael de AEgypto :

2. Tulit Sephoramuxorem Moysi^ quamremìserat,

3. Et duos filios ejus,quorum unus vocaba-tur Gersam, dicentepatre : Advena fui interra aliena ;

Supr. 2. 22.4- Altervero Eliezer:

Deus enim, ait, patrismei adjutor meus, eteruit TTze de gladio Pha-raonis.

5. Fenit ergo Jethro

dite tutte le cose , ch*:;Dio aveva fatte a favordi Mosè, e d'Israele suopopolo, e come il Signo-re avea tratto Israeledall'Egitto:

2. Prese Sephora mo-glie di Mosè, rimanda-ta da lui a sua casa,

3. E i due suoi fi-gliuoli , dei quali unochiamavasi Gersam,perchè il padre aveadetto : Sono stato pelle-grino in terra straniera;

4- E l'altro (chiama-vasi) Eliezer, perchè ilpadre disse : II Dio delpadre mio fu il mio di-fensore , e liberommidalla spada di Faraone.

5. Venne adunque

Vers. i. Ma Jethro ... avendo udite tutte le coje, ec. L'arrivo diJéthro, come rilevasi dal Deuteronomio, cap. i. 6. 7. 8. 15., nondee essere stato , se non verso la fine del primo anno dell' uscitadall' Egitto , ed egli trovò Mosè non a Raphidim , ma presso al-l'Horeb e al Sinai, come dicesi qui , vers. 16., onde questo rac-conto è messo qui per anticipazione , e forse , come alcuni credo-no, per far vedere, che la famiglia di Jethro era esente dalla ma-ledizione degli Amaleciti, quantunque i Madianiti fossero quasiuno stesso popolo con quelli. Dal capo in, vers. i. apparisce, cheJethro abitava non molto lungi dal Sina.

Vers. ?.. Prese Sephora. Ella dovea essere tornata a casa delpadre suo, allorché, dovendo andare Mosò nell'Egitto ad esegui-re gli ordini del Signore, di buona voglia si contento di separar-si dal marito per esser fuori de'pericoli, e per lo stesso fine me-no seco i figliuoli. S. Epifanio afferma, che Mosè osservò conti-nenza da quel tempo, in cui Dio si manifesto a lui, e lo innalzoal ministero di profeta.

* 7.

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cognatus Moysi, et filiiejus, et uxor ejus adMoysen in desertum,ubi erat castrametatusjuxta montem Dei.

6. JLtmandavitMoy-si, dicens : Ego Jethrocognatus tuus venio adte, et uxor tua, et duofilii tui cum ea.

7. Qui ingressus inoccursum cognati suiadoravit, et osculatusest eum : salutaverujtt-que se mutuo verbispacificis. Cumque in-trasset tabernaculum,

8. Narravit Moysescognato suo cuncta,quaefecerat "DominusPharaonì, et AEgyptiispropter Israel 'y univer-sumque laborem, quiaccidisset eis in itine*re, et quo^ liberaverateos Dominus.

9. Laetatusqne estJethro super omnibusbonis) quaefeceratDo~minus Israeli, eo quoderuisset eum de manuA'Egyptiorum,

Jethro suocero di Mosc,e i suoi figliuoli, e la suamoglie a trovar Mosènel deserto là, dove egliavea posto gli alloggia-menti presso al montedi Dio.

6~. E fece avvertireMosè , e dirgli : Io Je-thro tuo suocero vengoa trovarti colla tua mo-glie, e i tuoi due figliuo-li con essa.

7. E quegli andò in-contro al suo suocero,e se gì' inchinò , e ba-ciollo : e si salutaronoscambievolmente conbuone parole. E quan- "do egli fu entrato nelpadiglione ,

8. Raccontò Mosè alsuocero tutto quello cheil Signore avea fattocontro Faraone, e l'E-gitto per amor d'Israe-le, e tutti i travagli sof-ferti da loro nel viag-gio , e come il Signoregli avea salvati.

9. E Jethro si ralle-grò di tutto il bene, cheil Signore avea fatto adIsraele , mentre F avealiberato dal potere' de-gli Egiziani,

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10. Et alt'. Benedi'eius Dominus, qui li-bera vìt vos de manuAEgyptiorum, et de ma-nu Pharaonis-, qui eruitpopulum suum de manuAEgypti.

11. Nunc cog/zovi,quia magnus Dominussuper omnes deos : eoquod superbe egerintcontra illos.

12. Obtulit ergo Se-ffiro cognatus Moysìho-locausta, ethostiasDeo:veneruntque Aaron^etomnes seniores Jsrael,ut comederent partemcum eo coram Deo.

io. Altera autem diesedit Moyses , ut judi-

10.E disse: Benedet-to il Signore, che vi haliberali dalle m ani degliEgiziani, e dalle manidi Faraone, e ha sottrat-to il suo popolo dal po-ter dell'Egitto.

11. Adesso io ho co-nosciuto, che il Signo-re è grande sopra tuttigli dei r perocché quel-li con superbia tratta-rono questi.

12. Offerì adunqueJethro suocero di Mosèolocausti, ed ostie aDio.' evennero Aronne,e i seniori tutti d'Israe-le a mangiare con luidinanzi a Dio,

13. E il di seguentesi assise Mosè per ren-

V^ys. ir. Perocché quelli con superbia trattaron questi. Pcr-cKè gli Egiziani esercitarono un dominio superbo e tirannicocontro gli Ebrei. Questo grande avvenimento mi fa sempre piùconoscere, che il vero Dtio , il Dio degli Ebrei sorpassa infinità-niente tutti gli altri dei delle genti.

Vers. 12. Offerì adunque Jethro ee. L'Ebreo: prese degliolocausti, e delle vittime pel Signore : vale a dire ricevè ila Mo-sè delle vittime , le quali egli offerse al vero Dio , di cui era sa-cerdote , come altrove si è detto. Ma posto che fosse già statoeretto il tabernacolo, e istituito il sacerdozio Levitico,-potea eglifar le funzioni di sacerdote? Rispondono alcuni, che non essendoegli della stirpe d' Àbramo non era soggetto alla legge , la tjualeal solo Aronne dava il diritto di offerir sacrifìzii.

A mangiare con lui dinanzi a Dio, Vuol dire, clic, feceroun banchetto delle carni «lei!' ostie sacriiicale ; banchetto sacro ,il quale perciò dicesi fatto dinanzi a Dio , cs sia in cuore di Diu,

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sarei pop nium , qui a.?-sistebat Moysi a maneusque ad vesperam.

14- Quod cum vidis-set cognatus e]us,omnìascilicet quae agebat inpopulo , ait : Quid esthoc., quodfacis in ple-be ? c/^r solus sedes, etomnis populus praesto-latur de mane usquead vesperam ?

16. Cui responditMoyses : Verni ad mepopulus quaerens sen-tentiam Dei.

16. Cumque accide-rit eis aliqua discepta-iio, veniunt ad me, utjudicem inter eos, etostendam praecepta£)ei, et leges ejus.

17. At ille : Non bo-nam^ inquit, remfacis*.

18. StultQ labore con-sumerìs et tu, et popu-lus iste, qui tecum est://Itra vires tuas es^ ne^

der ragione al popolo ,il quale slava intornoa Mosè dal mattino finoalla sera.

14. La qual cosa a yen-do osservato il suo suo-cero , vale a dire comeegli accudiva a tijtte lecose del popolo, disse :Che è quello, che tu faicol popolo ? perchè tusolo a tribunale, e tut-to il popolo sta aspet-tando dal mattino finoalla sera ?

16. Rispose a luiMo^-sé : Viene a me il popo-lo per udire la senten-za di Dio.

16. E quando nasceloro qualche disputa ,vengono a me, perchèio ne sia giudice, e fac-cia loro conoscere i pre-cetti di Dio, e le sueleggi.

17. Ma quegli: Tu(disse) non fai bene:

18. Tu consumi coninutile fatica te, e que-sto popolo, che è teco:la cosa è sopra le tue

Yers. » 5, Per udire la sentenza di Dio. Per udire la sentenzaVÌQ do sopra ciascun affare secondo la legge di Dio, della «juale

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gotìzim, (i) solus illudnon poteris sustinere.

« 194 Sed audi verbo,mea atque constila, eterit Deus tecum. Estotu populo in his, quaead Deum pertinent, utrcferas, quae dicunturad eum :

20. Ostendasque po-puto caeremonias, etritum colendi, viamque,per quam ÌJigredi de-beant, et opus, quod fa-cere debeant.

21. Provide autemde omni plebe virospotentes, et timentesDeum, m quibus sitveritas, et qui oderintavaritìam, et constitueex eis tribù nos, et cen-turiones, et quinquage-narios, et decanos,

22. Qui judicent po*pulum omni tempore ;quidquid autem majusfuerit, referant ad te,et ipsi minora tantum-modo judìcent: levius-que sit tibi , partito inalios onere.

forze, non puoi regger-vi da te solo.

i Q. Ma ascolta le mieparole , G i miei consi-gli, e Dio sarà teco. Siitu mediatore del popo-lo nelle cose, che riguar-dano Dio per riferir lepreci,chealui son fatte:

20. E per insegnareal popolo le cerimonie,e i riti del culto , e lastrada, che debbon bat-tere , e quello che deb-bon fare.

ssi.Ma scegli da tut-ta la moltitudine uomi-ni di polso , e timoratidi Dio , e amanti dellaverità , e nemici dell'a-varizia, e di questi creade* tribuni, e de' centu-rioni, e de' capi di cin-quanta.^ di dieci uomini,

22. I quali rendanoragione altpopolo assi-duamente ; e le causepiù gravi riferiscano ate, e sol le minori deci-dano: onde tu sii solle-vato , dividendo il pesocon altri.

YsrS: a i, * Uomini di polso. Infaticabili) facoltosi, costanti.

(ij Dent, i,iz,

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2 3. Si hoc feceristìmplebis imperium Dei,etpraecepta ejus pote-ris sus tentar e : et omnishic populus reverteturad loca sua cum pace,

24. Quibus auditis,'Moyses fecit omnia,quae ille suggesserat.

26. Et electis virisstrènuis de cuncto I-srael, constituit eosprincipes populi, tribu-nos , et ceìituriones, etq uinq uagenarios, etdecan os.

23. Se così farai, po-trai eseguire i comandi!di Dio , e tener manoall'esecuzione di sueleggi : e tutta questagente se ne tornerà inpace a' suoi posti,

24. Ciò udito , Mosefece tutto quello chequegli avea suggerito.,

20. E avendo elett1

uomini valorosi di tutt°Israele, li costituì prin-cipi del popolo, tribuni,e centurioni, e capi dicinquanta, e di dieciuomini.

Vers. a 3. Tutta questa gente se ne tornerà ec. Non avrà que-sta gente da starti qui attorno dal mattino alla sera ( vera. i4-J ;ma se ne staranno ne'luoghi loro assegnati, dove avranno chi ter-mini brevemente tutte le piccole loro dispute.

Vers. 24. db udito Mose fece ec. La sapienza e P umiltà diMose spicca in questo fatto grandiosamente: egli ascolta il consi-glio d' un uomo inferiore a sé per tanti titoli, e conoscendo chequesti gli suggeriva il meglio, mette tosto in esecuzione i suoisuggerimenti.

Vers. z5. Li costituì princìpi del popolo. L' Ebreo : li costituì,principi del popolo, gli uni capi di mille, altri di cento^ altridi cinquanta, altri di dieci uomini. Ed.ecco-tra le varie sposi-zioni di questa divisione fatta da Mose, la sposi/ione che sembra-mi più verisimile. Tutto il popolo era diviso nelle sue tribù ; letribù nelle grandi- famiglie, dalle quali si diramavano tutte lecaae particolari: ciascheduna di queste grandi, famiglie avea uncapo chiamato principe di mille, qualunque fosse stato il nume-ro delle persone che entravano in quella famiglia ; e guesto prin-cipe di mille avea sotto di sé degii uffizioli chiamati principi, •ovvero capi di cento , di cinquanta , di dieci, a proporzione delnumero delle case particolari, e delle persone, che da essi di-pendevano , senza poro, che anche questi nomi di principe dicento , principe di em^uanta , eo. debbano prendersi a ilgoi'c.

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26. Qui judicabantplebem omni tempore ;guidquid autem gra-dus erat) referebantad eum^facillora tan-tummodo judicantes.

27. Dimisitque (i)cognatum suum : quireversus abiit in ter-ra/n suam»

26.1 quali amm ini-stravàno giustizia alpopolo in ogni tempo :e le cause più gravi leriferivano a lui, distri-gando solo le più facili.

27. E accomiatò il suosuocero, il quale si par-tì, e tornò al suo paese.

C A P O XIX.

Gf Israeliti mosso il campo giungono al Sina ,Mosè per ordine di Dio sale sul monte , e gliavvertimenti di lui riferisce al popolo ; al qua-le è ordinato , che si purifichi , affinchè scen-da il Signore nel tuono e nel folgore per par*lare a Mosè dinanzi a tutta la moltitudine.

i. j/rxense tertiaegressionis Israel deterra AEgypti, (2) indie hac venerimi in so-litudinem Sinai.

i. Il terzo mese do-po 1' uscita d'Israeledalla terra d'Egitto, inquesto giorno arrivaro-no nella solitudine delSinai.

( i) Num. io. 29. (2) Num. 33. 15.

Tutti questi uniti al primo capo detto dì mille, giudicavano tuttele piccole cause che eran portate davanti ad essi, riserbando lepiù gravi a Mosè.

Yers. i. In questo giorno. Vale adire nello stesso giorno ter-zo, ovvero nel giorno segnato collo stesso numero del mese; cioèa' tre del mese terzo. Tale è la comune sposizione di queste pa-role : tralascio le altre per brevità. Da questo giorno tre del ter-zo mese del primo anno dopo l'uscita dall'Egitto stette il popolopresso al Sina fino al secondo mese dell' anno seguente, quandoa' venti del mese si miser di nuovo in viaggio. Niun. x. 11.

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2. Nam profecti deEapTiidim, et perve-nientes usque in deser-tum Sinai castrarne'tati sunt in eodem loco,ibique Israel fixit ten-torio, e regione montis.

3. (O Moysesautemascendit ad Deum, vo-cavitque eum Dominusde monte, etdixit: JfiTaecdices domui Jacob ^ etannuntiabis filiis I-srael:

4» /^os ipsi vidistis,quae fecerint AEgjptiis,quomodo portaverimvos super alas aquila-rum , et assumpserimmihi. Deut. 29. 2.

5. Si ergo audieritisvocem meam, et custo-dierids pactum meum,

f>) Actor.^. 38.

2. Imperocché par-tili da Raphidim, e giun-ti al deserto del Sina iposero in quel luogogli alloggiamenti, e iviIsraele si attendò dirim-petto al monte.

3. E Mosè salì versoDio, e il Signore lo chia-mò dalla cima del mon-te , e disse : Queste co-se dirai alla casa di Gia-cobbe, e le annunceraia'figliuoli d'Israele:

4. Voi stessi aveteveduto quel ch' io feciagli Egiziani, come iovi ho portati sulle ali,qual aquila, e vi ho pre-si per me.

6. Se adunque voi u-direte la mia voce, e os-serverete il mio patto,

Vers. 3. Sciù verso Dìo. Salì sul monte Sina, dove Dio gli eragià apparito. JKjcod. m., e dove gli avea ordinato di offerir sacri-lìzio , uscito ch' ei fosse col popolo dall' Egitto.

Vers. 4 Fi ho portati, sulle ali, qual aquila. Gli altri vola-tili trasportano i teneri loro figliuoli co' piedi, e colle unghie ,perchè temono d' altri volatili : 1' aquila si prende i suoi sullespalle, e non avendo paura, se non dell'uomo, il suo proprio cor-po oppone a difesa de'suoi aquilotti contro il dardo dell' uomo.Così, dice Dio, io vi ho portato dall'Egitto fin qua, e mi son po-sto tra voi, e gli Egiziani nella miracolosa colonna.

E vi ho presi per me. Per miei servi : potrebbe anche tra-dnrsì seguitando la comparazione dell' a<j|iila : vi ho presi so-fr,: di me.

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critis mihi In peculiumde cunctis populis : (i)mea est enim omnisterra :

6. (2) Et vos eritìsjnilii in reg?mm sacer-dotale , et ge?t$ sancta.Haec sunt verba c/uaelocjuerisadfilios IsraeL

7. Venit Moyses ; etconvocatis majoribusnatu populi , exposuitomnes sermones^ quosmandaverat Dominus.

8. Responditqueomnis populus simuliCuncta , quae locutusest Dominus, faciemus:

voi sarete tra tutti ipopoli la mia eletta por-zione : perocché mia el-la è tutta la terra :

6. E voi sarete mioregno sacerdotale, e na-zione santa. Queste sonle parole , che tu diraia' figliuoli d'Israele.

7. Andò Mosè ; e rau-nati gli anziani del po-polo, espose tutto quel-lo che il Signore gli aveaordinato.

8. E tutto il popoloconcordemente rispose :Noi farem tutto quelloche ha detto il Signore.

Vers. 5. Sarete tra. tutti i popoli la. mìa eletta porzione. Ben-ché tutti i popoli della terra, e la terra stessa sieno di mio do-minio a titolo di creazione, e di conservazione, voi io terrò permia eredità, per mio popolo speciale, nazione eletta da me, e fa-vorita con particolare attentissima protezione , purché ascoltiatela mia voce, e osserviate le condizioni dell'alleanza, che io focon voi.

* La mia eletta porzione. La mia eredità.Vers. 6. Sarete mìo regno sacerdotale, ec. Voi sarete mio regno

non temporale , e profano, ma sacro, e sacerdotale, come nazio-ne specialmente, e assolutamente consacrata al mio culto ; ondesoggiunge, nazione santa, cioè separata da tutte le altre gentiidolatre, e dedicata a me in virtù della vocazione, ed elezionemia in vostro favore.

Vuoisi qui osservare , come Dio dopo rammentati i snoi be-nefizii in pro degli Ebrei, annunzia loro 1' alleanza, ch' ei vuolfare con essi , e ne propone le condizioni, e i vantaggi ; e tale èla bontà di sì gran padrone, che egli vuol avere il libero consen-so di quelli ch'ei destina al grande onore di essere suo popolo, esoa eredità. Ordina perciò a Mosè di riferire al popolo le sue pa-,role, e prenderne le risposte.

(i) Ps. 23. i. (2) i. Petr. 2.9.

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Cumque retulissetMo/-ses verba populi adDominum,

g. Alt ei Dominus :Jam nunc veniam adte in calìgine nubis, utaudiat me populus lo-fjuentem ad te, et cre-dat tibi in perpetuum.Nuntiavit ergo Moysesinerba populi ad Domi-num.

io.Qui dixitei: Vadead populum, et sanctifi-ca illos hodie, et cras,laventque vestimentasua.

11. Et sint parati indiem tertium : in dieenim tertia descendetDominus coram omniplebe super montemSinai.

12. Cons tituesqueterminos populo percircuitum , et dices adeos : Capete ne ascen-datis in montem, (i)

fi) J3e&r. 12. 18.

E avendo Mosè riferit°è*al Signore le parole delpopolo ,

9. Il Signore gli dis-se : Io verrò tosto a tenell'oscurità di una nu-vola , affinchè il popolomi senta parlare a te, epresti a te fede perpe-tuamente. Riferì adun-que Mosè al Signore leparole del popolot

10. Ed ei gli disse :Va a trovare il popolo,e fa , che si purifichinooggi, e domani, e lavi-no le loro vesti.

11. E sieno preparatipel terzo giorno : peroc-ché il terzo giorno scen-derà il Signore davantia tutto il popolo sulmonte Sinai.

12. E tu fisserai al-l'intorno i limiti al po-polo, e dirai loro: Guar-datevi dal salire al mon-te , e dal toccare i con-

Vers. io. Fa, che sì purifichino oggi e domane. Fa che sipreparino colla continenza (vers. *5.J, colla mondezza del cor-po , e delle vesti. Queste erano le purificazioni usate non solotra gli Ebrei,' ma anche presso tutte le nazioni per disporsi aqualche azione religiosa. Non vi volea molto a comprendere, chela nettezza esteriore del corpo era segno della interior purezzadella coscienza, senza la quale non dee 1' uomo ardire di pressa-tarsi dinanzi a Dio. '

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ytec tangatis fines il-lius : omnis, qui te ti ge-rit montem, morte mo-rietur.

13. Manus non tan-get eum, sed lapidibusopprimetur, aut confo-dietur jaculis : sive ju-mentum fuerit, sivehomo , non vivet : cumcoeperit clangere buc-ci/za, tunc ascendant inmontem.

14- DescenditqueMoyses de monte adpopulum, et sanctifica-vit eum. Cumque lavis-sent vestimento, sua,

io. Ait ad eos: E-stote parati in diemtertium ; et ne appro-pinquetis uxoribus ve-stris.

16". Jamque advene-rat tertius dies, et ma-ne inclaruerat, et eccecoeperunt audiri toni-trua, ac micarefulgura,

fini di esso : chiunquetoccherà il monte, mor-rà senza remissione.

13. Mano d'uomo noitoccherà, ma sarà op-presso con sassi, ovve-ro trafitto con frecce :sia giumento, sia uomo,non vivrà : quando co-mincerà a sonare latromba, allora salganoverso il monte.

14»-E Mosè scese dalmonte; e tornato al po-polo lo purificò. E quan-do ebber lavate le lorovesti,

15. Disse loro: Stateapparecchiati pel terzogiorno, e separatevidalle vostre mogli.

16. E già era venutoil terzo dì, e splendevail mattino, quando ec-co che principiarono asentirsi de' tuoni, e a

Vers. 13. Mano (P uomo noi laccherà ec. Chiunque contro ilmio comando ardisce di avanzarsi fino al monte consacrato dallamia presenza, egli dee tenersi per uomo sacrilego, e immondo, eabbominevole ; onde il solo toccarlo porterebbe ad altri immon-dezza. Sopra questa proibizione di Dio , vedi Heb. cap. xu.

Quando corninciera a sonare ec. Allorché Dio dall' altodel monte farà udire un suono simile a quel di tromba, allora ilpopolo si avanzi non sul monte, ma solo verso il monte, fino cioèa'termiui fissati da Mosè appiè del monte. Vedi vers, 12. 17.

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et nubes densissimaoperire montem^ clan"gore/uè buccinae velie'mentius perstrepebat :et timuit populus, quierat in castris.

• 17. Cumque eduxis-àèt eos Moyses in oc-cursum Dei de locacastrorum^steterunt adradices montis.

18. Totus autemmons Sinai fumabat,eo quod descendisset"Dominus super eum inigne, et ascendereifumus ex eo quasi defornace, eratque omnismons terribilis*

Deut. 4- i ».ip. Et sonitus buc-

cinae paulladm cresce-èat in majus, et proli"xius tendebatur. Moy-ses loquebatur, et Deusrespondebat ei.

sfolgoreggiare i lampi,e una foltissima nebbiaricoperse il monte, e Iosquillante suono dellatromba rimbombavafortemente : e il popo-lo , che era dentro aglialloggiamenti, s'inti-morì.

17. E arandoli Mosècondotti fuori degli al-loggiamenti incontro aDio , si fermarono allefalde del monte.

18. E tutto il monteSinai gettava fumo, per-chè il Signore ivi eradisceso in mezzo al fuo-co, e il fumo ne usciva,come da una fornace, etutto il monte mettevaterrore.

19. E il suono dellatromba appoco appocosi faceva più forte, e piùpenetrante. Mosè par-lava, e il Signore gli ri-spondeva.

Vers. 19. E il Signore gli rispondeva. L'Ebreo aggiunge, col-la voce, di viva voce, non per locuzione interiore, ma con parole,il suono delle quali era udito dagli Ebrei. Così tutto il gran po-polo fu testimone di quello che Dio ordinò a Mosè ; tutti non so-lo videro i prodigii, che precedettero la pubblicazione della Leg-ge, ma udiron la voce di Dio stesso, che la dettava.

* Mose parlava. Ecco per testimonianza di Paolo, Hebr. xir.>. 21. ciò che quel santo profeta dicev.-ijsono spaurito e tremante.

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20. Descenditque Do-minus super montemSinai in ipso montisvertice, et vocavit Moy~sen in cacumen ejus.Quo cum ascendisset,

21. Dixit ad eum :Descende, et contesta-re populum , ne jfortevelit transcendere ter-minos ad videndumDominum, et pereat exeis plurima muldtudo.

22. Sacerdotes quo-que , qui accedunt adDominum, sanctiftcen*tur, ne percudat eos.

23. Dixitque Moysesad Dominum : non po-terit vulgus ascenderein montem Sinai: tuenim testificatus es , et

20.E discese il Signo-re sul monte Sinai, sul-la cima stessa del mon-te , e chiamò Mosè suquella sommità. Il qua-le essendovi salito,

21. Gli disse: Scendia basso , e fa sapere alpopolo, che a sorte nonpensasse a valicare iconfini per vedere ilSignore, onde moltissi-mi di loro avessero aperire.

22.1 sacerdoti ezian-dìo, i quali si accostanoal Signore, si purifichi-no, affinchè egli non gliuccida.

23. E Mosè disse alSignore : Non è possi-bile , che la moltitudi-ne salga al monte Sinai:mentre tu hai intimato,

Vers. 22.1 sacerdoti eziandio ... si purifichino ec. Non essen-do per anco stabilito il sacerdozio Levitico, la maggior parte de-gl' interpreti credono intendersi i primogeniti, come sacerdotinati prima che il ministero fosse dato alla famiglia di Levi. Que-sti sacerdoti comanda Dio che si purifichino con maggior curad'ogni altro.

Vers. 1"$. E Mosè disse: non e possibile, ec. Mosè non crede»necessario di scendere dal monte per annunziare al popolo que-,gli ordini del Signore : nissuno, di e egli, ardirà di salire il mon-te dopo quello che tu mi ordinas di dire e di fare in tuo no-me ; Mosè si staccava mal volentie da Dio.

E santificalo. Dividi, separa 1 monte dal popolo co' termi-ni che porrai ali'intorno. Il Signo e ripete più volte questo co-mando , ei} e^li contiene un gran nisiero : imperocché veniva a

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•fissisti, dicens *. Poneterminos circa mojttem,et sanctìfica illum.

24. Cui alt Dominus:Vade^ descende: ascen-desque tu et Aaroniecum : sacerdotesautem, et populus netranseant terminos-, necascendant ad Domi-num , ne farte interfi-<?iat illos.

26. Descenditquejffo/ses ad populum,ei omnia narravit eis.

e comandato dicendo :Metti i confini intornoal monte, e santificalo.

24. E il Signore a lui:Va, scendi, e salirai tu,e teco Aronne: i sacer-doti poi, e il popolonon oltrepassino i limi-li, e non salgano versoil Signore, che forse einon gli uccida.

26*. E Mosè discese,e riferì ogni cosa al po-polo.

significare che la legge , quantunque buona e giusta e santa, nonavrebbe servito ( colpa della corruzione degli uomini ) a renderlidegni di accostarsi a Dio. Tutti i segni terribili, da' quali fu ac-compagnata la promulgazione di questa legge, erano indizio, co-me notò l'Apostolo, Rom. vin. 15. dello spirito di severità chefil il carattere di essa, come lo spirito d'amore farà il caratteredella legge nuova data da Gesù Cristo, e impressa non nelle ta-vole di pietra, ma ne' cuori de' fedeli, Vedi Heb, XH. , Gai' »v,

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C A P O XX.

UAngelo facendo le veci di Dio dal monte Sinapromulga il decalogo a tutto il popolo ; macjuesto vuole piuttosto , che gli ordini di Diogli sieno intimati coli' interposizione di Mosè*Mosè consola il popolo. Gli è comandato difare di terra, o di pietre non tagliate ? altare,al quale non si salga per iscalinata.

1. JLjocutusque estDominus cunctos ser-mones hos :

2. Ego {i) sum Do-minus Deus tuus, quieduxi te de terra AE-gyptì, de domo servitù*tis.

5. Non habebis deosalienos coram me.

4- (2) Non facies ti-li sculptile, neque o-

i* JLj il Signorepronunziò tutte questeparole :

2. Io sono il SignoreDio tuo, che ti trassidalla terra di Egitto,dalla casa di schiavitù.

3. Non avrai altri diidinanzi a me.

4- Tu non ti faraiscoltura, nè rappresen-

(i) Deut. 5. 6. Ps. Bo. ii.(?) Lev. 26. i. Deut. 4- *5- «fo*. 24< 14- -P^ 96- 7-

Yers. i. E il Signore pronunziò ec. L'Angelo, che rappre-sentava il Signore, e in nome di lui parlava, pronunziò con vo-ce chiara e intelligibile a tutti gli Ebrei i comandamenti delSignore.

Vers. 2. Io sono il Signore Dio tuo che ti trassi ec. Questo ècome un prologo brevissimo, ma pieno di gran senso ; e com-prende le gravissime ragioni, che ha Dio di comandare e il po-polo di obbedire.

* Dalla casa. Dal luogo di schiavitù.Vers. 3. Non avrai altri dil ec. Non mescolerai col culto do»

tuto a me vero Pio il cullo di alcuno ile' falsi dil delle genti,

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mnem similitudinem,quae est in coelo de-super, et quae in terradeorsum, nec eorum,quae sunt in aquis subterra.

tazione alcuna di quelche è lassù in cielo, oquaggiù in terra, o nel-le acque sotterra.

Vers, 4- e 5. JVbn ti farai scollura, nè rappresentazione ec,Sono proibite le statue e le pitture rappresentanti false divinità ;le quali statue e pitture se le faceano i Gentili per adorarle. Dionon vuole nè meno, che gli Ebrei abbiano statue, o pitture rap-presentanti lui stesso , affinchè non si avvezzino a figurarsi Diocome un essere materiale e sensibile.

Ne rappresentazione di quel che e lassù. Per esempio gliEgiziani adoravano il Sole sotto il nome e la figura di Osiri ed'Ammone, e la Luna sotto la figura d'Iside.

O quaggiù in terra, o nelle acque. Gli Egiziani aveanostatue e pitture del bue, del vitello, del cane, del cocodrillo, ec.Ma Dio non proibisce per questo a' Cristiani di avere delle pittu-re e delle immagini rappresentanti lui stesso sotto quelle figuree que' simboli, co' quali si è degnato di apparire egli stesso nelvecchio e nel nuovo testamento ; delle quali pitture e immaginiutilmente servonsi i fedeli a rammemorare i benefizii divini, e arisvegliare la loro riconoscenza, senza che abbiano a temere d'im-maginarsi o che Dio sia qualche cosa di materiale e corporeo , oche le tele dipinte, e i marmi scolpiti abbiano qualche cosa didivino, come si figuravano i Gentili; mentre tutto l'onore che

, ad esse rendiamo , lo riportiamo a quel Dio , cui solo adoriamo ;le immagini de' santi uomini noi le ritenghiamo per rammentarcii doni versati da Dio in quelle anime, e animarci ad imitarne levirtù. Qual ombra d'idolatrìa può trovare l'eretico nelle imma-gini tenute con tale spirito nella Chiesa cattolica per tutti i se-coli precedenti ? Ma di questo non più, perchè la causa è statatrattata con gran vantaggio da'nostri controversisti.

Io sono il Signore Dio tuo forte, geloso, ec. II patto di Diocol suo popolo è sovente rassomigliato ali' unione di uno sposocolla sua sposa ; onde qualunque infedeltà del popolo è caratte-rizzata di adulterio.

Che fo vendetta delV iniquità de* padri sopra ec. La mas-sima parte de'Padri e degl'interpreti intendono queste parole ri-guardo a' figliuoli imitatori delle iniquità de'loro padri. Altri os-servano , che Dio punisce talora i figliuoli innocenti pelle colpede'loro genitori. Così, dice s. Agostino, i piccoli fanciulli de'Cha-uanei portaron la pena de'peccati de' padri loro, de' quali pecca-ti non potevano essere stati nè partecipi ì uè imitatori. Così os«

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5. No// adorabis ea,neque coles : JEgo sum,Dominus Deus tuusyòrtis, zelotes, visitansiniquitatem patrum infilios, in tertiam, etquartam generationemeorum, qui oderunt me:

6. Et faciens mise-ricordia/n in millia his,qui diligun t me, etcusto-diunt praccepta mea.

6. E non adorerai ta-li cose , nè ad esse pre-sterai culto : Io sono ilSignore Dio tuo forte,geloso, che fo vendettadell'iniquità de'padrisopra i figliuoli, fino al-la terza e quarta gene-razione di coloro, chemi odiano :

6. E fo misericordiaper migliaia ( di genera-zioni ) a coloro, che miamano, e osservano imiei comandamenti.

serva lo stesso Santo, che Dio non fa alcuna ingiustizia, se pe'fal-li di uà re gastiga il suo popolo, perchè i mali del popolo li sen-tono grandemente i regnanti. Cosi per tacere d' altri fatti ripor-tati nelle Scritture, la vanità di un principe, che volle fare ilnovero del suo popolo, fu cagione di gravissimi mali ad Israele.Dio ( come notò ,Tertulliano ) conoscendo la durezza del cuoredegli Ebrea, fece loro «jueste minacele, aftinché per amore alme-no de7 loro figliuoli si piegassero ad osservare la legge. Quelloche noi dobbiamo apprendere da tali cose egli è che le vie diDio non sono come le vie degli uomini, che egli è sempre giusto,nè mai punisce senza ragione ; ma occulti sono a noi i motivi ei fini di quel che egli fa.

* Io sono il Signore Dio tuo forte, geloso. Il forte, il geloso.Vers. 6. E fo misericordia per migliaia (di generazioni). Ti

sembra forse cosa assai forte , o uomo , che Dio punisca i peccatide* padri fin sopra la quarta generazione ? ma quanto più, se haicuore, ti dee parer forte cosa, che Dio, in grazia della pietàde' padri, ricolmi di benefizii i loro posteri non per quattro, nèper mille, ma per migliaia di generazioni? Veggiamo nelle Scrit-ture quante volte Dio si protesta o di rattenere i gastighi, o dispandere i benefizii sopra gli Ebrei in grazia degli antichi lor pa-dri, Abramo, Isacco , Giacobbe. Gli Ebrei per significare , quanto

, Dio sia più pronto e disposto a beneficare, che a punire , dicono,che l'Angelo s. Michele esecutore delle vendette di Dio vola conun' ala solamente, Gabriele annunziatore delle misericordie delSjgnore con due.

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7. (i) No// assumesnomen Domini Deituiin vammi : nec enimhabebit insontem Do-minus eum, qui assum-pserit nomen DominiDei sui frustra*

8. (2) Memento, utdiem sabbati sanctifi-ces.

g. Sex diebus opera-berìs, et facies omniaopera tua.

io. Sep/imo autemdie sabbatum DominiDei lui est: non faciesomne opus in eo tu, etfilius tuus, etfilia tua,servus tuus , et andilatua,;umentum tuum.etadvena, qui est intraportas tuas.

7- Non prendere invano il nome del Signo-re Dio tuo: perocché ilSi-gnore non terrà per in-nocente colui, che pren-derà invano il nome delSignore Dio suo.

8. Ricordati di santi-ficare il giorno di sa-bato.

g. Per sei giorni la-vorerai , e farai tutte letue faccende.

io. Il settimo giornoè il sabato del SignoreDio tuo: in questo nonfarai lavoro dì sorta tu,e il tuo figliuolo, e la tuafigliuola , il tuo servo,e la tua serva, il tuogiumento, e il fore-stiero , che sta dentrole tue porte.

fi) Lev. i g. 12. Deut. 5. 11. Matili. 5. 33.(*) Infr. 31. 14- Deut, 5. 14. Ezec/z. ?.o. 12.

, Vers, 7. Non prendere invano il nome del Signore Dio tuo.E proibito non solamente lo spergiuro, ma anche ogni irriveren-za al santo nome di Dio; e perciò ogni giuramento vano, e te-merario.

Vers. 9. * Per sei giorni lavorerai. Chi in queste parole si-wiilissime alle altre che importan precetto, riconoscesse un verocomandamento di lavorare, cioè di spendere lungi dalP ozio ilpiìi della vita in opere serie e laboriose, certamente entrerebbenello spirito della sentenza divina. Gen. HI. e nella massima in-culcata dall'Apostolo n. Thes. m. v. io.

Vers. io. Il settimo giorno ... non farai lavoro ec. Un cele-bre Rabbino moderno scrive così: E grande errore il credere,

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11. (i) Sex enimdiebus fecit Dominuscoelum , et terram, etmare, et omnia , quaein eis suntt et requievitin die septimo : idcircobenedixit Dominus dieisabbati, et sanctificaviteum.

12. (2) Honora pa-trem tuum, et matremtuamì ut sis longaevussuper terram, quamDominus Deus tuusdabit tibi.

13. (3) Non occides.14- Non moechaberis.15.Nonfurtum facies.\6. Non /oqueris

contra proximum tuumfalsum testimonium.

11.Imperocché in seigiorni fece il Signore ilcielo e la terra, e il ma-re , e quanto in essi sicontiene, e riposò ilsettimo giorno: per que-sto il Signore benedis-se il giorno di sabato, eIo santificò.

12. Onora il padretuo, e la madre tua ,affinchè tu abbi lungavita sopra la terra, laquale ti sarà data dalSignore Dio tuo.

13. Non ammazzare,i4» Non fornicare.15. Non rubare.16. Non dire il falso

testimonio contro il tuoprossimo.

(i) Gen. 2. 2. (3) Matth. 5. •>.*.(«) Deut. 5. 16. Matth. 15. 4. Eph. 6. 2.

che il sabato sìa fatto per V mìo : perocché essendo V ozio ilprincipio di tutti i vizii, ne verrebbe dal sabato piuttosto delmale , che del bene. Bisogna adunque persuadersi, che il sa-bato fu ordinato, affinchè l'uomo libero dalle cure e dell*ani-mo , e del corpo si applichi tutto allo studio della legge , fre-quenti le sinagoghe, ec.; onde nel 1%OÌMlid di Gerusalemmesta scritto , che i sabati ei d\ festivi sono dati a questo soljiriedi meditare la legge- Vedi Gen. iju 3,

Vers. 12. dtffinchè tu abbi lunga vila ec. Osservano I Padri fche le promesse di Dio in favore dì ^ne* eoe osservati la legge , 'sono promesse temporali, ma contuttociò sotto di questa scorzasono nascosti i beni spirituali,-ed eterni, che sono la vera ricom-pensa de* giusti. Cosi in questo luogo per la terra di Chàriaan èfigurata, e intesa , come notò s. Girolamo, la terra de' vivi, cioè ilcielo, Fedi Epkef. capi vi, 3, *

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17. (i) Non concupì-sces domum proximitui : nec desiderabisuxorem ejus , non ser-vunz, non ancillam, non£ovem, non asinu/n, necomnia, quae illius sunt.

18. Cunctus autempopulus videbat voces,et lampades, etsonitumbuccinae, montemcjuefumantem : et perterri-ti, ac pavore concussisteterunt procul,

19. Dicentes Moysi:Loquere tu nobis, etaudiemus : non loqua-tur nobis Dominus, neforte moriamur.

20. J?t aitMoyses adpopulum : Nolite time-

(i) flom. y. 7. et 13. g.

17. Non desiderare lacasa del tuo prossimo,non desiderare la suamoglie, non lo schiavo,non la schiava , non ilbue , non l'asino, nè ve-runa delle cose, che alui appartengono.

18. E tutto il popolosentiva le voci, e i fol-gori , e il suono deliatromba, e il monte, che.fumava: e atterriti e ab-battuti dalla paura sistettero in lontananza,

19. Dicendo a Mosè:Parla tu a noi, e ascol-teremo : non ci parli ilSignore, affinchè perdisgrazia noi non muo-jamo.

20. E Mosè disse alpopolo : .Non temete :

Vers. 17. Non desiderare eo. Gli Ebrei a' tempi di Cristo, edietro loro qualche moderno Rabbino credettero, che nel pen-siero e nella volontà di far male, la qual volontà non sia ridottaali' effetto, non fosse verun peccato : è inescusabile la loro cecità,attese le parole di Dio chiarissime, che qui si leggono, ed è granvergogna per essi il non avere voluto conoscere quello che i fi-losofi pagani, e gli stessi poeti col solo lume della ragione co-nobbero, e confessarono.

Vers. 19. * Non ci parli il Signore. Se per un'anima, che ve*-ramente tende al suo bene, è onore, consolazione, felicità l'ascol-tar Dio , e il dirgli coi Santi : parla, o Signore, perocché il tuoservo sta ascoltando i. Reg. in. v. 9., il non soffrir di buon gradola voce divina è per l'opposto l'infelice carattere dell' anime ri-provate, o almen di quelle che pel solo timore servile si tengonoia una tal quale dipendenza da. Dio,

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re : ut enim probaretvos, venit Deus, et utterror illius esset invobis , et non peccaretis;

21. Stetitq uè populusde longe : (i) Moysesautem accessit ad ca-liginem in qua eratjpeus.

22. Dixit praetereaDominus ad Moysen :/face dices filiis IsraeliVos vidistis, quod decoelb locutus sim vobis.

aS.Nonfacietis deosargenteos, nec deosaureos facieds vobis.

24. Altare de terrafacieds mihi, et off ere"tis super eo holocausta,et pacifica vestra, ovesvestras , et boves in

imperocché Dio è venu-to per far saggio di voi,e affinchè sìa in voi ilsuo timore , e non pec-chiate.

21. E il popolo si st'cfe-te in lontananza: e Mo-sè si appressò alla cali-gine, in cui era Iddio.

22. E disse ancora ilSignore a Mosè: Questecose dirai a* figliuolid' Israele : Voi aveteveduto, com'io vi hoparlato dal cielo.

23. Non farete dii diargento, nè vi faretedii d'oro.

24. Farete a me unaltare di terra, e sopradi questo offerirete gliolocausti, e le vòstreostie pacifiche, le vo-

(i) Deut. 18. 16. Heb. 12. 18.

Vers. 23. a3. Avete veduto, come io vi ho parlato dal cielo ec.11 cielo qui significa 1' aere. Io vi ho parlato da quest' alto luogosenza farmi vedere a voi sotto alcuna figura, o immagine ; voiperciò non*Farete immagine alcuna per rappresentare la Maestàdivina. Vedi Deuter. v. 12. 15. 16. Da'quali luoghi apparisce chetale è il senso di queste parole.

Vers. a4- In ogni luogo consacrato alla memoria del nomemio: verrò a te, ec. L'Ebreo porta in ogni luogo, dove io farò+che sì rammenti il mio nome : io verrò, ec. lo accetterò i tuoisacrifizii, e le ostie in que' luoghi, i quali io farò dedicare al mionome , e ne' quali io faro mia dimora. Cosi è accennato prima iltabernacolo, dipoi il tempio.

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omni loco , in quo -me-moria fiat nominis mei:veniam ad te, et bene-dicam libi.

Infr. 27. 8. et 38. 7.26. Quod si altare

lapideumfeceris mihi,non aedificabis illudde sectis lapidibus : sienim levaveris cultrumsuper ea, polluetur.Deut. 27. 5. Jos. 8. 3i.

a 6. Non ascendesper gradus ad altaremeum, nereveleturtur-pitudo tua*

stre pecore, è i bovi inogni luogo consacratoalla memoria del nomemio : verrò a te , e tibenedirò.

26. Che se mi fabbri-cherai altare di pietra,noi farai di pietre ta-gliate: perchè se alzeraisopra di esso lo scalpel-lo , 1' altare sarà conta-minato.

36. Al mio altare nonsalirai per gradini, af-finchè non si discuoprala tua nudità.

Vers. a5. Noi farai di pietre tagliate : perche ec. Dio adun-que volea., che il suo altare fosse o di terra, o di cespugli, o dipietra non lavorata. Alcuni credono, che Dio ordinasse tantasemplicità, affinchè i rozzi Ebrei, quando avessero avuto altari dipreziosi marmi, e di nobil lavoro, non ne facessero occasione disuperstizione , e d'idolatria. Farmi assai giusta la riflessione diquelli che dicono, che Dio veniva così a dimostrare , che il cul-to ordinato nell'antica legge era solamente temperano, e di po-ca durata.

Vers. 26. * La tua nudità. Avverteiwa per la modestia oppor-tuna, e per ingerire abbonimento alle indecenti usanze de'Moa-biti nelle infami lor feste di Beel-phegor.

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C A P O X X L

Precetti giudiciali riguardanti i servi comprati,e le serve, i furti, gli omicidii, i parricida, ilplagio, le maledizioni contro i genitori, le ris-se, la pena del taglione, e ilóue, che cozza.

1. fi aec sunt judi-cio,, quae propones eis.

2. Si emeris servumhebraeum, sex annisserviet tibi : in septi/noegredietur liber gratis.Deut. 16. 12. Jer.34.i4-

3. Cum quali vesteintraverit, cum taliexeat : si habens uxo-rem, etuxor egredie-tur simul.

4- ^w* autem domi-bus dederitiUi uxorem^et pepererit filios, et

1. v^/ueste sono leleggi giudiciali, che tuad essi proporrai.

2. Se comprerai Unoschiavo ebreo , egli ser-virà a te per sei anni :il settimo se n'andrà li-bero gratuitamente.

3. Quale era la veste,con cui è venuto , contal veste se n'andrà : seavea moglie , la moglieancora se n' andrà in-sieme.

4. Che se il padronegli avrà dato moglie , equesta avrà partorito

Vers. 2. Uno schiavo ebreo, eo. Un Ebreo potea vendere lasua libertà trovandosi in miseria ; un figliuolo potea essere ven-duto dal padre, un debitore decòtto diveniva schiavo del credi-tore ; il ladro che non potea restituire, si vendea : in qualunquedi queste maniere un Ebreo fosse divenuto schiavo, egli non do-vea servire più di sei anni; perocché il settimo anno, 1' anno sa-batico , dovea mettersi in libertà. Così uno che era fatto schiavol'anno avanti del sabatico, serviva solamente fino all'anno se-guente .

Vers. 3. Con tcA veste te n' andrà , ec. Se avea una veste nuo-va, quando fu fatto schiavo , se gli darà una veste nuova, quandoè messo in libertà ; e se avea moglie, menerà seco la moglie ; ese avea anche de? figliuoli, li menerà via. Levil. xxv- 41»

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filias, mulier, et liberiejus erunt domini sui ;ipse vero exibit cumvesfotu suo.

5. Quod si dixeritservus: Diligo dominummeum, et uxorem, acliberos, non egrediarliber ;

6. Offeret eum domi-nus diis, et applicaci'tur ad ostium, etpostes,per/òrabitque auremejus subula : et erit eiservus in saeculum.

7. Si quis vendideritfiliam suam infamu-

figliuoli, e figliuole , ladonna, e i figliuoli di leisaranno del padrone ;ma quegli se n' andràcolla sua veste.

6. Che se lo schiavodirà : Io voglio bene almio padrone, e alla mo-glie, e a'figliuoli, io nonvoglio partire colla li-bertà ;

6". II padrone lo pre-senterà agli dii, G acco-statolo alla porta, fore-rà a lui l'orecchio conuna-lesina : e questi ri-marrà suo schiavo persempre.

7. Se uno vende lapropria figliuola al ser-

Vers. 4- ^c il padrone gli avrà dato moglie, ec. Se il padro-ne ha- dato per moglie allo schiavo ebreo una schiava d'altra na-zione , la'quale non può godere il privilegio dell' anno sabatico,quegli, venuto queli' anno, avrà la libertà ; ma la moglie e i fi-gliuoli non usciranno con lui, e resteranno al padrone. Si rom-peva forse perciò il matrimonio ? lo nega 1' Estio, pretendendo,che**sia divisa la coabitazione , salvo il vincolo del matrimonio :altri credono, che tali donne non fossero tra gli Ebrei consideratecome vere mogli, nè tali congiunzioni per veri matrimonii: i Ro-mani chiamavano contubernio o sia coabitazione, e non matrimo-nio l'unione di uno schiavo e d' una schiava ; la volontà del pa-drone faceva tali unioni, e le scioglieva.

Vers. 6. Lo presenterà agli dii. A' giudici rappresentanti lapersona del supremo giudice.

Accostatolo alla porta. Col forargli l'orecchia, e quasi in-,chiodarla alla porta della casa veniva a significarsi, che costui sa-rebbe sempre schiavo in quella casa, o almeno fino ali' anno delgiubileo, Levìt. xxv. 4°- Oosì questo era un marco d' ignominiaper un Ebreo che potea essere libero, e preferiva di rimanerenella schiavitù.

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Iam-, non egredietur,sicut ancillae exire con-sueverunt.

8. Si displicueritocu-lis domini sui, cui tra-dita fuerat, dimitteteam : populo autemalieno vendendi nonhabebit potestatem, sispreverit eam.

9. Sin autem filiosuo desponderit eam,juxta niorem filiarumfaciet illi.

10. Quod si alteramei acceperit, providebitpuellae nuptias , et ve-s/imenta, et pretiumpudicitiae non negabit.

vigio altrui,ella non tor-nerà in libertà nel modoche vi tornante schiave.

8. Se diviene sgraditaagli occhi del suo pa-drone , a cui fu data, eila licenzierà : e non a-vrà diritto di venderlaad altra gente, s'ei ladisprezzò.

9. Che se l'avrà datain isposa al suo figliuo-lo, Ja tratterà comeun' altra fanciulla.

10. Ma se egli dà alui un'altra sposa, prov-vederà di partito la fan-ciulla , e di vestimenta,e non negherà il prezzodella verginità.

Vers. 7. Se uno vende la propria, figliuola ec. Intendesi diuno che ha venduto la figliuola colla promessa, o almen presun-zione che il padrone, o il di lui figliuolo la sposasse in qualitàdi moglie almeno secondaria , o sia concubina. Una tale fanciullaebrea , benché comprata come schiava, se non la sposava il pa-drone , o il figliuolo del padrone, dovea rimettersi in libertà, enon essere sempre schiava, come le donne di altra nazione.

Vers. 8. Se diviene sgradita .,. la licenzierà, e non avrà di-ritto ec. Se ella più non gli piace , la lascerà andar libera , e nonavrà diritto (dopo averne abusato) di venderla ad altra gente;vale a dire ad un' altra famiglia ebrea. Quelle parole della vol-gata popolo alieno non possono significare una nazione stranie-ra , gentile : perocché nulla si sarebbe detto in favore di questafanciulla oltre quello che era di comun diritto tra gli Ebrei; va-le adire, che nissuno di essi potesse essere venduto ad uomod' altra nazione. Si cerca con queste leggi di provvedere di collo-camento le figlie de' poveri.

* A cui fu data. Che 1' avea sposata. L' orig.Vers. g. La tratterà come un* altra fanciulla. Il padre dello

sposo darà ad essa la dote , i vestiti ec., e procurerà, che il fi-gliuolo la tratti come sua sposa.

n &

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li. Si tria ista nonfecerit egredietur gra-tis, absque pecunia.

12.(O Quipercusse-rit ho/nìnem volens oc-cidere, morte moriatur.

\S. + Ow autem nonestinsiaiatusfiedDeusillum tradiditin manusejus, (2) consdtuam tibilocum, in guemfugeredebeat.

i4« Si quisperindu-striam occìderit proxi-mum suum y et per in»sidias, ab altari meoeveUes eum ut moria-tur.

11 .Che se egli non fa-rà queste tre cose,elJa sen' anderà gratis, senzapagamento di prezzo.

12. Chi percuoteràun uomo, uccidendoloyolontariamente, mor-rà senza remissione.

13. Che se non l'hafatto appostatamele,ma Dio ha fatto, chequegli cadesse nelle suemani, io ti determineròil luogo, in cui debbafuggire.

14- Se uno apposta-tamente , e insidiosa-mente avrà uccisoli suoprossimo, lo strapperaidal mio altare per farlomorire.

(i) Levit 24. 17. (2) Deut. ig. 3.

Vèr». li. Che se egli non farà queste tre cose, ce. Se il pa-dre non farà una di queste tre cose , cioè o di sposarla per sé , odi farla sposare al figliuolo , o di trovarle un partito , la fanciullasarà ipso jure libera, senza che si aspetti 1' anno sabatico.

Altri riferiscono queste parole alle tre cose prescritte, ver s. i o. :se non provvederà la fanciulla di partito, se non le darà le ve-stimenta convenienti, se non le darà il prezzo della verginità ,qualunque di queste tre cose ometta il padre di famiglia, la fan-ciulla è libera.

Vers. 12. Sferra senza, remissione. Vedi Gen. ix. 6.Vers. i^. Che se quegli non Vhet fatto appostatarnente, ec. So-

pra parlò dell'omicidio volontario ; qui poi del casuale , il quale.però abjbia (come credono molti) annessa qualche colpa di negli-genza, o d'imprudenza; se quegli non avea intenzione di uccide-re 1' altro uomo, ma Dio permise, o volle, che questi cadesse perle mani di lui, allora 1' uccisore potrà rifuggirsi in una delle cit-tì ebe saranno stabilite e chiamate città di refugio.

* In cui debba fuggire. Rifuggirsi.

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15. Qui percusseritpatrem suum, aut ma-trem, morte moriatur.

16. Qui furatus fue-rit hominem, et vendi-derìt eum, convictusnoxae morte moriatur.

17. (i) Qui maledi-xerit patri suo, vel ma-tris morte moriatur.

18. Si rixati fuerintviri, et percusserit alterproximum suum lapi-de , vel pugno, et illemortuus non .fuerit, sedjacuerit in lectulo :

19. Si surrexerit, etambulaveritforis superbaculum suum , inno-cens erit, qui percusse-rit ; ita tamen, ut ope-ras ejus, et impensasin medicos restituat.

15. Chi batterà il pa-dre , o la madre , saràmesso a morte.

16. Chi avrà rubatoun uomo, e l'avrà ven-duto , convinto del de-litto sia messo a morte.

17. Chi maledirà ilpadre, o la madre sua,sia messo a morte.

18. Se due uominivengono a rissa, e unopercuote il suo prossi-mo con un sasso, o colpugno, e questi nonmuoia, ma sia statogiacente in letto :

19. Se ( poi ) si leve-rà , e anderà fuori ap-poggiato al suo basto-ne , il percussore saràesente dalla pena ; conquesto però , che rifac-cia i danni, e quello chefu speso pe * medici.

(i) Lev. 20. 9. Prov. ao. ao. Matiti. i5. 4- Mare. 7. io.

Vers. i4- Lo strapperai dal mio affare. Loculicida volontarionon godea dell' asilo. Vedi 3 Reg. n. 28.

Yers. 15- Chi batterà il padre o la madre, ec, Mosè non par-la del parricidio , supponendo impossibile una tal empietà.

Yers. i^. Chi maledirà il padre, o la madre ec. Maledirenelle Scritture significa molte volte ingiuriar di parole ; e cosiin questo luogo.

Vers. ig, Sarà esente dalla pena. Sarà libero dalla pena dimorte , checché poi avvenga dell' uomo percosso da lui ; perchéquando ei venisse a morire, la sua morte non si presumerebbeavvenuta per ragione di quella percossa, ma per altre cause.

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20, Qui percusseritservum suum , vel an-cillam vzrga , et mortuifuerint in manibus.ejus,criminis reus erit.

i \. Sin autem unodie, vel duobus super-vixerit, non subjacébitpoenae,quia pecunia il-lius est.

22. Si rixati fuerintviri, et percusserit quismulierem praegnan temet abortivum quidemfecerit, sed ipsa vixe-rit, subjacebit damno,quantum maritus mu-lieris expetierit, et ar-bitri judicaverint.

26, Sin autem morsejus fuerit subsecuta,reddet animam proanima,

24« Oculum pro ocu-lo , dente/n pro dente,manum pro manu, pe-dem pro pede,

Lev. 2/f. 20. Deut. i^.21. Match. 6. 38.

20. Chi batterà Ioschiavo o la schiava colbastone talmente, chemuoiano tra le sue ma-ni , sarà reo di delitto.

21. Ma se sopravvi-vono un giorno, o due,egli non sarà soggetto apena, perchè è roba sua.

22. Se alcuni vengo-no a rissa , e uno per-cuote una donna gravi-da , che abortisce , maresta in vita, quegli ri-farà il danno, secondola richiesta del marito,e il giudizio degli arbi-tri.

2 3. Ma se quella an-cora viene a morire,renderà vita per vita,

a/f.Occhio per occhio,dente per dente, manoper mano, piede perpiede,

Vers. 20. Sarà reo di delitto . 11 Caldeo, i LXX., e il Sirosarà sottoposto al giudizio ; sarà punito secondo la sentenzade' giudici.

Vers. 21 .Perche e roba sua. La perdita dello schiavo, o dellaschiava gli terrà luogo di pena. Molti credono , che questa leggenon avesse luogo, se non riguardo allo schiavo di straniera nazio-ne : lo che sembra molto probabile.

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26. Adustione/72 proadustione, vulnus proval/zere, livore/n prolivore.

26. Si percusseritquispiam oculum servisui, aut ancillae, etluscos eos fecerit, di-mittet eos liberos prooculo, quem eruit.

27. Dentem quoquesi excusserit servo, velancillae suae, similiterdimittet eos liberos.

28. Si bos cornu per-cusserit virum, aut mu-lierem , et mortui .fue-rint, lapidibus obruetur,

26. Scottatura per i-scottatura , ferita perferita, contusione percontusione.

26". Se uno ferirà ilsuo schiavo, o la suaschiava in un occhio, eli farà loschi, darà lorola libertà per ragionedell'occhio, che ha lorocavato.

27. E se ancor rom-perà un dente allo schia-vo , o alla schiava, da-rà loro parimente la li-bertà.

28. Se un bue feriscecol corno un uomo, ouna donna , e ne resti-no uccisi, sarà lapida-

Vers. 24. Occhio per occhio, ec. Si stabilisce qui la legge det-ta del Taglione per termine , non già per fomite alla vendetta^e al furore, dice s. Agostino cont. Faust. lib. XH. cap. a3.: eTertulliano dice, che la licenza di ricattarsi era destinala a re-primere gli attacchi, lib. n. cont. Mare. cap. 18. Gli Ebrei assaigeneralmente vogliono , che questa legge non debba intendersi arigore, nè letteralmente, ma in un seriso più mite: vale a dire,che la pena di chi cava un occhio, rompe un dente , fa una con-tusione al suo prossimo, ec., sia una multa pecuniaria determi-nata da' giudici, e proporzionata a quello che uno darebbe peresempio per recuperare un occhio, se lo avesse perduto , o peron pendere un dente, o per non soffrire il dolore della contu-

sione. E ancora da osservare , che questa legge, che dovea serviredi regola a' giudici per pronunziare sopra i danni recati al pros-simo nella persona , non giustificò giammai lo spirito di vendet-ta , la quale è condannata da Dio, il quale, come abbiam detto ,non altro ha preteso con questa legge, che mettere-un freno al-l'ira dell' uomo offeso, e contenere la protervia col timor del-

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et non comèdentur car-nes ejus : dominus quo-que bo vis innocens erit.

29. Quod si bos cor-nupeta fuerit ab heri,et nudiustertius, et con-testati sunt dominumejus, necrecluserit eum,occideritque virum autmulierem^ et bos lapi-dibus òbruetur, et do-minum e;us occident.

3o. Quod si pretiumfuerit ei impositum,dabit pro anima suaquidquid fuerit postu-la tus.

51. Filium quoque, etfiliam si cornu percus-serit, simi/5 sententiaesubjacebit.

32. Si servum, ancil-lamque invaserà, trz\

to, e non si mangeran-no le sue carni: il pa-drone però del bue sa-rà senza pena.

29. Ma se il bue coz-zava già da qualchetempo , e ne fu ammo-nito il padrone, e que-sti noi tenne rinchiuso,se avvien , che ammaz-zi un uomo, o una don-na, sarà lapidato il bue,e messo a morte il pa-drone.

30. Ove poi siagli im-posta pena pecuniaria, •darà per riscattar la suavita quanto gli sarà do-mandato.

31. Che se il bue avràpercosso un figliuolo, ouna figlia, il padronesoggiacerà tuttora allastessa sentenza.

62. Se avrà percos-so uno schiavo , o una

Vers. 28. Non si mangeranno le sue carni. Per dimostrare"Vie piii P orrore e P esecrazione , che dee aversi per l'omicidio.Vedi Gen. ix. 5.

Vers. 3o. Ove poi siagli imposti pena pecuniaria, ec. Nel ca-so che il giudice abbia giudicato , che la sua colpa, o negligenzanon sia tale da punirsi di morte, ma con pena pecuuiaria, daràquello che sarà stabilito dallo stesso giudice.

Vers. 31. Se il bue avrà percosso il figliuolo , ec. Se il bueavrà percosso un figliuolo di famiglia , o una figlia , il padroneavrà la stessa pena, che se si trattasse di un padre di famiglia ;benché la vita di cjue&lo sui più importante.

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ótnta siclosargenti do-mino dabitj bos verolapidibus opprimetur.

33. Si quis aperueritcisternam, etfoderit, etnon operuerit eam, ce-cideritque bos, aut asi-nus in eam,

34» Reddet dominuscisternae pretium ju-mentorum : quod autemmortuum est, ipsiuserit.

35. Si bos alienusbovem alterius vulne-raverit, et ille mortuusfuerit^ vendent bovemvivum, et divident pre-tium : éadaeer autemmortili inter se disper-tient.

56. Sin autem scie*batt quod boscornupetàesset ab heri, et nudius-tertius, et non custodi*vìt eum dominus suus,reddet bovem pro bove,et cadaver integrumaccipiet,

schiava, saran dati tren-ta sicli d'argento al lo-ro padrone ; e il bue sa-rà lapidato.

33. Se uno apre lacisterna, o la scava > enon la chiude , e vi ca-da dentro un bue, o unasino ,

34«I1 padrone della ci-sterna pagherà il prez-zo degli animali : maquello che sarà morto,sarà suo.

55. Se un bue per-cuote il bue d'un altro,e questo venga a mo-rire , si venderà il buevivo, e si dividerà ilprezzo : e il bue mortosarà tra essi diviso.

36. Ma se quegli sa-peva, che il bue cozza-va già da qualche tem-po, e il padrone non loha tenuto rinchiuso,renderà bue per bue, eavràinteroil bue morto*

Vers. 33. Se uno apre una cisterna, o la scava, ee. Le ci-sterne aveano il loro coperchio ; onde si dice qui : se uno in «nluogo pubblico apre una cisterna, e non la richiude : questo èil primo caso : 1' altro poi si è, se uno ne scava una di nuovo»Veggansi le Decretali Lib. v. tit, 3(i

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È S O D O

C A P O XXII.

Pena del furto., e del danno dato. Legge del de-posito, de IP imprestito, della conduzione, e del-lo stupro. Supplicio de' malefici, della bestiali'tà, e del sacrificio offerto agl'idoli. Pena dichi fa torto al forestiero, alla vedova, e al pu-pillo. Legge del mutuo, e dell* usura, del pe-gno , e delrispetto a* superiori, delle decime,delle primizie, de9 primogeniti) della carne ro-sa già da una bestia.

1. iji quis furatusfuerit bovem, aut ovem,et occiderit, vel vendi-derit, quinque bovespro uno bove restituet,( i) et quatuor oves prouna ove.

2. Si effringens fardomum, sive suffodiensfuerit inventus, et ae-ceptò vulnere mortuusfuerit, percussor nonerit reus sanguinis.

(i) 2. Re^ 12. 6.

i. Ì5e uno ruberà unbue , o una pecora , el'avrà uccisa, o vendu-ta, renderà cinque boviper uno , e quattro pe-core per una.

2. Se un ladro è tro-vato a sforzare la por-ta, o a rompere la mu-raglia della casa , e fe-rito venga a morire, ilferitore non sarà reod' uccisione.

Vers. i. Renderà cinefile bovi penino, e quattro pecore peruna. Sotto il bue comprendesi la vacca e il vitello : e sotto lapecora, l'agnello, il montone, il capretto ec. Non è da maravi-gliarsi, se il furto del bue è punito più di quel della pecora, at-tesa la maggiore stima, che giustamente faceasi di quell'animale.Quanto al ladro impotente a restituire, era punito con un datonumero di battiture, o era venduto; che se era recidivo, si puni-va di morte.

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3. Quod si orto solehoc fecerit, homicidiumperpetravi^ et ipse mo-rìe tur. Si non habuerit,quod pro furto reddat,ipse venundabitur.

4- Si inventum fueritapud eum, quodfuratusest, vivens, sive bos,sive asinus, sive ovis,duplum restituet.

6. Si laeserit quis-piam agrum, vel | vi-neam, et dimiseritju-mentum suum, ut de-pascatur aliena ; quid-quid optimum habueritin agro suo , vel in vi-nea pro damni aesti-matione res ti tue t.

3. Ma se ciò egli fadopo che è nato il sole,egli è reo di omicidio,ed egli pure morrà. Se( il ladro ) non avrà diche pagare il furto, sa-rà venduto.

4- Se U bue rubato,o P asino , o la pecorasarà trovato vivo pres-so di lui, restituirà ildoppio.

6.Se alcuno farà dan-no a un campo, o a unavigna, e lascerà andareil suo giumento a pa-scere 1' altrui ; renderàil meglio, che abbia nelproprio campo, o vignasecondo le stime deldanno.

Yers. a. Il feritore non sarà reo di uccisione. Il fondamentodi questa legge egli è, che non può sapersi l'intenzione del ladronotturno, e può temersi che ei venga non solo per rubare ma an-che per uccidere. S. Agostino approvando la legge diretta a raf-frenare la cupidità, e la cieca passione de* cattivi, dice, che nonsaprebbe trovare delle buone ragioni per giustificare un Cristia-no , che avesse commesso una tal uccisione. E infatti a' discepolidell'Evangelio non si predica , se non la pazienza ; e i Padri, e iConcilii insegnano generalmente non essere mai permesso a ve-runo di uccidere volontariamente di propria autorità un altrouomo. Non avrà adunque un tal uccisore à temere i giudici dellaterra, ma avrà sempre a temere il giudizio di Dio.

Vers. 3. Se db egli fa dopo che e nato il Sole, ec. Di giornosono più pronti gli aiuti per rispmger il ladro senza ucciderlo ;e si può conoscerlo per riavere il suo per le vie di giustizia.

Vers. 4- $e '^ ì>ue • • • rubalo sarà trovalo vivo ec. Questa èun'ecce?aone della legge, che è scritta di sopra, vers. i. ,

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6. Siegressus ignisirtvenerit spinas, etcomprehenderit acer-pos ,/rugum, sive stan-tes segetes in agris,reddet damnum, quiignem succenderit.

7. Si ^uis commen~daverit amico pecuniam<u& va$ in custodiam,et ab eo, quisusceperat,

/uffa abietta fuerint ; siinvenitur far, duplumreddet.

8. Si latetfar, domi-nus domus applicabitur«ddeos, et/urabit, quod/zo/z extenderit manumin rem proximi sui

p. Ad perpetrandamfraudem, tam in bove,quam in asino, et ove,ac vestimento , et quid'quid damnum in/èrrepotesti ad deos utrius-que causa perveniet;et si i/li /udicaverint,

6. Se dilatandosi ilfuoco si attacca allespine , e si appicca aicovoni delle biade, o aigrani, che sono in pie-de n^' campi, pagheràil danno colui che acce-se il fuoco.

7. Se uno confiderà aun amico del denaro, oaltra cosa da custodire,equesta sia rubata pres-sò il depositario ; tro-vatosi il ladro, questirenderà il doppio.

8. Se il ladro è igno-to, il padrone di casacomparirà dinanzi ai .giudici, e farà giura-mento di non aver mes-so la mano sulla robadel suo prossimo

p. Per defraudarlo diun bue , o di un asino,o di una pecora, o diun vestimento,© di qua-lunque cosa, che siasiperduta i la causa del-1* uno e dell* altro an-derà dinanzi ai giudici :

Vers. 5. Renderà il meglio, che abbia nel proprio campo ec,Fata la stima del danno, sarà pagato questo danno col meglioche sia nel podere di chi fece il male.

* Renderà il meglio che abbia nel proprio campo. Pa-gherà il danno dato secondo il prodotto di cjuel campo. Cosi iLXX. ed il Samarit.

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'dtiplum resti/uetproxi-mo suo.

io. Si (juis commen-dai*erit proxime suoasinum , bovem, ovenzet omne jumentum adcustodiam, et mortuumfuerit, aut debilitatu/n,vel captum ab hostibus,Tzullusque hoc viderit,

11. Jusjurandum eritin medio, quod nonextenderit manum adrem proximi sui : susci-pie tq uè dominus jura-mentum, et ille redderenon cogetwr.

12. (i) Quod si furtoablatum fuerit, res/i-twet damnum domino.

(\) Gen. 31. 89.

e se questi Io condan-neranno, renderà il dop-pio al suo prossimo.

io. Se uno avrà datoin custodia al suo pros-simo un asino, un bue,una pecora , o qualun-que siasi giumento, equesto sia morto, o re-sti stroppiato, o porta-to via da 'nemici, e nis-suno abbia ciò veduto,

11. Si deverrà al giu-ramento , come queglinon ha posta la manosulla roba del suo pros-simo : e il padrone sìcontenterà del giura-mento , e quegli nonsarà tenuto a restitu-zione.

12. Che se la cosa èstata rubata, indenniz-zerà il padrone.

Vers. io., n., la., e 13. Se uno avrà dato In custodia ce.Ne' versetti precedenti parlò del semplice deposito ; parla ades-so degli animali, che sono .dati in custodia ad altri Con pagarela stessa custodia. Colui, che gli ha in custodia, non sarà tenutoa nulla, quando P animale perisca, o resti stroppiato, se ciò persua colpa non è avvenuto ; e non essendovi chi possa attestare ,come il custode non ha mancato al suo dovere, si finirà la con-troversia col giuramento. Se 1' animale poi fu rubato , il custode( come quegli, che essendo pagato per questo dovea usare tuttala diligenza per ben custodirlo ) rifarà il danno al padrone. Fi-nalmente se l'animale fu mangiato da una fiera, non sarà tenuto,a nnlla il custode, riportando al padrone quello cue rimane delcadavere dell* animale.

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13. Si comestum abestia, deferat ad eum,quod occisum est, et/zon restituet.

i4> Qwi « proximasuo quidquam horummutuo postu/averit, etdebilitatimi, aut mor-tuumfuerit domino nonpraesentefeddere com-pettetur.

15. Quod si imprae-sentiarum dominusfuerit, non restituet,maxime si conductumvenerai pro mercedeoperis sui,

16. (i) Si seduxerit<7uis virginem necdumdesponsatam^ dormie-Titque cum ea ; dotabiteam, et habebit eamuxorem.

(i) Deut. 22. 28.

13. Se ( il giumen-to ) fu divorato da unafiera, riporti a) padroneil cadavere , e non faràaltra restituzione.

14. Chi alcuna di ta-li cose prenderà in pre-stito dal suo prossimo,è questa perisca, o re-sti stroppiata , non es-sendo presente il pa-drone j sarà astretto afar restituzione.

15. Ma se il padronesi troverà presente, nonfarà restituzione, e mas-simamente se l'uveapresa a nolo pagandol'uso, che ne faceva.

16. Se uno sedurràuna fanciulla , che nonabbia ancora contrattisponsali, e dormirà conlei; la doterà, e la spo-serà.

Vers. 14- e 15. E questa perisca... non essendo presente ipadrone, ce, Queste distinzioni, presente il padrone, non pre-sente il padrone , tendono a distrigare con facilità le dispute,che possono nascere tra il comodante , e iì comodatario: uno,per esempio, che impresta un cavallo", non finisce mai di sospet-tare ( ove questo sia perito, o resti stroppiato ) che il comoda-tario v abbia avuto colpa. Tolto adunque, che il padrone siapresen e al caso, si obbliga quello a rifare il danno, e ciò ha luo-go, si che si tratti di puro imprestito, ovvero di affitto con pa-gamen o del prestito.

Ver 16. * E la sposerà. La prenderà per moglie.

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17. Si pater virginisdare noluerit, reddetpecuniam juxta modumdotis, quam virginesaccipere consueverunt.

18. Maleficos nonpaderis vivere.

19. Qui coierìt cumfomento, morte moria*tur.

20. (i) Qui immolaidiis, occidetur, praeter-quam Domino soli.

21. Advenam noncontristabis, neque af-fliges eum : advenaeenim et ipsi fiùstis interra AEgyptà.

22. F"iduae, et pupil-lo non nocebitis.

Zach. 7. io.s3. Si laeserids eos,

voci/èrabuntur ad me,et ego audiam clamo-rem eorum :

fij Le^'f. 19. 4.

17. Se il padre dellafanciulla non vorrà dar-gliela, darà una sommadi denaro secondo lasomma della dote, chesoglion ricevere le fan-ciulle.

18. Non lascerai vi-vere gli stregoni.

19. Chi peccherà conuna bestia , sarà messoa morte.

20. Chi offerirà sa-crifizio ad altri dei, fuo-ri che al solo Signore,sarà ucciso.

21. Non farai torto,e non affliggerai il fo-restiero : perocché voiancora foste stranierinella terra d'Egitto.

22. Non porteretedanno alla vedova, e alpupillo.

a 3. Se gli offendere-te , alzeranno a me leloro strida , e io esau-dirò i loro clamori :

Vers. 17. Secondo la somma della dote, ec. La dote di unafanciulla è fissata nel Deuteronomio 7 cap. xxu. 29. a cinquantasicli ; e questa credesi legge generale.

Vers. 18. Gli stregoni. L'Ebreo le streghe, o sia maghe; es-sendo credute le donne più facili a cadere iu simili colpe.

Vers. 20. Sarà ucciso. L' J£breo sarà anatema.; lo che oltrela pena di morte portava, ch<£ si abbruciasse, o si confiscasse tut-ta la roba del reo.

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24- Et indignabiturfurar meus, percutiam-que vos gladio, et eruntwxores vestrae viduae,et filii vestri pupilli.

26. Sipecuniam mu-tuam dederis populomeo pauperi > qui habi-tat tecum, /zen ur^&biseum quasi <?xactor, necusuris opprìmes.

26. (i) Si pignus aproximo tuo acceperisvestimentum, ante solisoccasum reddes ei:

27. Ipsum enim estsolum quo operitur, in-dumentum carnis e;us,TZ^G ha^et alà/d in quodormiat' Si clam&ptirit

(i)Deut. 24. 13.

24. E si accenderà ilmio furore , ed io visterminerò colla spada,e le vostre mogli reslc-ran vedove, e i figliuolivostri pupilli.

26. Se presterai de-naro al popolo mio po-vero , che abita con te,non lo vesserai comeun esattore, nè l'oppri-merai coli' usure.

26. Se riceverai inpegno dal tuo prossimola veste , gliela rende-»rai prima che il sol tra-monti :

27. Perchè questa so-la egli ha per coprirsi,e porsi sopra la sua car-ne , e altra non ne ha,Sotto di cui prender

Yers. a5. Se presterai denaro al popolo mio povero ec. No-tisi in primo luogo, che Dio per una predilezione degna di suabontà chiama suo popolo i poverelli : secondo , che perciò que-sta voce povero non limita la legge , ma è messa per un esem-pio ; conciossiachè i poveri sono quelli che ordinariamente han-no bisogno di essere aiutali coli' imprestito : terzo , che la per-missione data da Dio agli Ebrei nel Deuteronomio xxm. 19. 20.di prendere usura dagli stran:eri, non può mai servire a renderelecita 1' usura sotto il Vangelo, imperocché non è maraviglia, seDio permettesse di esiger 1' usura da quegli, i quali egli aveacondannati alì'esterminio ; onde ». Ambrogio, lìb. de Tabiacap. xv. scrive: Prendi adunque P usura solamente da colui,a cui fiati lecito dì dar morte senz a peccato.

Vers. 9.6. Se riceverai in pegno .... la veste. Dee intendersi lacoperta del letto.

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ad me, exaudiam eumquia misericors sum.

28. Diis non de tra-hes; et (i) principi po-pulì lui non maledices.

29. Decimas tuas, etprimitias tuas non tar«dabis reddere: (2)pri-mogejiitumfilìorum tuo-rum dabis mihi.. 3o.De bobus quoque,et ovibus similiter fa--cies : septem diebus sitcum matre sua; dieoctava reddes illummihi.

3i. Fz'ri sancti eritismihi: (3)carnem,quaea bestiis fuerit prae*gustata, non comededs\sed pr&jicietis canibus.

sonno. Se egli alzerà lesue grida verso di me,io lo esaudirò , perchèsono misericordioso.

28. Non dirai malede' giudici ; e non ma-ledirai il principe delpopol tuo.

29. Non sarai lentoa dare le tue decime, ele tue primizie : tu da-rai a me il primogenitode' tuoi figliuoli.

30. E Jo stesso anco-ra farai de'bovi, e dellepecore: per sette dì stie-no colla lor madre ; l'ot-tavo giorno gli offeri-rai a me.

Si.Voi sarete uomi-ni consacrati a me: nonmangerete carne, chesia già stata gustata dabestie ; ma la gettereteai cani.

(i) Ad. 9.3. 5.(->.) Sap. 13. a. 12. Infr, 34- io. Ezech. 44. 3o.(3)Lec& 22. 8.

Yers. 31. Non mangerete carne, che ec. Questo precetto ser-viva a conservare negli animi degli Ebrei la naturale avversioneda tutto quello che era strage, e spargimento di sangue, e adavvezzargli a un modo di vivere, che nulla avesse di feroce, 4<ìi fearbaro. fedi Theodor,

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C A P O XXIII.

Leggi prescrìtte a?giudici. Dee salvarsi il bue,e P asino del nemico. 1 giudici non debbonoaccettar donativi. Del riposo del? anno, e delgiorno settimo, e delle tre solennità principali.Dio promette di mandare un Angelo per gui-da del viaggio* e che premierà chi osserva icomandamenti. Del fuggire P idolatria e la so-

. eie fa dei Chananei, i quali debbono sterminarsi.

1. JLTon suscipiesvocem mendacii : necjunges manum tuam,ut pro impio dicasfal-sum testimonium.

2. Non sequeris tur-barn adfaciendam ma-lum: nec in judicioplurimorum acquiescessententiae, ut a veroflf*OÌP.fì.

1. IN on ascoltareracconti bugiardi: e nonti presterai a dire falsotestimonio in favoredell' empio.

2. Non andar dietroalla turba per fare ilmale : e nei tuoi giudi-zii non acchetarti alpa-rere del maggior nume-ro, allontanandoti dallaverità.

Vers. i. Non ascoltare racconti bugiardi. Non ascoltare i ca-lunniatori, quelli che parlano male del prossimo. 1 dottori Ebreidicevano, che il maligno detrattore , e chi accoglie il detrattore,e chi dice il falso testimonio contro del suo prossimo, è degnodi esser gettato a' cani.

Vers. a. Non andar dietro alla turba per fare il male ec.Molti credono che qui si parli de' giudici, i quali non debbonoseguire l'impeto del popolo , nè badare nelle loro adunanze aquello che pensi il maggior numero , ma a quello che è vero , eprovato : quindi i dottori Ebrei volevano, che nei consigli dices-ser prima il loro parere quelli che avean meno di autorità, affin-chè questi talvolta contro la propria opinione non fossero tiratidall' altrui autorità, o da umano rispetto ad approvare quel che

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5. Pauperis quoquenon misereberis in ju-dicio.

4' (i) Si occurrerisbovi inimici tui, autasino erranti, reduc adeum.

5. Si videris asinumodìentis te jacere subonere-, non pertransibis\sed sj/blevabis cum eo.

6. Non declinabis injudicium pauperis.

7. Mendaciumfugies.^2) /nsontem, etjustumnon occides ; quia aper-sor impium.

8. Nec accipies mu-nera, quae etiam excae-cant prudentes, et sub-vertunt verba justo»rum.Deut.i6.i9.Eccli.20.3i.

3. In giudizio notiavrai riguardo nemme-no del povero.

4« Se incontri il buedel tuo nemico, o l'asi-no che sia scappato, ri-conducigli a lui.

6. Se vedrai 1' asinodi colui, che ti odia, ca-dere sotto il peso, nontirerai di lungo: madarai mano a lui perrialzarlo.

6. Non sarai disfavo-revole al povero nellasua lite.

7* Fuggi la menzo-gna. Non dar morte al-l'innocente, e al giusto ;perocché io ho in odioV empio.

8. E non accetteraidonativi, i quali acce-cano anche i sapienti, ealterano il linguaggiode' giusti.

(i) Deut. 22. i. (?.) Dan. 13, 53.

giusto non fosse. La massima è ottima anche pe7 particolari , iquali se vogliono fuggire il male, debbono seguire l'esempio delpiccolo numero, non de'molti.

Vers. 4- e 5- Se incontri il bue del tuo nemico, ec. Questiprecetti dimostrano che la dilezione de'nemici fu comandata an-che nella vecchia legge.

* IJ asino ... cadere. Cadere sdraiato.Vers. 7. Ho in odio U empio. Quale è chi dà morte, ovvero

condanna l'innocente e il giusto,Esodo. FoL II, y

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'9- Peregrino mole-$tus non eris : scitisadvenarum animas ;quia et ipsi (i) pere-grini fuistis in terraAEgypti.

10. Sex annis semi-nabis terram tuam, etcongregabis frugesejus*

11, Anno autem se»•pllmo (2) dimittes eamìet reqmescere facies,tìt comedant pauperespopuli tui ; et quidquidreliquum fuerit, edantbestiae agri : ita faciesIn vinca, et in olivetatuo*

o,. Non darai fastidioal forestiero : imperoc-ché sapete cosa sia Tes-sere forestiero ; mentrevoi pure foste forestierinella terra d' Egitto.

10. Per sei anni se*minerai la tua terra, ene raccorrai i frutti,

11. Ma il settimo an-no la lascerai stare inriposo, affinchè i pove-ri del popol tuo abbia-no da mangiare; e lebestie selvatiche si pa-scano di quello che re-sterà: lo stesso farai del-la vigna , e del tuo uli-veto.

(i) Gcn. 4& 6. (*) Levit. 26. 4

Yers, 8. Alterano il linguaggio de* giusti. Fanno, che cangi-no di massime e di sentimenti. Racconta Plutarco, che in Tebele immagini de'giudici erano senza mani.

* Accecano anche i sapienti, Ebr. i veggenti ; le personeoculate.

Ycrs. 11. Mia il settimo anno la lascerai stare ec. Il settimogiorno era il sabato degli uomini ; il settimo anno era il sabatodella terra. Quest' anno settimo cominciava, come 1' anno comu-ne , ali' equinozio d'autunno , e per queli' anno non si seminava,nè si mieteva ; ma quello che la terra dava spontaneamente, equello che teniva sulle piante , era raccolto da' poveri, e da chise lo prendea, senza distinzione di padrone, o non padrone. Que-st'anno sabatico era instituito, primo per rammentare agli Ebreisì dominio di Dio sopra la loro terra : secondo per conservarequaato mai si poteva 1' uguaglianza.delle condizioni, e de' beni ;perocché in queli* anno rendeasi la libertà agli schiavi, e si per-metteva a tutti di prendere quello che dava la terra: terzo , Diovolea, che il suo popolo si avvezzasse a confidare nella sua nrov-

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li. Sex diebus op«-raberis t septìmo diecessabis, ut requiescatbos, et asinus tuus, etrefrigeretur filius an-cittae tuae , et advena.

13. Omnia quae dixivobis, custodite» Et pernomen externorumdeo-rum non /urabitis, ne-que audietur ex ore ve-stro.

14« Tribus vicibusper singulos annos mi-hi festa celebrabitis.

15. Solemnitate/nazymorum custodies.S eptem diebus comedesazyma> (i) sicut prae-c#pi tibi, tempore men"srs no forum , quandoegressus es de AJSgy-pto : (2) non apparebisin conspectu meo va*cuus.

12. Per sei giorni la-vorerai: il settimo gior-no cesserai dal lavoro,affinchè abbia riposo iltuo bue e il tuo asino,e si ristori il figliuolodella tua schiava, e lostraniero.

iS.Osservate tutte lecose, che io vi ho det-te Jfon farete giuramen-to pel nome di dei stra-nieri, il qual ( nome )non uscirà dalla vostrabocca.

14. Tre volte Tannofar eie festa in onor mio.

15. Osserverai la so-lennità degli azzimi.Per sette giorni mange-rai pane azzimo, con-forme ti comandai, nelmese delle biade nuove,quando tu uscisti dai-l'Egitto. Non compari-rai dinanzi a me collemani vote.

(i). Sap. i3. 3, 4. Infr. 3/J. 22. (*J Deut. i& 6. Eccli. 35. 6.

videnza, e aspettare anche più da lei, cKe dalle sue fatiche, eindustrie il sostentamento. Dio perciò avea promesso una gran-d'abbondanza nel sesto anno, LeviL xxv. 9.0,21. finalmente siispirava così il distaccamento dalle cose temporali, e P umanitàverso i poveri contadini, e gli schiavi, e il minuto popolo.

Vers. 14. Tre volle V anno farete festa ec. Sono prescrittele tre feste priucipali, la Pascjua , la Pentecoste, e i Tabernacoli

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16. Et solemnitate mmessis primitivorumoperis tui, quaecumqueseminaveris in agro :solemnitatem quoque inexitu anni.quando con-gregaveris omnes fru-ges tuas de agro.

17. (i) Ter in annoapparebh omne mascu-linum tuum coram Do-mino Deo tuo.

18. Non immolabissuper fermento sangui-nem victimaemeae: necremanebit adeps sole"mnitatis meae usquemane.

(i) Infr. 34- »3. Z?c«fc 16. 16.

16. E ( farai ) la so-lennità della messe deifrutti primaticci di tuefatiche , di qualunquesorte ne avrai seminatirie' campi: e parimentela solennità alla finedel-1* anno , allorché avrairaunate tutte le tuebiade dalla campagna.

17. Tre volte l'annotutti i tuoi maschi sipresenteranno dinanzial Signore Dio tuo.

18. Non offerirai ilsangue della mia vitti-ma insieme col fermen-tato : e il grasso dellavittima solenne non re-sterà sino al mattino.

Vers. 15. Non comparirai dinanzi a me con le mani vote.Si portavano al tabernacolo le obblazioni, le vittime, le primi-zie, le decime.

Vers. 16. La solennità della messe de"*frutti primaticci. Que-sta è la Pentecoste, che veniva cinquanta giorni dopo la Pasqua ;e in questa festa si offerivano al Signore i pani fatti della primamietitura de' grani, e le primizie degli altri frutti raccolti dallaPasqua in poi in ricognizione del supremo dominio di Dio.

Yers. 17. Tre volle Vanno ec. Alle tre feste già rammemorate.* Dinanzi al Signore Dio tuo. Aggiungono i LXX. Perchè

quando io avrò cacciato davanti a te quelle nazioni, e distesi ituoi confini, nessuno vorrà entrare nel tuo paese per farti male ,mentre gli uomini saranno insiem radunati a celebrar le solen-nità del Signore. Vedi e. xxxiv. v. 2 4-

Vers. 18. Non offerirai il sangue delta mia vittima insiemecol fermentato. Tutti gli Ebrei per questa vittima del Si-gnore intendano l'agnello pasquale, il quale non potea immolar-si, se prima non si era tolto via tutto il pane fermentato.

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io. (i) Primìtìasfrugum terrae tuae de-feres in domum Domi"ni Dei tui. (2) Non co-ques haedum in lactematris suae.

20. Ecce ego mittamAngelum meum, quipraecedat te 3 et custo-dia t zn via, et introdu-cat in locum, quem pa-ravi.

19. Porterai alla casadel Signore Dio tuo leprimizie delle biade del-la tua terra. Non cuo-cerai T agnello nel lattedi sua madre.

20. Ecco che io man-derò il mio Angelo, ilquale vada innanzi ate , e ti custodisca perviaggio, e t* introducanel paese che io ho pre-parato.

( i ) Infr. 34- 26. C2J Deut- 4 ' • 21.

E il grasso della vittima solenne non resterà fino al mat-tino. Anche queste parole s'intendono da molti della vittima pa-squale , della quale il solo sangue , e il grasso era offerto al Si-gnore ; il resto era mangiato da'privati : vuole adunque Dio , cheil grasso della vittima sia abbruciato in onore di lui con solleci-tudine. Vedi Esod. xxxiv. 26.

Vers. 19. Le primizie delle biade ec. Pare , che debbansi quiintendere le primizie dell' orzo, che offerivasi per la Pasqua.

Non cuocerai P agnello nel latte dì sua madre. Vale adire, non prenderai per vittima della Pasqua un agnello, chenon abbia altra sostanza , che quella ch' ei poppa dalla sua ma-dre, e il quale cuocendosi per mangiarlo sarebbe cotto nel lat-te di sua madre. Secondo questa sposizione sarebbe proibital'immolazione dell' agnello ancora lattante, e sarebbe questaun' eccezione alla legge, che permette d'immolare gli animalidopo gli otto giorni dalla loro nascita, Exod. xxir. 9b., Levit. xxu.27. Questa tra le molte sembra la più piana, e letterale inter-pretazione , e i Padri hanno ravvisato in questa legge una profe-zia riguardante Gesù Cristo vero Agnello pasquale, il quale nondovea essere" messo a morte da Erode , nè da' Giudei nella etàancor tenera , ma nella età più robusta. Così il Crisostomo , ejr. Agostino.

Vers, 20. Manderò il mio Angelo, il quale ec. Per que-st' Angelo è inteso comunemente il Figliuolo di Dio non solo damolti Padri, ma anche da antichi Rabbini, i quali scrissero, chequest'Angelo era l'Angelo redentore, di cui si parla, Gen. XLVIII.16,, e da filone Ebreo, e da tonasi tutti gl'interpreti. Quest'An-

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21. Observa eum, etaudi vocem ejus, neccontemnendum putes:quia non dimittet, cumpeccaveris ; et est no-men meum in illo.

22. (i) Quod si au-dieris vocem ejus % etfeceris omnia quae lo-^uor, inimicus ero ini"micis tuis, et affiigamqffligentes te.

23. (2) Praecedetquete Angelus meus, etin-troducet te ad Amor-rhaeum, et Hethaeumet Pherezaeunz, Cha-jsanaeumque, et JÉTevae-wm, et/<?busaeum,quosego conteram.

24. Non adorabisdeos eorum, nec coleseos ; non facies opera

21. Onoralo, e ascol-ta la sua parola, e guar-dati dal disprezzarlo :imperocché egli non tiperdonerà , se farai delmale ; ed è in lui il mionome.

22. Che se tu ascol-terai la sua voce, e fa-rai tutto quello ch'iodico, io sarò nemico aituoi nemici, e persegui-terò quei che ti perse-guiteranno.

23. E anderà innan-zi a te il mio Angelo, et'introdurrà nella terradegli Amorrhei, e degliHethei, e de' Pherezei,e de' Cnananei, e degliHevei, e de' Gebusei, iquali io sterminerò.

24. Tu non adorare,e non render onore ailoro dei; e non fare quel

(1) Deut. 7. n.(2) Infr. 33. 2. Deut. 7. 22. Jiw. 24. 11.

gelo del consiglio, il quale si dice via, verità, e vita delle ani-me , fu il condottiero, che Dio diede agli Ebrei nel loro pelle-grinaggio verso la terra promessa, e lui tentarono gli Ebrei, co-me è detto , i. Cor. x. g. come egli è la luce, e scorta di tuttiquegli, i quali dal deserto di questo mondo camminano verso lapatria beata.

Vers. zi. Ed e in luì il mio nome. È in lui la mia potestà , lamia autorità, la mia stessa natura: imperocché il Padre è in Gri-sù» , e Cristo è nel Padre, Joan. x. 38.

* Non ti perdonerà. Non ti abbandonerà.

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eorum : sed destrueseos, et con/ringes sta-tuas eorum.

26. Servietisque Do-mino Deo vestro, ut be-nedica/n panibus tuis,et aquis, et auferam in-firmitatem de mediolui.

26. Non erit infoe-cunda, nec sterilis interra tua : numerumdierum tuorum implebo.

27. Terrorem meummittam in praecursumtuum, etoccidam omnempopulum , ad quem in-gredieris : cunctorum-^ue inimicorum tuorumcoram te terga vertam:

28. Emittens (i) era-brones prius , qui /u-gabunt .Hevaeumj etChananaeum , et' .ffe-thaeum, antequam in*troeas.

(i) Z?ewfc 7. 20.

che essi fanno: ma di-struggigli , e stritola leloro statue.

26. E servirete al Si-gnore Dio vostro, affin-chè io benedica il vo-stro pane e la vostra ac-qua , e allontani da voile malattie,

26. Non sarà nel tuopaese donna che aborti-sca , o sia sterile : com-pierò il numero dei tuoigiorni.

27.11 terrore manda-to da me precorrerà latua venuta, e io ster-minerò tutti i popoli,nella terra de' quali tuentrerai : e porrò in fu-ga dinanzi a te tutti ituoi nemici :

28. Mandando avantii calabroni, i quali fa-ranno fuggire l'Heveo,e il Ghananeo , e l'He-theo prima del tuo ar-rivo.

Vers. 26. Compierò il numero de* tuoi giorni. Ti darò gli an-ni di vita, che può durare il tuo temperamento, e non ti man-derb la morte prima del tempo.

* Donna che abortisca. L' Ebr. significa ancor quella chenon mette al mondo figliuoli vivaci. i

Vers. 28. Mandando avanti i calabroni, ec. Che così avve-rasse, vedasi, Jos. ult. 12. Così leggiamo, che altri popoli furo-

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29. Non ejiciam eosa facie tua anno uno,ne terra in solitudine™.redigatur, et crescantcontra te bestiae.

30. Paullatim expel-lam eos de conspectutuo, donec augearis, etpossideas terram.

31. Ponam autemterminos tuos a mariRubro usque ad marePalaestinorum, et a de-serto usque adfluviumitradam in manibus ve-stris habitatores terrae,et ejiciam eos de con-spectu vestro.

32. (i) Non inibiscum eis/òedus,nec cumdiis eorum.

(i) Infr. 34. 15. Deut. 7. 2.

29. Io non li discac-cerò davanti a te in unsolo anno, affinchè ilpaese non diventi undeserto, e non si molti-pllchino le fiere controdi te.

30. Li caccerò a po-co a poco dal tuo co-spetto, fino a tanto chetu vada moltiplicando,e diventi padrone delpaese.

31. E io fisserò i tuoiconfini dal mar Rossofino al mare dì Palesti-na , e dal deserto sinoal fiume : darò nelle vo-stre mani gli abitantidel paese , e li cacceròdal cospetto vostro.

32. Tu non farai al-leanza con essi, nè coiloro dei.

no costretti ad abbandonare le loro terre , gli uni per l'infesta-zione delle ranocchie, gli altri pe' topi, altri per le mosche , oper altre meschine bestiuole. Dee anche osservarsi, che ne' pae-si caldi certe specie di animali sono in maggior quantità, e piùmolesti. i

Vers. ag. Io non lì discaccerò davanti a te in un solo an-no , ce. Considerata tutta 1' estensione del paese promesso agliEbrei, essi erano allora in piccol numero , e non avrebbero po-tuto abitarlo tutto , nè coltivarlo : onde le fiere, delle quali nonè carestia in que' paesi, si sarebbero troppo moltiplicate, se Dione avesse scacciati subito gli antichi abitatori. Yedesi anche quiun tratto della bontà, e affezione di Dio verso il suo popolo.

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33. Non habitentinterra tua , ne forte pec-care te faciant in me,si servieris diis eorum*,quod ubi certe erit inscandalum.

33. Non abiterannonella tua terra, perchènon ti inducano a pec-care contro di me colservire agli dei loro : laqual cosa sarebbe cer-tamente per te occasio-ne di rovina,

C A P O XXIV.

Mosè intima al popolo le leggi stabilite da Dio,le quali sono accettate dal popolo. Ferma laalleanza tra Dio e '1 popolo, off erendo sacrifiziial Signore, e aspergendo il popolo col sanguedell'alleanza-, restano tutti gli altri alle fal-de del monte: e solo Mosè sale a ricevere letavole del Signore; e ivi rimane col Signore per

. quaranta di, e quaranta notti.

i.XrJ-o/si quoquedixit: Ascende ad Do-minum tu, et Aaron,Nadab, et Abiu, et se-ptuaginta senes ex /-srael, etadorabitis pro-cul.

i. x\ Mosè poi disse( Dio ) : Sali verso il Si-gnore tu, e Aronne , eNadab, e Abiu, e i set-tanta seniori d'Israele,e adorerete da lungi.

Vers. i. Sali verso il Signore tuì ec. Mosè era salito sul Sina,e ivi avea udito i comandi descritti ne'capi 21. 22. 23., e dipoiera sceso a proporgli al popolo : la qual cosa è indicata, vers. 3.Ora è ordinato a lui di tornare al Signore dopo avuta la rispostadel popolo, e l'assenso alla legge per ricevere le due tavole, cheerano quasi l'istrumtìtato dell'alleanza tra Dio e il popolo.

* / settanta seniori. Si parla di questi Num. xi. v. 16.,e v. a 5.

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a. Solusqué Moysesascendet ad Dominum^et illi non appropinqua*buntrnec populus ascen-det cum eo.

3. VenitergoMoyseStet narravit plebi omniaverba Domini, atquejudicia : responditqueomnis populus una vo-ce: "Omnia verba Do-mini, quae locutusest,faciemus.

4. Scripsit autemMoyses universos ser-mone* Domini : et ma-ne consurgens aedifica-vit altare ad radicesmonft's, et duodecim ti-tulos per duodecim tri-bus Israel.

6. Misitgue yuvenesde filiis Jsrael, et obtu-lerunt holbcausta, im-molaveruntque victimaspacificas Domino , vi-tulos.

2. E Mosè solo saliràal Signore, e quelli nonsi accosteranno : e nonsalirà con lui il popolo.

3. Andò adunque Mo-sè, e riferì al popolotutte le parole del Si-gnore , e le leggi: e ri-spose a una voce tuttoil popolo: Osserveremotutte le parole dette dalSignore.

4. E Mosè scrisse tut-te quante le parole delSignore, e levatosi lamattina alzò appiè delmonte un altare , e do-dici monumenti per ledodici tribù d'Israele.

6. E mandò de5 gio-vani figliuoli d'Israele,i quali offerirono olo-causti , e immolaronoal Signore vittime pa-cifiche di vitelli.

Vers. 4- E Mote scrisse tutte le parole del Signore. Mosè co-me mediatore tra Dio e il popolo, accetta la dichiarazione delpopolo che si protesta pronto a obbedire a' comandi di Dio , eregistra si le parole di Dio , sì il consenso del popolo. Questa èuna delle solennità usate in confermazione dell' alleanza.

Alzo ,.. un altare. Un altare di terra e di cespugli , comeè detto, ExOfJ. xx. a4- Questo altare rappresenta il Signore.

E dodici monumenti. Dodici mucchi in pietre attorno al-1' altare. Questi rappresentavano le dodici tribù.

Vers. 5. Di vitelli. L'Apostolo aggiunge, che furono immolatianche degli arieti, e il loro sangue mescolato con «quello dei vi- -

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6. Tulit itaque Moy-ses dimidiam partemsanguinis, et misit incrateras : partem autem,residuam fudit superaltare.

7. Assumensque vo-lumen foederis legit,audiente populo, quidixerunt : Omnia, quaelocutus est Dominus,faciemus, et erimusobedientes.

8. /Ile vero sumptumsanguinem respersit inpopulum, et ait: (i)Hic est sanguis foede-ris, quod pepigit Domi-nus vobiscum supercunctis sermonibus his.

(i) Hébr. 9. ao.

6. Prese allora Mosela metà del sangue , e10 versò nelle tazze : e11 rimanente lo versòsull' altare.

7. E preso il libro del-l'alleanza lo lesse, ascol-tandolo il popolo, ilquale disse : Faremotutto quello che è statodetto dal Signore, esaremo obbedienti.

8. Ed egli preso ilsangue ne asperse il po-polo , e disse : Questoè il sangue dell' allean-za stabilita dal Signo-re con voi, mediantetutto quello che si èdetto.

telli, Héb. ix. 19. Vedi quello che si è detto in quel luogo. Mo-sè racconta queste cose in compendio.

* E mando de* giovani. Forse de' primogeniti, a'quali soliprima dell' istituzione del Sacerdozio Levitico era lecito l'inge-rirsi negli atti solenni di religione.

Vers. y. E preso il libro dtlP alleanza ec. Quelle di cui siparla vers. 4- *n cui contenevaasi le parole del Signore, e lecondizioni dell' alleanza.

Vers. 8. Preso il sangue ne asperse il popolo. La metà deisangue fu sparsa sopra l'altare rappresentante il Signore ; 1' a^rametà servi ad aspergere tutto il popolo, tribù per tribù , e pro-babilmente anche i dodici mucchi di pietre ; così fu confermatoil solenne patto tra Dio e il suo popolo-. Ma in tutto questo ve-niva figurato e predetto il mistero di una assai migliore alleanzaconsumata nel sangue di Cristo sull'altare della croce r comespiega divinamente l'Apostolo, Hcb. ix»

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o.. AscenderuntqueMoysesì et Aaron, Na-dab, et Abiu, etseptua-ginta de senioribusIsrael'.

i o. JEt viderunt DeumIsrael : et sub pedibusejus quasi opus lapidissapphirini, et quasicoelum, cum serenumest.

11. Nec super eos,qui procul recesserantde filiis Israel, misitmanum suam ; vide-runtque Deum , et co-mederunt, ac biberunt.

i2. Dixit autem Do-minus ad Moysen : A-

9. E salirono Mosè >ed Aronne , Nadab , eAbiu , e i settanta se-niori d'Israele :

10. E videro il Dìod'Israele, e sotto i pie-di di lui come un lavo-ro di zaffiri, e qual è ilcielo, quando è sereno.

11. E Dio non istesela sua mano sopra dique' figliuoli d5 Israele,che erano andati moltoin là : ed ei videro Dio,e mangiarono, e bev-vero.

12. Ma il Signoredisse a Mosè : Sali da

Vers. io. E videro il Dio d'Israele. Videro qualche raggiodella maestà di Dio : alcuni però credono, che Dio a Mosè , e aquesti seniori apparisse in forma d' uomo ; e quello che è detto,Denter. iv. i5, che Dio non si era mostrato sotto veruna imma-gine , lo spiegano riguardo alla moltitudine, la quale avrebbepotuto prenderne occasione d' errare con figurarsi Dio materia-le e corporeo , e cadere in idolatria. Così Dio appariva come ungran principe cinto di maestà e di magnificenza, sotto i piedi delquale vedevasi un pavimento di zaffiri del colore del cielo, quan-do è sereno : imperocché vi sono de' zaffiri bianchi chiamati zaf-firi femmine.

* Sidero il Dio d'Israele. Il luogo dov' era stato. Cosìi LXX.

Vers. n. E Dio non istese la mano ec. Dio non gastigò queiseniori, che si erano avanzati sul monte, e dopo che essi 1' ebberveduto, non morirono, ma mangiarono, e bevvero ; cioè vissero,quantunque secondo la comune maniera di pensare degli uomi-ni sia lo stesso il vedere Dio, e il morire, fedi Jud. xui. 22. ,Deuteron. v. *4«

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-scende ad ine in mon-tem, et esto ibi : dabo-que libi tabulas lapi-deas, et legem.ac man-data , quae scripsi , utdoceas eos.

i S.Surrexerunt flfoy-ses et Josue ministerejus : ascendensqueMoyses in montem Dei

14 • S e/z foribus alt :'Exspectate hic, donecrevertamur ad vos» Ha-betis Aaron et Hur vo-biscum : si quid natimifuerit quaes&onis, refe*retis ad eos.

15. Cumque ascen-disset Moyses, operuitnubes montem.

16. Et habitavit glo-ria Domini super Sinai,tegens illum nube sexdiebus : septimo autemdie vocavit eum de me-dio caliginis.

me sul monte, e quivitrattienti : e io ti daròle tavole di pietra, e lalegge, G i comandamen-ti, che vi ho scritti, af-finchè tu ad essi gli in-segni.

13. Si mossero Mosèe Giosuè suo ministro :e salendo Mosè sul mon-te di Dio

i4« Disse a' seniori :Aspettate qui, sino atanto che torniamo avoi. Avete con voi A-ronne ed Hur : se ve-nisse a nascere qualchedisputa, ricorrete a lor o.

io. E salendo Mosè,una nuvola ricoperse ilmonte.

16. E la gloria delSignore si posò sul Si-nai, coprendolo collanuvola per sei giorni :e il settimo giorno Diolo chiamò di mezzo allacaligine.

Vers. i cs. Salì da me sul monte. Vale a dire verso la cima delmonte : perocché già Mosè con Aronne, e i seniori erano salitisino a una certa altezza.

Vers. 13. Si mossero Mosè e Giosuè. Mosè e Giosnè si avan-zarono fino alla nuvola risplendente , e ivi si stettero sei giorni :e il settimo giorno Mosc ebbe ordine di andare piìi in su, e Gio-suè si rimase al suo primo posto.

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17. JErat autem spe»cies gloriae Domini,quasi ignig ardens su-per verticem montis inconspectu filiorum I-srael.

18. IngressusqueJfefoyses medium ne-lulae ascendit in mon-tem : et (i.) fuit ibi qua-draginta diebus, et qua-draginta noctibus.

17. La gloria del Si*gnore era al vedersi co-me fuoco, che ardevasulla cima del monte avista de5 figliuoli d' I-sraele.

18. Ed entrato Mosèin mezzo alla nuvolasalì sul monte: e vi stet-te quaranta giorni, equaranta notti.

C A P O XXV.

È comandato di offerire primizie e doni per for-mare il tabernacolo di Dio, l'arca delt alleanza*la mensa de'pani della proposizione, e il cande-labro a sette bràcci, e tutte le cose che a ciòappartengono i dì tutto questo è mostrato ilmodello a Mosè.

1. JLjocutusque estDominus ad Moysendicens :

2. Loquere filiis I-srael, ut tollant mihiprimiùas : ab (2) omni

i« LJ il Signore par»lò a Mosè , e disse :

2. Di' a'figliuoli d' I-sraele , che mettano aparte per me Je primi»

(i) Deut. 9. 9. (a) /n/r. 35. 5.

Vers. 18. "i stette quaranta giorni, e quaranta notti, fuquesti quaranta giorni BÌ computano i sei del versetto 16. Tuttoquesto tempo lo passò Mosè m perpetuo digiuno. Così Cristo colsuo digiuno di quaranta giorni diede principio al pubblico suo,ministero , e alla predicazione della nuova legge.

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homine, qui off'eret ul-troneus, accipietis eas.

5. Haec sunt autem,quae accipere debetis :aurum, et argentu/n, etaes,

4» Hyacinihum, etpurpuram, coccumquebis tinctum, et byssum,pilos caprarum,

5. Et pelles arie tumrubricatas, pellesque

zie : le riceverete datutti quelli che sponta-neamente le offeriran-no.

5. Ed ecco quali cosedovete accettare: oro, eargento , e rame ,

4. Iacinto , e porpo*ra, e cocco tinto duevolte , e bisso , e pelodi capra ,

5. E pelli di montonidi color rosso, e pelli di

Vers, ?.. Che mettano a parte per me le primizie. Pel nomedi primizie inteudonsi in questo luogo le volontarie offerte r eh«dovean farsi a Dio per essere impiegate nelle cose concernentiil suo culto. Questa è la prima obblazione comune fatta dagliEbrei al Signore, come a loro re, onde anche in questo senso leconviene il nome di primizie.

Vers. 4- Iacinto. Vale a dire lana tinta di color giacinto, colo-re corrispondente al violetto pieno, che tira al nero.

La porpora. La lana di color di porpora : il migliore, e piapregiato color di porpora era quello simile al sangue rappreso.Vedi Plin. lib. ix. 38. Il color di porpora si facea per lo più colsangue del pesce detto Murice i che si trovava principalmentesulle coste del mar di Tiro.

E cocco. La lana del color del cocco , che era uii rosso piùacceso, che si accostava al color del fuoco ; e questo si facea colcocco , che è una grana grossa, come un pisello, dentro la qualevivono de' vermicciuoli rossi, da' quali si estrae il color di cocco.Si trova questa grana nell' isola di Candia, e nella Palestina. Siail color di giacinto, sia quel di porpora, e di cocco, si dava finoa due volte alla lana, che veniva più bella, e di maggior pregio.

E bisso. Il Calmet crede, che in questo luogo s' intenda ilcotone e non il vero bisso. Il cotone si trova nell' Egitto , e nel-l'Arabia ; ma non era comune a' tempi di Mosè, come è a' nostri,dopo che il commercio dell' Indie ne somministra in gran quan-tità. Il bisso della Giudea si cavava da un pesce chiamato Pinna,,

E pelo di capra. Vi sono nel levante molte capre, chehanno lungo, finissimo e candidissimo pelo.

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janthinas , et tigna se-ti#?,

6. Olenm ad lumina-rla concinnando, : aro-mata in unguentum, etthymiamata boni odo-ris,

7. L apides on/chi//os,et gemnzas ad ornan-dum Ephod, ac Ratio*naie.

8. Facientque mihi'sanctuarium, et habita-bo in medio eorum.

color violetto, e legnidi setim,

6. Olio per accenderele lampane, aromi perfare gli unguenti, e pro-fumi di grato odore,

7. Pietre di oniche, egemme per ornamentodell'Epoodj e del Razio-nale.

8. E mi fabbriche-ranno un santuario, edio abiterò in mezzo adessi.

Vers. 5. E pelli dì montone dì color rosso. I viaggiatori dico-no, che nel levante si vedono molte pecore di lana rossa.

E legno dì setìm. I LXX. legno incorruttibile. S. Girolamodice , che questo è una specie di albero, che cresce nel desertodell' Arabia ( dove si trovava Mosè , quando fece il tabernacolo )ed è simile alla spina bianca quanto al colore, e alle foglie , manon quanto alla grandezza ; perocché il fusto è assai lungo, esenza nodi, e se ne cavano tavole assai larghe, ed è legno duris-simo, e molto bello. Vedi Joel. <?/m. 18.

Vers. 7. Pietre di oniche. Il termine ebreo è preso da alcuniper lò smeraldo.

Per ornamento dell* Ephod. In altri luoghi della nostravolgata la voce Ephod si traduce Superhumerale : ed era orna-mento proprio de' sacerdoti ; ma quando si tratta di descriverequesto abito, od ornamento, v' ha un' infinita discrepanza tra-gl'interpreti, perocché Mosè ha parlato solo dell'Ephod del som-mo sacerdote , e non ne ha divisata la forma , ma solo l'uso, acui serviva, e la materia. Alcuni credono, che l'Ephod consistes-te in due pezzi di stoffa preziosa pendenti dinanzi e di dietrodal collo, i quali, unendosi intorno a'fianchi, venivano a cingeree serrare la veste iacintina.

E del Razionale. Descritto nel capo XXVIH. 15.Yers. 8. E mi fabbricheranno un santuario, ed io ec. lì ta-

bernacolo era come un tempio portatile ; e tali dovettero esserenell' antichità i primi templi,

* Abiterò in mezzo ad essi. Onde persuasi d'esser sempresollo degli occhi miei possano ognor consultarmi, e a me ricorrere.

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g. (i) Juxta omnemsimilitudinem taberna-coli, quod ostendam ti-bi, et omnium vasorumin cultum ejus : sicquefacietìs illud.

10. Arcam de lignissetim compingite, cujuslongìtudo habeat duos,et semis cubitos ; lati-ludo cubitum , et dimi-dium ; altitudo cubitumsimiliter i ac semissem.

11. Etdeaurabis eamauro mundis simo intus iet foris\ facies que supracoronam auream percircuitum^

\i^Et quatuor circu-los aureos , quos ponesper quatuor arcae an-

f ij Hcb. 9. 2.

9. ( Lo fabbricherai)secondo 1* intero dise-gno del tabernacolo,che io farciti vedere , edi tutti i vasi pel cultodi esso : e lo farete inquesto modo.

10. Fate un'arca dilegno di setim, che ab-bia due cubiti e mezzodi lunghezza, un cubi-to e mezzo dilarghezza,e parimente un cubitoe mezzo di altezza.

11. E la vestirai dilame d'oro purissimodi dentro e di fuori:e farai al di sopra unacorona d'oro, che giriintorno,

12. E porrai a' quat-tro angoli dell'arca quat-tro cerchi d'oro, due da

Vers. 9. Secondo V intero disegno ,.. che io ec. Dio adunquefece vedere a Mosè l'idea e il disegno di tutto il tabernacolo, edi tutto quello che ei volea che si facesse pel suo culto. Notisi,che l'Ebreo, e i LXX , hanno qui il presente, non il futuro , eportano secondo U intero disegno, che io ti fo vedere : dipin-gendo Dio nella mente di Mosè l'idea di tutto quello che eglidovea eseguire ; la qual idea è descritta qui da Mosè a partea parte.

Vers. 11. JE1 la vestirai dì lame <P oro. Bisogna tradurre così ,e non la indorerai; perche gli antichi non aveano 1' arte d'in-dorare , come facciam noi colla foglia d' oro, e coli' oro liquido.

E farai al di sopra una corona ec. Questa corona, o siacornice d' oro era posta intorno alla parte superiore dell' arca, esi alzava sopra di essa.

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gulos ; duo circuii sintin latere uno, et duo inaltero.

13. Facies quoquevectes de lignis setim,et operies eos auro.

14. Inducesque percirculbs, qui sunt inarcae lateribus, ut por-tetur in eis :

16. Qui semper eruntin circuVis, nec unquamextràhentur ab eis.

16. Ponesquein arcatestificatìonem, quamdabo libi.

17. Facies et propi-tzatorium de auro mun-dissimo : duos cubito s,et dimidium tenebitlongitudo ejus, et cubi-tum, ac semissem lati-tudo.

18. DÉfo.v quoquecherubini aureos, et

una parte, e due dall'al-tra.

15. E farai ancora lestanghe di legni di se-tim, e le coprirai di la-me d'oro.

14» E le farai passarepei cerchi, che sono ailati dell' arca, perchèservano a trasportarla:

16. E staranno sem-pre inserte ne*cerchi,e mai da essi si trarranfuora.

16. E nell'arca ripor-rai la legge , ch'io tidarò.

17. Farai ancora ilpropiziatorio di oro pu-rissimo: la sua lunghez-za sarà di due cubiti emezzo, e la larghezzadì un cubito e mezzo.

18. Farai anche duecherubini d'oro lavora-

Vers. 16. Riporrai la legge. Letteralmente potrebbe tradursìV istrumento ; vale a dire le due tavole , che contengono e pro-vano il patto e P alleanza fermata da me col mio popolo.

Vers. 17. Il propiziatorio. Era il coperchio dell' arca : siccomesopra di esso stavano i cherubini, e sulle ali di questi si rappre-senta nelle Scritture , che Dio sedesse, e ascoltasse le preghie-re, ed esaudisse i voti rendendosi propizio al suo popolo; quindiil nome di propiziatorio.

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productiles facies exutraque parte or acuii.

i g. Cherubini unussit in latere uno, et alterin altero.

0o. Utrumque latuspropitiatorii tegant ex-pandentes alas, et ope-rientes oraculum, re-spiciantque se mutuoversis vultibus in pro-jntiatorium, quo ope-rienda est arca :

21. Jn q uà pones testi-monium, quod dabo tzbi.

22. /nde praecipiam,etloquar ad te suprapropitzatorium, ac demedio duorum cheru-bini^ qui erunt superarcam testi/»onii,cunctaquae mandalo per tefiliis IsraeL

ti al martello dall' unae dall'altra parte delpropiziatorio.

19. Un cherubino daun lato , e uno dall'al-tro.

2 o. Ei copriranno l'u-no e l'altro lato delpropiziatorio stenden-do le ali, e adombreran-no il propiziatorio, e siguarderanno 1' un 1' al-tro , avendo le facce ri-volte al propiziatorio,il quale debb' essere ilcoperchio dell' arca :

21. Nella quale porraila legge che io ti darò.

22. Di li io t'intime-rò i miei comandamen-ti di sopra al propizia-torio , e di mezzo aidue cherubini, che sa»ranno sopra 1' arca del-la testimonianza , diròa te tutte quelle cose,le quali io ordinerò permezzo di te a' figliuolid'Israele.

Vers. 18. Due cherubini. Erano di una figura rappresentante1' uomo, 1' aquila, il leone, e il bue. Così credono quasi tuttigl'interpreti, e da varii passi delle Scritture sembra certo, cheil cherubino era una figura composta d'uomo e di quegli anima-li ; ma il delinearne la forma precisa è impossibile.

Lavorati al martello dalV una, ec. I cherubini facean cor-po col coperchio dell* arca, ed erano d'oro massiccio lavorato almartello.

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s3. Facies etmensamde lignis setim, haben-tem duos cubitos longi'tudinis, et in latitudinecubitum, et in altitudi-ne cubitum, ac semis-sem.

24. Etinaurabis eamauro purissimo \facies-que illi labium aureumper circuitum :

26. Et ipsi labio co-ronam interrasilem al*tam quatuor digitisi etsuper illam alteram co-ronam aureola/n.

26". Quatuor quoquecirculos aureos prae-parabisy etpones eos inquatuor angulis ejus-dem mensae per sin-gulos pedes.

27. Sub ter coronamérunt circuii aurei, utmittantur vectes pereos, et possit mensa por-tari.

28. Ipsos quoque ve-ctes facies de lignis se-tim, et circumdabis au-

23. Farai anche unamensa dilegnidisetim,la quale sarà lunga duecubiti, e larga un cu-bito , e alta un cubitoe mezzo.

24. E la coprirai dìlamine d'oro purissimo:e le farai una corniced'oro all'intorno:

26. E alla cornice unacorona parte piana, par-te scolpita, alta quattrodita : e sopra di questaun' altra corona picco-la d'oro.

26. E preparerai an-cora quattro cerchi d'o-ro, e li porrai a' quat-tro lati della mensastessa uno per ognunode'piedi.

27. Sotto la coronasaranno i cerchi d' oroper far passare per essile stanghe , onde possaportarsi la mensa.

28. Le stanghe stes-se le farai di legni di se-tini, e le coprirai di la-

Vers. a3. Una mensa ec. Questa era pe' dodici pani, che simettevano dinanzi al Signore.

Vers. 25. £ alla cornice una corona ec. Tutto questo servi-va non solo ali' ornato della mensa , ma anche ad impedire , chei pani non venissero giammai a cadere.

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ro ad subvehendammensam.

2^. Paràbis et ace-tabula, et. phiaZas, thu-ribula, et cyathos , inquibus offerendo, suntlibammo,, ex auro pu-rissimo.

30. Et pones supermensam panes propo-sitionis in conspectumeo semper.

31. Facies et cande-labrum ductile de auromundissimo, hastilee/us , et calamos , scy-phos, et sphaerulas, aclilia ex ipso proceden-tia.

me d'oro, e servirannoa portarsi la mensa.

29. E formerai anco-ra d'.oro purissimo lescodelle , e le caraffe, ituriboli, e ìe-coppe, on-de offerire le libagioni.

30. E sulla mensaterrai sempre espostidavanti a me i pani del-la proposizione.

31. Farai anche uncandelliere d'oro puris-simo battuto, il suotronco , le braccia , lecoppe, e le sferette, e igigli, che di esso usci-ranno.

Vers. 29. Le scodelle, e le caraffe. Non è possibile di renderecon piena esattezza nel nostro volgare i termini esprimenti que-sta sorta di vasi da tener liquore , o altro , i nomi de' quali nel-1' originale , e anche nel latino sono di significazione per lo piìimolto incerta.

1 turiboli. Credasi, che per questi s'intendano quelli chenoi pure chiamiamo turiboli, e anche quella che diciam navi-cella dalla figura, che noi le diamo, nella quale si tien l'incensoda bruciar ne'turiboli. Dall' ebreo apparisce, che tutti questi va-si andavano uniti alla mensa de' pani della proposizione.

Vers. 3o. I pani della proposizione. Erano dodici secondo ilnumero delle tribù, e si cambiavano ogni sabato, restando quelliche si levavano, ad uso de'soli sacerdoti. Comunemente si crede,che i pani si mettevano sei per parte , 1' un sopra 1' altro. L'of-ferta di questi pani era accompagnata col sale, e coli' incenso.Vadi Levit. xxiv. 5. 6.

Vers. 31. D1 oro purissimo battuto. Tutto il candelliere erad' un sol pezzo d' oro lavorato al martello. Questo candelliereavea il suo piede, e dal fusto si staccavano sei bràcci tre perparte, e ogni braccio avea una lampada. 1 bràcci e il fusto erano-ornati di piccoli pomi, o sferette, di ^igli, e di piccole coppe.

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32. S ex calami egre"dientur de lateribus,tres ex uno latere, ettres ex altero.

33.2Ves scyphi quasiin nucis modum per ca-lamo s singulos, sphae-rulaque simul et li-Liuin : et tres similiterscyphi instar nucis incalamo altero, sphae-ru/oquesimul, etlilium:hoc erit opus sex cala-morunz, qui producendi^unt de hastili.

34- -fo ipso autemcandelabro erunt qua-tuor scyphi in nucismodum, sphaerulaequeper singulos, et #lia.

35. Sphaerulae subduabus calamis pertria loca, quia simulsex fiunt, procedentesde hastili uno.

56". Et sphaerulaeigitur, et calami ex

62. Sei braccia usci-ranno da' due lati, trédall'uno, e tre dall'altro.

33. Tre coppe quasia forma di una noce adogni braccio, e una sfe-retta, e un giglio: e pa-rimente tre coppe di fi-gura di una noce all'al-tro braccio , e la sferet-ta , e il giglio : così sa-ran formate le sei brac-cia ebe usciranno daltronco.

34- Nel tronco poidel candelliere saranquattro coppe di figuradi una noce, e ad ognicoppa la sua sferetta, ei gigli.

35. Dalle palle chesaranno in tre luoghidel tronco, uscirannoda ognuna due bràcci,e saranno in tutto seibràcci.

36. Le palle adunque»e le braccia saranno

Vers. 33. Tre coppe quasi a forma <P una noce, Giuseppe incambio di queste coppe, o calici mette de'meli granati, e alcuni,credono, che l'ebreo possa significare l'istessa cosa.

'Vers. 34. * E i gigli. E il suo giglio.Vers. 35. Dalle palle che faranno in tre luoghi, I sei bràcci

del candelliere scapperanno fuora dalle palle poste in tre puntiDiversi dal fusto : scapperanno fuora tre bràcci da un'Iato, tre<UF altro.

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ipso erunt : universaductilìa de auro puris-simo.

3j. Facies et lucer-nas septem , et poneseas super candelab rum,ut luceant ex adverso.

38» Emunctoria quo-que, et ubi) quae emun-cta sunt, exti/zgua/ztur,fiant de auro puris-simo.

69. Omne ponduscandelabri cum univer-sis vasis suis habebittalentimi auri purissi-mi.

40- (O Inspice , etfuc secundum exem-plar, quod tibi in mon-te monstratum est.

(\YHebr, 8. 5. Act. 7. 44.

d' una stessa massa : iltutto d'oro finissimolavorato a martello.

37. Farai ancora set-te lucerne , e le porraisul candelliere, affinchèilluminino quello chesta loro dirimpetto.

38. Parimente lesmoccolatoie , e i vasidove smorzare quelloche è smoccolato, saranfatti d' oro purissimo.

39. Tutto il peso delcandelliere con tutti isuoi vasi-sarà un talen-to d'oro finissimo.

40. Mira, e fa secon-do il modello fatto ve-dere a te sul monte.

Yers. 3^. Farai ancora sette lucerne. Queste erano da met-tersi, e levarsi,

Vers. 3g. Un talento d1 oro finissimo. Il talento del santuario,che era il doppio del talento profano, avea cento venticinquelibbre romane di peso.

Vers. 4o. Mira, e fa secondo il modello ec. Da queste parolene inferì già Paolo, Heb. vui. 5., che tutte le cose sin qui de-scritte , e quelle che si descriveranno in appresso erano simbolie figure delle cose, che lo stesso Apostolo chiama celesti, e eoaciò egli intende la Chiesa di Cristo, la Gerusalemme celeste.Vedi il detto cap, 8., e seg. con le annot. Non possiamo diffon-derci nella spiegazione di tali allegorie , che troppo vorrebbeci,«na non possiamo lasciar di accennare, che l'arca del testamentosignifica 1' umanità santa di Cristo , secondo molti Padri ; il pro-'piziatorio significa lo stesso Salvatore preordinato da, Dia* no*

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E S O D O

C A P O XXVI.

Forma e costruzione del Tabernacolo Mosaico,del velo, dell'arca, del propiziatorio, dellamensa, del candelabro, e della tenda secondole loro misure.

1. JL abernaculumvero ita facies : Decemcortinas de bjsso re-torta, et hyacinto, acpurpura, coecoque bistincto, variatas opereplumario facies.

2. L óngitudo cortinaeunius habebit vigintiocio cubitos : latititelo

\. Al tabernacolo poilo farai in tal guisa ;Farai dieci cortine dibisso torto, e di coloredi giacinto, e di porpo-ra, e di coccjo tinto duevolte , le quali sarannoa vario ricamo.

2. La lunghezza d'u-na cortina sarà di ven-f otto cubiti : la lar-

jiro propiziatore in virtù del suo sangue, come insegna lo stes-so Appostolo , Rom. in. 26. I due cherubini sopra il propiziatoriodimostrano, come i misteri altissimi del Verbo fatto carne sonoargomento di stupore, e meditazione agli stessi Angeli, i qualidesiderano di penetrarli, come è detto da Pietro, ep. i. cap. i.\">.. La mensa co' suoi pani figurava quella mensa , di cui parlavaBavidde, quando dicea: Hai preparato davanti a me una men-sa per mio conforto contro coloro, che mi affliggono, Ps. 115.;e quella mensa, nella quale si dispensa il vero pane degli Ange-li. Il candelliere d' oro figurava la Chiesa di Cristo ricca pe' donidella carità , e splendente per la dottrina , colla quale illuminòtutto il mondo. Vedi Apocal. i. 12. 13.

Yers. i. Di bisso torto. Vale a dire a doppio filo , il quale siaanche torto. Alcuni credono , che il bisso facesse 1' ordito , e lalana color di giacinto, di porpora e di cocco facesse il ripieno,donde ne venisse la varietà de' colori. Altri son di parere che lecortine di bisso avessero un ricamo fatto di giacinto, di porpora,e di cocco, e questo sembra essere il senso della nostra volgata.

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quatuor eubitorum erit.Unius mensurae fieniuniversa tentoria.

3. Quinque cortinaesibi jungentur mutuo,et aliae quinque nexusimili cohaerebunt.

4» Ansulas h/acin-thinas in lateribus, acsummitatibus faciescortinarum, ut possintinvicem copulari.

5. Quinquagenasansulas cortina habe-bit in utraque parteita insertas, ut ansacontra ansam veniat,et altera alteri possitaptari.

6. Facies et quin"quaginta circulos au-reos, quibus cortinarumvela jungenda sunt, utunum tabernaculumfiat.

7. Facies et saga, ci-licina undecim ad op«-

ghezza di quattro cubi-ti. Tutte le cortine saran-no della stessa misura.

3. Si uniranno insie-me cinque cortine, e lealtre cinque saranno u-nite nella stessa guisa.

4- Farai deìegacciolidi iacinto a'iati, e all'e-stremità delle cortine,affinchè queste possanounirsi insieme.

o. Ogni cortina avràcinquanta legaccioli dal-1' una parte e dall'altraattaccati in guisa , cheun legacciolo rispondaali' altro , e possan le-garsi 1' uno coli' altro.

6. Farai ancora cin-quanta anelli d'oro, me-diante i quali debbonounirsi i veli, affinchèse ne formi una solatenda.

7. Farai ancora un-dici cortine di pelo di

Vers. 3. Si uniranno insieme cinque cortine, ec. Lo cne davauna larghezza di venti cubiti per la metà del tabernacolo : le al-tre cinque colla medesima ampiezza servivano a coprire 1' al-tra metà.

Vers. 6. Cinquanta anelli d* oro. In vece di anelli si potreb-be tradur fìbbie, come nel vers. 11., ovvero ( come altri intendo-

- no) uncinelli, o gangheri co' loro anelletti, i quali servivano ateucre unite più fortemente le, cortine,

Esodo. Vol. IL io

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rìendum lectam taber*ji acuii.

8. Longìtudo sagiunius habebit trigintacubitos, et latitudo qua-tuor. AEqua erit nze/z-sura sagorum omnium.

9. E quibus quinquejunges seorsum, et sexsibi mutuo copulabisita, ut s ex tum sagumin fronte tecti duplices.

10. Facies et quin»quaginta ansas in orasagi unius, ut con/ungicum altero queat, etquinquaginta ansas inora sagi alterius, ut cumaltero cópuletur.

\\. Facies et quin-quaginta fibulas ae-neas, quibus junganturansae ; ^/t unum exomnibus operimentumfiat.

capra per coprire la par-te superiore del taber-nacolo.

8. La lunghezza d'o-gni cortina sarà di tren-ta cubiti, e la larghez-za di quattro. Tutte lecortine saranno d'egualmisura.

9. Delle quali cinqueJe congiungerai 1' unacoll'altra, e le altre sei leunirai insieme in guisa,che la sesta cortina làaddoppierai davanti alletto del tabernacolo.

10. Metterai ancoracinquanta legaccioli al-1' orlo d' ogni tendina ,affinchè pòssa legarsicoli' altra , e cinquantalegaccioli all'orlo dell'al-tra, affinchè possa unir-si colla prima.

11. Farai ancora cin-quanta fibbie di bron-zo , per mezzo dellequali si uniscano i le-gaccioli, affinchè di tut-te le cortine* facciasiuna sola coperta.

Vers. 7. Cortine di pelo dì capra. Queste pi% grosse copri-vano le più preziose , e le difendevano dalla pioggia, alla qualeresiste il panno tessuto di pelo di capra. Si è detto altre volte ,clie V uso di tessere questo pelo cominciò nella CiJicia, onde ne•venne il nome a questa sorte di telerie,

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i a, Quod autem su-perfuerit in sagis, quaeparantur lecto,, id estwnumsagum, quod am-plius est, ex medietatee/us operies posterioratabernaculì.

i3.Et cubitus ex unaparte pendebit, et ai-ter ex altera : qui plusest in sagorum longi-tudine , utrumque latustabernaculi protegens.

14. Facies et operi-mentum aliud tecto depellibus arìetum rubri"catis : et super hoc rur-sum, aliud operìmen-tum de janthìnls pel»lìbus.

12. E quello ebe avan-zerà delle cortine fatteper coprire il tabernaco-lo , vale a dire il teloche è di più, colla me-tà di esso coprirai laparte di dietro del ta-bernacolo.

13. E ne penderà lalunghezza di un cubitoda una parte , e un al-tro cubito dall'altra par-te; e il di più della lun-ghezza delle cortineco-prirà l'uno e l'altro latodel tabernacolo.

14. Farai anche disopra un' altra copertadi pelli di montone tin-te di rosso, e sopra que-sta un' altra coperta dipelli di color celeste.

Ve». i'3. E ne penderà la lunghezza d'un cubito da unaparte, e un altro cubilo dall? altra, parte. Le cortine di pelo dicapra aveano trenta cubiti di-lunghezza, laddove quelle di sottoerano lun£ke solamente ventotto cubiti ; le prime perciò avan-zavano , le altre di un cubitorper parte, e questo avanzo ripiega-vasiiùi lati aJla "parte di dietro del tabernacolo. Le cortine pre-ziosje, e queste che eran di sopra, non coprivano la parte dinanzideLswjtuario, il quale avea una cortina particolare.

Vers. 14. Farai anche di f&pm un* altra coperta ec. Ho tra-à&tte'di sopra, seguendo l'Ebreo,.-^i LXX, e non al tetto, comeparf)gj)be a prima vista, ctefcyple8se dir la volgata, perchè misembra molto probabile,.qh^^nche queste due coperte vestisse-ro non solo la parte superiore, ma tutto ancora il tabernacolo ,Militando da per tntto la stessa ragione , di riparare cioè dalleingiurie de' tempi non solo le preziose cortine inferiori, ma an-che le tavole coperte di lame d* oro : è adunane credibile, che

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15. Facies et tabu-las stantes tabernacu*li de lignis s eum :

16. Quae singulaedenos cubito? in longi»tudine habeant* et inlatitudine singulos, acsemissem.

17. /n laterìbus ta-£#lae duae incastrata*raefient, quibus tabu-la alteri tabulae conne-ctatur : atque in huncmodum cunctae tabu,»lae parabuntur;

18. Quarum vigintierunt in latere meri-diano , quod vergit adaustrum.

19. Quibus quadra*

16. Farai ancora dilegno di selim le assi,ebe lerran ritto il taber*nacolo :

16. Le quali assi a*vranho ognuna diecicubiti di lunghezza , edi larghezza un cubito,e mezzo.

17. A'lati di ciascu-n'asse si faranno dueincastrature, mediantele quali un'asse si uni-sca coli' altra : e in talguisa si preparerannotutte le assi;

18. Delle quali ventisaranno al lato meri-dionale, che guardal'au-stro.

19. Farai di getto

la volgata colla voce tectmn abbia inteso il primo velo , o sia lecortine preziose, le quali erano la prima coperta del tabernacolo.

Vers. 15. Farai ancora di legno di setim le assi, ec. Questeassi formavano le pareti del tabernacolo di tre lati, rimanendoaperta la parte interiore, o sia l'ingresso del tabernacolo. Nel la-to verso mezzodì eranvi numero venti tavole , e altrettante aquello di settentrione , e questi due lati facevano là lunghezzadel tabernacolo, il quale veniva perciò ad avere trenta cubiti dilunghezza, avendo ogni tavola un cubito e mezzo : la distanzapoi tra un lato e P altro era di dieci cubiti, e questa era la lar-ghezza del tabernacolo : a occidentejifiLJiavole intere, e due mez-ze , che in tutto facean dieci eul£**£» e univano i due lati, quellodi mezzodì, e quello di s*tWntrionj. Le tavole erano lavorate, inguisa che s'incastravano 1' una neljf $Ura, e si tenevano ferme ;ciascheduna di queste tavole avea dfle basi d'argento , una a cia-schedun angolo, le quali alcuni oreremo,, che colla loro paréfe in-feriore entrassero qualche poco nella terra onde tenessero pii»ferme le tavole. Questo è <juel che dicesi fiao a t«St° *1 vcrs* 25,

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gintà bases argenteasfundes ut binae basessingulis tabuUs perduos angulos sub/i-ciantur.

20. In latere quoquesecundo tabernaculì ,quod vergit ad aquilo-nem, viginti tabularerunt,

21. Quadraginta ha-bentes bases argen-teas : binae bases sin'gwlis tabulis supponen-tur.

22. Ad occidentalemvero plagam taberna-culi facies s ex tabulas,

23. Et rursum aliasduas, quae in angulis«rigantur post tergumtabernaculi,

24. JSruntque con/un-ctae a deorsum usquesursum, et una omnescompago retinebit.Dua-bus quoque tabulis ,quae in angulis pone/?-dae sunt» similis jun-ctura servabitur.

26. Et erunt simultabular ocio, bases ea-rum argenteae sexde-cim , duabus basibusper unam tabulamsup-putatis.

quaranta basi d'argen-to , talmente che duebasi reggano ciasche-dun' asse a' due angoli.

so. E dall' altro latodel tabernacolo, chevolge a settentrione, visaranno venti assi,

a i. Le quali avrannoquaranta basi d'argen-to: due basi poste alpiede di ciascun' asse.

22. Nel lato poi occi-dentale del tabernacolofarai sei assi,

23. E di più due al-tre assi, le quali saran-no poste agli angolidietro del tabernacolo,

24. E C queste assi)saranno unite insiemeda imo a sommo, e in-castrate ad un modol'una nell'altra. E sl-milmente saranno uni-te le due assi da porsiagli angoli.

26. E saranno insie-me otto assi con sedicibasi d'argento, contan-do due basi per ogniasse.

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* 26. Facies et vectesde lignis setim quinquead continendas tabu-las in uno latere ta-bemaculi*

27. JEt quinque a£osin altero, et ejusdemnumeri ad occidentelemftlagami

2 8. Qui mittentuP -permeditts tabulas a sunt"mo usque ad summum.

29. Ipsos quoque ta-bulas deaurabis; etfan-des in eis annulos au-reos , per quos vectestabulata con/zneant:^uos operies laminisaureis.

26. Farai ancora cin-que traverse di legnodi setim, che fermeran-no insieme le assi di unlato del tabernacolo,

27. E altre cinquenell'altro lato, e altret-tante nel lato occiden-tale:

28. Le quali passe-ranno per mezzo alleassi da un'estremità al-l'altra.

29. Le assi stesse levestirai dì lame d* oro ;e farai di getto anellid' oro, pe'goatt passan-do le traverse terranfermi insieme i tavola-ti ; e queste ( traverse )saran coperte con lamed'oro.

Vera. «6. Cinque traverse dì legno ec. Queste travèrse servi-no a tenere più fortemente collegate le tavole , ond' era com-Vci

vano a tenere piiposto ciascuno de' tre lati del tabernacolo. Alcuni suppongonouna sola traversa, la quale pe' due lati di mezzodì e di setten-trione era composta di cinque pezzi incastrati P uno nelP altro,e lunghi tei cubiti per ciascheduno, onde i cinque pezzi facevanoi trenta cubiti, lunghezza di ciascheduno de' due lati ; il terzolato poi avrebbe avuto una traversa di cinque pezzi, ma lunghiciascheduno due eabiti.

Questa sposizione pare più conforme a) nostro testo : con-tuttociò altri pensano che, considerata P altezza grande delle ta-vole , un sol ordine di traverse sarebbe stato poca cosa ; onde nemettono cinque ordini ; cosi dove dicesì cinque traverse, do-vrebbero intendersi cinque ordini di traverse. Queste traversecoperte di lame d' oro passavano per anelli d'oro assicurati sen-z' altro nelle tavole Coperte anch' esse di lame d'oro.

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5o- Et eriges taber-naculuni juxta exem-plar, quod ubi (i) inmonte monstratunz est.

31. Facies et veliimde hyacintho, et pur-pura, coccoque bis tin-cto, et b/sso retorta o-pere plumario, et pul-chra variegate contex-tum:

62. Quod appendesante quatuor cobimnasde lignis setim, quaeipsae quidem deaura-tae erunt, et habebuntcapita aurea, sed ba-ses argenteas.

33. Inseretur autemvelum per circulos, in-tra quod pones arcanitestimonii i quo et San"c&tarium, et Sanctua-rii Sanctuaria dividen-tur.

(i) Ji/p. %5. 4o.

30. E costruirai il ta-bernacolo secondo ilmodello fatto a te vede-re sul monte,

31. Farai eziandio unVelo di giacinto, e diporpora , e di cocco adue tinte, e di bissotorto con lavori di rica-mo, e tessuto con bellavarietà :

32. E lo sospenderaia quattro colonne di le-gno di s e tini, le qualianch'esse saran copertedi lame d* oro, e avran-no capitelli d'oro, e ba-si d1 argento.

33. E il velo sarà sos-peso per via di anelli,e starà dinanzi all'arcadel testimonio , e divi-derà il Santo dal Santode' Santi.

Vera. 3a. Lo sospenderai a. quattro colonne ce. Il tabernacolosecondo la sua lunghezza era diviso in due parti ; la parte di fon-do detta il Santo de* Santi era separata dall' altra parte detta ilSanto , mediante le quattro colonne coperte di lame d'oro , emediante il velo appeso a queste colonne. Non si sa a qual di-stanza dal fondo fossero messe qneste colonne, nè per conse-guenza quanta fosse la parte del tabernacolo occupata dal Santode' Santi ; ma si crede, che fosse la terza parte. E poi qui notatoquello che fosse messo nel Santo de* Santi, e quello che stavanel Santo.

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54- Pones et propi-tìatorium super arcanitestimonii in SanctoSanctorum.

35. Mensamque ex-ira velum , et contramensam candelabrumin latere tabernaculimeridiano : mensa e-nìm stabit in parte a-qu/lonis.

36. Facies et tento»rium in introitu taber-naculi de hyacintho, etpurpura coccoque bistincto , et bysso retortaopere plumarii.

37. Et quinque co»lumnas deaurabis li"gn&rum setim , antequas duce tur tento»riumi quarum erunt ca-pita aurea , et basesaeneae.

34. Porrai ancile ilpropiziatorio sopra l'ar-ca del testimonio nelSanto de' Santi.

35. La mensa poi fuo-ri del velo, e dirimpet-to alla mensa il candel-liere dalla parte meri-dionale del tabernaco-lo : perocché la mensastarà dalla parte di set-tentrione.

36*. Farai ancora al-l'ingresso del taberna-colo una cortina di gia-cinto , e dì porpora, edi cocco a due tinte , edi bisso torto con lavo-ri di ricamo.

Sy. E sospenderai lacortina a cinque colon-ne di legno di setim co-perte di lame d'oro, lequali avranno i capitel-li d' oro, e le basi dibronzo.

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C A P O XXVII.

Altare de gli olocausti .atrio del tabernacolo, ten-de, colonne , e olio per le lucèrne, e da chi deo-

• hano accendersi.

1. (ij JL acies et al-tare de lignis setim,quod habebit quinquecubitos in longitudine,et totidem in latitudi-ne, id est quadrum , ettres cubitos in altitu-dine.

2. Cornua autem perquatuor angulos ex i-pso erunti et operies il-lud aere.

3. Facies que in ususejus lebetes ad susci-piendos cineres, etfor-cipes, atquefuscinulasì

(i) Infr. 38, 6.

1. 1. arai anche unaltare di legno di setim,che avrà cinque cubitidi lunghezza, altrettan-ti di larghezza , vale adire sarà quadro, e altotre cubiti.

2. E da esso spunte-ranno le corna a* quat-tro angoli : e lo rivesti-rai di bronzo.

3.E farai pel servigiodi esso delle conche,dove riporre le ceneri,e le molle , e i forchet-

Vers. i. Farai anche un altare , ec. Questo è 1' altare degliolocausti, il quale era collocato non dentro del tabernacolo , mafuori dinanzi ad esso, e allo scoperto per ragione del fuoco, e delfumo, e anche dell' odore delle vittime, che vi si abbruciavano.

Vers. a. Le corna a'quattro angoli. Da ognuno degli angolispuntava un corno della stessa materia , di cui era vestito 1' alta-re e dentro , e fuori : questi corni o erano solamente per ornato,o avevano anche oltre a ciò qualche uso , che noi non sappiamo.Su questo altare s'immolava mattina e sera il sacrifìzio perennedell' agnello ; e di poi le altre vittime o spontanee , o votive, oprescritte dalla legge ; egli era perciò questo altare figura dellacroce , sulla quale fu compiuto il sacrifìzio di Cristo ; onde que-5to altare era posto fuori del tabernacolo, perchè Cristo morìfuori della città, come notò l'Apostolo, ffeb. xv.

10 *

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ctignium receptacula:omnia vaso, ex aere fa*bricabis.

4- Craticulamque inmodum retis aeneam :per cujus quatuor an-gulos erunt quatuor an*nuli aenei t

6. Quos pones s«£-tór arulam alt oris ; e-ritque cratìcula usquead altari* medium.

toni, e i bracieri : lut-ti questi vasi li farai dìbronzo.

4, E farai una grati-cola di bronza a guisadì rete : a' cui quattroangoli vi saranno quat-tro anelli di bronzo,

6.1 quali tu porraisotto il focolare dell'al-tare: e la graticola scen-derà fino al mezzo del-l'altare.

Vers. 3. Delle conche, dove riporrete ceneri. Quelle ceneri,che doveano di tanto in tanto levarsi di sotto 1* altare.

E i bracieri. Alcuni interpretano i turiboli, perchè questiservivano a portare mattina e sera ali' altare de' Timiami il fuocosanto preso da questo altare degli olocausti.

* E farai pel servigio di esso ec. Oltre le quattro speciedi attrezzi per l'altare degli olocausti mentovati dalla volgata, edai LXX. un' altra non bene accertata ne nota 1' Ebreo. Questoperò anzi che turbarci dee farci comprendere lo stile di s. Giro-lamo, e delle stesse Scritture, che nell' enumerazione di molte,« diverte cose simili non ne danno sempre un dettaglio preciso,e non ne rilevano le parti loro.

Vers. 4- Farai una graticola di bronzo a guisa di rete. Al-cuni credono , che questa graticola fosse legata a' quattro cornidell' altare per mezzo di catenelle. Essa scendeva dentro la cavi-tà dell' altare sino al mezzo della profondità dello stesso altare :i quattro anelli di bronzo servivano a farvi passare le stangheper trasporto della stessa graticola ; perocché ella si cavava, esi metteva.

Vers. 5., e 8.1 anali tu porrai sotto il focolare delP altare.Ecco il focolare distinto dalla graticola, ma unito con essa, alfondo della quale erano messi agli angoli gli anelli pel trasportodi essa, come si è detto: sopra questo focolare mettevansi le le-gna per bruciare le carni delle vittime poste sopra l'altare; lagraticola insieme col focolare scendea fino al mezzo dell' altare :dovea esservi perciò un' apertura per introdurre le legna. Puòopporsi a questa sposizione, che da varii passi del Levilico appa-risce , che le carni delle vittime erano poste sopra le legna: ma

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6. Facies et vectesaltarìs de lignis setimduos, quos operies la-minis aeneis.

7. Et induces percirculos, eruntque exutroque latere altarisad portandum.

8. (i) Non solidum ,sed inane, et cavum in-trinsecus facies illud,sicut tibi in monte mon-stratum est.

9. Facies et atriumtabernaculi , in cu/usaustrali plaga contrameridiem erunt tento*ria de bysso retortaicentum cubitos unumlatus tene bit in longi-tudine.

(i) «S»/?. 20. 24-

6. Farai ancora le duestanghe dell'altare dilegno di setim , e le ri-vestirai di lame dibronzo.

7. E le farai passareper gli anelli, e staran-no da ambedue i Iatidell'altare per servire aportarlo.

8. Farai l'altare nonpieno, ma cavo , e vo-to al di dentro, confor-me ti è stato fatto ve-dere sul monte.

g. Farai ancora l'a-trio del tabernacolo > ilquale dalla parte dimezzodì avrà sue corti-ne di bisso torto : que-sto lato avrà cento cu-biti di lunghezza.

senza sofisticare sopra questa maniera di parlare, prendendolaanche letteralmente non neghiamo , che in occasione di un nu-mero grande di vittime si mettesser le legna anche sopra la gra-ticola , e immediatamente sotto le vittime ; ma crediamo , che ilfuoco tenuto in questo focolare servisse al sacrifizio perenae del-1' agnello, e alle occasioni giornaliere.

Vers. g. Farai ancora V atrio del tabernacolo. Quest' atriogirava intorno al tab ernacolo, e dentro di esso era anche l'altaredegli olocausti ; onde il tabernacolo stava nel mezzo dell' atrio ,tjuasi sede della maestà di Dio conversante tra gli uomini. Que-st' atrio non avea tetto, ed era allo scoperto, ma era chiuso tuttoali' intorno da' veli o cortine, che son qui notate, le quali eranoappese a colonne di bronzo vestite di lame d' argento, co'capitd-

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10. Et columnas vi-ginti cum. basibus toti-dem aenezs, quae capi-ta cum caelaturis suishabebunt argentea.

1i. Similiter et in la-tere aquilonis per lon-gum erunt tentoria cen-tum cubitorum, colu-mnae viginti^ et basesaeneae ejusdem nume»rl) et capita earum cumcaelaturis suis argen-tea.

12. In latitudine ve-ro atrii, quod respicitad occidentem, erunttentoria per quinqua-ginta cubitos, et colu*mnae decem, basesquetotidem.

13. In ea quoque a-trii latitudine•, quae re-spicit ad orientem,quin-quaginta cubiti erunt \

10. E venti colónneton altrettante basi dibronzo, le quali avran-no i capitelli, e i suoiornati di argento.

11. Similmente an-che nel lato settentrio-nale quanto egli è lun-go, vi saranno tende dicento cubiti, e venticolonne , e altrettantebasi di bronzo, e i lorocapitelli, e i suoi ornatid* argento.

T2. Nella parte poidell'atrio, la quale guar-da a occidente , vi sa-ranno !e cortine percinquanta cubiti, e, die-ci colonne3 e altrettan-te basi.

i3. La parte ancorache guarda a levante ,avrà cinquanta cubiti;

li d'argento, e le basi di bronzo. Qucst' atrio era quadrangolare,lungo cento cubiti, largo cinquanta, alto cinque. Le colonne era-no collocate in distanza di cinque cubiti l'una dall'altra. Nel suoingresso l'atrio avea cinquanta cubiti di lunghezza fino al taber-nacolo , e altrettanti di larghezza, e quivi si stava il popolo , enissun Gentile, o immondo potea entrarvi, di questo spazio pe-ro di cinquanta cubiti, venti ne erano lasciati liberi, e a ciascu-no de' due lati di questo «pazio eranvi tre colonne di bronzo, equattro ne erano ali' ingresso , alle quali era appeso un velo piùricco, lungo venti cubiti, € alto cinque, il quale chiudeva P in-gressa.

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14. In quibus quin-decim cubitorum tento-ria lateri uno deputa"buntur , columnaequetres, et bases totidem.

15. Et in latere al-tero erunt tentarla cu-bitos obtinentia quin-decim, columnae tres ,et bases totidem.

16. /n introitimi ve-ro atrii fief tentoriumcubitorum viginti exhyacìntho , et pur pur a,coccoque bis tincto, etbysso retorta , opereplumarii: columnas ha-bebit quatuor, cum ba-sibus totidem»

17. Omnes columnaeatrii per circuitum ve-<stitae erunt argenteislaminis , capitibus ar-genteis , et basibus ae-neis.

18. Jn longitudineoccupabit atrium cubi"tos centum, in latitudi-ne quinquaginta, alti-tudo quinque cubitorumerit; fietque de byssoretorta , et habebit ba-ses aenea s.

19. Cuncta vasa ta-ti ernaculi in omnes u-

14.Dove saranno po-ste dalFun lato dellecortine di quindici cu-biti , e tre colonne, edaltrettante basi.

15. E dall'altro latovi saranno cortine, cheavranno quindici cubi-li , e tre colonne, e al-trettante basi.

16. Ali' ingresso ^poìdell* a trio si farà unatenda di venti cubiti,di giacinto, e di por-pora , e di scarlatto adue tinte, e di bissotorto con lavoro di ri-camo : ( 15 ingresso ) a-vrà quattro colonne conaltrettante basi.

17. Tutte le colonneintorno ali' atrio saranrivestite di lamine d'ar-gento, co'capitelli d'ar-gento e colle basi dibronzo.

18. L'atrio conterràcento cubiti di lunghez-za, cinquanta di lar-ghezza , P altezza saràdi cinque cubiti ; e saràformato di bisso torto,e avrà le basi di bronzo.

19. Di bronzo faraitutti i vasi del taberna-

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,sus , et caeremonias,tampaxillas ejus, quamatrii, ex aere facies.

20. Praecipe filiis l-srael, ut afferant ubideum de arboribus oli-varum purissima/» pi-logue confusum ; ut ar-deat lucerna semper.

ai* /n tabernaculotestimonii extra velum,$ruod oppansum est te*sdmonio.'EtcollocabunteamAaron, et filii ejus,ut usque mane luceatcoram Domino. Perpe*tuus eritcultus per sue-

colo per qualunque usoe ministero , e i chioditanto di esso taberna-colo , come deli' atrio.

20. Comanda a' fi-gliuoli di Israele, cheti portino dell'olio d'u-livo il più puro, fatto almortaio ; onde sempreardano le lucerne.

21. Nel tabernacolodella testimonianza aleli fuori del velo, chepende dinanzi ali' ar-ca della testimonian-za. E le assetterannoAronne, e i suoi figliuo-li, affinchè rilucano sino

Vera. 19. Di bronzo farai tutti i vasi del tabernacolo ec. Pelnome di tabernacolo sembra, che debba qui intendersi 1' atrio diicui ha parlato finora. Quello che abbiamo tradotto chiodi, forse,significa gangheri: questi erano attaccati alle colonne, e soste--hevano i veli.

Ver», ao. Fatto al mortaio. Di quell'olio , il quale esce dallasola polpa delle ulive non macinate, ma leggermente battuteBel mortaio ; noi diciamo olio vergine.

Onde sempre ardano le lucerne. Le sette lucerne del can-delabro stavano tutte accese la notte , e tre di esse pel giorno ?come scrive Gioseffo,

Vers 21. Nel tabernacolo della testimonianza. Nel Santodei Santi, dove era 1' arca del testimonio > o sia del testamento,nella quale cioè erano le tavole della legge : la qual legge èchiamata testamento, e testimonianza nelle Scritture.

E le assetteranno ec. Le prepareranno, e avranno cura ditenerle sempre accese la notte. Il candelabro , come si è veduto,era in quello che è detto da Paolo il primo tabernacolo, e più,comunemente dicesi il Santo, dove era Saltare de' profumi, eia mensa co'pani della proposizione. Vedi Heb. ut.

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cessione^ eorum a fi-Uis Israel.

alla mattina dinanzi alSignore. Sarà questoun culto perpetuo ren-duto da' figliuoli d'I-sraele di generazione ingenerazione.

C A P O XXVtH.

Descrizione delle vestì pontificali di Aronne » ede' sud figliuoli.

1. JTJLppRca quoquead te A aro/i fratremtuum cum filiis suis demedio filiorum fsrael,UÈ sacerdotio fangan-tur mihi : Aaron , Na-dab et Abiu, Eleazar,et Ithamar.

2. Faciesque pestemsanctam A/zron fratrituo in gloriarti, et de-corem.

1. vJltre a ciò favenire a te Aronne tuofratello co* suoi figliuo-li separati dagli altri fi«gliuoli d'Israele , affin-chè faccian le veci dimiei sacerdoti: Aronne,Nadab, e Abiu, Eleazar,e Ithamar.

2. E farai le vestirne n-ta sacre pel tuo fratelloAronne per maestà, eornamento.

Vers. i. Fa venire a, te Aronne ... eo* suoi figliuoli Yedesiqui la vocazione di Dio per la ordinazione de'sacerdoti Levitici ;onde quel beli' assioma di Paolo : Ne alcuno tal onore da se siappropria, ma chi e chiamato da Dio come dronnc , Heb. v.4- Cos'i anche Cristo ( segue a dire l'Apostolo ) non si glorificoda se stesso per esser fatto Pontefice, ma (glorificollo) colui

' che disse : Tu ja' mio Figlinolo ... come anehe altrove dice :Tu se* sacerdote secondo V ordine di Melchisedech.

Vers. 2. * Farai le vestimento, sacre. Le vesti sacerdotali daDio si minutamente descritte non solamente conciliar doveanosommessione e rispetto al sagjo ministero» ma ricordare ai sa-cerdoti quali esser debbono per esercitare utilmente 1* le* fy&-zioni davanti al Signore,

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o. Et loqueris cun-ctis sapientibus corde,f/uos repievi sp/ritupru-dentiae, ut faciant ve-s/es Aaron , in quibussanctificatus ministretmihi.

4- #aee aulem er«ntvestimenta , quae fa-cient: Radunale, et Su»perhumerale, tunicam,et lineam strictam, ci-darim, et balteum. Fa-cìent vestimenta san*età fratri tuo Aaron,et filiis e/us, ut sacer-dotz'o fungantur mihi.

3. E parlerai a tuttiquelli che hanno sa-pienza in cuore, i quali10 ho ripieni di spiritod'intelligenza, perchèfacciano le vestimentadi Aro n ne , colle qualisantificato eserciti egli11 mio sacerdozio.

4» Or ecco le vesti-menta, che quelli faran-no : il Razionale, e l'E-phod, la tonaca ( iacin-tina) e la tonaca di li-no stretta, la berretta,e la cintura. Queste ve-stimenta sante farannoad Aronne tuo fratello, eai suoi figliuoli, affinchèfaccian le funzioni delmio sacerdozio.

Vers. 3. Parlerai a tutti quelli che hanno sapienza in cuo-re , i quali io ho ripieni ec. Non solo le virtù morali, ma anchei naturali talenti son dono di Dio ; e ciò qui s'insegna dicendosi,che Dio avea dato capacità e intelligenza particolare ad alcunitra gli Ebrei per ben riuscire nell' impresa di fare le vesti sacer-dotairsecondo l'idea datane dallo stesso Dio a Mosè.

Vers. 4- La tonaca. Vale a dire la tonaca iacintiua, come in-terpreta s. Girolamo, cioè di lana di color di giacinto. Questaveste era lunga insino a'piedi, chiusa a'lati, e colle sue maniche,Hieron. ad Fabiol. Vedi veri. 33.

E la tonaca di lino stretta. Questa era sotto la preceden-te , e immediatamente sopra la carne. Si facevano questa sortadi tonache al telaio, ed erano senza cucitura, e aveano un' aper-tura alla parte superiore, per cui passava la testa. La voce stret-ta crediamo, che significhi serrata alla vita, non giudicando, che«retta conto di trattenersi molto sulle congetture diversissimede' moderni, riguardo al significato della voce ebrea, che corri-sponde a questa.

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6. Acdpientque au~rum, et hyacinthum, etpurpurea»,) coccumquebis tinctum, et byssum.

6. Facient autem Su-perliumerale de auro,et hyacintho, et purpu-ra, coccocjue bis tincto ,et bysso retorta, operepolymito.

7. Duas oras junctashabebit in utroque la-tere summilatum, ut inunum, redeant.

6. E prenderannodell' oro, e del giacinto,e della porpora, e delcocco a due tinte, e delbisso.

6. E faranno l'Ephoddi oro, di giacinto, e diporpora, e di scarlattoa due tinte , e di bissotorto, con lavoro di va-rii colori.

7. LJ ( Éphod ) avràalla sommità due aper-ture , una da un lato,l'altra dall'altro, le qua-li si richiuderanno.

La berretta, ovvero la mitra. S. Girolamo la descrive in talguisa: La berretta de1 sacerdoti e tonda .. .come se si tagliasseuna sfera in due pezzi, e si prendesse una meta per servirse-ne di berretta : ella non e appuntata in cima, e non cuopretutti i capelli, ma ne lascia scoperta davanti la terza parte,e affinchè ella stia ferma, si lega con un nastro dietro la te-tta: la materia e lino jìno , ec. Hier. ad Fabiol.

Quanto alla berretta, o mitra del sommo sacerdote la dif-ferenza di questa da quella degli altri sacerdoti secondo i Rab-bini consisteva ncll' esser questa più. piatta e più simile al tur-bante de' Turchi ; ma Giuseppe, Antifjuit. lib. 3. cap. 8. T la famolto diversa e assai ricca. Notisi, che i sacerdoti aveano semprecoperta la testa nel tempo delle loro funzioni. Tragli orientaliscoprirsi il capo era segno d'irriverenza.

La cintura. Quella de' semplici sacerdoti era di lino e lanadi diversi colori, quella del sommo sacerdote era ricca d' oro edi varii ornamenti. Vedi Joseph, ibid. Queste cinture secondo iRabbini erano lunghe fino a ventidue cubiti : si avvolgevano duevolte a' fianchi -, poi si annodavano, e scendevano fino a terra.

Vers. 6. Faranno l'Ephod. Ne abbiamo parlato, cap. xxv. 7.Vers. 7. Avrà alla sommità due aperture. L' Ephod dovea

essere serrato al collo ; quindi per maggior facilità di metterlo.,accanto all'apertura di mezzo , che abbracciava il collo, egli eratagliato di qua e di là sulle spalle, come sono le tonacelle deldiacono , e suddiacono -, ma questi due tagli, messo l'Ephod , sì

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8. Ipsa quoque tex-/ura, étcuncta operisvar/etas erit ex auro,et kyacintho, etpurpu-ra, coccoque bis tincto,et bysso retorta.

9. Sumesque duoslapides on/chinos, etsculpes in eis nominafiliorum Israeli

10. Sex nomina inlapide uno, et sex reli-guairt altero, juxta or"dinem naùvitatis eo*rum.

11. Opere sculptoris,etcaelatura gemmariisculpes eos Hominibusfiliorum /srael, inclu-sos auro, atque circum-datosi

12. S/ po/res in utro-gue latere Superhume-ra/is memoriale filiisIsraeLPortabitque Aa-

8. Il tessuto di esso,e tutto il vario lavorosarà di oro, e di giacin-to, e di porpora e discarlatto a due tinte , edi bisso torto.

9. E prenderai duepietre di oniclie, e inesse scolpirai i nomi$e* figliuoli d'Israele :

10. Sei nomi sopral'una, e gli altri sei so-pra l'altra pietra secon-do l'ordine del loro na-scere.

11. In queste ( pie-tre ) con T arte dell'in-cisore , e del lapidarioscolpirai i nomi de' fi-gliuoli d'Israele, e leincastrerai, e le serrerainelP oro :

12. E le metterai dal-l'ipio e dalP altro latosulPEphod in memoriade* figliuoli d'Israele. E

terra vano non con nastro, o con qualche fìbbia , come alcuno hapensato, ma colle due pietre preziose notate di sotto, ver s. 9.12.

Vers, g. Due pietre di ortiche. I Settanta due smeraldi.Vers. io. Sei nomi sopra l'una, e gli altri sei sopra H altra ec.

Sul destro oniche erano i nomi de' sei figliuoli maggiori di Gia-cobbe, cioè Ruben, Simeon, Giuda, Dan , Nephtali, e Gad : nelsinistro oniche , Àser, Issachar, Zabulon, Ephraim , Manasse , eBeniamin. Levi non v' era scritto, perchè la tribù di lui era rap-presentata dalla persona dello stesso sommo sacerdote : e in ve-ce di Ini, e di Giuseppe erano messi i due figliuoli di Giuseppe«doluti da Giacobbej cosi erano dodici nomi.

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ron nomina eorum co-ram lì omino super u-trumque humerum obrecordationem.

13. Facies et unci-no s ex auro,

ili. Et duas catenu*las ex auro purissimosibi invicem cohaeren-tes, quas inseres unti-nis.

15. Uationale quoquejudicii facies opere po-lymito juxta texturamSuperhumeraUs ex au-ro, hyacinto, etpurpura,coccoque bis Aneto, etbysso retorta.

Àronne porterà i loronomi dinanzi al Signo-re sull'uno e sull' altroomero per ricordanza.

13. Farai ancora gliuncinelli d'oro,

14. E due catenelled'oro finissimo , dellequali gli anelli sienoinseriti l'uno nell'altro,e le quali tu attaccheraiagli uncinelli.

15. Farai ancora ilRazionale del giudìziodi lavoro a pia fila, tes-suto come l'Ephod d'o-ro, di giacinto, e di por-pora , e di cocco a duetinte , e di bisso torto.

Ver». la. E le metterai dalV uno e dall'altro lato tul-VEphod. I Settanta, s. Girolamo, e Giuseppe Ebreo suppongo/-no, che queste due pietre fossero incastrate nell' oro in tal gui-sa, che servissero a serrare le due aperture delPEphod , che era-no sulle spalle, come si è detto, vers. 7. Queste pietre prezioseco* nomi W esse scolpiti servivano a ricordare a Dio que' patriar-chi, da'cguali era disceso tutto il popolo, affinchè pel merito dei-ile loro virtù Dio fosse propizio a' loro discendenti, e servivanoancora a ricordare al sommo sacerdote P incumbenza gravissima ,che egli avea di pregare continuamente pel medesimo popolo.

Vers. 13. 14. Farai ancora gli uncinetti df' oro, e due cate-nelle. Si comincia a parlare del Razionale del sommo sacerdo-te. Questo Razionale era legato ali' Ephod per mezzo di quattroanelli, che egli avea a' suoi quattro angoli ; ma per riguardo alpeso delle gemme, che erano nel Razionale, furono aggiunte ledue catenelle, le quali da' due angoli inferiori del Razionale an-davano sino alle spalle dove erano raccomandate ai due uncinel-li , o sia gangheri d'oro , che erano in cima alla parte posterioredell' Ephod.

Vers. 15. 16. Il Razionale del giudizio. Questo era l'orna-mento più sacrosanto del sommo sacerdote. Era quadro, largo

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16. Quadrdngulumerit et duplex : mensu*ram palmi habebit tamin longitudine', quam inlatitudine.

17, Ponesque in eoquatuor ordines lapi-dum : in primo versuerit lapis sard/us , ettopaz/us, et smarag--dus :

16". Ei sarà quadro, edoppio : avrà di misuraun palmo tanto in lun-ghezza , come in lar-ghezza.

17. E in esso porraiquattro ordini dì pie-tre : nel primo filare sa-rà il sardio, il topazio ,e Jo smeraldo :

«n palmo, e della stessa materia dell' Ephod ; egli era doppio,Vale a dire di due pezzi di stoffa uniti tra loro ; onde faceva unaspecie di borsa , dentro la quale dicono i Rabbini, che stavaP Urim , e il Thummim. Era detto Razionale del giudizio, operchè il sommo sacerdote l'avea sempre al petto, quando con-sultava il Signore affin d'intendere i suoi giudizii, e le sue vo-lontà , ovvero perchè egli stesso non pronunziava i suoi giudiziiin cose di momento senza avere sopra di sé il Razionale, che erail distintivo della sua qualità di giudice principalmente nellecose spettanti alla religione. Il nome di Razionale viene dallaversione de' Settanta, i quali cosi lo chiamarono forse perchèquesto pettorale dovea servire a rammemorare al pontefice laprudenza e circospczione, colla quale doveva portarsi nelle cosedel suo ministero', ovvero perchè rischiarava la mente e la ra-gione di lui per pronunziare gli oracoli del Signore. Non si puòfissare con certezza il significato della voce ebrea Choschen oChosen tradotto da' Settanta con quella di Razionale trasferitada s. Girolamo nella nostra volgata.

Vers. 17. 20. Nel primo filare sarà il sardio, ec. Non diròqui una parola sopra le dispute degP interpreti intorno a questepietre preziose del Razionale ; ma tenendomi alla volgata accen-nerò solamente l'opinion più comune.

// sardio. Dicesi, che questa pietra si trovi nel centro d' un«asso , e ch«* il suo nome venga dalla città di Sardi nell' Jonia ,dove fu trovata la prima volta. Le migliori portano un vero co-lore di carne : esse non son trasparenti.

Topazio. Prende il nome da un' isola del mar Rosso. Il fo*pazio orientale è diafano , e di vero color d'oro, quand' è perfet-$o;.ma il topazio degli antichi era verde, come scrive Pliniolib. xxxv. ». cap. j.

Smeraldo. Egli è di color verde bellissimo ; «e ne conta dimolte qualità,

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18. In secundo car-bunculus> sapphirus, etjaspis :

19. In tertia ligurius,achates, et amethystus:

20. In quarto cliryso-litws, onychinus, et be-ryllus : inclusi auro e-runt per ordines suos:

21. 7/abebu/ztque no-mina filiorum Israeli

18. Nel secondo ilcarbonchio, il zaffiro, eil jaspide :

19. Nel terzo il ligu-gto, l'agata e l'ametisto:

20. Nel quarto il cri-solito , Toniche, e i!berillo : saranno inca-strati nell'oro filare per.filare:

21. E porteranno inomi dei figliuoli d' I-

JTZ carbonchio. Credesi con fondamento, ch' ei sia quellodetto in oggi rubino»

// zaffiro. Egli è assai noto, e il colore è un bellissimo az-zurro : egli è chiaro come un diamante, quando è maschio.

// jaspide. Molti interpreti moderni credono, che la vocaebrea significhi il diamante. Resterebbe a sapersi, se il diaman/»te del Razionale fosse dell' Indie, o dell' Arabia.

Il ligurio. S. Epifanie credette, che volesse qui significarsiil giacinto, e sembra che s. Girolamo fosse dello stesso parere. Illigurio secondo Plinio ha somiglianza col carbonchio , e splendecome il fuoco ; trovami infatti de' giacinti di tal colore , e sono ipiù pregiati.

L1 agata. Ordinàriamente è di color rosso ; ella è soventeornata dalla natura di varii scherzi. Dicesi, che le prime si trova-rono nel fiume Achate della Sicilia.

VAmetista. Egli dapprima pare del colore del vino , posciapare violetto : ne yiene dall' Indie, dall'Armenia , ec.

Il crisolito. E trasparente : e le più fine si accostano al ver-de del mare.

L? oniche. Specie d' agata opaca di color bianco e nero, iquali colori son talmente distinti e spiccati, che paiono fatti ar-tifiziosamente. Il color bianco simile a quello dell' unghie del*l'uomo le ha dato il nome.

// berillo. Nell'Ebreo leggesi ìljaspe, pietra preziosa simi-le ali* agata : non è trasparente ; del resto, quanto al colore, è si-mile allo smeraldo. Vt'àiPlin. lib. xxxvn. cap. io.

Yers. 20. Incastrati nelV oro, ovvero legali nelV oro, median-te un lavoro fatto attorno ad essi col filo di puro oro. Così in-tendono alcuni, ed è certo che gli antichi tessevan l'oro senzamescolarvi uè lino , uè lana, feùi Piiti, lìb. xxxm, 3,

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'duodecim Hominibuscaelabuntur , singulilapides Hominibus sin*gulorum per duodecimtribus.

22» Facies in Ratio»nati catenas sibi ìnvl*cem cohaerentes exauro purissimoi

s3* Et duos annulosaureoS) quos pones in »-traque J^ationalis sum-mìtate :

24. Catenasque au-reasjunges annuìis, quisuntin marginibus ejus.

26. Et ipsorum cale*narum ex trema duabuscopulabis uncinis in u-troque latere Superhu-meralis> quod Rationa-le respicit.

26. Facies et duosannulos aureos, quospones i/? summitatibusRationaliS) in oris, quaee regione sunt Super»humeralis, et posteria»ra ejus aspiciunt»

Véra. 22. Farai le catenelle <T ofo. Sono quelle, di cui *' èparlato al versetto 13.

Vers. 26. 27. 28. Due anelli <F oro ... agli angoli del Razio-nale , agli orli, che son dirimpetto ec. Questi due anelli sono^uelli della par£e inferiore, i ^uali corrispondono a' due anelli

sraele : vi saranno scol-piti dodici nomi, inciascuna pietra il no?me d'una delle dodicitribù.

22. Farai al Raziona-le le catenelle d'oro pu-rissimo» inseriti gli anel-li d'esse l'uno nel!' al-tro:

a 5. E due anelli d'o-ro j i quali metterai incima al Razionale dal-l'una e dall'altra parte:

24. E farai passare lecatenelle d'oro per glianelli, che saranno allecime del Razionale.

26. E accomoderai icapi delle catenelle aidue uncinelli dall'unoe dall'altro lalo del-l'Ephocì, che guarda ilRazionale.

26. Farai ancora dueanelli d' oro , i quali tuporrai agli angoli delRazionale, agli orli, cheson dirimpetto ali' E-pbod dalla parte di die-tro del n^edesimciL.

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'27. Nec non et aliosduos annulos aureos ,qui ponendi sunt in u-troque latere Superhu-meralis deorsum, quodrespicit contra faciemjùùcturae inferioris , utàptari possit cum Su»perhumerali.

28. Ets/ringatur JRa-donale annui/s suiscum annulis Superhu-meralis viltà liyacinti-na, ut maneat juncturafabrefacta, et a se in-vicem Rationale et Su-perhumerale nequeantseparari.

29. Portabitque Aa-ron nomina filiorum I-srael i/z Ra lion alì judi-di super pectus suum,quando ingredietur san»ctuarium, memorialecoram Domino in aeter-Tzum.

27. E parimente duealtri anelli d'oro, i qua-li debbono mettersi dabasso ali' uno e ali' al-tro lato delPEpliod,dove loro corrispondo-no gli anelli inferiori(del Razionale), af-iìnchè questo possa con-giungersi coli'Ephod.

28. E si serrerà il Ra-zionale pe5 suoi anellicogli anelli dell'Ephod,mediante un legacciolodi giacinto, affinchè sie-no uniti con arte, e nonpossano dividersi l'unodall'altro il Razionalee 1' Ephod.

29. E Aron ne ognivolta che entrerà nelsantuario, porterà i no-mi de'fìgliuoli d'Israelenel Razionale del giu-dizio sopra il suo pettoper memoria eterna da-vanti al Signore.

ch' eran dalla parte di dietro dell' Epnocl messi non nella partedi fuori dell' Èphod , ma sotto 1' Ephod. Due nastri di giacintopassando per questi anelli che erano a' due lati del Razionale, eper quelli corrispondenti che erano ali' Ephod, congiungevanocon «juesto il Razionale.

Affinchè sieno uniti con arte. Facendo cosi apparire l'Ephode il Razionale quasi una sola cosa, mediante questa maniera dicongiungerli insieme, non apparendo di fuori nè gli anelli, nè inastri, onde sono legati.

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30, Pones autem inRagionali judicii Do-ctrinam, et jPeritatera,quae erunt in pectoreAaron, quando ingre-dietur coram Domino ;et gestabit judicium fi-liorum Israel in pedo-re suo, in conspectuDomini semper.

31. Facies et tunicamSuperhumeralis totamhyacinthum,

30. E porrai sul Ra-zionale del giudizio Dot-trina, e Verità : Aronnele avrà sul petto ognivolta che entrerà allapresenza del Signore:e porterà sempre il giu-dizio de'figliuoli d'Israe-le sul suo petto al co-spetto del Signore.

31. Farai ancora laveste dell* Ephod tuttadi giacinto,

Vers. 3o. Porrai sul Razionale ... Dottrina e Ferita, ovveroJJrim e Thummim , come ha l'Ebreo. Generalmente gli antichie moderni interpreti credono, che queste due parole fosseroscritte sul Razionale , benché non convengano riguardo alla ma-niera, onde fossero collocate. Questa sentenza è tenuta da s. Ago-stino , da s. Gregorio, da s. Cirillo, e dallo stesso s. Girolamo, esecondo questa sentenza queste parole verrebbero a significare ,primo, le qualità, di cui debb' essere ornato il pontefice , la Ve-rità , cioè la santità e schiettezza di costumi, e la dottrina dellecose divine ; secondo, la luce di Dio che rischiarava il ponteficead annonziare la verità , e gli oracoli dello stesso Dio : imperoc-ché quando si dice nella Scrittura , che Dio dava sue risposte, emanifestava la sua volontà agli Ebrei per mezzo dell' Urim edel Thummim, non s'intende, che in virtù di queste parole fat-te ali* ago sul Razionale parlasse Dio al pontefice ; ma che ilpontefice vestito di tutto punto degli abiti pontificali, e parti-colarmente del Razionale sopra di cui erano scritte quelle paro-le: riceveva, da Dio Iq Dottrina, e la Ferita, valeva dire lavera intelligenza de' dubbi, intorno a' quali ei consultava il Si-gnore. Io non credo, che quest1 opinione sia esente da tutte ledifficoltà : ma dico bene , che tali difficoltà trovo in tutte 1' altreopinioni, che mi sembra una fortuna il potermi attaccare a que-sta ; e in cose si oscure e rimote, se s' ha da errare, è minor ma-le 1' errare cogli antichi dottori e maestri.

Porterà, sempre il giudizio de1 figliuoli ^Israele. Il giudi-zio, cioè il Razionai» del giudizio. Porterà sempre il Razionale,il quale gli servirà di perpetuo ricordo della giustizia ch' ei deeosservare verso i figliuoli d'Israele. Il sommo sacerdote era ilprimo giudice della nazione,

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32. In cujus mediosupra erit capi/ium, etora per gyrum e/ustex-tilis, sicut fieri solet inextremis vestium par-tibus•, ne facile rumpa-tur.

33. Deorsum vero adpedes ejusdem tunicaeper circuitum quasimala punica facies exhyacintho, etpurpura,et cocco bis tincto, /wix-tis in medio tintinna"bulis,

62. In cima alla qua-le vi sarà un' aperturaper la testa , e intornoad essa un'orlatura tes-suta, simile a quella chesuole farsi nell' infimeparti delle vesti, affin-chè non si rompa facil-mente.

33. Da basso poi nel-l'infima parte della stes-sa veste farai intornocome delle melagranedi jacinto, e di porpora,e di cocco a due tinte ,frapponendovi in mez-zo de' sonagli.

Vers. 31. La veste delV Ephod. Là veste , sopra la quale im-mediatamente attaccasi l'Ephod col Razionale. 1 Settanta la chia-mano podere , perchè era lunga fino a'piedi ; ne abbiam parlato,vcrs. 4-

Vers. 32. Un apertura per la testa, e . , . un? orlatura ecQtiest' apertura era rotonda , e aveva un'orlatura forte non fattacoli'ago, ma tessuta colla stessa veste, e non doveva essere aper-ta davanti al petto ; onde era più necessario, che 1' orlatura fossesoda. In molti paesi anche adesso i camici e le cotte non sonoaperte per dinanzi, e le tonache antiche non aveano simile aper-tura. Si è già accennato , che le vesti sacerdotali probabilmenteerano tutte d' un pezzo fatte al telaio, e senza cucitura. Reggasiil Braunio de vest. s acer d. ffebr.

Vers. 33. Frapponendovi in mezzo de1 sonagli. V'era alterna»tivamente una figura di melagrana fatta di lana de' colori qui ac-cennati , e un sonaglio, o sia piccolo campanello. Se fosse certo,che il numero delle melagrane era di settanta due, e che altret-tanti eran i sonagli, per piccoli ch' ei fossero, se ne inferirebbeuna grande ampiezza in questa veste. Vedi Hieron. ad Fabiol.Dio minaccia di morte Aronne, e i suoi successori, se trascuras-sero di portare questi sonagli, volendo egli, che il suono di essiarnunziasse al popolo l'uscire, o l'entrare che faceva il pontefi-ce nel santuario , e risvegliasse nel popolo riverenza , e timore .S, Girolamo osserva, che ciò serviva di lezione allo «tesso pon-

Esodo. Vol. II. i A

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^.Itaut lintìnnabu-tum sit aureum, et ma-lum punicum, rursum-que tintinnabulum a-liud aureum, et mahimpunicum.

36. (i) Et vestieturea Aaron in oj cio mi-nisterii, ut audiatursonitus, quando ingre-dietur, et egredietursanctuarinm in con-

7 spetta Domini, et nonmoriatur.

36". Facies et lami"nam de auro purissi-mo, in qua sculpes ope-re caela/oris: SanctumDomino.

37. Ligabisque eamvitta hyacinthina^eteritsuper tiaram,

(i)-EccZ. 45. n.

34. Talmente che visarà un sonaglio d* oro,e poi una melagrana, equindi un altro sonagliod* oro, e poi una mela-grana.

55. E Aronne la ve-stirà in facendo l'uffiziodel suo ministero, affin-chè si senta il suono ,quand* egli entra nelsantuario al cospetto dìDio , e ne esce , e affin-chè egli non muoja.

36. Farai ancora unalamina di finissimo oro,nella quale farai incide-re a bulino: La Santitàal Signore .

67. E la legheraicon un nastro di jacin-to , ed essa starà soprala tiara,

teflce , la vita del quale , e i passi tutti debbon essere ( per cosìdire) parlanti, e di edificazione pel prossimo.

Yers. 36. Una. lamina di finissimo oro, ce. Si metteva questasulle fronte del sommo sacerdote, e si stendeva dall' una all'altraorecchia. Nel e. xxxix. è chiamata una corona, e in altri luoghi .delle Scritture un diadema, perchè era legata di dietro comeun diadema : la iscrizione di questa lamina : La Scintila al Si-gnore; vale a dire, è propria del Signore, spetta essenzialmenteal Signore ; e quest' iscrizione dimostrava, come chi si accosta alSignore debb' essere ornato di santità.

Vers. 87. E la legherai ec. Sarà legata per di dietro, median-te un nastro, che prenderà l'una e l'altra estremità della lamina.

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' 38. Imminens frontipontìficis. PortabitcjueAaron iniqui/ates eo-rum , quae obtulerunt,et sanctificaverunt filiiIsraele in cunctis mu*neribus , et donariissuis. Erit autem lami-na semper in fronte e-;us , ut placatus sit eisDominus.

So,. Stringesque tu-nicam bysso, et tiaramby s s inani facies y et bai-teum opere plumarii.

4°- Porro filiis Aarontunicas lineas parabis,et balteos , ac tiaras inglorìam, et decorem.

4i. Vestiesque hisomnibus Aaron fra-

38. Pendendo sullafronte del pontefice. EAronne porterà le ini-quità commesse dai fi-gliuoli d'Israele nelleobblazioni tutte, e neidoni, che eglino avran-no offerti, e consacrati.Questa lamina saràsempre sulla fronte dilui, affinchè sia placatocon essi il Signore.

69. E farai la tonacastretta di bisso, e la tia-ra di bisso, e la cinturalavorata a varii colori.

40- Pe* figliuoli poid'Aronne preparerai to-nache di lino, e le cin-ture, e le tiare per mae-stà , e ornamento.

4i. E tutte questevestimenta metterai ad

Vers. 38. E Aronne porterà le iniquità, ec. Aronne ornato diquesto simbolo della dignità di pontefice, essendo perciò prepo-sto in pro degli uomini a tutte quelle cose che Dio riguarda-no ( Heb. v. i. ) torrà sopra di se tutte le mancanze , e i peccaticommessi da' figliuoli d'Israele nel culto della religione , nelleofferte e ne' sacrifizii che essi faranno, e impetrerà il perdono diquesti mancamenti e peccati, mediante la virtù di Dio, il cuinome santo egli porta scritto sulla sua fronte, e lo invoca conti-nuamente a favore del popolo.

Vers. 3g. La cintura lavorata a varii colori, ovvero rica-mala a varii colori.

Vers. 40. Pe*figliuoli poi d' Aronne ec. I sacerdoti minoriadunque avevano la tonaca di lino, le brache di lino, la mitra, ela cintura. 11 loro abito era comodo , e non gì' impediva nullanell' esercizio delle molte loro funzioni.

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trem tu«m, etfilios ejuscum eo. Et cunctorumconsecrabis manus,sanctzficabisque illos,ut sacerdolio fungan-tur mihi.

42. Facies et femina'Ha linea, ut operiantcarnem turpitudinissuae a renibus usquead femora:

43, Et utentur eisAaron , et filii e;us,quando ingredienturta-bernaculum testimonii,vel quando appropin-quant ad altare^ ut mi-nistrent in sanctuario,ne iniquitatis rei mo-

Aronne tuo fratello, einsieme a* suoi figliuoli.E consacrerai le manidi tutti loro, e li santi-ficherai, affinchè eserci-tino il mio sacerdozio.

42. Farai ancora lebrache di lino, le qualicopriranno laindecentenudità da' lombi fino atutta la coscia :

43. E di esse farannouso Aronne, e i suoi fi-gliuoli , quando entre-ranno nel tabernacolodella testimonianza, oquando si accosterannoali' altare per servirenel santuario, affinchè

Vers. 41- Consacrerai le mani di lutti loro, e lì santificherai.L'Ebreo : Tu gli ungerai ed empierai loro le mani: lo che co-munemente si spiega cosi : gli ungerai con olio santo, e gli oc-cuperai nelle loro funzioni ; ovvero , metterai nelle loro mani levittime da offerire, e gli strumenti del loro ministero, e cosi sa-rnnno messi in possesso del sacerdozio.

Vers. 42- ^e brache di lino, ec. Secondo s. Girolamo , e Giu-seppe Ebreo queste noii erano differenti da' nostri calzoni, i qua-li cingono le due cosce separatamente, e sono tagliati e cuciti :altri vogliono che fossero fatte al telaio , e tutte d' un pezzo. LoSpirito Santo Sap. xvm. 24. ci avverte, che questi abiti sacer-dotali avevano ticgli altissimi significati : e i Padri della Chiesahanno studiosamente procurato di rintracciarli. Fegganfi s. Gi-rol. ep. ad Fabiol. Origene hom, q. in Exod., e Teodoretoquest. 160.

Sarà db legge sempiterna, S. Agostino quest. 2/J. osserva,che le leggi prescritte pel sacerdozio Levitico furono eterne ;perchè significavano e predicevano le cose riguardanti il sacer-dozio di Cristo. Cosi queste leggi furono eterne non in loro stes--se, ma nella verità di Cristo che era per esse adombrata,

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riantur.Legitimum sem-piternum erit Aaron,et semini ejus post eum.

come rei di Irasgressio-ne non muoiano. Ciòsarà legge sempiternaper Aronne, e pe'suoidiscendenti dopo di lui.

C A P O XXIX.

Consacrazione de' sacerdoti e rito deW oblazio-ne fatta per essi, e chi possa mangiare di que-ste oMazioni. De'due agnelli dell anno da of-ferirsi ogni giorno.

i. Oed et hoc fu-cies, ut mihi in sacer-dotìo consecrentur (i).Tolte vitulum de ar-mento , et arietes duosimmaculatos,

a.Panesque az^mos,et crustulam absquefermentato, quae cons-persa sit oleo, laganaquoque dzyma oleo li-la : de sirrùla triticeacuncta facies.

(i) Levìt. g. 2.

1. I? arai anche que-sto affine di consacrar-li pel mio sacerdozio.Prendi dalla mandra unvitello, e due arietisenza macchia,

2. E de'pani azzimi,cuna stiacciata non fer-mentata, che sia asper-sa d' olio, e delle sfo-gliate azzime, anch' es-se asperse d' olio: tuttequeste cose le farai dìfiore di farina di grano.

Vers. i. Affine di consacrarli pel mio sacerdozio. Consacra-zione , che fu fatta solamente dopo eretto il tabernacolo.

Vers. ?.. E delle sfogliale azzime. Un antico gramatico dice ,che lagana erano come piccole foglie fatte di farina e d' acqua ;così sarebbero qualche cosa di simile a quelle che chiamantinozze da'Toscani, ovvero come le lasagne e i maccheroui.

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3. Etposita in cani-stró, offeres: vitulumautem, et duos arietes.

4- Et Aaron » ac fi-lios ejus applicabis adostium tabernaculi testi-monii. Cumque laverispatrem cum filiis suisaqua,

5. Jndues Aaron ve»stimentis suis, id est,linea, et tunica, et Su-perhumeraH, et JHatio-nali, quod constringesbalteo.

6. Et pones tiaramin capite ejus, et lami-nam sanctam super^am,

7. JEt o/eum unctio-nisfundes super caputejus, atque hoc rituconsecrabitur.

3. E messele in un,canestro , le offerirai : epoi il vitello, e i duearieti.

4- E Aronne e i suoifigliuoli farai che s'acco-stino alla porta del ta-bernacolo della testi-monianza. E quandoavrai lavato il padre coisuoi figliuoli con acqua,

6. Vestirai Aronnedelle sue vestimenta,cioè della veste di lino,della tonaca , dell' E-pbod, e 'dal.Razionale,cui tu strìngerai colcingolo.

o. E gli porrai in te-sta la tiara, e la laminasanta sopra la tiara,

7. E verserai sul ca-po di lui 1* olio dellaunzione : e con tal ritosarà consacrato.

Vers. 4- E quando avrai lavato il padre co' suoi figlinoli.Le purificazioni, e lavande de' corpi, e delle vesti sono frequen-tissime nella legge , e per esse signiiicavasi la purezza della co-scienza necessaria per accostarsi al Signore.

Yers. 7. L'olio dell?unzione. L' olio, col quale debbe esser un-to. Quest' unzione della testa era solo pel sommo sacerdote : isacerdoti inferiori ricevetter 1' unzione delle mani , e degli abitiquesta sola volta , perchè non furono mai più unti in appresso ;tua il sommo sacerdote si ungeva sempre, quando prendeva pos-sesso dglla sua dignità. L' unzione usata presso gli Ebrei co' boia-

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8. T?illos quoque il-lius appKcabis, et in-dues tunicis lineis, cin-gesque balteo.

9. Aaron scilicet, etIzberos e/us , et impo-nes eis vittas: eruntqwesacerdotes mihi reli-gione perpetua. Post-quam initia veris manusearum,

10. (i) App/icabis etvitulum coram taberna-culo testimonii. Impo-#entque Aaron, et filiie/«s manus super ca-put illius.

11. Et mactabis eumin conspectu Domini

(i) Lect't i. 3.

8. Farai anche veni-re i suoi figliuoli, e lirivestirai colle tonichedi lino , e li ^cingeraicolla cintura.

9.Così farai ad Aron-ne , e ai suoi figliuoli, emetterai loro le mitre :e saranno miei sacerdo-ti per un culto perpe-tuo. Dopo che avrai un-te le loro mani,

10. Condurrai ancheil vitello dinanzi al ta-bernacolo della testimo-nianza. E Aronne, e isuoi figliuoli imporran-no le mani sul capo diesso.

11. E lo immoleraial cospetto'doi Signore

mi sacerdoti, e co' re, ignota ali' altre nazioni, parve ordinala daDio a figurare queste due dignità riunite nel nostro Salvatore,il quale dovea nascer di questo popolo, e a cui per eccellenzaconviene il nome di Cristo, o sia unto. Cosi s. Àgost. in Ps. 44-

Vers. io. Imporranno le mani sul capo di ess&. Con questorito, che era comune ne' sacrifìzii di espiazione, eglino si confes-savano peccatori, e significavano, che ponevano i proprii peccatisu quella vittima, la vita di cui offerivano in cambio della pro-pria lor vita, la quale avean meritato di perdere per le loro col-pe , affinchè divenuti mondi potessero esser degni d* intercederee di offerire sacrificio pe* peccati degli altri. Questa imposizionedelle mani era accompagnata dall' orazione adattata alla qualitàdel sacriti zio che si offeriva. Cosi in quello d* espiazione si facevala confessione de' peccati ; nell' olocausto si adorava il supremodominio di Dio sopra tutte le creature ; alle vittime di rendi-mento di grazie andavano unite le laudi del Signore , e i ringra-ziamenti pe' suoi benefizii.

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juxta ostium taberna*culi testimonii.

12. Sumptumque de.yanguine vituli, ponessuper cornua altarisdigito tuo ; reliquumautem sanguinem fun-des juxta basimtejus.

tS^t^Sames et «-dzpem totum, qui ope*rit intestina , et reticuvlum/ecor/s, acduosr<?-nes, et adipem, qur' ;u-per eos «st, et offeresincensum super altare-.

14. Carnes vero vitu-li , et corium, etfìmumcombures foris extracastra^ ea quod pro pec-cato sit.- (i) £e»/tf. 3. 3.

presso la porta del ta-bernacolo della testimo-nianza.

12. E preso del san-gue del vitello, lo spruz-zerai col dito su' cornidell'altare; e il rima-nente del sangue lospanderai appiè dellabase di esso.

13. Prenderai ancoralutto il grasso, che ri-euopre gl'intestini, e4a rete del fegato, e i

vd#e *eni, e il grasso,*cli€ sta sopra di essi, egli offerirai à incender-si sopra l'altare :

i4« Le carni poi delvitello , e il cuoio, e gliescrementi li bruceraidi fuori lungi dagli al-loggiamenti , perchè è( ostia ) per lo peccato.

Vers. n. Lo immolerai al corpetto del Signore. Così Mosèesercitava anche le funzioni sacerdotali : onde nel Salmo 98. stascritto : Moire e Aronne sacerdoti di liti : cioè di Dio : e s. Ago-stino , e s, Gregorio Nazianzewo lo -chiamano sacerdote de' sa-^cerdoli .

Vets. fa. Lo spruzzerai col dito sii1 corni dell'altare. Rito os-serva*» tn tutti/i sacrifìzii d'espiazione.

V«rs. t3.'J5-la rete del fegato. I Settanta il lobo del fegato..Vc«1i Bocharl traci, i. lib. 11. cap. fó. Gli Ebrei osservano, ave-re Dio comandato , che fossero offerte a lui quelle parti dell'ani-•ual« , lt: quali nell' uomo sono più soggette a' movimenti delleconcupiscenze ; non perchè l'offerta di tali coso fosse per se stes-sa f\ luì più gradita; ma per significare, com'egli desidera che simortilìchino da noi le membra nostre che sono sopra la terra,conio dice 1' Apostolo.

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15. Unum quoque a-rietem sumes, super cu-jus caput ponent Aaron,et filii ejus manus,

16. Quem cum ma-ctaveris, tolles de san-guine ejus, et fundescirca altare.

17. Ipsum autem arie*lem secabis in frustailotaque intestina ejus,ac pedes pones superconcisas carnes, et su-per caput illius.

18. Et offeres totumarietem in incensumsuper altare: oblatio estDomino, odor suavis-simus vicdmae Domini,

15. Prenderai ancheun ariete , sul capo delquale porranno le maniAronne, e i suoi figliuoli.

16. E dopo averlo im-molato prenderai delsuo sangue , e lo spar-gerai intorno ali'altare.

17. Taglierai quindiin pezzi lo stesso ariete,e lavati i suoi intestini,e i piedi, li porrai so-pra le carni spezzate, esul capo di esse.

18. E offerirai tutto1* ariete ad ardere sopra1' altare t è un' obbla-zione al Signore, 1' odorsoavissimo della vittimadel Signore.

Vers. i4- Li brucerai fuori lungi dagli alloggiamenti, per-chè e C ostia J per lo peccalo. Non ogni ostia per lo peccato siabbruciava, ma solamente quella, il sangue di cui era portatodal pontefice nel Santo de' Santi, Levit. vi. 3o., Heb. vin. 11. ; equando il sangue non vi fosse portato, dovea mangiarsi 1' ostia enon bruciarsi, Levit. x. 18. Ma quest'ostia, benché il sangue diessa non si portasse nel Santo de'Santi, era abbruciata per esserostia per lo peccato del sommo sacerdote. Levil. iv. io., lo cheserviva a dimostrare la gravezza del peccato di lui, il quale do-vea essere santissimo e perfettissimo. Parimente osservano gì' in-terpreti, che pel peccato de' sacerdoti si offeriva un vitello, men-tre pe' peccati de' principi e de'plebei ostie minori si offerivano »come capre e arieti. Il peccato de' sacerdoti è in certo modo ag-guagliato a'peccati di tutto il popolo, perchè pe* peccati di que-sto offerì vasi la vitella rossa, e si osservava di bruciare anche gliEscrementi di essa ; lo che non facevasi nelF altre vittime ancheper lo peccato. Fedi Niun. xix.

Vers. 16. Lo spargerai intorno aW altare,. L' Ebreo e i Set-tanta più chiaramente lo spanderai in giro sopra Z' aliare.

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19. Tolles quoquearietem alterum, supercujus caput Aaron, etfilii ejus ponent manus.

0o. Quem cum immo-laveris, sumes de san"guine e/us, etpones su-per extremum auriculaedextrae Aaron , et fi-ftorum ejus, et superpollices manus eorum,ac pedis dextri, fun-desqz/e sanguinem su-per altare per circui-tum.

21. Cumque tulerisde sanguini, qui est su-per altare, ^t de oleounctionis, aspergesAaron t et vestes ejus,filìos et vestimenta eo-rum. Consccratistjue i-psis, et vestibus,

* 19. Prenderai ancheun altro ariete, sul capodel quale porran le ma-ni Aronne , e i suoi fi-gliuoli.

20. E quando l'avraiimmolato, piglierai delsuo sangue, e tingeraiP estremità deli' orec-chio destro di Aronne,e de* suoi figliuoli, e ipollici della loro manodestra, e del piè destro,e spargerai il sanguesul!' altare intorno.

21. E preso del san-gue , che è sopra 1' al-tare, e dell'olio dell'un-zione , ne aspergeraiAronne , e le di lui ve-stimenta , e i suoi fi-gliuoli , e le loro vesti-menta.E dopo che avraiconsacrati ed essi, e levestimenta,

Yets. *8. E im' obblazione al Signore ec. L'Ebreo più chia-ramente dice , che la vittima arsa è un olocausto di buon odoreatto a placare il Signore. Ogni sorta di sacrifizio fu offerto nel-1* ordinazione d'Aronne , e de' suoi figliuoli ; vedemmo il sacriiì-xìo per lo peccato, qui abbiamo l'olocausto dell' ariete, e tosto èsoggiunto il sacrifizio pacifico di un altro ariete.

Vers. 20. Tingerai con esso V estremità dell1 orecchio de-stro ... e i pollici ec. L' aspersione del sangue sopra l'orecchiasimboleggia l'obbedienza de' sacerdoti agli ordini di Dio ; quelladei pollici della mano ,• e del piè destro, la prontezza e solleci-tudiae nell' adempire le obbigazioni de] ministero.

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2 2, Tolles adipem deariete, et caudam, etarginarti, quae operitvita/za, ac reticulum je-coris, et duos renes,atque adipem qui supereos est,armumque dex-trum, eo quod sit a-ries consecrationis.

a3. Tortamque panisunius, crustulam con-spersam eleo, laganumde canistro azyjnorumìquod posi tum in con-spectu Domini :

24. Ponesque omniasuper manus A aro n, etfiliorum ejus, et sancti"ficabis eos, elevans co-ram Domino.

22. Prenderai il gras-so dell'ariete, e la coda,e il grasso, che coprele viscere, e la rete delfegato , e i due lombi, eil grasso, che vi sta so-pra , e la spalla destra ,perchè egli è l'arietedella consacrazione.

23. (E prenderai) unpane tondo,e una stiac-ciata unta con olio , euna sfogliata dal cane-stro degli azzimi, cheè posto al cospetto delSignore:

24. E porrai tuttequeste cose sulle manid' Aronne , e de' suoifigliuoli, e li consacre-rai alzando queste cosedinanzi al Signore.

Vers. 21. Ne aspergerai dronne , e le di lui vestimento., tv.L' aspersione facevasi col sangue, e coli' olio mescolati insieme ,e non separatamente secondo molti interpreti. Dell' olio di un-zione parlasi cap. xxx. «3. Si suppone eziandio , che Aronne , egli altri aveano già in dosso le loro vesti.

Vers. 22. La coda. Ne' sacrifiiii pacifici, quando l'ostia era unanimai pecorino , si bruciava la coda ; quando 1' ostia era d' altraspecie, per esempio un bue , una capra, non si bruciava la coda.

Perche egli e V ariete della consacrazione. Come se dices-se : nelle ostie pacifiche non si abbrucia la destra spalla, ma ri-mane pe' sacerdoti -, ma in questo sacrifìcio, e riguardo alla vit-tima offerta per la consacrazione d'Aronne, e de'suoi figliuoli, iovoglio che brucisi in mio onore anche la spalla destra. Teodore-to, e s. Basilio osservano, che il grasso significa il vizio della gola,i reni la libidine, la fibra, o sia estremità del fegato significa labile , la quale nel corpo umano posa sul fegato, e che tutto que-sto Dio vuole che muoia nel sacerdote, e sia ela lui offerto al Si-gnore mediatile la virtn delia mortiiicazioue.

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20. Suseipiesque uni-versa de manibus eo-rum: et incendes superaltare in holocaustum,ódoremsuavissimum inconspectu Domini^ quiaoblatio ejus est.

26. Sumes quoquepectusculum de ariete,quo initiatusest Aaron:saizctifieabisque illudelevatum coram Domi'no, et cedei in partemtuam.

27. Sanctificabisqueet pectusculum conse-

26.E ripigliando tut-te queste cose dalle lo-ro mani, le arderai inolocausto sopra l'altarein odor soavissimo di-nanzi al Signore, per-chè 4 sua obblazione.

26. Prenderai ancorail petto dell' ariete im-molato per la consacra-zione d'Aronne : e losantificherai alzandolodavanti al Signore, esarà tua porzione.

27. Santificherai an-cora il petto consacra-

Vers. 24. E li consacrerai, alzando ec. Gli Ebrei dicono, cheMosè messe le sue mani sotto le mani de' novelli sacerdoti ( iquali tenevano le cose già dette ) e alzò e abbassò colle sue leloro inani, e dipoi le Volto prima da levante a occidente , poi damezzodì a settentrione. Sono qui adunque due cerimonie ( ac-cennate in altri luoghi delle Scritture) : prima, l'alzare davantiali1 altare le cose che si offeriscono ; la seconda, l'alzare, abbas-sare e rivolgere verso i quattro punti dell'orbe le stesse cose, si-gnificando 1' obblazione di esse al padrone dell' universo. La pri-ma dicesi elevazione, la seconda agitazione.

* E li consagrerai. L'Ebr. ed i LXX., e consagrerai que-ste cose.

Vers. 26. 27. 28. Prenderai ancora il petto ec. Vale a direseparerai, inciterai a parte , che è lo stesso ehe quello che dicein appresso santificherai. Mosè fa qui una digressione per ispie-gare il diritto ehe avranno in virtù della loro consacrazione i sa-cerdoti , di prendere per loro il petto, e la spalla destra dellevittime, le quali essi offeriranno in avvenire pe' figliuoli d'Israe-le. Queste parti delle vittime spetteranno a'sacerdoti, come pri-mizie d'ogni vittima, cedute dal Signore a vantaggio de' suoi mi-nistri. Del rimanente il solo petto dell' ostia pacifica offerta perla consacrazione d' Aronne fu ceduto da Dio al sacerdote consa-rratore , a Mosè, vers. at\

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cratum, et armum ,quem de ariete sepa-rasti ,

28. Quo initiatus estAaron , et filii ejus, ce-dentque in partem Aa-ron, etfiliorum ejus jureperpetuo a filiis Israeliquia primitiva sunt, etinitia de victimis eo-rum pacificis, quae of*ferunt Domino.

29. Vestenti autemsanctam, qua uteturAaron, habebunt filiiejus post eum ut un*gantur in ea, et conse-crentur manus eorum.

30. Septem diebus u-tetur illa, qui ponti/expro eofaeritconstitutusde filiis ejus, et qui in-gredietur tabernaculumtestimonii, ut ministre*in sanctuario.

to, e la spalla , che se-parasti dall'ariete.

28. Immolato per laconsacrazione di Aron-ne, e de'suoi figliuoli : esaranno la porzione d'Aronne, e de' suoi fi-gliuoli per diritto per-petuo tra' figliuoli d* I-sraele : perchè sono pri-mizie separate in primoluogo dalle vittime pa-cìfiche, che offerisconoquesti al Signore.

29. Le vestimentasante usate da Aronne,le averanno dopo di luii suoi figliuoli, e vestitidi esse saranno unti, esaranno consacrate leloro mani.

30. Il pontefice , chesarà eletto tra' suoi fi-gliuoli in luogo di lui, eil quale entrerà nel ta-bernacolo della testimo-nianza per fare le fun-zioni nel santuario ,porterà quelle vesti persette giorni.

Vers. 29. Le veslìmentaì sante ... le avranno dopo di lui, ec.Non si faranno nuovi abita pontificali pel successore del ponte-fice defunto: ma il successore si servirà degli abiti del predeces-sore. Vedi Num. \\. ?.G. v;H.

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Zi. Arietem autemconsecrationis toHes,etcoques carnes e/us inloco sancto :

32. Quibus vesceturrAaron> et filii ejus (i):panes quoque, qui suntin canistro, in vestibu-lo tabernaculi testano*nil comedent,

33. ^7t sit placabilesacrificium, et sancti"ficentur offerentìummanus» Alienigena nonvescetur ex eis , quiasancti SUM,

54. Q»od^ir^man-serit d« carnibus con-secratis, sive de pawi-bus usque mane, com-

31. Prenderai ancoraF ariete della consacra-zione , e le carni di luile cuocerai nel luogosanto:

32. E le mangerannoAronne,e i suoi figliuo-li : e mangeranno an-che i pani, che sono nelcanestro ali' ingresso«ilei tabernacolo del te-stimonio ^

33. Affinchè il sacri-ficio sia impetratone,e sieno santificale lemani degli obblatori.Lo straniero non man-gerà di tali cose, perchèsono sante,

34. Che se vi resteràqualche parte delle car-ni consacrate, ovverode' pani fino alla mat-

(i) .Levìt. 8. 31., 24. g. Matili. 12. 4.

Vers. 31. Le carni diluì le cuocerai neljjiuogo santo. Nel-l'atrio dinanzi al tabernacolo col fuoco preso dall' altare si cuo-cevano le carni pe; sacerdoti, e talor anche pe'privati, i quali vorlesserò mangiare dinanzi al Signore delle carni rimase delle lo-ro vittime. Il sacerdote stava nel tabernacolo per tutti i settegiorni delia soa consacrazione sènza uscirne, vers. 35. E le ceri-monie sopra descritte si reiteravano in ciascuno de' sette giorni.

Vers. 33. Affinchè il sacrifizio sia impetratorio. L'Ebreo:mangeranno le cose , colle quali si k fatta V espiazione; valea dire colle quali si è espiato Aronne, e placato il Signore.

E sieno santificate le mani degli obblatori. Ricevano nuo-va santificazione le mani loro col contatto di questo cibo santo.

Lo straniero noti mangerà ec. Chiunque non sarà dellastirpe <T Arouue, fosse anche un Levila, non ne mangerà.

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hiires reliquias igni :non comedentur, quiasantificata sunt»

35. Omnia quae prae-cepi tibi, facies superAaron , et filiis ejus .Septem diebus coìtse-crabis manus eorum:

36". Et (i) vitulumpro peccato offeres persingulos dies ad ex*pfandum: mundabisquealtare^ cum immolave-ris expiationis hostia/n,et unges illud in san-ctificationem.

67. Septem diebusexpiabis altare, et san-ctificabis , et erit San-ctum Sanctorum: om-nis , qui tetigerit illudtsanctificabitur.

lina dopo , V abbruce-rai : non la mangerai ,perchè è cosa santifi-cata.

36. Eseguirai tuttoquello che ti ho coman-dato riguardo ad Aron-ne, e a' snoi figliuoli.Per sette dì tu consa-crerai le loro mani:

36. E offerirai ogni dìun vitello per lo pecca-to in espiazione, e im-molata che avrai l'ostiad'espiazione, purifiche-rai l'altare, e l'ungeraiper santificarlo.

37. Per sette giornifarai l'espiazióne del-1' altare , e lo santifi-cherai, e sarà Santo San-tissimo : chiunque lotoccherà, sarà santiiì-calo.

(i) Levìt. 8. 2.

Vers. 34. Che se vi resterà qualche parie ... P abbrucerai.Ne' sacrifizii de' privati le carni avanzate delle vittime pacihchepotean serbarsi pel dì seguente. Vedi Levit. vii. 16. 17.; xix. b.

Vers. 36. Offerirai ogni <Ù un vitello ...in espiazione. Alcu-ni per questo vitello intendono quello che dovea offerirsi per lopeccato de'sacerdoti : altri intendono un altro vitello per 1 espia-

™liePurificherai P altare : 1 LXX. purificherai V altare sacri-ficando sopra di esso, e P ungerai per santificarlo.

' Vers. 37. Chiunque lo toccherà sarà santificato. L Lbreo.tutte quelle cose che toccheranno P altare, saranno sante: aiche allude Cristo, MaLlh. xwn. 19. dicendo , che P altare santi-

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38. Hoc est, quodfacies i fi altari', (i)Agnos annìculos duosper singulos dies /ugi-ter,

5p. Unum agnummane, et alterum ve-spere.

40. Decimam partefnsimilae conspersae àlea/uso, quod habcat itien-suram fjuartam partemhin, et vinum ad liban-dumejusdem mensuraein agno uno.

41. Alterum Pero a-gnum offeres ad vespe*ram juxta ritum matu-

(i) Nam. 28. 3.

38. Ecco quello cheofferirai sull'altare: Dueagnelli dell'anno ognigiorno in perpetuo,

3o,. Un agnello lamattina, un altro la sera.

40. Con un agnello( offerirai ) la decimaparte { d'una epha ) difior di farina aspersacon olio fatto al mor-taio , il qual olio sarà amisura la quarta partedi un hin, e un* eguaimisura di vino per lelibagioni.

41. Offerirai l'altroagnello alla sera collostesso rito dell'obbla-

ftca il dono. La volgata può intendersi della santità che debbeavere chiunque tocca V altare ; vale a dire i sacerdoti che ad essosi accostano continuamente.

Vers. 38. 3g. 4o. Ecco quello che farai sulV aliare. Ecco aqual cosa principalmente io voglio che serva V altare , al sacrifì-zio perenne di due agnelli per giorno. Quello della mattina sifaceva verso il levare del sole dopo bruciato l'incenso sull'altared' oro, e prima d' ogni altro sacrilìzio : quello della sera si facevatra le due *»«• Vedi Exod. XH. 6. Tutto quello che si Diferiva,era consumato interamente sopra 1' altare nel fuoco.

Vino per le libagioni. Il vino si versava appiè dell' altare.Questo sacrifizio perenne era una bella figura di quello del-l'Agnello, chey« ucciso fin dal principio del mondo, il qualeè offerto su' nostri altari sotto i simboli del pane e del vino , ilqual sacrifizio sarà continuato fino alla fine del mondo. L' oliodi cui è aspersa la farina, dinota la ineffabile dolcezza , e bontàdel Signore in tjuesio suo sacrilizio.

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tìnae oblationis, et jux-ta ea , quae diximus ,in odorem suavitatis:

42. Sacrìficium estDomino, oblatione per-petua in generationesv«stras, ad ostium ta-bernaculi testimonii co-ram Domino, ubi con-stituam , ut loquar adte.

43. Ibique praecipiamfiliis Israel\ et s aneti-ficabitur altare in glo-ria mea.

kk-Sanctificabo et ta-bernaculum testimoniicum altari^ et Aaroncum filiis suis, ut sacer-dotio fangantur mihi.

zione della maltina , osecondo quel che ab-biam detto, ia sacrifi-zio di soavissimo odore.

42. Sacrifizio è que-sto da offerirsi in per-petuo al Signore pertutte le vostre genera-zioni ali' ingresso deltabernacolo della testi-monianza davanti alSignore , dove io ti fa-rò venire per parlarti.

43.E dove darò i mieiordini affiglinoli d'I-sraele; e l'altare saràsantificato dalla miamaestà.

44-Io santificherò an-che il tabernacolo dellatestimonianza insiemecoli' altare, e Àronne ,e i suoi figliuoli, affin-chè esercitino il miosacerdozio.

Yers. 4a- AlVingresso del tabernacolo. Sull'altare degli olo-causti che è dinanzi alla porta del tabernacolo del Signore, eper cosi dire in faccia del Signore abitante nel suo tabernacolo.

Dove io ti faro venire per parlarli. Vedesi da queste pa-role , che non solo dal propiziatorio che era nel Santo de' Santi,ma anche in questo luogo , cioè alla porta del tabernacolo parla-va Dio, e rispondeva a Mosè.

Vers. 43. V altare sarà santificato dalla mia maestà. Santi-ficherò l'altare colla speciale mia presenza , di cui sarà un segno<jucl fuoco, che io manderò dal cielo a consumare i sacrifizii. Co-si avvenne, Levit. ix. 7.4.

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4^- Et habitabo injwedio filiorum Israel,eroque eis Deus.

4 6. E t scien t, quia egoDominus Deus eorum,qui eduxi eos de terraAEg/pti, ut manereminter illos , ego Domi-nus Deus ipsorum.

45. E io abilerò inmezzo a' figliuoli d' I-sraele, e sarò loro Dio.

46. E conosceranno,Ch' io sono il SignoreDio loro, che li trassifuora dalla terra di E-gitto per abitare tra diloro, io il Signore Dioloro.

C A P O XXX.

Formazióne deW altare de* timiami. Del denaroda esigersi per servizio del tabernacolo. Dettaconca di bronzo per la lavanda de* sacerdoti.DeM? unguento sacro per ungere i sacerdoti, ei vasi. Dei timiami, e di altre cose spettantial tabernacolo.

i. fàcies quoqueattore ad adolendumthymiama de Ugnis se-tim,

i. Ij arai anche unaltare per bruciarvi i ti-miami di legno di setim,

Vers. 46. Per abitare tra di loro. Nel mio tabernacolo, comeluogo di mia residenza , mia reggia, dov' io starò sempre a difesae custodia del mio popolo.

Vera, t. £.' altare per bruciarvi i timiami. In quest' altarede' profami non si offeriva veruna vittima, ma solo vi si brucia-vano gì' incensi non solo dal pontefice, ma anche da' sacerdotiinferiori, i quali facevano questa funzione due volte il giorno, lamattina , e la sera. Quest' altare stava nel Santo dirimpetto aliamensa de' pani della proposizione. Mattina e sera , il sacerdote ,a cui era toccato a sorte quest' uffizio , vi offeriva il timiama dicui si parla, vers. 34- nè altra cosa veruna sopra di esso poteva«tffierirsi. Solamente nel dì dell'espiazione il sommo sacerdote

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2. Habens cubitumlongitudinis.et alterumlatitudinis•, id est, qua-drangulum; et duos cu-bitos in altitudine. Cor-nua ex ipso procedent.

5. Testiesque illudauro purissimo tam era-ticulam ejus, quam pa-rietes per circuitum-, etcornua. JPaciesque eicoronam aureola/n pergyrum,

4. Et duos annulosaureos sub corona per

2. Il quale avrà uncubito di lunghezza, euno di larghezza, valea dire , sarà quadro ; eavrà due cubili d'altez-za. Spunteranno da es-so i suoi corni.

3. E lo rivestirai d'o-ro finissimo tanto la suagraticola, come i latiali' intorno , e i corni .E gli farai una piccolacorona d' oro, che gire-rà intorno ad esso,

4- E due quelli d'orosotto la-corona a ciascu-

aspergeva, o piuttosto tingeva i quattro angoli col sangue dellavittima offerta pe' peccati del popolo.

** Parai anche un altare per bruciarvi i timiami. Sebbe-ne i profumi d'incenso , e d' altre droghe ignoti ne' sacrifìzu deipatriarchi, e qui nominata la prima volta , Tisicamente si adope-rassero a mitigare il grave odore delle animali sostanze bruciate-vi , jpure ebbero luogo in antico di rilevanti misteri. Il cuor no-stro che aspira a Dio , è l'altare SS. de' Timiami, e quella fra-granza accettissima che di là si erge al cielo son le virlìi, che aDio si dirigono dal nostro cuore medesimo.

Vers. 2. Spunteranno da esso i suoi corni. Ovvero quattropiccole piramidi secondo alcuni, i quali vogliono , che queste sialzassero da' quattro piedi dell' altare.

Vers. 3. Rivestirai d1 oro finissimo tanto la sua graticola, ec.L'altare era voto nel mezzo, e avea una graticola d' oro nel mez-zo, la quale non serviva per mettervi sopra il fuoco per bruciar-vi gì* incensi, ma solamente affinchè se o qualche carbone , oqualche poco di cenere fosse caduta dal turibolo sull' altare, nonsi fermasse sopra di esso, ma cadesse nel fondo sulla terra. Datutto quello che segue, ed anche dal cap. x. del Levitico, vers. i.apparisce, che il sacerdote prendeva il fuoco dall' altare degliolocausti, e lo metteva in un prezioso toribolo , e posto queste*sull' altare , vi gettava sopra i profumi.

Una piccola, corona dì oro- Vedi cap, xxv-iS.

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singua lettera, ut mit-tantur in eos vectes, etaltare portetur.

6. Ipsos quoque ve-ctes facies de lignis se-tim, et inaurabis.

6. Ponesque altarecontra velum, quodante aream pendei te-stimonii coram propi-viatorio, yuo tegitur te-stimonium , ubi loquarlibi.

f . Et adolebit incen-sum super eo Aaronsuave fragrans mane.Quando compouet lu-cernaSt iricendet illud:

8. J£t quando colloca-bit eos ad vesperum, u-retthymiama sempiter-

no de' lati per passarvile stanghe, affinchè pos-sa l'altare portarsi.

5. Le stanghe ancorale farai di legno di se-tini, e le coprirai d'oro.

6". E collocherai 1' al-tare dirimpetto al ve-lo , che pende dinanziali* arca del testimonioinnanzi al propiziatorio,che e u opre l'arca deltestimonio, dove io ate parlerò.

7. E Aronne bruceràsopra di quello i profu-mi di soave fragranzaogni mattina. Li bru-cerà nel tempo, che ac-comoderà le lucerne:

8. E quando le rimet-terà alla sera , bruceràsempre i 1 i miani i dinan-

Vers. 6. Collocherai V altre dirimpetto al velo ec. Vale a di-V9 nel Santo, dirimpetto al velo, che separa il Santo de' Santi, ilqual velo « davanti ali' arca del testamento, e davanti al propi-ziatorio che cuopre 1' arca, dal qual propiziatorio soleva Dio par-lare a Mosè.

* I LXX. colla loro versione di questo luogo han fatto cre-dere a s. Agostino, e ad altri antichi Padri, che questo altare fos-se nel Santo de' Santi, Vedi quello che si è detto Hebr. ix. v. 3.

Vers. 7. E Aronne brucerò, sopra di quello ec. IntendesiAronne, o alcuno de' suoi figliuoli in sua vece. Quest' uffizio nonera fatto ordinariamente dal sommo sacerdote, ma da un sacer-dote inferiore, come si è detto. Vedi Lue. \. 9. Gli Ebrei osser-vano, che nulla .si offeriva sull'altare degli olocausti prima del-l'obblazione de' profumi ; il sacerdote orava nel tempo dell' in-censo , e il popolo faceva aneli' esso le sue preghiere.

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num coram Domino ingèneratìones vestras»

9. Non offeretis su-per eo tliymiama com*positionis alterius, necoblat ionem, et vieti/nam,7/ec libabitis libamina.

10. Et deprecabiturAaron super cornua e-jus semel per annumin sanguine>quod obla-tum est pro peccato, etplacabit super eo in ge-nerationibus vestris.Sanctum sanctorum e-rit Domino.

11. Locutusque estDominus ad Moysendicens:

12. (i) Quando tuie"ris summam filiorum/srael, juxta numerumdabunt singuli pretìumpro animabus suis Do-mino , et non erit plagain eis , cum fuerint re"censiti.

(i) Num. i. a.

zi al Signore per tuttele vostre generazioni.

9. Non offrirete sopradi esso alcun timiamadi straniera composi-zione , nè obblazionealcuna , nè vittima, nèvi farete libagioni.

10. Una volta VannoAron ne farà 1* espiazio-ne de' corni dell* altarecol sangue offerto pelpeccato , e con questoplacherà ( Dio ) per tut-te le generazioni vo-stre. Sarà cosa santissi-ma dinanzi al Signore.

11. £ il Signore par-lò a Mosè , e disse :

i a. Quando avrai fat-to il conto de' figliuolid'Israele, ciaschedunocompreso in questo nu-mero darà al Signore ilprezzo del suo riscatto,e non saranno soggettia flagello , quando sa-ranno stati censiti.

Vers. io. Sarà, cosa santìssima, dinanzi al Signore. Ciò pn'wriferirsi alV altare, che sarà tenuto per cosa sacrosanta, ovvero alrito già detto dell'espiazione che sarà rito santissimo.

* Farà Vespiazione. L» Ebr. e i LXX. Placherà Dia; sei fa-rà propìzio.

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13. Hoc autem dabitomnis, qui transit adnomen, dimidium siclijuxta mensuram tem-pli (i). Siclus vigintiobolos habet. Mediapars sicli offereturDo-mino.

14. Qui habetur innumero a viginti annis

13. Or tutti que'diesaranno descritti, da-ranno la metà d' un si-clo secondo il peso deltempio. Il siclo contie-ne venti obbli. La metàdel siclo sarà offerta alSignore.

14. Quelli che avranluogo nel censo da'ven-

(i) Levìt,.*"]. 25. Num 3. 47. Ezech. 45. 12.

Vers. 12. Quando avrai fatto il censo ... ciasckeditno ... da-rà ce. Alcuni vogliono, che questo mezzo siclo per testa fosse un.tributo che dovea pagarsi al tabernacolo tutte le volte che sifacesse il censo : altri però credono, che questo tributo fosse an-nuale. Certamente a'tempi di Gesù Cristo si pagava il mezzo si-clo per testa al tempio. Fedi Mallh. xvii. i3., e Filone de Mo-narchia lib. a. E da altri scrittori profani sappiamo, che i Giu-dei mandavano somme considerabili di denaro da tutti i paesi aGerusalemme pel culto del loro Dio. fedi Giuseppe lib. vii.13. de bello. Questo mezzo siclo era un tributo imposto dal Rede' re per ricognizione del dominio speciale che egli avea sopragli Ebrei, e pagandolo ottenevan da Dio la preservazione da' fla-gelli della peste, guerra, carestia ec. Distrutto il tempio, Vespa-siano ordinò, che i Giudei pagassero al campidoglio quello cheprima pagavano al tempio, Giuseppe debello lib. vii. 27. In og-gi i Giudei lo impiegano in limosina per quelli che fanno il viag-gio di Gerusalemme.

VerS. 13. Secondo il peso del tempio. Molti interpreti hanno«reduto , che il siclo del santuario fosse diverso dal siclo profa-no, che ei chiamano f iclo del re : non sono pero d' accordo nel.determinare qual de' due fosse di maggior pesa : ma questa di-versità non ha verun fondamento nella Scrittura : e quando quisi dice, che il mezzo siclo si pagherà secondo il peso del santua-rio , non altro vuol significarsi, se non che serbavasi nel santua-rio il siclo di esattissimo peso, al quale doveano ragguagliarsi isicli che si portavano per pagare il testatico. Ne' Paralip. lib. i.cap. xxui. ?.g. veggiamo, che vi era «n sacerdote., il quale aveal'incumbenza sopra i pesi e le misure : se vi fu questa differenzatra il siclo sacro e profano, ella non ebbe luogo se non dòpo lacattività di Babilonia, quando gli Ebrei furono costretti a segui-re in «pesta, come in altre cose, i costumi de'loro vincitori.

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et supra, dabit pre-tium.

15. Dives non addetad medium sicZè, etpau-per nihil minuet.

16. Susceptamquepe-cuniam, quae collataest a filiis Israel, tra-des in usus tabernacu-li testimonii, ut sit mo-nimentum eorum coramDomino t et propideturanimabus eorum.

\ 7 .Locutusque estDo-minus ad Moysen, di-cens :

18. Facies et la-brum aeneum cum basisua ad lavandum, po-nesque i#ud inter ta-bternaculum testimonii,et altare. Et missa a-qua,

19. Lavabunt in eaAaron , et filii e/us ma-nus suas, ac pedes,

ti anni in là, pagheran-no il riscatto.

16. li ricco non daràdi più del mezzo siclo ,e il povero non darà dimeno.

16. E preso il denaroofferto da' figliuoli d' I-sraele, lo depositeraiper servigio del taber-nacolo della testimo-nianza, affinchè rappel-li al Signore la memo-ria di essi, ed ei si ren-da propizio alle animeloro.

17. E il Signore par-lò a Mosè , e disse :

18. Farai anche unaconca di bronzo collasua base , che serva dilavatojo : e la porraitra '1 tabernacolo dellatestimonianza, e l'alta-re. E messavi 1' acqua,

19. Si laveranno conessa Aronne, e i suoifigliuoli le loro mani, ei piedi,

Vers. 18. Una conca di bronzo ec. Lavavano ad essa i sacer-doti i loro piedi, e le loro mani ali' entrare, e ali' uscire del ta-bernacolo , e coli' acqua di essa si lavavano anche le vittime : ilsito di questa conca era tra 1' altare degli olocausti, e il taberna-colo. I sacerdoti stavano co' piedi ignudi nel tabernacolo: la baseera il lavatoio , nel quale si faceva scendere 1' actjua dalla granconca che dovea avere la sua cannella,

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20. Quando ingres-suri sunttabernaculumtestimonii, et quandoaccessuri sunt ad alta-re, ut off erant in eo thy-miama Domino,

21. Ne forte morian-tur : legitimum sempi-ternum erit ipsi, et se-mini ejus per swcces-siones.

22. iocutusque estDominus ad Moysendicens :

23. Sume tibi aro-mata, primae mirrhae,et electae quingentossiclos, et cinnamomimedium, id est, ducen-tos quinquaginta siclos,calami similiter ducen-tos quinquaginta,

2 4 • Casiae autem q uin-gentos siclos in ponde-

ro. Quando sarannoper entrare nel taber-nacolo del testimonio,e quando dovranno ac-costarsi alF altare perofferirvi i timiami al Si-gnore,

21. Affinchè per dis-grazia non periscano :questa sarà legge eter-na per Aronne, e pe5

discendenti, che succe-deranno.

22. E il Signore par-lò a Mosè, e disse :

23. Prendi tu questiaromi : cinquecento si-eli di mirra la prima, epiù eccellente; e la me-tà , cioè dugento cin-quanta sicli dì cinna-momo , e parimentedugento cinquanta si-cli di canna odorosa,

24. E cinquecentosicli di cassia a peso del

Vers. a3. Prendi ... cinquecento sicli. Vale a dire, il peso dicinquecento sicli. La mirra più pregiata era quella che sudavadal suo albero spontaneamente , e senza incisione, e,chiamavasislacte.

Di cinnamomo. L'Ebreo, e i LXX. d'i cinnamomo aroma-tico , ovvero ai buon odore. Il cinnamomo era molto celebratopella sua fragranza. Credesi perita questa pianta in oggi nel-1* Arabia. Potrebbe forse somigliarla la cannella, ma si crede chesia dessa molto inferiore al vero cinnamomo.

Di canna. La canna aromatica veniva dalle Indie : non sene vede più a' nostri tempi.

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re sanctuarìi, «lei deolivetis mensuram hin:

aó.JFaciesque unctio*nis oleum sanctum, un-guentimi compositumopere unguentarii,

26". Et unges ex eotabernaculum testimo-nii, et arca/n testamen-ti,

27. Mensamque cumvasis suis, candela-bruni , et utensilia e-;us, altaria thymiama-tis,

28. Et holocaustì, etuniversam supellecti-lem, quae ad cultumeorum perfinef.

20,. Sanctificabisqueomnia, et erunt sanctasanctorum: qui tetìge-rit ea, sanctificabifur.

santuario , e la misurad* un hin d'olio d'ulivo:

26. E ne formerai l'o-lio santo per le unzio-ni , 1' unguento compo-sto con arte dal profu-miere ,

26".E con esso unge-rai il tabernacolo deltestimonio , e l*arcà deltestamento,

27. E la mensa co*suoi vasi, e il candela-bro , e le cose , che ser-vono per esso, e Falla-re del timiama,

28. E quello degli olo-causti, e tutti gli uten-sili, che servono ad usodi essi.

29. E santificheraitutte queste cose, e di-verranno santissime :chiunque le toccherà ,sarà santificato.

Vers. ^4- Cinquecento tìcli dì cassia. La 'càccia è la scorzad' un albero salvatico nell' Indie orientali, il quale è similissimoa quello della cannella.

Un hin d1 olio d" tilìva. L' hia poteva pesare undici libbreromane , o poco meno. Quest'unguento prezioso dovea servire adungere le pareti del tabernacolo: l'arca, la mensa de' patii, l'alta-re de' profumi, e quello degli olocausti, il eandelliere, e la con-ca, ec. ; finalmente dovea servire ali' unzione d'Aronne, e de' suoifigliuoli, e fu dipoi adoperato anche ad ungere i re.

Vers. 29. Chiunque lo toccherà sarà santificalo. Il contattodì queste cose consacrate in tal guisa renderà piìi santo coluiche le tocca, se a lui è lecito di toccarle -, siccome uno che nonha diritto «li toccarle , per tal contatto diventa immondo.

Esodo. roL IL 12

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50. Aaron,etfiliose-;us unges, sanctifica-bisque eos, ut sacerdo*tiofunganfur mihi.

51. Filiis quoque I-srael dices : .ffoc oleumunctionis sanctum eritmihi in genera tiones ve*stras.

52. Caro hominisnonungetur ex eo, et juxtacompositionem ejus nonfacietis aliud, quia san-ctìfi$atum est) et san-ctum erit vobis.

35. Homo quicumquetale composuerit, et de-derit ex eo alienò, ex-terminabitur de popu-lo suo.

34. Dixitque Domi-nus ad Moysen \ Sumeubi aromata , stacten,et on/cha, galbmiumIoni odoris, et tlius lu-cidissbnum : aequalisponderis eru//t omnia:

30. Ungerai Aronne,e i suoi figliuoli, e lisantificherai, affinchèesercitino il mio sacer-dozio.

31. Dirai pure a' fi-gliuoli d'Israele : Que-st' olio della unzionesarà consacrato a meper tutte le generazio-ni vostre.

32. Nissun uomo conesso si ungerà , e altronon ne farete di similecomposizione , perchèquesto è santificato , esarà santo per voi.

33. Qualsivoglia uo-mo , che una simile neformi, e ne dia ad unestraneo, sarà stermi-nato dal consorzio delpopol suo.

34- E il Signore dis-se a Mosè: Prendi que-sti aromi, statte , oni-che , e galbano di gra-to odore, e incenso lu-cidissimo: il tutto ineguali porzioni :

Vers. 33. E ne dia ad un estraneo, ec. Ad uno che non siadella stirpe sacerdotale.

Vers. 34- Oniche. L'unghia ederosa, come spiegano moltissimiinterpreti; ed è il guscio d' un pesce, che si pesca in certe palu-di dell' India , dove nasce la spiga del nardo, della C[uale si cibaquesto pesce , onde il suo guscio è si odoroso,

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35. Faciesque thj-Tniama compositum o-pere unguentarii mix-tum diligenter, et pu-ram , et sanctificationedignissimum.

SS.Cumque in tennis*simum pulverem uni-versa contuderiSiponesex eo coram tabernacu-lo testimonii, in quo lo-co apparebo ubi. San-ctum sanctorum eritvobis ihymiama.

07. Talem composi-tione™, non facietis inusus vestros, quia san-ctum est Domino»

58. J5fomo quicumquefecerit simièe, ut odoreillius perfruatur, peri-bit de populis suis.

55. E faf ai un timia-ma composto secondol'arte di profumieremanipolato con diligen-za , e purificato , e de-gnissimo d' esser of-ferto.

36. E quando avrairidotto il tutto in mi-nutissima polvere , neporrai dinanzi al taber-nacolo elei testimonio ,nel qual luogo io tiapparirò. Sarà questoper voi santissimo ti-miama.

67. Composizione si-mile non farete per vo-stro uso, perchè è cosaconsacrata al Signore.

58. Chiunque ne fa-rà una simile per goder-ne l'odore , perirà di,mezzo al suo popolo.

II galbano. È il sugo che cavasi per incisione da una piantadello stesso nome nella Siria sul monte Amano.

Incenso lucidissimo, ec. Anche questo si cava dal suo albe-ro per mezzo d' incisione nell' Arabia felice : dicendo lucidissimovuol significarsi il più puro , che è anche più trasparente.

Vers. 36. jVe porrai dinanzi al tabernacolo del iejti'mo-nìo ec. Dovea tenersene sempre una quantità sopra 1' altare; manon se ne bruciava se non la mattina e la sera. L'altare de'profu-Kii era nel Santo, e davanti al Santo de' Santi, come si è veduto.

Vers. 38. Perirà di mezzo al suo popolo. Sarà tolto \ia dalceto del suo popolo , morrà infelicemente.

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E S O D O

C A P O XXXI.

Sono destinati dal Signore Beseleel e Ooliab afare il tabernacolo, e le altre cose già dette.Dell' osservanza del sabato, e delle due tavo-le di pietra contenenti la legge data dal Si-gnore a Mosè.

1. 4L/0eu/usque estDominus ad Moysert,dicens :

2. .Ecce, vocavi exnomine Beseleel, fi-lium Uri, filii Hur detribù Juda,

3. Et impievi eumspiritu Dei, sapientia,et intelligenza, etscie/i-da, in omni opere,

4. -^ excogitandumgmdquid fabrefieri pot-est ex auro, et argen-to , et aere,

6. Marmoreì et gem-TWÌS, et diversitate li-gnorum.

'5. Dedique ei sociumOoliab, filium Achisa-mech de tribù Dan.

il Signore par-lò a Mosè, e disse :

a. Ecco ch'io ho chia-mato pel suo nome Be-seleel, figliuolo di Uri,figliuolo di Hur dellatribù di Giuda,

3. E lo ho ripieno del-lo spirito di Dio, di sa-pienza, e d'intelligenza,e di scienza per ognimaniera di lavori,

4- Per inventare tukto quel che può farsiper arte coll'oro, e col-1* argento , e col rame,

6. E col marmo, ecolle gemme , e co' di-versi legnami.

6. E hogU dato percompagno Ooliab, fi-gliuolo di Àchisamech

Vers. 2. Ho chiamato pel suo nome ec. Come si fa delle per-sone cognite e familiari; onde significa: ho eletto , destinato spe-cialmente Bcscleel a fare il tabernacolo, ec.

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jBt in corde omnis eru-diti posai sapientia/»ut faciant cuncta, quaepraecepi tibi.

7. Tabernaculum foe-deris, et arcam testimo-nii, et propitiatorium,quod super eam est, etcuncta vasa taberna-culi,

8. Mensamque , etvasa ejus,candelabrumpurissimum cum vasissuis, et aitarla ihy-miamatis,

g. Et holocausti, etomnia vasa eorum, la-brum cum basi sua,

10. Testes sanctasin ministeri* Aaron sa-cerdoti, et filiis ejus, utfungantur officio suo insacris,

11. Oleum nnctionis,ei thymiama aromatumin sanctuario; omnia,quae praecepi tibi, fa-cient.

della tribù di Dan. E hoposto nel cuore di tut-ti gli ( altri ) artefici lasapienza , perchè ese-guiscano tutte le cose,che io ti ho ordinate.

7. Il tabernacolo del-1' alleanza , e l'arca deltestimonio, e il propi-ziatorio , che le sta so-pra, e Jutte IG partidel tabeihacolo.

8. E la mensa co'suoivasi, e il candelieremondissimo con quelloche ad esso appartiene,e l'altare de' tini iam i,

9. E quello degli olo-causti, e tutti i lorostrumenti, e la concacolla sua base,

10. Le vestimentesante, che servirannoper Aronnè sacerdote te pe'suoi figliuoli, quan-do eserciteranno le lorosacre funzioni,

11. L1 olio della un-zione , e i profumi aro-matici pel santuario; eifaranno tutto quelloche io ho a te coman-dato.

Vera. 8. // candelliere mondìttimo. Che dee tenersi semprenettissimo da' «acerdoti che ne hanno cura.

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12. Et locutus estDominus ad Moysen^dicens :

13. Loquere filiis I-srael, et dices ad eos :(i) Ridete ut s abbaiimimeum custodiatis; quiasignum est inter me etvos in gener ationìbusvestris, ut sczatis, quiaego Dominus, qui sa/t-ctifico vos.

14. Custodite sabba*tum meum ; sanctumest enim vobis: quipol-luerit illud , morte mo-rietun qui fecerit in eoopus j peribit anima il-lius de medio populisui.

iS.Sex diebus facie->ti$ opus: in die septimosabbatum est, requiessancta Domino : omnisqui fecerit opus in hacdie t morietur.

16. Custodiant filiiIsrael sabbatum, et ce-

12. E il Signore par-lò a Mese, e disse :

13. Parla a* figliuolid'Israele , e dirai loro :Badate di custodire ilmìo sabato; perchè egliè uifsegno stabilito trame e voi, e tutte levostre generazioni, af-finchè riconosciate, co-me io sono il Signore,ebe vi santifico.

i4« Custodite il miosàbato; perocché è pervoi sacrosanto : chiun-que lo violerà, sarà pu-nito di morte : chi intal giorno lavorerà, pe-rirà di mezzo al suo po-polo.

15. Per sei giorni la-vorerete : il settimogiorno è il sabato, re-quie consacrata al Si-gnore : chiunque in taldì lavorerà, sarà punitodi morte.

16. Custodiscano i fi-gliuoli d'Israele il sa-

(i) Supr. 20. 8. Ezech. ao. 12.

Vers. 13. Badate di custodire il mio sabato. Alcuni crédonoripetuta in questo luogo la legge del sabato , affinchè per la sol-lecitudine di far più, presto tutto quello che Dio aveva ordinatopel suo culto, non s'immaginassero gli Ebrei di potei impiegareanche il sabato al lavoro delle cose sacre.

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lebrent illud in genera-tionibus suis. Pactum

. est sempiternum.

17. Inter me et fi-Kos /srael, signumf/ueperpetuum: (i) s exenim diebus fecit Do»minus coelum et ter-ram, et in septimo abopere cessavit.

18. Dedite/uè Domi-nus Moysi) completishujuscemodi sermoni"bus in monte Sinai (2),duas tabulas testimo-nii lapideas scriptasdigito Dei,

(O Gen. i. 31, a, a.

bato, e lo celebrino pertutte le loro generazio-ni. Patto sempiternoegli è.

17. Tra me e i figliuo-li d'Israele, è segno per-petuo : imperocché nes

sei giorni il Signore fe-ce il cielo e la terra , enel settimo riposò dal-T opere.

18. E finiti questiragionamenti nel mon-te Sinai, il Signore die-de a Mosè due tavoledi pietra contenenti lalegge scritte dal dito diDio.

(2) Deut. 9. 19.

Vers. 18. Due tavole di pietra.. Le due tavole, nelle qualierano scritti i comandamenti del Signore, i quali attcstavano lavolontà di Dio riguardo a quello che doveano gli uomini fare, onon fare per piacere a lui. Questi comandamenti erano «tatiscritti dal dito di Dio , cioè dallo Spirito santo , il cjuale è chia-*mato cosi, Exod. vin. 19. Lue. xi. ao.

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C,A P O XXXII.

In assenza di Mosè il popolo fa un vitel d' orodi getto, e lo adora: Mosè placa il Signore sde-gnato per V adorazione del vitello, e scenden-do dal monte spezzale tavole, abbrucia il vitel-lo, e sgridato Aronne, ordina, che sieno z/ccisig^ idolatri, e a tu/ti gli altri impetra il perdo-no, e sale di nuovo sul monte.

i. r idens autempopulus, quod meramfaceret descendendi demonte Jkfojses, congre-gatili adversus Aaron,dixit: (i) S urge, /acnobis deos, qui nospraecedant: Mqysì e-/?im, huic viro qui noseduxit de terra AEgy-pti, ignoramus quid ac-ciderit.

(O A<*. 7.40.

i. iTJla reggendo ilpopolo, come Mosè tar-dava a scendere dalmonte, sollevatosi con-tro Aronne, disse : Le-vati su, fa a noi deglidei, che ci vadano in-nanzi: imperocché quel-lo che sia stato di quelMosè, che ci trasse dal-la terra d'Egitto, noinoi sappiamo.

Yers, \. Sollevatosi contro Aronne. COSÌL lesse a. Agostino.Vedi versetto 22. 28.

Fa a noi degli dei. Nell' Ebreo i nomi di Dio sono plurali,e la volgata ha qui imitato questo ebraismo ; molti però credono,che gli Ebrei non chiedessero se non un idolo, e questo similead alcuno de' veduti da loro in Egitto , ma che rappresentasse ilvero Dio. Aveano una gran fretta di entrare nella terra promes-sa, e non vedeano piìi il lor condottiero: comunque sia, r ingra-titudine , e la pervicacia del popolo fu enorme , e non può scu-sarsi lo stesso Aronne, benché' a tanta empietà ei prestasse peltimor della morie.

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a. Dixitqae ad eosAaron: Tollite inaure*aureas de uxorum , fi-liorumque, et filiarumvstrarum auribus, etofferte ad me.

3. Fecitque populus,qwae;usserat, deferensinaures ad Aaron.

4- Quas cum ille ac-cepisset, formavit ope"re fusorio, et ,/èeit exeis vitulum conj%tz'lem:dixeruntque : /fi suntdii tui, Israel, qui teeduxerunt de terra AE*grpti.

Ps. 200. 19.6. Quod cum vidisset

Aaron aedificavit alta-re coram eo, etpraeco-/zis voce clamavit di-cens: Cras so/emnitasDomini e&t.

«. E Aronne disse lo-ro: Prendete gli orec-chini d' oro delle vostremogli, e de' figliuoli, edelle figlie, e portate-gli a me.

3. E il popolo fecequel che egli arca co-mandato , e portò gliorecchini ad Aronne.

4. Ed egli avendolipresi li fece fondere , ene formò «n vitel d'orodi getto : e quelli dis-sero: Questi, o Israele,sono i tuoi dei , che lihan tratto dalla, terrad'Egitto.

6. Lo che avendo ve-duto Aronne, alzò unaltare dinanzi al vitel-lo , e fece che la vocedel banditore intimas-se : Domane k la festagrande del Signore.

Vers. 4- N* formò un vìtel d1 oro. S. Girolamo, e molti Padrie interpreti non dubitano che con questo vitello gli Eb*ei voles-sero imitare il culto rendalo in Egitto al dio Apis adorato sottola forma di un vitello. S. Stefano lo accenna, Atti vii. 3 g. 4<J.Ma lo stesso s. Girolamo, e altri Padri suppongono, ebe Aronnefacesse solamente una testa di vitello , e non un vitello intiero ;e forse vollero significare, che la figura fatta gettare da Aronnefosse d' uomo, con la testa di vitello. COM era dagli Egiziani rap-presentato Giove Ammone colla testa di ariete , e colle sue cor-na, f^edi s. silan. Orai. con. Gcn. n. n.

12 *

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6. Surgentesque ma-ne t obtulerunt holocau-sta et hostias pacìfi-cas, et (i) seditpopu-/us manducare) et bibe-re, et surrexerunt lu*

' dere.7. Locutus est autem

Dominus ad JWqysen,dicens: (2) Vade, de-scende : peccavit popu-lus tuus, quem eduxi-sti de terra A Egjpti.

8. Recesserunt citode via, quam estendi-sti eis : feceruntque si-bi vitulum conflatilem,et adoraverunt, atqueimmolantes ei hostiasdixerunt : (3) Isti suntdii lui Israe^ qui te e-duxerunt de terra AJS-gypti.

9. Uursumque aitDominus ad Moysen :Cerno, quod populusiste durae cervicis sitiIni. 33. 3. Deut. 9. i3.

6. E levatisi la matti-na offersero olocausti eostie pacifiche, ed il po-polo si adagiò a man-giare e bere , e si alza-rono a trescare.

7. E il Signore parlòa Mosè . e disse : Va ,scendi; il popol tuo, cuitu cavasti dalla terrad'Egitto, ha peccato.

8. Sono presto uscitifuori della strada , chetu ad essi insegnasti, esi sono fatto un vitellodi getto, e lo hannoadorato, e immolandoad esso le ostie , hannodetto : Questi, o Israe-le , sono i tuoi dei, cheti trassero dalla terràd'Egitto.

9. E soggiunse il Si-gnore a Mosè : Io veg-go, che questo popoloè di dura cervice. s

(i) i. Cqr. 20. 7, (2) Dciit. 9. 12. (3) 3. Reg. 12. a8.

Vers. 6. E levatisi la mattina offersero ec. I LXX. ne incol-pano Aronne , mentre leggono : Alzatosi egli la mattina offerseolocausto ec.

Vers. 7. Si alzarono a trescar^ Tertulliano l'intende,di tre-sche impudiche : altri intendono danze, o giuochi non molto mi-gliori.

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10. Dimitte me, utìrascatur furar meuscontra eos, et deleameos, faciamque te ingentem magnam.

11. Moyses autemorabatDominum Deumsuum , dicens: (i) Cur,Domine, irascitur fu-ror tuus contra popu-lum tuum , quem edu-xisti de terra AEgyptiin fortitudine magna,et in manu robusta ?

12. Ne quaeso dicantAEgyptii: Callide edu-xit eos, ut interficeretin montibus, etjdelerete terra : quiescat iratua, et esto placabilissuper nequitia populiluì.

(i) JVwm. 14» 13. Pi. io5. a3.

io. Lasciami fare ,che io sfoghi il mio fu-rore contro di loro , egli stermini, e io ti fa-rò capo di una nazionegrande.

11. Ma Mosè suppli-cava il Signore Dio suo,dicendo \ Perchè , o Si-gnore , s' accende il fu-ror tuo contro il tuo po-polo , cui tu cavastidalla terra d'Egitto confortezza grande , e conmano possente?

12. Di grazia, che nonabbiano a dire gli Egi-ziani • Con astuzia limenò fuori per uccider-li sulle montagne, esterminarli dal mondo:si calmi il tuo sdegno ,e perdona l'iniquità deituo popolo.

Ver*, i o. Lasciami fare, e7»e io sfoghi ec. Dio vuol mostvàrequanta stima egli faccia de' suoi santi, e delle loro preghiere, equanta sia la sua clemenza : cosi rispondeva s. Cariilo a Giulianoapostata, il quale empiamente al suo solito diceva, che Dio inquesta occasione si mostrava volubile. JE che significa il dire aMoie ; lasciami fare , se non dargli occasione di pregare ? S.Greg. lib. ix. Moral, oap.n.

Ver», ii. Ma Mote supplicava ec. Mosè si dimentica di tut-te le ingiurie ricevute dal popolo ; ricusa il principato d' un* al-tra nazione grande ; finalmente scongiura con estrema tenerezzail Signore a pro dell' ingrato suo popolo 7 e ti vale delle ragionipiù efficaci a muovere a pietà il Signore.

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15, Recordare Abra-ham. Isaac, et Jsrael,sfcrvorum tuorum , qui"busjurasti per teme ti-psum, dicens:(i)#fulti-plicabo semen vestrumsicut stella s coeli; et//-/ziversam terrarii hanc,de qua locutus sum,da-£o semini vestro, etpos-sidebitis eam semper.

i$. Placatusque estDominus nefaceretma-lum, quod locutus fue-rit adversus populumsaum.

16. .Et reversus estMoyses de monte, por-tans duas tabulas te-stimonii /n manu suascriptas ex utraquep«rt<9,

to'. JEt factas opereJ)ei\ scriptura quoqueDei erat sculpta in ta-bulis.

13. Ricordati di Àbra-mo, d'Isacco, e d'I-sraele, tuoi servi, a'qua-li promettesti con giu-ramento, dicendo: Mol-tiplicherò la stirpe vo-stra come le stelle delcielo: e tutta questaterra, della quale hoparlato, la darò alla stir-pe vostra, e la possede-rete in perpetuo.

14. E il Signore siplacò, e non fece al po-pol suo quel male , cheavea detto.

15. E Mosè scese dalmonte portando in ma-no le due tavole dellalegge scritte dalF unaparte , e dall* altra,

16*. E fatte di manodi Dio : la scrittura pa-rimente impressa nelletavole era di Dio,

(i) Gen. la. 7. ei |5. 7. e« 48, 16.

Vers. 14- Non fece al popol suo quel male, ec. Non lo ster-minò, non lo distrusse ; lo punì però come vedremo , vers. uh.

Vers, i5: Portando in mano le due tavole ec. Esse non do-veano essere molto grandi, mentre Mosè le portava colle suemani; e da ciò pure intendiamo il perchè fossero scritte da ani-tre le parti ; lo che non si costumava. Credesi che il decalogofosse; scritto intiero»in ciascuna delle due tavole; così essendotjuest* scritte dall'una e dall'altra parte, potea leggersi da tattipiù facilmente la legge.

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17. Audieiìs autemJosue tumultuili popu-li vociferantisi dixit adMoysen : Ululatus pu-gnae auditurin castris.

18. Qui respondit".Non est clamor adhor-tantium adpug//am, ne-que vociferatio compel»lentium adfu%am\ sedvocem cantantium egoaudio.

19. Cumque appro-pinquasset ad castra,vidit vitulum, et cho-ros : iratusque valdeprojecit de manu tab%las, et con/regit eas adradicem montis:

20. (i) Arripiensquevitulum, quemfecerant,combussit et contrivitusque ad pulverem ;^raern sparsit /n aquam,et dedit ex eo potum/li/s IsraeL

(i) Z?ez^f. j). ai.

17. Ma udendo Gio-sue un tumulto e fra-stuono del popolo, dis-se a Mosè: Si sente ne-gli alloggiamenti ro«mor di battaglia.

18. Rispose quegli:Non son grida di gen-te, che esorti a combat-tere, nè clamori di g«n-te, che sforzi altrtfi afuggire ; ma le voci, cheio sento, son voci digente, che canta.

19. E allorché fu vi-cino agli alloggiamenti,vide il vitello , e le dan-ze: e sdegnato altamen*te gettò dalle mani letavole, e le spezzò allefalde del monte :

so. E preso il vitello,che quegli avean fatto 310 gettò nel fuoco , e loridusse in polvere ; esparsa questa nell'acqua1$ diede a bere a'figliuo-*11 4' Israele.

Vers, iQ. Gìttò dalle mani le tavole, e le spezzo. Presàgioevidente (dice s, Agostino) dell'abolizione futura dell'antica leg^-ge, la quale dovea dare il luogo alla nuova. Gli Ebrei in memo-ria di questa terrìbile azione di Mosò istituirono im digiuno aidiciassette del quarto mese. '

Vers. so. Lo ridusse in polvere. Il Caldeo, il Sira, e 1* Arabodicono, che fuso il vitello, e ridotto in una maisa eì* oro, Mesi lo

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ci. Dixitquìe adAa-ìron: Quid tibi fecit hicpopulus, ut induceressuper eum peccatummaximum?

22. Cui ille respon-dit-. Ne indignetur do-minus meus : tu enimnos ti populum istum,quod (i) pronus sit admalum.

23. Dixerunt mihi :"Fac nobis deos , quinos praecedant : huicenim Moysi, qui noseduxit de terra AEgy-p ti, nescimus, quid ac-ciderit.

24. Quibus egodixi:Quis vestrum habet au-rumtTulerunt, et de-derunt mihi, et projeciillud in ignem, e gres-tusque est hic vitulus.

^5. Videns ergo Moy-ses populum , quod es-set nudatus ( spolìa-verat enim eum Aa-

(i) i. Joan. 5. 19.

si. E disse ad Aron»ne : Che ha egli fatto ate questo popolo , chetu dovessi tirar sopradi lui sì gran peccato ?,

22. E quegli rispose :Signor mio, non adirar-ti : perocché tu sai, co-me questo popole Q in-clinato al male.

23. Ei mi dissero: Faa noi degli dei , che civadano innanzi: peroc-ché quel che sia statodi quel Mosè , che citrasse dalla terra d' E-gitto, noi noi sappia-mo.

2^ E io dissi loro :Chi di voi ha dell' oro ?Ne portarono , e me lodiedero , e io lo giftainel fuoco , e ne vennefuori quel vitello.

26. Veggendo adun-que Mosè, come il po-polo era spogliato (dap-poiché Aronne lo avea

fece ridurre in minutissima polvere a forza di lima. Ed è cerio,che vi fu 1' arte di ridurre 1' oro in polvere sì fina da aspèrgernei capelli per lusso, come si fa in oggi della polvere di Cipro. Ve-di Giuseppe Aniiq. lìb. 8. cap. a. Questa polvere la gettò Mosènelk acque, dove il popolo andava a bere; e cesi fec« bere agliEbrei il loro dio ridotto la polvere»

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fon propter ignominia/72sordis , et inter hostesnudum constituere),

26. Et stans in por-ta castrorum , ait : Siguìs est Domìni, funga-tur mihi. Congregati*gue sunt ad eum o-mnes filii Levi.

27. Quibus aiti Haecdicit dominus Deus /-srael: Ponat vir gla-dium super femursuum-, ite, et redite deporta usque ad porta/nper medium castrorum,et (i) occidat unus-fjuìsqùe fratrem, et a-micum t et proximumsuum.

(O Deut. 33. g.

spogliato con quellaobbrobriosa abbomina-zione, e lasciato nudain mezzo a' nemici ),

26. Stando sulla por-ta degli alloggiamentidisse : Chi è del Signo-re , si unisca meco. Esi raunarono intorno alui tutti i figliuoli diLevi.

27. Ed ei disse loro :Queste cose disse il Si-gnore Dio d'Israele:Ognuno si ponga laspada al suo fianco: an-date innanzi, e indietroda una porta ali' altrapel mezzo degli allog-giamenti, e ognuno uc-cida il fratello, e l'ami*co , e il vicino suo.

Vers. a5. Vedendo Moie come il popolo era spogliato , ec,Nissuno crederà che Mosè facesse ITO gran caso della perdita de-gli orecchini d'oro impiegati a fare il vitello : e molto meno , chequesta perdita gli facesse considerare il popolo, come spogliatoe ignudo , e impotente a sostenersi contro i nemici. Mosè avendosotto i suoi occhi tutta quella gran moltitudine , la considerò co-me avvilita e degradata peli' infame sua idolatria, spogliata per-ciò della protezione del suo Dio, e vicina a perire, se i nemici,che non eran molto lantani, animati dalla notizia del gran pec-cato, fossero venuti ad assalirgli; e quello che accrescea il dolordi Mosè era, che lo stesso Aronne si fosse prestato a tanto male.Obbrobrio, abbominazione, sudiciume sono nomi dati nelle Scrit-ture al cuito degl'idoli, i <juaU sono aoche chiamati dei di stereo.

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a8. Feceruntqdè filiiLevi juxta sermonemMoysi : cecideruntquein die illa quasi vigin-ti trio, millia hominum.

29. Et ait Moyses :Consecrastis manus ve-stras hodie Domino u-nusquisque in filio, etin fratre suo, ut detur,vobis benedictio.

30. Facto autem al-ierò die , locutus estMoyses ad populum ;PeccastispecCatu/n ma-ximum : ascendam adQomifium, si quomodoquivero eum deprecaripro scelere vestro.

31. B^ersusque adDominum ait : O ese-cro , peccavit populusiste peccatum maxi"

28. E fecero i figliuò-li di Levi secondo la pa-rola di Mosè : e periro-no in quel giorno circaventitré mila uomini.

29. E Mosè disse lo-ro: Oggi voi avete con-sacrato al Signore lemani vostre, ucciden-do ciascuno di voi il pro-prio figliuolo e il fratel-lo affine di ottenere labenedizione»

5o. E il di seguenteMosè disse al popolo :Peccato grandissimo a-vete fatto : io salirò alSignore per vedere , sein qualche modo piotròottener pietà alla vostrascelleraggine.

3i. E tornato egli alSignore , disse: Ascolta-mi, questo popolo hacommesso un peccato

Vers. 28. Ventitré mila nomini. L' Ebreo, il Samaritano, iLXX.., e tutte le versioni orientali leggono tre mila, e cosi anchemolti Padri Latini, e varii antichi manoscritti della volgata. Al-cuni pretendonorche lo sbaglio sia avvenuto nell'Ebreo, di do-ve passò nelle rersioni, e che la stessa lettera che si è credutasignificare <jnasi, dee prendersi per un numero che significave.ntì- onde sarebbero d' accordo PEbreo , e il Latino.

Vers. 29. Oggi voi avete consacrate al Signóre le mani co-stre «e. Gli empii uccisi sono Come tante vittime.''immolate davoi alla giustizia di Dio ; così voi vi siete rendenti «légni dellaqualità di suoi ministri colla fede, e lo zelo, è 1«fortezza chewretc dimostrata. Vedi Deitier. xxxui. 9, :

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mum • feceruntque sibideos aureos: aut dimit-te eis hanc noxam,

32. Aut si nonfacis,dele me de libro tuo,quem scripsisti.

53. fui responditDominus : Qui pecca-verit mihi, delebo eumde libro meo:

34- ZV/ autem vade,e£ due populum istum,quo locutus sum tibi:Angelus meus praece-det te. Ego autem indie ultionis visitato ethoc peccatum eorum.

35. Percussit ergoDominus populum proreatu vituli, quem fece"rat Aaron.

grandissimo *, e si sonofatti degli dei d'oro : operdona loro questofallo,

32. O se noi fai, can-cellami da quel tuo li-bro scritto da te.

33. Gli rispose il Si-gnore : Colui, che pec-cherà contro di me , locancellerò io dal miolibro :

34. Ma tu va, e con-duci questo popolo, do-ve io ti ho detto : ande-rà innanzi a te il mioAngelo. £ io nel dì del-la vendetta punirò an-che questo loro peccato.

56. Il Signore adun-que flagellò il popoloper la colpa del vitellofatto da Aronne.

Vers. 3a. O sé noi fai^ cancellami ec. Espressione di arden-tissima carità, a cui e sonile quella di Paolo, Rom. i\. 3., ondedi Mosè non men che di Paolo dice il Crisostomo, che eglinopassarono col loro pensiero non solo «opra tutti i combattimenti,e le agonie, e le morti della vita presente, ma per riguardo aDio, cui amavano più che sé stessi, non tenner conto de' cieli,degli Angeli, e di tutte le cose invisibili, e per amore del loroDio si contentarono di essere privi almen per un tempo dellagloria, e della fruizione di Dio, dicendo : Cancellami dal tuo li-bro, in cui tu mi hai scritto, piuttosto che sterminare questo tuopopolo ; l'unico popolo che ti conosca e ti adori, popolo deatina-to da te a cose si grandi, onde dee venire a te tanta gloria. Fedis. Agost. cj. 127., e quello che si è detto, Rom. ix. 3.

Vcrs. 35. Il Signore ...flagellò il popolo, ec. Non è descrittala qualità del flagello ; ma sembra certo da queste parole, ehe

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C A P O xxxni.

Quietate le minacce di Dio contro il popolo, ilpopolo depone i suoi ornamenti,, e piange ilsuo peccato'. Dìo si placa, e parla con Mosèa faccia a faccia. Questi brama di vedere ilvolto e la gloria del Signore.

1. JL/ocùtusque estDominus ad Mojsendicens: ì?ade, ascendede loco isto tu, et po-pulus tuus quem edu-jcisti de terra AJEg^pti,in terrarii^ quam juraviAbraham^ Isaac, et «7a-eob , dicens: (i) Semi-ìli tuo daba eam:

2. Et (2) mittampraecursorem tui A/z-gelum, ut ejiciam (3)Chananaeum> et Amor-rhaeum, et Jffethaeum,et Pherezaeum, etJ?e-vaeum, et Jebusaeum :

3. Et zntres in ter-ramfluentem lacte, et

i.JtL il Signore par-lò a Mosè , e disse: Va,parti da questo luogotu, e il popol tuo cava-to da te dalla terra d'E-gitto, verso la terra, cheio promisi con giura-mento ad Abramo, adIsacco, e a Giacobbe ,quando dissi : DaroJlaalla tua stirpe:

2. E manderò tuoprecursore l'Angelo pe^cacciarne il Ghananeo,e 1' Amorrheo s e V He-theo , e il Pherezeo, eP Heveo, e '1 Jebuseo ;

3. Onde tu entri nel-la terra , che scorre lai-

(1) Gen. la. 7.(2) Sup. 3 a. 34 (3) Deut 7. »a, Jbj. »4 * «•

Dio mandò loro qualche mortalità, e pestilenza nello stesso luo-go , dove avean peccato.

Vers. i. Il popol tuo. Non dice il mio popolo a motiva dellarecente idolatria.

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m&lle. Non enim ascen-dant tecum, (i) quiapopulus durae cervicises: ne forte disperdentite in via.

4. Audiensque popu-lus sermonem huncpes-simum luxit : et nullusex more injlutus estculto, suo.

6. Dixitque Dominusad Moysen ; Loquerefiliis Israeli Populusdurae cervicis es : se-mel ascendam in me-dio tui, et delebo te.Jam nunc depone or-natura tuum, ut scia/72quid faciam doi.

6. Deposuerunt er-go filii Israel ornatumsuum a monte Horeb.

(i) Sap. 3a. 9. DeuL g. i3.

te e miele. Imperocchéio non verrò teco, dap-poiché tu sei un popolodi dura cervice: perchè10 non abbia a stermi-narti nel viaggio.

4- Ma avendo udito11 popolo queste dolo-rose parole pianse : enissuno si vestì de' so-liti suoi ornamenti.

5. E il Signore dissea Mosè: Di* a'figliuolid'Israele : Popolo didura cervice sei tu : seio mi porrò una voltain mezzo a te, io ti ster-minerò. Su via, deponi ituoi ornamenti affinchèio sappia, come ho datrattarti.

6. Deposero adunquei figliuoli dj Israele i lo-ro ornamenti appiè delmonte Horeb.

Vers. 3. lo non verro teco, dappoiché ec. Non sarò più io stes-so con te ; ma ti darò un Angelo per tua guida. Questa separa-zione di Dio dal suo popolo fu indicata col tendersi il tabernaco-lo in distanza dagli alloggiamenti, ver s. 7. Essendo, dice Dio, lagravezza delle tue empietà proporzionata in certo modo ali' amo-re che io ti mostrava, è meglio per te, che io mi dilunghi inqualche modo da te , e meno ti favorisca, affinchè gì' insulti chetu farai alla mia Maestà, non mi riducano a sterminarti.

Vers, 5. * Ti sterminerò, Ebr. Ti sterminerò in uà momento.

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f.Moyjes quoque tol-te ns tabernaeulum te-tendit extra castra pro-cul , vocavitque nomenejus tabernaculum foe-deris. Et omnis popu-lus, qui habebat ali-quam quaestionem, e-grediebatur ad taber-naculum foederlfS ex-tra c&sjr#<,

B. C&mqne egrede-returftf&y$es ad taber-7iaculum, surgebat uni-versa plebs, et stabatunusquisque in ostiapapilionis suii aspide-bantque tergum Moysi>donec ingrederetur ten-torium.

g. Ingresso autem il-lo tabernaculum foede-ris , descendebat co-lumna nubis, et stabatad ostium, loquebatur-que cum IMLoyse,

, 7. E Mose deposto iltabernacolo , lo tese in.lontananza fuor deglialloggiamenti, e chia-mollo il tabernacolodell'alleanza. E tuttiquelli del popolo, cheavean qualche disputa,andavano al tabernaco-lo dell'alleanza fuoridegli alloggiamenti.-«. E allorché Mose

usciva per andare al ta-bernacolo, si alzava tut-ta la moltitudine, eognuno se ne stava rit-to sulla porta della suatenda, e tenevan dietrocogli occhi a Mose, finoa che non era entratonel tabernacolo.

9. E quando questiera entrato nel Aber-nacolo delF alleanza, lacolonna della nuvolacalava, e stava alla por-ta , e Dio parlava conMosè,

, Vers. 7. Mose deposlo il tabernacolo, ec. Il tabernacolo ordi-nato da Dio non era ancor fatto ; onde e' intende qui un taber-nacolo destinato alle adunanze del popolo particolarmente pelculto della religione, in cui Dio soleva parlare a Mosè primadell' erezione dell' altro tabernacolo. Il vedere trasportato fuoridegli alloggiamenti quel tabernacolo dovea umiliare gli Ebrei, edar loro una maggior idea del loro peccato t per cui eransi rea-duti indegni di avere tra loro Jo stesso Dio, . ,

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10. Cernentibus un£versis, quod columnanubis starei ad ostiumtabernaculì. Stabant-que ipsi, et adorabantper fores tabernaculo-rum suorum.

11. Loquebatur au-tem Dominus ad Moy-sen facie ad faciem ,sicut solet loqui homoad amicum suum* Cum-que ille re vertere tur incastra t minister ejusJosue filius Nun puernon recedebat de ta-bernaculo.

12. Dixit autem Moy-ses ad Dominum: Prae-cipis, ut educam popu-lum istum, et non indi-

10. Veggehdo tutti,come la colonna dellanuvola era ferrila allaporta del tabernacolo.Eglino poi si stavansulle porte delle lorotende , e adoravano ilSignore.

11. E il Signore par-lava con Mosè faccia àfaccia , come suole unuomo parlare col pro-prio amico. E quandoegli se ne tornava aglialloggiamenti, il suogiovine ministro Gio-suè figliuolo di Nunnon si dipartiva dal ta-bernacolo.

12. E Mosè disse alSignore: Tu mi coman-di di esser guida diquesto popolo , e non

Ver?, n. Il tuo giovane ministro ec. Giosuè avea almeno cin-quant' anni ; ma è chiamato giovane, oppur fanciullo per 1' ob-bedienza, colla quale serviva a Mosè, come un figliuolo al padre.Vedi Gen. xxxvn. a. e XL». 12. Si vede che tutta Ha cura del ta-bernacolo in assenza di Mosè era affidata a Giosuè , il quale solopotea entrarvi, ed egli solo vi accompagnava Mosè, quando vi an-dava : perocché non vi dormivano nè egli, nè Mosè.

Vers. 12. e 13. Non ini fai sapere chi sia ec. Dio avea detto,che manderebbe un Angelo a condurre il popolo alla terra pro-messa ; Mosè volea qualche cosa di più ; volea 7 che Dio stessofosse lor guida ; e questo egli domanda a Dio con molta umiltàe verecondia, e perciò non in termini chiari ed espressi

Fammi vedere la tua faccia. Fammiti vedere qual duce ecoiidottiere del nostro viaggio, affinchè io ti conosca placato, epropizio a me , e al popolo.

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cas mihi, quem mìssu-rus es mecum, prae-sertim cum dixeris :Novi te ex nomine , etinvenisti gratiam co-ram me*

13. Si ergo invenìgratiam in conspectutuo, estende mihi fa-ciem tuam, ut sciam te,et inveniam gratiamante oculo s tuos : respi-ce populum tuum, gen«£em hanc,

14. Dixitque Domi-/zus ; Facies mea prae-cedet te, et requiem da-bo tibi,

15. J^/ ait Moyses :Si non tu ipse praece-das t ne educas nos deloco isto.

16». In quo enim sci-te poterimus ego , et

gmi fai sapere, clii» sia^olui, che tu manderaicon me, e ciò anche do-po che hai detto; Ti co-nosco per nome, e tubai trovato grazia di-nanzi a me.

13. Se adunque io hotrovato grazia nel tuocospetto , fammi vederla tua faceta » affinchèio ti conoscn, e trovigrazia dinanzi a j tuoiocchi:, getta il tuo sguar-do sopra ques to popolo,e sopra questa nazione.

14. il Signore dis-se : La mia presenza tipr^ederà , e io darottirequie.

16. E Mosè'disse: Setu stesso non vai innan-zi a noi, non ci far par-tire da questo luogo.

16. Imperocché co-me mai potrem cono-

Yers. i4- I& mìa presenza Ge. Vale a dire, io stesso, comehanno i LXX.

E darotti requie. Sarò tuo conforto in tutti i pericoli, ov-vero ti consolerò , concedendo alla tua fede , e alle tue istanzequello che io ti negai per la pervicacia del popolo.

Vers. 15. e 16. Se tu stesso non vai innanzi a noi, ce. Non èche Mosè dubitasse dell' effetto della promessa di Dio, ma pienodi consolazione, d'amore e di gratitudine torna a ribattere lo stes-so punto , e a spiegare vie più le ardenti sue brame ; onde ottie-ne , che Dio gli confermi la stessa promessa, Vedi sopra cjiieslQJuogo Ambroi, lib, 3, ep, n, ad frent

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populus tmis invenissenos gratiam in conspe-ctu tuo, nisi ambulave-ris nobiscum , ut glori-ficemur ab omnibus po-pulis , qui habitant su-per terram ?

17. Dixit autem Do-minus ad Moysen : Etverbum istud, quod 10-cutus es , faciam : in-venistì enim gratiamcoram me , et teipsumnovi ex nomine.

18. Quiait: O stendemihi gloriarti tua/n.

19. Respondit: Egoostendam omne bonumtibi> et vocabo in nomi-ne Domini coram te :

et m iserebor cui volue-ro, et clemens ero inquem mihi placuerit.

Rom. 9. 15.

scere io, e il popolo dìaver trovato grazia neltuo cospetto, se non vie-ni con noi, affinchè sia-mo rispettati da tuttii popoli, che abitanola terra ?

17. E il Signore dis-se a Mosè : Quello pu-re , che tu hai detto, iolo farò : perchè tu haitrovato grazia dinanzia me, e ti conosco pernome,

18. E quegli disse :Fammi veder la tua glo-ria.

ig.Rispose: Io ti mo-strerò tutto il bene , epronunzierò il nome diSignore dinanzi a te :come io avrò miseri-cordia di chi vorrò , esarò clemente verso dichi mi piace.

Vers. 18. Fammi vedere la tua gloria. Il Signore, o sia l'An-gelo in figura umana parlava a Mosè ; ma questi non vedea coluiche gli parlava di mezzo alla nuvola; egli perciò domanda lagrazia di vederlo. S. Agostino, e altri Padri hanno creduto , cheMosè bramasse di vedere 1' essenza stessa di Dio ; ma comune-mente è rigettata questa opinione, perchè Mosè non potea igno-rare, che Dio non vedesi in questa vita, se non per enimnii,

"Vers. i g. Io ti mostrerò tutto il bene. Ti farò vedere tuttoquel bene che tu sei capace di vedere al presente.

E pronunzierò il nome di Signore ec. Quando ip passeròdavanti a te, pronunzierò ad alta voce il nome di Signore, il no-me sacrosanto Jehovah ; nome proprio del solo Dio vero,

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20. Hursumque àit:Ifon poteris videre fa-ciem meam : non enimvidebit me homo, et vi-vet.

zi. Et iterum*. Ecce,inquit, est locus apudme, et stabit super pe-tram.

22. Cumque trans**bit $on& mea > ponamte in foramine petrae,et proletarii dexteramea, donec transeam.

20.E soggiunse :NoHpotrai vedere la miafaccia ; perocché nonviveràuomo dopo aver-mi veduto.

21. E dipoi: Ecco,disse, che io ho un luo-go , dove mi sto, e ti* vstarai su quel masso.

22. E quando passe-rà (per colà) la miagloria, io ti porrò nel-la bocca di quel masso,e ti adombrerò collamìa destra , fin a tantoch' io sia passato.

le t» anche per *uo speciale attributo la misericordia , e la cle-menza, di cui fo parte agli uomini secondo il mio beneplacito.PeggUsi Cttp- xxxiv. 6., dove Dio adempie questa promessa.

*^P%2o. Non potrai vedere la mia faccia. Tu vorresti vede-cctìf mìa faccia, e la gloria , onde io sono circondato nella figuracorpòrea che ho vestita per parlare ,con te; ma siccome ella rap-presenta, benché imperfettamente, P essere divino, tu non potre-sti vederla senza morire. Vedi Gen. xiu. 16.

Vers. 21. e 22. Jo ho un luogo dove mi sto, ec. V'ha un luogosul monte , cui io onoro di mia presenza, dove son solito di par-larti, e dove ordinariamente si ferma la nuvola : quando io vorròpassare per cjuel luogo con tutta la gloria , onde io son cinto , io 'ti farò mettere in una caverna del masso , e ti faro ombra collamia mano , affinchè tu non mi vegga in faccia -, ma passato cheio sia, farò a te vedere il mio tergo. Vedi cap. xxxiy.

Con. gran ragione s. agostino, quesL 154- ravviso in tuttaquesta storia una profezia riguardante Gesù. Cristo. La faccia delSignore significa la divinità di Cristo : i Giudei non conobberoquesta divinità, anzi uccisero Cristo, perchè egli si dichiaravafigliuolo di Dio i ma passato che egli fu al Padre dopo la morte,e la risurrezione, molti de'medesimi Ebrei videro i segni, i pro- .1digi, le opere grandi che ci lasciò dietro a se , e abbraccia»'ou 'la fede.

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23. follamque ma-num meam, et videbisposteriora mea: faciemautem meam viderenon ooterijp.

a5. E ritirerò la miamano , e vedrai il miotergo : ma la faccia mianon potrai vederla.

C A P O XXXIV.

Mosè preparate le nuove tavole torna sul mon*te: è proibita ogni società co9 Gentili, e V ido-latria. Comandamenti intorno a*primogeniti*,intorno al sabato, e agli azzimi, e intorno a/-le altre feste. Dopo un digiuno di quarantagiorni, Mosè scende dal monte con le cornasulla fronte * e al popolo parla col velo sullafaccia,

i. (\}zic deinceps:Praecide, ait, tibi duastabulas lapideas instarpriorum,etscribam su-per eas verba, quae ha-buerunt tabulae, (juas'/registi,

(|). DéUt. JO. i.

i. -Ci di poi disse(il Signore) : Fatti duetavole di pietra similialle prime , e sopra diesse io scriverò le paro*le , che erano nelle ta*vole, che t» spe^z&sjtì.

Vers, t. Fatti du& tavole <ìì pietra, simile ec. Le doe primatavole le avea Dio preparate ; queste ordina, che le prepari Mo*«è in pena dell' avere gli Ebrei violati i precetti che in esse sìcontengano.

E sopra dì esse io scrìverò ec. Da' versetti 517. a8. sembra,«ne possa inferirsi, che Mosè fu quegli che scrisse le parole del*1* alleanza ; ma si risponde, che il decalogo fu scrìtto da Dio stes=-so, come qui dicesi chiaramente , e anche Detiter. », 4- e que^° »«He fa ordinato a Mosè di scrivere (vers. ^7.^), erano t»jtt« te Jre cose concernenti l'alleanza di Dio coli suo popolo,

Esodo. Vol IL 15

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2. E sto paratus ma-ne\ ut ascendas statimin montem Sinai ; sta-£isque mecum supervertice/n montis.

3. NuZlus ascendattecum , nec videaturquispiam per totummontem: boves quoque,et oves «on pascanture contra.

4» Excidit ergo duastabulas lapideas, qua-

, les aratea fuèrant: etde nocte consurgens a-scendit in montem Si-nai , sicut praeceperatei Dominus, portans se-cum tabulas.

5. Cumque descen-dissetDominus per nu-b<?/#, stetit Moyses tumeo inv^ans nomen Do-mini,

2. Sarai preparato do-mattina per tosto sali-re al monte Sinaì : estarai meco sulla vettadel monte.

S.Nissuno venga conte , nè uomo si veggaper tutto il monte : ibuoi ancora , e le peco-re non pascolino a di-rimpetto.

4«Segò egli adunquedue tavole di pietra ,quali eran le prime : ealzatosi la notte salì almonte Sinai, conformegli avea ordinato il Si-gnore , e portò le ta-vole.

5. Ed essendo disce-so il Signore in una nu-vola , Mosè si stettecon lui, e quegli intuo-nò il nome del Signore.

Vers. 5. E quegli intuono il nome del Signore. Egli è Diostesso quegli che ( secondo la promessa fatta nel capo anteceden-1

te, vers. iq.) intuouò il nome di Jehovah^ che era il segnale da-to ivi a Mosè; e dipoi soggiunse quello che segue. Dove è da os-servare , che i LXX. tradussero gli attributi di Dio in nominati-vo, dicendo il Dominatore , il Signore ... che mantiene la mise-ricordia , ec. ; ma la nostra volgata in vocativo : O Dominatore ,Signore .. >che mantieni, ce. ; ma ciò non dee induro! a lasciaril senso proposto: perocché non è già che Dio invochi, o preghisé stesso ; ma egli dà a Mosè una formula d'orazione, come feceCristo, allorché insegnò a* suoi discepoli dire : Padre nostro che.fei ne1 cie/z, ec. ovvero potremo dire , che questo discorso fu pri-ma pronunziato da Dio, e ripetuto poi da Mosè.

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6". Quo transeunte co»ram eo, ait : Domina'tor, Domine Deus, mi-smcors, et clemens^pa-lìens, et multas mise-radonis ac verax,

7. Qui (i) tustòdismisericordia/n in mil-lia : qui aufers iniqui-tatem, et scelera atquepeccata, (2) nullusqueapud te per se innocensest: (5) qui reddis ini-*quitatem patrum filiis,ac nepotibus in tertiamet quartam progeniem.

8. "Festinusquè Moy*ses curvatus est pro-nus in terrant, et ado-rans

9» Ait: Si inveni gra-tiam in conspectu tuo,Domine , obsecro , utgradiaris nobiscum fpo-pulus enim durae cer-

(i) Deut. 5. io. Ter. 3a. 18.faj Pj\ i4«. 2.

6. Il quale passandodavanti a lui, disse: Do-minatore , Signore Dio,misericordioso «? cle-mente , paziente , e ditaolta misericordia, everace ,

7. Chè mantieni lamisericordia a mille ge-nerazioni : che togli leiniquità , è le scellera-tezze , e i peccati, ehissuno è di per sé in-nocente davanti à. te :che punisci l'iniquitàdei padri sopra i figli ei nipoti fino alla terzae quarta generazione.

8. E Mosè tosto s'in-curvò profondamentefino a terra , e adoran-do ( Dio )

O,. Disse : Signore, seio ho trovato grazAa neltuo cospetto , pregoti,che tu venga con noi(perocché questo popo-

(3} Dmt. 5. g. Jer. 3s. 18.

Vers. 7. E mV/imo e dì per te innocente davanti a te, 1 LXX.tradussero: egli non giustificherà, (non dichiarerà giusto) il col-pevole : il senso della nostra volgata è più pieno, e convienecon quelle parole di Paolo : Tulli hanno peccalo , e han biso-gno della gloria ( della grazia ) dì Dio , Rom. ni. a3. Vedi an-cora Ps, cxxx. 3., Ps. cxuu. 3.

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vicis est) , et auferasiniquitates nostras, at-que peccata , nosquepossideas.

io. Respondit Domi-nus : Ego (i) inibo pa*ctum, videntibus cun-ctis; signa faciam, quaenunquam visa sunt su*per terrai», nec i« «1*/is gendbusi ut cernatpopubis iste, in cu/uses medio, opus Dominiterribile, quodfacturussum*

li. Observa cuncta,quae hodie mando tibiiego ipse ejiciam antefaciemtuamAmorrhae-uni, et €hananaeumì etHethaeum, Pherezae*um quoque, etHevae*um, et Jebusaeum.

( i} Deut. 5. i. Jer. 3 2. 4<>.

lo è di dura cervice ), eche tu tolga le nostreiniquità, e i peccati, eprenda possesso di noi.

10. Rispose il Signo-re : Io fermerò l'allean-za al cospetto di tutti tfarò prodigi,quali nonsi son veduti mai sullaterra , nè presso alcunanazione s affinchè que-ste popolo, cui tu con-duci, vegga4e terribiliopre, che io Signoresono per fare.

11. Osserva tuttequelle cose, che io og-gi ti comando ; io stes*so discaccerò davanti ate TAmorrheo, e ilChananeo,el'Hetheo,e anche il Pherezeo, el'Heveo, e '1 Jebuseo,

Ver». « E che tu tolga le nostre iniquità, ... e prenda po/-tesso di noi. Mondaci dalle colpe passate e prendendoci per tuopopolo T per tua eredità, salvaci da quegli che postiamo com-

Vers/io. Io fermerò V alleanza al cospetto di tutti. Nel-J'Ebreo il discorso è in tempo presente: Io fermo V alleanza, ec.ma la volgata anche più chiaramente dell'Ebreo viene a dimo-strare, come Velini» già fatta era rink*** *f ' T™ >"f,»er colpa del popolo che avea adorato »1 vitello. Dice adesso ilIignoreP: tutti ìTLme veduto ^lire qu-s.h, * t«tti ti vedrannoquando scenderai, ornato di nuovo inclito spleidore: tutù per,ciò vedranno, come io rionovo adesso P 9llc«tf»za, dando le nuovetavole, ec.

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12, Cave, ne unquamcum habitatoribus ter-rae illius jungas ami*citias, quae sint tibi inruinam:

13. Sed aras eorumdestrue, confringe sta-tuas, lucosque succide.

14 .Noli adorare deumalienum: Dominus Ze-lotes nomen ejus: Deusest aemulator.

16. (i) Neineaspa-c tum cum hominibus il-lorum regionum,ne,cumfornicati fuerint cumdiis suis, et adorave-rint simulacra eorum,vocet te quispiam, utcomedas de immolatis.

16. (2) Nec uxoremde filiabus eorum acci*pies filiis tuis: ne, post-tjuam ipsae fuerint for-nicatae, fornicali /a-

fi ) Suvr. a3. 3a. Dcuf. 7. «.Va)3.ll«.u.».^«t7-3 '

13. Guardati dal con*trar giammai amiciziacogli abitatori di quellaterra, lo che sarebbetua rovina:

13. Ma distruggi i lo-ro altari, spezza le sta-tue, e incendia i bo-schetti.

14. Non adorare al- 'cun Dio straniero: ilSignore ha nome Zela-tore : Dio è geloso.

16. Non far lega co-gli uomini di que'pae-si, affinchè non avven-ga , che dopo aver essifornicato co' loro dii, eaver adorati i loro si-mulacri , alcun di loroti chiami a mangiaredelle cose immolate.

16. Nè le loro figliefarai sposare a'tuoi fi-gliuoli; perchè non av-venga, che dopo averesse fornicato co'loro

Vers 15 Affinchè ... dopo aver essi fornicato ce. Ottima-mente dopo fvfr detto di sopra, che il Si6nore è «n Du> geloso,Ti caratteriMa per adulterio il render culto a' falsi dei: manierotuparSequentissima nelle Scritture. Il mangiare delle <y*Immolate a«P idoli era un prender parte agli stessi sacnfmi. Ve-^T.1Sr. va,. 1 pagaai faceauo lauti banchetti dopo avere sacri-ficaio agli dei.

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ciant et filios tuos indeos suos.

17. Deos conflatilesnon facies tibi.

18. Solemnitate™, a-zymorum custodies. Se-ptem diebus vescerisazymis , sicut praecepitibi, in tempore mensisnovorum : mense enimverni temporis egres-sus es de AEgypto.

19. (i) Omne quodaperit vulvam generisinasculini, meum erit :de cunctis animan tìòustam de bobus, quam deovibus meum. erit.

0o. Primogenitum a-sini redimes ove : sinautem nec pretium proeo dederis , occidetur :primogenitum filiorumtuorum redimes \ nedapparebis in conspectumeo vacuus.

(\) Sup. t3, e. 12. et»2. «9>

dil, a fornicazione in-ducano anche i tuoi fi-gliuoli.

17. Non ti farai Deidi getto,

18. Osserverai la so-lennità degli azzimi.Per sette giorni man-gerai azzimo, come tiho comandato, nel me- &se delle nuove biade ;perocché nel mese, cheprincipia la primavera,tu sei uscito dall' EgiUt0' . . . . 4ig.Tutti i primi par- ;li maschi saranno miei: |d'ogni specie d'animalitanto de' buoi, comsdelte peqore, sarannomiei.

20, Riscatterai con guna pecora il primoge- ànito dell* asino : che se 1non dai il suo riscatto, isarà ucciso: i primoge-niti dei tuoi figliuoli liriscatterai ; e non com-parirai dinanzi a mecolle mani vote.

Vers. 16. JYà Ze foro figlie farà i sposare a'iuei figliuoli. I.LXX. aggiungono: Ne mariterai le tue Jiglie co' loro figliuoli.Ciò veramente era conforme ali' intenzione di Dio.

Vers. 20. 2Vbn comparirai ... cpMe /»<*»»' voto. Vedi Exod,x%iu. 1 5.

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si. S ex diebus ope-raberis : die septimocessabis arare , et me-tere.

a 2. (i)Solemnitatemhebdomadarum faciesubi in primitiisfrugummessis tuae triticeae ,et solemnitate/», quan-do redeunte anni tem-pore cuncta conduntur.

23. (2) Tribus tem-poribus anni apparebitomnemasculinum tuumin conspectu omnìpoten-tis Domini Dei IsraeL

24. Cum e/zi?» tulerogentes a facie tua, «tdilatavero terminostuos, nullus insidiabi-tur terrae tuae, ascen-dente te, et apparentein conspectu DominiDei tui ter in anno.

26. (3) Non immola- •bis super fermento san-guinem hostiae meae :

21. Sei giorni lavo-rerai: il settimo giornocesserai dall' arare e dalmietere.

22. Celebrerai la so-lennità delle (sette)settimane colle primi-zie della tua messe difrumento , e la ( altra )solennità, quando allafine dell' anno il tuttoè ritirato.

a3. Tre volte 1' annosi presenteranno tuttii tuoi maschi al cospet-to del Signore onnipo-tente Dio d'Israele.

24. Perocché quandoio ti avrò tolto davantiquelle nazioni, e avròdilatati i tuoi contini,nissuno penserà a inva-dere la tua terra neltempo che tu anderai apresentarti al cospettodel Signore Dio tuo trevolte i* anno.

26. Non offerirai iisangue della mia vitti-ma col fermentato : e

(i} Sup, a3, 15. (i} Sup. «3. 18.(V) Supr, a3. 17. Deut, 16. i (5.

Vers. 22, Celebrerai • . • colle primìzie. Offerendo lecap, \\iii, 16.

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neque residebit manede vie/ima solemnitatePhase.

a 6. Primitiasfriigumterrae tuae offeres indomo Domini Dei tui.(i) No7^ coques haedumin lacte matris suae.

27. Dixitque Domi-nus ad Moysen: Scribetibi verba haec, quibuset tecum, et cum Israelpepigi foedus.

28. Fuit (2) ergo ibicum Domino quadra*ginta dies et quadra-ginta noctès : panemnon comedit, et aquamnon bjfbit, et scripsitintabulis (5) verba foede-ris decem.

29. Cumque descen-deret Moyses de monteSinai, tenebat duas ta-

non rimarrà pel matti-no parte alcuna di quel-la vittima solenne del-la Pasqua.

26. Offerirai le primi-zie della tua terra nellacasa del Signore Diotuo. Non cuocerai il ca-pretto nel latte di suamadre*

27. E il Signore dis-se a Mosè i Scrivi tu que-ste cose, mediante lequali ho contratto al-leanza teco, e co' figliuo-li d'Israele.

28. Egli adunque ivisi stette col Signore perquaranta giorni, e qua-ranta notti : non man -gió pane, e non bevveacqua ; e scrisse sulletavole le dieci paroledell' alleanza.

29. E nello scendereche fece Mosè dal mon-te Sinai, portava le due

(i) Supr- a3. iq. Deut, 14. 21.(•i) Supr. 24. J 8. Deut. g. g, 18. (3) Deut.. 4- 13.

Vera. 2 8. Ivi ti stette col Signore per quaranta giorni ,.. nonmangio, ec. Questa fu la seconda quadragesima osservata daMosè : la prima è notata, cap. xxiv. 18. '**

E scrisse sulle tavole, ec. Quantunque nelle parole- pre-cedenti sì parli di Mosè, contuttociò egli è evidente dal Deutc-uonomio, cap. x. i. a. 3. 4-, che queste sì riferiscono a Dio; enell' Ebreo la cosa non è nuova, come lo è nella nostra lingua ;t il verselto i. di questo capo toglie ogni ambiguità,

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bulas testimonii, et i-gnorabat, quod cornu-ta esset facies sua excorisortio sermonis Do-mini.

3 o. Vidqntes autemAaron, et filii Israeleornutam Moysifaciem

' timuerunt prope acce-dere.

31. Vocatique ab eoreversi sunt tam Aaron,quam principes synago-gae. Et postquam locu*•tus est ad eos „

32* Venerimi ad eumetiam omnes filii I-srael : quibus praecepitcuncta, ^uae audierata "Domino in monte Si-nai.

tavole del testamento ;ma non sapea che la suafaccia era tutta splen-dente dopo che ei si eratrattenuto a parlar colSignore.

30. Ma reggendo A-ronne, e i figlinoli d' I-sraele, come splenden-te era la faccia di Mo-sè , non avevano ardiredi accostarsegli da vi-cino.

31. Ed essendo chia-mati da lui andarono sìAronne , e sì i principidella sinagòga. E dopoche egli ebbe parlatocon essi,

32. Andarono a luianche tutti gli altri fi-gliuoli d'Israele, a' qua-li intimò lutto quelloche avea sentito dirsidal Signore nel monteSinai.

Vers. at). JVbft sapea che la sua faccia era tutta splendente,Ho seguitato in questa versione 1' Apostolo, i LXX., il Caldeo, eil Siro, e cosi dee intendersi l'Ebreo, e la Volgata, dove le cornasono prese per quella maestà grande che rifulgeva in faccia aMosè. Che questa luce divina continuasse a splendere nel suovolto per tutto il tempo che ei sopravvisse, I* insegna s. Ambio-&io in Ps. 118., e nissun interprete, che io sappia, pensò altri-menti. Dio volea in tal modo conciliare à questo gran legislato-re l'ossequio j e la venerazione di <juel popolo di dura ectvicc.

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33. Impletfsque ser-monibus (i), posuit ve-lamen super faciemsuam:

34. Quod ingressusad Domin um,etloquenscum eo, af//èrebat, do-nec exiret, et tunc lo-^ruebatwradfilios/sraelomnia, quae sibi fae-rant imperata.

36. Qui videbant fa-ciem egredientis Moysiesse cornutam ; sed o-periebat ille rursus fu-ciem suam, si quandoloquebatar ad eos.

fija. Cor. 3. 13.

53. E finito che ebbedi parlare , pose un ve-lo sulla sua faccia :

54- Il quale ( velo ),quando andava a par-lar col Signore, se lo le-vava, per fino a tantoche uscendo annunzia-va a' figliuoli d'Israele $tutto quello che gli ve-niva comandato.

35. Vedevano quelli,come la faccia di Mosèera tutta splendente,quando egli usciva;macopriva egli la sua fac-|eia ogni volta che par-lava con essi.

Vers. 33. Efìnìto ch'ebbe di parlare , pose un velo ec. Secon-do queste parole della volgata convien dire , che Mosè spiegò alpopolo i precetti del Signore a faccia scoperta, per rispetto allasantità della legge ; ma finito che ebbe di esporre questa, si poseil velo alla faccia, e parlando dipoi con essi lo ritenne sempreper levare dagli occhi degl* Israeliti quella luce , la quale infon-deva in essi timore.

Il mistero grandissimo adombrato in questo fatto è divina-mente illustralo da Paolo , n. Cor. m. Vedi quello che si è nota-to in quel luogo.

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C A P O XXXV.

Osservanza dét sabato. Primizie, doni da offe-rirsi per formare le cose già annoverate, del-le quali la direzione è data dal Signore aBeselee 1 e ad Ooliab.

1. Igitur congrega-ta omni turba filiorumIsrael, dixit ad eos :Haec sunt, quae jussitDominus fieri.

2. Sex diebus facie-tìs opus : septimus dieserit vobis sanctus, sab-batuni, et requies Do-mini : qui fecerit opusin. eo, occidetur.

5. No7i succendetisignem in omnibus ha-bitaculis vestris perdiem sabbati.

4- Et ait D/Loyses adomnem caterva/» filio-rum Israel: Iste estsermo, quem praecepitDominus> dicens :

6. Separate apud vosprimitias Domino i ( i )

(i} Slip, !»5. 2.

auuata adun-que tutta la moltitudi-ne de' figliuoli d'Israe-le,disseloro:Ecco quel-lo che il Signore ha or-dinato che si faccia.

2. Sei giorni lavore-rete : il settimo giornosarà santo per voi, sa-bato , e requie del Si-gnore: chi in tal giornolavorerà , sarà messo amorte.

3. Non accenderetefuoco in tutte le vostreabitazioni il giorno disabato.

4.E disse Mosè a tut-ta la moltitudine de' fi-gliuoli d'Israele : Que-sto è il comando datodal Signore : egli dice:

6. Delle cose vostremettete a parte le pri-

Vers. 5, Le primizie. Mettete a parte queste cose, come pri-mìzie, come prima vostra obblaxione generale che dee farsi a Dio.

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omnis volunLarìus, etprono animo offerateas Domino : aurum etargentimi, et aes,

6» Hyacinthum, etpurptiram, coccumquebis tinctum, etbyssumpilos caprarum,

7. Pellesque arietumrubricatasi et janthy-nas , ligna setim ^

8. JSt oleum ad lu-minaria concinnanda,etutconficiatur unguen-/um, et thymiama sua-vissimum,

9. iapides onychi-nos, et gemmas ad or-natum Superhùmera#s,et Ratìonalis.

10. Quisquis vestrumsapiens est, veniat, etfaciat quod Dominusimperava :

11. Talernaculumscilicet, et tectum ejustatque operimentum3ari-/zulos, et tabulata cumvectibus, paxillos, etbaaes:

12. Arcani, et vectes,

rmzie che ciaschedutiòdi propria elezione , espontaneamente vuoleofferire al Signore: oro,argento, e rame ,

6. Iacinto e porpora,e cocco a due Cinte , ebisso, pelo di capra ,

<y. E pelli d'arieti tin-te in rosso , e violétte ,legname di setim,

8. E olio per mante-nere le lampane , e perfar 1' unguento e i soa*vissimi timiami,

9. Pietre d* oniche , egemme per ornamentodell' Ephod, e del Ra-zionale.

io* Chiunque tra voiha perizia,venga a farequelle cose, che dal Si-gnore sono state ordi-nate :

11. Vale a dire il ta-bernacolo , e il suo tet-to , e le coperte, e glianelli, e i tavolati, e lestanghe , e le colonne, ele basi :

12. L'arca , e le stan-

Yers. n. Il tabernacolo e il tetto. Al tabernacolo »' intendonoannesse le dieci cortine preziose: il tetto sono i panni di peloUi capra , le coperte sono il terzo velo di pelli rosse e violette.

Page 286: 02-Esodo

propitiatorium t et ve»luni, quod ante illudoppanditur :

13. Mensam cum ve-stibus, et vasis, et pro-positionis panibus;

14. Candelabrum adluminaria sustentan-da, vasa illius, et lu-cernas , et oleum adnutrimento, igniumt

16. Aitate thymia*matis , et vectes , et o-leum unctionis, et thy-miama ex aromatibus:tentorium ad ostium ta*bernaculi :

16. Altare holocau-sti, et craticulam e;usaeneam cum vectibus,et vasis suis : labrum ,et basini ejus :

17. Cordnas atriitum columnis, et basi-bus : tentorium in /òri-bus vestibuli t

18. Paxillos taber*n acuii, et atrii cum fu»niculis suis:

19. Festimenta, quo-rum usus est in mini-sterio sanctuarii, ve-stes Aaron pontificis,ac filiorum ejus, ut sa-cerdotio /ungantur mi-hi.

ghe , il propiziatorio,e'1 Velo, che dee pen-dere dinanzi ad esso ;

iS.Lamensa colle suestanghe , e co' vasi, e ipani della proposizione:

14* II candelliere, chedee sostenere i lumi, ei suoi strumenti « e lelampane, e l'olio permantenere il lume :

16* L'altare de* tì-miami * e le stanghe, el'olio di unzione , e illimiama di aromi: e ilvelo alla porta del ta-bernacolo :

16. L'altare degli olo«causti, e la sua gratico-la di bronzo colle suestanghe , e i suoi vasi :la conca 4 e la sua base;

17. Le cortine dell'a-trio con le colonne, e lebasi : il velo all'ingres-so dell' atrio :

18. I chiodi del ta-bernacolo , e dell* atriocolle loro funi:

19. Le Vestimenta daadoperarsi nel ministe-ro del santuario, e levesti d* Aron ne ponte-fice , e de' suoi figliuolipeli' esercizio del sacer-dozio.

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2 o. Kgressaque om-nis multitudo filiorumIsrael de conspectuMoysi,

21. Obtulerunt men"te promptissirna^ atquedevota prinùtias Domi-no ad faciendum opustaòernaculi testimonii \quidquid ad cultum^ etad vestes sanctas ne*cessarium era/.

22. FYri cum mulìe-ribus praebuerant ar»millasì et ìnaures , an^nulos , et dextralia :omne vas aureum indonarìa Domini sepa-ratum est.

23. Si quis habebath/acin/hum, etpurpu-ram, coccumque bistinctum, b/ssum, et pi-Ics caprarum, p elle sarietum rubrìcata^, etjantkynaS)

24-Argentó, aerisquemetalla obtulerunt Do»

20. E tutta la molti-tudine de' figliuoli d' I-sraele ritiratisi dal co-spetto di Mosè,

21. Offerirono conprontissimo e divotoanimo il meglio dellecose loro al Signore perla formazione del taber-nacolo del testamento :e tutto quello che eranecessario pegli orna-menti , e pelle vesti-menta sante.

22. Gli uomini e ledonne donarono brac-cialetti , e orecchini, eanelli, e gli ornamentidella mano destra : tut-ti i vasi d' oro furon se-parati per donargli alSignore.

26. Chiunque aveadell' iacinto, e della por-pora , e del cocco a duetinte , e del bisso, e del.pelo di capra, e dellepelli d'ariete tinte inrosso, o in violetto,

24. E argento e ra-me , lo offerirono al Si-

\crs. 1.1. Gii ornamenti della mano destra. Alcuni dicono,clic fossero quelli chiamati dextrocheria, e che fossero anellid' oro assai larghi, ornati di pietre preziose : altri spiegati la voceebrea di una fibbia di pregio attaccata alla cintura.

Page 288: 02-Esodo

mino, lignaque setimin varios usus.

26. Sed et mulìeresdoctae, quae neverant^dederunt hyacinthum,purpuram, et ver/wicu-lum , ac byssum }

26. Et pilos capra-rum ; sponte propriacuncta tribuentes.

27. Principes veroobtulerunt lapidea ony-chinos, et gemmas adSuperhumeralet et Ha-tionale,

28. Aromataque, etoleum ad luminariaconcinnanda, et adpraeparandum unguen-tum, ac thymiama odo-ris suavissimi cowzpo-nendum»

29. Omnes viri, etmulieres mente devotaobtulerunt donarla, utfierent opera, ^uae/us-serat Dominus per ma-num Moysi. Cuncti fi-lii Israel vobintariaDomino dedica ver un t.

gnore col legname disetim buono a varii usì.

26. Oltre a ciò le don-ne industriose diederodel filato di iacinto , dìporpora , di cocco , e dibisso ,

26. E pelo di capra ;ogni cosa offerendo dispontanea volontà.

27. I principi poi of-ferirono pietre d' oni-che , e gemme peli' E-phod, e pel Razionale,

28. E aromi, e olioper mantenere i lumi, eper manipolare l'un-guento, e far la compo-sizione del timiama disoavissimo odore.

29. Tutti quanti uo-mini o donne presenta-rono con cuor divoto iloro donativi, affinchèsi facessero i lavori or-dinati dal Signore perbocca di Mosè. Tutti ifigliuoli d'Israele con-sacrarono i volontariiloro doni al Signore.

Vers. 2/j- * Buono a varii usì. Buono per servire à varii usi.Vera. 26. E pelo dì capra. S'intende filato , come hanno i

IAX., e 1' Ebreo,

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So.Dixitque "Moysesnd filios Jsrael ( i ): Eo»ce vocavit Dominus exnomine Beseleel filiumUri filli Hur de tribùJuda.

3 i. /mplevitque eumspiritu Dei » sapientia,et intelligentia, etsciejz-tia, e/ omni doctrina.

3 3. Ad excogitan-dum, et faciendum o-pus in auro, et argento,et aere,

33. Sculpendisquelapidibus, et opere car-pentarioì qwdquid fa-6re adinveniri potest >

34- Dédit i/i cordee/us, Ooiiab quoquefilium Achisamec detrz^a Dan :

35. Ambos erudivitsapientia, ut faciantopera abietarii, polymi"tarìi, àcplumarii* dehyacintho, ac purpura,coccoque bis dncto, etbisso, et texant omnia >

30. E Mosè disse a'fi-gliuoli dj Israele : Eccoche il Signore ha chia-mato per nome Beseleelfigliuolo di Uri figliuolodi Hur della tribù diGiuda.

31. E lo ha ripienodello spirito di Dio , disapienza e d'intelligen-za, e di scienza, e diogni sapere.

32. Per inventare, edeseguire lavori d* oro,d* argento, e di bronzo,

33» E per intagliarpietre, e pe' lavori dilegnaiuolo, e per tuttoquello che può inven-tarsi con arte,

34- Ha dato a lui ca-pacità , e slmilmente adOoiiab figliuolo di Achi-samech della tribù diDan:

36. Ad ambedue hacomunicato il saperepe* lavori di legname, epe'panni di varii colori,e pe' lavori di ricamo,e per tutto quello che sifa al telaio coir iacinto,

(*) Sup. 31. 2.

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tic nova quaeque repe-riant.

colla porpora, e col eoe*co a due tinte, e col bis-so , e per inventareeziandio cose nuove.

C A P O XXXVL

Essendo stato offerto più dì quello che abbiso-gnasse, sifarma il tabernacolo con tutte lesue parti, cioè cortine, coperte, tavolati, stan«ghe, veli, e tende.

1. fecit ergo Bese*ìeel, et Oolìabett et om-nis vir sapiens, quibusdedit Dominus sapiefi-liam, et intellectam, utscirentfabre operar* ,quae in usus sane tua-rii necessaria sunt, etquae praecepit Domi*nus. Supr. 26. i i

2. (i) Cumque vocas-set eos Moysès>et omn*erti eruditum vìrum ,cui dederat Dominussapientiam, et qui spon-te sua obtulerant se adfaciendum opus,

3. Tradidit eis uni-versa donaria filiorum•fsrael. Qui cum insta-

(i) i P«r. 21. 29,

i. -Beseleel àdun*que, e Ooliab 4 e tuttigli artisti industriosi,a* quali il Signore die*de capacità e intelligen-za per eseguire quelloche bisognava pel san-tuario, fecero le coseordinale dal Signore.

a* Mosè adunque a-*Vendoli chiamati a secon tutti gli (altri) uo*mini industriosi, a1 qua*li il Signore avea datasapienza, e i quali s'e*ran offerti spontanea-mente per lavorare,

3. Consegno loro tut-ti i doni de' figliuoli d*Israele. E mentre egli*

Page 291: 02-Esodo

rent operi, quotidie ma-ne vota populus offeri-tati

4. Unde artifkces ve-nir-ecompulsi^ dixeruntMay si:

5. Plus offert popu-lus, quam necessariumest.

6. Jussit ergo Moy-ses praeconis voce can-tari : Nec vir, nec mu-lier quidquam offeratultra in opere sanctua-rii. Sicque cessatum esta muneribus offerendiS)

7. Eo quod oblàtasujficerent, et super ab*undarent.

8. ceruntffue omn-es corde sapientes adexplendum opus taber-naculi cortinas decemde bjsso retorta, et hya-cintho, et purpura, coc-coque bis tincto operevarioj et arte polymita:

9. Quarum una ha-bebat in longitudine vi-ginti ocio cubitos, et inlatitudine quatuor: unamensura erat omniumcortinarum.

no accudivano a' lorolavori, ogni giorno lamattina il popolo offe-riva doni :

4- Per la qual cosa gliartefici furon costrettid'andar a dire a Mosè :

6. Il popolo dà più diquel che bisogna.

6. Ordinò adunqueMosè , che un bandito-re intimasse, che nis-sun uomo , o donna of-ferisse più alcun' altracosa per servigio delsantuario. Così cessa-rono dall' offerire,

7. Perocché quel cheera stato offerto, basta-va, e ve n'era d'avanzo.

8. E tutti quegli uo-mini intelligenti percompiere l'opera del ta-bernacolo fecer diecitendine di bisso torto ,,e di iacinto, e di por-pora , e di cocco a duetinte di vario lavoro , ea varii colori:

9. Ognuna d'esse eralunga vent' otto cubiti,e larga quattro : tuttele tendine erano dellastessa misura.

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10. Conjunxitque cor-tinas quinque, alteramalteri, et alias quinquesibi invicem copula-vii.

11. .Fecit et ansashyacinthinas in oracortinae unius ex utro-que latere, et in oracortinae alterius simi-liter ,

12. Ut contra se in-vicem venirent ansae,et mutuo jungerentur.

15. Unde et quin-quaginta fadit circulosaureos, qui morderentcortiìiarum ansas , etfieret unum tabernaeu-lumf

14. Fecit et saga un-decim de pilis capra-rum ad operiendum te-ctum tabernaculi :

15. Unum sagum inlongitudine habebat eu-bitos triginta , et in la-titudine cubitos qua-tuor : unius mensuraeerant omnia saga :

16. Quorum quinquejunxit seorsum, e/ sexalia separatim.

10. E unì ( Beseleei )cinque tendine , 1' unacoli' altra , e altre cin-que ne unì insieme traloro.

11. Fece ancora i le-gaccioli di iacinto all'or-lo de 11' una tendina dal-1' uno e dall' altro lato,e simile ali' orlo dell' al-tra tendina,

12. In guisa che i le-gaccioli rispondesserol'uno ali' altro, e si unis-sero tra di loro.

13. Per questo anco-ra fece digetto cinquan-ta anelli d5 oro, i qualistringessero i legaccio-li delle cortine, onde siformasse di esse una so*la tenda.

i4« Fece ancora un-dici coperte di pelo dicapra per coprire il tet-to del tabernacolo:

16, Ogni coperta aveatrenta cubiti di lun-ghezza , e quattro dilarghezza : tutte le co-perte avevano la stessamisura :

16. Delle quali ne unìcinque in un pezzo, ele altre sei in un altropeazò.

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17* Fecitque ansasquinquaginta inora sa-gi unius t et quinqua-ginta in ora sagi alte-rius, ut sibi invicemjungerentur.

i. 8. Etfibulas aeneasquinquaginta , quibusnecteretur tectum, utunum pallium ex omni*bus sagis fieret.

ipé Fecit et aperto*rìum tabernaculi depettibus arietum rubri*catìsi aliudque desu-per velamentum de pel-libus janthiniSi

so. Fecit et talulastabernaculi de Kgni&setim stantes.

s i. Decem cubìtorumerat tottgitudo tabulaeunius, et unum, ac se-TTMS cubitum latitudoretinebat.

23* Binae incastra*turae erant per singu-los tabulas, ut alteraalteri jungeretur. Sicfecit in omnibus taber-naculi tabulis.

23. E quibus viginti

17* E fece cinquantalegaccioli all'orlo d'unacoperta, 6 cinquantaali* orlo dell* altra, alfinedi riunirle insieme.

i 8. £ cinquanta fib-bie di rame per con-giungere le coperte deltétto, di modo che siformasse di tutte unasola coperta.

i p. Fece altra coper-ta pel tabernacolo dipelli d'ariete di colorrosso : e un'altra sopraquesta di pelli violette.

20. Fece anche di le-gno di setim le tavolediritte del tabernacolo.

21. Ogni tavola aveadieci cubiti di lunghez-za, e un cubito e mez-zo di larghezza.

22. Ogni tavola aveadue incastrature affin dicongiungere Punacol-l'altra. Cosi fu fatto atutte le tavole del ta-bernacolo.

a3. Delle quali venti

Vers. 20. * Le tavole diritte. Le tavole ritte.

Page 294: 02-Esodo

ad piagarti meridia-na/» erant contra au-strum

24. Cum quadragin-ta basibus argenteis.Duae bases sub unatabula ponebantur exutraque parte angolo*rum, ubi incastraturaelaterum in angulis ter-minabantur.

26. Ad plagam quo-que tabernacuìi, quaerespicit ad aquilonem,/ecit viginti tabulas

26". Cum quadragin-ta basibus argenteis,duas bases per singu-las tabulas.

27. Contra occiden*lem vero, id est, adeam partem taberna-cuìi , qi/ae mare respi-cit, facit seu? tabulasi

a 8. Kt duas aliasper singulos angulostabernacuìi retro,

29. Quae junctae e-rant a deorsum usquesursum , et in unamcompaginem pariter fè-rebantur. Ita fecit exutraque parte per an"gulos :

30. Ut octo essent si"

erano dalla parte di me 25»zodi verso 1' austro

s4^ Coti quaranta ba*si d* argento. Si pone-vano due basi sotto unatavola ad ambedue gliangoli, dove termina-vano le incastrature deilati,

25. Dalla parte slmil-mente del tabernacolo,la quale guarda a set-tentrione, fece venti ta«vole

26. Con quaranti ba-si di argento , due basiper ogni tavola,

27. Verso l'occidentepoi, vale a dire da quel-la parte del tabernacoloche guarda il mare, po-»se sei tavole :

28. E due altre a cia-scuno degli angoli die-tro del tabernacolo,

20.. Le quali eranocongiunte insieme daimo a sommo, e veni-vano a formare un solcorpo. Lo stesso egli fe-ce agli angoli dall' ungie dall' altra parte :

3o,Talmente ebe era-

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mul tabulae, et habe-rent bases argenteassexdecim, binas scili-cet bases sub singulistabulis.

31. Fecit ei vectesde lignis setim , quin-qz/e ad continendas ta-bulas unius lateris ta-bernaculi,

52. Et quinque aliosad alterius coaptandastabulas lateris, et ex-tra hos, quinque aliosvectes ad occidenta-le/» piagarti tabernacu-/£ contra mare.

33. fecit quoque ve-ctem alium, qui per me-dias tabulas ab angu-lo us^we ad angulumperveniret.

34. /psa autem tabu-lata deauravit, fasisbasibus earum argen-teis. Et circulos eorumfecit aureos , per quosvectes induci possent,quos et ipsos laminisaureis operuit.

no tutte insieme ottotavole , e avean sedicibasi d' argento, vale adire due sotto ogni ta-vola.

31. Fece anche cin-que traverse di legnodi setim per tenere in-sieme le tavole di un la-to del tabernacolo,

32. E cinque altre('traverse ) per fermarele tavole dalls altro lato,e oltre a queste, cinquealtre traverse al lato oc-cidentale del tabernaco-lo verso il mare.

33. Fece anche unaaltra traversa , la qualearrivava per mezzo al-le tavole da un angoloall'altro./

34-Goperse poidi oroi tavolati medesimi, efece di getto le basi diargento. E fece d' orogli anelli > pe' quali do-vean passare le traverse,

le quali parimente coper-se con lame d'argento.

Vers. 33. Fece tinche un? altra traversa. Di questa traversanon è stato parlato nel capo 26. Sembra che questa traversa, laquale era certamente nel lato occidentale ( mentre dicesi, chearrivava da un angolo ali' altro ) fosse fatta , affine di assicurarevie più tutti i tre lati del tabernacolo, e incastrata nelle tavole ;laddove le altre traverse stavano sul dosso delle medesime tavole.

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36. .Fecit et velumde hjacintho, et purpu-ra, vermiculo, ac byssoretorta opere polymita-rio, varium atque dis-tinctum :

36. Et quatuor co-lumnas de lignis setim,quas cum capitibus de*auravit, fasis basibusearum argenteis.

67. Fecit et tento-rium in introitu taber-naculi ex hyacintho,purpura, vermiculo,by s s aque retorta opereplumarii :

38.Etcol«mnas quin-que cum capitibus su£s,quas operuit auro , ba-sesque earum fudit ae-neas.

35. Fece anche unvelo di iacinto, e diporpora , e di scarlatto,e di bisso torto con tes-situra di varii colori, ediversità di ricami :

36. E quattro colon-ne di legno di setim, lequali, come anche i lo-ro capitelli, coperse d*oro, e fece di getto lebasi loro d' argento.

37 .Fece anche la ten-da ali' ingresso del ta-bernacolo di iacinto, diporpora , di cocco , e dibisso torto con lavoridi ricamo:

38. E cinque colon-ne co' loro capitelli, lequali coperse di oro, efece di getto le basi lo-ro di rame.

C A* P O XXXVII.

E formata l'arca, il propiziatorio, i cherubini, lamensa, il candelabro, le Lucerne e V altare de*timìami, pe quoti, sì fa la composizione deltimiama.

i. fecit autem Be-seleel et arcani de li'gnis setim , habentemduos semis ctibìtos in

i. 1. ecc parimenteBeseleel 1' arca di legnidi setim , la quale aveadue cubiti e mezzo di

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longitudine, et cubitum,ac semissem in latitu-dine, aldtudo quoqueunius cubiti fuit i et di-midii *, vestivifque eamauro purissimo intus,ac /oris.

2. Et fecit itti coro*nam auream per gyrum,

3. Conflans quatuoranmdos ejus : duos an-nulos in latere uno, e£,</uos in altero*

4. Fectes quoque fè*cìt de tìgnis seti»», quo*vestìvit auro,

6. JEt quos misitinannulos, qui erant inlaterìbus arene ad por*tandam eam»

5. Fecit et propitia-torium , id est, oracu-lum de auro mundissi-mo : duorum cubitorum,£t dimidii in longitudi-ne , et cubiti, ac semisxn latitudine,

7. Duos etiam clteru»bim ex auro duc&'li,^ruos posuit ex utraqueparte propitiatorii ;

lunghezza, un cubito emezzo di larghezza, e1* altezza fu slmilmen-te di un cubito e mez-zo ; e la ricoperse di fi-nissimo oro di dentro edi fuori.

2.E feceleali' intornouna corona d'oro ;

3. Formò di gettoquattro anelli d'oro pe5

suoi quattro angoli: dueanelli da un lato, e duedall' altro,

4. E fece di legno disetim le stanghe, lequali rivesti d' oro ,

5. E le fece passareper gli anelli, che era-no a' lati dell' arca, per-chè questa potesse por-tarsi.

6. Fece anche il pro-piziatorio , cioè 1* ora-colo d* oro purissimo ?era lungo due cubiti emezzo , e largo un cu-

bito e mezzo.

7. E di più due che-rubini d'oro lavoratoal martello, i quali po-se a' due lati del propj*viatorio ;

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8. Cherub unum insummitate unius par»tis, et cherub alterumin summitate partis al-terius : duos cherubimin singulis summitati-bus propitiatorii,

9. Extendentes a/as,et tegentes propitiato-rium , seque mutuo , etillud respicientes.

10. Fecit et mensamde lignis setim in lon-gitudine duorum cubi-forum, et in latitudineunius cubiti, quae ha-bebat in altitudine cu»bitum, ac semissem :

n. Circumdeditqueeam auro mundissimo,et fecit illi labium au~reum per gyrum,

12. Ipsi g uè labio co»ronam auream interra-silem quatuor digito-rum , et super eamdemalteram coronam au-ream.

13. Fudit et quatuorcirculos aureos, quosposuit in quatuor an-gu/is per singulos pe-des mensae

Esodo, .yol II.

8. Un cherubino al-T estremità d'un lato,e un altro cherubinoali' estremità dell' altrolato : questi due cheru-bini ali' una e all'altraestremità dfil propiasia-torio.

o.. Stendevano le alee coprivano il propizia-torio, e quello e sé stes-si scambievolmenteguardavano.

10. Fece anche unamensa di legno disfitimlunga due cubiti, e lar-ga un cubito , che aveadi altezza un cubito emezzo :

11. E la coperse tut-ta di purissimo oro , ele fece all'intorno unacornice d' x>ro,

12. E sopra la corni-ce una corona d' oro,parte piana , parte scol-pita di quattro dita , esopra questa un'altracorona d'oro.

13. Fece anche quat-tro anelli d'oro, e lipose a' quattro angoli,uno ad ogni piede dellamensa

Page 299: 02-Esodo

i 4- Contra coronam,misi/que in eos vectes,ut possit mensa por-tari.

15. Ipsos quoque ve»ctes fecit de lig»is se-tim, et circumdedit eosauro.

16. Et vasa ad di-versos usus mehsae ,ac e tabula, phìalas , etcyathos » et thuribulaex auro puro, in quibusofferendo sunt libami-na.

17. Fecit et cande-labrum ductìle de au-ro mundissimo 5 de cu-jus vec/e calami, scy-phi, sphaerulaeque, acD?#a procedebant :

18. Sex in utroquelatere , tres calami exparte una, et tres exaltera :

19. Tres scyphi innucis modum per ea-lamos singulos, sphae-rulaeque simul, et li-lia : et tres sc/phi in-star nucis in calamoaltero, sphaerulaeque

14, Dirimpetto allacorona, e fece passarper essi le stanghe , af-finchè potesse portarsila mensa.

15. Fece anche lestanghe medesime di le-gno di setim, e le co-perse d* oro.

16". E (fece) i vasipe'diversi usi della men-sa , scodelle , ampolle ,coppe, e turiboli d'oropurissimo, e Vasi da of-ferire le libagioni.

i7.Fece anche il can-delabro d* oro finissimolavorato al martèllo ;dal fusto del quale usci-vano i suoi bràcci conle coppe, e le piccolesfere, e i gigli:

18. Sei (bràcci) datutti due i lati, tre dal-l'tma parte, e tre dal-l'altra:

19. Ad ogni braccio-tre coppe in forma dinoce, e le piccole sfere,e i gigli: e all'altro ra-mo tre coppe in formadi nóce, e le piccolesfere, e i gigli. Eguale

Vars. 13. * Quattro ansili. Quattro cerchietti d'oro.

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simul, et lilia. AEquiimerat $pus sex calamo-rum, qui procedebantde stipite candelabri.

20. In ipso autem ve-cte erant quatuor scy-phi in nucis modum,spJiaerulaeque per sin-gulos simul, et lilia:

21. Et sphaerulaesub duobus calamis perloca tria, qui simul sexfiunt calami proceden-te de vecte uno :

22. Et spliaerulae i-gitur, et calami ex i-pso erant; universa du-ctilia ex auro purissi-mo.

2 3. Fecit et lucernasseptem cum emuncto-riis suis, et vasa , ubiea, quae emuncta sunt,extinguantur, de auromundissimo.

24- Talentum auriappendebat candela-Irum cum omnibus va-sis suis.

26. Fecit et altareihymìamatis de lignìssetim, perquadrum sin-gulos liabens cubi.os,

era il lavoro de'suoi ra-mi , che uscivano dalfusto del candelabro.

so. E lo stesso fustoavea quattro coppe informa di noce, e ognu-na di esse avea le suepiccole sfere , e i gigli :

21. E tre pìccdle sfe-re in tre luoghi, da o-gnuna delle quali usci-vano due rami, ed era-no tutti insieme sei ra-mi, che uscivano da unsol fusto :

22. E le piccole sfe-re adunque, e i ramierano dello stesso cor-po ( del fusto ) * e ognicòsa d* oro purissimolavorato al martello.

a3. Fece anche settelucerne colle sue smoc-colatole , e i vasi, dovesi estingue la mocco-laia , d'oro finissimo.

24. Il candelliere contutti gl'istrumenti suoipesava un talento d'oro.

26. Fece anche V al-tare de* timiami di le-gno di setim che aveain quadro un cubito ,

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et in altitudine duos,e cujus angulis proce-debant cornua.

26*. Vestivitque illudauro purissimo cumcratieula, ac porie/ibus,et cornibus.

27. Fedtffiie ei coro-nam aureolam per gy-rum, et duos annu/osaureos su& corona persingula latera , ut mit-tantur in eo vectes, etpossit altare portarL

28. Ipsos autem ve*ctes fecit de lignis se-tim, et operuit laminisaureis.

29. Composuit et o-leumadsanctijìcationisunguentum, et thymia-madearomatibus mun-dissimis opere pigmen-tarii.

ed era alto due cubiti ;dagli angoli del qualeuscivan le corna.

26". E lo ricoperse difinissimo oro, come pu-re la graticola, e le pa-reti, e le corna.

27. E fecegli tuti5 al-f intorno una coronad'oro, e due anelli d'oroa un lato, e all'altro sot-to Incorona per farvipassare le stanghe daportare P altare.

28. E le stanghe an-cora le formò di legnodi setim, e le copersecon lame d* oro.

29. Fece anche lacomposizione dell* O!ÌQper le unzioni, e le san-tificazioni, e il timiamadi aromi squisitissimisecondo T arte de' pro-,fumieri.

Ver s. *$.* Uscivctn le corna. Uscivano quattro eoraa.

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C A P O XXXVIII.

Sì fabbrica l'altare degli olocausti, e la concadi bronzo, e 11 atrio, e si fa il novero de* doniofferti.

!. (i) fecit et alta»reholocausd de lignissetim: quinque cubito*rum per quadrum, ettrium in altitudine,

2. Cu;'us cornua deangu/is procedebant,vperuitque illud lamìrnis aeneis.

3. Et in usus e;us pa-ravit ex aere vasa di-versa, lebetes,/prcipes,fuscinulas, uncinos, etignium receptacula.

4. Craticulamque e-;us in modum retis /e-cit aeneam, et subteream in altaris medioarulam,

6. Fuste quatuor an"nulis per. totidem re-tiaculi summitates, adimmittendos vectes adportandum :

6. Quos et ipsos yè-c£t de Zignis setim , e*operuit laminis aeneis:

(i) a. Par. i. 5.

1. JL ecc anche l'al-tare degli olocausti dilegno di setim: egli aveacinque cubiti in quadro,ed era alto tre cubiti,

2. Dagli angoli delquale uscivano le cor-na, e lo ricoperse conlame di bronzo.

3. E strumenti di-versi di rame preparòper uso di esso, caldaie,molle , forchette , unci-ni , e caldani.

4. E gli fece la suagraticola di bronzo informa di rete , e sottodi essa in mezzo all'al-tare un focolare,

ó.Avendo fatti di get-to quattro anelli damettere ai quattro an-goli per passarvi le stan-ghe per il trasporto:

6. Le quali stanghefece pur di legno di se-tim , e le coperse di la-me d' oro :

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7. /nduxitque in cir-culos , qui in lateribusaltaris eminebant. I-psum autem altare (i)non erat solidum, sedcavum ex tabulis, etintus vacuum.

0. .Fecit et labrumaeneum cum basi suade speculis mulierum,q«ae excubabant in o-suo tabernacoli.

9. Fecit et atrium, incujus australi plaga e-rant tentorìa de byssoretorta, cubitoruìai cen-tum,

i o. Columnae aeneaepigiati cum basibus

7. K le fece passareper gli anelli, che spun-tavano da' lati dell'alta-re. L* altare poi non eramassiccio, ma scavato,e vóto di dentro, e fattodi tavole.

8. Fece anche la va-sca di rame, e la suabase degli specchi delledonne , le quali veglia-vano alla porta del ta-bernacolo;

9. Fece anche l'atrio,il quale dalla parte dimezzodì avea tende dibisso torto , lunge cen-to cubiti,

10. Venti colonne dibronzo colle sue basi : i

(r)JV-a7-8-

Vers. 8. Degli specchi delle donne, le quali ce. Gli Ebrei di-cono, che queste donne, le quali consacrarono in onor del Signo-re questi strumenti della loro vanità, erano addette al serviziod«l tabernacolo, e vi andavano tutte in corpo tutti i giorni a cer-te ore determinate a far orazione. Le donne, alle quali facevanoltraggio i figliuoli di Heli, potevano essere di questa classe. Ve-di 2. Reg. ti. 12. Veggonsi nel lib. i« de1 Maccab. ut. 19. dellevergini rinchiuse , le quali ( come Anna la profetessa, e la stessaVergine Madre di Dio) credesi che fossero dedicate al servizio«lei tempio. Gli specchi di rame T ma particolarmente di rame edi stagno erano i più pregiati in antico. Vedi P/in. Kb. XXXHI. g.

Le quali vegliavano alla, porta del tabernacolo. I LXX.le quali digiunavano: il Caldeo le quali oravano: ma l^^breoe come la volgata le quali vegliavano: ovvero militavano^ cioèservivano a' bisogni, e alle occorrenze del tabernacolo negli uffi-zii che poteau convenire al loro sesso.

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suis : capita columna-rum> et tota operis cae-latura argentea.

11. AEque ad sep-tentrionalem piagartitewtoria, columnae, ba-sesque, et capita colu-.mnarum ejusdem men*surae, et operis, ac me-talli erant.

12. Jn ea vero plaga,quae ad occidentem re-spicit, fuerunt tentoriacubitorum quinquagin-ta,columnae decem cumbasibus suis aeneae;et capita columnarum,et tota operis caelatu-ra argentea.

13. Porro contra o-rientem quinquagìntacubitorum paravit ten-toria :

i4« £ quibus, quin-deci'm cubìtos columna-rum trium cum basibussuis unum tenebat la-tus:

capitelli delle colonne,e lutti gli ornati eranod' argento.

11. Parimente dallaparte di settentrioneeranvi le tendine, lecolonne , e le basi , e icapitelli delle colonne,e avean la stessa misu-ra , lo stesso layoro , elo stesso metallo.

12. Dalla parte poi,che guarda a occidenteV* erano le cortine dicinquanta cubiti, diecicolonne di bronzo colleloro basi ; e i capitellidelle colonne, e luttigli ornati d'argento.

13. Verso l'oriente poipose delle tende di cin-quanta cubiti :

14. Dove uno de' latiteneva tendine dì quin-dici cubiti, e tre colon-ne colle sue basi ;

Vers. io. * Venti colonne di bronzo. L'Ebr. non dice , che lecolofme fosser di bronzo, ma si le basi. Le colonne eran di legnoornate di cerchi d' argento. Questa difficoltà ritorna al vers. i a.

\ers, 13. * Tende di cinquanta cubiti. Lunghe cinquantacalati.

JVers. 14. * Uno t?e' lali teneva tendine di quìndici cubiti, etre<4olonne. Tra tre colonne.

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16. Et in parte alte-ra ( quia inter utraqueintroitimi tabernaculifecit) quindecim aequecubitorum erant tento-ria, columnaeque treset bases totidem.

16. Cuncta atrii ten-toria byssus retorta te*xuerat.

17. Bases columna-rum fuere aene&e ^ca-pita autem earum cumcunctis eaelaturis suisargentea, sed et ipsascoìumnas atrii vestivitargento.

i 8. Et in introita e-^us opere phtmario fts*cit tentorium ex hya-cinthO) purpura$ vermi'culo ) ae bysso retorta,^uod habebat viginticubitos in longitudine,altitudo vero quinquecubitorum erat juxtamen&uram, quam cun*età atrii tentoria habe*bant.

19. Columnae autemin ingressu fuere qua-tuor curri basibus ac*nei*; capitaque earum,et caelaturae argen-teae.

20. Paxillos quoque

io. E dall'altro I^tó(avendo posto di tramez-zo F ingresso del taber-nacolo) erano tendineparimente di quindicicubiti, e tre colonnecon altrettante basi.

16. Tutte le tende del-l'atrio erano tessute dibisso torto.

17. Le basi delle co*lonne erano di bronzo ,e i loro capitelli co' loroornati erano d'argento ;e le colonne stesse del-l'atrio furon ricoperted' argento.

18. E al suo ingressofece una tenda di lavorodi ricamo di jacinto, diporpora, di scarlatto , edi bisso torto, la qualeavea venti cubiti di lun-ghezza , e cinque d' al-tezza secondo la misuradi tutte le tende dell'a-trio.

19. All'ingresso poierano quattro colonnecolle basi di bronzo : ei loro capitelli, e gli or-nati d' argento*

2Oé I chiodi aneora

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ferver/iaculi, et atrii pergyrum fecit aeneos.

21. Haec sunt instru-menta tabernaculi te-stimonii , quae enume-rata sunt juxta prae-ceptum Moysi, in cae-remoniis Levitarumpermanum Ithamar filiiAaron, sacerdods :

22. Quae Beseleelfi-lius Uri filii Hur detribù Juda Domino perMoysen jubente, com-pleverat,

23. Juncto sibi socioOoliabfilioAchisamechde tribù Da/*: qui etipse ariifex lignorumegregius fuit, et poly-mitarius, atque piuma"rius ex hyacintho, pur-pura, vermicaio, etb/s-so.

24. Omne aurum,quod expensum est inopere sanctuarii, etquod ollatum est in do-

del tabernacolo, e del-1' atrio ali' intorno li fe-ce di bronzo.

21. Queste sono leparti componenti il ta-bernacolo del testamen-to , delle quali fu presoregistro secondo l'ordinedi Mosè , e furon conse-gnale ai Leviti per ma-no d'Ithamar sacerdotefigliuolo d'Aronne :

22. Le quali eranostate lavorate da Bese-leel figliuolo di Uri fi-gliuolo di Hur della tri-bù di Giuda, secondol'ordine dato da Dio perbocca di Mosè,

a 3. Avendo preso percompagno Ooliab fi-gliuolo d'Achisamechdella tribù di Dan : chefu anch' egli uomo insi-gne nel lavorare il le-gname , e i drappi a va-rii colori, e dì ricamo ingiacinto, porpora, scar^latto e bisso.

24. Tutto l'oro, che siconsumò nel lavoro delsantuario, e che fu of-ferto in doni, fu la som-

Vers *4- E che fu offerto m doni,-fu ee. Quésta «piantiti<!' oro consumata pe* lavori del tabernacolo è solamente dell' oroofferto sjxHJtaneamente in dono allo stesso tabernacolo.

14*

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nariis, viginti novemtalentorum fuit i et se-ptìngentorum trigintasiclorum ad mensuramàanctuarii.

a 5. Oblatam est au-tem ab his, qui tr ansie-runt ad numerum a vi-ginti annis, et supra desexcends tribus milli-buS) etquing&tttià quin-quaginta armatorum,

26. fuerunt praeter-ea centum talenta or-genti, e quibus con-ftatae sunt bases san-etuarii, et introitus, ubivelum pendei.

27. Centum basesja-ctae éunt de talentiscent&mjSinguKs talenti^perbasessingulas sup-put&tis.

28. De mi#e autemseptingentis, etseptua-ginta quinque,/ecit ca-pita columnarum, quas

ma diventinove talenti,e di settecento trentas i eli a peso del santua-rio.

26. Da quelli poi, chefurono catastati di ventianni in là, che fu il nu-mero di secento tre mi-la , e cinquecento cin-quanta armati,

26.Fu pagata la som-ma di cento talenti d'ar-gento , dei quali furonofatte le basi (delle co-lonne ) del santuario,e l'ingresso, dov'è il ve-lo pendente.

27. Furono fatte lecento basi de' cento ta-lenti , dando per ognibase un talento.

28. E de' mille sette-cento settantacinque( sicli ) fece i capitellidelle colonne, le quali

Ver». a5. a6. Da quelli poi, che furono catastati... fu pa-gata la gomma ec. Da questa somma , posto che ogni uomo daivent' anni in su pagò mezzo siclo, se ne inferisce che il talentod'oro valeva tre mila «icli.

* Da quelli poi che furono catastati. L* Ebr. porta : l'ar-gento, che f« dato dà quelli che furono registrati , fu cento ta-lenti , e mille settecento settantacinque sicli. Diedero mezzo si-clo a testa, Uguale fo pagato da tutti quelli che aveaoo ventianni, e di là , i quali furono seicento tremila cinquecento cin-quanta.

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et ipsas vestivi* ar-gento.

29. AJBris quoqueMata sunt talenta se-ptuaginta , duo millia,et quadringenta suprasicli,

30. Ex quibus fusae*unt bases in introitutabernaculi testimonii*et altare aeneum cumcraticula sua, omnia-que vasa^quae ad usume;us pertinenti

51. Et bases atriitam in circuita, quamin ingressu e;us, etpa-xil£ tabernaculi, atqueatrii per gyrum.

parimente vestì d'ar-gentò.

29. Di rame ancoraiurono offerii settantatalenti, più due mila ,, equattrocento sicli,

So.Co'quali furon fat-te di getto le basi ( del-le colonne) ali* ingressodel tabernacolo del te-stamento , e l'altare dirame colla sua gratico-la, e tutti gli strumentiper servizio di esso ,

31.E le basi dell'atriotanto le interiori, quan-to quelle dell' ingresso,e i chiodi del tabernaco-lo , e dell'atrio tuttiquanti.

C A P O XXXIX.

, Si fanno gli ornamenti de pontefici, e de' sa-cerdoti\ e siconduce a fine tutta l'opera co*mandata, e Mosè benedice il popolo.

i. (i) tf hyacin-tho vero, et purpura,vermiculo, ac bysso fe-cit vesteS) quibus in-dueretur Aaron, quan-do ministrabat in san-

(i) Sup, a8. 6.

i. %/uindi di gia-cinto, e di porpora, edi scarlatto , e di bissofece le vestimenta, dellequali doveva essere ri-vestito Arorme, quando

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ctis, sicut praecepit Do-minus MoysL

2. Fecit igitur Super-*humerale de auro, hya-cintho, et pur pur a, eoe*coque bis tincto, et b/s-so retorta

S.Operepotymitario}inciditque bracteas au-reas, et «sxtenuavit infila* ut posse/zt torque-ricumpriorum colorumsubtegmine*.

4. Duasque oras sibiinvicem eopulatas inutroque latere summi-tatuiti)

6. Etbalteum ex eis-dem eoloriòus, sicutpraeceperat DominusMoysi.

6. Paravit et duoslapides onychinos astri-CtoSf et inciusos auro,etsculptos arte gemma*ria Hominibus filiorumIsraeli

7, Posuitque eos inlateribus S&perhume-ralis in monimentum

serviva nel santuario,come ordinò il Signorea Mosè.

2. Fece adunque l'È*phod di oro, di giacin-to , e di porpora, e discarlatto a due tinte , edi bisso torto

3.Di lavoro a varii co-lori , e tagliò delle foglied* oro, e le ridusse in fi-lo, perchè potessero tor-cersi nel tessuto deidetti colori:

4. E fece i due lati(dell 'Ephod), che siunivano in cima dall'unae dall'altra parte,

6. E il cingolo deglistessi colori, conformeil Signore aveva ordina-to a Mosè.

6. Preparò eziandiodue pietre d'oniche chiu-se , e incassate nell'oro ,e scolpite coi nomi de'figliuoli d'Israele da unintagliatore di, gemme:

7.E le collocò dall'unae dall' altra parte del-T E phod in memoria de'

Ver». 3. È taglio delle foglie d} ero., ec. Battuto 1* oro , e ri-dotto in sóttilissirhe fòglie, Mosè (We tagliare queste foglie infila per mescolarle, è torcerle col ripieno de' colori già detti: co-si l'oro nou era filato, ma taglialo dulie foglie battute.

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filiorum /sraelj/sicutpraeceperàfDominusMoysi.

8, Fecit etRationaleopere polymito juxtaopus Superhumeralis,ex auro, A/acintho,pur-pz/ra, coccoque bis tin-cto, et bysso retorta\

g. Quadrangulum,duplex, mensurae pai"

I mi.i io. Et posuit in

eo gemmarum ordinesquatuor: in primo versuerat sardius, topazius,smaragdus;

11. In secundo car-bunculus, sapphirus, etjaspis\

13. /n ter/io ligurius,achates, et amethystus}

i3. Inquartochrjso-litus, onychinus , et be-ryllus circumdatii et in-clusi auro per ordinessuos»

i4- Ipsìque lapidesduodecim sculpti erantnominibus duodecimtribuum Jsrael, singulaper nomina singulorum.

15. Feceru7tt in Ra-tionali et catenulas sibi

figliuoli d'Israele, conteil Signore aveva ordina*to a Mosè»

8* Fece di più il Ra-zionale tessuto a varjcolori di lavoro simileali' Ephod, d'oroj giacin-to , porpora e scarlattoa due tinte, e bissotorto :

5. Di figura quadran-golare , doppio, di mi-sura d' un palmo.

10. E vi pose quat-tro ordini di gemme: nelprimo filare era il sar*dio , il topazio, e lo sme-raldo ;

11. Nel secondo il car-bonchio , il zaffiro, e iljàspide ;

12. Nel terzo il ligu-re , 1' achate, e l'amethi-sto ;

i3k Nel quarto il cri-solito , l'oniche, e il be-rillo incassati, e chiusiin oro a' loro posti.

i4» E le stesse dodicipietre aveano scolpiti inomi delle dodici tribùd'Israele , ognuna ave-va il suo nome.

15. Fecero di più alRazionale le catenelle

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invicem cohaerentes deaero purissimo,

16. Et duos uneinosjtotidemque annulos au-reos: porro annulos po-tuerunt in utroque late-re Rationalis,

•17. E quibus pende-rent duae catenae au-reae, quas inserueruntuncinis, qui in Super-humeralis angulos emi-nebant.

13. Haec et ante, etretro ita conveniebantsibi, ut Superhumerale,et Rationale mutuo ne-cterentur,

19. Strìda ad bal-tecm, et annulis fortiuscopulata, quosjungebatvitta hyacinthina, nelaxafiuerent, et a seinvicem moverentur,sic-ut praecepit DominusMoysi*

20. Jpecerunt quoquetunicam Swperhumera-lis totam liyacinthinam,

.21. Et capitium in

d* oro finissimo, dellequali gli anelli entravan1' uno nelP altro.

16. E due uncini, eparimente due anelli d'oro : e misero gli anellidaìl' un lato e dall' altrodel Razionale,

17. E da questi pen-devano le due catenelled'oro, le quali attacca-rono agli uncini, che li-sciva n dagli angoli del-P Ephod.

18. Queste cose cor-rispondevano dinanzi, edi dietro tra di loro inmaniera , che l'Ephod ,e il Razionale restavanouniti insieme,

19. Serrati alla cinturra, e riuniti strettamen-te mediante gli anellilegati con un nastro digiacinto, affinchè nonciondolassero, e si stac-cassero P un dali' altro :cosi aveva ordinato ilSignore a Mosè.

20. Fecero eziandiola tonaca dell5 Ephodtutta di giacinto,

21. E un' apertura al

Vers. 18. * Queste cose. Cioè gli uncini, e le catenelle.

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superiori parte contramedium, oramque pergyrum capitii textilem:

22. Deorsum autemad pedes mala punicaex hyacintho, purpura,ver/wiculo, ac bysso re-torta:

25. Et tintinnabulade auro purissimo, quaeposuerunt inter maio-granata in extremaparte tunicae per gy-rum:

24» Tindnnabulumautem aureum , et ma-lum punicum: quibusornatus incedebat pon-ti/ex , quando ministe-rio fungebaturt sicutpraeceperat DominusMoysi.

26. Fecerunt et tuni-cas byssinas opere tex-tilt Aaron, et filiise;'us,

26*. Et mitras eumcoronulis swis exbjsso,

27. Feminalia quo-que linea bossina,

28. Cingulum verode bysso retorta, hya-cintkot purpura, ac ver-niiculo bis tincto arte

di sopra nel mezzo , eun' orlatura tessuta al-V intorno :

22. E al fondo dappièdelle mele granale digiacinto, porpora, scar-latto , e bisso torto :

2.5. E i sonagli d'orofinissimo posero nel fon-do della tonaca all'intor-no tra mezzo alle melegranate :

24-Un sonaglio d'oro,e una mela granata : diqueste cose andava or-nato il pontefice nellefunzioni del suo mini-stero , conforme avea ilSignore ordinato .a Mo-sè.

26. Fecero anche del-le tonache di bisso lavo-rate al telaio per Aron-ne, e pe* suoi figliuoli,

26. E delle mitre dibisso con le loro piccolecorone.

27. E le brache slmil-mente di lino, e dibisso,

28. Conia cintura dibisso torto, di giacinto,di porpora, e di scarlat-to a due tinte, a vario

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plumaria, sicut praece-perat Dominus Moysi.

29. Feceruntetlami-nam sacrae veneralo»nis de auro purissimo,scripseruntqwe in eaopere gemmario'. San"ctum Dominii

30. Et strinxerunteam cum mitra viltàhyacintkina, sicutprae-ceperat Dominus Moy»si.

31. Perfectum est i-gitur omne opus taber-naculi, et tecti testimo-nii: feceruntque filiiIsrael cuncta, quaepraeceperat DominusMoysi.

32. JEt obtulerunt ta-^ernaculum, et tectum,et universam supelle-ctilem, annulos, tabu-las , vectes , columnas,ac bases,

33. Opertorium depèliìbus arietum rubri-catis, et aliud operi-mentum de janthinispellzbus,

ricamo, conforme il Si-gnora avea ordinato aMosè.

29. Fecero anche lalamina di sacrata vene-razione d'oro purissi-mo , e sopra vi scrisse-ro d'intaglio: Santo delSignore:

30. E la unirono allamitra per mezzo d'unabenda di giacinto, con-forme il Signore avevaordinato a Mosè.

Si. Cosi fil compitotutto il lavoro del ta-bernacolo , e della ten-da del testimonio: e fe-cero i figliuoli d'Israeletutte le cose, che il Si-gnore aveva ordinate aMosè.

32. E offerirono il ta-bernacolo , e le tende,e tutte le suppellettili,gli anelli, le tavole , lestanghe , le colonne, ele basi,

33.Le tendine di pel-li di ariete tinte in ros-so, e le altre tendine dipelli a color di giacinto,

Versv ig. * Dì sagrata venerazione, Degna ài sagrata rene-razìone.

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34- Velum> arcani,vectes, propi&'atorium,

35, Mensam cumvasis skzs^ et proposi-tionis pani&us,

36. Candelabrum, lu«cernas, et utensilia ea-rum cum oleo,

67. Altare aureum,et unguentum, et thi-myama ex aromatibus,

38. JSt tentorium inintroitu tabernaculi,

59. Altare aeneum, re-tiaculum, vectes, et va-sa e;us omnia , labrumcum basi sua, tintoriaatrii, et columnas cumbasibus suis,

4ò. Tentorium in in-troita atrii ,faniculos-que illius, et paxillos.Nihil ex vasis de/ùit,qz/ae in ministerium ta-òernaculi , et in tectumfoederis jussi sunt fieri.

4i.'Festes quoque,quibus sacerdotes utun-tur in sanctuario , Aa-ron scilicet, et filii ejust

34. Il velo, 1* arca, lestanghe, il propiziata-rio ,

55.L» mensa co'suoivasi, e co'pani1 dellaproposizione,

36VII candelabro, lelacerne, e gli strumen-ti , che servono ad esseinsieme coli'olio,

67. L* altare d' oro, egli unguenti, e i timia-mi fatti di aromi,

38. E il velo dell' in-gresso del tabernacolo,

Sp. L'altare di bron-zo colla graticola , col*le stanghe, e con tuttigli strumenti, che ser-vono per esso, la vascacolla sua base , le ten-dine dell' atrio , e le co-lonne colle basi loro ,

4o. La tenda ali* in-gresso dell' atrio , e lesue corde , e i chiodi .Non mancò nulla degliarnesi , che erano staticomandati per serviziodel tabernacolo, e dellatenda di alleanza.

4*. Parimente le ve-stimcnta , delle quali siservono i sacerdoti,cioè Aronne» e i suoifigliuoli nel santuario,

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42» Obtulerunt filiiJsrael, sicut praecepe-rat Dominus.

43. Quae postquamMoyses cuncta viditcompieia, benedixit eis.

4a. Le offerirono i fi»gliuoli d'Israele, secon-do che il Signore aveacomandato,

43.Le quali cose tut-te dopo clie Mosè ebbevedute compite, gli be-nedisse,

C A P O XL.

E ordinato , che il primo, mese, il dì primo deimese si alzi il tabernacolo, e si .consacri.Fatto ciò , H tabernacolo è ripieno detta mae-stà di Dio, e la nuvola lo cuopre continua-mente, se non quando il popolo dee mettersii» viaggio.

, i* jL/ocu/usqu« estDominus ad Mvysen,dicens:

a. Mense primo, pri-MU die mensis erigestabernaculum tesftmo-nii,

1. JLJ il Signore par-lò a Mosè, e disse :

2. Il primo mese , ilprimo giorno del mesealzerai il tabernacolodel testimonio,

Vers. 43. Gli benedisse. Benedisse i figliuoli d'Israele, i quali.aveano contribuito si generosamente alla grand' opera ; e bene-disse anche gli artefici, che 1' aveano eseguita.

Vers. a, M primo mese , il primo giorno del mese. Del secon-do anno dopo l'uscita dall'Egitto. Il lavoro del tabernacolo durocirca sei mesi. A'quindici del primo mese gli Ebrei partironodall' Egitto, e dal dettò giorno corsero cinquanta giorni sino allapromulgazione della legge : di poi Mosè stette sei di sul monte,ma fuori della nuvola: indi quaranta giorni stette con Dio entrola nuvola: sceso dal monte si trattenne per trentasei giorni colpopolo, cne aveva adorato il vitello, fece le vendette del Signo-re offeso e si occupò a istruire di nuovo il popolo -, indi tornò sul

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3. Etpones ineoar-cam, demit/esque anteillam velimi-.

4- Et il/ata mensa,pones super eam quaerite praecepta sunt.Candelabrum stabitcum lucernis suis,

6. Et altare aureu/n,ira quo adoletur incen-sum , coram arca testi-monii: tentorium in in-troitu tabernaculi po-nes;

6. Et ante illud alta-re holocaustii

7. Labrum inter al-tare, et tabernaculum,quod implebis aqua,

ft.Circwndabisquea-trium tentoriis, et in-gressum e/us.

g. Et assumpto wn*ctionis oleo, unges ta-bernaculum cum vasissuis, ut sanctificentur:

3. E vi porrai 1' arca,e stenderai il velo da-vanti ad essa :

4- E portata dentrola mensa, sopra di que-sta porrai ordinatamen-te quello che è stato co-mandato. Vi sarà il can-delabro colle sue lam-pade,

5. E l'altare d'oro ,dove dee bruciarsi l'in-censo, dinanzi ali' arcadel testimonio : mette-rai un velo a 11'ingressodel tabernacolo;

6. E davanti a que-sto (velo) T altare degliolocausti:

7. La vasca , Cui tuempirai d' acqua , saràtra l'altare , e il taber-nacolo ,

8. E cingerai con ten-de l'atrio, e il suo in-gresso.

9. E preso l'olio disantificazione, ungeraiil tabernacolo, e le co-se, che ad esso servono,

affinchè sieno santificate:

monte, e vi dimorò altri quaranta giorni, dopo de' quali si co-minciò 1' opera del tabernacolo, ec. la quale fu finita alla finedell' anno. Il primo giorno d' ogni mese fu di poi di solenne fe-steggiato con particolari sacrifizii, ma senza obbligo di astenersidal lavoro.

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10. Altare /«olocausti,et omnia vana ejus:

11. Labrum cum ba-si sua: omnia unctionisoleoconsecrabisì ut sintsancta sanctorum.

12. ApplìcabìscfueAaron, etfilios e/us/adfores tabernaculi teòti*monii, et Lotos aqua

13. (i) Indues san-ctis vestibus, ut mini-strentmihi; ^t unctioeorum in sacerdotiumsempiternum proficiat.

1.4* Jfecitque Moysesomnia, quae praecepe-rat Dominus.

\ 6. Igitur mense pri-mo anni secundi, primadie mensis collocatumest tabernaculum.

16, (2) ErexitqueMoyses illud, et posuittabulas, ac bases, et ve-ctes , statuitque colu-mnas;

io. L' altare degli o-locausti, e tutti i suoistrumenti :

11.La vasca colla suabase : tutto questo un-gerai coli* olio di santi*Reazione, affinchè sienocose tantissime.

12^:E farai, che A-ronne, e i suoi figliuolisi accostino alle portedel tabernacolo del te-stimònio, e lavatili col-l'acqua

13. Li rivestirai delleveslimenta sante, affin-chè servano a me ; e laloro consacrazione avràP effetto d* un sacerdo-zio sempiterno.

14. E Mosè fece tut-te le cose ordinate dalSignore.

16. Quindi il primomese del secondo anno,il primo giorno del me-se fu eretto il taberna-colo.

16. Mosè lo eresse, epose a'loro luoghi le ta-vole , le basi e le stan-ghe , e alzò le colonne ;

(i) Supr, 29. 35. Lev. 8. *. (2) Num. j. i

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117. Et expandit te-cturù, super tabernacu-lam, imposito desupero/perimento , sicut Do-minus imperaverat,

18. Posuit et testi-monium in arca , sub-ditis infra vecfe'bus, etoraculum desuper*

19. Cumque intulis-set arcam in taberna-culum, appendit anteeam velum, ut expleretDomini jus sionem.

2 o. Posuit et mensamin tabernaculo testimo-nii ad plaga/» septe/z-trionalem extra veZum,

21. Ordinatis corampropositionis panibus,sicut praeceperat Do-minus May si.

22. Posuit et cande-labrum in tabernaculotestimonii e regionemensae in parte au-strali,

17'. & stese le corti-ne sopra il ta bernaco-lo, e messavi la coper-ta , come avea coman-dato il Signore,

-i8. Pose quindi il te-stimonio nell'arca, e in-seri da basso le stan-ghe, e nella parte su-periore pose l'oracolo.

19. E avendo porta-ta l'arca nel tabernaco-lo , sospese dinanzi adessa il velo per esegui-re il comando del Si-gnore.

20. Collocò eziandiola mensa dalla partesettentrionale del ta-bernacolo del testimo-nio fuori del velo,

21. Avendovi dispo-sti in faccia (al Signore)i pani della proposizio-ne, conforme il Signoreaveva ordinato a Mosè.

22. Pose di poi il can-delabro nel tabernacolodel testimonio dirim-petto alla mensa dallaparte di mezzodì,

Veri. IT. E stese le cortine ... e messavi la coperta. Le cor-tine sono Quelle preziose ; la coperta sono i veli di pel di capra ,e quelli di pelli : il tabernacolo non aveva altro tetto.

Vers. 18. Pose il testimonio. Le due tavole della legge.

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2 3. Locàtis per or-dinem lucernis juxtapracceptum Domìni.

24. Posuit et altareaureum sub lecto testi-rnonìi contra velum.

26. Et adolevit su-per eo incensum aro-matunt, sicut Russerà/Dominus Moysi*

0.6. Posuit et tento-rium in introita taber-naculi testimonii.

27. Et altare holo-càusiiin ve.stibulo testi-monii, offèrens in eo

holocaustum, et sacrifi-cio, , ut Dominus irnpe-raverat.

«8. Labrum quoquestatuii inter tabernacu-luni testimonii, et alfa-re, implens ilfed aqua.

2 9-La veruntque Moy-ses, et Aoron , ac filiiejus manus suas, etpe-des,

23. Poste a' luoghiloro le lampàne secon-do il comandamento delSignore.

24. Pose anche l'al-iare d' oro sotto le cor-tine del testimonio di-nanzi al velo.

26. E bruciò sopra diesso incenso di aromi,conforme aveva ordina-lo il Signore a Mosè.

26*. Pose anche la ten-da all'ingresso del ta-bernacolo del testimo-nio.

27. E F altare degliolocausti nel vestibolodel testimonio, e vi of-ferì olocausti, e sacrifi-zìi, come avea coman-dato il Signore.

28. E pose anche lavasca tra 'I tabernacolodel testimonio, e 1' alta-re, avendola empita d'a-cqua.

29. E lavarono Mosèe Aronne, e i figliuoli diquesti le loro mani, e ipiedi,

Vers. «4. Pose V altare d* oro sotto le cortine del testimonio.Testimonio vale qui lo stesso , che tabernacolo ; e vuol dirsi chel'altare de'timiami non era allo scoperto fuori del tabernacolo,come quello degli olocausti, ma era nel Santo davanti al velo ,che copriva il Santo de' Santi ; onde restava sotto le cortine deltabernacolo.

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30. Cum ingrederen-tur tectum foederis, etaccederent ad altare,sicut praeceperat Do-minus Moysi.

31. Erexit et atriumper gyrum tabernaculitet altaris , ducto in in-trai tu ejus tentorio.Post-(jux.ni omnia perfectasunlt

32. (i) Operuit nu-bes tabernaculuw. testi'monti, et gloria Dominiimplevit illud.

33. Nec poterat Moy-ses ingredi tectum foe-deris , n«be operienteomnia., et majestate Do-mini coruscante; quiacuncta nubes operue-rat.

(i) ZViim. g. 15. 3. Reg. 8. io.

30. Quand' erano perentrare nella casa del-1' alleanza, e accostarsiali' altare, come avea ilSignore ordinato aMosè.

31. Eresse ancor Fa-trio ali* intorno del ta-bernacolo , e dell* alta-re , e pose ali' ingressod' esso la tenda. Dopoche tutte le cose furonocompiute,

32. La nuvola rico-perse il tabernacolo deltestimonio , e la gloriadel Signore lo riempiè.

33. E non potea Mo-sé entrare nel taberna-colo dell' alleanza , es-sendo ogni cosa rico-perta dalla nuvola, elampeggiando la mae-stà del Signore, avendola nuvola ricoperte tut-te le cose.

Vers. 3i. La. gloria del Signore lo riempie. Gloria del Signo-re è detta la stessa nuvola, la quale benché assai densa folgoreg-giava di luce, e velava la maestà del Signore. Questa era la stes-sa nuvola, la quale posava sul tabernacolo, che era fuori deicampo, e alzato che fu il nuovo tabernacolo , venne a posare so-pra di esso.

Vers. 33. E non poteva Moie ec. Mosè stesso ripieno d' unsanto orrore non ardì per quel giorno di entrare nel tabernaco-lo. Egli, dice s. Agostino, figurava i Giudei, a' quali la gloria stes-sa di Cristo, che vedesi nel tabernacolo , cioè nella Chiesa, è co-me una nuvola, che li ritiene dall' accostarsi a lui per ricevernesalute.

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34- Si quando nubestabernaculum de/ère-bat, proficiseeban/ur fi-lii Israel per turmassuas: "*'

35. Si pendebat de-super , manebat in eo-dem loco,

36. Nubes quippe Do-mini incubabat perdiem tabernaculo , et i-gnis in nocte, Menti"bus cunctis populis /-srael per cunctis man-siones suas,

34- Allorché la nuvo-la si partiva dal taber-nacolo , i figliuoli d'I-sraele si mettevano inviaggio a schiera aschiera;

35. Dove questa re-stava sospesa in alto, sifermavano nel luogostesso,

36*. Imperocché la nu-vola del Signore copri-va il tabernacolo dì gior-no, e di notte una fiam-ma a vista di tutto ilpopolo d'Israele in tut-te le loro gite,

FINE DELL* ESODO,

* Essendo ogni «osa ricoperto dalla, nuvola. Secondo iLXX. Perchè la nuvola 1' uvea adombrato, e il tabernacolo era'ripieno della gloria del Signore.

Vers. 34- Allorché la nuvola sì partiva ee. Vedi Num. ix.