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APPUNTI ORGANIZZAZIONE DEI SERVIZI SOCIALI 2010-2011 Marina Galati Prima Parte

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APPUNTI

ORGANIZZAZIONE DEI SERVIZI SOCIALI 2010-2011

Marina GalatiPrima Parte

1 Lezione

I SERVIZI SOCIALI OGGI: ORGANIZZAZIONI IN TRANSIZIONE

I SERVIZI SOCIALI OGGI: ORGANIZZAZIONI IN TRANSIZIONE

Quadri sui Contenuti

ORGANIZZAZIONE DEI SERVIZI SOCIALINella denominazione stessa di questo modulo vi sono insite le questioni centrali che andremo a trattare: organizzazione e servizi sociali.1. Organizzazione.

Questo termine ci riporta a questioni che possono essere affrontate su piani differenti:1) I servizi sociali, gli enti ed i soggetti che li promuovono o li gestiscono sono organizzazioni2) L’ organizzazione va intesa non come struttura statica ma come il processo attivo e sempre

aperto dell’organizzare1. Gli interventi sociali sono il risultato di attività organizzative (di un agire organizzativo).

3) Gli operatori sociali svolgono compiti di tipo organizzativo.

Organizzazioni Vi sono differenti interpretazioni e definizioni dell’organizzazione spesso ciò dipende dal punto di vista da cui la si osserva. Ma riprendendo le definizioni date nel dizionario di psicosociologia2, le organizzazioni sono viste principalmente come:

Sistema di azioni (l’insieme di mezzi tecnici ed umani messi al servizio di obiettivi di produzione di beni o di servizi);

Sistema sociale ( l’insieme delle persone e dei gruppi che si associano con l’intento di risolvere problemi comuni e di stabilire relazioni di collaborazione).

Come mostra la figura3 riportata di seguito, le organizzazioni sono nello stesso tempo: a) un insieme di mezzi tecnici e umani messi al servizio di obiettivi di produzione di beni o di servizi e b) un sistema sociale. In termini molto semplici si può dire che il profilo di sinistra attiene alla realizzazione del compito mentre il profilo di destra pone in evidenza gli aspetti culturali del

1 Ota De Leonardis “In un diverso welfare” pag. 113, ed. Feltrinelli, Milano, 19982 A. Levy “Organizzazione” in “Dizionario di psicosociologia” a cura di Barus-Miche; E. Enriquez; A. Levy, ed. Raffaello Cortina, Milano, 20053 E. Vergani Seminario Scuola del Sociale 20-21 Aprile 2006 “Il coordinamento dei servizi sociali”

Traccia di approfondimentoQuesta lezione:

Presentazione del programma e narrazione delle esperienze di tirocinio svolte nelle organizzazioni di servizi sociali da parte degli studenti

Rivisitare le esperienze svolte nei tirocini Definire che cos’è una organizzazione e che cos’è un servizio sociale

Strumenti e segni

Soggetto Oggetto di lavoro risultato

Regole e tradizioni comunità Divisione del

Lavoro

SISTEMA DIATTIVITA’

Insieme di mezzi tecnici e umani

ORGANIZZAZIONE

SistemaSociale

COMPITO CULTURE

sistema sociale inteso come un sistema di persone e di gruppi con l’esigenza di ristabilire relazioni (con tutto ciò che ne consegue).

La prima concezione rimanda all’idea di strumento, la seconda a quella di collettività di soggetti desideranti. Ciascuna ha una sua logica propria: quella della razionalità strumentale (rapporto mezzi/fini), secondo criteri di continuità, affidabilità, economicità dei mezzi; quella della soggettività e dell’intersoggettività in cui prevalgono logiche di tipo affettivo (consapevoli o inconsce) e relazionale. Il problema è capire come queste due logiche possano coesistere e articolarsi senza paralizzare le organizzazioni.

Il fatto di ignorare questo duplice profilo delle organizzazioni è stato sempre fonte di grandi errori e incomprensioni. Un servizio contiene queste due logiche con il problema di doverle governare e, nei limiti del possibile, accordarle.

La complessità di un sistema di attivitàPossiamo tentare di mostrare il tessuto (complexus: tessuto insieme) di cui è fatta la vita di una organizzazione (e quindi anche di un servizio) utilizzando il sistema di attività; se si osserva la figura sottostante si vede bene la pluralità di fattori che agiscono in un sistema lavorativo e le mediazioni che si creano. In particolare si può notare come sia l’oggetto di lavoro a dare la struttura logica a tutto il sistema e come il risultato conseguito sia sempre separato dall’oggetto di lavoro.4

4 E. Vergani Seminario Scuola del Sociale 20-21 Aprile 2006 “Il coordinamento dei servizi sociali”

La complessità del sistema sociale

Nel lavoro sociale e di cura l’oggetto di lavoro si sviluppa attraverso relazioni interpersonali, entro gruppi ristetti, tra gruppi. I processi gruppali ed intergruppi (cultura del gruppo, processi di identificazione, ecc) sono sempre stati rilevanti. Difatti nel lavoro sociale centrale non è tanto il risultato quanto il processo di lavoro.

I soggetti che istituzionalmente (normati dalla legge) hanno competenza a organizzare i servizi sociali sono: Lo Stato, Gli Enti Pubblici, le imprese private, il Terzo Settore.

Dall’organizzazione all’organizzareAbbiamo visto come l’organizzazione non va intesa come una struttura statica ma come un processo attivo e sempre aperto dell’organizzare: creare un prodotto-servizio costituito da relazioni; coordinare (orizzontale) e mettere in rete relazioni tra i diversi sistemi; mantenere legami (laschi) di interdipendenza tra i le varie attività e capacità di adattamento reciproco tra i diversi ambiti; cooperare ed attivare flussi di comunicazione, circolazione di conoscenze ed informazioni; condividere significati ed apprendimenti.Riprendendo il diagramma di Mintzberg ed applicandolo alle amministrazioni pubbliche abbiamo:

Il vertice strategico costituito dagli organi di governo, dagli amministratori, dai dirigenti con responsabilità generale (che definiscono politiche, programmi, indirizzi,ecc)

La linea intermedia tra il vertice ed il nucleo operativo è costituita dagli altri dirigenti, quadri, responsabili

Il nucleo operativo è composto dagli operatori che sono raggruppati in unità organizzative denominate in vario modo (unità operative, servizi, ecc.)

La tecnostruttura e lo staff di supporto può affiancare le altre parti dell’organizzazione

Il nucleo operativo rappresenta la parte fondamentale di ogni organizzazione, quella che trasforma gli imput (normative, leggi, delibere, piani , domande sociali) in output (servizi, interventi) che distribuisce gli output (erogazione di prestazioni) che riceve dall’utenza e trasmette al vertice strategico informazioni utili per la pianificazione e programmazione.5 A queste parti vanno aggiunti tutti gli altri stakeholders (portatori di interesse coinvolti in vario modo con le attività dell’organizzazione).

Attività e compiti organizzativi Realizzare un sistema integrato di servizi ed interventi sociali implica una complessa attività

organizzativa (328/2000 e LR 23/2003) Vedremo nelle prossime lezioni come questo sistema integrato si articola.

2. Servizi sociali

5 R. Maggian Organizzazione dei servizi sociali, pag.414 in Dizionario del Servizio Sociale diretto da Maria dal Pra Ponticelli , ed. Carocci, Roma 2005

Riprendo qui la definizione data all’interno del dizionario di servizio sociale6 i servizi sociali sono “organizzazioni ed attività che hanno la funzione di rispondere a bisogni individuali che non possono a breve o a lungo termine, essere affrontati mediante le proprie risorse personali e relazionali e che richiedono la mobilitazione di azioni sostenute dal sistema pubblico, l’attivazione di competenze professionali specifiche, la partecipazione attiva delle persone alla costruzione del loro benessere.”

6 Dizionario del Servizio Sociale diretto da Maria dal Pra Ponticelli , pag. 578, ed. Carocci, Roma 2005

Esercitazioni1) Dividersi in due gruppi ed elaborare una definizione riguardo ad “organizzazione”

e “servizio sociale”O

2) In base alla vostra esperienza di tirocinio e dei vostri studi finora svolti: cosa ritenete che sia una organizzazione ed il servizio sociale, di cosa è fatta una organizzazione di servizi sociali?, quali sono le caratteristiche che la rappresentano? Cosa la differisce da altre organizzazioni?

Lezione 2

I SERVIZI SOCIALI OGGI: ORGANIZZAZIONI IN TRANSIZIONE

I SERVIZI SOCIALI OGGI: ORGANIZZAZIONI IN TRANSIZIONE

Quadri sui Contenuti

1. I servizi ed i problemi sociali oggi

La crisi del Welfare L’aumento dei problemi sociali e la diminuzione delle risorse I Servizi Sociali l’area dove riversare il malessere della nostra società Perché oggi si parla di “servizi sotto assedio” (definizione di F.O.Manoukian) L’aumento di richieste di aiuto: sia per la crescita dei problemi sociali che per la maggior

consapevolezza delle attese di benessere da parte dei cittadini Il disagio è aumentato o lo si percepisce oggi maggiormente? Le rappresentazioni degli operatori sociali su come affrontare i problemi

2. Excursus storico dell’istituzione dei servizi sociali territoriali La nascita dei servizi sociali territoriali negli anni 70 Le normative prodotte: la rielaborazione dell’intervento pubblico su alcuni problemi della

salute; l’individuazione di nuovi soggetti istituzionali erogatori di servizi alla persona Il trasferimento di competenze in materia di politica sociale e sanitaria agli Enti Locali La nascita di nuovi servizi che si differenziano per prestazioni, contenuti ed orientamenti (ad

esempio i consultori, i servizi per le tossicodipendenze) I servizi territoriali alla persona vengono pensati in una ottica di tutela dei diritti,

rappresentano forti istanze di cambiamento Le idee di fondo che sottostanno alla promozione dei servizi sociali: Il diritto di ogni

cittadino ad avere prestazioni sanitarie ed assistenziali che consentano una vita dignitosa; i servizi sono “pubblici” (aperti a tutti e rispondenti ai bisogni della comunità locale)

Hanno una valenza politica: sono strumento di promozione sociale e di partecipazione politica dei cittadini alla vita della comunità locale. Ciò richiede l’attivazione di processi di programmazione decentrata e partecipata. Le forze sociali hanno un ruolo determinante nei

Traccia di approfondimentoQuesta lezione:

Esamina i cambiamenti sociali in atto che stanno mutando il ruolo delle organizzazioni dei servizi sociali nella comunità locale

Descrive i quadri di riferimento concettuali e valoriali alla nascita dei servizi sociali moderni e le culture organizzative che hanno determinato il loro sviluppo

Esplora la funzione delle organizzazioni dei servizi sociali oggi Delinea alcuni orientamenti per il lavoro dei servizi sociali

servizi: nel definire gli obiettivi, nella gestione dell’organizzazione, nel controllo del funzionamento e dell’operato

L’integrazione tra servizi sociali e sanitari : la salute è un fatto sociale Il carattere di “movimento” e di “innovazione” presente nella progettazione dei servizi

sociali alla loro nascita per lo sviluppo di un nuovo modello di società Attori del cambiamento sociale : gli operatori sociali (le competenze, il lavoro di gruppo per

garantire interventi integrati e globali), i medici (la critica ai modelli tradizionali), gli amministratori ( i funzionari ed i politici), i cittadini

3. L’influsso di due culture organizzative Le idee guida alla nascita dei servizi sociali moderni non sono state sostenute da sistemi

organizzativi in grado di renderle attuabili La poca attenzione nell’innovare l’organizzazione, le normative non hanno aiutato la

costruzione di un’organizzazione che corrispondesse ai suoi principi-guida I codici organizzativi che si sono perpetuati: il codice burocratico amministrativo, i codici

professionale sanitario Il codice burocratico-amministrativo: erogazione della prestazione, applicazione delle

procedure definite aprioristicamente, la definizione di compiti da assegnare a ciascuno (funzioni, ruoli, compiti definiti da mansionario), istituzione di tanti servizi e tante articolazioni specializzate mutuati dalla cultura medica.

Appiattimento sul fare, erogare, senza comprenderne i limiti e le potenzialità del proprio agire.

Dualismo tra finalità generali dei servizi e modelli di funzionamento attuati I codici professionali-sanitari: gli operatori sociali e psocosociali si presentano più deboli

rispetto a quelle sanitarie. Hanno una formazione ideologica e culturale antisanitaria, ma sono poco attrezzati sul piano dei modelli di lavoro all’interno di una organizzazione gerarchica. Attivazione di processi di identificazione con i modelli professionali incarnati dai medici. Prende il sopravvento il modello operativo diagnosi-terapia-guarigione

4. La delega assunta dai servizi nella gestione del disagio Le due culture organizzative hanno determinato una visione statica della funzione dei servizi

sociali. Luoghi dove delegare i problemi sociali e dove gli operatori devono dare risposte ai bisogni e risolvere i problemi che i cittadini vi portano.

Oggi i servizi sono “assediati” dai problemi e sono sempre meno in grado di dare risposte alle tante richieste che ricevono

Va ripensata la funzione dei servizi sociali: non più centrali nel dare le risposte al disagio, ma dove è la domanda che assume centralità: “per chi e con chi lavorano i sevizi?”

5. Chi sono i clienti dei servizi oggi: dagli utenti alla società I servizi oggi non servono solo agli utenti ma una cliente principale è la Comunità locale

stessa Si lavora per la Comunità locale e per la sua qualità di vita. Devono divenire dei luoghi

pubblici dove la Comunità locale impara a leggere i suoi problemi ed attivare percorsi di risoluzione. I servizi possono essere di aiuto alla Comunità locale nei processi di riappropriazione da parte di quest’ultima dei fenomeni locali, dei suoi disagi.

E’ necessario che i servizi operano insieme ai diversi attori della comunità locale, cercare di costruire relazioni, sinergie, connessioni con il contesto locale.

I servizi possono avere il compito di aiutare la gente a leggere i problemi coinvolgendo più attori affinchè ne assumano la responsabilità e ne condividano i percorsi su come affrontarli

6. Il mandato dei servizi è un mandato sociale I servizi sociali dovranno sostenere la costruzione e lo sviluppo di una rete sociale

funzionale al riconoscimento della complessità del problema per cui tutti sono parte del problema e quindi tutti sono parte della soluzione. La scuola, il mondo del lavoro, gli Enti locali, le comunità ecclesiastiche, i gruppi sociali e di volontariato potranno sostenere le organizzazioni di servizi sociali a partire dal riconoscimento che il problema del “disagio” e della “devianza” non sono solo frutto di “una situazione personale”, ma appartiene a tutti e tutti sono necessari nel partecipare alla concreta realizzazione di percorsi psico-socio-rieducativi-riabilitativi.

L’organizzazione di servizi sociali attraverso la rete dei diversi attori della Comunità locale dovrà puntare a fare in modo che gli interventi sociali (per affrontare le specifiche problematiche) siano parte integrante delle politiche sociali locali, connettendoli ai programmi ed ai processi di concertazione delle politiche locali

7. Allargare la responsabilità sociale sui problemi

La partecipazione di diversi soggetti istituzionali e non per affrontare i problemi di una Comunità locale significa voler attivare uno sguardo multiprospettico e multi contestuale capace di valorizzare le diverse risorse presenti nel contesto sociale. I soggetti coinvolti, formali e non formali, dovranno appunto contribuire a sviluppare le risposte e gli interventi sociali attraverso i loro differenti punti di vista (sociale, sanitario, scolastico, formativo, lavorativo, educativo, ecc) e mettendo in rete le loro diverse risorse,. Le prospettive differenti dei soggetti aiutano ad una maggiore comprensione dei problemi. Spesso gli utenti sono portatori di una multicomplessità di problemi

Portare “dentro” la comunità locale e portare “fuori” le problematiche delle persone afferenti ai servizi favorisce “avvicinamenti”che permettono di ridefinire i significati dei fenomeni sociali e di contenere la paura ed il senso di insicurezza. Ad esempio le esperienze territoriali inerenti problemi come la psichiatria o la tossicodipendenza hanno facilitato l’abbattimento di alcuni muri. Avvicinarsi al problema ne ridefinisci anche la dimensione ed il significato.

I problemi non riguardano solo i singoli soggetti ma sono fenomeni relazionali. Sono dei disagi che nascono dai contesti sociali e relazionali e pertanto bisogna comprenderne la complessità e capire come farli diventare oggetti di lavoro comuni.

Le forme di partecipazione dei diversi soggetti, inoltre, aiuta a costruire un sistema di protezione sociale attiva, che non delega o confina il problema all’interno delle organizzazioni di servizi sociali, ma se ne assume la responsabilità in modo attivo.

Partecipare alla progettazione e realizzazione di interventi e di servizi sociali comporta la costituzione di gruppi di lavoro multiattoriali che dovranno attivare processi di lavoro attraverso metodologie e strumenti che ne diano la stabilità.

8. La funzione sociale dei servizi oggi

La funzione che i servizi svolgono è una funzione pubblica I servizi sociali hanno la funzione di far inteloquire tutti i soggetti della Comunità

locale in relazione al disagio sociale, cosi gli stessi servizi lavorano sul disagio attraverso la relazionalità e non attraverso una delega esclusiva

I servizi diventano luoghi sociali-spazi pubblici “in cui si elaborano conoscenze e si aggregano risorse per contrastare i fenomeni di disagio sociale e relazionalità inscritti nelle dinamiche della convivenza”.

Da istituzioni di saperi specialistici ad attivatori ed accompagnatori di processi sociali per mobilitare l’interesse ed aiutare la Comunità locale a leggere la complessità del disagio

Sollecitare il dibattito sui diritti per aiutare la Comunità locale a riconoscerli e quindi a tutelarli; aiutare a leggere i problemi per comprendere come affrontarli; riconoscere e tollerare la parzialità degli interventi (alcuni problemi non possono essere eliminati)

9. Per una visione aperta e dinamica delle interrelazioni tra servizi sociali e comunità locale Da relazioni duali (operatore-utente) a rapporti multipli ed ambivalenti tra più

soggetti con cui intrecciare forme di interlocuzione, di scambi tra gli attori di un territorio

Gli interlocutori di un servizio sono tutti coloro che vivono in una comunità locale Costruire contesti dialogici Facilitare gli scambi e le interrelazioni dentro il contesto sociale, facendo convergere

interessi individuali ed interessi collettivi, promuovere capitale sociale (generare legami sociali e fiducia)

Bibliografia per approfondire GeKi di Animazione Sociale “Discutere di lavoro sociale. Appunti ed ipotesi” a cura di R. Carmelinghi e F. d’Angella, 2003 ed. Gruppo Abele

“Reimmaginare i servizi sociali” a cura di F. Olivetti Manoukian in Animazione Sociale N° 10/2004 ed. Gruppo Abele, pag. 31-62

“Spiazza…menti” a cura di M. Galati; A. Samà; G.Sordelli; L. Carocci, E. Vergani, 2004 Comunità edizioni

Scheda di lavoroNel cittadina adriatica di Papilla vi è stato un ennesimo sbarco di una nave piena di immigrati, il 4° nel giro di un mese, che ha posto una serie di problemi alla città.Il sindaco dà compito al Servizio Sociale del Comune di assumere un ruolo di “regia” per affrontare la “questione immigrati”.

Quali funzioni assume il Servizio sociale di Papilla?Quali processi mette in atto?

Lezione 3

Presentazione di alcuni quadri concettuali

1) L’attività del lavoro sociale Difficoltà a rappresentare i risultati produttivi Vi è una scarsa esposizione degli esiti, spesso rimangono nelle interazioni tra il singolo

utente ed il singolo operatore (cultura oblativa) Difficoltà legate all’apprezzamento di esiti parziali e insaturi, sommati ad una delega

fiduciaria e implicita che porta a considerare importanti e validi gli interventi psicosociali al di là di quello che si fa (concetto ideologico)

Si è investito di più sul come valutare che sul cosa valutare

Confusione tra contenuti dell’attività e strumenti utilizzati Spesso si rischia di identificare gli interventi psicosociali con gli strumenti che adottiamo:ad

esempio i colloqui con gli utenti, i percorsi psicoterapeutici, gli incontri con le famiglie, le riunioni, le borse lavoro, ecc.

Rischio di eseguire prestazioni frammentate, apprezzate in modo sommario ma poco incidenti sulle problematiche

Le rappresentazioni ricorrenti Rappresentazioni generiche e riduttive Divario tra ciò che si fa e ciò che si deve o si potrebbe fare (organizzazioni nella mente

nomologico, fenomenologico, esistenziale ciò che si dovrebbe fare, ciò che faccio in realtà, ciò che penso di fare)

Bisogno di uscire fuori da descrizioni scontate, che ripetono pedissequamente quanto è prescritto dalle normative, dalle presentazioni difensive aprioristiche, dalle banalizzazioni che appiattiscono.

C’è bisogno di misurarsi con la costruzione di una mappa attendibile e ragionata di quello che si fa nei Servizi Sociali, con ricostruzioni degli orientamenti e dei processi di lavoro.

2) Per una lettura del lavoro sociale I servizi producono beni immateriali I prodotti “servizi” si caratterizzano per essere prodotti o beni non tangibili ed immateriali La produzione è contestuale al consumo (prosumer) Le domande dei servizi sono poste innanzitutto da diversi fruitori indiretti presenti in un

contesto sociale. Le richieste più pressanti provengono dai diretti interessati. In campo sanitario è tutto più facile: più facili i malesseri da individuare, si dispone di

quadri di riferimento più solidi e sperimentati per l’identificazione dei problemi. Il prodotto è il risultato che il cliente acquisisce attraverso la produzione dei servizi La soluzione o la riformulazione del problema preso in carico dal servizio è il prodotto

Traccia di approfondimentoQuesta lezione:

Descrive le difficoltà nel rappresentare l’attività del lavoro nei servizi sociali Individua i prodotti e gli oggetti di lavoro dei servizi sociali Esamina i problemi sociali che afferiscono ai servizi Esplora la funzione delle organizzazioni dei servizi sociali oggi Delinea i quadri di riferimento che si utilizzano nella rappresentazione dei problemi

nei servizi sociali

Il prodotto è dipendente dalla alleanza di lavoro tra operatore e cliente e da quella con il servizio

L’oggetto di lavoro L’oggetto di lavoro si identifica con il problema o la parte dei problemi sui quali decidiamo

di intervenire L’oggetto di lavoro viene costruito dall’operatore: in relazione con il cliente, in funzione dei

modelli di intervento, in funzione della cultura del servizio e dell’ambiente A livello generale è l’organizzazione ad individuare i confini dell’area su cui investire, a

livello specifico gli oggetti di lavoro sono relativi ai progetti specifici in base alle situazioni di ciascun cliente

Operatori che lavorano in no stesso servizio possono avere diversi oggetti di lavoro e possono produrre diversi servizi. Vi è spesso una grossa difficoltà a rappresentarsi oggetti di lavoro “comuni”

Gli oggetti di lavoro immateriali sono più difficili da individuare, hanno limitati elementi tangibili (leggi, delibere, normative) o (situazioni specifiche in cui si entra in contatto con l’utente o indirettamente con altro soggetti rispetto ai problemi di varia natura), o (storie e vicende umane) utili per mettere a fuoco l’oggetto di lavoro

E’ necessario che l’oggetto di lavoro sia conosciuto da chi vi opera e riconosciuto da coloro che interagiscono all’esterno

Le rappresentazioni degli oggetti di lavoro facilitano la determinazione degli obiettivi di lavoro

Gli obiettivi possono essere la scomposizione di un oggetto di lavoro complesso I valori ed i dati influiscono nel determinare gli oggetti di lavoro Gli orientamenti di valore nei servizi e rispetto ad alcuni problemi sociali cambiano nel

tempo (tendenze ideologiche e culture dominanti) e nello spazio (legislazioni nazionali e ridefinizioni territoriali)

I dati aiutano ad evidenziare ciò che si produce nei servizi, consentono di descrivere la “rotta”, non basta che siano rilevati ma vanno anche rielaborati. Riflettere sull’agire e nell’agire.

I problemi sociali dei servizi Chi vive condizioni di disagio nasconde domande ampie o troppo esigue, indefinite o

semplificate. Non possono essere immediatamente soddisfatte o saturate, ma vanno lette per capire se possa essere avviato un intervento

Per lavorare è necessario individuare i problemi ed identificare gli obiettivi in vista dei quali realizzare delle attività con dei tempi e dei modi congruenti

Un grossa attività consiste nel lavoro conoscitivo che permetta di distinguere dei problemi che possono essere assumibili, gestiti, affrontati, forse risolti.

Molti problemi non possono essere eliminati, possono essere riconosciuti, descritti e proprio per questo si possono cercare riparazioni, non si può pensare che è possibile toglierli di mezzo una volta per sempre

Alcuni problemi sono così drammatici con grovigli relazionali incistati che si tramandano di generazione in generazione.

Ciò che può incidere veramente è la comprensione attenta ed originale di alcuni problemi perché è da qui che ci si può dare degli obiettivi e quindi dei risultati lavorativi.

Quali quadri di riferimento per la rappresentazione dei problemi

Quadri di riferimento

Finalità istituzionaliStrategie organizzative

Discipline professionali

Disagio

Saperi, conoscenze sedimentate di tipo professionale e di tipo istituzionale. Si ricorre spesso a questi quadri di riferimento pur rimanendo impliciti.

All’interno delle equipe gli operatori si rifanno a degli orientamenti che guidano le scelte operative e non sempre sono condivisi da altri colleghi.

Vi è la necessità di far dialogare i diversi quadri di riferimento (rielaborando impostazioni o legate alle appartenenze professionali, orientamenti guida dettati dalle finalità istituzionali e/o dalle strategie organizzative).

Lezione 4

Bibliografia

“Cose (mai) viste” a cura di F. Olivetti Manoukian, G. Mazzoli, F. D’Angella

Scheda di lavoro

1) A partire da un servizio dove avete svolto il tirocinio provate a descriverne: l’anno di nascita, la collocazione urbana nella Comunità locale, i locali e le attrezzature, tipologia di utenti/clienti, numero e tipo di professionalità, articolazione della struttura organizzativa, attività prevalenti

2) Qual è l’oggetto di lavoro del servizio e quali sono i suoi prodotti?

Traccia di approfondimentoQuesta lezione:

Descrive il funzionamento organizzativo dei servizi sociali Esplora il compito primario delle organizzazioni di servizi sociali Delinea i quattro assi su cui ruota l’organizzazione di un servizio sociale: il mandato

Per una lettura del funzionamento organizzativo dei servizi sociali

Quattro polarità su cui poggia l’organizzazione che produce servizi L’organizzazione SS può assumere una “filosofia” che coniuga il mandato istituzionale

(leggi, delibere,ecc) entro i vincoli (dotazioni di organico, di competenze,ecc) e le risorse di cui dispone.

Il funzionamento dei servizi e lo svolgimento concreto dell’attività sono continuamente influenzati e caratterizzati dalle richieste che i diversi destinatari pongono, ma soprattutto da come vengono colte ed elaborate attraverso i quadri di riferimento culturali impliciti ed espliciti sedimentati nell’organizzazione. Gli orientamenti culturali e l’utenza strutturano l’impianto organizzativo e i modi di lavorare degli operatori.

Nelle interazioni tra utenti, clienti diretti ed indiretti e l’organizzazione e nell’esplicitazione da parte della stessa organizzazione dei propri orientamenti distintivi (messaggi, discorsi, testimonianze comunicazioni) che si producono rappresentazioni con cui l’organizzazione viene vista nell’ambiente. Si vengono formando nel tempo i modi con cui l’organizzazione viene vista e considerata da altre istituzioni ed organizzazioni. Queste rappresentazioni orientano le richieste e l’accesso ai servizi.

Lucido (4 polarità).

I destinatari dell’attività dei servizi I destinatari sono diversi ed è interessante che siano riconosciuti nelle loro differenti

richieste più o meno esplicite. Spesso si rischia di individuare come destinatari del servizio solo coloro che

individualmente accedono al SS e sono disponibili ad usufruire degli interventi terapeutici ed educativi.

Clienti, interlocutori del SS possono essere tutti coloro che vivono nella comunità locale, e che sono chiamati indirettamente a prendere parte al mantenimento di assetti sociali più vivibili.

Il mandato istituzionale L’attività del SS fa riferimento ad alcune leggi nazionali che sono state emanate

negli ultimi anni e che hanno avuto anche dei ricadimenti e delle interpretazioni a livello regionale. I dettati normativi nel tempo sono stati ispirati anche da differenti politiche (repressione o cura; prendersi cura o contenere peggioramenti).

Per il lavoro sociale sono anche importanti le leggi che salvaguardano e sostengono i diritti delle categorie svantaggiate a godere di facilitazioni, di indennità.

I processi di razionalizzazione con cui queste organizzazioni vengono spinte ad acquisire efficienza dovute anche alla diminuzione di risorse economiche. Maggiore attenzione ai risultati, maggior controllo sulla spesa e sui tempi di lavoro.

Tutte le disposizioni generali che riguardano strutture, funzionamento, elementi vincolanti dell’attività costituiscono il “mandato “del SS, ciò che è richiesto istituzionalmente e che rappresenta un binario fisso e ineludibile per il lavoro.

Le definizioni formali per trovare applicazione nella pratica lavorativa vanno interpretate.

Traccia di approfondimentoQuesta lezione:

Descrive il funzionamento organizzativo dei servizi sociali Esplora il compito primario delle organizzazioni di servizi sociali Delinea i quattro assi su cui ruota l’organizzazione di un servizio sociale: il mandato

In ogni SS nel tempo si è stratificata una cultura, un insieme di modelli di comportamento. Di pensiero e di relazione che sono diffusi tra gli operatori, che vengono trasmessi per osmosi ai nuovi e che marcano la fisionomia del servizio.

Il sistema di produzione (il processo di lavoro) Lo svolgimento del lavoro è sostenuto da un funzionamento organizzativo che è collegato

con il mandato, ma che è soprattutto modellato dalle specificità dei problemi/domande che il servizio coglie e raccoglie presso i destinatari diretti ed indiretti dell’attività e da come nel tempo si è assestato per fornire risposte.

I processi di lavoro tendono a consolidarsi e mantenersi nel tempo al di là delle intenzioni e delle volontà esplicite degli operatori e dirigenti. Tra i più fissi sono quelli fondati su prassi ben codificati e su tecniche professionali.

L’immagine del servizio nel contesto Le rappresentazioni su come lavorano i SS cosa realizzano, cosa le distinguano sono varie.

Si dà per scontato che siano pesantemente influenzate dalle immagini diffuse intorno al tipo di problema trattato.

Rispetto ai singoli che usufruiscono del servizio si pensa che l’immagine sia più legata all’attenzione che ricevono, alla disponibilità ed alla competenza.

Lezione 5

Scheda di lavoroUtilizzo delle seguenti schede per la rilevazione di dati afferenti ad un servizio (scegliendone uno tra quelli dove si è effettuato il tirocinio):

Clienti Mandato istituzionale Processo di lavoro Immagini/rappresentazione del servizio

Bibliografia

“Cose (mai) viste” a cura di F. Olivetti Manoukian, G. Mazzoli, F. D’Angella

Traccia di approfondimentoQuesta lezione:

Tratta le 3 dimensioni del ruolo: agito, previsto, atteso Riflette sul ruolo del Coordinamento in una organizzazione del servizio sociale

Il ruoloDescrivibile elencando tutte le attività dirette ed indirette

Le regole a cui deve attenersi per svolgere i compiti affidati La cultura professionale che egli porta (competenze, valori, interessi, aspettative)

E’ utile distinguere: Ruolo agito: ciò che l’operatore fa realmente (il tipo di attività, i compiti, ecc.) Ruolo previsto: ciò che è fissato dall’organizzazione (s. contratto), la sua collocazione

nella divisione dei compiti, quello che l’ambiente si aspetta da lui) Ruolo atteso (le sue personali aspettative): ciò che vorrebbe fare, l’immagine

interiorizzata del proprio ruolo.

E’ necessario per star bene in una organizzazione che queste tre dimensioni trovino una coerenza.

L’operatore lavora su un mandato istituzionale, espresso in modo generico Spetta a lui da solo o insieme all’equipe reinterpretarlo, specificarlo ed adattarlo Le dinamiche che si producono all’interno di una equipe sono per lo più dovute a questo

aggiustamento reciproco dovuto alle manovre che ogni operatore cerca di mettere in atto per far conciliare le tre dimensioni compresenti nel suo ruolo

Molte comunicazioni nelle equipe avvengono in modo indiretto Ci sono rituali che si ripetono Si creano delle culture La collocazione strutturale di ciascun ruolo ne definisce il potere, le informazioni e le

risorse che dispone, il punto di vista con cui può guardare la realtà I sistemi di lavoro professionali si reggono più su regole non scritte che su procedure

formali Ciò da una parte ci porta a dire che se non sono scritte sono più flessibili al

cambiamento, ma in realtà ciò è apparente perché le regole non scritte si radicano nel profondo, diventano rigide ed è difficile cambiarle. Ci dovrà essere un passaggio dall’implicito all’esplicito.

Distribuzione dei carichi di lavoro L’equa distribuzione dei carichi di lavoro Nei servizi alle persone è raro che un’attività venga imposta dall’alto se in qualche modo

l’operatore non ne è consenziente Siccome ogni operatore detiene un certo potere di decisione sul proprio lavoro, spesso si

entra in un gioco dei ruoli in cui ognuno contratta con l’altro la divisione dei ruoli

La funzione del coordinatore Il suffisso co- indica “fare con”. Richiama il Paradigma della collaborazione Ordinare evoca allacciare reti, tenere il filo del significato comporre trame. Un lavoro da

tessitore

Funzione di collaborazione Pratiche di mediazione, presa in carico del clima, predisporre piani di comunicazione interna

ed esterna Funzione di organizzazione (pianificazione e controllo) Funzione di progettazione Proporre strategie di miglioramento partecipare alla definizione di nuove politiche, elaborare

nuove prassi . Agevolatore di processi di apprendimento

Centrato sui processi ed in particolare con quelli connessi con la pratica Coordinatore responsabile di unità organizzative Mantiene in parte anche una funzione operativa Controllo, Innovazione, Pianificazione, Organizzazione, Gestione del Personale

Mintzeberg individua 5 modalità di coordinamento nelle organizzazioni.

A. Adattamento Reciproco

• Flessibilità

• Tutti cercano un accordo

• Ci si adatta tramite un aggiustamento continuo

Le organizzazioni che fanno uso spesso di questa modalità vengono chiamate “adhocratiche”

B. Supervisione diretta

• Evidenza di un coordinatore che dice di volta in volta cosa fare e ne controlla l’esecuzione (e.sala operatoria)

• A lungo andare può creare un clima burocratico

C. Standardizzazione delle competenze

• Tipica delle organizzazioni professionali

• Competenze operative omogenee tra professioni diverse

• Garantire uno standard di qualità tra professioni diverse

• La professionalità sociale oggi si è differenziata in base :

• Età utente, Problema, Metodo

• Luogo, Setting

• Durata, Intensità

• Rapporto con le leggi,

• Processo di lavoro

. Standardizzazione del Processo

• Accordo sulle sequenze da seguire per adottare tutti le stesse procedure

• Audit, Iso 9000, VRQ (Valutazione, revisione, qualità

• Protocolli di lavoro

E. Standardizzazione dei risultati

• Accordi sui risultati da raggiungere e poi ognuno agisce in modo autonomo (accordi, convenzione ente pubblico e coop.)

• Buoni risultati quando c’è co-interesse sul raggiungimento degli obiettivi

Il paradgma organizzativo• Crescita Know how professionale

• Rinforzare autonomia professionale dei singoli

• Agire sulle competenze per farle crescere

• Dare priorità agli strumenti che fanno crescere le competenze

• Il cuore del coordinamento nelle attività che permettono il controllo delle incertezze metodologiche (memoria, formazione, ricerca, valutazione)

Dalla competenza professionale a quella del programma• Passaggio da un sistema di lavoro basato sulla specializzazione ad un sistema governato dal

programma individualizzato

• Il programma individualizzato richiede: Lavoro interdisciplinare, Incontro tra culture professionali diverse.

Costruire un sistema di lavoro integrato in presenza di professioni diverse• Sviluppo di competenze specifiche

• Formazione di una cultura interprofessionale

I ruoli decisionali:

• Competenze di gestione e coordinamento

• Competenza di merito e tecnica sugli interventi sociali

Bibliografia

“I servizi alla persona” di Paola Piva ed. Carocci

Lezione 6

Il processo di lavoro è una sequenza logico temporale che permette all’operatore/ o servizio di impostare il lavoro con le persone e coordinare le varie attività che compongono un intervento sociale.

E’ un circuito di regolazione: collega e coordina le varie fasi di progettazione, attuazione, valutazione.

La capacità riflessiva dell’operatore permette di rielaborare ciò che man mano nel circuito si va ad implementare , attraverso un ascolto constante con il cliente, con il gruppo di lavoro e con l’ambiente circostante, ridefinendone cosi il significato.

Il processo di lavoro

Lavoro circolare e lavoro lineare

Lavoro Front e lavoro back:

Il lavoro front/diretto comprende tutte quelle attività svolte con la persona e con il suo ambiente familiare e di vita

Il lavoro back o indiretto è quel lavoro che permette di creare le condizioni per svolgere poi il lavoro front

Le organizzazioni dei servizi sociali prendono forma dalle stesse persone che le utilizzano

Le organizzazioni riflessive apprendono da se stesse

Il processo di lavoro in un servizio territoriale

Le 7 fasi di un processo di lavoro di un servizio territoriale:

ingresso

presa in carico

valutazione del caso

Programma

le attività

Traccia di approfondimentoQuesta lezione:

Approfondisce il processo di lavoro nelle organizzazioni di servizi sociali Indica alcuni strumenti per favorirne la sua applicazione

la valutazione del programma

la fine dell’intervento

Chi sta al centro della cabina di regia?

Chi ha il potere di decidere, realizzare l’intervento, valutare?

Qual è il punto di vista del cittadino e degli operatori?

Il servizio è una delle risorse per il cittadino: avere sempre ben chiaro che le persone/i clienti sono soggetti attivi e non passivi dell’intervento

La regia del processo di lavoro è suddivisa tra molti soggetti

Tener presente il processo

Quali sono gli stili di lavoro tra professionisti?

Quali circuiti di regolazione sussistono nel servizio per favorire il processo (influssi informativi, modalità di cooperazione, spazi di rielaborazione e valutazione)?

Quali sono i «centri di responsabilità» dentro a quel servizio?

I processi di lavoro messi a confronto

Possiamo mettere a confronto:

Quali modelli di intervento,

Quali stili professionali

Quali attività ed in quali tempi

Quali risorse

…… vengono adottati nei servizi sociali dove abbiamo svolto esperienza di tirocinio?

Quali i punti deboli ed i punti di forza

Rendere visibili i processi

In base all’area dei servizi possono mutare i processi di lavoro

Vi possono essere dei vincoli al processo di lavoro ed a come si articolano le varie fasi in base al settore in cui si opera

Le persone/gli operatori apportano differenze

Scheda di lavoro

ANALIZZIAMO ALCUNI SERVIZI E PROVIAMO AD IDENTIFICARNE IL PROCESSO DI LAVORO:

LA TIPOLOGIA DI SERVIZIO QUALI VINCOLI PONE AL PROCESSO DI LAVORO?

Lezione 7-8

I SERVIZI SOCIALI OGGI: ORGANIZZAZIONI IN TRANSIZIONE

Il lavoro di rete

Che cos’è il lavoro di rete Il lavoro di rete è quello sforzo intenzionale compiuto da soggetti,servizi, istituzioni per

accrescere l’effetto sinergico delle loro azioni e quindi la loro efficacia attraverso forme e livelli differenziati di collaborazione (E.Martini)

Le reti socialiWalcker definisce la rete sociale come “l’insieme di contatti interpersonali per effetto dei quali l’individuo mantiene la sua propria identità sociale, riceve sostegno emotivo, aiuti materiali, servizi, informazioni, oltre a rendere possibile lo sviluppo di ulteriori relazioni sociali”

Tre livelli di reteLa rete primaria (la famiglia, gli amici,ecc)Le reti primarie si caratterizzano per i contenuti affettivi e/o affinità con il soggetto . Hanno una funzione protettiva e di sostegno e di sviluppo dell’identità.La rete secondaria formale (le istituzioni: la scuola, i servizi pubblici, i servizi sociali, le azienede,ecc)Il rapporto è asimmetrico e di tipo professionaleLa rete secondaria informale (assoc., organizzazioni di volontariato, gruppi)Nati per far fronte a determinati bisogni della persona Variabili per analizzare la rete socialeInterazionali L’intensità delle relazioni ed il significato che rivestono per le personeStrutturali Relative alle forme ed alle caratteristiche strutturali della reteArea di contenuto della relazione (amico, collega,ecc.)• Simmetria• Intensità• Intimità• Durata• Omogeneità eterogeneità

La rete tra controllo e sostegno• Un rete può avere una funzione di sostegno sociale, ma può avere anche una funzione di controllo sociale (mantenimento dello status quo, conformismo, rigidità dei ruoli sociali)• Nelle reti a “maglia chiusa” è difficile mediare spazi e ruoli diversi di identità sociale.

Traccia di approfondimentoQuesta lezione:

Approfondisce il tema del lavoro di rete Indica alcuni strumenti per favorirne la sua applicazione Esplora i livelli di responsabilità all’interno di una rete

• Il concetto di coesione sociale può essere ambivalente (impedisce l’integrazione con altri, preclude la ricerca di altre identità sociali)• La rete può nutrire o imprigionare

• Il lavoro di rete: Strumento di analisi, Strumento di intervento socialeAnalisi delle caratteristiche e della struttura della rete di una persona come base per costruire una successiva strategia di intervento

Tipologie di retiRete coesa ed omogenea (forte coinvolgimento emotivo, risorse disponibili, investimenti e mobilitazioni. I rischi sono presenti quando le reti sono ristrette e chiuse in se stesse)Rete frammentata(presenza di sottogruppi indipendenti. Meno coinvolgimento emotivo,più mobile e flessibile, permette di entrare in nuovi rapporti e ruoli sociali)Rete dispersa (le persone/punti della rete non si conoscono tra loro. Non hanno una durata stabile nel tempo, spesso non vi è reciprocità nelle relazioni)

Fasi dell’interventoIdentificazione della reteRicostruzione della rete Raccolta sistematica di informazioni Utilizzo di strumenti individuali e di gruppo Uso di mappe grafiche

Analisi della reteValutazione quantitativa e qualitativa dei legami interpersonali interni alla reteIndividuazione dei punti forza e punti deboliPotenzialità e risorseAltri elementi possono essere: la dimensione della rete, il tipo di legame, la frequenza, la durata, l’intensità, la disponibilità all’aiuto, la capacità dei membri della rete,ecc)

• Linee di Intervento Riorganizzazione dei sistemi di supporto(facilitare o rendere operative delle risorse potenziali, coinvolgere soggetti lasciati, dare nuovi ruoli)Allentamento/interruzione di certi legami(allentare dei legami,allargare la rete)Reperimento di risorse o soluzioni di problemi(assunzioni di responsabilità, formulazione di ipotesi di soluzioni)Costruire o ricostruire la rete sociale(Offrire nuove opportunità)

Presupposti per lavorare in rete

Processo di riconoscimento(il ruolo degli altri va riconosciuto e ritenuto necessari)

Processo di relativizzazione(non è possibile lavorare da soli negli interventi sociali-riabilitativi)

Le mappe mentali

Ogni soggetto ha una sua mappa cognitiva (derivante dalle competenze/saperi, dalle esperienze, dal ruolo ricoperto)Ogni soggetto ha degli stili intepretativi personaliGli stili interpretativi fanno si che le persone possono interpretare in modo differente fattori apparentemente “oggettivi”. Ciò è dovuto a tre processi che intervengono a determinare gli schemi di valutazione e di costruzione della realtà: il processo di attribuzione, di valutazione, di prefigurazione del futuro.

La presa in carico comunitaria di un percorso di sostegno sociale e riabilitativo

La rete di servizi può interessare due livelli: Ø     un livello micro che riguarda le singole persone/operatori

Può essere chiamato “gestione integrata del caso” o case managementØ     un livello macro che comprende un ampio raggio di servizi.

Mira a costruire una “rete” di servizi che interessa il territorio nel suo complesso.La gestione integrata dei casi prevede un network di professionisti che, utilizzando competenze e risorse, cooperano per fornire strumenti e modalità di lavoro differenti nel percorso di sostegno sociale e riabilitativo della personaE’ praticato sia da organizzazioni complesse che comprendono diversi servizi sia da diverse organizzazioni che si coordinano tra loro. A queste organizzazioni appartengono gruppi di lavoro all’interno dei quali le finalità ed il coinvolgimento degli operatori variano in funzione del problema (di inserimento al lavoro, di socializzazione, di abitazione,ecc)

Tra questi professionisti potrà esserne scelto uno in qualità di responsabile del caso. Il responsabile del caso assicurerà la sua presa in carico e lavorerà affinché l’utente venga seguito anche da altri operatori che possono rappresentare una risposta efficace al suo problema. Questa strategia richiede una grande collaborazione tra i vari operatori, attivando intorno all’utente una rete di risorse.

L’integrazione:elemento strategicoPer ogni persona è importante costruire progetti individuali personalizzati in cui contribuiscono diverse professionalitàGli operatori non si limiteranno al singolo problema ma cercheranno di dare una risposta in modo globale alla situazione multiproblematica che la persona solitamente presenta. Tale strategia richiede una forte collaborazione ed integrazione di diversi servizi e l’apporto di vari professionisti: il progetto personalizzato sarà prodotto grazie all’attivazione di una rete di risorse.

Il lavoro per progettiPer P. Piva un programma di intervento professionale verso una persona è efficacie nella misura in cui sono rispettati i seguenti presupposti:

esistenza di un progetto personalizzato, che prenda in considerazione la complessità del caso e preveda la mobilitazione di più risorse o servizi;qualità professionale dei singoli punti di erogazione e intervento;disponibilità delle risorse a collaborare al progetto

Livelli di responsabilitàPresenza di un centro di responsabilità. Costituito da una persona o da un gruppo che si assumerà il compito di garantire che il progetto sia seguito dall’inizio alla fine e che sia flessibile rispetto ai cambiamenti che si verificheranno nel tempo anche dopo la conclusione dello stesso intervento. La responsabilità e la continuità nel seguire un progetto di intervento personalizzato si può racchiudere nel concetto di “presa in carico”. La persona non sarà abbandonata alla fine di ogni singolo intervento ma pur cambiando servizio avrà, comunque, un operatore o un servizio che non lascerà “perdere nel vuoto” i cambiamenti e le risorse impiegate nel percorso di crescita compiuto fino a quel momento.

L’organizzazione a rete - si basa sull’impiego flessibile di tutte le risorse di cui dispongono la comunità e la persona I soggetti coinvolti in queste strategie hanno obiettivi comuni che intendono raggiungere, attraverso lo scambio continuo e flessibile dei loro prodotti e risorse.Ogni servizio si percepisce come parte o nodo di una rete di scambi, in cui il risultato prodotto in proprio diventa “materia prima” o servizio di consulenza per il prodotto di un altro e tutti questi prodotti parziali confluiscono in un risultato globale(P.Piva)

Il governo della rete

La funzione della regia è quella di governo, di manutenzione della rete dei soggetti coinvolti, di guida ed orientamento agli obiettivi definiti dal progetto e dalla continua rinegoziazione in itinere alla luce dei cambiamenti che si attuano in fase di implementazione.La regia può essere assunta da un gruppo di lavoro o da un soggetto

Le responsabilità condiviseIn un intervento o progetto sociale il tema delle responsabilità è centrale. I soggetti coinvolti possono avere livelli di interesse differenti a secondo delle ragioni che li vedono implicati nei confronti del problema. Ovviamente anche le responsabilità si differenziano a secondo dei ruoli e delle competenze di ciascuno, La messa in rete di responsabilità e lo sviluppo di forme di responsabilità condivise. Soggetti iniziali, potenziali, coinvoltiLa prassi delle responsabilità condivise:Chi condivideCosa si condivideCome lo si condividePerché lo si condivide

Strumenti necessari per la regiala formazione per costruire linguaggi condivisi, l’informazione, La costruzione di regole condivise sulle strategie e metodologie di interventola valutazione come spazio di verifica e di riprogettazione degli interventi.

Il CoordinamentoDue livelli: Tecnico-amministrativo; Operativo

Il livello tecnico-amministrativoRiguarda l’organizzazione dell’intervento con l’apporto di tutte le risorse offerte dai diversi enti; i contenuti, gli aspetti amministrativi, gli aspetti strategiciIl livello operativoGestione delle attività e dei casiContributi dei diversi enti e operatori coinvolti nella presa in carico, nella progettazione e gestione di attività specifiche e di interventi integrati

Bibliografia per approfondire

“I servizi alla persona” di Paola Piva ed. Carocci

Lezione 8COSTRUIRE, IMPLEMENTARE E GESTIRE RETI SOCIO SANITARIE

Dal concetto di rete all’organizzazione di una rete sociale

Alcune concezioni di rete sociale:

Di matrice sociologica

La rete è una realtà ineludibile. Ogni persona è dentro un complesso insieme di relazioni.

Questo tipo di approccio è alla base del concetto di sussidiarietà espresso nella 328/00 (sostegno famiglia, rinforzo vincoli di vicinato, servizi di prossimità).

La capacità di un territorio di fare rete tra persone e promuovere piccoli interventi diffusi tra una molteplicità di attori.

Di matrice riferita all’organizzazione dei servizi e degli operatori socio sanitari

Una rete micro che parte dagli operatori e dai singoli servizi e mette a sistema interventi e prestazioni svolte. Necessità di non disperdere risorse e di coordinare interventi complessi

Questo modello di rete non può essere utilizzato quando si intende mettere a rete non solo persone ma anche organizzazioni ed enti

Di matrice “economica burocratica”

La costruzione della rete vista come soluzione alla carenza di risorse e di investimenti.

Si pensa che non ha un costo e che non debba richiedere processi di manutenzione.

La rete sociale di matrice organizzativa

A. Battistella ne dà 2 definizioni:

La rete come una serie di soggetti e o interventi che, messi insieme e in interazione tra loro, consentono risultati altrimenti impossibili da raggiungere da un solo soggetto o intervento.

Una rete organizzativa è anche definibile come un insieme di organizzazioni autonome legate da relazioni di interdipendenza e da particolari meccanismi di coordinamento

Intorno alla seconda definizione si presentano alcuni problemi che si evincono dalle

esperienze di programmazione dei sistemi di welfare:

Chi governa la rete?

La rete è tra pari o l’ente programmatore assume una modalità che mantiene dipendenti a lui una rete di soggetti?

Perché fare rete?

Approccio “quantitativo”

Si è consapevoli di non poter rispondere da soli al bisogno di un territorio. Più attori più capacità di dare risposte.

Approccio qualitativo

Inadeguatezza delle risposte di un solo soggetto al bisogno, alla domanda

Riconoscere il contributo dei diversi soggetti in una politica di welfare

Si considera socialmente e politicamente sbagliato agire da soli

“Azione Comune” Zamagni ritiene che siano tre gli elementi identificativi dell’azione comune

La consapevolezza di tutti a ciò che si va a fare.Il solo ritrovarsi tra più individui non basta

Ciascun partecipante all’azione comune deve conservare la titolarità e la responsabilità di ciò che compie (differente dall’azione collettiva)

Unificare gli sforzi dei diversi partecipanti all’azione comune per il conseguimento degli stessi obiettivi. Non vi è azione comune se si perseguono obiettivi diversi o configgenti

La rete sociale può essere letta come azione comune. Diventa centrale la capacità dei soggetti della rete di esprimere la propria identità, di mettere in campo le proprie risorse, di dare senso e significato al far interagire organizzazioni diverse.

Aree di possibili coordinamenti tra Enti

• Messa in comune delle risorse• Condivisione di strategie di pressione per ottenere un

obiettivo comune• Alleanza finalizzata alla spartizione di un area di mercato• Condivisione e messa in comune di informazioni• Condivisione di una vision organizzativa per un obiettivo

condiviso

QUALI MOTIVAZIONI SPINGONO UNA ORGANIZZAZIONE PER …….

FATTORI CHE OSTACOLANO LA COSTRUZIONE DELLE RETI

LA MINACCIA ALLA PROPRIA AUTONOMIA

PERDITA DI IDENTITA’

PERDERE VISIBILITA’ O PRESENZA SUL

TERRITORIO

L’INSUFFICENZA DI RISORSE

DIFFIDENZA VERSO ALTRI SOGGETTI DI CUI CI SI

SENTE DIFFERENTILA DIVERSITA’ NON COME

RISORSA MA COME IMPEDIMENTO

TIMORE CHE ALTRI SOGGETTI POSSANO

ASSUMERE UNA POSIZIONE DI

POTERE ALL’INTERNO DELLA STESSA RETE

INVESTIMENTI NON DISTRIBUITI IN MODO EQUO

L’INCAPACITA’ DI ASSICURARE A

TUTTI

ELEMENTI DI DIFFIDENZA TRA LE ORGANIZZAZIONI SPECIE IN QUELLE CHE SONO SOSTENUTE DA UNA FORTE MISSION E VISION COME QUELLE DEL SOCIALE

• STRATEGIE ED OBIETTIVI CONDIVISI E COMPATIBILI

• CHIAREZZA COSTI /BENEFICI

• SCELTA OCULATA E LIMITATA DELLE ORGANIZZAZIONI

• LEGAMI INFORMALI O STORIE COMUNI

• CONSAPEVOLEZXZA DELLA CRISI DEL SETTORE

• TIMORE DI COMPETITORI ESTERNI

CHI GOVERNA LA RETE E CON QUALI POTERI

Coordinamento informale Coordinamento negoziale Coordinamento gerarchico

Ci si coordina quando lo si ritiene necessarioSpesso supportati dalla conoscenza reciproca e dalle storie comuniRegole non ratificateLa sanzione è una decisione informale “tenerla fuori dal giro”E’ volontario e consente di raggiungere dei risultati senza rinunciare alla propria autonomia

Si istituisce un organo centrale che autodefinisce le regoleLa sanzione è l’esclusione dalla reteOgni soggetto esprime una propria individualità ma con l’obbligo di agire in modo coordinato per il raggiungimento dell’obiettivo comune

Quello meno accettato dal mondo del non profitL’ente pubblico ne assume la direzione

Lezione 9Gli strumenti per la partecipazione attiva dei cittadini

ELEMENTI CHE FAVORISCONO LA COSTRUZIONE DELLA RETE

Partecipazione e governance

La Commission on global Governance delle Nazioni Unite intende per governance “l’insieme coordinato delle azioni di differenti attori sociali, necessari a garantire il governo di un sistema e non solo la sua amministrazione”

La governance non può essere garantita da un solo sistema , anche se questo fosse un Comune.

A quest’ultimo infatti viene dato sempre di più il ruolo di regia strategica del sistema.

Per sostenere la governance di una comunità locale è basilare assicurare forme di partecipazione democratica e di democrazia partecipativa creando spazi di impegno civile e di assunzione di responsabilità da parte dei cittadini.

Processi fondamentali per assicurare la governance sono la partecipazione e la collaborazione.

La partecipazione è qui intesa come “il processo attraversoil quale i normali cittadini possono contribuire alla formazione delle decisioni rispetto a questioni che riguardano la comunità e di conseguenza, la loro vita”.

Partecipazione come “prendere parte”, “poter contare”.

La partecipazione attiva e responsabile dei membri di una Comunità locale al governo della stessa significa partecipare al processo decisionale.

Chi e come promuovere la partecipazione

Il soggetto promotore avvia il processo e lo sostiene nel tempo.

Ha il compito di esplicitare chiaramente gli scopi della partecipazione

Ciò è un punto di partenza per creare relazioni fiduciarie dando la possibilità di valutare ai diversi soggetti il grado di rispondenza di ciò che viene proposto con i propri interessi.

Modalità di partecipazione

Rivendicativa

Si ha in situazioni di conflitto. Si basa su una esigenza di difesa e/o diffusione di interessi

Può non portare a nessuna assunzione di responsabilità.

Consultiva

Creazione di spazi per porre i problemi, le esigenze, i suggerimenti

Mantiene la separazione tra chi fa richieste e chi fornisce risposte

Collaborativa/negoziale

Prevede una condivisione di responsabilità nella chiarezza e differenziazione dei ruoli

Una partecipazione che mette al centro il senso di responsabilità e di potere

Impegno comune per ricercare e costruire soluzioni ai problemi

La critica: una funzione essenziale

La critica viene utilizzata per influenzare a produrre cambiamenti o per impedirli

E’ uno strumento essenziale per partecipare “nell’esercizio del potere”

Saper ricevere una critica fa distinzione tra reali proposte di partecipazione e ricerca di consenso

Esiti della partecipazione

Gli esiti non possono essere predeterminati

E’ possibile prefigurarsi con sano realismo cosa possiamo attenderci: gli esiti desiderati ed i rischi insiti

Gli esiti sulle persone: uscire da condizioni stagnanti di impotenza e di passività, aumenta la percezione del potere ed il senso di responsabilità

Gli esiti sulle relazioni sociali e sul senso di comunità:

Rinforzo di relazioni, forme di mutualità e di scambio, sostegno sociale, ampliamento di risorse, di energie, di capitale sociale.

Rischi della partecipazione

I rischi per le persone: il controllo sociale

I rischi per le istituzioni:

maggiore complessità e più domande da soddisfare e soggetti con cui negoziare

Ricerca di nuove modalità di confronto/ scontro con la rigidità istituzionale e burocratica

Il conflitto: può far apparire la partecipazione come impossibile o inutile

La gestione negoziale del conflitto: riconoscere la legittimità delle diverse parti e dei diversi interessi in campo

Cosa facilita la partecipazione

Dare credibilità alle proposte/superare il livello di sfiducia

Riflettere su ciò che che può facilitarla/scegliere gli strumenti idonei

I problemi devono essere sentiti

Possibilità di confronto con altri che vivono il mio stesso problema/interessi comuni

Chiara percezione e previsione delle possibilità di successo

Poter “contare” ed influire effettivamente

Occasioni e strumenti per partecipare

La partecipazione ha bisogno di occasioni concrete e di strumenti adeguati

La partecipazione oltre ad essere caratterizzata da processi informali deve basarsi anche su strutture e procedimenti codificati e formali

Riconoscere i gruppi esistenti e sostenerli (comitati, associazioni, commissioni, forum, ecc)

La collaborazione è un tema che riguarda tutti oggi

Tra la comunità: persone ed istituzioni pubbliche locali

Tra gli attori della società civile

Tra i servizi pubblici del territorio e gli operatori degli stessi

Tra diverse istituzioni di un territorio

Tra istituzioni di uno stesso tipo (Comuni, scuole, ecc).

Le forme di collaborazione

In base agli obiettivi per cui si collabora

In base ai soggetti ed ai vincoli scelti

Sono un esempio: i tavoli di concertazione, le conferenze, i coordinamenti, le reti, i forum, ecc.

Le forme vanno da un minimo di complessità ad un massimo: ognuno presenta diversi livelli di efficacia e di problematicità

Collaborare ha un suo costo

Fatica e risorse

Il “confondersi” con altri (minaccia dell’identità e limitano la libertà)

Non sempre ha un eguale peso l’efficacia e l’efficienza

I tempi rischiano di diventare lunghi

Il rischio “dell’appiattimento”

Alcuni strumenti per la partecipazione attiva della cittadinanza sociale

IL PATTO PER IL SOCIALE

IL PIANO DI ZONA IL PIANO REGOLATORE PER IL SOCIALE

LA CARTA DEI SERVIZI

IL BILANCIO PARTECIPATO

LA

COPROGETTAZIONE SOCIALE

Bibliografia

“I servizi alla persona” di Paola Piva ed. Carocci

Lezione 10

Excursus storico delle normative precedenti alla introduzione del sistema integrato di interventi e servizi sociali:

La costituzione repubblicana Articoli più importanti: art.1 (diritti inviolabili e dovere inderogabile della solidarietà); art, 3 (diritti civili, politici e sociali); art. 32 (salute); art. 38 (assistenza); art. 117 e 118 (competenze alle regioni)

La revisione del titolo V della costituzione all’art.117 lascia allo Stato la legislazione inerente la “determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale”.

Fasi successive alla Costituzione Ricostruzione e consolidamento di molti interventi sanitari e sociali (periodo postbellico)

ed istituzione di diversi Enti Avvio delle Regioni a statuto ordinario (1970) riordino con un approccio globale, integrato e

correlato di funzioni (L328/75; DPR 616/77: che definisce l’assistenza ed attribuisce le funzioni ai Comuni art. 25)

Approvazione di leggi quadro di settore ( disabili L.118/71; L.104/92; malati mentali L. 180/78; tossicodipendenti L.685/75, DPR 309/90 e L.45/99; diritto di famiglia L. 451/75 ed altre ancora per minori, immigrati ecc)

Riordino della sanità con l’istituzione del servizio sanitario nazionale (L.833/78 ) Prospettiva di riforma del sistema di welfare con la necessità di approvazione di:Legge quadro sulle autonomie locali (L. 142/90; T:U: Lgs 267/2000) Revisione della prima riforma sanitaria, con una legge delega (L.421/92) che si riferisce

anche alla finanza locale, al sistema pensionistico e al pubblico impiego Avvio del completamento del decentramento amministrativo (federalismo): mutamenti

segnati dalla legge Bassanini (sull’assistenza D. Lgs. 112/98), accanto alla riforma ter della sanità, oggetto di una ulteriore delega (L. 419/98) e conseguente decreto legislativo (n. 229/99 e s.m.): ridefinizioni compiti dei comuni, integrazione socio sanitaria, livelli di programmazione nazionale e regionale

Legge quadro per “Realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali” (328/2000)

Traccia di approfondimentoQuesta lezione:

Delinea l’excursus storico delle normative che danno un ruolo centrale ai Comuni per promuovere e garantire un sistema integrato di interventi e servizi sociali

Esamina alcune scelte che stanno alla base delle nuove normative: l’integrazione sociale e sanitaria; i livelli essenziali delle prestazioni, government e governance

Presenta le normative sul sistema integrato di interventi e servizi sociali: la l. 328; la LR 23/2003

Gli orientamenti alla base della Legge 328/2000

Affermazione dei diritti sociali come diritti di cittadinanza Promuovere l’azione sociale a sistema integrato Costruire una rete di sicurezza e di protezione per i cittadini e le famiglie che si trovano in

condizioni di disagio Valorizzare i ruoli dei diversi soggetti in una logica di integrazione e collaborazione Un sistema di governo entro una logica di sussidarietà verticale (stato-regione-enti locali)

ed orizzontale (politiche ed azioni sociali di concerto tra gli attori di un territorio – pubblico e privato sociale)

I Comuni assumono un ruolo centrale nel sistema intergrato di interventi e servizi sociali . Essi sono gli attori istituzionali territoriali.

Riprendendo anche la Carta europea delle autonomie locali che stabilisce (l. 439/89) che l’esercizio della responsabilità pubblica deve incombere sulle autorità più vicine ai cittadini.L’autonomia locale consiste nel diritto e nella capacità effettiva per le collettività locali di regolamentare e amministrare una parte importante degli affari pubblici

La legge opera la sua principale trasformazione a partire dalla centralità assunta dai Comuni e dalle relazioni tra i diversi soggetti territoriali

I comuni dell’ambito (distretto sanitario) mobilitano tutti gli altri attori locali. Il modello di intervento disegnato dalla legge si basa due assi: la responsabilità pubblica del

sistema dei servizi per dare risposte alla complessità dei bisogni; l’integrazione degli interventi

Attraverso una programmazione coordinata e concertata si dà centralità alle politiche sociali con una ottica di promozione dello sviluppo locale

Government e governance Con il termine government si indica la funzione di governo in esclusiva del soggetto

pubblico (stato-regione-ente locale).

La governance è un sistema dentro il quale viene condivisa la responsabilità di governo da diversi attori sociali (soggetti della società civile, terzo settore, rappresentanti istituzionali). L’Ente locale ha un ruolo di regia tra i diversi attori coinvolti.

Attraverso queste forme di governo si definisce la sussidarietà “verticale”( si riferisce al grado di decentramento amministrativo verso gli enti locali. Può essere forte-debole-assente.) e quella “orizzontale” (legata al livello di autonomia e di sostegno promozionale riconosciuto alle organizzazioni del privato sociale)

La sussidarietà ha carattere di temporaneità, e dà un sostegno fintanto che l’altro non riesce a fare da sé, riconoscendogli la titolarità.La sussidarietà ti deve aiutare ad essere (diritti e doveri di cittadinanza).

Le istituzioni pubbliche devono soddisfare i bisogni di interventi e di servizi sociali solo allorquando gli interessati stessi, ovvero altri componenti della comunità locale non sono in grado di provvedere autonomamente.

La sussidarietà orizzontale “come strumento di promozione, coordinamento e sostegno che permette alle formazioni sociali (famiglie, associazioni, volontariato, organizzazioni no profit in genere, aziende, ecc.) di esprimere al meglio, e con la piena garanzia di libertà di iniziativa, le diverse e specifiche potenzialità”

(vedi Piano nazionale Sociale Parte I –le radici delle nuove politiche solidali)

Integrazione sociosanitariaLa legge 328/00 sottolinea in diverse sue parti la necessità di programmare gli interventi e le risorse del sistema integrato in base (art. 3) ai seguenti principi:

Coordinamento ed integrazione con gli interventi sanitari e dell’istruzione nonché con le politiche attive di formazione, di avviamento e di reinserimento al lavoro;

Concertazione e cooperazione tra i diversi livelli istituzionali di cui all’art. 1 (organizzazioni di volontariato, di promozione sociale, onlus, fondazione ed enti di patronato, enti religiosi, organizzazioni sindacali, organismi della cooperazione)

L’integrazione è la strategia prioritaria del modello di intervento definito dalla legge 328/00. Ad esso vanno affiancate le altre normative emanate in ambito sanitario come il Dlgs 229/99 e l’atto di indirizzo e coordinamento (DPCM 14-2-01) da dove si evincono alcuni indirizzi per l’integrazione sociosanitaria a più livelli:

Istituzionale (collaborazioni tra diverse istituzioni) Gestionale (configurazioni organizzative e meccanismi di coordinamento) Operativo/funzionale (lavorare per progetti, processi operativi tra più operatori e più

professionalità)

Le funzioni rispetto al quale definire il ruolo dei diversi attori sociali

All’art. 1 della 328 è possibile individuare tre sostanziali funzioni che concorrono a realizzare il sistema integrato di interventi e servizi sociali rispetto ai quali definire il ruolo dei diversi attori sociali:

La funzione di governo (principio di sussidarietà verticale) Enti locali, regione e Stato Questi enti governano il sistema con compiti di programmazione, implementazione, controllo e valutazione. Questa attribuzione di responsabilità e di ruolo garantisce la sussidarietà verticale.(art.1,6,7,8,9,,18,19)

La funzione di produzione (principio di sussidarietà orizzontale) Alla funzione di produzione se ne è partecipi producendo interventi, servizi, prestazioni. Nell’esercizio della produzione di interventi e servizi si afferma la parità tra soggetti pubblici e privati. La funzione di produzione realizza il principio di sussidarietà orizzontale(art. 1 comma 4,5; art.3 comma 4)

La funzione di tutela e promozione dei diritti (principio di partecipazione) Questa funzione prevede la promozione della partecipazione attiva dei cittadini, il contributo degli utenti e delle associazioni di tutela, delle organizzazioni sindacali. La partecipazione viene qui considerata in ordine al raggiungimento dei fini istituzionali (qualità della vita, pari opportunità, diritti di cittadinanza, ecc). (art. 1 comma 6)

I livelli essenziali delle prestazioniLo Stato (all’art. 117 del Titolo V della costituzione –legge costituzionale 3/2001) ha la legislazione esclusiva in alcune materie tra cui la determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti sul tutto il territorio nazionale.

L’art. 22/328 sottolinea che il Piano di zona deve fissare il livello essenziale delle prestazioni sociali erogabili sotto forma di beni e servizi e fissa quali debbano essere le tipologie dei servizi e delle prestazioni.

L’articolazione della legge 328/2000(lucidi)

La legge 23/2003 (recepimento della 328/2000) “Realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali nella Regione Calabria”

(schema)