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Sezione Aido provinciale di Bergamo Festa per i 40 annidi attività e impegno sociale

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Notizie dalle Sezioni

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Don Carlo Gnocchia 60 anni dalla morteBreve profilo di un Beato che ha scritto la storia della solidarietà

Comunicazione è integrazioneIl portale di apprendimento dell’inglese per sordi in Europa

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Il tumore della mammella:come prevenirlo e come curarlo17

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Tumore della mammellaPrevenirlo e curarlo a tavola

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Arte e ciboGuardare, imparare... assaggiareNatura morta: il cibo tra pittura e allegoria

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Spazio ai lettoriPer gli interventi dei lettori:

[email protected]

È attivo il sito dell’Aido Regionale:

www.aidolombardia.it

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Mensile di cultura sanitaria del Consiglio RegionaleAido Lombardia - ONLUS

Anno XXIV n. 228 - agosto/settembre 2015

Editore: Consiglio Regionale Aido Lombardia - ONLUS 24125 Bergamo, Via Borgo Palazzo 90Tel. 035 235327 - fax 035 244345 [email protected]

Direttore ResponsabileLeonio Callioni

Direttore EditorialeLeonida Pozzi

Collaborazioni scientificheDott. Gaetano Bianchi

Dott.ssa Cristina Grande

Regione Lombardia - SanitàProf. Sergio VesconiCoordinatore regionale prelievo/trapianto

Azienda Ospedaliera Papa Giovanni XXIII di Bergamo

Dott. Michele ColledanDirettore Chirurgia Generale III Direttore Centro Trapianti di fegato e di polmoni

Dott. Giuseppe LocatelliConsulente del Dipartimento di Chirurgia Pediatrica

Prof. Giuseppe Remuzzi Direttore Dipartimento di Medicina

Azienda Ospedaliera A. Manzoni di Lecco

Dott. Amando GambaDirettore U.O. Cardiochirurgia

Università Milano Bicocca

Prof. Roberto FumagalliDocente

NITp - Nord Italia Transplant

Dott. Massimo Cardillo - Presidente

Dott. Giuseppe Piccolo - Direttore Cir

Istituto Mediterraneo Trapianti e Terapie di alta specializzazione - ISMeTT di Palermo

Prof. Bruno GridelliDirettore Medico scientificoProfessore di Chirurgia Università di Pittsburgh

Istituto Ricerche Farmacologiche “Mario Negri” - Bergamo

Prof. Giuseppe Remuzzi - Direttore

Yale University School of Medicine

Prof. Mario StrazzaboscoProfessor of Medicine,Director of Transplant HepatologyDepartment of Internal MedicineSection of Digestive Diseases

Redazione esternaLaura Sposito; Clelia Epis; Fernanda Snaiderbaur

Redazione tecnicaBergamo [email protected] Seminati

Segreteria e Amministrazione24125 Bergamo, Via Borgo Palazzo 90Tel. 035 235327 - fax 035 [email protected]@aidolombardia.itC/C postale 36074276Marzia TaiocchiLaura Cavalleri

SottoscrizioniSocio Aido Simpatizzante Sostenitore Benemerito € 40,00 € 50,00 € 80,00 € 100,00

C/C postale 36074276 Aido Cons.Reg.LombardiaONLUS Prevenzione OggiC/C UBI BANCA POPOLARE DI BERGAMOIT 57 R 05428 11106 000 000 071 903

Riservato ai Soci.

Il socio sostenitore ha diritto ad omaggiare un’altra per-sona previa segnalazione all’atto della sottoscrizione.

StampaCPZ - Costa di Mezzate BG

Finito di stampare prima decade di ottobre

Reg. Trib. di Milano n. 139 del 3/3/90Le informazioni contenute in questo periodicovengono trattate con liceità, correttezza e tra-sparenza conformemente al D.lgs. n. 196 del 30giugno 2003 “Codice in materia di protezionedei dati personali”.

Questo periodico è associato all’Unione Stampa Periodica Italiana

800 20 10 88NUMERO VERDE

Risponde l’Aido Lombardia

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Editoriale

In copertina:foto di Claudio Leoni - Fotoclub Airuno (Lc)

In occasione dei 60 anni dalla morte di don Carlo Gnocchi, l’Aido Regionale della Lom-bardia è stata scelta dalla Fondazione che porta il nome dell’amatissimo Beato, quale As-sociazione alla quale è affidata l’apertura dell’anno celebrativo che è prevista a Milano,in via Capecelatro, presso il Centro IRCCS “S. Maria Nascente” che rappresenta l’ul-

tima iniziativa don Gnocchi. Posto in zona San Siro, il Centro venne inaugurato il 13aprile 1960, accogliendo i primi poliomielitici e mutilatini.

Si tratta per noi di un grande onore e del riconoscimento del ruolo di questo grande pretedella storia italiana nella promozione della donazione degli organi e della chirurgia dei tra-pianti.

Invito tutti a leggere con la dovuta attenzione la presentazione della figura di don Carlosoffermando magari l’attenzione là dove vengono brevemente raccontati gli elementi deci-sivi, gli snodi che hanno fatto di don Carlo uno dei punti di riferimento morale, etico e ope-

rativo della rinascita nazionale dopo la seconda guerra mondiale, con lapromozione della Federazione Pro Infanzia Mutilata poi trasformatasiattraverso continue fasi evolutive fino a diventare l’attuale maestosaFondazione don Carlo Gnocchi. Chiedo quindi con particolare calore atutti i responsabili, ad ogni livello associativo, e a tutti gli iscritti al-l’Aido della Regione Lombardia, la presenza alla cerimonia previstanella chiesa di via Capecelatro, a Milano, dove riposano le spoglie delBeato don Carlo. Dimostriamo con la nostra testimonianza diretta e conla presenza di tantissimi labari quanto affetto abbiamo per don Carlo,una figura illuminante della carità e della solidarietà umana e cristianache è ormai nel DNA dell’Aido.

Come sempre molti e ricchi di notizie e informazioni sono poi gli altriarticoli contenuti in questo numero: dall’interessante approfondimentosulla comunicazione attraverso i segni in inglese, per i sordi, all’incon-

sueto servizio attraverso il quale viene offerto l’abbinamento fra opere d’arte e cucina. Unabbinamento che può sembrare azzardato e che invece rivela i molteplici punti di incontrofra l’arte pittorica e l’arte culinaria. Se è vero che caratteristica dell’uomo è la ricerca el’appagamento nel bello, inteso in senso generale e “alto”, è altrettanto vero che la valoriz-zazione estiva dell’alimentazione significa portare la bellezza nel quotidiano e nel rap-porto fra persona e cibo.

Parliamo anche di malattia e di una fra le più devastanti socialmente: il tumore dellamammella. Nonostante i grandi progressi fatti dalla medicina negli ultimi tempi questapatologia continua a provocare sofferenze e tribolazioni alle donne che ne vengono colpite.

Con piacere rivolgo un grazie e un augurio di buon proseguimento alla Sezione provin-ciale Aido di Bergamo, che alcune settimane orsono ha festeggiato i primi 40 anni di vita.Una cerimonia sobria ma significativa, densa dei contenuti più importanti, molto parteci-pata, e che è servita – come ben descritto nell’articolo che pubblichiamo in questo numero di“Prevenzione Oggi” – a confermare l’impegno a camminare nel solco dei padri fondatori,avendo come orizzonte associativo la lotta alla sofferenza e la diffusione di una vera cul-tura del dono: gratuito, discreto, basato sull’amore per il prossimo, senza nessun tornacontopersonale.

Concludo invitando i Gruppi e le Sezioni di tutta la Regione a far conoscere attraverso“Prevenzione Oggi” le loro attività più significative e meritevoli di diffusione. È anchequesto un modo per rendere sempre più coesa e solidale la nostra Associazione.

Leonida Pozzi

Il 24 ottobre a Milano siamo chiamatiad onorare l’apertura delle celebrazioni

per i 60 anni dalla morte del Beato don Carlo Gnocchi

Un anno dalla scomparsadi Ester Milani

Il 7 ottobre è per l’Aido Regionale Lombardiae per “Prevenzione Oggi” una data molto tristepoiché ricorda la scomparsa della nostra amata eindimenticabile Ester Milani. Come seppe mettersicompletamente al servizio dell’Associazione, cosìEster seppe vivere con discrezione il suo camminoincontro a Dio, ma non dimenticò mai, neppuresul letto di morte né l’Aido, né “PrevenzioneOggi”. La ricorderemo con una Santa Messa enelle nostre preghiere. (L.P.)P

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NELLA FOTOGRAFIA ESTER (IN PRIMO PIANO)CON DONATA COLOMBO IN OCCASIONE

DELLA BEATIFICAZIONE DI DON GNOCCHI

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La nuova grande avventuraumana e sociale di don Car-lo Gnocchi, dopo quella congli Alpini in guerra e durantela ritirata di Russia, fu la

creazione di strutture per l’acco-glienza, la cura e l’assistenza dei bam-bini che erano stati feriti e mutilati acausa della guerra. E che ancora era-no vittime dei frequenti scoppi di or-digni inesplosi sparsi un po’ ovunquee spesso presi dai bambini per farne og-getto di gioco.“Quel sabato, 8 dicembre 1945, ad Aro-sio, nella casa per i Grandi Invalidi diguerra – si legge nella presentazionedella Fondazione che porta il suo

nome - don Carlo Gnocchi aveva ap-pena terminato di celebrare la Messa,quando il portinaio gli venne a dire cheavevano portato un bambino. Si chia-mava Bruno Castoldi. Suo padre eramorto in Russia. A mezzogiorno ne ar-rivarono altri sei. Prima di sera ne ave-va ventotto. Se Bruno fu il primo de-gli orfani di alpini che don Gnocchi ac-colse, Paolo Balducci fu il primo deimutilatini”. Ma prima di sera avvenne qualcosa didrammaticamente straordinario, chesegnò ancor più il santo prete raffor-zandolo nella sua convinzione di met-tersi al servizio dei più piccoli ridot-ti nella sofferenza: “All’imbrunire – si

DON CARLO GNOCCHIA 60 ANNI DALLA MORTE

Breve profilo di un Beato che ha scritto la storia della solidarietà

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legge ancora nei testi della Fondazione- una giovane donna dal volto consu-mato consegnò a don Carlo il suo bam-bino, un piccolo di otto anni, tutto spa-ventato, che si reggeva malamente sul-le stampelle. «Fu lo scoppio di una bom-ba, padre - spiegò la donna piangendo-. Se ne è andata la gamba. Ho speso tut-to tra medici, operazioni, specialisti. Oranon ho più niente. È due giorni che nonmangiamo. Non ce la faccio più. Me loprende lei, padre, il bambino: che almenopossa vivere… Io posso gettarmi sotto untreno». La donna baciò il piccolo e scap-pò via gridando: «Vai con lui, Paolo, vaicon lui…». Il bimbo, deposto dalla ma-dre per terra, urlava, spaventato. Nes-suno riuscì a fermare la donna”. Giàquesto breve resoconto, aderente ai fat-ti, senza volontà di enfatizzazione al-cuna, è significativo di un tempo tra-gico, che tanti lutti e tanto dolore di-stribuì nelle nostre già povere comu-nità. Nessuna parola può dire qualco-sa di più di quel gesto: una madre cheamando più di se stessa il proprio fi-glio, lo consegna, mutilato e in gravicondizioni, a don Gnocchi affinché sene prenda cura e lo salvi. Per lei que-

sta donna martire dei tempi bui nonchiedeva più nulla e forse ha messo inatto il suo proposito di riconsegnarela propria vita a Dio.“Don Carlo prese fra le braccia il pic-colo Paolo – riprendiamo ancora dalracconto della Fondazione – che si di-menava chiamando: «Mamma!». Perdue giorni il bambino delirò, tra feb-bri altissime. Don Carlo non si sepa-rò mai da lui. Gli parlava sommessa-mente, vegliava il suo sonno, lo aiutavaa mangiare qualcosa. Nei momenti dilucidità, Paolo picchiava e graffiava di-speratamente don Carlo, invocando lapresenza della madre, che nessuno riu-scì mai a rintracciare. Poi, un giorno,Paolo gettò le braccia al collo di donGnocchi, e tutti e due piansero som-messamente…”. Don Carlo visse così, donandosi to-talmente, fino a condividere e piangerecon chi soffriva. Aveva annunciato lasua intenzione qualche tempo prima:«Sogno, dopo la guerra – scrisse – , dipotermi dedicare a un’opera di Carità,quale che sia, o meglio quale Dio me la vor-rà indicare. Desidero e prego dal Signoreuna cosa sola: servire per tutta la vita i suoi

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All’Aido l’alto compito di aprire le celebrazioni

All’Aido della Regione Lombardia è stato affidato l’altocompito di aprire, sabato 24 ottobre, al centro IRCCSSanta Maria Nascente della Fondazione Don Gnocchi,

via Capecelatro 66, Milano le celebrazioni per ricordare i 60anni dalla morte del beato don Carlo Gnocchi. Da quel giorno eper tutto un anno si susseguiranno le altre celebrazioni.Si tratta di una aperta dimostrazione di stima e di fiducia nei no-stri confronti alla quale abbiamo il dovere morale di risponderecon il massimo impegno e tutta l’energia di cui siamo capaci.Don Carlo è nella storia come prete degli Alpini, come primodonatore di cornee in Italia e come fondatore di un’opera lungi-mirante, dalle immense valenze etiche, qual è oggi la Fonda-zione don Gnocchi. Capace di grandi visioni, sorretto da unafede granitica e al tempo stesso concreto fino alla minuziosacura dei particolari, don Carlo ha frantumato con la sua richie-sta di donare le cornee le ultime resistenze che nella società deldopoguerra ancora rendevano impossibile il trapianto di organie tessuti. Lo ha fatto con la mente e con il cuore, proprio comeè, fin dalle origini, la caratteristica dell’azione dell’Associazione

Italiana Donatori Organi, la nostra Associazione. Ad attenderel’esito di quell’azione così ardita da sembrare temeraria c’eratutta intera – e divisa tra possibilisti e contrari – la società italiana.Stampa e tv seguirono quegli avvenimenti con l’accanimentodei momenti decisivi. Forse c’era la consapevolezza che da quelgiorno il mondo sanitario sarebbe cambiato. Raccomando, a talfine, la lettura dell’intervista al prof. Galeazzi, al quale don CarloGnocchi, poco prima di morire, aveva chiesto, a titolo personalee di amicizia, di intervenire con il prelievo delle sue cornee e ditrapiantarle in due giovani.Sono certo che tutti gli iscritti, tutti i responsabili, tutti i dirigentidei nostri Gruppi, delle Sezioni e del Consiglio Regionale AidoLombardia, faranno l’impossibile per essere presenti e testimo-niare, attraverso una chiesa gremita, illuminata di solidarietà daun trionfo di labari che rendano visibile la presenza dell’Aido, lanostra infinita riconoscenza, il nostro affetto, il nostro imperituroe affettuoso ricordo per questa grande storia umana, incarnatada Don Carlo; una vicenda personale che è diventata storia dellasolidarietà, lotta alla sofferenza, vittoria della vita sulla morte.

Leonida PozziPresidente Consiglio Regionale

Aido Lombardia

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poveri. Ecco la mia “carriera”… Purtrop-po non so se di questa grande grazia sonodegno, perché si tratta di un privilegio».“Dalla drammatica esperienza del-la guerra – ci confermano le testimo-nianze della Fondazione che porta ilsuo nome – vissuta soprattutto nellatragica ritirata di Russia come cap-pellano militare, matura la missione acui don Carlo Gnocchi dedicherà lapropria vita, con coerenza e fedeltà.Partire dagli ultimi, per riscattare illoro “dolore innocente” e costruire unasperanza per il futuro.È a partire dal 1945 che comincia aprendere forma concreta quel progettodi aiuto ai sofferenti appena abbozza-to negli anni della guerra: don Gnoc-chi viene nominato direttore dell‘Isti-tuto Grandi Invalidi di Arosio (Co) eaccoglie i primi orfani di guerra e i

bambini mutilati. Inizia così l’opera chelo porterà a guadagnare sul campo iltitolo più meritorio di “padre dei mu-tilatini”.Nel 1949 l’Opera ottiene un primo ri-conoscimento ufficiale: la“FederazionePro Infanzia Mutilata”, da lui fonda-ta l’anno prima per meglio coordina-re gli interventi assistenziali nei con-fronti delle piccole vittime della guer-ra, viene riconosciuta ufficialmente condecreto del Presidente della Repub-blica. Nello stesso anno, il Capo delGoverno, Alcide De Gasperi, pro-muove don Carlo consulente dellaPresidenza del Consiglio per il prob-lema dei mutilatini di guerra.Nel 1951 la Federazione Pro InfanziaMutilata viene sciolta e tutti i beni ele attività vengono attribuiti al nuovosoggetto giuridico creato da donGnocchi: la Fondazione Pro Juventute.Centrale, nel pensiero di don Carlo enell’organizzazione dei collegi della

Pro Juventute, è il concetto di riabili-tazione: «Se bisogna ricostruire - dice-va - la prima e più importante di tutte lericostruzioni è quella dell’uomo. Bisognaridare agli uomini una meta ragionevoledi vita, una ferma volontà per con-seguirla e una chiara norma di moralità.Bisogna rifare l’uomo.Senza questo è fatica inutile ed effimeraquella di ricostruirgli una casa. Nébasterà ridare all’uomo la elementarepossibilità di pensare e di volere, senza laquale non c’è vita veramente umana, mabisognerà restituirgli anche la dignità, ladolcezza e la varietà del vivere, voglio direquel rispetto della personalità individualee quella possibilità di esplicare completa-mente il potenziale della propria ricchezzapersonale».Nasce così la poderosa organizzazio-ne professionale della Pro Juventute:sorgono e si ingrandiscono le officine,i laboratori per meccanici, radiotec-nici, tipografi, tecnici agricoli, car-totecnici, ceramisti, sarti..Poiché don Carlo “sognava” di aiuta-re il prossimo nel bisogno ma aveva alcontempo una grandissima e profon-da capacità di concretizzare con ope-re solide e riconosciute, la sua operasi è velocemente allargata, dalle primeesperienze ne sono gemmate di nuo-ve, fino alla grande realtà attuale, ope-rativa in tanti settori del sociale, del sa-nitario, dell’assistenza.Come dimostrano queste capacità distare al passo con i tempi, anzi di pre-correrli, don Carlo volle morire con unultimo, estremo atto d’amore. Poichéconosceva il mondo sanitario e sape-va che si stava sperimentando la chi-rurgia dei trapianti anche se ancora lalegge non lo consentiva, chiese alprof. Galeazzi (facendosi premetteresolennemente, sul letto di morte, chela sua volontà sarebbe stata esaudita)di poter donare le sue cornee affinchéfossero trapiantate in due persone. Latestimonianza diretta del prof. Gale-azzi, esprime compiutamente la com-plessità e la grandiosità etica, scien-tifica e solidaristica di questa estremascelta.

L.C.

«Se bisogna ricostruire - diceva - la prima e piùimportante di tutte le ricostruzioni è quella dell’uomo.

Bisogna ridare agli uomini una meta ragionevole divita, una ferma volontà per conseguirla e una chiara

norma di moralità. Bisogna rifare l’uomo. Senza questo è fatica inutile ed effimera

quella di ricostruirgli una casa».

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Mi chiamò al capezzale: “Cesare, devi farmi un favore…”

Non ci sarebbe stata laprima legge sul trapian-to di organi del 1967, néquesta forte sensibiliz-zazione sul problema

della donazione, se nel lontano 29 feb-braio 1956, con il corpo ancora cal-do del beato don Gnocchi, il profes-

sor Cesare Galeazzi (1905.1979),primario e direttore dell’Istituto Of-talmico di Milano, non avesse tra-piantato le cornee di don Gnocchi suSilvio Colagrande e Amabile Batti-stello, due ragazzini ciechi per causediverse.Considerata l’importanza di quel-l’estremo gesto di carità del beato donGnocchi, ripercorriamo con com-mozione questo momento nodale

Testimonianza di Cesare Galeazzi (forse del 1970)

Tratta dal suo diario personale e pubblicata su “Cinquant’anni in corsia”

Un’immagine di Piazza Duomo a Milano durante i funerali di don Carlo

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della storia della donazione nel nostroPaese attraverso la rievocazione del-l’evento fatta, sotto giuramento, dal-lo stesso Galeazzi davanti ai prelatidella Congregazione per la Causa deiSanti, in occasione dell’avvio dellacausa di beatificazione di Don Gnoc-chi.

L’incontro“Negli anni immediatamente suc-cessivi alla guerra, venni ad appren-dere da un giornale che un sacerdo-te, don Carlo Gnocchi, ex cappellanodegli Alpini durante la disperatacampagna bellica in Russia e di cuimai avevo senti parlare, aveva datovita a un’iniziativa per soccorrere ibambini mutilati per causa di eventibellici; la notizia proseguiva dicendoche l’illustre professor Streiff, clini-

co oculista di Losanna e vecchioamico mio, aveva gratuitamente ope-rato due bambini dell’Opera di donGnocchi. La notizia mi indispose.Scrissi immediatamente a don CarloGnocchi dicendogli molto energica-mente che mi sentivo offeso come ita-liano e come oculista: “Lei, reveren-do, ha intrapreso una bellissima fati-ca, ma si dimentica evidentemente chegli oculisti italiani, senza falsa mo-destia, in tema di chirurgia oculare,non sono inferiori ai loro colleghiesteri. Trattandosi inoltre del dram-ma della fanciullezza italiana colpitadal furore bellico, desidereremmoaffiancarla nella sua benemerita ini-ziativa: se crederà di servirsene, con-ti sull’Istituto Oftalmico di Milano,che ho l’onore di dirigere, e sulla miaopera di chirurgo”.Due giorni dopo, all’uscita della salaoperatoria, mi fu detto che un sacer-dote mi attendeva da oltre un’ora. Mai

dimenticherò l’incontro: su di unviso esprimente intelligenza, volon-tà, bontà, la luce di due grandi occhiazzurri, di un azzurro incredibile. Mitese ambo le mani: “Caro professorGaleazzi, lei ha ragione, ma io non hotorto…!”.Don Carlo sottolineò le enormi dif-ficoltà che aveva per il ricovero deisuoi ragazzi negli ospedali a causa delmancato pagamento degli stessi daparte dell’Ente di assistenza po-stbellica, che non disponeva di fi-nanziamenti sufficienti. Da parte mianon ci furono dubbi: “Don Carlo – ri-sposi io – sono onorato e felice di met-termi personalmente a sua disposi-zione per tutte le cure mediche e chi-rurgiche di cui hanno bisogno i suoipiccoli in campo oculistico. E anchese l’Ente di assistenza non dovesse pa-gare, non ci saranno problemi…”.Non occorsero altre parole: ci guar-dammo negli occhi e il reciprocosguardo sancì un’intesa che divennerapidamente una profonda amicizia.Né poteva essere diversamente, per-ché così fu infatti con tutte le perso-ne che ebbero la ventura di incontrarequest’uomo straordinario. Considerooggi il mio incontro con don Carlo frai pochissimi veramente importantidella mia vita.La nostra fu un’amicizia, se vogliamo,anche strana: fatta e intessuta di col-loqui frequenti, ma sempre brevissi-mi, perché non c’era tempo per lechiacchiere; molte, molte telefonate,l’intesa sempre pronta e perfetta e,dentro, mi è rimasto il suono parti-colare e suadente della sua voce, cheal di là dell’affetto sempre mi impo-se un rispetto profondo. Espresse lasua ineguagliabile personalità nelsacerdozio, ma nella sua troppo bre-ve vita sarebbe comunque stato, comefu, un grande protagonista.Da allora in poi, operai sempre per-sonalmente i molti poveri piccoli di-laniati dagli eventi bellici. Molte vol-te, purtroppo, provammo il doloredella nostra impotenza tecnica a ri-solvere il caso, ma fummo anchemolto spesso premiati per il succes-

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La nostra fu un’amicizia, se vogliamo, anche strana:fatta e intessuta di colloqui frequenti, ma sempre

brevissimi, perché non c’era tempo per le chiacchiere;molte, molte telefonate, l’intesa sempre pronta

e perfetta e, dentro, mi è rimasto il suono particolare e suadente della sua voce, che al di là dell’affetto

sempre mi impose un rispetto profondo.

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so ottenuto: anche se il recuperofunzionale fu sovente solo parziale oaddirittura modesto, ci soddisfece e ciinorgoglì. La felicità di questi ragazzi,trasformati da ciechi a veggenti, erala nostra e quella di don Gnocchi che,incredibilmente impegnato su fron-ti molteplici, seguiva di persona o te-lefonicamente il decorso dei suoi pic-coli protetti: furono veramente suoifigli! Sottoposto a una fatica disumanae già lentamente minato dal male, sap-piamo che il suo destino fu poi rapi-do, cristianamente e coraggiosa-mente sofferto. Andai spesso a tro-varlo nella clinica dove era ricovera-to: parlavamo dei suoi ragazzi, li ri-cordava tutti per nome e mi diceva,felice, dei loro progressi dopo l’in-tervento subìto.

Un compito gravosoRicordo, era una domenica: le 2 po-meridiane. Suona il telefono. La suo-ra della clinica Columbus mi chiama:“Professore venga subito, don Carloha bisogno di lei!”.Già nel corridoio sentii la tragedia in-combente: suore dappertutto, duesacerdoti, e il grande, indimenticabilesuo e mio amico Marcello Visconti diModrone.Giaceva nel letto, sotto la tenda a os-sigeno, il viso esangue, le belle manistanche e bianche. Con palese sforzofece cenno a un sacerdote presente diuscire. E fummo soli. “Cesare, tichiedo un grande favore, non negar-melo: fra poche ore io non ci sarò più.Prendi i miei occhi e ridona la vistaa uno dei miei ragazzi, ne sarei feli-ce. E poi forse anche questo potrà aiu-tare la mia Opera. Parti subito perRoma, ma subito, ti prego, non c’ètempo da perdere: la nella mia casa c’èda pochi giorni un bel ragazzo bion-do e poi forse anche un altro. Mi han-no detto che un trapianto di corneepotrebbe farli rivedere: avrei già do-vuto parlartene, parti subito, pro-mettimelo, io ti ringrazio. Addio…”.Non dimenticherò mai quegli attimidi stravolgente commozione: non ri-cordo nemmeno che cosa dissi, so che

piangevo e so che promisi… Ricordoche lo baciai in fronte. Uscii frastor-nato, pieno di paura per l’incomben-te gravoso impegno così solenne-mente assunto. Non sapevo nulla diquesto ragazzo, ero spaventato ecommosso. Uscii dalla stanza stra-volto. Marcello Visconti mi si fece ap-presso, gli confidai, in segreto, lo spa-ventoso compito che mi aspettava ecorsi a casa. Ne parlai con mia mogliee via alla stazione. Il treno partì perRoma.

L’angoscioso viaggioViaggio angoscioso: com’erano lecornee di questo ragazzo? Era vera-mente recuperabile? E se non lo fos-se stato? Cosa avrei fatto, cosa avreidetto? Potevo forse non mantenerel’impegno? E se l’intervento, ove

possibile, non mi fosse riuscito? Avreifatto in tempo a rientrare da Romacon il ragazzo? Don Carlo palese-mente agonizzava. Prima di lasciarela Columbus avevo telefonato al mioaiuto, pregandolo di tenersi pronto,in caso di decesso, prima del mio rien-tro, alla triste operazione del prelie-vo dei bulbi oculari. Ma il travagliocominciava allora: seppi in seguito cheuno dei sacerdoti presenti (e non eradei suoi) tradì il segreto e ne parlò allastampa… non l’avesse mai fatto!Scendendo alla stazione Terminivenni aggredito da giornalisti e fo-tografi che volevano sapere. Mi chie-devano dichiarazioni. Volevano spie-gazioni. Mi liberai a fatica e raggiunsil’albergo, con l’esatta sensazione del-la difficile prova che mi aspettava, spa-ventato dalla pubblicità imprevista edi cui non sapevo rendermi ragione,sicuro com’ero che né Marcello némia moglie avevano parlato.P

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«Cesare, ti chiedo un grande favore, non negarmelo:fra poche ore io non ci sarò più. Prendi i miei occhi eridona la vista a uno dei miei ragazzi, ne sarei felice.E poi forse anche questo potrà aiutare la mia Opera.Parti subito per Roma, ma subito, ti prego, non c’ètempo da perdere: la nella mia casa c’è da pochi giorniun bel ragazzo biondo e poi forse anche un altro...»

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La mattina dopo, di buonora, sono allacasa dell’Opera di don Carlo; chiedodel ragazzo, stentano ad individuar-lo, poi lo riconoscono in Silvio Cola-grande, di 12 anni. Me lo portano inosservazione: esiti di ustione gravis-sima, cornee opache in misura sub-totale; certo un caso molto difficile,ma ancora in limiti di operabilità…Mi sento già più tranquillo.Chiedo di vedere altri ragazzi mino-rati nella vista. Ne visito molti, manon reperisco nessuno con indica-zione clinica di trapianto di cornea.Telefono a Milano al mio ospedale edico di mettere in stato di preallarmeuno dei tanti casi in lista di attesa pertrapianti di cornea. Non ho dubbi: donCarlo, ne ero sicuro, sarebbe stato fe-lice di donare la sua cornea anche aun minorato che non appartenesse ai

suoi “ragazzi”. Dispongo per l’im-mediata partenza per Milano delgiovane operando e richiamo l’ospe-dale affinché tutto sia pronto per ope-rare in qualsiasi momento. Prean-nuncio il mio rientro, con la notiziache ormai è già di pubblico dominio.Poco prima di ripartire mi giunge latriste, ma purtroppo attesa notizia:don Carlo è spirato. Eterno, ansiosoviaggio di ritorno. Quasi sgomentopensavo alla prova che mi aspettava:come un principiante andavo ripe-tendomi i tempi dell’intervento. Mase il colpo di trapano, per il prelievodel disco da innestare, per l’emozio-ne non mi fosse riuscito? E tutti qua-si vasi sulla cornea? Ci sarà emorra-gia? Il lembo resterà trasparente? Ei giornalisti… vorranno sapere…dovrò stilare un bollettino medico…e se dovessi dire che l’interventonon è riuscito? Pensavo al mio Aiu-to, dottor Celotti, che in quel mo-

mento stava enucleando i bulbi dalvolto spento di don Carlo e ringrazioDio per le circostanze che mi aveva-no risparmiato l’orribile compito.Poi, a tratti, mi rasserenavo e dicevo:“Don Carlo mi aiuterà”.

L’accorto sotterfugioLa notizia era ormai sui giornali. Ilmio aiuto Celotti, recatosi alla Co-lumbus, fu intercettato dalla polizia:“Qui, si ricordi, non si tocca nulla!”.

Ma Celotti non si fece intimorire. Ag-girò la posizione e, con l’impegno ela precisione di sempre, compì il suotriste compito, dopo l’accertamentodella morte avvenuta. All’uscita del-la clinica la sua macchina fu, per untratto, seguita da quella della polizia,che poi fece volutamente finta diperderla.

La mattina dell’interventoLa mattina dopo, nel momento di ese-guire l’intervento, mi sentivo stra-namente tranquillo: all’angoscia erasucceduta una sorta di fredda deter-

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La mattina dopo, di buonora, sono alla casadell’Opera di don Carlo; chiedo del ragazzo, stentano

ad individuarlo, poi lo riconoscono in SilvioColagrande, di 12 anni. Me lo portano in

osservazione: esiti di ustione gravissima, cornee opachein misura subtotale; certo un caso molto difficile,

ma ancora in limiti di operabilità…

Silvio Colagrande

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minazione. Non sottovalutato certoil compito che mi attendeva. Sentivoanche che la mia carriera era forse auna svolta, ma guardavo alla situa-zione come fosse al di fuori di me,come se appartenesse a un altro… ioadempivo solo a un impegno assun-to con un “santo” agonizzante. Nonv’erano alternative ed era in me, loconfesso, anche una punta di orgoglio.Per il secondo trapianto era prontauna giovane ragazza, Amabile Batti-

stello, di 17 anni, l’unica resasi di-sponibile il giorno prima: caso anchequello molto grave di subcecità post-natale complicata, come quasi sempreavviene, da un grave nistagmo oscil-latorio. Ma non era più il tempo perripensamenti. Arrivo in ospedale,vedo i giornalisti fermi all’ingresso eli evito entrando dall’ambulatorio. Lacamera operatoria è pronta: vi è un si-lenzio particolare, è una giornatadiversa. La situazione grava su tut-ti. L’induzione, l’anestesia… “Può co-minciare, professore…”: la voce ami-ca di Laura, la mia anestesista. Sono

sereno. I tempi preliminari evolvonosenza complicazioni e arriviamo almomento cruciale. Un attimo, ma soloun attimo di commozione: ho nellemani e ancora fisso l’occhio azzurrodi don Carlo che non c’è più. Ma miaiuta. La mano non trema, il giro di trapa-no è sicuro e scolpisce un disco cor-neale perfetto. Ormai l’emozione èvinta. Mi sento ritornato quello disempre e, con calma e sicurezza, il tra-pano asporta il disco della cornea opa-cizzata del ragazzo. L’insediamentodella cornea donata risulta facile. Lapupilla è centrata, il cristallino per-fettamente trasparente. Seguono lesuture, l’operazione è terminata: il ra-gazzo vedrà. Anche il secondo tra-pianto non subì complicazioni. Illembo innestato venne protetto da un

dischetto di pelle d’uovo sterilmentepreparato e tenuto in sito da due ansedi filo incrociato.Ma la difficile mattina mi riserva unaspiacevole sorpresa. Improvvisa-mente si spalanca la porta e tre fo-tografi, dopo avere spintonato lasuora che cercava di fermarli, ir-rompono nella sala operatoria e scat-tano “flash” a ripetizione. Non possoevidentemente interrompere il mio la-voro. Urlo, impreco: “Uscite! Uscite”,l’asepsi! Vi è pericolo di infezione…disgraziati!”. Assistenti e infermieri allontanano gliimportuni e ritorna la calma. L’esa-me è superato. Arriva la suora con ilcaffè ristoratore. La commozione miaccomuna ai miei collaboratori, ma glisguardi sono sereni, la paura è allespalle. Ma subito comincia l’ansia perla possibilità di complicazioni neldecorso, perché questa è la vita delchirurgo.

Per il secondo trapianto era pronta una giovaneragazza, Amabile Battistello, di 17 anni, l’unica resasidisponibile il giorno prima: caso anche quello moltograve di subcecità post-natale complicata, come quasisempre avviene, da un grave nistagmo oscillatorio. Ma non era più il tempo per ripensamenti.

Amabile Battistello

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Il momento della veritàI primi quattro giorni dopo l’inter-vento erano di ansiosa attesa per ilchirurgo e di tormento per il paziente,obbligato all’immobilità con fasciaturabinoculare e maschera protettiva.Giornalisti e fotografi premevanoper potere entrare in corsia, ma io,dopo l’episodio in sala operatoria, ot-tenni dal questore che l’ingressodell’ospedale fosse piantonato perassicurare ai pazienti la necessariatranquillità. Naturalmente anche latelevisione insisteva per intervistar-mi. Respinsi decisamente l’incontro,sempre terrificato che mi si potesseaccusare di farmi, sull’episodio, pub-blicità professionale. Ma intervennea farmi cedere una cortese telefona-ta del prefetto, che mi sollecitò a quel-l’intervista per alimentare gli aiuti

economici che stavano arrivando al-l’Opera di don Carlo.Il decorso post-operatorio fu ottimoper entrambi i pazienti, avvolto soloda un clima di grande clamore perquanto era avvenuto. Anche l’attua-le pontefice Paolo VI, allora cardinaledi Milano, venne a visitare i ragazzie con affettuose parole di conforto edi speranza ebbe commoventi espres-sioni di ricordo per don Carlo. Perqualche anno li rividi periodicamen-te. La loro situazione visiva andò pro-gressivamente migliorando, ora datempo li ho persi di vista. So che la ra-gazza si è sposata ed è madre, men-tre il giovane esercita la professionedi interprete”.

Qui termina la testimonianza del pro-fessor Galeazzi, ma qui inizia anche lastoria della donazione e dei trapianti.Infatti, in seguito al famoso gesto didon Gnocchi e sotto l’influsso della

commozione suscitata dalla stampa,nello stesso mese di marzo, duranteun’udienza all’Associazione italiana deiclinici oculisti e dei medici legali,papa Pio XII approvò, citando l’esem-pio di don Gnocchi, il trapianto di or-gani, mettendo fine alla discussionesulla sua liceità morale. Qualche annodopo, la stessa legislazione italiana siadeguò a questa nuova frontiera del-la medicina e della vita con la legge sultrapianto renale (458/1967), dandocosì inizio a quel movimento di opi-nione e sensibilizzazione che sfocerànella fioritura delle molteplici realtà le-gate alla donazione. Poche cose comeil trapianto di organi testimoniano lostretto e benefico legame che può in-staurarsi tra scienza e vita. Lo sguar-do lungimirante di don Gnocchi ave-va visto giusto. Infatti, in un momen-to storico dove la scienza era sotto ac-cusa per l’uso che ne era stato fatto du-rante il periodo bellico, don Carlo ri-badiva invece che “la battaglia dellascienza contro l’invasione della mor-te costituisce uno dei capitoli più altie più drammatici della storia umana”.E si domandava: “Non è anche la scien-za un dono dell’amore infinito?”, cosìconcludendo: “È un dono che ha bi-sogno di purificarsi. Se ha inventatotanti strumenti di morte, ora, coniu-gata con la carità, l’assistenza, l’acco-glienza, la ricerca e la difesa della vitaassumono un senso nuovo”.Questo perché: “La lotta e la vittoriacontro il dolore sono una seconda ge-nerazione, non meno grande e dolo-rosa della prima, e chi riesce a ridonarea un bimbo la sanità, l’integrità e la se-renità della vita non è meno padre dicolui che alla vita stessa lo ha chiamatoper la prima volta”.La scienza medica e il trapianto di or-gani come veicoli per una paternitàuniversale e per una solidarietà senzaconfini né steccati e, come era nel suostile, senza misura. Espressioni mira-bili che ci dicono ancora oggi le po-tenzialità della scienza quando strin-ge un patto di alleanza con la carità,in vista dell’umana e universale soli-darietà.

Il decorso post-operatorio fu ottimo per entrambi i pazienti, avvolto solo da un clima di grande clamore

per quanto era avvenuto. Per qualche anno li rividiperiodicamente. La loro situazione visiva andò

progressivamente migliorando, ora da tempo li ho persidi vista. So che la ragazza si è sposata ed è madre,

mentre il giovane esercita la professione di interprete.

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L’educazione linguistica èuno strumento indispen-sabile per le persone sor-de per ottenere egualiopportunità e divenire

pienamente cittadini in possesso deiloro diritti. Nasce da questa consi-derazione il progetto europeo che peroltre 3 anni ha visto impegnata in pri-ma fila Fondazione Ikaros e che dal1 settembre ha visto on line un por-tale che consente ai non udenti di ap-prendere sia la lingua dei segni in-glese che quella internazionale. Unprogetto complesso che attraverso unvero e proprio percorso formativo, co-struito per Unità Didattiche,consen-te di far maturare nell’utente delportale competenze riconosciute.Ilprogetto ha una vicenda articolata chePrevenzione Oggi ha cominciato a se-guire in via informale fin dal dicem-bre 2012 e che ora può essere rac-contata, in anteprima, in tutta la suaimportanza.Vi è un diffuso luogo co-mune per il quale la lingua dei segnisia internazionale, in realtà non è così.A spiegarcelo è Andrea Bianchi, re-sponsabile del progetto per Fonda-zione Ikaros, insieme a Melani Hro-min.

Qual è la situazione reale?“Esiste un linguaggio internaziona-le dei segni, una sorta di Esperanto,che in realtà è poco conosciuto e pocopraticato perché nato a tavolino. Sitratta di un linguaggio che, spesso, lepersone non udenti faticano a com-prendere e che in più è interpretatocon difficoltà dalle diverse aree mon-diali. Ciascun Paese ha una proprialingua dei segni, esattamente comeavviene per la comunicazione orale escritta delle persone prive di disabi-lità:esistono l’italiano, lo spagnolo, ilfrancese, persino i dialetti.La vera lingua franca oggi è l’ingle-se, per questo il nostro progetto si èdapprima concentrato su di essa e solodopo si è esteso al linguaggio inter-nazionale dei segni. Dal portale uffi-ciale sarà comunque possibile ap-prendere, partendo dalla propria lin-

Comunicazione è integrazioneIL PORTALE DI APPRENDIMENTO DELL’INGLESE PER SORDI IN EUROPA

gua madre, sia l’inglese che il lin-guaggio internazionale”.

Come e quando è natoil progetto?“Quattro anni fa Ikaros è stata con-tattata dalla spagnola Asociación deDesarrollo Rural Estepa Sierra Surèdè stata stilata la prima bozza del pro-getto che, in base ad una prima va-lutazione dell’Unione Europea, è sta-ta poi ridefinita, implementata e in-fine approvata. Il valore aggiunto del-la progettazione è stata la partecipa-zione anche di persone sorde, quali adesempio una consultente dell’Asso-ciazione Spagnola, che hanno saputocalare nella realtà quanto ideato in-dividuando gli effettivi bisogni da sod-disfare. Tra i partner della secondaversione è stato fondamentale l’in-gresso della svedese Europeiskt Tec-

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kenspråkscenter, un’associazione natain una città dove il 25% della popo-lazione è sorda e dove dunque la lin-gua dei segni rappresenta realmen-te la seconda lingua conosciuta. L’As-sociazione svedese è una realtà di-namica e haimmessonel gruppo diprogetto un know how di valorefrutto di iniziative importanti matu-rate nel tempo come la redazione diun Dizionario della lingua interna-zionale dei segni (Spreadthesign),certificato e verificato in circa 30 Pae-si del mondo. Il progetto è stato fi-nanziato dalla UE all’interno delprogramma Lifelong Learning Pro-gramme (ora Erasmus Plus) nel-l’ambito dell’azione “Trasferimentod’innovazione”.

Quali gli altri parner?“Polonia (SzczecińskaSzkołaWy-ższa - Collegium Balticum) e Cipro(Synthesis Center for Research andEducation Ltd) che hanno saputo coi-volgere molte associazioni locali e sisono spese in una fattiva collabora-zione. Al lavoro ha poi aderito Am-ber International, un’altra realtà ita-liana, che offriva all’interno profes-sionalità con esperienza nell’attivitàdell’apprendmento linguistico. Inparticolare Andrea Rossi si era già oc-cupato nel dettaglio di metodologiae contenutistica per l’insegnamentodi lingue on line e dunque il suo aiu-to è stato fondamentale. Elena Lon-go invece è stata la collega che neltempo ha affiancato molti ragazzi nonudenti nella formazione e nella col-locazione lavorativa; il suo apporto èstato strategico per le capacità ma-turate nel tempo di mediare concet-ti e istruzioni. Per far arrivare il mes-saggio corretto ad un non udente in-fatti è spesso necessaria una sempli-ficazione dei passaggi e delle sfuma-ture comunicative. Open rappresen-ta un’opportunità e un’apertura ver-so il futuro; mancano infatti qualitàed omogeneità nell’educazione lin-guistica delle persone sordee ciòcausa spesso la loro esclusione sociale.Come sostiene la conclusione della

Alcuni fotogrammi dei video che gli utenti potranno trovare

sul portale ufficiale del progettodove sarà possibile apprendere,

partendo dalla propria lingua madre,sia l’inglese che

il linguaggio internazionale.

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Conferenza delle lingue dei Segni inNorvegia, organizzata da Federa-zione Mondiale dei Sordi - WFD -,Unione Europea dei Sordi (EUD) e AlExperiental College: diventare bi-lingue nelle lingue nazionali dei se-gni e nella lingua scritta di un Pae-se di residenza è un fondamentale di-ritto dei bambini sordi e in un mon-do globale lo sta diventando anche laconoscenza dell’inglese.

Quale la situazione fino ad oggi?“Non esistono portali di questo tipoe on line si vedono solo filmati arti-gianali prodotti da alcune persone vo-lenterose che, però, risultano spessopoco efficaci. Obiettivo di Open è chela qualità sia alta nella proposta ini-ziale e negli sviluppi in programma”.

Quali le tappe del progetto?“Nel maggio 2014 Rossi e lo staff diAmber International hanno creato gliscript per i video, i contesti entro iquali collocare i dialoghi sia base cheavanzati, implementato la metodolo-gia da proporre. Il progetto è stato de-finito della sua struttura concreta el’apprendimento tramite portale èstato suddiviso in Unità Didattiche,sono poi state fornite indicazionipratiche alle diverse unità locali chehanno avuto istruzioni su cosa regi-strare, come e quando farlo.L’apprendimento tramite piattaforma,seppur declinato su livelli di difficol-tà adeguati ai fruitori, è ricalcato sulquadro delle competenze linguistichericonosciute generalmente in Euro-pa.A questa prima fase è poi seguitaquella della correzione degli script, diconcerto con persone sorde e inter-preti della lingua dei segni perché cia-scun partner ha dovuto tradurre ildialogo standard inglese nella proprialingua nazionale.”

Come si è passati dalle parolealle immagini?“Sono stati reclutati attori sordi ed in-terpreti che sul piano nazionale han-no poi dato vita alle situazioni pro-

STUDIARE, COME?“Know-how e innovazione come parole chiave del progetto”, cosìspiega Andrea Rossi di Amber International,il partner checoordina le attività di sviluppo metodologico della piattaformaOPEN.

Quale il contesto entro il quale avete lavorato?Le lingue dei segni nazionali sono sistemi linguistici dotati digrammatica, sintassi e lessico. La definizione di LinguaInternazionale dei segni (IS) come lingua è invece controversa daun punto di vista scientifico, poiché si rivela mutevole a secondadel contesto di utilizzo. Il nostro obiettivo era quello di istituire unapiattaforma per l’apprendimento della lingua inglese e della IS.Per raggiungere il risultato migliore ci siamo affidati anche allaconsulenza di Kate Groves, ricercatrice esperta in didattica dellelingue dei segni e della lingua inglese per sordi, insieme a leiabbiamoprogettato la struttura del portale, sviluppato il materialelinguistico e i vari learning objectse definito la metodologia diinsegnamento. Per quanto riguarda la classificazione dellecompetenze linguistiche invece ci siamo basati sugli standarddefiniti dal quadro CEFR di recente applicazione anche nell’ambitodelle lingue dei segni,mentre per quella internazionale abbiamooptato per una semplice definizione di tre livelli (da principiante aesperto). Anche per questo aspetto ci siamo attenuti, per quantopossibile, al contesto già definito dalla didattica linguisticainternazionale.

Quali i punti fondamentali del lavoro?Tra gli aspetti più importanti vi è stata proprio l’implementazionedi quanto alcune realtà coinvolte nel progetto avevano giàelaborato: ad esempio il Dizionario di lessico della Lingua deiSegni sviluppato dal partner svedese (spreadthesign.com) è statocollegato e inglobato in OPEN. A questa è seguita una serie diattività di approfondimento, ad esempio la piattaforma offre unaserie di learning object quali esercizi di grammatica, lessico,valutazione delle competenze. Va però specificato che,esattamente come avviene per l’apprendimento di una qualsiasilingua, un portale come OPEN non può sostituirsi totalmente alrapporto con un docente o ad un’attività in aula, bensì può essereun supporto importante sia per chi sta studiando sia per chi tra lepersone sorde si trova a viaggiare, lavorare, studiare all’estero. Ilpunto centrale del nostro lavoro è stata proprio la volontà dicreare uno strumento utile a promuovere l’apprendimento dilingue che consentono alle persone sorde di viaggiare e muoversiin Europa o nel mondo per lavoro o svago in totale autonomia.

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spetto degli standard pedagogici.L’omogeneità dei video a livello in-ternazionale ha costituito un requi-sito imprescindibile.In Italia abbiamo registrato presso glispazi dell’ENS a Roma che ha inve-stito nel progetto fornendo anche tec-nici e strumenti. È stato un piacerelavorare con loro sia per la collabo-razione, che per il forte spirito asso-ciativo e di condivisione che ci han-no saputo trasmettere. Ma il nostrolavoro non è finito dopo le fasi di re-gistrazione. A quello è seguita la scel-ta della piattaforma e l’elaborazionegrafica delle registrazioni così da ri-sultare adatte alla pubblicazione.

Tutto pronto per andare on line?“Sì, dal 1 settembre il progetto è re-altà e i video sono disponibili con lasottotitolatura in due lingue (linguanazionale e inglese).

Quali le attività didissemination?“In Italia in collaborazione con l’ENSabbiamo programmato 6 incontri indifferenti città su tutto il territorio na-zionale. I primi si svolgeranno a Ber-gamo, grazie anche all’attiva collabo-razione del presidente Stefano Zano-

poste nei video. A livello internazio-nale sono stati fissati criteri rigidi perla selezione. È stato richiesto che gliattori non avessero inflessioni dia-lettali, che avessero abilità nel co-municare davanti alla telecamera,che conoscessero la lingua interna-zionale dei sordi e come plus l’inglese.In Italia la selezione è avvenuta gra-zie alla stretta collaborazione conl’Ente Nazionale Sordi (ENS).A questa fase preparatoria è seguitala vera e propria registrazione dei vi-deo secondo standard di qualità det-tati (e controllati) dal partner svedese.Ogni Unità Didattica è stata verifi-cata e approvata sia per la correttezzadei contenuti linguistici che per il ri-

CONTATTIAndrea Bianchi

Fondazione Ikaros - Bergamo (BG)T. 035 271039

[email protected]

Andrea RossiAmber International - Roma

T. 06 [email protected]

Amir ZuccalàENS Nazionale (udente)

T. 06 [email protected]

www.opensignlanguage.eu (il sito ufficiale del progetto)

www.openleonardo.com (la piattaforma di apprendimento)

PARTNERAsociación de Desarrollo Rural Estepa Sierra SurSPAGNA - www.adrestepass.com

Synthesis Center for Research and Education LtdCIPRO - www.synthesis-center.com

EuropeisktTeckenspråkscenterSVEZIA - www.signlanguage.eu

Fondazione IkarosITALIA- www.fondazioneikaros.org

SzczecińskaSzkołaWyższa - Collegium Balticum POLONIA- www.cb.szczecin.pl

Amber InternationalITALIA- www.ambergroup.org

LO STAFF DEL PROGETTO DURANTE UNO DEI MEETING DI LAVORO

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La vita delle persone sorde,sordo cieche e con disabili-tà uditiva più o meno gravefa i conti ogni giorno con leinvisibili barriere della co-

municazione e della relazione.Ad esempio a scuola, dove vengonomeno i sostegni e l’assistenza a cau-sa di tagli alla spesa, tra i giovani checon l’aumentare della complessitàdello studio vedono venire meno lapossibilità di usufruire di interpre-tariato, nel mondo adulto dove ave-re accesso alle informazioni spesso èun problema ancora in molti altri con-testi. Barriere che potrebbero esserenotevolmente diminuite rendendooperativo in Italia uno strumento le-gislativo di cui il nostro Paese si è do-tato 6 anni fa la “Convenzione ONUsui Diritti delle Persone con Disabi-lità” ratificata con L.3, 2009, n.18: undocumento fondamentale per il rico-noscimento, la tutela, promozione, dif-fusione delle lingue dei segni degli

Stati che, come l’Italia, l’hanno resapropria con una Legge di Stato.Nel testo si prendono in considera-zione tutte le diverse esperienze divita legate alla sordità affermando in-nanzi tutto il principio della libertàdi scelta: le persone sorde e i loro fa-migliari hanno il diritto di sceglierele modalità di comunicazione e ac-cesso alle informazioni che predili-gono nel rispetto della loro autono-mia e identità. Negli stati dell’UEsono oltre 30 le lingue dei segni in usoe la maggior parte dei Paesi negli annisi è dotata di strumenti legislativi na-zionali volti a tutelare, studiare, pro-muovere e diffondere le rispettive lin-gue dei segni. Le lingue dei segnisono riconosciute a livello costitu-zionale in Austria, Finlandia, Porto-gallo e Ungheria e tutelate con diversiprovvedimenti in Belgio, Bulgaria, Ci-pro, Danimarca, Estonia, Francia,Germania, Gran Bretagna, Grecia, Ir-landa, Lettonia, Lituania, Polonia, Re-

Amir Zuccalà - Responsabile progetti ENS

L’importanza di un progetto capace di durare nel tempo

ENS (Ente Nazionale Sordi)Comitato obiettivo Lis. Via Gregorio VII, 120 Roma www.ens.itwww.facebook.com/obiettivolis @ENSOnlus t.639851 f.063980531 [email protected] [email protected]

letti (al termine del suo secondo man-dato), e a Roma presso la sede nazio-nale. Saranno momenti molto utili per-chè Ikaros seguirà direttamente comeresponsabile tra i partner europeiun’attività di verifica e testing del ma-teriale proposto. Circa 200 sordi ita-liani daranno un feedback sulle Uni-tà Didattiche, sulla grafica, segnale-ranno eventuali errori e ci darannosuggerimenti. Sarà così possibile de-finire nuovi scenari di implementa-zione. Il progetto europeo prevede li-bero accesso alla piattaforma dei con-tenuti definiti per 5 anni, ma il parte-nariato sta già progettando attività chelo rendano sostenibile nel tempo. Adesempio, a fronte di un piccolo con-

tributo utile anche per il portale eu-ropeo, si sta pensando di creare un cor-so anche per la lingua americana deisegni che si aprirebbe ad un vasto pub-blico di utenti.

Quali i progetti futuri?“Sarà importante creare progetti disensibilizzazione anche rispetto allepersone che non sono sorde. Lavo-rando in questi mesi sia io che Melaniabbiamo imparato dai video elemen-ti base della lingua dei segni, come èsuccesso a noi può accadere a tutti ese fosse così l’integrazione dei nonudenti sarebbe finalmente una real-tà più vicina”.

Clelia Epis

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FONDAZIONE IKAROS

Fondazione Ikaros è un’impresa sociale che forma einserisce i giovani nel mondo del lavoro. Nata nei primianni 2000, è presente con 4 sedi in Lombardia

(Bergamo, Calcio, Grumello del Monte, Buccinasco) ed èaccreditata nel sistema di Istruzione e FormazioneProfessionale regionale. Accoglie circa 1500 ragazzi dai 14ai 19 anni che scelgono un indirizzo di studio direttamentecollegato a un mestiere. Negli ultimi 10 anni haaccompagnato alla qualifica o al diploma più di 3000ragazzi e ha accolto più di 600 giovani in dispersionescolastica con progetti specifici. È socio fondatore ecollabora attivamente con Fondazione Istituto TecnicoSuperiore per la nuove tecnologie per il Made in Italy di SanPaolo d’Argon, che organizza percorsi post-diploma dispecializzazione tecnica.Fondazione Ikaros ha maturato una forte progettualità, alivello locale ed internazionale, nel campodell’apprendimento con le ICT (Information andcommunication technology) occupandosi in particolare di

tematiche quali aggiornamento professionale, sviluppo diComunità di pratica tra docenti, portali formativi e giochid’apprendimento. Qui di seguito i principali progetti in corsoin questo settore oltre ad OPEN:

ICT WAY: creazione di una community online tra docenti ditutta Europa per favorire lo scambio e l’approfondimento diesperienze e contenuti di didattica digitale;

eCITY: creazione di una piattaforma online basata sulproblem based learning per motivare i giovani allo studio dimaterie ingegneristiche;

ICT Innovative Competences for teaching e TICTecnologie per l’innovazione e le competenze: corsi diformazione nell’ambito del programma Generazione WebLombardia rivolti a docenti e dirigenti scolastici con a temalo sviluppo di nuove didattiche che si basino su un forteapporto delle nuove tecnologie. (C.E.)

pubblica Ceca, Romania, Slovacchia,Slovenia, Spagna, Svezia. Gli Stati incui mancano riferimenti certi al ri-conoscimento e tutela della lingue deisegni sono Italia, Lussemburgo, eMalta fonte “Sign Language Legi-slation”) IIed, 2012, European Unionof the Deaf).Quale la situazione aggiornata?“Ad oggi - spiega Amir Zuccalà, re-sponsabile progetti ENS - dopo le pro-teste locali del 2013 e quella nazionaledel novembre 2014 la proposta del pro-getto di Legge avanzato dall’ENSgiace ancora alla Commissione affariIstituzionali del Senato e a quella de-gli affari Sociali alla Camera. È depo-sitata, ma il testo non è stato ancoraesaminato. Si tratta in un progetto am-pio che va a trattare con ampi orizzontiil problema della sordità, l’augurio èche dopo tutto questo tempo final-mente la situazione si sblocchi”.

Come è possibile definire la comunità sorda in Italia?“Le persone colpite da sordità pro-fonda o grave sono circa 60.000, secontiamo anche le sordità medie si

giunge a circa 90.000. I dati sono frut-to dell’Unione dei dati Istat, Inps e dialtri enti ma in realtà un vero censi-mento non è mai stato fatto. L’ultimo,quello sulle famiglie, chiedeva solo in-formazioni generali sulla presenza omeno di un disabile nel nucleo fami-gliare. Anche i dati Inps non sonocompleti perché conteggiano solo isordi che percepiscono una pensionedi invalidità, ma in realtà a molte per-sone questa non è riconosciuta o è ri-conosciuta da altri enti”.

Perchè avete deciso di sostenereil progetto OPEN?“Perchè serviva uno strumento capacedi durare nel tempo e di superare,come spesso avviene, il limite delladurata dei finanziamenti. OPEN è unprogetto di qualità, strutturato a li-vello europeo, che davvero può mi-gliorare la qualità della vita delle per-sone sorde e in particolare dei giovaniche in aula non riescono ad integrarsie per i quali l’apprendimento di unalignua straniera spesso è un tra-guardo insormontabile”.

C.E.

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Le forme tumorali sia benigneche maligne a carico del tes-suto mammario sono pre-senti in alto numero nei sog-getti di sesso femminile, seb-

bene eccezionalmente possono os-servarsi anche nel sesso maschile.Molte piccole masserelle sono asso-

lutamente benigne. E’ il caso rappre-sentato da nodosità relativamente in-distinte, specie nel quadrante superioreesterno e della mammella, dalle piccolecisti di scarsa rilevanza patologica (ma-stopatia fibrocistica), da alcune formedi fibroadenomi.Di particolare rilevanza clinica e pro-

IL TUMORE DELLAMAMMELLA:COME PREVENIRLO E COME CURARLO

Linfonodi

Lobuli Dotto

Tumore

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gnostica invece è il tumore maligno delseno per la relativa alta frequenza nelsesso femminile, per la severità del qua-dro clinico nei casi di malattia con-clamata. Un fatto positivo dal punto divista preventivo è dato dall’alta pos-sibilità di diagnosi precoce attraversouno screening diffuso e ripetuto neglianni (ecografia mammaria; mammo-grafia, ecc.) in modo particolare se at-tuato nelle popolazioni a maggior ri-schio per età e familiarità. La precocitàdi diagnosi permette infatti una gua-rigione in un altissima percentuale dipazienti,vicina al 90% dei casi.Il cancro della mammella rappresen-ta circa il 25% dei casi di tumore in-vasivi diagnosticati nel sesso femmi-nile. Eccezionale al di sotto dei 40 anni(meno del 5% dei casi) è riscontrato nel80% dei casi di età superiore, dopo i 50anni. Il rischio di ammalare di questapatologia è più elevato in caso di fa-miliarità, soprattutto se ne hanno sof-ferto parenti di primo grado(genito-ri, fratelli e figli). In questo caso è beneche i controlli periodici preventivivengano effettuati in tempi minori.Hanno un rischio aumentato donne chehanno avuto un menarca (inizio di me-struazione) molto precoce ed unamenopausa tardiva. Anche il man-cato allattamento al seno viene ri-tenuto un fattore favorente. L’usoprolungato dei contraccettiviorali da alcuni è stato ritenuto unfattore favorente l’insorgere dipatologia mammaria maligna,ma non tutti gli studiosi sonod’accordo circa tale associazionee la discussione è ancora aperta.Altri fattori ritenuti favorentisono il fumo di sigaretta, l’obesità,la esposizione al alcuni agenti chimicie alle radiazioni prima dei 30 anni.Dal punto di vista sintomatologiconell’80% dei casi ci si accorge della ma-lattia per la presenza di una formazionenodulare ben distinta dalla massa deltessuto mammario. Frequente anchel’aumento del volume della mammel-la interessata dal processo maligno. Lamammella appare più bassa della con-trolaterale, il capezzolo cambia posi-

L’autopalpazione del senoeseguita periodicamente è

una misura preventivaassai utile perché è in

grado di rilevaremodificazioni anche a

distanza di pochi mesidella consistenza

e di eventualiirregolarità del

tessuto mammario

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zione, aspetto. Può essere av-vertito un dolore mammario

vago che interessa anche lazona ascellare.La presenza di un noduloè frequentemente rilevatacon la palpazione del senomentre ci si lava. L’auto-palpazione del seno ese-guita periodicamente èuna misura preventivaassai utile perché è in

grado di rilevare modifi-cazioni anche a distanza dipochi mesi della consi-stenza e di eventuali irre-golarità del tessuto mam-

mario e deve esse-re incentivato esuggerito atutte le donnein età a ri-schio.La presenzadi una massamammariafissa alla pa-rete toracicao alla pellesovrastan-te,la presen-

za di cutea buccia di

arancia,cioèpiù spessa ed

irregolare,ancorpiù se ulcerata, la pre-senza di linfonodiascellari ingrossatidalla parte dellamammella colpitadalla malattiasono i segni tipi-ci di forme tu-morali malignegià in statoavanzato.Il riscontro diun nodulomammario pri-ma non rilevatoalla palpazione,quindi, deve in-

durre ad indagini più approfondite -quali ad esempio la mammografia el’ecografia mammaria - a seguito del-le quali può essere indicato procede-re anche ad un ago aspirato ed even-tuale biopsia del nodulo. Queste tec-niche possono precisare meglio ladiagnosi e quindi permettono di sce-gliere la terapia più opportuna. La terapia fondamentalmente si basasulla asportazione del nodulo sospet-to e delle stazioni linfatiche ad essa tri-butarie (ascellari). Ciò peraltro per-mette di esaminare istologicamente iltessuto sospetto tumorale ed in basead essa stabilire la successiva terapiaantitumorale che,comunque, deve es-sere effettuata in centri adeguati e dapersonale esperto. I risultati della te-

rapia, in casi diagnosticati precoce-mente,sono eccezionalmente positivi.Certamente il controllo sistematico neiprimi cinque anni dalla terapia sono in-dispensabili per verificare la comple-ta guarigione o, in alcuni casi, di ac-certare precocemente una eventualerecidiva.Da quanto sopra esposto appare chia-ro che la diagnosi precoce rappresen-ta il modo migliore per ottenere ri-sultati positivi di guarigione. È ovvioche il primo soggetto attivo per talediagnosi precoce è la donna stessa, conl’autopalpazione, con periodici controllianche visivi dei propri seni, senza ver-gognarsi di riferire al proprio medicocurante anche minimi cambiamentidell’aspetto visivo e palpatorio deiseni. Certamente anche non fumare econtrollare il proprio peso corporeopuò aiutare ad evitare anche queste pa-tologie.

Dott. Gaetano Bianchi

Il primo soggetto attivo per tale diagnosi precoceè la donna stessa, con l’autopalpazione, conperiodici controlli anche visivi dei propri seni,senza vergognarsi di riferire al proprio medicocurante anche minimi cambiamenti dell’aspettovisivo e palpatorio dei seni.

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Prevenzione

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Ifattori dietetici, come un consumodi alcol non moderato e una die-ta troppo ricca di grassi, possonocostituire un fattore di rischioper lo sviluppo del cancro al seno,

mentre un’alimentazione equilibrata,a base di vegetali freschi, aiuta a di-fendersi dalla neoplasia alla mam-mella. Alimentazione a base di ve-getali non significa però alimenta-zione esclusivamente vegana e su que-sto argomento si accende il dibatti-to tra chi propone solo di ridurre leproteine animali e chi le vorrebbe abo-lire del tutto, demonizzando, in par-ticolare, le proteine della carne e dellatte.

Obesità e sindrome metabolicaAumentano le evidenze scientificheche legano l’obesità all’aumento di ri-schio di cancro al seno post meno-pausa. Il tessuto adiposo in eccesso,infatti, aumenta la sintesi di estrogeni,con conseguente stimolo sulla ghian-dola mammaria.Anche l’ADA, American Dietetic As-sociation, e l’associazione delle Die-tiste Canadesi sottolineano il rapportopositivo tra obesità e tumore dellamammella post menopausa e racco-mandano una dieta ricca di verduree frutta fresche, accompagnata da unaregolare attività fisica per mantene-re e controllare il giusto peso.L’Associazione Italiana di Oncologia

Medica raccomanda di combatterenon solo l’obesità, ma anche la sin-drome metabolica, caratterizzata dal-la presenza di almeno tre dei seguentifattori: obesità addominale, glicemiaelevata (diabete o prediabete), eleva-ti livelli di colesterolo e/o trigliceri-di e pressione alta.Sembra, infatti, che nel-le donne con sin-drome meta-bolica cis i auna

resistenza all’insu-lina, l’ormone che per-mette alle cellule di uti-lizzare il glucosio, che por-terebbe ad una superpro-duzione di insulina che attiverebbe al-l’interno della cellula, i meccanismidella crescita neoplastica. Per combattere obesità e sindromemetabolica è importante modificarelo stile di vita, aumentando l’attivitàfisica quotidiana ed evitando di man-giare troppo, riducendo gli alimenti

TUMORE DELLA MAMMELLA

PREVENIRLO E CURARLO

A TAVOLA

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troppo ricchi di grassi e di zuccherisemplici.

Meno alcol per combattere il cancro al senoSecondo le più recenti Linee guida perla neoplasia della mammella del-

l’AIOM, l’Associazione Ita-liana di Oncologia Me-

dica, l’elevatoconsumo di

alcool e dig r a s s i

a n i -mali

e

il bas-so consumo di fibre ve-getali sembrerebbero es-sere associati ad un au-mentato rischio di carci-noma mammario.

L’etanolo o alcol etilico, pur appor-tando calorie, non è un nutriente per-ché, a differenza degli altri nutrien-ti energetici (proteine, grassi e zuc-cheri) non ha finalità funzionali o me-taboliche utili per l’organismo. L’al-col è estraneo all’organismo, addi-rittura tossico, tanto che la IARC,

l’Agenzia Internazionale per la Ri-cerca sul Cancro, lo classifica nelgruppo delle sostanze sicuramentecancerogene per l’uomo. Per l’etano-lo non è possibile individuare quan-tità raccomandabile, ammissibili o si-cure per la salute. L’OrganizzazioneMondiale della Sanità sostiene chenon esiste un limite sotto il quale l’al-col può essere consumato senza ri-schio e il rischio aumenta con l’au-mentare delle quantità assunte, in-dipendentemente dal fatto che l’alcolderivi da birra, vino o altre bevandealcoliche.Il rischio di cancro è basso per con-sumi inferiori a 20 -25 g di etanolo algiorno (circa 2 bicchieri di vino) mail rischio di cancro alla mammella ri-guarda anche bassi consumi di alcol,corrispondenti a una quantità di 10g al giorno (un piccolo bicchiere divino). Uno studio ha evidenziato cheil resveratrolo, sostanza antiossi-dante ad azione protettiva per la sa-lute, è inversamente correlato al ri-schio di cancro al seno quando la suaassunzione proviene dall’uva, mentreè positivamente correlato, se la sua as-sunzione è dovuta al consumo divino.

Le proteine fanno male?Non ci sono dati definitivi a propositodi proteine e cancro ed è difficile faresemplificazioni quando si parla di pro-prietà di un determinato alimento. Inutrizionisti che hanno redatto gli ul-timi LARN (Livelli di AssunzioneRaccomandati per Nutrienti ed ener-gia per la popolazione italiana), ci-tando uno studio del 2005 di Kele-men, concludono che non c’è asso-ciazione tra presenza di carne e/o lat-te nella dieta e tumore della mam-mella. Gli scienziati sottolineano leevidenze di un recente studio epide-miologico che ha posto l’attenzionesulla relazione tra apporti di protei-ne con la dieta e concentrazioni nelsangue di sostanze associate con dif-ferenti tipi di tumori ma, in sintesi,concludono che al momento nonpare che sia possibile dimostrare

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Prevenzione

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una relazione tra proteine e tumori,senza differenziare l’apporto tra pro-teine animali e proteine vegetali.

Latte e derivati: meglio abolirli?Una teoria molto di moda è che lat-te e derivati siano controindicati nel-le donne con cancro al seno.

La conseguenza di questa modaè stata la scelta di molte

donne di escludere com-pletamente dall’ali-

mentazione un interogruppo di alimenti

che apportanos o s t a n z ep r e z i o s eper la salu-

te, come il calcio e la vitamina D. Unarecente analisi di studi condotti sul-la vitamina D nel 2014 (Maalmi et al.2014), ha segnalato una correlazione

Un esempio di menù equilibratoColazione

> Una tazza di latte parzialmente scremato con fiocchi d’avena integrali.> Un frutto.

Pranzo> Orzo e fave, preparato con orzo, fave secche, cipolla, alloro, poco sale e un cucchiaio di olio di oliva extravergine.> Insalata di radicchio e pomodori, condita con un cucchiaio di olio di oliva extravergine e succo di limone.> Pane integrale.> Macedonia di frutta.

Cena> Minestra di riso e spinaci, preparata con riso, spinaci e scalogno.> Un trancio di salmone al forno.> Carote crude alla julienne condite con un cucchiaio di olio extravergine di oliva .> Un frutto.

positiva tra presenza di questa vita-mina nel sangue e la sopravvivenzadelle pazienti con cancro alla mam-mella.Al momento, dunque, non ci sonoprove che una dieta equilibrata, conlatte e latticini in quantità adeguate,possa influenzare lo sviluppo di can-cro alla mammella. La prudenza, ri-guarda, come per tutta la popolazio-ne, il consumo di formaggi grassi, cheapportano un’alta quantità di grassisaturi, correlati con un aumento del-l’incidenza di numerose malattie, tracui i tumori. Il grasso animale, inol-tre, ha una più alta percentuale diestrogeni che possono aumentare ilrischio per una recidiva di cancro allamammella. In conclusione, non èconsigliato eliminare latte e latticinidalla dieta ma seguire i consigli di unadieta equilibrata, consumando ognigiorno latte o yogurt (circa 250 g algiorno) e latticini o formaggi freschi,durante la settimana, in alternativa adaltri alimenti proteici, come carne,uova, pesce o legumi.

La dieta mediterraneaSe è vero che il tumore alla mammellaparte da una predisposizione geneti-ca, è anche vero che al suo sviluppocontribuiscono gli stili di vita sbagliaticome la sedentarietà e la sovrali-mentazione. Modificare le abitudinialimentari e aumentare l’attività fisicagiornaliera diminuisce il rischio disviluppare il cancro al seno e migliorala salute della donna in generale.L’effetto più importante per la salu-te è dato dalla dieta in generale e laprova di agire positivamente sulla sa-lute l’ha data la dieta mediterranea.Una dieta ricca di cereali, vegetali elegumi diminuisce il rischio di obesitàe di sindrome metabolica, che sonodue importanti fattori di rischio delcancro al seno. È importante man-giare molte verdure e cereali integraliche hanno un basso indice glicemicoe aiutano a tenere controllata la gli-cemia che, se elevata può aumentarela prevalenza della malattia.

Cristina Grande

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23Prevenzione Oggi

Nella storia moderna, in particolare dal 1600, econ il trascorrere dei secoli la natura morta,e in particolare la natura morta con cibo, en-trò di diritto nella tradizione dei generi pit-torici; con essa si misurarono anche i grandi

nomi della storia dell'arte contemporanea così come di-mostra l'interessante esposizione Foods & Arts organiz-zata alla Triennale di Milano in contemporanea ad Expo.

Seguire il racconto che del cibo fanno i diversi artisti si-gnifica seguire con loro le strade della pittura contem-poranea, ma allo stesso tempo della storia dell'alimen-tazione.

Da quest'idea Prevenzione Oggi ha preso spunto e vi pro-pone una gallery selezionata, e sinteticamente com-mentata, alla quale si affiancano le immancabili ricettedella nostra Cristina Grande.

Nei primi anni del Seicento i dipinti furono classificati

per la prima volta in base ai temi che rappresentavano.Si crearono così diversi generi, considerati più o meno im-portanti, secondo il grado di impegno che avevano ri-chiesto all’artista. Il tema della tavola imbandita è un sot-togenere della natura morta. L'argomento allude al ritualedel pasto, alla sua preparazione o al suo avvenimento.

Negli inventari seicenteschi questo tipo di composizionierano definite "tavole con mangiar sopra".

Alla metà del '600 il genere della natura morta si dedi-ca a immagini dove protagonista è il cibo.

In una società agricola legata alla stagionalità e alla ci-clicità, in tutta Europa, il cibo si definisce un forte soggettopittorico e l'abbondanza di cibo allude a ricchezza, opu-lenza, abbondanza. Questo tipo di rappresentazioni sonosuddivisibili in tre grandi tipologie: angolo di cucina, co-lazione, tavola imbandita. Cominciamo dunque a guardare,imparare... assaggiare!

Arte e Cibo

Cucina

Nelle nature morte barocche il cibo occupa il proscenio configure e cromie. Tutto questo rappresenta un elemen-to di novità rispetto alla tradizione: l’attenzione del pit-

tore si concentra sul piano di appoggio e ne legittima l’autononiae la forza rappresen-tativa. Il tema dellacucina è trattatoovunque in Europa,ma la variante piùsuggestiva è il Bode-gòn spagnolo dove ilcibo è posto in un luogo ar-chitettonico: poggia sul pianoorizzontale ma è ben inqua-darato anche da pareti lateralie superiori. Le composizioniprensentano il cibo in atmo-sfera sospesa, in pacifico ed in-stabile equilibrio. Davanti ai nostriocchi si presentano ortaggi e ani-mali appesi che replicano un angolodi cucina. Dalla rappresentazione diuna serie di soggetti umili, abbiamola scoperta del più grande nel piùpiccolo; il frammento di realtà (an-che la più depressa) serve a soddi-sfare la curiosità dello sguardo e tutto è vissuto con spirito spe-rimentale. Anche a Roma nella prima metà del ‘600 si producono

naturalia di grandi dimensioni e un riferimento è sempre al gio-vane Caravaggio. A Firenze Jacopo Chimenti detto L’Empoli di-

pinge pareti attrezzate dove una va-rietà di cibi si affastella in una serie diforme e cromie che esalta le poten-zialità di ogni singolo particolare. La suaè una letttura ravvicinata dell’accu-mulo. Da Napoli alla metà del ‘600 giun-gono le ricerche pittoriche di Giovan

Battita Recco (composizioni ca-denzate e austere) e di GiovanniRecco (la sua pittura è esuberan-te, varia, animata da una nuovateatralità).

In Francia nature morte di que-sto tipo acquisiranno un forte

carattere simbolico,legandosi al richia-mo dei cinque sensie ancora una voltaalla stagionalità. Trala fine dell’800 e l’ini-zio del ‘900 anche ipittori contempo-

ranei sia che abbiano avuto un’iniziale formazione accademi-ca, sia che non l’abbiano acquisita nel loro bagaglio, si speri-mentano sul genere e da Renoir, a Cezanne, da Van Gogh a Gau-guin, si registrarono numerosi e personali esperimenti.

Guardare, imparare... assaggiareNatura morta: i l cibo tra pittura e allegoria

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Céz

anne

Reno

ir

24Prevenzione Oggi

In questo celebredipinto il pittore

tra i fondatori delmovimento

impressionista, epoi protagonista

di una lunga edoriginale carriera,

propone unalettura silenziosa

dell’elemento ciboposto, come nella

tradizione dellacucina, in pieno proscenio e indagato da cromie e senso

della materia pittorica. L’opera risente di suggestionilegate a Cezanne (anche lui impressionista della prima

ora e poi autonomo ed immenso maestro dell’artecontemporanea), allo stesso tempo ben si coglie lo spirito

cromatico e materico (filamentoso) dell’ultimo Renoircaratterizzato anche da una forte carica di sensualità chepervade tutti i soggetti. I frutti apportano una nota solare

e calda tra il paesaggio di pieghe della tovaglia.

POMI CON COMPOSTA DI FICHIPER 4 PERSONE4 mele4 cucchiai di composta2 bicchieri di vino bianco1 cucchiaio di zucchero di cannaUna stecca di cannellaCannella in polvere

PROCEDIMENTO Sbucciare le mele e privarledel torsolo, lasciandole intere. Metterle in untegame e cuocerle con il vino bianco e la steccadi cannella. Fare evaporare il vino e continuare lacottura con il tegame coperto, aggiungendo pocaacqua. Togliere le mele dal fuoco e lasciarle intiepidire. Riempirle con la marmellata di fichi, spolverizzarledi cannella e zucchero di canna e servire.

CucinaPierre-Auguste Renoir

Natura morta con mele e fichi - 1905 circa

Attento alla “vitasilenziosa”, Cézanne

si interessa allenature morte, genere

dal quale si eranoallontanati i pittori

neoclassici eromantici.

Seguendo l’esempiodi Courbet, Fantin-Latour o di Manet.

L’Unità, la chiarezza,il f lessuoso equilibrio,

fanno di questanatura morta un

esempio di pittura dacucina: è esemplare

pittorico delclassicismo di Cezanne dove logica e armonia,

al di fuori da ogni arbitrarietà e di ognischema preconcetto, si sposano ad

un’osservazione diretta e sincera della realtà.

PERE DELLA REGINAPER 4 PERSONE4 pere4 cucchiai di composta di arance2 bicchieri di vino bianco1 cucchiaio di zucchero di canna100 g di amarettiCacao amaro in polvere

PROCEDIMENTO Sbucciare lepere e privarle dei semi,dividendole a metà. Scavarele mezze pere con un coltelloper fare spazio al ripieno.Tritare gli amaretti e unirli allamarmellata di arance.

Riempire le mezze pere con il composto. Metterle in untegame e cuocerle con il vino bianco e lo zucchero di canna a180 °C. in forno già caldo. A cottura ultimata, spolverizzarle dicacao le pere e servire.

Paul CézanneNatura morta con pere - 1885 circa

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Gau

guin

DeCh

irico

25Prevenzione Oggi

Cucina

Su questo tavoloGauguin ripensa alla

tradizione della Naturamorta e la riscrive con i

tratti peculiari del suolinguaggio. Quando il

pittore realizza il dipintonel 1888, siamo nell’anno

del celebre “La visionedopo il sermone” o “Lalotta di Giacobbe con

l’angelo”, dipinto duranteil soggiorno bretone, e

nell’anno in cui inautunno raggiungerà

Van Gogh ad Arles per aderire all’idea utopica di fondareuna Comunità di artisti nel Sud della Francia.

Nell’opera riscontriamo tutti i tipici elementi dellinguaggio di Gauguin a quella data: colori forti, pieni,

utilizzo del contorno nero a citare il cloisonnisme dellevetrate francesi. Attenzione al titolo, in Bretagna Paul

Gauguin soggiornò presso la pensione Gloanec.

TORTA DIPANE E FRUTTAPER 8 PERSONE300 g di pane raffermo120 g di zuccheroUn litro di latte2 uova2 mele50 g di uvetta

PROCEDIMENTO Fare apezzi il pane e metterlo a

bagno nel latte finché non si sarà completamente ammorbidito.Sbattere le uova con lo zucchero. Aggiungere il pane strizzato.Impastare fino ad ottenere un impasto omogeneo. Sbucciare le mele e tagliarle a pezzi. Mettere a bagno l’uvetta inacqua. Foderare una teglia con la carta da forno. Mettere l’impasto nella teglia insieme alle mele e all’uvetta scolatae infornare a 180 C per circa 40 minuti.

Paul GauguinFête Gloanec - 1888

L’arte è evocazione dicose morte,

apparizione di coselontane, profezia di

cose future,sovvertimento delleleggi di natura. Nelle

tematiche del realismomagico la natura

morta è un soggetto distudio, un’ermeneutica

delle apparenze chesolo l’artista può

interpretare. L’alternanza tra lineecurve e rette crea un

passaggio e un’armoniaconcettuale tra l’austerità della testa classica e le linee

sinuose della tovaglia in primo piano; la precisioneformale delle curve degli agrumi si sposano

matericamente al profilo dei pesci e dei crostaceiomaggio alla pittura di natura morta seicentesca.

BRANZINO AGLI AGRUMIPER 4 PERSONE4 branzini2 limoni2 arance4 spicchi di aglio1 mazzetto di prezzemolo Sale quanto basta

PROCEDIMENTO Lavare,squamare ed eviscerare i pesci.Mettere il pesce in un foglio dialluminio e adagiarlo in unapirofila. Irrorarlo con il succo diun limone e di una arancia.

Lavare e tagliare a fette gli agrumi rimanenti. Sbucciare l’aglio. Mettereall’interno di ogni branzino uno spicchio di aglio, una fetta di limone, una diarancia e un po’ di prezzemolo. Ricoprire il pesce con le fette di arancia elimone, salare e cospargere di prezzemolo tritato. Preparare un cartocciosemiaperto con l’alluminio e infornare a 180° C in forno già caldo.

Giorgio De ChiricoNatura morta con pesci - 1925

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Sega

ntini

Enso

r

26Prevenzione Oggi

Cucina

La pittura di JamesEnsor, uomo

introverso e arstistaaffascinante, oscillatra simblosismo ed

eespressionismo, quisi inserisce nel vivo

della tradizionedella Natura Morta e

in particolare con ilsoggetto di cucina

legato all’accumolodi cacciagioni,

libagioni ed oggetti.Il tema del grande

accumulo di ciboprima della sua elaborazione s’inserisce a pieno

nell’eredità del f ilone europeo. Nel ‘600 infattitra Roma , Firenze e Napoli si sviluppa una

natura morta composta da selvaggina eprodotti della terra che, poi, avrà successo

internazionale.

PETTO DIANATRAPROFUMATOPER 4 PERSONE600 g di petto di anatra pulito 1 pezzo di zenzero fresco1 cucchiaio di chiodi di garofano2 spicchi di aglio4 cucchiai di olio extravergine1 bicchiere di succo di aranciaSale quanto basta

PROCEDIMENTO Lavare il pettod’anatra. Sbucciare l’aglio e rosolarlo

nell’olio in un tegame. Unire l’anatra, salare, unire i chiodi di garofano e lozenzero sbucciato e tagliato a dadini. Rosolare l’anatra da entrambe le parti.Unire il succo d’arancia. Coprire e cuocere a fiamma moderata per circa 10minuti. Trasferire il petto di anatra con gli aromi e il fondo di cottura in unapirofila. Infornare a 190° C in forno già caldo per circa 20 minuti. Prima diservire, condire con un filo di aceto balsamico.

James EnsorNatura morta con Anatra - 1880

In alto sulladestra della tela

si leggono le sigledi Giovanni

Segantini e ladata “G. S. 86”;

l ’operaapparteneva alla

serie delle “Gioiedel colore”.

Siamo nelperiodo in cui

Segantini indagail tema del “Vero Ripensato” entro il qualerealizza una serie di straordinarie nature

morte, genere obbligato alla f inedell’Ottocento, cui Segantini si dedica con

eccellente maestria sia in pannelli decorativi,sia nella sua personalissima maniera di

costruire il reale in quadri che paiono astratticome Funghi (1886), Pesci (1886), Anatra appesa

(1886)

ORATE FRESCHEAL SALEPER 4 PERSONE4 piccole orate 1 limone1kg di sale grosso4 spicchi di aglio6 rametti di salvia 6 rametti di rosmarino

PROCEDIMENTO Lavare, squamare ed eviscerare leorate. Lavare il limone e tagliarlo a fette. Sbucciarel’aglio. Mettere all’interno di ogni orata uno spicchiodi aglio, una fetta di limone, un rametto di salvia euno di rosmarino. Mettere uno strato di sale grosso inuna pirofila, aggiungere i pesci, cospargere di fette dilimone e aromi. Coprire di sale e infornare a 180° Cin forno già caldo fino a che non si sarà formata unacrosta dura

Giovanni SegantiniPesci - 1886

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VanG

ogh

27Prevenzione Oggi

Colazione

Il piatto giallo fa pensare allestoviglie, alle alzate, ai piatti

della tradizione antica; seppurcoperto per buona parte dalle

patate il piatto prendeimportanza per il suo colore

deciso ben visibile nel bordo eper l’importanza ad esso

attribuita nel titolo. Siamo nel1888 e per Vincent Van Gogh si

chiude l’esperienza pariginainiziata nel corso del 1885, entro

la quale aveva appreso glistimoli della pittura

impressionista. L’88 è l’anno deltrasferimento ad Arles: città del

Sud che per lui rappresenteràuna sorta di chimera dove fondare un’Accademia d’artisti insiemeall’allora amico Paul Gauguin. Arles sarà anche il luogo del colore e

della luce. In questo quadro l’artista recupera vivo il ricordo de Imangiatori di patate, risalente al periodo trascorso nel Borinage, e

apre al suo immediato futuro pittorico fatto di colori accesi.

INSALATAFREDDA DIPATATEPER 4 PERSONE4 grosse patate2 pomodori1 cetriolo1 cipolla rossa10 olive nere denocciolate1 cucchiaio di capperi4 cucchiai di olio extravergineSale quanto basta

PROCEDIMENTO Lavare lepatate e lessarle in acqua

leggermente salata. Scolarle, lasciarle raffreddare e sbucciarle.Tagliare le patate a fette e metterle in una ciotola. Lavare e tagliarea fette i pomodori. Sbucciare e tagliare a fette le cipolle e ilcetriolo. Unire le verdure alle patate. Aggiungere le olive e i capperi.Salare e condire con l’olio. Mescolare e servire.

Vincent Van GoghNatura morta, patate in un piatto giallo - 1888

Il genere prende forma ad Anversa, in area fiamminga,e a Francoforte alla metà del ‘600. In questo tipo di com-posizioni il cibo è ammassato prima della composizione:

mercati e cucine sono pie-ni di cibo che si fa ele-mento scenografico e de-corativo. Il successo di que-sto tipo di dipinti sarà an-che commerciale e mol-tissime botteghe artisti-che in Europa vivranno diquesto genere di dipinti.

La colazione è l’acco-stamento, sul piano deltavolo in posizionefrontale, di soggetti le-gati all’universo del ciboabbinati alla presenzadi fiori o suppellettili.Nel genere della cola-zione vi è l’alternarsitra suppellettili prezio-se e oggetti di produzione comune, in allusione ad un si-gnificato morale. È presentata inoltre un’ampia varietà dicibi commestibili, con richiami anche ad alimenti pove-ri per eccellenza come l’aringa. Il pane e il vino/uva sono

i cibi principali (sia per frequenza, che per importanza aloro riconosciuta entro la composizione) per il loro for-te rimando all’Eucarestia. La simbologia sta alla base del-la rappresentazione di molti altri cibi: le fragole sono frut-

ti paradisiaci, mela earancia (intesa comemela di Cina) che ri-cordano il Peccatooriginale, la nocespaccata con il parti-colare aspetto del suointerno richiama allegno della croce, ilmelograno è simbolodel Paradiso.

In Lombardia gra-zie a pittori come Fi-gino, Galizia e Nuvo-lone queste compo-sizioni ruotano tutte

attorno ad un contenitore e attraverso questo mezzo tut-to si caratterizza per l’unitarietà dell’impianto.

Al Nord è invece l’oggetto a determinare il suo in-gombro e il suo essere nella gerarchia spaziale, in con-trapposizione al Sud dove è la scena ad indicare pri-vilegi spaziali.

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Colazione

L’artista italiano fu tra le voci piùinteressanti della cultura italiana

ed Europea d’inizio secolo.Rientrato in Italia nel 1911 dopoun’esperienza parigina, Soffici

visita una mostra di operefuturiste a Milano riportandone

una “delusione sdegnosa”. Lareazione dei futuristi fu violenta.

Nel 1915 Soffici dipingequest’opera datata e firmata

presentando parole scritte conlettere realizzate attraverso la

tecnica dello stampo (tipico dellasua pittura di quegli anni), ma

anche giocando con la tradizioneculinaria italiana

citando/esaltando il Chianti ealtri elementi tipici. La tavola èimbadita e il vino nel bicchiere

forse è già stato assaggiato conla cannuccia.

FRULLATO DI COCOMERO E BANANAPER 4 PERSONE4 fette di cocomero2 bananeMezzo limoneUn ciuffetto di menta

PROCEDIMENTOSbucciare le banane eil cocomero,privandolo dei semi.Tagliarle la frutta apezzi e frullarla con ilsucco di mezzolimone. Lavare lamenta. Guarnire confoglie di menta eservire freddo.

Ardengo SofficiFrutta e liquori - 1915

In questo dipinto De Chiricopresenta il piatto, il salame già

tagliato: l’uomo ha già compiutol’azione sul cibo ma la

consumazione non è ancoraavvenuta. Il dipinto fa parte

d’un piccolo ed omogeneogruppo di nature morte

eseguite dall’artista nel 1919. Lascelta d’un tema “quotidiano”,

caro alla tradizione figurativa,tradotto in forme leggibili e“realisticamente” modellate,

trova ragione in quell’appello alrecupero della bella pittura e del

saper disegnare, ad un “ritornoal mestiere”, lanciato dall’artista attraverso le pagine della rivista

“Valori Plastici”. Nell’opera si leggono tuttavia chiare persistenze delrepertorio metafisico: l’ambientazione degli oggetti su un

impianto teatrale, la prospettiva spaziale soffocata, la proiezioned’ombra sulla destra, che caricano l’immagine di ambiguità e la

rendono naturalistica soltanto in apparenza.

TORTA SALATA CON SALAME E RICOTTAPER 4 PERSONE1 foglio di pasta brisè già pronta2 uova4 cucchiai di pecorinograttugiato5 fette di salame di milano 2 zucchineUn mazzetto di prezzemoloSale quanto basta

PROCEDIMENTO Lavare espuntare le zucchine. Tagliare le zucchine a rondelle sottili. Unirlealle uova sbattute con il pecorino e il prezzemolo lavato e tritato.Stendere la pasta brisè. Foderare una teglia con la carta da forno estendere la pasta. Adagiare sulla pasta le fette di salame eaggiungere le zucchine con le uova. Infornare in forno già caldo a190°C per 40 minuti circa.

Giorgio De ChiricoNatura morta con salame - 1919

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Tavola

Rispetto alla tradizione dellacolazione, che non prevedeva la

presenza umana, qui De Nittisaffianca al tema della

consumazione del cibo anche lapresenza di un bambino e di

una donna. Lui artista italiano,amico e collaboratore degli

impressionisti, non puòrinunciare ai nuovi temi della

pittura: movimento, ombrecolorate. L’opera, una delle

ultime dipinte, risale al 1883. Isoggetti di questo capolavoro

sono la moglie Léontine e il figlio Jacques, entrambi ritratti altavolo della colazione mattutina, nel giardino di casa, con il terzo

posto - quello dell’artista stesso - lasciato vuoto, come accadrebbea chi, volendo fare una foto ricordo, si allontana dal gruppo per poi

ritornarvi al più presto. La tavola imbandita, con cristalli eporcellane, accende di luce la tela e rappresenta una vera e propriadimostrazione di virtuosismo tecnico di cui è dotato l’autore e che

al tempo era molto apprezzato dalla critica.

TÈNERO SPEZIATOPER 4 PERSONE4 tazze di acqua4 cucchiaini di tè nero in foglie1 stecca di cannella1 pezzo di zenzero fresco1 cucchiaino di chiodi digarofano1 cucchiaino di pepe rosa

PROCEDIMENTO Mettere a bollirel’acqua per il tè con una radice dizenzero fresco sbucciata. Fare bollire 5minuti. Mettere in una teieraprecedentemente scaldata il tè e tutte lespezie. Aggiungere l’acqua bollente conlo zenzero. Lasciare in infusione 5minuti. Filtrare e servire.

Giuseppe De NittisColazione in Giardino - 1883

La fortuna pittorica di questo particolare settore dellanatura morta ha inizio in Olanda, e in particolare ad Har-lem, fin dall’inizio del ‘600.

In questianni arrivanoin terra olan-dese molti pit-tori di colazio-ni di originefiamminga. Alloro arrivol’ambiente haun innesto divitalità grazieanche alla volontà del-la classe mercantileborghese di investirecommercialmente nelsettore della pittura.

Nei quadri trionfa-no composizioni ab-bondanti, tavole ricca-mente imbadite checonquistano gli occhi. Icibi sono disposti in parata lungo l’asse orizzontale della ta-vola, con tovaglie eleganti spesso dal ricco bordo ricamato. La

tavola però non è apparecchiata, non vi è segno dell’uomo: èuna tavola di rappresentanza.

Intorno al 1620-30 viene a definirsi la forma del banchettoche si carica di significati morali: tutto raccomanda alla ne-cessità di essere morigerati. Al centro di queste composizio-ni (non a caso siamo in Olanda) trionfano i formaggi: da quel-

lo fresco a quel-lo più stagio-nato, e sul pia-no finale com-pare il piatto ri-colmo di burroe di scaglie diformaggio (ri-chiamo al ciclodel formaggioe dunque allaciclicità dellavita umana).Questo tipo diabbondanza,

per contrasto, richiama al rischio di perdere la prosperità eal pericolo della carestia.

Dopo gli anni ‘20 e ‘30 del ‘600 il banchetto degli esordi si rin-nova e l’immagine da piena e ordinata, si fa scomposta e pie-na di sovrapposizioni accidentali.

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Morbe

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Tavola

Siamo ormai nelsecondo decennio del

‘900 e Nomellini, pittoreitaliano della correntedivisionista, raccoglie i

suggeriementi dellapittura francese

puntinista unendola aitemi che già gli

impressionisti avevanoraccontato.

La scena vive dellascomposizione del

colore, non per puntima per “ bave” e, così

come voleva ildivisionismo italiano, la

sperimentazionematerica e cromatica si

sposa all’emozione: quiè vivo il sentimento tra la donna e i piccoli, la vita

guizza nel dipinto e attorno al tavolo imbandito.

PIZZA FINTADI PANEPER 4 PERSONE4 fette di pane vecchio1 bicchiere di latte1 mozzarella8 pomodorini 1 cucchiaio di olio di olivaextravergineorigano

PROCEDIMENTO Mettere ilpane in una pirofila e irrorarlocon il latte. Condire il pane con lamozzarella a pezzi, i pomodorinie l’origano.

Aggiungere un filo di olio. Infornare a 220° C in forno già caldofino a che non si sarà formata la crosticina.

Pino NomelliniMezzogiorno in giardino - 1911/12

Alla metà del ‘600 il tema dellacolazione evolve nel suo essere e

in area nordica si presentanotavole con cibi consumati,

stoviglie disposte in disordine, el’allusione al tempo che scorre

inevitabile è racchiusa nellaconsumazione del cibo enell’abbandono dei resti.

Tali ricordi si potrebberosposare al dipinto Asfissia che

Angelo Morbelli dipinge nel1884. Al primo sguardo, l’idea del

lusso, delle libagioni sfrenate, delvino e dei festeggiamenti

prendono animo e sguardo. Suuna tavola riccamente

imbandita ed elegante, abbondanza e disordine si alternano quasiin un vortice di passione e dissolutezza; si vedono anche alcuniaccessori poggiati su una sedia, cose a terra, e una pistola sullo

scrittoio. Nulla tuttavia si vede troppo esplicitamente tutto èenigmatico. Inebriante per forme e colori è un quadro insolito.

SANGRIA AI FRUTTI DI BOSCOPER 4 PERSONE4 bicchieri di vino rosso500 g di frutti di bosco misti1 cucchiaio di zucchero di canna1 stecca di cannella1 cucchiaino di chiodi di garofano

PROCEDIMENTO Lavare i fruttidi bosco, aggiungere uncucchiaio di zucchero di cannae metterli a bagno nel vinoinsieme alla cannella e ai chiodi

di garofano. Lasciare riposare in frigorifero per una notte. La base per una buona Sangria è naturalmente un buon vinorosso. Benché si possa usare qualunque tipo di vino, la scelta piùindicata è rappresentata da un rosso giovane e leggermentefruttato. La gradazione alcoolica deve essere consistente.

Angelo MorbelliAsfissia - 1884

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In una splendida domenica di set-tembre il centro di Bergamo, cit-tà che ha dato origine all’Associa-zione Italiana Donatori Organitessuti e cellule, si è celebrato il 40°

anno di vita dell’Associazione stessain provincia di Bergamo.Presenti molti esponenti dalla città edalla provincia, con tanti labari a si-gnificare la condivisione di valorieterni quali la solidarietà vera e gra-tuita, l’amore per il prossimo nella sof-ferenza, il dono di sé nel quotidianoe dopo la morte, il ricco programmaè stato aperto dall’incontro, avvenu-to nella Sala Mosaico della Borsa Mer-ci di Bergamo. Qui ha preso la paro-la la presidente provinciale MonicaVescovi, che ha introdotto la giorna-ta. Per il Comune di Bergamo era pre-

sente l’assessore alle Politiche socia-li Maria Carla Marchesi, che ha por-tato il saluto suo, della città e del Con-siglio di rappresentanza dei Sindacidell’Asl di Bergamo. Per la Provinciadi Bergamo era presente e ha porta-to il suo caloroso e affettuoso salutola consigliera Perlita Serra, sindaco diCurno. Un grazie e un forte inco-raggiamento a proseguire insiemesul cammino della donazione e dellasensibilizzazione della comunità sonostati espressi dal presidente provin-ciale dell’Avis, Oscar Bianchi, recen-temente nominato presidente delCentro Servizi Volontariato di Ber-gamo. Come sempre, e degna di notala presenza dalla referente dell’Admoprovinciale Bergamo, Carmen Pu-gliese, che ha ribadito la vicinanza fra-

SEZIONE AIDO PROVINCIALE DI BERGAMO

Festa per i 40 annidi attività e impegno sociale

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terna con l’Aido della propria asso-ciazione.La presidente Vescovi ha poi letto ilmessaggio del Vescovo mons. Fran-cesco Beschi, il quale ha auspicato che“il fare memoria di questi 40 anni siaun riscoprire con riconoscenza, in-sieme ai tanti volti di coloro che sisono uniti in questo cammino, la no-vità e la gratuità dell’impegno del-l’Associazione per promuovere e mi-gliorare il suo servizio, in rete con tut-ti gli enti interessati, in quella logicadel dono che cerca di farsi carico del-le attese e delle speranze di ciascuno”.Infine la presidente ha ceduto la pa-rola al vice presidente vicario Corra-do Valli che si è rivolto ai presenti ri-cordando l’importanza del momentoper un’Associazione che tanto bene hafatto in 40 anni e che tanto si appre-sta ancora a fare. “Rendiamo qui solennemente omag-gio al fondatore del DOB-DonatoriOrgani Bergamo, l’indimenticabileGiorgio Brumat, che ne lanciò ilseme in una riunione al quartiere diMonterosso al termine della S. Mes-sa nell’ormai lontano 14 novembre1971. In quella sera – ha proseguitoValli - Giorgio Brumat di fronte alparroco don Giovanni Bonanomi eda tanti giovani, tra i quali il nostroGiacomo Gotti che cercavano il modomigliore per festeggiare la consa-crazione della nuova chiesa, proposedi “andare tutti a donare il sangue” epoi a costituire una associazione di“donatori d’organi”.“A chi gli chiedeva come avesse fattoa pensare una proposta del genere,così ricca di significato, che sarebbe ri-sultata positivamente rivoluzionariaper Bergamo e per l’Italia, Brumat,con quel suo sorriso appena accennato,con quel vocione da baritono, spiegavacon calma e cura dei particolari cheproprio fra la fine degli anni 60 e l’av-vio degli anni 70, da collaboratorescientifico di una casa farmaceutica, sitrovava a visitare i medici dei vari re-parti ospedalieri, incontrando in par-ticolare la sofferenza delle persone delcentro dialisi”, ha aggiunto Valli, che

ha così proseguito: “Brumat ricorda-va che vedere quei pazienti emaciati,dai volti tristi, sconsolati, legati ai reniartificiali per 11-12 ore al giorno(erano i tempi di quegli anni) per tregiorni alla settimana mi provocavauna tale angoscia da togliermi il re-spiro. Incominciai allora ad interes-sarmi al problema di questi ammala-ti; interpellai medici, chirurghi, con-sultai nefrologi, dializzatori, medici le-gali e biologi”.In queste parole ci sono le radici del-l’Aido, dell’impegno sociale e culturalea favore della donazione d’organi inItalia. L’Aido nasce quindi non da unguizzo che, per quanto geniale, si esau-risce in un attimo ma dalla rivolu-

zionaria idea frutto di un momento in-tuitivo ricco e fecondo di aiutare ilprossimo sofferente. Una volontà fer-rea che ha condotto Brumat a lavorarecostantemente per costruire le solidefondamenta, sulle quali l’idea della do-nazione d’organi, avrebbe poi poggiatoper crescere e diffondersi in tutta Ita-lia”. Il vice presidente Valli ha ricor-dato che “nel volgere di pochi anninacque una sensibilità a livello na-zionale ed il Dob si trasformò, nel feb-braio 1973, in Aido Nazionale con unottica quindi che abbracciava tuttal’Italia. Per meglio cogliere le poten-zialità e generosità del nostro terri-torio bergamasco venne costituita

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nel marzo 1975 la sezione provincia-le. Oggi ricordiamo un traguardoprestigioso non per il tempo che è pas-sato dalla fondazione ma per quelloche, attraverso il lavoro costante e ge-neroso di migliaia di Volontari, han-no saputo concretizzare nell’ambitodella cultura della donazione”.“Purtroppo – ha ricordato Valli - puressendoci un consapevolezza diffusache determinate patologie sono cu-rabili esclusivamente con il trapian-to, ancora oggi le liste di attesa sonotroppo consistenti (circa 9.000 personeogni anno); i tempi di intervallo tral’attesa e il trapianto sono troppo lun-ghi e che troppi ammalati muoiono(circa 600 ogni anno) perché manca-

no organi in numero sufficiente a co-prire il fabbisogno. Migliorare questasituazione è la nostra sfida di ieri, vin-ta grazie a tanti uomini e donne ge-nerosi che hanno camminato sulleorme di Giorgio Brumat; è la nostrasfida di oggi, perché non abbiamo nes-suna intenzione di dormire sugli al-lori; e sarà la nostra sfida di domaniperché ogni essere umano sottrattoalla sofferenza è un dono immenso fat-to a tutta l’umanità”. Valli ha poi ce-duto di nuovo la parola alla presidenteprovinciale Monica Vescovi, che ha fat-to una breve ma puntuale e interes-sante cronistoria della Sezione:“Il 16 marzo 1975 si svolge la prima

assemblea provinciale elettiva costi-tuente della provincia di Bergamo esuccessivamente, presso la sede na-zionale, con sede in Piazza Duomo 8,il 17 aprile ha avuto luogo la sedutadi insediamento del primo Consiglioprovinciale di Bergamo.Per acclamazione risultarono eletti iSignori: cav. Ugo Buelli, cav. Pierlui-gi Artina, cav. Gnecchi Antonio, dr.Mosconi Giuseppe, Di Conza Ciro,Magni Romano, Rota Dorangelo,Maggioni Pierino, Pavesi Mario, Of-fredi Omnessanti, Negroni Alessan-dro, prof. Bacchetta Luigi, Persico Pie-tro, Valsecchi Colombo.Nella stessa seduta vengono assegnatele cariche eleggendo Ugo Buelli a pre-sidente provinciale. Il signor Buelli èdi Sarnico e Sarnico è il primo tra igruppi Aido della provincia.Il 12 novembre 1975 gli uffici della Se-zione Provinciale vengono trasferitipresso la sede del Comitato provin-ciale di Bergamo della Croce RossaItaliana.Il 6 giugno 1976 si svolge la prima As-semblea provinciale alla quale parte-cipano le rappresentanze di ventitregruppi comunali bergamaschi. Pre-sente a questa assemblea il sig. Sor-delli, considerato, in provincia, l’em-blema per i donatori di organi essen-do stato il primo a dare il consenso peril prelievo dei reni del figlio Tiziano,morto a seguito di un incidente stra-dale a 18 anni.Dopo cinque anni di intenso lavoro inprovincia di Bergamo ci sono 15.080iscritti su 45.000 iscritti in tutta Ita-lia.Il 28 aprile 1984 a seguito delle di-missioni del cav. Ugo Buelli subentradi diritto il vice presidente vicario cav.Gnecchi Antonio che rimane in cari-ca fino al 26 febbraio 1988.Il 1987 è stato un importante anno dicrescita che ci vede con 41.337 iscrit-ti, con un totale di 170 gruppi comu-nali.Il 27 febbraio 1988 viene nominatopresidente il cav. Leonida Pozzi, caricache ha ricoperto fino al 28 giugno2008.

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In questi anni l’Aido di Bergamo èpassata a quasi 60.000 iscritti. Non siè trattato solo di crescita numerica:l’associazione ha infatti conseguito ri-sultati che vanno bel oltre. Pensiamoall’attività nelle scuole, alla prepara-zione di sussidi didattici, alle centinaiadi giornate di sensibilizzazione, allacollaborazione con enti ed istituzio-ni. Nell’anno 1995 si acquista la sedeprovinciale di Via Borgo Palazzo 90,e nel mese di settembre avviene il tra-sloco. Una ventina di volontari pre-stano la loro opera per sistemarel’appartamento e renderlo agibilecome uffici. A seguito delle dimissio-ni da presidente del cav. LeonidaPozzi, per incompatibilità di ruoli inquanto divenuto presidente regio-nale, in data 29 giugno 2008 viene no-

minato presidente Leonio Callioni, ca-rica che ha ricoperto fino alla nomi-na di Assessore alle Politiche socialidel Comune di Bergamo. Il 26 set-tembre 2009 il Consiglio Provincia-le nomina residente la sottoscrittaMonica Vescovi, ed eccomi oggi quia rappresentare questa magnifica Se-zione provinciale Aido. Oggi la Se-zione provinciale conta 72.206 iscrit-ti e 151 gruppi comunali.Dei consiglieri eletti nel primo Con-siglio provinciale nel 1975 abbiamol’onore di avere tra noi il sig. OffrediOmnessanti, che vogliamo premiareper i tanti anni di attività nell’Aido. Ora lascio la parola al cav. LeonidaPozzi che non ha voluto mancare aquesto importante appuntamento ed

ha convinto a fatica i medici a dargliil nullaosta all’uscita dell’ospedaledove si trova per dei controlli”.L’introduzione di Monica Vescovi èdovuta al fatto che il presidente Leo-nida Pozzi è uscito dall’ospedale, im-ponendo questo permesso ai medici,perché non poteva mancare alla festadel 40° della Sezione di Bergamo. Nelsuo saluto ai presenti il cav. Pozzi èstato quello di sempre: pur parlandoa braccio come sua abitudine, ha ri-cordato i primi passi, gli amici deglianni ruggenti e faticosi, i passaggi piùsignificativi. Poi lo sviluppo dell’As-sociazione, il rapporto affettuoso, ric-co, sincero, con il territorio, con iGruppi, con i tanti dirigenti diffusi inquasi tutti i paesi della provincia diBergamo e ha ricordato le fatiche siadi quelli che sono passati alla storiaperché ricordati, sia dei tantissimi chenel silenzio hanno fatto tanto bene allapropria comunità. Con il vigore dei 20anni e la forza dell’esperienza, haspronato i presenti a non darsi mai pervinti. Non ha mancato di rendere ilgiusto tributo alla donazione parlan-do della propria esperienza diretta,inattesa e travolgente. Da quasi 18anni Pozzi vive, lavora, si adopera perla diffusione della cultura della do-nazione di organi grazie al dono si-lenzioso e nascosto di una donna chemorendo passò la vita a lui e a diver-si altri. Questo e tanto altro ha offer-to Leonida Pozzi ai presenti, ascolta-to in un silenzio partecipe e a tratticommosso. Successivamente lo stes-so presidente Pozzi ha consegnato duemedaglie d’oro in ricordo di questoimportante passaggio associativo:una alla Sezione provinciale Aido diBergamo e una alla bravissima presi-dente Monica Vescovi. Un grazie dalprofondo del cuore è venuto infine dalpremiato Offredi Omnessanti, checon poche nobili parole ha toccato ecommosso tutti. Si è quindi formatoil corteo che ha sfilato per le vie del-la città per concludersi poi con la San-ta Messa nella bellissima Chiesa del-la Madonna delle Grazie, in città.

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I volontari del Gruppo Aido di Ceriano Laghetto Cel-lule nei mesi di giugno e luglio erano in marcia perdiffondere la cultura della Donazione di Organi, Tes-

suti e Cellule a Cesate (MB), Castellazzo di Bollate (MI),Cesano Maderno (MB), Pogliano Milanese (MB) e Son-cino(CR). Successo, divertimento e solidarietà fra gli atleti, maanche solidarietà verso chi è in lista d’attesa per rice-vere il trapianto di un organo o l’innesto un tessuto;anche questo è un modo di aiutare persone sofferentia ritornare ad una vita piena e soddisfacente. Bravi!

«Uniti nella cultura e nella diffusionedei valori della donazione»

Il Gruppo Aido Media Valle Imagna guidata dalla presi-dente Wilma Angiolini, in data 3 maggio 2015 si è re-cata a Peschiera del Garda dove, in presenza del vicesindaco Tiziano Cimarelli, del sindaco di CapizzoneAlessandro Pellegrini e del vicesindaco di Bedulita Ste-fano Mazzoleni, si è gemellata con l’Aido di Peschiera.Il 7 giugno una delegazione di Peschiera con il presi-dente Antonio Sacchiero si è recata al Santuario dellaMadonna della Cornabusa per ripetere la cerimonia digemellaggio alla presenza dei tre sindaci della zona edi Monica Bolis responsabile della Sezione Aido pro-vinciale. Dopo la cerimonia don Alessandro ha cele-brato la Santa Messa accompagnata dai canti dellacorale di Peschiera del Garda; durante il l’omelia donAlessandro ha sottolineato il valore del dono. All’offer-torio è stata portata una pagnotta con la scritta Aido,delle tessere nuove da benedire e la rosa spezzata sim-bolo dell’Aido.Al termine è seguita la visita al Santuario. Infine ilpranzo a Fuipiano Imagna dove i nostri “gemelli “hannogoduto del magnifico paesaggio della Valle Imagna.

Notizie dalle Sezioni

Aido Ceriano Laghetto in marcia...per la solidarietà

MEDIA VALLE IMAGNA E PESCHIERA DEL GARDA

CERIANO LAGHETTO (MB)

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Due divani, un tavolo, sedie, quadri con splendide ve-dute di Pavia, fiori e piante, caffè e frigobar, scaffali conpubblicazioni Aido. E’ la “Stanza della Vita”, fortemente etenacemente voluta dall’aidino Gian Francesco Peloso edalla moglie Luisa Andreis e realizzata dalla Sezione Pro-vinciale Aido di Pavia con il contributo finanziario di ottoRotary Club dei Gruppi Ticino e Castelli Pavesi, in colla-borazione con il Policlinico San Matteo e ubicata al piano

-1 del DEA, accanto a Rianimazione 1. Una stanza con-fortevole, rispettosa della privacy, dove il rianimatorepuò incontrare i familiari del paziente in stato di mortecerebrale e presentare loro la possibilità di donare gliorgani per ridare nuova vita ad altri pazienti in lista d’at-tesa. Una stanza dove l’ambientazione aiuta in un collo-quio di per sè molto difficile, non solo per i parenti, maanche per gli stessi medici.Una stanza per permettere alle famiglie che, se danno ilconsenso al prelievo hanno di fronte una lunga attesa, diavere un posto che permetta loro di vivere con dignità leore del dolore.

Gian Francesco Peloso

La giovane Marzia Taiocchi, della Segreteria delConsiglio regionale Aido della Lombardia e preziosacollaboratrice di “Prevenzione Oggi”, si è recentemente

laureata in Economia aziendale presso l’Università degli Studidi Bergamo. Alla neo-dottoressa sincere felicitazioni da parte ditutto lo staff di “Prevenzione Oggi”, dal direttore editoriale cav.Leonida Pozzi al direttore responsabile Leonio Callioni, dalresponsabile della Redazione dott. Paolo Seminati a tutti igiornalisti e tutti i collaboratori che a vario titolo sostengono lapreparazione e la diffusione della rivista di cui la dott.ssa Marziaè sempre più importante punto di riferimento.

Notizie dalle Sezioni

Inaugurata al San Matteola «Stanza della vita»

PAVIA

CongratulazioniDott.ssa Marzia Taiocchi

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