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Settimana dell’Amicizia Tra Italia e Cina 16-22 Ottobre 2006 Politecnico del mare “Duca degl i Abruzzi” Catania - I.T.I. “S. Cannizzaro” Catania - I.P.S. Alberghiero G. Falcone” Giarre

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Settimana dell’Amicizia Tra Italia e Cina

16-22 Ottobre 2006

Politecnico del mare “Duca degli Abruzzi” Catania - I.T.I. “S. Cannizzaro” Catania - I.P.S. Alberghiero “G. Falcone” Giarre

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Settimana dell’Amicizia Tra Italia e Cina

16-22 Ottobre 2006

La Cina, conoscerla per incontrarla

dispensa a cura degli studenti dell’I.T.I. “S. Cannizzaro”

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Studenti che hanno effettuato le ricerche di testi e immagini: 3^ A Chimica: Bottino Alfio, Garcia Johan David, Romeo Erika 4^ A Chimica: Di Prima Francesco, Filoramo Andrea, Rizzo Danilo 3^ B Chimica: Anastasi Antonella, Barbagallo Arianna, Catania Giusy, Civita Oriana, Costanzo Barbara, De Luca Alessandra, Gigantini Concetto, Grasso Carmen, Grasso Vittorio, Ravesi Veronica, Riela Lorenzo, Torrisi Vittorio 4^ B Chimica: D’Agostino Stefania, Fiorenza Alexa 3^ C Chimica: Burgio Simone, Fiorenza Roberta, Sapia Valeria, Signorelli Chiara, Tucci Pamela 3^ A Informatica: Campilongo Emmanuel, Trovato Roberto 4^ A Informatica: Bonaccorsi Danilo, Bucchieri Giuseppe, Caponnetto Riccardo, Di Bella Cristina, Lanzafame Giuseppe, Nicolini Marco 5^ A Informatica: Di Stefano Marika, Garofano Erika, Grillo Marco, Privitera Grazia 4^ B Informatica: Assenza Vanessa, Bosco Consuelo, Bosco Lucia, Condorelli Chiara, Sciuto Francesca 5^ B Informatica: La Rosa Graziella, Napoli Massimo, Ofria Leonardo, Toscano Massimiliano, Virzì Sofia 4^ C Informatica: Lombardo Francesco Docenti coordinatori delle ricerche: Proff. C. Di Gregorio

G. Di Mauro R. La Mela

L. Privitera S. Raccuia C. Romano A. Scalia Coordinamento della organizzazione grafica e dell’impaginazione: Proff. R.G. Bonaccorso

G. Di Mauro Istituto Tecnico Industriale “S. Cannizzaro” via C. Pisacane 1 95122 Catania (Italy) Alcune immagini sono state scaricate da siti internet e saranno usate solo per scopi didattici.

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INTRODUZIONE Questo modesto lavoro nasce dalla curiosità e dall’impegno di alcuni studenti dell’ITI Cannizzaro di Catania, a cui è stato proposto di aderire alla importante iniziativa della “Settimana dell’amicizia” tra Italia e Cina, per promuovere la cooperazione culturale tra i due paesi e avviare un processo, teso a migliorarne la conoscenza. L’adesione immediata ed entusiastica è stata dettata ai nostri giovani dal prestigio del partner in questione e dal misterioso fascino che la cultura orientale ha sempre destato nell’immaginario italiano ed europeo. Gli studenti sanno bene che attraverso questo loro lavoro non possono avere la presunzione di essere pervenuti ad una conoscenza approfondita di un mondo tanto ricco di storia e cultura, ma hanno voluto tentare lo stesso l’impresa, alla quale si sono accostati con umiltà e voglia di conoscenza. I paragrafi di cui il lavoro è composto riguardano la geografia, la storia, la religione, la cultura e gli usi e i costumi. Le conoscenze acquisite, attraverso la loro trattazione, costituiranno per i nostri studenti non solo un valido bagaglio culturale da cui partire, ma una altrettanto valida spinta ad approfondire, nell’intento di rafforzare i rapporti già da tempo intrapresi dai due paesi, nella consapevolezza che da ciò scaturisce un arricchimento reciproco delle culture.

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Sommario

Geografia …………………………………………………………………………….. pag 1

Storia …………………………………………………………………………………… pag 3

Religione ………………………………………………………………………………. pag 7

Usi costumi e tradizioni ……………………………………………………. pag 12

La scrittura …………………………………………………………………………. pag 21

La pittura …………………………………………………………………………….. pag 24

Cucina ……………………………………………………………………………………. pag 27

Arti marziali ………………………………………………………………………… pag 29

Conclusioni …………………………………………………………………………… pag 33

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GEOGRAFIA

La Cina è uno stato dell’Asia orientale. Confina a nord con Mongolia e Russia, a NORD-OVEST con Kazakistan e Kirghizistan, a OVEST con Tagikistan e Afghanistan, a SUD-OVEST con Pakistan e India, a SUD con Nepal, Bhutan, Birmania, Laos e Vietnam, ad EST Corea del Nord.

Terzo paese più grande del mondo, presenta caratteristiche morfologiche e climatiche assai eterogenee: dalle vaste pianure alluvionali, che si trovano lungo le coste, alle importanti catene montuose (Himalaya, con il monte Everest 8850m.), agli altipiani e ai deserti (Takla Makan e Gobi). I monsoni estivi e la presenza delle grandi catene montuose occidentali influenzano il clima, che è molto vario: dal temperato al monsonico, dall’arido al temperato-freddo. La Cina ha un gran numero di fiumi, la maggior parte dei quali sfocia nei mari vicini, mentre altri gettano nei bacini occidentali e settentrionali le loro acque che, filtrando nel sottosuolo, costituiscono delle importanti riserve d’acqua. I fiumi principali sono: Chang Jiang (Fiume Azzurro) 5800 Km, Huang He (Fiume Giallo) 4845 Km, Xi Jiang 2129 Km . Negli ultimi anni l’economia cinese ha fatto notevoli progressi, tanto che nel 2005 la Cina è diventata la quarta economia più grande al mondo. Nonostante la recente industrializzazione, la Cina continua ad essere un Paese principalmente agricolo e l’agricoltura una delle sue maggiori risorse economiche. Il prodotto principale è il riso, tanto importante che la lingua cinese usa lo stesso termine per indicare il prodotto e l’agricoltura.

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Il secondo cereale per importanza è il frumento, coltivato nel bassopiano cinese, seguito dal mais e dall’avena. Tra i semi oleosi si coltivano la soia, le arachidi, il sesamo e il girasole. I principali prodotti da esportazione sono il tè e lo zucchero, ricavato soprattutto dalla canna da zucchero. L’allevamento è un’altra importante risorsa per l’economia del paese. Il più diffuso è quello dei suini; nelle regioni occidentali prevale la pastorizia e nelle zone più elevate del Tibet si allevano gli yak, dai quali si ricava latte, carne, abbigliamento dalla pelle e combustibile dallo sterco. Nonostante la pesca sia praticata con metodi rudimentali, la Cina è uno dei più grandi produttori di pesce al mondo. La Cina possiede una grande varietà di risorse minerarie ed è la prima produttrice al mondo di elettricità. Fra le industrie, è particolarmente fiorente quella tessile.

La Cina è politica-mente divisa in sette unità geo-grafiche formate da 23 province, 5 regioni autonome e 3 aree metro-politane. La capi-tale è Pechino. Ha una popola-zione di circa

1.306.313.800 abitanti (1̂ al mondo con una densità di 139 ab./km²) ap-partenenti a 56

diverse etnie fra cui Mongoli, Mancia, Tibetani e Kirghisi. La maggior parte della popolazione è composta da cinesi Han. La distribuzione della popolazione è molto irregolare, la maggior parte vive nelle grandi pianure dell’est e nelle province orientali, a Pechino o in altre città principali. Attualmente fuori dalla Cina vivono più di 50 milioni di cinesi, che si sono distinti per il successo raggiunto nel commercio e nel settore della ristorazione. La lingua ufficiale è il Mandarino, che si è diversificato in vari importanti dialetti. La Cina è una repubblica popolare. Bottino Alfio, Garcia Johan, Romeo Erika - 3^ A Chimica - coordinati dalla prof.ssa Giuseppa di Mauro

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STORIA Più di ogni altro paese al mondo, la Cina ha lasciato di sé un enorme quantitativo di tracce e testimonianze scritte relative al proprio passato ed è impresa ardua ricostruire i suoi cinque millenni di civiltà, per cui si è soliti iniziare la trattazione con” L’età dell’oro della civiltà cinese”, ossia con la dinastia Tang. DINASTIA TANG La dinastia Tang si afferma in Cina quando la dinastia Sui (578-618), indebolita dalle pressioni dei turchi, insediati nell’attuale Mongolia fu travolta dalle ribellioni interne. La dinastia Tang (618-907) rappresenta il culmine dello sviluppo sociale, economico e culturale della società feudale cinese, essa fu fondata da Li Yan, un esponente dell’aristocrazia del nord-ovest, che durante una delle tante insurrezioni contadine riuscì ad imporsi sugli altri principi. Sotto il secondo sovrano Taizong (626-49), l’impero vive un periodo di grande fioritura civile e culturale. Egli riporta una grande vittoria sui turchi, stabilisce con la nascente potenza del Tibet e con i sovrani indiani amichevoli relazioni, che consentirono l’espansione militare in Asia centrale. All’interno dell’impero Taizong avviò importanti riforme fondiarie, creò la coscrizione obbligatoria e riformò gli esami di stato per il ceto amministrativo. Il figlio Gaozong (649-83) ne proseguì l’opera, ma nei suoi ultimi anni il potere effettivo passò nelle mani della consorte Wahou, che alla sua morte riuscì ad ottenere il potere in nome proprio e resse l’impero dal 648 al 705, data in cui l’imperatrice viene deposta in seguito ad una congiura di palazzo. La dinastia Tang visse un nuovo periodo di splendore sotto Xuanzong (712-56) buon amministratore e protettore delle arti e delle lettere, la fine del suo regno fu funestata dalla rivolta del generale An-Lushan, domata dopo otto anni, grazie all’aiuto dei Turchi uiguri, che per un certo tempo esercitarono una sorta di protettorato. La fine del regno uigurico (840) e lo sfacelo della monarchia tibetana (842) restituirono alla dinastia la sua autonomia. Nel 907 la dinastia cessò di esistere e l’Impero fu nuovamente diviso. DINASTIA SONG La dinastia Song costituisce nella storia cinese un periodo di grande importanza per le trasformazioni in campo sociale ed economico. Questa dinastia che durò 319 anni è suddivisa in due periodi: settentrionale e meridionale. Il periodo dei Song settentrionali fu un’epoca di confronto con Liao, Xia e Jin, mentre il periodo dei Song meridionali fu un’epoca di compromesso e declino. Alla caduta dei Song settentrionali, a causa dei Jin, i Song meridionali si accontentarono di governare la zona a sud del Fiume Azzurro, senza alcuna ambizione di riunificare il paese. All’epoca dei Song risale l’origine di una delle più importanti invenzioni, quella della bussola e vennero inventate numerosi armi, sfruttando la proprietà

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esplosiva della polvere da sparo. L’impero Song fu annientato dalle ben organizzate truppe mongole, comandate da Qubilay Khan. L’ultimo imperatore, un bambino di soli nove anni, morì annegato e il primo ministro suo tutore, si suicidò. Il re mongolo Qubilay Khan fondò la dinastia degli Yuan, divenendo uno degli imperatori più potenti della storia cinese. LA DINASTIA YUAN (1276-1368) Si deve alla nuova dinastia Yuan la divisione della società cinese in quattro classi. I mongoli appartenevano alla prima classe, quella privilegiata, alla seconda classe appartenevano i Semu, una popolazione delle regioni occidentali, che si era adoperata nella guerra contro i cinesi, alla terza classe appartenevano i cinesi han del nord, mentre quelli del sud, ritenuti i più ostili al dominio mongolo, facevano parte della quarta classe. Qubilay Khan iniziatore della dinastia Yuan capì l’importanza dell’agricoltura e ne favorì lo sviluppo. Sotto il suo impero venne potenziata la rete stradale e la stessa religione buddista conobbe il suo periodo migliore. La figura del Dalai Lama, capo spirituale dei tibetani, ottenne il riconoscimento ufficiale. Durante questa dinastia si ebbero i primi importanti scambi culturali tra occidente ed oriente, grazie ai grandi viaggiatori come Marco Polo, arrivato alla corte di Qubilay nel 1275. Con la morte di Qubilay, la potente dinastia degli Yuan incominciò a sgretolarsi e in poco meno di trent’anni si succedettero ben otto imperatori. Nel 1368, dopo vent’anni di lotti fratricide, Zhu Yuan Zhang, uno dei capi ribelli, sconfisse l’ultimo imperatore degli Yuan e instaurò la dinastia dei Ming.

Di Stefano Marika, Garofano Erika, Grillo Marco, Privitera Grazia - 5^A Informatica - coordinati dalla prof.ssa Angela Scalia

DINASTIA MING Alla fine della dominazione mongola, in seguito ad una sollevazione contadina, assunse il potere il capo dei rivoltosi Zhu Yuan Zhang, capostipite della dinastia nazionale Ming (1368-1644). Le istituzioni statali furono ricondotte a quella dei Tang e gradualmente fu adottato il neoconfucianesimo come ideologia statale. Alcune riforme e l’ampliamento della grande muraglia assicurarono la pace sociale per circa un secolo. Il più grande imperatore della dinastia fu Yongle (1402-1424) che debellò le ultime resistenze mongole, avviando l’espansione marinara in Indonesia, India meridionale, Arabia e Corno d’Africa. Sotto i Ming rifiorirono gli studi classici e la cultura si diffuse fra le masse, seppure sotto forma di letture di romanzi storici. Con la dinastia Ming la Cina è entrata nell’ultimo periodo della società feudale caratterizzato, anche, per il fiorire delle arti, dell’architettura e della ceramica. Celebri sono i vasi policromi prodotti in quest’epoca. La dinastia Ming si adoperò per il completamento della grande Muraglia, la costruzione e

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decorazione di fastosi palazzi nelle capitali e città più importanti. Fu in questo periodo che si ebbero i primi importanti contatti tra la Cina e l’occidente, specialmente per l’opera del missionario gesuita Matteo Ricci e dei suoi collaboratori che aprirono a questo immenso impero la scienza e la cultura europee.

DINASTIA QING Al declino della dinastia Ming seguì il dominio della dinastia Qing (1644-1912) che consolidò in Asia la potenza cinese e conquistò l’isola di Formosa (Taiwan). Contrastò l’avanzata russa in Siberia e sottomise i principi della Mongolia. Nella seconda metà del ‘700 l’impero cinese cominciò una lunga e lenta decadenza e si manifestarono diverse rivolte contadine, motivate dall’estrema miseria. Nell’ ‘800 si tentarono vari approcci con l’occidente, ma furono vari e propri disastri diplomatici e militari. Fu sul finire di questo secolo che la Cina dovette cedere il porto di Hong Kong all’Inghilterra. Disastrosa fu la guerra contro il Giappone (1894-95)- Un colpo di stato portò al potere l’imperatrice Cixi, che favorì la guerra xenofoba detta dei Boxers, stroncata nel 1900da una coalizione occidentale. La dinastia perdette il potere durante il periodo dell’imperatore bambino Puyi nel 1912, e fu proclamata la repubblica. Pur in questo panorama di continue lotte e guerre, non mancò di rifiorire l’arte e la letteratura. Intensi sforzi furono dedicati alla ricostruzione ed al restauro dei monumenti Ming, e l’incontro con l’architettura occidentale favorì le prime commissioni col barocco europeo. Rifiorirono, parimenti, la pittura e la ceramica, quest’ultima, particolarmente apprezzata in tutta Europa. LA RIVOLTA DEI TAIPING La rivolta dei Taipiting fu una rivolta contadina esplosa in Cina tra il 1850 ed il 1864 contro la dinastia Manciu e le ingerenze colonialiste straniere. Ne fu guida carismatica Hong Xin Quan (1814-1864). Nel 1851 Hung dichiarò decaduta la dinastia mancese, assunse il titolo di celeste sovrano e portò la sua capitale a Nanchino. I Taiping produssero un programma di riforme su basi teocratiche e comunitarie in un curioso sincretismo ebraico-cristiano, taoista e confuciano. Successivamente la rivolta si indebolì per dissidi interni e per l’ostilità delle classi possidenti, spaventate dal radicalismo, e per l’intervento delle potenze occidentali interessate a reprimere lo slancio rivoluzionario. Gli scontri decisivi avvennero nel 1864, quando un corpo d’armata imperiale, inquadrato da ufficiali europei, riconquistò Nanchino e disperse i superstiti dopo il suicidio di Hong Xin Quan.

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MAO Estremamente importante nella storia della Cina contemporanea è l’opera, il pensiero e l’azione politica di Mao Tse Tung (1893-1976). Il suo pensiero politico di impronta marxista, sebbene modificato, per adattarlo alle condizioni socio-politico-culturali ed economiche della Cina, lo portò a diventare, nel 1921, uno dei 12 fondatori del partito comunista cinese. Mao, nelle sue riflessioni idelogico-politiche, individuò nei contadini poveri la vera forza rivoluzionaria della Cina con cui fondare la lotta contro il potere dominante. Ciò lo portò ad una vera e propria guerra contro Chiang-Kai-Shek, sostenuto, a sua volta, dalle forze occidentali. Nel 1931 venne proclamata la Repubblica sovietica cinese, e Mao ne fu eletto presidente. Intanto la lotta contro Chiang-Kai-Shek assunse forme estreme e Mao potè salvare il suo esercito con una lunga marcia, guidata dal generale Chu-Teh che si concluse nel Nord della Shensi nel 1935. La guerra contro il Giappone e la seconda guerra mondiale videro l’affermarsi della personalità di Mao che proclamò, il 1 ottobre 1949 la nascita della Repubblica Popolare Cinese e ne divenne presidente. Da questo momento in poi il pensiero politico di Mao si allontanerà sempre più dal marxismo sovietico ed assumerà caratteristiche peculiari propri della realtà cinese. Nel 1959 fu messo in minoranza da Lin-Shao-Chi e Deng Xiao Ping di tendenze filosovietiche e si dimise. Ma nel 1966 Mao riprese la lotta politica ed ispirò una rivoluzione culturale detta delle guardie rosse con lo scopo, riuscito, di riprendere il potere ed abbattere i privilegi dei funzionari del partito. Mao morì nel 1976 ed attorno alla sua figura ed alla sua opera si sviluppò, e dura tuttora, un dibattito all’interno della Cina per comprendere, criticare e rivoluzionare la politica di Mao non più adatta ad uno stato moderno quale oggi la Cina vuole essere. Civita Oriana, De Luca Alessandra, Grasso Carmen - 3^ B Chimica - coordinate dalla prof.ssa Concetta Romano

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RELIGIONE

Taoismo - Confucianesimo – Buddismo Il Taoismo è spesso descritto in correlazione al confucianesimo. Entrambe le correnti rappresentano il grande patrimonio culturale cinese e sono dunque più complementari che antagoniste. I letterati cinesi le hanno spesso descritte come mezzi differenti per giungere al medesimo obbiettivo: la saggezza. Il Tao è l'energia che fluisce attraverso le cose, è l'esistenza e la materia stessa costituita da esso. Quindi ogni cosa è in realtà il Tao, una sua emanazione. Gli stessi dei e spiriti che popolano l'universo sono manifestazioni del principio cosmico. L'obbiettivo di ogni fedele alla religione taoista è diventare tutt'uno con la legge eterna. I fedeli, per realizzare ciò, devono armonizzare il Tao dentro di sé, mettendo in comunicazione il proprio spirito con

lo spirito dell'universo, attraverso l'esercizio fisico, la preghiera, e la meditazione. La ricerca della saggezza in Cina si fonda principalmente sull'armonia. Quest'ultima, per i taoisti, si raggiunge placando il proprio cuore attraverso la VIA (il Tao), cioè la via stessa della natura. Il Tao non si può descrivere a parole in quanto il linguaggio umano è inadeguato. Bisogna evitare qualsiasi tipo di paragone con il Dio delle religioni monoteiste, poiché il Tao non è un dio trascendente, ma un Dio energia, un entità immanente che fa parte del mondo. Gli obbiettivi che il Taoismo si pone sono: - Ritrovare se stessi: educarsi a raggiungere l'unione con il Tao da cui si riceve la Virtù. - Conoscere se stessi: entrando in comunione con l'assoluto e annullando la distinzione fra l'io e il mondo. - Governare se stessi: diventando un tutt'uno con il Tao. Complessivamente si può dire che la dottrina taoista si basa sui seguenti precetti: il Tao ha provocato la creazione dell'universo dando origine ai due principi cosmici yin e yang, la natura dualistica di tutte le manifestazioni del Tao. Take dyakutà è riscontrabile in ogni elemento della natura. Esistono tutta una serie di pratiche che mirano ad arricchire la spiritualità umana. Tra queste le arti marziali, il vegetarianesimo, inteso come rispetto della, natura; la mistica sessuale, cioè il considerare l'atto sessuale come un momento di congiunzione cosmica; la meditazione;

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il Qigang, pratica che mira ad allineare il Qi umano con il Qi dell'universo; infine il Tai Chi, una combinazione di movimenti e di respirazione che mira alla meditazione. I primi taoisti praticavano frequentemente l'alchimia. L'obbiettivo era il raggiungimento del segreto dell'immortalità fisica attraverso l'ingestione di sostanze minerali e vegetali per creare una sorta di elisir nel corpo. Queste pratiche, in seguito sostituite da esercizi inferiori, costituirono le basi per la nascita delle prime forme di chimica. Nei nord della Cina il taoismo si sviluppò soprattutto come ricerca della perfezione personale, dando origine alla corrente del Taoismo Quanzhen. Nel sud invece si sviluppò maggiormente la corrente tradizionale detta Taoismo Zhengyi, la quale faceva largo uso dell'alchimia. Il taoismo ha una importante organizzazione clericale molto diffusi sono conventi sia maschili che femminili ad imitazione del buddismo. La vita nei monasteri è una vita pura, dedita soprattutto alle pratiche di coltivazione del Tao e all'armonia con la natura. I monaci praticano le arti marziali e la meditazione. La musica è un elemento essenziale. Un rituale compiuto generalmente dai fedeli è il baibai che consiste nel pregare davanti ad un altare con tra le mani dei bastoncini di incenso. Questo tipo di preghiera può essere compiuto ovunque: a casa propria, in un tempio, o all'esterno. Molto praticato è anche il culto degli antenati che si svolge in un'apposita sala oppure semplicemente davanti ad un piccolo altare su cui vengono esposte le tavolette con il nome dell'antenato. Altri concetti fondamentali del taoismo sono: la vita e la morte, la verità e il vuoto. La vita non è altro che un avvicendarsi di trasformazioni e di fenomeni. La morte è vista come un processo naturale e benefico. La verità si raggiunge entrando in comunione con l’assoluto (Il TAO). Il vuoto è fluida sorgente di vita e caos primordiale. Testi Sacri Il testo più importante è il Canone Taoista che comprende 1500 testi. Il DAO De Jing è il testo attribuitola padre fondatore della corrente: LAO ZI. Quest’opera dai termini oscuri è riconosciuta come una delle grandi opere spirituali dell’umanità. Storia del Taoismo Con l’avvento della repubblica popolare cinese, il governo ostacolò il culto taoista in quanto ritenuto rivoluzionario.

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In questi ultimi anni, con la libertà religiosa in Cina, i templi hanno riacquistato il loro valore culturale e il popolo cinese ne sta riscoprendo anche il significato religioso. Il taoismo è oggi tollerato dal governo, in particolare per gli ideali di socialismo e ambientalismo proclamato. Oggi questo culto è praticato da circa 400milioni di cinesi. Il Buddismo in Cina

I cinesi non conoscevano Buddha prima dell’era cristiana; non si sa con esattezza quando la nuova religione sia penetrata in Cina. Nel II° secolo d.C. essa si impose come una specie di doppione del Taoismo. L’elaborazione delle tradizioni buddiste in lingua cinese deve essere considerata uno dei fatti più importanti della cultura umana poiché permise a due civiltà autonome di venire a contatto. L’influenza del buddismo in Cina fu tuttavia contenuta dalla diffusione del confucianesimo e del

Taoismo. La Cina diede numerosi contributi originali alla meditazione buddista. La pietà buddista per il dolore che regna nel mondo sviluppò tra i cinesi un nuovo senso della carità umana. Nonostante le reazioni ostili (nel 444, nel 626 e soprattutto nell’845) il culto indiano fu accettato e divenne parte integrante del patrimonio spirituale cinese. Quando il buddismo sparì dall’india, continuò a sopravvivere in Cina associato ai culti popolari, mentre nel Tibet e nella Mongolia fu conservato sotto la nuova forma del Lamaismo. Il buddismo non fu portato in Cina in modo ordinato e organico, ma venne introdotto disordinatamente e in periodi diversi. I testi sacri assunsero valore diverso da quello che avevano nel loro ambiente originario, poiché furono interpretati isolatamente e in maniera frammentaria in ambienti disparati. Il problema più importante per l’anima indiana (come sottrarsi alla trasmigrazione) e la soluzione proposta dal buddismo (il Nirvana) non potevano essere compresi e apprezzati negli altri paesi come lo erano stati in India. Il buddismo originario cercava la liberazione dal ciclo delle esistenze; quello cinese si propone la ricerca della felicità. Il Confucianesimo Il Confucianesimo è la dottrina di Confucio e dei suoi seguaci che ha dominato per oltre 2000 anni la vita etica, politica e religiosa della Cina, in quanto

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prescriveva i riti di stato della casa imperiale, il culti degli antenati della famiglia e forniva sia il codice pubblico di comportamento sia il codice privato della vita familiare. La religione di Confucio non è una fede che dipende da una rivelazione, ma è piuttosto una filosofia esistenziale: non ci sono dogmi né clero, in quanto l’esecuzione dei riti era generalmente affidata a funzionari statali e capifamiglia. Essere virtuosi, per Confucio, significa avere autocontrollo, moderazione e sapere agire con

giustizia, a imitazione degli antichi. Il primo ambito sociale in cui l’uomo impara a essere autentico, secondo Confucio, è la famiglia. Il secondo ambito è la società civile, ove si apprendono e si applicano la giustizia, l’altruismo, la compassione e soprattutto la benevolenza (che sta alla base di tutte le virtù). Il terzo livello è quello dello stato, ove i sudditi sono tenuti alla lealtà-fedeltà, a condizione che il sovrano governi con virtù e con giustizia. In pratica i confuciani concepivano lo stato come una grande famiglia al cui vertice stava il re, mandato dal cielo, mentre più in basso tutti osservavano i diritti-doveri della loro condizione. I due concetti chiave del Confucianesimo sono il Rito e la Benevolenza: entrambi presuppongono il retto agire e il buon governo. I riti sono la forma dell’agire, la benevolenza ne è il contenuto. Il rito dipende dalla benevolenza: senza questa diventa formale, vuoto, falso. Il rito più importante è il culto degli antenati, che è in verità la fonte di tutte le religioni cinesi. Il rito ha la funzione di tenere unita la famiglia, la società e lo stato. Per questo motivo i funerali cinesi sono molto meticolosi e ritualizzati, ma non lugubri. Per i confuciani, l’anima di una persona che muore si divide in tre parti: una sale in

cielo, la seconda rimane nella tomba per ricevere sacrifici e offerte di cibo, la terza viene localizzata nella tavoletta del tempio. Quest’anima può trasformarsi in uno spirito buono o cattivo: la sua sorte è decisa dal suo passato e dalla sollecitudine con cui i parenti ne onorano la memoria. Quindi più sontuose sono le cerimonie funebri

e i riti commemorativi e più aumentano le possibilità che lo spirito di chi muore diventi buono e di conseguenza benefico per i vivi. Probabilmente anche questa particolare venerazione ha impedito il diffondersi del Cristianesimo in

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Cina. Il regime comunista permette solo le feste principali: Il Capodanno (con la famosa processione del Drago, considerato simbolo benefico), le Barche del Drago e l’Ottava Luna. Il rito per i confuciani è così importante che ancora oggi non disdegnano quelli di origine taoista e buddista. Il concetto di benevolenza è paragonabile al concetto di amore, la famosa massima evangelica “non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te” era stata detta da Confucio cinque secoli prima. L’aspetto più negativo della dottrina confuciana è senza dubbio la concezione della donna, considerata di molto inferiore all’uomo. Il confucianesimo tolse alla donna cinese la superiorità che le restava nella vita familiare. Ancora oggi la cerimonia nuziale e la vita coniugale risentono di questa forte discriminazione. Durante la rivoluzione culturale maoista ci si accanì contro il confucianesimo senza distinguere le idee originarie del fondatore da quelle di alcuni suoi seguaci che poi risultarono dominanti. Una campagna anti-confucio è stata condotta anche nel 1973: furono inquisiti quegli insegnati che si servivano di metodi autoritari. Perfino la casa di Confucio venne saccheggiata dalle guardie rosse; la statua del fondatore, quelle dei suoi 4 discepoli, i vasi sacrificali, perfino gli antichi strumenti musicali furono distrutti. Poco dopo la morte di Mao, la città natale di Confucio è stata riaperta ai turisti cinesi e dal 1979 anche agli stranieri. Oggi in Cina il culto è seguito da circa 200 milioni di persone: dal 1984 la ricorrenza della data di nascita di Confucio si celebra con grande solennità. Al di fuori della Cina in Confucianesimo si è sviluppato soprattutto in Corea. Per effetto della migrazione cinese, il confucianesimo si è diffuso anche in Vietnam, Thailandia, Filippine, Indonesia e Malesia, raggiungendo la cifra di circa 300 milioni di Fedeli. Concludendo questa panoramica sulla religione cinese, va sottolineato che questo popolo ha più interesse per la vita pratica che non per il futuro dell’anima. L’idea di Dio equivale a quella di natura e nella storia religiosa della Cina non vi sono mai stati grandi apostoli o martiri. Anche i capi religiosi furono pochissimi. Nessun cinese si è mai sentito esclusivamente confuciano, buddista o taoista. Tutte e tre le religioni, infatti insegnano che l’uomo, all’origine, è buono e può raggiungere la salvezza attraverso la conoscenza della natura umana. Bonaccorsi Danilo, Bucchieri Giuseppe, Caponnetto Riccardo, Di Bella Cristina, Lanzafame Giuseppe, Nicolini Marco, Scuderi Santo - 4^ A Informatica -coordinati dalla prof.ssa Lidia Privitera

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USI COSTUMI E TRADIZIONI

SPECIFICITA’ DELLA CULTURA CINESE La cultura cinese è principalmente fondata sulla comunità e sulla famiglia e, sebbene la Cina stia vivendo una veloce e radicale trasformazione, alcuni elementi sembrano resistere al cambiamento. Per comprendere meglio la cultura attuale cinese si può fare riferimento a cinque parole chiave che sintetizzano gli aspetti più importanti del comportamento dei cinesi: Guanxi: in italiano può essere tradotto con “relazione/contatto”. Significa che la definizione di una relazione personale è importante per poter sviluppare e mantenere relazioni a livello professionale. Rehing: cioè “scambio sociale”. Significa che i cinesi si sentono obbligati a ricambiare tutto ciò che viene offerto loro, seguendo ancora il principio confuciano di reciprocità. Li: in italiano può essere tradotto con “regole di condotta”. Significa che è molto sentito il bisogno e l’importanza di seguire la tradizione in tutti i campi, dalla attività lavorative alle cerimonie religiose e familiari. Keqi: cioè “ospitalità”. In Cina è molto importante mantenere un atteggiamento di cortesia con le persone con cui si entra in contatto e trattare loro come ospiti. Lian: “rispettabilità”. Significa che il comportamento personale non deve mettere a rischio l’onore e la rispettabilità personale e familiare. LE FESTE CINESI Le feste cinesi sono molto … rumorose! I divertimento maggiore è quello di fare scoppiare petardi nelle vie della città con il sottofondo di bande musicali che suonano in ogni strada. LA FESTA DELLA PRIMAVERA La Festa della Primavera o Capodanno cinese è la più importante festa cinese. Affonda le sue origini nella società primitiva e coincide con l'inizio del calendario lunare. Nel calendario occidentale cade tra il 21 gennaio e il 20

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febbraio. In questo giorno i cinesi vogliono esprimere il loro ringraziamento per l'anno trascorso e il desiderio di vivere un anno felice. Ringraziano i loro antenati per tutto ciò che hanno avuto di buono nell'anno passato. E' il giorno dedicato alle riunioni familiari e ai grandi banchetti. Nei giorni precedenti tutte le case vengono pulite e riordinate, ma particolare attenzione si ha per la cucina. I fiori sono disposti in tutta la casa perchè simboleggiano prosperità e felicità. Alla veglia del capodanno le famiglie si riuniscono. A mezzanotte si offre il cibo agli antenati e si fanno scoppiare petardi e fuochi d'artificio per spaventare e far fuggire gli spiriti maligni. E' tradizione portare per le strade il drago. Il drago appartiene alla mitologia cinese. E' una creatura benevola che simboleggia la longevità, la prosperità e la pioggia. Il Capodanno cinese è seguito dall'inizio della Primavera e pertanto è un momento di rinnovata fertilità della terra, un evento meraviglioso per ogni cinese del passato. LA FESTA DELLA LUNA La "Festa della Luna" si celebra in autunno, precisamente il 15° giorno dell'8° mese lunare, notte in cui la luna è particolarmente luminosa. Cade generalmente tra settembre e ottobre. Le famiglie organizzano un pranzo serale, e poi guardano l'astro luminoso assaporando i dolcetti a forma di luna. Alcuni giorni prima della festa, i bambini costruiscono con la carta colorata delle lanterne a forma di pesce o farfalla o drago, con una candela accesa dentro e poi sfilano per le strade. Esporsi in quella notte ai raggi della luna, secondo la credenza, ritempra le energie del corpo e dello spirito. Tutti rivolgono gli sguardi verso la luna per riceverne la luce e per cercare di vedervi l'immagine di Sheung Ngao, la patrona della festa. IL GIORNO DEI MORTI: CHING MING Il Ching Ming o "Giorno della purezza e della luminosità" si festeggia in primavera ed è dedicato al ricordo dei defunti. Tutta la famiglia si mette in cammino di buon mattino con strofinacci, scopini, barattoli di colore e cesoie. Arrivati alla tomba di famiglia, i parenti la puliscono e potano gli arbusti cresciuti nel corso dell'anno e ridipingono i caratteri. Quando la tomba è ben sistemata, la famiglia offre del cibo ai defunti e versa del vino e del tè sul terreno attorno alla tomba, una parte del vino viene lanciata in aria per assicurarsi molti discendenti. Quando il rito è finito, la famiglia può si sedersi per fare un pic-nic con il pranzo che avevano offerto.

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FESTA DELLE BARCHE-DRAGO In Cina, la “Festa delle Barche–Drago” o Duanwujie si celebra il quinto giorno del quinto mese lunare. Durante la ricorrenza alcuni rematori svolgono competizioni su speciali imbarcazioni dalla poppa a foggia di creatura mostruosa (da qui il nome di “Barche–Drago”). Durante la festa ha luogo il tradizionale lancio nei fiumi e nei laghi di ravioli particolari, i cosiddetti zongzi. Secondo la tradizione tale festività popolare trae origine dal suicidio di un personaggio storico, il poeta e ministro attivo nello stato di Chu dell’epoca dei Regni Combattenti (453–221 a.C.) Qu Yuan (340–278 a.C.). Egli si suicidò gettandosi nel fiume Miluo, dopo essere stato calunniato dagli avversari politici e allontanato da ogni carica rilevante di corte. Nonostante le molteplici ricerche, il corpo di Qu Yuan non fu mai ritrovato, e gli abitanti del luogo decisero di gettare cibo ai pesci allo scopo di evitare che questi si nutrissero dei resti dell’amato poeta. Annualmente, la festa viene a cadere in un intervallo che oscilla tra la fine della primavera e gli inizi dell’estate. È probabile infatti che inizialmente la festività fosse connessa alle celebrazioni solstiziali estive della fenomenologia universale.

ASTROLOGIA CINESE L’Astrologia cinese si basa sul calendario lunare. Ciascun segno cinese dura circa un anno, iniziando dal Capodanno cinese che cade nel giorno della luna piena nel segno dell’Acquario. OROSCOPO CINESE Il calendario cinese è basato sul movimento della luna rispetto al globo terrestre, ed è per questo che è anche conosciuto come "calendario lunare". Il calendario lunare cinese è il più lungo registro cronologico nella storia e parte nel 2637 A.C., anno in cui fu introdotto il primo ciclo zodiacale. Esiste una leggenda riguardo allo zodiaco cinese e a come ai 12 segni furono assegnati 12 animali diversi, quelli che, per intenderci, vengono usati oggi dai cinesi per distinguere l'anno di nascita, le caratteristiche ed il destino di ogni persona. Secondo questa leggenda il Buddha prima di lasciare la terra chiamò a raccolta tutti gli animali del globo terrestre, ma di questi solo 12 si presentarono e gli offrirono il loro saluto. Come premio per la loro fedeltà, il Buddha decise di

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chiamare ogni anno del ciclo lunare con il nome di ciascuno dei 12 animali accorsi ad offrire il loro saluto. I segni dello zodiaco cinese sono: Cane (Gou) - I nati in questo segno sono fedeli e leali, talvolta anche egoisti ed eccentrici. Maiale (Zhu) - I nati sotto questo segno sono coraggiosi e cavallereschi, non arretrano mai. Topo (Shu) - I nati sotto questo segno sono dotati di fascino ed hanno notevole capacità di attrarre il sesso opposto; sono anche grandi lavoratori. Toro o Bue (Niu) - I nati sotto questo segno sono pazienti e poco loquaci, ma ispirano grande fiducia. Tigre (Hu) - I nati sotto questo sogno sono sensibili ed hanno una notevole profondità di pensiero, ma sono anche indecisi. Coniglio o Gatto (Tu) - I nati sotto questo segno hanno molto talento e sono ambiziosi; dimostrano notevole capacità negli affari. Drago (Long) - I nati sotto questo segno godono di buona salute e dispongono di grandi energie, ma sono alquanto testardi. Serpente (She) - I nati sotto questo segno parlano poco, sono molto saggi e generosi. Cavallo (Ma) - I nati sotto questo segno sono simpatici e molto gioiosi, ma rischiano di parlare un po' troppo. Capra o Pecora (Yang) - I nati sotto questo segno sono eleganti ed hanno notevoli capacità artistiche. Scimmia (Hou) I nati sotto questo segno imprevedibili: inventivi, abili, e flessibili, ma anche arroganti. Gallo (Ji) - I nati sotto questo segno sono sempre affaccendati e ritengono di avere sempre ragione, anche se qualche volta sbagliano. LE BACCHETTE CINESI I cinesi, per mangiare, usano due bacchette (Kuai zi) lunghe meno di 30 centimetri. I bastoncini cinesi più antichi si possono far risalire a tremila anni fa. Secondo gli scienziati giapponesi, prendere il cibo con i bastoncini costituisce un gesto complesso e fine che applica il movimento di una trentina di articolazioni della spalla, delle braccia, del palmo e delle dita della mano e di una cinquantina di muscoli. Nei bambini, l'uso delle bacchette non solo può favorire il movimento delle dita delle mani, ma anche promuovere lo sviluppo nervoso e incrementare le capacità di ragionamento. Di che materiali sono fatti i bastoncini cinesi? Nell'antichità erano per lo più di bambù. In seguito, di pari passo con lo sviluppo delle forze produttive sociali, per ostentare il proprio grado e ricchezza, gli imperatori e i re della società feudale

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e l'aristocrazia usarono bastoncini in oro, argento, giada, avorio ed altri materiali pregiati. Uso delle bacchette: Poggiare una delle bacchette nella fossetta tra il pollice e l’indice mantenendola con la punta in basso poggiata sul dito medio. Questa è la bacchetta che rimane fissa. Poggiare l’altra bacchetta tra la punta e la parte centrale del dito indice piegato, usando la punta del pollice per mantenerla stabile. Per prendere una pietanza, muovere la bacchetta superiore con l’indice ed il dito medio. GIOCHI PADUK Uno dei giochi più tradizionali è il paduk, gioco di origine cinese, notissimo anche in Giappone con il nome di go. Si gioca con pedine ellissoidali bianche e nere e lo scopo del gioco è quello di accerchiare gruppi di pedine dell'avversario, eliminandole. EL DIABLO Appoggiare il Diablo , cono volante chiamato in cinese tjouk pang oul, con le due bacchette su un tavolo e passare lo spago nel punto più stretto tra i due coni. Alzare le bacchette dando un colpo secco sulla destra in modo da far girare il Diablo sullo spago e spostare velocemente le bacchette muovere il gioco da sinistra a destra e poi da destra a sinistra. Aumentando velocemente la velocità, il Diablo inizierà a fischiare. Si può anche lanciare il Diablo per aria e riprenderlo sullo spago o su una delle bacchette. IL KJUDO Il Kjudo si pratica secondo un preciso rituale che prevede una sequenza di movimenti, Kata, apparentemente cerimoniali, in realtà funzionali a raggiungere la coordinazione necessaria al corretto sgancio della freccia verso il bersaglio. Il Kyudo si pratica con un arco molto lungo dalla particolare forma assimetrica, risultato dell'evoluzione, operata dalla tradizionale arceria, delle forme più antiche usate per caccia e guerra. Tradizionalmente costruito con lamine di bambù e strati di legno di gelso, l'arco viene oggi fabbricato anche con fibre sintetiche, disposte comunque secondo le antiche tecniche. Le frecce, in bambù o in alluminio, sono notevolmente lunghe, data l'ampia apertura dell'arco giapponese.

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I MITI LA FESTA DEL BAGNO Sui monti del Tibet moltissimi anni fa, scoppiò una terribile epidemia che non risparmiava nessuno. A nulla valsero le preghiere e neanche i sacrifici, soltanto un dea, ebbe pena per gli uomini, Avalokitesvara, che fece versare una goccia dell'acqua del suo inesauribile vaso di giada per ogni stagno, fiume, pozzo ruscelletto. La sera stessa la dea mandò lo stesso sogno a tutta la popolazione: una ragazza piena di piaghe si buttava nell'acqua e ne usciva fuori un copia più bella e perfettamente guarita. Svegliatisi gli uomini si resero conto della ricchezza delle acque ed andarono subito a fare un bagno. Da allora si festeggia la Festa del bagno, festa in cui ci si bagna nel fiume. LA CREAZIONE Quando ancora non c'era né il tempo né lo spazio esisteva soltanto un uovo enorme con dentro il dio creatore, Pangu. Dopo molti secoli finalmente Pangu si sentì pronto per uscire dall'uovo e così ruppe il guscio: l'albume salì verso l'alto e diventò il cielo mentre il tuorlo diventò lo terra. Il dio gigante rimase bloccato fra terra e cielo e man mano che il cielo continuava ad alzarsi lui si allungava sempre di più fino a morirne. Pangu cadde sulla terra e dal suo corpo nacquero le montagne, dai muscoli le campagne, dalla barba le stelle, dai denti i metalli,dai peli gli alberi, dalla voce il vento e dal sangue i fiumi. Indovinate da cosa nacquero gli uomini? dai pidocchi che il dio aveva sul corpo. LE STELLE Quando ancora la notte era buia e nessuna luce esisteva, un bambino dormiva nella sua povera capanna accanto alla sua mamma. Ma una notte si sveglio, cercò con le manine la sua mamma ma non la trovò. Allora disperato scese dal letto e uscì fuori al buio a cercarla. Passò da lì il genio dell'aria che, vedendolo solo nel buia più assoluto andò dal genio del Fuoco e lo convinse a mandare i suoi figli in giro per il cielo portando con sé il lume. Con questa lucette nel cielo, il bambino trovò la mamma che si era addormentata sotto un albero. ABBIGLIAMENTO La seta iniziò a venire utilizzata in Cina a partire dal 2600 ca. a.C., rivelandosi subito tessuto molto adatto al clima dell’Asia orientale, con le sue estati umide e

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i rigidi inverni:drappi di seta costituivano le leggere vesti estive o la fodera della pelliccia per i mesi freddi. Le immagini più antiche di abiti cinesi, risalenti al periodo della dinastia Han (206 a.C.-220 d.C.), mostrano vesti con maniche ampie, strette in vita, lunghe fino a terra, oltre a giacche e pantaloni indossati sia da uomini sia da donne. A partire dalla dinastia Tang, l’abbigliamento dei funzionari dell’impero cinese fu caratterizzato da colori e motivi particolari per ciascuna carica. I dipinti del periodo testimoniano la varia tipologia di questi abiti, oltre a illustrare vestiti femminili con la vita poco evidenziata. Dopo il 1393, la dinastia Ming introdusse il foulard mandarino, un indicatore di rango decorato con rappresentazioni di uccelli e altri animali; le donne di quest’epoca indossavano generalmente gonne a pieghe e giacche lunghe. I conquistatori Manciù, fondatori nel 1644 della dinastia Qing, adottarono gli abiti tipici dei nomadi della steppa e abbandonarono i vestiti di corte in favore di vestiti più informali con le maniche ampie. L’elemento più caratteristico del vestiario cinese moderno, il cheongsam, introdotto negli anni Venti e di cui esiste una versione invernale imbottita, rappresenta un compromesso tra lo stile tradizionale e le influenze occidentali. Dopo la presa del potere comunista, nel 1949, l’abito rurale venne imposto a tutto il popolo cinese, obbligo che si ammorbidì solo a partire dagli anni Sessanta. La moda cinese attuale tende a seguire lo stile occidentale e giapponese. Nella foto, una ragazza in costume durante una cerimonia. I colori vivaci indicano che si tratta di una ragazza giovane, non sposata. Normalmente le donne sposate indossano colori più attenuati o addirittura il bianco, il colore tradizionale dei vestiti cinesi indossati specialmente in campagna. CERAMICA CINESE La storia della ceramica e della porcellana in Cina è caratterizzata da un lungo processo evolutivo durante il quale i maestri ceramisti hanno saputo volgere a proprio vantaggio anche i piccoli “incidenti” intercorsi nelle fasi di lavorazione e cottura per produrre le straordinarie vetrine, monocrome e policrome, ed alcuni effetti particolari come le cavillature che, spesso, avvolgono i corpi dei manufatti che presentano una perfetta armonia fra forma, invetriatura ed apparati decorativi.

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Ceramica del Neolitico In Cina, fra l'8000 e il 2000 a.C. ca., nella valle dello Huanghe (Fiume Giallo) e a Nord e a Sud dello Yangzijiang (Fiume Azzurro), fiorirono diverse culture neolitiche. La più famosa delle culture neolitiche cinesi è quella di Yangshao, che deve la sua fama al livello raggiunto nella produzione di vasellame. La ceramica Yangshao consiste generalmente in una terraglia grigia o rosso chiaro, lavorata a mano, con pareti spesse e non sempre regolari, cotta a 900° C. ca. in forni a camera ricavati nel terreno. Il colore rosso è dovuto al ferro contenuto nell’argilla, che in combinazione con l’ossigeno a temperature piuttosto alte (fino a 1020 °C), produce ossido di ferro. Dinastia Shang La cultura tardo neolitica di Longshan (3000-1700 a.C.) si sviluppa nelle regioni del Liaodong e dello Shangdong (Cina nord-orientale) ed è caratterizzata da una ceramica nera e lucida, generalmente priva di decorazioni, usata essenzialmente per fini rituali. Le forme più diffuse sono: il contenitore per liquidi (lei) con manici e coperchio e la scatola cilindrica con coperchio (he). Ceramica della Dinastia Han In epoca Han (Han Occidentali 206 a.C.-24 d.C./ Han Orientali 25-220 d.C.) le ceramiche vengono prodotte con invetriatura a base di piombo, cotte a bassa temperatura, e con colorazioni che variano dal bruno ambrato, per la presenza di

ferro nell’argilla, al verde per la presenza di ossido di rame. La maggior parte della produzione è rappresentata dai mingqi, oggetti che costituivano il corredo funebre, per lo più raffiguranti figure umane – servitori, musicisti, ancelle, soldati – e modellini di architetture del tempo, ad esempio torri di guardia, granai, porcili.

Ceramica della Dinastia T'ang Il periodo della dinastia T'ang (618-907) è caratterizzato dalla produzione di ceramica di uso prevalentemente funerario, nota come "San Cai" (Tre Colori) per la prevalenza di tre colori, verde, marrone, bianco o blu. Questo vasellame è databile fra il VII e la prima metà dell’VIII secolo d.C.

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Tra l’VIII e il IX secolo, si sviluppa anche la ceramica bianca. La produzione di porcellana bianca, qingbai, leggermente bluastra, con motivi floreali e zoomorfi continua nella Cina meridionale, e con la dinastia mongola degli Yuan (1279-1368), il complesso di Jingdezhen comincia ad assumere carattere industriale e si specializza nella produzione in serie della famosa porcellana "Bianca e Blu" per la quale si utilizza cobalto puro importato soprattutto dalla Persia e perciò detto anche blu maomettano. Porcellana Ming La porcellana bianca e blu avrà uno sviluppo notevole nel corso della dinastia Ming (1368-1644), inizialmente con la produzione di grandi piatti decorati con motivi floreali ed iscrizioni tratte dal corano, destinati ai paesi islamici, poi con vasi a collo stretto meiping, piatti, brocche con un blu profondo e luminoso. Dal XVI secolo in poi comincia a Dehua nel Fujian la realizzazione di statuine buddhiste e incensiere, prodotte con porcellana bianca nota in Europa come Blanc de Chine. Porcellana Kraak

Il fenomeno dell’esportazione della porcellana coincide con l’arrivo degli occidentali in Cina. I primi furono i portoghesi che giunsero a Guangzhou (Canton) nel 1514, e controllarono le relazioni commerciali con l'Impero di Mezzo per tutto il XVI secolo. Agli inizi del XVII secolo, fondata la Compagnia delle Indie Orientali, gli olandesi diverranno i principali esportatori in Europa di porcellana cinese nota come Kraak

Catania Giusy, Grasso Vittorio – 3^ B Chimica - Burgio Simone, Fiorenza Roberta 3^ C Chimica - Bonaccorsi Danilo, Bucchieri Giuseppe, Caponnetto Riccardo, Di Bella Cristina, Lanzafame Giuseppe, Nicolini Marco, Scuderi Santo – 4^ A Informatica - coordinati dalla prof.ssa Silvana Raccuia.

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LA SCRITTURA La scrittura cinese risale a più di un millennio a.C. ed è la più antica e conosciuta scrittura, ancora in uso, giunta fino a noi immutata nel corso del tempo, in base alla datazione delle incisioni su ossa o gusci di tartaruga. Le sue origini,secondo le leggende, si attribuiscono ad un uomo di nome Cangiie che fu probabilmente il promotore di una standardizzazione della scrittura che ha portato i caratteri cinesi all’attuale forma in uso. Essa fa parte del gruppo linguistico Sino-tibetano, di cui fanno parte anche le lingue tibeto-birmane, Mao-Yao, Kam-Thai. Il Cinese è parlato da un quarto della popolazione mondiale ed ha numerosi e diversi dialetti, circa 750, di cui i principali sono 8. Nella Repubblica Popolare Cinese la lingua ufficiale dal 1956 è il Cinese Mandarino (Putonghua – lingua comune), che viene parlato da circa il 70% della popolazione cinese ma è diffuso anche in Taiwan, Singapore, Laos, Cambogia, Vietnam, Mongolia, Malesia. E’ importante ricordare che, nonostante le sostanziali differenziazioni di pronuncia nella lingua parlata, il governo ha dato molta importanza alla riforma del cinese scritto e nel 1964 la Cina ha imposto ufficialmente l’uso dei caratteri semplificati, permettendo così un’intesa comune a persone di diverse aree dialettali. Nella lingua cinese sono numerosi i caratteri scritti (50000 quelli contenuti nella nuova edizione del Primo grande dizionario della lingua cinese) tanto che uno scolaro alla fine delle elementari ne impara circa 3000, se legge molto; invece per leggere un quotidiano serve la conoscenza di almeno 5000; naturalmente il numero dei caratteri aumenta con l’istruzione fino a 10000 e più, anche se nella vita quotidiana se ne usano molto meno. La conoscenza di almeno 500 caratteri è considerata sufficiente per superare la soglia di analfabetismo. In italiano, le parole scritte, conoscendo l’alfabeto, si possono comunque leggere correttamente senza capirne il significato; mentre in cinese bisogna studiarle per saperle leggere. Quando si incontra un carattere sconosciuto, ci si può orientare sapendo che la parte sinistra di ogni carattere suggerisce la pronuncia mentre la parte destra dà il significato alla parola. I caratteri cinesi per la maggior parte sono composti da due parti, una detta radicale che rappresenta il significato, ed un’altra che rappresenta un suono o una pronuncia (fonetica). Attualmente esistono 214 radicali che sono le chiavi interpretative per individuare la classe semantica cui un carattere appartiene. E’

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possibile trascrivere (translitterare) il suono dei caratteri cinesi utilizzando il nostro alfabeto costituito da lettere latine. La più nota translitterazione dei caratteri cinesi in lettere latine è il Pinyin, che è anche il sistema di trascrizione ufficiale della Cina contemporanea. Nel sistema linguistico cinese vi sono circa 400 suoni monosillabici e ciascuno di essi può essere pronunciato con una diversa intonazione di voce per dare diversi significati ad una stessa parola. Nella translitterazione Pinyin le intonazioni corrispondono a degli accenti:

• tono ascendente – accento acuto • tono discendente – accento circonflesso • tono piano – accento lungo • tono tronco – accento grave.

I caratteri cinesi si definiscono come: GRAFEMI - per la loro parte scritta; MORFEMI - per il loro significato; FONEMI - per la loro pronuncia. I caratteri inoltre si distinguono per classi, struttura e stili. Le classi, in cui si trovano tutti i tipi di caratteri, sono 6 : 1) XIANG XING - rappresentazioni figurative (pittogrammi);

2) ZHI SHI – rappresentazioni simboliche;

3) HUI YI – ideogrammi composti (insieme di 2 o più caratteri semplici che indicano un nuovo concetto); 4) XING SHENG – composti forma /suono;

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5) ZHUAN ZHU – prestiti fonetici; 6) JIA JIE – falsi sinonimi. I caratteri dal punto di vista grafico sono formati da tratti divisi in 8 tipi:

• PUNTO • LINEA ORIZZONTALE • LINEA VERTICALE • TRATTO DISCENDENTE

A SINISTRA • TRATTO DISCENDENTE

A DESTRA • TRATTO ASCENDENTE • UNCINI • TRATTI RIBATTUTI.

Le varie fasi evolutive della scrittura cinese sono: • Il JIAGUWEN - iscrizioni sulle scapole di bovini; • IL JINWEN - iscrizioni su vasellame di bronzo; • IL DAZHUAN - grande sigillo; • IL XIAOZHUAN - piccolo sigillo; • IL LISHU - scrittura dei funzionari; • IL KAISHU - scrittura standard;(usato ancora oggi) • IL XINGSHU - scrittura corsiva(usato ancora oggi); • IL CAOSHU - stile erba (usato in prevalenza in calligrafia-caratteri

difficili da decifrare).

Lombardo Francesco - 4^ C Informatica - con la prof.ssa Concetta Di Gregorio

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LA PITTURA

La pittura cinese nasce evidenziando il suo scopo nello sviluppare valori in grado di regolare i rapporti umani. Nelle sue opere il pittore cinese riflette la storia, il suo pensiero, l’anima e la sua concezione filosofica. Tutti aspetti che fanno capire la cultura e l’integrità morale dell’autore. La tematica della pittura tradizionale cinese è il campo della natura e i caratteri principali sono 4: paesaggi (Shan shui), uccelli e animali (Ling mao), fiori e piante (Huan niao), ritratti (Ren wu). L’uomo viene evocato e non rappresentato realisticamente, la pittura cinese si interessa a cogliere l’integrazione dell’uomo nella natura; infatti spesso la figura umana è un particolare della rappresentazione più che il protagonista dell’opera. L’omaggio artistico del ritratto nel passato è legato alle cerimonie funerarie e alla devozione dei cinesi per i propri antenati. L’arte, per gli artisti cinesi, è l’esplicazione della realtà esistente e non una

semplice riproduzione. Per la tradizione, il modo di dipingere è legato alla calligrafia. La pittura e la calligrafia sono ambivalenti, perché ambedue richiedono la capacità di essere padroni nell’usare il pennello, che è mezzo liberatore della creatività che erompe dall’impulso dell’artista. Nelle accademie le due arti si apprendevano parallelamente

poiché esse richiedono la stessa tecnica e la stessa abilità del tratto. Nel corso dei secoli infatti la scrittura cinese, di origine pittografica, ha preso uno stile, dove i disegni figurativi hanno assunto le forme di simboli o ideogrammi chiamati caratteri. Le caratteristiche della pittura cinese nel corso delle dinastie sono diverse:

• Dinastia Qin (221-207 a.C.) stilizzazioni di scene di caccia, di gioco e di vita quotidiana sulle pareti rocciose; i colori della pittura sulle pareti rocciose hanno pigmenti di minerale; prima idea del movimento; utensili verniciati, vasi di bronzo, specchi, strumenti musicali;

• Dinastia Zhou (1100-221 a.C.) dipinti su seta di raffinata manifattura; arte matura;

• Dinastia Han (206 a.C.-220d.C.) splendore di questo primo grande impero, pochissimi dipinti murali, temi preferiti sono i ritratti di

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personaggi illustri per esaltare le loro virtù o imprese; studio dello spazio per creare profondità;

• Dinastie del Sud e del Nord (386-589 d.C.) fase di grande rilievo della pittura cinese per la sua evoluzione storica: inizio a codificare le regole della pittura; i reperti pittorici sono riproduzioni rimaneggiate da artisti dell’epoca Tang, che dettavano le regole della pittura ufficiale. Tra gli artisti più conosciuti: Lu Danwei il “pittore dell’osso” che sottolinea le linee, con tratti decisi e robusti; Zhang Sengyou il “pittore della carne” che risalta la bellezza del corpo evidenziando la sensualità delle forme; Gu Kaizhi il “pittore dello spirito” che fa emergere il carattere, le qualità, l’intimo del soggetto.

• Dinastia Sui (589-618 d.C.) il Buddhismo presente nella pittura murale dei templi; uno stile misto fatto di simboli e aspetti che apparivano nei dipinti confuciani e taoisti con elementi specifici della nuova filosofia venuta dall’India. Artisti importanti Zhan Ziqian (esperto nella pittura murale, nei paesaggi e nel dipingere cavalli), Cao Zongda (i ritratti dal drappeggio bagnato).

• Dinastia Tang (618-907) florido momento culturale ed artistico, massimo splendore di arte e filosofia con l’imperatore Xuan Zong (713-756). Artista importante Wu Daozi con le sue innovazioni nel paesaggio, nei soggetti trattati e nelle forme estetiche, dove i volti hanno tratti di scultura come le guance sporgenti, il naso pronunciato e gli occhi infossati. La ritrattistica ufficiale assume un ruolo primario e testimonia la società cinese dell’epoca. Famosi ritrattisti Yan Liben, Han Gan, Bian Luan. Le tematiche principali sono legate comunque alla religione. Nascita dell’Accademia Hanlin.

• Periodi degli Stati Combattenti,delle Sei Dinastie e delle Cinque Dinastie (907-960) opere spettacolari da artisti quali Guan Xiu (noto per le lunghe sopracciglia e tratti indiani pronunciati), Shi Ke (abile nella figura e nell’acquerello monocromo), Dong Yuan (noto per le montagne) Li Cheng e Xu Daoning (grandi paesaggisti e autori della tecnica pingyuan – sfumature del colore che fanno percepire un senso di distanza).

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• Dinastia Song (960 – 1127) presenza di concorsi artistici con in palio la “cintura d’oro” prestigioso riconoscimento per un pittore. Pittura libera senza fissi parametri, soggetti non più classici si riscontrano in Li Longmian. Su Shi e Weng Tong maestri nell’arte della lavorazione del bambù. L’uso del bambù accostato alla pittura è di origine mongola poiché per questi e per la tradizione cinese, il bambù rappresenta un simbolo della natura.

• Dinastia Yuan (1279 - 1368) artista completo (poeta, calligrafo e pittore). Pittori famosi Gao, Wang Meng, Kegong, Zhao Mengfu e sua moglie Guan Daosheng.

• Dinastia Ming (1368 – 1644) i pittori tradizionalisti, seguaci delle tecniche dell’Accademia Hanlin, sono i più ricercati poiché si ispirano ai modelli della dinastia Song. Si distinguono Pien Wen-Chin (pittura di uccelli e fiori e una tecnica decorativa di sottolineature e riempitura con colore), Lu Chi (decoratore di palazzo), Tai Chin (paesaggista di corte) e Qin Yin (il più conosciuto dell’epoca). Dinastia Qing (1644 – 1911) perdita di creatività, apprendimento dell’ombreggiatura e della prospettiva, mancanza di rinnovamento e radicamento nel passato. Pochi i pittori che lasciano una traccia: Li Yin, Yuan Chiang, Wang Hui, Wahng Chien, Wu Li e altri. Alla corte dell’imperatore Qian Long (1688-1768) troviamo il pittore gesuita italiano Giuseppe Castiglione, famoso in Cina come Lang Shining che utilizza le tecniche della prospettiva e l’uso di colori ad olio e a tempera per le rappresentazioni sulla seta. Tra i più noti pittori della Cina contemporanea possiamo citare Pan Tianshou, Huang Binhong, Yan Meihua e Tian Shiguang.

• Nella seconda metà della dinastia appaiono le tecniche principali di smalti decorativi: gli champlevè (scultura su supporto metallico delle celle nelle quali viene colato lo smalto), i repoussè (le celle venivano martelliate nel metallo) e i cloisonnè (sottili fili metallici venivano fissati sul metallo sagomando le celle o cloison). La tecnica del cloisonnè fu la più diffusa in Estremo Oriente e nella varietà dei sistemi di smaltatura è quella più complessa perché richiede maggior abilità tecnologica.

Caruso Salvatore, Pataria Francesco, Pistorio Danilo, Santonocito Cristian, Vittorio Gabriele – 3^ B Chimica - coordinati dalla prof.ssa Concetta Di Gregorio

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CUCINA

Nella cultura cinese l’alimentazione riveste una grande importanza, perché in cucina si preservano salute, animo e felicità; basti pensare che il nome di un piatto non si riferisce ai suoi ingredienti, ma alle sue qualità. Ogni piatto è una elaborata miscela di sapori e di energie. Storia, religione e risorse naturali sono i principali

fattori che influiscono sui gusti culinari di ogni cultura ma, a differenza delle principali cucine orientali, la cucina cinese non è soggetta a restrizioni di ordine religioso e tende a valorizzare tutti gli alimenti, per questo motivo la cucina cinese usa anche ingredienti spesso ignorati, se non aborriti, nel resto del mondo. La pinna di squalo è un prodotto di lusso; esclusivi e assai costosi sono i nidi di salangana, che devono il loro sapore al fatto che tali uccelli li realizzano impastando le alghe con la saliva; i petali di magnolia vengono impiegati per la preparazione di un dolce particolare. Il riso è presente in tutti i pasti e da esso si ottengono derivati come il vino (chiu) e l’aceto. La cucina cinese si fonda sull’armonia tra gli alimenti FAN (riso, sorgo, miglio, grano) e quelli TSAI (verdure, funghi, carne, pesce), ai quali i condimenti e le spezie conferiscono sapore. Oltre all’aroma ed al sapore, il colore è fondamentale nella preparazione dei piatti, in cui l’ingrediente principale viene accostato ad altri per cercare contrasti di colore. La cucina cinese fa parte della cultura millenaria del paese e si è affermata ormai anche nel mondo occidentale. La grande estensione del territorio e la diversità delle etnie e dei prodotti hanno portato allo sviluppo di diversi stili culinari che privilegiano il sapore, l’aroma ed il colore:

- Meridionale o Cantonese: una cucina alquanto delicata e poco speziata, utilizza prodotti molto vari, che prepara quasi crudi per lasciarne inalterati sapore e colore;

- Orientale o di Shangai: caratterizzata dal largo uso di pesci, crostacei e frutti di mare, si distingue anche per i suoi sapori agrodolci, in quanto utilizza lo zucchero nella preparazione di carni e verdure cotte al vapore;

- Occidentale o del Sichuan: fa largo uso di peperoncini piccanti, zenzero e pepe, da cui derivano cibi più speziati e saporiti. Il piatto principale è il Tofu con peperoni;

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- Settentrionale o Pechinese: caratterizzata dal largo uso di cereali, è una cucina poco grassa nella quale spiccano preparazioni a base di pollo e diTofu. Il piatto principale è l’anatra laccata.

L’estetica e la presentazione sono molto importanti: i piatti devono accordarsi tra loro, ma contrastare nei sapori, nella consistenza e nei colori. Nella cucina cinese i dolci hanno un ruolo secondario e pertanto non esiste un’arte pasticcera. I piatti cinesi non sono molto adatti ad essere accompagnati dal vino. I cinesi preferiscono la birra e le bibite gassate, molto diffusa è l’abitudine di bere il tè. Il tè, la bevanda nazionale, è una scoperta cinese che risale al 2737 a.C. La leggenda narra che l’imperatore Shen Nung assaggiò per caso una bevanda formata da alcune foglioline cadute nell’acqua bollente e la trovò deliziosa e rinfrescante. In realtà il primo documento in cui si parla di questa bevanda, è un trattato di Lu Yu apparso nel VI secolo. Usato sin dai tempi più antichi per le sue proprietà benefiche, è diventato parte integrante della vita cinese, si beve a tutte le ore e la sua preparazione è un’arte. Il vino di riso (Chiu) è la bevanda alcolica più antica del mondo. Il latte è totalmente assente nella tradizione della cucina cinese. Tra le carni, le preferite sono quelle di suino e di pollo. I cinesi non usano olio d’oliva, ma grassi

di origine animale. Molto usate le verdure e la soia. La pratica di tagliare i cibi a piccoli pezzi è legata all’uso delle bacchette (Kuai zi) e della cottura veloce, molto usata quella al vapore, anche se la più diffusa è quella “al salto” (i cibi vengono fritti velocemente nel Wok in olio e lardo fumanti). I cinesi si contendono con gli italiani l’invenzione della pasta, ma esistono prove storiche della sua presenza nella cucina cinese da 3000 anni. La pasta cinese viene prodotta con grano o riso e acqua.

Simone Burgio, Roberta Fiorenza, Valeria Sapia, Chiara Signorelli, Pamela Tucci - 3^ C Chimica - coordinati dalla prof.ssa Giuseppa Di Mauro

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ARTI MARZIALI

Le arti marziali delle tradizioni orientali suscitano un grande interesse e curiosità anche in occidente e ciò spinge a porsi la domanda: hanno avuto un'influenza sulle nostre radici culturali e quando e dove ebbero origine? Uno dei primi elementi che viene alla luce è che queste si sono diffuse per tutto l’Estremo Oriente, ma nell'antichità apparentemente non sono mai state praticate in Europa, neppure nell’area del Mediterraneo, dove si erano stabiliti dei contatti con l’Oriente già prima che fiorisse l’Impero romano. Le descrizioni delle tecniche di combattimento occidentali del passato infatti non fanno riferimento a tecniche praticate a est dell’India. La lotta e il pugilato di greci e romani, sebbene violenti, avevano soltanto qualche rassomiglianza con i loro corrispettivi orientali. Per quanto riguarda l'origine, forse la testimonianza più antica potrebbe essere costituita da due statuette babilonesi datate fra il 3000 e il 2000 a.C. Non esistono prove che le arti marziali siano nate in Mesopotamia, tranne la considerazione che lì ha avuto origine una civiltà che avrebbe esercitato una forte influenza sia a oriente sia a occidente. I Cinesi già si divertivano alle esibizioni di acrobati indiani e del Mediterraneo orientale, molto prima che le vie della seta divenissero il percorso commerciale tra la Cina imperiale e Roma. In un certo senso è ancora evidente la stretta relazione tra i movimenti degli acrobati e quelli di chi pratica le arti marziali, come è altresì lunga la tradizione di correlazioni tra le tecniche di combattimento e quelle di spettacolo. La leggenda Una leggenda narra d’un monaco indiano, chiamato Bodhidharma, giunto al tempio di Shao Lin (ai piedi dei monti Song Shan, nel regno di Wei, in Cina), che insegnava un approccio nuovo al buddismo, più diretto, che comprendeva anche lunghi periodi di stasi meditativa. Per aiutarli a sopportare le lunghe ore di meditazione, insegnò loro tecniche di respirazione ed esercizi per sviluppare la forza e le capacità di autodifesa nelle zone montuose dove vivevano.

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Si ritiene che da questi insegnamenti sia nato il dhyana o scuola meditativa del buddismo, chiamata Chan dai cinesi e zen dai giapponesi. La tecnica di combattimento conosciuta come Shaolinquan, o "lotta del tempio di Shao Lin", si basa probabilmente sui suoi esercizi. Si pensa che molte tecniche di combattimento cinesi e giapponesi derivino da questa tradizione. Le arti marziali e le loro implicazioni filosofiche Le arti marziali si sono evolute come strumento di lotta e come mezzo di comunicazione sociale. La prima forma è sempre stata la più comune e anche impressionante. Dato il tipo mortale di strumenti nei combattimenti con le armi, ma anche il modo potenzialmente pericoloso in cui il corpo umano veniva usato, è facile qualificare come prima applicazione l’antico dilemma dell’uomo posto di fronte ad un altro uomo in combattimento: vincere o perdere, sconfiggere o venir sconfitto, soggiogare o venire soggiogato, uccidere o essere ucciso. Questa dimensione derivava da un ambiente estremamente ostile dove era necessario garantirsi la sopravvivenza. La seconda forma era intesa come forma di comunicazione sociale, modellata dalle sequenze precise di un rituale, dove gesti e armi erano usati simbolicamente per esprimere un’idea, evocare una tradizione, alleviare le paure dell’uomo. In questo senso divenne uno spettacolo e assorbì le nobili arti della tradizione. L’evolversi di queste discipline in qualcosa di ben più complesso dell’esercizio

ginnico per lo studio dell’hara (punto di equilibrio, sorgente del soffio vitale) e del ki (energia vitale), trasformarono le arti marziali in metodi d’integrazione universale che si prefiggevano il conseguimento di una posizione equilibrata nel centro della realtà e una partecipazione alla sua energia coordinata e illimitata, intesa a perfezionare l’evoluzione della personalità di un uomo. La cultura e la filosofia dell’arte marziale influenzano l’una e l’altra. Per comprenderle più profondamente occorrerebbe conoscere le distinzioni tra i differenti retroterra delle varie arti, come il taoismo e il buddismo in Cina, lo zen e lo shintoismo in Giappone, che sono alla base di atteggiamenti e di pratiche nelle arti marziali

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Il Kung Fu In cinese kung fu significa “adepto”, “uomo che vuol seguire il successo”, “sforzo umano” ed è proprio il duro lavoro che, da millenni, caratterizza l'apprendimento profondo dell’arte marziale. In Giappone ha assunto il nome di Kakutei-jutsu, anche se a volte lo stesso termine viene espresso nella grafia Gong-fu. Il Kung Fu proviene dalla millenaria arte da combattimento cinese, e proprio per il suo alto valore sociale è considerato lo sport tradizionale della Cina. Il termine kung fu rappresenta il nome con cui sono maggiormente note in occidente le arti marziali tradizionali cinesi, anche se definire le caratteristiche di più di 400 diverse scuole di stile risulta un compito assai arduo. Il Kung Fu rappresenta, soprattutto, il nome collettivo che racchiude al suo interno la miriade di tecniche e stili di combattimento diffusi sul territorio cinese. Le origini Esiste un gran numero di leggende sull'origine delle arti marziali cinesi. Quello che si sa di sicuro è che le prime rappresentazioni artistiche di uomini (probabilmente soldati) in posa marziale risalgono al periodo preistorico (oltre 4000 anni fa). Il Kung Fu rimase essenzialmente composto da una serie di danze di guerra e da esercizi fisici di preparazione militare fino al periodo denominato "primavere ed autunni" (770 - 476 a.C.) in cui nacquero e si svilupparono le grandi correnti filosofiche cinesi come il Taoismo ed il Confucianesimo. In quest’epoca le tecniche marziali iniziarono a fondersi con la filosofia e la religione fino a diventare un argomento di studio persino nei monasteri. Dalla saggezza guerriera dell’antico Kung Fu, derivata dagli insegnamenti del Taoismo e dalla pratica dello Shaolin-si, per secoli riservato solo ai prescelti, si passò via via ad una diffusione sempre più ampia tra la popolazione civile che dall’altra causò la dispersione dei maestri su un territorio vastissimo, determinando l’ulteriore frammentazione delle conoscenze e degli stili. In Cina Popolare, la disciplina del Kung Fu è regolata dal Ministero dello Sport e insegnata da istruttori di educazione fisica dipendenti dal Ministero stesso. Nonostante le inevitabili modernizzazioni, gli stili cinesi si identificano, ancora oggi, in due grandi gruppi.

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La pratica L’efficacia dei vari stili di Kung Fu si rivela all’allievo solo dopo un lungo addestramento e una pratica assidua. Le tecniche di combattimento, infatti, devono essere ripetute per innumerevoli volte, finché il praticante saprà reagire d’istinto alla pressione dell’avversario. Tutto accadrà spontaneamente in quell’attimo in cui il tempo e lo spazio assumeranno un nuovo significato. Agli occidentali potrebbe sembrare incomprensibile mantenere faticosamente le tecniche in “posizioni assurde”, soprattutto se confrontate con sport da combattimento più recenti: questo è l’antico segreto della marzialità orientale, solo con dedizione e pazienza si avrà l’accesso ad una realtà più profonda. Praticare il Kung fu, in accordo con i principi dell'antichissima medicina cinese, è un ottimo modo per raggiungere l’equilibrio psicofisico, parallelamente a tutti quei vantaggi che può dare qualsiasi disciplina sportiva (condizionamento cardio-respiratorio, eliminazione delle tossine, riequilibrio ormonale, vantaggi per l'apparato muscolo-scheletrico, miglioramento della coordinazione, ecc.). La sensazione di benessere che pervade l’organismo dopo una corretta pratica enfatizza la cura degli aspetti respiratori ed energetici che, a lungo andare, entrano a far parte della vita quotidiana. Il valore atletico del Kung Fu si ritrova nell'educazione e nell'affinamento dei movimenti che devono risultare comunque fluidi, morbidi ed eleganti nella loro veloce e spesso complessa successione di movimenti nei quali la centralità e l'equilibrio del corpo è fondamentale. Il successo di immagine come disciplina dimostrativa orientale ai Giochi Olimpici di Berlino 1936 ha gradualmente modificato l’antica tradizione del Kung Fu. Gli adattamenti tecnici dovuti alle esigenze competitive dell'occidente hanno operato una interessante trasformazione in sport internazionale, ponendo le premesse come futuro sport olimpico.

Lombardo Francesco - 4^ C Informatica - con il prof. Roberto La Mela

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CONCLUSIONI A conclusione di questo nostro lavoro possiamo con un certo orgoglio affermare che la Cina non è più, per noi studenti dell’ITI “Cannizzaro” di Catania, un mondo così lontano e sconosciuto. I libri letti e le ricerche effettuate ce ne hanno fatto apprezzare la storia, gli usi, i costumi e le tradizioni, ma hanno anche incentivato in noi tutti l’interesse di una conoscenza più approfondita e la voglia di esperienza diretta. Già con la nostra fervida fantasia ci siamo visti per le strade di Shangai, accompagnati da studenti cinesi, con cui confrontarci per meglio comprenderci. Forse ciò resterà solo un audace sogno, ma noi confidiamo che “la Settimana dell’Amicizia”, iniziativa a cui con entusiasmo abbiamo aderito, ci aiuti a realizzare questo nostro grande desiderio.