00 cop somm edit mar 11:Prevenzione 2009 · Non vogliamo infatti rassegnarci all’idea che in...

36

Transcript of 00 cop somm edit mar 11:Prevenzione 2009 · Non vogliamo infatti rassegnarci all’idea che in...

Page 1: 00 cop somm edit mar 11:Prevenzione 2009 · Non vogliamo infatti rassegnarci all’idea che in Lombardia ... che ciò avviene e, va sottolineato, con un esito veramente positivo perché
Page 2: 00 cop somm edit mar 11:Prevenzione 2009 · Non vogliamo infatti rassegnarci all’idea che in Lombardia ... che ciò avviene e, va sottolineato, con un esito veramente positivo perché

2pagina

14pagina

16pagina

18pagina

22pagina

Serve più cultura della donazioneSergio Vesconi: «La Lombardiavuole far aumentare i trapianti»

La Giunta Regionale Aidoincontra la Giunta Nazionale

Giuseppe Remuzzi vince il premio «Amgen» 2011

Microrganismi e malattie infettive

I pericoli nel piattoCome difendersi

27pagina

L’Aido ringrazia il Professor Cristiano Martini 31

pagina

Cavalier Fioravante MiloneUn dono ricevuto, tanti «doni» donati

32pagina

Parla il Dottor Pietro Mosca29

pagina

Documento in merito alle criticità del Centro Nazionale Trapianti e del Centro Nazionale Sangue

SommarioP

revenzioneO

gg

i

Mensile di cultura sanitaria del Consiglio RegionaleAIDO Lombardia - ONLUS

Anno XX n. 189 - marzo 2011

Editore: Consiglio Regionale AIDO Lombardia - ONLUS 24125 Bergamo, Via Borgo Palazzo 90Tel. 035 235327 - fax 035 244345 [email protected]

Direttore EditorialeLeonida Pozzi

Direttore ResponsabileLeonio Callioni

Collaborazioni scientificheDott. Gaetano Bianchi

Azienda Ospedaliera Ospedali Riuniti di Bergamo

Dott. Michele ColledanDirettore Chirurgia Generale III Direttore Centro Trapianti di fegato e di polmoni

Dott. Paolo FerrazziDirettore Dipartimento CardiovascolareDirettore U.O. di Cardiochirurgia

Dott. Giuseppe LocatelliConsulente del Dipartimento di Chirurgia Pediatrica

Prof. Giuseppe Remuzzi Direttore Dipartimento di Immunologia e Clinica dei Trapianti

Azienda Ospedaliera A. Manzoni di Lecco

Dott. Amando GambaDirettore U.O. Cardiochirurgia

Università Milano Bicocca

Prof. Roberto FumagalliDocente

NITp - Nord Italia Transplant

Prof. Paolo Rigotti - Presidente

Dott. Mario Scalamogna - Direttore

Istituto Mediterraneo Trapianti e Terapie di alta specializzazione - ISMeTT

Prof. Bruno GridelliDirettore Medico scientificoProfessore di Chirurgia Università di Pittsburgh

Istituto Ricerche Farmacologiche “Mario Negri” - Bergamo

Prof. Giuseppe Remuzzi - Direttore

Yale University School of Medicine

Dott. Mario StrazzaboscoProfessor of Medicine,Director of Transplant HepatologyDepartment of Internal MedicineSection of Digestive Diseases

Redazione esternaLaura SpositoCristina GrandeEpis Clelia

Redazione tecnicaBergamo [email protected] Seminati

Segreteria e Amministrazione24125 Bergamo, Via Borgo Palazzo 90Tel. 035 235327 - fax 035 [email protected]@aidolombardia.itC/C postale 36074276Ester MilaniLaura Cavalleri

SottoscrizioniSocio Aido Simpatizzante Sostenitore Benemerito € 35,00 € 50,00 € 70,00 € 90,00

C/C postale 36074276 AIDO Cons.Reg.LombardiaONLUS Prevenzione Oggi

Si contribuisce alle spese di stampa come amici.

Il socio sostenitore ha diritto ad omaggiare un’altra per-sona previa segnalazione all’atto della sottoscrizione.

StampaCPZ - Costa di Mezzate BG

Finito di stampare prima decade di aprile.

Reg. Trib. di Milano n. 139 del 3/3/90

Le informazioni contenute in questo periodicovengono trattate con liceità, correttezza e tra-sparenza conformemente al D.lgs. n. 196 del 30giugno 2003 “Codice in materia di protezionedei dati personali”.

Questo periodico è associato all’Unione Stampa Periodica Italiana

800 20 10 88NUMERO VERDE

Risponde l’Aido Lombardia

Spazio ai lettoriPer gli interventi dei lettori:

[email protected]

È attivo il sito dell’Aido Regionale:

www.aidolombardia.it

Page 3: 00 cop somm edit mar 11:Prevenzione 2009 · Non vogliamo infatti rassegnarci all’idea che in Lombardia ... che ciò avviene e, va sottolineato, con un esito veramente positivo perché

Èmolto orientato ad osservare la situazione a li-vello regionale, questo nostro numero di “Pre-venzione Oggi” del marzo 2011. Non

vogliamo infatti rassegnarci all’idea che in Lombardiasiano diminuite le donazioni perché il messaggio dellasolidarietà fatica a farsi largo. Dobbiamo capire fino ache punto sono di ostacolo eventuali ragioni organizza-tive, e fino a che punto vi siano ragioni oggettive datedalla dimensioni dei numeri. La Lombardia è una re-altà molto vasta e articolata. Ha le dimensioni econo-

miche e demografiche di alcuni Stati europei e quindi è comprensibile che superare certi livelli didonazioni sia più difficile di quanto lo sia in piccole realtà. Ma vogliamo fortemente capire le ra-gioni di questa situazione di stallo per andare ad attivare, subito dopo, tutte le contromisure sociali,normative, associative. La riflessione sulla diffusione della cultura della donazione e del conseguentelivello dei trapianti è stata da noi affrontata ancora una volta con il Coordinatore regionale SergioVesconi, in questi ultimi anni un preciso e affidabile punto di riferimento, non solo per il continuo mi-glioramento delle attività di prelievo e di trapianto, ma anche attento osservatore in grado di aiu-tare noi, persone del volontariato impegnate appunto nella diffusione della cultura della donazione,a individuare le modalità e i tempi migliori per fare bene il nostro dovere.Come sempre, con il dottor Vesconi il dialogo scorre veloce e l’articolo di Laura Sposito risulta riccodi informazioni oltre che di precise indicazioni per il futuro.Sul tavolo il tema delle donazioni, che non decollano e non riperndono i ritmi che sembrava si pro-filassero negli anni scorsi, con la conseguente difficoltà della struttura sanitaria a garantire i neces-sari trapianti. Così, nel frattempo, la lista d’attesa si allunga e sempre più persone muoiono in attesadi un organo che salvi loro la vita e ridia serenità alle loro famiglie. Non voglio con queste mie pa-role diffondere allarme che potrebbe essere dannoso perché potrebbe far pensare che sia inutile ogni ul-teriore sforzo. Anzi, voglio ottenere esattamente il contrario: una rivolta morale che ci veda in campocon tutta la determinazione e la forza sociale necessarie. Però allo stesso modo dobbiamo essere con-sapevoli di quale sia la situazione attuale e ribellarci a una forma di apatia che sembra aver avvoltola nostra società. In questa ottica si pone l’incontro, avvenuto nelle scorse settimane, come evidenziatodal corrispondente articolo, fra la Giunta regionale dell’Aido e la Giunta nazionale. È la prima voltache ciò avviene e, va sottolineato, con un esito veramente positivo perché mai come di questi tempi èevidente la necessità di raccordo fra le diverse realtà che operano sul territorio nazionale. Un con-fronto particolarmente proficuo in queste settimane di aggiornamento e rinnovo della nostra Asso-ciazione in tutti i livelli direttivi: dai gruppi comunali e rionali, alle Sezioni provinciali, via via finoai Consigli regionali e infine quello nazionale. Dirigenti, responsabili, volontari ad ogni livello chesi confrontano per stabilire la nuova rotta dell’Associazione nella conferma dello sforzo mai venutomeno di favorire la donazione di organi e mantenere sotto pressione il mondo dei trapianti. Con-cludo con una nota di plauso e di legittimo orgoglio per l’ennesimo prestigiosissimo riconoscimentoal prof. Giuseppe Remuzzi, fra gli amici più sinceri e veri della nostra Associazione, fin dall’iniziocomponente del nostro Comitato scientifico. Il riconoscimento internazionale – raccontato nell’arti-colo di pagina … - è quanto di meglio si potesse auspicare per una persona che ha fatto della sua vitaun dono alla ricerca per la lotta alla sofferenza e per la ricerca di nuove soluzioni che permettano ladiffusione su scala molto più vasta dei trapianti. Grazie a persone insigni quale il prof. Remuzzi,Bergamo partecipa alla scrittura di importanti pagine della storia scientifica contemporanea.

Leonida Pozzi

Inco

pertin

a

1

Pre

venz

ione

Og

gi

In copertina:«PALAZZO

LOMBARDIA»©

foto di Paolo Seminati - Bergamo

«Lo sguardo verso l’alto mostra linee sinuose e pareti a specchioche si incontrano per racchiudere,tra le proprie braccia, il cielo limpido del mattino.L’opera dell’uomo si erge prepotente e vanitosa,ma il raggio di sole che la lambisce ci ricordache “oltre” c’è qualcosadi irraggiungibile».

Non vogliamo attenuare la nostra pressione e la nostra attenzione sulle ancora inespresse potenzialità di donazione della Lombardia

Editoriale

Page 4: 00 cop somm edit mar 11:Prevenzione 2009 · Non vogliamo infatti rassegnarci all’idea che in Lombardia ... che ciò avviene e, va sottolineato, con un esito veramente positivo perché

2

Prevenzione

Og

gi

Il 9 febbraio regala una giornata stra-ordinariamente tersa a Milano. Diquesti tempi davvero una rarità. Levetrate dei quattro palazzi di 9 piani,di cui si compone la nuova sede della

Regione Lombardia, riflettono tutt’in-torno la luce abbagliante del sole facendodimenticare per un attimo il triste gri-giore invernale. Palazzo Lombardia, cheriproduce l’andamento curvilineo ditanti crinali lombardi, è un gioiello ar-chitettonico incastonato in un’area di33.700 mq, ispirato ai più moderni cri-teri di massimo risparmio energico e altasostenibilità ambientale. Ad accogliercial secondo piano del blocco B di via Gal-vani, Direzione Sanità, sono il Dr. Ser-gio Vesconi, coordinatore regionale dellaLombardia per il prelievo e il trapianto

di organi e tessuti, e la dr.ssa MarinaMorgutti, referente regionale. Il tema ècapire con quali strumenti la Regioneabbia cercato in quest’ultimo anno il mi-glioramento qualitativo delle attività ap-prontate in materia di prelievo etrapianto, così da farne il punto di par-tenza delle iniziative future.

Pozzi: Non è la prima volta che laincontriamo, nella sua veste di

coordinatore regionale ai prelievi e aitrapianti. Data la situazione partico-larmente delicata nel settore del pre-lievo e del trapianto, vorremmoattraverso le sue parole informare inostri lettori delle politiche socio-sa-nitarie della Regione Lombardia alfine di dare nuovo vigore alla cultura

Serve più cultura della donazione

Sergio Vesconi: «La Lombardiavuole far aumentare i trapianti»

Page 5: 00 cop somm edit mar 11:Prevenzione 2009 · Non vogliamo infatti rassegnarci all’idea che in Lombardia ... che ciò avviene e, va sottolineato, con un esito veramente positivo perché

della donazione. A che punto siamo?

Vesconi: In occasione dell’inter-vista ho predisposto alcuni dati

che, a mio avviso sono significativi echiari. Ci siamo inseriti nel pano-rama nazionale con una situazione disostanziale stabilità per quel che ri-guarda l’attività di reperimento, se-gnalazione dei donatori eprocurement. Il risultato finale –perché quanto appena detto è solouna pre-condizione - è tuttavia pococonfortante: i trapianti effettuati inRegione Lombardia sono diminuitirispetto all’anno precedente e pergiunta dello stesso ordine percen-tuale di quanto registrato a livellonazionale. Una bella contraddizione.A fronte di questa diminuzione, si èinfatti registrato un sensibile incre-mento in parallelo sia del numero as-soluto dei pazienti segnalati comepossibili donatori, sia del numerodelle terapie intensive che segna-lano. Dati che dimostrano un posi-tivo coinvolgimento della rete,confermando la bontà del lavoro cheabbiamo svolto in questo ambitocome Regione Lombardia. Un ulte-riore segnale incoraggiante è statopoi l’aumento del numero delle do-nazioni di tessuti. Il fenomeno ha ri-guardato in maniera significativasoprattutto le cornee ma anche ilmuscolo scheletrico e i tessuti va-scolari. La spiegazione? Semplice.Era uno degli obiettivi specifici chela direzione generale Sanità dellaLombardia aveva dato ai direttorigenerali delle Aziende ospedalieresul target del 2010. La proiezionedel 2010 parla di 4000 unità controle 3000 del 2009 con un incrementodel 20%. Siamo in attesa, proprio inquesti giorni, del report del NITpsul numero dei tessuti prelevatianche se per la versione finale, ov-vero quella validata dai 18 coordina-tori locali responsabili dei prelievi, civorrà sicuramente più tempo.

Pozzi: Le spiace chiarire un at-timo, prima di addentrarci nel

commento ai dati, i termini che in-contriamo nelle tabelle?

Vesconi: Certamente. Con “se-gnalato” si intende un soggetto

che va in morte cerebrale, viene sot-toposto a una valutazione medico-le-gale e successivamente vienesegnalato al NITp come possibile do-natore; “procurato” è il soggetto se-gnalato di cui si è verificata l’idoneitàclinica e per il quale non c’è opposi-zione da parte dei parenti; “effettivo”è colui dal quale viene prelevato al-meno un organo; “utilizzato” è il do-natore da cui viene prelevatol’organo e successivamente trapian-tato.

Pozzi: Tornando ai dati, abbiamodetto che i segnalati sono au-

mentati in misura notevole, passandoprecisamente da 359 a 367; con i pro-curati c’è stata una lieve flessione (3unità) e con gli effettivi si è calati da226 a 212. A cosa è dovuto questoandamento non lineare?

Vesconi: La forbice si è ampliataproprio sugli utilizzati, nel senso

che la loro diminuzione è stata mag-giore di quella dei procurati. Questoperché la possibilità di recuperare or-gani qualitativamente adeguati èsempre più ridotta. Abbiamo poi unproblema di età. Se l’età media nonha subìto significativi incrementi, lafrazione superiore ai 60 anni ha regi-strato invece un aumento del 10%circa. Allo stesso modo, mentre l’ori-gine traumatica del danno cerebraletende a scendere (circa il 17%) – ingenerale in tutta Italia ma in parti-colare in Lombardia – è invece au-mentata l’origine vascolare, dovutanon a caso all’utilizzo di soggetti piùanziani del passato e quindi con pro-blemi vascolari più sistemici. La con-ferma di questo andamento vienedalla concomitanza di molteplici fat-tori: a parità di donatori, il numero diorgani che si riesce a recuperare perciascuno di essi tendenzialmente siriduce; così la mortalità delle terapieintensive italiane, e nello specifico diquelle neurochirurgiche, è in dimi-nuzione. Tutti questi elementi messiinsieme ci danno un quadro di riferi-mento che evidenzia come la capacitàP

reve

nzio

neO

gg

i

3

Page 6: 00 cop somm edit mar 11:Prevenzione 2009 · Non vogliamo infatti rassegnarci all’idea che in Lombardia ... che ciò avviene e, va sottolineato, con un esito veramente positivo perché

4

Prevenzione

Og

gi

di reclutare e gestire le donazioni siasempre più ridotta. Detto questo, unmargine di miglioramento è tuttaviada rilevare.

Pozzi: In un orizzonte così arti-colato è importante conoscere

quali siano i margini di migliora-mento e dove sia possibile fare me-glio per concentrare lì la nostraazione.

Vesconi: Un dato su cui fare unavalutazione riguarda il tasso di

opposizione che si presenta in lieveincremento; siamo infatti attual-mente attorno al 28%. La cosa in sénon mi meraviglia perché l’indica-zione data dalla Regione e poi condi-visa dalla rete, è stata chiara: se unsoggetto ha tutte le condizioni perun accertamento di morte cerebrale ènecessario procedere ad esso indi-pendentemente dall’esito che neviene fuori. Ovviamente il “facciamotutto come se…” ha un duplice rove-scio della medaglia: un numero mag-giore di donatori non ottimali (cheprima venivano esclusi in partenza)e qualche situazione in più di oppo-sizione (laddove prima non si comin-ciava nemmeno a raccogliere ilconsenso). Il fenomeno dell’opposi-zione implica a sua volta, da partedella Direzione Generale Sanità dellaRegione Lombardia, un lavoro di for-mazione/informazione a due livelli.

Pozzi: Condivido appieno. Ci aiutia capire quali possibili soluzioni

lei ha finora individuato.

Vesconi: Sono sostanzialmentedue: uno di sensibilizzazione del-

l’opinione pubblica e uno di forma-zione continua dei medici. Unaformazione permanente che trova lasua giustificazione nel continuo turnover dei medici stessi, nel fatto chenon tutti sono abituati o sufficiente-mente attrezzati a gestire un collo-quio su questo tema delicato, nelmancato ricambio generazionale deimedici trapiantatori formati 10 annifa. In entrambi i casi questo lavoro cipermette di sfatare anche tante dice-rie infondate, come quella secondocui i trapianti calano quando i riani-

matori e i chirurghi vanno in va-canza. In realtà si è visto quest’annoche il picco dei trapianti è avvenutodal 22 al 31 dicembre quando i me-dici più esperti erano in ferie. Una te-stimonianza significativa che, se èvero che i fattori esterni possonocondizionare, il sistema nel suo com-plesso tiene. Lo dimostrano ampia-mente alcuni indicatori, tra cui quellosecondo cui gli ospedali che hannosegnalato potenziali donatori sonostati 40 contro i 34 dell’anno scorso.

Pozzi: Va sottolineato che granparte del merito è ascrivibile alla

campagna di sensibilizzazione cheavete promosso.

Vesconi: Certamente quella hainfluito. L’obiettivo era coinvol-

gere la rete ed effettivamente è statoraggiunto. Ne è prova il fatto che 22donatori vengono da ospedali senzala neurochirurgia, come ad esempioquelli di Lodi, Desio, Busto Arsizio emolti altri.

Pozzi: Torniamo alle opposizionialla proposta di donazione. Tra

esse ci sono anche i prelievi non an-dati a buon fine?

Vesconi: No, opposizione vuoldire che si fa la proposta di do-

nare e chi la riceve dice no. Ultima-mente abbiamo notato che fra imotivi del diniego ricorre sempre piùspesso un refrain, ovvero “Il mio pa-rente ha detto in vita che non vo-leva….” con cui il discorso di unapossibile donazione si chiude subito.La legge infatti parla di opposizionemotivata e, siccome il principio fon-damentale dice che la donazione è unatto libero, è chiaro che se il parentedel donatore, a fronte di una propo-sta, dice “Ho dei dubbi” se ne puòparlare. Diversamente le porte sonochiuse. Devo dire che numerose sonole persone che valutano seriamentela possibilità di donare, ma pur-troppo abbiamo notato che sono inaumento quelle che trovano la scusadella volontà in vita del parente peropporsi alla donazione. E questo fe-nomeno rappresenta per noi unabella sfida su cui lavorare.

Page 7: 00 cop somm edit mar 11:Prevenzione 2009 · Non vogliamo infatti rassegnarci all’idea che in Lombardia ... che ciò avviene e, va sottolineato, con un esito veramente positivo perché

5

Pre

venz

ione

Og

gi

Pozzi: Sicuramente possiamofarlo insieme, visto che la cul-

tura della donazione è affidata alleassociazioni come la nostra. Se riu-sciamo a far sì che, attraverso l’atti-vità che promuoviamo come Aido, ilconcetto del dono diventi parte inte-grante della mentalità delle persone,è possibile far diminuire il numerodelle opposizioni.

Vesconi: Sono d’accordo. Quandotroviamo situazioni in cui i pa-

renti hanno già maturato la scelta didonare, grazie proprio al vostro la-voro di sensibilizzazione, per noitutto è più facile.

Morgutti: In questo senso è si-gnificativa una donazione av-

venuta di recente all’ospedale Buzzidi Milano. Fino a pochi mesi fa la te-rapia intensiva del Buzzi, per le ca-ratteristiche di ospedale pediatrico,non era stata coinvolta che margi-nalmente rispetto alla tematica delladonazione. Poi un caso ha aperto lastrada. Sette mesi fa è deceduto,dopo poche settimane di vita, unneonato affetto da una grave e raramalattia metabolica. I genitorihanno insistito con i medici perchéne venissero donati gli organi. Dopol’iniziale cautela dei chirurghi, vistoche non c’erano mai state primaesperienze analoghe, alcuni tessutisono stati donati. E così un fattodrammatico e imprevisto si è tra-sformato, attraverso la donazione, inuna occasione di grande soddisfa-zione per i colleghi della rianima-zione e al tempo stesso di grandeconforto per i genitori e i parenti.

Pozzi: Leggendo le tabelle che leiha fatto preparare, si evince che

ci sono state anche nove donazionifra persone di età compresa fra 0 e 14anni. Il numero assoluto di trapiantidi organi e tessuti tuttavia registratoun 10% in meno.

Vesconi: Purtroppo sì; da 700 a624. Il che vuol dire 76 persone

trapiantate in meno. Come le dicevoprima, se è vero che il sistema regge,il risultato finale non ci lascia affattosoddisfatti.

PALAZZO LOMBARDIALE TAPPE2002 presentazione del “Manifesto della nuova sede”2003 apertura del concorso internazionale per la progetta-zione2004 lo Studio Pei Cobb Freed & partners di New York siaggiudica la gara in raggruppamento di impresa con Caputopartnership e Sistema Duemila di Milano2005 bando di gara per l’appalto della progettazione ese-cutiva e l’esecuzione dei lavoriOttobre 2006 consegna dei lavori al Consorzio TorreFebbraio 2007 bonifica area, consolidamento e inizioscavi8 maggio 2009 la torre della nuova sede supera l’al-tezza del Palazzo Pirelli (127,40 m), dal 1960 l’edificio piùalto di Milano23 gennario 2010 prima apertura al pubblico

I NUMERI161 m altezza della torre39 piani fuori terra75.000 mq superficie delle facciate3.700 mq aree a bosco3.200 mq piazze alberate

EMISSIONI ZEROL’energia termica necessaria al riscaldamento invernale

o al raffreddamento estivo degli edifici è ottenuta dall’acquadi falda estratta da pozzi sotterranei mediante pompe di ca-lore.

Parte dell’energia elettrica è prodotta dai pannelli fotovol-taici collocati sulle due facciate sud della torre (circa 2.000mq)

Le facciate vetrate sono dotate di un sistema verticale di«brise soleil» con controllo computerizzato per il monitorag-gio e l’ottimizzazione del comfort termico e delle condizionid’illuminazione.

Il complesso è predisposto anche per l’installazione di unimpianto a idrogeno per la produzione integrata di calore edenergia elettrica.

Page 8: 00 cop somm edit mar 11:Prevenzione 2009 · Non vogliamo infatti rassegnarci all’idea che in Lombardia ... che ciò avviene e, va sottolineato, con un esito veramente positivo perché

Pozzi: Resta il fatto che un tra-guardo importantissimo è però

stato raggiunto: l’aumento delle se-gnalazioni, strada fondamentale dapercorrere per far crescere il numerodei donatori.

Vesconi: Abbiamo la sensazioneche la rete abbia funzionato

anche grazie ad alcune azioni messea punto lo scorso anno dalla Dire-zione Generale Sanità nei confrontidei direttori generali degli ospedalipresenti in tutta la Regione Lombar-dia. Mi riferisco innanzi tutto a met-tere fra gli obiettivi prioritari dellaloro governance l’attività di pre-lievo/trapianto e la formazione adessa inerente. Si è chiesto ai direttorigenerali delle aziende ospedaliere digarantire la presenza degli anestesi-sti al corso di aggiornamento pro-mosso dalla Direzione Generale intutti gli ospedali della Regione Lom-bardia. L’esito è stato più che posi-tivo: alle 53 edizioni organizzatehanno partecipato più di 800 aneste-sisti. In secondo luogo, sempre daparte della Direzione Generale Sa-nità, sono stati promossi degli in-contri di audit per i coordinatorilocali e le Direzioni di tutte leaziende ospedaliere. Il buon livello dipartecipazione ci ha indotto a ripro-grammarli anche per quest’anno,seppur con un taglio diverso. Se unanno fa lo spirito era quello di in-contrarsi con loro, nel lungo periodo,per rinnovare la reciproca cono-scenza e mettere sul tavolo i pro-blemi, ora stiamo cercando di vedercipiù assiduamente per fare il puntodella situazione a livello operativo. Sesi pensa che le aree di coordinamentosono 18 e le aziende ospedaliere 29, èchiaro quanto sia imponente losforzo organizzativo che ci sta dietro.L’ottica è da un lato quella di agevo-lare la condivisione delle criticità cheincontrano, insistendo sull’impor-tanza del compito istituzionale checiascuno ha all’interno del sistema;dall’altro quella di verificare cosa siastato fatto concretamente in terminidi attività di prelievo/trapianto e

come sia stato utilizzato il budget ri-cevuto dalla Regione a sostegno diessa. In questo modo vengono rac-colti tutta una serie di indicatori che,andando a valutare il grado di coin-volgimento dei coordinatori e deiDG, permette di mettere a puntodelle azioni mirate, cosicché l’attivitàdi prelievo/trapianto non venga daloro considerata un optional. A que-ste iniziative se ne stanno poi ag-giungendo altre che partiranno abreve.

Pozzi: Torna quindi in gioco lamigliore organizzazione possi-

bile, messa al servizio della raccoltadi donazioni e del trapianto. A qualialtre azioni si riferisce?

Vesconi: A una serie di attivitàformative rivolte alle ASL per

fare sì che moltiplichino le loro atti-vità informative nei confronti dei me-dici di famiglia, snodo fondamentale– anche se critico – verso l’utenza.Continueranno inoltre a essere ero-gati i corsi di formazione per i mediciospedalieri, con l’obiettivo di coin-volgere – dopo i rianimatori – quelliche operano nei vari pronto soccorsoe nelle neurologie.

Pozzi: Credo però che il lavoropiù significativo da svolgere sia

quello sui direttori generali ancheper compensare gli effetti negativi –in quanto a perdita di esperienza di-retta e di conoscenza del problema -del recente giro di nomine nelle As enelle Aziende ospedaliere lombarde.Se si riuscisse a organizzare una riu-nione collettiva con i direttori gene-rali per sensibilizzarli, attraverso unavoce esperta, sull’importanza che haoggi la trapiantologia in Lombardia,sarebbe davvero molto utile. Lo dicoanche perché, analizzando i dati, misono reso conto che nella nostra re-gione i “treni della speranza” conti-nuano ad arrivare per tutti i tipi diorgani.

Vesconi: Il tema che lei solleva èpiù che giusto. Tutti gli ospedali

d’Italia dovrebbero darsi da fare perincrementare l’attività di prelievo edi trapianto, allineandosi alla Lom-

Prevenzione

Og

gi

6

Page 9: 00 cop somm edit mar 11:Prevenzione 2009 · Non vogliamo infatti rassegnarci all’idea che in Lombardia ... che ciò avviene e, va sottolineato, con un esito veramente positivo perché

bardia. La strada da percorrere èperò ancora lunga perché si tratta dipotenziare l’offerta e fare in modoche le regole di sistema permettanodi evitare squilibri eccessivi. I centriinterregionali hanno proprio questoscopo e - sia pur entro certi limiti –riescono a tenere il flusso sufficiente-mente equilibrato. D’altro canto, puressendoci dei programmi nazionali,abbiamo ancora – in tutto il Paese -delle aree di adesione al programmadonazioni molto modeste, con tassidi opposizione eccessivamente alti.Ovviamente noi guardiamo allaLombardia come a un modello posi-tivo che aiuta tutto il sistema ma non

per questo possiamo permetterci didormire sugli allori.

Pozzi: Attualmente la media del-l’area NITp di donazioni è 22,5,

quella della Lombardia 21,8; che let-tura fa lei di questi dati? Non do-vremmo darci un po’ più da fare?

Vesconi: Il tasso di donazione èparametrato per milione di abi-

tanti. Ebbene, la nuova tabellaISTAT ha detto che in Lombardia cisono 11 milioni di abitanti e ciò ci hapenalizzato nel conteggio perchéanche se il numero dei donatori, sep-pur di poco, cresce, al tempo stesso ildenominatore (cioè la popolazionedella regione) sale e quindi il risul-tato dato dal rapporto tra i due dati(donatori per milione di abitanti),cala. Sarei quindi cauto nell’attribuirea questa percentuale statistica un va-lore particolare.

Pozzi: Questo però significa co-munque raccogliere una nuova

sfida. Conoscendovi penso che questidati vi stimoleranno a fare tutto ilpossibile per continuare a migliorare.

Vesconi: Convengo. Però, peronestà di analisi, non dobbiamo

dimenticare che la Lombardia è, perdimensioni, equivalente a nazionicome la Norvegia, la Svezia, l’Au-stria, il Belgio, la Danimarca. E que-sto aspetto, insieme alla diversaconformazione morfologica del ter-ritorio italiano crea non poche diffi-coltà. A un tavolo che abbiamo direcente convocato ci siamo scontratiproprio con una di queste difficoltà:la complessità di realizzare un si-stema informativo che metta in retetutti gli operatori che si occupano diprelievo/trapianto.

Pozzi: Quali sono i progetti futurisu cui intendete investire?

Vesconi: Come abbiamo giàdetto, la programmazione è fina-

lizzata prevalentemente all’attività diformazione, articolata però su ambiti.Uno relativo alla formazione interna,e a opera delle singole aree di coor-dinamento, è ormai abbastanza rou-tinario (corsi sulla decisionecondivisa, sui tessuti, sulla comuni-cazione difficile ecc.). Si tratta cioè diuna serie di singole iniziative, che –coordinate - hanno la fisionomia dipacchetti formativi precostituiti e cheogni area di coordinamento si gesti-sce autonomamente utilizzando fi-nanziamenti che arrivano proprio atale scopo. L’altro ambito è quellodella formazione di sistema: parti-ranno – come abbiamo detto prima -un corso destinato ai medici ospeda-lieri (e non più ai rianimatori) e uncorso rivolto ai medici di base. Unaltro versante importante su cuistiamo lavorando, e continueremo afarlo, è quello della qualità e sicu-rezza del trapianto, visto che stannodiventando sempre più frequenti lesituazioni di donatori anziani a ri-schio e con patologie significative.Abbiamo dunque la necessità di po-tenziare la rete sia dal punto di vistaP

reve

nzio

neO

gg

i

7

Abbiamo la sensazione che la rete abbia funzionato

anche grazie ad alcune azionimesse a punto lo scorso anno

dalla Direzione Generale Sanitànei confronti dei direttori generali

degli ospedali presenti in tutta la Regione Lombardia

Page 10: 00 cop somm edit mar 11:Prevenzione 2009 · Non vogliamo infatti rassegnarci all’idea che in Lombardia ... che ciò avviene e, va sottolineato, con un esito veramente positivo perché

della qualità dell’organo (bontà ed ef-ficienza) sia della sicurezza (infezioni,tumori, ecc) e ciò significa lavoraresull’informatizzazione, cioè sulla pos-sibilità di mettere a disposizione dellarete tutte le informazioni che manmano vengono raccolte durante l’at-tività di prelievo e di trapianto. Si èvisto infatti che, nonostante si stiamolto più attenti del passato al pro-blema degli eventi avversi e degli in-cidenti che possono capitare nelcorso del processo, non sempre èpossibile evitarli. In sintonia con lacampagna fatta dal CNT a livello na-zionale, è emersa quindi anche da noila necessità di andare a rivedere tuttoil processo e di metterlo in sicurezza.Lo scopo è intercettare le situazionidi non conformità e attivare un si-stema di allerta rapido della rete incaso di criticità. La nostra iniziativain questo campo consisterà nel pro-muovere dei corsi di formazione sullagestione del rischio clinico in ambitotrapiantologico, con l’obiettivo dicoinvolgere l’intera rete visto che gliattori del processo (dai rianimatoriche trovano il donatore ai trapianta-tori) spesso non si parlano fra di loro.Serve cioè una comunicazione rapidache permetta a tutti gli specialisti delprocesso di focalizzare il problemache di volta in volta si presenta e so-prattutto di condividere la soluzione.Faccio un esempio in proposito: chifa il follow up di un trapiantato tremesi dopo l’intervento e trova unapatologia emersa in questo lasso ditempo, deve preoccuparsi non solo dicurarla bene ma anche di mettere adisposizione degli altri questa infor-mazione anche perché ci sono pato-logie che non sempre sonoidentificabili al momento del pre-lievo.

Pozzi: Immagino che lei si riferi-sca ad esempio al tumore alla

prostata allo stadio iniziale, uno deipiù diffusi. Facendo io parte del Co-mitato etico degli Ospedali Riuniti diBergamo dal 1997, mi sono imbat-tuto in diversi casi – per fortuna tuttifelicemente risolti – in cui si veniva a

sapere di una patologia a organo tra-piantato. Ecco perché è fondamentaleche gli attori coinvolti nel processosiano costantemente in contatto fraloro a scambiarsi informazioni.

Vesconi: I corsi di formazione dicui parlavo vogliono essere pro-

prio un momento di incontro e discambio per far capire che abbiamotutti l’obiettivo della buona riuscitadel percorso trapiantologico. Banal-mente, se chi fa il riscontro autopticosu un paziente deceduto si preoccupadi comunicare in tempi rapidi, a chipreleva e poi trapianta gli organi,eventuali patologie riscontrate, per-mette a chi si occupa del follow-updel ricevente di prestargli massimaattenzione, innescando un meccani-smo virtuoso. Detto questo, a infi-ciarlo può purtroppo intervenire ilturn-over dei professionisti perché èchiaro che se il primario di anatomiapatologica che è stato sensibilizzatosul tema cambia ospedale, la conse-gna spesso può perdersi.

Pozzi: Anche questo è un pro-blema. Mi risulta infatti che con-

tinui a esserci un consistenteturn-over negli ospedali lombardiper quanto concerne il settore deiprelievi e dei trapianti.

Vesconi: In parte è così. Da unlato c’è sicuramente un certo ri-

cambio, cioè un afflusso di giovanispecialisti che non sempre sono ade-guatamente formati. Dall’altro c’è in-vece un forte invecchiamento deichirurghi trapiantatori.

Pozzi: Ci sta dicendo che non cisono generazioni nuove di que-

sta categoria?

Morgutti: È quanto affermanoda tempo il dott. Mazzaferro

(per il fegato) e la dott.sa Berardinelli(per il rene), i quali attribuiscono lacausa sia alle politiche di limitazionedel budget sanitario sia alla crescentedisaffezione dei giovani per questosettore. Vedendo che l’attività di pre-lievo e trapianto è molto gravosa ecomporta tanti sacrifici nella sferapersonale, tanti giovani medici con lastessa specialità preferiscono dedi-

Prevenzione

Og

gi

8

Page 11: 00 cop somm edit mar 11:Prevenzione 2009 · Non vogliamo infatti rassegnarci all’idea che in Lombardia ... che ciò avviene e, va sottolineato, con un esito veramente positivo perché

carsi ad altri tipi di chirurgia.

Vesconi: Lo diceva anche il Dott.Martinelli a proposito dei tra-

piantatori di cuore, sottolineandoche, per una generazione che ha vis-suto la fase pionieristica fatta di en-tusiasmo e novità, ce n’è un’altra perla quale quelle stesse novità sono di-ventate routinarie e che non ha più lastessa spinta di quella che l’ha prece-duta. Se un tempo chi prelevava sba-gliava per eccesso, spinto dalla vogliadi fare, oggi ha la tendenza a esserepiù conservativo.

Pozzi: Mi preoccupa molto ilfatto che si possa arrivare a im-

poverire, per ragioni economiche, lostaff chirurgico dei trapiantatori.

Morgutti: A onor del vero nonmi risulta che finora nessuna

azienda ospedaliera abbia detto dinon assumere personale nei centritrapianto per mancanza di risorseeconomiche. Semmai è più una pauradei centri trapianto che possano ve-nire a mancare le risorse umane ne-cessarie, per i motivi a cui siaccennava prima, ovvero la man-canza di entusiasmo e la scelta di unaprofessione meno impegnativa. Al li-mite aggiungerei che a peggiorare ilquadro c’è anche il problema della li-mitazione, a livello nazionale, deiposti di specialità.

Pozzi: io direi che c’è anche il pro-blema della responsabilità delle

Università nella preparazione postlaurea degli studenti di medicina.Poiché l’attività di prelievo e tra-pianto rientra nei corsi elettivi, sarànecessario che l’Aido si muova a li-vello del Ministero per sollecitare irettori delle Università della Lom-bardia a inserirla nel normale corsodi studi. Se poi la Regione riuscisse astandardizzare con loro dei corsi spe-cifici (visto che ci sono già docentiche lo fanno a titolo gratuito) sa-rebbe il massimo. Sono convinto in-fatti che aiutare le Università asostenerne i costi, magari ricorrendoall’ausilio di sponsor privati, è tut-t’altro che impossibile.

Morgutti: Sulla chirurgia deitrapianti i corsi elettivi ci sono,

mancano invece sulla medicina delladonazione

Pozzi: Ma se non c’è donazionenon c’è trapianto e all’Aido inte-

resserebbe molto promuovere questicorsi, almeno in Lombardia.

Morgutti: Certamente sarebbemolto utile. Oggi può succe-

dere che uno studente di medicinaconsegua la laurea senza aver maisentito parlare di chirurgia dei tra-pianti se non marginalmente, e cioèquando ha sostenuto l’esame di ne-frologia o meglio ancora di immuno-logia (l’immunologia è nata infatti nel1954 con il primo trapianto di rene).

Pozzi: Ci sono altre iniziative cheil coordinamento della Regione

Lombardia propone per incentivareil numero dei prelievi?

Vesconi: Innanzitutto stiamo svi-luppando delle iniziative per ca-

pire quali siano i motivi per cui,all’interno degli ospedali, alcuni casidi grave criticità neurologica non fi-niscano nelle terapie intensive, cioènon facciano il percorso dove è più fa-cile che vengano identificati i possi-bili donatori. Nello specifico il lavoroconsiste nell’analizzare, ospedale perospedale, l’entità del fenomeno dellecosiddette “morti cerebrali silenti”,specie dove può essere di particolareP

reve

nzio

neO

gg

i

9

Page 12: 00 cop somm edit mar 11:Prevenzione 2009 · Non vogliamo infatti rassegnarci all’idea che in Lombardia ... che ciò avviene e, va sottolineato, con un esito veramente positivo perché

rilevanza dal punto di vista nume-rico, provando quindi a identificarlee a capirne le ragioni. La seconda ini-ziativa è la collaborazione con il 118,in analogia a quanto già avviene aBrescia, per la segnalazione a livellodi sistema dei casi di grave neurole-sione che sono stati ricoverati così dapoter monitorare la situazione. Se soquanti malati con gravi cerebrole-sioni sono stati ricoverati negli ospe-dali della rete del 118 nelle 24 oreprecedenti, posso allertare più rapi-damente i referenti locali. Stiamo la-vorando a questo progettosperimentale dallo scorso dicembre ela sensazione è che si tratti di un si-stema che va inquadrato in un oriz-zonte più ampio e completo. Non cistiamo attivando solo per identificaresituazioni di potenziali donatoribensì per inserirci all’interno dellarete delle gravi patologie neurologi-che. Vogliamo cioè che, quando c’è unpaziente con gravi cerebrolesioni,anche se ricoverato nel più piccoloospedale X della provincia di Milano,possa trovare le cure più adeguate dicui ha bisogno e che, solo qualora lasituazione si aggravi fino alla mortecerebrale, possiamo essere di sup-porto e di presenza. Poi ci sono ancheiniziative specifiche su singoli ospe-dali per il monitoraggio delle situa-zioni locali.

Pozzi: Una tecnica importanteper salvare la disponibilità di or-

gani è quella sperimentata nello stu-dio del sistema di perfusioneartificiale a cuore fermo?

Vesconi: Sì, è un’attività già col-laudata in Francia, che in Italia è

stata inaugurata a Pavia, ha avuto altie bassi ed ora è in ripresa. A cuorefermo si installa una circolazione ex-tracorporea che consente di mante-nere per alcune ore una perfusionesufficiente nel distretto sottodia-frammatico, dove ci sono fegato ereni. In questo modo c’è tutto iltempo per fare i colloqui con i pa-renti, effettuare le analisi, fare unoscreening degli organi per capire sec’è un margine per andare avanti.

Migliorando l’aspetto organizzativo,si potrebbe pensare di estendereanche al fegato questa sperimenta-zione. A breve faremo un’analisi deirisultati ottenuti e, se la fattibilitàverrà confermata, valuteremo la pos-sibilità di estenderla ad altri centridella Lombardia ovviamente peròsolo negli ospedali più attrezzatidove c’è la cardiochirurgia. Si trattaperciò di un programma che, se noncambia i numeri costituisce tuttaviaun tassello importante dell’intero si-stema.

Pozzi: Un altro settore in forteevoluzione è quello dell’inter-

vento di emergenza urgenza. Alcunianni orsono è stata costituita l’Areu,quale contributo ha portato?

Vesconi: L’obiettivo dell’Areu èla riorganizzazione della rete

dell’assistenza preospedaliera, equindi il suo contributo non è di tipodiretto. Come dicevo prima, oggistiamo lavorando assieme per far sìche il sistema di pre-allerta delle cen-trali operative del 118 possa struttu-rarsi sempre più. Risolti gli inizialiproblemi di privacy, ora l’importanteè cercare di mantenere e diffonderequesta rete di collegamenti tra il 118e le rete degli ospedali e dei coordi-namenti al prelievo. L’Areu in questoci ha aiutato, così come si è fatta ca-rico in modo egregio di tutta l’atti-vità connessa al trasporto delleequipe di prelievo e degli organi.

Pozzi: Questa era fino a pocotempo fa un’attività specifica del

Nord Italia Transplant, che quindiora non la svolge più?

Vesconi: No da circa un anno.Doveva essere compito dell’Areu

fin dalla sua nascita. Poi il “passag-gio di consegne” è stato rimandato e,dopo un periodo di transizione, èstato portato a termine. Le automo-bili e gli aerei vengono messi a di-sposizione attraverso il servizio avettore, mentre mediante le risorseinterne si effettuano i trasporti conle ambulanze e con l’elicottero làdove esso è competitivo in termini dimovimento.

Prevenzione

Og

gi

10

Page 13: 00 cop somm edit mar 11:Prevenzione 2009 · Non vogliamo infatti rassegnarci all’idea che in Lombardia ... che ciò avviene e, va sottolineato, con un esito veramente positivo perché

Pozzi: Credo che sia interessanteprecisare, a questo punto, qual è

il ruolo del NITp.

Vesconi: Ha in carico la segnala-zione del donatore, gestisce l’as-

segnazione degli organi, sa qualisono le équipe di prelievo/trapiantocoinvolte nel processo, passa infinetutti i dati alla centrale operativa del118 che organizza poi i trasporti. Misembra che finora questo sistemaabbia sempre funzionato anchequando ci sono stati prelievi multiplicon una movimentazione complessa.

Morgutti: Per quel che concernei programmi, un versante su

cui spenderemo più energie dell’anno

scorso è il coinvolgimento dei privatinel prelievo. Esistono strutture ospe-daliere private accreditate a con-tratto, cioè assolutamente identichea quelle pubbliche, che sono state ul-timamente coinvolte nelle nostre riu-nioni di audit. Con esse tuttavia nonstiamo usando lo stesso metodo dicoinvolgimento dei DG delle strut-ture pubbliche perché sappiamo giàche non risponderebbero. Abbiamoinvece chiesto loro di contribuiresemplicemente a fornire organi e tes-suti con alcuni esempi molto positivi.Non potendo attivare il collegio me-dico, spesso la donazione di organi daparte di queste strutture private si ri-solve in un trasferimento del pa-ziente in morte cerebrale presso altriospedali. Tuttavia se in occasione deltrasferimento, come è successo a Bre-scia, la struttura privata fornisce al-

l’ospedale che accoglie il paziente unaprecedente valutazione del coordina-tore locale del prelievo, l’organizza-zione che lo prende in carico sa che èpotenzialmente candidato alla dona-zione e che il lavoro di sensibilizza-zione nei confronti dei parenti è giàstato svolto. Sulla donazione dei tes-suti (che è molto più semplice e menogravosa in termini organizzativi diquella degli organi), le aziende ospe-daliere più grandi sono state convo-cate già l’anno scorso agli audit.Quest’anno abbiamo intenzione diampliare il numero delle struttureprivate convenzionate da coinvol-gere, restringendo tuttavia il camposolo a quelle più grandi, in modo chesia sulla donazione di cornee sia disangue da cordone ombelicale pos-sano attivarsi con più efficacia. Al-cune di queste in verità, come laPoliambulanza di Brescia, hanno giàdimostrato una notevole capacità dicollaborazione manifestata in più oc-casioni.

Vesconi: Bisogna sottolineareche rispetto al prelievo di organi

c’è il problema che le strutture pri-vate accreditate non possono perlegge avere il collegio.

Pozzi: Si tratta di un problema ri-levante. Ma mi chiedo: perché

non utilizzano quello itinerante?

Morgutti: In qualche occasione èstato fatto, in altre ci sono dif-

ficoltà organizzative che vanno ri-solte di volta in volta.

Vesconi: Quello che lei diceva,presidente Pozzi, è però impor-

tante perché, dal punto di vista deitessuti, non c’è nessun limite o vin-colo, quindi si tratta solo di una que-stione organizzativa. Un altroaspetto su cui ci stiamo muovendocome coordinamento della RegioneLombardia è la possibilità di miglio-rare la qualità degli organi, recupe-rando quelli inutilizzabili in quantodeteriorati durante il mantenimento.Si tratta di una operazione tutt’altroche facile perché pone molte proble-matiche di tipo tecnico. Penso in par-ticolare al cuore e al polmone, cheP

reve

nzio

neO

gg

i

11

Una tecnica importante per salvare la disponibilità

di organi è quella sperimentatanello studio del sistema di

perfusione artificiale a cuore fermo...

Page 14: 00 cop somm edit mar 11:Prevenzione 2009 · Non vogliamo infatti rassegnarci all’idea che in Lombardia ... che ciò avviene e, va sottolineato, con un esito veramente positivo perché

sono gli organi che soffrono di piùdurante la tempesta neurovegetativache segue alla morte encefalica e du-rante il periodo della rianimazionedel paziente. Se sui trapianti si è ve-rificata una diminuzione generale,analizzando le cifre relative ai singoliorgani si è visto che mentre il fegatoe il polmone hanno registrato unaflessione abbastanza contenuta, ilcuore ha avuto invece una sofferenzaimportante soprattutto a Milano ePavia, mentre a Bergamo ha tenuto.Del resto non c’è da meravigliarsi: imalati sono quelli che sono, i dona-tori sono sempre più anziani, i trat-tamenti sempre più critici. L’unicapossibilità di miglioramento si giocaa livello dei rianimatori e consistenell’aiutarli a ricercare le migliorimetodiche di mantenimento del pa-ziente da un lato e le più efficaci mo-dalità di valutazione e funzionalitàdell’organo dall’altro. Un tema cheha indubbiamente una grande va-lenza scientifica.

Pozzi: L’altro filone su cui èpartito l’ospedale di Bologna,

in merito al cuore, è quello di mi-surare lo spessore delle pareti pervedere se è tale da garantire il buonfunzionamento dell’organo.

Vesconi: È un tema già discussoe che presenta qualche criticità.

Ne parleremo proprio domani coni colleghi del NITp e i cardiochi-rurghi, mettendo al centro del dia-logo l’opportunità di unavalutazione funzionale del cuore at-traverso un eco-stress.

Pozzi: In situazioni di difficoltàrisulta indispensabile valoriz-

zare al massimo ogni possibilità.Come valuta lei la possibilità di uti-lizzo dei cosiddetti “organi margi-nali”?

Vesconi: Il problema è cheormai non c’è più l’organo mar-

ginale in quanto tale…

Pozzi: Mi piace essere chiaro, acosto magari di fare afferma-

zioni che possono non piacere atutti. Non vorrei che questo avve-nisse perché ci sono ospedali che

tendono ad accettare solo organiperfetti per non andare a rovinarela casistica del successo trapianto-logico, lasciando ad altri l’onere direcuperare tutti gli organi possibili.

Vesconi: A mio avviso le situa-zioni a cui accenna lei ci sono

ma non rispondono unicamente alogiche di casistica. Se si ha infattia disposizione un ricevente concerte caratteristiche, è normale chesi sia restii a mettergli un cuoredalla funzionalità non ottimale, di-ciamo di “seconda scelta”. D’altraparte è innegabile, leggendo i ver-bali delle sale operatorie, che talorale motivazioni per la non utilizza-zione degli organi siano da consi-derarsi un po’ deboli… Ma questoè un altro fronte “caldo” su cui valela pena di impegnarsi. Manca in-fatti il punto di equilibrio fra chitrapianta avendo una strutturaconsolidata alle spalle (e quindi puòpermettersi di osare) e chi invecenon ce l’ha e preferisce esserecauto. Per esempio oggi pomerig-gio ci troviamo con tutta la filieradel cuore (dal coordinatore locale,al chirurgo trapiantatore, ai car-diologi che fanno follow up) permettere a fuoco un problema: per-ché il trapianto di cuore è in crisi inquesto momento? Perché i chirur-ghi vogliono solo il cuore del ven-tenne, giovane e sano? Perché irianimatori non sono in grado dimantenerlo? L’incontro sarà un’opportunità per dare una risposta atutti questi interrogativi, conside-rando che dal punto di vista scien-tifico ci sono delle ricerche moltointeressanti. Il programma speri-mentale che stanno svolgendo alPoliclinico di Milano con il Dott.Gattinoni per il ricondizionamentodel polmone, dopo che è stato sot-toposto a ventilazione artificialeper lungo tempo, è molto interes-sante. Così come è interessante ilprogramma del Mario Negri diBergamo per prelevare un rene al-l’ammalato, recuperarlo e ritra-piantarlo, ricerca per la quale

Prevenzione

Og

gi

12

Page 15: 00 cop somm edit mar 11:Prevenzione 2009 · Non vogliamo infatti rassegnarci all’idea che in Lombardia ... che ciò avviene e, va sottolineato, con un esito veramente positivo perché

13

Pre

venz

ione

Og

gi

l’Europa ha dato un contributoeconomico.

Pozzi: Credo che i lettori ci da-ranno atto che nonostante lei

sia stato intervistato più volte, ognivolta ci ha portato notizie nuove einteressanti. In conclusione vorreisegnalarle una iniziativa condivisafra Aido, Coordinamento prelievi etrapianti degli Ospedali Riuiniti diBergamo, Asl e Consiglio dei sin-daci della provincia di Bergamo: sitratta della campagna denominata“Scegli Oggi”(già illustrata nel nu-mero di dicembre 2010). Se avrà,come spero, dei riscontri positivi,cercheremo di estenderla a tutte leprovince della Lombardia.Che nepensa?

Vesconi: Mi sembra un’ottimainiziativa. Visto che quella di

prelievo e trapianto viene annove-rata fra le attività istituzionali dellaRegione Lombardia, sarebbe moltoimportante presentare questa ini-ziativa di comunicazione durante lariunione di audit che il DirettoreGenerale (Dott. Lucchina) convo-cherà per tutti i nuovi DG delleaziende ospedaliere lombarde.Credo che una bella sollecitazionesu questo tema, da parte di una as-sociazione come la vostra che rac-coglie in Lombardia oltre 300.000iscritti e rappresenta le istanzedella società civile, sarebbe digrande aiuto nel fare passare ilmessaggio che ci sta a cuore, ov-vero dire che l’attività di prelievo etrapianto non è la Cenerentoladella medicina, ma un processo chegarantisce ottimi risultati, è inmolti casi l’unica terapia possibilee salvavita, e deve pertanto inte-ressare tutti gli ospedali, nessunoescluso.

Testi a cura diLaura Sposito

Ha collaboratoLeonida Pozzi

Servizio fotograficoPaolo Seminati

Page 16: 00 cop somm edit mar 11:Prevenzione 2009 · Non vogliamo infatti rassegnarci all’idea che in Lombardia ... che ciò avviene e, va sottolineato, con un esito veramente positivo perché

Programmato da tempo,l’incontro ha luogopresso la sede dell’AidoRegionale a Bergamo,alla presenza di tutti i

membri delle due Giunte di Presi-denza. In un clima franco e cordiale, i com-ponenti di entrambi gli organismihanno la possibilità di discuteredelle problematiche legate agliaspetti relazionali, organizzativi eprogrammatici dell’Aido, cercandodi mettere a frutto la comunanza diinteressi ed obiettivi che caratteriz-zano l’attività dell’associazione adogni livello. È questa la prima volta che laGiunta Regionale della Lombardiaorganizza e ospita un simile evento,fortemente voluto nella convinzioneche il contatto diretto con le realtàterritoriali sia fondamentale per farconoscere alle strutture superioricome le direttive vengono recepite

ed attuate a livello locale.Questo è tanto più vero in Lombar-dia, regione da sempre all’avan-guardia in relazione alle iniziativeintraprese, ma anche pienamenteconsapevole che una corretta inter-pretazione della vita associativaesige una comune condivisione diintenti e di obiettivi.Al Cav. Pozzi, Presidente Regionale,tocca il compito di fare gli onori dicasa, accogliendo i partecipanti conla sua solita burbera bonomia, inquesto assecondato dalla efficientis-sima Ester, e di delineare i contornidell’incontro per chiarirne il signi-ficato. La Lombardia è una regione chevede la presenza di realtà molto di-verse tra loro (aggregati urbani,zone montane, pianure), tuttavia no-nostante questo l’organizzazioneAido regionale, forte di 451 gruppi,è fondata su criteri di efficacia ope-rativa che sicuramente favorisconola riuscita delle iniziative intraprese.Il sistema andrebbe esportato perrenderlo più omogeneo a livello na-zionale. L’attuale presidenza Passa-relli, assumendo un atteggiamentorazionale e concreto sulle iniziative,sta cercando di incidere di più sullasituazione nazionale.Il Presidente Nazionale Dott. Vin-cenzo Passarelli ringrazia per l’op-portunità offerta e per lapartecipazione all’incontro. Chiari-sce subito che gli spunti di discus-sione sono desunti da una attentalettura della Relazione presentataall’Assemblea Regionale svoltasi aLodi nel 2010. Non esiste nessuna preclusione pre-concetta, anche perché l’organizza-zione della Lombardia è sempreportata ad esempio e l’attività speci-

14

Prevenzione

Og

gi

La Giunta Regionale Aidoincontra la Giunta Nazionale

A CURA DI RICCARDO REDAELLI (VICEPRESIDENTE REGIONALE)

Page 17: 00 cop somm edit mar 11:Prevenzione 2009 · Non vogliamo infatti rassegnarci all’idea che in Lombardia ... che ciò avviene e, va sottolineato, con un esito veramente positivo perché

15

Pre

venz

ione

Og

gi

fica è da sempre oggetto di atten-zione. Relativamente al materialeprodotto, il Nazionale adotta quelloche ritiene più adatto e consono alladiffusione della cultura della dona-zione, prerogativa sulla quale l’Aidofonda la sua esistenza, indipenden-temente dalla regione da cui dettomateriale proviene. Fondamentaleche il materiale utilizzato contribui-sca ad uniformare l’informativa sul-l’Aido. Interviene la D.ssa Mancusoche sottolinea l’importanza dei col-legamenti con le istituzioni per fareuna politica di informazione co-mune, segnalando l’adozione daparte dell’Aido di materiale propo-sto dal Ministero della Sanità perl’attività di formazione negli istitutiscolastici. Passarelli ribadisce l’im-portanza della comunicazione in-terna, che tuttavia non ha unriscontro immediato per problemistrutturali e di mancanza di perso-nale. Il Volontariato soffre di questedifficoltà, peraltro rilevate anche inLombardia. Il Cav. Pozzi invita il Nazionale adintensificare i contatti con le strut-ture regionali e Passarelli ricorda levisite effettuate in Calabria, Molise eCampania. La discussione prosegue poi su vari

argomenti (40° di fondazione, Sta-tuto, 5 per mille, SIA, scambio dicorrispondenza tra Nazionale e Re-gionale) con scambi di vedute e pre-cisazioni esaustive da entrambe leparti. Da ultimo il Cav. Pozzi illustrail progetto sulla campagna per ladonazione “Scegli Oggi”, ideato esviluppato dall’Aido Lombardia incollaborazione con la Conferenzadei Sindaci della provincia di Ber-gamo, per il momento, che vedràl’impegno diretto degli Enti comu-nali bergamaschi nell’accoglimentodelle domande di iscrizione all’Aido.Ci si augura che non manchino ifondi.In chiusura dell’incontro il Cav.Pozzi comunica la prossima parteci-pazione ad una riunione presso laCommissione III della RegioneLombardia per discutere della“Campagna 3 A” (Aido, ADMO,AVIS) sulla donazione. Alla fine,come tutte le riunioni che si rispet-tino, anche questa, esauriti gli este-nuanti argomenti di dibattito, èfinita in gloria, con un ottimopranzo a base di pesce consumatopresso il solito magnifico ristorantein Bergamo, adiacente alla sedeAido, che oramai conosciamo bene eche rimane una garanzia.

Page 18: 00 cop somm edit mar 11:Prevenzione 2009 · Non vogliamo infatti rassegnarci all’idea che in Lombardia ... che ciò avviene e, va sottolineato, con un esito veramente positivo perché

16

Prevenzione

Og

gi

Durante il congressomondiale di Nefrologiache si terrà a Vancouver(Canada) dall'8 al 12aprile di quest'anno,

verrà consegnato al Prof. GiuseppeRemuzzi il prestigioso "ISN AmgenInternational Prize for TherapeuticAdvancement in Nephrology 2011".Direttore dell'Istituto Mario Negridi Bergamo e del Dipartimento diImmunologia dei Trapianti degliOspedali Riuniti di Bergamo, il Prof.Remuzzi ha ricevuto il consensounanime del comitato organizzatoreper gli importanti e numerosi studiche hanno migliorato le conoscenzeed il trattamento delle malattie ne-frologiche.Nella menzione sono stati segnalaticon particolare attenzione i contri-buti forniti alle terapie per rallen-tare la progressione delle malattierenali croniche e le ricerche chehanno portato al chiarimento delmeccanismo responsabile del dannorenale nella sindrome emolitico-ure-mica e nel trapianto. Sono anchestati segnalati gli sforzi perseguitiin studi di aree spesso trascurate,che hanno invece consentito di ac-quisire una maggiore consapevo-lezza del grave problema costituitodalle patologie nefrologiche per lasalute pubblica. Il premio Amgen nasce nel 2003con l'intento di assegnare un rico-noscimento a coloro che, con il pro-

prio lavoro di ricerca, abbiano incre-mentato la conoscenza e il tratta-mento delle malattie nefrologiche.Lo scopo più a lungo termine èquello di stimolare i membri dellacomunità scientifica e medica delmondo intero, con l'intento di mi-gliorare le condizioni di vita dei mi-lioni di pazienti che soffrono dimalattie nefrologiche.Nelle scorse edizioni, sono stati pre-miati: Carl Erik Mogensen (2009)dell'Aarhus University Hospital(DK) per studi sulla nefropatia dia-betica; Eduardo Slatopolsky (2007),della Washington University di StLouis (USA) per studi sul metaboli-smo minerale; Joseph W. Eschbachdella University of Washington diSeattle e Eugene Goldwasser (2005)della University of Chicago (USA)

Giuseppe Remuzzivince il premio

«Amgen» 2011

Page 19: 00 cop somm edit mar 11:Prevenzione 2009 · Non vogliamo infatti rassegnarci all’idea che in Lombardia ... che ciò avviene e, va sottolineato, con un esito veramente positivo perché

17

Pre

venz

ione

Og

gi

per l'uso della eritropoietina nel-l'anemia dei pazienti nefrologici;Barry Brenner (2003) del Brighamand Women's Hospital and HarvardUniversity, Boston (USA) per i suoifondamentali studi sul sistema re-nina-angiotensina, studi che hannoportato enormi benefici a milioni dipazienti affetti da diabete, iperten-sione e malattie renali. Un premio prestigioso e ambito chesegue una serie di altri riconosci-menti di cui è stato insignito il Prof.Remuzzi. Nel 2005 infatti ha rice-vuto dalla Società Internazionale diNefrologia il premio "Hamburger"(in onore e ricordo del prof. JeanHambuger, scomparso nel 1992,fondatore della Nefrologia in Fran-cia, che ha introdotto nel 1955 ilprimo rene artificiale e nel 1962 haeseguito con successo il primo tra-pianto al mondo tra due personeestranee) per la sua capacità di co-niugare l'interesse per la ricercascientifica con l'aspetto clinico dellamedicina. Primo italiano in assolutoad essere insignito di tale riconosci-mento, nel 2007 ha bissato il suc-cesso internazionale con il "JohnPeters Award", una sorta di premioNobel della Nefrologia.Sulle pagine di Prevenzione Oggiabbiamo avuto l'occasione e il privi-legio di confrontarci con lui piùvolte in questi ultimi anni, sempreraccogliendo spunti di riflessione estimoli per la difficile missione didiffusione della cultura della dona-zione. L'Aido è riconoscente al Prof.Remuzzi per l'attenzione con laquale si è sempre reso disponibilenei confronti dell'Associazione. Lotestimoniano anche le gentili e pre-ziose parole con le quali ha fatto se-guito alla lettera di congratulazioniinviata per questa occasione. Ci rendiamo conto di quante sianole difficoltà per chi opera nel campodella medicina e della ricerca. Mo-menti come questi però riconcilianoe danno stimolo al proseguimentodi questo prezioso lavoro.

P.S.

La lettera di congratulazioni

La risposta

Page 20: 00 cop somm edit mar 11:Prevenzione 2009 · Non vogliamo infatti rassegnarci all’idea che in Lombardia ... che ciò avviene e, va sottolineato, con un esito veramente positivo perché

18

Prevenzione

Og

gi

Imicrorganismi sono una nu-merosissima categoria di es-seri viventi che hanno la ca-ratteristica di non esserevisibili all’occhio nudo: da qui

il loro nome.Ve ne sono di molte specie e sitrovano ovunque intorno a noi:nella terra, nell’acqua salata enella dolce, anche quella cheusualmente beviamo, nell’aria,sulla nostra pelle; ogni essereumano e ogni animale ne è cir-condato.Per lo più sono esseri innocui chetalora sono utili anche all’uomoche ne sfrutta le proprietà. Unesempio è dato dai cosiddetti fer-menti da cui ricaviamo lo yogurt,i formaggi, il vino ecc. Tra questimicrorganismi si collocano alcunespecie quali i batteri, virus, ric-kettsiae, microplasmi, funghi ecc,che occasionalmente invadendo ilnostro corpo e moltiplicandosi inmodo violento, possono provocarel’insorgenza di malattie infettive.È comunque questo un evento re-lativamente raro. Molti di questi microrganismi vi-

vono normalmente sulla nostrapelle, nelle mucose della bocca,nell’apparato respiratorio, uroge-nitale e intestinale senza causaremalattie: costituiscono la cosid-detta flora normale. Che un mi-crorganismo potenzialmente ca-pace di indurre una malattia(patogeno) rimanga all’esternodel nostro corpo, che diventiospite innocuo (la flora normale)

Microrganismi e

malattie infettive

Page 21: 00 cop somm edit mar 11:Prevenzione 2009 · Non vogliamo infatti rassegnarci all’idea che in Lombardia ... che ciò avviene e, va sottolineato, con un esito veramente positivo perché

19

Pre

venz

ione

Og

gi

senza capacità patogena o al con-trario sia in grado di causare unaqualche malattia, dipende da unaserie di situazioni contingenti siapersonali che ambientali che nefavoriscono la penetrazione nelnostro organismo, il loro sviluppooltre la soglia critica, ma ancheuna condizione che abbia atte-nuato quelle difese naturali controle infezioni che tutti noi posse-diamo quando siamo in un buonstato di salute.La prima difesa contro i germi ca-paci di malattia infettiva è rap-presentata dalle mucose dellabocca e dalla cute. Una lesione cu-tanea come una ustione con laconseguente perdita della inte-grità cutanea rende assai facile efrequente una infezione dellaparte, che può successivamenteestendersi ad altri organi. L’apparato respiratorio è ricco didifese contro i microbatteri, a par-tire dalla mucosa nasale e bron-chiale. Questo fine rivestimentodelle prime vie respiratorie ha lafunzione di catturare i germi edespellerli attraverso il muco bron-

chiale sfruttando il movimentoverso l’esterno delle ciglia vibra-tili bronchiali e con il fenomenodella tosse. Che queste difesesiano efficaci lo dimostra la scar-sità del numero di batteri presentinelle vie respiratorie che si tro-vano al di sotto della laringe. Nel-l’apparato digerente l’acidità ti-pica dei succhi gastricirappresenta solitamente una bar-

riera efficace contro le infezioni. In alcune malattie infettive la ma-lattia non è causata direttamentedal microrganismo ma dalle tos-sine prodotte dagli stessi. È il casodelle tossinfezioni alimentari daStafilococchi. Nella maggioranzadei casi però la malattia avvienequando il microrganismo pene-trato nel nostro organismo aderi-sce alle cellule bersaglio del corpoospitante. Condizione perchè una malattiainfettiva si manifesti è la moltipli-cazione dei batteri che sono riu-sciti a penetrare nel tessuto del-l’ospite. Tale moltiplicazionecausa una reazione infiammatoriacaratterizzata soprattutto da unaumento evidente di alcuni glo-buli bianchi (polimorfonucleati,monoliti-macrofagi) che, attra-verso la loro capacità fagocitaria,incorporano e distruggono i bat-teri. È questa una fondamentalelinea di difesa contro le infezioni;laddove questa capacità vienepersa, come nel caso dell’AIDS,viene a mancare un meccanismodifensivo importante. Anche la te-

rapia antibiotica contro le infe-zioni batteriche nella maggio-ranza dei casi sfrutta la capacità diquesti farmaci a impedire la mol-tiplicazione dei germi e solo peralcuni farmaci attraverso la di-struzione degli stessi. In soggetti immunodepressi siaper malattia, sia per terapia (vedii soggetti con trapianto d’organo)anche microrganismi presenti

Page 22: 00 cop somm edit mar 11:Prevenzione 2009 · Non vogliamo infatti rassegnarci all’idea che in Lombardia ... che ciò avviene e, va sottolineato, con un esito veramente positivo perché

20

Prevenzione

Og

gi

normalmente come flora resi-dente non patogena, possono di-ventare invasivi. Questi soggettiinfatti sono educati a tenere com-portamenti igienici e abitudini divita che riducano significativa-mente la possibilità di contagioanche di germi solitamente nonparticolarmente pericolosi. Una ulteriore difesa contro le in-fezioni, ma più tardiva, attuatadall’organismo è rappresentatodalla capacità di

produrredei composti specifici,composti che ci difen-

dono da quel determinatobatterio. Ogni qual volta

che noi siamo aggre-diti anche in ma-

niera mo-desta daun batte-

r i o ,que-s t is t i -

molaalcune

c e l l u l especializzate

a produrredelle sostanze

(anticorpi) che ci pos-sano difendere anche

a distanza di tempo difronte ad una nuova ag-gressione batterica. Il

batterio in causa si diceche ha funzione di anti-

gene. È questo un mecca-nismo che viene sfruttatonella prevenzione di molte

malattie infettive partico-larmente diffuse nella nostra so-cietà, attraverso le vaccinazionipreventive. Se è relativamente facile difen-dersi da malattie infettive di ori-gine batterica, meno facile è laprotezione contro le infezioni da

virus, in quanto molto meno siconosce circa i fattori che ne de-terminano la capacità di indurre lamalattia (virulenza) e i fattori chene favoriscono la propagazione.La moltiplicazione dei virus av-viene all’interno dell’organismoinfettato, principalmente nelpunto di ingresso. Anche permolte infezioni di tipo virale lenostre conoscenze si sono am-pliate negli ultimi decenni e perspecifiche patologie virali siamoin grado di attuare delle misurepreventive efficaci. Le malattie infettive causate damicrobatteri sono malattie pre-senti fino dall’alba del genereumano. Da esse in un certo sensoci si può difendere mettendo inatto delle strategie preventive chefondamentalmente riguardanol’igiene personale da una parte,l’igiene del territorio che ci cir-conda, ma anche un corretto stiledi vita. Uno dei fondamenti di questa pre-venzione è il limitare per quantopossibile la diffusione del conta-gio. Un esempio di prevenzioneefficace, già in era preantibiotica,è stata quella attuata nei primi de-cenni del 20° secolo contro la tu-bercolosi polmonare. Favorita dacondizioni abitative particolar-mente sfavorevoli quali la coabi-tazione in ambienti angusti di piùpersone, assenza di acqua pota-bile di facile accesso. servizi igie-nici promiscui, alimentazione in-sufficiente ecc., la tubercolosi èstata in una prima fase controllatanella sua diffusione tra la popola-zione mediante il ricovero instrutture specializzate dei sog-getti affetti da tubercolosi attiva.Anche per i soggetti “a rischio” dicontagio, soprattutto bambini, illoro ricovero in strutture salubridal punto di vista sia ambientale(clima medio montano) che igie-nico ed alimentare, i cosiddetti“preventori”, si è dimostrato effi-cace. Certamente la scoperta e la

Ci si può difenderemettendo in atto delle

strategie preventive chefondamentalmenteriguardano l’igiene

personale da una parte,l’igiene del territorio che ci

circonda, ma anche uncorretto stile di vita.

Page 23: 00 cop somm edit mar 11:Prevenzione 2009 · Non vogliamo infatti rassegnarci all’idea che in Lombardia ... che ciò avviene e, va sottolineato, con un esito veramente positivo perché

21

Pre

venz

ione

Og

gi

diffusione di una terapia antibio-tica specifica (streptomicina inprimis) ha portato alla guarigionedella maggioranza dei pazienti af-fetti da questa infezione polmo-nare endemica nei primi anno del‘900, ma purtroppo ancora pre-sente nella nostra popolazione,seppure con focolai circoscritti efacilmente controllati dal Servi-zio Sanitario.Un esempio più attuale è rappre-sentato dall’AIDS; in questa ma-lattia il contagio è possibile soloper contatto diretto coi retrovi-rus responsabili: il veicolo di tra-smissione dell’infezione più co-mune è rappresentato dai rapportisessuali non protetti con soggettiinfetti. Anche il contatto con li-quidi organici infetti, ad esempioattraverso trasfusioni di sanguecontaminato, è un veicolo possi-bile, come purtroppo avvenutoprima che si conoscesse tale ma-lattia. Attualmente questo secondomodo di trasmissione della ma-lattia è pressoché nullo, data lagrande attenzione ed i controllipuntuali praticati di routine suidonatori e sul loro sangue. L’igiene personale è un altro ba-luardo importante nella preven-zione di molte malattie a trasmis-sione sia per via aerea(raffreddore-influenza) sia per viaintestinale. Il lavarsi le mani, alrientro a casa, dopo che si è statiin ambienti pubblici, si è dimo-strato efficace a prevenire raffred-dori e la stessa sindrome influen-zale. Il lavarsi le mani dopo averusato i servizi igienici ed il man-tenere gli stessi puliti dopo chese ne è fatto uso, è altrettanto ef-ficace in molti casi di disturbi in-testinali. L’evitare il cibarsi di molluschi dinon certa provenienza, soprat-tutto se crudi, o il cuocere suffi-cientemente a lungo gli stessi, èun modo importante di evitarel’epatite virale di origine alimen-

tare. Gli esempi potrebbero mol-tiplicarsi a dismisura.Non bere acqua che non sia pota-bile con certezza, il lavare beneverdura e frutta prima di cibar-sene, conservare accuratamente icibi e cuocere bene le carni sonoaltrettanti metodi diprevenzione perle infezioni tossi-coalimentari. Anche le abitu-dini di vita sono fonda-men-

tali perm a n t e n e r eattive le no-stre difesecontro le infezioni.Una alimentazionecorretta e varia, checomprenda molta frutta e ver-dura, l’uso moderato di alcolici, ilnon fumare, il non assumere dro-ghe o comunque sostanze chepossono minare le nostre difesecontro le infezioni, sono tutte pre-cauzioni che ciascuno di noi do-vrebbe adottare abitudinaria-mente. Qualora si fosse colpiti da unaforma infettiva, anche minore, èbene evitare contatti stretti conaltre persone in modo da limitarela diffusione. Come sempre, la prevenzione e ilcorretto comportamento rappre-sentano il cardine di ogni strate-gia anche contro le malattie in-fettive.

Dott. Gaetano Bianchi

Non bere acqua che nonsia potabile con certezza,il lavare bene verdura efrutta prima di cibarsene,conservare accuratamentei cibi e cuocere bene lecarni sono altrettantimetodi di prevenzione per le infezionitossicoalimentari.

Page 24: 00 cop somm edit mar 11:Prevenzione 2009 · Non vogliamo infatti rassegnarci all’idea che in Lombardia ... che ciò avviene e, va sottolineato, con un esito veramente positivo perché

Prevenzione

Og

gi

Imicrorganismi patogeni presenti nei cibi possono co-stituire un problema per la salute. La maggior partedelle tossinfezioni dovute agli alimenti, dipende dacarenze igieniche nelle fasi di manipolazione, prepa-razione, distribuzione e conservazione degli alimenti.

Molti si preoccupano della qualità igienica dei prodottialimentari industriali o del cibo fornito da mense, bare ristoranti ma, in realtà, nel nostro paese esiste unalegislazione rigida in materia di igiene e ci sono ancheorganismi di controllo. È più facile che le praticheigieniche non siano rispettate nell’ambito domestico,piuttosto che dall’industria e dalla ristorazione.Un consumatore ben informato, attraverso il con-trollo e il corretto uso del cibo che consuma, può faremolto per la propria sicurezza alimentare e quella dei

suoi familiari.

Contaminazione microbica degli alimenti: amici e nemici

Non tutti i microbi presenti negli alimenti sono dan-nosi per l’uomo. Alcuni sono utili alla salute e ven-

gono utilizzati nella fermentazione, maturazioneo stagionatura di alcuni alimenti. È il caso deiprobiotici, in grado di condizionare lo stato dibenessere e influire sulla prevenzione di al-cune malattie. I probiotici, come per esempioi lattobacilli dello yogurt, contribuiscono al-l’equilibrio della flora batterica intestinale ed

esercitano un effetto benefico sull’ospite.L’equilibrio tra le varie specie batteriche nor-

malmente presenti nell’intestino aiuta a rinforzarele difese naturali dell’organismo contro le malattie

infettive e, in caso di infezioni gastrointestinali, porta aun recupero più veloce, soprattutto in caso di diarree dovute

ad alcuni microbi patogeni che possono essere presenti negli alimenti.I germidannosi sono quelli che alterano le caratteristiche degli alimenti, comel’odore, la consistenza, il colore e l’aspetto, i loro principi nutritivi e li rendononocivi per la salute anche con la produzione di sostanze tossiche. Negli ali-menti possono essere presenti, batteri, virus, muffe e lieviti.

I microbi patogeni e le condizioni che ne favoriscono lo sviluppoI microrganismi patogeni per gli alimenti sono quelli che possono determi-nare una malattia quando contaminano i cibi. I germi hanno a disposizionemolte strade e molti veicoli per contaminare i cibi. Un alimento sano può,per esempio, contaminarsi venendo in contatto con un alimento contaminato

22

I pericoli nel piattoCome difendersi

Page 25: 00 cop somm edit mar 11:Prevenzione 2009 · Non vogliamo infatti rassegnarci all’idea che in Lombardia ... che ciò avviene e, va sottolineato, con un esito veramente positivo perché

Pre

venz

ione

Og

gi

o con un uomo, un animale o un insetto infetto. I microbi, se trovano condi-zioni di temperatura, umidità e acidità favorevoli, si moltiplicano molto velo-cemente. L’acidità o basicità di una sostanza si misura in valori di pH e lamaggior parte dei microbi cresce meglio in ambienti non troppo acidi e nontroppo basici, compresi, cioè, tra un pH di 6,5 e 7,5. In genere un pH acido,inferiore a 4,2 è in grado di prevenirne la moltiplicazione.La temperatura per lo sviluppo dei germi è compresa tra 10 °C e 60 °C equelle ottimali sono quelle tra 30 °C e 40 °C. La presenza di ossigeno e so-stanze nutritive, costituiscono ulteriori fattori positivi per lo sviluppo mi-crobico. Tra gli alimenti a maggior rischio di contaminazione microbica, ci sono leuova, la carne, il pesce, il latte e i suoi derivati che contengono proteine e/ozuccheri, cioè la miglior fonte di nutrimento per i germi. Questi alimenti,contengono anche una buona percentuale di acqua, altra condizione favorentela crescita dei germi e hanno un pH favorevole alla contaminazione. Nellegiuste condizioni, i microbi raddoppiano ogni 20 minuti circa e, in pocotempo, diventano milioni.

Infezione, Intossicazione e tossinfezioneI microbi patogeni degli alimenti possono provocare un danno allo salute contre diverse modalità:- l’infezione, che avviene per ingestione dei germi patogeni- l’intossicazione che si ha con l’ingestione delle tossine preformate nell’ali-mento- la tossinfezione che è causata dalla contemporanea presenza nel cibo man-giato delle tossine e dei microbi che le hanno prodotte.Tra i germi più frequentemente responsabili di malattie trasmesse dagli ali-menti sono lo stafilococco e il clostridium botulinum che causano intossica-zione; il clostridium perfrigens e il bacillus cereus che causano tossinfezionie la salmonella, responsabile di infezione.

I disturbiSecondo il tipo di microbo patogeno presente nell’alimento, la quantità inge-rita e la sensibilità individuale, possono comparire disturbi più o meno gravi.Le persone più a rischio sono i bambini, gli anziani e gli ammalati. I sintomicoinvolgono spesso l’apparato gastrointestinale e sono nausea, vomito, diar-rea e dolore addominale, dovuti all’azione diretta dei germi o delle tossinesull’intestino.In genere i disturbi insorgono in un tempo che va da mezz’ora dopo il pastoa 72 ore dopo. Nella maggior parte dei casi, i problemi si risolvono da soli edopo poco tempo .A volte, però, i germi possono causare problemi neurologici, anche gravi emortali, come per l’intossicazione da botulino.

I consigli per evitare le malattie trasmesse dagli alimenti1- Attenzione durante l’acquistoFare la spesa in negozi puliti e in ordine, con un veloce ricambio della merce,è un buon inizio. Bisogna controllare sempre la data di scadenza del prodotto,

l’integrità della confezione e l’assenza di rigonfiamenti o ruggine sullescatole. Se l’etichetta riporta la scritta “consumarsi preferibil-

mente entro il…” vuol dire che, se l’alimento èstato conservato correttamente, può

essere consu-

23

Page 26: 00 cop somm edit mar 11:Prevenzione 2009 · Non vogliamo infatti rassegnarci all’idea che in Lombardia ... che ciò avviene e, va sottolineato, con un esito veramente positivo perché

24

Prevenzione

Og

gi

mato anche dopo qualche giorno dalla data riportata. Se la dicitura in eti-chetta è “ da consumarsi entro il…” bisogna attenersi all’indicazione e con-sumare il prodotto entro la data indicata, perché oltre il produttore non siassume responsabilità, sulla qualità e salubrità dell’alimento.Controllare, se possibile, forma, odore, consistenza degli alimenti, ed even-tuale presenza di muffe. I surgelati non devono essere bagnati o ricoperti dighiaccio o brina, perché significherebbe che il prodotto non è stato tenutoalla giusta temperatura e si è parzialmente o totalmente scongelato. La qua-lità del surgelato dipende moltissimo dalla conservazione e dalle modalità discongelamento.I prodotti surgelati si acquistano per ultimi e devono essere tra-sportati in un contenitore termico, come i sacchetti forniti alloscopo da molti supermercati. A casa, i surgelati devono es-sere conservati e/o scongelati, seguendo scrupolosa-mente le indicazioni sull’etichetta.

2- Conservate correttamente gli alimentiFare troppa scorta di cibo, non è sempre conveniente,perché i prodotti invecchiano e più facilmente si deterio-rano. È meglio comprare poco cibo e più spesso.Dopo l’acquisto, gli alimenti più facilmente deperibili,come carne, pesce, il latte o i cibi a base di latte euova, devono essere conservati in frigorifero a tem-perature uguali o inferiori a + 4-5°C. La tempera-tura del frigorifero non è omogenea e perconservare al meglio gli alimenti, bisogna sapereanche in quale parte del frigorifero sia meglio ri-porli. Bisogna leggere bene le istruzioni dell’elet-trodomestico per capirne il funzionamento econoscere la distribuzione delle zone di refrigera-zione.In genere, nel frigorifero, la temperatura aumentaandando dall’alto verso il basso. Le parti più freddedel frigorifero sono quelle in alto e qui andrebberoriposti carne, pesce, gli alimenti già cotti o gli avanziche sono più facilmente deperibili e necessitano ditemperature più basse. Frutta e verdure fresche vannomesse negli scomparti o cassetti in basso, dove la tem-peratura è più alta. Latticini, formaggi, latte e affettativanno collocati nei ripiani di mezzo. Gli scompartimenti ele mensole, collocati all’interno dello sportello, sono i punti con latemperatura più alta e sono destinati a prodotti come bibite e le uova, aiquali basta una refrigerazione minima. Non riponete nel frigorifero cibi caldiperché farebbero alzare la temperatura ed evitate di collocarli a ridosso dellepareti in fondo dove passano le serpentine refrigeranti.Le confezioni già aperte devono essere sigillate, e una buona regola è quelladi apporre sulla confezione la data in cui il prodotto è stato aperto. Questosemplice stratagemma, permetterà di calcolare correttamente i tempi adattiper il consumo, dopo aver controllato in etichetta per quanto tempo la salu-brità di quel cibo viene garantita, dopo l’apertura. Gli alimenti acquistati direcente vanno collocati dietro o sotto quelli che erano già in frigorifero, perevitare di consumare prima quelli che scadono dopo.Il frigorifero non deve mai essere troppo pieno ma bisogna permettere al-l’aria di circolare tra gli alimenti per poter raggiungere le giuste temperature

Page 27: 00 cop somm edit mar 11:Prevenzione 2009 · Non vogliamo infatti rassegnarci all’idea che in Lombardia ... che ciò avviene e, va sottolineato, con un esito veramente positivo perché

25

Pre

venz

ione

Og

gi

di conservazione. Il frigorifero deve essere sempre ben chiuso, va pulito esbrinato periodicamente e bisogna controllare la temperatura sul termostato.I frigoriferi con 3-4 stelle, sono provvisti di un congelatore che raggiungetemperature di -18 °C e permette una lunga conservazione degli alimenti,compatibilmente con la data di scadenza.

Congelare un alimento in casa, non offre gli stessi risultati del prodottoindustriale, che segue tempi e tecniche precise per garantire l’igiene ele caratteristiche nutrizionali del prodotto. I prodotti surgelati vannoscongelati in frigorifero o in microonde e non a temperatura ambiente

o con l’acqua.

3- Evitare la contaminazione crociata Per evitare che gli alimenti si contaminano tra loro e cheavvenga, quindi, una contaminazione crociata, è bene os-servare alcune regole. La prima è quella di lavarsi bene lemani o utilizzare guanti monouso durante la prepara-

zione degli alimenti per evitare che i germi presentisulle mani, passino agli alimenti. Le mani bisogna la-varle nuovamente ogni volta che si passa da un ali-mento all’altro, ogni volta che si va in bagno,ogni voltache ci si soffia il naso e ogni volta che s’interrompe lapreparazione alimentare per dedicarsi ad un’altra at-

tività. Se avete eventuali ferite alle mani, copritele per-ché potrebbero infettare gli alimenti. Le altre regole darispettare sono:- Non tossire o starnutire vicino al cibo perché i gemi

presenti nell’apparato respiratorio umano, potrebberopassare al cibo.

- Non tenere animali in cucina.- Tenere la cucina e la dispensa pulite- Non privare i prodotti del loro imballo. Moltiprodotti, come le uova che possono avere germi

sul guscio, sono meglio protetti igienicamentedalla loro confezione.- Collocare i prodotti sfusi in appositi contenitorio avvolgerli nella pellicola per gli alimenti.- Non tenere vicini cibi crudi e cibi cotti ed evi-tare di riporre insieme alimenti diversi, comecarni di diverso tipo.- Pulire bene gli utensili da cucina e non usarelo stesso utensile per cibi diversi. Tagliare

maiale e pollo con lo stesso coltello o tritare ali-menti diversi nello stesso elettrodomestico può deter-

minare una contaminazione crociata.

4 – La cotturaUna cottura accurata permette di abbattere il rischi di malattie trasmessedagli alimenti, perché la maggior parte dei germi non resiste alle elevate tem-perature. Le cotture come quelle al vapore che raggiungono temperature in-feriori a 100°C, e la lessatura a 100 – 120°C uccidono tutti i batteri patogenima non eliminano tutte le tossine e le spore, che sono forme di vita latente deibatteri, particolarmente resistenti alle condizioni ambientali sfavorevoli. Ilforno tradizionale a temperature di 180 - 220°C, distrugge i batteri patogeni,le spore e inattiva le tossine. Anche le cotture alla griglia o alla piastra, la

Page 28: 00 cop somm edit mar 11:Prevenzione 2009 · Non vogliamo infatti rassegnarci all’idea che in Lombardia ... che ciò avviene e, va sottolineato, con un esito veramente positivo perché

26

Prevenzione

Og

gi

frittura e la pentola a pressione, raggiungono temperature elevate e possonodistruggere tutti i batteri patogeni e le spore e inattivare le tossine.

5 - Attenzione alle conserve domestiche e al consumo di frutti di mare crudi Le conserve casalinghe possono costituire un grave di rischio per la salute,soprattutto perché possono contenere il pericoloso clostridium botulinumche produce una tossina con effetti mortali. I cibi contenenti il botulino, pos-sono avere un aspetto normale. Le conserve sott’aceto e le marmellate difrutta, costituiscono un pericolo minore, mentre sono a maggior rischio i pro-dotti sott’olio. Per evitare pericoli è opportuno lavare molto bene i prodotti con cui s’intendepreparare la conserva e determinare condizioni che inibiscano il rischio disviluppo della tossina come pretrattare gli alimenti con aceto. Particolare

cura deve essere posta anche ai contenitori che de-vono bollire chiusi, con il coperchio,per almeno 10 minuti. Nelle mar-mellate, bisogna usare una quantitàdi zucchero che sia almeno il 50%

del peso dell’alimento, mentre nellesalamoie il sale deve essere almeno

il 10% del peso dell’alimento. Se, aprendo la conserva dome-

stica, si notano muffe o for-mazione di gas, bisogna

evitare di consumarla. Unaltro pericolo per la sa-lute è l’abitudine, diffusamolto nelle regione delsud d’Italia, di consumarei frutti di mare crudi. Ifrutti di mare filtranograndi quantità d’acqua,trattenendo e accumu-lando particelle e micror-ganismi che vi sonocontenuti e che possonoessere trasmessi al-l’uomo. Molto spessoquesti alimenti sono re-sponsabili di gravi malat-tie infettive come il tifo, ilcolera e l’epatite virale.Per non correre rischi èopportuno accertarsi chei frutti di mare non pro-vengano da zone inqui-nate, che abbiano le valveben chiuse e che non ema-nino cattivi odori. Altraraccomandazione è quelladi lavarli bene e di consu-

marli cotti.Cristina Grande

Page 29: 00 cop somm edit mar 11:Prevenzione 2009 · Non vogliamo infatti rassegnarci all’idea che in Lombardia ... che ciò avviene e, va sottolineato, con un esito veramente positivo perché

Il Prof. Cristiano Martini collaborada più di 20 anni con l'Aido. Ha ini-ziato con il gruppo di Lecco insiemeal quale si è reso disponibile per an-dare nelle scuole a parlare di tra-

pianti, per poi mettersi a disposizioneanche dell'Aido Regionale, vista la suacompetenza, nel corso degli anni suc-cessivi. Ha ricoperto nel campo della sa-nità lombarda e nazionale numerosi in-carichi istituzionali. Fino a qualchemese fa è stato Direttore del diparti-mento di Neuroscienze e CoordinatoreLocale presso l'Azienda Ospedaliera diLecco e nel corso degli anni è stato an-che Presidente del NITp, Coordinatoreregionale ai prelievi e trapianti, membrodella Consulta Tecnica dei Trapiantidel CNT e docente in numerosi corsinazionali per operatori sanitari, attivitàche tuttora lo vede coinvolto. Abbiamo voluto sentirlo telefonica-mente per ringraziarlo di questo impe-gno profuso accanto alla nostra asso-ciazione e per rinnovargli la stima chel'Aido nutre nei suoi confronti.Lasciando l'incarico in ospedale per ilraggiungimento dell'età pensionisticaha ritenuto opportuno lasciare anchetutti gli altri incarichi che lo vedevanocoinvolto, almeno dal punto di vistaformale. Questo perché, a suo dire, ègiusto che altri continuino il suo la-voro. Con decisione e immediatezzaperò si appresta a sottolineare che que-sto non significa una riduzione del suoimpegno per la promozione dei tra-pianti e della cultura della donazione: "Illavoro prosegue come prima - afferma- solo senza il bisogno di possedere ca-riche o riconoscimenti. Ci si crede, lo sifa per questo - prosegue con trasporto

- perché è tragico continuare a vedereche dei malati muoiono perché man-cano organi che si potrebbe prelevare daaltre persone che sono morte". Si per-cepisce dalla voce e dalle parole come ilProf. Martini ci tenga affinché la situa-zione migliori, soprattutto dopo chenegli ultimi anni si sono registrate al-cune fatiche a mantenere uno standardelevato di prelievi un po' in tutta Italia.Per chi ha avuto la fortuna di incon-trarlo, avrà potuto apprezzarne, oltrealla grande professionalità e compe-tenza, anche la schiettezza e l'atten-zione particolarmente concentrata suiproblemi da risolvere, senza lasciarsicondizionare da facili trionfalismi anchedi fronte al raggiungimento di risultatiimportanti. Risultati che non sono di certo mancati,come nel caso dell'inserimento del-l'obiettivo dei prelievi e trapianti all'in-terno del programma dei Direttori Ge-nerali delle Aziende Ospedaliere,avvenuto grazie al suo importante con-tributo quando era Coordinatore Re-gionale. Una proposta che allora avevagenerato qualche dubbio e perplessità,ma che alla fine è risultata un tasselloche ha contribuito ad accentuare l'at-tenzione degli ospedali sui trapianti eper questo a favorire la cultura della

27

Pre

venz

ione

Og

gi

L’Aido ringrazia il ProfessorCristiano Martini

Page 30: 00 cop somm edit mar 11:Prevenzione 2009 · Non vogliamo infatti rassegnarci all’idea che in Lombardia ... che ciò avviene e, va sottolineato, con un esito veramente positivo perché

28

Prevenzione

Og

gi

Il ProfessorCristiano Martini

durante uno dei corsi Aido per dirigenti

donazione. Ben conscio che non ba-stano regole o direttive per rag-

giungere i risultati, ma sonosoprattutto le persone che leapplicano a doversi adope-rare per renderle concrete,il Prof. Martini affermache: "...se c'è la passione le

cose funzionano; se all'in-terno delle strutture ospeda-

liere le persone credono nel si-stema trapianti allora tutto è più

facile", e questa potrebbe essere unadelle ragioni per cui, a distanza di pochichilometri l'una dall'altra, ci sono strut-ture che eseguono molti prelievi e altreche non ne fanno. "Bisogna poi fare ilconto con risorse scarse - continua ilProf. Martini - siamo tra i paesi in Eu-ropa che investono meno in sanità ebasterebbe combattere l'evasione fiscaleper avere più risorse da utilizzare". Loafferma senza polemiche, ma con il pi-glio di chi conosce a fondo i problemi eprova a trovare soluzioni per risolverli.Schivo ai facili trionfalismi è però or-goglioso di sottolineare come, da mem-bro del Centro Nazionale Trapianti,abbia contribuito a quel grande risul-tato che è l'integrazione tra il SistemaInformativo Trapianti (SIT) e il Si-stema Informativo Aido (SIA). Se si ri-flette con attenzione, oltre ai risultatiimmediati di rendere disponibili intempo reale i dati sugli iscritti all'Aidoe quindi di coloro che hanno espresso ilproprio consenso alla donazione conatto olografo, questa integrazione tra ilMinistero e la nostra associazione, è ilsegno tangibile di una fiducia che l'Aidoha saputo costruirsi negli anni graziealla serietà dei propri volontari e colla-boratori, oltre al grande impegno pro-fuso nella diffusione della cultura delladonazione. Una fiducia costruita in pri-

mis con le persone che hanno a cuore itrapianti e lavorano sul territorio, comeil Prof. Martini, per arrivare nel corsodegli anni anche ai vertici decisionalidella Regione. Va quindi fatto un plausoa tutte quelle persone che hanno sa-puto spendersi a nome dell'Aido inmodo vero e professionale. Dal territo-rio di Lecco fino al Consiglio Regionaleche in questi anni, grazie al Cav. Pozzi,ha saputo creare quel rapporto di fidu-cia e collaborazione che ha dato fruttiinimmaginabili fino a qualche tempofa. Una crescita dell'Associazione maanche una crescita di coloro che hannocollaborato con essa. I ringraziamenti alCav. Pozzi e a tutta l'Aido da parte delProf. Martini risultano così carichi diemozione e sincerità, quando do-vremmo essere noi dell'Aido a dire gra-zie. Ed è quello che vogliamo fare con que-ste poche righe. In questi casi ci si rendeconto come l'unità d'intenti, gli obiettivicomuni e la passione contribuiscano alraggiungimento di risultati di eccel-lenza. Se poi le energie sono orientate albene comune e non alle gratificazionipersonali, si può davvero cambiare ilcorso della storia.Un pezzo di cammino è stato fatto, mala meta è ancora lontana e il percorso èirto di ostacoli. Le liste di attesa sonoancora troppo lunghe, i rifiuti alla do-nazione sono ancora troppi, i progressidella medicina, anche se importanti,non sono ancora sufficienti; speriamo diriuscire ad avvicinarci ancora un po' aquell'idea di comunità solidale che ab-biamo nel cuore, per poter continuare adonare speranza a chi ormai non ne hapiù. Magari ancora una volta accantoalle capacità e alla competenza del Prof.Cristiano Martini.

Paolo Seminati

Page 31: 00 cop somm edit mar 11:Prevenzione 2009 · Non vogliamo infatti rassegnarci all’idea che in Lombardia ... che ciò avviene e, va sottolineato, con un esito veramente positivo perché

29

Pre

venz

ione

Og

gi

La rete nazionale dei trapianti e la rete nazio-nale delle attività trasfusionali hanno fornitol'evidenza di poter essere annoverate tra i mo-delli più efficaci ed efficienti di governance, ge-stione e programmazione assistenziale

partecipata tra il Governo e le Regioni. Tuttavia, la loropiena funzionalità e il loro sviluppo non possono, adoggi, prescindere da un intervento di adeguamento deivari livelli, a cominciare da un chiaro riconoscimentodella posizione e dello stato giuridico delle struttureche ne assicurano la governance: il Centro NazionaleTrapianti e il Centro Nazionale Sangue.

CNT e CNS sono stati istituiti da due leggi quadro(Legge 91/1999 per i trapianti e Legge 219/2005 peril sangue) finalizzate, fra l'altro, a disegnare le rispettivearchitetture di rete a livello regionale e nazionale, indue ambiti assistenziali i cui principi fondanti e la tipo-logia e valore strategico delle attività, in modo del tuttocomparabile fra i due settori, nel rispetto delle prero-gative regionali, fanno riferimento:

- al fondamentale quanto peculiare valore etico delladonazione volontaria, consapevole e non remunerata disangue, organi e tessuti, oltre alle pari opportunità, allatrasparenza e alla gratuità di accesso alle relative pre-stazioni;

- all'impegno a garantire un elevato livello di qua-lità, sicurezza ed autosufficienza dei rispettivi prodottie prestazioni, anche in relazione alle normative euro-pee che, mediante specifiche norme cogenti, dedicanoun elevatissimo livello di attenzione ad entrambi i set-

tori, cosa che avviene solo per pochissimi settori del-l'assistenza sanitaria;

- all'esigenza che ciascuna delle due reti, per le pro-prie competenze, garantisca un efficace e costante li-vello di interscambio tecnico-operativo e dicollaborazione/compensazione fra regioni, vista l'evi-dente valenza sovra-regionale e, per alcuni aspetti,sovra-nazionale delle attività relative ai trapianti e alsangue.

Il CNT e il CNS sono istituiti quali organi tecnici delMinistero della Salute, del quale applicano indirizzi,orientamenti e direttive rispondendo, secondo l'attualenormativa, direttamente al Ministro. Entrambi sonocollocati "presso" l'Istituto Superiore di Sanità in posi-zione di (relativa) autonomia funzionale.

Sin dal momento della loro costituzione, tuttavia,sono pesate su entrambi i Centri difficoltà gestionalidovute alla omissione da parte della normativa di chiareindicazioni relative alla loro natura giuridica, alle loromodalità organizzative e di reclutamento delle risorseumane, nonché agli ambiti di autonomia effettivamenteagibili. Difficoltà cui i Centri hanno fatto fronte con so-luzioni pragmatiche, di volta in volta faticosamente in-dividuate, ma che oggi determinano un quadroorganizzativo delle due strutture che funziona per laquasi totalità con personale precario, su cui peraltrograveranno, a partire dal 2011, le disposizioni limitativepreviste dal decreto legge del 31/5/2010 n.78, essendola mission dei due Centri sostanzialmente distinta daquella degli enti di ricerca.

CONFERENZA DELLE REGIONI E DELLE PROVINCE AUTONOME

DOCUMENTO IN MERITO ALLE CRITICITÀ DEL CENTRO NAZIONALE TRAPIANTIE DEL CENTRO NAZIONALE SANGUE

Page 32: 00 cop somm edit mar 11:Prevenzione 2009 · Non vogliamo infatti rassegnarci all’idea che in Lombardia ... che ciò avviene e, va sottolineato, con un esito veramente positivo perché

30

Prevenzione

Og

gi

Alla situazione di instabilità organizzativa e diprecarietà dei due Centri, risulterebbe da parte delMinistero della Salute, un'indicazione del loro in-serimento nel processo di riordino dell'ISS, attual-mente in atto.

Sino ad oggi, infatti, non sono state presentate pro-poste e chiarimenti concernenti le modalità con cui ilriordino potrebbe trattare dei due Centri, mentre si econsapevoli dell'esistenza di istanze a favore di una "in-clusione" degli stessi nell'ISS, con conseguente assor-bimento delle funzioni da parte di quest'ultimo e deirelativi organi scientifici, a scapito della sia pur instabileforma di autonomia attuale e di programmazione insintonia con gli indirizzi ministeriali e con le regioni,nonché della possibilità di conferire ai Centri, senzamaggiori oneri a carico della finanza pubblica, i sem-plici strumenti giuridici e organizzativi necessari perproseguire e migliorare il lavoro fin qui molto adegua-tamente svolto, tra i quali la possibilità di avvalersi delcontratto della sanità pubblica, mantenendo parità ditrattamento e di inquadramento tra il proprio perso-nale dirigenziale e quello delle strutture coordinate.

Tale risposta suscita forti perplessità, per i seguentimotivi:

- l'inserimento dei Centri nel piano di riordino del-l'ISS potrebbe ingenerare un percorso inappropriato eomologazioni inaccettabili, vista la evidente differenzadi natura e funzione dei Centri stessi rispetto all'ISS edalle sue strutture interne; ciò anche considerato che idue Centri non sono previsti nella delega di cui allaLegge 4 novembre 2010, n. 183;

- i 2 Centri sono normati da due specifiche leggi qua-dro scaturite entrambe da ampi ed articolati dibattitiparlamentari cui gli attori "non governativi" dei sistemisangue e trapianti (regioni, associazioni di volontariato,professionisti), in varia misura, hanno fornito impor-tanti contributi e indicazioni, che sarebbero vanificatiper quanto riguarda l'unanime volontà a suo tempo

espressa di configurare CNT e CNS come nodi centralicon funzioni "di raccordo" nelle rispettive reti assi-stenziali, fra il governo centrale e le regioni; è evidenteche tali funzioni sono del tutto estranee alla mis-sion dell'ISS;

- non sono state, ad oggi, presentate proposte e chia-rimenti concernenti le modalità con cui il riordino po-trebbe trattare dei due Centri, mentre si haragionevole motivo di credere che esista I'inten-zione di "includere" gli stessi a tutti gli effetti nel-l'ISS, con conseguente assorbimento delle funzioni daparte di quest'ultimo e dei relativi organi scientifici, ascapito della attuale forma di autonomia e di program-mazione in sintonia con le regioni, nonché della possi-bilità di conferire ai Centri, senza maggiori oneri acarico della finanza pubblica, i semplici strumenti giu-ridici e organizzativi necessari per proseguire e mi-gliorare il lavoro fin qui molto adeguatamente svolto.

- l'inglobamento dei Centri nell'ISS comporterebbel'impossibilità per gli stessi di poter utilizzare risorseumane del SSN, il che significherebbe la chiusura difatto di entrambi, per transitare verso 2 Centri ISS cuiverrebbe assegnato personale soprannumerario senzaspecifica qualificazione e/o competenza nei settori, ri-sultante dalla riorganizzazione interna.

Si sottolinea che una non adeguata configurazionenormativo-organizzativa dei due Centri e, conseguen-temente, delle rispettive reti, avrebbe immediate conse-guenze dirette sulla qualità e sull'efficacia dell'assistenzaai cittadini e segnerebbe un grave passo indietro in 2ambiti che oggi sostanzialmente funzionano.

Le Regioni pertanto chiedono precise garanzie ri-guardo ad una definizione dello status giuridico e strut-turale del CNT e CNS, tale da consentirne l'autonomiarispetto all'Istituto Superiore di Sanità nonché il pienosviluppo delle funzioni e l'esercizio delle specifiche pre-rogative connesse.

Roma, 10 febbraio 2011

Page 33: 00 cop somm edit mar 11:Prevenzione 2009 · Non vogliamo infatti rassegnarci all’idea che in Lombardia ... che ciò avviene e, va sottolineato, con un esito veramente positivo perché

Chi è il Cav. Fioravante Milone,per tutti il Signor Fiore Milo-ne? Fiore Milone è stato ilPresidente del Gruppo Aido diMerate e il Vice Presidente

dell’Aido Provinciale di Lecco. Comparve sulla scena dell’Aido 16 anni fa. Dilui sapevamo che era un trapiantato di fega-to, che nella sua vita lavorativa era stato unmilitare delle Fiamme Gialle ( meglio cono-sciute come Guardia di Finanza); che vivevaa Merate (LC) con una bella famiglia –mo-glie e due figli.Poche notizie ma essenziali per delineare lafigura di un uomo serio, compunto, di pocheparole. Con il tempo ci accorgemmo che Fio-re Milone invece era molto di più: aveva le ideechiare e la tenacia per realizzarle; aveva so-prattutto un “dono” da far fruttificare, non peruna sua personale gratificazione ma per ilbene della collettività.A quell’epoca il Gruppo Aido di Merate erapraticamente dissolto, dopo essere stato unodei primi Gruppi Aido dell’allora provinciadi Como, con sede presso il convento dei Fra-ti di Sabbioncello ( nella frazione di Pagna-no di Merate). Quando nel 1992 Lecco si stac-cò da Como e divenne Provincia, anche l’Ai-do creò la Sezione Provinciale di Lecco e fusubito impellente la necessità di riorganizzareassociativamente una zona così importantecome quella di Merate. Però non era facile per-chè i vecchi dirigenti non c’erano più e biso-gnava trovare delle persone nuove, motiva-te, che credessero fortemente in questo im-pegno. Fu così che si fece avanti il Sig. Fio-re Milone, spinto da una urgenza personalee da una convinzione profonda: lui sapevabene, per averlo vissuto, cosa vuol dire tra-pianto –cioè ritornare a vivere- ma sapeva al-tresì che senza donazione non c’è trapianto.Allora si mise all’opera, con altri amici e col-laboratori. Rivitalizzò il Gruppo Aido di Me-rate, creò nuovi Gruppi Aido nei paesi vici-ni e li seguì nei primi passi fino alla loro au-tonomia; organizzò eventi culturali con con-ferenze, convegni e incontri di ogni tipo; or-ganizzò momenti di svago e di presenze nel-le piazze; ma il suo “gioiello” furono gli in-

contri nelle scuole con studenti e docenti, sem-pre più numerosi e qualificati, per informa-re e testimoniare. Il suo compito non fu sem-pre facile perchè il suo carattere un po’ severonon ammetteva indugi.Si prodigò fino all’ultimo, con instancabile co-raggio e tenacia, an-che quando, negliultimi anni, lasua salutefece i “ca-pricci” e loportò indialisi. Nonl’affrontòcome unatr aged ia ,anzi trovòun altro ter-reno di testi-monianza. Perquesto suogrande impe-gno, nel 2006 fuinsignito del pre-stigioso premio “l’Ambrogino d’oro”dall’AmministrazioneComunale di Merate.Un brutto giorno però lasua attività si fermò e la suavita si spense; rispose ad una ine-ludibile chiamata e partì per un viaggio chenon ha ritorno su questa terra.Mercoledì scorso16 marzo lo accompa-gnammo nella liturgia funebre, con la pre-ghiera e la fede che lo aveva sorretto nella suavita. Oggi vogliamo pensarlo così: seduto nelsalotto della casa del Padre celeste, immer-so in una lunga e felice conversazione con ilsuo Donatore. Grazie, caro Milone, grazie anome dell’Aido che a te deve molto; grazie anome dei trapiantati perchè nella tua vita haireso forti testimonianze e grazie ai Donato-ri e in particolare al Tuo Donatore peraverci fatto incontrare, conoscere e collabo-rare, per il bene di tutti.

Leonida Pozzi e tutti noi del Regionale

Ric

orda

ndo

31

Pre

venz

ione

Og

gi

Cav. Fioravante MiloneUn dono ricevuto, tanti «doni» donati

Page 34: 00 cop somm edit mar 11:Prevenzione 2009 · Non vogliamo infatti rassegnarci all’idea che in Lombardia ... che ciò avviene e, va sottolineato, con un esito veramente positivo perché

32

Prevenzione

Og

gi

La cultura del trapianto è unametafora efficace per indicareil significato più incisivo del-la solidarietà. È capace dicoinvolgere le coscienze in

equivocabili decisioni nella prateria del-le emozioni rivolte al cosiddetto bene oal cosiddetto male. Come in ogni di-battito psichico si innescano multiformiaspetti etici, morali, tradizionali, educativie ambientali. L’Io critico, mettendoli aconfronto sull’impalcatura del pensieroe avviandone lucidamente la fenome-nologia dell’addivenire, elabora alla finela presa di posizione definitiva. Questocomplesso prologo mentale è essenzia-le e indispensabile alla esplicitazione del-l’agire in una unica direzione compor-tamentale che rappresenta l’adesione adun principio conforme alla morale in-

dividuale. Nella morale non esistono al-cuna forzatura né obbligo etico. Essa èl’ultima partitura del Sé profondo che èriposto nell’armadio interiore di ogni in-dividuo. Solo lui ne possiede la magicachiave per aprirlo.Sicuramente con questo processo ana-litico psico-emotivo, acquisisce una im-portanza essenziale la finalità del nostroorologio biologico che segna il ritmo deltempo della dimensione umana.Chi da la carica iniziale a questo inimi-tabile orologio biologico avviandone ladurata fino alla definitiva ossidazione deisuoi delicatissimi e sofisticatissimi in-granaggi? L’uomo di fede è convinto cheil perfetto architetto divino è il primomovens del tutto. Quell’indefinibile“Quid spirituale”, la cosiddetta anima, hatempo e modo, tramite le azioni umane,a sublimarsi. Solo così l’essere umanonon lascia ossidare gli ingranaggi del suoorologio biologico all’altezza della lineadel definitivo trapasso nel cono di luce.La coscienza terminale dell’imponde-rabile diventa preminente. L’orologiorappresenta un guscio vuoto privo diqualsiasi significato vitale. Non è più del meschino possesso indi-viduale. Gli elementi funzionali del-l’orologio sono indispensabili e vitali nelmomento in cui essi vengono trapian-tati in un altro orologio biologico sof-ferente. La coscienza umana in tal casoagirà con una funzione taumaturgicastraordinaria e salvifica capace di bloc-care tutte le brutalità auto conservati-ve del fossato dell’egoismo.L’essere umano, così, non è più solo nel-la sua trasvolata cosmica, lasciando il suoguscio galattico a disposizione del fra-tello che soffre. L’anima del donatorespicca il suo volo d’estasi libera da ognifardello della sua dimensione umana. La volontà del singolo individuo, quin-di, acquisisce una dimensione cosmicadove la meschinità del cosiddetto pos-sesso non ha più motivo di esistere.Tale cultura del trapianto non trova dif-ferenza nella coscienza laica disposta adarrivare alla conclusione morale della ge-nerosità. Certamente i dubbi sono d’ob-bligo, come anche il radicamento asso-luto ai principi del possesso.

Parla il Dr. Pietro Mosca

Un creativo. Con questo aggettivo si potrebbe riassumere lapersonalità di Pietro Mosca, ben sapendo di non poter essereesaustivi. È nato a Messina il 6 giugno del 1942 ma ormaiè bergamasco di adozione. Se volessimo essere più completipotremmo definirlo: pittore, scultore, poeta, scrittore, compo-sitore, critico d’arte, medico di base, cardiologo e probabil-mente anche in questo caso non sarebbe sufficiente.

Rapisce in tutto questo la capacità di comunicare, in nume-rose forme, senza essere banale o approssimativo. Di lui par-lano quarantadue mostre di pittura, tredici libri di poesia, ottoromanzi e numerosi pezzi musicali. Vi proponiamo di seguitoun suo intervento in un’Assemblea Aido certi che, come noi, re-sterete colpiti da queste parole.

Page 35: 00 cop somm edit mar 11:Prevenzione 2009 · Non vogliamo infatti rassegnarci all’idea che in Lombardia ... che ciò avviene e, va sottolineato, con un esito veramente positivo perché

98_terza copertina mar 2011.ai 1 01/04/2011 11.30.04

Page 36: 00 cop somm edit mar 11:Prevenzione 2009 · Non vogliamo infatti rassegnarci all’idea che in Lombardia ... che ciò avviene e, va sottolineato, con un esito veramente positivo perché