01 propaggine

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La propaggine per ovviare alle fallanze nel vigneto

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le condizioni fortemente competitive presenti nel vigneto, sia per l’acqua sia per gli elementi minerali, più veloce-mente grazie alla vicinanza di viti adul-te con apparato radicale sviluppato.

Una barbatella utilizzata per il medesi-mo scopo, anche se innestata su un por-tinnesto vigoroso, quale ad esempio il 1103 Paulsen, incontra in genere maggio-ri diffi coltà a svilupparsi rispetto a una propaggine e, nella maggior parte delle condizioni pedoclimatiche, necessita di qualche irrigazione del corso del primo anno di crescita.

Un altro vantaggio della propaggine, di importanza non trascurabile, è il fat-to che già al secondo anno di vegeta-zione la pianta è in grado di entrare in produzione.

Siccome la pianta ottenuta è una Vitis vinifera franca di piede, ovvero non innestata sul portinnesto americano, si sconsiglia il ricorso a questa tecnica ne-gli ambienti infestati dalla fi llossera.

Epoca di esecuzionee accorgimenti

La propaggine viene eseguita durante il riposo vegetativo della vite, tra dicem-bre e febbraio, contemporaneamente alla potatura, mano a mano che si incontra-no le fallanze.

Per evitare di rimpiazzare una pianta secca con una pianta già malata in par-tenza, è bene pianifi care l’intervento già nel corso del periodo estivo. Operan-do in questo modo si ha la possibilità di sincerarsi, tramite l’osservazione delle foglie e degli altri organi vegetativi, che la pianta che fornirà il tralcio per realiz-zare la propaggine non presenti sintomi di malattie croniche; tra queste rientra-no mal dell’esca, Armillaria, legno nero, fl avescenza dorata e diverse virosi, come l’accartocciamento fogliare, il legno ric-cio, le malformazioni infettive e la ma-culatura infettiva.

La pianifi cazione prevede inoltre che sulla pianta adiacente alla fallanza siano lasciati sviluppare alcuni tralci di lun-ghezza tale da consentire la realizzazio-ne della propaggine.

Se si decide di ricorrere alla propag-gine prima di eseguire la spollonatura, si risparmiano selettivamente un paio di germogli inseriti sul tronco, che sa-ranno lasciati sviluppare nel corso della

La propaggine per ovviarealle fallanze nel vigneto

di Riccardo Castaldi

L a propaggine è un sistema di propagazione che consente di ottenere una nuova pianta par-tendo da un tralcio ancora inse-

rito sulla pianta madre, a diff erenza del metodo per talea che prevede la radica-zione di una porzione di talcio staccato dalla pianta madre.

Trattandosi di un metodo di propaga-zione agamica (per via vegetativa), porta all’ottenimento di un individuo geneti-camente identico alla pianta madre che lo ha generato.

Vantaggi e svantaggi della propaggine

La propaggine è utilizzata per rimpiaz-zare le fallanze nel vigneto, sfruttando il fatto che la pianta che ne trae origine, essendo un tutt’uno con la pianta ma-dre nei primi anni di sviluppo, supera

UNA TECNICA DI PROPAGAZIONE NOTA DA TEMPO●

La propaggine consente di ottenere una nuova pianta interrando un tralcio ancora inserito sulla pianta madre che,una volta fatto radicare,viene separatodalla stessa

Foto 1 Dopo aver scavato una buca profonda 35-40 cm, il tralcio prescelto va adagiato nella sua porzione intermedia sul fondo della buca

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stagione vegetativa in modo da ottenere tralci di lunghezza adeguata. Se invece si decide l’adozione di questa tecnica dopo la spollonatura, i tralci prescelti saranno ovviamente quelli che si dipartono dal-la sommità del tronco della vite, sia che venga potata a cordone permanente che a tralcio rinnovato.

La soluzione preferibile è quella di avere i tralci inseriti nella parte bassa del tronco, in quanto la linfa compie in questo modo un percorso più lineare (non deve portarsi verso l’alto e poi nuovamente verso il bas-so); inoltre è minore il tratto che il tralcio deve coprire per giungere al punto in cui dovrà radicare la nuova vite.

Nel caso in cui i tralci a disposizione si dipartano dalla sommità della vite, è fondamentale prestare un’attenzione par-ticolare all’esecuzione degli interventi di cimatura che, sia nelle forme di alle-vamento in parete (Guyot, cordone spe-ronato, Sylvoz e Casarsa), che nelle for-me di allevamento in volume (cordone libero, doppia cortina o GDC), portano in genere all’ottenimento di tralci di di-mensioni insuffi cienti allo scopo; le per-gole non presentano generalmente que-sto tipo di problematica, essendo conce-

pite per consentire un elevato sviluppo in lunghezza dei tralci. I tralci su cui ci si deve orientare per la realizzazione della propaggine, qualora vi sia ovviamente la possibilità di scegliere, sono quelli di dimensioni intermedie, con un diame-tro di 8-10 mm; queste dimensioni con-sentono di avere la fl essibilità necessa-ria e lasciano in genere presupporre un buon grado di lignifi cazione.

Modalità di esecuzioneNel punto in cui dovrà crescere la nuo-

va pianta viene scavata, con l’ausilio di una vanga, una buca del diametro di cir-ca 40-45 cm e profonda circa 35-40 cm. Nei terreni argillosi o comunque in quel-li particolarmente compatti, per favorire l’approfondimento delle giovani radici, può essere utile spingersi con lo scavo a una profondità leggermente maggiore e riempire il fondo della buca con terre-no smosso, fi no a ottenere la medesima profondità fi nale.

Il tralcio prescelto viene privato del-le eventuali femminelle presenti e posi-zionato in modo tale che la sua porzione intermedia sia adagiata sul fondo della

buca (foto 1). Si procede quindi al riem-pimento della buca con terreno sminuz-zato, che di tanto in tanto deve essere pressato col piede per assicurarsi che ade-risca alla superfi cie del tralcio (foto 2 e 3).L’operazione di riempimento della buca deve essere eseguita in modo da garan-tire che la porzione del tralcio che va dalla pianta madre alla buca sia dirit-ta e che la porzione di tralcio che esce dalla buca, che costituirà il tronco della nuova pianta, sia posizionata vertical-mente, tramite l’ausilio di un tutore (ton-dino di ferro, canna) o tramite legature alla struttura del vigneto.

Potatura dei primi anniNel corso del primo anno di vegeta-

zione vengono lasciati 3-5 germogli nella posizione apicale del tralcio, eliminando tutti gli altri poco dopo il germogliamen-to, quando presentano una lunghezza di 10-15 cm, ripetendo l’operazione anche successivamente, qualora sia necessario; i grappoli presenti devono essere eliminati a partire dalle prime fasi di sviluppo, in modo da non interferire con lo sviluppo della giovane pianta ( foto 4).

Foto 2 La buca deve essere ricoperta con terreno sminuzzato e successivamente pressato perché aderisca al tralcio (foto 3). Foto 4 Nel corso del primo anno di vegetazione vanno lasciati solo 3-5 germogli apicali

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Con la potatura secca eseguita tra il primo e il secondo anno di vegetazione si completa in genere la struttura della vite, impostando eventualmente il tral-cio che costituirà il cordone permanente nelle forme di allevamento in cui questo sia previsto. Nel corso del secondo an-no di vegetazione, se la pianta presenta un buon sviluppo, soprattutto in termini di ingrossamento del tronco, si inizia a farla produrre, eliminando col dirada-mento circa il 50% dei grappoli; è inol-tre necessario procedere alla pulizia del tronco dai germogli eventualmente pre-senti (foto 5).

Distacco gradualedalla pianta madre

La potatura tra il secondo e il terzo anno di vegetazione si attua lasciando gli speroni sul cordone permanente op-pure eliminando il tralcio che ha prodot-to e posizionandone uno di 1 anno nelle forme di allevamento a tralcio rinnovato ( foto 6). Nel medesimo periodo si ini-zia con gradualità a rendere la giovane pianta indipendente dalla pianta ma-dre, asportando con le forbici da potatu-

e il quinto anno di vegetazione (foto 8) si recide completamente il collegamento tra pianta madre e nuova pianta, che di-viene da questo momento un individuo indipendente.

Esiste inoltre la possibilità di rendere indipendente la nuova pianta già dalla potatura tra il secondo e il terzo anno di vegetazione. In questo caso l’uva deve essere distaccata completamente sia nel corso del primo che del secondo anno di vegetazione, e ridotta del 50% nel terzo anno. Questa soluzione è sconsigliabile, essendo più rischiosa della precedente, soprattutto negli ambienti più siccitosi, perché lo sviluppo dell’apparato radicale potrebbe non essere ancora suffi ciente al momento del distacco. Si deve considera-re inoltre che questa soluzione posticipa l’entrata in produzione.

Riccardo CastaldiGruppo Cevico

Foto 5 Propaggine al secondo anno di vegetazione

Foto 6 Propaggine al terzo anno di vegetazione

Foto 7 Tra il secondo e il terzo anno si procede a rendere indipendente

la pianta cresciuta da propaggine, asportando

una porzione del tralcioFoto 8 Propaggine

al quarto anno di vegetazione pronta per il completo distacco

dalla pianta madre

ra un settore pari a circa un 1/3 della cir-conferenza del tralcio «di collegamento» (foto 7), in prossimità dell’inserimento sulla pianta madre. Nel corso della sta-gione vegetativa successiva, essendo li-mitato l’apporto nutritivo proveniente dalla pianta madre, è bene continuare a «scaricare» la pianta, lasciando non più del 70% dei grappoli presenti, per evitare il rischio che possa andare in crisi.

Durante la potatura invernale tra il terzo e il quarto anno di vegetazione si provvede ad asportare un’ulteriore settore del tralcio di collegamento, in modo da interessarne complessivamente i 2/3 della circonferenza. Durante la stagione vege-tativa che segue è possibile lasciare tutti i grappoli presenti in quanto, se da un lato diminuisce ulteriormente il fl usso di linfa dalla pianta madre, dall’altro aumentano lo sviluppo e l’effi cienza dell’apparato ra-dicale della nuova pianta. L’entità del di-radamento deve comunque essere sem-pre valutata attentamente, a seconda delle condizioni di sviluppo della nuova pianta, considerando il diametro del tronco e lo sviluppo della chioma e delle condizioni pedoclimatiche in cui si opera.

Con la potatura invernale tra il quarto

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