003 MAR 06-01-98

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La Giornata * * * * * * In Italia Nel mondo G e rusalemme. Le crisi israeliane non so- no sempre un rebus indecifrabile. Così co- me il comportamento del primo ministro Benjamin Netanyahu non costituisce sem- p re un enigma. Questa volta la tempesta sol- levata sul governo dalle dimissioni del mi- nistro degli Esteri, David Levy – che lascia la coalizione con un solo voto di maggioran- za (ieri la legge finanziaria è stata appro v a- ta con meno della metà dei voti della Knes- set, 58, solo grazie alle astensioni) – segue delle logiche chiare e ha un suo codice di lettura. Anzi, due: la crisi vista dalla parte di Levy e quella vista dalla parte di Ne- tanyahu. Un duello non solo di potere, ma anche di intenti. David Levy, 60 anni, nato in Marocco e pa- dre di 12 figli, non ha tattiche ma piani. E’ entrato nella coalizione di Netanyahu con una sua formazione, il Ghesher (Ponte), stac- catosi dal Likud (il partito del premier) su posizioni moderate e dopo un abbraccio sin- cero al processo di pace. Processo in cui Levy conta di trascinare, sempre più nel be- n e s s e re, tutti gli strati della società israelia- na, anche quelli più derelitti. Levy è un uomo del popolo, che ha costruito da emigrante una car- riera politica con l’appoggio della sua gente, alla quale è le- gato in ogni scelta. Dietro le sue dimis- sioni esistono due problematiche, che Levy vede comunque legate: secondo l’ex m i n i s t ro degli Esteri, se un governo non è capace di pro t e g g e re con la sua legge finanziaria gli strati più emarginati del paese, e allo stesso tempo non ha una politica chiara sul processo di pace, la radice del problema è la stessa. Per- ciò “si tratta di un governo in cui non si può continuare a lavorare”. Con la sua mossa, Levy chiede elezioni anticipate attorno alle domande cruciali sul futuro di Israele: la pa- ce con gli arabi e il progresso sociale. Ele- zioni non su una legge o su una perc e n t u a l e di territorio dal quale ritirarsi, ma su tutta la visione del processo. Dimettendosi, David Levy ha tentato così di trasformarsi da mini- s t ro emarginato a coraggioso leader popola- re. Poiché, come si è detto, non è esperto in tattiche, bisognerà vedere se sopravviverà a questo delicato passaggio. Benjamin Netanyahu, 48 anni, tre mogli e tre figli, è invece il re della tattica. La sua prima regola è quella di non mostrarsi mai sconfitto. La seconda di pre n d e re tempo. La terza di condurre il gioco, ma non venire mai soggiogato. A costo di rimanere sempre più isolato. L’ambizione di Netanyahu è di- versa da quella di Levy: se quest’ultimo ha bisogno del gruppo, di portarsi dietro la ba- se, Bibi è uno scalatore solitario e indivi- dualista. La meta ultima? Probabilmente quella di essere ricordato dalla Storia per aver firmato una pace; ma la pace come la intende lui e come la disegna la sua ideolo- gia. Una pace senza cedimenti, da una posi- zione di forza e con il minimo delle conces- sioni. Che non sia la stessa pace ambìta dai palestinesi, a Netanyahu importa poco o nulla; anzi lo dà per scontato. Gli abbandoni di Begin, Meridor e Liberm a n Con questi comandamenti e con l’impe- rativo di restare in piedi, il premier di Israele aff ronta l’ennesima crisi mostrando di essere dotato di nervi saldi e anche di un po’ d’ipocrisia. In fondo, dice, altri governi sono andati avanti con una maggioranza al- t rettanto risicata. E poi Levy non è il primo compagno di viaggio a lasciarlo: se ne sono andati già i due ministri Beny Begin e Dan M e r i d o r, e perfino il fedele assistente Av i g- dor (Ivette) Liberman. Eppure se la maggioranza per votare la legge finanziaria è riuscito a trovarla, gli sarà più difficile per lui tro v a re accordi sui prossimi passi del processo di pace. Come può Netanyahu, si chiedono tutti, pro m e t t e- re a Bill Clinton (dal quale è invitato il 20 gennaio) di ritirarsi da un ulteriore 15 per cento dei territori occupati, se il suo gover- no non è stato capace di accord a rgli neppu- re il 9 per cento? Per Netanyahu il proces- so di pace resta dunque il vero test politico. Un tunnel oscuro nel quale i suoi unici ac- compagnatori saranno – a questo punto – i ministri dell’estrema destra che tenteranno s e m p re di riportarlo indietro . Ma è proprio qui che potrebbe subentra- re di nuovo l’abilità strategica del primo mi- n i s t ro. Anche Netanyahu, come Levy, e anzi più di Levy, ha ancora a disposizione la car- ta delle elezioni anticipate. E se ci arr i v a s- se potendo poi spiegare al paese che la col- pa dell’impasse è da far ricadere sugli av- versari: da una parte sulle destre che non lo lasciano procedere, dall’altra sugli arabi che non sanno mantenere i propri impegni, p o t rebbe ancora ottenere i consensi neces- sari e battere ancora i laburisti. DAVID LEVY Roma. Uno dei principali temi della po- litica estera italiana dei prossimi mesi, in- sieme con la stretta finale del negoziato per e s s e re nel primo gruppo di paesi che si do- terà della moneta unica europea, sarà la questione del rinnovo degli accordi per la concessione delle basi militari. Da una par- te c’è l’Italia e dall’altra ci sono gli Stati Uniti e la Nato. Il problema è duplice poi- ché si tratta di basi concesse dall’Italia sia d i rettamente agli Usa in virtù di intese bi- laterali, sia alla Nato grazie a intese multi- laterali. Mentre l’adesione alla Nato, con gli impegni relativi, fu approvata dal Parla- mento il primo agosto 1949 (la firma era sta- ta apposta a Washington il 4 aprile), le inte- se per la concessione di basi agli Stati Uni- ti furono “atti amministrativi” conclusi dal g o v e rno, e per questo sempre attaccati dal- le forze di sinistra in quanto comprensivi di clausole segrete e limitativi della sovranità nazionale italiana. L’Italia ha dimostrato anche in tempi recenti di tenere all’Al- leanza, difendendo la permanenza della se- de del Comando sud a Napoli (le altre basi sono a Verona e a Vicenza). La Fran- cia voleva che quel comando venisse trasferito a Tolone come contropartita del suo rientro nella struttura militare dell’Alleanza. E gli Usa, che non hanno motivo di essere te- neri con i francesi per ragioni commer- ciali, hanno risposto negativamente a Pa- rigi ma senza l’in- tenzione di voler fa- re un piacere a Roma. Più in generale, la Nato si sta allarga n d o verso Est, ma secondo una rotta settentrio- nale che privilegia la direttrice britannico- tedesco-scandinava, e punta ora verso l’a- rea del Baltico. Il fronte meridionale, che c o m p rende Francia, Italia e Balcani, re s t a statico e pericolosamente esposto alla mi- naccia islamica. Washington si limita a con- centrarsi sulle sue estremità: da un lato la Spagna e, dall’altro, la Tu rchia. Così il peso specifico dell’Italia nella Nato si è ridotto rispetto ai tempi della guerra fredda e, in teoria, il rinnovo delle basi potrebbe non e s s e re più considerato di vitale import a n z a dagli Stati Uniti. Nello scorso luglio, l’Italia ha perso la battaglia per fare entrare anche Slovenia e Romania nella prima fase di al- largamento dell’Alleanza, contando solo sull’appoggio francese; per circa un anno, è rimasta sola a gestire la questione albane- se tra l’indiff e renza dei soci europei e degli americani; a dicembre, è stata la più espo- sta a pero r a re la causa della Tu rchia pres- so l’Unione europea, avversata soprattutto dalla Germania, e proprio di fronte al ri- chiamo tedesco a rispettare il trattato di Schengen ha dovuto considerare i Curdi co- me profughi politici, impegnandosi quindi a trattenerli sul proprio territorio o a ri- spedirli a casa. Ma ciò, com’era prev e d i b i- le, non è piaciuto al governo di Ankara, che non vede con favore l’intern a z i o n a l i z z a z i o- ne del problema curdo. Di fatto, quindi, an- che il peso politico dell’Italia nella Nato si è ridotto. Fassino difende l’Alleanza Le basi concesse agli Usa sono dislocate a Livorno, a nell’isola sarda della Madda- lena, a Gaeta, a Sigonella, ancora a Napoli e ad Aviano (da cui sono partite le missioni aeree in Bosnia). Rifondazione comunista sembra battersi contro le basi americane - tanto che Armando Cossutta ha detto che “queste basi devono andarsene” (interv i s t a alla Stampa del 22 dicembre) - più che con- t ro la Nato. Ma Fausto Bertinotti, il giorno dopo al Corr i e re della Sera, ha detto che il p a rtito è a favore dello “scioglimento della Nato”. Il sottosegretario agli Esteri, Piero Fassino, del Pds, ha difeso il ruolo dell’Al- leanza per la sicurezza “in Europa”, ma a sua volta ha ammesso che sulle basi ameri- cane si dovrà discutere ispirandosi “ai vin- coli di amicizia e di alleanza strategica co- struiti in questi anni tra Italia e Stati Uni- ti”. E, per cerc a re di disinnescare l’opposi- zione di Rifondazione, ha aggiunto che que- sti temi “non possono essere oggetto di trat- tativa tra i partiti”: ovvero è una questione riservata al governo, di cui non fa parte Rifondazione. Ma, sul rinnovo, Cossutta ha chiesto pro- prio un dibattito in Parlamento “con l’uni- co obiettivo di garantire una scrupolosa di- fesa della nostra sovranità nazionale”. Da s e m p re fedele all’europeismo e all’atlanti- smo, adesso l’Italia, per conserv a re questa doppia linea, rischia di diventare il ventre s e m p re più molle sia dell’Europa sia della Nato. E poiché da qualche parte si solleci- ta una maggiore attenzione della stampa ai grandi temi internazionali, l’iniziativa di Rifondazione rischia di diventare un gros- so problema per il govern o . NO DELLA CGIL ALLE 35 ORE EN- TRO IL 2001. Il segretario confederale Walter Cerfeda precisa che se il gover- no non posticiperà l’entrata in vigore del provvedimento “sarà scontro” e so- stiene che una riduzione generalizzata dell’orario di lavoro è impraticabile. FrancoGiordano fa sapere che Prc è contrario alle 35 ore su base annua e in- siste sulla data del 2001. Alfiero Grandi (Pds) sollecita l’esecutivo a individuare una proposta da discutere con le part i . Rinnovato il contratto degli auto- trasportatori. Le parti si impegnano a v a l u t a re gli effetti delle 35 ore. * * * Di Pietro contro le carriere separate dei magistrati vede “almeno 10 buoni motivi”. Su Oggi, l’ex magistrato scrive che le modifiche alla giustizia vanno in- trodotte con legge ordinaria e non con n o rme costituzionali, si dice favore v o l e alla parità tra accusa e difesa ma cre d e che la separazione delle carriere non impedisca accordi tra giudice e pm e porti alla sottomissione delle procure all’esecutivo. Per Alfonso Pecoraro Sca- nio (Ve rdi) la difesa della magistratura fa parte del programma dell’Ulivo. “Più che d’imbarazzo parlerei di un momento di difficoltà che riguarda l’in- tera maggioranza”. Così Cesare Salvi (Pds) commenta al GrRai la lettera di Antonio Di Pietro a Oscar Luigi Scal- f a ro. Per il capo dei senatori di Sd; l’ex pm “è stato eletto con l’Ulivo ed è com- pito di tutta la maggioranza costruire un rapporto positivo con lui, per evita- re che diventi motivo di polemiche”. * * * Gli allevatori riprendono la protesta contro le quote latte. Circa 300 trattori sono sfilati a Padova. Altre manifesta- zioni sono previste per l’8 gennaio; il 10 si terrà “una fiaccolata nelle principa- li città della pianura padana”. Secondo l’Unione nazionale consu- matori, la politica agricola della Ue causa un esborso maggiore di 1 milio- ne a famiglia per prodotti agricoli; le quote latte penalizzano i produttori ita- liani a vantaggio di tedeschi e francesi. * * * Appello ad accogliere gli immigrati dei vescovi pugliesi. Scrivono al gover- no: “La situazione tende ad aggravarsi, nulla di organico è stato realizzato sul f ronte dei centri d’accoglienza”. Anche la Regione torna a chiedere interve n t i dell’esecutivo. Arrestati due cinesi a Fiumicino: cercavano di far entrare in Italia nove clandestini. Secondo Maurizio Gasparri (An) la legge sugli immigrati in discussione al Senato va resa più severa. Per il Pds il g o v e rno è stato “all’altezza delle aspet- tative nel gestire l’emergenza”. Beppe Pisanu (FI) richiama l’esecutivo “a fa- re la sua parte fino in fondo”. I ministri di Interni ed Esteri riferiranno giovedì alle commissioni Affari costituzionali ed Esteri di Camera e Senato. * * * Giovedì riunione sul dossier Achille del comitato parlamentare per i serv i z i segreti. E’ stata convocata dal presi- dente Franco Frattini per discutere dei c o n t rolli effettuati sulla curia milanese. * * * Nessuna intesa sull’Eni tra Prc e Te- s o ro. Lo rende noto via XX settembre . * * * I Riformatori in sciopero della fame. Contestano l’esclusione della lista Pan- nella dall’informazione Rai. * * * Rosy Bindi contesta la cura Di Bella contro il cancro. Il ministero della Sa- nità ha incaricato l’Avvocatura dello Stato di opporsi al pretore di Maglie che ha disposto l’uso di somatostatina. Sotto inchiesta per irregolarità nelle trasfusioni di sangue 52 cliniche ro m a- ne; 39 i patteggiamenti della pena. * * * Manomessa la moto del magistrato N i- cola Ajello di Palermo. Tagliati i fre n i . * * * Gargano lamenta maltrattamenti do- po l’arresto per il sequestro di alcune persone a Milano, ma dice che non sporgerà denuncia. Secondo il suo le- gale, è incapace di intendere e volere. * * * Borsa di Milano. Indice Mibtel in rial- zo: 17.762 (+3,23%). La lira perde 9,93 punti sul dollaro (1.781,84) e ne guada- gna 0,39 sul marco (982,64). LA TURCHIA ACCUSA L’ I TALIA DI INVOGLIARE NUOVE PARTENZE. In una lettera indirizzata a Lamberto Dini, il ministro degli Esteri turco, Ismail Cem, avverte che la crisi dei curdi non è un “esodo”, ma un “traffico illegale di esseri umani”. Secondo Cem “le dichia- razioni ufficiali e governative riferite dalla stampa italiana e che vengono poi percepite come una garanzia di asilo politico agli immigrati illegali potreb- b e ro incoraggiare e scatenare nuove on- date migratorie”. Il ministro, ribadendo l’impegno turco a una piena collabora- zione con l’Italia per contro l l a re il traf- fico clandestino, ha ricordato la pro p o- sta di Ankara per una riunione della commissione mista bilaterale. La polizia turca ha arrestato l’arm a- t o re della nave Ararat che il 27 dicem- b re si arenò al largo delle coste calabre- si con a bordo 825 clandestini, in gran parte curdi. Fermate a Istanbul 200 persone in attesa d’imbarco, in mag- gioranza pakistani, afghani, siriani. * * * Bonn, congelare l’accordo di Schengen e sorv e g l i a re i confini con l’Italia. Lo ha p roposto il ministro degli Interni della Bassa Sassonia, Gerhard Glogowski (Spd). Il ministero degli Interni federa- le ha dichiarato che, alla Conferenza dei capi della polizia europei che si terrà mercoledì a Roma, la Germania chiederà la rigorosa attuazione dell’in- tesa di Schengen e il raff o rzamento dei c o n t rolli ai confini estern i . * * * La Knesset approva la Finanziaria ’98 con 58 voti a favore e 52 contrari. La polizia israeliana ha sgomberato a Hebron tre edifici palestinesi occupa- ti da decine di coloni ebrei. * * * I s r a e l e - Tu rchia-Usa al via le manovre a e ronavali congiunte nel Mediterr a n e o . * * * Messico, Borsa bloccata dagli zapatisti che hanno anche occupato due emit- tenti radiofoniche della capitale. (Un’analisi a pagina 4) * * * Afghanistan, i Taleban bombardano l a p rovincia di Bamyan. Il Pam, pro g r a m- ma alimentare mondiale dell’Onu, è sta- to costretto a sospendere il ponte aere o allestito per soccorre re la popolazione. * * * Belfast, i leader protestanti incontrano Mo Mowlam, il ministro per l’Irlanda del Nord , in vista dei negoziati di pace previsti per il 12 gennaio. Mowlam ha avuto un colloquio anche con Bob Mc- C a rtney degli unionisti inglesi. Blair ribadisce l’impegno di Londra a rispettare il diritto degli abitanti delle isole Falkland all’autodeterm i n a z i o n e . * * * Ventisei persone uccise in Algeria d a- gli integralisti islamici nella notte tra sabato e domenica. * * * Hong Kong, manifestazione anticinese in occasione della visita dell’esponente di Pechino Yang Shangkun. * * * Nel Foglio finanziario, Tokyo apre in ribasso; Tlc megafusione negli Usa. D e n t ro il Partito democratico della sinistra si succedono gli episodi d’insoff e renza ver- so Massimo D’Alema. L’ultima dimostrazio- ne del clima che circonda Botteghe Oscure è rappresentata dalle pubbliche estern a z i o- ni di Lanfranco Turci. Il deputato pidiessi- no un tempo era unanimemente considera- to il potente uomo delle nomine per conto del segretario. Ma ormai il leader tende ad a c c e n t r a re il potere all’interno dello staff e così anche Tu rci è stato fatto fuori dalla cer- chia stretta di Massimo D’Alema. Il presidente dei senatori della Sinistra de- mocratica Cesare Salvi è uno degli espo- nenti del partito della Quercia che più di ogni altro avverte con amarezza che nel Pds c’è qualcosa che non va, se non altro perc h é ora tocca a lui vedersela con i frutti del suc- cesso del Mugello. Salvi, di tanto in tanto, si sfoga con i colleghi senatori ai quali suole ripetere con sempre più sconsolata insi- stenza: “Non so proprio dove ci porterà que- sto eccesso di tatticismo del partito, se con- tinuiamo in questo modo rischiamo brutte s o r p rese, spero che prima o poi se ne re n d a conto anche chi deve rendersene conto”. La momentanea situazione di difficoltà in cui versa, all’interno del Partito democrati- co della sinistra, il segretario Massimo D’A- lema consente al vicepresidente del Consi- glio Walter Veltroni di sganciarsi con sem- pre maggiore evidenza dalle posizioni del leader della Quercia. Il numero due di Ro- mano Prodi ormai non fa più mistero di non c o n d i v i d e re alcune convinzioni di Massimo D’Alema. Il segretario del Pds da più di un mesetto esorta il governo ad aprire la “fase due”: la fase, cioè, in cui l’esecutivo di cen- t rosinistra dovrebbe esplicare la sua azione riformatrice, azione che, secondo Massimo D’Alema, il gabinetto Prodi non ha ancora svolto. Il leader della Quercia pungola e sol- lecita il governo. Ma Walter Veltroni può permettersi di fare orecchie da mercante. Ancora di più: può permettersi di dire con una certa franchezza (che in politica è cosa rara) quel che pensa della cosiddetta “fase due” invocata dal segretario del Partito de- mocratico della sinistra. “Non mi piace il t e rmine fase due”, dice esplicitamente il vi- cepresidente del Consiglio. E poi continua con queste parole: “Non c’è una fase uno e una fase due. Il problema è di proseguire l’opera di modernizzazione già intrapresa dall’esecutivo. Nell’azione del governo, nel- la sua vocazione, c’è riformismo ed è un riformismo forte”. D’Alema, almeno per il momento, deve “abbozzare . All’inquietudine dentro il Partito demo- cratico della sinistra fanno da contraltare i buoni risultati del governo, che però se ne va per conto suo. E a Capodanno ci si è messo anche Antonio Di Pietro ad aumentare le grane, con quel suo sferzante attacco al pre- sidente della Repubblica. Il leader della Q u e rcia, in tema di giustizia, è costretto sem- p re a barcamenarsi. Da una parte D’Alema respinge l’idea dell’ex pubblico ministero della procura di Milano (e di Francesco Sa- verio Borrelli) di moltiplicare i re f e re n d u m sulle riforme per cambiare quello che i par- lamentari avranno deciso in materia di ma- gistratura. D’altra parte viene incontro ad Antonio Di Pietro dicendo, in ogni occasione possibile, che “i magistrati hanno ragione nel contestare l’istituzione delle due sezioni del Csm”. Un colpo al cerchio e uno alla bot- te; ma, chiede a D’Alema il Ccd Marco Folli- ni, potrà sempre continuare così? Quando il vicesegretario del Ppi Enrico Letta ha proposto di rieleggere Scalfaro al Quirinale, dentro le forze politiche si è aper- to un dibattito vero, come se quelle elezioni f o s s e ro veramente imminenti, come se fosse possibile una cosa del genere. Questa pro n- tezza e disinvoltura nell’affrontare l’argo- mento è indicativa: la verità è che si molti- plica lo schieramento di quanti sono con- vinti che alla fine del settennato di Scalfaro le riforme della Bicamerale non saranno ancora approvate. E i maligni sostengono che i primi a esserne convinti sono l’attuale capo dello Stato e il presidente della Came- ra Luciano Vi o l a n t e . L’EX SEGRETARIO DEL PCI giudica una col- pa gravissima l’elezione di Di Pietro Nel corso di un’intervista al Giornale, Achille Occhetto ha espresso una valutazio- ne completamente negativa della politica del suo partito e, soprattutto, della costru- zione del nuovo raggruppamento politico, la “Cosa 2”, cui dovrebbe dar vita il Pds. Con sarcasmo ha commentato il paragone che viene istituito fra la nuova formazione e la Dc: “Il rischio non c’è, nel senso che in una certa fase storica la Dc è stata una cosa estremamente grande e importante anche sul piano culturale. Coloro che nel Pds pen- sano a una nuova Dc non riusciranno a rag- giungere quel livello, quindi faranno una “cosa” molto peggiore della Dc. E il Pds pro- durrà solo un aborto”. Al centro della pole- mica di Occhetto il “pessimo compromesso” scaturito dalla commissione bicamerale e l’ambiguità dell’elezione di Antonio Di Pie- tro “mina vagante nella sinistra”. Che l’ex segretario del Pci e fondatore del Pds abbia il dente avvelenato contro il suo successore non è cosa nuova: d’altra parte nelle rare oc- casioni in cui un segreatrio del Pci è so- pravvissuto al suo incarico non ha mancato di esprimere critiche al suo successore. Il più sobrio fu Luigi Longo, che affidò le sue perplessità sulla politica di compromesso storico di Enrico Berlinguer a scelti e riser- vati interlocutori, soprattutto milanesi. Ales- sandro Natta arrivò ad accusare proprio Achille Occhetto di avere precipitosamente accettato dimissioni in realtà inesistenti, rendendosi responsabile di una specie di colpo di Stato interno. Ma le critiche alla conduzione del Pds non si esauriscono nel- le polemiche occhettiane. Anche un sosteni- tore del segretario in carica, Gavino Angius, sostiene che il partito “senza una spinta riformatrice rischia di esaurire la sua fun- zione”. Angius, che pure proviene dall’area di sinistra del partito, quella che si oppose alla svolta della Bolognina, ora si batte per un “incontro tra gli eredi della tradizione comunista e socialista”, senza il quale “la Cosa 2 resta un’etichetta”. Anche lui trova da ridire sui rapporti del Pds con la magi- stratura e, a proposito del caso Previti, in po- lemica con il capogruppo alla Camera Fabio Mussi, giunge ad aff e rm a re con nettezza: “Se fossi deputato voterei contro l’arresto”. MUSULMANI DELLO XINJIANG combatto- no la colonizzazione cinese della zona L’estremo lembo nordoccidentale della Repubblica popolare cinese, incastrato fra il Kazakistan ex sovietico e la Mongolia è abi- tato da una antica popolazione, gli juguri, che si considera turkmena e non cinese. I venti milioni di abitanti di questa regione che pro- fessano la religione musulmana e parlano una lingua turcofona, non si sono mai vera- mente integrati nella Cina e, da circa dieci anni, hanno dato vita a movimenti di resi- stenza armati, sostenuti dal Kazakistan, dal Pakistan e dal Kirghizistan. Oltre che ad at- tentati e ad azioni terroristiche, la lotta con- tro il governo di Pechino ha potuto contare anche su tumulti popolari, come quello che ha portato la città di Yinang, lo scorso feb- braio, a una sommossa che l’ha isolata dal re- sto del paese per diversi giorni. Dopo la ri- volta di Baren, re p ressa sanguinosamente nel ’90, il movimento clandestino è stato bracca- to dalle autorità cinesi, ma gli attentati non sono cessati. Ora la strategia cinese è basata sull’emigrazione di popolazioni Han nella zo- na, ma ciò peggiora le condizioni degli jugu- ri, che si sentono invasi e discriminati e ali- menta il fondamentalismo islamico e la ri- bellione. EREDI DI CEAUSESCU soffiano sul fuoco della tensione con le minoranze etniche Una maggioranza trasversale ha portato la Camera alta rumena a vietare corsi in un- g h e rese nelle università, contraddicendo gli impegni assunti dal governo, che aveva con- sentito che, dove vi fossero almeno 15 alunni di lingua magiara, i corsi si dovessero tenere in quella lingua.Nazionalisti rumeni ed ex co- munisti si sono alleati nel sostenere che il mi- lione e mezzo di cittadini rumeni di origine magiara rappresentano un pericolo per l’u- nità dello Stato e che puntano all’autonomia. Ciò impensierisce il governo di centro d e s t r a , che teme la defezione dei parlamentari ma- giari e, ancor più, vede compromessa la sua strategia di avvicinamento all’Unione euro- pea e alla Nato, nella quale l’Ungheria sarà ammessa già dall’anno pro s s i m o . P R E S I D E N T E AMERIKANO IN L I T U A N I A . Vittoria a sorpresa contro un magistrato Il candidato lituano-americano Valdas Adamkus ha battuto di stretta misura il riva- le neocomunista Arturas Paulauskas nel bal- lottaggio di domenica per le elezioni presi- denziali. Il nuovo presidente, un ingegnere di 71 anni, ha superato il suo rivale, un ex vice- p ro c u r a t o re neocomunista, di soli 11 mila suf- fragi su un paio di milioni di voti validi. Adamkus, che è sostenuto dai partiti di cen- t rodestra, fuggì in Germania nel 1944 per poi stabilirsi in America, dove è stato membro del partito repubblicano. E’ rientrato sette anni fa in patria dopo la proclamazione del- l’indipendenza. Si batterà per un avvicina- mento alla Nato e all’Unione europea, obiet- tivo che anche il suo rivale aveva detto di vo- ler perseguire . ARMANDO COSSUTTA IL FOGLIO ANNO III NUMERO 3 DIRETTORE GIULIANO FERRARA MARTEDÌ 6 GENNAIO 1998 - L.1500 (IN ABBIN. FACOL. CON IL RESTO DEL CARLINO - L.500) DIREZIONE, REDAZIONE E AMMINISTRAZIONE: VIA VICTOR HUGO, 1 - 20123 - MILANO quotidiano TEL 02/8639181 - SPED. ABB. POST. - 45% - ART. 2 COMMA 20/b LEGGE 662/96 - FIL. MILANO Questo numero è stato chiuso in redazione alle 19,45 PASSEGGIATE ROMANE Maastricht In Francia, all’interno della coalizione di gove rno, stanno diventando sempre più in- fuocate le polemiche in vista della necessa- ria ratifica del Trattato di Amsterdam, che incorpora quello di Maastricht ed è, quindi, premessa essenziale per la partecipazione della Repubblica all’Unione monetaria (er- go, alla nascita stessa dell’euro). Il 1997 si è chiuso con una delibera del Consiglio costi- tuzionale, assunta proprio il 31 dicembre, secondo cui, prima della ratifica del Tr a t t a- to da parte del Parlamento, occorrerà mo- d i f i c a re la Costituzione della V Repubblica. Il Segretario generale del Partito comunista francese (Pcf) Robert Hué ha preso lo spun- to da questa delibera per sottolineare, il 2 gennaio, come essa raffo rzi la richiesta del Pcf di un nuovo referendum sull’adesione alla moneta unica. Manifestazioni di soste- gno a questa ipotesi sono state indette, in tutto il paese, per il prossimo 18 gennaio. Hué, inoltre, si è schierato contro il govern o di Lionel Jospin (di cui il Pcf è parte inte- grante) ed a favore dei dimostranti che nei giorni scorsi hanno richiesto un aumento delle indennità di disoccupazione. In rispo- sta a Hué e ai suoi uomini del Pcf pre s e n ti nell’esecutivo, il ministro degli Affari euro- pei, Pierre Moscovici, ha affermato che, a suo avviso, sarà sufficiente un emendamen- to alla Costituzione approvato dal Senato e dall’Assemblea nazionale. Il regno inquieto di D’Alema tra boiardi che non lo amano Botteghe Oscure al centro della politica ma il tatticismo lascia strascichi Cr ucci da segr etario Per attaccare il segretario Occhetto loda la vecchia Dc Islamici contro Pechino. Bucarest e i magiari. Centrodestra a Vi l n i u s Ex, post, neocomunisti Il fronte interno Perché David Levy sfida un premier con pochi voti e sempre meno amici Netanyahu e l’ex ministro degli Es t e r i hanno idee opposte sul processo di pace e lo sviluppo economico e sociale Quali garanzie dare a Clinton Il fattore Cossutta L’Ulivo alle prese con chi vuole gettare a mare le basi americane Si rinnovano gli accordi per le basi Nato e Usa in Italia. Ma è una questione di governo o dell’intera maggioranza? La minaccia islamica a sud OGGI NEL FOGLIO QUOTIDIANO GLI A C R O B AT I DEL PDS CESARE SALVI cerca una linea di equilibrio in tema di giustizia, ma la magistratura può ancora condizio- n a re le riforme (editoriale pagina 3) GLI AFFARI DEL PENTITO SIINO che curava gli interessi (investigati- vi) della procura e quelli (economi- ci) propri (pagina 3) NEL FELTRINO, rubrica quoti- diana, Vittorio Feltri spiega p e rché non ha difficoltà a dirsi craxiano (pagina 4)

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  • La Giornata* * * * * *

    In Italia Nel mondo

    G e rusalemme. Le crisi israeliane non so-no sempre un rebus indecifrabile. Cos co-me il comportamento del primo ministroBenjamin Netanyahu non costituisce sem-p re un enigma. Questa volta la tempesta sol-levata sul governo dalle dimissioni del mi-n i s t ro degli Esteri, David Levy che lasciala coalizione con un solo voto di maggioran-za (ieri la legge finanziaria stata appro v a-ta con meno della met dei voti della Knes-set, 58, solo grazie alle astensioni) seguedelle logiche chiare e ha un suo codice dilettura. Anzi, due: la crisi vista dalla part edi Levy e quella vista dalla parte di Ne-tanyahu. Un duello non solo di potere, maanche di intenti.

    David Levy, 60 anni, nato in Marocco e pa-d re di 12 figli, non ha tattiche ma piani. Eentrato nella coalizione di Netanyahu conuna sua formazione, il Ghesher (Ponte), stac-catosi dal Likud (il partito del premier) suposizioni moderate e dopo un abbraccio sin-c e ro al processo di pace. Processo in cuiLevy conta di trascinare, sempre pi nel be-n e s s e re, tutti gli strati della societ israelia-na, anche quelli pid e relitti. Levy unuomo del popolo,che ha costruito daemigrante una car-riera politica conlappoggio della suagente, alla quale le-gato in ogni scelta.D i e t ro le sue dimis-sioni esistono duep roblematiche, cheLevy vede comunquelegate: secondo lexm i n i s t ro degli Esteri,se un governo non capace di pro t e g g e recon la sua legge finanziaria gli strati pie m a rginati del paese, e allo stesso temponon ha una politica chiara sul processo dipace, la radice del problema la stessa. Per-ci si tratta di un governo in cui non si puc o n t i n u a re a lavorare. Con la sua mossa,Levy chiede elezioni anticipate attorno alledomande cruciali sul futuro di Israele: la pa-ce con gli arabi e il pro g resso sociale. Ele-zioni non su una legge o su una perc e n t u a l edi territorio dal quale ritirarsi, ma su tuttala visione del processo. Dimettendosi, DavidLevy ha tentato cos di trasformarsi da mini-s t ro emarginato a coraggioso leader popola-re. Poich, come si detto, non esperto intattiche, bisogner vedere se sopravviver aquesto delicato passaggio.

    Benjamin Netanyahu, 48 anni, tre mogli et re figli, invece il re della tattica. La suaprima regola quella di non mostrarsi maisconfitto. La seconda di pre n d e re tempo. Lat e rza di condurre il gioco, ma non veniremai soggiogato. A costo di rimanere semprepi isolato. Lambizione di Netanyahu di-versa da quella di Levy: se questultimo habisogno del gruppo, di portarsi dietro la ba-se, Bibi uno scalatore solitario e indivi-dualista. La meta ultima? Pro b a b i l m e n t equella di essere ricordato dalla Storia peraver firmato una pace; ma la pace come laintende lui e come la disegna la sua ideolo-gia. Una pace senza cedimenti, da una posi-zione di forza e con il minimo delle conces-sioni. Che non sia la stessa pace ambta daipalestinesi, a Netanyahu importa poco onulla; anzi lo d per scontato.

    Gli abbandoni di Begin, Meridor e Liberm a nCon questi comandamenti e con limpe-

    rativo di re s t a re in piedi, il premier diIsraele aff ronta lennesima crisi mostrandodi essere dotato di nervi saldi e anche di unpo dipocrisia. In fondo, dice, altri govern isono andati avanti con una maggioranza al-t rettanto risicata. E poi Levy non il primocompagno di viaggio a lasciarlo: se ne sonoandati gi i due ministri Beny Begin e DanM e r i d o r, e perfino il fedele assistente Av i g-dor (Ivette) Liberman.

    E p p u re se la maggioranza per votare lalegge finanziaria riuscito a trovarla, glisar pi difficile per lui tro v a re accordi suip rossimi passi del processo di pace. Comepu Netanyahu, si chiedono tutti, pro m e t t e-re a Bill Clinton (dal quale invitato il 20gennaio) di ritirarsi da un ulteriore 15 percento dei territori occupati, se il suo gover-no non stato capace di accord a rgli neppu-re il 9 per cento? Per Netanyahu il pro c e s-so di pace resta dunque il vero test politico.Un tunnel oscuro nel quale i suoi unici ac-compagnatori saranno a questo punto iministri dellestrema destra che tenterannos e m p re di riportarlo indietro .

    Ma proprio qui che potrebbe subentra-re di nuovo labilit strategica del primo mi-n i s t ro. Anche Netanyahu, come Levy, e anzipi di Levy, ha ancora a disposizione la car-ta delle elezioni anticipate. E se ci arr i v a s-se potendo poi spiegare al paese che la col-pa dellimpasse da far ricadere sugli av-versari: da una parte sulle destre che non lolasciano pro c e d e re, dallaltra sugli arabiche non sanno mantenere i propri impegni,p o t rebbe ancora ottenere i consensi neces-sari e battere ancora i laburisti.

    DAVID LEVY

    Roma. Uno dei principali temi della po-litica estera italiana dei prossimi mesi, in-sieme con la stretta finale del negoziato pere s s e re nel primo gruppo di paesi che si do-ter della moneta unica europea, sar laquestione del rinnovo degli accordi per laconcessione delle basi militari. Da una par-te c lItalia e dallaltra ci sono gli StatiUniti e la Nato. Il problema duplice poi-ch si tratta di basi concesse dallItalia siad i rettamente agli Usa in virt di intese bi-laterali, sia alla Nato grazie a intese multi-laterali. Mentre ladesione alla Nato, congli impegni relativi, fu approvata dal Parla-mento il primo agosto 1949 (la firma era sta-ta apposta a Washington il 4 aprile), le inte-se per la concessione di basi agli Stati Uni-ti furono atti amministrativi conclusi dalg o v e rno, e per questo sempre attaccati dal-le forze di sinistra in quanto comprensivi diclausole segrete e limitativi della sovranitnazionale italiana. LItalia ha dimostratoanche in tempi recenti di tenere allAl-leanza, difendendo la permanenza della se-de del Comando sud a Napoli (le altre basi

    sono a Ve rona e aVicenza). La Fran-cia voleva che quelcomando venissetrasferito a To l o n ecome contro p a rt i t adel suo rientro nellas t ruttura militaredellAlleanza. E gliUsa, che non hannomotivo di essere te-neri con i francesiper ragioni commer-ciali, hanno rispostonegativamente a Pa-rigi ma senza lin-tenzione di voler fa-

    re un piacere a Roma. Pi in generale, la Nato si sta allarg a n d o

    verso Est, ma secondo una rotta settentrio-nale che privilegia la direttrice britannico-tedesco-scandinava, e punta ora verso la-rea del Baltico. Il fronte meridionale, chec o m p rende Francia, Italia e Balcani, re s t astatico e pericolosamente esposto alla mi-naccia islamica. Washington si limita a con-centrarsi sulle sue estremit: da un lato laSpagna e, dallaltro, la Tu rchia. Cos il pesospecifico dellItalia nella Nato si ridottorispetto ai tempi della guerra fredda e, inteoria, il rinnovo delle basi potrebbe none s s e re pi considerato di vitale import a n z adagli Stati Uniti. Nello scorso luglio, lItaliaha perso la battaglia per fare entrare ancheSlovenia e Romania nella prima fase di al-l a rgamento dellAlleanza, contando solosullappoggio francese; per circa un anno, rimasta sola a gestire la questione albane-se tra lindiff e renza dei soci europei e degliamericani; a dicembre, stata la pi espo-sta a pero r a re la causa della Tu rchia pre s-so lUnione europea, avversata soprattuttodalla Germania, e proprio di fronte al ri-chiamo tedesco a rispettare il trattato diSchengen ha dovuto considerare i Curdi co-me profughi politici, impegnandosi quindia trattenerli sul proprio territorio o a ri-spedirli a casa. Ma ci, comera pre v e d i b i-le, non piaciuto al governo di Ankara, chenon vede con favore lintern a z i o n a l i z z a z i o-ne del problema curdo. Di fatto, quindi, an-che il peso politico dellItalia nella Nato si ridotto.

    Fassino difende lAlleanzaLe basi concesse agli Usa sono dislocate

    a Livorno, a nellisola sarda della Madda-lena, a Gaeta, a Sigonella, ancora a Napolie ad Aviano (da cui sono partite le missionia e ree in Bosnia). Rifondazione comunistasembra battersi contro le basi americane -tanto che Armando Cossutta ha detto chequeste basi devono andarsene (interv i s t aalla Stampa del 22 dicembre) - pi che con-t ro la Nato. Ma Fausto Bertinotti, il giorn odopo al Corr i e re della Sera, ha detto che ilp a rtito a favore dello scioglimento dellaNato. Il sottosegretario agli Esteri, PieroFassino, del Pds, ha difeso il ruolo dellAl-leanza per la sicurezza in Europa, ma asua volta ha ammesso che sulle basi ameri-cane si dovr discutere ispirandosi ai vin-coli di amicizia e di alleanza strategica co-s t ruiti in questi anni tra Italia e Stati Uni-ti. E, per cerc a re di disinnescare lopposi-zione di Rifondazione, ha aggiunto che que-sti temi non possono essere oggetto di trat-tativa tra i partiti: ovvero una questioner i s e rvata al governo, di cui non fa part eRifondazione.

    Ma, sul rinnovo, Cossutta ha chiesto pro-prio un dibattito in Parlamento con luni-co obiettivo di garantire una scrupolosa di-fesa della nostra sovranit nazionale. Das e m p re fedele alleuropeismo e allatlanti-smo, adesso lItalia, per conserv a re questadoppia linea, rischia di diventare il ventres e m p re pi molle sia dellEuropa sia dellaNato. E poich da qualche parte si solleci-ta una maggiore attenzione della stampa aigrandi temi internazionali, liniziativa diRifondazione rischia di diventare un gro s-so problema per il govern o .

    NO DELLA CGIL ALLE 35 ORE EN-TRO IL 2001. Il segretario confederaleWalter Cerfeda precisa che se il gover-no non posticiper lentrata in vigoredel provvedimento sar scontro e so-stiene che una riduzione generalizzatadellorario di lavoro impraticabile.F r a n c oG i o rdano fa sapere che Prc contrario alle 35 ore su base annua e in-siste sulla data del 2001. Alfiero Grandi(Pds) sollecita lesecutivo a individuareuna proposta da discutere con le part i .

    Rinnovato il contratto degli auto-t r a s p o rtatori. Le parti si impegnano av a l u t a re gli effetti delle 35 ore .

    * * *Di Pietro contro le carr i e re separate

    dei magistrati vede almeno 10 buonimotivi. Su Oggi, lex magistrato scriveche le modifiche alla giustizia vanno in-t rodotte con legge ordinaria e non conn o rme costituzionali, si dice favore v o l ealla parit tra accusa e difesa ma cre d eche la separazione delle carr i e re nonimpedisca accordi tra giudice e pm ep o rti alla sottomissione delle pro c u reallesecutivo. Per Alfonso Pecoraro Sca-nio (Ve rdi) la difesa della magistraturafa parte del programma dellUlivo.

    Pi che dimbarazzo parlerei di unmomento di difficolt che riguarda lin-tera maggioranza. Cos Cesare Salvi(Pds) commenta al GrRai la lettera diAntonio Di Pietro a Oscar Luigi Scal-f a ro. Per il capo dei senatori di Sd; lexpm stato eletto con lUlivo ed com-pito di tutta la maggioranza costru i reun rapporto positivo con lui, per evita-re che diventi motivo di polemiche.

    * * *Gli allevatori riprendono la pro t e s t a

    c o n t ro le quote latte. Circa 300 trattorisono sfilati a Padova. Altre manifesta-zioni sono previste per l8 gennaio; il 10si terr una fiaccolata nelle principa-li citt della pianura padana.

    Secondo lUnione nazionale consu-matori, la politica agricola della Uecausa un esborso maggiore di 1 milio-ne a famiglia per prodotti agricoli; lequote latte penalizzano i produttori ita-liani a vantaggio di tedeschi e francesi.

    * * *Appello ad accogliere gli immigrati

    dei vescovi pugliesi. Scrivono al gover-no: La situazione tende ad aggravarsi,nulla di organico stato realizzato sulf ronte dei centri daccoglienza. Anchela Regione torna a chiedere interv e n t idellesecutivo. Arrestati due cinesi aFiumicino: cercavano di far entrare inItalia nove clandestini.

    Secondo Maurizio Gasparri (An) lalegge sugli immigrati in discussione alSenato va resa pi severa. Per il Pds ilg o v e rno stato allaltezza delle aspet-tative nel gestire lemergenza. BeppePisanu (FI) richiama lesecutivo a fa-re la sua parte fino in fondo. I ministridi Interni ed Esteri riferiranno giovedalle commissioni Affari costituzionalied Esteri di Camera e Senato.

    * * *Gioved riunione sul dossier Achille

    del comitato parlamentare per i serv i z is e g reti. E stata convocata dal pre s i-dente Franco Frattini per discutere deic o n t rolli effettuati sulla curia milanese.

    * * *Nessuna intesa sullEni tra Prc e Te-

    s o ro. Lo rende noto via XX settembre .* * *

    I R i f o rmatori in sciopero della fame.Contestano lesclusione della lista Pan-nella dallinformazione Rai.

    * * *Rosy Bindi contesta la cura Di Bella

    c o n t ro il cancro. Il ministero della Sa-nit ha incaricato lAvvocatura delloStato di opporsi al pre t o re di Maglieche ha disposto luso di somatostatina.

    Sotto inchiesta per irregolarit nelletrasfusioni di sangue 52 cliniche ro m a-ne; 39 i patteggiamenti della pena.

    * * *Manomessa la moto del magistrato N i-

    cola Ajello di Palermo. Tagliati i fre n i .* * *

    G a rgano lamenta maltrattamenti d o-po larresto per il sequestro di alcunepersone a Milano, ma dice che nons p o rger denuncia. Secondo il suo le-gale, incapace di intendere e volere .

    * * *Borsa di Milano. Indice Mibtel in rial-

    zo: 17.762 (+3,23%). La lira perde 9,93punti sul dollaro (1.781,84) e ne guada-gna 0,39 sul marco (982,64).

    LA TURCHIA ACCUSA L I TALIA DIINVOGLIARE NUOVE PA RTENZE. I nuna lettera indirizzata a Lamberto Dini,il ministro degli Esteri turco, IsmailCem, avverte che la crisi dei curdi non un esodo, ma un traffico illegale diesseri umani. Secondo Cem le dichia-razioni ufficiali e governative riferitedalla stampa italiana e che vengono poip e rcepite come una garanzia di asilopolitico agli immigrati illegali potre b-b e ro incoraggiare e scatenare nuove on-date migratorie. Il ministro, ribadendolimpegno turco a una piena collabora-zione con lItalia per contro l l a re il traf-fico clandestino, ha ricordato la pro p o-sta di Ankara per una riunione dellacommissione mista bilaterale.

    La polizia turca ha arrestato larm a-t o re della nave Ararat che il 27 dicem-b re si aren al largo delle coste calabre-si con a bordo 825 clandestini, in granp a rte curdi. Fermate a Istanbul 200persone in attesa dimbarco, in mag-gioranza pakistani, afghani, siriani.

    * * *Bonn, congelare laccordo di Schengen

    e sorv e g l i a re i confini con lItalia. Lo hap roposto il ministro degli Interni dellaBassa Sassonia, Gerh a rd Glogowski(Spd). Il ministero degli Interni federa-le ha dichiarato che, alla Confere n z adei capi della polizia europei che sit e rr mercoled a Roma, la Germ a n i achieder la rigorosa attuazione dellin-tesa di Schengen e il raff o rzamento deic o n t rolli ai confini estern i .

    * * *La Knesset approva la Finanziaria 98

    con 58 voti a favore e 52 contrari.La polizia israeliana ha sgomberato

    a Hebron tre edifici palestinesi occupa-ti da decine di coloni ebrei.

    * * *I s r a e l e - Tu rchia-Usa al via le manovre

    a e ronavali congiunte nel Mediterr a n e o .* * *

    Messico, Borsa bloccata dagli zapatistiche hanno anche occupato due emit-tenti radiofoniche della capitale.

    (Unanalisi a pagina 4)* * *

    Afghanistan, i Taleban bombardano l ap rovincia di Bamyan. Il Pam, pro g r a m-ma alimentare mondiale dellOnu, sta-to costretto a sospendere il ponte aere oallestito per soccorre re la popolazione.

    * * *Belfast, i leader protestanti incontrano

    Mo Mowlam, il ministro per lIrlandadel Nord , in vista dei negoziati di pacep revisti per il 12 gennaio. Mowlam haavuto un colloquio anche con Bob Mc-C a rtney degli unionisti inglesi.

    Blair ribadisce limpegno di Londraa rispettare il diritto degli abitanti delleisole Falkland allautodeterm i n a z i o n e .

    * * *Ventisei persone uccise in Algeria d a-

    gli integralisti islamici nella notte trasabato e domenica.

    * * *Hong Kong, manifestazione anticinese

    in occasione della visita dellesponentedi Pechino Yang Shangkun.

    * * *Nel Foglio finanziario, Tokyo apre in

    ribasso; Tlc megafusione negli Usa.

    D e n t ro il Partito democratico della sinistrasi succedono gli episodi dinsoff e renza ver-so Massimo DAlema. Lultima dimostrazio-ne del clima che circonda Botteghe Oscure rappresentata dalle pubbliche estern a z i o-ni di Lanfranco Tu rci. Il deputato pidiessi-no un tempo era unanimemente considera-

    to il potente uomo delle nomine per contodel segretario. Ma ormai il leader tende ada c c e n t r a re il potere allinterno dello staff ecos anche Tu rci stato fatto fuori dalla cer-chia stretta di Massimo DAlema.

    Il presidente dei senatori della Sinistra de-mocratica Cesare Salvi uno degli espo-nenti del partito della Quercia che pi diogni altro avverte con amarezza che nel Pdsc qualcosa che non va, se non altro perc h ora tocca a lui vedersela con i frutti del suc-cesso del Mugello. Salvi, di tanto in tanto, sisfoga con i colleghi senatori ai quali suoler i p e t e re con sempre pi sconsolata insi-stenza: Non so proprio dove ci porter que-sto eccesso di tatticismo del partito, se con-tinuiamo in questo modo rischiamo bru t t es o r p rese, spero che prima o poi se ne re n d aconto anche chi deve rendersene conto.

    La momentanea situazione di diff i c o l t i ncui versa, allinterno del Partito democrati-co della sinistra, il segretario Massimo DA-lema consente al vicepresidente del Consi-glio Walter Ve l t roni di sganciarsi con sem-p re maggiore evidenza dalle posizioni delleader della Quercia. Il numero due di Ro-mano Prodi ormai non fa pi mistero di nonc o n d i v i d e re alcune convinzioni di MassimoDAlema. Il segretario del Pds da pi di unmesetto esorta il governo ad aprire la fasedue: la fase, cio, in cui lesecutivo di cen-t rosinistra dovrebbe esplicare la sua azioner i f o rmatrice, azione che, secondo MassimoDAlema, il gabinetto Prodi non ha ancorasvolto. Il leader della Quercia pungola e sol-lecita il governo. Ma Walter Ve l t roni pup e rmettersi di fare orecchie da merc a n t e .Ancora di pi: pu permettersi di dire conuna certa franchezza (che in politica cosarara) quel che pensa della cosiddetta fasedue invocata dal segretario del Partito de-mocratico della sinistra. Non mi piace ilt e rmine fase due, dice esplicitamente il vi-c e p residente del Consiglio. E poi continuacon queste parole: Non c una fase uno euna fase due. Il problema di pro s e g u i relopera di modernizzazione gi intrapre s adallesecutivo. Nellazione del governo, nel-la sua vocazione, c riformismo ed unr i f o rmismo forte. DAlema, almeno per ilmomento, deve abbozzare .

    Allinquietudine dentro il Part i t o d e m o-cratico della sinistra fanno da contraltare ibuoni risultati del governo, che per se ne vaper conto suo. E a Capodanno ci si messoanche Antonio Di Pietro ad aumentare legrane, con quel suo sferzante attacco al pre-sidente della Repubblica. Il leader dellaQ u e rcia, in tema di giustizia, costretto sem-p re a barcamenarsi. Da una parte DAlemarespinge lidea dellex pubblico ministerodella procura di Milano (e di Francesco Sa-verio Borrelli) di moltiplicare i re f e re n d u msulle riforme per cambiare quello che i par-lamentari avranno deciso in materia di ma-gistratura. Daltra parte viene incontro adAntonio Di Pietro dicendo, in ogni occasionepossibile, che i magistrati hanno ragionenel contestare listituzione delle due sezionidel Csm. Un colpo al cerchio e uno alla bot-te; ma, chiede a DAlema il Ccd Marco Folli-ni, potr sempre continuare cos?

    Quando il vicesegretario del Ppi E n r i c oLetta ha proposto di rieleggere Scalfaro alQuirinale, dentro le forze politiche si aper-to un dibattito vero, come se quelle elezionif o s s e ro veramente imminenti, come se fossepossibile una cosa del genere. Questa pro n-tezza e disinvoltura nellaff ro n t a re larg o-mento indicativa: la verit che si molti-plica lo schieramento di quanti sono con-vinti che alla fine del settennato di Scalfarole riforme della Bicamerale non sarannoancora approvate. E i maligni sostengonoche i primi a esserne convinti sono lattualecapo dello Stato e il presidente della Came-ra Luciano Vi o l a n t e .

    LEX SEGRETARIO DEL PCI giudica una col-pa gravissima lelezione di Di Pietro

    Nel corso di unintervista al Giorn a l e ,Achille Occhetto ha espresso una valutazio-ne completamente negativa della politicadel suo partito e, soprattutto, della costru-zione del nuovo raggruppamento politico, laCosa 2, cui dovrebbe dar vita il Pds. Cons a rcasmo ha commentato il paragone cheviene istituito fra la nuova formazione e laDc: Il rischio non c, nel senso che in unac e rta fase storica la Dc stata una cosae s t remamente grande e importante anchesul piano culturale. Coloro che nel Pds pen-sano a una nuova Dc non riusciranno a rag-g i u n g e re quel livello, quindi faranno unacosa molto peggiore della Dc. E il Pds pro-d u rr solo un aborto. Al centro della pole-mica di Occhetto il pessimo compro m e s s o scaturito dalla commissione bicamerale elambiguit dellelezione di Antonio Di Pie-t ro mina vagante nella sinistra. Che lexs e g retario del Pci e fondatore del Pds abbiail dente avvelenato contro il suo successorenon cosa nuova: daltra parte nelle rare oc-casioni in cui un segreatrio del Pci so-pravvissuto al suo incarico non ha mancatodi esprimere critiche al suo successore. Ilpi sobrio fu Luigi Longo, che affid le sueperplessit sulla politica di compro m e s s ostorico di Enrico Berlinguer a scelti e riser-vati interlocutori, soprattutto milanesi. Ales-s a n d ro Natta arriv ad accusare pro p r i oAchille Occhetto di avere pre c i p i t o s a m e n t eaccettato dimissioni in realt inesistenti,rendendosi responsabile di una specie dicolpo di Stato interno. Ma le critiche allaconduzione del Pds non si esauriscono nel-le polemiche occhettiane. Anche un sosteni-t o re del segretario in carica, Gavino Angius,sostiene che il partito senza una spintar i f o rmatrice rischia di esaurire la sua fun-zione. Angius, che pure proviene dallare adi sinistra del partito, quella che si opposealla svolta della Bolognina, ora si batte perun incontro tra gli eredi della tradizionecomunista e socialista, senza il quale laCosa 2 resta unetichetta. Anche lui tro v ada ridire sui rapporti del Pds con la magi-stratura e, a proposito del caso Previti, in po-lemica con il capogruppo alla Camera FabioMussi, giunge ad aff e rm a re con nettezza: Sefossi deputato voterei contro larre s t o .

    MUSULMANI DELLO XINJIANG combatto-no la colonizzazione cinese della zona

    L e s t remo lembo nordoccidentale dellaRepubblica popolare cinese, incastrato fra ilKazakistan ex sovietico e la Mongolia abi-tato da una antica popolazione, gli juguri, chesi considera turkmena e non cinese. I ventimilioni di abitanti di questa regione che pro-fessano la religione musulmana e parlanouna lingua turcofona, non si sono mai vera-mente integrati nella Cina e, da circa diecianni, hanno dato vita a movimenti di re s i-stenza armati, sostenuti dal Kazakistan, dalPakistan e dal Kirghizistan. Oltre che ad at-tentati e ad azioni terroristiche, la lotta con-t ro il governo di Pechino ha potuto contareanche su tumulti popolari, come quello cheha portato la citt di Yinang, lo scorso feb-braio, a una sommossa che lha isolata dal re-sto del paese per diversi giorni. Dopo la ri-volta di Baren, re p ressa sanguinosamente nel90, il movimento clandestino stato bracca-to dalle autorit cinesi, ma gli attentati nonsono cessati. Ora la strategia cinese basatasullemigrazione di popolazioni Han nella zo-na, ma ci peggiora le condizioni degli jugu-ri, che si sentono invasi e discriminati e ali-menta il fondamentalismo islamico e la ri-bellione.

    EREDI DI CEAUSESCU soffiano sul fuocodella tensione con le minoranze etniche

    Una maggioranza trasversale ha portato laCamera alta rumena a vietare corsi in un-g h e rese nelle universit, contraddicendo gliimpegni assunti dal governo, che aveva con-sentito che, dove vi fossero almeno 15 alunnidi lingua magiara, i corsi si dovessero tenerein quella lingua.Nazionalisti rumeni ed ex co-munisti si sono alleati nel sostenere che il mi-lione e mezzo di cittadini rumeni di originemagiara rappresentano un pericolo per lu-nit dello Stato e che puntano allautonomia.Ci impensierisce il governo di centro d e s t r a ,che teme la defezione dei parlamentari ma-giari e, ancor pi, vede compromessa la suastrategia di avvicinamento allUnione euro-pea e alla Nato, nella quale lUngheria sarammessa gi dallanno pro s s i m o .

    P R E S I D E N T E AMERIKANO IN L I T U A N I A .Vittoria a sorpresa contro un magistrato

    Il candidato lituano-americano Va l d a sAdamkus ha battuto di stretta misura il riva-le neocomunista Arturas Paulauskas nel bal-lottaggio di domenica per le elezioni pre s i-denziali. Il nuovo presidente, un ingegnere di71 anni, ha superato il suo rivale, un ex vice-p ro c u r a t o re neocomunista, di soli 11 mila suf-fragi su un paio di milioni di voti validi.Adamkus, che sostenuto dai partiti di cen-t rodestra, fugg in Germania nel 1944 per poistabilirsi in America, dove stato membrodel partito re p u b b l i c a n o . E rientrato setteanni fa in patria dopo la proclamazione del-lindipendenza. Si batter per un avvicina-mento alla Nato e allUnione europea, obiet-tivo che anche il suo rivale aveva detto di vo-ler perseguire .

    ARMANDO COSSUTTA

    IL FO G LIOANNO III NUMERO 3 DIRETTORE GIULIANO FERRARA MARTED 6 GENNAIO 1998 - L.1500 (IN A B B I N. FA C O L . CON IL RESTO DEL CA R L I N O - L.500)

    D I R E Z I O N E , REDAZIONE E A M M I N I S T R A Z I O N E : VIA V I C TOR HUGO, 1 - 20123 - MILANO q u o t i d i a n o TEL 02/8639181 - SPED. A B B. P O S T. - 45% - A R T. 2 COMMA 20/b LEGGE 662/96 - FIL. M I L A N O

    Questo numero stato chiuso in redazione alle 19,45

    PASSEGGIATE ROMANE

    M a a s t r i ch tIn Francia, allinterno della coalizione di

    g o v e rno, stanno diventando sempre pi in-fuocate le polemiche in vista della necessa-ria ratifica del Trattato di Amsterdam, cheincorpora quello di Maastricht ed , quindi,p remessa essenziale per la part e c i p a z i o n edella Repubblica allUnione monetaria (er-go, alla nascita stessa delleuro). Il 1997 si chiuso con una delibera del Consiglio costi-tuzionale, assunta proprio il 31 dicembre ,secondo cui, prima della ratifica del Tr a t t a-to da parte del Parlamento, occorrer mo-d i f i c a re la Costituzione della V Repubblica.Il Segretario generale del Partito comunistafrancese (Pcf) Robert Hu ha preso lo spun-to da questa delibera per sottolineare, il 2gennaio, come essa raff o rzi la richiesta delPcf di un nuovo re f e rendum sulladesionealla moneta unica. Manifestazioni di soste-gno a questa ipotesi sono state indette, intutto il paese, per il prossimo 18 gennaio.Hu, inoltre, si schierato contro il govern odi Lionel Jospin (di cui il Pcf parte inte-grante) ed a favore dei dimostranti che neig i o rni scorsi hanno richiesto un aumentodelle indennit di disoccupazione. In rispo-sta a Hu e ai suoi uomini del Pcf pre s e n t inellesecutivo, il ministro degli Affari euro-pei, Pierre Moscovici, ha aff e rmato che, asuo avviso, sar sufficiente un emendamen-to alla Costituzione approvato dal Senato edallAssemblea nazionale.

    Il regno inquieto di DAlematra boiardi che non lo amanoBotteghe Oscure al centro della politica

    ma il tatticismo lascia strascichi

    C rucci da segre t a r i o

    Per attaccare il segretarioO c chetto loda la vecchia DcIslamici contro Pechino. Bucarest

    e i magiari. Centrodestra a Vi l n i u s

    Ex, post, neocomunistiIl fronte internoPerch David Levy sfidaun premier con pochivoti e sempre meno amiciNetanyahu e lex ministro degli E s t e r i

    hanno idee opposte sul processo dipace e lo sviluppo economico e sociale

    Quali garanzie dare a Clinton

    Il fattore CossuttaLUlivo alle prese conchi vuole gettare a marele basi americaneSi rinnovano gli accordi per le basi Nato

    e Usa in Italia. Ma una questione di governo o dellintera maggioranza?

    La minaccia islamica a sud

    OGGI NEL FOGLIO QUOTIDIANO

    GLI A C R O B AT IDEL PDS

    CESARE SALVI cerca una linea diequilibrio in tema di giustizia, ma lamagistratura pu ancora condizio-n a re le riforme (editoriale pagina 3)

    GLI AFFARI DEL PENTITO SIINOche curava gli interessi (investigati-vi) della procura e quelli (economi-ci) propri (pagina 3)

    NEL FELTRINO, rubrica quoti-diana, Vittorio Feltri spiega

    p e rch non ha difficolt adirsi craxiano (pagina 4)

  • SAN PAOLO - Lavventura pionieristica dinove sorelle del football (fra cui il Parm a )

    Il Parma e le sue otto sorelle mondialisaranno nel 1998 pioniere del primo ten-tativo di globalizzazione della storia delcalcio. Un piano 2000, varato dallag-g ressiva Parmalat latinoamericana, chep refigura labbattimento di ogni barr i e r ain materia di scambi di tecnici, giocatori,tecnologie, esperienze e pedagogie calci-stiche fra Palmeiras e Juventude (Brasile),Universidad Catolica (Cile), Penarol (Uru-guay), Deportivo Chacao (Venezuela), To-ros Neza (Messico), Atlanta (Usa), CarltonSoccer (Australia) e Parma (Italia). Noivogliamo globalizzare le nostre squadre et r a s f o rmarle in una grande famiglia senzaf ro n t i e re, spiegaPaulo Seuciuc, di-re t t o re delle atti-vit sportive dellaP a rmalat in Ame-rica Latina, in Ci-na e in Australia,per capitalizzaretutto il know-howe le risorse, uma-ne e materiali. Seuna delle nostres q u a d re avr, per fare un esempio, urg e n-te bisogno di un terzino e unaltra se ne ri-t rover uno in eccesso, nulla vieter che ilsurplus del ruolo venga ceduto in pre s t i t o ,da un giorno allaltro, alla consorella ri-mastane sprovvista. Sono sicuro che fare-mo centro anche in questa nuova pionie-ristica avventura globale. Sembra che inSudamerica stiano sorgendo e faccianop roseliti, specialmente fra i terzini e gli al-tri atleti della Parmalat, alcuni agguerr i t icobas, nettamente contrari alla globaliz-zazione di mucche, derivati e sponsorizza-ti vari.

    QUITO - Addio vecchie gradinate in ce-mento, stanno arrivando i teatri per il calcio

    Addio vecchie gradinate di cemento, ro-mantico (e scomodo) anfiteatro dellirr i p e-tibile calcio degli albori. Gli stadi si ap-p restano a rivoluzionare il loro look. NelDuemila sar possibile assistere alle par-tite di calcio, sprofondati in vellutati log-gioni, con il comfort di frigobar, aria con-dizionata e televisore per un privatissimo replay. Alla testa della rivoluzione si messo il costru t t o re ligure - e c u a d o r i a n o ,R i c a rdo Mortola, che si appresta a riempi-re di avveniristiche arene tutta lAmericameridionale. Il capolavoro di partenza stato lo stadio monumental di Barc e l l o n a ,in Ecuador, terminato alla fine degli anniOttanta. Dopo aver costruito anche lo sta-dio della Liga Universitaria di Quito, so-prannominato la Casa bianca del calcio,M o rtola sta ora progettando il nuovo stadiodellIndipendiente di Buenos Aires, ched o v rebbe rappre s e n t a re un nuovo podero-so balzo nel futuro: mille loggioni, unoshopping center, un gigantesco tetto mobi-le per proteggersi, a scelta, dalla pioggia odai raggi ultravioletti. I costi, pari a tre n t a-cinque milioni di dollari, saranno pre s u-mibilmente ammortizzati da qualche pre-sunto fuoriclasse da rifilare alla compia-cente vecchia Europa, che ama i lussi, manon le comodit.

    FERRARA - Un rivoluzionario metodo anti-doping rimasto un po troppo segre t o

    Il principe De Merode, re s p o n s a b i l edella commissione medica del Comitatoolimpico internazionale (Cio) aveva an-nunciato a marzo che Francesco Conconi,esimio ordinario di ematologia dellUni-versit di Ferrara, aveva finalmente tro-vato il modo per individuare leritro p o i e-tina nelle urine. Tutti i ricercatori, che nelmondo stavano studiando la questione, ri-p o s e ro aghi e provette negli armadi dei la-boratori, con malcelata invidia verso quelp ro f e s s o re che ancora una volta li avevab ruciati sul tempo. Da allora sono passatidieci mesi e del rivoluzionario metodo delp rofessor Conconi non si pi saputo nul-la. Nel frattempo, lepo (che, aumentandoi globuli rossi del sangue, favorisce la qua-lit delle prestazioni sportive e ha in piil vantaggio di sfuggire a ogni possibilit dic o n t rollo) diventato il quarto pro d o t t opi venduto nelle farmacie di tutto il mon-do. Che Conconi avesse dimestichezza conil sangue non era noto solo al plurideco-rato principe De Merode. Come mago del-lemotrasfusione, il pro f e s s o re si era infat-ti applicato per molti lustri alle fort u n eolimpiche dei campioni dellatletica leg-gera, del nuoto, del pentathlon, del cicli-smo e dello sci di fondo. Era, quindi, vero-simile che avesse trovato il modo per sa-b o t a re il tru ffaldino business dellepo, chegonfia i globuli rossi. Purt roppo anche imaghi qualche volta tradiscono.

    ANNO III NUMERO 3 - PAG 2 IL FOGLIO QUOT I D I A N O MARTED 6 GENNAIO 1998

    Sarajevo. Il cardinale Vinko Puljic, ar-civescovo di Sarajevo, un uomo forte, al-to, bruno: sorriso affabile e sguardo acu-minato dietro gli occhiali con montaturad o ro. Qui in Bosnia lo considerano un po-litico di punta, figura di riferimento per laminoranza cattolica (ormai ridotta a circ a450 mila persone, su un totale, si pre s u m e ,in assenza di cifre ufficiali precise, di cir-ca 3 milioni di abitanti) e interlocutorechiave sia per i musulmani, che qui sonola maggioranza della popolazione (circ aun milione e mezzo in tutta la Bosnia Er-zegovina e quasi 300 mila nella sola Sa-rajevo) sia per i serbi ortodossi (in tuttoc i rca un milione di persone). Alliniziodella guerra, fu tra i primi a chiamare lecose per nome, smentendo la vulgata delconflitto tribale accreditata dalle Cancel-lerie occidentali. Nellomelia di Nataledel 1992, denunci dal pulpito della catte-drale laggressione serba subta dalla po-polazione civile e fece appello alla legitti-ma difesa. Adesso che la guerra finita ela comunit internazionale amministra lapace e il ritorno alla stabilit di un unicoStato, la Bosnia Erzegovina, che in baseagli accordi di Dayton del 1995 si componedi due mega entit, la Federazione di Bo-snia Erzegovina a sud e la Repubblica Sr-pska a nord ovest e a est.

    La diaspora dei cattolici bosniaciIl cardinale Puljic continua a lottare

    c o n t ro le divisioni interne, e si batte peruno Stato unitario che tuteli leguaglianzadei diritti delle tre etnie. Gli abbiamochiesto come giudica, in questa nuova fa-se, la convivenza fra popoli e religioni di-verse. In primo luogo i cattolici, che quisi sono identificati con i croati solo nelXVIII secolo, costituiscono la popolazioneautoctona pi antica. Dopo le devastazio-ni della Seconda guerra mondiale e dopocinquantanni di regime comunista, sonorimasti una minoranza: nel 1992, primache scoppiasse la guerra, i cattolici eranosolo il 18 per cento della popolazione. L u l-tima guerra ha fatto molti morti, non si co-nosce il numero esatto. Molti sono stati ip rofughi, e i cattolici rimasti qui in Bosnia

    C O R R I S P O N D E N Z E

    E rzegovina si trovano ora di fronte a unap rospettiva incerta, in part i c o l a re riguard ola Posavina, regione del nord che oggi fap a rte della Repubblica Srpska e riguard oil centro della Bosnia che appartiene allaFederazione, come si pu vedere da que-sta mappa delle parrocchie cattoliche, dis-seminate in larga parte proprio l. Nelle re-gioni di nord-est, invece, la presenza catto-lica stata distrutta dalla Seconda guerr amondiale, mentre lest stato per 400 annisotto il dominio turco, come tutta la BosniaE rz e g o v i n a .

    Ma quali sono oggi i vostri obiettivi?Noi vogliamo re s t a re su tutto il terr i t o r i odella Bosnia Erzegovina, indipendente-mente dai confini di Dayton. Il pro b l e m aper noi oggi pi urgente come re n d e repossibile il ritorno dei cattolici in questezone. In tutta la Bosnia, prima della guer-ra, ce nerano 830 mila, di cui 528 mila solon e l l a rcidiocesi di Sarajevo, ora ne sono ri-masti in tutto circa 450 mila, e 200 mila cir-ca nella diocesi di Sarajevo. Per re s t a re alt e rritorio della mia arcidiocesi, sono statid i s t rutti pi di 600 mila edifici, fra chiese,canoniche, conventi, il 45 per cento dai ser-bi, il 30 per cento dai musulmani. Noi pervogliamo assicurare il ritorno di tutti i ri-fugiati, non solo dei cattolici. E nonostantele ferite subte, stiamo tentando di aprirenuove prospettive. Dobbiamo innanzituttoi n v e s t i re nelle scuole per educare i giova-ni alla tolleranza e al rispetto della diver-sit. E questa la tradizione della Chiesacattolica in Bosnia Erzegovina, soprattuttodallinizio del secolo alla Seconda guerr amondiale, anche se non facile ripre n d e r-la oggi, visto che non riusciamo nemmenoa farci re s t i t u i re dallo Stato gli immobilirequisiti dai comunisti, e abbiamo diff i-colt a ottenere il riconoscimento di tuttele nostre scuole. La Chiesa cattolica devep o rre laccento sulle attivit sociali, aprireasili, ospedali, ma non pu farlo senzalaiuto esterno, e dai fondi pubblici noi nonabbiamo ricevuto nulla.

    Chi vi ha aiutato di pi? La gente co-mune. I nostri aiuti umanitari vengono perlo pi dallItalia e dallAustria e anche dal-la Chiesa cattolica in Germania. Queste tre

    Chiese nazionali ci hanno chiesto di distri-b u i re i loro aiuti anche agli altri, cosa chenoi facciamo, perch scritto nel Va n g e l o ,anche se non mai successo il contrario.Noi cattolici, infatti, oltre a essere discri-minati, non abbiamo ricevuto mai nientedi quello che i musulmani hanno avuto daipaesi arabi, e non sono cifre di poco conto,se lei pensa che solo nellultimo anno han-no permesso di costru i re 200 nuove mo-schee nel territorio della Federazione,m e n t re larcidiocesi di Sarajevo riuscita

    a re s t a u r a re solo una chiesa.Ma la discriminazione dei cattolici in

    che cosa consiste? Ieri sera, per farle unesempio, ho ricevuto lappello di due per-sone anziane che vivono in un appart a-mento dal quale li vogliono sfrattare. Ip roprietari sono musulmani? E diff i c i l ed e f i n i re chi siano i proprietari di questecase. Sono immobili statali costruiti daglistessi lavoratori, i quali dunque hanno di-ritto a occuparli, visto che le loro case so-no state incendiate durante la guerra. Noiinsomma ci battiamo in difesa dei dirittidelluomo. Cerchiamo di difendere i singo-li individui dai maltrattamenti delle co-munit. Giorni fa ho ricevuto la telefonatadi una vecchia signora cattolica che vive inun condominio abitato interamente da mu-sulmani. Non osa pi uscire di casa nem-meno per andare a comprare il pane, per-ch ogni volta che lo fa viene infastidita dauna banda di ragazzini. Certo, sono detta-gli in confronto alla situazione generale,ma io devo avere il cuore per luomo, perogni singola creatura umana.

    La questione dei criminali di guerr aCosa si aspetta la Chiesa di Bosnia ed

    E rzegovina dallEuropa? Il riconoscimen-to della sua esistenza autoctona, e quindi ildiritto a re s t a re qui, dove svolge unattivitsociale che riguarda tutti gli uomini, nonsolo i cattolici. E lEuropa, se vuole supe-r a re lesame, deve mantenere la Chiesacattolica in Bosnia Erz e g o v i n a .

    Per noi italiani, bench il pontificato dipapa Wojtyla abbia segnato la conciliazio-ne tra cattolicesimo e mondo moderno al-linsegna dei diritti delluomo e della de-mocrazia, ancora difficile pensare che latutela delle minoranze possa essere com-pito dei cattolici, anche in situazioni ano-male come questa. E la protesta che pro-prio lei nei giorni scorsi ha lanciato control a rresto dei criminali di guerra ha fattos c a l p o re nella comunit internazionale. LaChiesa non unistituzione universale,dunque indipendente dalle concezioni et-niche? Bisogna pure dire che la Chiesa sip reoccupa dellanima di ogni singolo pec-c a t o re, e perci anche di quello che sta inprigione, che deve tutelare in quanto esse-re umano e richiamarlo a convertirsi. Lacomunit internazionale, se vuole avereuna legittimit, deve fare in modo che tuttii criminali che hanno violato la legge sianogiudicati in tribunale. Mentre oggi sta adot-tando due pesi e due misure diverse: da un

    I N T E R V I S T A C O N V I N K O P U L J I C , C A R D I N A L E D I S A R A J E V O

    Quei laburisti tutti pellicce e niente mutande alla prova dei fattiLa gente del Nord Inghil-

    t e rra di tradizione indu-striale e specie quelladello Yo r k s h i re famo-sa per essere schietta etutta dun pezzo. Per lo-

    ro il morbido Sud conla Londra del governo, la

    City e lindustria dei servizi equivalgono atutto ci che in unazienda va sotto la vocespese generali, sostenute grazie al lavorodi quelli del Nord. Tutte pellicce e nientemutande, il pittoresco motto con cui de-scrivono queste persone tutto stile e pocasostanza. E questa stata anche laccusa di-retta al governo del Nuovo Labour di To n yB l a i r. Alcuni in verit temono - o a sinistrasperano - che il laburismo riemerger co-me Mr. Hyde. La preoccupazione di altri - oforse la visione cinica della faccenda - che il Nuovo Labour sia in realt solo vec-chio thatcherismo. Lex ministro degli Este-ri Douglas Hurd ha detto che di fatto lelet-torato ha scambiato la Coca Cola (il pro d o t-to genuino) con la Pepsi. I primi sei mesi diBlair confermano questa ipotesi?

    Tony Blair ha detto al suo GabinettoSiamo stati eletti come Nuovo Labour eg o v e rn e remo come Nuovo Labour. Il Nuo-vo Labour e Tony Blair sono cert a m e n t edue prodotti ben confezionati e ben pub-blicizzati. Peter Mandelson, il mefistofeli-co ministro senza portafoglio e AlistairCampbell, labrasivo e formidabile capod e l l U fficio stampa, sono occupati a fondonella formulazione e presentazione dellal o ro politica. Per ironicamente le sole na-sate prese dal governo sono stati incidenti

    dovuti a una cattiva presentazione pi chea questioni di sostanza.

    G o rdon Brown, il ministro delle Finan-ze, e Blair hanno avuto un ufficio in comu-ne da quando sono entrati in Parlamentonel 1983 e ancora oggi discutono di politicap a recchie volte al giorno; quindi sono insintonia totale sulla politica rispetto allU-nione monetaria europea, anche se per unmomento sembrato diversamente, percolpa della eccessiva esposizione data allel o ro dichiarazioni da parte dei rispettivispin doctors. Anche la pre s e n t a z i o n edella politica dei prestiti agli studenti uni-versitari stata mal capita dal pubblicoche ha pure a mala pena notato la fine del-la pubblicit al tabacco in tutti gli avveni-menti sportivi, solo perch invece risal-tato il fatto che temporaneamente la For-mula Uno lo avrebbe ancora re c l a m i z z a t o .Nellinsieme per a nessuno sfuggita lasostanza di un governo che ha in pochimesi di esistenza gi reso indipendente laBanca dInghilterra, immesso fondi nellasanit pubblica con un bilancio demer-genza estivo, avviato il Congresso per la pa-ce in Nord Irlanda e iniziato la devolu-zione attraverso i re f e rendum tenutisi inScozia e Galles.

    La coalizione che forma la maggioranzaassoluta del governo del Nuovo Labour ov-viamente comprende alcuni vecchi membridel Labour seriamente socialisti che sonoconvinti che la loro base elettorale consistasoprattutto nei poveri. Blair per sa di avervinto le elezioni con un elettorato che luistesso ha formato. Se Reagan riusc a con-v i n c e re il lavoratore in tuta a votare re-pubblicano e la Thatcher prese il voto dall e t t o re del populista Sun, Blair ha convintogli impiegati e la classe dirigente a votare

    laburista: lo spostamento verso il Labourtra questi ceti stato doppio rispetto alla-naloga emigrazione di voto tra gli operai.Lelettorato di Blair non ideologico equindi potenzialmente volubile, per vuo-le pi equit sociale attraverso la ridistri-buzione delle risorse esistenti e appoggiagli incentivi al lavoro piuttosto che la di-pendenza da sussidi e assegni. Durante il regno della Thatcher il Lib/Lab non rap-p resent mai meno del 55% del voto popo-l a re, ma i due partiti erano divisi. Ora, perfar funzionare questa maggioranza stru t t u-rale di centrosinistra, stata messa in pie-di una commissione (presieduta dal libe-raldemocratico Lord Jonkins) incaricata dia v v i a re lintroduzione della rappre s e n t a n-za pro p o rzionale. Cosa che darebbe alla fa-zione bertinottiana del partito di Blairmeno influenza dei liberali. Blair vicinoa questo centro radicale. Le sue riform en e l l i s t ruzione, per esempio, non hannoniente a che vedere con il vecchio Labour.

    M a rg a ret Thatcher ammira il patriotti-sm di Tony Blair ed stata lei a convince-re Murdoch ad appoggiare il Nuovo La-b o u r. Certo limpatto sul paese e sui mem-bri del governo di Tony usa pi larma delfascino di quella thatcheriana della paura.Va ricordato che di Maggie Mitterrand dis-se che ha la bocca di Marilyn Monroe, magli occhi di Stalin.

    Ma esistono fra i due ulteriori somiglian-ze? SullEuropa la posizione della GranB retagna geopolitica: ha combattuto dueg u e rre mondiali per evitare il pre p o t e redellasse franco-tedesco e comunque avevadimostrato gi in precedenza di aver ragio-ne nel non ritenere la forza tedesca in de-finitiva cos potente. L dove i conserv a t o r idicevano No, per... il Nuovo Labour di-

    S p o rt

    La Parmalat progetta la globalizzazione dei terzini

    Stadi e loggioni vellutatice S, ma...; non per questo per intendeassoggettarsi al modello economico del Re-no e neppure a quello amministrativo col-b e rtiano della Francia. Alla Gran Bre t a g n ap a re che una Comunit europea allarg a t ap o t rebbe scegliere di adottare un modellodi tipo atlantico-anglosassone.

    Ronald Reagan credeva e diceva che ilg o v e rno non risolve i problemi; li finanzia.I conservatori inglesi credevano nel re-stringimento pro g ressivo dello Stato la-sciando listruzione, loccupazione e la sa-nit al mercato. La trovata di Blair dim a n t e n e re i livelli di tassazione dei con-s e rvatori (un massimo del 40 per cento) einsieme di cre a re una inclusivit socialeridistribuendo le risorse attuali, e, con li-niziativa We l f a re to Work (assistenza versoil lavoro), incentivare le persone che at-tualmente ricevono lassegno di disoccupa-zione a tro v a re lavoro tramite corsi obbli-gatori di riqualificazione. Niente sussidiose non si accetta la riqualificazione. Negliultimi venti anni gli invalidi che ricevonocontributi statali sono aumentati del 300per cento, mentre Blair convinto che esi-stono lavori con i quali possono contribui-re alla collettivit. Il ministro delle Finan-ze Gordon Brown ha un solo occhio in se-guito a un incidente di ru g b y, mentre il mi-n i s t ro dellIstruzione e Occupazione, DavidBlunkett, totalmente cieco.

    Come la cura della Thatcher, anche que-sta politica del We l f a re per il lavoro sard o l o rosa, ma alla fine avr successo se se-guir il corso che ha portato al boom pre-sente con una disoccupazione al 6,6 percento e in continuo calo. Boom che il ri-sultato di quella purga liberalizzatrice che stata lepoca thatcheriana.

    R i c h a rd Newbury

    lato asserisce di essere favorevole a unaBosnia Erzegovina unita, dallaltro per so-stiene la divisione, perch la maggior par-te degli imputati al tribunale dellAja pro-vengono dalla Bosnia centrale, cio dallazona dove noi croati cattolici siamo statipi colpiti. E in questo c qualcosa chenon quadra, soprattutto se vogliamo far tor-n a re i rifugiati. La gente si aspetta di rice-v e re un sostegno a questa speranza, e so-spetta un boicottaggio da parte della co-munit internazionale che, cos facendo, at-tira su di noi una colpa collettiva. C da di-re, poi, che noi sentiamo ancora il peso del-la politica inglese del 1945, quando molti dinoi tentarono di fuggire in Europa e gli in-glesi ci consegnarono ai partigiani, pro v o-cando cos la morte di molti innocenti. Eun argomento tab, di cui per anni non si mai parlato. Gli inglesi adesso sono di nuo-vo responsabili della Bosnia centrale, i cri-minali di guerra sono per lo pi cro a t o - b o-sniaci e la popolazione avverte di nuovoquesto collegamento. Personalmente, nonho nulla in contrario a che tutti i criminalidi guerra vengano giudicati da un tribuna-le internazionale, anche se per me ognigiudizio umano relativo, di assoluto csolo il giudizio di Dio. Ma non ci vuole mol-ta intelligenza a capire che si tratta di duepesi e due misure e perci io ho il doveredi alzare la voce. Se la comunit intern a-zionale vuole essere credibile, deve adot-t a re misure imparz i a l i .

    Dunque lei guarda con favore allarre s t odel leader serbo di Pale Radovan Kara-dz ic? Penso che la domanda ormai, doposette anni di soff e renze, sia superflua, e michiedo cosa si stia ancora aspettando. Noiqui diciamo: Il pesce comincia a puzzaredalla testa, ma si pulisce dalla coda. Ades-so assistiamo al fatto che vengono cattura-ti i criminali comuni e non i veri re s p o n s a-bili della guerra. Alcuni osservatori in-t e rnazionali temono per che larresto diK a r a dz ic possa pro v o c a re almeno cin-quanta morti. Altri poi sostengono che pro-cessarlo allAja potrebbe rivelarsi addirit-tura contro p roducente, per i loschi inte-ressi che riuscirebbe a mettere in luce.Non vorrei mettere laccento sul pro c e s s oa una sola persona, ma credo che la comu-nit internazionale abbia condotto il giocosui suoi interessi politici sin dallinizio,p e rmettendo che una tragedia di tale por-tata, come la guerra in Bosnia, avvenisse dif ronte agli occhi del mondo intero. E chia-ro che se finiscono in tribunale i pescig rossi, andranno denunciate anche cert eresponsabilit politiche, rimaste sinora oc-culte. Daltra parte non si mai visto unapolitica re c i t a re il mea culpa. La colpa po-litica sempre degli altri.

    A proposito, signor Presidente: ched i ff e renza c fra il tintinnio delle manet -te di cui parla Lei e la delegittimazionescientifica, sistematica e reiterata di que -sti magistrati? Fino a che punto possia -mo chiedere ai magistrati di parlare, fuo -ri dai processi, solo di musica? (Anto -nio Di Pietro, Lettera a Oscar Luigi Scal -f a ro, 2 gennaio 1998)

    Secondo uno dei sette saggi dellantichit,Cleobulo: E meglio ascoltare che parlaremolto. Perch ridursi, come ha aff e rmato ilp ro c u r a t o re capo di Milano Borrelli, a par-l a re solo di musica e della Scala, quando sipu tacere anche di quello? Scelga il silenzio,non per obbligo giuridico, ma per quella fa-colt morale che fa ritro v a re luomo saggio.A nessuno nuoce aver taciuto, quel che nuo-ce laver parlato, ammoniva anche Cicero-ne, che oltre a essere giurista era un fine uo-mo politico. Dunque, se Borrelli gradisce ilp rogramma della Scala, se gli piace lultimoballetto, comunque non lo dichiari alla stam-pa. Non si sa mai, un domani, chi passer dal-la sua procura. In altre parole, come ha dettoquel comunista garantista di Giuliano Pisa-pia: A proposito della libert di manifesta-zione del pensiero richiamata da alcuni pm,i magistrati, proprio perch hanno pi pote-re di qualsiasi altro cittadino, tra cui quellodi limitare la libert personale, di disporrei n t e rcettazioni telefoniche, perquisizioni ec-cetera, devono avere anche pi doveri e pilimiti: primo fra tutti quello della riserv a t e z-za. Un magistrato, si dice, parla con le sen-tenze. Regola ricordata dal presidente dellaC o rte costituzionale, Renato Granata: Moltedelle cose che sono accadute in questi ultimianni avre b b e ro meno traumatizzato lopinio-ne pubblica e creato sconcerto minore diquello che indubbiamente nella pubblicaopinione c, se questa regola aurea, che i giu-dici parlano solo con le sentenze, fosse statao s s e rvata di pi da tutti. Ma Borrelli ha pre-cisato: Posto che non parlo mai delle in-chieste in corso.... Aff e rmazione comunqueo p p o rtuna, sia pure al presente indicativo.Avesse utilizzato il passato, avrebbe dovutod i re: Ho parlato delle inchieste in corso ilcinque ottobre 1994.... E purt roppo, insegna-va Metastasio: Voce dal sen fuggita / poi ri-chiamar non vale; / non si trattien lo strale, /quando dallarco usc.

    I pm non ancora convinti potranno alme-no cerc a re di sopport a re cristianamente.Appellandosi in questo caso a Pascal, chescriveva: Il silenzio la massima delle per-secuzioni. Ma tenga almeno presente che,qualche anno dopo, lEnciclopedia cattolicaha corretto: Il primo atteggiamento sugge-ribile il silenzio, e, molti anni prima, nel-la Bibbia fu scritto: Chi custodisce la pro-

    pria bocca, custodisce lanima sua. Che tra-dotto in emiliano suona: L mi un bel ta-sir ch un bl parlr. In fondo anche ilParlamento, investito appunto di rappre-sentanza popolare, si rif talvolta alla vec-chia saggezza popolana dei proverbi, quan-do, per bocca di Ciriaco De Mita, o Arm a n d oCossutta, o Cesare Salvi, (per non citare sem-p re Silvio Berlusconi), ricorda al pro c u r a t o-re capo di Milano di parlare troppo e nons e m p re a proposito e che, per buon gustoe correttezza istituzionale, sarebbe megliot r a t t e n e re le paro l e .

    I n o l t re il silenzio, delle pro c u re di tuttaItalia, aiuter il paese a riacquistare fiducianella magistratura, perch chi parla troppo s e m p re inattendibile, come recitava un disti-co di Catone, tra i pi famosi: Bisogna averepoca fiducia in chi parla molto. Chi parla in-fatti si presta a interpretazioni diverse, chepossono essere astutamente volute, secondouna tecnica abusata dalla comunicazione po-litica, ma che mal si addicono a un magistra-to che dovrebbe vivere nella certezza del di-ritto. Anche un giudizio, un plauso, unopi-nione, magari solo citata, contro le pro c e d u-re per il riordino istituzionale, possono ricor-d a rci che meglio il silenzio dellequivoco,come diceva Rimbaud. E non colpa dellastampa se le parole, riportate dai bravi cro-nisti, non volano ma entrano a far parte, in-sieme ai titoli, della storia personale e deic u rriculum di chi le pro n u n c i a .

    P o t rebbe per essere che chi dice abbiain mente qualcosa che linterlocutore non sa,un disegno pi vasto, che magari non si ad-dice al tacere. Ma anche in questo caso, Tho-mas Carlyle, che precis i doveri della clas-se dirigente inglese, un giorno litig furiosa-mente con Giuseppe Mazzini, e dopo averpassato in rassegna tutti i grandi maestri disilenzio della storia, da Zenone a Isocrate,concluse: Voi non siete riuscito, perch ave-te parlato troppo!. Vedi un po, Carlyle erasoprannominato il saggio di Chelsea, e in-fatti il silenzio da sempre inteso come sim-bolo di grande educazione e saggezza. Dalsunnominato Isocrate, ad esempio, che nellasua scuola di eloquenza ad Atene esigevadue stipendi, uno per insegnare a parlare ,l a l t ro per insegnare a tacere; o da Pindaro ,che ricordava: Spesso per luomo il tacere il pi saggio dei pensieri; o ancora, da Ma-c robio: Il filosofo fa filosofia non meno ta-cendo, al momento opportuno, che parlan-do; e, pi tardi, da Jacopone da Todi: Omoche po la sua lengua domare / granne me pa-re caia segnoria.

    E pensare che il 22 ottobre 1996 Borre l l iaveva annunciato: Non parlo pi... mi chiu-do nel silenzio che la condizione a me picongeniale. Non era vero, ma pazienza, quelche detto detto, in fondo il silenzio con-quista lenta e faticosa di una sapienza. Sa-per tacere ha detto Scalfaro; e Fung Yu - L a ndalle vette della saggezza cinese osserv: Sideve parlare molto, prima di poter tacere .

    Antonello Capurso

    In Bosnia Erzegovina la comunit internazionale usa ancora duepesi e due misure. Cosa si aspetta ad arrestare Radovan Karadz ic ?

    E cos raro leggere unabuona notizia che quando ne

    a rriva una buonissima vale lapena di fermarsi a rallegrarsene. E la de-cisione della Corte Suprema egiziana chec o n f e rma il divieto governativo alle muti-lazioni sessuali femminili, anche se vi siail consenso della ragazza, del padre o delt u t o re. A furor di islamisti il divieto erastato revocato dal ministro della Sanit.Ora la sentenza inappellabile. Delle in-finite pratiche che la storia maschile haelaborato per vendicarsi del corpo fem-minile, e che oggi riprendono vigore ingran parte del mondo, questa la pi di-retta e rivelatrice. M u t i l a re fero c e m e n t ebambine e ragazze della clitoride e dellepiccole e grandi labbra un modo pere s e rc i t a re su loro il possesso brutale chesi esercita sul bestiame, e soprattutto dis o s t i t u i re la loro capacit di piacere ses-suale con la soff e renza e lumiliazione. Cene abbiamo messo di tempo, noi genereumano maschile, e noi singoli maschi, avenir via da questa violenza invidiosa. InEgitto, dov arrivata questa coraggiosasentenza, si valuta che le donne mutilatesiano fra il 70 e il 90 per cento. In Italianon mancano le voci che, in nome delladiversit culturale o religiosa, pre t e n-dono di legittimare questa macelleria gi-nofobica. E bene ricordarsi in che mon-do viviamo.

    PICCOLA POSTAdi Adriano Sofri

    Invito sapienziale a Borrellia tacere anche di musica Lelogio del silenzio da Cleobulo a

    Fung Yu-Lan, passando da Scalfaro

    Parler solo della Scala

    LETTERADALONDRA

    La vita bella. Ma allora, perc h s p recarla al cinema?

    Va u ro

    LA VITA E BELLA?

    M i n c h i a t ee s t e re. Nessunose ne abbia a male, ma del-l a rte di dire minchiate, opapalate che dir si voglia, anche i colleghidella stampa estera, si sforzano di dimo-strarsene degni. Pi che degni dunque, sesi pensa che il Times, in un inserto fort u-nosamente dedicato alla Sicilia, oltre aicolori che invadono i sensi, ha descrittouna nuova alba nel regno del sole contanto di Re, o meglio: di crociato. Nientedi-menoche Leoluca Orlando, il simpaticonesindaco di Palermo che nellalgida pro s adel giornale di Londra, diventa nientepo-podimenoche un crociato, il crociato cheha messo fine al dominio delle cosche.Inevitabilmente, Palermo, diventatan i e n t a l t ro che la citt del nostro JohnnyStecchino (il nostro beneamato Benigni) do-ve i tre gravi problemi di Sicilia sono: LEtna, la siccit e il traffico. Minchiateper minchiate poi, Hans Peter Oschwald, inf o rza al settimanale Focus, ha scritto un li-b ro per spiegare ai germanesi che, semprequel simpaticone di Leoluca Orlando, ilnuovo Federico II. Orbene, tutto questop e rch il sindaco, sempre secondo il notog i o rnalista tedesco un eroe positivo chelotta la Mafia. Nessuno se ne abbia a ma-le se poi, qualcuno, in un rispettabilissimogiramento di scatole, quasi quasi si buttacon la Mafia. Questione di logica .

    IL RIEMPITIVOdi Pietrangelo Buttafuoco

    Vinko Puljic nato a Prijecani nel set-t e m b re del 1945, dodicesimo figlio di unafamiglia di agricoltori cattolici della re-gione della Banja Luka, che oggi fa part edella Repubblica Srpska e dove non ci so-no pi croati, fuggiti durante la guerra aLubiana e Zagabria. Ordinato sacerd o t enel 1970, stato parroco a Banja Luka, aRavska, a Bosanska Gradiska, dire t t o redel seminario minore di Zara, e vicedire t-t o re del seminario maggiore a Sarajevo.A rcivescovo di Vrhbosna-Sarajevo dal di-c e m b re 1990, stato ordinato vescovo nelgennaio 1991 da papa Giovanni Paolo II ec a rdinale di Santa Romana Chiesa il 30d i c e m b re 1994, in piena guerr a .

    O G G I Sereno o poco nuvoloso al nord ,con possibili precipitazioni sulle Alpi.Banchi di nebbia in pianura. Al centroe sulla Sardegna poco nuvoloso con fo-schie dense al mattino e al tramonto. Alsud e sulla Sicilia nuvoloso, con possi-bilit di precipitazioni sullisola e sullee s t reme regioni meridionali. M i g l i o r a-mento nel pomeriggio.D O M A N I Nuvolosit in pro g re s s i v oaumento sul nord. Altrove sereno o po-co nuvoloso. Nel pomeriggio velaturedel cielo a part i re dalla Sard e g n a .

    IL FO GLIO q u o t i d i a n oOR G A N OD E L L A CO N V E N Z I O N EP E RL AG I U S T I Z I ADI R E T TO R E RE S P O N S A B I L E: GI U L I A N O FE R R A R A

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  • Il trapezista principe del Pds orm a iC e s a re Salvi, lintelligente e autore-vole capogruppo dei senatori della Si-nistra democratica. I n t e rvistato dallU-nit, Salvi torna a dire ancora ieri che p a r l a re di amnistia stato (da parte diViolante, ndr) un erro re serissimo, eaggiunge che lUlivo ha le sue radicianche l, nella rivoluzione italiana del92-93. Il leader pidiessino non lesinab u ffetti anche a Di Pietro, troppo pro-tagonista e individualista; si distinguedal segretario del suo partito, imputan-dogli una insufficiente motivazionedella scelta di candidare Tonino nelMugello; ci tiene, infine, a pre s e n t a r s icome alfiere di una linea dequilibrio(ed equilibrista) in tema di giustizia: aimagistrati e ai giudici i processi, ai po-litici il ridisegno delle loro carr i e re edel sistema istituzionale in cui sono in-seriti. Sembre rebbe luovo di Colombo,una perfetta alchimia di ingredienti ca-pace di pro d u rre la pietra filosofaledello Stato di diritto: autonomo il Giu-diziario, autonomo il Legislativo, cia-scuno nel suo ordine. E buona notte.

    In realt qusto modo di ragionare e s t remamente incauto, e anche pre p o-l i t i c o .P resuppone, cio, che esistanop roblemi, sulla scena italiana, risolvi-bili con una mera mentalit da giuristi.Il che non vero. E anzi palesementef a l s o . Tutti sanno che Di Pietro non sirassegner, una volta subito il cicchet-to di Salvi, a gestire un suo piccolo spa-zio lasciando alla critica roditrice deitopi, nella soffitta degli archivi di Mani

    pulite, il suo passato di pm e la sua po-polarit elettorale, strettamente legataa quel passato. Tutti sanno che lo spa-zio politico delle riforme costituzionaliv e rrebbe pro g ressivamente chiuso dauna vittoriosa offensiva di delegittima-zione dellopposizione da parte di unamagistratura che proceda o anche solosembri pro c e d e re per partito pre s o .L e rro re serissimo di Luciano Vi o l a n t e stato quello di tenere conto di questarealt, di cerc a re con sobriet e pru-denza di aprire un capitolo nuovo. L e r-ro re serissimo del Quirinale (ma suquesto Salvi non fa commenti) statoquello di pro v o c a re indirettamente, econ il solito stile retorico, un chiari-mento politico e istituzionale sulle que-stioni di giustizia di cui il sistema, persvilupparsi verso una forma compiutadi bipolarismo, ha bisogno come del-lossigeno. L e rro re serissimo di Fran-cesco Saverio Borrelli e del vicepre s i-dente del Csm Carlo Federico Grosso stato quello di riconoscere alfine nel98, dopo avere applaudito nel 94 lexpm con la barba non fatta e la magliet-ta sbiadita che cannoneggiava il gover-no Berlusconi e il decreto Biondi daglis c h e rmi della tv, quanto male abbia fat-to alla giustizia imparziale e bendataquella intemerata putschista del poolche allora pass in cavalleria per il be-ne superiore della cacciata di Berlu-sconi da Palazzo Chigi. Questi sono er-rori serissimi e benedettissimi, le radi-ci dellUlivo in Mani pulite sono unin-cauta acrobazia del senatore Salvi.

    Se vero che lEuropa non pu port a-re sulle sue spalle tutta la miseria delmondo, anche vero che una parte lespetta per cos dire di diritto. I pro f u g h iche a migliaia stanno bussando alle suep o rte - bosniaci o albanesi, curdi e forsedomani algerini - o sono europei a pienotitolo in fuga dalle province lontane op-p u re provengono da quei paesi africanie asiatici che hanno subito nel passato lapotenza coloniale dei grandi del conti-nente. Basta dunque un po di buon sen-so per aff e rm a re che lEuropa non esi-ster mai come entit politica e diplo-matica finch non sar capace di gover-n a re in casa propria, prevenendo e trat-tando altrimenti che nellurgenza e nel-l a ffanno questi punti di catastrofe chee m e rgono con sempre maggior fre q u e n-za a sud e a est. I problemi posti da taliflussi migratori non possono essere af-f rontati da un singolo stato, ma solo das t ru t t u re sovranazionali. Ma lEuro p apolitica a tuttoggi senza volto.

    Quando il crollo del muro di Berlinosegn la fine dellordine bipolare di Ya l-ta, non pochi videro dischiudersi nuoviorizzonti per una sorta di governo mon-diale. Il Consiglio di sicurezza dellOnuma anche il G7 - il club dei sette princi-pali paesi industrializzati, diventati poiotto con lingresso della Russia - appari-vano come le istanze che pi si avvicina-vano allidea di un possibile dire t t o r i omondiale. Ma lo svolgimento delle suc-cessive crisi internazionali hanno mo-strato quanto fosse peregrina lidea di ung o v e rno collegiale sia pur ristretto. Suscala mondiale non esiste la balance ofpowers: la leadership degli Stati Uniti incontrastata. E nessun paese sembraa v e re i mezzi per opporsi alla loro ritro-vata potenza. Durante la guerra del Golfo,quei pochi dirigenti europei che hannoparlato a lungo e spesso con il pre s i d e n t eG e o rge Bush hanno potuto farlo pi perla qualit delle loro relazioni personaliche per un rapporto di forza politico-di-plomatico. Il ruolo svolto da Bush primae da Clinton poi nella crisi medio-orien-tale e nel processo di pace israelo-pale-stinese mostra come gli Stati Uniti nonabbiano bisogno di nessuno per difende-re i propri interessi vitali. E persino lad-dove questi non sono in gioco, come nellacrisi bosniaca, lintervento americano lunico in grado di sbloccare la situazione.

    E questo lo scarto tra ununit riu-scita da tempo, fondata su una sola mo-neta e capace di parlare con una sola vo-ce. E ununit fallita che forse non cisar per molto tempo. L E u ropa entre r

    tra qualche mese nellepoca delleuroma la nascita dellEuropa politica saropera di lunga lena.

    I dossier aperti delle diplomazieNel dossier dellex Jugoslavia, Fran-

    cia e Germania, dunque due pilastri del-lUnione europea, non tro v a rono di me-glio che girare un remake della cattivadiplomazia del secolo scorso, pre n d e n d oluna la difesa dei serbi, laltra dei cro a-ti. Ambedue daccordo tuttavia nel la-s c i a re al loro destino i musulmani e icattolici di Bosnia.

    Nel dossier curdo, Bonn denuncia unp resunto complotto per mettere in diff i-colt la Germania, accusa la Tu rchia esemina dubbi sullazione del govern oitaliano, che a sua volta chiede una riu-nione del Consiglio dei ministri euro p e i .SullAlgeria la Germania che pre m eper un intervento concertato mentre laFrancia frena, anche per difendere lanatura part i c o l a re delle sue re l a z i o n icon il regime del presidente Zeroual.

    L a c c o rdo di Schengen, che doveva abo-l i re le fro n t i e re tra paesi come la Francia,lItalia, la Germania e il Benelux, tutti vec-chi habitus dei meccanismi e delle pro-c e d u re comunitarie, stato partorito cond o l o re ed applicato nella confusione pitotale. Le politiche dimmigrazione e diaccesso alla nazionalit che dovre b b e roe s s e re convergenti e armonizzate almenoquanto le politiche economiche pro p r i oper la materia di cui si occupano, diver-gono tra il diritto del suolo degli uni e ildiritto del sangue degli altri.

    La moneta unica avr una grande im-p o rtanza. E le sue conseguenze non sa-ranno puramente economiche. La Bancacentrale europea diventer presto un ve-ro potere sovranazionale con cui, non so-lo gli Stati, ma anche i cittadini dovran-no imparare a fare i conti. Ma per conta-re sulla scena internazionale non bastauna nuova Federal Reserve insediata aF r a n c o f o rte. Solo lesistenza di un po-t e re legittimo confortato dal suff r a g i ouniversale pu dare credibilit. Ancher a ff o rzando il ruolo di controllo del Par-lamento di Strasburgo non si metterl E u ropa in condizione di parlare e dip e s a re come dovrebbe. Lunica scorc i a-toia sarebbe stata dare poteri pi ampial presidente della Commissione facen-dolo eleggere a suffragio universale.Una sorta di presidente degli Stati Unitid E u ropa ante litteram. Tempo fa qual-cuno fece effettivamente questa pro p o-sta. Una risata - questa s europea - los e p p e l l .

    EDITORIALI

    ANNO III NUMERO 3 - PAG 3 IL FOGLIO QUOT I D I A N O MARTED 6 GENNAIO 1998

    Aspettando leurogoverno

    Gli acrobati del PdsP a l e rmo. Ha sempre nuove accuse in ser-

    bo, Angelo Siino. Pronto a tentare di aff o s s a-re il capitano dei carabinieri Giuseppe DeDonno e a salvare il pro c u r a t o re aggiuntodi Palermo Guido Lo Forte, Siino, lex mini-s t ro dei Lavori pubblici di Cosa Nostra,adesso dice di aver saputo che il regista deirecenti aggiustamenti degli appalti sare b-be stato Nuccio Cusumano, vicecoord i n a t o renazionale del Cdu e personaggio di spiccodella politica siciliana.

    Ma la nuova accusa arriva in un momentodenso di interrogativi proprio su Siino. L e xpilota di rally noto col soprannome di Bro n-son ha reso infatti questa dichiarazione ri-g u a rdante un esponente del Polo nella stes-sa indagine nella quale, sia pure a denti stre t-ti, ha dovuto ammettere di aver ripreso a ge-s t i re gli appalti, nel recente passato, e di averavuto contatti con gli uomini del gruppo diBalduccio Di Maggio, anche quando egli stes-so era gi un collaboratore di giustizia.

    Attenzione alle date. Il 13 ottobre viene ar-restato (assieme a un gruppo di fedelissimi),Di Maggio, il pentito col kalashnikov: accu-

    chiamato Siino sei o sette volte, quandoquesti era gi pentito, e di aver consegnato al-la madre del cosiddetto ministro cinquemilioni da fare arr i v a re al figlio. In sostanza,la parte del malloppo che spettava a Siinoper laggiustamento di un appalto. Il raccon-to stato confermato in pieno da Simone Vi-tale e dal fratello Franco, anche lui divenutoc o l l a b o r a t o re di Giustizia.

    Il cinque novembre, con una soffiata a Re-pubblica, si apre il caso Siino-Lo Fort e - D eDonno, i cui contorni sono noti: procura con-t ro i Ros, carabinieri contro procura, pm pa-l e rmitani contro i colleghi di Caltanissetta. Etutto ruota attorno alla figura di Siino che,quando gi era sul libro paga dei collaboran-ti, continuava a intascare (sia pure per inter-posta persona) le mazzette derivanti dal pi-lotaggio degli appalti. Proprio come Bal-duccio, stipendiato e pronto a uccidere i pro-pri nemici e a mettere segno unestorsioned i e t ro laltra. Questi re t roscena del persi-stente doppiogiochismo di Angelo Siino,per, stanno venendo fuori solo adesso. Lap rocura di Palermo stata pronta, in questi

    ultimi due mesi, ad attaccare i carabinieri,sostenendo che questi ultimi non avevano ri-velato ai magistrati notizie apprese dal Siinoconfidente. Ma come mai i magistrati non sierano accorti dei contatti del pentito Siinocon personaggi equivoci? Conoscendo cosafaceva Siino anche da pentito, prima chescoppiasse il caso Lo Forte-De Donno, qual-che riserva in pi sullattendibilit dellex pi-lota di rally sarebbe stata necessaria. Siino,i n o l t re, stato creduto anche quando negavadi aver mai fatto al capitano De Donno i no-mi dei magistrati che gli avre b b e ro passato ilr a p p o rto dei Ros su mafia e appalti. Episodid i fficili da interpre t a re. Appare chiaro, leg-gendo i verbali di Camarda e degli altri uo-mini del gruppo Di Maggio, che erano tuttispavaldi e certi delle copert u re in altissimoloco, vantate o millantate dal pentito del ba-cio Andreotti-Riina. E forse anche AngeloSiino stato contagiato dallidea di onni-potenza da pentitismo. Fu proprio Bro n s o n ,secondo Simone Vitale, a consigliare per te-lefono a Camarda di stare attento, perch sialui sia Di Maggio rischiavano larre s t o .

    sato di aver organizzato omicidi ed estorsionie di essere tornato indisturbato a gestire ip ropri affari nel campo degli appalti. Il 20 ot-t o b re si presenta al Comando provinciale deicarabinieri di Palermo Simone Vitale che di-ce di essere stato in contatto con uomini po-litici e di aver gestito affari daccordo con DiMaggio e Siino, quando anche questultimoera pentito.

    Soltanto il 24 ottobre Siino - che dice diaver avuto intenzione di raccontare questifatti da tempo - ammette di essere stato re-centemente in rapporti con Di Maggio e diaver collaborato con lui, riprendendo il ru o-lo di gestore degli appalti. Pressato dai pmammette che gi da collaboratore con la giu-stizia gli era arrivata una telefonata (una so-la) da parte degli uomini del gruppo di Bal-duccio. Bronson spiega di non avere parla-to prima, perch timoroso per lincolumitdei propri familiari.

    Ai primi di novembre decide di collabora-re anche Michelangelo Camarda, braccio de-s t ro di Balduccio. E lui che spiega - ma solop e rch pressato dagli inquirenti - di aver

    6.858.000 spettatori in quota Corrado contro 4milioncini e rotti in dote a Fantastico. Fanta-stico Enrico nella sua prima puntata del 4 ot-t o b re si aggiudica 6.608.000 telespettatori, il12 ottobre sono 5.766.00, diecimila in pi il 18un milione in pi nella puntata del 25 per pois c h i a n t a re a novembre con 4 milioni. Cinquepuntate per dimenticare i successi del 1988,quando, al comando di Fantastico 8, con la

    d i fficile eredit lasciata da Adriano Celenta-no, ancora orbo della sacralit ulivista, Mon-tesano faceva la sua bella figura: pi di 11 mi-lioni di telespettatori con uno share del 50,66per cento. Nessun maggior dolore che ricor-darsi del tempo felice nella miseria: Sonopassati 9 anni, mi sembra che da allora a og-gi ci sia stato un vero e proprio terre m o t o .

    La prima puntata avvia un tormentone pe-dagogico, lui sbuca da un televisorino e piom-ba nello studio accolto dalla povera Carlucciridotta al rango di valletta a cui, fantastica-mente, Enrico concede ammonimenti dibuonsenso governativo. Furono mazzate perFausto Bertinotti, traditore dellUlivo, e ci fu-rono incensi, fumigazioni talari, per coccola-re licona parrocchiale del curato dItalia, Ro-mano Prodi. Una palla, due palle, ununicapena. Quasi quasi, Montesano ci crede: Hofatto politica in un momento di entusiasmoingiustificato. Poi gli entusiasmi si son spen-ti. Quando mi sono reso conto che per un cit-tadino che fa altro mestiere, la politica non adatta. Per mi riconobbero di aver smossomolti voti con la mia presenza: in politica hofatto ottimi share. Non vero. Limpegno die u ro p a r l a m e n t a re lo ha annoiato, la sua atti-vit di propagandista al fianco di Rutelli nonlo ha premiato affatto, anzi: il suo declinocoincide perfettamente con la sua smania si-n i s t rorsa, forse per una necessit di rinnova-mento esistenziale, e forse un po per un di-spetto con il destino che lo vede cre s c e re al

    fianco del pap lungo i corridoi di palazzo delDrago, la vecchia sede del Movimento socia-le di Giorgio Almirante su via delle QuattroFontante. Giusto di fronte a quella via Sisti-na, dove, pi grandicello, dar il meglio nel-lobbedienza alla grande tradizione teatrale,o fficina Garinei & Giovannini, coccolato daAldo Fabrizi, Paolo Panelli e Bice Valori. Civoleva la sinistra de noantri per ro v i n a re un

    grande talento del teatro. Frastornato dalladisfatta, dir: Mai pi variet televisivo, solot e a t ro. E intanto Fantastico Enrico. Una pal-la, due palle, ununica pena.

    In un extremis di ossigeno, Montesano, in-venta un collegamento in diretta da un vero ep roprio tinello marr con tanto di signoraMaria in carne e ossa. Forse un assaggio diquel marketing che poi accompagner Massi-mo DAlema nei pranzi domenicali della suacampagna elettorale, la cosa per - a dirla tut-ta - non funziona. Tutto, inesorabilmente,c rolla. Corrado, da Canale 5, miete i suoi gar-bati successi, Montesano si atteggia a vittima:Qua a Fantastico cerano troppi obblighi.Uno dei motori di uno spettacolo come il mio fare una certa satira. Ma qua, ormai, se faiuna battuta su Bertinotti, si offendono tutti.Da Liberazione al Secolo dItalia. Una palla,due palle, ununica pena.

    Montesano purt roppo regala il peggio dis. Chi ne ha seguito la stagione, racconta og-gi di snervanti giornate di discussioni, furi-bonde litigate con una regia che avrebbe do-vuto - giusto perch Fantastico Enrico - se-g u i re lui e solo lui. Lui e solo lui, un unicocommento: Peggio di Mike Bongiorno. Esono giornate di nervosismo per tutti: dalles a rte ai ballerini costretti, questi ultimi, auna sigla zoppicata, studiata apposta per te-n e re il passo a un Montesano decisamente f e rmato nellobbligo della core o g r a f i a .Una palla, due palle, ununica pena. L a g-g i o rnamento bombonieresco del look dellaCarlucci conferma landazzo, Enrico Va i m e ,a u t o re e pigmalione, buca e sbuca di tantoin tanto dalle quinte, disperando di re c u p e-r a re lirrecuperabile Montesano avvinghia-to sempre pi al suo delirio di onnipotenza,quello di una macchietta a cui per venu-to meno il verso. E infatti non pi il belloS a l v a t o re che ci piace tutte lore. Sconfor-tato, dice: Abbiamo assistito a pi di uncambiamento, tutto cambiato, anche il gu-sto del pubblico. Nella disperazione di Va i-me (che pure autore del profetico libro Ilvariet morto), Montesano conferma sestesso: la parodia dellavvocato Ceccare l l i(quello della fontana di piazza Navona) purse imposta dallattualit, ricalca un clichvecchio di venti anni. E quindi le liti, altre li-ti, sempre pi furiose, con lo staff degli au-tori. Dunque le angosce, continue e conta-giose, di dover imparare a memoria quattromonologhi, per non parlare della volutt,

    Roma. E vabbene che essendo stata ven-duta la met dei biglietti, questa sera ci sa-ranno pi probabilit di vincita, ma la tristestoria di Fantastico, il festalone televisivo Raia g g regato alla Lotteria di Capodanno co-munque naufragato, affondato e affogato sot-to i colpi di scopa della Befana. Un piche-tonfo da tinello marr e allora, avendo linte-ra patria massmediatica seguito il rantolom o rt i f e ro del variet, con tante amene di-scussioni sul genere e sullo specifico, nella

    serata di oggi si certifica la disfatta fantasticadi Fantastico. Con o senza Enrico, lEnricoMontesano dato per disperso, disperato, di-m e n t i c a t o .

    E non sar che uno svaporare proprio al-lora di cena, con sei madrine: la signora Ka-tia Ricciarelli, la maggiorata Valeria Marini,la paracadutista Anna Falchi, lamericanaHeather Parisi e la signorina Antonella Cle-rici. Uno svaporare di consuetudine. Conospiti casalinghi e familiari: Fausto Leali,R a ffaella Carr, Gianfranco DAngelo e laP remiata Ditta. Uno svaporare niente malepensando alla venerata storia dello spettaco-lo, a quello che fu la Rai, lepopea di Canzo-nissima, Studio Uno, le rose e i violini, i mi-c rofoni aggrappati alle giraffe, lo schermo inbianco e nero e quindi Alberto Lupo e Min-nie Minoprio: Come ci vogliamo bene, noidue, cip cip cip. Stramazzato tra le belle co-sce di Milly Carlucci, nellimpossibile re s u r-rezione video affidata a Giancarlo Magalli, ilsalotto tomboliere della lotteria questa serachiude male. Male certamente per i soldi. Sei numeri sono numeri, per esempio, c da ri-c o rd a re che il term o m e t ro dellascolto - gra-zie a Corrado e al maestro Pregadio vincitorisu Canale 5 - ha massacrato le aspettative, masiccome i numeri sono veramente numeri, cda annotare nel diario di viaggio dellItaliapost-Sisal, che anche la pidocchiosa speran-za del rettangolino con serie e cifra, il bi-g l i e t t o , non ha trovato entusiasmi e acqui-renti. Si dir: tutta colpa delle palline cadutemale al tempo di Castelbellino, quando pi diun contendente si present allincasso nelfrattempo che il giramento di palle di unamacchina infallibile sotto lo sguardo alloc-cuto di Leo Gullotta, ne aveva decretato lan-nullamento. Colpa forse del Gratta e vincigrattugiato nel malo modo di tutta una seriedi rotoli stampati male, colpa della sfiga sem-p re pi invincibile che non fa vincere un be-neamato cavolo allitaliano in pantofole, fat-to sta che Fantastico, gi Fantastico Enrico,chiude stasera con il mugghio di un sorr i s op rofessionale che fa di necessit virt .

    Latteso saluto di Giancarlo MagalliUno svaporare che dilagher nel corru c c i o

    di unet irrimediabilmente passata. E sva-p o rer nel suo vapore leggero, Fantastico.Con o senza Enrico. Ma forse pi con Enricoche senza. E certamente per lui non sar unc o n f o rto ingurg i t a re il saluto che - per stile ededucazione - Giancarlo Magalli, lobbedienteaziendalista, gli rivolger stasera dallo studio.Pi con Enrico che senza dunque, con sole 5puntate per far re g i s t r a re sabato 2 dicembre ,

    Enrico Montesano, luomo che non divenne Nino Manfredi

    Cos il pentito Angelo Siino faceva affari anche sotto scorta

    Oggi ultima puntata del programma abbinato alla Lotteria Italia,venduta solo la met dei biglietti. Il suo primo conduttore politicamentecorretto cerca scuse: Ho fatto politica in un momento di entusiasmoingiustificato. Intanto la moglie non sparge pi sale al Teatro delle Vi t t o r i e

    quella di sovrapporsi continuamente con lasua voglia di re c i t a re e dettare la propria li-nea di condotta (gli anni 60, tutti sipario esketch) l dove cera bisogno di un semplicec o n d u t t o re, di un personaggio a ogni modotelevisivo. Ma proprio questo che non hafunzionato, ammetter lo stesso Montesano,quel modo di fare televisione non pipossibile. E sabato dopo sabato, il ragazzoche fu al Sistina, costruisce linsuccesso pic l a m o roso mai registrato dalla rete ammi-raglia della Rai.

    Il giro curativo dei dirigenti RaiP robabilmente a dargli una mano in quel-

    limpasto di nervosismo che fu il suo Fanta-stico Enrico stata anche la moglie, pre s e n-tissima in forza della sua qualifica di pro d u t-t o re esecutivo. Competenza della signora, in-fatti, era quella della distribuzione del saleda sparg e re in ogni angolo del Te a t ro delleVittorie. Una palla, due palle, ununica pena,una cappa di terribile nervosismo. E il lu-ned 3 dicembre - nessuno lo immagina no-nostante levidente insuccesso - che Monte-sano sparisce ingoiato da un ascensore di via-le Mazzini. In mattinata, in una riunione a tre- con Maffucci e Tantillo - cera pure stato ilconsueto giro curativo (consulto, ndr). Maf-fucci, seguendo la scia di un altro ascensore ,aveva rassicurato i cronisti: Correttivi ci sa-ranno, ma non sappiamo ancora quali. Doposolo tre ore, la sorpresa: Montesano (non sen-za la signora) molla. Tutti gli altri - compre s aMilly Carlucci che, giustamente, brinda - re-stano. Ed la prima volta che il conduttore diun programma televisivo lascia di propria vo-lont. Le malelingue si esercitano: qualcunogiura che questo non altro che un compro-messo raggiunto dalle parti per salvare la tra-smissione e i difficili rapporti con la LotteriaItalia (che nel frattempo medita un mezzo tra-sloco a Mediaset). Compromesso tra i com-p romessi poi, quello di salvare anche la fac-cia del capriccioso cocco comico che - voltoda eroe onesto, sconfitto ma in cerca di nuo-va occupazione - fa sapere di fronte alle tele-c a m e re del Tg1, perch no?, magari vado aMediaset. Piccole storie della piccola Italia.Al Tg5, un Enrico Montesano pi confiden-ziale, appena una settimana prima aveva rac-contato come fosse pi che meditata la deci-sione di abbandonare Fantastico: Avevo no-tato la difficolt di coesione tra gli obblighiistituzionali dello spettacolo e il mio modo die s p r i m e rmi. Stasera per, il saluto di Ma-galli, un saluto part i c o l a re per Montesanoche, latitante in chiss quale luogo a guairedi rabbiosa solitudine, aveva creduto nel-lonnipotenza della sua macchietta. Un salu-to, due saluti, ununica malinconia. Ma il ri-s t o ro allanima acidula del pur bravo ConteTacchia tarder a gocciolare perch cro l l a n-do, toppando, tonfando come mai nella storiadellintrattenimento istituzionale se neraavuta memoria, ha perso le penne del suo gilogorato portapiume dattor comico senzaaver avuto il tempo, senza quella misericor-dia nazionalpopolare del pubblico che pro-tegge i beniamini della simpatia. Insomma,Montesano Enrico, luomo che non diventNino Manfredi, quello che nel 97 ha fatto ti-bis & tobis.

    IL FL O P D I FA N TA S T I C O N O N HA PR E C E D E N T I, LU I ST E S S O N E L 1988 FA C E VA 11 M I L I O N I A PU N TATA, N E L 9 7 E SC E S O A 4

    Una stella li precedeva di notte e illu-minava il loro cammino raggiandonon come luna, ma come sole. Tutte le viesconosciute, i corsi dacqua, le paludi e lemontagne, dinanzi a questi tre re, si tra-s f o rmavano in vie pianeggianti. Cos Gio-vanni da Hildesheim (1310 o 1320-1375) ciracconta la storia dei tre re, dei tre sa-pienti persiani in viaggio verso Betlemme,p o rtatori di ricchi doni e circonfusi da unalone di mistero e sfarzo. Forse per la cor-nice fiabesca o forse perch si sobbarc a-rono un lungo viaggio per adorare un ReBambino, hanno sempre suscitato lammi-razione e la curiosit dei pi piccini.

    P rovenienti da un enigmatico Oriente,la loro identit non ci meglio conosciutae le notizie in nostro possesso giungonop revalentemente da fonti non cristiane,apocrife. Lunico testo canonico che limenzioni, fugacemente, il Vangelo diMatteo (2,1): Ecco giungere dallOriente iMagi. Gasparre, Melchiorre e Baldassar-re, sontuosamente vestiti, con un ricco se-guito di servitori e animali esotici, cervi ecammelli, sono stati infinite volte rappre-sentati nella storia dellarte, nelle Nativite nel Presepe. Un fascino non disgiunto dainsidie. Astrologi, capaci quindi di legge-re il linguaggio degli astri, furono guidatip roprio da una stella, che li precedette si-no alla meta, fermandosi sopra il luogodove si trovava il bambino.

    Al vedere la stella furono ripieni dis t r a o rdinaria allegrezza; ed entrati nella

    casa videro il bambino con Maria sua ma-d re e si pro s t r a rono davanti a lui in ado-razione. Poi aprirono i loro scrigni e gli of-f r i rono in dono oro, incenso e mirra. Quin-di, avvertiti in sogno di non passare daE rode, per unaltra via fecero ritorno alp roprio paese.

    E tuttavia non solo oro ci che luccica.I Magi furono infatti involontaria causadella strage degli innocenti. E se non ba-stasse, secondo alcune versioni apocrife,erano piuttosto scettici sulla verginit diMaria, pur riconoscendola Madre di Dio.

    Nella versione del Milione di Marc oPolo, i tre sovrani rappresentano tre gene-razioni. Gasparre il pi giovane, Baldas-s a rre il mediano e Melchiorre il pi an-ziano. A ciascuno il bambino appare ri-spettivamente, giovane, adulto, vecchio.Solo quando lo visitano contemporanea-mente, si accorgono tutti che un neonato( una metamorfosi del Bambino che ri-flette gli influssi della tradizione apocrifa

    e dimostra come questultima sia pro f o n-damente imbevuta di cultura zoro a s t r i a-na). Nelle tre et di Ges si manifesta lap rova della sua divinit, in quanto pre-rogativa esclusiva del vero Dio non avereet ed essere perci sempre identico a sestesso, riassumendo cos in s il ciclo e losviluppo dellintera perfezione cosmica.

    Ma la storia dei Magi continua oltre lal o ro vita terrena e non si conclude con ilr i e n t ro in patria, la morte e la successivatumulazione nella mitica Saba, vicino allacitt del fuoco, centro della regione di Zo-ro a s t ro. Continua infatti nella storia dellereliquie, che dopo varie peripezie arr i v a-rono in Occidente, a Roma. Per appro d a repoi a Milano, nella chiesa di santEustor-gio, dove furono collocate per concessionedi Manuele I Comneno, Imperatore dO-riente (1123-1180). Almeno fino a quando,nel 1162, Federico Barbarossa, conquista-t o re di Milano, ne ordin la traslazione nelDuomo di Colonia, per privare la citt ne-mica di una potente tutela, dato che i re s t idei tre principi che visitarono il Bambinoavevano in pi occasioni manifestato unas t r a o rdinaria capacit divinatoria. S o l o700 anni pi tardi, (larcivescovo di Colo-nia Reinold von Dassel le aveva intantofatte riporre in unarca trasferita nel 1794in Westfalia dai francesi), le reliquie furo-no rese a Milano (1804). Qui sono tuttoracustodite, dopo essere scampate, non sen-za danni notevoli, ai bombardamenti del-lultima guerr a .

    LIBRIMassimo Centini

    LA VERA STORIA DEI RE MAGI270 pp. Piemme, Lire 32.000

    6 GENNAIO 1948

    Chiusi i confini del Ti b e t fino al 1950per ragioni astrologiche. Lo decide il Con-siglio dei lama sulla base delle pre v i s i o n if o rmulate dagli astrologi ufficiali delloStato, che ha un r