011 - 2013 19 Febbraio 2013 NOTIZIARIO …. Relazioni sindacali e lavoro a tempo determinato,...

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Dirigenti Scolastici Dirigenti Scolastici Dirigenti Scolastici Dirigenti Scolastici NOTIZIARIO NAZIONALE NOTIZIARIO NAZIONALE NOTIZIARIO NAZIONALE NOTIZIARIO NAZIONALE N. N. N. N. 011/ 201 / 201 / 201 / 2013 – 20 20 20 20 Febbraio Febbraio Febbraio Febbraio 2013 2013 2013 2013 Coordinamento Nazionale STRUTTURA DI COMPARTO NAZIONALE DIRIGENTI SCOLASTICI FLC IN PRIMO PIANO 01. La FLC CGIL incontra i partiti. Adesso aspettiamo i fatti 02. Relazioni sindacali e lavoro a tempo determinato, incontro all'ARAN MANOVRA E RAPPORTI STATO REGIONI 03. Dimensionamento scolastico: i risultati di un nostro monitoraggio 04. La sfida dell’educazione permanente – F. Fammoni – Presidente Fondazione Di Vittorio 05. In medio stat virtus - di Fabrizio Dacrema NOTIZIE NAZIONALI 06. Classi di concorso: il Ministro prova ad accelerare. Lo stop della FLC e degli altri sindacati 07. Finanziamenti e pagamento delle supplenze: il MIUR convoca i sindacati scuola per il 27 febbraio 08. Pagamento indennità agli amministrativi che sostituiscono i DSGA: partono le azioni legali 09. Poli tecnico-professionali: il nodo delle risorse finanziarie 10. Pubblicato in GU il Decreto legislativo sulla certificazione delle competenze SPAZIO FAQ E GIURISPRUDENZA 11. In tema di congedi parentali le disposizioni di cui al CCNL 2001 si applicano anche ai dipendenti a tempo determinato. - Avv. Isetta Barsanti Mauceri 12. Utilizzo delle scuole per consultazioni elettorali. 13. Pensionamento forzoso e trattenimento in servizio dopo la Legge Monti – Fornero - Scheda NAVIGANDO IN RETE 14. Un impegno per l’istruzione - di Maurizio Tiriticco 15. Interviste sulla scuola. -Un giallo in RAI e Berlusconi fa bis - di Aristarco Ammazzacaffè 16. A volte ritornano - di Antonio Valentino OPINIONI A CONFRONTO: VALUTAZIONE DELLE SCUOLE 17. La VII Commissione del Senato ha dato parere favorevole allo schema di decreto sul sistema di valutazione 18. Regolamento sul sistema nazionale di valutazione: una squallida questione di poltrone 19. Il pasticciaccio brutto del Regolamento per il Sistema Nazionale di valutazione - Osvaldo Roman

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Coordinamento Nazionale STRUTTURA DI COMPARTO NAZIONALE DIRIGENTI SCOLASTICI FLC

IN PRIMO PIANO

01. La FLC CGIL incontra i partiti. Adesso aspettiamo i fatti

02. Relazioni sindacali e lavoro a tempo determinato, incontro all'ARAN

MANOVRA E RAPPORTI STATO REGIONI

03. Dimensionamento scolastico: i risultati di un nostro monitoraggio

04. La sfida dell’educazione permanente – F. Fammoni – Presidente Fondazione Di Vittorio

05. In medio stat virtus - di Fabrizio Dacrema

NOTIZIE NAZIONALI

06. Classi di concorso: il Ministro prova ad accelerare. Lo stop della FLC e degli altri sindacati

07. Finanziamenti e pagamento delle supplenze: il MIUR convoca i sindacati scuola per il 27 febbraio

08. Pagamento indennità agli amministrativi che sostituiscono i DSGA: partono le azioni legali

09. Poli tecnico-professionali: il nodo delle risorse finanziarie

10. Pubblicato in GU il Decreto legislativo sulla certificazione delle competenze

SPAZIO FAQ E GIURISPRUDENZA

11. In tema di congedi parentali le disposizioni di cui al CCNL 2001 si applicano anche ai dipendenti a tempo determinato. - Avv. Isetta Barsanti Mauceri

12. Utilizzo delle scuole per consultazioni elettorali.

13. Pensionamento forzoso e trattenimento in servizio dopo la Legge Monti – Fornero - Scheda

NAVIGANDO IN RETE

14. Un impegno per l’istruzione - di Maurizio Tiriticco

15. Interviste sulla scuola. -Un giallo in RAI e Berlusconi fa bis - di Aristarco Ammazzacaffè

16. A volte ritornano - di Antonio Valentino

OPINIONI A CONFRONTO: VALUTAZIONE DELLE SCUOLE

17. La VII Commissione del Senato ha dato parere favorevole allo schema di decreto sul sistema di valutazione

18. Regolamento sul sistema nazionale di valutazione: una squallida questione di poltrone

19. Il pasticciaccio brutto del Regolamento per il Sistema Nazionale di valutazione - Osvaldo Roman

N.B. TEMPORANEAMENTE, PER MOTIVI TECNICI, IL NOTIZIARIO NAZIONALE E GLI ALLEGATI SONO ARCHIVIATI ED

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• documento flc cgil proposte per istruzione ricerca e universita prossima legislatura

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• decreto legislativo 13 del 16 gennaio 2013 certificazione competenze gu

• raccomandazione consiglio unione europea del 20 dicembre 2012 convalida apprendimento non formale e informale

• Corte di Cassazione – Sentenza n. 1828 del 28 gennaio 2013 – CONGEDI PARENTALI ANCHE PER DIPENDENTI A TEMPO DETERMINATO

• scheda UTILIZZO DELLE SCUOLE PER CONSULTAZIONI ELETTORALI

INOLTRE ALLEGATO DIRETTAMENTE IN MAIL INSIEME AL NOTIZIARIO:

• Pensionamento forzoso e trattenimento in servizio dopo L. 214-2011 - scheda

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01. La FLC CGIL incontra i partiti. Adesso aspettiamo i fatti

Il 14 febbraio si è svolto a Roma un dialogo a più voci, comprese quelle dei tanti lavoratori che hanno inviato domande tramite il web.

L'avvio dell'incontro è stato segnato da un momento di alta partecipazione emotiva, legata all'evento mondiale "ONE BILLION RISING", la giornata contro la violenza sulle donne: un movimento, una vera e propria sollevazione con milioni di donne e uomini ha attraversato tutto il mondo per dire: "BASTA! LA VIOLENZA FINISCA ORA!".

I lavori al Centro Congressi di Via Cavour sono iniziati con questo video. Al termine tutti i presenti nella sala si sono alzati in piedi e hanno rivolto verso l'alto l'indice della mano. Il senso del video proiettato e dell'iniziativa che ha attraversato il pianeta a cui abbiamo aderito insieme alla CGIL è stato spiegato da Mara Mellace del centro nazionale FLC CGIL.

Si entra nel vivo dei lavori con Alessandro Arienzo, coordinatore nazionale del Forum della docenza universitaria della nostra organizzazione che ha presentato le modalità di svolgimento dell'incontro.

Il segretario generale Domenico Pantaleo ha illustrato le idee portanti della FLC affinché scuola, università e ricerca prendano il centro della scena politica come fattori di rilancio del sistema paese. Ascolta il suo intervento su RadioArticolo1.

I politici presenti, chiamati a esprimersi, si sono dichiarati sostanzialmente concordi con le proposte della FLC e sulla necessità di modificare profondamente quanto negli ultimi anni ha portato a tagli, umiliazione del lavoro, restringimento delle opportunità, insicurezza e precariato.

Sono quindi stati incalzati da Mara Mellace e Alessandro Arienzo a rispondere con sincerità alle domande che molti lavoratori della conoscenza avevano inviato attraverso la rete ai siti http://www.flcgil.it/ e http://www.ricostruiamolitalia.it/. Per comodità e per ottimizzare i tempi le domande, numerose, sono state raggruppate per temi. Su molti argomenti i politici si erano già espressi, ma sollecitati dalle domande hanno potuto precisare meglio le loro posizioni.

La questione più “gettonata” ha riguardato le stabilizzazioni dei molti precari in tutti i comparti e in particolare lo sblocco delle assunzioni ATA e il rispetto del piano pluriennale nella scuola.

Investimenti, finanziamenti, diritti… sono solo parole? Roma il 14 febbraio.

"Restituire alla scuola la quota di organico che la Gelmini ha tagliato e rivedere il percorso verso il pensionamento" (Salacone). La assunzioni vanno fatte “partendo dai bisogni e non dalle risorse” (Meloni). Va rivisto anche l'intero sistema di reclutamento. Anche il taglio delle risorse finanziarie è stato argomento ricorrente nelle domande e la necessità di investire in campi come l'edilizia scolastica e universitaria, i laboratori, la sicurezza. "Abbiamo pubblica povertà e ricchezza privata perché lo Stato ha tagliato sulla manutenzione. Basta alle grandi opere, sì alla manutenzione" (Rodano). “Un piano triennale per l'edilizia scolastica” (Puglisi). E il diritto allo studio? Anche su questo gli impegni dei partiti presenti sono simili: sull'estensione dell'obbligo scolastico, la lotta alla dispersione, le borse di studio per gli studenti delle superiori e delle università, il tempo pieno nelle scuole, la generalizzazione della scuola dell'infanzia e un piano per gli asili nido.

Per intervenire con efficacia sui sistemi della conoscenza sono necessarie riforme radicali, dicono dalla lista Ingroia. Attenzione rispondono Pd e Sel, riforme sì, ma non più calate dall'alto. Sel propone un testo unico sull'università che cominci a smantellare gli aspetti più pesanti della legge Gelmini.

Sulla riforma Fornero e le sue pesanti conseguenze soprattutto sulla scuola: per la lista Ingroia va cancellata, per la coalizione Pd-Sel va fortemente emendata.

A proposito della governance di scuola, università, ricerca c'è bisogno di ripristinare modalità democratiche di gestione e ridare la parola a chi lavora entro queste istituzioni (Tocci).

Tutti sono stati molto critici sull'ANVUR e il Sistema di valutazione per università e ricerca. I criteri di valutazione sono molto discutibili perché “penalizzano non le università peggiori ma quelle più povere” (Forenza). C'è un consenso unanime nel sostenere che la valutazione nei nostri comparti debba servire a migliorare le performance e non a penalizzare i più deboli.

I partiti della sinistra sono per il ruolo unico della docenza universitaria e hanno dichiarato di voler mettere fine al lavoro gratuito negli atenei.

Alla fine Pantaleo ha sottolineato l'approccio condiviso ai problemi e questo permette al sindacato di aprire un dialogo. La CGIL è autonoma, si presenta con le proprie proposte, è aperta al confronto, ma non fa sconti a nessuno. Anzi, con un governo di sinistra sarebbe più esigente. Si augura che la politica torni a occuparsi con serietà dei problemi della gente, perché se così non è si lascia spazio ad avventure autoritarie, a populismi e demagogia, tutte cose che fanno male alla democrazia e tolgono speranza soprattutto ai giovani.

Ascolta la registrazione dell'incontro.

Scarica i programmi elettorali del Partito Democratico, di Sinistra Ecologia e Libertà e di Rivoluzione Civile.

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• documento flc cgil proposte per istruzione ricerca e universita prossima legislatura

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02. Relazioni sindacali e lavoro a tempo determinato, incontro all'ARAN

In un incontro con i sindacati si è discusso degli Atti di Indirizzo del Governo e delle Parti Pubbliche. Il commento della CGIL

Comunicato CGIL

Oggi presso l'Aran si è svolto un primo incontro per l'apertura del confronto con le OO.SS. sui due Atti di Indirizzo del Governo e delle Parti Pubbliche relativi rispettivamente alle revisione del sistema delle relazioni sindacali e ad alcune modifiche alla normativa sul lavoro a tempo determinato.

In apertura il Presidente dell'Aran ha illustrato gli obiettivi e i contenuti degli Atti di Indirizzo; ha ricordato i passaggi che hanno condotto alle scelte della L. 150, e successivamente i contenuti dell'Accordo OO.SS.-Governo, parti pubbliche del 3 maggio 2012, che indicava una netta scelta di revisione del modello di relazioni proposta dalla legge 150.

Quell'Accordo, che non ha avuto alcun seguito, rappresentava la volontà delle parti di modificare parti essenziali della Legge attraverso interventi legislativi che ristabiliscono la centralità al contratto nazionale e della contrattazione decentrata così come la necessità riconosciuta di intervenire in tema di precariato pubblico. Ha quindi proposto di avviare un iter di analisi della complessa stratificazione normativa sulle relazioni sindacali presente nei contratti, con l'obiettivo di rivederne gli assetti alla luce del modello così delineato.

La Cgil ha dichiarato il proprio interesse all'apertura di un confronto sul tema di una revisione e potenziamento del modello di relazioni, che si rende obiettivamente necessaria dopo il caos normativo prodotto dal Governo Berlusconi che ha determinato, oltre al blocco dei contratti, l'inapplicabilità delle norme vigenti e l’indebolimento della contrattazione integrativa, generando un gigantesco ambito di incertezza giuridica, anche per le stesse Amministrazioni, e un utilizzo improprio e inaccettabile dei controlli sugli accordi.

Ha altresì manifestato l'esigenza di un modello appropriato, certo, semplificato ed efficace necessario per affrontare i complessi problemi di gestione che le riforme oggi e quelle future solleveranno.

Ha però rilevato come non sia pensabile realizzare tale revisione nell'ambito del perimetro delineato dalle norme vigenti della L. 150 e del decreto legge sulla spending review.

La revisione va operata a tutto campo, restituendo alla contrattazione la potestà che il D.Lgs. 165/2001 originariamente le assegnava, superando i vincoli ideologici e normativi introdotti dalla L.150 e dalla successiva produzione legislativa.

In questa direzione si muovono i contributi che la CGIL e le sue categorie hanno presentato alle forze politiche impegnate nella campagna elettorale.

La Cgil ha altresì chiesto che si provveda con urgenza alla sospensione di tutti quei provvedimenti che le amministrazioni stanno assumendo in attuazione della L. 150 e delle ulteriori leggi intervenute, con i quali si disdicono i contratti integrativi operando in sostituzione di norme contrattuali in modo unilaterale (ad esempio Enti Locali, Scuola, università,istituti di ricerca pubblici etc.).

Per quanto riguarda il secondo tema, partendo dall'emergenza rappresentata dai contratti a tempo determinato in scadenza il prossimo 31 luglio, che vanno ulteriormente prorogati, ha posto l'esigenza politica di una revisione generale dell'utilizzo del lavoro flessibile (Tempi determinati, CO.CO.CO., somministrati, partite IVA, altro), che non deve più essere considerato “normale” nel suo utilizzo nelle P.A., garantendo comunque il lavoro degli interessati.

Si è trattato di un primo incontro interlocutorio, alla fine del quale si è decisa una calendarizzazione su entrambi i temi, per i primi giorni dopo le prossime elezioni.

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• Atto_indirizzo_relazioni_sindacali

• Atto_indirizzo_tempo_determinato

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MANOVRA E RAPPORTI STATO REGIONI

03. Dimensionamento scolastico: i risultati di un nostro monitoraggio

La FLC CGIL chiede una governance efficace tra i diversi soggetti che hanno il compito di programmare l’offerta formativa sul territorio.

Le procedure di dimensionamento scolastico per il prossimo anno scolastico 2013/2014 sono nel pieno della confusione e dell'incertezza dovuta, da una parte all'assenza di un quadro normativo chiaro per responsabilità primaria del Governo, e dall'altra all'assenza di una seria programmazione, aperta alla partecipazione dei soggetti interessati e fondata sulle effettive esigenze educative-didattiche del territorio.

Questo, in sintesi, è quanto emerge dall'indagine che abbiamo promosso nei giorni scorsi in materia di dimensionamento scolastico presso i territori regionali.

Dal nostro monitoraggio risulta chiaramente un quadro molto frammentato e disomogeneo relativamente alle procedure di dimensionamento messe in atto nelle diverse situazioni.

Innanzitutto emerge che, nonostante l'incertezza del quadro normativo di riferimento, la gran parte delle Regioni si è mossa autonomamente e ha già approvato (o si appresta a farlo) il piano di dimensionamento per l'a.s. 2013-2014. Devono ancora approvarlo solo quattro Regioni.

Quello che è certo è che non si è realizzato un vero confronto a livello di massa in grado di coinvolgere i soggetti interessati, magari con tavoli tecnici ad hoc, e salvo limitate eccezioni, talora solo di carattere informativo, non vi è stato un vero confronto con le Organizzazioni Sindacali.

Sono solo 5 sul totale delle Regioni monitorate le Amministrazioni che hanno utilizzato il parametro medio dei 900 alunni per la costituzione delle scuole così come previsto nella bozza di intesa Stato-Regioni; le altre hanno utilizzato parametri diversi anche superiori ai 900

alunni con effetti decisamente discutibili (vengono segnalati ancora casi di scuole costituite con più di 1.600 alunni).

In molte Regioni è prevista un'ulteriore riduzione del numero delle scuole autonome, riduzioni proposte perfino nelle Regioni che avrebbero un numero di scuole autonome dimensionate secondo la media dei 900 alunni. Difficile capire la logica di certe scelte che non mettono al centro la qualità della scuola pubblica.

In oltre la metà delle Regioni è prevista l'istituzione dei CPIA. Il numero di 55 CPIA contenuto nella Bozza non approvata dalla Conferenza, in ogni caso rimane largamente lontano dalle esigenze dei territori, e ciò emergerà ancor di più quando tutte le Regioni avranno avanzato le loro richieste.

Infine, pressoché in tutte le Regioni, nonostante i nuovi piani di dimensionamento, continuano ad essere presenti le scuole sottodimensionate. Ma ciò è perfettamente legittimo, dal momento che ciò che deve fare aggio su tutto deve essere il parametro medio degli alunni, tanto che è ovunque accettato che vengano superati i limiti previsti dalla legge di stabilità 2012 (legge 111/11 commi 5 e 5 bis dell'art 19).

Peraltro, come abbiamo già avuto modo di commentare, lo scorso 7 febbraio nell'incontro in Conferenza unificata Stato-Regioni è saltata la possibilità di raggiungere un'intesa sui nuovi parametri di dimensionamento scolastico a causa dell'indisponibilità di MIUR e MEF a voler rispettare il criterio di assegnazione alle regioni dei Dirigenti scolastici in base al numero di scuole risultanti dal parametro medio di 900 alunni.

La bozza di intesa che era in discussione tra Stato e Regioni, seppur giunta con estremo ritardo e con moltissimi limiti e punti critici da noi ripetutamente segnalati, almeno definiva un sistema di regole di riferimento valido per l'intero territorio nazionale dopo che la Corte Costituzionale aveva giustamente demolito quanto predisposto precedentemente in materia dal Governo Berlusconi.

Ora, l'assenza di regole e riferimenti chiari e condivisi rischia di ricadere pesantemente sulla qualità e sulla validità delle operazioni di riorganizzazione della rete scolastica che molte Regioni comunque hanno deciso di portare avanti. Con il pericolo che molte operazioni possano essere messe in discussione in sede legale (cosa avvenuta anche di recente) laddove gli interessati (enti locali, utenza, personale) ravvisassero una lesione dei propri diritti in base ai principi della sentenza della Corte Costituzionale del giugno scorso.

Per la FLC CGIL la gestione di questa partita dimostra come la mancanza di una governance efficace, una scelta strategica che investe tutti i soggetti che hanno un compito educativo, finisce per penalizzare solo il diritto sociale all'istruzione.

È evidente, pertanto, l'urgenza di un forte intervento politico su questa materia che sia in grado di ripristinare un quadro di regole chiaro e condiviso da tutti i soggetti interessati e di assicurare all'utenza e al personale effettivi livelli di qualità delle scuole. Sarà per noi questo un impegno prioritario anche in vista del prossimo incontro della Conferenza delle Regioni previsto per il 21 febbraio 2013.

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04. La sfida dell’educazione permanente – F. Fammoni – Presidente Fondazione Di Vittorio In parlamento, promossa dalla Cgil e con migliaia di firme della società civile,c’è una proposta di legge di iniziativa popolare che è ora di tirare fuori dai cassetti.

FINALMENTE.IN UNA CAMPAGNA ELETTORALE IN CUI SI DISCUTE DAVVERO TROPPO TEMPO DI MERITO E POCHISSIMO del ruolo della formazione, è stata avanzata da parte di Bersani una proposta concreta.

Basata su investimenti, sicurezza delle scuole, ruolo degli insegnanti, interventi sulla precarietà. È esaustiva? No, sicuramente serve anche altro. Ma almeno si sfugge a insopportabili banalità e luoghi comuni e si comincia ad entrare nel merito.

La differenza eclatante con gli anni del centrodestra è passare da tagli a investimenti e affrontare temi drammatici come la dispersione scolastica non con slogan, o ancora peggio abbassando di fatto l’età per il lavoro minorile. Partiamo allora da un concetto di fondo: se la piena realizzazione della persona è l’unità di misura della legittimazione dell’agire economico e della sua equità sociale, la conoscenza non può che essere un tratto fondamentale del lavoro e della società.

I dati dimostrano la nostra arretratezza: ad una quota di analfabetismo strutturale si aggiunge l’analfabetismo di ritorno; è sotto la media europea la diffusione e l’uso di internet; troppo alta la quota di abbandono scolastico; basso il numero di iscrizioni all’università, ma nonostante questo troppa precarietà per i neolaureati; la formazione per e nel lavoro è agli ultimi posti in Europa nonostante un fortissimo addensamento nelle qualifiche più basse. Non è un caso, sono dati che riflettono l’arretratezza del nostro sistema formativo ma anche della qualità del modello produttivo.

È per questo e tanto altro che l’aspirazione a una migliore condizione sociale per effetto di una maggior scolarizzazione sta perdendo la «sua spinta propulsiva». Amarthia Sen ricorda che proprio un nuovo modello di sviluppo economico richiede anche una solida e diffusa cultura umanistica, capace di alzare il livello di civismo della società. Poco più di un anno fa, il Presidente del Consiglio ebbe a dire: «Il 54% della popolazione ha un titolo di diploma nel nostro Paese, contro una media Ocse del 73%. È troppo poco, dobbiamo studiare di più».

La realtà è ancor più grave della segnalazione del Premier. Ma cos’è stato concretamente fatto, in particolare in quel settore dell’istruzione e formazione professionale, ancora lontano da un assetto in grado di offrire una chance di qualità a una larga fascia di giovani? È cresciuta l’attenzione e gli interventi per l’istruzione tecnica ma questo indirizzo porterà buoni risultati se non sarà separato o peggio, pensato come alternativo, al settore di istruzione-formazione professionale. Tentazione questa troppo spesso ricorrente.

Finalmente si apre una discussione vera a cui aggiungo almeno un tema: in Italia è non è stata ancora approvata una legge per l’educazione permanente. In queste settimane si è discusso molto di apertura delle scuole nei mesi estivi, senza neppure sfiorare il problema del loro funzionamento e della loro chiusura tutti i giorni in orario pomeridiano e serale. Quanto ci costerebbe tenerle aperte con il concorso di risorse pubbliche, private, del volontariato per avviare una formazione permanente degli adulti? Potrebbe essere una bella proposta e un sicuro vantaggio per il Paese.

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05. In medio stat virtus - di Fabrizio Dacrema

Lettera aperta del Comitato promotore degli Stati Generali della conoscenza ai candidati alle elezioni politiche 2013.

Alle forze politiche attualmente impegnate

nella campagna elettorale

IGNORANCE TAX

non possiamo più permettercela!

Mentre volge al termine una campagna elettorale delirante, sui temi della conoscenza si fanno sentire i corpi intermedi. Anche se qualche formazione politica ha scritto programmi seri e organici di ricostruzione, il discorso pubblico della contesa elettorale ha ignorato scuola, università e ricerca se non per sparate e promesse generiche.

Questa inadeguatezza del dibattito elettorale rispetto alla gravità della situazione ha spinto le forze sociali ad aggregarsi e a trovare punti di convergenza. Non ci si limita ad appelli alle forze politiche ma sono messi al centro dell'attenzione alcuni punti fermi che verranno perseguiti da queste ampie aggregazioni di forze sociali dopo le elezioni nei confronti della nuova compagine governativa. 'Ignorance tax, non possiamo più permettercela!' è con questo slogan che il Comitato promotore degli Stati Generali della Conoscenza (29 sigle, sindacali, professionali e studentesche) invita le forze politiche per riposizionare al centro del dibattito elettorale e politico i temi della conoscenza. In una campagna elettorale avvitata attorno ad oniriche restituzioni fiscali, l'appello avverte che se continua l’attuale disinvestimento nella conoscenza nei prossimi anni pagheremo una tassa pesantissima derivante dalla minore crescita economica e dai maggiori costi sociali (il fattore istruzione è infatti determinante per aumentare l'occupazione e il reddito, migliorare i livelli di salute, aumentare la partecipazione civile e sociale, ridurre il tasso di criminalità,...). Inoltre il Comitato Nazionale annuncia il secondo Forum nazionale per il prossimo mese di aprile in modo da potersi confrontare con il nuovo Parlamento e il nuovo Governo per poter dare il proprio contributo alle riforme strutturali che il mondo della conoscenza in Italia attende. Decisamente rilevante anche il documento di intenti sottoscritto da CGIL, CISL, UIL e Confindustria sulla formazione per la crescita economica e l'occupazione giovanile. L'obiettivo principale, in vista della prossima legislatura, è di realizzare la convergenza e il consenso sociale necessari a incrementare gli investimenti nella conoscenza e a potenziare e qualificare la formazione per il lavoro e lo sviluppo.Gli indirizzi indicati, che potranno essere ulteriormente approfonditi e articolati in successivi accordi, sono finalizzati a promuovere l'innovazione nel sistema produttivo e la buona occupazione attraverso l'innalzamento dei livelli di istruzione e formazione dei giovani e la diffusione della formazione permanente dei lavoratori. Favorire la crescita delle competenze dei giovani, potenziare le capacità del sistema produttivo di impiegare giovani qualificati, ridurre il mismatch tra domanda ed offerta di lavoro, far crescere l'interazione tra sistema formativo e sistema produttivo, potenziare e diffondere l'alternanza scuola-lavoro: questi i punti chiave del documento.Le proposte avanzate riguardano:

• orientamento e tirocini, costruzione del sistema nazionale dell'orientamento permanente e diffusione dei tirocini durante i percorsi formativi;

• rilancio dell'Istruzione Tecnica e Professionale anche attraverso una razionalizzazione della filiera tecnica e professionale;

• valorizzazione della funzione docente; • promozione dei poli tecnico-professionali in relazione a piani di sviluppo territoriali e/o

settoriali; • sviluppo degli Istituti Tecnici Superiori nel quadro di una valutazione della qualità

dell'offerta e degli esiti occupazionali; • diffusione e realizzazione di esperienze innovative di alternanza scuola-lavoro; • riconoscimento delle competenze comunque acquisite attraverso la costruzione del sistema

nazionale di certificazione delle competenze e l'azione delle Parti Sociali; • diffusione dell'apprendistato e valorizzazione della sua componente formativa anche

attraverso il non computo nel patto di stabilità interno degli stanziamenti pubblici per l'apprendistato post obbligo di istruzione;

• promozione dell'apprendistato di alta formazione, in particolare per favorire l'assunzione nelle piccole e medie imprese di laureati e ricercatori;

• utilizzo dei Fondi Interprofessionali nel quadro del sistema dell'apprendimento permanente per il sostegno all'innovazione produttiva e la crescita professionale dei lavoratori anche con iniziative rivolte ai giovani e agli apprendisti.

Il Documento, infine, indica come strategico lo sviluppo sul territorio di reti tra scuola, università e impresa per il miglioramento della ricerca industriale e delle competenze. Siamo quindi di fronte ad una presa di posizione forte delle principali parti sociali del paese che si rivolgono alla politica e al futuro governo per realizzare quanto proposto. Non sfuggono i passi avanti compiuti su alcuni temi quali il riconoscimento delle competenze comunque acquisite (Confindustria aveva chiesto di cancellare gli articoli in materia della legge Fornero) o

la convergenza nella valorizzazione dell'apprendistato post obbligo di istruzione o, ancora, la sottolineatura della necessità di utilizzare i Fondi Interprofessionali come gamba del sistema dell'apprendimento permanente. Inoltre diritto allo studio e centralità della scuola pubblica sono considerati fattori di sviluppo civile ed economico del paese. Occorre quindi dare seguito a questa prima convergenza di intenti anche promuovendo, come afferma il documento, il necessario cambiamento culturale per dare centralità al lavoro e alla formazione, a partire dalle titolarità proprie delle parti sociali. Al link sottostante in sezione dirigenti scolastici INSIEME AL NOTIZIARIO IN ALLEGATO: http://www.flccgil.lombardia.it/cms/view.php?&dir_pk=123&cms_pk=3775

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NOTIZIE NAZIONALI

06. Classi di concorso: il Ministro prova ad accelerare. Lo stop della FLC e degli altri sindacati

In violazione dei precedenti accordi si tenta una forzatura prontamente denunciata. Un provvedimento di questa portata non può essere assunto da un Ministro in uscita.

Contrariamente a quanto concordato nel precedente incontro del 28 gennaio (vedi correlati), nell'incontro del 19 febbraio, convocato da un giorno all'altro, c'è stato un tentativo di accelerazione sul Decreto relativo alle classi di concorso.

Abbiamo immediatamente ribadito le nostre obiezioni di metodo e di merito sulle quali si è riscontrata unanimità tra tutte le organizzazioni sindacali.

Abbiamo sottolineato l'inopportunità politica dell'adozione di un provvedimento di questa portata da parte di un Ministro (tecnico) uscente e a 5 giorni dal voto. Inoltre abbiamo evidenziato che il provvedimento non è stato mai analizzato nel merito, malgrado vi fosse stato un impegno in tal senso, ma già ad una prima analisi presenta errori ed omissioni anche gravi.

Sussistono anche questioni procedurali, quali l'utilizzo di un Decreto invece di un regolamento e la mancata richiesta di parere al CNPI, che forse volutamente, non si è voluto prorogare nell'attuale composizione.

Di fronte alle obiezioni sindacali l'Amministrazione ha preso atto della situazione e non si è proceduto ad alcuna informativa.

Ci auguriamo che il Ministro abbia la correttezza di prendere atto del mancato confronto e dell'inopportunità di un atto ancora tutto da analizzare e approfondire in considerazione della portata dello stesso sia sulla funzionalità delle scuole che sui docenti.

Ricordiamo, per la cronaca, che un provvedimento sulle classi di Concorso era già stato predisposto dal Ministro Gelmini con già alcuni pareri acquisiti e un impianto abbastanza

equilibrato e che fu lo stesso Ministro Profumo, all'atto del suo insediamento, a non voler procedere ricominciando con un'impostazione completamente diversa. Crediamo che per coerenza dovrebbe rispettare la volontà del futuro Ministro del Governo (politico) che si formerà dopo le prossime elezioni.

. *********** 07. Finanziamenti e pagamento delle supplenze: il MIUR convoca i sindacati scuola per il 27 febbraio

La convocazione arriva in risposta alla nostra richiesta di un incontro urgente.

Il MIUR ha dato riscontro alla nostra richiesta di un incontro urgente con una convocazione fissata per il 27 febbraio 2013.

La ragione della nostra lettera, inviata l’12 febbraio scorso, sta nella difficile situazione finanziaria delle scuole e nelle difficoltà crescenti incontrate dalle segreterie nell’affrontare procedure complesse come il passaggio al cedolino unico dei supplenti e nell’applicazione di norme pasticciate e ingiuste come la legge di stabilità 2013 sulla monetizzazione delle ferie ai supplenti.

La FLC CGIL, come anticipato nella lettera, ritiene che questi argomenti debbono essere oggetto di disposizioni chiare e coerenti con la normativa contrattuale. Le segreterie non ne possono più di essere lasciate sole a riparare le contraddizioni e i guasti prodotti da scelte compiute a livello centrale che hanno avuto come conseguenza il mancato pagamento degli stipendi dei supplenti. Certezza delle procedure, trasparenza nei finanziamenti, rispetto dei diritti contrattuali dei lavoratori sono gli argomenti di cui discuteremo nell'incontro del 27 febbraio.

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08. Pagamento indennità agli amministrativi che sostituiscono i DSGA: partono le azioni legali

La FLC, a difesa di chi lavora e si assume le responsabilità, avvia una campagna vertenziale sul pagamento dell'indennità di funzioni superiori. Come fare per avere tutela legale.

Coerentemente con quanto avevamo denunciato in occasione dell'approvazione della Legge di Stabilità mettiamo a disposizione dei lavoratori l'assistenza legale per ricorrere contro

l'ingiusta riduzione dell'indennità. I lavoratori interessati possono recarsi presso le nostre sedi territoriali per risolvere le controversie legate principalmente a tre fattispecie.

Vediamo quali sono:

• riduzione del compenso per gli assistenti amministrativi che sostituiscono il DSGA per effetto della Legge di Stabilità, che parte dal 1 gennaio 2013, ma che il MEF attua retroattivamente dal 1 settembre 2012. La conseguenza è che assistenti amministrativi che avevano accettato sostituzioni a determinate condizioni economiche si ritrovano con una riduzione del compenso a seconda dell'anzianità di servizio, a parità di prestazioni e di responsabilità;

• nell'effettuazione del pagamento ottenuto per decreto ingiuntivo, le Ragionerie Territoriali hanno già cominciato ad attuare la decurtazione (dalla somma calcolata e imposta dal giudice) sia dell'indennità di direzione parte fissa, sia dell'assegno derivante dalla 2° posizione economica già corrisposte in precedenza;

• problema dell'obbligatorietà o meno dell'attribuzione dell'incarico di DSGA agli assistenti amministrativi beneficiari della 2° posizione economica. Diversi DSGA incaricati stanno manifestando l'intenzione di voler rinunciare all'incarico di sostituzione. Qualche Ufficio Scolastico Territoriale sta paventando la possibile revoca della posizione economica e l'avvio di procedure disciplinari per un presunto "mancato adempimento degli obblighi di servizio". Per la FLC non esiste nessun obbligo di sostituzione in caso di posto vacante e disponibile, ma solo se si tratta di supplenza temporanea.

A questo proposito il problema vero è che appare evidente che MIUR e MEF non abbiano nessuna intenzione d'indire il concorso e di non voler procedere con i passaggi di profilo, nonostante la stessa nota dell'IGOP richiami l'art. 52 del D.Lgs 165/01, che limita l'affidamento delle funzioni superiori al tempo strettamente necessario all'espletamento delle procedure pubbliche concorsuali, per le quali esiste già l'autorizzazione a 450 posti di DSGA data dal DPCM del 21/04/2011.

A questo punto cos'è che impedisce, dopo l'autorizzazione dei posti, l'emanazione del Bando di concorso ordinario per DSGA e la copertura dei rimanenti posti tramite concorso per mobilità professionale riservato agli amministrativi che da anni sostituiscono i DSGA?

E' evidente che in epoca di "politica di revisione della spesa" costa meno utilizzare personale sottopagato piuttosto che stabilizzare quello precario (con conseguente impoverimento della figura apicale del CCNL) e impiegare quello di ruolo in reggenza sulle scuole sottodimensionate, senza la certezza e la misura di un compenso.

Riaffermiamo ancora una volta che vogliamo che siano avviate in modo sollecito tutte le procedure concorsuali a disposizione e si metta fine a questi abusi, discriminazioni e sfruttamento dei lavoratori.

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09. Poli tecnico-professionali: il nodo delle risorse finanziarie

Un intreccio inestricabile di leggi, piani nazionali del MIUR, accordi, protocolli d’intesa, da sciogliere con urgenza nel nome della chiarezza e della trasparenza.

Il 26 settembre 2012 in sede di Conferenza Unificata è stata sottoscritta l’intesa concernente le Linee guida sulla filiera dell’istruzione tecnica professionale previste dall’art. 52 della Legge 35/12. Tra le altre cose le citate Linee Guida trattano di Istituti Tecnici Superiori (ITS) e dell’istituzione dei Poli tecnico professionali.

Standard organizzativi dei Poli tecnico professionali

Come è noto gli standard organizzativi minimi dei Poli tecnico professionali definiti dall’allegato C) delle Linee Guida sono:

• almeno due istituti tecnici e/o professionali,

• due imprese iscritte nel relativo registro presso le competenti Camere di Commercio, Industria, Agricoltura e Artigianato,

• un I.T.S. operante in ambito regionale ovvero, sulla base di collaborazioni multiregionali, anche in altre regioni

• un organismo di formazione professionale.

Nel predetto numero di istituti tecnici o professionali e di imprese non vanno conteggiati gli istituti e le imprese soci fondatori dell’I.T.S.. Inoltre nel primo triennio di applicazione delle linee guida, la partecipazione degli I.T.S. non è requisito vincolante per la costituzione del Polo

Linee guida e risorse

Nella bozza del decreto interministeriale di recepimento delle Linee Guida al comma 7 dell’art. 1 si stabilisce che alla realizzazione delle misure concernenti gli ITS e i Poli tecnico professionali “si provvede nell'ambito delle risorse umane, strumentali, ivi comprese quelle logistiche, e finanziarie disponibili a legislazione vigente, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica. Al loro potenziamento possono concorrere anche le risorse messe a disposizione dall’Unione europea, e quelle di cui alla legge n. 109/1996, recante disposizioni in materia di gestione e destinazione di beni sequestrati o confiscati.”

Tale previsione merita uno specifico approfondimento.

Innanzitutto riguardo agli ITS è stato finanziato lo specifico capitolo di bilancio del MIUR per i seguenti importi:

2013 2014 2015

€ 13.527.802,00 € 13.988.502,00 € 13.385.885,00

Per i Poli tecnico professionali, invece, non sono previste risorse finalizzate e pertanto si dovrà fare evidentemente riferimento o a quelle messe a disposizione dall’Unione europea o a quelle derivanti dalle norme di settore relative alla gestione e destinazione di beni sequestrati o confiscati.

Il Decreto Legislativo 159/11

Occorre innanzitutto segnalare che il riferimento alla Legge 109/96 non è corretto in quanto la norma attualmente in vigore è il D.lgs. 159/11 “Codice delle leggi antimafia e delle misure di prevenzione, nonché nuove disposizioni in materia di documentazione antimafia, a norma degli articoli 1 e 2 della legge 13 agosto 2010, n. 136.”

L’art. 48 comma 3 del D. Lgs. 159/11 stabilisce che i beni immobili confiscati “sono mantenuti al patrimonio dello Stato per finalità di giustizia, di ordine pubblico e di protezione civile e, ove idonei, anche per altri usi governativi o pubblici connessi allo svolgimento delle attività istituzionali di amministrazioni statali, agenzie fiscali, università statali, enti pubblici e istituzioni culturali di rilevante interesse, salvo che si debba procedere alla vendita degli stessi finalizzata al risarcimento delle vittime dei reati di tipo mafioso”

L’Accordo MIUR, Ministero dell’interno, e l’Agenzia per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità

Il 24 ottobre 2010, nell’ambito del Progetto Nazionale “Più scuola meno mafia”, è stato rinnovato l’Accordo tra il MIUR, il Ministero dell’Interno e l’Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata “per la promozione dell’utilizzo dei beni confiscati per progetti integrati nei settori dell’educazione, dell’insegnamento, della scuola, dell’università, della ricerca e, più in generale, per iniziative di carattere culturale.”

In tale Accordo il MIUR, tra l’altro, si impegna a:

• definire i progetti di utilizzo dei beni confiscati con amministrazioni, scuole e università statali, con enti di ricerca e con istituzioni culturali di rilevante interesse, per finalità connesse allo svolgimento delle loro attività istituzionali;

• individuare i partner, pubblici e privati, per l’attuazione dei progetti di utilizzo, promuovendo la costituzione, tra questi e i soggetti indicati al punto precedente, di Associazioni Temporanee di Scopo, di seguito denominate ATS, con l’obiettivo prioritario di assicurare la continuità nel tempo della gestione dei predetti progetti e la loro finalizzazione agli scopi istituzionali perseguiti;

• contribuire alla ricerca delle fonti di finanziamento disponibili, verificando anche la possibilità di impiego di risorse provenienti dai fondi comunitari, al fine di assicurare la piena realizzazione dei progetti di utilizzo degli immobili confiscati.

Il protocollo d’intesa tra MIUR e Confindustria

L’11 ottobre 2012, quindici giorni dopo la sottoscrizione dell’Intesa in sede di Conferenza Unificata sulle Linee guida previste dall’art. 52 della Legge 35/12, il MIUR e la Confindustria hanno sottoscritto un protocollo d’intesa relativo a “Progetti di impiego dei beni confiscati alla criminalità organizzata, ai sensi del D.lgs 6 settembre 2011, n. 159”

In particolare “l’intesa è finalizzata alla realizzazione e allo sviluppo di progetti promossi dal MIUR e dalla Confindustria, sia a livello nazionale che territoriale, con il diretto coinvolgimento delle Istituzioni scolastiche del territorio attraverso accordi di reti tra scuole e/o reti interistituzionali nel rispetto dei principi di autonomia scolastica.”Il protocollo impegna le “parti a valorizzare iniziative progettuali, realizzate sul territorio da altri soggetti istituzionali e non, attivando con questi ultimi opportune sinergie e favorendo la costituzione di reti per il potenziamento dei servizi territoriali e il miglioramento della qualità dell’offerta formativa.”

L’intesa prevede la costituzione di un Gruppo di lavoro paritetico nominato con decreto del Direttore generale per lo Studente, l’Integrazione, la Partecipazione e la Comunicazione, composto da rappresentanti del Piano Nazionale “Più scuola meno mafia” del MIUR e da rappresentanti della Confindustria. “Il Gruppo di lavoro sarà costituito, per la componente MIUR, anche da rappresentanti delle Direzioni Generali che di volta in volta saranno coinvolte nella realizzazione dei progetti.”

La legge di stabilità

Sull’Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata è intervenuta la Legge di stabilità con i commi che vanno dal 189 al 206. In particolare:

• viene introdotta ex novo la possibilità di vendita anticipata dei beni mobili sequestrati (quindi prima della confisca) ove la loro amministrazione sia causa di rilevanti diseconomie o vi sia pericolo di un loro deterioramento. Il 50% dei proventi derivanti dalla vendita è assegnato “allo stato di previsione della spesa del Ministero dell'interno per le esigenze dell'Agenzia che li destina prioritariamente alle finalità sociali e produttive";

• è possibile l’utilizzo dei beni mobili confiscati sia da parte dell’Agenzia che di organi statali, di enti territoriali o associazioni di volontariato;

• i beni immobili sequestrati e confiscati sono esenti da imposte e tasse fino alla loro assegnazione o destinazione;

• l’Agenzia può chiedere la sanatoria gratuita delle eventuali opere sugli immobili confiscati.

Inoltre la Legge di stabilità prevede che l’Agenzia ausili l'autorità giudiziaria nell'amministrazione e custodia dei beni sequestrati e nell’amministrazione e destinazione dei beni confiscati, oltre che nel corso delle indagini per i gravi reati, di cui all’art. 51, comma 3-bis, c.p.p. (tra cui l’associazione mafiosa, la tratta, l’associazione a delinquere finalizzata al

traffico di stupefacenti), anche per i delitti previsti dall’art. 12-sexies della Legge 356/1992 comprendente, in particolare, una serie di reati contro la Pubblica Amministrazione ed un lungo catalogo di reati associativi.

Le richieste della FLC CGIL

Data la complessità della materia e l’intreccio delle competenze, la FLC CGIL chiederà uno specifico incontro al MIUR per avere un quadro di riferimento chiaro ed esaustivo delle risorse, e della relativa provenienza, inerenti il progetto nazionale “Più scuola meno mafia” e quelle relative all’applicazione delle Linee Guida sull’istruzione tecnica e professionale.

Al link sottostante in sezione dirigenti scolastici INSIEME AL NOTIZIARIO IN ALLEGATO: http://www.flccgil.lombardia.it/cms/view.php?&dir_pk=123&cms_pk=3775

• accordo miur ministero dell interno anbsc utilizzo beni confiscati per iniziative culturali ed educative

• protocollo di intesa miur confindustria progetti di impiego dei beni confiscati alla criminalita

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10. Pubblicato in GU il Decreto legislativo sulla certificazione delle competenze

Riguarda i livelli essenziali delle prestazioni per l'individuazione e

validazione degli apprendimenti non formali e informali e gli standard minimi di

servizio del sistema nazionale di certificazione delle competenze.

È stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 15 febbraio 2013, n. 39, il Decreto legislativo 13 del 16 gennaio 2013, "Definizione delle norme generali e dei livelli essenziali delle prestazioni per l'individuazione e validazione degli apprendimenti non formali e informali e degli standard minimi di servizio del sistema nazionale di certificazione delle competenze", a norma dell'articolo 4, commi 58 e 68, della legge 28 giugno 2012, n. 92, in allegato. Il Decreto entrerà in vigore il 2 marzo 2013.

Per completezza, si allega anche la raccomandazione del Consiglio dell'Unione Europea sulla convalida dell'apprendimento non formale e informale del 20 dicembre 2012.

Al link sottostante in sezione dirigenti scolastici INSIEME AL NOTIZIARIO IN ALLEGATO: http://www.flccgil.lombardia.it/cms/view.php?&dir_pk=123&cms_pk=3775

• decreto legislativo 13 del 16 gennaio 2013 certificazione competenze gu

• raccomandazione consiglio unione europea del 20 dicembre 2012 convalida apprendimento non formale e informale

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SPAZIO FAQ E GIURISPRUDENZA

11. In tema di congedi parentali le disposizioni di cui al CCNL 2001 si applicano anche ai dipendenti a tempo determinato. - Avv. Isetta Barsanti Mauceri

Una recente sentenza della Sezione Lavoro della Cassazione ha definitivamente risolto una vecchia questione relativa al pagamento spettante, alle lavoratrici madri della scuola, delle indennità previste dalle norme contrattuali ancorchè in costanza di rapporto a tempo determinato.

La questione era sorta in quanto il Ministero riteneva che all’epoca e quindi prima dell’entrata in vigore del vigente contratto collettivo 2006-2009, alle lavoratrici madri della scuola non dovesse essere applicato lo stesso trattamento relativo alla disciplina dei congedi parentali che, invece, si applica al personale in servizio a tempo indeterminato. Sosteneva, erroneamente il Miur, che il fatto che all’art. 19 CCNL 2003 aveva esteso espressamente al personale con contratto a tempo determinato la disciplina dei congedi parentali come disciplinato dall’art. 12, implicitamente stava a significare che in precedenza ciò non era e che quindi le locuzioni usate nel contratto “il dipendente” dovessero essere intese come riferibili, esclusivamente, al personale a tempo indeterminato.

La Corte, invero, confermando un orientamento ormai pacifico nella giurisprudenza di merito, ha ribadito il principio secondo cui “ In tema di congedi parentali, le disposizioni di cui all’art. 11 del c.c.n.l. 15 marzo 2001 del personale del comparto scuola, a differenza delle pregresse norme del contratto collettivo 4 agosto 1995 che limitavano la fruizione di tali congedi alle lavoratrici a tempo indeterminato, hanno portata generale e si applicano anche ai dipendenti a tempo determinato, in quanto fatte salve, quali condizioni di maggior favore dal D.Lgs. n. 151 del 2001, art. 2 (T.U. delle disposizioni legislative in materia di tutela e sostegno della maternità e paternità). L’art. 11 (“Congedi parentali”) del ccnl del 15-3-2001 del Comparto Scuola al comma 3 stabilisce che “Nel periodo di astensione obbligatoria, ai sensi della L. n. 1204 del 1971, artt. 4 e 5, alla lavoratrice o al lavoratore…spetta l’intera retribuzione fissa mensile nonchè le quote di salario accessorio fisse e ricorrenti che competono nei casi di malattia superiore a 15 giorni consecutivi o in caso di ricovero ospedaliero e per il successivo periodo di convalescenza post-ricovero, secondo la disciplina di cui all’art. 23 del CCNL 4-8-1995″, ed al comma 5, dispone che “Nell’ambito del periodo di astensione dal lavoro previsto dalla L. n. 1204 del 1971, art. 7, comma 1, lett. a), e successive modificazioni e integrazioni, per le lavoratrici madri o in alternativa per i lavoratori padri, i primi trenta giorni, computati complessivamente per entrambi i genitori e fruibili anche in modo frazionato, non riducono le ferie, sono valutati ai fini dell’anzianità di servizio e sono retribuiti per intero, con esclusione dei compensi per lavoro straordinario e le indennità per prestazioni disagiate, pericolose o dannose per la salute”.

Al link sottostante in sezione dirigenti scolastici INSIEME AL NOTIZIARIO IN ALLEGATO: http://www.flccgil.lombardia.it/cms/view.php?&dir_pk=123&cms_pk=3775

• Corte di Cassazione – Sentenza n. 1828 del 28 gennaio 2013 – CONGEDI PARENTALI ANCHE PER DIPENDENTI A TEMPO DETERMINATO

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12. Utilizzo delle scuole per consultazioni elettorali. Le ricadute sul personale Sono molte le scuole che vengono utilizzate per le consultazioni elettorali, siano esse a carattere nazionale, come nel caso delle prossime elezioni politiche per il rinnovo del Parlamento, che nel caso di elezioni amministrative (regionali, provinciali, comunali). In questi casi sono sempre i Sindaci dei diversi comuni che, assumendo poteri prefettizi, definiscono con propria ordinanza l’individuazione degli edifici scolastici per le elezioni e l’insediamento dei vari seggi. Ovviamente le ricadute sulle attività della scuola e, quindi, sugli obblighi del personale, dipendono dal tipo di provvedimento emanato dal sindaco del comune di quella scuola. Proviamo ad esaminare le fattispecie più diffuse. Al link sottostante in sezione dirigenti scolastici INSIEME AL NOTIZIARIO IN ALLEGATO: http://www.flccgil.lombardia.it/cms/view.php?&dir_pk=123&cms_pk=3775

• scheda UTILIZZO DELLE SCUOLE PER CONSULTAZIONI ELETTORALI

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13. Pensionamento forzoso e trattenimento In Servizio Dopo La Legge Monti – Fornero - Scheda

In relazione al pensionamento coatto per raggiungimento max anzianità contributiva e pensionamento forzoso per raggiunti limiti di età ordinamentali, a seguito delle nuove norme sui pensionamenti con particolare riferimento alla L.214/2011 (Monti - Fornero), si sono susseguite una miriade di decreti e circolari che hanno trattato il tema con non pochi problemi interpretativi anche in presenza di alcune sentenze del 2011 che però sono difficilmente replicabili per il mutato quadro normativo. Nell’allegata scheda un indice ragionato delle norme prima e dopo la riforma Monti –Fornero sui seguenti aspetti: 01. PENSIONAMENTO FORZOSO/COATTO PER RAGGIUNGIMENTO ANZIANITÀ MAX CONTRIBUTIVA Facoltà di risolvere unilateralmente il rapporto di lavoro e il contratto individuale, anche del personale dirigente, al compimento dell’anzianità massima contributiva del personale dipendente.

a) pensionamento forzoso per anzianità contributiva prima della L. 214/2011 (Monti – Fornero)

b) pensionamento forzoso per anzianità contributiva dopo la L. 2014/2011 (Monti – Fornero) 02. PENSIONAMENTO PER RAGGIUNTI LIMITI DI ETA’ ORDINAMENTALE

a) Pensionamento per raggiunti limiti di età per coloro che AVEVANO MATURATO i requisiti pensionistici previgenti legge 2014/2011 (Monti – Fornero).

b) Pensionamento per raggiunti limiti di età per coloro che NON AVEVANO MATURATO i requisiti pensionistici previgenti legge 214/2011 (Monti – Fornero). 03. IL TRATTENIMENTO IN SERVIZIO DIPENDENTI PUBBLICI OLTRE I LIMITI DI ETA’ ORDINAMENTALE 04. LA PROROGA DEL COLLOCAMENTO A RIPOSO - TRATTENIMENTO IN SERVIZIO: TIPOLOGIE a) PROROGA PER IL RAGGIUNGIMENTO DEL MASSIMO DELL’ANZIANITA’ CONTRIBUTIVA PER LA PENSIONE (norma transitoria) - art. 509 – co. 2 – D.Lvo n. 297/1994: b) PROROGA PER IL RAGGIUNGIMENTO DEL MINIMO DELL’ANZIANITA’ CONTRIBUTIVA PER LA PENSIONE art. 509 – co. 3 – D.Lvo n. 297/1994:

c) PROROGA DEL COLLOCAMENTO A RIPOSO FINO A DUE ANNI OLTRE IL LIMITE DI ETÀ ORDINAMENTALE art. 509 – co. 5 – D.Lvo n. 297/1994: 05. TRATTENIMENTO IN SERVIZIO DEI DIRIGENTI SCOLASTICI: SPECIFICITA’ ALLEGATO DIRETTAMENTE IN MAIL INSIEME AL NOTIZIARIO:

• Pensionamento forzoso e trattenimento in servizio dopo L. 214-2011 - scheda

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NAVIGANDO IN RETE

Un impegno per l’istruzione - di Maurizio Tiriticco

Tento di abbozzare un elenco di “cose” da chiedere alla nuova maggioranza – augurandomi che abbia una seria consistenza numerica – per quanto riguarda l’attenzione che si dovrà porre nel quinquennio al “Sistema Educativo di Istruzione e Formazione” (l. 53/03, art. 2 e dpr. 275/99, art. 1, c. 2) e le iniziative a lungo termine che si dovranno adottare.

1) PRETENDERE che l'istruzione costituisca un ministero chiave – se è vero che la conoscenza è la molla dello sviluppo, oggi e domani, nelle società avanzate – e che sia affidato a una personalità che sia veramente... capace e meritevole!!!

2) PRETENDERE che si pensi al "Sistema Educativo di Istruzione e Formazione” con criteri lungimiranti e che si lavori a un Piano di legislatura che non riguardi modifiche di percorso, che creerebbero un ulteriore sconcerto presso gli insegnanti… e non solo, ma che contenga, almeno, i seguenti punti:

a) STANZIAMENTI finalizzati a dare due segnali alla ‘scuola militante’: 1. “rimpinguare” il contratto di lavoro degli insegnanti; 2. finanziare la loro formazione in servizio (FIS) almeno su tre tematiche: Curricolo verticale; Misurazione, valutazione e certificazione;Didattiche attive, da considerarsi cruciali al fine di progettare, condurre e realizzare con successo i quattro riordini in atto (primo ciclo, licei, tecnici e professionali);

b) ABROGAZIONE dell'esame di licenza media che, com’è noto, sotto il profilo formale normativo, non vale più nulla. Sarebbe sufficiente una legge di un solo rigo che affermasse che il PRIMO CICLO di istruzione non termina più dopo otto anni di studi obbligatori, ma dopo dieci. E sarebbe anche fatto salvo l'art. Cost 33, c. 5;

c) INSISTENZA sulla necessità di procedere a una reale certificazione delle competenze di cittadinanza (attualmente indebitamente ignorate) e culturali acquisite dagli studenti “obbligati” a conclusione di un curricolo decennale, al termine di un biennio che sia veramente unitario, verticale, orizzontale ed equivalente (si veda il dm 139/07);

d) RIFORMA dell'esame di Stato conclusivo del secondo ciclo di istruzione al fine di consentire che nella tornata del 2015 si certifichino VERAMENTE e FINALMENTE le competenze acquisite dagli studenti;

e) SOSPENSIONE per almeno un anno delle prove Invalsi, non perché siano “brutte e cattive”, ma perché si innestano su una assoluta impreparazione della scuola per la quale, da oltre dieci anni, l'amministrazione non ha fatto nulla per incrementare una cultura della valutazione di processo e di prodotto. Nel corso dell’anno, con opportune attività di Formazione in servizio sui temi della Misurazione, valutazione e certificazione dovrebbe essere possibile: - per le scuole comprendere valore e fini delle prove Invalsi; - per l’Invalsi procedere a un miglioramento dei suoi prodotti valutativi.

3) COINVOLGERE non solo la scuola militante, ma la popolazione intera in questo processo di riflessione e di innovazione, un po' sulla scorta di quanto fece nel 2004 Claude Thelot in Francia “Pour la réussite de tous les élèves", In effetti, occorre avviare una sorta di

“pacificazione” tra scuole, sempre più povere e inadeguate a fronte di esigenze formative sempre più complesse, e studenti e famiglie, sempre più esigenti e intolleranti.

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13. Interviste sulla scuola. -Un giallo in RAI e Berlusconi fa bis - di Aristarco Ammazzacaffè Giallo in RAI. Le interviste elettorali ai candidati premier sulla scuola, registrate due settimane fa (e in attesa di essere trasmesse), non si trovano più. Ce ne sono solo due. Una, la prima intervista (a Berlusconi), che è stata già pubblicata su questo sito alcuni giorni fa; la seconda, titolata Berlusconi2, della cui esistenza si sapeva, ma che non faceva parte della serie di interviste da mandare in onda adesso. In verità questa seconda intervista è stata registrata a parte perché lo statista di Arcore - questa almeno la versione ufficiale - aveva insistito che ci fosse un seguito alla sua prima. Ovviamente l’équipe RAI ha risposte picche. Ma il Nostro ha insistito, si è impuntato, ha telefonato e ha ottenuto. Al responsabile dell’équipe televisiva il direttore generale in persona ha comunicato di procedere. La direzione si sarebbe riservata di decidere in seconda battuta. E probabilmente anche in terza. Tutti hanno alzato le spalle e la registrazione è cominciata. Così la leggenda. Nell’attesa di recuperare le interviste degli altri candidati presidenti, pubblichiamo comunque l’intervista 2 a Silvio Berlusconi, lo Statista. – Le ragioni di questo supplemento di intervista sono diverse. La più importante – ricomincia – è che ho delle cose importanti da dire agli Italiani che andranno a votare il 24-25 febbraio. La prima è che per la scuola ripartiamo da zero. Cioè dalla Gelmimi. O anche da Gasparri, volendo. Sicuramente ce n’è altri. Ma loro sono addirittura certificati. Che ne dite? Non è una trovata? – Ma qualche elemento importante del vostro programma? – chiede l’intervistatore. – Sono qui apposta. Ricorderà che il nostro slogan, cinque anni fa era quello delle Tre I, che adesso non ricordo più quali erano, un momento di amnesia. Non è che le Tre I erano Tre E? D’altra parte sono passati cinque anni. Comunque, per la prossima legislatura cambia tutto. Lo slogan sarà, udite, udite: “Meno scuola – e più calcetto – per tutti”. E con chi? – chiederete -. Ovvio, “con Barutelli”. Un’autentica trovata! Non dicono tutti che a scuola ci si annoia? Se proprio bisogna andarci, che ci si vada il meno possibile. Bisognerà solo convincere il Vaticano che teme per gli insegnanti di religione che perderebbero il posto. Ma col Vaticano ci si aggiusta sempre. Con i risparmi che si realizzano potremo costruire tanti campi di calcio vicino alle scuole. Il problema è la clonazione di Balutelli. Ma ci sta pensando Giovanardi, il nostro intellettuale di punta, assieme alla Santanchè. L’ho detto anche a Bondi, ma lui è contrario alla clonazione. – Ma si rende conto della proposta che fa? Non teme che meno istruzione e meno cultura possano tradursi in livelli più bassi di democrazia e cittadinanza? – Eccoli qua i saputelli della sinistra che la nostra RAI alleva in seno come serpi. Io comunque continuo a vedere male il tuo posto in RAI. E scòrdati anche la Mondadori. Mia figlia Marina non ti assumerebbe mai. Ma, a parte questo, che non è una minaccia, ma solo un avvertimento, come si usa tra di noi, quello che non hai capito è che io ho in mente una scuola per le intelligenze più sveglie ed evolute. Pochi, ma buoni. Gli altri, dopo la Media (se vogliono; un po’ di libertà, per Giove), che comincino a scegliersi un mestiere! Comunque io voglio bene al mio popolo che mi adora e mi vota, nonostante gli errori madornali dell’Europa e i bastoni tra le ruote della vostra bella Costituzione. – Vostra? Si rende conto di quello che dice? - Ormai è certo. Per lei, niente Mediaset, niente Mondadori, niente RAI. Comunque, come anticipavo, non è l’unica promessa sorprendente per la prossima legislatura. Ascolti questa, sempre sulla scuola, che dà la misura sia del mio amore per i giovani e le giovani, sia del fatto che sono un vero progressista io. Più di Marx, di Lenin e di Mao Tse-tung. Mi sta ascoltando? Sta registrando bene? Eccola: “Vacanze gratis a tutti i ragazzi promossi e alle loro famiglie. Per i bocciati, però, niente. Voglio mandare un messaggio forte. Io ci tengo all’etica, o quel che l’è. Non vi sembra una novità assoluta e strabiliante? Tutti vorranno appropriarsene. Questa poi piacerebbe anche a Ingroia. A proposito; Ingroia, se mi senti. Mi raccomando, resisti. Non

desistere. Altrimenti vince Bersani. È questo che vuoi? Mi sei sempre stato simpatico, lo sai. Non deludermi adesso. Scusate. Si diceva? – Ma con che soldi vorrà realizzare questi provvedimenti, visto che siamo già così tanto in difficoltà? – insiste l’intervistatore – Lei è ovviamente ignorante anche di economia. Volevo metterle a disposizione un’olgettina. Ma se l’è giocata con questa battuta. Al massimo posso inviarle un libro dell’amico Putin sui misfatti del comunismo. Comunque ci sono sorprese strabilianti anche per i presidi. – ah sì? E quali? – un po’ alla volta. Ci sto pensando con la mia fidanzata. A proposito: ho già parlato dei sondaggi che mi danno in vantaggio di tre punti, destinato a crescere dopo il voto? Forse no. Non mettiamoci limiti. E allora? Che ne dici di un’olgettina? Si può fare anche per l’otto di marzo, se ti intriga di più. Non fare il bolscevico.

*********** A volte ritornano - di Antonio Valentino A leggere alcuni interventi sul preside elettivo, così come si è sviluppato in queste settimane su ScuolaOggi, ci si imbatte in una strana idea di scuola e di democrazia nei ragionamenti di quanti tentano di riproporre la questione (che, in verità, da un po’ non faceva capolino nel dibattito sulla scuola. E in effetti si avvertiva la mancanza, soprattutto in questi tempi). L’idea sottesa ai discorsi dei “favorevoli” sembra essere quella che la scuola non sia una istituzione della nostra repubblica, ma appartenga agli insegnanti. Una idea decisamente stravagante. Né valgono, sull’argomento, i confronti con l’università o addirittura con la magistratura o con altre istituzioni. Troppo diverse ne sono le missioni e la loro collocazione nell’impalcatura statuale. (C’è una frase di Morin, in La testa ben fatta, che riassume bene il punto di vista che qui si vuole rappresentare; suona grosso modo così”: La scuola è troppo importante per lasciarla solo nelle mani di chi la fa.) Né può valere al riguardo il confronto con altri paesi europei dove il preside è elettivo (pochi in verità e non in tutti i “gradi”); soprattutto perché si tende a dimenticare che, in genere, il ruolo delle munipalità, in queste realtà, ha più gioco che non le preferenze degli insegnanti e che, comunque, l’organizzazione ha peculiarità che da noi non si danno. Si vuole ignorare, nei ragionamenti dei “favorevoli”, che la figura del dirigente nella nostra legislazione è sì figura della articolata comunità scolastica - e in quanto tale ne coglie bisogni ed attese e se ne fa portavoce -; ma è anche figura istituzionale; nel senso che è chiamata a garantire l’unitarietà del sistema e l’attenzione ai principi costituzionali di eguaglianza ed equità sociale in fatto di istruzione e formazione. L’idea della ‘elettività’ proposta si fonda, tra l’altro, su un equivoco: che si possa cioè dirigere una scuola - soprattuto con il passaggio all’autonomia e con i nuovi dimensionamenti (ma non solo) – senza competenze specifiche e complesse (da quelle relazionali e didattico-organizzative a quelle amministrative e gestionali, ecc.), che, solo per qualche e modesto tratto, appartengono alla figura docente. Competenze per la cui formazione si richiede una preparazione specifica e una specifica modalità di selezione. In realtà, questa proposta del preside elettivo, per come viene ricucinata appare piuttosto come un diversivo di cui nessuno sente il bisogno (immaginate, se avete voglia di esercitarvi con idee eccitanti di futuro, i cambiamenti legislativi di non poco peso da mettere in campo, le situazioni di fatto con cui fare i conti, i problemi di una transizione che non può che essere lunga). Non riuscendo comunque a capire cosa c’entri in questo caso la democrazia con la elettività del capo di istituto, mi piace pensare, sull’argomento dissotterato, ad altre ragioni inespresse e probabilmente sottese, ma forse più reali. Le ragioni che vengono in mente potrebbero ad esempio riguardare un certo modo di interpretare il proprio ruolo, da parte di alcuni dirigenti, che può sollevare dubbi e problemi a chi ha una visione democratica del fare scuola; fondata cioè sul coinvolgimento, sul “contare” di più, sull’essere co-protagonisti nelle scelte e nelle pratiche che hanno più valore.

E qui i riferimenti potrebbero essere a concezioni della dirigenza scolastica, diciamo così, monocratiche (“il capo sono io e comando io”); o anche a certe visioni manageriali, molto centrate su gestioni dirigistiche e traguardi rigidamente intesi, e poco sulla partecipazione e l’attenzione ai processi; o ad altre ancora. Se il discorso diventa questo - possibili visioni sbagliate o inadeguate del proprio ruolo e della propria funzione, da parte di aree dei dirigenti, rispetto ad una idea di scuola democratica e responsabile - allora sì che la questione potrebbe avere un suo senso. E potrebbe valere la pena approfondire. Soprattutto se legata al dibattito sulla leadership nel mondo della scuola e sulla valorizzazione della figura dell’”insegnante non solo insegnante” (che è poi quella che fa la differenza anche oggi – il valore aggiunto più consistente - sul fronte della qualità del funzionamento delle scuole). Le scuole che funzionano meglio - e garantiscono una maggiore continuità nella qualità della gestione - non sono forse quelle dove si tende a realizzare una leadership a cui concorrono, da protagonisti - una pluralità di soggetti (dai collaboratori del DS alle figure di presidio di settori strategici del fare scuola – funzioni strumentali e altre -, dai coordinatori dei dipartimenti disciplinari ai coordinatori delle classi….)? Se allora l’intento degli ‘interventi a favore’ è quello di far diventare l’insegnante più protagonista riconosciuto (e sottolineo: riconosciuto) nel funzionamento complessivo della scuola, se, cioè, la visione che si ha in mente è quella di una leadership democratica, “distribuita” - come si dice -, allora il terreno di ricerca e di sperimentazione non può che essere comune a quanti vogliono uscire dall’attuale declino del nostro sistema di istruzione. Anche perché potrebbe ben intrecciarsi con il tema della conseguente rivisitazione del profilo dirigente nella scuola. Personalmente è questo di cui avverto il bisogno e l’urgenza. Per la prossima legislatura, coltiviamo speranze. Come Sergio Endrigo la “rosa bianca”.

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OPINIONI A CONFRONTO: VALUTAZIONE DELLE SCUOLE

Continuiamo con la rubrica di confronto sulla valutazione delle scuole e dei dirigenti.

Il documento delle associazioni (notiziario 008/2013) ha di fatto riaperto la discussione. Negli scorsi notiziari avevamo riportato alcune risposte ed interventi : Previtali - Sistito – De Anna.

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14. La VII Commissione del Senato ha dato parere favorevole allo schema di decreto sul sistema di valutazione

Un governo e un parlamento decaduti ancora si permettono di intervenire, e malamente, su questioni fondamentali.

Ieri, 14 febbraio, la VII Commissione del Senato ha dato parere favorevole allo schema di decreto sul sistema nazionale di valutazione.

Nessuno scrupolo a forzare il cosiddetto "esercizio ordinario", cioè quel periodo nel quale ci si prepara a nuove elezioni e quindi a nuove maggioranze e nuove politiche, con responsabili rinnovati o confermati dall'esito elettorale. Un periodo nel quale poiché il governo è caduto e il parlamento in scadenza ci si dovrebbe limitare, appunto, all'esercizio "ordinario" evitando di intervenire in materie che ordinarie non sono affatto.

L'istituzione di un sistema nazionale di valutazione è un fatto di grandissima rilevanza. Per il sistema di istruzione e formazione. Per il paese che di istruzione e formazione ha bisogno come del pane per poter crescere in benessere e in democrazia.

Lo schema di decreto è gravemente inadeguato, e basterebbe leggere il parere del Consiglio di Stato e quello del CNPI per rendersene conto.

E tanti altri ancora l'hanno detto e argomentato. Da ultimo l'ha fatto un gruppo di associazioni prestigiose che con garbo, con passione culturale e pedagogica, con coscienza professionale e rispetto istituzionale hanno elaborato un documento unitario al quale la FLC ha successivamente aderito.

E si tratta di soggetti impegnati tutti a promuovere un sistema nazionale di valutazione degno di questo nome.

Ma si è voluto andare avanti lo stesso. E il governo, presente a presidiare i lavori della Commissione con il Sottosegretario Ugolini, su questo ha trovato la sponda nel PDL e nella Lega che pur attaccano tutti i giorni con veemenza Monti, ma che sul tema del sistema di valutazione sono andati d'amore e d'accordo. Come mai?

Nessuna nobile ragione. Anzi. Il fatto è che contestualmente si stanno facendo le nomine ai vertici di INVALSI e INDIRE. Due enti che, soprattutto il primo, dall'approvazione di questo regolamento ricaveranno ruolo, risorse, potere e, appunto, nomine. Da farsi subito, prima che il quadro politico, e i relativi accordi di sottopotere, cambino.

Poco importa se l'introduzione di questo sedicente sistema nazionale di valutazione si abbatterà sulle scuole portando ulteriori elementi di difficoltà, contribuendo a svuotare l'autonomia scolastica e la libertà di insegnamento. Poco importa se la scuola e i suoi complessi e delicati e immiseriti meccanismi, invece di essere oggetto di cura, di attenzione, di investimenti, di rinnovato riconoscimento sociale sarà ridotta a enorme, e inerme, terreno di esercizio della sfrenata, immensa, inutile se non dannosa, frenesia misuratoria dell'INVALSI.

Non è davvero di questo che c'è bisogno, bensì di un altro sistema di valutazione, che nasca nella condivisione e nel coinvolgimento.

Per quanto ci riguarda, come FLC siamo impegnati da anni nel chiederlo e nel promuoverlo. Lo dimostrano le nostre prese di posizione, i convegni, i dibattiti, le proposte, lo stesso atteggiamento non pregiudizialmente contrario alla rilevazione nazionale degli apprendimenti e perfino ai test INVALSI.

Ma la definizione della questione che viene data nel regolamento approvato è negativa e perniciosa per la scuola.

Se il governo in carica avesse un sussulto di saggezza, non licenzierebbe questo regolamento.

Ancora una volta chiediamo di fermare questo processo, di rimettere la questione sui binari giusti. Chiediamo alle forze politiche che non più tardi di ieri mattina si sono dichiarati concordi, a rinnovare subito esplicitamente il loro impegno e soprattutto, a renderlo concreto, a farlo.

Altrimenti sarà la scuola e i suoi lavoratori, saranno gli studenti e i genitori a trovare le forme e i modi perché la questione della valutazione di sistema venga rimessa sui binari giusti, nella direzione di promuovere la scuola di tutti e di ognuno che la Costituzione ha affidato alla Repubblica.

*********** 15. Regolamento sul sistema nazionale di valutazione: una squallida questione di poltrone

Comunicato stampa di Domenico Pantaleo, Segretario generale della Federazione Lavoratori della Conoscenza CGIL.

Ieri la Commissione istruzione del Senato ha dato parere positivo sulla bozza di regolamento sul Sistema Nazionale di Valutazione: un parere imbarazzato e imbarazzante alla luce dei rilievi fatti dal Consiglio nazionale della Pubblica Istruzione e dal Consiglio di Stato. Riteniamo che un Parlamento sciolto e un Governo in scadenza (che presidiava ieri i lavori con la Sottosegretaria Ugolini, evidentemente interessata agli esiti della vicenda) si sarebbero dovuti fermare di fronte ad un atto come il regolamento sul Sistema Nazionale di Valutazione che è certamente un atto politico e non tecnico, non condiviso né

dalla maggioranza che sostiene questo governo né dai soggetti sociali né dai soggetti istituzionali.

Perché andare avanti a dieci giorni dalle elezioni?

Perché contestualmente ci sono in ballo le nomine a presidente dei due enti di ricerca che costituiscono l’ossatura del SNV, INVALSI e INDIRE, per i quali precipitosamente si sono indetti i bandi per le candidature. In fretta, prima che arrivi il nuovo Governo e si possano mettere in discussione certi assetti. In fretta per coprire, con i soliti noti, le poltrone.

Mentre Monti in queste ore tuona contro il “governo da cialtroni” che lo ha preceduto e assurge a paladino della moralità, il suo governo in realtà si muove senza alcuna trasparenza.

La FLC CGIL ha da sempre affermato la necessità di un Sistema nazionale di valutazione, ha presentato la propria proposta e ha aderito recentemente al documento delle dieci associazioni professionali della scuola sulla valutazione. Crediamo sia un aspetto importante del nostro sistema di istruzione, perciò non condividiamo il nanismo scientifico e l’irresponsabilità che ammanta la bozza di regolamento Profumo e soprattutto non condividiamo questa operazione di potere contro la scuola pubblica.

Per questo la FLC CGIL chiede al Ministro Profumo un atto di dignità istituzionale: fermi il regolamento sul SNV e blocchi i bandi per la nomine INDIRE e INVALSI.

*********** 17. Il pasticciaccio brutto del Regolamento per il Sistema Nazionale di valutazione - Osvaldo Roman

La settimana scorsa la Commissione Cultura del Senato, stimolata da una solerte sottosegretaria, almeno forse fino alla scorso mese di maggio componente del Comitato di indirizzo (decaduto) dell’INVALSI, ha approvato un ridicolo parere favorevole allo schema di Regolamento sul Sistema nazionale di Valutazione. Ridicolo perché fra l’altro si apre con una clamorosa contraddizione. Infatti come si può formulare un parere favorevole su uno schema di Decreto quando lo si ritiene redatto sulla base di una legge di delegificazione che, eludendo quanto prevede l’art. 17 della legge n.400/1988, “risulta priva della necessaria indicazione delle norme generali regolatrici della materia”? Questo è il primo problema che si trova davanti un Consiglio dei ministri che voglia azzardarsi prima del voto di domenica prossima ad approvare una siffatta schifezza. Ma ce ne sono numerosi altri che vale la pena di rappresentare. Innanzitutto va ricordato che il suddetto Regolamento nasce da una legge (la n.10 del 26/02/2011) che si sarebbe dovuta occupare di uno snodo legislativo fondamentale oltre a quello enunciato di “individuare il sistema nazionale di valutazione definendone l’apparato”. E cioè di ricostruire una normativa primaria relativa all’Invalsi e all’Indire che risultasse compatibile con il dettato del decreto legislativo n.213 riguardante gli Enti di ricerca approvato nel dicembre 2009. Infatti dopo l’approvazione di questo Decreto alcune delle disposizioni in esso contenute risultavano non compatibili con disposizione presenti nella normativa primaria (Decreto legislativo n.286/2004, in primis). Questa circostanza può essere agevolmente dimostrata sia per l’Invalsi che per l’Indire e in parte, compatibilmente con le caratteristiche di questa nota, lo faremo più avanti. Tutto ciò con ogni evidenza, come confermano sia il Consiglio di Stato che la stessa Commissione cultura, non venne fatto. E’ così potuto accadere che gli Statuti dell’Invalsi prima (DM n.11 del 2/9/ 2011) e dell’Indire dopo (DM del 21/12/2012), siano stati redatti direttamente dai ministri dell’epoca, prima Gelmini e poi Profumo avvalendosi dello stato di Commissariamento dei due Enti e dell’assenza di organi deliberanti. Nel primo caso, l’Invalsi, lo Statuto venne redatto a cura del Direttore generale degli ordinamenti scolastici Carmela Palumbo, nel secondo caso, l’Indire, a cura del Commissario straordinario, nonché capo Dipartimento del MIUR, Giovanni Biondi, nominato a tale incarico con un DPCM del 3/8/2012. Ora tralasciando ogni considerazione sulle singolari modalità di attuare una potestà statutaria che il DLgvo 213/2009 fa risalire all’art. 33 sesto comma della Costituzione, si può restare

entro una valutazione del rispetto della legislazione vigente, alla luce dell’ovvia considerazione che a tali Statuti non è conferita la facoltà di modificare la legislazione primaria che regola nel momento della loro adozione i rispettivi Enti. Ciò invece è avvenuto ripetutamente perché entrambi gli Statuti danno per scontato quel adeguamento della legislazione vigente al dettato del Dlgvo 213/09 che neppure lo schema di Regolamento, presentato alle Camere, come abbiamo visto, realizza. Di conseguenza risulta che gli Statuti così redatti sono largamente illegittimi e questo potrà essere fatto valere in ogni momento nelle opportune sedi giudiziarie. Solo con una stesura degli Statuti realizzata dopo che un diverso Regolamento avrà omogeneizzato la normativa primaria degli enti che compongono il SNV, ivi compreso il corpo ispettivo da riorganizzare con un apposito Regolamento, tale situazione di illegalità potrà essere sanata. Tale omogeneizzazione e modifica dovrà consentire agli enti di disporre di organi deliberanti degli Statuti che possano operare secondo tutte le garanzie di trasparenza e di democraticità previste dagli articoli 2 e 3 del Dlgvo 213/09. Il percorso finora adottato é quindi da invertire completamente: prima si dovrà definire un nuovo Regolamento sulla base di una nuova e adeguata delegificazione, poi potranno essere approvati gli Statuti. Con tutta evidenza si tratta di un compito che potrà essere affrontato solo nella prossima legislatura e da un nuovo Governo. Il ministro Profumo quindi nei prossimi giorni ha il compito primario di accertare le illegittimità che caratterizzano gli Statuti esistenti per avviare l’individuazione delle modalità di formulazione e di approvazione di un nuovo Regolamento che consenta di rimediare a tali gravi anomalie. Per facilitare il suo compito voglio segnalare alcuni esempi delle anomalie attualmente esistenti. Al momento dell’approvazione di entrambi gli Statuti erano completamente vigenti, oltre ad una serie di altre norme, fra cui da segnalare quella che all’art.19 comma 1 della legge n.111 del 15/7/2011 ripristina l’INDIRE: a) il Dlgvo n. 286 del 2004, di cui il Dlgvo 213/09 aveva abrogato solo il comma 1, dell’art.3; b) gli articoli 2 e 3 del Dlgvo n.258/1999; c) il DPR n. 415/2000 (Regolamento dell’Indire) e il DPR. n. 190/2001(Regolamento degli IRRE). Questi due ultimi DPR che avevano perduto nel passato la loro efficacia solo perché era cambiata la denominazione e la collocazione delle rispettive competenze e funzioni, risulterebbero abrogati solo con l’approvazione del Regolamento (art.8). Da questo quadro legislativo, pienamente operante dopo l’approvazione del DLgvo 213/09 e in larga misura anche dopo l’approvazione dello schema di Regolamento in questione, derivano alcune questioni di illegittimità degli Statuti che è opportuno richiamare. In primo luogo per l’Invalsi. Infatti in base all’art.5 del Dlgvo 286/04, come modificato dall’art. 1, comma 612 , lett. c) della legge 296/06 il Presidente dell’Invalsi deve essere “ nominato con DPR del Presidente della Repubblica, previa deliberazione del Consiglio dei ministri, su designazione del Ministro, tra una terna di nominativi proposti dal Comitato di Indirizzo fra i propri componenti. L’incarico ha durata triennale ed è rinnovabile, con le stesse modalità, per un ulteriore triennio. In difformità con tale previsione lo Statuto dell’Invalsi approvato con il ministro Gelmini si rifà alle disposizioni di cui al Dlgvo 213/09 e per la nomina del Presidente prevede la procedura di selezione delle candidature di cui all’art.11 di questo Decreto, la nomina del Presidente si deve effettuare con Decreto del Ministro e si prevede una durata in carica quadriennale rinnovabile una sola volta. Il Dlgvo 213/09 non ha automaticamente modificato le norme di cui al Dlgvo 286/04 anzi all’art. 17 le ha riconfermate in blocco salva l’ abrogazione prevista solo per l’art.3, comma 1. Ne conseguiva una situazione di dualità che si sarebbe potuta risolvere proprio in sede di Regolamento di delegificazione con una opportuna previsione al riguardo. Circostanza questa che non si è neppure verificata. Di conseguenza la nomina del Presidente dell’Invalsi così come prevista dallo Statuto risulta chiaramente illegittima.

Analoga situazione di dualità si determina per quanto concerne il Comitato direttivo dell’Invalsi di cui tratta l’art.6 del Dlgvo 286. Infatti nell’art.6 ,cosi come modificato dall’art. 1, comma 612 , lett. c) della legge 296/06 e dall’art.1 comma 5 della legge n.176/2007. Il C.D. si chiama Comitato di indirizzo e risulta composto dal Presidente e da due esperti nel rispetto del principio di pari opportunità, in possesso dei requisiti di qualificazione scientifica e conoscenza riconosciuta dei sistemi di istruzione e valutazione in Italia e all’estero. Almeno uno dei membri deve provenire da mondo della scuola. I componenti del Comitato sono scelti dal Ministro tra esperti nel settore di competenza dell’Istituto, sulla base di una indicazione effettuata da un’apposita commissione, previo avviso da pubblicare sulla G.U. finalizzato alla acquisizione dei curricula. La commissione esaminatrice nominata dal ministro, è composta da tre membri compreso il Presidente, dotati delle necessarie competenze amministrative e scientifiche. Rispetto a tale disposizione legislativa vigente lo Statuto attua quanto previsto dal Dlgvo 213/09. Denomina il Consiglio di indirizzo Consiglio di amministrazione e prevede ai sensi dell’art.8 del Decreto che la nomina del componenti e del Presidente si effettui con Decreto del Ministro e che la durata dell’incarico sia quadriennale. Lo Statuto per la selezione delle candidature richiama le disposizioni di cui all’art.11 del Dlgvo 213/09 che differiscono alquanto da quelle in vigore con il Dlgvo 286/04 e successive modificazioni. Inoltre fra le difformità dello Statuto con la legislazione previgente il Dlgvo 213/09, oltre alle molte che lasciamo individuare al ministero, si deve collocare anche la previsione di indicare tra gli organi dell’ente anche l’esistenza di un Consiglio tecnico-scientifico di cui fra l’altro vengono stabilite la composizione e le modalità di nomina. Per quanto riguarda l’INDIRE si deve osservare che fino alla presentazione alle Camere (14 gennaio 2011) di uno schema di Regolamento dell’Ansas il MIUR non aveva preso in considerazione l’ipotesi di considerare l’Agenzia, istituita i base agli artt. 7 e 8 del Dlgvo n. 300/1999, fra gli Enti da regolamentare in base al Dlgvo 213/09. Si deve ricordare che l’Ansas, è stata istituita con la legge 296/2006 art 1 commi 610-611 che sopprimono l’INDIRE e gli IRRE. L’Ansas venne dimenticata e sostituita dall’Indire, senza una sua contestuale soppressione, nella formulazione della legge n.10 del 26/02/2011, là dove si prevede il Regolamento sul SNV. Essa viene successivamente soppressa con la legge n.111 del 15/7/2011 che all’art.19 comma 1 ripristina l’INDIRE E’ così potuto accadere che mentre dal gennaio al febbraio 2011 le Camere si affannavano nel formulare le loro osservazioni sullo schema di regolamento dell’Ansas (Atto di governo n.326) le stesse nel successivo mese di luglio erano chiamate ad approvare la soppressione dell’Ansas! L’Ansas in tal modo fin dalla sua istituzione, cioè dal 2006 ad oggi, è rimasta senza regolamento e organi di gestione e sottoposta ad un continuo regime commissariale. Quando si dice che l’amministrazione ha cura della formazione e della valutazione dei docenti! Solo il 15 settembre 2010 essa è stata dotata di una sorta di regolamento di organizzazione provvisorio. Su tale deserto è piombata la decisione di Profumo di far approvare dal nuovo Commissario straordinario,Giovanni Biondi il nuovo Statuto dell’Indire. Tale Statuto risulta conforme alle disposizioni previste per gli Enti di Ricerca dal DLgvo 213/09 ma non risulta compatibile con la normativa prevista per l’Indire ritornata in vigore o mai soppressa. Tali risultano essere il DPR n.415/2000 e l’art.2, commi 1,2 e 3 del Dlgvo n 258/1999. Anche in questo caso sarebbe dovuto essere un compito del Regolamento di delegificazione istitutivo del SNV quello di modificare la normativa vigente per l’Indire uniformandola alle disposizione del Dlgvo 213/09 riguardante gli enti di ricerca. Ciò si è invece tentato di fare con la definizione di uno Statuto che non ha il potere di modificare o abrogare la legislazione vigente che fra l’altro il DLgvo 213/09 non avrebbe potuto abrogare perché in parte rientrata in vigore solo nel 2011 con la soppressione dell’Ansas. Se gli Statuti non sono legittimi perché danno per scontata l’esistenza di un Regolamento del Sistema Nazionale di Valutazione che all’epoca della loro emanazione ancora non esisteva, come si può varare a pochi giorni dal voto un Regolamento che ignora tutto ciò?

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