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di Mimmo Cozzolino* Europa: In uno sCEnarIo DI paura IL DoVErE DELLa ChIarEzza Caro Gerardo, ti scrivo alle due di notte di questo tragico sabato. L’Europa in ginocchio, attonita, impietrita: Parigi brucia, centinaia di morti. Il terrorismo fedele e conseguente alle sue minacce attacca il vecchio continente. In questa tragica notte si accavallano le notizie. Prevale accanto al dolore l’orrore. La paura ha vinto ancora una volta dimostrando come il fal- limento del comportamento imbelle dei Governi europei sia responsabile del mancato controllo che sta portando alla ro- vina il vecchio continente. Abbiamo assistito per anni alle sfilate in passerella di decine di capi di Stato e di Ministri nella totale assenza, colpevole, di un progetto comunitario di difesa. Sempre pressapochismo convegni stico, vuoto, incapace e ir- risolvente a fronte di chiari e manifesti segni di una violenza montante ed ingravescente. Dobbiamo renderci conto che lo stato di emergenza francese è parte di una emergenza più grande, quella europea. Lo sgomento dei cittadini parigini è quello dei cittadini europei. È la notte in cui si materializzano le più terribili minacce che niente hanno insegnato a chi è responsabile del destino di seicento milioni di uomini. Eppure non è la prima volta, anche se è quella più impres- sionante, che il terrorismo dell’ISIS colpisce al cuore le no- stre popolazioni. Quali provvedimenti sono stati adottati contro questa terribile organizzazione armata che aveva preannunciato da tempo il letale massacro? Solo chiacchiere, fuga dalla responsabilità, totale cecità di un’Europa debole e disunita. Ciò che si temeva è diventato realtà. Da tempo era chiara l’estrema fragilità di un sistema difen- sivo a colabrodo. L’attesa disarmante, la superficialità, i contrasti di interesse particolare, l’assenza di una comune volontà per una effi- cace e valida azione è diventata l’inerme atteggiamento delle vittime in attesa dei carnefici. Si è invocato per molto tempo un esercito comune europeo, si è sperato in una politica estera continentale. Erano questi i capisaldi della creazione di uno Stato Europeo. Invece abbiamo assistito a frazionamenti, a divisioni dettate dall’egoismo, a tentativi di egemonia degli stati presunti forti contro i deboli. Alla fine la sfiducia del cittadino che si sente isolato, che av- verte la sensazione di emarginazione e solitudine in una so- cietà che lo ignora e lo sovrasta ma non è in grado nemmeno di tutelare la sua esistenza fisica. No brucia quindi solo Parigi ma è tutta l’Europa che sta di- ventando un grosso falò. Come questi terribili terroristi hanno annunciato dobbiamo ritenere che questa non è la prima tragedia è il primo atto di una prossima e vicina ecatombe che minaccia di scatenarsi in tutti i Paesi del nostro continente. Si tende a minimizzare con ipotesi tendenzialmente esplica- tive e riduttive sulla particolarità di questo attentato. Qualcuno cerca spiegazioni nell’accordo bilaterale tra la Francia e gli Stati Uniti per l’intervento in Siria ed in Iraq. Ma come si spiegherebbe allora l’eccidio nel museo tunisino o ancora come si spiegherebbe l’abbattimento dell’aereo russo di qualche settimana addietro? Altri azzardano suggestive opinioni che nulla hanno a che vedere con quanto è accaduto o purtroppo potrà accadere. La verità è che Parigi poteva essere Londra o Roma o altre città europee perché questo disegno criminale è incontrover- tibilmente diretto contro la nostra cultura e la nostra società. Dobbiamo dimostrare se esiste una vera coscienza europea che riesca a cogliere il senso di comunità capace di mante- nerci uniti e di immaginare nel bene e nel male uno stesso destino. Ma è possibile che questo avvenga quando non riusciamo nei fatti, solo nella retorica ad essere in grado di sentirci uniti almeno nelle nostre patrie? Avremo noi con i nostri governanti la possibilità di salvare per trasmettere alle future generazioni, difendendolo valida- mente, l’immenso patrimonio di cultura, di tradizioni, di ci- viltà e di cristianità dell’Antico Continente? Sono due mondi che si confrontano ed oggi si scontrano. La nostra civiltà ci impone, se vogliamo salvarla, di reagire con forza e convinzione. La posta è molto alta. * medico - già Senatore della Repubblica mensile di cultura politica costume Dicembre 2015 Anno VI N. 8 - Gennaio 2016 Anno VII N. 1 www.ilpensierolibero.it S iamo uomini affamati di giustizia. Ci riteniamo in credito di giustizia nei riguardi del mondo e di Dio, in quanto vittime di una storia ingiusta e di una società sperequata, a tutti i livelli. Perennemente alla ricerca di un verdetto che ponga una buona volta fine alle ingiu- rie subite, che vendichi gli inganni patiti, i soprusi, i colpi bassi, i tradimenti. Spesso “giustizieri” e “giusti- zialisti” più che sinceramente e autenticamente “giu- sti”. I conti sappiamo farli bene, specie quando sono a nostro vantaggio: siamo esattori esigenti dei torti altrui nei nostri riguardi e avari risarcitori di quelli da noi per- petrati ai danni degli altri. Per giunta, questo Papa viene di continuo a parlarci di “misericordia”, di perdono e di indulgenza, addirittura indicendo un anno giubilare. Dovremmo rinunciare alla soddisfazione per le offese ricevute? Renderci deboli agli occhi di chi ci ha ferito? Porgere il fianco a chi non ha esitato a colpirci alle spalle? Inaudito. Misericordia? Forse, ma solo da parte di Dio, nell’aldilà. Noi siamo gente di giustizia. E talvolta non pensiamo poi così di- versamente dai tempi della legge del taglione: occhio per occhio, dente per dente. Altro che misericordia. La pena di morte, altroché, ci vorrebbe per certi individui. È un’antitesi che perdura immutata, quella tra giustizia e misericordia, sin da quando eravamo bambini: se la mamma perdonava nostro fratello per una marachella, ci sentivamo offesi; se l’insegnante condonava un brutto voto a chi si era ravveduto, ci sembrava che ve- nisse tolto qualcosa a noi. Per un senso di giustizia. Quale giustizia? La nostra. S embrano trascorsi secoli, da quando PIO X, nel 1907, con l’enciclica “Pascendi dominici gregis” condannò il modernismo. Quella dottrina, filosofico an- tropologica, estremamente contraria ai principi del cat- tolicesimo, cadeva in una condizione del mondo profondamente diversa da quella attuale. Oggi la società moderna presenta problemi ugualmente grandissimi, come la crisi dell’istituto familiare, tema fondamentale di dibattito tra i partecipanti al Sinodo, voluto da Papa Francesco. Si tratta di argomenti, sui quali non si può procedere, però, come un tempo a colpi di encicliche. La storia è diversa. Le tesi condannate da Pio X ci sem- brano, oggi, addirittura di modesta rilevanza. Sonni tranquilli, adesso che il Sinodo si è concluso, non li avrà nessuno, tra vescovi e popoli della chiesa, forse nemmeno il papa. Troppo grande è la spaccatura nel ventre molle della chiesa e se non avessero dato una mano forte i vescovi dell’America Latina e del terzo mondo, forse papa Bergoglio avrebbe perso la battaglia della vita. In essa ha messo in gioco il cammino del Cat- tolicesimo in un futuro vicino e lontano. I fantasmi sociali, che aleggiavano sul Sinodo, in rela- zione alla famiglia ed alla sua condizione in un mondo che non si riconosce più nei valori tradizionali e nelle strutture storiche, continuano, però, a vagare sulla testa della Chiesa e sono destinati a creare dibattiti, divisioni e spaccature anche traumatiche. E sono gli stessi fantasmi, che agitano la società ita- liana, indipendentemente dalla fede religiosa o meno. Su questi temi il Sinodo ha preferito evitare il dibattito o si è diviso, così che le aperture richieste da Papa Fran- cesco sul rientro dei divorziati nel seno della comunità religiosa con la somministrazione dei sacramenti, e sulle altre questioni sono state approvate di strettissima misura. In fondo è una sconfitta, che potrebbe porre in discussione lo stesso principio dell’autorità papale e in- crinare la struttura profondamente verticistica della Chiesa Cattolica. Forse era questo l’obiettivo nascosto dell’era di papa Bergoglio, una chiesa democratica, con potere decisionale affidato alla comunità tutta, guidata dai vescovi. Obiettivo ambizioso, più da Chiesa delle periferie e del terzo mondo, che da corte pontificia. Su due temi il mondo laico si aspettava che il Sinodo fa- cesse almeno una pallida apertura e creasse una sponda ed un propellente per il legislatore: i matrimoni tra per- sone dello stesso sesso, l’adozione dei figli in queste fa- miglie. Certo non si poteva aspettare chissà quale rivoluzione. Nemmeno il pontefice avrebbe potuto for- zare la mano, ammesso che lo avesse voluto, spingen- dosi verso un punto di non ritorno. Almeno qualche parola si poteva comunque pronunciare. E l’assemblea dei vescovi non ha lasciato trapelare alcun sentimento su questi problemi, sconvolta dalle dichiarazioni del teo- logo che ha pubblicamente annunciato di essere gay, di avere un compagno e di uscire dalla condizione sacer- dotale, ma non da quella di cattolico praticante. Intervenute ad apertura di Sinodo, mentre la materia del dibattito religioso stava ancora cercando una sistema- zione ed un raffreddamento rispetto al magma ribollente che dalle viscere della società premeva alla ricerca di una via di fuoruscita, le confessioni del monsignore sono apparse strumentali, una forzatura o un tentativo per aprire una discussione troppo drammatica per il mondo cattolico. Così il vento della vita spalancava a forza una finestra nel Sinodo, costringendo i partecipanti a guardare fuori ed il mondo cattolico a cercare di vedere dentro, per ca- pire, condividere, criticare, avversare. Il silenzio, in un caso o nell’altro, non giova al futuro della Chiesa. Ma qual è la crisi di coscienza, che investe i credenti? Visitando molte chiese, durante le ore di più intensa af- fluenza delle persone, e chiedendo loro di indicare le maggiori tensioni, che preoccupano i cattolici, si giunge a questi dati. Quasi tutti restano indifferenti dinanzi alle questioni delle unioni civili o di quelli tra persone dello stesso sesso. In larga parte ritengono che è un problema di coscienza e di libertà personale. Perplessità e dissensi, talvolta molto forti, riguardano l’adozione dei figli, nelle coppie cosiddette gay, o la fecondazione etero. UNIONI CIVILI COPPIE GAY ADOZIONI Il legislatore tenga conto che il bambino è “persona” non un trastullo di Francesco Fasolino Papa Francesco: “È la misericordia di Dio e non la giustizia umana a salvare il mondo.” La carezza di Dio sulle nostre ferite L’Anno giubilare della Misericordia offre densi spunti di riflessione per laici e credenti di Teresa Staiano - continua a pag. 14 - editoriale Caravaggio, Le sette opere di misericordia S aremmo tentati di dire: l’avevamo scritto, all’indo- mani delle regionali, che hanno visto la vittoria di De Luca, che sarebbe stato un futuro prossimo difficile per la Campania. Mai, come in questo momento, l’esi- genza di un governo forte, capace di affrontare le emer- genze ormai sedimentate della regione, appariva necessario e doveroso agli occhi di tutti, in particolare delle forze politiche che per loro natura sono deputate ad avere un osservatorio doveroso sui bisogni dei cit- tadini e sulle lotte da affrontare, per cercare di risolverli. E, di conseguenza, la candidatura di De Luca, al di là delle capacità dell’ex sindaco di Salerno, era ritenuta inopportuna, dal momento che pendeva la legge Seve- rino sulla sua possibilità di espletare il mandato, che pure gli era stato affidato dagli elettori. Ma le ragioni utilitaristiche della politica hanno avuto il sopravvento rispetto ai legittimi interessi dei cittadini. Ora una nuova tegola cade sulla testa del governatore. Non si sa come andrà a finire e, per il momento, siamo tenuti a credere nella sua estraneità. Ma la serenità nella sua azione di governo, malgrado l’apparente dimo- strazione di sicurezza e baldanza, certo rimane minata. La pressione mediatica è fortissima ed il caso, ormai di- venuto nazionale, non lascia spazio a serenità di azione. De Luca ha chiesto di essere ascoltato dai magistrati ro- mani, ai quali compete la valutazione della vicenda. Ma i tempi sono lunghi. La gestione del risanamento della terra dei fuochi, la questione Bagnoli, problemi per i quali il governo ha stanziato rilevanti investimenti, non lasciano più margini di esitazione. Un De Luca sereno avrebbe avuto la forza e la capacità di gestire questi pro- blemi Ora non si sa. E le parole di solidarietà e vicinanza di Renzi, anche nella qualità di segretario politico del PD lasciano molte perplessità sulla volontà di far “stare sereno” il gover- natore. Ritorneremo, comunque, sulla vicenda. Lettera al Direttore editoriale BERNARDO D’AREZZO Nel XXX° Anniversario della sua morte - a pag. 8 - - continua a pag. 7 - A margine della bella serata di cultura promossa da Il Pensiero Libero in occasione della IV edizione del Concorso Letterario intitolato alla memoria del Notaio Calabrese, portando il mio saluto di poeta pa- ganese, non più residente in Pagani, ad un attento, inte- ressato e certamente non esiguo parterre, ho voluto lasciare una brevissima riflessione personale sui recenti fatti di Parigi (che al momento della cerimonia erano accaduti da meno di 24 ore) sperando in una condivi- sione almeno nel merito della stessa, se non proprio nel- l’esposizione. Da più parti insieme all’esecrazione e alla condanna ho sentito levarsi la stessa domanda che tradotta in fran- cese recita così pourquoi? Perché? Perché e poi “che fare?” Convinto che le risposte più immediate fossero : “bombardare”, “radere al suolo”, “distruggere l’Isis”, etc.. Tuttavia io mi sono chiesto chi è il nemico. In que- sto caso non una persona esasperata da un’emargina- zione storico-sociale atavica e pertanto portatrice di rivendicazioni, oppure un manipolo di terroristi san- guinari. Il nemico più pericoloso da combattere è la pro- pensione, la scelta del martirio che invade la mente e il cuore di certe persone e così ne rendo occulto e subdolo l’agire. Ecco perché non credo affatto che i bombarda- menti siano risolutivi, se non si pone mano una volta per tutte a una svolta culturale in questo caso epocale: da parte dei “nemici” della nostra civiltà affinché capi- scano il ruolo della persona umana nel creato e la di- gnità della vita propria e altrui, da parte della cosiddetta “civiltà occidentale” affinché diventi risorsa del vivere quotidiano la consapevolezza della convivenza e della coabitazione. POURQUOI? POURQUOI PAS? di Raffaele Aufiero Comunque vada, sarà notte fonda… di Francesco Fasolino - continua a pag. 7 - Il servizio sul Concorso Letterario da pag. 3 in poi

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di Mimmo Cozzolino*

Europa: In uno sCEnarIo DI paura IL DoVErE DELLa ChIarEzzaCaro Gerardo,ti scrivo alle due di notte di questo tragico sabato.L’Europa in ginocchio, attonita, impietrita: Parigi brucia,centinaia di morti.Il terrorismo fedele e conseguente alle sue minacce attacca ilvecchio continente.In questa tragica notte si accavallano le notizie.Prevale accanto al dolore l’orrore.La paura ha vinto ancora una volta dimostrando come il fal-limento del comportamento imbelle dei Governi europei siaresponsabile del mancato controllo che sta portando alla ro-vina il vecchio continente.Abbiamo assistito per anni alle sfilate in passerella di decinedi capi di Stato e di Ministri nella totale assenza, colpevole,di un progetto comunitario di difesa.Sempre pressapochismo convegni stico, vuoto, incapace e ir-risolvente a fronte di chiari e manifesti segni di una violenzamontante ed ingravescente.Dobbiamo renderci conto che lo stato di emergenza franceseè parte di una emergenza più grande, quella europea.Lo sgomento dei cittadini parigini è quello dei cittadini europei.È la notte in cui si materializzano le più terribili minacce cheniente hanno insegnato a chi è responsabile del destino diseicento milioni di uomini.Eppure non è la prima volta, anche se è quella più impres-sionante, che il terrorismo dell’ISIS colpisce al cuore le no-stre popolazioni.Quali provvedimenti sono stati adottati contro questa terribileorganizzazione armata che aveva preannunciato da tempo illetale massacro?Solo chiacchiere, fuga dalla responsabilità, totale cecità diun’Europa debole e disunita.Ciò che si temeva è diventato realtà.Da tempo era chiara l’estrema fragilità di un sistema difen-sivo a colabrodo.L’attesa disarmante, la superficialità, i contrasti di interesseparticolare, l’assenza di una comune volontà per una effi-

cace e valida azione è diventata l’inerme atteggiamento dellevittime in attesa dei carnefici.Si è invocato per molto tempo un esercito comune europeo,si è sperato in una politica estera continentale.Erano questi i capisaldi della creazione di uno Stato Europeo.Invece abbiamo assistito a frazionamenti, a divisioni dettatedall’egoismo, a tentativi di egemonia degli stati presunti forticontro i deboli.Alla fine la sfiducia del cittadino che si sente isolato, che av-verte la sensazione di emarginazione e solitudine in una so-cietà che lo ignora e lo sovrasta ma non è in grado nemmenodi tutelare la sua esistenza fisica.No brucia quindi solo Parigi ma è tutta l’Europa che sta di-ventando un grosso falò.Come questi terribili terroristi hanno annunciato dobbiamoritenere che questa non è la prima tragedia è il primo atto diuna prossima e vicina ecatombe che minaccia di scatenarsiin tutti i Paesi del nostro continente.Si tende a minimizzare con ipotesi tendenzialmente esplica-tive e riduttive sulla particolarità di questo attentato.Qualcuno cerca spiegazioni nell’accordo bilaterale tra laFrancia e gli Stati Uniti per l’intervento in Siria ed in Iraq.Ma come si spiegherebbe allora l’eccidio nel museo tunisinoo ancora come si spiegherebbe l’abbattimento dell’aereorusso di qualche settimana addietro?Altri azzardano suggestive opinioni che nulla hanno a chevedere con quanto è accaduto o purtroppo potrà accadere.La verità è che Parigi poteva essere Londra o Roma o altrecittà europee perché questo disegno criminale è incontrover-tibilmente diretto contro la nostra cultura e la nostra società.Dobbiamo dimostrare se esiste una vera coscienza europeache riesca a cogliere il senso di comunità capace di mante-nerci uniti e di immaginare nel bene e nel male uno stessodestino.Ma è possibile che questo avvenga quando non riusciamo neifatti, solo nella retorica ad essere in grado di sentirci unitialmeno nelle nostre patrie?Avremo noi con i nostri governanti la possibilità di salvareper trasmettere alle future generazioni, difendendolo valida-mente, l’immenso patrimonio di cultura, di tradizioni, di ci-viltà e di cristianità dell’Antico Continente?Sono due mondi che si confrontano ed oggi si scontrano.La nostra civiltà ci impone, se vogliamo salvarla, di reagirecon forza e convinzione. La posta è molto alta.

* medico - già Senatore della Repubblica

mensile di cultura politica costumeDicembre 2015 Anno VI N. 8 - Gennaio 2016 Anno VII N. 1 www.ilpensierolibero.it

Siamo uomini affamati di giustizia. Ci riteniamo incredito di giustizia nei riguardi del mondo e di Dio,

in quanto vittime di una storia ingiusta e di una societàsperequata, a tutti i livelli. Perennemente alla ricerca diun verdetto che ponga una buona volta fine alle ingiu-rie subite, che vendichi gli inganni patiti, i soprusi, icolpi bassi, i tradimenti. Spesso “giustizieri” e “giusti-zialisti” più che sinceramente e autenticamente “giu-sti”. I conti sappiamo farli bene, specie quando sono anostro vantaggio: siamo esattori esigenti dei torti altruinei nostri riguardi e avari risarcitori di quelli da noi per-petrati ai danni degli altri.Per giunta, questo Papa viene di continuo a parlarci di“misericordia”, di perdono e di indulgenza, addiritturaindicendo un anno giubilare. Dovremmo rinunciare allasoddisfazione per le offese ricevute? Renderci deboliagli occhi di chi ci ha ferito? Porgere il fianco a chi nonha esitato a colpirci alle spalle? Inaudito. Misericordia?Forse, ma solo da parte di Dio, nell’aldilà. Noi siamogente di giustizia. E talvolta non pensiamo poi così di-versamente dai tempi della legge del taglione: occhioper occhio, dente per dente. Altro che misericordia. Lapena di morte, altroché, ci vorrebbe per certi individui.È un’antitesi che perdura immutata, quella tra giustiziae misericordia, sin da quando eravamo bambini: se lamamma perdonava nostro fratello per una marachella,ci sentivamo offesi; se l’insegnante condonava unbrutto voto a chi si era ravveduto, ci sembrava che ve-nisse tolto qualcosa a noi. Per un senso di giustizia.Quale giustizia? La nostra.

Sembrano trascorsi secoli, da quando PIO X, nel1907, con l’enciclica “Pascendi dominici gregis”

condannò il modernismo. Quella dottrina, filosofico an-tropologica, estremamente contraria ai principi del cat-tolicesimo, cadeva in una condizione del mondoprofondamente diversa da quella attuale. Oggi la societàmoderna presenta problemi ugualmente grandissimi,come la crisi dell’istituto familiare, tema fondamentaledi dibattito tra i partecipanti al Sinodo, voluto da PapaFrancesco. Si tratta di argomenti, sui quali non si puòprocedere, però, come un tempo a colpi di encicliche.La storia è diversa. Le tesi condannate da Pio X ci sem-brano, oggi, addirittura di modesta rilevanza.Sonni tranquilli, adesso che il Sinodo si è concluso, nonli avrà nessuno, tra vescovi e popoli della chiesa, forsenemmeno il papa. Troppo grande è la spaccatura nelventre molle della chiesa e se non avessero dato unamano forte i vescovi dell’America Latina e del terzomondo, forse papa Bergoglio avrebbe perso la battagliadella vita. In essa ha messo in gioco il cammino del Cat-tolicesimo in un futuro vicino e lontano.I fantasmi sociali, che aleggiavano sul Sinodo, in rela-zione alla famiglia ed alla sua condizione in un mondoche non si riconosce più nei valori tradizionali e nellestrutture storiche, continuano, però, a vagare sulla testadella Chiesa e sono destinati a creare dibattiti, divisionie spaccature anche traumatiche.E sono gli stessi fantasmi, che agitano la società ita-liana, indipendentemente dalla fede religiosa o meno.Su questi temi il Sinodo ha preferito evitare il dibattitoo si è diviso, così che le aperture richieste da Papa Fran-cesco sul rientro dei divorziati nel seno della comunitàreligiosa con la somministrazione dei sacramenti, esulle altre questioni sono state approvate di strettissimamisura. In fondo è una sconfitta, che potrebbe porre indiscussione lo stesso principio dell’autorità papale e in-crinare la struttura profondamente verticistica dellaChiesa Cattolica. Forse era questo l’obiettivo nascostodell’era di papa Bergoglio, una chiesa democratica, conpotere decisionale affidato alla comunità tutta, guidata

dai vescovi. Obiettivo ambizioso, più da Chiesa delleperiferie e del terzo mondo, che da corte pontificia.Su due temi il mondo laico si aspettava che il Sinodo fa-cesse almeno una pallida apertura e creasse una spondaed un propellente per il legislatore: i matrimoni tra per-sone dello stesso sesso, l’adozione dei figli in queste fa-miglie. Certo non si poteva aspettare chissà qualerivoluzione. Nemmeno il pontefice avrebbe potuto for-zare la mano, ammesso che lo avesse voluto, spingen-dosi verso un punto di non ritorno. Almeno qualcheparola si poteva comunque pronunciare. E l’assembleadei vescovi non ha lasciato trapelare alcun sentimentosu questi problemi, sconvolta dalle dichiarazioni del teo-logo che ha pubblicamente annunciato di essere gay, diavere un compagno e di uscire dalla condizione sacer-dotale, ma non da quella di cattolico praticante. Intervenute ad apertura di Sinodo, mentre la materia deldibattito religioso stava ancora cercando una sistema-zione ed un raffreddamento rispetto al magma ribollenteche dalle viscere della società premeva alla ricerca diuna via di fuoruscita, le confessioni del monsignoresono apparse strumentali, una forzatura o un tentativoper aprire una discussione troppo drammatica per ilmondo cattolico.Così il vento della vita spalancava a forza una finestranel Sinodo, costringendo i partecipanti a guardare fuoried il mondo cattolico a cercare di vedere dentro, per ca-pire, condividere, criticare, avversare. Il silenzio, in uncaso o nell’altro, non giova al futuro della Chiesa.Ma qual è la crisi di coscienza, che investe i credenti?Visitando molte chiese, durante le ore di più intensa af-fluenza delle persone, e chiedendo loro di indicare lemaggiori tensioni, che preoccupano i cattolici, si giungea questi dati. Quasi tutti restano indifferenti dinanzi allequestioni delle unioni civili o di quelli tra persone dellostesso sesso. In larga parte ritengono che è un problemadi coscienza e di libertà personale. Perplessità e dissensi,talvolta molto forti, riguardano l’adozione dei figli, nellecoppie cosiddette gay, o la fecondazione etero.

UNIONI CIVILI COPPIE GAY ADOZIONIIl legislatore tenga conto che il bambino

è “persona” non un trastullodi Francesco Fasolino

Papa Francesco: “È la misericordia di Dio e non la giustizia umana a salvare il mondo.”

La carezza di Dio sulle nostre feriteL’Anno giubilare della Misericordia offre densi spunti

di riflessione per laici e credenti di Teresa Staiano

- continua a pag. 14 -

editoriale

Caravaggio, Le sette opere di misericordia

Saremmo tentati di dire: l’avevamo scritto, all’indo-mani delle regionali, che hanno visto la vittoria di

De Luca, che sarebbe stato un futuro prossimo difficileper la Campania. Mai, come in questo momento, l’esi-genza di un governo forte, capace di affrontare le emer-genze ormai sedimentate della regione, apparivanecessario e doveroso agli occhi di tutti, in particolaredelle forze politiche che per loro natura sono deputatead avere un osservatorio doveroso sui bisogni dei cit-tadini e sulle lotte da affrontare, per cercare di risolverli.E, di conseguenza, la candidatura di De Luca, al di làdelle capacità dell’ex sindaco di Salerno, era ritenutainopportuna, dal momento che pendeva la legge Seve-rino sulla sua possibilità di espletare il mandato, che puregli era stato affidato dagli elettori.Ma le ragioni utilitaristiche della politica hanno avuto ilsopravvento rispetto ai legittimi interessi dei cittadini.Ora una nuova tegola cade sulla testa del governatore.Non si sa come andrà a finire e, per il momento, siamotenuti a credere nella sua estraneità. Ma la serenità nellasua azione di governo, malgrado l’apparente dimo-strazione di sicurezza e baldanza, certo rimane minata.La pressione mediatica è fortissima ed il caso, ormai di-

venuto nazionale, non lascia spazio a serenità di azione.De Luca ha chiesto di essere ascoltato dai magistrati ro-mani, ai quali compete la valutazione della vicenda. Mai tempi sono lunghi. La gestione del risanamento dellaterra dei fuochi, la questione Bagnoli, problemi per iquali il governo ha stanziato rilevanti investimenti, nonlasciano più margini di esitazione. Un De Luca serenoavrebbe avuto la forza e la capacità di gestire questi pro-blemi Ora non si sa.E le parole di solidarietà e vicinanza di Renzi, anchenella qualità di segretario politico del PD lasciano molteperplessità sulla volontà di far “stare sereno” il gover-natore. Ritorneremo, comunque, sulla vicenda.

Lettera al Direttore editoriale

BERNARDO D’AREZZONel XXX° Anniversario

della sua morte- a pag. 8 -

- continua a pag. 7 -

Amargine della bella serata di cultura promossa daIl Pensiero Libero in occasione della IV edizione

del Concorso Letterario intitolato alla memoria delNotaio Calabrese, portando il mio saluto di poeta pa-ganese, non più residente in Pagani, ad un attento, inte-ressato e certamente non esiguo parterre, ho volutolasciare una brevissima riflessione personale sui recentifatti di Parigi (che al momento della cerimonia eranoaccaduti da meno di 24 ore) sperando in una condivi-sione almeno nel merito della stessa, se non proprio nel-l’esposizione.Da più parti insieme all’esecrazione e alla condanna hosentito levarsi la stessa domanda che tradotta in fran-cese recita così pourquoi? Perché? Perché e poi “chefare?” Convinto che le risposte più immediate fossero :“bombardare”, “radere al suolo”, “distruggere l’Isis”,etc.. Tuttavia io mi sono chiesto chi è il nemico. In que-sto caso non una persona esasperata da un’emargina-zione storico-sociale atavica e pertanto portatrice dirivendicazioni, oppure un manipolo di terroristi san-guinari. Il nemico più pericoloso da combattere è la pro-pensione, la scelta del martirio che invade la mente e il

cuore di certe persone e così ne rendo occulto e subdolol’agire. Ecco perché non credo affatto che i bombarda-menti siano risolutivi, se non si pone mano una voltaper tutte a una svolta culturale in questo caso epocale:da parte dei “nemici” della nostra civiltà affinché capi-scano il ruolo della persona umana nel creato e la di-gnità della vita propria e altrui, da parte della cosiddetta“civiltà occidentale” affinché diventi risorsa del viverequotidiano la consapevolezza della convivenza e dellacoabitazione.

POURQUOI? POURQUOI PAS?di Raffaele Aufiero

Comunque vada, sarà notte fonda…di Francesco Fasolino

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Il servizio

sul Concorso Letterario

da pag. 3 in poi

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Il legame di filiazione può essere valutato eanalizzato da diversi punti di vista (biolo-

gico, giuridico, antropologico, psicologico),che nel loro insieme ne esprimono tutta lacomplessità. Nell’attestare questo legame unruolo fondamentale è svolto dal nucleo di ap-partenenza che riconosce un individuo comefiglio di un determinato padre e di una deter-minata madre. Ogni gruppo umano, dispone,infatti, di una pluralità di usanze, di leggi e diriti che regolano e definiscono l’evento dellaprocreazione e i ruoli dei soggetti convolti.Dal punto di vista strettamente giuridico, èpossibile ricondurre il termine filiazione aduna duplicità di significati: il primo è la fi-liazione – fatto che indica l’atto di procrea-zione mediante il quale i genitori con il lorocontributo genetico e funzionale, provvedonoalla fecondazione dalla quale discende unnuovo soggetto (c.d. filiazione di sangue); ilsecondo è la filiazione - rapporto, alla cui co-stituzione di norma presiede la filiazione -fatto, che si riferisce al rapporto giuridico esi-stente tra due soggetti definiti come genitoree figlio. Nel Codice Civile, la posizione di fi-glio costituisce uno status familiare, al qualesono ricollegati tanto dei diritti e obbligli neiconfronti del genitore, quanto il riconosci-mento pubblico della posizione filiale. Oc-corre, tuttavia, distinguere tra uno statosostanziale di filiazione che si acquista con lanascita ed è garantito dall’art. 30 della Costi-tuzione e che attribuisce una tutela del figlioindipendentemente dal ricoscimento formaledello status, e uno status formale di figlio chesi acquisisce mediante la formazione di unatto giuridico che attesta ed accerta che lapersona è figlia di un determinato padre e diuna determanta madre. Tradizionalmente laposizione del figlio è diversamente discipli-

nata a seconda che la filiazione s’inseriscanell’ambito di una famiglia fondata sul ma-trimonio (c.d filiazione legittima) ovvero aldi fuori di essa (c.d filiazione naturale). Ladistinzione tra filiazione legittima e filiazionenaturale è espressione dell’originaria deriva-zione, del nostro ordinamento dal Diritto Ro-mano, incentrato sulla figura del PaterFamilias e sul concetto di legittimità. Il Di-ritto Romano, infatti, distingueva tre catego-rie di figli: i figli legittimi, naturali, spuri. Ilcodice del 1942, nella formulazione ante -riforma distingueva nettamente la posizionedei figli nati o concepiti nel periodo in cui igenitori sono uniti in matrimonio, da quelladei figli nati o concepiti al di fuori del matri-monio, attribuendo ai primi una posizionenettamente privilegiata rispetto ai secondi. Lariforma del Diritto di Famiglia, intervenutain Italia nel 1975 ad opera della L. 151 ha,tuttavia operato una quasi totale equipara-zione tra filiazione legittima e filiazione na-turale, attenuando la disparità di trattamentoin ossequio ad una piena attuazione del det-tato costituzionale di cui all’art. 30, in virtùdel quale “la legge assicura ai figli nati fuoridal matrimonio ogni tutela giuridica e so-ciale compatibile con i diritti dei membridella famiglia legittima”. Dal punto di vistadisciplinare, la differenza essenziale tra i duetipi di filiazione riposa sui diversi modi di ac-certamento formale dei rispettivi status. Nelcaso di filiazione legittima, l’accertamento èdi tipo normativo e si attua con l’adempi-mento dei c.d “obblighi anagrafici”, ossia conla denuncia della nascita da parte dei genitoriall’ufficiale dello stato civile, il quale prov-vede alla formazione dell’atto di nascita. Nel-l’ipotesi di filiazione naturale, invece,l’accertamento è di tipo volontario, poichénel denunciare la nascita del figlio naturale,non è consentito menzionare i genitori sequesti non ne abbiamo effettuato spontanea-mente il riconscimento. Qualora l’accerta-

mento volontario o normativo sia statoomesso, il figlio può ricorrere al giudice perottenere l’accertamento giudiziale della filia-zione. In alcune ipotesi marginali, tuttavia, ilLegislatore esclude la riconoscibilità dei c.d“figli incestuosi”, nati cioè da persone tra lequali esiste un vincolo di parentela anche sol-tanto naturale, in linea retta fino all’infinito ein linea collaterale nel secondo grado, ovveroun vincolo di affinità in linea retta, a menoche i genitori al tempo del concepimentoignorassero il vincolo esistente tra loro o ilmatrimonio da cui deriva l’affinità, sia dichi-rato nullo. Il rapporto di filiazione non trovanecessariamente il suo fondamento nella di-mensione biologica. In particolare nella filia-zione adottiva il legame giuridico difiliazione è stabilito dall’intevernto del giu-dice, in assenza dell’atto di procreazione.Esso trova il suo fondamento in un atto di vo-lontà con cui un soggetto riconosce lo statusdi figlio legittimo (o adottivo se si tratta diadozione di persone maggiori d’età) ad unaltro soggetto che non è stato da lui pro-creato, venendo dunque lo stato sostanziale equello formale di filiazione a coincidere con-testualmente per effetto di un provvedimentogiudiziario. La Legge n.219 del 2012, ha ap-portato una sostanziale modifica della disci-plina della filiazione configurando un nuovoassetto dei rapporti familiari, con l’obiettivodi assicurare l’equiparazione tra figli legit-timi e naturali completando il lungo cam-mino già iniziato con la riforma del Diritto diFamiglia. Le disposizioni codicistiche previ-genti alla Legge n. 219 del 2012, evidenzia-vano, nonostante la proclamataequiparazione dei figli legittimi e dei figli na-turali, l’esistenza di un favor nei confrontidello status di figlio legittimo che l’ordina-mento esprimeva in diverse forme. Con l’en-trata in vigore della legge 219/12 è stataformulata una nozione univoca sia di filia-zione, sia di parentela, consentendo anche al

figlio nato fuori dal matrimonio e al figlioadottivo (escludendo la sola ipotesi di ado-zione del maggiorenne), di poter fare riferi-mento a tutti i membri della famiglia delgenitore naturale o adottante. In sostanza conla riforma tutti i figli acquistano lo stessostato giuridico e hanno diritto di crescere infamiglia e di mantenere rapporti significativicon i parenti, indipendentemente dal fatto chesiano o meno nati in costanza di matrimonio.Tutti i figli hanno pertanto il diritto di esseremantenuti, educati, istruiti e per la primavolta è stato sancito anche il diritto ad essereassistiti moralmente dai genitori, nel rispettodelle loro capacità, inclinazioni naturali edaspirazioni. Inoltre il figlio minore che abbiacompiuto dodici anni, o anche di età infe-riore, ove capace di discernimento, ha dirittodi essere ascoltato in tutte le questioni e leprocedure che lo riguardano (c.d. diritto d’a-scolto). I figli hanno il dovere di rispettare igenitori e contribuire in relazione alle propriesostanze ed al proprio reddito, al manteni-mento della famiglia finchè convivono conessa. Importanti novità sono state introdotteanche con riguardo al rinoscimento dei figlinati fuori del matrimonio, attraverso l’abbas-samento del limite di età del figlio da 16 a 14anni affinché questi possa prestare il proprioconsenso al riconoscimento (art. 250 c.c.).Sono stati eliminati i limiti al riconoscimentodei figli nati da incesto, in precedenza am-messo solo nei casi di buona fede dei geni-tori (ignoranza del vincolo di parentela oaffinità) e di nullità del matrimonio da cui de-riva l’affinità. È rimasto tuttavia il filtro delgiudice che autorizza il riconoscimento,avendo riguardo all’interesse del figlio e allanecessità di evitare allo stesso qualsiasi pre-giudizio (art. 251 c.c.). Con il Decreto Legi-slativo 154/2013 si è provveduto poi acancellare ogni residua discriminazione tranati all’interno ed all’esterno del matrimonioe adeguare tutte le norme vigenti in materia di

filiazione con la sosti-tuzione, nel Codice Civile enegli altri testi di legge, delle parole «figli le-gittimi» e «figli naturali», cancellando le lo-cuzioni «legittimi» e «naturali» e disponendoche sia ripotato esclusivamente «figli», contutte le conseguenze previste dal D.Lgs. edalle norme che esso ha riformato restandosalvo l’utilizzo delle denominazioni di ‘figlinati nel matrimonio’ o di ‘figli nati fuori delmatrimonio’ quando si tratta di disposizioni aessi specificamente relative». Sono stati mo-dificati, sempre in attuazione del principiodell’uguaglianza tra i figli, molti articoli delcodice civile, ma anche del codice penale, diprocedura penale e del codice di proceduracivile, nonché di alcune leggi speciali, consostanziali novità in materia, tra cui ad esem-pio l’adeguamento della disciplina delle suc-cessioni e delle donazioni al principio diunicità dello stato di figlio. A Completamentodell’opera di “pulizia normativa”, dunque,il regolamento recante attuazione dell’art. 5,comma, 1, l. n. 219/2012, pubblicato nellaGazzetta Ufficiale n. 62 del 16 marzo 2015,va ad estendere il principio dell’unicità dellostato giuridico di figlio anche nel regola-mento di stato civile. In particolare, tale re-golamento, apportando modifiche al D.P.R.n. 396/2000 (regolamento per la revisione ela semplificazione dell’ordinamento di statocivile), va a sostituire le parole «figlio natu-rale» con «figlio nato fuori del matrimonio».Il tutto per dar vita, attraverso una riforma dacosiderarsi storica, ad un più giusto diritto difamiglia, che traspaia dalle pagine stesse delCodice Civile, custode e pietra angolare dellasocietà del suo tempo che ha posto final-mente fine ad ogni discriminazione tra i figlilegittimi e figli naturali e considerandoli sem-plicemente figli.

*avvocato del Foro di Nocera Inferiore e vice-presidente A.D.G.I. Salerno

La Filiazione dopo la Riforma: non esiste più la distinzione tra figli natifuori o dentro il matrimonio. Tutti i figli hanno lo stesso stato giuridico.

di Carmina Rescigno*

2Dicembre 2015 Anno VI N. 8 - Gennaio 2016 Anno VII N. 1

Alle ore 13,15 il suo confessore, alcuni padrialcantarini, tutte le monache, ed altre personela portammo in chiesa. Il suo confessore cele-brò la Messa cantata accompagnata dal suonodell’organo. La celebrazione si concluse con ilcanto del Libera me, Domine. La salma rimase esposta in chiesa fino alleore 18,00 del 4 marzo. In tale ora venneroesponenti della Curia Arcivescovile per for-malizzare il processo e decretarne la sepol-tura nella medesima chiesa davanti all’altaremaggiore. Il tutto avvenne alla presenza deiseguenti testimoni: il sottoscritto LuigiLombardi, il signor Francesco Cappa e DonGennarino.

memoria di fatti, detti e virtù

Il 19 febbraio 1825 Suor Maria Crocifissa mipregò di dire a Suor Maria Luigia, se potevacostruire una cappella nel giardino volendotrasformare in ritiro la sua abitazione, comelasciò scritto. Suor Maria Luigia rispose cheuna cosa più viene contrastata, meglio riesce.La stessa Suor Maria Crocifissa si lamentòcon Lei per il fatto che la famiglia non le per-metteva di ricevere visite da parte di tutti. LaServa di Dio le rispose che l’avesse a piacereperché non tutti quelli che venivano a farle vi-sita, venivano per devozione.Un giorno di maggio del 1827, pregai la Servadi Dio perché avesse fatta una preghiera perla riuscita di un mio affare. Mi rispose che ilSignore l’avrebbe benedetto. Avendo, però, ioreplicata la preghiera una seconda e una terzavolta, mi rispose un po’ risentita: “ma voimancate di fiducia; l’affare è fatto”. Ed effet-tivamente constatai che la cosa era andatacome lei mi aveva predetto.Nel settembre del 1828 Suor Maria Luigia fupregata da mia moglie a favore di una giovanedi buona morale rimasta, purtroppo, orfana enubile in mezzo ad una strada. Rispose che ilSignore le avrebbe fatto trovare la via giustaper una buona sistemazione senza bisogno dinessuno. Tutto si avverò. Oggi quella ragazzasi trova ben sistemata. Durante le visite che quasi quotidianamente lefacevo, mi capitava spesso di notare sue diffi-coltà di respiro. Lei però, mettendosi la manosul petto, destramente sospendeva il respiroper non farsi accorgere della cosa. Con iltempo capii che la difficoltà di respirazione

nasceva dai dolori che le provocavano i cilizidi cui era carica. Infatti dopo la morte, si trovòun pezzo di tela trapuntato, formato a cardo,che la Serva di Dio metteva sul nudo petto.Inoltre si applicava ai due lati del torace duecroci, una di legno, ed un’altra d’ottone for-mate da chiodi, che uscivano fuori dal loropiano. Unitamente a queste croci si applicavaanche altri cilizi ai lombi. Digiunava in continuazione ed era sempre inorazione tranne nei pochi momenti che dedi-cava al riposo. Si macerava con aspre penitenze; il suoamore per Dio spesso le faceva versare la-crime di dolore. Era molto attenta a non farscoprire le volontarie sue mortificazioni ap-parendo costantemente dolce, garbata e pienadi carità con tutti. La sua solitudine non fu mai oziosa; la suavirtù era troppo evidente per non eccitare ilnemico dell’anima a turbare la sua quiete. La modestia, l’innocenza, le eminenti doti dispirito attiravano da ogni parte grande con-corso di persone di ogni ceto soprattutto pre-lati ed ecclesiastici, tanto regolari che secolari,per chiedere consigli. Se lei elargiva a tutti itesori della sua parola, questi non cessavanodi lasciare, per quanto potevano a secondadella propria condizione civile ed economica,elemosine con cui la Serva di Dio sostenevala sua comunità mai costituita da meno di otto,nove ragazze. Mai fece mancar loro quantooccorreva per le proprie necessità. Con quelleelemosine riusciva non solo a far fronte alleesigenze interne della casa, ma anche ad aiu-tare, secondo lo spirito di san Francesco, per-sone bisognose e a pagare i 50 ducati annuiper la pigione della casa in cui alloggiavano. Per restaurare, poi, il convento di s. Antonioai Monti ricevuto da Sua Maestà, Francesco I,occorrevano circa mille ducati, che lei era riu-scita ad accumulare dalle elemosine che rice-veva. All’indomani di detta donazione, tutti siscatenarono contro di lei. Gli appellativi menoingiuriosi che le si diedero furono “strava-gante” ed “ipocrita”.Gli esercizi di penitenza erano pari a quelli dicarità. La sua vita era un continuo digiuno; lesue austerità spaventavano anche le personepiù fervorose. Pochi erano i giorni nei qualinon aggiungeva qualche nuova macerazionealle sue penitenze ordinarie.Il tenero amore verso Gesù Cristo, sorgente di

tutte le sue virtù, si manifestava soprattutto al-l’altare. La sua fede traspariva attraverso la modestia, ilrispetto e una devozione affettuosa fino alle la-crime. Fra tutte le virtù, la sua tenerezza versola Santa Vergine apparve la più evidente dellasua vita spirituale. Si sarebbe detto che fossenata con questo contrassegno di devozione,che la distinse per tutto il corso della sua vita.Era ancora nella culla, quando la sola vista diun’immagine di Maria la faceva trasalire digioia. Non si dubita che la grande modestia delsuo comportamento e l’angelica innocenza checonservò in tutta la vita, siano state l’effetto diuna singolare protezione della Madre di Dio,della quale fu sempre la favorita.

grazie ottenute per intercessione di Suor M.

Luigia

Il 21 maggio 1829, a prima mattina s’intasòl’ernia cronica della cameriera del cavaliereNuzzi, Maria Giuseppa. Fui chiamato d’ur-genza; ma perché ero assente per essermi re-cato a Marigliano, fu interpellato un primarioche, non riuscendo a risolvere il caso, pensòdi intervenire chirurgicamente. Io ritornai ilvenerdì di buon mattino. Accorsi al letto del-l’ammalata, ma vedendo il caso disperatoperché tutti i tentativi fatti erano risultati in-fruttuosi, decisi di rivolgermi alla Serva diDio. Feci toccare pochi fili di lino di un faz-zoletto che era stato sotto la testa di SuorMaria Luigia. Il miglioramento fu imme-diato: l’ernia si rimise a suo posto e l’inter-vento chirurgico fu scongiurato. Il 29 maggio dello stesso anno, mia figlia An-gela in prima serata fu assalita da dolori iste-rici che durarono con insistenza fino alle 2 dinotte. Non riuscendo a vederla in quello statopietoso, pensai di ricorrere alla Serva di Dio.Applicai sulla sua pancia la “coppola” (cuf-fietta o soggolo n.d.r.) di Suor Maria Luigia,che conservo come reliquia. La risposta nonsi fece attendere: in due ore e un quarto la miaAngela era totalmente libera da ogni dolore.Ai primi d’aprile del 1829 sognai di trovarminella stanza di Suor Maria Luigia. Nell’atto dilicenziarmi, dovendo andare fuori Napoli, leinell’atto di farmi piccoli regali, mi disse: “tu tene vai ed il Ritiro non va avanti”. Replicò su-bito dopo la stessa cosa: “voi ve ne andate edil monastero non va avanti”. Io, però, le ri-sposi: “ma ve ne ho chiesto il permesso!...”.

La sognai poi una seconda volta verso la finedello stesso mese in questo modo. Essendoandato al monastero, la trovai nella sua stanzaseduta su una sedia con una gran quantità dibiancheria usata di color bianco, che la copri-vano tutt’intorno, mentre le monache le face-vano corona. Vedendola in quel modo, perscherzo le chiesi un pezzo di stoffa. Lei mi ri-spose: “dunque non ci vuoi venire, non ci vo-lete venire?” Le replicai: “son venuto, voletedarmi la mano?” Nell’atto di porgermela, iogliela baciai. Lei si disturbò perché avevo ba-ciato la mano e non l’abito. Ed io le soggiunsi:“non vi prendete collera; adesso bacio l’a-bito”. Lo feci e così la tranquillizzai. All’alba del 20 maggio 1829 mi sembrò di tro-varmi in una stanza in cui, alla mia destra sitrovava una tavola sulla quale era distesa SuorMaria Luigia morta con molta gente attorno.Osservandola, la vidi sudare. Le dissi che miavrebbe fatto piacere se fosse risuscitata. Alche lei si scosse, si sedette sulla tavola e midisse: “nel monastero non vuoi andarci? Làsopra non ci vuoi andare?” Le domandai comestava il mio antico confessore, Varchet. Lei mirispose: “sta bene”. Io ribadii. “ma come stabene?” E lei di rimando: “dilexisti justitiam,et odisti iniquitatem”. Il 2 luglio 1829 la sognai per la quarta volta.Stava seduta nel monastero e piangeva peraver sentito dire che sua sorella voleva abban-donare il monastero di S. Gennaro dei Poveri,dove attualmente si trova. Poco dopo, però, lavidi correre per il convento e, per di più, mi re-galò un pezzo di pignolata di cioccolata.Maria Luigia era nata con un’inclinazione cosìspiccata alla virtù che, quantunque fanciulla,non trovava piacere se non nel pregare e nellostarsene in chiesa. L’orazione e la lettura dellavita dei Santi furono i soli passatempi dellasua infanzia. Risplendeva tanto per lo spirito,quanto per la bellezza del suo volto. Tutto peròsvaniva davanti alla sua modestia e alla suapurezza. Presto si capì che Dio non la desti-nava al mondo, ma umile, mortificata, labo-riosa e ubbidiente qual era, la sceglieva per sé.Il suo amore verso Gesù, da lei chiamato“sposo divino”, e la sua tenera devozioneverso la Santa Vergine, si erano imposti findalla culla. La si vedeva brillare di gioia allasola vista della sua immagine. Maria Luigia non fu inferiore a nessuna fan-ciulla in materia di pietà. Man mano che cre-sceva in età, si sviluppava in lei anche ildistacco dal mondo e dalle sue attrattive. Questa santa ragazza con tutto l’ardore desi-derava soffrire per quel suo Dio, che tanto

aveva sofferto per lei. Oggetto dei suoi desi-deri e delle sue preghiere fu la croce. In ciò fuappieno esaudita: a poco a poco una paralisiquasi totale la inchiodò su una sedia che, benpresto, si trasformò in dura croce. Non si vide mai una più eroica e cristiana pa-zienza! Maria Luigia era una ragazza di rarabellezza, di spirito vivace, però tormentata intutto il corpo da acutissimi dolori. Era soffe-rente in tutte le membra e priva di ogni sol-lievo. Però mai trapelava dalle sue parole o daisuoi gesti una benché minima inquietudine oatto d’impazienza. Era forte, sempre serena econ un volto perennemente sorridente. Mani-festava un atteggiamento sempre uguale, unamodestia sconcertante, una dolcezza inaltera-bile. Maria Luigia appariva un miracolo per-manente di pazienza e di virtù; la si potevaconsiderare un perfetto modello di vita cri-stiana da proporre a tutti. Tutte queste virtùerano effetto della sua carità e della sua fede.

ancora fatti straordinari che rivelano l’in-

tervento della Serva di Dio

Il 19 luglio 1830 verso mezzogiorno con la si-gnora Mastrilli andai a fare un bagno al Largodella Vittoria. Stando poco distante dal miocamerino, presso quello della signora, mi av-vidi che qualcuno sospetto vi si aggirava in-torno. Incuriosito, andai a dare uno sguardoalle mie cose e mi accorsi subito che mancaval’orologio. Cominciai a gridare: “al ladro, alladro”. Accorse la polizia, che cominciò ac-curatamente ad investigare sul fatto. Venneroarrestate due persone, ma senza risultato. Simandarono marinari a cercare sott’acqua, maugualmente senza profitto. In tale trambusto,mi raccomandai con devozione alla Serva diDio. Terminata la preghiera, mi si notifica chel’orologio era stato ritrovato in mare molto di-stante dai camerini, dove era stato gettato dachi l’aveva rubato. Quest’orologio, munitoanche di una catena d’oro, era una rarità delvalore di circa sessanta ducati.Il 10 marzo 1837 nella notte di sabato, la Sig.Maria Raffaella Dentica, monaca professa nelmonastero di S. Giambattista fu assalita dauna flussione alla gola, che le impediva anchedi ingoiare solo un sorso d’acqua. La conversache le era accanto, le presentò un’immaginedi Suor Maria Luigia, che aveva con sé.Giel’applicò con grande fiducia alla gola, e nesperimentò immediatamente i vantaggi. Tra-scorse il resto della notte riposando tranquil-lamente. Al mattino, perfettamente guarita, lasi vide girare allegramente per il monastero.Per questa grazia ricevuta, inviò tramite meuna messa in ringraziamento.

La prima biografia di Suor Maria Luigia di p. Paolo Saturno C.Ss.R.

- continuazione dal numero di giugno -

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ha segnato una svolta importante. Merito soprattutto dei tanti amici chehanno raccolto il mio invito, lasciandosi coinvolgere in un progetto cultu-rale che non poteva rimanere patrimonio soltanto di chi lo aveva ideato esostenuto.Alla famiglia Calabrese – ricordarlo è sempre doveroso – la gratitudineper aver voluto condividere questa meritoria iniziativa nel nome del lorocongiunto, il compianto notaio Carlo, del quale non mi stancherò mai ditramandarne il luminoso esempio del politico illuminato e del professio-nista stimato.Finalmente, come è stato sempre nei miei auspici, con la quinta edizioneil Concorso diventa patrimonio prevalentemente dei ragazzi per i quali,mi sia permesso ribadirlo, era stato pensato, così come la nascita di que-sto giornale. Nuove forze in campo legittimano questa mia fiducia, fugando qualchenube che pure aveva offuscato l’orizzonte. La chiave di svolta è stata il de-cisivo colloquio con la dirigente del liceo scientifico di Pagani, la prof.ssaEzilda Pepe. Da quel momento la mia rinnovata lena nel coinvolgere altrisoggetti che sono attivi protagonisti nella vita sociale, culturale ed econo-mica, non solo di Pagani.

Gerardo De Prisco

Le tesi del Piaget sulle fasi dell’etàevolutiva ormai non valgono più.

Si diventa più velocemente adulti, ri-spetto al passato. E questo ha valorenon solo per gli uomini, ma per tuttele cose del mondo, compresi i premiletterari. Anche il Concorso Letterario Il Pen-siero libero alla memoria del notaio

“Carlo Calabrese” è diventato adulto. Ormai si prepara per la V edizione.Ma il suo essere cresciuto non è legato solo al tempo. Sarebbe stata unacrescita passiva, per forza di inerzia, se non fosse intervenuto anche un altroelemento essenziale, cioè il fatto che il Concorso si è radicato nell’imma-ginario del territorio, coinvolge sempre più scrittori e poeti, anche da altreregioni. Le tematiche che essi affrontano rappresentano uno spaccato es-senziale della società contemporanea e le trasfigurano in linguaggi semprepiù complessi ed innovativi.Questo Concorso, nell’idea originaria di Gerardo De Prisco, che ne è statola mente, doveva essere rivolto principalmente ai ragazzi delle scuole diogni ordine e grado. Poi le cose hanno preso un’ altra piega. Maggiori sonostati la partecipazione ed i contributi degli adulti. Le scuole, si sa, sonolente a carburarsi ed hanno bisogno di incentivazione costante. Quando par-tono, però, divengono un vulcano di idee.Forse siamo alla svolta definitiva. L’attenzione ed il successivo entusiasmo,in particolare nel Dirigente Scolastico e nei docenti del Liceo Scientifico diPagani, ha dato vita a due proposte davvero significative. La prima riguardala definizione di un tema preciso da affidare agli studenti, per le loro com-

posizioni, in forma di versi o di prosa, da inviare alla commissione esaminatrice.Il tema individuato, anche con una indagine tra un gruppo di studenti del territorio,ed accolto in pieno è “lI viaggio tra bisogno interiore e costrizione storica”.Non è difficile comprendere le ragioni di questa scelta. Essa sollecita i giovani adosservare il presente ed immaginare il loro futuro, alla luce delle profonde rivolu-zioni che il “melting pot” globale provoca e provocherà nei prossimi decenni. E laletteratura e l’arte in generale, con la loro capacità di analisi e sintesi insieme delreale, sono forse le uniche forme di vita che, quasi dotate di un oscillografo sensi-bilissimo, avvertono il formarsi delle onde sismiche, anticipatrici degli incontri escontri delle placche tettoniche in movimento.L’altra efficace intuizione è pensare di introdurre una sezione, riservata agli stu-denti, di composizione musicale, sempre sul tema del viaggio.Fioriscono anche nel nostro territorio gli istituti ad indirizzo musicale. Era tempoche si realizzassero. Con la introduzione di questa sezione, il Concorso Letteraio in-tende seguire ed accompagnare una evoluzione del sistema scuola, che è in sostanzauna evoluzione della realtà stessa.Infine nella civiltà delle immagini e con le immagini, non poteva mancare l’aper-tura, sempre per gli studenti, ai nuovi linguaggi della comunicazione.La sezione dedicata al “corto”, quindi, propone una forma espressiva già consoli-data. Oggi, grazie al “tablet” ed allo “smartphone” è capace di costruire forme an-cora più nuove e più ricche.La forza di questo Concorso Letterario consiste nel suo essere “in progress”.Probabilmente, come nella storia dei “Certamina” rinascimentali, arriveremo a unaserata di composizione immediata, su un tema definito, che i concorrenti svolge-ranno, utilizzando, però, il tablet. Così opereremo una sintesi tra antenati e pronipoti.Ma questo è già futuro. E il destino del Concorso Letterario “Il Pensiero Libero” èquello di sognare, se possibile, il futuro.

3 Dicembre 2015 Anno VI N. 8 - Gennaio 2016 Anno VII N. 14° Concorso Letterario

La Quarta edizione del Concorso Letterario “Il Pensiero Libero”

Notaio Carlo Calabrese

La svoltadi Francesco Fasolino

rEgoLamEnto

art. 1 sezione adultiIl Concorso si articola in TRE sezioni a tema liberoSEZIONE 1: POESIA SEZIONE 2: NARRATIVA SEZIONE 3: POESIA IN VERNACOLO art. 2 sezione studentiRiservata agli alunni della classe terza della scuola secondaria diprimo grado e di tutti quelli degli istituti secondari di secondogrado.Il tema, su cui gli studenti dovranno cimentarsi in questa edizioneè: “Il viaggio tra bisogno interiore e costrizione storica”SEZIONE 1: POESIA SEZIONE 2: NARRATIVA SEZIONE 3: POESIA IN VERNACOLOSEZIONE 4: MUSICA; composizione inedita in musica e in versi,di durata non superiore ai 3 minuti. Il testo deve essere inviato sudvd o file.SEZIONE 5: I CORTI; produzione inedita della durata massimadi 5 minuti da inviare su dvd o file.art. 3 modalità di partecipazioneOgni autore può partecipare a più sezioni del concorso.La poesia deve avere una lunghezza non superiore ai 40 versi, corpo 12.Il racconto deve avere una lunghezza non superiore a 25.000 bat-tute, corpo 12.

art. 4 Invio delle operePer la poesia Narrativa/Vernacolo una copia, in formatoWORD.doc, dovrà pervenire al seguente indirizzo e-mail: [email protected] e dovrà contenere: 1. titolo dell’opera2. firma dell’autore3. generalità dell’autore (Nome, cognome, data di nascita, indi-

rizzo, CAP, recapito telefonico, e-mail)4. la seguente dichiarazione:

Io sottoscritto, nome e cognome, dichiaro di essere l’autore deltesto e di detenerne tutti i diritti a titolo esclusivo. Dichiaro inol-tre che il testo è inedito. Si autorizza al trattamento dei dati personali secondo le norma-tive vigenti.Per i partecipanti minorenni l’autorizzazione alla partecipazioneal concorso, deve essere firmata da un genitore, inoltre dovrà es-sere acclusa una copia di un documento di riconoscimento atte-stante l’età anagrafica del concorrente.

5. Autorizzazione a un’eventuale pubblicazione sul giornale Il Pen-siero Libero.

art. 5 termine della presentazione delle opereIl testo, corredato da quanto specificato all’articolo 3, dovrà per-venire entro le ore 24 del giorno 20 settembre 2016.art. 6 giuriaLa giuria, composta di critici, poeti e scrittori, sarà presentata alpubblico durante la cerimonia di premiazione.

Il giudizio della giuria è insindacabile.art. 7 premiSaranno premiati i primi tre lavori classificati, per ogni sezione. Leprime opere classificate, per le sezioni Poesia/Narrativa/Vernacolo,saranno pubblicate sul sito www.ilpensierolibero.itLa giuria si riserva la facoltà di assegnare altri premi e menzionispeciali a opere particolarmente meritevoli. art. 8 Esclusione dal ConcorsoNon saranno ammesse le opere non rispondenti ai requisiti del Concorso.art. 9 La partecipazione al Concorso è gratuita.art. 10 privacyI dati dei partecipanti saranno garantiti secondo la legge n. 675/96sulla privacy. art. 11 premiazioneDi norma, nel mese di Novembre, la data e il luogo della cerimoniadi premiazione saranno comunicati agli interessati a mezzo e-maile pubblicati su Il Pensiero Libero.L’invito alla cerimonia di premiazione non dà diritto a eventualispese di viaggio e di soggiorno.I vincitori impossibilitati a partecipare alla cerimonia di premiazionepotranno delegare altre persone per il ritiro del premio.I lavori letterari inviati non saranno restituiti.

Info: segreteria del Concorso 3391811322 e-mail [email protected]

5° CONCORSO LETTERARIO “IL PENSIERO Libero”alla memoria del Notaio Carlo Calabrese

Il ringraziamento per la preziosa collaborazione

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4Dicembre 2015 Anno VI N. 8 - Gennaio 2016 Anno VII N. 1 4° Concorso Letterario

Il concorso letterario alla memoria delnotaio Carlo Calabrese, giunto ormai

alla sua quarta edizione, è un appunta-mento autunnale di notevole spessore cul-turale per la città di Pagani e l’Agro.La cerimonia di premiazione, svoltasipresso il Circolo Unione, il 14 novembre,all’indomani della strage di Parigi, gli haconferito una valenza nuova, ulteriore.Letteratura e musica per dimostrare che ilmale c’è, ma che non deve vincere, chetutto quello in cui crediamo non deve e nonpuò essere annientato, per capire la pre-ziosità della Vita, il rispetto dell’Altro, ilvalore dell’Essere.La comunità di Pagani si è svegliata sabatomattina in un clima spettrale dopo la tra-gedia in quello che sembrava un venerdì didivertimento, spensieratezza e di sport.Una sensazione di totale impotenza, di to-tale spaesamento. Una guerra diversa daquelle che si studiano sui banchi di scuola,un conflitto perverso, subdolo che annienta

tutti, che diffonde paura e sospetto che di-venta pericoloso se si lascia insinuare trale pieghe delle nostre anime. Non ci sono logiche che possano soggia-cere dietro la follia omicida.Può diventare la paura del vicino, del frut-tivendolo, del ragazzone in tuta con il cap-puccio che incontri per strada...Dopo una notte breve, tanta rabbia, tantaindignazione. Ma cittadini di Pagani e dell’Agro nonhanno lasciato che la paura li paralizzasse,che annebbiasse la capacità di ragionare, cheoffuscasse i valori in cui da sempre credono. Il concorso letterario ha offerto una possi-bilità di reagire. Per questo, accolti al Circolo Unione, conl’entusiasmo di sempre, dal Presidentedello storico Sodalizio, Luigi De Prisco, edalle “anime” del Concorso, Gerardo DePrisco e Alfredo Salucci, sabato sera sono“usciti di casa” per partecipare alla ceri-monia di premiazione.

Significativa è stata la partecipazione al con-corso di diverse associazioni culturali. Erapresente l’assessore alla cultura Carmine DePascale, che, non smettendo le vesti di “at-tore”, ha recitato col talento che tutti cono-sciamo alcune poesie del senatore D’Arezzo,simbolico omaggio dal sen. De Prisco allamemoria dell’antico “avversario politico”.La serata si è conclusa con un Recital mu-sicale curato dal maestro Antonio Saturnoe dall’Ensemble Anelli di Saturno.Al Circolo Unione, con la partecipazione allacerimonia di premiazione del Concorso Let-terario, sabato 14 novembre, la comunitàdel’Agro non si è lasciata sconfiggere dallapaura né dalla follia del terrorismo.La scrittura e la musica hanno svelato inpieno la loro capacità di far rinascere lamorte come vita nell’armonia dei suoni edelle parole; la forza di strappare al fondoambiguo dell’oblio e della memoria unaluce, la sola che non si offusca mai unavolta conquistata.

LA LETTERATURA E LA MUSICA PER REAGIRE ALLA VIOLENZAdi Antonietta Serino

Serata davvero piacevole, quella cheha visto la premiazione del 4° Con-

corso Letterario “Il Pensiero Libero”,dedicato alla memoria del notaio CarloCalabrese. Se è vero che l’atmosfera,come è stato sottolineato da tutti, era ca-rica delle tensioni che gli avvenimentidi Parigi hanno creato nel nostro animo,tuttavia immergersi nella cultura ha po-tuto donare ai partecipanti un balsamorasserenante, che solo l’arte è capace didonare.

Le fasi della manifestazione sono stateseguite con assoluta attenzione da partedel pubblico.

È una platea significativa, costituita dapersonalità del mondo sociale e culturaledel territorio che, da anni, ormai, ac-compagna il Concorso, la cui anima mo-trice è rappresentata dal sen. Gerardo DePrisco. A lui ed al dott. Alfredo Salucci sidevono la cura meticolosa, con cui sonopreparate le fasi e le attività, che si con-cludono con la serata della premiazionedei vincitori. Un lavoro lungo, dietro lequinte, che dura circa un anno e costa in-dubbiamente sacrifici. Ma i risultati, chedalla prima edizione si registrano, do-nano una soddisfazione forte, dal mo-mento che il premio rappresenta unatestimonianza importante nel patrimonioculturale dell’Agro nocerino, e non solo.

Il concorso, con la partecipazione cosìampia di invitati, testimonia anche l’af-

fetto nei confronti della famiglia Cala-brese, radicata nel territorio non solo peril prestigio professionale, ma anche perl’attenzione che da sempre pone alla so-lidarietà ed alla promozione culturale.

I lavori che hanno vinto la sezione “Poe-sia” sono stati letti in modo impeccabilee ricco di partecipazione dalla giornali-sta dott. Giorgia Russo, che ha anchecoordinato, con vivacità e piglio insiemeal dott. Salucci, tutta la serata.

Il salone si è caricato di emozioni, ingi-gantite ancora di più dalla conclusionedella cerimonia.

Il gruppo musicale “Gli anelli di Sa-turno” guidati dal maestro Antonio Sa-turno, con le sue scelte musicali, hacreato una singolare sintonia con i temi,che hanno animato la serata, ricchi diuna attenzione e solidarietà verso i pro-blemi, che sconvolgono la nostra quoti-dianità. E il brano “Offertorio”, uno deipassaggi fondamentali del concerto, èapparso davvero una preghiera che tuttielevavano per le vittime di ogni terrori-smo e per la speranza di costruire unmondo, in cui libertà e dignità umanapossano avere la piena realizzazione.

Impressioni, che non sono state solomie, ma di quanti hanno apprezzato ilsenso ed i messaggi complessivi di que-sto premio letterario.

Emozionidi Costanza Di Matteo

Auguro a tutti di prender parte, per la prima volta (!), ad un con-corso letterario e vedere il proprio racconto gratificato col

primo premio: è un accadimento alquanto inusuale, e di cui undomani, per quanto mi riguarda (chissà…), potranno riferire i mieinipoti nell’illusione di dimostare “quant’era bravo il nonno…”.Ciò che, piuttosto, a me preme testimoniare è la serata della pre-miazione – presenti almeno 150 ospiti – nella bellissima sala con-ferenze del Circolo Unione di Pagani; dove, attanagliatodall’emozione per l’inatteso riconoscimento, inizialmente, in unquadro ambientale familiare e colto allo stesso tempo, a stento sonoriuscito a spiccicare qualche frase di senso compiuto.Sfoggiando un pizzico di vanità perché della serata “ho fatto parteanch’io” – dopo aver avuta l’opportunità e il piacere di ascoltare gliinterventi sapienti e qualificati del dott. alfredo salucci, del se-natore gerardo De prisco, del giornalista e poeta raffaele au-fiero e del prof. Francesco Fasolino – posso dire di aver acquisita

non soltanto la consapevolezza che, verosimilmente, a scrivere “mela cavo”, ma anche e soprattutto dello spessore intellettuale e dellacompetenza della commissione giudicatrice, i cui componenti, afine serata, ho avuto modo di incontrare. Il tutto, come già accen-nato in principio, nella cornice di una location degna dell’occa-sione e in cui tuttora si respirano appieno gli oltre 120 anni delCircolo Unione, con le sue ampie sale, la grande e curatissima ter-razza ai margini del campo da tennis.Ciliegina sulla torta – dopo che erano state interpretate mirabil-mente da Carmine De Pascale alcune poesie in vernacolo del com-pianto on. Bernardo D’Arezzo e dopo l’assegnazione dei premi –l’organizzazione ha voluto offrire ai presenti una notevolissimaperformance del gruppo musicale “Gli Anelli di Saturno” guidatidal giovane Maestro Antonio Saturno. Una chiosa incantevole chemi ha riportato col pensiero alla mia Napoli… Grazie Pagani.

PENSIERI IN LIBERTÀ…di Bruno Pezone

Vincitori

poEsIaPRIMA CLASSIFICATA

specchi labirinticidi Carla D’Alessandro

SECONDA CLASSIFICATALa differenza dei giorni in un uomo

di Davide Rocco Colacrai

TERZA CLASSIFICATA EX AEQUOraminga sotto l’azzurro

di Giovanna Scutiero

TERZA CLASSIFICATA EX AEQUOho camminato…di Rita Califano

TERZA CLASSIFICATA EX AEQUOI ciclamini raccontano

di Aniello Gerardo De Prisco

narratIVaOpera Prima Classificata

Lo sterco del diavolo di Bruno Pezone

Opera Seconda ClassificataIl pescatore e gli squali di Nadia Parlante

Opera Terza Classificataal di là del tempo di Antonella Grimaldi

Targhe offerte

dal Comune di Pagani

LA PREMIAZIONE

Il più vivo ringraziamento

a Nello Calabrese il quale, anche a nome

della famiglia, ha condiviso e sostenuto

concretamente la scelta dipubblicare

con un apposito opuscolo“Poesie” e “Racconti”

premiati.

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5 Dicembre 2015 Anno VI N. 8 - Gennaio 2016 Anno VII N. 14° Concorso Letterario

premessa

Il Concorso letterario in memoria del notaio Calabrese, edizione 2015,si è arricchito di una parte musicale, che è entrata nella manifesta-zione par condicio con quella letteraria preesistente. Artefice di que-sta sezione è stato il giovane maestro Antonio Saturno con il suoensemble gli “Anelli di Saturno”. La singolare denominazione nascedal cognome del Maestro il quale, giocando sul fatto che l’omonimopianeta è aureolato da tre anelli di materia luminosa, ha voluto chia-mare il suo gruppo “Anelli di Saturno” in quanto, per lo più costituitoda ragazzi che orbitano nella sua scia artistica. In effetti l’ensemble ca-meristico, prevalentemente formato da giovani musicisti dell’Agronocerino-sarnese, è una formazione strumentale costituita da orga-nico a corde pizzicate e a plettro, ideata e diretta dal Maestro. Essanasce con due precise finalità. La prima è far conoscere, attraverso laletteratura specifica, strumenti musicali, come chitarra e mandolinoche, nel tempo sono stati troppo spesso associati ad un’idea quasiesclusivamente folkloristica popolare e oleografica, mentre in realtàvantano una significativa letteratura colta. La seconda finalità è radi-cata nell’impegno di offrire a giovani musicisti possibilità concrete diesibizioni pubbliche. Poiché diversi di questi valenti ragazzi sono stu-denti del Liceo musicale “Galizia” di Nocera Inferiore (SA) e, in qualchemodo, allievi del Maestro che vi insegna chitarra, mandolino e musica d’in-sieme, giustificano l’appellativo di “Anelli di Saturno”. Va anche detto che la sezione musicale nell’ambito del Concorso letterario“Il Pensiero Libero” non è una novità ma un consolidamento. Nelle prece-denti edizioni abbiamo avuto la partecipazione dell’ensemble Coro Polifo-nico Alfonsiano-Orchestra Alfaterna del M° Paolo Saturno, zio di Antonioche, avvalendosi della singolare capacità compositiva del M° Alfonso Vitale,ha addirittura fatto musicare brani poetici o di prosa del Concorso curandonepoi l’esecuzione nell’ambito della stessa manifestazione di premiazione. Inol-tre in altre edizioni sì è potuto anche ammirare l’arte di cantanti dall’ugolad’oro come la nota Anna Corvino, Annapaola Troiano, Tommaso Castello opianisti dello spessore di Fabrizio Romano, che tiene concerti per tutt’Europa. Inoltre va fatto notare che la collaborazione del giovane Saturno s’inseriscein un’attività musicale di partecipazione alle iniziative culturali del SenatoreGerardo De Prisco principiata diversi anni fa dallo zio, il M° Paolo Saturno,redentorista, ed espletate soprattutto nell’aureo periodo del “Premio Inter-nazionale di Letteratura Religiosa città di Pagani”, nel cui ambito - a diredello scrittore, Pasquale Maffeo, - la sezione musicale del Saturno senior nerappresentava il 50%. componenti dell’ensemble “Anelli di Saturno”

L’ensemble era formato da nove elementi che elenchiamo secondo la posi-zione che occupavano sul palco del Circolo Unione partendo dalla sinistra dichi guardava: Giovanni Marcellini (mandolino, liceo Galizia), TommasoBarra (idem), Agostino Di Maria (diplomato presso il conservatorio di Bari),Luigi Bordo (diplomato in mandolino presso il conservatorio di Padova e incanto lirico presso il conservatorio di Vibo Valentia), Marica Parziale (man-dolino, liceo Galizia), Maria Rosaria Fortunato (mandolino, liceo Galizia),Emanuele Esposito (violoncello, liceo Galizia), Antonio Russo (chitarra classica, diplomato sotto la guida di Raimondo DiSandro presso il conservatorio di Napoli), Antonio Saturno (chitarra clas-sica, direzione e arrangiamenti). Giovanni Marcellini e Tommaso Barra sono figlio e nipote d’arte. Hanno ri-cevuto la prima educazione musicale e il primo approccio allo strumento dairispettivi papà e nonno, big del mandolino.Agostino Di Maria e Luigi Bordo rappresentano il mandolino colto dell’areanapoletana attraverso il diuturno studio con esimi maestri quali Mauro Squil-lante e Dorina Frati e l’attività concertistica che ne ha confermato la valenza.

Marica Parziale e Maria Rosaria Fortunato sono due studentesse che coniu-gano esemplarmente gli impegni letterari con quelli musicali, di cui hannodato dimostrazione in più circostanze. Emanuele Esposito è un talento musicale che già meraviglia per le singolaridoti manifestate in più occasioni nelle quali si è esibito come solista, ma chesoprattutto fa sperare in un roseo futuro concertistico. Antonio Russo maneggia con pari bravura la chitarra e il mandolino. Nono-stante la giovanissima età è già docente di chitarra classica nella scuola mediastatale ad indirizzo musicale di S. Nicola la Strada (CE). Il suo comporta-mento umano improntato a garbo, correttezza e rispetto è pari alla sua pluri-bravura musicale. Antonio Saturno, anche se giovane d’età, è da considerare ormai un big so-prattutto della chitarra. La sua poliedrica competenza musicale - chitarrista,mandolinista, direttore, musicologo, compositore, arrangiatore, orchestra-tore, organizzatore di eventi, presentatore - e l’intensa attività concertisticada solista, in gruppi cameristici, in collaborazione con la perla dei cantantinapoletani, Mimmo Angrisano e con il celebre attore Michele Placido, nefanno un personaggio di spicco nel panorama musicale italiano soprattuttopartenopeo. Accanto agli altri suoi cd, poi, Speranzella e Storie di Napoli,sono tra le più interessanti realtà discografiche partenopee. il programma del concerto

Il programma degli “Anelli di Saturno” è durato quaranta minuti ed è co-minciato circa due ore dopo l’inizio della manifestazione. Antonio è statocategorico: “data la ragionevole stanchezza - ha detto - si prega di lasciare lasala da parte di chi non è interessato all’ascolto, anche perché l’esecuzionedella musica in programma richiede molta concentrazione. Quelli che ri-mangono, però, debbono prestare la necessaria attenzione”. Effettivamentequalcuno è andato via, ma i più sono rimasti. E il concerto è iniziato. Il primo brano in programma è stato: Fantasia mediterranea per chitarra sola.Il chitarrista, Antonio Saturno, nella presentazione ha spiegato: “Fantasia me-diterranea è un pout-pourrì di brani caratteristici per chitarra, che vanno dalFandango, alla Malaguena per terminare a Napoli con una celebre Tarantella.Il brano, “assemblato” dall’esecutore, tende ad evidenziare le caratteristicheidiomatiche della chitarra classica e il virtuosismo esecutivo del chitarrista”.La seconda composizione - ha chiarito Saturno junior - è stata Scarazula Ma-razula. Essa è un ballo tipico del Friuli, che si ritiene risalire ad epoca preri-nascimentale, forse XIV sec. In una lettera di denuncia all’Inquisizionedel 1624, si segnala che donne e uomini del paese friulano di Palazzolo ese-

guissero questa danza cantando in due cori per evocare la pioggia. Ditale ballo è pervenuta versione scritta nel volume, Il primo libro dei balliaccomodati per cantar et sonar d’ogni sorta de instromenti di GiorgioMainerio Parmeggiano Maestro di Capella della Santa Chiesa d’Aqui-legia, nel 1576. Il brano è stato ripreso da diversi gruppi e autori mo-derni, come i Mitili Flk e il cantautore Angelo Branduardi nel suoalbum Futuro antico II. Lo stesso Angelo Branduardi lo ha usato cometema principale per il suo brano Ballo in fa diesis minore incluso nelsuo album La pulce d’acqua del 1977. Il brano ha contribuito non pocoalla diffusione e alla conoscenza di questa antica melodia. Il terzo brano è stato, Alturas degli Inti-Illimani, il gruppo musicale ci-leno che ha contribuito con le proprie canzoni alla lotta contro il dit-tatore Pinochet. Il charango, tipico chitarrino sudamericano impiegatooriginariamente, è stato brillantemente sostituito dal mandolino nellaversione degli “Anelli di Saturno“. Il quarto pezzo è stato Tarantella di Raffaele Calace (1863-1934), ce-lebre mandolinista, compositore e liutaio napoletano, che ha contri-buito alla diffusione del mandolino nel mondo con i suoi innumerevoliconcerti, composizioni e strumenti. A tutt’oggi gli eredi ne manten-gono con fedeltà e orgoglio la tradizione liutaria.

Il quinto brano è stato Offertorium (omaggio a Rodrigo) di Maurizio Colonna,il celebre chitarrista-compositore che la critica internazionale colloca tra i primidieci chitarristi classici al mondo. Offertorium è una pagina dal carattere tristepiuttosto che melanconica scritta originariamente per chitarra e orchestra intempo unico, che riecheggia il celebre adagio del Concierto de Aranjuez(1939 - Parigi) di Joaquìn Rodrigo (1901-1999). Colonna, nell’ultimo scorciodi secolo, ha scritto questa struggente composizione che ha scosso tutti i pre-senti i quali hanno tributato interminabili applausi agli esecutori, pensando allevittime delle guerre del Novecento e ai relativi innumerevoli eccidi soprat-tutto di donne e bambini innocenti. Il pathos creato dal gruppo musicale ha ul-teriormente condizionato l’ascolto perché il M° Saturno ha dedicato il branoalle vittime del terrorismo islamico di Parigi del 13 novembre scorso. Il penultimo brano è stato Libertango di Astor Piazzolla (1921-1992) im-preziosito da una virtuosistica cadenza di A. Saturno, che ha fatto rivivere ifasti delle sue brillanti esecuzioni passate in quel mitico duo con il flauto diFrancesco Pepe. Il popolare brano del compositore argentino, seguito convivissima partecipazione dal pubblico, ha confermato nella rivisitazione stru-mentale di Antonio Saturno quell’impressione che immancabilmente susci-tano i suoi arrangiamenti, i quali riescono a conferire ad una formazionecameristica le massicce sonorità e i colori di un’orchestra sinfonica. Ultimo brano - fuori programma e a richiesta del pubblico - è stato Bis ElVito, che è una pagina della tradizione chitarristica spagnola dell’Andalusiarisalente al XVI secolo. Esso è divenuto celebre per le incisioni strumentalidi Paco De Lucia, celebre chitarrista flamenco scomparso di recente.conclusione

Il concerto è risultato fascinoso dalla prima all’ultima nota; ha inchiodatoalla sedia tutti gli astanti mozzandone talvolta il respiro. Con orgoglio pos-siamo dire che quel glorioso cammino iniziato negli anni settanta nella cittàdi sant’Alfonso dal M° padre Paolo Saturno redentorista, dopo quarant’anninon solo non accenna a tramontare, ma s’inverdisce sempre più producendoancora ubertosi frutti musicali.

*Questo articolo è stato scritto dal prof. p. Paolo Saturno per la parte

“tecnico-culturale” integrata dal nostro Direttore editoriale, per quella

relativa alle collaborazioni pregresse dello stesso p. Paolo Saturno ed

alle sensazioni per “l’atmosfera vissuta” nel corso del Concerto dell’En-

semble “Anelli di Saturno”

I L CONCERTO DEGL I “ANELL I D I SATURNO *”

sEzIonE poEsIa-mEnzIonE DI mErIto

a Mattia CarbonarosEzIonE VErnaCoLo-mEnzIonE DI mErIto

ad Antonio Ranucci

FuorI ConCorso-prEmIo spECIaLE

a Giuseppe GalassoFuorI ConCorso-prEmIo spECIaLE

a Miriam Anna Moscariello

Impagabili… GRAZIE!

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6Dicembre 2015 Anno VI N. 8 - Gennaio 2016 Anno VII N. 1 4° Concorso Letterario

LA PARTECIPAZIONE DELLE ASSOCIAZIONI

targa g 20Presidente Dott. Gerardo Torre

Al dottore Nicola Cardillo Presidente Onorario del Concorso

targa auser Insieme paganiPresidente Prof.ssa Maria Butrico

All’IPSSEOA ritira la Dirigente prof.ssa Rosanna Rosa

agriturismo san giorgio - Casal Velino - Dalla sig.ra Annamaria Bertolini un soggiorno

a Bruno Pezone Vincitore 1° Premio “Narrativa”

hotel terme Cappetta - Contursi terme -Dall’avv. Dionigi Cappetta un soggiorno

alla sig.ra Carla D’Alessandro Vincitore 1° Premio “Poesia”

OMAGGI

Il ringraziamento per la professionale

collaborazionequale componente

della Giuria a:

Francesco Amato Giornalista

Prof.ssa Gabriella Brandes docente

Prof.ssa Maria Butrico docente

Dott. Antonio Cirillo Magistrato

Prof.ssa Lucia De Cristofaro Direttore Editoriale Albatros Magazine

Prof. Francesco Fasolino Ispettore Scolastico

D.ssa Nicla Iacovino direttrice biblioteca di Nocera Inferiore

Prof. Franco Salerno Docente

GIURIA

targa papa CharliePresidente Michele Pepe

Alla Dirigente scolastica del Liceo Scientifico di PaganiProf.ssa Ezilda Pepe

targa I martedì Culturali Ideatore e animatore Dott. Alfredo Salucci

Alla d.ssa Nicla Iacovino direttrice della biblioteca di Nocera Inferiore

targa parco letterario s. alfonsoPresidente Ing. Felice Russo

Alla signora Maria Teresa Tortora della Corte Calabrese

targa rotary Club nocera Inferiore apudmontemPresidente Dott. Paolo Attianese

Ad Antonio Saturno Ensemble Anelli di Saturno

Vacanze Villa Clelia

- Casal Velino -

dalla dott.ssa Anna Caruso

un soggiorno

per il M° Antonio Saturno

“Ensemble Anelli di Saturno”

La Manifestazioneè stata condotta

dal dott. Alfredo Salucci con la collaborazione

dell’avv. Giorgia Russo che ha letto anche le poesie premiate

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7 Dicembre 2015 Anno VI N. 8 - Gennaio 2016 Anno VII N. 14° Concorso Letterario

Ogni società regolamenta i rapporti socialiattraverso leggi derivanti da un’idea di giu-stizia storicamente e culturalmente determi-nata: tale concetto di giustizia è a volte cosìvariegato, che le norme vigenti in uno Statopossono essere percepite come ingiuste daparte di chi appartiene ad un’altra cultura; ecosì, diacronicamente, leggi un tempo va-lide oggi non lo sono più. Può persino acca-dere che ciò che è legale, non sia da taluniconsiderato giusto, alla luce di proprie con-vinzioni etiche o religiose, e, viceversa, ciòche non è legale sia riconosciuto giusto sullabase di una legge morale superiore allanorma scritta. Il discorso si complica: quella“evidente” e “inconfutabile” giustizia allaquale ci abbarbicavamo, a ben vedere, ap-pare via via un’idea complessa, astratta,contradditoria, contingente, addirittura le-gata ad una élite dominante.La misericordia, invece. Talmente dirom-pente rispetto ai nostri criteri, che è preferi-bile confinarla nell’empireo del “divino”,purché non ci tocchi. Perché non ci apparegiusto condonare un debito senza motivo. Allimite, si potrebbe abbreviare una piccolapena per buona condotta, ma non di più. Nondimeno Dio è misericordia sia nei con-fronti di chi ha peccato poco sia di chi hapeccato molto. Anzi, il cuore della “buonanotizia” annunciata da Cristo è proprio ilfatto che a chi ha peccato molto viene per-donato molto. Ci viene da pensare che quasiconverrebbe essere dei grandi mascalzonianziché ligi alle norme, tanto fa lo stesso:continuiamo a contare e a calcolare. Dio, in-vece, paga gli operai dell’ultima ora tantoquanto quelli che hanno lavorato fin dal-l’alba (cfr. Matteo 20). Non è giusto! protestiamo. Continuiamo a farne una questione di giu-stizia. A non capire che si tratta di una que-stione di amore. “Molto ti è perdonatoperché molto hai amato”, dice Gesù in Luca7 alla donna che gli lava i piedi e glieli

asciuga con le sue lacrime. Noi presumiamodi meritare un premio perché siamo stati ir-reprensibili, in ottemperanza al nostro do-vere. Ma il Dio di Gesù Cristo non vuoleche gli obbediamo per dovere, bensì peramore. In amore non c’è calcolo e la misuradell’amore di Dio è amare senza misura. Questa misericordia, al centro della predi-cazione di papa Francesco, appare nellaBibbia la prima qualità del Signore: il latomaterno di Dio.Già in più punti dell’Antico Testamento –pur espressione di una società arcaica rego-lata dalla legge del taglione - troviamo unconcetto di misericordia che esula dalla cul-tura del tempo. Il profeta Osea esclama innome di Dio: “Misericordia io voglio e nonsacrificio”. In Osea, il detto si riferisce al-l’uomo, a ciò che Dio vuole da lui: Diovuole dall’uomo amore e conoscenza, nonsacrifici esteriori e olocausti di animali. Ritroviamo la medesima espressione nelVangelo di Matteo, al capitolo 9, ove Gesù,criticato dai farisei perché se ne sta a tavolacon pubblicani e peccatori, esclama: “Nonsono i sani che hanno bisogno del medico,ma i malati. Andate a imparare che cosavuol dire: Misericordia io voglio e non sa-crificio. Io non sono venuto infatti a chia-mare i giusti, ma i peccatori”.Sulla bocca di Gesù, il detto si riferisce in-vece a Dio. L’amore di cui si parla non èquello che Dio esige dall’uomo, ma quelloche Egli dona all’uomo. “Misericordia iovoglio e non sacrificio” vuol dire: vogliousare misericordia, non condannare. Dionon vuole “sacrificare” la sua creatura, masalvarla. Il nome di Dio è misericordia. L’etimologia latina “misericors” indica il“cuore che ha pietà”. Dio ama con cuore dimadre: sempre pronto ad accogliere e a per-donare i suoi figli, qualunque peccato ab-biano commesso.Lo stupore per l’incommensurabilità di que-sto perdono, incomprensibile secondo i cri-teri umani, ha ispirato pagine di grandeletteratura, la più straordinaria delle quali è

sicuramente l’episodio di Manfredi di Sve-via nel canto III del Purgatorio dantesco: ritenuto da tutti dannato, in quanto scomuni-cato dal Papa, egli viene coraggiosamente“salvato” da Dante, che lo pone, nonostantei suoi gravi peccati, tra le anime purgantiproprio in virtù della misericordia di Dio. Inpunto di morte, racconta in prima personaManfredi, “io mi rendei,/ piangendo, a queiche volontier perdona.// Orribil furon li pec-cati miei;/ ma la bontà infinita ha sì granbraccia,/ che prende ciò che si rivolge alei.”. L’immagine delle grandi braccia diDio, aperte ad accogliere il peccatore pen-tito, rende plastica e commovente la perce-zione dell’infinita misericordia divina.Anche se Papa Clemente e l’Arcivescovo diCosenza hanno maledetto Manfredi al puntoda dissotterrarne il cadavere e gettarlo interra sconsacrata, “l’etterno amore” di Dio“non si perde,/ che non possa tornar.”.Mi viene in mente un pensiero dello scrit-tore Piero Jahier (1884-1966), che sottoli-nea come la misericordia di Dio regali adogni uomo, anche al peggiore, la speranzadi poter cambiare, anche nell’ultimo istantedi vita: “La religione ci prende per manosoli che siamo e disperati e apre speranza aognuno di diventare un altr’uomo che po-teva essere, che non è mai stato. E a ognicosto lo consola in questa promessa ‘Vidarò un cuor nuovo e uno spirito nuovo’ – elo assevera in questa speranza – e lo scortain questa fiducia fino all’ultimo respiro; -che anzi basterebbe, da solo, a cambiare,anche quell’ultimo respiro pentito, perchébasta ispirare lo spirito nuovo e in quellospirito nuovo espirare.”“Tutto ciò che è vero e bello è sempre pienodi misericordia infinita”, scrive Fëdor Do-stoevskij in I fratelli Karamazov. Se riu-scissimo a compiere il miracolo di esseremisericordiosi gli uni con gli altri come Diolo è con noi, non solo troveremmo miseri-cordia e saremmo beati, ma renderemmo ilmondo un posto migliore.Perché la giustizia senza misericordia èumana, ma divino è il cuore che ha pietàdell’uomo.

- segue da pag. 1 -

La CarEzza DI DIo suLLE nostrE FErItE

Allora l’altra domanda è: “ma è possibileche due civiltà così contrastanti (in appa-renza) possano convivere? Io la risposta mela sono già data, ma da decenni, da quandostudiavo filosofia a Napoli negli anni ’70,poi rafforzata con giudizi più maturi sull’e-volversi delle civiltà e infine compendiatanell’espressione pourquoi pas? Perché no?Sono consapevole, come la maggior partedei milioni di Europei dotati di un bagaglioculturale perlomeno scolarizzato, che le co-muni radici cristiane dell’Europa sono nellostraordinario patrimonio culturale, di fedesì, ma anche di razionalità che ci è perve-nuto attraverso le opere di tanti pensatoriche hanno rivendicato, anche con orgoglio,la loro discendenza da Aristotele, il maestrodi color che sanno (come lo definisceDante). Già, Aristotele… ma se questo gi-gante del pensiero è diventato il cardine sulquale gira tutta la nostra civiltà lo dobbiamoprevalentemente a un altro pensatore, nonoccidentale stavolta e ancor meno cristiano,ad un arabo, Abū l-Walīd Muhammad ibnAhmad ibn Rushd, latinizzato Averroes(che ‘l gran comento feo – per ricorrere an-

cora ad una citazione dantesca). QuestoAverroè che non fu solo il più grande tra-duttore del filosofo greco ma anche straor-dinario commentatore (gli si devono ben trecommenti dell’opera aristotelica) ha saputoapprezzare a tal punto il pensiero di Aristo-tele da volerlo trasmettere all’umanità in-tera. Non è un esempio questo forse il piùalto e il più sublime di convivenza e di ri-spetto tra le culture? Lo scambio tra le cul-ture come risorsa e premessa di progressoin sintesi: pouquoi pas ? dunque; è questa lasfida del terzo millennio per sventare ogniminaccia di guerra. E non è retorica. Solola cultura ci può salvare. Del resto con lebombe e con la guerra ci abbiamo già pro-vato ad affermare ragioni e portare legalità(?). In Iraq e in Libia, e qual è stato il risul-tato, oggi, è nell’atterrita e sgomenta atten-zione di tutti.E a sostegno di questa mia personale rifles-sone anche una dichiarazione del ministrodei Beni culturali, Dario Franceschini, cheha inteso, in un suo recente intervento, pun-tualizzare con determinazione che: “Biso-gna fare molta attenzione al linguaggio: nonsiamo di fronte ad uno scontro fra civiltà,ma ad uno scontro fra civiltà e terrorismo”.

- segue da pag. 1 -

pourQuoI? pourQuoI pas?

Un grazie di cuore ad Antonietta Serino, Costanza Di Matteo

e Bruno Pezone per le “testimonianze” ed a Gaetano Limodio e Lello Sellitti

per le “immagini” di una serata culturale

assai partecipata, godibile ed elegante.

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88Dicembre 2015 Anno VI N. 8 - Gennaio 2016 Anno VII N. 1 4° Concorso Letterario

Da Arturo D’Arezzo

Caro Gerardo, desidero esprimerTi il mio più sincero ringraziamento, per aver voluto accettare il mio in-vito e di Pierino Califano, e partecipare al Convegno dibattito del 23 scorso a Pagani su “Ilmetodo D’Arezzo”. Certo il tempo ristretto della prima giornata, non ha consentito un dibattito più serrato, conalmeno un secondo e un terzo intervento, ma credo che almeno per la seconda parte, l’in-tento di confrontare un metodo della prima repubblica, con una analisi ed un confronto allaodierna condizione della politica ed in generale della rappresentanza democratica, ed agliscenari che abbiamo davanti, sia stato di interesse per Te come penso lo è stato per i nume-rosi presenti in sala, per una società che sempre più, preferisce un “i like” da uno smartphone,piuttosto che assistere, con una partecipazione in un teatro. Il secondo giorno, è stato al-trettanto interessante tra poesia e testimonianze, grazie anche a Claudio Tortora, a GaetanoStella, ad Antonio Del Casato Avigliano ed a Carmine De Pascale. Quanto poi per la celebrazione istituzionale di domenica, penso che il Sindaco e l’Ammi-nistrazione di Pagani, abbiano davvero dimostrato con un atto semplice, ma intenso e com-mosso, il ricordo di mio padre per le future generazioni, a così tanti anni dalla scomparsa. A te che hai voluto essere presente in tutti i giorni dell’evento, rivolgo con stima ed affettoil mio più sincero ringraziamento, unitamente a quello di mia madre e di mia sorella.

Intervento di adriana D’arezzo

C’è un filo trasparente e sottile che lega immagini diverse.Sono riaffiorate un po’ per volta pensando alle cose da dire oggi su mio padre. Distinguere tra vita pubblica e pri-vata non è semplice, così profondamente connesse l’una all’altra. Aveva di certo una vitalità inusuale. Come unaurgenza che rendeva il suo senso del tempo assai speciale.I limiti determinati dalle scansioni più comuni venivano regolarmente forzati. Il giorno, la notte, le distanze geo-grafiche, il numero di riunioni, di matrimoni, battesimi a cui partecipare, i bisogni più elementari sacrificati innome di qualcos’altro, un disegno lo spingeva e lo sosteneva dall’interno.Instancabile, come se non avesse molto tempo, percorreva in macchina migliaia di chilometri. Il tempo interme-dio, quello di percorrenza, trascorso perlopiù in solitudine, usato per pensare, progettare, sognare. A volte im-piegato per dedicarsi a qualcuno cui non aveva potuto dare sufficiente attenzione nel corso dei giorni.“Vieni con me! Accompagnami a Roma che parliamo!”Immerso in moltissime relazioni ma anche attento a non perdere il contatto con la strada percorsa, il contatto conle sue origini, da lì sembrava trarre ogni giorno linfa vitale. Il bisogno di essere solo ad andare avanti ma con glialtri, rendeva a volte non chiare le sue richieste e non sempre facile stargli accanto. Come se temesse uno sradi-camento. Telefonate lunghissime avevano lo scopo di colmare distanze, come a supplire la mancanza inevitabiledi scambi quotidiani più ordinari. Come a ricucire relazioni ma anche differenti aspetti di sé.Poi più tardi, con l’età matura, il ponte con la propria infanzia e il mondo interno è diventato la poesia.Il recupero dei ricordi più lontani, cristallizzati in immagini, gli consentivano di riconnettersi con la vitalità im-maginativa di allora che così potentemente aveva nutrito importanti progetti di sempre.

Più ancora delle difficoltà economiche credo gli fosse pesata la discriminazione, la distanza che lo aveva sepa-rato dai “potenti”. Con suo fratello Ferdinando, divisi da caratteri diversi, uniti da determinazione e intelligenza,ancor più da un segreto accordo: non tradire le attese e la fiducia dei genitori.Trasformare la fragilità e la sofferenza in ambizione e progetto.Le umiliazioni subite da bambino avevano assunto nella sua vita la forma della determinazione e della curiosità.La strada, gli amici, gli avversari, la gente del suo paese sono state le sue prime, importanti scuole. I personaggie le vicende del passato non hanno mai perso smalto nei racconti.Osservatore attento, ricordava i nomi, i volti, gli intrecci di parentela e le caratteristiche fisiche che a volte de-scriveva coi tratti dell’ironia o del sarcasmo.In casa, noi si mugugnava di fronte alla sua incapacità di tener conto dei bisogni elementari come mangiare o dor-mire. Banalità che potevano essere meritate solo se ridotti allo stremo. Prima tutte le cose da fare che non pote-vano aspettare.Avevamo l’impressione che non gli importasse nulla di ciò che costituiva per la maggior parte della gente la quo-

tidianità. Che il cedere al conforto elementare di orari per mangiare o dormire rappresen-tasse un lusso che raramente poteva concedersi.Contavano le idee, il coraggio di difendere valori, ammirava chi le difendeva anche gli av-versari politici.Aveva col tempo un rapporto singolare.“Macché già si mangia? Ché stiamo in caserma?Alcune immagini, un po’ sfocate forse non le ho direttamente mai viste, ma a forza di sen-tirne il racconto sono diventate anche mie.Durante il servizio militare a Forte Bravetta a Roma, sua madre venuta in visita da Paganigli portò dei guanti di lana che furono poi prontamente sequestrati dall’ufficiale di turno.Scoprì così che ai soldati semplici non fosse consentito portare i guanti, il ricordo lo indi-gnava ancora a distanza di anni.Quando tornava a casa, spesso era molto tardi, notte, la casa si riempiva della sua voce.Del rumore dei giornali, dell’entusiasmo o della tensione che lo accompagnava.“Pronto, Bebè ciao, ma ché dormivi? Ma dai …mi dispiace…scusa … ma ché vai a dormirecome le galline? Scusa, ma volevo solo sapere… ma avete fissato la riunione? …e i Fanfa-niani e i Dorotei… e il malcapitato di turno, tirato giù dal letto in piena notte doveva ri-mettersi a pensare al lavoro...Al mattino, quando poteva, se non c’erano gli impegni che detestava, quelli della mattinapresto, un po’ dormiva, poi “la vestizione”, come noi la chiamavamo in famiglia, poteva du-rare anche delle ore, ad ogni telefonata usciva dal bagno, con la schiuma da barba in fac-cia per rispondere, potevano essere decine di volte, “dai…rispondi tu, dì il nome ad altavoce…”, “no non mi passare più nessuno…. No va beh con lui devo parlare…” l’acquacontinuava a scorrere in bagno e poi “Wanda ma come mai non c’è acqua calda?” e così

perlopiù iniziava la giornata.Ogni anno nel campionato oltre al Napoli per cui ha sempre fatto il tifo, si sceglieva una seconda squadra, in ge-nere l’ultima salita in serie A. Così, come per solidarietà, per far festa con chi ce l’aveva fatta.Per riposarsi andava a pescare. Dovunque, appena possibile, se c’era il mare, pescava.“Vado a pescare, chi viene con me?”Quando andavi con lui a pescare ti poteva capitare di sentirti in trappola. Non si poteva fare il bagno: ché i pescisi spaventano, assolutamente mai i tuffi, non potevi avere fame o sete, o sonno, o voglia di fare altro si entrava inuna dimensione del tempo a statuto speciale. Occorreva muoversi con cautela se inciampavi nella lenza mollementeadagiata al suo fianco mentre rimetteva l’esca e imbrogliavi il filo era davvero un problema. Amava quella so-spensione, soprattutto di notte con la lampara, quando il mare è liscio e la luce si espande con un ronzio conti-nuo e tranquillo e un odore un po’ acre. Coloro che tra tutti erano capaci di aiutarlo a creare quell’atmosfera, dicondividere quel tempo, godevano, mi è sempre piaciuto pensare, di un posto speciale.Per quel tempo sospeso dell’attesa, con lo sguardo fisso sull’acqua, sceglieva compagni discreti, silenziosi e pa-zienti. Che potessero tirar fuori, al momento giusto un pezzo di pane e pomodoro, una bibita. Meglio che sapes-sero mettere l’esca e riannodare gli ami.Ancora un’immagine.Piove a dirotto, sul molo di S. Marco di Castellabate: una macchina è parcheggiata in fondo, vicina al faro, dalfinestrino sporge una canna. Lui pesca.Quel filo trasparente ora mi pare scenda ancora più in fondo, è la lenza che cerca nel buio fondale un premio, unaricompensa, una sorpresa che esca dal mare. È il filo che annoda le immagini delle persone che ha conosciuto edamato, le sofferenze, le conquiste, le emozioni, i grandi progetti e le piccole cose, le vittorie e le delusioni e i luo-ghi della sua vita e arriva fino qui, fino a noi, ora.

BERNARDO D’AREZZONel XXX° Anniversario della sua morte

Nei giorni 23-24-25 dello scorso Ottobre è stato ricordato l’on. Bernardo D’Arezzo, Ministro della Repub-blica Italiana. Su D’Arezzo politico e poeta sono intervenuti nei primi due giorni: 23.10.2015 Sindaco Sal-vatore Bottone, Presidente Associazione ex Consiglieri comunali di Pagani Pasquale Santelia, UmbertoBelpedio, Ciriaco De Mita, Mauro Calise, Isaia Sales, Gerardo De Prisco, Angelo Grillo, Alfonso Andria,Guido Milanese, Moderatori Aurora Torre – Pierino Califano; 24.10.2015 Sindaco Salvatore Bottone, Clau-dio Tortora, Gaetano Stella, Antonio Del Casato Avigliano, Carmine De Pascale, Francesca Gallotta, Anto-nio Valiante, Renato Cascone, Gaetano Califano, Enrico Giovine, Arturo D’Arezzo, Pierino Califano.Nella mattinata del terzo giorno la cerimonia dello scoprimento di una lapide marmorea a suo ricordo. Diseguito riportiamo la lettera del figlio Arturo al nostro Direttore editoriale, l’intervento della figlia Adrianae l’intervista raccolta da Lello Aufiero in occasione della nomina di D’Arezzo a Ministro del Turismo edello Spettacolo. Infine il testo dell’intervento del nostro Direttore editoriale svolto nella mattinata del 23.

La prima questione che vorrei sotto-porle, ministro, riguarda i finanzia-menti; e vorrei, in modo particolare,

porre l’attenzione sul rapporto tra pubblicoe privato.

Intanto, io direi che è sbagliato concepireun ministero come organo finanziatore.Così putre la diffusa convinzione di metteresotto l’ombrello l’arte è una cosa che per-sonalmente non sta bene. Si tratta più chedi altro che di contributi di solidarietà che lostato deve dare soprattutto quando inter-preta l’arte verso le masse popolari comeservizio di altissimo contenuto culturale esociale.

Tuttavia questi che lei chiama contributi disolidarietà continuano ad affluire soprat-tutto verso settori parassitari dell’industriadello spettacolo. E mi riferisco ai cosiddettiteatro stabili o ai teatri lirici. Al teatro pub-blico cioè.

Non è certo vero che al teatro pubblicovanno più finanziamenti che a quello pri-vato. Io potrei dire che è esattamente quasiil contrario. Nella gamma della politica diquesto ministero c’è proprio la solidarietàper tutti i tipi di teatro. È vero che vi è un fi-nanziamento soprattutto verso quei teatristabili che conducono una cultura teatralemolto impegnata , ma è pur vero che questoministero contribuisce allo sviluppo del co-

siddetto teatro sperimentale , anche sa demolta parte dei teatri stabili si dice che ilteatro sperimentale non dovrebbe essere finanziato.

E in che percentuale, sul bilancio comples-sivo, è previsto il finanziamento al teatrosperimentale?

Non credo che sui possa parlare di percen-tuale. C’è bensì una forma di preavvia-mento basata sui preventivi che ognicooperativa presenta. E pure su questo c’èuna lunga polemica. C’è chi sostiene che loStato dovrebbe finanziare tutti, indipenden-temente dal successo. C’è chi sostiene cheil teatro dovrebbe camminare con le suegambe e quindi tutt’al più chiedere alloStato una detassazione. Io personalmenteparto dalla considerazione che bisogne-rebbe aiutare il nostro teatro sperimentale,ma sono anche dell’avviso che bisogne-rebbe cominciare a premiare soprattutto la-vori ad altissimo impegno culturale e cheoltretutto determinano un certo successo.Perché è veramente ridicolo che uno Statofinanzi delle compagnie che come unico ri-sultato dovessero portare solo un rendicontoeconomico ma senza un pubblico e senzasuccesso. E questo anche perché sono con-vinto che il teatro deve essere un viadottoculturale per le masse e non un’attività perpochi addetti ai lavori.

Quale politica sta seguendo attualmente ilministero che lei dirige?

Attualmente stiamo seguendo una politicache si articola su tre basi. Lo sport, il turi-smo e lo spettacolo. Anche perché sono fer-mamente convinto che i tre aspetti di questarealtà dello spettacolo sono talmente inter-relati che è impossibile scinderli in tronconiautonomi. Anzi vorrei brevemente accen-nare ad una iniziativa per gli italiani all’e-stero. Per questi infatti io penso chebisognerebbe collegare il turismo di ritornocon le grandi occasioni culturali regionali,come le sagre popolari, le feste di caratterereligioso così numerose in Italia e soprat-tutto nel mezzogiorno.

Tra i suoi programmi futuri?

Tra i miei propositi futuri, direi meglio, c’èquello di costituire un teatro nazionale diprosa. In Italia c’è una pleiade di teatri eteatrini ma manca ancora un teatro nazio-nale come invece c’è in Francia e in altripaesi d’Europa. Devo dire a questo propo-sito che ho già fatto un lavoro di tessitura.Mi sono incontrato e ho discusso, con Valli,Squarzina, Strelher, Gassman, Bene e speroproprio che da queste premesse di entusia-smo e di collaborazione anche in Italia sipossa finalmente istituire questo Teatro na-zionale di prosa.

Di seguito riportiamo il testo di una intervista che il neoletto ministro D’a-rezzo rilasciò al nostro concittadino Lello aufiero, da poco trasferitosi a romae appena entrato nella redazione della rivista ridotto. per l’amico Lello, comeconferma lui stesso, fu quello che si definisce un “colpo giornalistico” che gliconsentì di firmare un articolo importante per la vita della rivista e che oltre-tutto lo mise in buona luce con tutti gli altri collaboratori. L’intervista uscì sul numero 11 della rivista, nel novembre del 1979. ne riproponiamo solo i passaggi più importanti, quelli di natura strettamentepolitica (rapporto pubblico privato, la detassazione per i teatri che producono,etc.), culturale (il teatro sperimentale e costituzione di un teatro nazionale) e so-ciale (legare il turismo con la cultura), che rimangono ancora di attualità anchea distanza di 36 anni, tralasciando quegli aspetti legati soprattutto al momentocontingente e a valutazioni occasionali.

Intervista al Ministro D’Arezzodi Lello Aufiero

Bernardo D’Arezzo

Fonte: www.wikipedia.it

Bernardo D'Arezzo e Barbara Bouchet al convegno "L'iniziativa della Democrazia

cristiana per la cultura e lo spettacolo" 29-09-1980

Fonte: http://digital.sturzo.it

Page 9: editoriale...Sonni tranquilli, adesso che il Sinodo si è concluso, non li avrà nessuno, tra vescovi e popoli della chiesa, forse nemmeno il papa. Troppo grande è la spaccatura nel

99 Dicembre 2015 Anno VI N. 8 - Gennaio 2016 Anno VII N. 14° Concorso Letterario

L’On. D’Arezzo, a mio considerare, hacostruito il suo essere in politica sulla

scia del pensiero del suo maestro, AmintoreFanfani. Un ottimo maestro a mio giudizio. Dal maestro, oltre al pensiero, anche la mi-mica, la gestualità, la postura. Per D’A-rezzo, sempre a parer mio ben si addice ilprofilo che di Fanfani traccia GiampaoloPansa, noto scrittore e giornalista, nel suo“I CARI ESTINTI” pubblicato dalla Rizzolinel 2010. Riporto testualmente dalla pagina114: “Negli anni successivi me lo ritrovaidi fronte sempre uguale. Era il vero uomo-simbolo di quella che per mezzo secolo cisarebbe sembrata l’eternità democristiana.Fanfani, indicato da noi cronisti come ilProfessore, era ispido, iracondo, schiu-mante, indisponente. Con la sfuriata facile.Con il gusto di assalire l’avversario, qua-lunque colore avesse: bianco, rosso, rosa,verde. Talvolta annichiliva gli astanti comeun Dio urlante. Talaltra metteva ko l’av-versario con giudizi che erano nerbate.”Questa è l’immagine che mi sovviene, a di-stanza di ben mezzo secolo, nel ricordarel’On. D’Arezzo in un serrato e pesante con-traddittorio con me ed il prof. Luigi Ama-rante, mio collega di gruppo, se ben ricordola data, nella nottata tra il 21 ed il 22 Giugnodel 1965 nel corso della seconda seduta delconsiglio comunale, dopo quella precedentedel 29 maggio per l’elezione del Sindaco edella Giunta ad oltre sei mesi dalla tornataelettorale del 22 Novembre 1964 quando perla prima volta venni eletto consigliere.Il duro scontro fu preceduto da una pesanterampogna, da parte dell’On. D’Arezzo, neiconfronti di un dipendente dell’ospedaleAndrea Tortora. Al tempo l’On. D’Arezzoera il presidente del consiglio di ammini-strazione di quella struttura.Lo scontro verbale era il frutto avvelenatodi una polemica tutta politica sfociata addi-rittura con una querela nei miei confronti daparte di D’Arezzo, certamente malinformatosul contenuto di alcune mie affermazioni nelcorso di un comizio molto partecipato, tesoa denunciare prevalentemente i colpevoli ri-tardi nella convocazione del consiglio co-munale. Ritardo dovuto certamente alle lotteinterne nella DC forse per i dissensi nell’in-dividuazione dei componenti della Giunta edello stesso Sindaco.Psicologicamente ero preparato allo scon-tro. Mi aspettavo l’affondo dell’On. D’A-rezzo in uno dei consigli comunali avendoin mente il suo “metodo” nello zittire quegliimprovvidi consiglieri dell’opposizione,poco attenti, per non dire superficiali o ad-dirittura inattendibili, nella trattazione di ar-gomenti con dati facilmente confutabili.Questi malaccorti consiglieri finivano coldisertare le sedute di consiglio o, se pre-senti, sempre silenziosi.Una lezione che mi è servita. Da dietro letransenne imparavo… In Consiglio comu-nale si andava preparati; non si poteva im-provvisare. In tal senso oltre ai miei buoni“maestri” che mi insegnavano a non esseredi parte sui temi amministrativi dovendoprivilegiare il bene comune, riconosco al-l’On. D’Arezzo il merito di aver contri-buito, sia pure di riflesso, alla miaformazione nell’espletamento del mandatoconsiliare dai banchi dell’opposizione. Torno a quella drammatica seduta. Ricordoi volti tirati di colleghi consiglieri della DC,alcuni dei quali miei amici stretti sul pianosquisitamente personale, indirettamentecoinvolti nella polemica, a stento sedata dalSindaco Carlo Tramontano che richiamavaalla calma e alla moderazione ripetuta-mente. Quella polemica aspra si conclusecon le scuse dell’On. D’Arezzo a me ed almio gruppo consiliare. Da quel memento ilreciproco rispetto. Ricordo, a riguardo,quando l’On. D’Arezzo nel corso di un con-siglio comunale si alzò dal suo posto dopoun mio intervento sulla nomina del consi-glio di amministrazione del MERCATOORTOFRUTTICOLO PAGANI/NOCERAla cui struttura ancora non era stata com-pletata. Venne presso il nostro banco; cidiede ragione sui contenuti del nostro dis-senso a trattare quell’argomento - si tengaconto che all’epoca del terremoto Novem-bre 1980 il mercato ancora non era statoaperto – ci disse candidamente che occor-reva assumere quell’atto per anticipare ilComune di Nocera Inferiore mettendolo da-vanti al fatto compiuto.Questi due ricordi ho inteso attualizzare per-ché il giudizio espresso da GiampaoloPansa sul carattere di Amintore Fanfani e da

me mutuato per l’On. D’Arezzo venga con-siderato nella sua positività. Mille volte me-glio l’avversario politico che, guardandotinegli occhi, tenta di demolire la tua verità,rispetto a quello mellifluo e accattivantepronto a pugnalarti subdolamente colpen-doti alle spalle.Bernardo D’Arezzo è stato consigliere co-munale dal 1952 al 1970. Si trovò all’op-posizione. Sindaco era l’avv. Alfonso Zito,già Podestà negli anni ‘30, a capo dell’Am-ministrazione missino-monarchica. I mieiamici di partito mi hanno sempre ricordatoche già in quell’epoca D’Arezzo era un per-sonaggio di peso della DC; di li a qualcheanno sarebbe stato eletto segretario provin-ciale. E la DC del tempo il suo peso lo fa-ceva sentire nelle sedi istituzionali edamministrative. Una DC che mirava ad al-largare la sua base del consenso non pochiostacoli produceva perché non venisse fa-cilitata la gestione amministrativa nei co-muni retti da forze avversarie. Inoltre,sempre nella logica dell’acquisizione dinuovi voti, particolare attenzione prestavanell’attrarre nella sua orbita aree di quellacosiddetta Destra fatta di nostalgici e di fe-roci anticomunisti, in un momento storicosegnato ancora dalla guerra fredda tra i dueblocchi quello filoamericano e quello filo-sovietico. Facile quindi le aggregazioni dilarghe fette di elettorato utilizzando anchele leve del potere “clientelare”. D’Arezzo,anche in questo, non fu secondo a nessuno.Si trovava a dover esercitare “il metodo”che era proprio di tutte le componenti dellaDC. Però anche in questo ragionamentonon intendo essere distruttivo con il giudi-zio espresso. Certamente non lo si può bia-simare nella cura che mise nell’ampliare lastruttura ospedaliera a Pagani. Identico im-pegno mettevano l’On. Scarlato a Scafati,il Sen. Colella a Nocera Inferiore, tanto percitare l’esempio di due Comuni prossimi aPagani. A D’Arezzo, però, va riconosciutoil merito di aver voluto degli ottimi primariin taluni reparti per accreditare ancor piùl’ospedale Andrea Tortora. Non poche per-sone trovarono nuova occupazione la-sciando le precedenti attività nel settoreagricolo, nell’artigianato ecc. Non pochimedici fecero carriera. Qualche medicopreferì lasciare l’ospedale per la naturaleincompatibilità “politica” con l’On. D’A-rezzo. Tra costoro certamente mio fratelloMimì, deceduto lo scorso 30 Agosto. A distanza di tanti anni un giudizio criticomi permetto ribadire non tanto verso l’On.D’Arezzo ma nei confronti della DC e deisuoi alleati di governo – PLI PRI PSDI PSI– perché in sede locale e nazionale sonostati del tutto disattenti verso un modello disviluppo che tenesse conto delle vocazionidei territori. Abbiamo visto saccheggiare i nostri tessutiurbani; distruggere ingenti risorse agricole;chiudere piccoli e medi opifici che costitui-vano il reticolo per la trasformazione del-l’agro alimentare, per rincorrere la chimeradi una industrializzazione rapace di incen-tivi ma dal respiro corto. Quanti esempi sipotrebbero portare a riguardo…Scarsissima attenzione alle nostre ricchezzeche oggi vengono richiamate da tutti macon modesti risultati fino a quando non simetteranno in campo adeguate risorse uti-lizzando al meglio anche le intelligenze e lecapacità umane che pure esistono ma co-strette ad emigrare. “Giacimenti culturali,agro alimentare, turismo” : utilizzando lerisorse di questi comparti il Mezzogiornosarebbe diventato quello che la California èper gli Stati Uniti d’America.Queste valutazioni sullo sviluppo socio-eco-nomico non solo della provincia di Salernoma complessivamente del Mezzogiorno nonappaiano oggi come tardive ammissioni dicolpe per una parte politica, l’allora MOVI-MENTO SOCIALE ITALIANO. Rivendicocon orgoglio questa scelta strategica soste-nuta unicamente da noi e da qualche isolatoeconomista non funzionale alle dottrine cheprivilegiavano le spinte esodiste dalle cam-pagne verso i centri urbani ed insediamentiindustriali che dopo qualche decennioavrebbero chiuso i battenti producendo mi-gliaia di cassa integrati e di assistiti. Non cisi meravigli, oggi, delle decine di paesi del-l’entroterra salernitano che ospitano soltantoanziani, con scuole ed uffici postali chiusi,terre abbandonate che franano, dissesti idro-geologici che si ripetono. Tutto ciò rappre-senta il costo amaro di una visioneideologica del territorio imposta dalla classe

dirigente del secondo dopoguerra la quale,nel nome dell’antifascismo, orientava nonsoltanto le scelte culturali nella scuola, nelleuniversità, nell’editoria, ma anche in quelleeconomiche ed ambientali.L’On. D’Arezzo ha fatto parte di questaclasse dirigente; al suo seguito tanti giovaniche ho avuto modo di incontrare anchenelle Istituzioni. Naturale la diversità di let-tura delle varie problematiche, in sede lo-cale, provinciale, regionale, nazionale.Dalla fine degli anni ‘60 fino a quando sonostato impegnato nelle istituzioni, Luglio1995. Taluni esponenti di quella classe diri-gente, in verità non soltanto democristiana,su quelle problematiche oggi esprimono pa-reri ben diversi. Ben magra consolazioneaver ragione dopo i tanti guasti procurati.Non voglio addebitare a quella classe diri-gente la malafede o interessi reconditi, mala miopia politica sì. Il politico di razza nonavrebbe commesso tali errori.Torno all’On. D’Arezzo attraverso le paginedi Giampaolo Pansa dedicate a Fanfani. Miha fatto riflettere anche quest’aspetto ulte-riore. Fanfani è stato certamente uno Stati-sta di grande prestigio: più volte presidentedel consiglio, presidente del senato, presi-dente dell’assemblea dell’ONU, senatore avita, più volte ministro. Prima ancora che siavviasse alla carriera politica nelle Istitu-zioni è stato professore universitario; nel1938 titolare della cattedra di Storia dell’E-conomia. È stato anche segretario della DC.Qualche calice amaro ha dovuto berlo. Ri-cordo due circostanze. In queste due occa-sioni Bernardo D’Arezzo è stato al suofianco. La prima risale al 1959 quando Fan-fani si dimise da presidente del consiglio e

da segretario della DC. È il capo della cor-rente di nuove cronache. Della sua presenza,qui a Pagani, per chi non lo ricordasse ce nedà notizia Giampaolo Pansa a pag. 114 “Glipiaceva dimostrarsi il più bravo di tutti. Ungiorno disse a Enzo Biagi: «Anche se avessifatto lo spazzino, sarei stato il primo spaz-zino d’Italia». Di certo godeva d’una me-moria diabolica. “Ricordo perfettamente”era la formula introduttiva che amava. Avolte, il discorso che ne seguiva grondava dianeddoti innocui: «Ricordo perfettamente unepisodio avvenuto il 29 giugno 1959, quando

viaggiando da Pagani a Pesaro...».”. A Pa-gani era venuto, presumibilmente in previ-sione del congresso della DC. Il secondorisale al 1975, all’indomani della competi-zione referendaria del 1974 sul divorzio.Fanfani ne uscì sconfitto. In quella compe-tizione a schierarsi contro il divorzio fuanche il MSI. A bella posta ho scritto “Fan-fani ne uscì sconfitto” perché non tutta laDC fu a suo fianco, così come nel MSI non

tutti lo furono attorno ad Almirante. Lo ri-cordo personalmente perché fummo inpochi nel MSI a sostenere quella battagliadi principio che, in quell’epoca, mi sem-brava giusta. Quel risultato penalizzò la DC nelle ele-zioni amministrative del 1975 perché fecerosegnare una forte avanzata delle sinistre.Fanfani era contro le alleanze di centro-si-nistra spinte fino al PCI. Fu costretto aprendere atto di una votazione a lui contra-ria in seno al consiglio nazionale della DCper cui lasciò la sede di piazza Sturzo. Apag. 218 Giampaolo Pansa, testimone del-l’evento così scrive. “Ma la sentenza eragià scritta. E arrivò dopo un estenuante di-battito un po’ inutile, alle nove della sera dimartedì 22 luglio. Ricordo un caldo afoso euna ressa tremenda in sala stampa. Era di-ventata una caldaia sotto pressione. Occu-pata in permanenza da decine di uscieri,autisti, portaborse e di semplici curiosi. Di-venuti i padroni del locale grazie al solito,generoso disordine democristiano.I centottanta consiglieri nazionali presentivennero chiamati uno per uno. Dovevanodire ad alta voce se volevano o no che Fan-fani restasse alla guida del partito. Mentreil Professore li ascoltava immobile, abban-donato all’indietro sulla poltrona, le maniin tasca. Fu una votazione ultrademocra-tica che si concluse nel modo seguente.I no risultarono 103, quelli dei dorotei,delle due sinistre e degli andreottiani. I sìappena 69, dei fanfaniani e dei morotei. Gliastenuti 8, Emilio Colombo e i colombotti.Anche di fronte a quella botta, Fanfani nonsmentì il proprio personaggio. Pregò la se-natrice Franca Falcucci, una signora non

ancora cinquantenne, di assumere le fun-zioni vicarie. Poi spiegò, con civetteriagrintosa: «Guardate che io non mi sono di-messo. Mi considero soltanto decaduto,dopo aver preso atto che il Consiglio na-zionale non mi ha riconfermato la fiducia».Quindi si alzò per andarsene.La partenza del Professore da PiazzaSturzo fu il secondo spettacolo della serata.Lasciò la sala scandendo, in latino: «Li-bertas, libertas!». Al suo fianco c’eranoBernardo d’Arezzo, deputato di Salerno,nonché poeta dialettale, e l’onnipresenteCresci. Il trio aveva un’aria stravolta. E simosse, con passo lento e barcollante, versola barriera dei cronisti e dei fotoreporter,eccitata, nervosissima.Fanfani mise piede nel cortile sotto raffichedi flash e nella luce accecante dei riflettoridella tv. Una ventina di tesserati fanfanianisi gettarono su di lui per toccarlo, abbrac-ciarlo, baciarlo.Il Professore si provò a dissuaderli: «Zitti,fermi, sono lieto di aver partecipato a unafase della vita del partito che è una testi-monianza della vita democratica che hocercato di mantenere dentro la Dc...».Ma i suoi tifosi erano molto su di giri. Unourlò: «Abbasso i comunisti!». Un altro:«Amintore, ti hanno assassinato!». Unterzo: «Fanfani non ci abbandonare!».Il segretario decaduto si fece largo verso lapropria auto. Cresci fu spintonato e rischiòdi finire lungo disteso nel patio. D’Arezzoscomparve, sommerso dalla tifoseria. In-fine, il Professore riuscì a infilarsi nellaFiat 130 blu. E scomparve nella notte.A non sparire fu il pattuglione dei militantifanfaniani. Scalpitavano, aspettando i nemicidi Amintore. Non appena Andreotti mise piedenel patio, gli gridarono: «Tutto è buono permantenere il potere!». I dorotei vennero som-mersi da una grandinata d’insulti: «Ci avetestufato!», «Traditori!», «Mangioni!».Qualche sputo. Qualche calcio. Urla as-sordanti. Bisaglia prese per il bavero unodei tifosi di Amintore. Toni piangeva di rab-

bia, poi un amico riuscì a trascinarlo versol’auto blu.Per ultimo uscì il ministro Carlo Donat Cat-tin, il capo di Forze nuove. Uno gli gridò:«Perché non te ne vai nel Pci?». Un amicodel ministro replicò: «Perché aspetta che tuvada nel Msi!». Ma Donat alzò le spalle. Esi allontanò a passo lento. Con le occhiaiegonfie e un trionfale sorriso di vittoria.Certo, avevano speso due anni e un meseper liberarsi del Mezzotoscano. Ma allafine ci erano riusciti. La ragazza Bianco-fiore aveva saputo scacciare il Tiranno.”Ho voluto riportare questa pagina anchecome simpatico omaggio ai tanti tifosi del-l’On. D’Arezzo. Alcuni, viventi, vi si rico-nosceranno. I più forse sono deceduti. Acostoro va il mio mesto ricordo perché, al-cuni allora in vita, pur presi dalla passioneper l’On. D’Arezzo solevano dirmi simpa-ticamente che i veri fascisti erano loro cheavevano vissuto “quell’epoca” …Una trattazione a parte meriterebbero que-gli inviti ad andare nel PCI, nel MSI…È un vero peccato che per questa circostanzanon sia stato possibile produrre un saggio suBernardo D’Arezzo. Ricordarlo in questotriste anniversario a 30 anni della sua morteè un atto doveroso. Per questa circostanzasono andato a rileggermi non solo le paginedi Giampaolo pansa ma anche due discorsidell’On. D’Arezzo che sarebbe stato oppor-tuno pubblicare per offrire dei testi sui qualifar lavorare soprattutto i ragazzi per averlipiù motivati e partecipi in questa occasioneche li vede presenti. Il primo sul tema “Pa-gani per un suo eroico figlio” per ricordareil tenente pilota Guido Tramontano cadutoil 23 Dicembre 1941. La manifestazione sitenne il 28 Dicembre 1958 presso il Dopo-lavoro comunale. Il secondo sul tema “Pagani ai suoi Cadutidi tutte le guerre” per l’inaugurazione delmonumento ai Caduti in Piazza Municipio il27 Settembre 1959. Personalmente me nesono avvalso quando le circostanze si sonoofferte come ad esempio in occasione dellapubblicazione del numero 3 de I QUA-DERNI dal titolo “…a 60 anni da quell’8-28Settembre 1943”. Da presidente del Asso-ciazione ex Consiglieri Comunali non po-tevo non riportare taluni brani del suodiscorso, assai significativi per i riferimentianche ai Caduti civili paganesi. Auspico chesu D’Arezzo si possa ritornare con una riccapubblicazione utilizzando anche l’Archiviodel Comune di Pagani, se messo in ordine;quello della DC provinciale, se esiste; gliAtti parlamentari. Con il coinvolgimento ditutti, a partire dalla Famiglia alla quale rin-novo i sentimenti più sinceri nel rimpiantodi una Personalità che comunque ha dato lu-stro alla nostra comunità paganese. Tantesono le luci ma anche le contraddizioni e leombre. I termini contraddizioni ed ombrevengono da me espressi unicamente a frontedi considerazioni politiche. Un esempio ecla-tante, per rimanere nell’ambito della politicaa Pagani, fu l’errata valutazione che l’On.D’Arezzo diede del voto espresso dal MSInel consiglio comunale del 5 Febbraio 1981.Un ragionamento a parte meriterebbe quel-l’uso che egli fece del termine fascista perindicare i 4 consiglieri comunali del MSI conl’evidente volontà di ghettizzarne il respon-sabile agire amministrativo e politico che,perseguito anche nel tempo, qualche dubbiofece sorgere sul mio personale conto da partedi qualcuno del mio stesso partito perché ri-teneva dovesse dirsi sempre no per il sem-plice fatto che si stava all’opposizione. Queltermine usato in un periodo nel quale tantinostri ragazzi venivano assassinati perché“uccidere un fascista non è reato” ancoraoggi, a mente serena lo reputo funzionale atutto l’impianto dell’articolo, scritto dall’On.D’Arezzo dal titolo “La Mafia vince” e pub-blicato il 21 Febbraio 1981 da Paese Sera.L’obbiettivo era il coinvolgimento del PCI edel PSI nella gestione del comune dopo ilterremoto del Novembre 1980 e, soprattutto,dopo l’uccisione dell’Avv. Marcello Torreche al tempo guidava, come Sindaco, un mo-nocolore democristiano guardato con simpa-tia da quelle due forze politiche sopracitate.Assessore delegato in quella giunta era il sig.Domenico Bifolco.Contro quel disegno politico si schieraronoalcuni consiglieri democristiani. Il MSI fudecisivo con il suo voto ragionato per met-tere a nudo la guerra interna nella DC. Tra-scorsero altri 6 mesi per veder stipulata lapace tra le sue varie anime. Ci vollero circa2 mesi dalla morte del Sindaco Torre per ar-rivare il 5 Febbraio 1981 alla elezione aSindaco del sig. Domenico Bifolco, il qualerassegnò le dimissioni delle quali il Consi-glio Comunale prese atto il 23 Marzo 1981.

La mia riflessionedi Gerardo De Prisco

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104° Concorso Letterario 10Dicembre 2015 Anno VI N. 8 - Gennaio 2016 Anno VII N. 1

Uau! Sarà poco professionale, mauau! La seconda edizione di Ritratti diTerritorio premio ideato da NunziaGargano che senza mezzi termini econvenzioni entra a gamba tesa e af-ferma: “Ritratti di territorio sono io enessun altro”, fa il botto. Supera leaspettative e la tanto ammirata prece-dente prima. Scintillio e glamourovunque, partendo dagli ospiti, nomialtisonanti, eccellenze campane di-stintesi per operato, qualità morali esoprattutto voglia di restare, dote es-senziale per la giornalista che fiera-mente si dice precaria, quel che contaè restare. Sandro Ruotolo, GianniMaddaloni, Nunzia Schiano, PinellaPassaro, Brigitte Esposito, LuciaTrotta, Simone Di Meo, Laura Coz-zolino, Maurizio Schettino, nessunoescluso, hanno portato un “ritratto” diloro stessi, da Gaetano Del Mauro,altro premiato importante della serata,immortalato su pellicola. Frammentidi ritratti che compongono… “il Ri-tratto” quello del territorio. Uno scin-tillio da focolare, chi dice che ilglamour non può essere familiarecommette un grossolano errore. Nun-zia Schiano rifiuta il microfono eparla liberamente, esterna tra una bat-tuta brillante e l’altra la voglia di par-lare per ore perché il clima è familiaree non vi è l’ingessatura dei “salotti

buoni”. Maddaloni, il maestro Mad-daloni, con sincera emotività racconta

dell’impegno e delle difficoltà trovatedal suo nobile progetto, occhi lucidiper lui e per tutta la platea. Piacevol-mente impacciato Gaetano Del Mauro(Ritrattista Ufficiale della serata) ri-tira il premio lasciando che le sue im-magini parlino per lui. Coinvolgenteil Medley, omaggio a Pino Daniele,dei ricercatissimi Leonardo e France-sco, “Gentlemen” di nome e di fatto.Impattante e sul pezzo “Embargos”monologo di Enzo Moscato recitato

dalla talentuosa Antonetta Capri-glione. Toccante “a fenesta vascia” di

Gianfranco Iervolino, chef della pizza(premiato insieme a Vincenzo Di Pri-sco, Luciano Bifulco, Gioacchino“Francesco” Vorraro, Lorenzo Mon-toro, Luca Ingenito e Giulio Coppolaper la sezione Food), la sua voce e lasua chitarra chiudono la prima partedella serata e aprono la seconda menosentimentale, ma sicuramente più divertente.Signore vestite di tutto punto con l’a-plomb di Jacqueline Kennedy Onas-

sis deturpate da improvvise “tazzu-lelle e Raù”, brillante idea della Bra-ceria Bifulco, rovesciate loro indossoda altre madame meno nobili, ma piùveraci. Scorrevoli e piacevoli mo-menti d’aggregazione accompagnatidalle frizzanti note dei vini Santaco-sta e quelle speziate delle birre

Agrado. Un Gala dinamico e impec-cabile che non ha nulla da invidiare aipiù blasonati party in stile Americania cui né ambisce né guarda. Spaccatidi vita fissati nella memoria dalle im-magini di Mariana Silvana Dedu e

Mariano Lauro, sempre presenti con iloro spontanei click, veri e propribackstage. Nunzia, Maria (io), Bar-bara, Giuseppe, Elisa, Federica ungruppo di simpatici pazzi scriteriatiche con un caos apparente riesconograzie alla smisurata pazienza e di-sponibilità di Franco e Silvio (bersa-

glio preferito) Iaquinandi, Il Bagatto,cornice incantevole dell’evento a cuisenza mezzi termini conferisce ele-ganza e stile, a dare vita ogni volta adun “ritratto” da collezione.

Nel particolare, a sinistra, di unafoto del 1928, si vede chiara-mente che fu scelto una figura al-tamente simbolica, una donna/vittoria alata che incarnasse lospirito degli italiani che eranousciti vincitori da un conflittonel quale si erano vissuti mo-menti tragici che resero necessa-rio raccogliere tutte le forze el’orgoglio di tutta una nazioneper risorgere dal fondo in cui siera precipitati.

Rubrichiamoci…A cura di Maria Pepe e Nunzia Gargano

Nel Libro del già citato Prof. Enea Falcone c’è un elenco lunghissimoe minuzioso di persone, notabili e aziende varie che donarono qualcosaper la realizzazione dell’opera (a riprova di quanto precedentemente af-fermato sui valori e sulla volontà che soli sono in grado di sollevare en-tusiasmi e raggiungere obiettivi) e se ne riportano alcuni nomi che pervari motivi sono degni di essere citati secondo l’opinione dello scri-vente. C’è un elenco, ad. esempio, commovente di scolaresche i cuialunni hanno offerto danaro che merita di essere citato: le scolareschedei maestri Mansi Andrea, Calabrese Antonio, Califano Anna, Cali-fano Teresa, Cardone Ida, Cinelli, Colarieti, Conte Luigi, Della Mura,Dell’Osso Alfonso, Loria Amalia, Maio Anna, Schiavo Raimondo,Strianese, Smirne Raffaella, che insieme raccolsero 667 lire (si badiche di questa somma la scolaresca del Prof. Andrea Mansi, che si puòdefinire il conduttore/moderatore della cerimonia, ne ha raccolre ben

339,20 lire). All’occhio dello studioso un elenco apparentemente aridopuò fornire notizie preziosissime. Questo è ciò che lo scrivente, nelsuo piccolo, sta tentando di far comprendere al lettore. Continuandocon l’elenco di coloro che donarono per la costruzione del Monu-mento, se ne possono trarre notizie sul dato economico e produttivo deltempo, soffermandosi sulle fabbriche e industrie varie che hanno con-tribuito all’opera (Cotoniere Meridionali 1000 lire - Ditta del Forno500 lire – Cirio e C. 1000 lire); sul dato finanziario, con l’elenco degliistituti bancari ( Banca Damiani e C. 300 lire- Banco Roma 100 lire –Banca di Salerno 100 lire); sulla capacità associativa della popola-zione, con l’elenco dei circoli (Circolo Battisti 300 lire – Circolo Cac-ciatori 200 lire – Circolo Cultura del Prof. Mansi (che ancora si elevaper l’offerta) 1.709,60 – Circolo Operaio 100 lire – Circolo Unione2005 lire.

paganI e DIntornI: Ieri e oggi di Armando De Virgilio

pillole di storia di pagani(che i giovani non conoscono)

nasCIta DEL monumEnto aI CaDutI In pIazza munICIpIo

Continuando nella nostra rubrica che ha l’unico scopo di far conoscere la storia della no-stra città ai giovani tanto distratti e poco inclini a guardarsi indietro e a conoscere il pas-sato per costruire un futuro migliore, ci interesseremo in questo numerodell’inaugurazione del Monumento ai Caduti in Piazza Municipio, oggi Piazza D’A-rezzo, con l’intento di fornire al cittadino notizie utili e a volte addirittura sconosciute.Dopo la fine della 1^ guerra mondiale, dopo la vittoria, si sentì il bisogno di ricordarele tante vittime che diedero la loro vita per difendere l’Italia in un conflitto che registròun numero elevato di caduti molti dei quali giovanissimi. Fu organizzata una raccolta difondi alla quale aderirono anche i paganesi che vivevano all’estero e che sentirono il bi-sogno di onorare e ricordare i propri caduti. Non tutti sanno, tuttavia, che vi sono statedue inaugurazioni del monumento ai caduti: una il 23 Novembre del 1924 ( dopo la finedel primo conflitto mondiale) e l’altra il 27 Settembre del 1959. La seconda fu resa ne-cessaria dal fatto che statua e recinto in metallo del primo monumento ai caduti eranostati requisiti per costruire armi durante la 2^ guerra mondiale.

Fu istituito un comitato presieduto dall’allora Sindaco, Cav. Basilio Tramontano, e com-posto da una trentina tra le persone più autorevoli incaricate della raccolta dei fondi, e ditutto ciò che si rendeva necessario. La cerimonia dell’inaugurazione rispettò in pieno tuttii canoni tipici trionfalistici del tempo, (siamo nella neonata era fascista), e tutto fu pre-disposto nel migliore dei modi. È interessante riportare la descrizione dell’evento che nefa il Preside Prof. Enea Falcone nel suo più volte citato libro “Nocera de’ Pagani dalle ori-gini ad oggi”, (fonte inesauribile per gli argomenti di questa rubrica), da cui trasparetutta l’enfasi di una cerimonia condita con i simboli del regime populista che c’è stato nelnostro paese durante il ventennio fascista. Il virgolettato è del Preside sopra nominato:“All’alba del 23 Novembre del 1923, sparo di mortaretti, alle 9.00 schieramento di unaCompagnia di militari in gran tenuta giunta dal presidio di Nocera Inferiore………. Fa-cevano servizio d’onore al monumento dei giovanissimi alunni/cavalieri, tra i quali c’eraanche Guido Tramontano, futuro pilota, morto poi durante la 2^ guerra mondiale. (“alaspezzata nei cieli della patria” come recita una lapida in suo onore n.d.r.) … Alle 9.00vi fu un corteo che si recò a ricevere il Prof. Andrea Torre, ex ministro della P.I. alla sta-zione……… La piazza fu addobbata artisticamente… Da tutti i balconi sventolavano cen-tinaia di bandiere tricolori… mentre la banda del Prof. Carmine Mangino suonava l’innodel Piave cantato in coro dagli alunni delle scuole elementari…… Seguì, poi, il discorsodel Sindaco Basilio Tramontano…. poi quello del Prof. Mansi che incominciò a leggerei telegrammi delle autorità che non erano potute intervenire alla cerimonia ma che sicongratulavano per Pagani….. Poi è la volta del Vescovo della Diocesi, S.E. Mons.Romeo, accompagnato dal Rev.mo Canonico Teologo prof. Mangino e da tutto ilclero…….. Infine un mutilato di guerra fece cadere il velario e il magnifico monumentoapparve nella gloria del sole. La banda militare intonò l’inno di Garibaldi e si sentì il rim-bombo di 21 formidabili detonazioni; le campane di tutte le chiese squillarono a distesa,e sibilarono le sirene dei molti opifici ….. i soldati presentarono le armi e la commozionegenerale fu visibilissima….. Mons. Romeo impartì la solenne benedizione”.L’inaugurazione del Monumento ai caduti ebbe termine a mezzogiorno ma i festeggia-menti continuarono presso la Casa comunale dove il Sindaco e gli assessori fecero glionori di casa offrendo dolci e liquori. Seguì, poi, un banchetto presso l’abitazione deiFratelli Salvatore e Giuseppe Tortora in via Pendino, al quale parteciparono tutte le au-torità intervenute. La festa si concluse a tarda sera con musica in piazza del monumentoe fuochi d’artificio che furono esplosi dal Monte Albino.

2 EDIZIONE DI “RITRATTI DI TERRITORIO”

particolare della Donna/ Vittoria alataprimo monumento ai caduti

Nel 1959, 36 anni dopo l’inaugu-razione del Monumento ai Cadutiin Piazza Municipio, nella mede-sima piazza vi fu una 2^ inaugu-razione, Sindaco Dott. CarloTramontano, in quanto il primomonumento era stato spogliato,durante la 2^ guerra mondiale ditutto il metallo, (recinzione e sta-tua), per farne armi. Ma di que-sto ci occuperemo nel prossimonumero!

Il monumento ai caduti oggi

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Dicembre 2015 Anno VI N. 8 - Gennaio 2016 Anno VII N. 111 4° Concorso Letterario

“Conoscere la borsa” è un progetto con fi-nalità didattiche rivolto agli studenti dellescuole superiori e universitari, nato nel 1983in Germania ad opera dell’associazionedelle Casse di Risparmio tedesche e, oggi,diffusa nei seguenti 7 Paesi: Austria, Fran-cia, Germania, Italia, Lussemburgo, Spagnae Svezia.Scopo principale dell’iniziativa è quello dicontribuire a diffondere la cultura e i mecca-nismi della finanza mediante esercitazionipratiche che simulano la partecipazione deglistudenti al mercato borsistico.L’organizzazione è a cura delle Acri (Cassedi Risparmio e Fondazioni) che ne curano losvolgimento nelle scuole e Università, ovevengono costituiti uno o più teams, compo-sti da 2 a 8 studenti, ai quali è assegnato uncapitale virtuale da investire in un numeropredefinito di titoli quotati nelle principaliBorse Europee. Tutte le transazioni d’acqui-sto e di vendita sono simulate, ma le quota-zioni in base alle quali gli studenti decidonoi loro investimenti sono reali. Ai giovani in-vestitori viene offerti la possibilità di intera-gire in un contesto europeo e di essere

protagonisti di un’entusiasmante competi-zione, a metà tra finzione e realtà, inve-stendo per circa 10 settimane, su cinquepiazze europee un capitale fittizio. A vincereè il team che, tramite buoni investimenti, rie-sce ad aumentare maggiormente il capitaleinvestito, ottenendo il valore del depositopiù alto. A partire dall’edizione 2009, è statarealizzata, inoltre, una community “Cono-scere la borsa”, una piattaforma virtuale conlo scopo di avviare una sede permanente diformazione-informazione economico-finan-ziaria per gli studenti che partecipano e chehanno preso parte al progetto di “Conoscerela borsa”.Grazie alla collaborazione con la FondazioneCassa di Risparmio Salernitana vengo, daanni, investito del ruolo di esperto per se-guire e sostenere i ragazzi in questo per-corso. L’esperienza acquisita in tal campo haprodotto qualche spunto interessante, che in-tendo descrivere perché ritengo fruibile daun più vasto pubblico.La prima mission da “docente” è far capireda subito che investire in Borsa non è ungioco d’azzardo, una scommessa o una

competizione. Ogni anno sempre più persone si interes-sano a come investire in borsa. Tale feno-meno si accentua soprattutto in periodi digrande crisi, in quanto la gente cerca metodialternativi per sbarcare il lunario od otte-nere, addirittura, un vero e proprio reddito.Purtroppo, molto spesso l’uso di tali stru-menti da parte di utenti non coscienti deimeccanismi di funzionamento provoca ef-fetti disastrosi. Una domanda ricorrente è:“Come inizio ad investire nei mercati azio-nari, bisogna affidarsi al caso?” In tanti pen-sano che investire in borsa sia come giocarealla roulette e che i movimenti dei graficisiano del tutto casuali o, al più, sollecitatidai rumors. La mia risposta è una nuova do-manda: ” Non penserai mica che tutti glioperatori di borsa siano dei semplici gioca-tori d’azzardo?” La borsa non ha movimenticasuali, essi sono dettati da fenomeni che sipossono studiare in anticipo e, solo in talmodo, è possibile ottenere grandi ricavi.Entrando nello specifico, gli argomenti piùfrequentemente trattati nel corso del pro-getto sono:1. Studi necessari per essere buon investi-tori in borsa2. Volume dei capitali3. Piattaforme per il trading on-line4. Scelta dei titoli5. Tempistica di acquisto e venditaOccorrono studi universitari per investirein borsa?Non esiste alcun vincolo di titolo di studiper intraprendere tale attività, tuttavia, essanecessita di una dovuta preparazione al finedi evitare spiacevoli sorprese. Per investire

in borsa – sia come integrazione del redditosia come vera e propria professione – biso-gna prepararsi con corsi specifici. I mate-riali reperibili in rete sono sufficienti se sicercano informazioni sul significato di al-cuni termini tecnici, oppure per avere un’in-farinatura generale. Ad esempio si puòricercare il significato di termini come:media mobile, stop loss, take profit, vendereallo scoperto, mercato toro o mercato orso,analisi tecnica eccetera.Ma, se si vogliono acquisire tecniche serieche mettano in condizione di guadagnare in-vestendo in borsa, bisogna dirigersi versodel materiale formativo professionaleServono molti soldi per iniziare?Per iniziare possono bastare anche capitaliminimi. Addirittura alcuni istituti dispon-gono di piattaforme per il trading online chepermette di operare senza soldi, ossia inmodalità demo (virtuale). Questo permettedi far pratica per, poi, avventurarsi nelmondo reale con un minimo di consapevo-lezza. Quando si inizia a “fare sul serio”, la quan-tità di capitale che può bastare per avviarequest’attività può oscillare da un migliaio dieuro, se si prova direttamente con titoli de-rivati, a 5/10 mila euro, se si lavora suazioni comuni.Quale piattaforma scelgo per il trading on line?Al giorno d’oggi si può iniziare l’attività ditrading, tranquillamente da casa. Bastaavere un computer e una connessione di tipoADSL. Esistono poi tantissime SIM, o conticorrenti online che permettono di investirein borsa con software pensati per essere uti-lizzati anche da utenti non esperti.

Come scegliere i titoli giusti?Normalmente un trader esperto sa sceglierei titoli in base a diverse considerazioni chia-mate analisi fondamentale. Questo metodotiene conto di alcuni parametri dell’aziendasu cui si vuol puntare, analizzandone gli at-tivi di cassa, i fatturati, le acquisizioni, leprevisioni di mercato, eccetera. Inoltre, siconsiderano anche: il grafico pregresso, ladistribuzione dei dividendi, nonché l’anda-mento del indice di riferimento dell’azienda.Tuttavia è preferibile che un investitore ine-sperto non si cimenti in questa tecnica, inquanto la comprensione di tale analisi non èimmediata. Più consigliabile è effettuarel’analisi tecnica e l’analisi ciclica sugli in-dici di borsa, e investire tramite un panieredi titoli. Quando si possono comprare o vendere leazioni?In effetti sta proprio qua la difficoltà di chifa trading in azioni, commodities, forex oquant’altro. In generale, si può consigliaredi comprare in momenti in cui i mercatisono in calo e di rivendere quando gli indiciraggiungono nuovi record, sempre con l’au-silio di due tecniche super collaudate pernon trasformare una vincita in perdita: lostop loss e il take profit! Con il primo si sta-bilisce un massimo di perdita che si è di-sposti a subire, mentre con il secondo siposiziona un livello di uscita “dinamico”che salga a poco a poco.

A cura di Enzo Bove*

CONOSCERE LA BORSA.

*Personal Financial Bankercell. 328.1288640

patto civico per terzigno

La Costituzione sancisce il diritto alla vita, alla sa-lute, all’ambiente salubre.

Voglio raccontare una storia …………….C’era una volta un paese, Terzigno, alle falde del Ve-suvio: aria salubre, coltivazioni fiorenti, ridente eco-nomia basata soprattutto sulla coltivazione di vignetie conseguente produzione di vino pregiato. Ora………….. ricettacolo di rifiuti in una discarica indivi-duata alla pendici del Vesuvio (zona turistica di notevole im-portanza) senza pensare ad alcuna tutela né razionalizzazione dellagestione della stessa, (si sversa qualsiasi tipo di rifiuto - anche tos-sico anche in aree urbane).Conseguenze: salute compromessa (aumento di tumori e leucemia

anche in bambini), economia distrutta, turismo compromesso, sva-lutazione dei beni acquistati con il lavoro di una vita.

Siamo una popolazione realmente angosciata, preoccu-pata per il proprio avvenire, in cui lo sconforto arriva

quando c’è esasperazione per la mancanza di rispo-ste e per la percezione che non c’è la vera intenzionedi risolvere il problema, partendo effettivamente conprogrammazioni che nulla hanno a che fare con con-vivenze ed intrallazzi.

Siamo un popolo che paga e che prega. “Signoreascolta la nostra supplica. Liberaci dall’angoscia e dal

pericolo”.Aspettiamo delle scelte e delle risposte concrete dagli “uomini”senza illudere la nostra popolazione facendo credere di aver datouna soluzione al “problema rifiuti”.

Rosanna ROSA

L’Associazione “Pensiero libero perTerzigno” annovera, fra le sue mol-teplici finalità, quella della promo-

zione turistica del territorio che potrà essere perseguita attraverso la sinergia di tutte le componentipolitiche, economiche ed educative del territorio.

Vogliamo, pertanto, a partire da questo numero, costruire un percorso in cui saranno evidenziati,volta per volta, tutti i siti che costituiscono storia, bellezza e turismo del nostro Paese: Terzigno. La storia di Terzigno parte da lontano, quando, circa 350.000 anni fa numerose eruzioni co-struirono vulcani come i Campi Flegrei, Procida e Vivara, Ischia, Roccamonfina e le isole Pon-tine. Per ultimo comparve il piccolo cono del Somma-Vesuvio, che nel colmare l’areacircostante fece retrocedere il mare e formò la costa attuale.

Dall’attività vulcanica del Monte Somma, 17.000 anni fa nacque il Vesuvio: si delineò così il ter-ritorio del quale fa parte Terzigno (fino al 1920 incorporata nel territorio del Comune di Ottaviano).

Terzigno era in età augustea parte del suburbio pompeiano, nota per la salubrità dell’aria, per il ma-teriale di fabbricazione detto pozzolana, pare usata da Costantino per costruire Bisanzio, per i vigneti

che producevano il Vesvinum vinum denominato “Lacrima Christi”. Oggi, in uno dei quadri ambientali più suggestivi al mondo, tra il Vesuvio e gli antichi insediamenti romani, ne raccontiamo la sto-ria in percorsi strutturati dalle architetture monumentali che ne hanno disegnato la pianta urbana nei secoli. Il nostro Percorso parte dalla descrizione della Chiesa dell’Immacolata. Essa Fu il primo centro di aggregazione per una popolazione di contadini dispersa nei campi. Mons. Troiano Caracciolo del Sole sipreoccupò, con la costruzione della Chiesa, non solo di mettere a disposizione dei cittadini il conforto religioso, ma anche di dar loro

la possibilità di consolidare i rapporti sociali.Attualmente quella Chiesa che fu l’origine dellapolis, nella splendida piazza in cui è incorni-ciata, rappresenta per Terzigno la sua agorà, illuogo dove riportare le funzioni del socialecomprese e volute dal più antico pioniere. È un edificio con pianta centrale a croce grecadi m. 25,5 x 20, scandito da quattro grandi pi-lastri sui quali si erge una cupola dalle formearmoniose alta dalla base alla chiave di voltam. 23,50. Da questo spazio centrale si dipar-tono i quattro bracci laterali coperti a volta deiquali uno contiene il presbiterio e l’altaremaggiore e altri due laterali costituenti le cap-pelle laterali con relativi altari. Nel bracci op-posto all’altare si apre la porta di ingresso altempio. L’insieme del monumento appare ab-

bastanza originale, la croce grecanon è una forma di tempio cristiano abituale nell’area, e proporzionato nelleforme. Il pavimento è a quadroni di marmo, eseguito in epoca più tarda. La chiesa inoltre possiede vetrate policrome, tele, statue ed arredi di un certo pre-gio tutti del 1700. Degno di nota poi è il maestoso portale interno eseguito dall’artista terzigneseSalvatore Emblema.

Luigi MAURIELLO

La storia di Terzigno parte da lontano

A partire da questo numero la nuova rubrica curata dalla dottoressa Irma Di Sessa.Ho avuto modo di apprezzarne il “sapere” ascoltando sue relazioni, a Pioppi, nel contestodelle ultime edizioni degli “Incontri Mediterranei” promossi da Cronache Cilentane diretto daDino Baldi.Una vera “eccellenza” questa rubrica perché porta dentro tutto un patrimonio maturato nei ven-ticinque anni del meritorio impegno dell’amico Dino Baldi. Pensare che la collaborazione delladottoressa Irma Di Sessa è nel solco di una “scuola di pensiero” forgiatasi a Pioppi con i pro-fessori Ancel Keys, Jeremiah Stamler, Flaminio ed Alberto Fidanza e tanti altri, inorgoglisce.La “Dieta Mediterranea”, dal 2010 PATRIMONIO DELL’UMANITA’, è ambito e prestigiosoriconoscimento internazionale.Alla dott.ssa Di Sessa il mio grazie di cuore.Le sue radici sono cilentane – abita a Roma – il suo papà è originario di Ogliastro.Prima del suo trasferimento a Roma la Di Sessa ha trascorso gli anni ad Agropoli.Naturali le personali aspettative di averla ospite in occasione di qualche “Evento” nel corsodel quale la sua professionalità – è biologo nutrizionista – potrà offrire utili indicazioni anchesulla scorta di una vita vissuta in un territorio, il Cilento per l’appunto, merita di essere co-nosciuto più diffusamente per i tanti “tesori nascosti”. (gdp)

Questa rubrica nasce con l’intento di dare spunti e riflessioni su come condurre uno stile di vitasano e mangiare in maniera salutare.Il nostro corpo è una macchina perfetta e come tutte le macchine deve essere trattato con cura;non sono necessari sforzi insostenibili ma solo abitudini semplici rivolti a modificare sia l’alimentazione che lo stile di vita.

SEMPLICI SUGGERIMENTI!1. Colazione da Ricco, Pranzo da Principe, Cena da povero!Questo nota citazione sintetizza benissimo come dobbiamo distribuire i nostri pasti.Partiamo con una colazione abbondante ma leggera, proseguiamo con un pranzo modesto co-stituito da un primo e un secondo poco elaborati e un ricco contorno di verdura e un frutto, einfine una cena leggera. Non dimentichiamo che è possibile fare spuntini intermedi, mattina e pomeriggio, a base difrutta fresca.2. Riduciamo l’introduzione giornaliera di prodotti dolciari a base di zuccheri semplici, comeper esempio gelati, merendine, succhi di frutta.3. Moderiamo la quantità di sale nei pasti.4. Limitiamo il consumo di alcol, soprattutto di super alcolici che risultano essere troppo ca-lorici.5. Utilizziamo sempre l'olio di oliva extra vergine come condimento ed evitiamo altri grassi dacondimento.6. Consumiamo quotidianamente frutta e verdura, sia cruda che cotta, in modo da assumere co-stantemente fibre vegetali.7. Mangiamo pesce almeno 2 o 3 volte alla settimana, preferendo preparazioni semplici.8. Limitiamo la quantità di carne e salumi, cercando ad ogni modo di preferire le tipologie piùmagre e avendo cura di sgrassarli prima di ingerirli.9. Bere acqua durante la giornata senza aspettare di avvertire il senso di sete e mastichiamo benei nostri cibi, ciò aiuta la digestione.10. Almeno una volta a settimana consumiamo i nostri piatti in compagnia, ricordandoci chela convivialità è un aspetto fondamentale per la nostra vita, in quanto ci permette di mangiarecol sorriso e con tranquillità e senza stress. Per evitare di mangiar tanto soprattutto quandosiamo in compagnia, riempiamo poco i nostri piatti!

Queste semplici punti ci aiutano a restare in buona salute, ma non dobbiamo dimenticare cheper vivere in modo sano in senso olistico, ovvero sia dal punto di vista fisico che psicologico,non ci resta che completare con:1. Pratichiamo attività fisica quotidiana e regolare a seconda del nostro fisico2. Manteniamo buone relazioni con le persone ci circondano3. Cerchiamo di svolgere il lavoro che amiamo e, in caso contrario, lavoriamo per vivere e nonviviamo per lavorare!4. Amiamo con cuore sincero5. Crediamo in Qualcuno che sentiamo più vicino al nostro essere!

Per rispondere alle curiosità dei lettori:

Dott.ssa Irma Di sessa Biologo NutrizionistaMail: [email protected] Cell. 3208119042

Nutrizione e saluteA cura di Irma Di Sessa

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12Dicembre 2015 Anno VI N. 8 - Gennaio 2016 Anno VII N. 1 4° Concorso Letterario

Gli ultimi catastrofici eventi che hanno colpito Benevento e la sua provincia, hanno riportato alla ribalta mediatica,il delicato tema dei rischi che il dissesto idrogeologico e geomorfologico possono causare. La natura, a maggior ra-

gione laddove l’intervento umano risulta essere irresponsabile o non tempestivo, può manifestarsi in tutta la sua vio-lenza. Quanto successo nei giorni scorsi nel Sannio, è una riproposizione (su scala, per fortuna, ridotta) di quanto avvenutonel lontano ottobre del 1949, quando il capoluogo sannita fu invaso dalla piena del fiume Calore che ruppe gli argini,travolse l’antico Ponte Vanvitelli, riducendo ad un ammasso di fango il Quartiere Ferrovia; si contarono 200 morti, 2000senza tetto e danni per tre miliardi di lire. I frequenti fenomeni di dissesto idrogeologico (“la condizione che caratterizza aree ove processi naturali o antropici, re-lativi alla dinamica dei corpi idrici, del suolo o dei versanti, determinano condizioni di rischio sul territorio” - art.54 delD.Lgs. 152/06) sono una diretta conseguenza dell’estrema eterogeneità degli assetti geologico-strutturali, geomorfolo-gici, idrogeologici e geologico-tecnici, nonché di un’ampia gamma di condizioni microclimatiche, che possono variareanche in aree limitrofe e apparentemente simili. Il rischio idrogeologico nel nostro paese e nella nostra regione è stato fortementecondizionato dall’antropizzazione dei territori, già di per sé fragili, che da un lato haincrementato la possibilità di accadimento dei fenomeni e dall’altro ha aumentatola presenza umana proprio in quelle aree a maggior rischio. Nell’intera penisola e in Campania, le aree con tali caratteristiche sono numerose el’esposizione al rischio geologico-idraulico costituisce un problema di grande rile-vanza sociale, sia per il numero di vittime, che per i danni prodotti alle abitazioni,alle industrie e alle infrastrutture. A destar ancor più preoccupazione per il futuro, sono i cambiamenti connessi ai mu-tamenti climatici, come si evince dai documenti del IPCC International Panel onClimate Change (gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico, formato nel1988 da due organismi delle Nazioni Unite, l’Organizzazione meteorologica mon-diale(WMO) ed il Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente(UNEP). Provando a semplificare il tema, per sua natura estremamente tecnico e di nicchia,possiamo dire che il cambiamento climatico va ad influenzare due elementi essen-ziali del clima: temperatura e precipitazioni. L’aumento di queste ultime ha effetti

per così dire omogenei sul territorio nazionale e regionale, mentre le variazioni della temperatura sortiscono effetti di-versi a seconda delle quota e della latitudine, per cui laddove ci troviamo di fronte a quote e latitudini basse, l’aumentodelle temperature può fungere da effetto ‘stabilizzatore’. Diversa la situazione per territori che si trovano ad alta quota,nella fattispecie si assiste ad un innalzamento delle precipitazione piovose rispetto a quelle nevose, per cui il rialzo ter-mico sortisce conseguenze destabilizzanti. A risultare particolarmente vulnerabili, e quindi a maggior rischio, sono i ba-cini idrografici di natura alpina e quelli di piccole dimensioni.Per apportare azioni di mitigazione , il nostro paese e la nostra regione necessitano di un attento bilanciamento di azioni‘strutturali’ (adeguamento e consolidamento delle opere idrauliche; rinforzo dell’arginatura) e ‘non strutturali’ (evacua-zione di aree instabili, interdizione o limitazione dell’espansione urbanistica in zone a rischio, definizione dell’utilizzo delsuolo più consono per le aree instabili). Bisogna inoltre lavorare sul concetto di ‘rischio sostenibile’: non è cioè possibilegarantire una sicurezza completa (‘rischio nullo’), sempre e comunque. Occorre dunque identificare le zone a maggiorrischio, così da poter assegnare loro, gli interventi strutturali di maggiore urgenza, tenendo conto della scarsità di risorse

disponibili. Difatti una scarsa o frammentaria conoscenza dei fenomeni che si intendecontrastare, a cui si aggiunge l’esiguità delle risorse, rallenta la possibilità di inter-venti volti a favorire la difesa del suolo. Risulta dunque prioritario sapere ‘cosa’ contrastiamo, affinché si possa mettere inatto un’azione che sia adeguata e funzionale. In questa logica, l’intervento del pri-vato, in forma sussidiaria e/o complementare al pubblico, può essere considerataun’ipotesi non più rimandabile. Diventa fondamentale nell’ambito della gestione del ‘rischio sostenibile’, avere si-stemi di allerta efficaci, capaci di raggiungere la popolazione esposta al rischio. Inquest’ottica, gli sforzi vanno indirizzati verso un miglioramento della modellisticae delle tecnologie di monitoraggio, ma soprattutto va potenziata e fortificata la co-municazione al cittadino e la sua percezione del rischio. Insomma per quanto il con-cetto di ‘rischio nullo’ sia vicino all’utopia, certe ‘riproposizioni’ di catastrofi, anchea distanza di decenni, possono essere evitate o quanto meno fortemente limitate.

Leda Bellizzi

Nell’ambito del programma comunitario Erasmus anche quest’anno l’Istituto “ ten. C. m.pittoni”, capofila del progetto G.U.S.T.O, ha avuto la possibilità di offrire ai suoi miglioristudenti diplomati e diplomandi un’entusiasmante esperienza didattico-lavorativa. L’Europa,infatti, ha aperto le porte a 10 giovani della Scuola per favorirne l’integrazione nel mondo dellavoro, illustrando loro nuovi percorsi e accendendo nuovi entusiasmi. “ E’ solo sperimen-tando sul campo e vivendo personalmente quanto appreso sui banchi di scuola che sipossono valorizzare le competenze acquisite e si può incentivare lo spirito di iniziativa edi imprenditorialità così necessario nel mondo del lavoro”- dice la Dirigente prof. ro-sanna rosa. Gli studenti hanno svolto tirocini lavorativi presso imprese ed organismi euro-pei operanti nel settore turistico-alberghiero, impegnandosi in tutti i livelli dell’organizzazione:dalla cucina, alla sala fino all’accoglienza turistica. I ragazzi selezionati, vincitori di borse distudio, hanno seguito, inoltre, un corso intensivo di 16 ore di lingua inglese e spagnola con-solidando così le proprie capacità comunicativo-relazionali e perseguendo gli obiettivi di cre-scere e confrontarsi i un contesto diverso e innovativo. A fine percorso, è stata loro riconosciutala certificazione “Europass: moBILIta’”, titolo valido in tutti i paesi dell’Unione Eu-ropea. I docenti accompagnatori hanno testimoniato l’interesse e l’impegno di tutti gli allievi,la loro maturità nell’affrontare e nel vivere un’esperienza a così ampio respiro. L’alternanzascuola-lavoro si è rilevata ancora una volta un connubio vincente per aver favorito pronta-mente e a pieno titolo l’introduzione degli studenti dell’I.P.S.S..E.O.A nel mondo del lavoroe per aver ampliato il loro senso di cittadinanza europea. A.P.

PARTENZA STAGE

Il giorno 19 Novembre 2015 si è svolto,presso l’Università degli Studi di Sa-

lerno, un convegno-spettacolo, organizzatodall’A.I.C.S (Associazione Italiana ColturaSportiva.)Il tema è stato “V COME…” ed ha solleci-tato ampie riflessioni sui diversi aspettidella violenza.Il contributo dell’ I.P.S.S.E.O.A. “Ten. C.C.M. Pittoni” di Pagani è stato articolato attra-verso varie attività: dal servizio di acco-glienza dei partecipanti, all’allestimento diun raffinato buffet, alla presentazione di unvideo didattico intitolato “V COME… VISSUTI”.Tale video ha espresso vari punti di vistadel tema oggetto del convegno indivi-duando nella lettera V gli aspetti: della Vio-lenza, delle Vittime, della Vergogna, delValore, dei Valori e della Vittoria.Inoltre, il dibattito culturale tra i relatori haevidenziato ulteriori interpretazione della let-tera V come: Volontà di cambiamento daparte delle nuove generazioni; V come Vici-nanza; V come Visione moderna del mondo”.Particolarmente suggestivo il momento tea-trale caratterizzato dalla recitazione di testie canzoni interpretati da detenuti del car-cere Rebibbia di Roma.Il nostro pensiero è che le vittime non de-vono essere isolate in un angolino, ma de-vono essere sostenute per combattere eoltrepassare le paure.

Classe 4 FProf.ssa Maria Ermelinda Di Lieto

GLI ORGANIZZATORI ED I PARPECIPANTI AL CONVEGNO

PREPARAZIONE COCKTAIL ^for her^IL DIRIGENTE SCOLASTICO CON GLI ALUNNI DEL SERVIZIO SALA

ALLESTIMENTO BUFFET

DISSESTO IDROGEOLOGICO: quando l’umano non collabora con la natura

I tanti volti della “V ComE…”

In Europa Con L’I.p.s.s.E.o.a.

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Dicembre 2015 Anno VI N. 8 - Gennaio 2016 Anno VII N. 113 4° Concorso Letterario

Dopo il positivo riscontro del primo numero della ru-brica “L’angolo delle Opportunità”, anche in questa se-conda pubblicazione, vengono selezionati quei bandia beneficio prioritariamente di giovani, donne e fascedi utenti meno “raggiungibili” dai consueti canali didivulgazione.

“smart&start ItaLIa” Smart&Start Italia fi-nanzia la nascita e la crescita delle startup innovativeche hanno un forte contenuto tecnologico, operano nel-l’economia digitale, valorizzano i risultati della ricerca(spin-off da ricerca).Sono finanziabili progetti con spese tra 100.000 euro e1,5 milioni di euro. L’agevolazione consiste in unmutuo a tasso zero fino al 70% dell’investimento to-tale. La percentuale di finanziamento può salireall’80% se la startup è costituita esclusivamente dadonne o da giovani sotto i 35 anni, oppure se al suo in-terno c’è almeno un dottore di ricerca italiano che la-vora all’estero e vuole rientrare in Italia; previstoinoltre un contributo a fondo perduto pari al 20% delmutuo, solo per le startup con sede in Basilicata, Cala-bria, Campania, Puglia, Sardegna, Sicilia e nel Crateresismico dell’Aquila. Le startup costituite da meno diun anno possono contare su servizi di assistenza tec-nico-gestionale nella fase di avvio (pianificazione fi-nanziaria, marketing, organizzazione, ecc.). Perinformazioni e presentazione della domanda visitare ilsito www.invitalia.it .

“nuoVo BanDo di Europa Creativa” - la Com-missione Ue mette a disposizione 3 milioni di euro perfinanziare la realizzazione di manifestazioni cinema-tografiche che prevedano almeno 100 lungometraggi,o 400 cortometraggi se si tratta di festival a questi de-dicati. Il bando è rivolto a persone giuridiche – impreseprivate, organizzazioni no-profit, associazioni, fonda-zioni, comuni/consigli comunali – stabilite in uno deiPaesi ammissibili (tra cui l’Italia). Il contributo euro-peo per le proposte selezionate consisterà in unasomma forfettaria di importo compreso fra i 19mila ei 75mila euro, a seconda del numero di film europeipresenti nella programmazione. Sarà data priorità aifestival rivolti ad un pubblico specialmente giovanilerealizzando attività prima, durante o dopo la manife-

stazione o interventi di sensibilizzazione rivolti al pub-blico di festival cinematografici secondari; realizzinoazioni innovative soprattutto per la sensibilizzazionee lo sviluppo del pubblico, utilizzando le più recentitecnologie e supporti digitali, tra cui i social media; or-ganizzino, in collaborazione con istituti scolastici ealtri organismi, iniziative di alfabetizzazione cinema-tografica. I progetti dovranno avere una durata mas-sima di 12 mesi. Per la presentazione dei progetti sonopreviste due scadenze: la prima 17 dicembre 2015 perfestival che abbiano inizio fra il primo maggio 2016 eil 31 ottobre 2016; la seconda scadenza è il 28 aprile2016, per festival programmati tra il primo novembre2016 e il 30 aprile 2017. Per info andare suhttps://eacea.ec.europa.eu/creative-europe/funding/fe-stivals-2016_en

programma “La mobilità Internazionale del La-voro” Italia Lavoro - Contributi ai datori di lavoro perinterventi personalizzati di aggiornamento linguisticoe di qualificazione professionale dei propri dipendentistranieri, formati nel paese di origine, al fine di facili-tarne l’inserimento socio-lavorativo. Potranno richie-dere il contributo, in qualità di datore di lavoro soggettiautorizzati o accreditati allo svolgimento dell’attività disomministrazione di lavoro; aziende con sede legale inItalia costituite da almeno 12 mesi. Ai fini dell’am-missibilità delle richieste, i rapporti di lavoro con glistranieri dovranno avere una durata minima di sei mesied essere instaurati in Italia; essere stati attivati da al-meno 15 giorni dalla data di richiesta di contributo.L’intervento prevede l’erogazione di contributi di750€ per ogni lavoratore straniero. La domanda dicontributo potrà essere presentata unicamente attra-verso il sistema informativo http://www.italialavoro.it/entro il 31 dicembre 2015.

“avviso pubblico per l’assegnazione di contributi eservizi a sostegno della nascita di nuove realtà im-prenditoriali o di auto impiego in favore di giovanistranieri cittadini di paesi non appartenenti all’u-nione Europea.” L’iniziativa mira a finanziare almeno160 giovani disoccupati o inoccupati tra i 18 e i 30anni, assegnando un contributo a fondo perduto finoad un massimo 10.000,00 Euro a persona. I beneficiaridevono essere cittadini di paesi non appartenenti all’U-

nione Europea, titolari di un regolare permesso di sog-giorno che consente l’esercizio di attività di lavoro au-tonomo; giovani con origini da paesi non appartenentiall’Unione Europea che abbiano acquisito la cittadi-nanza italiana successivamente alla nascita. L’inizia-tiva è finanziata dal Ministero del Lavoro e dellePolitiche Sociali - Direzione Generale dell’immigra-zione e delle politiche di integrazione con il Fondo Na-zionale Politiche Migratorie attraverso Italia LavoroS.p.A.Le domande dovranno pervenire entro il termine pe-rentorio del 29.02.2016 e dovranno essere recapitatepresso la sede del capofila di progetto, Business Values.r.l., Via di Panico 54, CAP 00168 – Roma. Per i det-tagli consultare il sito internet all’indirizzo www.gio-vani2g.it

programma FIxo “scuola&università” - avvisopubblico per la concessione di contributi alle impreseche assumono giovani con contratti di apprendistato dialta formazione e ricerca finalizzati allo svolgimentodi attività di ricerca; al praticantato per l’accesso alleprofessioni ordinistiche oppure al conseguimento deititoli di studio (diploma di istruzione secondaria supe-riore, certificato di specializzazione tecnica superioreIFTS, diploma di tecnico superiore ITS, laurea trien-nale, laurea magistrale master universitario I° e II° li-vello, diploma di specializzazione, diploma diperfezionamento dottorato di ricerca.Possono presentare domanda di contributo i datori dilavoro privati che assumano, a tempo pieno o a tempoparziale per almeno 24 ore settimanali, giovani di etàcompresa tra i 16 e i 29 anni con contratto di appren-distato di alta formazione e ricerca e che abbiano lasede operativa (presso cui dovrà essere operata l’as-sunzione) sul territorio italiano. Le imprese riceveranno un contributo pari a 6 milaeuro per ogni soggetto assunto con contratto di ap-prendistato a tempo pieno; 4 mila euro per ogni sog-getto assunto con il contratto di apprendistato a tempoparziale per almeno 24 ore settimanali.La domanda di contributo potrà essere presentata uni-camente attraverso il sistema informativo di progettohttp://www.italialavoro.it/ entro il l termine del31/12/2015.

“patent Box” – Ministero dello Sviluppo economico.L’agevolazione fiscale consiste in una parziale esen-zione su IRES e IRAP da applicare sui redditi derivantidall’utilizzo diretto o dalla concessione in uso a terzisui beni immateriali. Per beni immateriali si intendono

opere dell’ingegno, brevetti industriali, know how, di-segni, modelli, processi, formule e informazioni rela-tivi a esperienze acquisite nel campo industriale,commerciale o scientifico giuridicamente tutelabili.Possono esercitare l’opzione i soggetti titolari di red-dito d’impresa, indipendentemente dal tipo di contabi-lità adottata e dal titolo giuridico in virtù del qualeavviene l’utilizzo dei beni. Criterio base per l’accessoal regime opzionale è che l’impresa svolta un’attivitàdi ricerca e sviluppo finalizzata alla produzione di beni“agevolabili” direttamente o tramite contratti di ricercastipulati con altre società, università, enti di ricerca eorganismi equiparati. L’importo su cui i contribuentinon dovranno versare le suddette imposte varia in baseall’anno di riferimento: 30% del reddito agevolabileper il 2015; 40% del reddito agevolabile per il 2016;50% del reddito agevolabile dal il 2017. I soggetti cheintendono avvalersi del regime fiscale opzionale co-municano in via telematica i dati utilizzando il software“Patent_box” disponibile sul sito internet dell’Agen-zia delle Entrate. Per info consultare l’indirizzohttp://www.sviluppoeconomico.gov.it/index.php/it/in-centivi/impresa/patent-box

Segue dal primo numero…“agevolazioni per l’au-toimprenditorialità di giovani e donne” - decretoministeriale 140/2015 emesso dal Ministero dello Svi-luppo Economico – MISE. A partire dal prossimo 13gennaio 2016 sarà possibile compilare - esclusiva-mente per via elettronica - le domande utilizzando lapiattaforma informativa messa a disposizione nel sitointernet di Invitalia www.invitalia.it. Le risorse finan-ziarie a disposizione sono pari a 50 milioni di euro.L’agevolazione è riservata a micro imprese e Piccole eMedie Imprese (PMI), costituite da non più di 12 mesidalla presentazione della domanda e consiste in un fi-nanziamento agevolato, a tasso zero, per un massimodi otto anni, di importo non superiore al 75% dellaspesa ammissibile. Requisito di ammissibilità è che lametà dei soci dell’impresa sia costituita da donne o gio-vani fra i 18 e i 35 anni. Sono agevolati programmi diinvestimento (fino a 1,5 Milioni di euro da completarsientro 24 mesi dall’inizio del finanziamento) nei settoridei servizi, del commercio, del turismo, della cultura edell’innovazione sociale. Sono ammissibile le spese re-lative all’acquisto di suolo, fabbricati (anche ristruttu-razioni), macchinari, impianti e attrezzature nuovi difabbrica, programmi informatici, consulenze, brevetti,licenze, formazione.

amd

“L’angolo delle Opportunità”

Il 2 giugno scorso il dott. Alfredo Salucciè stato nominato Cavaliere “al Merito

della Repubblica Italiana”. Quello del Ca-valierato, Istituito con la Legge 3 marzo1951, n. 178 (G.U. n. 73 del 30 marzo1951), è il primo fra gli Ordini nazionali edè destinato a “ricompensare benemerenzeacquisite verso la Nazione nel campo dellelettere, delle arti, della economia e nel di-simpegno di pubbliche cariche e di attivitàsvolte a fini sociali, filantropici ed umani-tari, nonché per lunghi e segnalati servizinelle carriere civili e militari”.Il Presidente della Repubblica è Capo del-l’Ordine, retto da un Consiglio composto daun Cancelliere e sedici membri.La citazione della norma si è resa utile per-ché di questa onorificenza non tutti colgonoil significativo valore etico e pedagogico.Di questi tempi, poi, dove tutto ciò che si fapare finalizzato al tornaconto personale –gettoni di presenza, regali di valore, va-canze spesate, ecc. - proporre all’attenzionequalche esempio di persone che donano ilproprio sapere e parte grande del loro tempolibero mi sembra doveroso.Nel caso di Alfredo Salucci c’è il valore ag-giunto non perché trattasi di un mio amicoma in quanto del suo impegno sono un di-retto testimone.Questo giornale con le iniziative collegateporta anche la sua firma.Senza il determinante apporto di Alfredo edella famiglia del defunto notaio Carlo Ca-labrese sarebbe rimasto “il mio sogno nelcassetto”. Il Concorso Letterario giunto allaQuarta edizione. A tal riguardo leggere lepagine relative alla Manifestazione svoltalo scorso 14 Novembre.Potrei fermare qui la mia nota. Preferisco,però, che i lettori conoscano l’insieme delleiniziative promosse o svolte da Alfredo Sa-lucci come riportate nel curriculum inviato,come per legge, all’Autorità preposta:Laurea in medicina e Chirurgia;Iscritto all’ordine dei medici e degliodontoiatri di salerno tessera n. 3352Dirigente medico asL sa Nocera Infe-riore (SA);specialista in: Endocrinologia - Diabetolo-gia - Farmacologia - Medicina del LavoroDirigente medico Endocrinologo e Dia-

betologo asL/sa - nocera Inferiore. È stato medico Competente del tribu-nale di nocera Inferiore (sa)È Ctu tribunale e ufficio giudice dipace di nocera Inferioreautore di oltre 80 pubblicazioni scientifi-che su riviste mediche nazionali ed estere.relatore, su invito, a numerosi congressi eseminari scientifici su temi relativi all’en-docrinologia, diabetologia e dietologiaHa tenuto Seminari all’Università di NapoliFacoltà di Medicina e Chirurgia e di Sa-lerno Facoltà di FarmaciaCultore di Filosofia e Storia Medievale sucui ha tenuto numerosi convegni e dibattitiper Associazioni Culturali e Istituti di se-condo grado.socio ordinario di società scientifichetra cui:- Società Italiana di Endocrinologia- Società Italiana Medici EndocrinologiOspedalieri- Società Italiana di Diabetologia - Associazione Medici Diabetologi Già presidente dell’Associazione MedicaMarco Levi Bianchini di Nocera Inf. dal1992 al 2005- Di cui è stato socio fondatore.Già Vice presidente Associazione MediciDiabetologi Regione Campania 1992-1996membro del Comitato Tecnico Scientificodell’Archeoclub 2008-2010giornalista pubblicista dal 2008 Ordinedei Giornalisti Regione Campania Tesseran. 129142 Autore di oltre 500 articoli pubblicati suriviste e giornalimembro del Consiglio Direttivo dell’as-sociazione giornalisti Valle del sarnopromotore e animatore del Gruppo I

Martedì Culturali

scrittore – aurore del romanzo: La si-

tuazione ovvero lo strano caso del signore

col Cappello Ed. Graus 1996 Vincitore dinumerosi premi letterari autore di Commediepresente come autore in alcuni volumi dinarrativa membro di numerose giurie di Premi Letterariautore di numerose prefazioni a libri dinarrativa e di poesierotariano dal 1996presidente Rotary Club Nocera Inferiore

Sarno 2009-2010rappresentate speciale del governa-tore per la formazione di un nuovo Clubanno rotariano 2012-2013socio Fondatore del Club Nocera Infe-riore Apudmontemassistente del governatore anno rota-riano 2012-2013assistente del governatore anno rota-riano 2015-2016assistente del governatore anno rota-riano 2016-2017Formatore Distrettuale anno rotariano2016-2017Insignito di 3 paul herris Fellow per leattività rotariane svolte.

attIVItà DIDattICaDocente Corso Allievi Infermieri Profes-sionali ASL/SA1Discipline: Dietologia, Fisiologia, Patolo-gia Medica anno 1986-1987Docente Corso Allievi Infermieri Profes-sionali ASLDiscipline: Dietologia e Dietoterapia, Ser-vizio Dietologico, dal 1987 al 1993Docente Corso di Laurea Fisioterapistianno accademico 2008-2009Università Federico II di Napoli - Sede No-cera Inferiore (SA) ASL SA 1Docente Corso di Medicina Generale permedici di base anno accademico 2008-2009 Polo didattico Universitario UNINAFederico II.Materia: Diabetologia ed Endocrinologia.Cultore della materia presso la Cattedradi Fisiologia della Facoltà di FarmaciaUniversità degli Studi di Salerno A.A.1997/98

attIVItà sVoLtE In amBIto so-CIaLE sEnza sCopo DI LuCro1. Partecipazione, in qualità di medico spe-cialista in endocrinologia alle Domeniche

della salute. Attività promossa dal RotaryClub Distretto 2100 dall’anno 2013 a oggi.Lo scopo è di visitare gratuitamente personeindigenti, in particolare immigrati. 2. Partecipazione alla promozione delbanco alimentare. Raccolta annuale di ali-menti a favore di bisognosi, promossa dalDistretto Rotary 2100.

3. Con l’Associazione Medica Marco LeviBianchini di Nocera Inferiore ha partecipatoe partecipa a numerose iniziative rivolteprevalentemente agli anziani. Oltre a visitee consulti gratuiti, con la promozione diConvegni e Seminari rivolti alla terza età.Fra le pubblicazioni rivolte agli anziani, dicui è stato coautore, si segnala l’ultima:L’età della saggezza “Linee guida per in-

vecchiare bene” Ed. La Grafica di NoceraInferiore. Anno 2012.4. Partecipazione, in qualità di medico spe-cialista in Diabetologia, a titolo gratuito, anumerose Giornate del diabete, per la dia-gnosi precoce della malattia diabetica.5. Collaborazione con l’AICS (AssociazioneItaliana Cultura e Sport). Numerose le col-laborazioni con l’AICS sia come organizza-tore di eventi a carattere sociale sia comerelatore in alcune manifestazioni nazionali. 6. È stato promotore e organizzatore del Tri-bunale dei malati dell’Ospedale di NoceraInferiore (SA) “Umberto I”.

attIVItà sVoLtE sEnza sCopoDI LuCro pEr La promozIonEDELLa CuLtura1. promotore e animatore del Gruppo IMartedì Culturali

Scopo del gruppo è di promuovere la cul-tura in tutte le sue forme con:- Incontri mensili su argomenti culturali:storia filosofia, letteratura, presentazione dilibri. - Disponibilità a tenere conferenze presso

Circoli Culturali e Università della terzaetà.2. organizzatore e promotore di eventiculturali, proiezione e discussione di film,musica, ecc., presso Associazioni locali.3. Collaborazione in qualità di relatorecon l’Associazione Nocerina Filo d’Ar-gento. Nocera Inferiore (SA).4. Collaborazione in qualità di relatorecon l’Unitre, Università della terza età, diPompei (NA).5. Collaborazione in qualità di relatore sutemi relativi alla medicina con il Gruppodi lettura, Biblioteca di Nocera Inferiore(SA).6. promotore presso le Scuole di secondogrado di un lavoro sulla Misoginia. L’e-vento è stato promosso dal Rotary ClubNocera Inferiore - Sarno nel mio anno dipresidenza, 2009/2010. I lavori degli stu-denti sono stati raccolti e pubblicani in un

volume, insieme a un Dvd, sempre realiz-zato dagli studenti sul tema. La premiazionedei migliori elaborati si è svolta presso ilLiceo Scientifico Sensale di Nocera Infe-riore, anno 2010. 7. relatore presso scuole di primo e se-condo grado su temi relativi all’alimenta-zione e alle dipendenze da alcol e droghe.8. relatore presso scuole di secondo gradosu argomenti di storia Medievale e sulla sto-ria della Misoginia. 9. promotore del Concorso Letterario Il

Pensiero Libero Pagani (SA) Giunto alla terza edizione, anno 2014. 10. moderatore di numerosi convegniscientifici e culturali. 11. presentatore di numerosi libri di narra-tiva e poesia. 12. autore di numerose prefazioni a libridi narrativa e di poesia.

Ultima chicca. A fine Gennaio, a Cava de’Tirreni, la Compagnia instabile rotarianadiretta da Felice Scermino, rappresenterà lacommedia “Un marito per la figlia”. Il testoè di Alfredo Salucci. Non c’è che dire;quello di Alfredo Salucci è un esempio il-luminante per i tantissimi che potrebberodare un qualche apporto alle proprie Co-munità. Costoro preferiscono tirare stanca-mente le ore della giornata. Il fatto è chesono morti “dentro”. All’amico Alfredo chericeverà l’onorificenza il prossimo 9 Di-cembre alle ore 10.30 a Salerno, TeatroVerdi, il rinnovato augurio per tanto signi-ficativo riconoscimento. (gdp)

Prestigioso riconoscimento al Dr. Alfredo Salucci

Page 14: editoriale...Sonni tranquilli, adesso che il Sinodo si è concluso, non li avrà nessuno, tra vescovi e popoli della chiesa, forse nemmeno il papa. Troppo grande è la spaccatura nel

14Dicembre 2015 Anno VI N. 8 - Gennaio 2016 Anno VII N. 1 4° Concorso Letterario

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La Missione è l’anima della Chiesa. Lastessa Chiesa è nata dalla missione di

Gesù, venuto in mezzo a noi per parlarci delPadre suo e ci ha detto che è anche Padrenostro. Durante la sua vita pubblica e la suapredicazione Gesù invita dodici uomini aseguirlo, gli Apostoli, e a loro lascia questoincarico: “Andate, dunque, ammaestratetutte le genti, battezzandole nel nome delPadre e del Figlio e dello Spirito Santo, in-segnando loro ad osservare tutto ciò che viho ordinato” (Mt 20,19-20). Con queste pa-role e da questo momento è nata la mis-sione della Chiesa per tutti i popoli di ognitempo.Nel tempo della preparazione di ogni mis-sionario sorge nel suo cuore il desiderio direalizzare tante cose: chiese - scuole - ospe-dali… Certo tutte queste cose sono neces-sarie e inerenti alla missione. Ma lamissione appartiene a Dio, è Lui che sce-glie il tempo di realizzare le opere e si servedell’uomo per evidenziare il suo disegno diamore verso i poveri.Ecco la mia esperienza. Da pochi mesi eroarrivato in Madagascar, un paese bello mapovero, veramente povero. La Chiesa qui èorganizzata in modo da avere le scuole cat-toliche, almeno le primarie. Nel territoriodella nostra missione vi erano due piccolescuole gestite dalla parrocchia. La piùgrande contava 120 bambini, suddivisi nellesette classi delle primarie (elementari), se-condo il sistema educativo francese. Ungiorno, era un mercoledì, (mi ricordo an-cora) sono andato a visitare questa scuola

ed entro nell’aula che corrisponde alla no-stra quarta elementare. Saluto la maestra,saluto i bambini, faccio cenno di sedersi emi intrattengo a parlare con la maestra.Chiedevo informazioni circa i bambini, seabitavano vicino o lontano dalla scuola, leloro famiglie, i loro genitori, il lavoro… Nelsilenzio che si era creato non mi ero accortoche questi bambini si erano addormentatisui banchi di scuola. Erano circa le dieci delmattino e dico alla maestra: “A quest’ora

dormono questi bambini?” Ma la maestranon mi risponde, anzi prende tempo e con-tinua il discorso di prima. Dopo qualchemunito rifaccio la domanda: “Ma come aquest’ora dormono?”. Nemmeno questavolta ottengo una risposta. La cosa comin-ciava a insospettirmi e insisto per la terzavolta: “Possibile che a quest’ora i bambinianzicchè studiare si mettano a dormire?”.Questa volta la risposta non si è fatta atten-dere: “Padre, lei mi chiede come mai dor-

mono questi bambini, ma chissà se hannomangiato ieri sera e lei insiste perché livede riversi sui banchi”. La risposta migelò, rimasi senza parola, credo di esserediventato rosso per la vergogna e sonouscito dalla classe forse senza nemmeno sa-lutare. Rientro subito a casa e non smettodi pensare a quella risposta: com’è possi-bile che questi bambini non mangino?La decisione deve essere immediata. Ilgiorno seguente vado dal Nunzio Aposto-lico, cioè l’Ambasciatore della Santa Sede.È un italiano che mi accoglie con simpatiae gli racconto dell’esperienza di ieri mat-tina. Lui mi comprende bene, mi informasu molte cose dolorose che esistono in Ma-dagascar, e aggiunge: “La nostra opera dimissionari deve ricalcare il pensiero delPapa Paolo VI: la Chiesa cammina con duepiedi, uno è l’evangelizzazione, l’altro è lapromozione umana”. Poi chiama il suo se-gretario e mi fa consegnare un milione dellevecchie lire e aggiunge: “Padre, inizi conquesti soldi, compri riso ed altro e se vuoleun consiglio chieda alle famiglie in Italia diimpegnarsi con le “Adozioni scolastiche adistanza” per aiutare i suoi Bambini”.La via tracciata dal Signore era chiara. Oggiin quella scuola studiano oltre mille bam-bini, viene servito il pranzo tutti i giorni, sidistribuiscono gli utili scolastici (penne-quaderni-colori-disegni-libri) e nella stessascuola opera una dottoressa con due infer-miere per l’assistenza sanitaria dei bambini.È l’amore di Dio che fa sorgere e gestiscetutte le Missioni.

Come nasce una Missionedi P. Francesco La Ruffa

Si riconosce che probabilmente è un pro-blema di riserve culturali, ma le ostilità ri-mangono nette. Ciò che angoscia i fedeli èl’insieme enorme di falle, che in ogni set-tore, la Chiesa sta mettendo a nudo. Tuttidicono che i veri problemi sono malco-stume e scandali sessuali, che vengono allaribalta in numero rilevantissimo. Se il mondo cattolico appare in parte divisosui temi delle unioni, adozioni e procrea-zioni, anche i laici e la sinistra presentanoun fronte disomogeneo, a testimonianza diuna linea di congiunzione culturale tra i dueschieramenti e con frontiere estremamenteliquide. Al di là di ogni riflessione o giudi-zio di valore, bisogna riconoscere che di-venta difficile e pericolo muoversi su unterreno così infido e paludoso.È un “annus horribilis” per il grande comu-

nicatore, Papa Francesco. Si ha l’impres-sione che, come Teseo, sia entrato nel labi-rinto per abbattere il Minotauro che è dentrola Chiesa, ma il filo di Arianna, che devesvolgere per giungere alla conclusione delpercorso intricato, è ancora lunghissimo.L’immagine di questo momento difficilis-simo della vita della Chiesa, è quella delpontefice che, uscendo dal Sinodo ormaiconcluso, si avvia da solo, a piedi versol’angusta camera della sua francescana re-sidenza a Santa Marta.Ma non è finita. I recenti avvenimenti fran-cesi, così drammatici, aggiungono preoccu-pazione intensissima, a poche settimanedall’apertura del Giubileo straordinario.In questo momento unioni civili, adozionedei bambini da parte di coppie omosessualied altri argomenti, mentre la mente ed ilcuore della Chiesa e di tutti sono rivolti al-trove, appaiono, però, davvero lontanissimi.

- segue da pag. 1 -

La Scuola è quella di Alasora dedicata a San Gerardo Maiella

unIonI CIVILI CoppIE gay aDozIonI

Un qualche effetto aveva prodotto l’articolodell’On. D’Arezzo. Sarebbe stato impossi-bile governare con i voti dei “4 fascisti”.L’1 Aprile 1981 venne eletto Sindaco il dr.Umberto de Martino il quale rinunciò; ilconsiglio comunale ne prese atto il 10 Giu-gno del 1981. In questo frattempo le sorti delpaese erano rette sempre dalla giunta elettail 4 Agosto 1980. Finalmente a quasi unanno di distanza la DC si ricompose per cuil’11 Luglio 1981 vide la luce la nuova giuntacon Sindaco Domenico Bifolco; assessoredelegato il prof. Gaetano Califano in buonacompagnia con altri estimatori e fedelissimidell’On. D’Arezzo. Le ombre e le contrad-dizioni su questa particolare “vicenda” sono,come noterete squisitamente politiche seavrete la cortesia di ben considerare la parteconclusiva del citato articolo dell’On. D’A-rezzo. Ne leggo la conclusione: “Al PartitoComunista e a quello Socialista si è chiestonon solo un confronto, ma una manieranuova di affrontare le cose, proprio perchénessuno desidera mimetizzarsi per indossareabiti scinti di trasformismo.Come si è risposto sino ad oggi? Con l’in-giuria. A Pagani intanto con dieci voti sutrenta, e con l’intera Giunta dimissionaria,un uomo continua a governare con un me-todo inutile a commentare. La DC si è dis-sociata e non desidera attendere, ma lottareper un regime sempre più democratico.Quanta affinità tra questa comunità umana,e tutto il resto del Paese!”.Non appaiano ingenerose le mie valutazioni

su D’Arezzo politico in questa circostanza;le si considerino, all’incontrario, frutto deldoveroso e rispettoso mio approccio al pen-siero ed all’agire “d’arezziano”.30 anni non sono tanti ma neppure pochiper avviare, anche attraverso la lettura delD’Arezzo in politica, una riflessione sullescelte dei partiti e dei suoi esponenti più in-fluenti, in sede locale e nazionale.Importante che lo si faccia con onesta intel-lettuale, senza lasciarsi condizionare dal-l’appartenenza ad altri schieramenti politicio a scuole di pensiero.Con questo animo ho accolto l’invito delprof. Pierino Califano a partecipare a questoincontro.Tanto basta alla mia coscienza

- segue da pag. 9 -

La mIa rIFLEssIonE

La crisi finanziaria del 2008 è ancora fresca nella memoria ditutti noi. Quando la Lehman Brothers dichiarò bancarotta, sem-

brava che il sistema finanziario del mondo occidentale fosse prontoa crollare; che il mondo che tutti conosciamo stesse per finire. Per capire la gravità di quei momenti, basta ricordare il contenutodi una telefonata, fatta all’apice della crisi, fra il senatore ameri-cano Burr e sua moglie. Il senatore chiese alla moglie di prelevarequanto più contante possibile durante il fine settimana, perché nonera sicuro che le banche avrebbero riaperto il seguente lunedì. Diverse sono le opinioni su cosa ha causato la crisi. Tuttavia le po-litiche, messe in atto per salvare lo status quo, sono servite a pian-tare i semi di una nuova, e imminente, crisi finanziaria. Nel mondo,oggi, c’è più debito, sia pubblico che privato, rispetto al 2008.Quando i tassi di interesse saliranno, non sarà semplice gestire pa-gamenti e rifinanziamenti vari.Una delle teorie che ha avuto più successo, è che il colpevole dellacrisi sia stato il capitalismo senza controllo, e senza freni, che go-verna il mondo occidentale. Per capire quanto seguito ha avuto que-sta teoria, è sufficiente valutare la notorietà raggiunta da Pikkety ele vendite del suo libro “il capitale nel ventunesimo secolo”. Una analisi più attenta del mondo in cui viviamo, e di alcuni eventichiave, è necessaria per smontare questa tesi e per individuare levere cause della crisi del 2008.Il primo passo è capire che il capitalismo ha cessato di esistere di-versi decenni orsono. Gli anni d’oro del capitalismo italiano sonostati fra la fine della seconda guerra mondiale e la fine degli anni 80.La Fiat è un eccellente esempio per analizzare quello che è suc-cesso in Italia. Fondata nel 1899, è stata gestita ottimamente fino aitardi anni ’80, quando qualcosa accadde. In quegli anni, la Fiat sirese conto che, invece di produrre macchine migliori (o più desi-derabili) dei suoi competitori, era più semplice aumentare le ven-dite, usando il gettito fiscale dello stato italiano per ridurre i prezzi.Perché la Fiat doveva investire in ricerca per migliorare la sua com-petitività, quando poteva chiedere a Paolo di pagare parte dellanuova Fiat Punto di Luca? Nel capitalismo vero le conseguenze di un’attività commerciale de-vono ricadere solo sull’impresa. La Fiat avrebbe dovuto essere la-sciata in balia delle forze di mercato e lottare per la suasopravvivenza. Ma se non è capitalismo quello che governa la nostra economia, al-lora cosa è? La risposta è molto semplice. È corporativismo, ov-vero la fusione fra interessi statali e interessi di corporazioni.

Aspetto non trascurabile del corporativismo, è anche essere uno deipilastri del fascismo.Citazione da Wikipedia: “Il fascismo descrive se stesso come unaterza via alternativa a capitalismo liberale e comunismo marxista,basata su una visione interclassista, corporativista e totalitaria delloStato, contraria alla democrazia di massa”.Comunque, per sfortuna, l’Italia non è l’unico paese corporativi-sta. Il più grande atto di corporativismo moderno è stato il salva-taggio delle istituzioni finanziarie avvenuto in America e inInghilterra.Negli Stati Uniti d’America, due sono stati i colpi fatali che hanno consentito il passaggio quasi inosservato da capitalismo acorporativismo.Il primo colpo fu il salvataggio dell’hedge fund Long-Term Capi-tal Management (LTCM), il quale, a causa di perdite subite durantela crisi asiatica del 1997 e il crollo del rublo nel 1998, ebbe bisognodi una ricapitalizzazione di 3.5 miliardi di dollari. Il messaggio allealtre istituzioni finanziare fu chiarissimo: “Non importa quanto sba-gliati siano i vostri investimenti, i profitti sono privati, ma le per-dite saranno socializzate”. Gli istituti di credito non se lo feceroripetere una seconda volta, e diedero il via ad una folle espansionedel credito al consumo, che sarebbe poi esplosa nella crisi subprime(prestiti di dubbia qualità) del 2008.Il secondo colpo fu l’abolizione del Glass-Stegal act, legge in vi-gore dal 1933, che Bill Clinton approvò nel 1999. Il Glass-Stegalact prevedeva la separazione fra banche commerciali e banche di in-vestimento. Era la legge che proteggeva una diversa gestione frafondi destinati al risparmio e fondi destinati all’investimento. Conla rimozione di questa legge, tutto divenne investimento. Anche lebanche commerciali (quelle che dovrebbero provvedere credito al-l’economia reale), iniziarono a muovere i loro fondi in operazioniprecedentemente riservate soltanto a banche d’investimento (i qualiclienti, a fronte di un maggiore rendimento, accettano rischi mag-giori). Conseguentemente, divenne impossibile lasciar fallire unaqualsiasi banca d’investimento, dato che l’effetto domino si sarebbeinevitabilmente propagato anche alle banche commerciali.La crisi del 2008 non è colpa del capitalismo; è semplicemente unriflesso della natura umana. Niente può spiegare questo concetto, ecoglierne l’essenza, meglio di una semplice frase di Frank Borman(ex astronauta e presidente della compagnia americana “EasternAirlines”):“Il capitalismo senza bancarotta è come il Cristianesimo senza l’inferno”.

Capitalismo Colpevole?di Michele Fasolino

da Londra

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con i tradizionali Auguri per le festività natalizie

il ringraziamento ai lettori

per l’attenzione riservata al nostro… libero pensiero

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