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Dirigenti Scolastici Dirigenti Scolastici Dirigenti Scolastici Dirigenti Scolastici NOTIZIARIO NAZIONALE NOTIZIARIO NAZIONALE NOTIZIARIO NAZIONALE NOTIZIARIO NAZIONALE N. N. N. N. 002 002 002 002/ 201 / 201 / 201 / 2013 – 03 03 03 03 Gennaio Gennaio Gennaio Gennaio 2013 2013 2013 2013 Coordinamento Nazionale STRUTTURA COMPARTO NAZIONALE DIRIGENTI SCOLASTICI FLC IN PRIMO PIANO 01. Dirigenti scolastici: costituzione fondo nazionale e sua ripartizione per le contrattazioni integrative regionali (anche in considerazione della possibile nomina 355 neo DS Lombardia a conclusione contenzioso) MANOVRA E RAPPORTI STATO REGIONI 02. Formazione tecnica superiore: due importanti pareri della Conferenza Unificata 03. ITS e università: No delle Regioni alla bozza di decreto sul riconoscimento dei crediti formativi 04. Quadro Europeo delle Qualificazioni (EQF): Accordo in Conferenza Stato- Regioni 05. Incontro unitario CGIL, CISL e UIL con Conferenza unificata su servizi educativi e Sezioni Primavera NOTIZIE NAZIONALI 06. Pagamento indennità agli amministrativi che sostituiscono i DSGA: le indicazioni della Ragioneria generale 07. Circolare n. 188 MEF : sottocodice per la gestione dell’indennità per funzione superiori da attribuire al personale ATA con incarico di DSGA 08. Scuola: le iscrizioni, un momento importante 09. Conferenza nazionale dell'Istruzione e Formazione Professionale: una occasione perduta 10. Web-cronaca convegno nazionale sulla formazione professionale SPAZIO FAQ E GIURISPRUDENZA 11. Assistenza al CONIUGE portatore di handicap : l’ampliamento platea per la fruizione del congedo è possibile solo in presenza di patologie invalidanti del coniuge e l’età non rientra tra queste 12. Tribunale di Lecce Sulle condizioni per il mantenimento della titolarità della cattedra -Avv. Giovanni Morelli – DIRITTO SCOLASTICO NAVIGANDO IN RETE 13. Brutti, sporchi e cattivi - Franco Buccino 14. Il Ministro Prof. Umo: il lascito - Il Ministro che tastava il polso alla scuola - di Aristarco Ammazzacaffè 15. Scuola pubblica, un’altra Agenda è possibile - di Marina Boscaino N.B. TEMPORANEAMENTE, PER MOTIVI TECNICI, IL NOTIZIARIO NAZIONALE E GLI ALLEGATI SONO ARCHIVIATI ED ACCESSIBILI SUL SITO REGIONALE FLC LOMBARDIA

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Dirigenti ScolasticiDirigenti ScolasticiDirigenti ScolasticiDirigenti Scolastici NOTIZIARIO NAZIONALENOTIZIARIO NAZIONALENOTIZIARIO NAZIONALENOTIZIARIO NAZIONALE N.N.N.N. 002002002002/ 201/ 201/ 201/ 2013333 –––– 03030303 GennaioGennaioGennaioGennaio 2013201320132013

Coordinamento Nazionale STRUTTURA COMPARTO NAZIONALE DIRIGENTI SCOLASTICI FLC

IN PRIMO PIANO

01. Dirigenti scolastici: costituzione fondo nazionale e sua ripartizione per le contrattazioni integrative regionali (anche in considerazione della possibile nomina 355 neo DS Lombardia a conclusione contenzioso)

MANOVRA E RAPPORTI STATO REGIONI

02. Formazione tecnica superiore: due importanti pareri della Conferenza Unificata

03. ITS e università: No delle Regioni alla bozza di decreto sul riconoscimento dei crediti formativi

04. Quadro Europeo delle Qualificazioni (EQF): Accordo in Conferenza Stato-Regioni

05. Incontro unitario CGIL, CISL e UIL con Conferenza unificata su servizi educativi e Sezioni Primavera

NOTIZIE NAZIONALI

06. Pagamento indennità agli amministrativi che sostituiscono i DSGA: le indicazioni della Ragioneria generale

07. Circolare n. 188 MEF : sottocodice per la gestione dell’indennità per funzione superiori da attribuire al personale ATA con incarico di DSGA

08. Scuola: le iscrizioni, un momento importante

09. Conferenza nazionale dell'Istruzione e Formazione Professionale: una occasione perduta

10. Web-cronaca convegno nazionale sulla formazione professionale

SPAZIO FAQ E GIURISPRUDENZA

11. Assistenza al CONIUGE portatore di handicap : l’ampliamento platea per la fruizione del congedo è possibile solo in presenza di patologie invalidanti del coniuge e l’età non rientra tra queste

12. Tribunale di Lecce Sulle condizioni per il mantenimento della titolarità della cattedra -Avv. Giovanni Morelli – DIRITTO SCOLASTICO

NAVIGANDO IN RETE

13. Brutti, sporchi e cattivi - Franco Buccino

14. Il Ministro Prof. Umo: il lascito - Il Ministro che tastava il polso alla scuola - di Aristarco Ammazzacaffè

15. Scuola pubblica, un’altra Agenda è possibile - di Marina Boscaino

N.B. TEMPORANEAMENTE, PER MOTIVI TECNICI, IL NOTIZIARIO NAZIONALE E GLI ALLEGATI SONO ARCHIVIATI ED

ACCESSIBILI SUL SITO REGIONALE FLC LOMBARDIA

Al link sottostante in sezione dirigenti scolastici INSIEME AL NOTIZIARIO IN ALLEGATO: http://www.flccgil.lombardia.it/cms/view.php?&dir_pk=123&cms_pk=3680 • nota 9747 del 20 dicembre 2012 fondo unico nazionale dirigenti scolastici

• nota 9749 del 20 dicembre 2012 informativa fondo unico nazionale dirigenti scolastici

• parere conferenza unificata 145 del 20 dicembre 2012 decreto revisione figure its

• parere conferenza unificata 147 del 20 dicembre 2012 decreto ifts

• parere conferenza unificata 254 del 20 -12- 2012 riconoscimento crediti formativi its

• raccomandazione parlamento europeo e consiglio del 23 -04- 2008 costituzione eqf

• accordo conferenza unificata del 20 dicembre 2012 primo rapporto eqf

• nota 107034 del 10 dicembre 2012 pagamento indennità sostituzione dsga

• La nota 188 del MEF NUOVI CODICI pagamento indennità sostituzione dsga

• fascicolo flc cgil iscrizioni anno scolastico 2013 2014 dicembre 2012

• la presentazione di Giovanni Lo Cicero convegno nazionale sulla formazione professionale

• il testo integrale dell'intervento di Luigi Rossi convegno nazionale sulla formazione professionale

• le slide di presentazione di Anna Teselli convegno nazionale sulla formazione professionale

• interpello n. 43 del 21 -12- 2012 CONGEDO ASSISTENZA AL CONIUGE DISABILE

• Tribunale di Lecce – Ordinanza del 13 agosto 2012 titolarità della cattedra va salvaguardata CON 1/3 ORE

************** IN PRIMO PIANO

01. Dirigenti scolastici: costituzione fondo nazionale e sua ripartizione per le contrattazioni integrative regionali

Il Ministero dell'Istruzione pubblica la nota. Si riducono le risorse professionali ed economiche disponibili e aumentano la complessità della gestione delle scuole e i carichi di lavoro dei dirigenti.

Il MIUR, dopo l’informativa data a voce alle Organizzazioni Sindacali rappresentative dell'area V della dirigenza scolastica ai sensi del CCNL vigente, ha inviato il 20 dicembre 2012 la scheda di quantificazione del fondo unico nazionale e della sua ripartizione tra gli Uffici Scolastici Regionali. In allegato, la nota ministeriale e la nota informativa inviata ai sindacati.

La quantificazione tiene conto anche delle risorse necessarie nel caso in cui entrassero in ruolo, a conclusione del contenzioso in atto, i 355 neo Dirigenti della Lombardia.

I fondi assegnati alle Regioni saranno disponibili per definire, attraverso la contrattazione integrativa regionale, la retribuzione di posizione parte variabile e di risultato dei dirigenti scolastici.

I dirigenti scolastici sono quest’anno meno di 8.000 (7.984) e dirigono 9.133 scuole autonome. Dall’anno scolastico 2010/2011 le scuole sono passate da 10.431 a 10.320 nel 2011/2012 (meno 111) e a 9.133 nel 2012/2013 (meno 1.298). SI tratta di una diminuzione di oltre il 12%; i dirigenti scolastici nell’a.s. 2010/2011 erano 9.169: sono diminuiti di 1.185 unità. In questo anno scolastico 1.286 scuole sono dirette da un dirigente reggente.

Le sedi dell’intero sistema di istruzione sono rimaste le stesse, le istituzioni scolastiche sono cresciute nelle dimensioni e nella complessità e sono gravate di sempre maggiori compiti e responsabilità: alle scuole viene richiesto di migliorare e di innovare, ma sono tagliate continuamente risorse professionali indispensabili al loro funzionamento.

I fondi contrattuali per la retribuzione dei dirigenti scolastici sono stati diminuiti dall’a.s. 2010/2011 di € 2.873.225,49 per effetto degli interventi del precedente governo (Decreto Legge 78/2010). I dirigenti scolastici andati in pensione hanno lasciato nel fondo nazionale € 20.623.114,07 relativi alla RIA (secondo quanto previsto dal CCNL vigente) che si sono trasformati in un ulteriore risparmio. La retribuzione complessiva dei dirigenti scolastici e quindi il loro costo è diminuito. I dirigenti scolastici entrati con i due ultimi concorsi sono retribuiti meno degli ex presidi e direttori e presidi incaricati pur facendo lo stesso lavoro e tutti insieme i dirigenti continuano ad essere retribuiti molto meno degli altri dirigenti pubblici di fascia corrispondente.

Con l’informazione sindacale e la trasmissione del riparto agli Uffici Scolastici Regionali si potrà avviare la contrattazione integrativa regionale. In tutte le regioni la FLC CGIL e le strutture regionali di comparto dei dirigenti scolastici sono impegnate nella apertura dei tavoli per la sottoscrizione dei contratti e per la difesa delle condizioni lavorative e retributive dei dirigenti.

Perché le condizioni mutino realmente è necessario che cambi il valore che viene attribuito alla scuola e ai suoi lavoratori.

Al link sottostante in sezione dirigenti scolastici INSIEME AL NOTIZIARIO IN ALLEGATO: http://www.flccgil.lombardia.it/cms/view.php?&dir_pk=123&cms_pk=3680 • nota 9747 del 20 dicembre 2012 fondo unico nazionale dirigenti scolastici

• nota 9749 del 20 dicembre 2012 informativa fondo unico nazionale dirigenti scolastici

************** MANOVRA E RAPPORTI STATO REGIONI

02. Formazione tecnica superiore: due importanti pareri della Conferenza Unificata

Riguardano gli istituti tecnici superiori e i nuovi percorsi di istruzione e formazione tecnica superiore.

Nella seduta del 20 dicembre scorso la Conferenza Unificata ha dato parere favorevole su due schemi di decreto del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca, di concerto con il Ministro del lavoro e delle politiche sociali concernenti

• La revisione degli ambiti di articolazione dell’area “Tecnologie innovative per i beni e le attività culturali - Turismo“ degli Istituti Tecnici Superiori (ITS), delle relative figure nazionali di riferimento e dei connessi standard delle competenze tecnico-professionali

• Le specializzazioni tecniche superiori relative ai percorsi post secondari di istruzione e formazione tecnica superiore di durata annuale (IFTS).

I testi dei due decreti non sono stati ancora noti ma possiamo anticipare i contenuti fondamentali.

Istituti Tecnici Superiori

Nell’ambito dell’area tecnologica denominata “Tecnologie innovative per i beni e le attività culturali Turismo” vengono istituite quattro nuove figure di tecnico superiore, due nell’ambito “Turismo e attività culturali” e due nell’ambito “Beni culturali ed artistici”. Queste le denominazioni delle nuove figure:

Ambito - Turismo e attività culturali:

1. Tecnico superiore per la promozione del marketing delle filiere turistiche e delle attività produttive: figura che opera nel settore della valorizzazione del territorio nelle sue peculiarità culturali, turistiche ed enogastronomiche

2. Tecnico superiore per la gestione di strutture turistico-ricettive: figura che opera nel management dell’impresa turistico-alberghiera

Ambito - Beni culturali e artistici

1. Tecnico superiore per la conduzione del cantiere di restauro architettonico: figura che opera nella conservazione e nel restauro dei beni materiali

2. Tecnico superiore per la produzione/riproduzione di artefatti artistici: figura che opera nella valorizzazione e nella riproduzione di prodotti che caratterizzano tante aree del nostro Paese e impegnano imprese manifatturiere e artigianali protagoniste di settori significativi del Made in Italy: dalla ceramica, all’oreficeria, dalla lavorazione del legno alla fabbricazione di strumenti musicali.

Queste figure modificano quelle previste dal Decreto Interministeriale del 7 settembre 2011 nell’ambito della specifica area tecnologia. Il quadro aggiornato dovrebbe essere pertanto il seguente:

Area tecnologiche Ambito Figure

1.1 Approvvigionamento e generazione di energia

1.1.1. Tecnico superiore per l'approvvigionamento energetico e la costruzione di impianti

Efficienza energetica 1.2 Processi e impianti ad elevata

efficienza e a risparmio energetico

1.2.1 Tecnico superiore per la gestione e la verifica di impianti energetici

1.2.2 Tecnico superiore per II risparmio energetico nell'edilizia sostenibile

2.1 Mobilità delle persone e delle merci

2.1.1 Tecnico superiore per la mobilità delle persone e delle merci

2.2 Produzione e manutenzione di mezzi di trasporto e/o relative infrastrutture

2.2.1 Tecnico superiore per la produzione e manutenzione di mezzi di trasporto e/o relative infrastrutture

Mobilità sostenibile

2.3 Gestione infomobilità e infrastrutture logistiche

2.3.1 Tecnico superiore per I'infomobilità e le infrastrutture logistiche

3.1 Biotecnologie industriali e ambientali

3.1.1. Tecnico superiore per la ricerca e lo sviluppo di prodotti e processi a base biotecnologica

3.1.2. Tecnico superiore per il sistema qualità di prodotti e processi a base biotecnologica

Nuove tecnologie della vita

3.2 Produzione di apparecchi, dispositivi diagnostici e biomedicali

3.2.1. Tecnico superiore per la produzione di apparecchi e dispositivi diagnostici, terapeutici e riabilitativi.

4.1 Sistema agroalimentare

4.1.1. Tecnico superiore responsabile delle produzioni e delle trasformazioni agrarie, agroalimentari e agro-industriali

4.1.2. Tecnico superiore per il controllo, la valorizzazione e il marketing delle produzioni agrarie, agro-alimentari e agro-industriali

4.1.3. Tecnico superiore per la gestione dell'ambiente nel sistema agro-alimentare

4.2 Sistema casa

4.2.1. Tecnico superiore per l'innovazione e la qualità delle abitazioni

4.2.2. Tecnico superiore di processo, prodotto, comunicazione e marketing per il settore arredamento

4.3 Sistema meccanica

4.3.1.Tecnico superiore per l'innovazione di processi e prodotti meccanici

4.3.2. Tecnico superiore per l'automazione ed i sistemi meccatronici

4.4 Sistema moda

4.4.1. Tecnico superiore per il coordinamento dei processi di progettazione, comunicazione e marketing del prodotto moda

4.4.2. Tecnico superiore dli processo, prodotto, comunicazione e marketing per II settore tessile – abbigliamento - moda

4.4.3.Tecnico superiore di processo e prodotto per la nobilitazione degli articoli tessili - abbigliamento - moda

4.4.4. Tecnico superiore del processo, prodotto, comunicazione e marketing per il settore calzature - moda

Nuove tecnologie per il Made in Italy

4.5 Servizi alle imprese

4.5.1. Tecnico superiore per il marketing e l'internazionalizzazione delle imprese

4.5.2. Tecnico superiore per la sostenibilità del prodotti (design e packaging)

Turismo e attività culturali

1. Tecnico superiore per la promozione del marketing delle filiere turistiche e delle attività produttive

2. Tecnico superiore per la gestione di strutture turistico-ricettive

Tecnologie innovative per i beni e le attività culturali - Turismo

Beni culturali e artistici

1. Tecnico superiore per la conduzione del cantiere di restauro architettonico

2. Tecnico superiore per la produzione/riproduzione di artefatti artistici

6.1 Ambito Metodi e tecnologie per lo sviluppo di sistemi software

6.1.1 Tecnico superiore per i metodi e le tecnologie per lo sviluppo di sistemi software

6.2 Ambito Organizzazione e fruizione dell’informazione e della conoscenza

6.2.1. Tecnico superiore per l’organizzazione e la fruizione dell’informazione e della conoscenza

Tecnologie della informazione e della comunicazione

6.3 Ambito Architetture e infrastrutture per i sistemi di comunicazione

6.3.1. Tecnico superiore per le architetture e infrastrutture per i sistemi di comunicazione

In sintesi: 6 aree tecnologiche, 17 ambiti e 29 figure di tecnico superiore.

Istruzione e Formazione Tecnica superiore (IFTS)

Il DPCM del 25 gennaio 2008, concernente le “Linee guida per la riorganizzazione del Sistema di istruzione e formazione tecnica superiore e la costituzione degli istituti tecnici superiori”, prevedeva una profonda revisione e trasformazione dei percorsi IFTS. Queste gli aspetti più rilevanti.

I percorsi IFTS

• sono programmati dalle regioni nell'ambito delle loro competenze esclusive in materia di programmazione dell'offerta formativa

• hanno, di regola, la durata di due semestri, per un totale di 800/1000 ore

• sono finalizzati al conseguimento di un certificato di specializzazione tecnica superiore

Possono iscriversi i giovani e gli adulti in possesso di uno dei seguenti titoli

• diploma di istruzione secondaria superiore;

• diploma professionale quadriennale di tecnico conseguito bell’ambito dell’istruzione e Formazione Professionale (IeFP)

Inoltre, possono iscriversi anche coloro che sono in possesso dell'ammissione al quinto anno dei percorsi della secondaria di II grado nonché coloro che non sono in possesso del diploma di istruzione secondaria superiore, previo accreditamento delle competenze acquisite in precedenti percorsi di istruzione, formazione e lavoro successivi all'assolvimento dell'obbligo di istruzione

I nuovi percorsi IFTS

• sono progettati e gestiti da università, scuole secondarie di II grado, enti pubblici di ricerca, centri e agenzie di formazione professionale accreditati e imprese o loro associazioni, tra loro associati anche in forma consortile

• si riferiscono a settori produttivi individuati, per ogni triennio, con accordo in sede di conferenza unificata

Questa parte del DPCM 25/01/2008 era rimasta lettera morta ed in più occasione CGIL ed FLC CGIL avevano chiesto l’emanazione delle norma attuative.

Il 20 dicembre scorso la Conferenza Unificata ha dato il parere positivo sullo schema di decreto che individua cinque filiere produttive e venti specializzazioni nazionali. Questo l’elenco:

Manifattura e Artigianato 1. Tecniche per la realizzazione artigianale di prodotti del made in Italy

Meccanica Impianti e Costruzione 2. Tecniche di disegno e progettazione industriale 3. Tecniche di industrializzazione del prodotto e del processo 4. Tecniche per la programmazione della produzione e la logistica 5. Tecniche di installazione e manutenzione di impianti civili e industriali 6. Tecniche dei sistemi di sicurezza ambientali e qualità dei processi industriali 7. Tecniche di monitoraggio e gestione del territorio e dell'ambiente 8. Tecniche di manutenzione, riparazione e collaudo degli apparecchi dispositivi diagnostici 9. Tecniche di organizzazione e gestione del cantiere edile 10. Tecniche innovative per l'edilizia

Cultura, Informazione e Tecnologie informatiche 11. Tecniche per la sicurezza delle reti e dei sistemi 12. Tecniche per la progettazione e lo sviluppo di applicazioni informatiche 13. Tecniche per l’integrazione dei sistemi e di apparati TLC

14. Tecniche per la progettazione e gestione di database 15. Tecniche di informatica medica 16. Tecniche di produzione multimediale 17. Tecniche di allestimento scenico

Servizi commerciali 18. Tecniche per l’amministrazione economico-finanziaria

Turismo e Sport 19. Tecniche di progettazione e realizzazione di processi artigianali e di trasformazione agroalimentare con produzioni tipiche del territorio e della tradizione enogastronomica 20. Tecniche per la promozione di prodotti e servizi turistici con attenzione alle risorse, opportunità ed eventi del territorio.

Al link sottostante in sezione dirigenti scolastici INSIEME AL NOTIZIARIO IN ALLEGATO: http://www.flccgil.lombardia.it/cms/view.php?&dir_pk=123&cms_pk=3680 • parere conferenza unificata 145 del 20 dicembre 2012 decreto revisione figure its

• parere conferenza unificata 147 del 20 dicembre 2012 decreto ifts

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TROVATE INVECE DIRETTAMENTE al link sottostante

• decreto interministeriale 7 settembre 2011 ambiti e figure nazionali its

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03. ITS e università: No delle Regioni alla bozza di decreto sul riconoscimento dei crediti formativi

Lo schema prevedeva una pesante penalizzazione degli ITS non federati con le università.

L'art. 14 della Legge Gelmini sull'università, Legge 240/10, reca norme sulla "Disciplina di riconoscimento dei crediti".

In particolare

• il comma 1, modificando l'art. 2 comma 147 del decreto legge 262/2006, stabilisce che il numero massimo di crediti formativi riconoscibili per attività formative di livello post-secondario non può essere superiore a dodici

• il comma 2 prevede che con decreto del Ministro dell'Istruzione, Università e Ricerca siano definite eventuali deroghe al limite dei dodici crediti previsti dal comma 1 in relazione, tra l'altro, ad attività formative di livello post-secondario, alla cui progettazione e realizzazione l'università abbia concorso

• il comma 3 stabilisce che, con il medesimo decreto sopra citato, siano definiti i criteri per il riconoscimento dei crediti acquisiti dallo studente a conclusione dei percorsi realizzati negli Istituti Tecnici Superiori (ITS) nell'ambito dei progetti attuati con le università attraverso le cosiddette federazioni contemplate dall'art. 3 della Legge 240/10. In particolare tale articolo prevede che "Al fine di migliorare la qualità, l'efficienza e l'efficacia dell'attività didattica, di ricerca e gestionale, di razionalizzare la distribuzione delle sedi universitarie e di ottimizzare l'utilizzazione delle strutture e delle risorse, (…) due o più università possono federarsi, anche limitatamente ad alcuni settori di attività o strutture (..)" (comma 1). La federazione può avere luogo anche tra università e istituti tecnici superiori (comma 2).

Per completare il quadro di riferimento, occorre ricordare che gli ITS sono "Fondazione in Partecipazione" che hanno, come istituzione di riferimento, un Istituto Tecnico o Professionale, ed un partenariato composto almeno da:

• un ente di formazione accreditato dalla Regione per l'alta formazione;

• un'impresa del settore produttivo cui si riferisce l'istituto tecnico superiore;

• un dipartimento universitario o altro organismo appartenente al sistema della ricerca scientifica e tecnologica;

• un Ente locale.

Lo schema di decreto previsto dall'art. 14 della Legge 240/10 era stato inviato dal MIUR alle Regioni il 27 ottobre 2011. Durante l'incontro tecnico del 15 novembre 2011 i rappresentanti delle Regioni avevano espresso una serie di riserve soprattutto riguardo al divario nel numero dei crediti formativi universitari riconoscibili tra i percorsi degli ITS federati con le Università e quelli non federati.

Il 14 dicembre 2012 il MIUR ha diramato una nuova versione del decreto nella quale veniva confermata la penalizzazione degli ITS non federati.

Il 20 dicembre 2012 la Conferenza Stato-Regioni con Atto n. 254 ha espresso parere negativo sullo schema di decreto previsto dall'art. 14 commi 2 e 3 della Legge 240/10.

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• parere conferenza unificata 254 del 20 – 12- 2012 riconoscimento crediti formativi its

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04. Quadro Europeo delle Qualificazioni (EQF): Accordo in Conferenza Stato-Regioni

Adottato il Primo Rapporto nazionale di referenziazione dei titoli italiani all'EQF.

La Raccomandazione del Parlamento Europeo e del Consiglio dell'Unione Europea del 23 aprile 2008 ha istituito l'European Qualification Framework (EQF), con l'obiettivo “di istituire un quadro di riferimento comune che funga da dispositivo di traduzione tra i diversi sistemi delle qualifiche e i rispettivi livelli, sia per l'istruzione generale e superiore sia per l'istruzione e la formazione professionale”.

La Raccomandazione impegna gli Stati membri ad usare il Quadro europeo delle qualificazioni come strumento di riferimento per confrontare i livelli delle qualificazioni dei diversi sistemi nazionali e “per promuovere sia l'apprendimento permanente sia le pari opportunità nella società basata sulla conoscenza”.

Da un punto di vista tecnico l'EQF “è una griglia di referenziazione, funzionale a mettere in relazione e posizionare le diverse qualificazioni rilasciate nei Paesi membri” dell'Unione Europea. Il “confronto si basa su livelli comuni di riferimento, correlati a learning outcomes (risultati dell'apprendimento) e collocati in una struttura ad otto livelli”.

Il 20 dicembre in sede di Conferenza Stato-Regioni è stato sottoscritto l'accordo con il quale è adottato il “Primo rapporto italiano di referenziazione delle qualificazioni al Quadro Europeo EQF” nel quale sono “posizionati” i titoli di studio italiani nell'ambito degli otto livelli previsti dall'EQF.

Il rapporto, che ha avuto diverse stesure, è stato curato da un Gruppo tecnico composto da rappresentanti del Ministero del lavoro e del Ministero dell'Istruzione e dall'Isfol. I componenti del gruppo tecnico non sono indicati nel Rapporto.

Il gruppo tecnico ha avuto il compito di condurre “le interlocuzioni con le diverse autorità pubbliche competenti per il rilascio delle qualificazioni referenziabili”. Inoltre nella fase di elaborazione del Rapporto sono stati coinvolti anche cinque esperti provenienti da istituzioni estere che partecipano a vario titolo al processo di referenziazione ad EQF nei diversi contesti nazionali ed internazionali. In questo caso i nomi degli esperti sono indicati:

• Padre Friedrich Bechina - Responsabile per le relazioni internazionali della Santa Sede per l'istruzione superiore;

• Richard Curmi - Senior Manager Dipartimento per la valutazione e l'accreditamento del Malta Qualification Authority;

• Claudia Gelleni - Funzionario Centro internazionale per la cooperazione educativa - CIEP Francia;

• Adi Edlira Kahani - Funzionario presso il Dipartimento per il riconoscimento dei diplomi, Divisione per le Relazioni internazionali e i rapporti con l'Unesco del Ministero dell'Educazione di Israele;

• Jean Philippe Restoueix - Funzionario Consiglio d'Europa e membro dell'EQF Advisory Group,

Da segnalare che, a seguito della pubblicazione della bozza di giugno 2012 del Rapporto di referenziazione, la FLC CGIL aveva chiesto al MIUR un incontro sull'argomento. L'incontro non è mai stato concesso e questo ancora una volta mette in evidenza la mancanza di corrette relazioni sindacali da parte del Ministero dell'Istruzione.

Il Quadro di referenziazione delle qualificazioni italiane

Questo è il quadro sinottico di referenziazione delle qualificazioni pubbliche nazionali ai livelli del Quadro europeo delle qualificazioni per l'apprendimento permanente come risulta dall'allegato B all'Accordo in Conferenza Stato-Regioni del 20 dicembre 2012.

Livello

EQF Tipologia di qualificazione

1 Diploma di licenza conclusiva del I ciclo di istruzione

2 Certificazione delle competenze di base acquisite in esito all'assolvimento

dell'obbligo di istruzione

3 Attestato di qualifica di operatore professionale

Diploma professionale di tecnico

Diploma liceale

Diploma di istruzione tecnica

Diploma di istruzione professionale

4

Certificato di specializzazione tecnica superiore

5 Diploma di tecnico superiore

Laurea 6

Diploma Accademico di I livello

Laurea Magistrale

Diploma Accademico di II livello

Master universitario di I livello

Diploma Accademico di specializzazione (I)

7

Diploma di perfezionamento o master (I)

Dottorato di ricerca

Diploma accademico di formazione alla ricerca

Diploma di specializzazione

Master universitario di II livello

Diploma Accademico di specializzazione (II)

8

Diploma di perfezionamento o master (II)

Nel settore dell'istruzione l'aspetto che indubbiamente susciterà le maggiori polemiche, è il livello 4 nel quale sono posizionati i Diplomi quinquennali della secondaria di II grado, il Diploma quadriennale di tecnico che si consegue nell'Istruzione e Formazione Professionale (IeFP) e il Certificato di specializzazione tecnica superiore che si consegue attraverso i percorsi di Istruzione e Formazione Tecnica Superiore (IFTS). Su questo aspetto il Rapporto fa uno specifico approfondimento e giustifica la scelta utilizzando il concetto di “best fit” (migliore posizionamento) in relazione al posizionamento di questi “titoli” nel sistema delle qualificazioni italiane nonché dell'analisi dei descrittori di learning outcomes (risultati dell'apprendimento) desunti dalle norme di settore. La scelta non appare convincente è dovrà essere discussa nuovamente nella fase di revisione annuale del Rapporto.

I passi successivi

L'Accordo del 20 dicembre 2012 per essere operativo dovrà essere recepito con decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali di concerto con il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca.

In base a tale Accordo la Conferenza Stato Regioni ha assunto i seguenti impegni:

• nel 2013 dovranno essere adottate tutte le misure necessarie affinché dal 1° gennaio 2014 tutte le certificazioni delle qualificazioni rilasciate in Italia ricomprese nell'elenco di cui all'Allegato B) e successive integrazioni, riportino un chiaro riferimento al corrispondente livello del Quadro europeo delle Qualificazioni per l'apprendimento permanente

• il Rapporto dovrà avere ampia diffusione attraverso la pubblicazione sui siti web istituzionali di riferimento;

• il Punto Nazionale di Coordinamento dell'EQF, operante presso l'ISFOL, dovrà fornire alla Commissione Europea tutti i dati e ogni supporto per la pubblicazione del Rapporto

• sarà curata la traduzione in lingua inglese, avente valore legale, delle qualificazioni italiane referenziate al Quadro europeo delle qualificazioni, ai fini della loro maggiore portabilità e spendibilità nel contesto europeo;

• con successive versioni del Rapporto Nazionale dovranno essere referenziate anche:

o le ulteriori qualificazioni rilasciate dalle Regioni e Province Autonome

o le abilitazioni professionali relative alle professioni regolamentate

• la revisione e l'aggiornamento del Rapporto avverrà con cadenza annuale

Guida alla lettura del Rapporto

Il Rapporto è strutturato in sezioni.

La prima sezione è relativa alla “Descrizione generale dei diversi sistemi e sottosistemi educativi, formativi e professionali”

La seconda sezione è relativa alla “Mappatura delle qualificazioni rilasciati nei sistemi e sottosistemi analizzati nella sezione 1”

La terza sezione è relativa al “Quadro di referenziazione con l'analisi dei criteri europei e le scelte metodologiche e procedurali adottate”

La quarta sezione presenta le schede descrittive delle qualificazioni

Chi conosce la struttura del sistema di istruzione e formazione italiano può direttamente andare alla lettura della sezione terza. Tuttavia nelle sezioni prima e seconda potrà trovare approfondimenti sul Sistema delle Professioni e delle relative qualificazioni (al momento non referenziate) nonché un Focus sulle pratiche di validazione degli apprendimenti non formali e informali.

Infine nel Rapporto si utilizza il termine “qualificazione” in riferimento ai titoli e alle certificazioni rilasciati “da un'autorità competente a fronte di standard e regole pubbliche e riconosciute”.

Al link sottostante in sezione dirigenti scolastici INSIEME AL NOTIZIARIO IN ALLEGATO: http://www.flccgil.lombardia.it/cms/view.php?&dir_pk=123&cms_pk=3680 • raccomandazione parlamento europeo e consiglio del 23 aprile 2008 costituzione eqf

• accordo conferenza unificata del 20 dicembre 2012 primo rapporto eqf

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05. Incontro unitario CGIL, CISL e UIL con Conferenza unificata su servizi educativi e Sezioni Primavera

A seguito della richiesta fatta unitariamente per rappresentare la grave situazione dei servizi educativi ed in particolare delle sezioni primavera, le Organizzazioni Confederali CGIL CISL UIL sono state ricevute da Conferenza delle Regioni nella persona dell'Assessore Targetti coordinatrice per la Conferenza della Commissione Istruzione. L'incontro è stato positivo e sono stati assunti impegni puntuali. CGIL, CISL e UIL hanno redatto una nota unitaria dell'incontro che di seguito si riporta.

COMUNICATO CGIL - CISL – UIL Ieri, 19 dicembre 2012, a seguito della richiesta inoltrata da CGIL CISL UIL confederali e rivolta ai componenti la Conferenza Unificata Stato-Regioni-Autonomie Locali e Ministri competenti, la Conferenza delle Regioni nella persona dell’Assessore Targetti Coordinatrice della Commissione Istruzione ha convocato un incontro.

Tema in discussione la forte preoccupazione per la situazione dei servizi socio-educativi rivolti ai bambini di 0-3 anni nel nostro Paese, ben fotografata dal “Rapporto di Monitoraggio del Piano di Sviluppo dei Servizi Socio-educativi per la prima infanzia” recentemente reso pubblico, unita al fatto che gli investimenti straordinari del Piano stanno terminando la propria azione, in un contesto di crescenti difficoltà della finanza locale.

All’interno di questo quadro, una particolare fonte di preoccupazione è in questo momento data dalla situazione delle “Sezioni primavera”, che accolgono bambini in età 24-36 mesi, e che per l’anno scolastico in corso non hanno goduto dello stanziamento previsto del MIUR di 12 Milioni di Euro e che sono in attesa nell’anno che si apre di un nuovo Accordo in Conferenza Unificata che ne disciplini le modalità di funzionamento e i relativi finanziamenti.

Durante l'incontro, al quale hanno partecipato le delegazioni di CGIL CISL UIL composte dal livello confederale e dalle categorie rispettive della Funzione Pubblica e della Scuola, è stata rappresentata all'Assessore Targetti la situazione dei servizi, che vede una forte disparità regionale nella copertura della domanda, un forte squilibrio di copertura a discapito delle fasce

0-1 anno e 1-2 anni, una crescita esponenziale di servizi privati, una scarsa diffusione di servizi integrativi. Il tasso nazionale di copertura rilevato al 34,9%, apparentemente elevato, nasconde nella realtà problematiche quali il considerevole apporto dato soprattutto nel Mezzogiorno dagli anticipi alla scuola dell’infanzia. Inoltre vi sono questioni importanti che attengono la qualificazione del servizio e che dovrebbero trovare chiarificazione nelle leggi regionali rispetto alle quali si registra una forte disparità tra regione e regione. Non di secondo piano sono poi le diverse soglie economiche di accesso al servizio e tariffe a carico delle famiglie.

All'Assessore è stata rappresentata inoltre la particolare difficoltà nella quale versano le “Sezioni Primavera”, anche nelle Regioni destinatarie dei Fondi di riprogettazione del PAC (Piano di Azione e Coesione), a causa della mancata definizione delle previste Intese per l’anno scolastico in corso. Nonostante l’interessante monitoraggio prodotto dal MIUR, la sperimentazione del servizio non ha sinora visto un’azione efficace di promozione e messa a sistema, anche rispetto ai finanziamenti.

CGIL CISL UIL hanno dunque formulato all’Assessore Targetti le seguenti richieste:

- Attenzione politica al settore dei servizi socio-educativi rivolti allo 0-3, in un’ottica integrata tra ambito sociale e formativo/dell’istruzione;

- Pieno accoglimento del proprio ruolo di governance del sistema, anche in base alla competenza loro demandata dalla riforma del Titolo V, a partire dalla promozione di azioni ed interventi finanziari per diminuire le presenti disparità nell'offerta formativa nella fascia 0-3;

- Mantenimento del ruolo del Gruppo Paritetico Nazionale (“cabina di regia”) per l’analisi, il sostegno, l’accompagnamento e il monitoraggio delle sezioni primavera;

- Sollecito alle Regioni inadempienti, per la sottoscrizione di Intese regionali per il funzionamento delle Sezioni Primavera, onorando l'Accordo nazionale in vigore ancora per quest'anno. Si rammenta che gli Accordi 2012 sottoscritti in Conferenza Unificata con il Dipartimento della famiglia prevedono la possibilità di utilizzare quei finanziamenti (in totale 70 milioni) anche a questo scopo;

- Attivazione affinché nei primi mesi del 2013, considerato il ripristino delle risorse sul capitolo del MIUR, sia siglato il nuovo Accordo nazionale in sede di Conferenza Unificata Stato Regioni e Autonomie Locali, che consenta cosi di prevedere le iscrizioni alle Sezioni primavera per l'anno 2013/2014 in tempi certi, come già previsto dalla Circolare del MIUR riguardante le iscrizioni per tutto il percorso scolastico-educativo;

- Utilizzo degli importanti stanziamenti relativi al PAC per il potenziamento della rete dei servizi educativi , tra i quali le Sezioni Primavera e i servizi socio-educativi aziendali, promuovendo luoghi di concertazione con le parti sociali anche per sostenere la ripresa del progetto sperimentale inizialmente avviato.

CGIL CISL UIL hanno inoltre auspicato una sempre più attiva partecipazione delle Regioni ai lavori dell’Osservatorio Nazionale Infanzia e Adolescenza che a breve andrà ricostituito, e che rappresenta il luogo istituzionale comune di confronto e analisi delle politiche, nonché di definizione della strategia contenuta nel “Piano Nazionale”, garantendo al contempo la piena disponibilità a partecipare ad un Tavolo di Lavoro stabile con la Conferenza delle Regioni per proseguire il confronto sui temi oggetti dell’incontro. L'assessore Targetti si è detta molto consapevole delle difficoltà presenti e si è impegnata a riportare alle Regioni della Conferenza quanto rappresentato. Ha condiviso la considerazione della strategicità del segmento, sottolineando l’importanza che l’aspetto della cura riveste in questa tipologia di servizi.

In particolare si è detta interessata ad approfondire la tematica della Progettazione relativa ai Fondi del PAC, in un’ottica complessiva di servizi rivolti a 0-3 e 3-6 anni.

Ha sottolineato l’investimento oggi presente in alcune Regioni per i servizi 3-6 anni, a partire dal sostegno alle Scuole dell’infanzia. Si è dichiarata interessata a trovare forme opportune per proseguire il lavoro di approfondimento delle questioni discusse durante l'incontro.

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NOTIZIE NAZIONALI

06. Pagamento indennità agli amministrativi che sostituiscono i DSGA: le indicazioni della Ragioneria generale

Destano perplessità le indicazioni sul pagamento dell'indennità di direzione quota fissa e variabile. Per la FLC CGIL una nota da ritirare. Nessun rispetto del CCNL e della dignità del lavoro.

Dopo che per l'intero anno scolastico 2011-2012 e nei quattro mesi del corrente anno scolastico diverse Ragionerie Territoriali dello Stato hanno bloccato il pagamento dell'indennità dovuta agli assistenti amministrativi per la sostituzione dei DSGA, nonostante le indicazioni fornite dal MIUR con nota prot. 9353 del 22/12/2011 per la predisposizione del Programma Annuale 2012, con notevole e colpevole ritardo è intervenuto l'IGOP (Ispettorato Generale per gli Ordinamenti del Personale e l'Analisi dei costi del lavoro pubblico) che con la nota prot. 0104476 del 7 dicembre 2012 fornisce indicazioni e chiarimenti in proposito.

La nota dell'IGOP ha per oggetto "Indennità di direzione parte fissa. Indennità di reggenza. Indennità per l'espletamento di funzioni superiori".

La nota viene presentata come risposta a numerosi quesiti e richieste di indicazioni inoltrati dalle Ragionerie Territoriali dello Stato relativi al trattamento giuridico ed economico spettante al personale assistente amministrativo che, per sostituzione, per reggenza, per incarico, nomina o utilizzazione per l'intero anno scolastico, ricopra le funzioni di direttore dei servizi generali ed amministrativi, ed in modo particolare al compenso, alle fonti di copertura finanziaria, alle modalità di corresponsione del compenso e al controllo degli atti di attribuzione della funzione.

Affronta pertanto i problemi relativi a:

1. indennità di direzione parte fissa sia nel caso di sostituzione del DSGA per temporanea assenza/impedimento (art. 56 c.4 CCNL/2007) che per l'intero anno scolastico (art. 11 bis dei CCNI 2010-2011 2011-2012)

2. indennità di reggenza se con tale modalità l'assistente amministrativo può ricoprire il posto di DSGA

3. indennità per lo svolgimento di funzioni superiori nel caso di incarico o utilizzazione provvisoria dell'assistente amministrativo.

Vengono giustamente richiamati gli articoli 56 c. 4, 88 e 59 del CCNL vigente, l'art. 11 bis dei CCNI sulle Utilizzazioni sottoscritti per gli anni scolastici 2010-2011 e 2011-2012 e soprattutto le indicazioni fornite dal MIUR con la nota 9353 del 22/12/2011 ("nel caso di posto in organico del DSGA vacante, disponibile e non copribile con supplenti annuali….., la copertura finanziaria per la relativa indennità per funzioni superiori è presente sul bilancio dell'Amministrazione - non delle scuole - sui capitoli destinati al pagamento degli stipendi del personale scolastico di ruolo". Di conseguenza il pagamento sarebbe stato effettuato, su segnalazione delle scuole, dalla Ragioneria territoriale dello Stato congiuntamente al cedolino dello stipendio). Di essi però viene data una specie di interpretazione autentica unilaterale.

Vengono innanzitutto segnalate le criticità individuate dalle Ragionerie territoriali dello Stato e dal Service Personale Tesoro sulle indicazioni fornite dal MIUR:

• il pagamento tramite SPT richiederebbe stanziamenti aggiuntivi a copertura dei capitoli di cedolino unico e sarebbe in controtendenza rispetto a precedenti circolari dello stesso MIUR (del 1996 e del 2003) che ne disponevano il pagamento a carico del fondo di sede o con assegnazioni per supplenze brevi

• non risulterebbe chiaro se al personale assistente amministrativo competa in aggiunta all'indennità per funzioni superiori anche l'emolumento relativo alla posizione economica maturata o se esso debba intendersi assorbito nell'indennità

• vi sarebbe disparità di trattamento dell'assistente amministrativo utilizzato o incaricato (art. 11 bis CCNI) sia rispetto al personale individuato dalla graduatoria del concorso per responsabile amministrativo sia rispetto al personale ATA in servizio che ai sensi dell'art 59 del CCNL instaura un rapporto di impiego di 1 anno come DSGA

• non risulta chiaro se il controllo dei provvedimenti spetti ai Revisori o alla Ragioneria territoriale dello Stato.

Si riferisce anche che le Direzioni del Personale e del Bilancio del MIUR hanno precisato con nota 2438 del 12/04/2012 che il compenso da riconoscere al personale utilizzato è identificabile nel trattamento previsto per la qualifica superiore (art. 52 del DLgs. 165/01) nella misura pari alla differenza tra retribuzioni tabellari iniziali del DSGA e dell'assistente amministrativo; tale compenso si caratterizza come retribuzione a carattere fisso e continuativo, di parte fondamentale, da porre a carico delle Ragionerie Territoriali tramite il sistema SPT, oltre l'indennità di direzione da ascrivere alla parte accessoria della retribuzione e da far gravare sul fondo di istituto.

Visti gli aspetti critici segnalati, per assicurare uniforme trattazione sul territorio nazionale, la nota IGOP chiarisce quanto segue:

• l'assistente amministrativo comprende tra le proprie funzioni la sostituzione o la copertura del posto del DSGA ma non prevede la reggenza

• l'art. 11 bis del CCNI sulle Utilizzazioni per l'a.s. 2010-2011 prevede che l'assistente amministrativo può essere impiegato, previa individuazione da parte dell'USR, per coprire un posto di DSGA vacante e/o disponibile per l'intero anno scolastico; la relativa indennità per lo svolgimento di funzioni superiori è a carico degli ordinari capitoli di bilancio e corrisposta tramite il sistema NOI PA (che ha sostituito SPT) unitamente allo stipendio

• l'indennità di direzione, quota fissa, trova soluzione nell'art. 88 del CCNL vigente che fa gravare sul fondo di sede il compenso destinato al personale che svolge, per sostituzione o copertura per l'intero anno, l'incarico di DSGA. Poiché l'indennità di direzione è attribuita a carico del fondo d'istituto, la competenza al controllo è dei Revisori dei conti dell'istituzione scolastica

• l'incarico di reggenza può essere riferita in genere solo ad altro DSGA o al coordinatore amministrativo che assuma le funzioni di altro ufficio similare

• per l'attribuzione dell'indennità per l'espletamento di funzioni superiori è necessario che ci siano i presupposti del compenso (effettiva prestazione di tali mansioni; vacanza o disponibilità in pianta organica del posto di qualifica superiore; presenza del necessario previo formale atto di incarico allo svolgimento delle predette funzioni adottato dai competenti organi dell'amministrazione scolastica). Il trattamento economico previsto per la qualifica superiore è in tal caso conforme ai principi previsti dall'art. 52 del DLgs 165/01 nel senso che è giustificato da obiettive esigenze di servizio dovute alla vacanza del posto di DSGA. Questo per escludere che a tale compenso possa accedere il personale che eserciti una sostituzione temporanea, non essendovi vacanza di posto, in relazione alla quale compete la sola indennità di direzione, oltre lo specifico compenso previsto dal contratto di istituto, se per esso siano previste risorse disponibili

• l'art. 52 del DLgs 165/01 limita l'affidamento delle funzioni superiori al tempo strettamente necessario all'espletamento delle procedure pubbliche concorsuali di reclutamento (risultano già autorizzati 450 posti di DSGA con DPCM del 21/04/2011) per evitare future rivendicazioni da parte di chi, sia pure in via temporanea, è chiamato a svolgere compiti del personale inquadrato in aree superiori

• fonti di copertura e criteri di determinazione: nella predisposizione del bilancio di previsione, ai capitoli e piani gestionali concernenti le competenze fisse del personale scolastico sono attribuite le disponibilità occorrenti, in particolare, a coprire tutti i posti in organico di diritto di DSGA. Per ciascun posto di DSGA vacante e disponibile o semplicemente disponibile entro il 31 dicembre sui capitoli e piani gestionali è presente

uno stanziamento pari allo stipendio del personale annuale. Tale stanziamento può essere utilizzato per i supplenti DSGA (nel caso in cui le graduatorie provinciali non fossero esaurite) ed è disponibile per la copertura dell'indennità per lo svolgimento di mansioni superiori ex art. 52 del DLgs 165/01 attribuite all'assistente amministrativo. Tale indennità è pari al differenziale retributivo del valore iniziale delle posizioni stipendiali del DSGA e dell'a.a. Il personale beneficiario della 1^ e 2^ posizione economica percepirà l'emolumento detratte le somme corrisposte a quel titolo in quanto l'indennità per funzioni superiori già remunera e valorizza le ulteriori responsabilità assunte dall'a.a.

• natura del compenso, modalità di pagamento e fase di controllo l'art. 11 bis del CCNI 10/07/2010 prevede che l'indennità di funzioni superiori può essere riconosciuta a 3 distinte tipologie: all'assistente amministrativo beneficiario della 2^ posizione economica in servizio nella stessa istituzione scolastica tenuto alla sostituzione del DSGA; al personale scolastico disponibile incluso quello di profilo a.a. beneficiario della 1^ posizione economica in servizio nella stessa istituzione scolastica che può sostituire il DSGA; al responsabile amministrativo o all'a.a. proveniente da altra scuola. L'incarico è attribuito con atto del Dirigente scolastico, previa fase di individuazione curata dall'USR, precisando che dallo stesso non scaturisce una variazione di qualifica bensì solo la possibilità che il maggior impegno e responsabilità professionali siano remunerati da una retribuzione differenziale di natura analoga allo stipendio, avente carattere fisso e continuativo e da corrispondere per 13 mensilità. Il pagamento avviene col sistema NOI PA congiuntamente allo stipendio ed in unica soluzione mensile

In definitiva l'indennità di direzione, parte fissa all'a.a. che sostituisce il DSGA o incaricato utilizzato per l'intero a.s. nella funzione di DSGA, compete a carico del fondo di istituto; il relativo controllo amministrativo contabile spetta ai revisori dei conti dell'istituzione scolastica.

L'indennità per espletamento di funzioni superiori va liquidata mensilmente agli aventi diritto tramite il sistema NOI PA, ha natura di emolumento fisso e continuativo ed è soggetto al controllo preventivo di regolarità amministrativa e contabile da parte della competente Ragioneria territoriale dello Stato.

La nostra posizione

La circolare risolve positivamente un solo problema: il pagamento dell'indennità di funzioni superiori all'assistente amministrativo rubricandola come spesa fissa a carico del Mef.

Per tutte le altre questioni invece fa delle vere e proprie invasioni di campo nei confronti del Ccnl con interpretazioni errate.

La natura del compenso previsto per lo svolgimento delle funzioni superiori è di trattamento fondamentale, con retribuzione a carattere fisso e continuativo (come previsto dalla nota MIUR 12/04/2012).

La quota fissa dell'indennità di direzione deve gravare sui capitoli di bilancio del MEF quando si tratta di incarichi conferiti su posti liberi in organico di diritto o di fatto; sul fondo invece grava la parte fissa nel caso di sostituzioni saltuarie del DSGA e l'indennità di direzione parte variabile. A questo proposito il Ccnl (art. 88) è molto chiaro.

Quanto alla possibilità prevista che l'Amministrazione, invece di affidare l'incarico per funzioni superiori agli assistenti amministrativi, adotti soluzioni organizzative quali la reggenza o l'affidamento ad un altro DSGA in comune tra altre istituzioni scolastiche (art. 4 comma 70 legge 183/2011), è ferma convinzione della FLC CGIL che non ci dovrà essere nessuna scuola senza DSGA proprio (e senza dirigente scolastico proprio).

Riteniamo ingiusto oltre che infondato sotto il profilo contrattuale che il personale assistente amministrativo che eserciti una sostituzione temporanea sia escluso dal pagamento dell'indennità per lo svolgimento di funzioni superiori (non essendoci vacanza di posto, spetterebbe solo l'indennità di direzione a carico del fondo d'istituto). Anche in questo caso l'indennità di funzioni superiori deve grave sui capitoli di spesa riservati al pagamento degli stipendi.

Non condividiamo per niente l'indicazione per cui dall'indennità per lo svolgimento di funzioni superiori da corrispondere al personale beneficiario della prima e della seconda posizione economica sia detratto l'emolumento percepito in base alla posizione economica. Ne' la

sequenza ATA del 2008 ne' il Ccni che ha dato il via alle posizioni economiche ha previsto tale decurtazione.

Esse consistono in un incremento di stipendio a fronte dell'attribuzione di più complesse mansioni fra i compiti previsti dallo specifico profilo professionale. Il compenso derivante dal riconoscimento delle posizioni economiche (i cui beneficiari ne sono titolari in virtù di un corso formazione e di una prova selettiva per la 2^ posizione) non è un emolumento accessorio ed è riconosciuto anche ai fini pensionistici

Sul richiamo che l'art. 52 del DLgs 165/01 limita l'affidamento delle funzioni superiori al tempo strettamente necessario all'espletamento delle procedure pubbliche concorsuali, per le quali esiste già l'autorizzazione a 450 posti di DSGA data dal DPCM del 21/04/2011, chiediamo al MEF, alla FP e soprattutto al MIUR chi e che cosa abbia impedito, dopo l'autorizzazione dei posti, l'emanazione del Bando di concorso per DSGA e la copertura dei rimanenti posti tramite concorso riservato agli amministrativi che da anni sostituiscono i DSGA.

Quello per Dirigenti scolastici, la cui autorizzazione era nello stesso DPCM del 21/04/2011 si è già concluso e dal 1° settembre 2012 850 vincitori del concorso sono entrati nei ruoli.

La FLC CGIL vuole che al più presto siano avviata le procedure concorsuali (ordinarie e riservate) e che siano così coperti i tanti posti di DSGA oggi scoperti.

Per la FLC la circolare Igop presenta diversi profili di illegittimità. Ad aggravare la situazione è intervenuta la legge di stabilità 2013 che ha confermato la norma ingiusta che decurta, a partire dal 1 gennaio 2013, l'indennità di funzioni superiori sulla base dell'anzianità stipendiale posseduta dal singolo assistente. Siamo stufi di vedere il nostro Ccnl continuamente stravolto da parte di chi non lo conosce e dimostra di non avere alcun rispetto nei confronti di chi lavora e si assume le responsabilità.

Si tratta di una serie di norme profondamente sbagliate che per quanto ci riguarda vanno modificate.

Se la questione non verrà risolta nelle sedi di confronto sindacale daremo battaglia nelle aule dei tribunali.

Al link sottostante in sezione dirigenti scolastici INSIEME AL NOTIZIARIO IN ALLEGATO: http://www.flccgil.lombardia.it/cms/view.php?&dir_pk=123&cms_pk=3680 • nota 107034 del 10 dicembre 2012 pagamento indennità sostituzione dsga

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07. Circolare n. 188 MEF : sottocodice per la gestione dell’indennità per funzione superiori da attribuire al personale ATA con incarico di DSGA

Nuovo sottocodice per la gestione nel sistema NoiPA dell’indennità per funzione superiori da attribuire al personale ATA

Il MEF con circolare n. 188 del 27 dicembre 2012 ha disposto il nuovo sottocodice per la gestione nel sistema NoiPA dell’indennità per funzione superiori da attribuire al personale ATA con incarico di Direttore dei servizi generali e amministrativi del Comparto Scuola.

Per la gestione nel sistema Noi PA dell’indennità per funzione superiori da attribuire al personale ATA con incarico di Direttore dei servizi generali e amministrativi del Comparto

Scuola, è stato istituito un nuovo sottocodice per l’assegno tabellare codice 622, di importo pari alla differenza tra la retribuzione iniziale del DSGA, codice qualifica KA09 e la retribuzione iniziale dell’assistente amministrativo, codice qualifica KA03

IMPORTO MENSILE LORDO 448,09

Si ricorda che l’attribuzione dell’indennità esclude la corresponsione dei benefici della 1° e 2° posizione economica, ex art. 2 della sequenza contrattuale, ai sensi dell’art. 62 del CCNL 29 novembre 2007 (compenso per la valorizzazione professionale ATA, codice assegno 386).

Al link sottostante in sezione dirigenti scolastici INSIEME AL NOTIZIARIO IN ALLEGATO: http://www.flccgil.lombardia.it/cms/view.php?&dir_pk=123&cms_pk=3680 • La nota 188 del MEF NUOVI CODICI pagamento indennità sostituzione dsga

************** 08. Scuola: le iscrizioni, un momento importante

La scadenza per presentazione delle domande per l'anno scolastico 2013/2014 è il 28 febbraio 2013.

Il fascicolo curato dalla FLC CGIL per informare le scuole, i genitori e i docenti.

Il Ministero dell'Istruzione, dell'Università e dalla Ricerca ha emanato il 17 dicembre 2012 la circolare n. 96 per le iscrizioni alle scuole di ogni ordine e grado per l'anno scolastico 2013/2014. Le iscrizioni per tutti gli ordini di scuola si aprono il 21 gennaio e scadono il 28 febbraio 2013.

Scarica il nostro fascicolo di approfondimento

La novità di quest'anno è la modalità esclusivamente on line.

Questo non vale per la scuola dell'infanzia, per i Corsi per l'istruzione degli Adulti, né per le scuole paritarie, salvo quelle che vogliano aderire a questa modalità.

Si prevede così di semplificare le procedure e di ridurre i costi.

Pur ritenendo importante la semplificazione delle procedure, crediamo che le iscrizioni abbiano una valenza che va oltre gli aspetti burocratici e rappresentino un momento importante del rapporto tra scuola e famiglia e segnaliamo con preoccupazione il carico di lavoro in più che l'introduzione di questa innovazione comporta per gli istituti scolastici e segnatamente per le segreterie.

Bisognerà vigilare sul funzionamento del sistema on line e sulla sua efficacia, per evitare che insieme alla dematerializzazione delle procedure perdano corpo anche i diritti dei soggetti implicati, ovvero che tutti ricevano tutte le informazioni necessarie, che vengano tenute in debito conto le scelte e le opzioni delle famiglie, che vi sia effettiva trasparenza nelle procedure, che no si verifichino discriminazioni.

Le iscrizioni 2013/2014 chiudono anche una legislatura che sarà ricordata come pesantissima per la scuola pubblica. Il patto tra Stato e cittadini relativo al diritto

all'istruzione, sancito nella nostra Costituzione è stato umiliato negli ultimi cinque anni dai Governi che si sono succeduti.

È tempo di cambiare marcia e dare ai bambini e alle bambine e ai ragazzi e alle ragazze un futuro diverso. Questo futuro passa dalla scuola e dalla sua capacità di essere volano di crescita economica e motore di democrazia nel nostro paese.

Al link sottostante in sezione dirigenti scolastici INSIEME AL NOTIZIARIO IN ALLEGATO: http://www.flccgil.lombardia.it/cms/view.php?&dir_pk=123&cms_pk=3680 • fascicolo flc cgil iscrizioni anno scolastico 2013 2014 dicembre 2012

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09. Conferenza nazionale dell'Istruzione e Formazione Professionale: una occasione perduta

L'iniziativa promossa dal MIUR si è trasformata in un mega spot del modello educativo della regione Lombardia. Un vero peccato!

C'era tanta attesa per la 1^ Conferenza Nazionale dell'Istruzione e Formazione Professionale organizzata dal MIUR e che si è tenuta il 18 dicembre scorso, presso l'Auditorium del Convitto Nazionale “Vittorio Emanuele II” in Roma. Era l'occasione propizia per fare il punto della situazione riguardo al percorso normativo fin qui compiuto, al confronto dei vari “modelli” regionali attualmente funzionanti, all'analisi delle criticità e dei punti di forza del sistema IeFP, ad un primo monitoraggio dei modelli sussidiari attivati a seguito dell'Intesa in Conferenza Unificata del 16 dicembre 2010. Il tutto finalizzato ad elaborare una strategia condivisa su come proseguire/modificare il percorso di messa a regime dell'IeFP. Le organizzazioni sindacali confederali, superando le difficoltà di dialogo di questo momento, avevano concordato un intervento unitario che è stato svolto dal rappresentante della CISL. Insomma tutto lasciava sperare in un appuntamento importante e significativo di riflessione sul secondo ciclo del sistema educativo del nostro paese.

Nulla di tutto questo è avvenuto!

Abbiamo assistito per buona parte della Conferenza alla visione di filmati “agiografici” del modello lombardo presentati dall'assessore Valentina Aprea (vera star dell'iniziativa) e dai rappresentanti di importanti enti di formazione professionale di quella regione. Anche gli interventi dei rappresentanti degli enti del Piemonte e del Lazio sono stati caratterizzati da un orientamento educativo (e politico) chiaramente definito.

Nessun confronto con altre possibili modalità di realizzazione degli IeFP, nessuna voce critica, nessun confronto sul problema dell'obbligo di istruzione, nessun intervento di coloro che realizzano i percorsi di IeFP sussidiari negli Istituti Professionali. Niente di niente. Immaginiamo l'imbarazzo di tutti coloro che lavorano nel MIUR a livello centrale e periferico, promotori della Conferenza, che quotidianamente affrontano i problemi connessi al riordino

della secondaria di II grado e all'avvio del sistema di IeFP, il cui lavoro non è stato nemmeno citato.

Insomma una Conferenza che ha assunto, inopinatamente, il sapore acre di una iniziativa preelettorale ma finanziata con denaro pubblico.

Per capire la differenza basterebbe leggere gli atti pubblicati sul nostro sito del Convegno sulla Formazione professionale organizzato dalla FLC CGIL che si è tenuto il 12 dicembre scorso: insieme alle nostre posizioni, ci è stata una pluralità di interventi di altri soggetti, alcuni critici o anche molto critici con quelle posizioni, pensiamo al contributo del sottosegretario Ugolini o a quello del rappresentante della regione Veneto.

In conclusione, un'occasione persa.

La speranza è che a breve, superata la fase convulsa della campagna elettorale, si possa tornare a ragionare serenamente e proficuamente su questo segmento del sistema educativo, magari organizzando la prima vera Conferenza Nazionale dell'Istruzione e Formazione Professionale!

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10. Web-cronaca convegno nazionale sulla formazione professionale

On-line il resoconto dell'iniziativa organizzata dalla FLC CGIL che si è svolta a Roma il 12 dicembre 2012.

Quale futuro per i sistemi regionali della formazione professionale? Esperienze a confronto e prospettive per il comparto è il titolo del convegno nazionale dedicato alla formazione professionale che si svolto a Roma il 12 dicembre.

web-cronaca del convegno

• 09.45

Il Convegno nazionale Quale futuro per i sistemi regionali della formazione professionale. Esperienze a confronto e prospettive per il comparto che si è svolto a Roma il 12 dicembre 2012, presso il Centro Congressi Frentani, è stato fortemente voluto dal nostro sindacato.

Scarica il programma

Come ha spiegato Giovanni Lo Cicero, Centro nazionale FLC CGIL, nell'introdurre i lavori della mattina, con questo appuntamento vogliamo parlare di formazione professionale "dal punto di vista di chi fruisce dei servizi che i sistemi regionali offrono, da quello del lavoro o dalla prospettiva di chi vi opera. Ed oggi tenteremo di spostare su queste direzioni la nostra visuale".

Passando in rapida rassegna il contributo dato dalla FLC CGIL e le sue proposte per la valorizzazione di questo importante settore, Lo Cicero sottolinea che con il convegno "vogliamo discutere dei sistemi regionali di formazione professionale nel cambiamento delle politiche formative e per l'accesso al lavoro, per l'Istruzione e Formazione professionale,

dell'Orientamento, dell'Apprendistato e delle politiche attive del lavoro". A questo, ha evidenziato Lo Cicero, si riconduce una precisa volontà nella scelta dei partecipanti al convegno.

Scarica la presentazione di Giovanni Lo Cicero

Prima di dare inizio alla discussione e di dare la parola a Luigi Rossi, Segretario nazionale FLC CGIL, per la sua relazione introduttiva, è stato proiettato un breve filmato, realizzato a cura di Stefano Cormino, e con il contributo di alcune scene tratte da un documentario di Sabina Kolici.

Guarda il filmato

"Aggiornare ed arricchire l'elaborazione sull'intreccio funzionale e sulle prospettive dell'istruzione e formazione professionale nel nostro Paese". È con queste parole che Luigi Rossi, Segretario nazionale FLC CGIL, ha iniziato la sua relazione, spiegando le ragioni dell'iniziativa di oggi. È una necessità che nasce dalla difficile situazione che attraversa il settore, aggravata dalla crisi economica e che rischia di divenire irreversibile senza interventi strutturali. Rossi ha sottolineato l'autoreferenzialità dell'offerta del sistema formativo, già denunciata nel Rapporto sul futuro della Formazione in Italia, incapace di rispondere ai bisogni delle persone alle esigenze delle imprese.

Questa denuncia è stata frettolosamente archiviata, e i lavoratori ne hanno fatto le spese: licenziamenti, aumento della precarietà, abuso delle partite iva, e compressione dei diritti contrattuali. "Ora - ha ammonito Rossi - ci vuole un'assunzione generale di responsabilità che va al di là sei singoli interessi se vogliamo dare un futuro di qualità a questo comparto". La FLC CGIL vuole fare la sua parte, sostenendo la domanda di un sistema d'istruzione e formazione che sia più flessibile e di alta qualità. Questi obiettivi richiedono degli interventi sull'intera filiera dell'Istruzione e Formazione professionale. Per Rossi "è evidente che con la nostra proposta di prolungamento dell'obbligo a 18 anni deve essere ridisegnata l'intera mappa dell'istruzione e formazione superiore". Con questo auspicio, il nostro sindacato intende aprire una discussione con il Ministero dell'Istruzione, il Ministero del Lavoro e le Regioni, e soprattutto con la Confindustria e con il mondo dell'impresa, per arrivare agli Stati generali della formazione professionale. Questo è necessario, ha concluso Rossi, per far diventare questi temi una priorità per i partiti che si apprestano ad affrontare la campagna elettorale e per il Paese.

Scarica il testo integrale dell'intervento di Luigi Rossi

Anna Teselli, dell'IRES, illustra il programma sperimentale per valutare i percorsi triennali Un'analisi dei sistemi di formazione alla luce della valutazione degli esiti realizzata con il programma FORMA - commissionato e finanziato dal Ministero del Lavoro. Su 12.000 giovani qualificati presi a campione ne sono stati seguiti alcuni individuati attraverso le anagrafi, incrociando i dati a partire dal conseguimento della qualifica per i due anni successivi. Chi sono i ragazzi che si avvicinano alla formazione professionale? Non è più un target di esclusi: l'80% non è mai stato bocciato e ha avuto un percorso regolare nella scuola media. Più del 50% ha un contratto di lavoro ad un anno e mezzo dalla qualifica e il 15% punta a completare il ciclo di istruzione.

Da un punto di vista occupazionale un giovane su tre trova un lavoro coerente con il percorso formativo. Entro sei mesi dalla qualifica si inserisce nel mondo del lavoro. La formazione professionale è uno strumento di passaggio non sostitutivo.

Passando alla tipologia di contratto, sono risultati del tutto assenti i contratti a tempo indeterminato. Prevalgono invece l'apprendistato (70%, 3 anni) e il tempo determinato (durata, meno di 6 mesi).

Si può parlare quindi di formazione professionale come politica attiva? Si. Possedere una qualifica fa la differenza rispetto a chi possiede solo un diploma di scuola media.

Scarica le slide di presentazione di Anna Teselli

Giovanni Lo Cicero passa la parola alla dott.ssa Paola Bottaro, direttore del Dipartimento III della Provincia di Roma, il cui contributo era previsto nella tavola rotonda della sessione

pomeridiana dei nostri lavori, ma che è costretta ad anticiparlo per sopraggiunti impegni istituzionali. Alla Bottaro, che opera nel settore della formazione professionale da 39 anni, viene chiesto di parlarci della realtà molto articolata esistente nel Lazio, e nella Provincia di Roma, dove si denota l'intreccio e la presenza di un forte sistema di formazione professionale pubblica gestita direttamente dall'Ente Locale o attraverso agenzie strumentali, al quale però, si affianca un altrettanto importante sistema di CFP (Centri Formazione Professionale) privati accreditati. Al polo pubblico ed al polo privato, spiega Bottaro, sono attualmente iscritti nei percorsi triennali circa 7.000 studenti. Il numero è in continua crescita: si tratta, evidentemente, di percorsi caratterizzati da un' offerta formativa di qualità. Nella provincia di Roma i percorsi triennali sono stati attivati sperimentalmente fin dal 2002. Aspetto qualificante è stato fin dall'inizio una forte collaborazione/sinergia con le istituzioni scolastiche. Non a caso attualmente il 30% degli studenti che conseguono la qualifica proseguono gli studi nel sistema di istruzione al fine di conseguire il diploma di maturità.

Forte è anche l'offerta formativa non collegata al diritto-dovere o all'obbligo di istruzione e finalizzata all'inserimento nel mondo del lavoro. Ben 12.000 soggetti hanno seguito questi percorsi e non poche aziende stanno dando un valido apporto alla loro realizzazione. È cambiato nel tempo il profilo professionale del personale impegnato nei percorsi di formazione professionale: prima di trattava di persone che provenivano da determinate professioni e che insegnavano il loro mestiere senza specifiche competenze didattiche. Ora molti docenti hanno le medesime competenze dei docenti della secondaria di secondo grado. Paola Bottaro segnala che tutto questo lavoro è realizzato nella cornice di una legge regionale del 1992 che è palesemente insufficiente rispetto alla odierna situazione.

La tavola rotonda: I sistemi regionali di formazione professionale in transizione tra le modifiche normative e la governance regionale

Annunciata da Giovanni Lo Cicero, che le chiede di precisare quali sono le politiche del governo su istruzione e formazione professionale, interviene la Sottosegretaria Elena Ugolini. La Ugolini rimarca l'interesse alto del MIUR per l'istruzione e la formazione professionale testimoniato dalla riconferma della dott. Nardiello, a lungo titolare ed esperta dell'argomento, alla segreteria tecnica, dall'approvazione delle linee guida sull'art. 52 nel Decreto Sviluppo, dall'avvio dei poli tecnico-professionali su scopi precisi e con condivisione di risorse, laboratori ecc., e col potenziamento degli ITS. Al centro dell'iniziativa ci sono l'esistenza di tante persone (operatori, imprenditori, artigiani e professionisti) disposte a mettere a disposizione le competenze acquisite per dare un futuro ai ragazzi e di tante realtà che lottano contro la dispersione scolastica, in particolare attraverso i percorsi triennali di IeFP, cresciuti dal 2010 ad oggi e che vedono la presenza di 280.000 allievi di cui 180.000 nei CFP, anche se la loro diffusione è a macchia di leopardo. Cita la sua recente presenza ad una conferenza sull'argomento svoltasi nei giorni scorsi a Berlino ed in cui la Germania, forte del suo modello duale che le ha permesso di ridurre la disoccupazione dal 17% al 10% e interessata a contribuire nei confronti dei 6 paesi presenti, ha scelto proprio l'Italia come partner testimoniando così l'apprezzamento per la via intrapresa nel settore tecnico-professionale.

In sostanza la dott. Ugolini riconferma la validità della scelta del percorso scolastico a 14 anni anche se l'età può sembrare non matura e cita a riprova l'intenzione della Spagna di recedere dal percorso unitario fino ai 16 anni, che si è rivelato improduttivo. L'importante è garantire la scelta a tutti i percorsi che i ragazzi scelgono e non solo ad alcuni. Cita il caso del Piemonte dove la riuscita in matematica dei ragazzi della FP supera quella degli alunni della IP, valorizza la maggior coerenza tra formazione e scelta del lavoro tra gli studenti della FP e sostiene che occorre costruire il lavoro attraverso la qualità della formazione, cosa che potrà avvenire meglio con la messa a disposizione di tutti delle risorse concentrate nei poli tecnici. Ribadisce l'intenzione del governo di andare avanti su apprendimento permanente, ITS, Nuovo profilo dell'indirizzo turistico, CPIA e annuncia una conferenza di servizio sull'argomento per il 18 dicembre. A un appunto polemico di Lo Cicero circa rischi di descolarizzazione risponde che la via italiana al modello duale prevede la parte formativa come trainante.

Subito dopo interviene la dott.ssa Lucia Scarpiti, dirigente del Ministero del lavoro e delle politiche sociali. I temi su cui intervenire sarebbero tanti, inizia, ma lei ritiene necessario incentrare l'intervento su tre linee guida, linee che devono intrecciarsi per permettere

un'innovazione dell'intero sistema. Innanzitutto la governance: è stato fatto in questi anni e nell'ultimo soprattutto un grande lavoro congiunto tra le regioni, si è lavorato insieme sulle modalità di aggiornamento e sui profili, un passaggio a suo avviso molto importante, soprattutto a livello di metodo, in cui è stato fatto un grande sforzo di adeguamento e congiunzione di idee da parte di tutti e sono state poste le basi per un nuovo metodo, un nuovo approccio che è proseguito nel tempo e che proseguirà.

Poi gli strumenti: l'approccio di aggancio delle aree economiche professionali si è evoluto in qualcosa che tiene insieme tutta la filiera professionale con le aree economiche professionali e le filiere produttive e ha creato delle mappe di correlazione che leggono sui territori la corrispondenza tra l'offerta formativa e il mercato del lavoro. Questi strumenti vanno poi messi a valore e utilizzati quindi a livello territoriale. È necessario certo creare un'architettura a livello centrale, ma per dare valore a questi strumenti è fondamentale utilizzarli a livello territoriale. Tra gli strumenti si sta, tra l'altro, approntando insieme all'ISFOL una banca dati, realizzata sulle quattro aree economiche più importanti per l'apprendistato, un'operazione che consentirà di creare profili formativi in base ai contratti, un'operazione di trasparenza che va fatta insieme. Terzo nodo cruciale, le Analisi, tutte le analisi che sono state fatte, di cui si è discusso fino ad ora e di cui ha parlato da Ugolini, le analisi che dobbiamo continuare a fare sui territori. Questi tre tasselli devono lavorare tra loro, devono essere integrati per costruire le basi per una nuova formazione professionale.

Conclude la tavola rotonda la dott.ssa Targetti, Vicepresidente Regione Toscana, Scuola, università e ricerca, organizzazione degli uffici, cui viene chiesto di parlare soprattutto di governance regionale, in rapporto tra le politiche formative e il lavoro. A parere della dott.ssa il discorso non può precludere dalla valutazione di un sistema definito a livello statale e siamo al punto in cui dobbiamo fare un salto di qualità come sistema ed essere pronti a mettere in discussione i principi che ci hanno guidati fino ad ora. C'è una distanza troppo grande, ad oggi, tra scuola e lavoro, una grossa fragilità del sistema formazione che si può risolvere solo se partiamo dalla consapevolezza che il sistema va rinnovato. È fondamentale pensare ad un'integrazione tra istruzione e formazione professionale nell'ambito del diritto/dovere: se si fallisce qui il processo di innovazione sarà sicuramente critico.

Il sistema può essere rinnovato solo se alla scuola vengono forniti gli strumenti per farlo, per guardare davvero al mondo del lavoro. Entrando nel merito, nel biennio deve esserci assolutamente un orientamento ma è necessaria una iniezione di alternanza scuola/lavoro, perché (come si è visto) tanto più il percorso triennale è una scelta tanto maggiore è la probabilità che i ragazzi proseguano gli studi. E in questo un tema cruciale è la riorganizzazione formativa delle nostre imprese: è fondamentale creare un ambiente favorevole nelle imprese per l'accoglienza dei ragazzi, per permettere loro di fare un'esperienza lavorativa protetta, nel rispetto delle loro necessità.

La governance regionale per funzionare ha bisogno di un forte sistema nazionale: è una precondizione per lavorare bene su tutta la formazione professionale e la nostra sfida non è più rimandabile.

Le conclusioni della prima sessione dei lavori

Domenico Pantaleo, Segretario generale FLC CGIL, inizia le conclusioni dei lavori del mattino ringraziando tutti gli interlocutori che hanno partecipato al convegno.

La sua prima considerazione generale è sull'autoreferenzialità. In questo tipo di ragionamento non si deve fare a meno di considerare la situazione del mercato del lavoro nel nostro paese: 11% di disoccupazione, 36,5 tra i giovani ed in aumento. Una ripresa che non si intravede. La riforma del mercato del lavoro che non funziona. Un dato emblematico è l'apprendistato che doveva essere l'unica forma di ingresso al lavoro, mentre sono rimaste tutte le altre forme atipiche a scapito di questa modalità che garantiva anche la formazione. C'è anche un altro dato preoccupante, ha aggiunto Pantaleo, l'80% dei rapporti di lavoro non è più a tempo indeterminato. Questa situazione ha conseguenze fortemente negative sul sistema di istruzione e formazione. Ci sono crepe evidenti nel sistema produttivo che uscirà dalla crisi fortemente ridimensionato a scapito della piccola e piccolissima impresa che non è più in grado di competere nel mercato globale. Si può continuare a discutere di istruzione e formazione senza sapere cosa accade al sistema industriale? Si è chiesto Pantaleo.

C'è una crisi strutturale dei sistemi di istruzione e formazione che non reggono più rispetto ai bisogni del paese e dei giovani. La cause sono molteplici: sottoinvestimento, qualità non al passo con i tempi, mancato rapporto con il mondo del lavoro. Per la formazione professionale c'è anche un problema di frammentazione/regionalizzazione che rischia di rendere il sistema a più velocità e senza governo. Altro che dimensione europea!

In molte regioni salta o si ridimensiona il sistema. Le risorse calano o non sono più utilizzabili (vedi FSE). Ma c'è anche un altro problema, ha aggiunto Pantaleo, bisogna rompere il legame clientelare tra formazione professionale e politica.

È necessario contribuire a ricostruire un sistema con pari dignità tra tutti i vari percorsi. Non si può scindere il sapere dal saper fare. La dispersione non si combatte mandando i ragazzi alla formazione professionale. L'elevazione dell'obbligo scolastico a 18 anni per ampliare la formazione di base attraverso un biennio unitario che consenta scelte più meditate e risponda alle aspirazioni dei ragazzi, questa è la strada da percorrere.

La FLC CGIL è contro la formazione in azienda come puro addestramento e anche su questo è importante il ruolo della contrattazione.

La formazione professionale può svolgere un ruolo importante, ha aggiunto Pantaleo, nella riconversione professionale e nella formazione continua. I dati sulla cassa integrazione dicono che questo problema sta esplodendo, non si può solo pensare agli ammortizzatori sociali, ma occorre dare prospettive ai lavoratori espulsi che sono soprattutto i giovani con rapporti di lavoro atipici.

Questo convegno, ha sottolineato Pantaleo, ha la funzione di aprire una discussione e chiedere alla politica un impegno su questi temi visto che siamo a solo due mesi dalle elezioni. Ormai nel sistema sta accadendo di tutto senza alcuna governance. Si rischia di perdere anche le esperienze positive. E in più c'è il problema del finanziamento del sistema: se si tratta di sussidiarietà allora vanno trovate forme di finanziamento certe.

L'esperienza della formazione triennale si è dimostrata importante, ma va valorizzata e messa a regime insieme all'intero sistema del secondo ciclo.

In conclusione, ma non certo per importanza, Pantaleo affronta il tema delle condizioni di lavoro degli operatori della formazione professionale. S è in presenza di gravi situazioni di cassa integrazione e licenziamenti e non ci sono quasi più risorse per la cassa integrazione in deroga. Non bastano gli ammortizzatori ci vuole l'incentivazione all'esodo, la riconversione e la mobilità. Anche la bilateralità può sostenere questi percorsi.

Per quanto riguarda gli enti, anche se non si può dare un giudizio univoco, risultano troppo autoreferenziali e non garantiscono il miglioramento dell'offerta formativa. Devono diventare parte del sistema complessivo.

Procedere quindi verso un disegno unitario del sistema… questo è l'obiettivo che si può dare a questa iniziativa, ha concluso Pantaleo, tra gli applausi.

Il dibattito

La sessione pomeridiana dei lavori del convegno, condotta da Mara Sbragaglia, FLC CGIL Lazio, è stata aperta da un dibattito di cui pubblicheremo a breve i testi degli interventi.

Nel corso dei dibattito è intervenuto il dott. Ivanhoe Lo Bello, Vice Presidente di Confindustria per Education.

"Non ci siamo mai parlati, né ascoltati", ha detto Lo Bello. Esistono grosse distanze nella società tra scuola, formazione e imprese. Non esistono politiche sull'orientamento al lavoro e questo indebolisce il diritto al lavoro. Oggi molti giovani sono disorientati, il 70% di loro non conosce il mondo del lavoro e molti non hanno un'occupazione adeguata alla loro formazione e alle loro aspettative.

Negli altri paesi, ha sottolineato Lo Bello, ogni percorso formativo ha pari dignità: in Italia invece non è così e non mettiamo sullo stesso piano licei e istituti tecnici, ad esempio. Abbiamo una diseguaglianza sociale molto forte e una mobilità sociale molto bassa: siamo il paese più diseguale dopo gli Stati Uniti. Dobbiamo lavorare per la costruzione di politiche formative che facciano diminuire la disuguaglianza e aumentare la mobilità. È fondamentale che la formazione abbia pari dignità: dobbiamo mettere insieme politecnici, università, imprese,

vocazioni produttive locali. Dobbiamo aprire, ha poi concluso Lo Bello, un tavolo in cui collaborare per costruire una nuova formazione professionale.

La tavola rotonda: I sistemi regionali di formazione professionale, esperienze a confronto

I lavori sono proseguiti con la seconda tavola rotonda della giornata, moderata da Mara Sbragaglia e alla quale hanno partecipato Santo Romano, Commissario straordinario per la formazione, l'istruzione ed il lavoro Regione Veneto e Ludovico Albert, esperto di formazione professionale. Qui di seguito una sintesi del loro contributo alla discussione.

La situazione della Formazione Professionale nelle Regioni d'Italia, ha spiegato Santo Romano, è molto diversificata ed a "macchia di leopardo": alcune ne fanno molta, altre poca ed in altre ancora è inesistente il sistema della formazione professionale; la Regione Veneto ha investito moltissimo, e con un mix di risorse che vede un 50% a carico del bilancio regionale, una piccola quota a carico dello stato (MLPS), e una quota più consistente sul Fondo sociale europeo. Romano ritiene che una regia nazionale debba porre molta attenzione all'aspetto della legalità dei sistemi, e non solo al sud che è spesso oggetto delle cronache giornalistiche o multimediali. Chiede di non enfatizzare troppo l'esperienza della Germania rispetto all'applicazione del modello di scuola lavoro, perché pensa che sia le imprese che la formazione, sono nel nostro Paese molto diversi da quelli tedeschi. Diversi sia per tessuto socio-economico, sia per tipologia d'impresa che per cultura.

Altro problema allo stato attuale è quello del superamento dei patti di stabilità. Ci sono circa 1,3 Mld di Euro bloccati nelle casse delle amministrazioni pubbliche: ritiene che le risorse dedicate ai sistemi d'Istruzione e Formazione Professionale dovrebbero essere escluse dal computo del patto di stabilità visto che viene finanziato con FSE (anche se, afferma, è una forzatura tutta Italiana in quanto il sistema, divenuto ordinamentale, dovrebbe essere finanziato da risorse nazionali come per l'Istruzione).

A suo parere manca una governance efficace per la Formazione Professionale, che sia adeguata alle esigenze dei cittadini, delle persone, e dei lavoratori e rivolta alle imprese ed agli operatori. In Italia si dovrebbe continuare a realizzare formazione di base, ma andrebbe incrementata la formazione terziaria non accademica (alta formazione o formazione di livello superiore). Per "l'apprendistato apprendistato di alta formazione e ricerca" vanno trovate strade che lo rendano maggiormente appetibile sia per le persone che per le imprese. Romano riferisce anche dell'esperienza molto significativa della Regione Veneto quale capofila di 12 regioni per il Catalogo interregionale dell'Alta formazione, per il quale le dodici regioni partecipanti hanno agito, con risorse diverse, ma con una governance unica con risultati buoni. Tuttavia penserebbe più utile che l'Alta formazione fosse finanziata con i voucher, sotto forma di finanziamento di master o formazione specialistica ed individualizzata, magari con un raccordo con le imprese per effettuare tirocini formativi per l'inserimento lavorativo. Più in generale sull'apprendistato, Romano vede più di un "problema" e lo ha anche riferito, a suo tempo, al Ministro Fornero: per esempio, nel 2012 in Veneto sulle circa 75.000 comunicazioni obbligatorie, solamente 200 risultano per assunzioni di apprendisti. Ritiene fondamentale un raccordo tra le associazioni datoriali e le organizzazioni sindacali: sempre più stringente, ed è urgente che entrambi i soggetti partecipino ai tavoli programmatici e decisionali, con rappresentanti competenti, puntuali e propositivi per effettuare scelte consapevoli sul tema della formazione e del lavoro.

Chiamato in causa da due interventi nel dibattito, riguardanti la Sicilia ed il Piemonte dove è stato, in ambedue alla direzione dei dipartimenti della formazione professionale, Ludovico Albert ha distinto l'entità di alcune crisi aziendali nelle due regioni che hanno portato prima alla dichiarazione dello stato di insolvenza e, successivamente, all'Amministrazione Straordinaria. Nel primo caso, in Piemonte, la procedura di amministrazione straordinaria ha riguardato un numero relativamente basso di lavoratori; nel secondo caso, in Sicilia, invece, l'entità degli operatori coinvolti e le distorsioni emerse nell'uso delle risorse, fanno pensare ad una crisi inserita in una situazione di "patologia" di tutto il Sistema. La difficoltà nel gestire i casi di amministrazione straordinaria risiedono anche nel confronto tra le diverse normative che mal si

coniugano tra loro, la legge fallimentare da una parte e le regole del Fondo Sociale Europeo dall'altra. Albert ha sottolineato il problema delle risorse destinate alla Formazione professionale soprattutto in quelle regioni (come la Sicilia) dove non c'è il cofinanziamento della regione se non in misura molto ridotta e che utilizzano quasi esclusivamente i fondi comunitari. Ha posto poi l'accento sul prossimo futuro e sulle nuove norme che potrebbero essere introdotte sul FSE. Infatti in questi giorni si stanno definendo documenti importanti (Position Paper) nei quali si ipotizza un riproporzionamento molto diverso tra Stato e Regioni da quello attuale che èdel 5% allo Stato e 95% alle Regioni.

Albert ha suggerito di iniziare una riflessione sull'utilizzo delle risorse che, in ogni caso, rimarranno alle regioni affinché non risultino "troppo polverizzate". Ritiene che nella programmazione del prossimo sessennio si dovrebbe pensare al fatto che nelle regioni dove l'uso dei fondi strutturali ha funzionato poco o male, le risorse vadano allo stato perché ne venga effettuato un uso migliore. Pensa che potrebbero essere definiti, per esempio, dei "grossi contenitori" e andrebbe deciso quali parti dei sistemi attuali si tengono al loro interno, per esempio:

� un primo contenitore per la formazione al lavoro ( sul modello delle direttive operanti in molte regioni per promuovere la formazione al lavoro);

� in aggiunta, un secondo contenitore per le attuali forme nella quali sono stati definiti come ordinamentali gli ex percorsi triennali per l'espletamento del diritto/dovere, e, in senso più generale, della filiera "tecnico professionale" (qualifiche terziarie non accademiche)che potrebbero essere finanziate da un PON nazionale;

� un terzo contenitore per il finanziamento dell'Apprendistato e della formazione continua;

� andrebbe posizionata anche la spesa per l'adeguamento dei Servizi per l'impiego e per le politiche attive del lavoro, in attuazione della Legge 92/12 per esempio riconoscendo premialità a Servizi per l'Impiego che funzionino davvero.

Albert ha concluso con una considerazione, che questi aspetti, che erano in fase di discussione piuttosto avanzata, sono stati bloccati dalla attuale crisi di governo, e, probabilmente, saranno rinviati, per la loro definizione che è tuttavia urgente, alla prossima legislatura.

Le conclusioni del convegno

"Il tema di cui si è discusso in questo convegno - ha esordito Serena Sorrentino, Segretaria nazionale CGIL - meriterebbe più spazio ma purtroppo il ministro Fornero ha convocato su temi altrettanto importanti - certificazione delle competenze ed ammortizzatori sociali - e non posso esimermi dal presenziare al confronto". La convince la proposta avanzata da Rossi, degli Stati generali della formazione professionale, che è una buona proposta e si inscrive nella fase di costruzione sia del Piano per il Lavoro sia del Piano per la Conoscenza che la CGIL sta elaborando. Formazione e aggiornamento delle competenze sono fondamentali per almeno due aspetti importantissimi: l'esercizio dei diritti di cittadinanza in una democrazia matura da una parte passa attraverso l'innalzamento dei livelli d'istruzione e di conoscenza e, dall'altra, per mantenere vivo il diritto al lavoro, dalla capacità di inserimento e reinserimento lavorativo. Questo passa attraverso forme di aggiornamento e mantenimento delle competenze ma si estende anche a tutta la elaborazione di un sistema di ammortizzatori sociali. Quale orientamento diamo alla formazione professionale in questo contesto è un ragionamento che la confederazione deve affrontare.

D'altra parte, le crisi che i sistemi si affrontano nei sistemi regionali di formazione professionale si trovano ad affrontare sono analoghe a tutte le crisi che si affrontano in tutti i settori che si occupano delle politiche pubbliche: che sono in crisi per ragioni finanziarie, organizzative e di governance. E per questo, per affrontarle bisogna avere la volontà di rimettere in discussione tutti questi aspetti.

Poi, c'è il tema della integrazione pubblico/privato: quale è il ruolo dell'impresa, anche solo per fare un esempio, quale è il contenuto che affidiamo alla definizione di "impresa formativa"? E poi, che dialogo c'è tra sistema dell'istruzione e sistema della formazione professionale? È giusta l'idea che l'obbligo vada innalzato fino ai diciotto anni, ma come si riorganizza l'intera filiera? Esiste la necessità di arrivare presto a definire i livelli essenziali delle prestazioni per sapere a

quali standard qualitativi riferirsi quando si ragiona sul rinvenimento e sulla individuazione delle risorse.

La formazione, e la formazione professionale ne è parte, è un fattore di sviluppo, e, quindi, investire due miliardi di euro sulla conoscenza avrebbe avuto certamente più effetti sulla produttività. Riguardo alla programmazione europea c'è qualche considerazione da fare riguardo alle condizionalità. Poi, riferendosi alla legge 92, anche lo strumento dell'apprendistato non appare congruo a dare le risposte attese, per la disomogeneità delle tre fattispecie previste. Di 2,5 milioni di comunicazioni di attivazione di rapporti di lavoro, solo 70.000 hanno riguardato contratti di apprendistato. Questi elementi devono servire a ragionare insieme, e da questo l'urgenza di fare gli stati generali della formazione.

Basti pensare alle denunce delle autorità comunitarie relative alle regioni inadempienti su queste materie,in relazione all'uso delle risorse comunitarie.

La CGIL per natura è portata ad occuparsi dell'intreccio tra le politiche attive del lavoro e le politiche passive, che devono avere una governance pubblica.

In relazione a quanto ha affermato il Vicepresidente di Confindustria, Serena Sorrentino afferma che nel percorrere la strada della costituzione dei Poli tecnico professionali, c'è un problema che attiene sempre alla governance, ed al rapporto che devono avere Istruzione e Formazione professionale, servizi per le politiche pubbliche per l'occupazione e Formazione continua. Sicuramente i centri territoriali per l'occupazione debbano divenire sedi per esigere diritti,e che abbiano competenza anche in merito alla intermediazione ed all'incontro tra la domanda e l'offerta di lavoro.

Per citare una metafora che ha usato Albert, non ci si può più permettere di fare la politica dell'arlecchino, in un momento nel quale la caratteristica dominante è la diminuzione delle risorse, senza che intervenga una sostituzione da parte del privato.

In ultimo, non c'è stata da parte di chi ha governato la volontà di investire nell'idea di consentire l'esercizio del diritto alla formazione lungo tutto l'arco della vita (e il DDL di iniziativa popolare da noi presentato aveva proprio questo scopo), forse anche per un approccio errato delle stesse organizzazioni sindacali, che nel passato hanno visto la formazione professionale in un ruolo di accompagnamento o di sostituzione per le figure più fragili sotto il profilo degli apprendimenti.

La Sorrentino conclude il suo intervento convinta che il riassetto del sistema formativo nella sua accezione più completa è un problema di grande rilevanza non solo categoriale, ma per l'intera confederazione.

Abbiamo pubblicato brevi sintesi e i testi integrali degli interventi, e un ampio resoconto della discussione che ha animato le due tavole rotonde.

Al link sottostante in sezione dirigenti scolastici INSIEME AL NOTIZIARIO IN ALLEGATO: http://www.flccgil.lombardia.it/cms/view.php?&dir_pk=123&cms_pk=3680 • la presentazione di Giovanni Lo Cicero convegno nazionale sulla formazione professionale

• il testo integrale dell'intervento di Luigi Rossi convegno nazionale sulla formazione professionale

• le slide di presentazione di Anna Teselli convegno nazionale sulla formazione professionale

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SPAZIO FAQ E GIURISPRUDENZA

11. Assistenza al CONIUGE portatore di handicap : l’ampliamento platea per la fruizione del congedo è possibile solo in presenza di patologie invalidanti del coniuge e l’età non rientra tra queste

L’ANCI ha avanzato istanza di interpello per conoscere il parere del Ministero del Lavoro in merito alla portata applicativa dell’art. 42, comma 5, D.Lgs. n. 151/2001 concernente il congedo del coniuge convivente per l’assistenza al soggetto portatore di handicap.

Nel rispondere all’interpello dell’Anci, il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali ha espresso il proprio parere sulla portata applicativa dell’art. 42, comma 5, D.Lgs. n. 151/2001 concernente il congedo del coniuge convivente per l’assistenza al soggetto portatore di handicap.

L’istante chiedeva precisazioni in ordine alla corretta interpretazione della disposizione normativa di cui sopra, nella parte in cui contempla le ipotesi di “mancanza, decesso, o (…) presenza di patologie invalidanti del coniuge convivente”, quali causali che legittimano la richiesta di fruizione del congedo in esame da parte di soggetti diversi dal coniuge stesso.

A tal proposito, l’interpellante poneva la questione afferente alla possibilità di considerare l’età avanzata del coniuge convivente – superiore agli 80 anni – quale fattispecie presuntiva di uno stato invalidante, ovvero se, anche in quest’ultima circostanza, sia comunque necessaria una certificazione medica attestante l’eventuale stato patologico.

La risposta del Ministero del lavoro:

La legge consente l’ampliamento della platea dei familiari legittimati a fruire del congedo di cui all’art. 42, comma 5, solo in presenza di una delle situazioni individuate dal medesimo decreto, comprovate da idonea documentazione medica. Ciò in quanto si ritiene che i soggetti affetti da tali patologie non siano in grado di prestare un’adeguata assistenza alla persona in condizioni di handicap grave (cfr. circ. 1/2012, par. 3; circ. 28/2012, par. 1.1. citate).

Secondo la normativa vigente quindi, il diritto a fruire dei congedi in questione può essere goduto da un soggetto diverso dal precedente “titolare” solo in ragione delle ipotesi tassativamente indicate dal Legislatore, fra le quali, oltre alla “mancanza” e al “decesso”, rientra quella legata alla presenza di “patologie invalidanti”, che sono quelle indicate all’art. 2, comma 1, lett. d), del decreto interministeriale n. 278/2000.

Per il Ministero, l’età avanzata del titolare del diritto non costituisce un requisito sufficiente per legittimare il godimento del congedo da parte di altri soggetti titolati, altrimenti prevista dal Legislatore.

L’ampliamento della platea dei familiari legittimati a fruire del congedo di cui all’art. 42 e ’età avanzata non rientra tra le situazioni previste. Al link sottostante in sezione dirigenti scolastici INSIEME AL NOTIZIARIO IN ALLEGATO: http://www.flccgil.lombardia.it/cms/view.php?&dir_pk=123&cms_pk=3680 • interpello n. 43 del 21 dicembre 2012 CONGEDO ASSISTENZA AL CONIUGE DISABILE

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12. Tribunale di Lecce Sulle condizioni per il mantenimento della titolarità della cattedra -Avv. Giovanni Morelli – DIRITTO SCOLASTICO

la titolarità della cattedra va salvaguardata se nella stessa scuola è disponibile almeno un terzo delle

ore

Il Tribunale di Lecce conferma l’indirizzo giurisprudenziale secondo cui la titolarità della cattedra va salvaguardata se nella stessa scuola è disponibile almeno un terzo delle ore ed è comunque possibile costituire l’orario con 18 ore settimanali d’insegnamento utilizzando spezzoni orari della stessa classe di concorso presenti nella scuola di titolarità e/o in quelle di completamento.

Al link sottostante in sezione dirigenti scolastici INSIEME AL NOTIZIARIO IN ALLEGATO: http://www.flccgil.lombardia.it/cms/view.php?&dir_pk=123&cms_pk=3680 • Tribunale di Lecce – Ordinanza del 13 agosto 2012 titolarità della cattedra va salvaguardata CON 1/3 ORE

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NAVIGANDO IN RETE

13. Brutti, sporchi e cattivi - Franco Buccino Sull’onda dell’entusiasmo per il gran numero di partecipanti alla prova preselettiva al concorso a cattedre (come se il numero fosse un merito) e per il successo della complicata operazione sui due giorni (gestita per la verità dalle scuole), il Ministero (immagino sia il Ministro) si lascia andare ad avventurose ed approssimative analisi e a fuorvianti e “neoleghisti” commenti.

Ci presenta, con una tempestività che ci aspetteremmo in tante altre occasioni, a cominciare dal concorso ad ispettori misteriosamente scomparso, una serie di dati automaticamente ottenuti da una prova tutta informatizzata. Dai predetti dati si evince che:

la percentuale di quanti hanno superato la prova a quiz per ordine di scuola è più bassa nella scuola dell’infanzia e nelle elementari, più alta nelle medie e nelle superiori; per fasce di età è più alta tra i “giovani” fino a quarant’anni e più bassa per gli “over”;

per aree geografiche è molto più alta al centronord e più bassa al sud. Il Ministero non può infine fare a meno di sottolineare la “curiosa” coincidenza su base regionale tra i risultati ottenuti dagli aspiranti insegnanti e i risultati degli studenti rilevati dall’Ocse PISA 2009.

E cioè - senza avere il pudore di dirlo, l’ha suggerito ai giornali - i risultati modesti degli studenti meridionali dipendono dai loro insegnanti poco preparati. Lo ha capito la Gelmini già qualche anno fa senza aspettare il concorsone. Ancora di più lo hanno capito i rappresentanti della Lega che contrastano l’arrivo di insegnanti e dirigenti meridionali nelle loro scuole.

Se i dirigenti del ministero, quasi tutti meridionali, che supportano il Ministro, si fossero un po’ allargati verso altri studi, ricerche e statistiche, avrebbero trovato tantissime altre “curiose” coincidenze: a cominciare dal reddito medio pro capite all’entità della pensione media, dal tasso di disoccupazione a quello di inoccupazione, giovanile e femminile, dai servizi sociali attivati ai posti nelle residenze per anziani, dalle convenzioni che le associazioni di volontariato stipulano con gli enti locali al posto in classifica per livello di vivibilità delle città, dalle presenze in cinema e teatri alle biblioteche e ai luoghi di aggregazione. E, se vi sembra che mi sto allargando troppo, potremmo fermarci alle coincidenze nelle aree geografiche di questi risultati e la distribuzione degli asili nido, delle classi a tempo pieno, delle attività di integrazione scolastica offerte dai comuni. Non ci vuole molto a capire, perfino per gli esperti del Ministero, che un milione di coincidenze non sono “curiose”, non sono casuali.

A spiegare tutte le coincidenze ci vuole la storia del Mezzogiorno, da prima dell’Unità ad oggi. Un po’ umiliati e frustrati, occorre dire che le cause dei risultati più modesti sono storiche, ambientali, sociali e soprattutto politiche. Non genetiche. Come dimostrano il gran numero di insegnanti meridionali al nord. Se si facesse una tabella degli ammessi per provincia di nascita, i risultati tra nord e sud starebbero in equilibrio; se si facesse poi per provincia di nascita dei genitori degli ammessi, i risultati si capovolgerebbero.

Anche se suscitano meno interesse e meno reazioni, sono da discutere i risultati per fasce di età e per ordine di scuola, perchè offerti senza spiegazione. Il Ministro con molto cinismo dice che si aspettava la percentuale di ammessi, un terzo, e il fatto che fossero i più giovani. E neanche si rende conto che in tal modo ammette che lo strumento e le modalità del reclutamento, nel contesto attuale, siano sbagliate e profondamente ingiuste.

Con tale meccanismo si è voluto favorire i più “freschi” di studio e di allenamento, poi anche quanti si sono potuti permettere costosi corsi specifici e il tempo necessario per farlo. Una minoranza, si sa; perché la maggioranza vive da anni in modo precario, magari senza incarico annuale, e spende i risparmi in formazione per nuovi titoli e master, per migliorare la posizione in graduatoria, oltre che per la gioia delle università, libere e statali.

Ma quale amministrazione in Italia e all’estero, sapendo chi sono gli interessati, propone loro tali prove preselettive. Quale amministrazione, in Italia o in qualunque altro paese del mondo, sottopone a prove preselettive i suoi dipendenti precari, il cui lavoro apprezza e di cui si serve da anni. E che, stando nella Comunità Europea, ha l’obbligo di stabilizzare per legge. Gli ammessi per la scuola dell’infanzia e per la scuola elementare, poi, sono molti di meno perché un gran numero di partecipanti ha vecchi diplomi conseguiti tanti anni fa, è rimasto fuori della scuola, oggi ha tentato questo concorso anche senza nessuna preparazione specifica.

Tra loro, manco a dirlo, tantissimi meridionali. I giovani insegnanti di questi tipi di scuola primaria oggi hanno una laurea specifica al pari dei loro colleghi della scuola secondaria. Ci manca solo che qualche benpensante del Ministero, con il rimpianto dei tempi passati, alla luce di questi risultati riproponga una gerarchia tra gli insegnanti con relative differenze di stipendi. Un sospetto legittimo proprio per la pubblicazione dei dati che abbiamo visto e per i relativi infelici commenti ed analisi.

Il Ministro ha fatto più danno alla scuola con il comunicato di ieri che neppure con il concorso stesso. Concorsone che rimane inutile e dannoso perché servirà ad aumentare il numero dei precari e il numero dei ricorsi. Ricorreranno quelli che hanno ottenuto fra 30 a 34, cioè la media del 6, e saranno ammessi con riserva allo scritto; quanti supereranno il concorso senza vincerlo, non si rassegneranno e si rivolgeranno al Tar; le sentenze dei tribunali stravolgeranno e regoleranno le graduatorie, provinciali o di concorso che siano. Come sempre. E come sempre i precari aumenteranno e rimarranno precari.

************** 14. Il Ministro Prof. Umo: il lascito - Il Ministro che tastava il polso alla scuola - di Aristarco Ammazzacaffè

Adesso che il ministro prof. Umo ci lascia con reciproco piacere e soddisfazione, vogliamo ricordarlo soprattutto come il Ministro ‘consapevole’. D’altra parte lui stesso, nell’ultima lettera a studenti e docenti, a seguito delle manifestazioni del mese scorso, ha voluto ribadire questa immagine di sè. E questo è ammirevole. Anche per l’oggetto: Sono consapevole del grande disagio che le piazze esprimono… [e che] trascende dalle politiche scolastiche”. Così. Un incipit folgorante. Sia per l’originalità del pensiero, sia per l’appropriatezza lessicale. Tanto che uno non crede che un ministro dell’Istruzione possa tanto. Però, grazie a Dio, succede. Sul fatto che lui è ‘consapevole, va rimarcato poi un altro aspetto. Diciamocela tutta: poteva anche non esserlo, consapevole. È stata una sua libera scelta. “Nessuno mi obbligava – ha infatti dichiarato in proposito a non so chi - ma l’ho fatto lo stesso. D’altra parte, è una di quelle cose - a costo zero, ovviamente - di cui nel governo mi è stata concessa ampia facoltà. Facoltà che io ho sempre sfruttato in toto. E su questo insisto ”. E fa bene. Ma noi lo vogliamo ricordare anche come uomo dell’ascolto e della buona volontà. Una forte testimonianza, al riguardo, sempre nella lettera citata: “L’ascolto – ribadisce - è parte del mio compito. E molte volte ho dialogato col mondo della scuola e continuerò a farlo”. Così. Testuale. Ammirevole anche quello che gli attribuiscono a commento di questa frase: “Al momento, l’ascolto, è il mio compito esclusivo, non consentendomene altri, almeno fino a febbraio. Poi,

sia chiaro, batterò i pugni per farmi valere. Anche in queste ultime settimane, in verità, ho provato a sbattere i pugni sul tavolo di Monti per impedire ulteriori tagli alla scuola; ma purtroppo ero in sogno e non ricordo il finale. Che mi hanno raccontato in Consiglio dei Ministri. È lì che sono stato male e hanno chiamato l’ambulanza”. Per dire della sua buona volontà. Povero! Ci piace ancora ricordare che lui non si limitava ad ascoltare: lui addirittura “tastava il polso della scuola italiana”, come letteralmente ebbe a scrivere qualche tempo fa. Anche se va detto, in confidenza, che non ci ha mai chiarito con quali strumenti. Comunque noi gli abbiamo sempre creduto. Anche quando, a commento, dicono abbia aggiunto di averne auscultato – della scuola- la grande sofferenza e di averci molto solidarizzato. - “Perché, anche su questo, ho avuto dal governo ampia facoltà”. Quasi testuale. Ma noi vogliamo ricordarlo anche come il Ministro che le cose che doveva dire le diceva. Quando gli capitava. Ricorderemo il suo monito agli studenti sempre per le manifestazione di novembre: “La democrazia – ha ben scritto - ha anche il dovere di regolare le forme della protesta, in modo da garantire i diritti di tutti i cittadini. Anche di quanti, come gli agenti di pubblica sicurezza - ha aggiunto - sono stati e sono nelle piazze per garantire manifestanti e cittadini”. Così di filato. Sul piano concettuale, uno potrebbe dire che qualcosa non gira: mettere insieme capre e cavoli e farci un paragone, non è propriamente cosa da Emmanuel Kant. Però non è questo che per lui contava. Contava il fatto che lui le cose che doveva dire le diceva. Senza guardare in faccia a nessuno. Neanche alla logica. E, anche sull’idea di aumentare di un terzo l’orario di lezione dei docenti, ha dimostrato chiaramente che sulle cose ci ragionava sempre. Sia prima, quando un’idea gli veniva , sia dopo, quando questa, per incompatibilità, se ne scappava. Rimarchevole anche la sua ultima dichiarazione di ieri, in Trastevere, a un gruppo di persone di passaggio: “Comunque, adesso che il mio ministero chiude i battenti, di una cosa sono orgoglioso: non ho mai chiesto niente a nessuno, anche nell’attuale situazione di disastro della scuola italiana. Ho dimostrato che bisogna saper soffrire in silenzio e con dignità e che il batter cassa per un dicastero, per quanto disastrato, non è da ministro consapevole. Anche se il contrario – ha Aggiunto - non è proprio da buon ministro”. In effetti. Non ci resta quindi che ringraziarla di cuore, Signor Ministro, per quello che avrebbe potuto fare, ed esprimerle un rinnovato apprezzamento anche per il suo linguaggio: sempre felicemente creativo, a tratti sportivo, comunque recidivo. Così almeno pensano le sue segretarie.

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15. Scuola pubblica, un’altra Agenda è possibile - di Marina Boscaino Quali sono le priorità relative alla scuola in un programma politico di governo? Certamente non quelle che, un po’ svogliatamente, a dire il vero – sono state inserite a p. 9 dell’Agenda Monti. Cambiare rotta davvero – ma chi aveva stabilito o chi ha contribuito a stabilire la rotta precedente? – significa provare a determinare qualche elemento davvero imprescindibile e poi praticarlo concretamente, con precise destinazioni di risorse economiche, umane, professionali, culturali, in un ambito che, emerso da lustri di incuria e di sottovalutazione, avrebbe bisogno della concentrazione su molti più elementi di quanti io abbia messo in rilievo.

1) Innanzitutto parlare di scuola. Restituire, cioè, alla scuola la propria specificità: temi, analisi, proposte, riflessioni dovrebbero ricondurre costantemente ad un modello pedagogico-didattico (che evidenzi innanzitutto che la scuola serve per educare, istruire, rendere cittadini giovani in formazione) e non a questioni di bilancio e di contrazione di spesa. Da troppo tempo si discute – e, addirittura, si articolano proposte e si approvano leggi sulla scuola – dimenticando che cosa è la scuola stessa. Si “riforma” la scuola non per migliorarla effettivamente rispetto alla sua vocazione costituzionale (che, a prescindere da ciò che ormai molti considerano sentimentalismo, rimane vigente e prioritaria), ma per renderla sempre meno capitolo di spesa che gravi sulla finanza pubblica, rimuovendo o ignorando il senso specifico della sua funzione.

2) Innalzamento dell’obbligo scolastico. Se “ce lo chiede l’Europa” è il mantra che ha accompagnato da un decennio le scelte (soprattutto quelle di contrazione) a carico della scuola, dimentichiamo troppo spesso che siamo l’unico Paese europeo che prevede un obbligo di istruzione – e non scolastico – a 16 anni. Da noi – anomalia dalle pesantissime conseguenze in ambito politico, civile, oltre che culturale – l’ultimo anno del biennio delle superiori (ad esempio il V ginnasio) ha lo stesso effetto dal punto di vista dell’adempimento dell’obbligo di un anno di apprendistato, o di un anno speso nella formazione professionale. È evidente, però, che i profili di uscita (culturali e di cittadinanza) non sono gli stessi. Nonostante il principio di uguaglianza (art. 3 della Costituzione), licenziamo sedicenni con competenze culturali e di cittadinanza molto differenti, in coerenza con le loro provenienze socio-economiche-culturali: la scuola non più come strumento che rimuove “gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana”, ma come elemento di immobilizzazione di destini socialmente determinati. Per procedere ad un effettivo innalzamento dell’obbligo, però, la scuola non può rimanere così com’è. 3) Generalizzazione della scuola dell’infanzia ed effettiva laicizzazione della scuola. Sono due elementi che camminano di pari passo. La frequenza della scuola dell’infanzia rappresenta un elemento qualificante del percorso scolastico di un individuo. Diversi studi affermano la sua incidenza sulla maggiore o minore propensione alla dispersione o al ritardo scolastici, con tutte le conseguenze – anche a livello sociale – che ciò comporta. Le scuole dell’infanzia sono oggi per il 16% paritarie. E questo da una parte contraddice quanto la Costituzione afferma al comma 2 dell’art. 33 “La Repubblica detta le norme generali sull'istruzione ed istituisce scuole statali per tutti gli ordini e gradi”; dall’altra dà buon gioco ai sostenitori della parità scolastica (che a sua volta contravviene al “senza oneri per lo Stato” previsto dallo stesso articolo della Costituzione) di ribadire la necessità di quella norma. Sta di fatto che l’81% delle scuole paritarie sono confessionali. Il che crea un corto circuito pericolosissimo, che viola una serie di principi, quali quelli richiamati nonché la libertà di insegnamento.

4) Lotta senza quartiere alla dispersione scolastica. Una piaga dalle conseguenze catastrofiche per il nostro futuro e dai costi immediati, non solo a livello di vicende individuali, ma anche per l’intera società. La strategia di Lisbona prima, poi UE 2020 hanno invitato il nostro Paese ad individuare anticorpi rispetto alla dispersione; ma i progressi fatti dal 2000 ad oggi sono piuttosto irrilevanti e rimane una percentuale di dispersione pari al 18%, che ci colloca tra i Paesi più in difficoltà da questo punto di vista. Come l’innalzamento dell’obbligo scolastico, anche la lotta alla dispersione prevede una reale riforma della scuola, che – nella differenza delle situazioni geo-sociali – individui elementi di garanzia per l’apprendimento di tutti, livelli minimi di prestazioni, conoscenze e competenze imprescindibili di cui ciascun cittadino italiano deve essere dotato entro l’età dell’obbligo. In più, il fenomeno della dispersione prevede una revisione di alcuni elementi formali – formazione delle classi, ad esempio – e sostanziali – modelli relazionali e didattici – la realizzazione dei quali (insieme all’introduzione di figure di specialisti nelle scuole a rischio), implicherebbe un forte investimento nella formazione dei docenti. 5) E’ di tutta evidenza che delle scuole insicure rappresentino un ossimoro intollerabile. L’edilizia scolastica è uno degli elementi su cui le promesse elettorali indugiano, salvo dimenticanze di lungo e di breve periodo. Fatto sta che, anno dopo anno, registriamo episodi che mettono a rischio l’incolumità immediata e non (si pensi al problema dell’amianto) di studenti e lavoratori. Un piano speciale per l’edilizia scolastica non potrebbe rappresentare un modo per incentivare la ripartenza dell’economia?

6) Personale della scuola: sistema di reclutamento, formazione iniziale e formazione in itinere sottratti anch’essi alle logiche che da una parte hanno creato la piaga del precariato, dall’altra hanno alimentato continui cambiamenti delle regole, fino allo scandalo delle prove preselettive dei concorsi per dirigente e per docente. Rendere la docenza scolastica una professione appetibile significa – oltre a reclutare attraverso sistemi equi invece che con pagliacciate demagogiche, tecnocratiche e non esenti da cooptazioni non trasparenti – anche motivare chi vi accede attraverso salari realmente in linea con quelli europei ed analoghe condizioni di lavoro: luoghi per lo studio e la ricerca, dotazioni di strumenti tecnologici, accesso privilegiato all’acquisto di materiale culturale. E significa, soprattutto, evitare accostamenti impropri

ammantati di ideologia neoliberista quali il termine “produttività” alla professione docente. 7) Infine, democrazia scolastica. Arrestare senza tentennamenti la deriva mercantilistica che ha caratterizzato non solo l’approccio alle politiche scolastiche, ma persino alcune proposte (a partire dalla legge sull’autonomia del ’97, fino al ddl Aprea e successive modificazioni). La scuola deve essere restituita alla sua funzione di istituzione dello Stato (come la magistratura), che persegue fini di interesse generale e sottratta alla funzione di servizio che le scelte politiche ed amministrative le hanno attribuito dal ’93 ad oggi. Non occorre inventare strategie particolari: è scritto tutto nella Costituzione, a partire dal concetto di autonomia, che malauguratamente è stato usato nel ’97, configurando un percorso estremamente differente da quello prefigurato dalla Carta. Un’autonomia nello Stato e non dallo Stato, che si articoli in particolare attraverso un’autonomia dagli esecutivi di turno, con i quali si dovrà interagire, ma in un autogoverno autonomo, a cominciare da un ripristinato ruolo del Cnpi, non più presieduto dal ministro.

Considerato che molti di coloro che sono arrivati fin qui nella lettura andranno probabilmente nei prossimi giorni ad esprimere la propria preferenza alle primarie del centrosinistra e, in febbraio, alle politiche, sarebbe auspicabile che tra i criteri individuati per determinare il proprio voto ci sia anche l’esplicita dichiarazione di interesse e di impegno da parte dei candidati prescelti sul tema della scuola statale, inclusiva, laica e democratica.

da Micromega

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