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PRESENTAZIONE

Proprio in occasione dell’EXPO Universale, con sede a Milano dal 01 maggio al 31 ottobre 2015 dedicato al tema “Nutrire il pianeta, Energia per la vita”nel 2011 è stato firmato un Protocollo di intesa tra MIUR ed EXPO 2015, in seguito al quale hanno avuto inizio diversi progetti di educazione alla salute nelle Istituzioni scolastiche.

L’interesse nei confronti dello stile di vita alimentare degli alunni italiani è chiaro se si tengono in considerazione le ultime indagini condotte sullo stato di salute dei minori in cui l’Italia è ancora ai primi posti in Europa per obesità, con una maggiore presenza del fenomeno nelle regioni del centro e del sud. I relativi dati statistici sono stati presentati a Roma lo scorso gennaio dal sistema di sorveglianza nazionale “Okkio alla salute”, promosso dal Ministero della salute/Centro per il controllo e la prevenzione delle malattie. L’urgenza sanitaria descritta prevede interventi istituzionali di azione preventiva di educazione alimentare all’interno del sistema scolastico, contesto adatto per diffondere stimolanti e sane abitudini di vita presso le nuove generazioni.

Purtroppo, i ritmi lavorativi delle famiglie, i tempi di spostamento, sparatutto nelle città , hanno modificato la tradizionale regolarità dei pasti. Pertanto, i nuovi stili di vita hanno generato l’incremento del consumo di cibi di bassa qualità nutrizionale ad ogni ora del giorno, oltre che di alimenti che si prestano ad essere consumati istantaneamente in sostituzione a quelli freschi richiedenti tempi di preparazione più lunghi.

Gli obiettivi che il presente progetto- nei suoi aspetti metodologici e organizzativi delle attività educative e didattiche svolte- mira a raggiungere sono:

Diffondere nei giovani una maggiore consapevolezza sui rischi e sui benefici che una corretta alimentazione riversa sulle condizioni di salute dell’uomo.

Incrementare l’adesione da parte degli studenti nei confronti di sani comportamenti alimentari e di vita.

Promuovere un approccio trasversale all’Educazione alla salute, sottolineando gli aspetti storici, geografici, culturali, sociali e psicologici legati alle malattie e terapie correlate.

Diffondere un concetto di qualità della vita evidenziando il rapporto col territorio, la sostenibilità e il confronto interculturale.

Il perseguimento degli obiettivi sopra descritti permetterà di attivare competenze presenti in tutte le materie scolastiche in modo da rispettare la multidisciplinarietà che contraddistingue le attività laboratori ali.

A tal proposito, risulta efficace il lavoro di gruppo, consono affinché si sviluppi un apprendimento trasformativo, in quanto permette ad ogni studente di riconoscere, grazie al confronto con gli altri, l’esistenza di diversi modi di porsi di fronte alle situazioni.

Come sosteneva il grande Dewey, un’esperienza provoca un apprendimento trasformativo se ad essa segue una riflessione, cioè una verifica della fondatezza sia di ciò che pensiamo su di essa sia delle azioni che ne scaturiscono.

Appare chiaro come la scuola abbia il compito non solo di istruire gli alunni, ma anche di guidarli nella conquista di un atteggiamento esistenziale che consenta loro di essere consapevoli delle scelte necessarie per raggiungere il proprio benessere a tavola, con se stesso e con gli altri.

Taranto, 19 febbraio 2016 Il Dirigente Scolastico

Dott.ssa Rita Frunzio

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Perché abbiamo bisogno di un Piano sulla Malattia Diabetica?

Perché è un piano di prevenzione che risponde alle indicazioni internazionali europee per rafforzare i piani sanitari nazionali ed internazionali.

Perché è in aumento sia come incidenza che come prevalenza. Perché è la più comune malattia cronica fra i giovani e i giovani adulti che è spesso causa di

morte. Perché ha costi sanitari consistenti pro-capite.

Le missioni del piano sulla malattia diabetica sono quelle di: Diffondere tra i giovani una adeguata educazione alimentare che limiti i fattori di rischio Promuovere la prevenzione primaria e diagnosi precoce Contribuire al miglioramento dello stile di vita della persona a rischio

INCIDENZA DEL DIABETE NEL MONDO

ASPETTI EPIDEMIOLOGICIIl diabete è una delle patologie a più ampia diffusione nel mondo, in particolare nei paesi industrializzati, e costituisce una delle più rilevanti e costose malattie sociali per il suo carattere di cronicità e per la tendenza a determinare complicanze e per il progressivo spostamento dell’insorgenza verso età giovanili.Le cause del manifestarsi di quella che viene definita una vera e propria epidemia sono da ricercarsi in almeno quattro fattori fondamentali:

Proliferare di abitudini alimentari scorrette; Crescita del numero di persone obese o in sovrappeso; Affermarsi di stili di vita sedentari; invecchiamento della popolazione.

Dati recentemente pubblicati dall’International Diabetes Federation sostengono che nel 2010 oltre 284 milioni di persone sono affette da diabete e le proiezioni dell’organizzazione prevedono che nel 2030, nella fascia d’età 20-79 anni, i diabetici saranno 438 milioni. La diffusione del diabete sta crescendo finanche nell’Africa e nel Medio Oriente, in seguito al peggioramento delle loro abitudini alimentari. Diviene urgente assumere un adeguato stile di vita già in giovane età.

E. SpadaroF. Tamburrino

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Diabete: malattia dismetabolica cronico-degenerativa

L'aggettivo "mellito" (dolce) viene utilizzato per distinguere questa malattia da una diversa e rara patologia chiamata "diabete insipido".Il diabete è una malattia che comprende diversi tipi di patologie accomunate dalla difficoltà delle cellule ad utilizzare il glucosio il quale, di conseguenza, si accumula nel sangue determinando la condizione di iperglicemia.Il passaggio dello zucchero dal sangue alle cellule, per essere

trasformato in energia, è mediato da un particolare ormone, l'insulina: ormone prodotto dalle cellule beta del pancreas endocrino.

È la mancanza, assoluta o relativa, o la produzione in ritardo rispetto alle richieste metaboliche di insulina che determina la malattia diabetica.

1. Il glucosio che non viene utilizzato dalle cellule si accumula nel sangue (iperglicemia);2. Viene eliminato con l'urina (glicosuria) "trascinando con sé" grosse quantità di acqua;3. La conseguenza è la sete (polidipsia) ;4. Le cellule “affamate” provocano fame (polifagia).

Da questi sintomi derivano altre conseguenze: 1. Astenia, cioè la sensazione di stanchezza

muscolare che deriva dalla non disponibilità di energia prodotta dalla cellula;

2. Vengono mobilitati i grassi di riserva, dalla combustione dei quali, in assenza di zuccheri, deriva la formazione di corpi chetonici con conseguente condizione di acidosi dell'organismo.

A. SolfrizziC. Calderone

Diagnosi

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La malattia va ricercata non solo in presenza di sintomi, ma periodicamente in tutti i soggetti a rischio.

La selezione dei pazienti da sottoporre a test si avvale dei seguenti criteri:

Presenza di sintomi tipici (poliuria,polidipsia,polifagia) Esordio di disturbi visivi da retinopatia o da opacità del cristallino Esordio di neuropatia di n.d.d. Soggetti con infezioni ricorrenti genito-urinarie e cutanee Soggetti con arteriopatia in qualunque distretto (cerebrale, periferica, coronarica) Riscontro di ipertensione arteriosa Riscontro di dislipidemia Soggetti obesi Presenza di familiarità per diabete mellito Madri di neonati di peso superiore a 4,5 kg

L’esame fondamentale è il dosaggio della glicemia a digiuno. In base ai risultati il medico potrà confermare o escludere la presenza del diabete o richiedere una curva da carico, cioè il dosaggio della glicemia dopo l’assunzione di glucosio. Al paziente viene somministrata a digiuno una quantità standard di glucosio variabile tra 50 e 100 g, per via orale o endovenosa. Successivamente vengono eseguiti una serie di prelievi di sangue, per mezzo dei quali si osserva la velocità con la quale l’organismo è in grado di modificare la concentrazione di glucosio nel proprio sangue.

P. GrecoR. Scialpi

Come prevenire il diabete?

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Anche se la ricerca progredisce e compaiono nuovi farmaci, il detto “meglio prevenire che curare” è sempre la parola chiave del trattamento del diabete. Essendo il diabete una malattia cronico-degenerativa, la sua prevenzione si basa sull’evitare o diminuire il più possibile i fattori di rischio quali ereditarietà, invecchiamento, obesità, malattie acute o croniche, traumi o interventi chirurgici e farmaci. Per quanto concerne il diabete insulino-dipendente (diabete infantile o giovanile) la prevenzione primaria non è attuabile. Questa è invece molto importante per prevenire il diabete di tipo II attraverso la prevenzione e riduzione dell’obesità: l’80% dei diabetici adulti sono obesi e fra questi, il 60% ha un’anormale intolleranza al glucosio.

Questo fattore di rischio, in aggiunta al fattore genetico, crea delle condizioni che portano il malato ad una scadente qualità della vita. È essenziale, nella profilassi primaria, che i genitori siano accorti all’alimentazione corretta dei propri figli: l’educazione al cibo sarà uno stile di vita che consentirà di evitare la malattia. La prevenzione secondaria, intesa come azione

di diagnosi precoce, trova un’applicazione importante per evitare che la malattia degeneri precocemente e si debba trasformare in prevenzione terziaria. Quest’ultima comporta il trattamento del malato al fine di dare al soggetto uno stile di vita dignitoso riducendo al minimo le sofferenze della malattia. Il malato deve essere a conoscenza della malattia che lo colpisce, in modo tale da essere in grado di autogestirla, cosicché egli può frequentare regolarmente il Centro Antidiabetico del Servizio Sanitario, o l’Associazione Diabetici, presente in tutto il territorio nazionale, seguendo corsi di educazione sanitaria che istruiscono il paziente sulla gestione della patologia. Il diabetico deve seguire una dieta particolare finalizzata a fornire un’alimentazione ottimale dal punto di vista qualitativo, che fornisca il giusto apporto di calorie giornaliere e tenga conto dei valori della glicemia nell’arco della giornata. Anche l’attività fisica è molto importante: questa deve essere seguita con regolarità e deve essere finalizzata al mantenimento del peso forma.

M. CacopardoB. La Gioia

Alimentazione e dieta

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Attraverso una corretta alimentazione è possibile aiutare il proprio corpo a mantenersi in forma, per la prevenzione dei disturbi cronici del diabete come anche per ipertensione ed obesità. Una dieta sana ed equilibrata è senza dubbio essenziale.L'obiettivo numero uno dell’uomo moderno non è soltanto quello di alimentarsi in maniera corretta per prevenire le malattie, ma dovrebbe essere quello di assicurare all'organismo una dieta bilanciata all'insegna del benessere, sia psicologico che fisico. Un corretto regime alimentare è d'aiuto nella prevenzione, ma è anche necessario per contrastare gli effetti dell'invecchiamento e per rafforzare il sistema immunitario. In una parola: alimentazione corretta è sinonimo di protezione e mantenimento della salute.

Dieta DiabeticaUna dieta ben bilanciata rappresenta la cura essenziale del diabete.Un’alimentazione eccessiva rispetto alle reali necessità aumenta il fabbisogno di insulina, costringendo il pancreas ad una super-attività; tutto ciò può tradursi in una produzione di insulina insufficiente a fronteggiare le richieste generate da una dieta sbilanciata e inadeguata.In questi casi raggiungere e mantenere il peso ideale con una dieta appropriata, indicata dal dietista, è necessario per ottenere un buon controllo del diabete.

Apporto CaloricoLa dieta ideale del diabetico non è affatto complessa o restrittiva. Il paziente necessita di un apporto calorico giornaliero uguale a quello del soggetto non diabetico, in rapporto a: costituzione fisica, sesso, età, statura, avendo come obiettivo il raggiungimento ed il mantenimento del peso corporeo ideale.La ripartizione delle calorie fra gli alimenti nella dieta quotidiana deve essere attentamente valutata. Piuttosto che all’assunzione degli zuccheri semplici ad assorbimento rapido (glucosio e saccarosio), la preferenza dev'essere data agli zuccheri complessi ad assorbimento lento (amido). Giornalmente la quota complessiva di carboidrati non dovrà superare il 50-55% delle calorie totali, purché almeno l’80 % di essa sia costituita da amido ed il restante 20% da fruttosio e fibre.Le fibre vanno assunte in quantità elevate, soprattutto quelle idrosolubili, in grado di rallentare l’assorbimento intestinale dei carboidrati e del colesterolo.Le proteine devono costituire circa il 15%-20% delle calorie totali e le rimanenti calorie (25%-30%) devono essere fornite da grassi, possibilmente di origine vegetale, ad alto contenuto di acidi grassi polinsaturi, utili nella prevenzione delle malattie cardiovascolari. Anche l’apporto di vitamine e sali minerali deve essere adeguato.

F. RubanoV. Ruggiero

Terapia

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Glucometro: strumento diagnostico per la misurazione della glicemia.

La terapia della malattia diabetica ha come cardine quindi, uno stile di vita adeguato. Per stile di vita si intendono le abitudini alimentari, l’attività fisica e l’astensione dal fumo e alcool, al fine di mantenere nell’organismo condizioni ideali. Il programma di prevenzione che prevede il coinvolgimento attivo del soggetto o di chi si prende cura di lui,

prevede la corretta integrazione di

abitudini alimentari, somministrazione di insulina o di farmaci ipoglicemizzanti, monitoraggio giornaliero della glicemia, esercizio fisico. In quest’ultimo caso va considerato che l’attività fisica deve essere praticata anche dai bambini diabetici, perché favorisce l’utilizzo degli zuccheri da parte dell’organismo e migliora la circolazione. Questo ha gli stessi effetti di una dose di insulina, poiché si riducono i valori di glicemia. In assenza di complicanze, è utile e raccomandabile l'affiancamento di un programma di allenamento (come effettuare un periodo di riscaldamento di 5-10 minuti per preparare il cuore). Il periodo migliore per fare moto è dopo i pasti, poiché i valori delle glicemia si alzano. Da evitare sono gli sport che richiedono sforzi brevi ed intensi poiché possono causare problemi; da evitare, inoltre, gli sport che comportano frequenti sobbalzi e bruschi movimenti del capo (pugilato, sport motoristici). Al contrario, se lo sport è progressivo e dura parecchie ore, il diabetico può adattare il proprio metabolismo con gli opportuni accorgimenti: l’attività fisica raccomandata ai pazienti diabetici è infatti di tipo aerobico.

I fondamenti di questo programma sono: Accurato bilancio dei cibi assunti con un programma alimentare che tenga conto delle

abitudini, delle preferenze soggettive delle necessità di un organismo, delle necessità di un organismo (soprattutto se è in crescita), del suo dispendio energetico;

Terapia insulinica, attuata nel rispetto dei protocolli che prevedono orario e quantità di ormone da assumere nonché la necessaria integrazione fra insulina ad azione rapida e ad azione ritardata;

Monitoraggio della glicemia, oggi reso facile e preciso dall’uso di strumenti idonei all’autocontrollo (Glucometro, Glucotrend, ...) che permettono una valutazione immediata della situazione glicemica ed un adeguamento della terapia in atto;

Educazione del paziente all’autosufficienza nella gestione terapeutica della patologia.

I pazienti affetti da diabete di tipo 1 non producono insulina: chi non ha sufficiente insulina nell’organismo deve modificare in parte la propria dieta e assumere l’insulina dall’esterno, questa,

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può essere somministrata solo tramite iniezione. Le iniezioni devono essere eseguite diverse volte al giorno dopo i pasti.Nel diabete di tipo 2, caratterizzato dalla alterata produzione di insulina, il perno della terapia è una dieta equilibrata, povera di grassi, ma senza esclusione di pane, pasta, riso, patate e frutta, che entro certi limiti di iperglicemia è sufficiente al mantenimento del benessere del paziente. Inoltre, è di fondamentale importanza riportare il proprio peso nei limiti del peso forma e assumere molte fibre vegetali che, anche se possono risultare un po’ indigeste, ritardano o riducono l’assorbimento degli zuccheri ingeriti. L’attività fisica è un altro cardine della terapia, in quanto favorisce il consumo di glucosio nei muscoli e contribuisce ad abbassare la glicemia.

Se la dieta e l’esercizio non sono sufficienti a riportare i valori della glicemia a livelli ottimali dopo un periodo di almeno 3 mesi dalla diagnosi della malattia, il diabetologo può affiancare ad essi l’assunzione di farmaci che hanno l’effetto di ridurre la glicemia: gli ipoglicemizzanti orali. Tuttavia, a lungo andare questi farmaci possono perdere la loro efficacia, e potrebbe essere necessario

passare all’insulina, sebbene le cellule del diabetico non-insulino dipendente non rispondano generalmente bene all’azione dell’insulina, sia se prodotta dall’organismo che se somministrata con l’iniezione. Occorre stabilire schemi terapeutici individualizzati che utilizzino i diversi tipi di insulina, ad azione rapida, intermedia e protratta, in quantità rispondenti alle esigenze del paziente.

TIPI DI INSULINA

Ad azione rapida L’effetto inizia dopo 30 minuti dalla somministrazione, raggiunge il massimo dopo circa 2-3 ore e dura fino a 4-6 ore.

Ad azione intermedia L’effetto inizia dopo 90 minuti dalla somministrazione, raggiunge il massimo dopo circa 4-6 e dura fino a 12-24 ore.

Ad azione protratta L’effetto inizia dopo 4-6 ore dalla somministrazione, raggiunge il massimo dopo 12-18 ore e dura fino a 30-36 ore.

Oggi, tuttavia, si tende a simulare il più possibile il picco insulinemico fisiologico post-prandiale, per cui vengono impiegate insuline rapide ai pasti, ed insulina intermedia la sera. Il successo della terapia dipende in larga parte dal paziente. Se si impara a tenere sotto controllo la glicemia e si mettono in pratica tutti i suggerimenti si riuscirà a condurre una vita più sana.

C. CoppolaV. Leucci

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Procedure per la determinazione della glicemia e della glicosuria

GlicemiaPer determinare la glicemia, cioè la concentrazione di zucchero nel sangue, i cui valori normali sono compresi fra 0,90 e 1,10 g per litro (con valori minori di 0,90 si ha l’ipoglicemia, con valori maggiori iperglicemia) si utilizza un test rapido, semiquantitativo e di facile impiego.

Per l’automonitoraggio della glicemia è necessario disporre di un glucometro, di una penna pungidito con aghi sterili, e di apposite strisce reattive.

Per effettuare il test bisogna pungere il polpastrello di un dito della mano, in particolare di lato, ai margini dell’unghia, per evitare lo stress della puntura con un ago sterile. Successivamente la goccia di sangue

va depositata sull’area reattiva della striscia; dopo un minuto, eliminare il sangue con un breve lavaggio con acqua e confrontare nell’immediato il colore azzurro-blu dell’area reattiva con la scala colorimetrica che riporta valori di glicemia che vanno da un minimo di 0,40 a un massimo di 2 g°/oo di glucosio. Il principio su cui si basa il test, riguarda il glucosio contenuto nel campione di sangue, poiché questo darà origine ad una reazione enzimatica, ossidandosi grazie alla presenza dell’enzima glucosio-ossidasi nella striscia reattiva;tale ossidazione darà origine ad una variazione cromatica. Le tonalità di colore più scure indicano valori molto alti di glicemia. I glucometri solitamente sono venduti in kit contenenti questi strumenti; una volta esaurite le strisce e gli aghi del pungidito, è possibile acquistarli separatamente, mantenendo il glucometro originale.

Assunzione dell'insulinaL’insulina è un ormone fondamentale perché regola la quantità di glucosio nel sangue, questo viene secreto dalle cellule beta all’interno delle isole di Langherhans del pancreas. La somministrazione dell’insulina avviene attraverso particolari siringhe dette penne, a cui si associa un ago sterile, monouso, con un diametro ridotto per avere un’iniezione meno dolorosa che

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avviene sottocute; inoltre, la sede di iniezione deve variare per prevenire un ridotto assorbimento e danni ai tessuti. È consigliabile, per un bambino di età maggiore ai sette anni, insegnarli a fare l’iniezione da solo.

Il trapianto di pancreas (PTX), pensato inizialmente come un mezzo per raggiungere una secrezione insulinica normale, è l’unica terapia momentaneamente in grado di creare uno stato di stabilità, con una completa normalizzazione del metabolismo glicemico. La percentuale della sua riuscita oggi è aumentata grazie ai miglioramenti ottenuti nella tecnica del prelievo dell’organo donato e delle tecniche chirurgiche. Dal 1966 a luglio 2000, sono stati eseguiti oltre 14.000 trapianti di pancreas in tutto il mondo.

Glicosuria La glicosuria è la presenza di glucosio nelle urine, segno che il nostro organismo non è riuscito a trattenere, tramite la filtrazione renale, il glucosio presente nel sangue, perché questo è in eccesso. È raccomandato il controllo della glicosuria per i soggetti diabetici, in quanto esposti al pericolo dell’iperglicemia. L’analisi della glicosuria e la determinazione della glicemia nel sangue, consentono quindi al soggetto diabetico di perseguire al meglio gli obiettivi di un buon controllo metabolico nel corso di tutto l’arco della giornata. Il test mattutino per la glicosuria va effettuato alla seconda minzione, preferibilmente dopo aver bevuto; ma il momento più indicato per effettuare il test è dopo i pasti.

Esso consiste nell’utilizzo di compresse bagnate con l’urina del paziente, o di apposite strisce reattive la cui parte reattiva va messa a contatto con l’urina. Dopo un minuto, la striscia assumerà una variazione della colorazione a seconda della presenza o meno del glucosio.

Dalila ScatignaDiana Scatigna

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Nuove tecnologieFino a pochi anni fa, il ritmo della vita delle persone affette da diabete di tipo 1 era scandito dalla necessità di effettuare le iniezioni di insulina ad orari ben definiti ed in relazione ai pasti. Il trattamento insulinico standard, infatti, prevedeva l’assunzione di insulina prima di colazione e prima di cena, una dieta fissa con pasti ad orari prestabiliti e secondo sequenze prestabilite, difficile da seguire dai pazienti. Grazie ai miglioramenti nel campo della medicina, è possibile ottenere un controllo glicemico senza dover sottostare a tali regole, riuscendo a mantenere le proprie abitudini. Ad oggi, una alternativa che si sta diffondendo alla classica iniezione è la terapia iniettiva insulinica sottocutanea continuativa tramite micropompa (CSII). Il microinfusore è una micropompa che somministra l’insulina tramite un catetere di lunghezza variabile (60-100 cm), che termina con un ago-cannula inserita nel sottocute, generalmente in regione addominale.

Questo dispositivo è un sistema che infonde analoghi ad azione rapida dell’insulina con due modalità contemporanee, una continua (infusione basale) e una intermittente (bolo pre prandiale). Tutte le pompe oggi disponibili possono modulare la somministrazione abbinandola al meglio con il fabbisogno insulinico nelle differenti fasi giornaliere.

DIABETE 1, MICROINFUSORE PER INSULINA DIVENTA CEROTTO UN VALIDO AIUTO PER I PAZIENTI MA IN PARTICOLARE I BAMBINI

(ANSA) - ROMA, 22 MAG - Arriva un aiuto per semplificare la somministrare di insulina ai malati di diabete 1, in particolare ai bambini. Un microinfusore di insulina (Patch Pump) senza cateteri che si presenta come un cerotto. Nata dall'idea di un padre, desideroso che il proprio figlio si sentisse meno vincolato dal diabete durante una corsa o una partita a calcio con gli amici. Il diabete di tipo 1, detto anche diabete giovanile per la sua precoce insorgenza, è una patologia autoimmune che colpisce circa 250-300 mila italiani. Si caratterizza per la mancata produzione di insulina da parte del pancreas e, per tutta la vita, richiede la somministrazione dell'ormone ai pazienti tramite iniezione sottocutanea. "Il tasso di incidenza della malattia è in aumento; secondo studi relativi al Nord Italia, negli ultimi 20 anni si è registrato un +3,3% annuo", evidenzia Daniela Bruttomesso, Coordinatrice nazionale Gruppo di studio intersocietario Tecnologia e Diabete. Negli ultimi anni, l'applicazione delle tecnologie emergenti ha rivoluzionato l'approccio al diabete tipo 1, con l'obiettivo di ottenere una gestione sempre più efficace e dinamica della terapia insulinica. L'arrivo della Patch Pump rappresenta un ulteriore progresso verso un trattamento davvero a misura di paziente. Il piccolo Pod aderisce perfettamente alla cute, grazie a un resistente cerotto, e va sostituito ogni 3 giorni. Il paziente, così, riceve insulina senza interruzioni, anche quando vuole fare il bagno, nuotare, praticare sport.

A. MaggioG. D'Andria

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Il diabete senileIl diabete senile è una forma di diabete che insorge dopo i 65-70 anni ed è spesso povero di

sintomi caratteristici, infatti la sintomatologia diabetica nell’anziano è spesso mascherata dalla sintomatologia che accompagna la condizione senile e per questo il diabete rimane nascosto per lungo tempo. La causa di questo diabete va attribuita, oltre alla familiarità e all’obesità, all’invecchiamento del pancreas. I fattori che favoriscono l’insorgenza del diabete durante la senescenza sono l’uso protratto di farmaci diabetogeni (cortisonici, alcuni diuretici, alcuni psicofarmaci, ormoni femminili) e l’abuso di alcol. Per quel che concerne la familiarità, l’aumentata incidenza del diabete nell’età senile potrebbe essere legata alle condizioni

metaboliche della senilità che esalterebbero la penetranza del gene nei soggetti ereditariamente predisposti.

Sintomatologia del diabete senile e complicanzeI sintomi fondamentali del diabete senile sono quelle complicazioni rappresentate da riduzione della vista, zoppicamento alternato a momenti in cui il passo è normale, piede diabetico, malattie cardiovascolari. Al contempo sono quasi del tutto assenti negli anziani la poliuria, la polifagia, la sete, il dimagrimento e la stanchezza. Spesso la diagnosi del diabete senile è casuale e avviene nel corso di accertamenti diagnostici eseguiti per altri motivi.

InfezioniUn diabete scompensato favorisce lo sviluppo di infezioni che generalmente fanno aumentare il bisogno di insulina dell’organismo: l’iperglicemia diminuisce i meccanismi di difesa contro le infezioni.

TerapiaNell’attuazione della terapia del diabete senile possono esistere difficoltà dipendenti dalla condizione psico-fisica dei diabetici che possono rivelarsi autosufficienti (se ancora legati alle loro abitudini), parzialmente autosufficienti (se necessitano solo di modesti aiuti) e non autosufficienti (se necessitano di costante supervisione).

Raccomandazioni alimentariL’alimentazione del diabetico anziano è un problema che bisogna risolvere in modo appropriato in relazione alle abitudini, allo stile di vita e alle condizioni di salute e socio-economiche del paziente. Gli alimenti che possono essere utilizzati dal diabetico anziano devono essere valutati

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quantitativamente e qualitativamente, in rapporto all’entità della patologia e alle condizioni psico-fisiche generali di ogni singolo soggetto. Come la terapia, anche l’alimentazione del diabetico anziano deve essere strettamente personalizzata. I pasti vanno distribuiti nell’arco delle 24 ore in numero di 5-6 al giorno. Il paziente deve evitare una dieta monotona per non incorrere nell’esclusione di uno o più componenti alimentari essenziali. Gli alimenti ricchi in carboidrati, gli zuccheri raffinati e quelli a rapido assorbimento intestinale andrebbero evitati o utilizzati con parsimonia. Va limitato il consumo di grassi dando la precedenza a quelli di origine vegetale; infine, occorre assicurare sufficienti quantità di fibre alimentari anche per combattere la stipsi, che spesso è presente negli anziani.

Attività fisicaUn diabetico anziano non può e non deve rinunciare all’attività fisica. È necessario che cammini a passo relativamente veloce o se gli è faticoso anche lento, possibilmente passeggiando su terreno ondulato, in modo che lo sforzo per la salita impegni maggiormente il suo sistema muscolare. Gli arti che perdono maggiormente forza sono quelli superiori: quindi è opportuno che l’anziano diabetico esegua esercizi con le braccia. La terapia fisica provoca un senso di distensione e di benessere.

L. SpertiA. Amati

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Un sentito ringraziamento ai miei cari alunniper essersi sempre adoperati nel lavoro

e per aver concretizzato l'idea che ho loro trasmesso,usando le parole di Maria Montessori:

"Non possiamo creare osservatori dicendo agli alunni: «Osservate!»,ma dando loro il potere e i mezzi per tale osservazione,

e questi mezzi vengono acquistati attraverso l'educazione".

Taranto, 2 Maggio 2016 Prof.ssa Francesca Marchitelli