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SOMMARIO

1. PREMESSA .......................................................................................................... 4

1.1 Barriere art i f i c ia l i d issuasive ant is trasc i co e per r ipopolamento ..................... 5 1.1.1 Origine e sv i luppo ................................................................................. 5 1.1.2 Scopi de l l e barr iere art i f i c ia l i ............................................................... 5 1.1.3 Struttura de l l e barr iere art i f i c ia l i ....................................................... 11

2. PROGETTO “VIVERE IL MARE “ .................................................................. 11

2.1 Premessa ........................................................................................................ 11 2.2 Grado di innovazione de l proget to ................................................................. 12 2.3 Aspett i ambiental i – biocenosi cos t i era ......................................................... 13 2.4 Descr izione de l proget to “VIVERE IL MARE” ....................................... 15 2.5 Caratter i s t i che modul i Tecnoree f ................................................................. 17 2.6 Instal lazione a mare de l l e barr iere art i f i c ia l i ................................................ 21

3. SITUAZIONE DELLO STATO EX ANTE ..................................................... 23

4. FINALITA’ E INTERESSI GENERALI DEL PROGETTO ......................... 24

5. LOCALIZZAZIONE DEL PROGETTO ......................................................... 26

6. IL CONTESTO AMBIENTALE ...................................................................... 29

6.1 Inquadramento de l l ’area di intervento ......................................................... 29 6.2 Biocenosi cos t i era .......................................................................................... 30 6.2.1 Repertor io dat i :parametr i acque .................................................... 30

7. AZIONI DI MONITORAGGIO ....................................................................... 34

8. VINCOLI AMBIENTALI ................................................................................. 35

9. COMPATIBILITÀ AMBIENTALE DEI MATERIALI .................................. 35

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10. INQUADRAMENTO DELL’AREA NEL CONTESTO ECONOMICO

MARITTIMO 38

11. RISULTATRI ATTESI ..................................................................................... 38

12. CALCOLO DELL’INVESTIMENTO .............................................................. 39

13. GLOSSARIO ...................................................................................................... 41

DOCUMENTAZIONE ALLEGATA: A. CRONOPROGRAMMA ........................................................................................

B. QUADRO ECONOMICO DETTAGLIATO .......................................................

C. COMPUTO METRICO ......................................................................................

D. PLANIMETRIE – CARTOGRAFIE – ELABORATI GRAFICI .......................

E. PIANI DI MANUTENZIONE DELL’OPERA E DELLE SUE PARTI

F. PIANI DI SICUREZZA E DI COORDINAMENTO G. PIANO DI MONTAGGIO E CARICO H. MANUALE DI GESTIONE AMBIENTALE DEI CANTIERI

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1. PREMESSA

Il Piano Strategico Nazionale (PSN) (Art. 15 del regolamento del Consiglio sul Fondo Europeo per la Pesca) riporta testualmente al capitolo 2.6 Tutela e miglioramento dell’ambiente acquatico: Obiet t ivo s trateg i co : recupero degli ecosistemi degradati attraverso azioni di protezione e sviluppo della fauna e della flora e attività finalizzate ad attività di ricerca e alla formazione professionale. Il permanere di una profittevole attività di sfruttamento delle risorse ittiche trova nella esistenza di un equilibrio fra sforzo di pesca e dimensione biologica degli stock un vincolo invalicabile. È un fatto che il rapporto fra le due variabili si presenta, al contrario, in qualche caso squilibrato e la stessa sostenibilità e perennità delle risorse possono essere messe in discussione dalla presenza di una capacità di pesca eccessiva e da ritmi di attività non compatibili con la consistenza biologica degli stock oggetti di sfruttamento. Peraltro, le risorse ittiche subiscono una serie di effetti negativi prodotti da attività economiche che con l’ambiente marino hanno un rapporto attraverso il riversamento in esso di elementi inquinanti e, comunque, nocivi in termini di sostenibilità delle risorse. In aggiunta, per evidenti ragioni di concentrazione degli inquinanti laddove la profondità delle acque risulta minore, gli effetti negativi risultano tanto maggiori quanto più vicino alla costa avviene l’attività di sfruttamento. Più che la pesca a carattere industriale, attiva in acque distanti dalla costa, è il segmento artigianale che opera lungo la fascia costiera che subisce gli effetti dell’inquinamento, ed in particolare sono le risorse sessili quelle che finora hanno dimostrato la maggiore sensibilità rispetto ad alterazioni ambientali. Una corretta analisi della situazione ambientale quanto alla interdipendenza tra ambiente e pesca richiede la modifica dell’approccio tradizionale ed il passaggio dalla visione unidirezionale a quella circolare secondo cui i processi economici trasformano l’ambiente e da esso vengono condizionati. Ciò è tanto più vero nel caso di attività economiche come la pesca che risultano fortemente influenzate dalle condizioni ambientali. Le priorità strategiche che si intendono perseguire al fine di tutelare e migliorare l’ambiente acquatico possono essere così sintetizzate: -recupero degli ecosistemi degradati attraverso una importante azione di protezione e sviluppo della fauna e della flora; -introduzione di attrezzature selettive per lo svolgimento delle attività di sfruttamento; -finanziamento di attività finalizzate allo studio, alla conservazione ed al ripristino degli stock sovra sfruttati, concorrendo alla tutela della biodiversità; -ripopolamento controllato e mirato di specie i cui stock risultano sottoposti ad eccessivo prelievo rispetto agli stock il cui stato di sfruttamento è valutato accettabile; -formazione professionale, in particolare quanto alla buona pratica di pesca ecocompatibile in applicazione del Codice FAO di Condotta per una Pesca Responsabile. In considerazione di quanto sovraesposto, la Comunità Europea costatando, la riduzione del pescato sia in termini qualitativi che quantitativi nei nostri mari dovuto con certa evidenza alla: -Distruzione di interi habitat sia riproduttivi che di accrescimento; -Distruzione di segmenti della catena trofica; -Perdita della biodiversità;

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-Perdita di posti di lavori e di professionalità con una fortissima impronta sociale e culturale del nostro Paese; -Riduzione dell’attrazione turistica; per favorire il rilancio del settore della pesca, ha attraverso i FEP 2007/2013 e sta maggiormente incidendo nei prossimi FEAMP 2014/2020 ad azioni mirate a ridurre l’impatto sul mondo della pesca di questo problema. Allo stato la nostra iniziativa si colloca nella possibilità di intervenire sull’ultimo bando dei FEP 2007/2013 Reg. (CE) n. 1198/2006 con l’asse 3.2 “misure intese a preservare e sviluppare la fauna e la flora acquatiche” oltre a essere propedeutico per interventi analoghi e allo studio anche nei FEAMP che dovrebbero essere fruibili a partire dal prossimo anno. 1.1. Le barr iere art i f i c ia l i d issuasive ant is trasc i co e per i l r ipopolamento marino Le barriere artificiali, da non confondere con gli sbarramenti frangiflutti posti a difesa dei litorali contro l’erosione marina, sono composte da corpi naturali (pietre, tronchi, ecc…) o artificiali che vengono calati su fondali marini mobili (sabbiosi, fangosi o sabbio-fangosi) per creare un elemento di diversificazione dell’habitat originario monotono e costituiscono dei meccanismi bio-ecologici in grado di aumentare la produzione alieutica di un ecosistema. 1.1.1 Origine e sv i luppo L’origine delle barriere artificiali sembra essere molto antica tanto che alcuni autori riferiscono della loro esistenza già intorno al 1650. Come spesso accade nel campo della pesca, questi primi esperimenti portano la firma del Giappone e riguardano semplici costruzioni di pietre sovrapposte affondate nella baia di Urato nell’isola di Shikoku. Per quanto riguarda il Mediterraneo è noto da tempo, soprattutto nel bacino centrale (Malta e Sicilia), l’uso di strutture galleggianti composte da canne (dette per questo “cannizzati” o “incannizzati”) per attrarre e concentrare pesce in determinate aree. Le prime barriere artificiali propriamente dette, cioè costituite da strutture deposte sul fondo, risalgono invece alla fine degli anni ‘60 in Francia e in Italia (Varazze), mentre attualmente i paesi più attivi nella realizzazione di tali strutture sono l’Italia e la Spagna, anche se molti altri sono già da anni avviati in analoghe iniziative (Israele, Inghilterra, Portogallo, ecc…). In Italia, il primo esperimento di barriere artificiali, progettato secondo criteri scientifici su scala semiprofessionale, è stato realizzato nel 1974 nell’Adriatico centrale (Porto Recanati) dall’Istituto di Ricerche sulla Pesca Marittima di Ancona; tale barriera era formata da 12 piramidi, ognuna composta da 14 blocchi cubici di calcestruzzo con lato di 2 m e da alcune vecchie imbarcazioni, immerse al centro della zona protetta. A questo primo esperimento pilota hanno poi fatto seguito altre iniziative, tra cui quelle di Fregene, del Golfo di Castellammare e del Mar Ligure (Golfo Marconi e Loano). 1.1.2 Scopi de l l e barr iere art i f i c ia l i Le barriere artificiali sono fra gli interventi da attuare per una migliore gestione della fascia costiera poiché, essendo realizzate su fondali marini mobili, costituiscono delle azioni che si integrano con l’habitat marino, determinando effetti positivi a livello biologico, ecologico ed economico (Fig. 6).

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REALIZZAZIONE DELLA BARRIERA ARTIFICIALE

INCREMENTO DELLA PRODUZIONE DI

PESCI

PROTEZIONE DALLO STRASCICO ILLEGALE

ATTRAZIONE DEI PESCI

BIOMASSA SFRUTTABILE

VULNERABILITA’ DELLE RISORSE

POSSIBILITA’ DI CATTURA

ACCESSIBILITA’ DELLE RISORSE

AGGREGAZIONE DEI PESCI

MIGLIORAMENTO DELLA PESCA

RENDIMENTO DELLA PESCA

L’impiego estensivo di substrati artificiali sommersi, utilizzabili come rifugio dai pesci, dai molluschi e dai crostacei, fornisce lo strumento principale per il ripopolamento dei fondali poco produttivifacendo comunque attenzione a non favorire la presenza di predatori come il gronco e la murena. Tali strutture rappresentano anche una possibile soluzione ai problemi del recupero ambientale dei fondali degradati da uno sforzo di pesca troppo intenso, da fenomeni di eutrofizzazione e da un eccessivo apporto detritico.

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Fig. 1 Aspetti correlati alla realizzazione di una barriera artificiale. È ormai riconosciuto che le barriere artificiali consentono all’uomo di influenzare il comportamento e l’abbondanza degli organismi acquatici. Questo è però un argomento molto controverso, con parecchie domande ancora prive di risposta. Gran parte delle discussioni che si generano in tal senso sono rivolte a comprendere se tali strutture, costruite allo scopo di realizzare oasi di ripopolamento, provochi il raggruppamento della biomassa ittica già esistente nell’ambiente circostante o la nuova produzione di pesci (Fig. 7). La maggior parte degli studi effettuati indicano che le barriere migliorano la pesca poiché rendono più accessibili le risorse già esistenti. Infatti, in seguito all’installazione delle barriere, il primo effetto risultante è l’attrazione dei pesci verso le strutture artificiali, per via dell’abbondanza di cibo, rifugi, ecc.... Successivamente attraverso la creazione di catene trofiche stabili, si può parlare di accrescimento naturale della biomassa sfruttabile ai fini di pesca. Dati recentissimi ottenuti dopo un quinquennio di monitoraggio di due campi di ripopolamento interamente realizzati con moduli Tecnoreef, da parte del Prof . Paolo Berni de l l ’Univers i tà di Pisa Dipart imento di Sc ienze Agrarie , Alimentari e Agro-Ambiental i hanno permesso di meglio comprendere l’importanza di azioni di ripopolamento che permettono di trasformare l’energia primaria, l’energia secondaria e l’energia sussidaria in biomassa attraverso la creazione di catene trofiche stabili e durature. Le barriere, oltre ad offrire ai pesci rifugio e protezione, forniscono anche nuove fonti alimentari. Difatti, è comunemente noto che qualsiasi oggetto venga sommerso in mare, dopo un certo tempo, sarà ricoperto di organismi viventi, accresciutisi a partire da spore e larve che, una volta insediate, danno origine rispettivamente ad alghe e ad animali. Questi rappresentano il primo anello delle catene alimentari. Infatti, le alghe si accrescono sfruttando i nutrienti contenuti nella colonna d’acqua; molti degli animali sessili che si impiantano nelle barriere si nutrono filtrando le particelle di natura organica in sospensione nella colonna d’acqua, riciclando dunque l’energia biochimica da queste contenuta, per trasformarla in nuova biomassa. Questa prima fase di colonizzazione delle oasi artificiali, da parte di alghe ed animali bentonici, è seguita dall’arrivo di specie mobili oggetto della pesca (pesci, crostacei e molluschi), che si cibano o direttamente degli organismi bentonici suddetti, oppure del materiale organico da essi prodotto e che cade sul fondale marino su cui sono posizionati i moduli della barriera stessa. In ultima analisi, l’innesco di nuove reti alimentari, consente di riciclare l’energia esuberante degli ecosistemi litorali, favorendo di conseguenza incrementi di produzione di specie ittiche. Questo tipo di barriere artificiali, vengono dunque dette “barriere di produzione”.

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Fig. 2. Relazioni tra i pesci e le barriere artificiali (Modificata da Arculeo et al., 1988). Fig. 3. Evoluzione delle barriere artificiali dal 1974 ad oggi (A. Spagnolo & G. Fabi, CNR-ISMAR, Ancona). Nei confronti dei pesci, le barriere assumono dunque in un primo momento un prevalente ruolo di attrazione e concentrazione, per la presenza di tane e rifugi, ma in seguito favoriscono anche un incremento della produzione, poiché su di esse si rende disponibile nuovo alimento. Le barriere artificiali sono strutture più complesse degli ambienti naturali circostanti e la loro collocazione in ampi fondali arenosi rende tali strutture delle vere e proprie “oasi marine”. Queste, modificando il “monotono” ambiente sabbioso sul quale sono poste, favoriscono l’incremento della diversità di specie ittiche, attirando anche pesci tipici dei fondali rocciosi. Si è anche notato che le barriere artificiali realizzate con l’ausilio di calcestruzzo sea-frendly hanno la capacità di accelerare la colonizzazione della superficie, considerando l’elevato rapporto massa/superficie si può facilmente comprendere l’azione che svolgono anche in fondali non sabbiosi. Queste strutture creano, di fatto, vere e proprie aggregazioni di vita sia vegetale che animale in grado di richiamare e mantenere importanti popolamenti ittici di interesse commerciale. I dominatori di una barriera sono i pesci “necto-bentonici”, ovvero quelli che, pur muovendosi spesso liberamente nella colonna d’acqua, hanno in qualche misura rapporti con il fondale, soprattutto durante alcune fasi del loro ciclo vitale, come ad esempio nel corso dello sviluppo (per esempio le fasi giovanili) o durante le fasi di accoppiamento. I pesci necto-bentonici sono generalmente specie pregiate di substrato duro (saraghi, dentici, orate, spigole, corvine, ombrine,

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mormore, labridi, occhiate, pagelli, ecc...), la cui presenza nei fondali sabbiosi è episodica prima dell’installazione della barriera. Essi, insieme ad alcuni crostacei e molluschi, trovano rifugio nelle oasi di ripopolamento, che forniscono nuovi habitat per la colonizzazione da parte di uova, larve e giovanili di tali specie, favorendone il reclutamento. Le strutture sono popolate anche da pesci prettamente “bentonici”, cioè che vivono costantemente sul fondo, tra i quali quelli tipici dei fondali mobili (fangosi, sabbioso–fangosi) che normalmente si rinvengono nell’area (sogliole, triglie, ecc...), ma anche specie di substrato duro che s’insediano nelle cavità dei massi, ad esempio scorfani e gronghi. Anche i pesci pelagici, viventi cioè esclusivamente nella colonna d’acqua, come ricciole, lampughe, tonni, sardine, acciughe, cefali, boghe, salpe, suri, alose, ecc..., sono irresistibilmente attratti dalle barriere artificiali. La presenza di queste ultime specie si ritiene sia legata al caratteristico fenomeno di up welling generato dalle piramidi realizzate con piastre Tecnoreef. Infatti la corrente del fondo, ricca di nutrienti, che attraversa i moduli viene in parte deviata verso la superficie, divenendo di fatto un importante richiamo per le specie bentoniche che tendono a stabilizzarsi nei pressi delle strutture anche per lunghi periodi. Il numero di specie ittiche che vive in una barriera immersa in mare e, di conseguenza, la “capacità produttiva” di un’oasi di ripopolamento, dipende dalla localizzazione geografica e dalla profondità, dal volume, dalle caratteristiche e dalla superficie della struttura, dalla complessità e dall’età della barriera, ed anche dalle comunità di specie ittiche viventi nelle aree circostanti. Oltre a quelle di produzione che comunque svolgono egregiamente il compito di protezione dell’habitat, si possono avere anche barriere artificiali di protezione nei confronti di attività a forte impatto ambientale, come la pesca a strascico illegale. Queste barriere, in particolare, proteggono le forme giovanili ed i riproduttori di specie demersali in aree costiere (barriere che proteggono le aree di nursery), habitat indispensabile negli ecosistemi costieri del Mediterraneo, mantenendo un’elevata diversità di forme viventi, fornendo rifugio, protezione e nutrimento, ai giovanili di pesci, molluschi e crostacei (si definiscono dunque “aree di nursery”). Le barriere artificiali di protezione rappresentano semplici ostacoli meccanici per prevenire il traino delle reti a strascico, consentendo lo sviluppo di un maggior numero di pesci giovanili e quindi l’incremento della biomassa degli stock ittici pescabili in mare aperto. Tali strutture Es. Stop/Net Pt4) consentono inoltre di attenuare il conflitto, ormai intenso in parecchie zone costiere, tra gli operatori della piccola pesca e quelli della pesca a strascico, distanziando le rispettive aree di pesca. Esistono, infine, barriere polivalenti, sistemi che combinano le barriere di tipo protettivo con quelle di tipo produttivo. In sostanza, nelle barriere artificiali polivalenti, il sistema intensivo di produzione, rifugio ed attrazione è configurato come un’ “oasi pianificata allo scopo di ripopolamento”; queste oasi sono preservate da un’ampia area di protezione, su cui sono collocate strutture disegnate in maniera tale da prevenire la pesca a strascico (Fig. 2). Tutte le tipologie di barriere artificiali rappresentano un valido intervento nella gestione razionale della fascia costiera, ed in particolare nell’incremento della fauna di interesse commerciale, e sono un mezzo per il ripopolamento attivo. Ciò è di particolare interesse, in un periodo in cui ci si rende sempre più conto di come sia molto importante razionalizzare lo sfruttamento delle risorse ittiche costiere. Infine, all’interno delle aree protette mediante barriere artificiali è possibile sviluppare iniziative alternative alla pesca (con una conseguente riduzione dello sforzo di pesca) come la piccola pesca artigianale, escursioni subacquee, ecc...

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1.1.3 Struttura de l l e barr iere art i f i c ia l i Le barriere artificiali, come accade per tutte le iniziative legate alla pesca, hanno subito nelle varie parti del mondo uno sviluppo autonomo basato sulle esperienze locali e individuali, per cui la realizzazione di queste strutture ha previsto l’impiego dei materiali più diversi. Nei primi esperimenti realizzati su scala artigianale in Giappone venivano usati massi impilati, tronchi e sacchi di sabbia e solo successivamente materiali artificiali come tubi di ceramica e vecchie imbarcazioni. Nel sud-est asiatico ancor oggi vengono utilizzati moduli in bambù e fasci di mangrovie. Agli inizi degli anni Sessanta la necessità di smaltire scarti vari e limitare i costi ha condotto, soprattutto negli Stati Uniti, verso l’utilizzazione di materiali come rottami di automobili, pneumatici, vecchie barche, copertoni, barili di petrolio usati, prodotti derivati dall’edilizia (pezzi di cemento, tegole, mattoni, ecc…). Tuttavia queste iniziative, prive di qualsiasi supporto scientifico, si sono rivelate fallimentari, evidenziando numerosi inconvenienti: molte superfici sono, infatti, risultate inadatte all’attecchimento di organismi sessili, altre si deterioravano molto facilmente (legno e lamiere), altre rilasciavano sostanze nocive per gli organismi, come vernici, oli e metalli pesanti. Tutti questi problemi hanno condotto verso un atteggiamento più scientifico e attento innanzitutto alle questioni ambientali; attualmente la tendenza è infatti quella di impiegare materiali realizzati “ad hoc”, più resistenti, non inquinanti e di facile utilizzo. Il calcestruzzo è oggigiorno il materiale maggiormente utilizzato nel mondo, perché permette di realizzare moduli di qualsiasi forma, si deteriora lentamente in acqua, fornisce un ottimo supporto agli organismi sessili (mitili, ostriche ecc.), e se modellato con opportune cavità dà rifugio a molte specie ittiche ed è abbastanza pesante da contrastare la pesca a strascico.

Fig. 4. Modulo piramidale Tecnoreef.

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Fig. 5. Immagine di polpo in tana alla base della struttura Tecnoreef nell’AMP delle Cinque Terre (foto Dott. Claudio Valerani, 2006). 2. PROGETTO: “ VIVERE IL MARE ” 2.1 Premessa L’iniziativa rientra tra quelle promosse e attuate dalla Regione Sicilia attraverso il FEP 2007/2013 - Reg. (CE) n. 1198/2006 - Asse prioritario 3 – Misure d’interesse comune Misura 3.2 - Misure intese a preservare e sviluppare la fauna e la flora acquatiche (art. 38 Reg. CE n. 1198/2006) che costituisce un programma di azioni e misure volte a preservare e sviluppare la fauna e la flora acquatica migliorando, nel contempo, l’ambiente acquatico. All’interno dell’area d’intervento, verranno poste in opera sul fondale marino, strutture in grado di realizzare meccanismi tecnico-ecologici e di ingegneria ecologica utili per l’attecchimento di larve di specie bentoniche ed in grado di fungere da rifugio per le specie stanziali atti ad incrementare la produzione di biomassa, oltre a garantire con il posizionamento di alcuni stop/net, una valida azione di contrasto alla pesca a strascico illegale e di conseguenza favorire ed esaltare il naturale ripopolamento della flora e della fauna marina. Il presente progetto, il primo per la Provincia di Siracusa sebbene rappresenti quasi il 10% della piccola pesca Regionale, ha come obiettivo la realizzazione di un’area biologica protetta di ripopolamento ittico, sito uno specchio d’acqua posto di fronte al Comune di Avola e più precisamente in una località antistante e compresa tra la spiaggia “lidi di Avola” e la spiaggia “Pantanello”tra le isobate dei –18 e – 25 metri di profondità circa, comunque entro il limite delle tre miglia di distanza dalla linea di costa. (Vedasi documentazione tecnica allegata).

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Il progetto è costituito da Single Reef uniti in gruppi a formare Unit Reef in grado di interagire fra di loro sino a formare due Complex Reef in grado di garantire un contributo significativo alla ricostituzione dello stock ittico nell’areale di intervento. Ogni Unit Reef è costituita da un modulo piramidale da 30 piastre, da cinque moduli da 12 piastre, da 2 moduli da tre piastre oltre che da due Stop/net posti esternamente a protezione. La posizione di ogni Single Reef è stato oggetto di studio al fine di ottenere la massima resa in biomassa oltre a tener conto di percorsi per appassionati di subaquea. Pertanto il progetto prevede di collocare all'interno dell’area marina da proteggere, strutture ecocompatibili e certificate sia per le qualità dei materiali che per le caratteristiche (art. 38 Reg. CE n. 1198/2006), secondo la norma UNI EN ISO 14001:2004 per il settore barriere marine, del tipo modello Tecnoreef già ampliamente sperimentate e adottate in analoghi interventi in diverse Regioni italiane tra cui ricordiamo per caratteristiche simili di fondali la Regione Liguria in un tratto di costa del comune di Riomaggiore e più precisamente nell’Area Marina Protetta delle Cinque terre ( 2009), nel comune di Andorra (2005, 2009 e 2010) e nel Lazio, in due tratti di costa del Comune di Sabaudia e Terracina, (2007 ). Le strutture, inoltre, attueranno un effetto di "concentrazione" all'interno delle aree protette, sia nei confronti delle specie pelagiche "di passo", che delle specie stanziali caratteristiche dei fondali a substrato duro e garantiranno un deterrente meccanico verso, l’uso di reti da traina. 2.2. Grado d’innovazione del progetto Il progetto parte dalla considerazione della forte pressione antropica esercitata sulle risorse ittiche (inquinamento, over-fishing), che da tempo ha indotto la comunità scientifica internazionale alla ricerca di strategie utili per raggiungere un equilibrio tra la produzione e le attività di prelievo. Il problema è stato ed è affrontato considerando primariamente gli aspetti di carattere ambientale, non collegando quindi i fenomeni di depauperamento della fauna ittica a questioni economiche, quanto piuttosto alle implicazioni che questi hanno sugli equilibri ambientali. Ovviamente, il tipo di approccio al problema appare diverso, se attuato con attenzione alla necessità di restituire competitività e produttività alla pesca professionale, ovvero a quella di ristabilire condizioni di naturalità e di rispetto della biodiversità senza comprometterne la qualità. In molti casi, le necessità del biologo della pesca e dell’ambientalista coincidono, così come i loro obiettivi. Si pensi ad esempio al problema dell’inquinamento dei mari dell’ambiente ripopolato, che vede entrambe le figure professionali concentrate nella ricerca di materiali ( es. cemento sea frendly, materiali certificati per gli scopi prefissati al fine di avere la certezza modulo per modulo della qualità dei prodotti impiegati ) in grado di rispettare le esigenze della flora e della fauna ittica. Si pensi ancora, sempre a titolo di esempio, all’importanza che assumono le praterie di Posidonia Oceanica sia per quanto attiene agli aspetti ambientali che per quanto concerne la produzione: è infatti conosciuto che tali aree sono indispensabili aree di riproduzione oltre che di stazionamento delle specie giovanili in età pre-riproduttiva, habitat privilegiato da numerosissime specie bentoniche oggetto di forte pressione da parte della pesca professionale. Una delle metodologie d’intervento indicata quale attuabile e percorribile da parte degli studiosi dei problemi ambientali e di quelli connessi alle risorse ittiche è la creazione di aree protette, all’interno delle quali non sia possibile attuare forme di prelievo distruttive. Questo tipo d’intervento sarà realizzato su aree marine poste entro le tre miglia dalla linea di costa a 10/30 metri di profondità secondo la cartografia e le caratteristiche quali/quantitative dei mari. Si tratta quindi della porzione di fascia costiera in cui avviene la gran parte dei fenomeni riproduttivi ed in cui stazionano gli stadi giovanili in età pre-riproduttiva.

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Su tali aree esiste, il divieto di condurre attività di pesca che possano produrre un impatto negativo sugli equilibri biologici e in particolare è vietato attuare la pesca da traino, consentita solo a profondità maggiore di cinquanta metri e a distanza dalla costa superiore alle tre miglia. A partire dal 31 maggio 2010 la norma di cui al Regolamento (CE) n. 1967/2006 del Consiglio del 21 dicembre 2006, relativo alle misure di gestione per lo sfruttamento sostenibile delle risorse della pesca nel mar Mediterraneo, vieta l’uso di attrezzi trainati entro le tre miglia dalla costa o all'interno dell'isobata di 50 m quando tale profondità è raggiunta a una distanza inferiore dalla costa. Oltre a prelevare specie in età pre-riproduttiva, la pesca a strascico produce il danneggiamento delle uova che numerose specie di fondo fissano su supporti caratterizzati da fattori “edafici” opportuni. Sono inoltre incalcolabili i danni prodotti dalle reti da traino alle praterie di Posidonia. 2.3. Aspetti ambientali dell’area di intervento – Biocenosi costiera Il fondale su cui saranno allestite le unità reef è costituito da sedimento sabbioso costituito da: sabbia media (500 ÷ 250 micron, WENTWORTH, 1922) 80% , 15% sabbia fine (250 ÷ 125 micron, WENTWORTH, 1922), 5% ciottoli medio-fini (16÷8mm, W ENTWORTH, 1922). Nella composizione mineralogica prevale la frazione carbonatica sempre superiore al 50% del totale, mentre la frazione organica e circa l'1% (corrispondente allo 0,5% di carbonio organico). Il sedimento nel suo complesso si presenta poco classato, quindi eterometrico, e di provenienza multipla, riconducibile al mescolamento delle sabbie costiere con una componente fine siltosa. Tra zone rocciose e sabbia si alternano praterie di Posidonia oceanica a “macchia di leopardo” Descrizione della fauna e della flora Le caratteristiche floro-faunistiche in cui è situata l’area interessata dalla realizzazione della barriera artificiale possono essere sintetizzate nei seguenti punti: I vegetali sono rappresentati prevalentemente dalle microalghe (fitoplancton), la cui consistenza è notevolissima. Esse rappresentano l’anello primario della catena alimentare planctonica che unitamente allo zooplancton, alimentano l’enorme biomassa gli stock di Sardine (Sardina pilchardus), di Acciughe (Engraulis encrasicolus), di Spratti (Sprattus sprattus) e di numerose altre specie ittiche appartenenti ad altre famiglie. Altro gruppo animale fortemente privilegiato dall’ecologia nel tratto d’interesse è quello dei Molluschi filtratori, sospensivori e detritivori. La quantità di fitoplancton e di zooplancton, l’enorme massa di sospensione e di particolato organico formano una pioggia di cibo dall’alto verso il basso e dalla costa verso il largo, privilegiano i Bivalvi filtratori (sifonati ed asifonati, quali Vongole, Mitili, Ostriche, Pettini, ecc.). Se le larve di questi bivalvi non trovano supporti solidi idonei, non si insediano oppure si insediano su substrati che facilmente vengono coperti dai sedimenti, determinandone quindi la morte. Le barriere artificiali riducono il fattore limitante per lo sviluppo di questi organismi, rappresentato della disponibilità di substrati idonei. Tra i molluschi cefalopodi, assume una notevole importanza la Seppia (Sepia officinalis) e il Polpo (Octopus vulgaris). Tra le specie demersali risultano quelle che si nutrono di invertebrati bentonici (Policheti, Anfipodi, Crostacei Decapodi, ecc.). Le specie ittiche rappresentative e dominanti sono: Triglie di scoglio (Mullus surmuletus), Capponi (Trigla lucerna), Sogliole (Solea vulgaris), Saraghi (Diplodus spp.), Occhiata (Oblada melanura), Orata (Sparus aurata), Spigola (Dicentrarchus labrax) e Mormore (Lithognatus mormyrus). Il tratto in questione risulta un mare altamente produttivo con una accentuata biodiversità. Ciò tuttavia non toglie il fatto che certi stock siano al limite del sovrasfruttamento. Sulla base degli studi effettuati, tra le specie ittiche che vengono attratte o si rifugiano presso le barriere compaiono Ombrine

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(Umbrina cirrosa), Corvine (Sciaena umbra), Mormore (Lithognatus mormyrus), Saraghi (Diplodus spp.), Orate (Sparus aurata), Boghe (Boops boops), Scorfani (Scorpaena porcus e Scorpaena scrofa), Gronghi (Conger conger), specie necto-bentoniche e bentoniche che, nella maggior parte dei casi, hanno un elevato valore commerciale. Queste specie sono presenti nel tratto di mare in questione ma rientrano fra gli stock al limite di sfruttamento.

F.to 6/7 –Fase di ripopolamento dell’ habitat marino all’interno degli elementi posati

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Gli studi serviranno a comprendere l’evoluzione di ciascuna popolazione e delle specie ritenute “specie bersaglio” perché indicatori dell’evoluzione della biocenosi e caratteristiche dei diversi habitat. In seguito alla posa delle strutture anti-strascico tipo Stop/Net, si procederà all’immissione nelle aree protette di strutture di ripopolamento, in grado cioè di favorire il naturale insediamento di specie ittiche d’interesse alieutico.

Fig 8 / 9 Moduli stop/net

Fig 10 / 11 particolari corpi ripopolanti 2.4. Descrizione del progetto: “VIVERE IL MARE”

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Il progetto nasce dall’interesse di creare un’area di Tutela Biologica (Oasi marina) nel tratto di mare sito nel comune di Avola e ha l’ obiettivo di intervenire in un areale povero di vita acquatica a causa di: over-fishing; azione antropica (diretta ed indiretta); scarsa qualità dei fondali molli; attività di pesca non sostenibile e non compatibile per tempi mezzi e/o modalità; che di fatto ha portato alla: Distruzione di interi habitat sia riproduttivi che di accrescimento; Distruzione di segmenti della catena trofica; Perdita della biodiversità; Perdita di posti di lavori e di professionalità con una fortissima impronta sociale e culturale; Riduzione dell’attrazione turistica; Al fine di ripristinare sviluppare e preservare come previsto dalla Commissione Europea della Pesca la flora e la fauna acquatiche autoctone con conservazione della biodiversità dei luoghi,il progetto si prevede l’immersione di una barriera marina di ripopolamento in uno specchio d’acqua prospicente il Comune di Avola e più precisamente di fronte alla località di Avola Marina ad una profondità compresa tra le isobate dei -20 e -25 metri circa, comunque entro il limite delle le tre miglia di distanza dalla linea di costa. (Vedasi documentazione tecnica allegata). Il progetto è costituito da otto Unit Reef (0gni Unirt Reef è una unità funzionale indipendente ) in grado di interagire fra di loro sino a formare un Complex Reef. Quest’ultimo è in grado di dare un contributo significativo alla ricostituzione dello stocks ittico nell’areale di intervento Descriviamo sinteticamente i moduli che costituiscono ognuna delle otto Unit Reef: n. 1 modulo piramidale da 30 piastre; n. 5 moduli piramidali da 12 piastre , n. 3 moduli piramidali da tre piastre n. 2 moduli Stop/net La collocazione di ogni singolo reef (modulo) è stato oggetto di studio al fine di ottenere la massima resa in biomassa oltre a percorsi per appassionati di subaquea. All'interno dell’area marina da preservare e sviluppare in termini di fauna e flora acquatiche, , saranno collocate strutture ecocompatibili e certificate sia per le qualità dei materiali che per le caratteristiche (art. 38 Reg. CE n. 1198/2006), secondo la norma UNI EN ISO 14001:2004 per il settore barriere artificiali, del tipo modello Tecnoreef già ampliamente sperimentate e adottate in analoghi interventi, in diverse Regioni italiane tra cui la Regione Liguria nell’Area Marina Protetta delle Cinque terre, nel comune di Andorra (2005, 2009 e 2010) ; oltre alla creazione di due campi di ripopolamento in due tratti di costa del Comune di Sabaudia e del Comune di Terracina, (2007 ) . Una caratteristica interessante dei moduli di ripopolamento considerati nel progetto è rappresentata dall’ effetto di "richiamo e concentrazione " all'interno delle aree protette, sia nei confronti delle specie pelagiche "di passo", che delle specie stanziali oltre a essere un deterrente meccanico verso l’uso di reti da traino.

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Il progetto consiste nel realizzare attraverso stralci operativi, una barriera artificiale chiamata tecnicamente Complex Reef che risulterà costituita da otto Unit Reef. Ogni Unit Reef, che rappresenta l’unità operativa, è a sua volta formato da 8 moduli chiamati “Single Reef “ oltre a 2 dissuasori del tipo Stop/net 2.5. Caratteristiche del modulo Tecnoreef Il modulo di ripopolamento viene semplicemente rappresento dalla piramide realizzata a seconda delle scelte progettuali con caratteristiche diverse sia in altezza che in superficie. Il modulo di ripopolamento è ottenuto assemblando delle piastre in calcestruzzo armato sea-frendly realizzato a base di elementi naturali senza additivi sintetici e di forma ottagonale da cm 120 di lunghezza. Le piastre vengono assemblate manualmente al fine di costituire dei moduli chiamati anche Single Reef (elementi piramidali) che permettono la costituzione di strutture stabili assoggettabili a reef artificiali. Pertanto, l’elemento base, è costituito da una piastra ottagonale che presenta dei fori a forma di settore circolare all’interno della struttura stessa; le pareti dei fori sono a loro volta inclinate verso l’interno. Gli elementi vengono posati a mare (appoggiati direttamente sul fondale) attraverso l’ausilio di un pontone. Una caratteristica importante di questo progetto è che i moduli essendo semplicemente appoggiati sul fondo possono essere facilmente spostati e pertanto risultano strutture mobili e non fisse. Le caratteristiche dei materiali dell’elemento base risulteranno le seguenti : Calcestruzzo Seafriendly (ph=9 o inferiore a 9); Armatura centrale a croce. Superficie esterna : grezza Viteria di collegamento. Descrizione del Modulo Tecnoreef La piastra Tecnoreef o similare rappresenta l’anello di partenza per la realizzazione di strutture di ripopolamento. Le piastre o moduli sono costituite di un conglomerato cementizio armato.

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Ft. 12 Piramide a 12 piastre Tecnoreef

Fig. 13. Schema della struttura ripopolante Tecnoreef Ciascuno degli elementi è costituito da calcestruzzo a basso impatto ambientale, tipo seafriendly ad alta resistenza caratteristica , con Rck > 50 Mpa, privo di additivi miglioratori di resa, caratterizzato dal possedere, al raggiungimento della resistenza caratteristica richiesta, un PH vicino a quello dell’ambiente acquatico marino e inferiore a 9 . La struttura è rinforzata all’interno da un’ armatura a croce costituita da un piatto in acciaio inox tipo AISI 304L , sezione 5 x 30 mm a forma di croce alla quale sono associati lungo la sezione longitudinale della croce stessa, dei rinforzi di tondino di ferro da costruzione edile, quali miglioratori di aderenza;

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F.to 14 Piastra ottagonale tipo Tecnoreef F.to.15 Particolare del sistema di aggancio tra le piastre Lungo la linea mediana della circonferenza è disposto a ulteriore rinforzo, un doppio circuito in acciaio Feb44k . Le piastre, di forma ottagonale, presentano delle aperture diverse a seconda del modello che si prende in considerazione . L’unione delle piastre è ottenuta mediante bulloneria metallica in acciaio inossidabile tipo AISI 304. Ciascuna piastra modello Tecnoreef ottagonale presenta una dimensione, intesa come distanza tra due lati paralleli, di 1180 mm ed uno spessore di 60 mm. per la versione definita da “ 120 cm” sia chiusa che aperta,”.

Fig. 16 Caratteristiche della superficie della piastra Tecnoreef Le asperità e la non regolarità del calcestruzzo hanno lo scopo di produrre una scabrosità utile all’attecchimento delle larve degli organismi sessili in tempi particolarmente rapidi rispetto ad una più regolare rifinitura superficiale. Ciascuna piastra pesa circa 129 Kg per la versione da “120 cm”. Caratteristiche tecniche della struttura

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Il modulo elementare è un manufatto in calcestruzzo armato costituito da una piastra ottagonale che presenta dei fori a forma diversa all’interno della struttura stessa; le pareti dei fori sono a loro volta inclinate verso l’interno. Le piastre sono unite tra loro e possono costituire una semplice piramide, il sistema base, oppure essere assemblate in piramidi più complesse. Una volta assemblato, sviluppa le seguenti caratteristiche:

Elevata stabilità con traduzione meccanica continua delle forze sempre verso il fondale. I moduli posti alla base della struttura scaricano sul fondale la forza che ricevono da un punto qualsiasi della struttura stessa; le loro pareti inclinate si ancorano sul fondo in modo stabile e definitivo, capace di resistere alle spinte delle correnti e agli effetti di trascinamento delle reti. Allo stesso tempo dato che la base della struttura è sempre, in qualsiasi composizione, più ampia del culmine, la forza scaricata su ogni singola piastra di base non è mai eccessiva, evitando così l’affondamento della struttura nel fondale. Correnti All’esterno delle pareti l’attrito provocato dalla struttura immersa in un flusso di corrente crea delle turbolenze superficiali, accentuate dalla presenza delle sfaccettature di varia inclinazione sui profili esterni ed interni. Tali difformità geometriche creano all’interno di ogni singolo elemento dei flussi circolari continui (sfere d’acqua) che sfogano la loro relativa energia verso l’alto smorzando di fatto la forza dell’onda. Luce La presenza di fori a varie inclinazioni garantisce la presenza della luce solare all’interno della struttura, anche se in modo vario e diffuso. Tali difformità arricchiscono la varietà di tane ed anfratti nelle composizioni. Calcestruzzo sea friendly (ecologico non impattante) Il calcestruzzo è l’elemento basilare per la produzione del modulo: viene utilizzato calcestruzzo costituito solo da elementi naturali (sabbia lavata, ghiaia spezzata) e non viene utilizzato alcun materiale composito o di risulta (pezzi di mattoni, calcinacci, ecc.). Il cemento non viene additivato ne fluidificato con miglioratori chimici di resa. Non vengono usati disarmanti sintetici per la sformatura dei prodotti dagli stampi. Non vengono usati additivi effervescenti per cavillare le superfici, che vengono invece vibrate, lavate e spazzolate meccanicamente. Microcavità della superficie

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Il particolare processo produttivo, attuato vibrando con tre diverse frequenze appositi stampi colmi di calcestruzzo speciale, ed il trattamento meccanico successivo, creano sulla superficie delle piccole cavità. Queste possono essere nell’ordine del decimo di millimetro come di qualche centimetro. Ciò permette a molte forme di vita (anche molto piccole come le di corallo) di attecchire con maggiore facilità. Ancoraggio tra i pezzi Le armature che compongono la struttura, gli agganci e la minuteria meccanica di collegamento tra i vari elementi sono costituiti da acciaio inox AISI 304 ad alta resistenza alla corrosione, perciò assolutamente inalterabili in acqua di mare. Non vengono utilizzati acciai diversi con metalli pesanti speciali (vanadio – tungsteno – titanio) perché la loro reattività chimica modifica localmente sia l’acidità dell’area circostante sia i percorsi d’elettrolisi delle strutture, creando, di fatto, passaggi di ioni negli elementi metallici che creano corrosione. Composizione dei moduli I moduli base vengono composti tre alla volta in modo semplice e veloce, creando delle piccole piramidi. Una volta assemblata in una piramide a tre piastre, la forma ottagonale permette che le piastre si accoppino con una inclinazione di 60° rispetto al suolo. L’aggancio baricentrico e unico, conferisce quella flessibilità sufficiente a far si la parte di piastra a contatto con il terreno sia mobile per inserirsi nel terreno con effetto “ vomere”( effetto di inserimento in profondità).Tale effetto cessa con il progressivo fissaggio al terreno. Si crea così un’ unica ragnatela di sostegno in grado di oscillare e flettersi, senza pregiudicare la stabilità della struttura stessa. Sopra il primo livello di elementi è semplice sormontare un secondo livello poi un terzo e così via. Per la posa di queste strutture si può utilizzare qualsiasi tipo di imbarcazione, dal gommone al pontone, con o senza gru. Data la tipologia e la compattezza del calcestruzzo e la presenza di strutture in acciaio inox la durata in servizio di tali strutture supera la normale durata di servizio stabilita dalle normative ministeriali per i manufatti ad uso marittimo esclusivo. L’ecocompatibilità risulta evidente non solo dalla descrizione delle strutture e dei materiali ma dalle certificazioni che ne attestano sia la qualità dei materiali impiegati che la procedura di produzione come da certificazioni Iso 14001/94 e ISO 14020/94 per il settore barriere marine, già ampliamente sperimentate e adottate in analoghi interventi, in diverse Regioni 2.6. Installazione a mare dei moduli L’assemblaggio dei singoli moduli, mediante viti e bulloni, dovrà avvenire in superficie per poi essere posato successivamente, oppure può essere posato in singole piastre sul fondo per poi assemblarle, il tutto secondo specifiche procedure lavorative e di sicurezza elaborate dall’impresa prima dell’inizio dei lavori Gli elementi a piramide assemblati dovranno garantire la trasmissione continua delle forze sempre verso il fondale, qualunque sia la direzione e il punto di sollecitazione della forza stessa.

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Le pareti inclinate saranno poggiate direttamente sul fondo marino e grazie alla disposizione geometrica tronco – piramidale sarà garantito l’ancoraggio sul fondo stesso in modo stabile e definitivo, capace di resistere alle spinte delle correnti o agli effetti di trascinamento delle reti.

F.to 17 - Tipologia sistema di posa elementi Il monitoraggio d’interventi simili, ha dimostrato che le strutture in seguito alla loro posa si sono stabilizzate mediante un affondamento, di circa 15/ 20 cm, al piede di appoggio causato dall’accumulo della sabbia derivante dalle correnti di profondità, ciò confermato da una quota inferiore del fondo marino all’interno dell’elemento piramidale. Le eventuali turbolenze superficiali create dall’azione delle correnti garantiranno una circolazione ed un ricambio d’acqua costante a vantaggio dell'apporto di sostanze nutritive e dello sviluppo di forme di vita stanziali. L’area interessata dall’intervento sarà tracciata utilizzando una corda in nailon di lunghezza adeguata. Per il trasporto di queste strutture potranno essere impiegate imbarcazioni con o senza gru, secondo la procedura impiegata.

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F.to 18 - Montaggio elementi

Fg 19 modulo a 12 piastre h 1,70 cm (single reef)

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3. SITUAZIONE DELLO STATO EX ANTE

Il fondale su cui saranno allestite le unità reef è costituito da sedimento sabbioso costituito da: sabbia media (500 ÷ 250 micron, WENTWORTH, 1922) 80% , 15% sabbia fine (250 ÷ 125 micron, WENTWORTH, 1922), 5% ciottoli medio-fini (16÷8mm, W ENTWORTH, 1922). Nella composizione mineralogica prevale la frazione carbonatica sempre superiore al 50% del totale, mentre la frazione organica e circa l'1% (corrispondente allo 0,5% di carbonio organico). Il sedimento nel suo complesso si presenta poco classato, quindi eterometrico, e di provenienza multipla, riconducibile al mescolamento delle sabbie costiere con una componente fine siltosa. Tra zone rocciose e sabbia si alternano praterie di Posidonia oceanica a “macchia di leopardo” Descrizione della fauna e della flora Le caratteristiche floro-faunistiche in cui è situata l’area interessata dalla realizzazione della barriera artificiale possono essere sintetizzate nei seguenti punti: I vegetali sono rappresentati prevalentemente dalle microalghe (fitoplancton), la cui consistenza è notevolissima. Esse rappresentano l’anello primario della catena alimentare planctonica che unitamente allo zooplancton, alimentano l’enorme biomassa gli stocks di Sardine (Sardina pilchardus), di Acciughe (Engraulis encrasicolus), di Spratti (Sprattus sprattus) e di numerose altre specie ittiche appartenenti ad altre famiglie. Altro gruppo animale fortemente privilegiato dall’ecologia nel tratto d’interesse è quello dei Molluschi filtratori, sospensivori e detritivori. La quantità di fitoplancton e di zooplancton, l’enorme massa di sospensione e di particolato organico formano una pioggia di cibo dall’alto verso il basso e dalla costa verso il largo, privilegiano i Bivalvi filtratori (sifonati ed asifonati, quali Vongole, Mitili, Ostriche, Pettini, ecc.). Se le larve di questi bivalvi non trovano supporti solidi idonei, non si insediano oppure si insediano su substrati che facilmente vengono coperti dai sedimenti, determinandone quindi la morte. Le barriere artificiali riducono il fattore limitante per lo sviluppo di questi organismi, rappresentato della disponibilità di substrati idonei. Tra i molluschi cefalopodi, assume una notevole importanza la Seppia (Sepia officinalis) e il Polpo (Octopus vulgaris). Tra le specie demersali risultano quelle che si nutrono di invertebrati bentonici (Policheti, Anfipodi, Crostacei Decapodi, ecc.). Le specie ittiche rappresentative e dominanti sono: Triglie di scoglio (Mullus surmuletus), Capponi (Trigla lucerna), Sogliole (Solea vulgaris), Saraghi (Diplodus spp.), Occhiata (Oblada melanura), Orata (Sparus aurata), Spigola (Dicentrarchus labrax). Il tratto in questione risulta un mare altamente produttivo con una accentuata biodiversità. Ciò tuttavia non toglie il fatto che certi stock siano al limite del sovrasfruttamento. Sulla base degli studi effettuati, tra le specie ittiche che vengono attratte o si rifugiano presso le barriere compaiono Ombrine (Umbrina cirrosa), Corvine (Sciaena umbra), Mormore (Lithognatus mormyrus), Saraghi (Diplodus spp.), Orate (Sparus aurata), Boghe (Boops boops), Scorfani (Scorpaena porcus e Scorpaena scrofa), Gronghi (Conger conger), specie necto-bentoniche e bentoniche che, nella maggior parte dei casi, hanno un elevato valore commerciale. Queste specie sono presenti nel tratto di mare in questione ma rientrano fra gli stock al limite di sfruttamento. 4. FINALITA’ E INTERESSE COLLETTIVO DEL PROGETTO Il progetto nasce dall’interesse di creare un’area di Tutela Biologica (Oasi marina) nel tratto di mare sito nel comune di Avola e ha l’ obiettivo di intervenire in un areale povero di vita acquatica a causa di :

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over-fishing; azione antropica (diretta ed indiretta); scarsa qualità dei fondali molli; attività di pesca non sostenibile e non compatibile per tempi mezzi e/o modalità; che di fatto ha portato alla:

• distruzione di interi habitat sia riproduttivi che di accrescimento; • distruzione di segmenti della catena trofica; • perdita della biodiversità; • perdita di posti di lavori e di professionalità con una fortissima impronta sociale e

culturale; • riduzione dell’attrazione turistica;

Pertanto, le barriere artificiali possono di buon grado essere annoverate fra gli interventi da attuare per una migliore gestione della fascia costiera poiché, essendo realizzate su fondali marini mobili, che, integrandosi con l’habitat marino, determinando effetti positivi a livello biologico, ecologico ed economico. Infatti, l’impiego estensivo di substrati artificiali sommersi, all’interno delle tre miglia ed ad una profondità inferiore ai 50 metri, fornisce lo strumento principale per il ripopolamento dei fondali poco produttivi altamente compromessi dall’azione della pesca a strascico illegale e dall’azione antropica dell’uomo. Inoltre tali strutture rappresentano anche una possibile soluzione ai problemi del recupero ambientale dei fondali degradati oltre che da uno sforzo di pesca troppo intenso, anche da fenomeni di eutrofizzazione e da un eccessivo apporto detritico. Quindi, all’interno dell’area d’ intervento, verranno poste in opera sul fondale marino, strutture in grado di realizzare meccanismi tecnico-biologici e di ingegneria ecologica utili per l’attecchimento di uova di specie bentoniche , la protezione delle specie giovanili oltre a sviluppare catene trofiche stabili. L’attecchimento e l’accrescimento di catene trofiche stabili permette di trasformare in biomassa, le varie energie presenti in natura (energia primaria, energia sussidiaria e energia ausiliaria) al fine di garantire un corretto sviluppo della flora e fauna acquatiche. Verranno inoltre posizionati, in punti strategici, nei pressi dell’unità produttiva (Unit Reef) alcuni dissuasori stop/net, che rappresentano una valida azione di contrasto alla pesca a strascico illegale e di conseguenza favoriscono ed esaltano il naturale ripopolamento della flora e della fauna marina nell’areale interessato dal progetto. La risposta è racchiusa nella ricerca di soluzioni eco-compatibili in sintonia con i delicati equilibri biologici presenti.

• ristabilire condizioni di naturalità e di rispetto della biodiversità senza comprometterne la qualità;

• restituire competitività e produttività alla pesca professionale favorendo lo sviluppo di sistemi di pesca sostenibili

• Sviluppo di forme di acquacoltura estensiva, in grado di coniare ambiente professionalità e qualità attraverso la trasformazione dell’energia racchiusa nell’ambiente in biomassa di interesse commerciale.

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Con questo primo progetto di recupero ambientale e di rinaturalizzazione, il Comune di Avola intende dare impulso al mondo della piccola pesca professionale costiera, al settore della pesca ricreativa oltre ad attività legate al turismo subacqueo. Questa iniziativa rappresenta la prima pietra con cui contribuire a realizzare un nuovo edificio simbolico che accolga altre iniziative che permetteranno di esaltare le caratteristiche naturali del mare antistante il Comune di Avola. Si prevede infatti, di ricreare biocenosi in grado di esaltare le caratteristiche ambientali divenendo di fatto dei veri e propri motori di sviluppo biologici. Si è visto che le barriere artificiali realizzati con materiali sostenibili ed eco-compatibili (secondo la norma UNI EN ISO 14001:2004 per il settore barriere marine) come ad esempio il cemento sea-frendly, sono in grado di favorire ed accelerare l’attecchimento e i conseguenti sviluppi di popolamenti bentonici sulle strutture che rappresentano il primo passo per lo sviluppo di catene trofiche stabili e durature. Questo meccanismo altro non rappresenta che la creazione e lo sviluppo di veri e propri filtri biologici in grado di trasformare l’energia contenuta nell’ambiente (energia primaria, energia secondaria e l’energia sussidiaria) in biomassa sia animale che vegetale con rapidi ed importanti sviluppi sull’aumento degli stock ittici. Le finalità dell’intervento sono:

• la tutela e la valorizzazione delle caratteristiche naturali, chimiche, fisiche e della biodiversità marina e costiera dell’areale interessato;

• la promozione dell’educazione ambientale e la diffusione delle conoscenze degli ambienti marini e costieri dell’area marina protetta, anche attraverso la realizzazione di programmi didattici e divulgativi da parte dell’Ente Fauna Marina Mediterranea, (E.F.M.M.) Associazione naturalistica culturale scientifica di ricerca e conservazione della biodiversità marina

• la realizzazione di programmi di studio, monitoraggio e ricerca scientifica nei settori delle scienze naturali e della tutela ambientale, al fine di assicurare la conoscenza sistematica dell’area prevista dal progetto;

• la promozione dello sviluppo sostenibile dell’area, con particolare riguardo alla valorizzazione delle attività tradizionali, delle culture locali, del turismo ecocompatibile e alla fruizione da parte delle categorie socialmente sensibili.

5. LOCALIZZAZIONE DEL PROGETTO Il progetto prevede l’immersione di una barriera marina di ripopolamento in uno specchio d’acqua prospicente il Comune di Avola e più precisamente di fronte alla località di Avola Marina ad una profondità compresa tra le isobate dei -20 e -25 metri circa, comunque entro il limite delle le tre miglia di distanza dalla linea di costa ed ad una profondità superiore ai 50 metri. (Vedasi documentazione tecnica allegata). Il progetto è costituito da otto Unit Reef (ognuna rappresenta una unità funzionale) in grado di interagire fra di loro sino a formare un Complex Reef. Quest’ultimo è in grado di dare un contributo significativo alla ricostituzione dello stocks ittico nell’areale di intervento Descriviamo sinteticamente i moduli che costituiscono ognuna delle otto Unit Reef:

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n. 1 modulo piramidale da 30 piastre; n. 5 moduli piramidali da 12 piastre , n. 3 moduli piramidali da tre piastre n. 2 moduli Stop/net

La collocazione di ogni singolo reef (modulo) è stato oggetto di studio al fine di ottenere la massima resa in biomassa oltre a percorsi per appassionati di subaquea. All'interno dell’area marina da preservare e sviluppare in termini di fauna e flora acquatiche, , saranno collocate strutture ecocompatibili e certificate sia per le qualità dei materiali che per le caratteristiche (art. 38 Reg. CE n. 1198/2006), secondo la norma UNI EN ISO 14001:2004 per il settore barriere artificiali, del tipo modello Tecnoreef già ampliamente sperimentate e adottate in analoghi interventi, in diverse Regioni italiane. Ugni unita operativa denominata unit reef è stata numerata da uno a otto come da disegno esecutivo. Riportiamo schematicamente le coordinate di ogni single reef collocandole all’interno di ogni unit reef. P30= PIRAMIDE DA 30 PIASTRE P3= PIRAMIDE DA 3 PIASTRE P12= PIRAMIDE DA 12 PIASTRE UNIT REEF 1: - P30: 36 54.3400N 015 09.9700E - P3: 36 54.3433 N 015 09.9719 E 36 54.3338 N 015 09.9681 E - P12: 36 54.3507 N 015 09.9598 E 36 54.3377 N 015 09.9537 E 36 54.3266 N 015 09.9663 E 36 54.3347 N 015 09.9839 E 36 54.3485 N 015 09.9811 E UNIT REEF 2: -P30: 36 54.2998 N 015 09.9542 E -P3: 36 54.3045 N 015 09.9565 E 36 54.2942 N 015 09.9521 E -P12: 36 54.3132 N 015 09.9593 E 36 54.3061 N 015 09.9412 E 36 54.2924 N 015 09.9398 E 36 54.2876 N 015 09.9575 E 36 54.2983 N 015 09.9700 E UNIT REEF 3: -P30: 36 54.2651 N 015 09.9370 E -P3: 36 54.2692 N 015 09.9398 E 36 54.2595 N 015 09.9338 E -P12: 36 54.2788 N 015 09.9328 E 36 54.2681 N 015 09.9194 E 36 54.2536 N 015 09.9273 E 36 54.2569 N 015 09.9519 E 36 54.2729 N 015 09.9519 E

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UNIT REEF 4: -P30: 36 54.2309 N 015 09.9166 E -P3: 36 54.2346 N 015 09.9194 E 36 54.2254 N 015 09.9129 E -P12: 36 54.2417 N 015 09.9226 E 36 54.2398 N 015 09.9054 E 36 54.2254 N 015 09.9022 E 36 54.2183 N 015 09.9217 E 36 54.2313 N 015 09.9347 E UNIREEF 5: -P30 36 54.1982 N 015 09.8971 E - P3: 36 54.2027 N 015 09.9010 E 36 54.1929 N 015 09.8948 E -P12: 36 54.2105 N 015 09.8938 E 36 54.1982 N 015 09.8808 E 36 54.1849 N 015 09.8897 E 36 54.1890 N 015 09.9106 E 36 54.2046 N 015 09.9129 E UNIT REEF 6: P30: 36 54.1693 N 015 09.8702 E -P3: 36 54.1707 N 015 09.8755 E 36 54.1625 N 015 09.8662 E -P12: 36 54.1770 N 015 09.8808 E 36 54.1781 N 015 09.8599 E 36 54.1632 N 015 09.8562 E 36 54.1543 N 015 09.8711 E 36 54.1640 N 015 09.8869 E UNIT REEF 7 -P30: 36 54.1385 N 015 09.8404 E -P3: 36 54.1425 N 015 09.8448 E 36 54.1324 N 015 09.8356 E -P12: 36 54.1525 N 015 09.8460 E 36 54.1451 N 015 09.8272 E 36 54.1280 N 015 09.8272 E 36 54.1313 N 015 09.8548 E 36 54.1439 N 015 09.8585 E UNIT REEF 8: P30: 36 54.1147 N 015 09.7940 E -P3: 36 54.1165 N 015 09.8003 E 36 54.1109 N 015 09.7882 E -P12: 36 54.1209 N 015 09.8121 E 36 54.1257 N 015 09.7949 E 36 54.1165 N 015 09.7784 E 36 54.1029 N 015 09.7889 E 36 54.1077 N 015 09.8109 E STOP/NET: 36 54.3912 N 015 09.9579 E 36 54.3663 N 015 10.0095 E 36 54.3548 N 015 09.9259 E

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36 54.2984 N 015 09.8876 E 36 54.2799 N 015 10.0083 E 36 54.2345 N 015 09.8551 E 36 54.1996 N 015 09.9647 E 36 54.1803 N 015 09.8040 E

36 54.1276 N 015 09.8964 E 36 54.1298 N 015 09.7222 E 36 54.0756 N 015 09.8170 E 36 54.0704 N 015 09.7334 E

6. CONTESTO AMBIENTALE 6.1. Inquadramento generale

Il comune di Avola risulta ubicato in posizione più o meno mediana tra la città di Siracusa e l’estremità Sud della costa orientale della Sicilia (Capo Passero), ed il suo territorio è caratterizzato da una lunga linea di riva, con caratteristiche non omogenee. A tal uopo è importante conoscere le caratteristiche dell’intera unità fiosografica N.6. Tale Unità Fisiografica N° 6 si sviluppa da nord verso sud da Punta Castellluccio a Isola delle Correnti, per una lunghezza totale di Km 178,404 circa e ricade lungo il litorale ionico meridionale della Sicilia, comprendendo territori appartenenti alla provincia di Siracusa. L’Unità in esame confina a nord con l’Unità fisiografica n° 5 che si estende dal Porto di Catania a Punta Castellluccio e a sud con l’Unità n° 7 che da Isola delle Correnti arriva fino a PuntaBraccetto. Da un punto di vista amministrativo, l’Unità fisiografica ricade totalmente nella provincia di Siracusa interessando parte dei seguenti territori comunali rivieraschi: Augusta con il centro abitato e la frazione di Brucoli, Melilli, Priolo Gargallo, Siracusa con il centro abitato e le frazioni di Ognina e Fontane Bianche, Avola con il suo centro abitato, Noto con le frazioni marine di Calabernardo e Noto Marina, Pachino con la frazione di Marzamemi e Portopalo di Capo Passero con il centro abitato. Nella tabella 1.1 si riporta l’elenco dei comuni ricadenti all’interno dell’ Unità Fisiografica N.6 ; il numero di residenti in ciascuno dei suddetti comuni si riferisce ai dati ISTAT della provincia di Siracusa relativi all’anno 2005 mentre i dati relativi all’estensione dei territori comunali si riferiscono esclusivamente alla lunghezza del tratto di costa di tali territori, tratto che ricade all’interno dell’area. Per ogni tratto comunale costiero sono inoltre riportate le lunghezze dei tratti di spiaggia e costa rocciosa con problemi di erosione con la percentuale relativa.

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6.2. Biocenosi costiera

Il fondale su cui saranno allestite le unità reef è costituito da sedimento sabbioso costituito da: sabbia media (500 ÷ 250 micron, WENTWORTH, 1922) 80% , 15% sabbia fine (250 ÷ 125 micron, WENTWORTH, 1922), 5% ciottoli medio-fini (16÷8mm, W ENTWORTH, 1922). Nella composizione mineralogica prevale la frazione carbonatica sempre superiore al 50% del totale, mentre la frazione organica e circa l'1% (corrispondente allo 0,5% di carbonio organico). Il sedimento nel suo complesso si presenta poco classato, quindi eterometrico, e di provenienza multipla, riconducibile al mescolamento delle sabbie costiere con una componente fine siltosa. Tra zone rocciose e sabbia si alternano praterie di Posidonia oceanica a “macchia di leopardo” Descrizione della fauna e della flora Le caratteristiche floro-faunistiche in cui è situata l’area interessata dalla realizzazione della barriera artificiale possono essere sintetizzate nei seguenti punti: I vegetali sono rappresentati prevalentemente dalle microalghe (fitoplancton), la cui consistenza è notevolissima. Esse rappresentano l’anello primario della catena alimentare planctonica che unitamente allo zooplancton, alimentano l’enorme biomassa gli stocks di Sardine (Sardina pilchardus), di Acciughe (Engraulis encrasicolus), di Spratti (Sprattus sprattus) e di numerose altre specie ittiche appartenenti ad altre famiglie. Altro gruppo animale fortemente privilegiato dall’ecologia nel tratto d’interesse è quello dei Molluschi filtratori, sospensivori e detritivori. La quantità di fitoplancton e di zooplancton, l’enorme massa di sospensione e di particolato organico formano una pioggia di cibo dall’alto verso il basso e dalla costa verso il largo, privilegiano i Bivalvi filtratori (sifonati ed asifonati, quali Vongole, Mitili, Ostriche, Pettini, ecc.). Se le larve di questi bivalvi non trovano supporti solidi idonei, non si insediano oppure si insediano su substrati che facilmente vengono coperti dai sedimenti, determinandone quindi la morte. Le barriere artificiali riducono il fattore limitante per lo sviluppo di questi organismi, rappresentato della disponibilità

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di substrati idonei. Tra i molluschi cefalopodi, assume una notevole importanza la Seppia (Sepia officinalis) e il Polpo (Octopus vulgaris). Tra le specie demersali risultano quelle che si nutrono di invertebrati bentonici (Policheti, Anfipodi, Crostacei Decapodi, ecc.). Le specie ittiche rappresentative e dominanti sono: Triglie di scoglio (Mullus surmuletus), Capponi (Trigla lucerna), Sogliole (Solea vulgaris), Saraghi (Diplodus spp.), Occhiata (Oblada melanura), Orata (Sparus aurata), Spigola (Dicentrarchus labrax). Il tratto in questione risulta un mare altamente produttivo con una accentuata biodiversità. Ciò tuttavia non toglie il fatto che certi stock siano al limite del sovrasfruttamento. Sulla base degli studi effettuati, tra le specie ittiche che vengono attratte o si rifugiano presso le barriere compaiono Ombrine (Umbrina cirrosa), Corvine (Sciaena umbra), Mormore (Lithognatus mormyrus), Saraghi (Diplodus spp.), Orate (Sparus aurata), Boghe (Boops boops), Scorfani (Scorpaena porcus e Scorpaena scrofa), Gronghi (Conger conger), specie necto-bentoniche e bentoniche che, nella maggior parte dei casi, hanno un elevato valore commerciale. Queste specie sono presenti nel tratto di mare in questione ma rientrano fra gli stock al limite di sfruttamento. 6.1.1. Repertorio dei dati – Repertorio dati di letteratura caratterizzanti l’area: parametri fisici, chimici, chimico-fisici, indice TRIX; qualità delle acque Di seguito sono riportati dati di letteratura dei parametri fisici, chimici, chimico-fisici, indice di TRIX. In particolare i dati sono stati estratti da: ARPA “Piano di Monitoraggio delle acque marino costiere ai sensi del D.Lgs. 152/2006: Campagna estiva” e da ARPA “PIANO DI MONITORAGGIO PER LA PRIMA CARATTERIZZAZIONE DEI CORPI IDRICI DELLA REGIONE SICILIA” Il corpo idrico 45 si estende lungo un tratto costiero con caratteristica geomorfologica delle “pianure alluvionali” , che va da P.ta Milocca a Marina di Noto. Sul corpo idrico insistono il bacino del Cassibile, oltre ad alcuni dei bacini minori fra il Cassibile e l’Anapo ed ai bacini minori fra Noto e Cassibile e fra Tellaro e Noto. Il transetto di campionamento e ubicato nelle acque antistanti il confine tra i territori di competenza dei comuni di Avola e di Noto. I profili verticali delle principali variabili chimico-fisiche delle stazioni B e C del transetto sono riportati in figura .

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32

163

Figura 106 – Ubicazione delle stazioni di campionamento dei corpi idrici n 44-45-46.

Il corpo idrico 44 si estende lungo il tratto il litorale che va da Ortigia a P.ta Milocca (Figura 106),

comprendendo, oltre alla Baia di Siracusa, la fascia più prossima alla linea di costa dell’Area

Marina Protetta del Plemmirio. La costa è caratterizzata dalla tipologia geomorfologica dei

“terrazzi” , e su di essa insistono il bacino dell’Anapo,che sfocia all’interno della Baia di Augusta, e

alcuni dei bacini minori tra il Cassibile e l’Anapo.

Il transetto di campionamento è localizzato a Capo Murro di Porco, all’interno dell’AMP (Tabella 1

e Figura 106). I profili verticali delle principali variabili chimico-fisiche delle stazioni B e C del

transetto sono riportati in figura 107.

Il corpo idrico 45 si estende lungo un tratto costiero con caratteristica geomorfologica delle

“pianure alluvionali” , che va da P.ta Milocca a Marina di Noto (Figura 106). Sul corpo idrico

insistono il bacino del Cassibile, oltre ad alcuni dei bacini minori fra il Cassibile e l’Anapo ed ai

bacini minori fra Noto e Cassibile e fra Tellaro e Noto.

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33

166

50

45

40

35

30

25

20

15

10

5

0

16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28

C o r p o id r ic o 4 5

Prof

ondi

tà (m

)

Temperatura (m)

Prof

ondi

tà (m

)

Staz. B Staz. C

50

45

40

35

30

25

20

15

10

5

0

37,0 37,2 37,4 37,6 37,8 38,0 38,2 38,4

Staz. B Staz. C

Salinità (psu)

50

45

40

35

30

25

20

15

10

5

0

5,5 6,0 6,5 7,0 7,5 8,0 8,5 9,0 9,5 10,0

Staz. B Staz. C

Ossigeno (ppm)

50

45

40

35

30

25

20

15

10

5

0

0,0 0,2 0,4 0,6 0,8 1,0

Staz. B Staz. C

Clorofilla-a (!gl-1)Figura 108 – Profilo verticale dei principali parametri chimico-fisici e della clorofilla-a nelle stazioni B e C del corpo idrico 45.

282

Transetto Corpo idrico 45 – Calabernardo

Stazione Data Orario Profondità (m)

Temperatura (°C) pH Salinità

(psu)Ossigeno

(%)Ossigeno

(ppm)Clorofilla

(!g/l)

45A 28/07/2008 16:00 0,5 27,50 8,39 37,70 107,60 8,80 0,4445B 28/07/2008 16:15 1 27,09 8,20 37,61 102,54 6,59 0,09

2 26,52 8,21 37,61 101,48 6,58 0,143 26,26 8,21 37,60 97,23 6,33 0,15

45C 28/07/2008 16:35 1 26,33 8,23 37,45 94,22 6,13 0,002 26,04 8,23 37,47 94,79 6,20 0,013 25,87 8,23 37,52 95,45 6,26 0,014 25,72 8,23 37,54 95,80 6,30 0,015 25,59 8,23 37,54 96,20 6,34 0,016 25,56 8,24 37,53 96,45 6,36 0,017 25,54 8,24 37,52 96,62 6,37 0,048 25,52 8,24 37,52 96,71 6,38 0,089 25,50 8,24 37,53 96,64 6,38 0,1010 25,49 8,24 37,54 96,62 6,37 0,1011 25,49 8,24 37,57 96,65 6,38 0,1012 25,49 8,24 37,60 96,84 6,39 0,1013 25,52 8,24 37,65 96,75 6,38 0,1014 25,53 8,24 37,67 96,77 6,38 0,1015 25,55 8,24 37,69 96,68 6,37 0,1016 25,55 8,24 37,70 96,63 6,36 0,1017 25,56 8,24 37,71 96,73 6,37 0,1018 25,54 8,24 37,73 96,96 6,39 0,1019 25,53 8,24 37,73 96,89 6,38 0,1020 25,53 8,24 37,74 96,82 6,38 0,1021 25,51 8,24 37,74 96,89 6,38 0,1022 25,47 8,24 37,76 96,83 6,38 0,1023 25,10 8,25 37,81 98,21 6,51 0,1524 24,60 8,25 37,89 99,83 6,67 0,2025 23,97 8,26 37,88 100,83 6,81 0,1626 23,49 8,26 37,86 102,34 6,97 0,1227 23,06 8,27 37,88 104,15 7,15 0,1028 22,53 8,27 37,91 105,77 7,33 0,1029 22,24 8,28 37,91 107,14 7,46 0,1030 22,16 8,29 37,93 108,92 7,60 0,1331 22,12 8,29 37,92 109,90 7,67 0,1732 22,00 8,29 37,91 110,70 7,74 0,18

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34

TRIX media annuale Classe di TRIX

ARPA PIANO DI MONITORAGGIO PER LA PRIMA CARATTERIZZAZIONE DEI CORPI IDRICI DELLA REGIONE SICILIA

343

C.I. 45. Abbondanze delle specie fitoplanctoniche

Specie StazioneA Stazione B

Cyclotella sp. 200Climacosphaenia moniligera 40 120Cylindrotheca closterium 80Licmophora flabellata 560 80Licmophora gracilis 240 80Navicula spp. 760 480Nitzschia longissima 280Pleurosigma sp. 40Totale (cell/l) diatomee 1920 1040Alexandrium catenella 600Alexandrium sp. 560Ceratium furca 40Ceratium fusus 40Gymnodiniales indet. 64182 134400Ostreopsis ovata 280 40Peridiniales indet. 42788 39680Prorocentrum micans 40Totale (cell/l) dinoflagellati 107850 174800Coccolitoforidi indet. 40Euglenales indet. 40 40Totale (cell/l) altro fitoplancton 80 40Fitoplancton Totale (cell/l) 109850 175880

12

Il TRIX (Vollenweider et al.1998) è un indice già adottato a livello legislativo, che viene calcolato

utilizzando i valori di clorofilla-a, ossigeno, azoto e fosforo secondo la seguente combinazione

lineare:

In tale relazione: Chla = clorofilla-a (mg m-3); D%O2 = ossigeno disciolto come deviazione %

assoluta dalla saturazione (100 - O2D%); N = NO3 + NO2 + NH3 (mg m-3); P = fosforo totale (mg m-3).

Numericamente il valore TRIX può variare da 0 a 10, andando dalla oligotrofia (0: acque

scarsamente produttive tipiche del mare aperto) alla ipertrofia (10: acque fortemente produttive

tipiche di aree costiere eutrofizzate). Tuttavia quasi nella totalità dei casi i valori TRIX variano da 2

a 8. Nella tabella 3 i valori dell’indice TRIX sono stati raggruppati in 4 classi, ognuna

corrispondente ad uno specifico stato ambientale.

CLASSEValore

dell’indice TRIX

STATO AMBIENTALE POSSIBILI CONDIZIONI DELLE ACQUE

1 2 – 4 Elevato Acque trasparenti, buona ossigenazione del fondo2 4 – 5 Buono Acque occasionalmente torbide e ipossiche al fondo3 5 – 6 Mediocre Acque torbide, ipossiche al fondo, ecosistema bentico sofferente

4 6 – 8 ScadenteAcque molto torbide, persistentemente ipossiche o anossiche al fondo,

con morìa di organismi bentici, alterazione delle biocenosi, danni economici per la pesca, il turismo e l’acquicoltura

Tabella 3 - Valutazione dello stato dell’ambiente marino costiero e delle condizioni delle acque a seconda del valore assunto dall’indice TRIX.

I valori dell’indice CAM forniscono un giudizio sulla qualità delle acque intesa anche come rischio

igienico - sanitario basata su dati oceanografici di base. In particolare le variabili utilizzate sono:

nitrati (NO3); nitriti (NO2); ammoniaca (NH+4); fosfati (PO3-

4); silicati (SiO4); salinità; trasparenza;

clorofilla-a.

Il giudizio di qualità può essere formulato a due livelli: il primo prevede sei classi di appartenenza,

mentre il secondo livello prevede solo tre classi.

Le classi da 1 a 6 corrispondono ad un ideale gradiente di eutrofizzazione, con la classe 6 che

corrisponde alle acque più arricchite da apporti terrigeni. Le classi pari sono quelle che tendono

verso un assetto caratterizzato da una scarsa efficienza produttiva del sistema, mentre quelle dispari,

a parità di assetto trofico, sono quelle che corrispondono ad un sistema ecologicamente più

efficiente.

MONITORAGGIO QUALITATIVO E CLASSIFICAZIONE ACQUE SUPERFICIALI

82

TRANSETTO LOCALITÀ STAZIONE TRIX

MEDIA ANNUALE CLASSE DI

TRIX

MC37A 2,5 1

MC37B 2,4 1 MC37 Punta Braccetto

MC37C 2,4 1

MC38A 2,7 1

MC38B 2,3 1 MC38 Marina di Ragusa

MC38C 2,2 1

MC39A 2,5 1

MC39B 2,2 1 MC39 Sampieri

MC39C 2,1 1

MC40A 2,2 1

MC40B 2,1 1 MC40 Pozzallo

MC40C 2,1 1

MC41A 2,3 1

MC41B 2,2 1 MC41 Punta Castellazzo

MC41C 2,3 1

MC42A 2,2 1

MC42B 2,2 1 MC42 Isola di Capo Passero

MC42C 2,2 1

MC43A 2,6 1

MC43B 2,5 1 MC43 Marzamemi

MC43C 2,4 1

MC44A 2,4 1

MC44B 2,8 1 MC44 Vendicari

MC44C 2,9 1

MC45A 2,8 1

MC45B 2,7 1 MC45 Marina di Avola

MC45C 2,6 1

MC46A 2,3 1 MC46 Capo Murro di Porco

MC46C 2,8 1

MC47A 3,1 1 MC47 Ortigia

MC47C 2,9 1

MC48A 3,0 1

MC48B 3,1 1 MC48 Marina di Melilli

MC48C 3,1 1

MC49A 3,2 1

MC49B 2,9 1 MC49 Rada di Augusta

MC49C 2,9 1

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7. AZIONE DI MONITORAGGIO Monitoraggio delle strutture e valutazione della evoluzione delle risorse La creazione di questi areali di ripopolamento richiede uno studio preliminare ed un controllo nel periodo successivo alla messa in opera delle strutture. Lo studio preliminare deve fornire il quadro conoscitivo utile sia per la fase di posa in opera delle strutture che per determinare le condizioni iniziali per i confronti successivi. Le precedenti esperienze hanno mostrato che identiche strutture, utilizzate in ambienti diversi, hanno comportamenti diversi in funzione della profondità, del tipo di sedimento e della dinamica delle acque. Le diverse comunità biologiche, con la presenza di specie differenti, con stagionalità diverse determinano conseguenze dell’intervento di protezione, con tempi diversi ed intensità variabili. La diversa situazione della pesca, sia a strascico seppure illegale, che della piccola pesca costiera legati al territorio ed alle condizioni socio-economiche comporta un effetto diverso alla realizzazione di oasi marine. Maggiore è l’attività di pesca a strascico esercitata nell’area prima della protezione, maggiore sarà il beneficio in termini biologici ed economici. Per queste considerazioni si prevede che venga effettuato uno studio preliminare e seguiti gli effetti per un periodo di 5 anni. Ricerche nei cinque anni successivi alla realizzazione dell’area protetta Dal punto di vista della ricerca dovranno essere tenute sotto controllo le comunità bentoniche quelle oggetto di pesca. Ogni anno, per 5 anni, verranno effettuati: prelievi sull’intera area, con una densità metodologie utilizzate nello studio preliminare, saranno determinati in quantità e qualità del benthos per essere confrontati con i precedenti. La verifica della situazione delle risorse oggetto di pesca all’interno dell’area protetta verrà effettuata con pescate con lo stesso tramaglio standardizzato di 200 metri, con una cala nelle stesse due aree dello studio preliminare, ripetuta in due stagioni, per un totale di quattro pescate all’anno. Fig. 20. Struttura di ripopolamento/anti-strascico appena posizionata a mare

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8. VINCOLI AMBIENTALI L’area non è soggetta a vincoli ambientali. Questo non ci esime da progettare l’intervento e produrre i manufatti da applicare in piena sintonia con l’ambiente utilizzando tecniche di progettazione e produzione ecocompatibili e sostenibili. 9. COMPATIBILITA’ AMBIENTALE DEI MATERIALI I materiali intesi sia come singoli componenti che costituiscono il Tecnoreef che come prodotto finale unitario risultano ecocompatibile e sviluppati e prodotti in modo sostenibile e certificato.

Fig. 21. Schema della struttura ripopolante Tecnoreef Ciascuno degli elementi è costituito da calcestruzzo a basso impatto ambientale, tipo seafriendly ad alta resistenza caratteristica , con Rck > 50 Mpa, privo di additivi miglioratori di resa, caratterizzato dal possedere, al raggiungimento della resistenza caratteristica richiesta, un PH vicino a quello dell’ambiente acquatico marino e inferiore a 9 . La struttura è rinforzata all’interno da un’ armatura a croce costituita da un piatto in acciaio inox tipo AISI 304L , sezione 5 x 30 mm a forma di croce alla quale sono associati lungo la sezione longitudinale della croce stessa, dei rinforzi di tondino di ferro da costruzione edile, quali miglioratori di aderenza;

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F.to 22 Piastra ottagonale tipo Tecnoreef F.to.23 Particolare del sistema di aggancio tra le piastre Lungo la linea mediana della circonferenza è disposto a ulteriore rinforzo, un doppio circuito in acciaio Feb44k . Le piastre, di forma ottagonale, presentano delle aperture diverse a seconda del modello che si prende in considerazione . L’unione delle piastre è ottenuta mediante bulloneria metallica in acciaio inossidabile tipo AISI 304. Ciascuna piastra modello Tecnoreef ottagonale presenta una dimensione, intesa come distanza tra due lati paralleli, di 1180 mm ed uno spessore di 60 mm. per la versione definita da “ 120 cm” sia chiusa che aperta”.

Fig. 24 Caratteristiche della superficie della piastra Tecnoreef Le asperità e la non regolarità del calcestruzzo hanno lo scopo di produrre una scabrosità utile all’attecchimento delle larve degli organismi sessili in tempi particolarmente rapidi rispetto ad una più regolare rifinitura superficiale. Ciascuna piastra pesa circa 129 Kg per la versione da “120 cm”. Caratteristiche tecniche della struttura Il modulo elementare è un manufatto in calcestruzzo armato costituito da una piastra ottagonale che presenta dei fori a forma diversa all’interno della struttura stessa; le pareti dei fori sono a loro volta

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inclinate verso l’interno. Le piastre sono unite tra loro e possono costituire una semplice piramide, il sistema base, oppure essere assemblate in piramidi più complesse. Una volta assemblato, sviluppa le seguenti caratteristiche: Elevata stabilità con traduzione meccanica continua delle forze sempre verso il fondale. I moduli posti alla base della struttura scaricano sul fondale la forza che ricevono da un punto qualsiasi della struttura stessa; le loro pareti inclinate si ancorano sul fondo in modo stabile e definitivo, capace di resistere alle spinte delle correnti e agli effetti di trascinamento delle reti. Allo stesso tempo dato che la base della struttura è sempre, in qualsiasi composizione, più ampia del culmine, la forza scaricata su ogni singola piastra di base non è mai eccessiva, evitando così l’affondamento della struttura nel fondale. Correnti All’esterno delle pareti l’attrito provocato dalla struttura immersa in un flusso di corrente crea delle turbolenze superficiali, accentuate dalla presenza delle sfaccettature di varia inclinazione sui profili esterni ed interni. Tali difformità geometriche creano all’interno di ogni singolo elemento dei flussi circolari continui (sfere d’acqua) che sfogano la loro relativa energia verso l’alto smorzando di fatto la forza dell’onda. Luce La presenza di fori a varie inclinazioni garantisce la presenza della luce solare all’interno della struttura, anche se in modo vario e diffuso. Tali difformità arricchiscono la varietà di tane ed anfratti nelle composizioni. Calcestruzzo sea friendly (ecologico non impattante) Il calcestruzzo è l’elemento basilare per la produzione del modulo: viene utilizzato calcestruzzo costituito solo da elementi naturali (sabbia lavata, ghiaia spezzata) e non viene utilizzato alcun materiale composito o di risulta (pezzi di mattoni, calcinacci, ecc.). Il cemento non viene additivato ne fluidificato con miglioratori chimici di resa. Non vengono usati disarmanti sintetici per la sformatura dei prodotti dagli stampi. Non vengono usati additivi effervescenti per cavillare le superfici, che vengono invece vibrate, lavate e spazzolate meccanicamente. Microcavità della superficie Il particolare processo produttivo, attuato vibrando con tre diverse frequenze appositi stampi colmi di calcestruzzo speciale, ed il trattamento meccanico successivo, creano sulla superficie delle piccole cavità. Queste possono essere nell’ordine del decimo di millimetro come di qualche centimetro. Ciò permette a molte forme di vita (anche molto piccole come le di corallo) di attecchire con maggiore facilità. Ancoraggio tra i pezzi Le armature che compongono la struttura, gli agganci e la minuteria meccanica di collegamento tra i vari elementi sono costituiti da acciaio inox AISI 304 ad alta resistenza alla corrosione, perciò assolutamente inalterabili in acqua di mare. Non vengono utilizzati acciai diversi con metalli pesanti speciali (vanadio – tungsteno – titanio) perché la loro reattività chimica modifica localmente sia l’acidità dell’area circostante sia i percorsi d’elettrolisi delle strutture, creando, di fatto, passaggi di ioni negli elementi metallici che creano corrosione. Composizione dei moduli I moduli base vengono composti tre alla volta in modo semplice e veloce, creando delle piccole piramidi.

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Una volta assemblata in una piramide a tre piastre, la forma ottagonale permette che le piastre si accoppino con una inclinazione di 60° rispetto al suolo. L’aggancio baricentrico e unico, conferisce quella flessibilità sufficiente a far si la parte di piastra a contatto con il terreno sia mobile per inserirsi nel terreno con effetto “ vomere”( effetto di inserimento in profondità).Tale effetto cessa con il progressivo fissaggio al terreno. Si crea così un’ unica ragnatela di sostegno in grado di oscillare e flettersi, senza pregiudicare la stabilità della struttura stessa. Sopra il primo livello di elementi è semplice sormontare un secondo livello poi un terzo e così via. Per la posa di queste strutture si può utilizzare qualsiasi tipo di imbarcazione, dal gommone al pontone, con o senza gru. Data la tipologia e la compattezza del calcestruzzo e la presenza di strutture in acciaio inox la durata in servizio di tali strutture supera la normale durata di servizio stabilita dalle normative ministeriali per i manufatti ad uso marittimo esclusivo. L’ecocompatibilità risulta evidente non solo dalla descrizione delle strutture e dei materiali ma dalle certificazioni che ne attestano sia la qualità dei materiali impiegati che la procedura di produzione come da certificazioni Iso 14001/94 e ISO 14020/94 per il settore barriere marine, già ampliamente sperimentate e adottate in analoghi interventi, in diverse Regioni 10. INQUADRAMENTO DELL’AREA NEL CONTESTO ECONOMICO MARITTIMO La marineria locale, appartenente alla marineria di Siracusa, si trova localizzata presso il “porticciolo piccolo di Avola” (zona Falaride) e consiste di circa 10 imbarcazioni. La maggior parte dei pescatori esercita pesca artigianale “tipo Tramaglio” ma in taluni periodi effettuano pesca tipo stagionale come ”Circuizione” ed occasionalmente “Ferrettara”. La produzione della pesca è costituita in particolare per quanto riguarda i molluschi da seppie e polpi, mentre per i crostacei Aragoste e Magnosa. Gli Sparidi (Saraghi e occasionalmente Orate) rappresentano il primo prodotto della pesca artigianale seguito dalla cattura di Scorfani e Triglie. Per quanto riguarda i pesci pelagici maggiore rilievo è data dalla pesca tradizionale alla Lampuga, seguito dalla catture di Pesci pilota, Tonnetti Alletterati, Ricciole e Cefali. 11. RISULTATI ATTESI L’obiettivo che ci si prefigge è realizzare un primo progetto in grado di ricreare delle oasi marine in cui sia possibile l’esercizio di due tipiche attività marine: la pesca sostenibile, praticata con strumenti di cattura compatibili attraverso catture selettive con un calendario di pesca che tenga conto delle necessità riproduttive delle diverse specie demersali e le attività di pesca ricreativa e subacquee oltre al semplice divertimento praticando sia le attività fotografiche subacquee e sia la visite guidate alle barriere sommerse per gruppi di turisti interessati a visitare l’ambiente marino.

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12. CALCOLO DELL’INVESTIMENTO Nell’area interessata all’intervento ( Complex Reef ) èverranno collocati 8 Unit Reef con disposizione lineare degli elementi piramidali oltre a 2 moduli antistrascico tipo STOP NET: Ogni Unit Reef è a sua volta costituita da: N° 1 piramide da 30 piastre; N° 5 piramidi da 12 piastre; N° 2 piramidi da tre piastre; N° 2 stop/net Numero complessivo di piastre per unità operativa (Unit Reef): n. 96 Costo singola piastra : € 220,00 Incidenza dei tiranti della struttura sulla singola piastra: € 20,00 Incidenza del trasporto sulla singola piastra: € 15,00 Incidenza del montaggio sulla singola piastra: € 35,00 Incidenza del varo in mare per singola piastra: € 70,00 Costo complessivo di acquisto trasporto, montaggio e posa , per singola piastra: € 360,00 Costo complessivo del dissuasore tipo Stop/net fornitura trasporto e posato in mare: € 2.500,00 Costo complessivo dei materiali relativi ai diversi moduli per ogni Unit Reef (fornitura trasporto, montaggio e posa): € 34.560,00 oltre € 5.000,00 ( StopNet) Euro = € 39.560,00 + IVA Costi tecnici e amministrativi per Unit Reef ( 10%): € 3.956,00 + IVA Costo del monitoraggio per Unit Reef pari al 10%: € 3.956,00 + IVA Costo Complessivo di ogni gruppo funzionale (Unit Reef) pari a : 39.560,00 + € 3.956,00 + € 3.956,00 = € 47.472,00 + IVA Il Costo complessivo dell’intero progetto costituito da 8 gruppi funzionali è: € 47.472,00 x 8 Unit reef = 379.776,00 oltre IVA (83.550,72) Considerando che il progetto potrà essere realizzato attraverso stralci funzionali che dipenderanno dalla disponibilità finanziaria della Pubblica Amministrazione Considerando l’importo massimo finanziabile dal bando Regionale il primo stralcio funzionale sarà formato da 6 Unit Reefconsulting Il costo complessivo del primo stralcio funzionale costituito da 6 Unit Reef è: € 50.848,00 x 6 Unit reef = 284.832,00 oltre IVA (62.663,04)

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Scheda di Progetto “ VIVERE IL MARE” Soggetto Titolare

Comune di AVOLA

Titolo del Progetto

“VIVERE IL MARE” Preservare e sviluppare la fauna e la flora acquatiche autoctone

Obiettivi funzionali alla realizzazione del progetto

1.Progetto Esecutivo 2.Cantierabilità dell’Area di Progetto 3.Reperimento Fondi 4.Esecuzione dei Lavori

Enti finanziatori

Regione tramite Comunità Europea

Ambito di finanziamento

Comunità Europea Fondi FEP e FEAMP

Tempistica del Progetto

Accoglimento del progetto entro Agosto e Conferenza di servizi entro settembre

Importo Complessivo del primo i progetto Importo primo stralcio di progetto

€ 379.776,00 oltre IVA € 284.832,00 oltre IVA

Fig. 25. Struttura di ripopolamento/anti-strascico posizionata da tre anni a mare

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13. GLOSSARIO Anfipodi: ordine di Crostacei Malacostraci caratterizzati da un corpo lungo pochi millimetri, compresso lateralmente ed arcuato. Benthos: il complesso degli organismo acquatici (animali e vegetali) che per un periodo continuato o per tutta la vita si mantengono in relazione con il fondo marino. Bivalvi: classe di Molluschi, detti anche Lamellibranchi, dal corpo compresso, simmetrico senza capo differenziato. La conchiglia è formata da due valve unite dorsalmente da un legamento elastico ed una cerniera (cozze, ostriche, vongole, ecc...). Briozoi: phylum di piccoli animali marini che vivono fissi sugli oggetti sommersi o sul fondo, riuniti in colonie ramificate o laminari. Carangidi (Carangidae): famiglia di Pesci Teleostei dell’ordine dei Perciformi che includono specie con taglia e forma molto variabile. Tra i Carangidi del Mediterraneo si annoverano la ricciola, il suro (“sauro”) e la leccia. Catena alimentare: complesso di organismi di un ecosistema che dipendono l’uno dall’altro per il nutrimento. Cefalopodi: classe di Molluschi marini, provvisti di una serie di appendici muscolose (tentacoli) munite di ventose, che fanno corona alla bocca, armata di becco corneo. Tra i cefalopodi si annoverano i polpi, le seppie ed i calamari. Decapodi: ordine di Crostacei Malacostraci caratterizzati dall’avere cinque paia di arti ambulacrali. Ad essi appartengono i granchi, i gamberi, le aragoste e le cicale. Demersali: organismi marini che hanno stretti rapporti con il fondo marino, ma non vivono sempre direttamente in contatto con tale ambiente. Ecosistema: è costituito dalle complesse interazioni reciproche fra le specie che vivono insieme in un ambiente e le interazioni con l’ambiente stesso (inteso come superficie o volume), con tutte le sue caratteristiche fisiche e chimiche. L’ecosistema è quindi l’insieme della comunità biologica, dell’ambiente in cui vive e di tutte le relazioni che vi intercorrono. Eutrofizzazione: arricchimento di nutrienti (azoto e fosforo) nelle acque costiere per cause sia naturali sia di origine antropica (scarichi urbani, allevamenti, terreni trattati con fertilizzanti). Tale fenomeno stimola la produzione primaria, fitoplanctonica e fitobentonica, comportando un incremento eccessivo della biomassa vegetale tale che i consumatori primari non riescono a limitarle innescando danni a catena per l’ecosistema acquatico, primo fra tutti una notevole diminuzione dell’ossigeno disponibile. Filtratori (organismi): animali che filtrano l’acqua di mare per catturare le particelle in sospensione e nutrirsi delle sostanza organica in esse contenuta. Fotofobi: organismi animali o vegetali amanti della semioscurità o del buio totale. Gadidi (Gadidae): famiglia di Pesci dell’ordine Gadiformi che comprende numerose specie pregiate per le loro carni (merluzzo, nasello, musdea). Gasteropodi: rappresentano la classe più numerosa del phylum dei Molluschi. Sono originariamente organismi acquatici, prevalentemente marini, erbivori o carnivori, diffusi in ogni regione: litoranea, pelagica, abissale. Tra essi si annoverano le “lumache di mare” e i murici (“muccuni”). Habitat: l’insieme delle condizioni ambientali in cui vive una determinata specie animale o vegetale. Idroidi: ordine di Celenterati Idrozoi, che presentano di regola alternanza di generazione: dai polipi (solitari o coloniali) si formano, per gemmazione, le meduse che, a loro volta, riproducendosi per via sessuata, danno origine ai polipi. Isopodi: ordine di Crostacei Malacostraci Peracaridei. Hanno il corpo compresso dorso ventralmente. Per la maggior parte marini, vivono nel plancton, nel benthos litorale e profondo, fra gli scogli e le alghe. Labridi (Labridae): famiglia di Pesci Teleostei Perciformi. Sono pesci necto-bentonici che vivono principalmente nei bassi fondali costieri con rocce, poche specie nei fondali fangosi. A questa famiglia appartengono tordi e donzelle Latterini (Atherinidae): piccoli pesci argentati che formano comunemente grossi banchi nelle acque litoranee, sotto la superficie. Fra le specie viventi in Mediterraneo si annovera Atherina boyeri (“lattarina”).

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Màzzare: massi da zavorra utilizzati per ancorare le reti. Mitili: genere di Molluschi Bivalve dell’ordine Anisomiari comprendente specie marine, filtratrici, costiere, che si fissano alle rocce ed ai legni sommersi mediante il bisso. Necto-bentonici: organismi in grado di allontanarsi significativamente dal fondo (per lo più pesci e cefalopodi) con il quale continuano a mantenere dei rapporti. Nursery (area di): area ricca di nutrimento e con scarsi predatori che viene utilizzata come ambiente destinato al reclutamento degli esemplari giovanili. Pelagici (organismi): organismi che comunemente vivono nella colonna d’acqua, senza alcun rapporto diretto col fondale. Palangrese o palangaro (“conzo”): attrezzo da pesca formato da una lenza madre (“trave”) di lunghezza variabile (anche oltre i 2.000 m), a cui sono legati, ad intervalli regolari, pezzi di lenza di diametro inferiore, detti “braccioli”, ognuno provvisto di amo con esca. Gli ami sono di dimensione variabile, in base ai pesci che si vogliono pescare. La “trave” può essere mantenuta in superficie (palangrese di superficie o derivante) oppure calata al fondo (palangrese di fondo o fisso). Planctonici: organismi che vivono in sospensione nella colonna d’acqua, in balia delle correnti, in quanto incapaci di opporsi ad esse col proprio movimento attivo. Si spostano dunque passivamente, da un’area ad un’altra, seguendo il flusso delle correnti. Policheti: classe di Anellidi marini con il corpo suddiviso in segmenti (metameri). Ogni segmento è munito di un paio di zampe, ognuna con diverse piccole setole. Produzione primaria: processo mediante il quale gli organismi vegetali “organicano” la sostanza inorganica, sono cioè in grado di crearsi il proprio cibo da soli. Tale processo avviene attraverso la fotosintesi e porta alla formazione di nuova biomassa vegetale. Scombridi (Scombridae): famiglia di pesci con corpo affusolato e ricoperto da piccole scaglie cicloidi. Hanno abitudini pelagiche, essendo ottimi nuotatori, e vivono in banchi formati da numerosissimi individui. Tipici rappresentanti del Mediterraneo sono lo sgombro ed il tonno. Scorpedini (Scorpenidae): famiglia di pesci Teleostei dell’ordine Scorpeniformi, a cui appartengono pesci dal corpo robusto e con la testa armata di spine. A questa famiglia appartengono gli scorfani. Serpulidi: famiglia di Anellidi Policheti sedentari, che vivono in tubi calcarei di varia forma e grandezza. Vivono attaccati su superfici solide, incrostando anche i gusci di molluschi bivalvi. Serranidi (Serranidae): famiglia di pesci dal corpo ovale, compresso lateralmente, di taglia varia. Possiedono bocca generalmente molto grande, rispetto alle dimensioni del corpo. Sono specie bentoniche o necto-bentoniche, solitarie e carnivore. A questo gruppo appartengono i pesci più svariati, quali le castagnole, le cernie, le perchie, e gli sciarrani. Sessili: organismi animali o vegetali bentonici che vivono ancorati al substrato e non sono dotati di alcuna capacità di spostamento. Sparidi (Sparidae): famiglia di pesci anche molto diversi tra loro, con corpo generalmente alto e compresso. Sono specie per lo più necto-bentoniche. Nel Mediterraneo sono rappresentati da una ventina di specie, molte delle quali, come l’orata, il dentice, il pagello, il pagro, i saraghi hanno notevole interesse economico, per la carni particolarmente pregiate. Tremaglio: attrezzo da pesca da posta formato da una serie di pezze di rete, ognuna, lunga circa 50 m, costituita da tre reti: una mediana a maglia piccola e le altre due esterne invece a maglia molto più larga. Vagili: organismi bentonici dotato di capacità di movimento e di spostamento.