· Sahel e Africa Subsahariana La visita di Matteo Renzi in Angola, Congo-Brazzaville e Mozambico...

70
Numero - 8 2014 http://www.cemiss.difesa.it/

Transcript of  · Sahel e Africa Subsahariana La visita di Matteo Renzi in Angola, Congo-Brazzaville e Mozambico...

Page 1:  · Sahel e Africa Subsahariana La visita di Matteo Renzi in Angola, Congo-Brazzaville e Mozambico Marco Massoni 21 ... fin dal cambio della leadership nel 2012. Pragmaticamente,

Numero - 8 2014

http://www.cemiss.difesa.it/

Page 2:  · Sahel e Africa Subsahariana La visita di Matteo Renzi in Angola, Congo-Brazzaville e Mozambico Marco Massoni 21 ... fin dal cambio della leadership nel 2012. Pragmaticamente,

Osservatorio StrategicoAnno XVI numero VIII - 2014

L’Osservatorio Strategico raccoglie analisi e reports sviluppati dal Centro Militare di Studi Strategici, realiz-zati sotto la direzione del Gen. D. Nicola Gelao.

Le informazioni utilizzate per l’elaborazione delle analisi provengono tutte da fonti aperte (pubblicazioni astampa e siti web) e le fonti, non citate espressamente nei testi, possono essere fornite su richiesta.

Quanto contenuto nelle analisi riflette, pertanto, esclusivamente il pensiero degli autori, e non quello del Mi-nistero della Difesa né delle Istituzioni militari e/o civili alle quali gli autori stessi appartengono.

L’Osservatorio Strategico è disponibile anche in formato elettronico (file PDF) nelle pagine CeMiSS delCentro Alti Studi per la Difesa: www.casd.difesa.it

SommarioEDITORIALE

MONITORAGGIO STRATEGICO

Massimo Arigoni

Regione - Danubiana - Balcanica - TurchiaAnkara ed i nuovi vicini del suo estero fallito Paolo Quercia 9

Medio Oriente - Nord Africa - MENA Il contrasto all’ISIS e la complessa dimensione degli interessi regionaliNicola Pedde 15

Sahel e Africa SubsaharianaLa visita di Matteo Renzi in Angola, Congo-Brazzaville e MozambicoMarco Massoni 21

Russia, Europa Orientale ed Asia CentraleSpazi di dialogo nella crisi russo-ucrainaLorena Di Placido 29

CinaUna spirale involutivaNunziante Mastrolia 35

India Oceano IndianoCina e India, prodromi di una possibile alleanzaClaudia Astarita 41

Pacifico (Giappone, Corea, Paesi ASEAN, Australia)Le elezioni legislative nelle isole Fiji ed il ruolo delle Forze Armate Stefano Felician Beccari 47

Page 3:  · Sahel e Africa Subsahariana La visita di Matteo Renzi in Angola, Congo-Brazzaville e Mozambico Marco Massoni 21 ... fin dal cambio della leadership nel 2012. Pragmaticamente,

America LatinaIl Cile tra svolta politica e bombe Alessandro Politi 53

Iniziative Europee di DifesaUn respiro di sollievo per la Scozia, problemi per Army 2020Claudio Catalano 59

NATO e teatri d’interventoDopo il vertice del GallesLucio Martino 67

Sotto la lenteL’ISIS in Libano: la forza della minaccia terrorista nel Mediterraneo Ghani e Abdullah: potere condiviso in Afghanistan

Claudio Bertolotti 73

Osservatorio StrategicoVice Direttore Responsabile

C.V. Massimo Arigoni

Dipartimento Relazioni InternazionaliPalazzo Salviati

Piazza della Rovere, 83 00165 – ROMAtel. 06 4691 3204 fax 06 6879779

e-mail [email protected]

Questo numero è stato chiuso11 settembre 2014

Page 4:  · Sahel e Africa Subsahariana La visita di Matteo Renzi in Angola, Congo-Brazzaville e Mozambico Marco Massoni 21 ... fin dal cambio della leadership nel 2012. Pragmaticamente,

Anno XVI - n° VIII - 2014

EDITORIALE

Se vuoi impossessarti di qualcosa che non hai mai avuto prima, devi fare qualcosa che nonhai mai fatto prima.Tra le reazioni governative alle proteste in corso ad Hong Kong, sono comparse sulla stampadichiarazioni ufficiali attestanti che: «Gli attivisti radicali sono destinati a fallire. I gruppi di op-posizione sanno bene che è impossibile modificare la decisione del Comitato Permanente del-l’Assemblea Nazionale del Popolo Cinese». La decisione in parola, assunta da Pechino lo scorsomese di agosto, impone un’approvazione preventiva dei candidati locali per il governo di HongKong, prima della campagna per il prossimo scrutinio elettorale. La reazione, iniziata subito conil boicottaggio delle lezioni da parte degli studenti liceali e universitari dell’ex colonia inglese, hapoi coinvolto cittadini di ogni età e di ogni provenienza sociale. Apparentemente non vi è alcunproposito rivoluzionario, ma unicamente la richiesta di ciò che è ritenuto un diritto: il suffragiouniversale per eleggere nel 2017, sia del Capo del Governo Autonomo sia il Consiglio Legislativo,senza interferenze da parte del Governo Centrale di Pechino. In altre parole è sorto un contenziosointerno sull’applicazione del principio "Un Paese, due Sistemi", quale condizione esterna fissataall’atto del ritorno di Hong Kong sotto la sovranità cinese nel 1997. Numerosi risultano tuttavia icittadini locali che hanno preso le distanze dalle manifestazioni di piazza, considerando le stesseun grave danno per l'immagine della Città–Autonoma. Questa parte di “hongkonger” è peraltroindicata in continuo aumento, soprattutto dopo che la protesta si è insediata anche nei quartierieconomici e finanziari di Hong Kong. Stando ai sondaggi locali resi noti dalla Chinese Universitynel mese di settembre, il 46% degli intervistati si dichiara contrario al movimento di protesta esolo il 31% a favore.La Cina si racconta oggi come un grande paese in rapida e persistente crescita economica, co-munque governato da un sistema politico che genera un’endemica e diffusa corruzione. Questoallarme, è stato ufficialmente dichiarato in sede di Comitato Centrale PCC (Partito ComunistaCinese), fin dal cambio della leadership nel 2012. Pragmaticamente, il Presidente Xi Jinping si èquindi concentrato su una ferma lotta a qualsiasi contaminazione etico-ideologica dei funzionarie, attraverso l’organo legittimamente preposto: la Commissione Centrale per la Disciplina, attual-mente presieduta dal sessantaseienne Wang Qishan, ha sottoposto a procedimenti o indagini oltre182 mila membri dello stesso PCC (dato reso noto a fine 2013). Il capo di accusa più ricorrenteper questi ultimi, consiste proprio nell’avere abusato della posizione di funzionari, per procurarsipersonali guadagni illeciti in varie forme.Non è dato sapere in quale misura il fenomeno della corruzione abbia realmente inciso sull’econo-mia cinese, è in ogni caso da assumere che le dinamiche socio-economiche cinesi siano moltocomplesse e frutto di una sintesi tra innumerevoli apporti, anche conflittuali, sul piano culturale,etnico, politico-finanziario.Pur condizionata dal preoccupante fenomeno dei funzionari corrotti, la Cina ha comunquedichiarato nel 2013 una crescita del Prodotto Interno Lordo (PIL) pari al 7,6 per cento, in leggeraflessione rispetto al 7,7 dell’anno precedente, ma stabilmente superiore al dato registrato nei paesiassunti come “le grandi economie mondiali”. Questo positivo segnale di stabile crescita, sembrain ogni caso agitare non solo il mondo globalizzato, ma anche alcuni operatori economici di Shang-hai. Recentemente, l’apprensione nasce in particolare dal settore bancario: comparto nel quale laCina sembra paradossalmente manifestare ricorrenti problemi di liquidità. I cosiddetti tassi inter-bancari a breve, regolatori del costo del denaro nei prestiti da banca a banca, hanno infatti subito

Page 5:  · Sahel e Africa Subsahariana La visita di Matteo Renzi in Angola, Congo-Brazzaville e Mozambico Marco Massoni 21 ... fin dal cambio della leadership nel 2012. Pragmaticamente,

EDITORIALE

Anno XVI - n° VIII - 2014

oscillazioni improvvise di oltre 4 punti sfiorando il 9%. Solo l’intervento della Banca Popolare diCina (l’istituto centrale), con l’emissione tempestiva di liquidità, ha ricondotto il sistema alla nor-malità, senza peraltro tranquillizzare gli analisti cinesi più attenti (in particolare appunto a Shang-hai), i quali già prevedono ulteriori-repentine oscillazioni di questo parametro.L’aspetto di interesse consiste ora nel provare a comprendere le possibili connessioni fra gli eventiin corso o, ancor più, quelle plausibili nel futuro. Archiviati gli ultimi sei piani quinquennali, con crescita tendenziale del PIL mediamente a doppiacifra, Pechino appare determinata ad introdurre cambiamenti al modello di crescita fin qui adottato.L’esempio invocato sembrerebbe riferibile alla «crescita sostenibile», consapevolmente meno mar-cata ma più mossa a riassegnare parte della ricchezza e, possibilmente, a ridimensionare le esistentisacche di diseguaglianza sociale. Se questo intento rappresenti una semplice operazione mediatica,ovvero costituisca un reale cambio d’impostazione, sarà desumibile dai risultati forniti nel corsodei prossimi due piani quinquennali, durante i quali il binomio Xi Jinping-Li Keqiang si presumemantenga la guida cinese. L’orientamento da attendersi sarà quindi propenso a stimolare preva-lentemente i consumi interni ed i settori dei servizi, da affiancare via via al consueto sostegno al-l’esportazione attraverso investimenti statali poco remunerativi o addirittura in perdita.Indubbiamente Pechino possiede gli strumenti per impostare un rallentamento della crescita, chedovrà obbligatoriamente avvenire in forma graduale, guidata e con estrema cautela. In caso con-trario possono facilmente prevedersi impatti sociali, sia pure non quantizzabili, derivanti prima ditutto dalla minaccia per l’occupazione. In questa logica, la Cina presenta oggi una costante crescita sul costo del lavoro, consapevole chequesto lento processo vedrà numerosi paesi, asiatici e non, capaci di offrire migliori opportunitàalla manifattura internazionale. L’ulteriore flusso finanziario, specialmente in forma opaca, versol’industria per l’esportazione, potrebbe quindi innescare “bolle” analoghe a quelle verificatesi neipaesi occidentali. La percezione di crisi della liquidità in precedenza richiamata, potrebbe pertantoindicare un importante fattore di rischio.La determinazione del Presidente Xi Jinping nel contrastare e combattere la corruzione, si presentaperciò come un coerente richiamo a tutta la dirigenza cinese, rivolto a “regolare” opportunamentei flussi di credito. Il primo rischio che concretamente la Cina si trova a dover evitare, può esserequello di una possibile bolla immobiliare. L’incessante crescita del prezzo degli immobili, fino adora difficile da calmierare, appare infatti disancorare il loro valore reale dal prezzo di mercato. Idati disponibili mostrano peraltro una preoccupante flessione dello stesso mercato di settoreprossima al 10% , vista l’incidenza del settore edilizio sul PIL pari a circa un terzo. In secondoluogo la Cina avrà l’esigenza di tranquillizzare i mercati, in attesa di concentrare maggiormentela popolazione nei centri urbani ed aumentare il consumo interno. Da qui le misure di stimolo al-l’economia, varate per agevolare sgravi fiscali agli investimenti in infrastrutture, inclusi canaliagevolati di credito verso l’industria locale o il settore agricolo. Parallelamente, sul piano mone-tario, la Banca Popolare di Cina agisce infine a sostegno, iniettando liquidità nel sistema, comeindicato in precedenza.Un possibile e delicato cambio di indirizzo economico/finanziario cinese, oltre ad implicare unprosieguo nella lotta anticorruzione, richiederà come detto tutta l’attenzione e la cautela da partedi Pechino. È verosimile allora che le manifestazioni di Hong Kong assumano priorità inferiore,

Page 6:  · Sahel e Africa Subsahariana La visita di Matteo Renzi in Angola, Congo-Brazzaville e Mozambico Marco Massoni 21 ... fin dal cambio della leadership nel 2012. Pragmaticamente,

Anno XVI - n° VIII - 2014

EDITORIALE

viepiù considerato che la scadenza delle prossime elezioni autonome è fissata per il 2017 e cheuna larga parte della popolazione locale non sembra condividere l’impostazione della protesta inatto. Hong Kong rimane tuttavia la piazza internazionale d’affari più importante della Cina. Gliscambi finanziari presso la locale Borsa e le altre principali piazze mondiali, costituiscono difattiun efficace strumento per promuovere l’utilizzo della moneta cinese (Yuan) per il commercio in-ternazionale. La dimensione e l’importanza degli interessi cinesi in gioco è tale da lasciare concretimargini al pragmatismo e ad un’armonica interpretazione del principio “un paese due sistemi”.Naturalmente da concordare seguendo tempistiche convenienti e non contrastanti con gli obiettivimacroeconomici fissati.

Massimo Arigoni

Page 7:  · Sahel e Africa Subsahariana La visita di Matteo Renzi in Angola, Congo-Brazzaville e Mozambico Marco Massoni 21 ... fin dal cambio della leadership nel 2012. Pragmaticamente,

Anno XVI - n° VIII - 2014

MONITORAGGIO STRATEGICO

9

RegioneDanubiana - Balcanica - Turchia

Paolo Quercia

Eventi►Kosovo, il governo arresta i vertici della comunità religiosa mussulmana del paese. In unamossa senza precedenti, la polizia del Kosovo ha proceduto all’arresto di 15 importanti leaderreligiosi mussulmani del paese, accusandoli di gestire un network di reclutamento di combattentida inviare dai Balcani alla jihad in Siria. Tra gli arrestati figura il capo religioso della GrandeMoschea di Prsitina Shefqet Krasniqi, Enes Goga imam della moschea di Pec/Peja ed Enis Rama,imam della moschea di Mitrovica. Oltre ai leader religiosi delle principali moschee del paese, èstato arrestato anche Faud Ramiqi, il capo del primo movimento politico islamista in Kosovo, Ba-shkohu (in albanese Levizja Islame “Bashkohu” o LISBA), (vedi Osservatorio Strategico giugno2014). Nell’agosto scorso, la polizia aveva arrestato 40 sospetti islamisti, sempre con l’accusa diaver costituito una rete di reclutamento di cittadini kosovari da inviare a combattere in Kosovo.Secondo stime del governo di Pristina e dati della stampa, sono più di 200 i cittadini kosovari im-pegnati nel conflitto siriano, e almeno 20 i cittadini kosovari morti in combattimento. Altri 20combattenti albanofoni risultano caduti in Siria provenienti da Albania e Macedonia.►Serbia, polemica USA per una possibile visita di Putin a Belgrado per l’anniversario dellaWWII. Il presidente russo Vladimir Putin potrebbe visitare la Serbia il 19 ottobre prossimo, percelebrare il settantesimo anniversario della liberazione di Belgrado nella seconda guerra mon-diale. L’invito a partecipare a questo evento era stato formalizzato durante la visita del primo mi-nistro serbo a Mosca dell’8 luglio scorso. La notizia della visita, ancorché non ufficializzata, èstata ribadita anche dal presidente della repubblica srspka di Bosnia Dodik, di ritorno da unamissione a Mosca in cui ha incontrato anche il presidente russo Putin. Su questo tema l’Amba-sciatore americano a Belgrado Michael Kirby ha colto l’occasione per aprire una polemica disapore storiografico, sulla stampa serba, ponendo come questione “cosa viene a fare il presidentePutin?”. Sfiorando l’incidente diplomatico con il governo serbo, latore dell’invito, l’ambasciatoreamericano ha elaborato il concetto sostenendo che la liberazione di Belgrado durante il secondoconflitto mondiale non è stata compiuta dai soli russi, ma da tutti i diversi popoli che combattevanonell’armata rossa, ed in particolare dalle unità militari del cosiddetto “Terzo fronte Ucraino”, lacui denominazione lascerebbe intendere essere composta anche da soldati ucraini e di altre re-pubbliche sovietiche non russi. Si tratta ovviamente di una provocazione legata alle attuali vicendepolitiche interne ucraine ed al ruolo che Mosca gioca in esse e al problema della identificazione

Page 8:  · Sahel e Africa Subsahariana La visita di Matteo Renzi in Angola, Congo-Brazzaville e Mozambico Marco Massoni 21 ... fin dal cambio della leadership nel 2012. Pragmaticamente,

Anno XVI - n° VIII - 2014

MONITORAGGIO STRATEGICO

10

di una nazione ucraina diversa e separata da quella russa. L’ambasciatore americano ha chiesto,provocatoriamente, se ai festeggiamenti del 19 ottobre a Belgrado sono invitati altri capi di go-verno di paesi che hanno contribuito alla liberazione della Jugoslavia. All’ambasciatore ameri-cano ha risposto polemicamente Vladimir Yakunin, imprenditore della cerchia ristretta vicino aPutin e presidente della Ferrovie Russe, il cui nome e le cui aziende sono finite nella lista dellesanzioni finanziarie americane ed europee, ospite a Belgrado di una conferenza internazionalededicata alla cause dello scoppio della prima guerra mondiale. Yakunin ha commentato che l’am-basciatore americano “non ha molta familiarità con la storia dell’Unione Sovietica e della se-conda guerra mondiale” e che “qualcuno dovrebbe portargli dei libri, sempre che sappia leggere”.Con le sue dichiarazioni, l’ambasciatore americano a Belgrado, pur ribadendo di rispettare il di-ritto dei serbi di invitare chi vogliono, ha voluto mandare in maniera esplicita un messaggio sulfatto che relazioni troppo strette con Mosca in questo particolare momento, non sono ben viste aWashington. Rispondendo alle domande dei giornalisti serbi di dare la sua opinione sulla visitadel premier cinese prevista a dicembre, l’ambasciatore americano ha lasciato intendere che Wa-shington vede meno bene i rapporti di Belgrado con Mosca rispetto a quelli con Pechino (“Youcan have good relations with Russia and China, and with the United States. But our position onvisits of Chinese and Russian officials is different. The Chinese almost never attacked anyone,while the Russians have. That is something to bear in mind"). Indubbiamente i rapporti di Moscanei Balcani dopo il conflitto ucraino sono diventati ancora più sensibili per Washington. La recentevisita del presidente della Repubblica Srpska Dodik a Mosca (in Bosnia Erzegovina si voterà adottobre) e le continue tensioni sulle opzioni di secessione, sono certamente meno tollerate a Wa-shington dopo l’annessione della Crimea da parte di Mosca. ►Grecia, segni di miglioramento della finanza pubblica. La Grecia potrebbe uscire prima delprevisto dal piano di assistenza finanziario del valore di 240 miliardi che UE e FMI hanno con-cesso al paese. Il miglioramento del PIL greco – dopo l’ulteriore calo (-4,6%) del 2013 – potrebberiuscire a portare nel 2015 la Grecia fuori dalla recessione. L’uscita anticipata dal piano di as-sistenza finanziario prevede ovviamente il consenso della cosiddetta Troika (Banca Centrale Eu-ropea, Fondo Monetario Internazionale e Unione Europea), con una valutazione dell’andamentodell’economia del paese, dei bilanci bancari e del rispetto dei piani di rientro. Un test dellapercezione della fiducia dei mercati verso la Grecia si avrà a fine anno, quando Atene lancerà unbond settennale. L’obiettivo del paese resta quello di arrivare a breve a coprire le esigenze di fi-nanziamento del budget dello Stato con risorse proprie. ►Serbia, il governo taglia pensioni e salari. L’attuazione dei pacchetti di misure di austerità perla Serbia sarà piuttosto duro, come da molti temuto. Il Primo Ministro serbo Vucic ha annunciatoil taglio di pensioni e salari del settore pubblico che superano i 200 euro mensili. Queste pensionipotranno essere tagliate tra il 3 % ed il 20 % del valore dell’assegno.

Page 9:  · Sahel e Africa Subsahariana La visita di Matteo Renzi in Angola, Congo-Brazzaville e Mozambico Marco Massoni 21 ... fin dal cambio della leadership nel 2012. Pragmaticamente,

Anno XVI - n° VIII - 2014

MONITORAGGIO STRATEGICO

11

Il processo di dissoluzione degli Stati lungo ilconfine meridionale della Turchia sta mettendosempre più a rischio la sicurezza esterna ed in-terna del paese, in particolare dopo l’ascesa mi-litare del cosiddetto ISIS e la sua espansioneterritoriale sia in Siria che in Iraq. Non che iconfini con Siria ed Iraq siano in passato statiprivi di minacce per la sicurezza turca, maerano problemi in gran parte gestibili all’internodi relazioni bilaterali e statali con i paesi con-termini, Siria, Iraq ed Iran. Oggi, i valichi difrontiera con la Siria e con l’Iraq sono gestitidalle più diverse entità di carattere non statuale,che vanno dal più strutturato KRG (Kurdish Re-gional Government) nell’Iraq settentrionale, alPYD (il partito dell’Unione Democratica deicurdi siriani, affiliato al PKK), al Fronte Isla-mico, al Free Syrian Army, all’ISIS, fino allaSiria di Assad. La proliferazione degli attori èmassima proprio all’interno del territorio si-riano, dove ben 5 sono gli interlocutori possibililungo il confine turco. Su 13 posti di confine,due sono controllati dall’esercito siriano di Da-masco, due da quel che resta del fronte islamicouno dal Free Syrian Army, 3 dall’ISIS e 5 daicurdi siriani del PYD. A questa galassia di sog-getti si aggiunge ovviamente il KRG, che con-trolla in buona parte il confine turco – iracheno.La difficoltà di trattare con un numero così altodi vicini – ben 6 al posto di due – non è di persé solo un aumento di complessità numerica,quanto anche qualitativa. Fatta eccezione per ilKRG (e lasciando da parte il governo sirianocon cui è aperto un conflitto), gli altri attori rap-presentano soggetti non statuali ed entità poli-tiche per lo più instabili e precarie con cui èdifficile poter strutturare un discorso duraturoe, alcuni di essi, evidenziano anche profili ai

margini della legalità, con i quali le relazionidevono essere intrattenute in maniera cauta esenza lasciare evidenze compromettenti. LaTurchia, nell’agire attraverso il suo confine me-ridionale, non si muove nel vuoto ma in un am-biente saturo di interessi per un numeroimpressionanti di Stati, anche alleati e vicini.Tutto ciò si traduce in una difficoltà ed impre-vedibilità gestionale che difficilmente consentel’elaborazione di strategie di messa in sicurezzadel confine, oltre il brevissimo periodo. In ag-giunta a ciò la conflittualità esistente tra i nu-merosi attori asimmetrici che vivono oltre ilconfine turco – attori che spesso sono umbrellaorganizzations di gruppuscoli più piccoli emaggiormente instabili – rende ulteriormenteprecaria ogni strategia di stabilizzazione. Pur-troppo per Ankara sembra che a Sud del confineturco non vi siano le condizioni per creare op-zioni geopolitiche alternative alle due storica-mente disponibili: il mantenimento dei vecchistati autoritari baathisti o la creazione di unostato curdo autonomo. Lo sfaldamento deiprimi e la mancata realizzazione del secondohanno reso l’area progressivamente ingoverna-bile e prodotto una polverizzazione geopoliticain mini feudi e piccoli esperimenti di ammini-strazione territoriale dal basso su base etnica otribale. Ultimamente l’affermazione dell’ISISha modificato il quadro di situazione, facendoemergere una terza opzione geopolitica alterna-tiva alle due precedenti, quella del califfato isla-mico jihadista. In maniera non dissimile aquanto avvenuto in Afghanistan con i Talebanie in Somalia con gli Shabaab, una prolungataguerra civile e la scomparsa delle istituzioni sta-tuali crea il terreno ideale per la nascita di mo-vimenti militari islamici che ripristinano le

ankara Ed i nuovi vicini dEl suo EstEro fallito

Page 10:  · Sahel e Africa Subsahariana La visita di Matteo Renzi in Angola, Congo-Brazzaville e Mozambico Marco Massoni 21 ... fin dal cambio della leadership nel 2012. Pragmaticamente,

Anno XVI - n° VIII - 2014

MONITORAGGIO STRATEGICO

12

funzionalità sociali interrotte dal conflitto attra-verso una rigida e radicale applicazione delleprescrizioni religiose, offrendo in cambio sup-porto sociale e risorse. Lo stato islamico radi-cale come terza alternativa al modello di statosocialista autoritario e stato etnico appare dun-que essere una realistica possibilità geopolitica,se non fosse però inaccettabile per un vasto etrasversale schieramento internazionale di Stati.Ovviamente il fenomeno che lo rende inaccet-tabile è, in primo luogo, quello dei foreign fi-ghters e dei flussi jihadisti internazionali checollegano lo stato islamico con le comunità isla-miche di tutto il mondo, alimentando il feno-meno della “radicalizzazione centrifuga”.Apparentemente per Ankara né lo stato arabobaathista, né quello nazionale curdo su base et-nica, ne quello islamico fondamentalista rappre-sentano opzioni geopolitiche praticabili,costituendo ognuna un diverso mix di minaccee pericoli vitali. Quindici anni dopo l’interventomilitare in Iraq è ormai chiaro che l’Iraq è unprogetto geopolitico fallito, che non potrà es-sere ricostruito sotto alcun’altra forma politica.Non potendo mantenere lo status quo, dopo l’in-tervento militare in Iraq e dopo lo scoppio dellaguerra civile siriana, la strategia turca è stata –anche in Siria – quella di puntare alla creazionedi entità parastatuali sulle quali esercitare formedi protettorato o di controllo diretto o indiretto,in maniera simile al modello iracheno. L’inten-zione di proteggere il proprio fianco sud e di au-mentare il proprio outreach all’interno dellearee fuori dal controllo effettivo di Baghdad edi Damasco, si coniugava con la necessità deigruppi combattenti di mantenere aperte le retro-vie terrestri (confine con la Turchia) rispetto aifronti del conflitto e soprattutto di garantirsiquelle rendite commerciali (attraverso la ven-dita di prodotti petroliferi, il contrabbando e lagestione degli aiuti umanitari) fondamentali permantenere in vita la resistenza. Allo stesso

tempo, la guerra civile protratta e la partizionede facto di Siria ed Iraq producono per Ankarail non secondario risultato di impedire la rico-struzione di forti stati arabi a Sud, riducendo inmaniera significativa la competizione al suo po-tere regionale.

L’aggravarsi della situazione e la costituzionedi una coalizione internazionale anti-ISIS haspinto Ankara a modificare la propria tattica, so-prattutto dopo che una nuova offensiva delleforze dell’ISIS contro villaggi ed abitati curdiha prodotto, in pochi giorni, un flusso di oltre130.000 profughi curdi verso la Turchia. Nellestesse ore Ankara risolveva la oscura crisi delconsole turco di Mosul e del suo staff seques-trati da ISIS, rimuovendo, di fatto il più con-creto ostacolo che, almeno ufficialmente, avevaimpedito un cambio di strategia nei confrontidell’ISIS. Ankara ha potuto quindi aderire allacoalizione internazionale anti ISIS. A metà set-tembre, in ritardo rispetto agli altri paesi e dopoil forte pressing statunitense alle Nazioni Unite,Ankara ha dichiarato per voce del suo presi-dente che aderirà alla coalizione internazionalea guida americana contro ISIS. Dopo aver alungo esitato e nascosto le proprie carte, laTurchia – attore chiave per il contenimento diISIS – ha finalmente deciso di assumere unanetta posizione contro lo stato islamico che si èstabilito a cavallo tra Siria ed Iraq. Il presidenteturco Erdogan ha offerto supporto sia politicoche militare alla coalizione anti ISIS, rifiutan-dosi di definirlo un’entità statale ed etichettan-dolo come semplice movimento terroristico.Interessante notare che le parole di Erdogan, ap-parentemente denigratorie nei confronti di ISISe miranti a minimizzarne le capacità, in realtàpotrebbero essere un riflesso condizionatodell’atavico timore turco di vedere emergerenuovi soggetti statuali a ridosso della frontierameridionale. In altre parole, meglio un movi-

Page 11:  · Sahel e Africa Subsahariana La visita di Matteo Renzi in Angola, Congo-Brazzaville e Mozambico Marco Massoni 21 ... fin dal cambio della leadership nel 2012. Pragmaticamente,

Anno XVI - n° VIII - 2014

MONITORAGGIO STRATEGICO

13

mento terrorista che uno stato antagonista, par-rebbe essere stato fino ad oggi l’approcciostrategico turco alla questione della dis-soluzione della Siria e dell’Iraq e l’ascesa del-l’ISIS. Strategia che è cambiata nel momento incui l’ISIS – che già da semplice movimento ter-rorista era diventato un esercito di guerriglia –ha puntato alla costituzione di un vero e proprioStato. Stato che, ovviamente, sarebbe dotato dirisorse non proprie e dunque non controllabiledall’esterno attraverso il filtro di risorse eco-nomiche e militari. Altra osservazione è quellache le parole di Erdogan riecheggiano quelle diObama, anche lui impegnato a dimostrare cheISIS non è uno Stato, ne mai lo potrà diventare.Forse, proprio in questa comune strategia dicontrasto all’evoluzione di un soggetto terror-ista in soggetto geopolitico, si sono ritrovati gliinteressi comuni turco – americani, che sullaquestione siriana erano stati a lungo divergenti.Nel frattempo, sotto la pressione dei rifugiati, laTurchia si richiama al vecchio progetto dellacostituzione di una zona cuscinetto per ac-coglierli. Zona cuscinetto che le autorità diAnkara non hanno ben specificato dove collo-care, ma essa avrebbe un senso strategico solose in prossimità del confine con la Siria. Al mil-ione e mezzo di rifugiati già arrivati in Turchiasi stanno aggiungendo decine di migliaia di altriprofughi frutto delle nuove avanzate dell’ISISe dei suoi metodi terroristi contro le minoranzereligiose ed etniche. La costruzione di unabuffer zone in Siria ed in Kurdistan dove ac-cogliere profughi arabi avrebbe anche il nonsecondario svantaggio per Ankara di relativiz-zare la presenza curda modificando, forse anchesolo temporaneamente, la composizione de-mografica del nord di Siria ed Iraq.

Tre sono però i problemi principali che si pos-sono intravedere per un eventuale costituzionedi una buffer zone in territorio siriano.

Rischio di allargamento del conflitto: In primoluogo, ciò implica stabilire una presenza mil-itare terrestre turca – o più verosimilmente aguida turca sotto bandiera delle Nazioni Unite– in territorio siriano, con un non secondarioproblema di possibili scontri con le forze mili-tari siriane (e quindi di allargamento del con-flitto) o anche con componenti dei ribelli chenon sono favorevoli alla presenza turca in sira,siano essi curdi o meno; Problema della gestione del confine. In secondoluogo una zona cuscinetto in cui accogliere, ri-allocare ed assistere i profughi avrebbe sensosolo se venisse al tempo stesso sigillato il con-fine garantendo la non comunicabilità tra ledue zone. Gli scontri registrati nelle scorse set-timane in Turchia tra le guardie di confineturche e gruppi di curdi che tentavano di en-trare la Siria per combattere contro l’ISIS, sonoun segnale della difficoltà a tenere separate lecomunità tra le due parti del confine. Grandicomunità insediate a ridosso del confine turco,comunque finirebbero per “premere” sul con-fine stesso, che potrà essere sigillato solo cor-rendo il rischio di gravi disordini sociali. Ilgoverno turco, per il momento, sta pensando didislocare 50.000 altre guardie di confine – conarmamento pesante – per presidiare i valichi eaumentare le aree direttamente presidiate; Problema del disarmo delle milizie. Infine, unabuffer zone ed una presenza militare turca edinternazionale in territorio siriano, dovrebbeavere come precondizione il disarmo dellemilizie territoriali che operano nell’area ed illoro inquadramento in forze di polizia territo-riali, cosa estremamente difficile da ottenerespecialmente per quelle curde e per quelle deigruppi islamisti più radicali. È comunque da ritenersi che il governo turcocontinuerà a lavorare a lungo sul progetto dicostituzione di una zona cuscinetto in Siria, che– ancorché prematura – potrebbe ben presto

Page 12:  · Sahel e Africa Subsahariana La visita di Matteo Renzi in Angola, Congo-Brazzaville e Mozambico Marco Massoni 21 ... fin dal cambio della leadership nel 2012. Pragmaticamente,

Anno XVI - n° VIII - 2014

MONITORAGGIO STRATEGICO

14

prestarsi ad una pluralità di utilizzi. Nel mo-mento in cui le operazioni militari contro l’ISISdovessero avanzare, al punto da causare unpotenziale collasso del sistema di controllo ter-ritoriale costruito dallo Stato islamico, unabuffer zone sotto controllo internazionale

potrebbe rappresentare uno strumento perevitare, almeno temporaneamente, che altri at-tori non statuali operanti nell’area possanobeneficiare dal vuoto geopolitico che si ver-rebbe a creare

Page 13:  · Sahel e Africa Subsahariana La visita di Matteo Renzi in Angola, Congo-Brazzaville e Mozambico Marco Massoni 21 ... fin dal cambio della leadership nel 2012. Pragmaticamente,

Anno XVI - n° VIII - 2014

MONITORAGGIO STRATEGICO

15

Medio Oriente - Nord Africa - MENA

Nicola Pedde

Eventi►LIBIA – Timidi segnali di miglioramento vengono registrati nella crisi libica, dove i delegatiai negoziati di pace sostenuti dalle Nazioni Unite si sono incontrati a Ghadames, accordandosiper un cessate il fuoco generale tra le fazioni in lotta e per un successivo incontro in cui indi-viduare gli elementi di discussione per la soluzione della crisi.L’inviato delle Nazioni Unite Bernardino Leon ha manifestato entusiasmo dopo il primo incontro,definendo “storico” l’evento e giudicando “amichevole” il clima registrato nell’incontro tra leparti.L’obiettivo del negoziato resta tuttavia estremamente complesso, stante l’esigenza primaria di di-sarmare le milizie per avviare un reale processo di distensione e ritorno alla normalità del paese.Azione che si presenta estremamente complessa in questa fase, rappresentando le milizie di fattol’unico elemento di garanzia per il controllo degli interessi sul terreno delle più diverse compo-sizioni etniche e tribali.TUNISIA – A poche settimane dalle elezioni presidenziali in Tunisia, il clima politico ►nazionaleresta teso ma costruttivamente orientato all’individuazione di una soluzione atta a favorire ladifficile transizione. La Tunisia si conferma in tal modo, sebbene con tutte le possibili variabiliancora sul tavolo, come l’unico paese in cui il processo di sostituzione della classe politica con-tinua nell’ambito del pluralismo e del confronto tra le più diverse anime della politica nazionale.Ha destato stupore l’annuncio del partito islamista Ennahda di non voler candidare alcun suoesponente per le elezioni, che in molti interpretano come una scelta dettata dalle esigenze di so-pravvivenza della Fratellanza Musulmana nella regione. Una vittoria degli islamisti alle elezioni,infatti, provocherebbe l’immediata reazione regionale di quel vasto fronte di opposizione al-l’Ikhwan che ha già manifestato le sua capacità in Libia e in Egitto, innescando anche in Tunisiauna spirale di violenza che tutti, nel paese, sembrano voler evitare ad ogni costo.Ennahda, quindi, punta al consolidamento del proprio ruolo politico attraverso una solida par-tecipazione al processo di transizione, ma non alla leadership politica della transizione stessa.Limitando alla sfera amministrativa e parlamentare le proprie ambizioni, ed in tal modo dandoprova di una grande maturità politica ed altrettanta capacità di comprensione del delicato contestoregionale.

Page 14:  · Sahel e Africa Subsahariana La visita di Matteo Renzi in Angola, Congo-Brazzaville e Mozambico Marco Massoni 21 ... fin dal cambio della leadership nel 2012. Pragmaticamente,

Anno XVI - n° VIII - 2014

MONITORAGGIO STRATEGICO

16

Il 23 settembre è stata lanciata dagli Stati Unitiun’offensiva militare contro le forze dello StatoIslamico, con azioni aeree condotte contro unapluralità di obiettivi in Siria e in Iraq.L’operazione, condotta in collaborazione conl’Arabia Saudita, gli Emirati Arabi Uniti, ilQatar, il Bahrain e la Giordania, ha visto coin-volte le forze aeree dei sei paesi, oltre ad alcunecomponenti navali degli Stati Uniti da cui sonostati lanciati numerosi missili da crociera in di-rezione di quattordici obiettivi primari dissemi-nati in una vasta area tra la parte orientale dellaSiria e quella centro-orientale dell’Iraq.L’eterogenea coalizione che ha dato il via allacomplessa operazione militare comprende lagran parte dei paesi del Consiglio di Coopera-zione del Golfo, sebbene la partecipazione nonsia espressa sotto tale formula, con l’eccezionedel Kuwait e dell’Oman. Risulta particolar-mente interessante notare anche la congiuntapartecipazione del Qatar con l’Arabia Saudita,i cui interessi hanno preso strade divergenti nelrecente passato in conseguenza del sostegno as-sicurato da Doha alla Fratellanza Musulmana,ma anche per le conflittuali posizioni tra i duepaesi nella complessa dinamica degli equilibripolitici e militari regionali.L’operazione è stata giustificata dal presidenteamericano Obama come necessaria per impe-dire attentati ad interessi americani nella re-gione e nel mondo, come paventatodall’amministrazione in conseguenza di infor-mazioni raccolte dall’intelligence e giudicate at-tendibili e di urgente soluzione.Il fulcro dell’azione è stato in Siria, dove leforze della specifica coalizione hanno colpitoobiettivi multipli nelle aree di Raqqa, Idlib, DeirEzzor ed Aleppo, oltre ad alcune località mi-

nori, distruggendo obiettivi giudicati come stra-tegici per la gestione dell’operatività delle forzedello Stato Islamico e di altre organizzazioni ji-hadiste, come il Fronte al-Nusra..Nel suo discorso alla stampa, tuttavia, il presi-dente Obama ha espressamente chiarito comenon ci sia stato alcun coordinamento con il go-verno siriano, che gli americani si sono limitatiad informare dell’azione senza richiedere al-cuna forma di collaborazione terrestre o aerea.L’operazione ha colpito anche alcuni obiettiviin territorio iracheno, nelle aree recentementecadute sotto il controllo dello Stato Islamico,provocando secondo le prime stime ingentidanni ed un considerevole numero di perdite trale forze jihadiste. Informazioni, tuttavia, ancorasoggette al vaglio degli analisti e quindi suscet-tibili di ulteriore e differente valutazione.Parallelamente alla catena di comando e alla lo-gistica dell’ISIS, ha costituito un bersaglio pri-mario dell’azione militare anche la strutturaorganizzativa del cosiddetto “Gruppo Khora-san”, formazione jihadista di recente costitu-zione ma giudicata dagli Stati Uniti tra quellecon le maggiori capacità di combattimento e,soprattutto, di proiezione all’estero.

la minaccia esistenziale, il fattore sociale el’ambigua politica arabaLa minaccia dell’ISIS non coglie di sorpresa glianalisti, essendo l’organizzazione ben nota e te-muta tra quelle operanti in Siria da oltre dueanni. Nata come costola di al-Qaeda in Iraq,l’organizzazione ha potuto contare su un consi-stente e costante flusso di aiuti economici e ma-teriali provenienti dai circuiti del radicalismowahabita presenti nella penisola arabica. Favo-riti a loro volta dall’ambigua connivenza di

il contrasto all’isis E la complEssa dimEnsionE dEgli intErEssi rEgionali

Page 15:  · Sahel e Africa Subsahariana La visita di Matteo Renzi in Angola, Congo-Brazzaville e Mozambico Marco Massoni 21 ... fin dal cambio della leadership nel 2012. Pragmaticamente,

Anno XVI - n° VIII - 2014

MONITORAGGIO STRATEGICO

17

molte tra le monarchie regionali, nell’intento dialimentare il conflitto in Siria e colpire in talmodo sia gli interessi dell’Iran che della Fratel-lanza Musulmana.Sostegno rivelatosi privo di qualsiasi forma dicontrollo che, come nei numerosi tragici prece-denti, ha alla fine dato forma ad una entità au-tonoma, conflittuale all’interno stesso dellagalassia jihadista, ma anche antagonista versole stesse componenti politiche che ne hanno difatto sostenuto e finanziato la genesi.L’ISIS è oggi ufficialmente considerata una mi-naccia esistenziale dai paesi della regione edalle monarchie del Golfo in modo particolare,che ne temono adesso la capacità distruttiva ele ambizioni. Ma non è del tutto mutata la vi-sione strategica che ha per oltre due anni deter-minato gran parte delle scelte nei confronti deljihadismo regionale, di fatto percepito come unutile strumento per il contenimento dell’Iran edelle sue ambizioni.Concedendo in tal modo anche all’ISIS di be-neficiare per lungo tempo di una sostanziale in-columità, che ne ha favorito il radicamento sulterritorio e il consolidamento della strutturaeconomica.L’elemento di maggiore timore per i paesi dellaregione non è tuttavia costituto dalla capacitàmilitare dell’ISIS, quanto soprattutto dalla suadirompente capacità di penetrazione sociale. Leforze del cosiddetto Califfato non hanno infattitrovato pressoché ostacoli nella loro marcia diconquista dell’Iraq occidentale, e questo nonsolo per il repentino abbandono delle forze mi-litari di Baghdad – dimostratesi del tutto impre-parate alla gestione della sicurezza sul territorio– ma anche e soprattutto per quella che a tuttigli effetti è stata una vera e propria accoglienzanella maggior parte dei villaggi e delle città sun-nite.Un’accoglienza che - come nel caso di quelladei somali per le Corti Islamiche nel 2005 – è

stata in larga misura determinata dal compro-messo accettato dalle popolazioni sunnite ira-chene dopo oltre dieci anni di vessazioni emalgoverno da parte delle autorità centrali diBaghdad. Un fattore offuscato dalla costantepropaganda mediatica dell’ISIS sulle esecu-zioni e sull’instaurazione della più rigorosa di-sciplina giuridica islamica, che non deve esseretuttavia ignorato nell’analisi complessiva sullaforza dell’organizzazione e sulla capacità di unsuo ulteriore radicamento sul terreno.Uno dei più preoccupanti elementi nella valu-tazione sul potenziale dell’ISIS, infatti, è deter-minato dal crescente sentimento di vicinanza dicomponenti sempre più numerose delle societàarabe, ed in particolar modo quelle del Golfo,dove vere e proprie manifestazioni di sostegnovengono spesso registrate in ambito pubblico.A dimostrazione dell’elevato potenziale di ri-schio rappresentato dalla capacità di radica-mento all’interno degli stessi contesti territorialidella regione.L’ISIS è quindi riuscita a condurre abilmenteuna campagna ideologica che ha permesso nonsolo di spodestare la leadership di al-Qaeda –con la quale il Califfato è in aperta e manifestacompetizione per la guida del jihadismo inter-nazionale – ma anche di accendere nuovamentein ambiti sempre più vasti delle società arabe ilsentimento della mai sopita lotta contro quellache è percepita come l’egemonia occidentale.L’elemento di novità rispetto al passato e ad al-Qaeda in modo particolare, è tuttavia rappre-sentato questa volta dalla particolareaggressività dell’organizzazione verso gli stessiambiti politici che hanno di fatto favorito nonsolo la nascita, ma soprattutto lo sviluppo del-l’ISIS. Questi ultimi oggi si trovano nell’imba-razzante, quanto ambigua, condizione di doverda una parte contenerne l’espansione e la po-tenzialità, e dall’altra sostenerlo nell’ambito diun conflitto con l’Iran e con la Fratellanza Isla-

Page 16:  · Sahel e Africa Subsahariana La visita di Matteo Renzi in Angola, Congo-Brazzaville e Mozambico Marco Massoni 21 ... fin dal cambio della leadership nel 2012. Pragmaticamente,

Anno XVI - n° VIII - 2014

MONITORAGGIO STRATEGICO

18

mica combattuto in modo asimmetrico ed indi-retto sul suolo della Siria e dell’Iraq.

le operazioni aeree e quelle di terraLa coalizione internazionale che ha condotto leoperazioni aeree contro l’ISIS non è stata esenteda critiche da parte dei detrattori regionali dellalinea di condotta degli Stati Uniti e dell’ArabiaSaudita. In particolar modo la Russia e l’Iran,hanno sin dapprincipio accolto favorevolmentel’annuncio di voler colpire l’ISIS dall’aria, chie-dendo tuttavia espressamente che queste opera-zioni fossero concentrate contro obiettiviriconducibili alle milizie jihadiste e non già aquelle delle forze militari di Bashar al-Asad.Il timore che le operazioni di bombardamentoabbiano una duplice finalità – ISIS e forze go-vernative siriane – al fine di favorire la ricon-quista del territorio da parte del Free SyrianArmy, ha infatti da subito minato la fiducia diMosca e Tehran, che a più riprese hanno chiestoagli Stati Uniti di coordinare in modo diretto oindiretto le azioni con Damasco.Nella generale tensione che ha accompagnato lafase preparatoria degli attacchi – complice lacontestuale tensione in Ucraina – le relazioni traMosca e Washington hanno registrato un ulte-riore irrigidimento. Alla minaccia degli StatiUniti di voler colpire ed eliminare contestual-mente agli obiettivi jihadisti, anche l’intero si-stema di difesa aerea siriana, la Russia harisposto minacciando un poderoso incrementodelle forniture militari a Damasco, lasciandochiaramente intuire come soprattutto i sistemianti-aerei SS300 sarebbero stati parte delleprime forniture. Ponendo in tal modo un serioproblema per la sicurezza delle missioni dellacoalizione.Ad un quadro di tale complicazione si sono poiaggiunte le costanti pressioni da parte sauditaper una decisa azione contro Bashar al-Asad,che per Riyadh rappresenta il vero obiettivo

della campagna militare. Viene così a compli-carsi la strategia complessiva per gli Stati Uniti,costretti sul fronte opposto ad una mediazione,nell’intento di non sollecitare eccessivamentel’Iran, che sul terreno ha assunto invece il ruolodi dominus delle operazioni in Iraq.Sebbene non siano impegnate in attività di com-battimento unità regolari dell’esercito di Tehran,infatti, è solo grazie alla capacità di addestra-mento e coordinamento delle forze speciali ira-niane e dei loro consiglieri militari se in Iraq sisono registrati miglioramenti nella conduzionedelle operazioni per la riconquista delle aereecadute in mano alle forze jihadiste.Grazie alla massiccia partecipazione delle mili-zie sciite provenienti dal sud del paese, è statopossibile sopperire pertanto al completo sbandodelle forze regolari irachene, operando unosforzo congiunto con le milizie dei peshmergacurdi, di cui alcune unità hanno ricevuto assi-stenza e supporto da parte dell’Iran.Con riferimento alla partecipazione dei curdinel conflitto siriano ed iracheno, tuttavia, è sortoil problema dell’ambiguo ruolo svolto dalla Tur-chia nella gestione di operazioni ufficialmentepresentate come di contrasto all’ISIS, ma da piùparti denunciate come diametralmente oppostenella sostanza, al fine di favorire le componentijihadiste in funzione del contenimento della re-gione semi-autonoma dei curdi siriani. La Tur-chia non intende favorirne in alcun modo losviluppo e soprattutto l’autonomia completa, alfine di evitare complicazioni derivanti da un ec-cessivo rafforzamento delle istanze politiche esociali curde a latere del conflitto in corso.Lo scenario complessivo è quindi caratterizzatoda un’ambiguità di fondo nelle relazioni e nellerispettive posizioni dei molti attori esterni allacrisi siriana ed irachena. Quella che a tutti glieffetti viene presentata come una campagna percontrastare il ruolo e la brutalità dell’ISIS, è inrealtà la prima linea di un conflitto di ben più

Page 17:  · Sahel e Africa Subsahariana La visita di Matteo Renzi in Angola, Congo-Brazzaville e Mozambico Marco Massoni 21 ... fin dal cambio della leadership nel 2012. Pragmaticamente,

Anno XVI - n° VIII - 2014

MONITORAGGIO STRATEGICO

19

ampie proporzioni, che vede coinvolti i già fra-gili e delicati equilibri tra la Russia, l’Iran, gliStati Uniti e l’Arabia Saudita in particolarmodo. Con l’aggiunta degli interessi locali di at-tori non meno rilevanti, come la Turchia, la ga-lassia politica curda, le monarchie del Golfo ealcuni paesi europei.Mentre la logica imporrebbe la necessità di in-dividuare ad ogni costo delle formule coopera-tive per la soluzione delle crisi sul terreno –nessuno degli attori, di fatto, può permettersi diignorare o perdere il sostegno fornito dal ruolodelle controparti – la dimensione globale degliinteressi degli attori coinvolti tende a spostare

il piano della relazione sulla conflittualità. De-terminando un quadro di imprevedibilità che ri-schia di rendere inconcludente l’azione aereadella coalizione internazionale, inefficacel’azione di terra da parte di alcune componentisoltanto degli interessi locali coinvolte, e con acontrario il rafforzamento delle posizioni del-l’ISIS soprattutto in termini di sociali. Dove unapopolazione sempre più stremata dagli stentidella perdurante conflittualità, vede spesso nelbrutale rigore dei jihadisti il minore dei propriproblemi e la speranza di una seppur blanda re-staurazione dell’ordine sociale.

Page 18:  · Sahel e Africa Subsahariana La visita di Matteo Renzi in Angola, Congo-Brazzaville e Mozambico Marco Massoni 21 ... fin dal cambio della leadership nel 2012. Pragmaticamente,

Anno XVI - n° VIII - 2014

MONITORAGGIO STRATEGICO

21

Sahel e Africa Subsahariana

Marco Massoni

►Burundi: Bujumbura e Dar es Salaam hanno raggiunto un accordo per la demarcazioneconsensuale di un tratto di circa trenta chilometri di frontiera, lungo il quale è stata anche creatauna buffer zone, così da tentare di contrastare il transito di armi e delle milizie. Burundi e Tanza-nia, entrambi Stati membri della Comunità dell’Africa Orientale (EAC), soffrono della prossimitàal Kivu, ovvero all’epicentro dell’instabilità della Regione dei Grandi Laghi. Alcune fazioni ribelliburundesi si rifugiano proprio nella Repubblica Democratica del Congo (RDC), da dove al con-trario miliziani provenienti dall’est congolese varcano regolarmente il confine, senza trovare al-cuna interposizione da parte delle forze di sicurezza del Burundi.►Camerun: proseguono lungo i porosi confini le infiltrazioni, dalla e verso la Nigeria, da partedella setta islamista Boko Haram. Il Presidente Paul Biya ha ratificato e promulgato una leggedel Parlamento, che autorizza il transito sul territorio camerunense degli idrocarburi provenientidal Niger.►Gabon: anche l’ex Presidente della Commissione dell’Unione Africana (UA), Jean Ping, fi-gura tra gli ispiratori del nuovo partito politico, il Fronte Unito dell’Opposizione per la Demo-crazia e l’Alternanza, che per le elezioni presidenziali del 2016 si propone di avversare il finoramai sconfitto partito al potere, il Partito Democratico Gabonese (PDG), guidato da decenni dallafamiglia Bongo.►Ghana: il Presidente John Mahama ha dato luogo ad un piccolo rimpasto di Governo, met-tendo al vertice del Ministero della Difesa Benjamin Bewa-Nyog Kunbour, cioè il capo delgruppo parlamentare del partito di governo, in sostituzione di Mark Woyongo, spostato alla guidadel Ministero dell’Interno.►Guinea-Bissau: il Paese è stato reintegrato sia nell’Unione Africana sia pure in seno al bloccolusofono, cioè la Comunità dei Paesi di Lingua Portoghese (CPLP), dopo il ritorno all’ordinecostituzionale ottenuto attraverso le elezioni presidenziali dello scorso maggio, vinte da JoséMário Vaz.►Lesotho: grazie anche alla mediazione del Sudafrica e della SADC è fallito il tentativo digolpe, registrato a Maseru il 30 agosto, a causa del confronto fra Polizia ed Esercito. Quest’ul-timo aveva lanciato un’operazione contro la polizia, prendendo il controllo della sua sede centraleoltre a diversi commissariati, confiscando veicoli ed armi. I militari si erano dispiegati nei punti

Eventi

Page 19:  · Sahel e Africa Subsahariana La visita di Matteo Renzi in Angola, Congo-Brazzaville e Mozambico Marco Massoni 21 ... fin dal cambio della leadership nel 2012. Pragmaticamente,

Anno XVI - n° VIII - 2014

MONITORAGGIO STRATEGICO

22

nevralgici della capitale, per ritirarsi poche ore più tardi. Presumibilmente le Forze Armate avreb-bero inteso disarmare la polizia, in quanto sospettata di armare militanti politici, in previsione diuna protesta indetta quello stesso giorno. In Lesotho, un’enclave all’interno del Sudafrica, il climaè sempre più teso a causa dell’autoritarismo del Premier, Thomas Thabane, capofila dell’All Ba-sotho Convention (ABC), che governa in coalizione con il Lesotho Congress for Democracy (LCD),il cui Segretario Generale, Mothejoa Metsing, nonché Vice Premier è da tempo in rotta con il capodell’Esecutivo.►Mali: dopo il raggiungimento di un accordo preliminare a Ouagadougou (Burkina Faso) sisono incontrate ad Algeri le due delegazioni maliane, per la ricerca di una pace giusta e durevolein Mali. Da una parte il Governo di Bamako e dall’altra i gruppi settentrionali e cioè il MovimentoNazionale di Liberazione dell’Azawad (MNLA), l’Alto Consiglio per l’Unità dell’Azawad (HCUA),il Movimento Arabo dell’Azawad (MAA), la Coalizione del Popolo per l’Azawad (CPA), il Movi-mento Arabo dell’Azawad Dissidente (MAAD) e il Coordinamento dei Movimenti e Fronti Pa-triottici di Resistenza (CM-FPR).►Mauritania: l’ex Ministro dei Trasporti, Yahya Ould Hademine, è diventato il nuovo PrimoMinistro, prendendo il posto di Ould Mohamed Laghdaf, secondo quanto decretato dal Presidentedella Repubblica, Mohammed Ould Abdelaziz, da poche settimane rieletto per un secondo man-dato.►Mozambico: grazie alla mediazione italiana l’8 settembre è stato siglato l’accordo di pace trala Resistenza Nazionale Mozambicana (RENAMO) ed il Fronte di Liberazione del Mozambico(FRELIMO) in previsione delle imminenti elezioni nel Paese in calendario il 25 ottobre. Il leaderdella RENAMO, storico partito d’opposizione, Afonso Dhlakama, che si era dato alla macchia aGorongosa dall’ottobre del 2012, ha auspicato che la pacificazione fra i due maggiorenti pongafine al “sistema stato-partito”. Dhlakama ha accettato di incontrare una delegazione italiana,guidata dal Vice-Minisitro per lo Sviluppo Economico, Carlo Calenda, presenti l’Ambasciatoreitaliano a Maputo, Roberto Vellano, e Monsignor Matteo Zuppi della Comunità di S. Egidio. Taleincontro è stato risolutivo, per sbloccare l’impasse politica, che avrebbe ulteriormente messo inpericolo la tenuta delle elezioni e la sicurezza dei cittadini.►Nigeria: con un salto di qualità mediatico il capo di Boko Haram, Abubakar Shekau, ha an-nunciato sul web la caduta della città di Gwoza e Damboa nello Stato di Borno, proclamandol’istituzione del califfato islamico. Boko Haram sta riuscendo facilmente ad occupare anche al-cune cittadine camerunensi lungo il poroso confine con la Nigeria. Nel contempo si registranoalcune defezioni dai ranghi dell’Esercito regolare nigeriano, che lamentano di non essere attrezzatia fronteggiare adeguatamente la minaccia asimmetrica costituita dalla tattica della setta islami-sta.►Repubblica Centroafricana (RCA): si è insediato a fine agosto un nuovo Governo di Transi-zione, sotto la guida del primo ministro Mahamat Kamoun, un musulmano; in particolare sisegnalano tre dicasteri riconducibili ai Seleka, ma solo uno agli Anti-Balaka. Il 15 settembre laAfrican-led International Support Mission to the Central African Republic (MISCA) ha passatole consegne alla United Nations Multidimensional Integrated Stabilization Mission in the CentralAfrican Republic (MINUSCA).►Somalia: è rimasto ucciso in un’operazione guidata da Washington il capo dell’al-Shabaab,

Page 20:  · Sahel e Africa Subsahariana La visita di Matteo Renzi in Angola, Congo-Brazzaville e Mozambico Marco Massoni 21 ... fin dal cambio della leadership nel 2012. Pragmaticamente,

Anno XVI - n° VIII - 2014

MONITORAGGIO STRATEGICO

23

LA VISITA DI MATTEO RENZI IN ANGOLA, CONGO-BRAZZAVILLE E MOZAMBICO

Nel più ampio quadro di una vera e propriamessa a punto di un rivoluzionario piano indu-striale, che prevede l’accompagnamento pub-blico di ventiduemila nuove aziende italiane adinvestire all’estero, specialmente in Africa. Pun-tando ad una strategia che ha come obiettivo difar crescere di almeno un punto di PIL italianoentro mille giorni, dal 19 al 21 luglio il Presi-dente del Consiglio, Matteo Renzi, si è recato invisita ufficiale in Africa, più precisamente inMozambico, Repubblica del Congo e Angola: aMaputo, prima tappa della visita, ha incontratoil Presidente della Repubblica, Armando Gue-buza; a Yaoundé ha incontrato il Presidentedella Repubblica, Denis Sassou-Nguesso, men-tre a Luanda il Presidente della Repubblica,Eduardo dos Santos. Renzi era accompagnatoda Alessandro Castellano, Direttore della So-cietà per i Servizi Assicurativi del CommercioEstero (SACE), che ha recentemente pubblicatoil Programma SACE Africa. Facevano partedella delegazione governativa anche il Vice-Mi-nistro per lo Sviluppo Economico, Carlo Ca-lenda, l’AD di ENI, Claudio Descalzi, quelli diFinmeccanica, Mauro Moretti e di Saipem, Um-berto Virgini. Nel 2011 l’export totale italianoè stato superiore a quello della Germania edancor più di quello della Francia. Quanto all’ap-

provvigionamento energetico l’Italia, rispetto aduna media europea del 55 percento, ha una di-pendenza dall’estero pari ad oltre l’80 percento.Buona parte di questo approvvigionamento pro-veniente da Stati dal futuro politico particolar-mente incerto, come l’Algeria, o del tuttoinstabili, come la Libia per l’Africa Settentrio-nale o l’Iraq per il Medio Oriente. Secondo Pa-lazzo Chigi in Africa si gioca una parte rilevantedello sviluppo economico nazionale e del nostrosistema di valori.

L’Angola ha una popolazione di 21 milioni diabitanti con un territorio di 1.246.700 chilometriquadrati. Le prospettive di crescita tra il 2013ed il 2018 sono del 5,8 percento. Tra i punti di

Ahmed Abdi ‘Godane’, ma è stato subito rimpiazzato con Ahmed Umar, noto anche come AbuUbaidah. ►Sudan: le elezioni legislative e presidenziali si svolgeranno il 2 aprile del prossimo anno.►Zambia: il Ministro della Giustizia e Segretario Generale del partito di governo, il PatrioticFront Party, Wynter Kabimba, è stato rimosso dal Capo dello Stato, Michel Sata, forse perchéconsiderato un suo potenziale successore alle prossime elezioni.►Zimbabwe: Grace Marufu Mugabe, seconda moglie del capo di Stato Robert Mugabe, è statadesignata candidata alla Presidenza della Repubblica.

Page 21:  · Sahel e Africa Subsahariana La visita di Matteo Renzi in Angola, Congo-Brazzaville e Mozambico Marco Massoni 21 ... fin dal cambio della leadership nel 2012. Pragmaticamente,

Anno XVI - n° VIII - 2014

MONITORAGGIO STRATEGICO

24

forza si segnala l’elevata crescita economica(6,8 percento nel 2012) e l’inflazione contenuta.Le tre maggiori agenzie di rating (S&P,Moody’s e Fitch) hanno rivisto al rialzo il ratingdel Paese fra il 2012 e il 2013. Oltre al petrolio,del quale in Africa Sub-Sahariana l’Angola eÌil secondo produttore dopo la Nigeria (circa 1milione e 700 barili al giorno), il sottosuolo eÌricco di materie prime: gas, oro, argento, uranioe diamanti, per non parlare delle enormi poten-zialità di sviluppo nel settore agricolo (olio dipalma, caffeÌ, teÌ, mais, cassava, banane, cotonee tabacco). L’Italia, che fu il primo Stato occi-dentale a riconoscere l’Angola indipendente,ma l’ultimo a visitarla, appoggia la candidaturadi Luanda al Consiglio di Sicurezza dell’ONUper il biennio prossimo. In Angola, che eÌ ilterzo partner commerciale italiano in AfricaSub-Sahariana dopo Sudafrica e Nigeria, sirende necessario passare dal regime delle es-portazioni a quello della produzione locale. Per-ciò è stata creata una commissione, percooperare nell’agroindustria, settore in cui findal 1979 vi operano imprese italiane. Inoltre èstata rafforzata la collaborazione tra Sonangoled ENI anche mediante la costruzione di unaraffineria in loco e, dato che per il PresidenteDos Santos è cruciale, il progetto sarà in gradodi assicurare la produzione non solo di petrolio,ma anche di gas. L’Angola, assieme con ilMozambico può essere inoltre considerata unottimo punto di accesso al mercato della Comu-nità per lo Sviluppo dell’Africa Australe(SADC). Recentemente è stato costituito unfondo sovrano (SWF) orientato a contenere ladipendenza dello sviluppo del Paese dallavolatilitaÌ dei mercati del petrolio e del gas. In-telligentemente Luanda sta differenziando lapropria economia, limitando la dipendenza dalsettore estrattivo, la cui incidenza sul PIL eÌscesa dal 58 percento al 47 percento a beneficiodei comparti agricolo e dell’edilizia. Va osser-

vato come rispetto ai principali Stati destinataridelle esportazioni (Cina, Stati Uniti e India) l’I-talia occupi ancora l’undicesima posizione,mentre tra principali paesi fornitori (Cina, Por-togallo e Stati Uniti) l’Italia sia al sedicesimoposto. Tale latitanza strategica ha consentito fi-nora a Portogallo, Brasile e Sudafrica di trarrevantaggio attraverso una triangolazione com-merciale, acquistando prodotti italiani, per poirivenderli in Angola a prezzo maggiorato e nonè un caso, che Luanda sia la capitale più cara almondo. L’Italia importa greggio angolano ed es-porta verso il paese macchinari e apparecchia-ture oltre a prodotti alimentari. I principaliinteressi italiani sono quelli legati all’esplo-razione e allo sfruttamento dei giacimenti petro-liferi, attraverso Eni e Saipem. A livellolegislativo, un accordo sulla promozione e laprotezione degli investimenti a sostegno dellapenetrazione imprenditoriale italiana eÌ statosiglato nel 1997, ma eÌ entrato in vigore soltantonel 2007. Quanto ai rischi per gli investitori ital-iani in Angola, vi sono burocrazia e forticarenze strutturali da un lato e dall’altro ladipendenza ancora eccessiva del sistema eco-nomico dalle esportazioni di petrolio assieme alcosto del credito elevato. Tra le opportunità perle esportazioni vanno sicuramente citati iseguenti settori: prodotti alimentari; meccanicastrumentale e macchinari; materiali percostruzioni; componenti per industrie ener-getiche; mobili e design; farmaceutica. Perquanto concerne invece le opportunità d’inves-timento diretto bisogna considerare prioritari iseguenti ambiti: infrastrutture ed edilizia resi-denziale; energia elettrica; trasformazioneprodotti alimentari; il turismo, le cui entrateentro il 2020 rappresenteranno, secondo il Gov-erno, il 4 percento del PIL. L’Angola si fa por-tavoce del bisogno di stabilità dell’area, in vistadi un sempre maggiore coinvolgimento comeContinental and Regional Key Player allo

Page 22:  · Sahel e Africa Subsahariana La visita di Matteo Renzi in Angola, Congo-Brazzaville e Mozambico Marco Massoni 21 ... fin dal cambio della leadership nel 2012. Pragmaticamente,

Anno XVI - n° VIII - 2014

MONITORAGGIO STRATEGICO

25

stesso tempo. Lo fa esprimendo la sua volontàdi creare un meccanismo politico e diplomaticoin grado di gestire le crisi e i traffici illegali nellazona del Golfo di Guinea e più in generale intutta l’Africa. In questo indirizzo, ospiterà al-l’inizio del prossimo anno un evento ad hoc, dicui del resto se ne possono ravvisare i prodromiguardando alla Prima Conferenza di Luandasulla Pace e la Sicurezza nella Regione delGolfo di Guinea (27-29 novembre 2012), in col-laborazione con l’allora neonata Commissionedel Golfo della Guinea (GGC), composta daotto Paesi: Angola, Camerun, Congo, Repub-blica Democratica del Congo, Gabon, Guineaequatoriale, Nigeria, Sao Tomé e Principe. Unaltro focus decisivo per la co-responsabiliz-zazione interregionale sulla sicurezza e la sta-bilità dello scacchiere, in particolaredell’immenso Golfo di Guinea (seimilachilometri di costa dal Senegal fino all’Angola),è stato il Vertice di Yaoundé sul Golfo di Guinea,che, svoltosi a marzo 2013, ha disposto lacreazione di un Centro Interregionale di Lottaalla Pirateria Marittima con sede a Douala(Camerun). Queste economie emergentiafricane sono dunque ingaggiate, vagliate e pro-mosse dal Governo italiano come partnerpolitici privilegiati proprio in quest’ottica. In-oltre il Consiglio Affari Esteri della UE del 17marzo 2014, dopo lunghe negoziazioni interne,ha approvato la Strategia UE sul Golfo diGuinea, nell’ambito della quale sarebbe oppor-tuno che Roma si ricavi uno spazio adeguato,promuovendo un candidato italiano proprio allacarica di Coordinatore Regionale della UE peril Golfo di Guinea. A margine di questa rifles-sione pare opportuno rimandare anche alle pri-orità africane per il Semestre italiano diPresidenza del Consiglio dell’Unione Euro-pea1“.

Il Mozambico, dove l’ICE è in procinto di aprire

una propria sede, ha una popolazione di 26 mil-ioni di abitanti con un territorio di 799.380chilometri quadrati. Le prospettive di crescitatra il 2013 ed il 2018 sono dell’8 percento. Trai punti di forza si segnala l’elevata crescita eco-nomica (7,2 percento nel 2012) e lo storico rap-porto con Roma. L’Italia eÌ stato il terzoimportatore mondiale di prodotti mozambicaninel 2012 ed è un forte investitore nel settoredelle risorse naturali. Il Mozambico eÌ uno deimaggiori esportatori mondiali di alluminio.Purtroppo l’economia mozambicana è ancorapoco diversificata, ancorché siano cresciute inmodo significativo le esportazioni di legname,cotone, teÌ e tabacco. Con un sistema fiscale fa-vorevole al commercio ed agli investimenti in-ternazionali, rappresenta lo sbocco sull’OceanoIndiano dei Paesi limitrofi. ENI investiràcinquanta miliardi di dollari in sei anni inMozambico, dove ha individuato il massimo gi-acimento di gas pari a 2400 miliardi di metricubi. I principali investitori nel 2012 sono statiEmirati Arabi Uniti, Stati Uniti, Cina, Sudafrica,Portogallo e Italia. Principali Paesi destinataridelle esportazioni sono Sudafrica, Belgio eItalia, mentre i principali Paesi fornitori sonoSudafrica, Cina e India, con l’Italia ancora at-testata solo in tredicesima posizione. Per quelloche riguarda gli investimenti diretti esteri lapartecipazione straniera eÌ ammessa al cento percento, quindi non eÌ necessario operare nelPaese con una controparte locale. Esiste poi lapossibilitaÌ di operare in regime di ZoneFranche Industriali (ZFI), dove si beneficia del-l’esenzione dai diritti doganali per l’impor-tazione di beni destinati all’attivitaÌ d’impresanonché dell’esenzione dalle imposte sul valoreaggiunto e da quelle dirette. Sono previste ancheZone Economiche Speciali (ZEE), con l’obiet-tivo di sviluppare determinate aree geografiche.Fra i rischi per gli investitori vi è un certo au-mento dell’inflazione, dovuto all’aumento degli

Page 23:  · Sahel e Africa Subsahariana La visita di Matteo Renzi in Angola, Congo-Brazzaville e Mozambico Marco Massoni 21 ... fin dal cambio della leadership nel 2012. Pragmaticamente,

Anno XVI - n° VIII - 2014

MONITORAGGIO STRATEGICO

26

1 “In Africa, tenendo presente l’importanza di assicurare un adeguato seguito al vertice UE-Africa dell’aprile 2014 e dibeneficiare delle Strategie dell’UE per il Sahel e per il Golfo di Guinea, l’Italia punterà a sostenere l’azione dell’AR in

investimenti stranieri ed alla politica monetariaespansiva in aggiunta ad un alto costo deldenaro. La criticità maggiore è inevitabilmentequella dell’insufficienza delle infrastrutture atutto tondo. Tra le opportunità per le es-portazioni vanno sicuramente citati i seguentiambiti: edilizia; energia; turismo; abbiglia-mento; macchinari e apparecchiature; prodottialimentari; prodotti chimici; meccanica stru-mentale; automezzi. Per quanto concerne invecele opportunità d’investimento diretto bisognaconsiderare prioritari i seguenti settori: infra-strutture (strade, ferrovie, porti) e settore immo-biliare; prodotti delle cave e delle miniere;energia elettrica ed energie rinnovabili. Perquesto l’AD e Direttore Generale di ENEL,Francesco Starace, ha affermato che l’Africapuò diventare il volano dell’innovazione ener-getica.Roma è il primo partner europeo, dopo Parigi,della Repubblica del Congo: l’interscambiocommerciale con l’Italia lo scorso anno è statodi 420 milioni di euro. Tuttavia si registrano unaminore produzione di petrolio, principale mo-tore dell’economia ed una domanda interna piùdebole. Questo combinato disposto ha provo-cato un leggero rallentamento della crescita, at-testatasi al 3,5 per cento nel 2013. L’ENI, cheopera nel Paese dal 1968, ha prodotto nel 2013circa 120mila barili di petrolio al giorno. Lacompagnia italiana ha ottenuto permessi di es-plorazione per lo sfruttamento di un vasto ba-cino di sabbie bitumose su un’area di quasiduemila chilometri quadrati con riserve stimatedi trenta miliardi di metri cubi di gas e di oltreun miliardo di barili di petrolio. Le riformestrutturali e sociali hanno fatto qualche passo inavanti, ma sono ancora insufficienti. Anche se

la Nazione è ricca di risorse naturali, conferen-dole un vantaggio comparativo sostanziale nellasua integrazione nelle catene del valore globali(Global Value Chains - GVCs), tuttavia il ruolodella Repubblica del Congo nelle reti produttiveinternazionali resta ancorato essenzialmenteall’esportazione di beni primari a motivo deisuoi intrinseci ostacoli strutturali.L’ENI sta strategicamente allargando il propriobaricentro dall’Africa Settentrionale (Libia) edOccidentale (Nigeria) verso quella Centrale(Congo-Brazzaville) ed Australe (Angola eMozambico), decisamente più sicuri e promet-tenti. In quest’ottica di ricerca di Stati dotati distabilità, non più svincolata da una vibrante ediversificata crescita economica, va visto, inun’altra regione, quella dell’Africa Occiden-tale, l’accordo nel settore petrolifero raggiuntodall’ENI con il Ghana. Come correttamentesostiene l’Onorevole Lia Quartapelle, scopo deltour africano di Renzi è far tornare l’Italia adessere vista come interlocutore primario del-l’Africa mediante la via regia delle relazionidiplomatiche, commerciali e d’investimentosecondo un migliore coordinamento ad operadella Presidenza del Consiglio dei Ministri. Perquanto attiene alle ragioni della visita del Pre-mier italiano, si sintetizzano in: Energia, Coop-erazione, Export; ma è soprattutto l’aspettopolitico e strategico ad emergere, dal momentoche l’ultima visita ufficiale in Africa di un Pres-idente del Consiglio italiano risale a quella diProdi nel 2006 in Etiopia. In conclusione, è ev-idente che la finalità di Roma sia quella di ren-dere i lusofoni Angola e Mozambico l’epicentrodi una rinnovata e meno effimera presenza ital-iana in Africa Australe prima e, forse, nel restodel Continente poi.

Page 24:  · Sahel e Africa Subsahariana La visita di Matteo Renzi in Angola, Congo-Brazzaville e Mozambico Marco Massoni 21 ... fin dal cambio della leadership nel 2012. Pragmaticamente,

Anno XVI - n° VIII - 2014

MONITORAGGIO STRATEGICO

27

particolare nel Corno d’Africa, soprattutto in Somalia. La seconda metà del 2014 sarà cruciale per la promozione dellainclusività politica e della determinazione delle condizioni per l’approvazione della versione definitiva di una Costitu-zione federale somala nel 2015. A sostegno dell’AR/VP e del SEAE, l’Italia incoraggerà la convocazione di un eventoad alto livello sulla Somalia a margine del segmento ministeriale della prossima Assemblea generale delle Nazioni Unite(UNGA) e incoraggerà l’UE a continuare a fornire sostegno finanziario e politico all’Autorità intergovernativa per losviluppo (IGAD), al fine di promuovere la stabilizzazione della Somalia, l’integrazione economica regionale e il rag-giungimento di una soluzione politica alla crisi in Sud Sudan. Sarà inoltre importante ribadire l’impegno dell’UE per ilpartenariato strategico con il Sudafrica, pur tenendo presente l’obiettivo del più ampio partenariato regionale UE-Africa.Infine, nei settori di diretta competenza quale Presidenza di turno dell’Unione europea, l’Italia ospiterà la Conferenzaministeriale euro-africana su sviluppo e migrazione alla fine di novembre. (…) L’Italia promuoverà l’efficacia dellamissione EUBAM Libia, alla luce della situazione della sicurezza in loco, e incoraggerà la razionalizzazione e il raf-forzamento delle attività PSDC relative alla Somalia (ivi compresi il previsto riorientamento di EUCAP Nestor sullaSomalia, il rafforzamento di EUTM Somalia e le possibili sinergie con EUNAVFOR Atalanta)”. Cfr. Capitolo B, AffariEsteri, Politica Estera e di Sicurezza Comune (PESC), in Europa. Un nuovo inizio. Programma della Presidenza italianadel Consiglio dell’UE (1 luglio – 31 dicembre 2014), pag. 22 - :

Page 25:  · Sahel e Africa Subsahariana La visita di Matteo Renzi in Angola, Congo-Brazzaville e Mozambico Marco Massoni 21 ... fin dal cambio della leadership nel 2012. Pragmaticamente,

Anno XVI - n° VIII - 2014

MONITORAGGIO STRATEGICO

29

Russia, Europa Orientale ed Asia Centrale

Lorena Di Placido

Eventi►Peace Mission 2014 Dal 24 al 29 agosto si sono svolte nella provincia cinese della MongoliaInterna le annuali esercitazioni militari della SCO (Shanghai Cooperation Organization), allequali hanno partecipato 7mila uomini appartenenti alle Forze Armate dei paesi membri dell’Or-ganizzazione: Cina (il contingente più numeroso), Russia, Kazakhstan, Kyrgyzstan e Tajikistan.L’Uzbekistan, sesto membro della SCO, normalmente non partecipa alle esercitazioni militaridell’Organizzazione. ►Deficit di benzina in Kazakhstan Pur essendo tra i principali produttori al mondo di petrolio,il Kazakhstan lamenta da alcuni mesi un serio problema di approvvigionamento di benzina. Abi-tualmente, il paese acquista dalla Russia un terzo della benzina raffinata, provvedendo con lestrutture nazionali a colmare la restante necessità. Tuttavia, in seguito alla svalutazione della mo-neta nazionale, il tenge, decisa a inizio 2014, il Kazakhstan ha perso la capacità di acquistaredall’estero benzina a un prezzo vantaggioso. Da alcuni mesi, pertanto, le stazioni di servizio for-niscono carburante razionato e tale situazione sembrerebbe destinata a protrarsi fino a quandole tre raffinerie statali non saranno ristrutturate e condotte a un livello operativo capace di sod-disfare per intero la domanda interna, presumibilmente tra il 2016 e il 2018.►Prosegue la cooperazione energetica tra Russia e Cina L’accordo da 400 miliardi di dollarisiglato il 21 maggio tra Gazprom e China Nationa Petroleum Company, relativamente a una for-nitura trentennale di gas russo alla Cina non è stato altro che uno dei tasselli (seppure estrema-mente significativo) della strategia di partenariato energetico condotta da Mosca e Pechino. Aiprimi di settembre è stato, infatti, concluso un accordo relativo allo sfruttamento delle miniere dicarbone della regione di Amur ed è stata inaugurata la costruzione del primo tratto di Sila Sibiri(Forza della Siberia), il gasdotto che da Yakutsk (città della Siberia russa) giungerà fino in terri-torio cinese. ►La Flotta del Nord torna nell’Artico Il 6 settembre, una parte della Flotta russa del Nord èstata spostata dalla base di Severomorsk (nei pressi del confine norvegese) nelle Nuove Isole Si-beriane (Mar Glaciale Artico) per ripristinare l’operatività di una base abbandonata nel 1993.La Russia si sta dedicando da anni al controllo militare dello spazio artico, regione contesa tra idiversi stati adiacenti per via delle sue ingenti risorse energetiche e minerarie.►Esercitazioni antiterrorismo in AC Con l'approssimarsi del ritiro (previsto per la fine dell’anno

Page 26:  · Sahel e Africa Subsahariana La visita di Matteo Renzi in Angola, Congo-Brazzaville e Mozambico Marco Massoni 21 ... fin dal cambio della leadership nel 2012. Pragmaticamente,

Anno XVI - n° VIII - 2014

MONITORAGGIO STRATEGICO

30

in corso) di gran parte della missione multinazionale attiva in Afghanistan dal 2001, nella regionecentroasiatica aumenta la tensione per le ripercussioni negative che rischia di produrre a livelloregionale la diminuzione del numero e della qualità degli uomini in armi a controllo del territorioafghano, non ancora stabilizzato. Non potendo intervenire sulla situazione interna all’Afghanistan,i suoi vicini hanno aumentato l’attenzione per addestramento e capacità operativa delle proprieforze di sicurezza. In tale quadro, ai primi di settembre, si sono svolte due distinte esercitazioniantiterrorismo finalizzate proprio al contenimento delle diverse minacce poste dall’Afghanistanai suoi vicini. Uomini dei servizi di sicurezza e dei ministeri degli Interni, della Difesa e delleEmergenze hanno simulato il tentativo di un gruppo armato di infiltrarsi dall’Afghanistan in Uz-bekistan (Oblast di Surkhandarya), mentre le forze speciali del Kyrgyzstan sono state impegnatenella pianificazione e nell’eliminazione di gruppi armati illegali penetrati nell’Oblast di JalalAbad. Anche la situazione al confine tra Afghanistan e Turkmenistan mantiene un elevato gradodi tensione, acuito dalla denuncia delle milizie anti-talebane composte da turkmeni di non ricevereda Kabul armi e munizioni sufficienti per arginare gli sconfinamenti.►Attenzione per il Mare d’Aral L’8 settembre, la Banca Mondiale e il comitato esecutivo delFondo Internazionale per il Salvataggio del Mare d’Aral hanno siglato un memorandum l’intesafinalizzato al rafforzamento della cooperazione nella gestione delle acque e dell’ambiente in AsiaCentrale, cercando, nello specifico, di recuperare e sviluppare in modo sostenibile lo spazio in-quinato e depauperato del Mare d’Aral. Il piano concordato coinvolge i cinque paesi dell’AsiaCentrale nel definire progetti di investimento e assistenza tecnica a sostegno dei residenti dellearee limitrofe. Il Mare d’Aral soffre delle conseguenze di un disastro ambientale di enormi pro-porzioni causato dal massiccio sfruttamento per finalità agricole dei corsi d’acqua che lo alimen-tano e dall’inquinamento chimico delle acque e del suolo avviato in epoca sovietica. Salvointerventi di straordinaria entità ed efficacia, il Mare d’Aral è destinato alla completa desertifi-cazione.►Aumenta l’attenzione per i reduci dal Jihad In Asia Centrale, il fenomeno del radicalismo re-ligioso sarebbe sempre più profondo e opererebbe anche secondo linee di divisione etnica. Èquanto emerso da uno studio diffuso in Kazakhstan nel mese di settembre, secondo il quale inSiria gli uzbeki avrebbero costituito una propria formazione denominata Imam al-Bukhari Jamaat,mentre insieme ai tagiki opererebbero nell’ambito dell’IS (Islamic State), con equipaggiamenti edotazioni di qualità e livello tali da indicare una notevole ampiezza di finanziamenti. Il fenomenonon interesserebbe solo uomini, ma anche un numero crescente di donne e minori. Una donna ta-gika avrebbe tentato di partire anche con i figli per la Siria, ma è stata fermata alla frontiera dalleforze di sicurezza (18 settembre), mentre in Uzbekistan è stata identificata una intera famiglia diattivisti dell’IS. Secondo lo studio kazako, in Siria combatterebbero circa 250 kazaki, 100 kyrgyzi,190 tagiki, 500 uzbeki e circa 360 turkmeni. Fonti delle agenzie di sicurezza centroasiatiche rife-riscono, tuttavia, di numeri inferiori.►Vertice SCO Dushanbe L’11 e 12 settembre si è svolto a Duhanbe il vertice annuale dei capidi stato e di governo della SCO (Shanghai Cooperation Organization), nel corso del quale sonostati conclusi numerosi accordi in ambito economico e della sicurezza. È stato, inoltre, adottatoun documento che apre alla possibilità di un ampliamento della membership che potrebbe già re-alizzarsi nel 2015. Tale decisione rappresenta una novità per la SCO, che si è finora impegnata

Page 27:  · Sahel e Africa Subsahariana La visita di Matteo Renzi in Angola, Congo-Brazzaville e Mozambico Marco Massoni 21 ... fin dal cambio della leadership nel 2012. Pragmaticamente,

Anno XVI - n° VIII - 2014

MONITORAGGIO STRATEGICO

31

per consolidare la propria struttura, piuttosto che per espanderla, a rischio di comprometterne lasolidità e gli equilibri. Potrebbe trattarsi di una decisione assunta con lo scopo di accelerare ilprocesso di integrazione verso oriente, caro alla Cina, ma soprattutto, priorità strategica dellaRussia, proprio nel momento in cui le relazioni con l’Europa occidentale nel suo complesso risul-tano complicate dalle conseguenze regionali della crisi ucraina. Imprimere un nuovo impulso allaSCO, quindi, per accelerare il processo di integrazione nell’estremo oriente, funzionale ai pianidi espansione dell’economia e degli interessi complessivi della Russia. Gli interessi russo cinesiancora una volta risultano complementari e corollario di una politica economica ed energeticadi avvicinamento che si configura come forte partenariato, a scapito russo nel lungo periodo, mautile nel breve per riscattare immagine e accelerare la ripresa economica inficiata dalle sanzioni.►Consiglio interparlamentare di Kazakhstan e Kyrgyzstan Il 12 settembre, i deputati dei parla-menti di Kazakhstan e Kyrgyzstan hanno concordato la creazione di un consiglio interparla-mentare, che andrà a realizzare il momento più alto del ventennio di relazioni bilaterali tra i duepaesi. ►Cresce la produzione di gas del Turkmenistan Secondo dati diffusi il 17 settembre dalla com-pagnia di stato per l’energia Turkmengaz, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, neiprimi 8 mesi del 2014 il volume della produzione è cresciuto dell’11,7% e quello delle esportazionidel 14,7%. I vertici della compagnia hanno dichiarato un impegno a raggiungere entro il 2030una produzione annua di 230 miliardi di metri cubi, a fronte degli attuali 70 miliardi.

spazi di dialogo nElla crisi russo-ucraina

Tra la fine del mese di agosto e per tutto settem-bre si sono susseguiti diversi tentativi negozialitra il governo ucraino, quello russo e i rappre-sentanti dei gruppi separatisti delle regioniorientali del paese. Ancorché parzialmente co-ronati da successo, essi hanno costituito la so-stanziale manifestazione della volontà diimprimere un nuovo corso agli eventi, pur nellachiara e dimostrata impossibilità di giungereper il momento a un accordo sulle questionichiave della crisi: status delle regioni orientalidell’Ucraina e prezzo del gas.

dai contatti bilaterali tra ucraina e russia alcessate il fuocoIl procedere del difficile dialogo tra esponentigovernativi ucraini e separatisti ha come terzo

attore protagonista la Russia: benché non sia uf-ficialmente titolata ad avere un ruolo negozialenella crisi tra Kiev e la propria periferia e, anzi,respinga ogni accusa di finanziare e armare imiliziani che combattono nel Donbas (comeviene identificata l’area delle due regioni sepa-ratiste dell’Ucraina orientale), è innegabile cheMosca detenga una posizione mediatrice tra leparti e condizioni il corso degli eventi con leproprie scelte politiche e militari. Tant’è che il26 agosto si è svolto a Minsk un vertice tra i pre-sidenti Poroshenko e Putin, dal quale sono sca-turite una intesa di massima per giungere al piùpresto a un accordo di cessate il fuoco e la pro-messa di Putin di adoperarsi per aiutare il pro-cesso di pace. Già nella stessa giornata, tuttavia,gruppi di miliziani filorussi avevano preso il

Page 28:  · Sahel e Africa Subsahariana La visita di Matteo Renzi in Angola, Congo-Brazzaville e Mozambico Marco Massoni 21 ... fin dal cambio della leadership nel 2012. Pragmaticamente,

Anno XVI - n° VIII - 2014

MONITORAGGIO STRATEGICO

32

controllo della città di Novoazovsk e di altricentri minori nel Mare d'Azov, per poi dirigersiverso il porto di Mariupol, segnando una moda-lità oscillatoria secondo la quale a ogni passoavanti realizzato in sede negoziale va ad asso-ciarsi un deterioramento della situazione sulcampo. D’altra parte, con il proseguire degliscontri e con una presenza militare nell’est co-stituita anche da elementi stranieri e russi (que-sti ultimi sarebbero stati almeno mille, dotati dimezzi corazzati e di artiglierie, come dimostre-rebbero immagini satellitari diffuse il 28 agostodalla NATO) e centinaia di militari ucraini pri-gionieri dei separatisti, le basi per una effettivadistensione risultavano essere un obiettivo piut-tosto lontano. Il 3 settembre, si è avuta una nuova conversa-zione telefonica tra Putin e Poroshenko, che sisono trovati d'accordo su molti punti di un pianoorientato al raggiungimento di un cessate ilfuoco permanente e di una soluzione politicadella crisi. Si è trattato del prodromo dellafirma, avvenuta il 5 settembre, sempre a Minsk,di un accordo di cessate il fuoco tra il governodi Kiev e i rappresentanti delle autoproclamaterepubbliche di Donetsk e Lugansk, frutto di unariunione del gruppo di contatto costituito daUcraina, Russia, OSCE, rappresentanti dei mo-vimenti separatisti. Gli obblighi assunti il 5 settembre sono stati ri-spettati solo parzialmente. Infatti, mentre è av-venuto il rilascio di una parte dei prigioniericatturati o arresisi nel corso dei combattimentie il parlamento di Kiev ha impostato i provve-dimenti legislativi necessari per la concessionedi maggiore autonomia alle regioni separatistee una amnistia ai ribelli, entrambe le parti hannodenunciato ripetute violazioni del cessate ilfuoco. Inoltre, i separatisti hanno continuato achiedere una piena indipendenza, rifiutando dipartecipare sia alle elezioni parlamentari del 26

ottobre sia alle amministrative del 7 dicembre. Il dialogo non si è comunque interrotto e il 20settembre, a Minsk, è stato firmato un accordointegrativo di quello del 5 settembre. Esso pre-vede, tra l'altro: la creazione di una zona cusci-netto di 30 km tra gli schieramenti separatista egovernativo; il divieto di schierare carri armati,artiglieria e altre armi pesanti nei pressi dei cen-tri abitati; la sospensione di voli di droni e aereida combattimento sulle regioni teatro degliscontri; l'impiego di osservatori internazionaliper monitorare il rispetto della zona cuscinetto. La questione del futuro status delle regioniorientali resta ancora in sospeso: se i tempi sem-brano sufficientemente maturi per discuteredella cessazione delle ostilità e di come tentareun ritorno alla normalità per le aree teatro discontri fin dal mese di aprile, il dibattito tramaggiore autonomia (posizione di Kiev) o se-parazione dall’Ucraina (fortemente richiesta daiseparatisti) appare decisamente prematuro. Né,verosimilmente, il tema potrà essere affrontatonegli attesi nuovi incontri del Gruppo di Con-tatto e nel prossimo (forse imminente) verticetra i presidenti Poroshenko e Putin. Infine, se la causa scatenante della crisi ucrainapuò essere identificata con la dicotomia politicasottesa alla scelta di privilegiare i rapporti conBruxelles o con Mosca, va tuttavia consideratoche un elemento a favore del dialogo in corso sitrova anche nella decisione di Kiev di postici-pare al 2016 l’attuazione della parte commer-ciale delle disposizioni dell’accordo diassociazione (firmato il 27 giugno) e al 2020 lapresentazione domanda di adesione alla UE. Intal modo, Mosca ha visto soddisfatto il propriobisogno di sentirsi tutelata ai confini occidentalidall’espansione dell’Unione Europea, comepure la creazione di una zona cuscinetto nelleregioni separatiste ucraine rappresenta, in ul-tima analisi, una misura di tutela della frontiera

Page 29:  · Sahel e Africa Subsahariana La visita di Matteo Renzi in Angola, Congo-Brazzaville e Mozambico Marco Massoni 21 ... fin dal cambio della leadership nel 2012. Pragmaticamente,

Anno XVI - n° VIII - 2014

MONITORAGGIO STRATEGICO

33

russa.

la questione energeticaPer tutta la durata della crisi, la questione deiflussi di gas russo ha rappresentato un notevolefattore di attrito tra le parti e un tema negozialedi rilevanza assolutamente strategica, date leripercussioni per la più estesa regione europea.Acuita la crisi bilaterale tra Russia e Ucraina e,conseguentemente, venuto meno l’accordo diacquisto del gas russo a prezzo agevolato (vdOsservatorio Strategico 6/2014), Kiev ha decisoda un lato di risparmiare le proprie riserve (es:sospensione della distribuzione di acqua caldanella capitale fino al mese di ottobre) e dall’altrodi procurarsi gas da fornitori alternativi. A talescopo ha sottoscritto accordi con Polonia,Ungheria e Slovacchia che si sono impegnate aesportare in Ucraina la parte delle forniture digas russo da esse ricevuto ed eccedente il fab-bisogno nazionale (le prime forniture sono in-iziate il 2 settembre). Secondo alcune stime, intal modo l'Ucraina potrebbe riuscire a soddis-fare circa un terzo del proprio fabbisogno annuodi gas. L’approvvigionamento dei paesi sosten-itori del cosiddetto reverse rischia, tuttavia, diessere messo a rischio da un’eventualeriduzione delle forniture di gas russo (per con-tratto, un paese che riceve gas non può a suavolta riesportarlo) o da un recesso volontario. Ilprimo caso è quello della Polonia, che già il 10settembre ha denunciato un calo del 24% delleforniture da parte della società russa Gazprom,mentre il secondo caso è quello dell’Ungheria,che il 26 settembre ha smesso di onorare l’ac-cordo di reverse, temendo azioni ritorsive ca-paci di compromettere i flussi che le sononecessari per soddisfare il fabbisogno nazionale. L’Unione Europea si è fatta promotrice di un ne-goziato che ha portato, il 26 settembre, al rag-giungimento di un accordo provvisorio in

materia energetica tra UE, appunto, Ucraina eRussia, che rappresenta il tentativo di cercareuna soluzione transitoria, alla questione dell’ap-provvigionamento energetico per l’Ucraina e ipaesi dell’Europa occidentale che attraverso diessa ricevono il gas russo. Il flusso di gas versooccidente viene pertanto garantito per l’invernoe fino a primavera 2015, grazie a una compen-sazione del debito maturato che prevede daparte ucraina il pagamento alla Russia di 2 mil-iardi di dollari entro la fine di ottobre e di unaltro miliardo entro la fine dell’anno. Nessunnegoziato è stato tuttavia avviato relativamenteal prezzo che Kiev deve a Gazprom per l’ac-quisto del gas; la questione resta, quindi, aperta,in attesa di una soluzione presso la corte arbi-trale di Stoccolma.

conclusioniIl sostanziale rispetto del cessate il fuoco, la cos-tituzione di una zona cuscinetto, il consegui-mento di un accordo di massima che perl’inverno assicura gas a Ucraina ed Europa oc-cidentale rappresentano pochi, ma significativipunti a favore di un dialogo tra Kiev, Mosca erepubbliche separatiste che fino a poche setti-mane prima sarebbe sembrato impensabile.Risulta comunque arduo assumere questi risul-tati con un entusiasmo acritico, dal momentoche restano ancora fuori dai negoziati i temi piùdelicati: lo status delle repubbliche separatiste(che tali intendono rimanere, rifiutandoqualunque alternativa, fosse anche un grado el-evato di autonomia in seno all’Ucraina) e ladefinizione del prezzo di acquisto del gas russoper Kiev. Lo scenario resta pertanto aperto a piùsoluzioni, tra le quali potrebbero verificarsi siaun congelamento della situazione conflittualenell’est o una soluzione politica della crisi conla federazione all’Ucraina delle regioni orientaliquali garanti di una fascia di neutralità per

Page 30:  · Sahel e Africa Subsahariana La visita di Matteo Renzi in Angola, Congo-Brazzaville e Mozambico Marco Massoni 21 ... fin dal cambio della leadership nel 2012. Pragmaticamente,

Anno XVI - n° VIII - 2014

MONITORAGGIO STRATEGICO

34

Mosca. In più, si aggiunge sullo sfondo il nododelle elezioni parlamentari in programma a fineottobre e delle contro-elezioni decise a Lugansk

e Donetsk, entrambe vero e proprio banco diprova per la tenuta delle istituzioni di Kiev.

Page 31:  · Sahel e Africa Subsahariana La visita di Matteo Renzi in Angola, Congo-Brazzaville e Mozambico Marco Massoni 21 ... fin dal cambio della leadership nel 2012. Pragmaticamente,

Anno XVI - n° VIII - 2014

MONITORAGGIO STRATEGICO

35

Cina

Nunziante Mastrolia

►Per la prima volta dal 2009 per due mesi consecutivi si registra un calo a due cifre degli in-vestimenti diretti esteri in Cina: - 17% a luglio e -14 % ad agosto. Le autorità economiche pre-cisano che tale fenomeno non è collegato con le misure anti-trust che il Paese sta adottando, masono causate dal crescente costo della manodopera, che rende la Cina meno attraente per la de-localizzazione delle attività produttive labour-intensive.►Il 15 settembre Xinhua ha reso noto la scoperta da parte della China National Offshore OilCorporation (CNOOC) di un giacimento di petrolio nel Mar cinese meridionale a 150 chilometria sud dell'isola di Hainan, in acque non rivendicate da altri stati rivieraschi. Il giacimento ditrova a 1.500 metri di profondità.

Eventi

una spiralE involutiva

Il lungo braccio di ferro tra gli attivisti di Oc-cupy Central, che chiedono l'elezione a suffra-gio universale tra più canditati concorrenti peril governo della provincia autonoma di HongKong, in nome della Basic Law (la mini-costi-tuzione che dovrebbe regolare i rapporti tra l'excolonia inglese e la madrepatria) e le autorità ci-nesi è giunto ad un punto di svolta. Dopo una lunghissima campagna di stampa daitoni assai accesi da parte dei quotidiani del par-tito, dopo un referendum, organizzato dagli at-tivisti di Hong Kong, con il quale 800.000cittadini si sono espressi per il suffragio univer-sale (referendum bollato come illegale dalle au-

torità centrali) e dopo le manifestazioni del 1 lu-glio, il 31 agosto Pechino ha preso la sua deci-sione sulla questione di Hong Kong1. Il Comitato Permanente del Congresso Nazio-nale del Popolo ha deciso che nel 2017 il capodell'esecutivo della regione autonoma sarà sìeletto a suffragio universale ma a correre per lacarica saranno solo i candidati che otterranno ilconsenso di almeno il 51% dei delegati del No-minating Committee2, i quali, tra le altre cosedovranno verificare che gli aspiranti premiernutrano un reale e sincero “amore” nei confrontidi Hong Kong e della “ madrepatria”. Che cosadebba intendersi per “amore” verso la Patria, lo

Page 32:  · Sahel e Africa Subsahariana La visita di Matteo Renzi in Angola, Congo-Brazzaville e Mozambico Marco Massoni 21 ... fin dal cambio della leadership nel 2012. Pragmaticamente,

Anno XVI - n° VIII - 2014

MONITORAGGIO STRATEGICO

36

spiega con estrema chiarezza Chen Xiankui,della Renmin University of China, “love ofparty and love of country are one and the samein modern China” e questo perchè, a differenzadi quanto accade nei paesi occidentali con unsistema multipartitico, dove i vari partiti rappre-sentano interessi parziali, in Cina il partito Co-munista si identifica nella nazione in quantorappresenta “gli interessi fondamentali” di tuttoil popolo3.La stampa di partito ha salutato la decisionecome un “grande balzo in avanti”4 della demo-crazia ad Hong Kong. Per gli attivisti di Occupycentral, al contrario, si tratta di un ulterioregrave passo lungo la via della soppressione ditutte le autonomie e libertà che sulla cartaavrebbero dovuto essere garantite alla ex colo-nia: quello del Nominating Committee sarebbe,infatti, un vero e proprio vaglio preliminare ne-cessario ad estromettere dalla competizioneelettorale coloro che potrebbero avere posizioneo opinioni diverse dal PCC di Pechino.In linea di principio, il Consiglio Legislativo:mini parlamento di Hong Kong nel quale gli“autonomisti” (o pan-democrts) occupano unterzo dei seggi, è chiamato a ratificare la deci-sione di Pechino nei prossimi sei mesi5. Tutta-via, anche se il Consiglio riuscisse a bloccare lariforma elettorale varata da Pechino, si potrebbetrattare di una vittoria di Pirro: tornerebbe in-fatti in vigore il regime elettorale precedente,vale a dire la nomina diretta del premier diHong Kong, da parte dei delegati dell' ElectionCommitee, senza nessuna consultazione popo-lare.Per questo agli attivisti di Occupy Central e agliautonomisti dei pan-democrats non resta che laprotesta, o meglio, come annunciato dai leaderdel movimento, una campagna di disobbe-dienza civile. Nel frattempo, la stampa di partitoda un lato chiede agli attivisti pazienza: nellungo periodo la democrazia ad Hong Kong

farà certamente passi in avanti6; dall'altro mi-naccia il pungo di ferro7. Una minaccia proba-bilmente reale, se un gruppo di banchieri dellaex colonia ha sottoscritto un appello, pubblicatosui media internazionali, con il quale si chiedealla autorità di Pechino, di non ripetere gli erroridell'89 e di Tiananmen8.Ora, per quanto le iniziative di disobbedienzacivile possano essere estese e partecipate, perquanto possano essere alti e vibranti gli appelliinternazionali, è davvero difficile immaginareche Pechino, sua sponte, possa fare marcia in-dietro, e questo per una serie di ragioni. In primo luogo, perchè la decisione delle auto-rità pechinesi non è estemporanea, ma anzi siinserisce coerentemente in un lungo trend diprogressiva riduzione delle peculiarità di HongKong. Un vero e proprio “soffocamento”, de-nunciano gli attivisti, della libertà di stampa,della libertà di insegnamento nelle Università,dell'indipendenza del potere giuridico9. Ma so-prattutto perchè il precedente di Hong Kong po-trebbe avere ripercussioni enormi su tutta laCina continentale, fino al punto di stravolgerel'intera struttura istituzionale del paese, fondatasulla “dittatura del proletariato” del partito co-munista. Per inciso si noti che il China Daily dàconto di un sondaggio condotto nel paese, se-condo il quale emergono i dieci problemi cheaffliggono la società cinese, al primo postoviene riportata la sfiducia da parte dei cittadininei confronti di “whatever the governmentsays”10. Come potrebbero le autorità del partito conti-nuare a sostenere la superiorità del proprio mo-dello (il monopartitismo) e rifiutare qualsiasiapertura al modello della democrazia occiden-tale, se in una parte del proprio territorio, perquanto soggetta ad una amministrazione spe-ciale, quel modello fosse concesso a furor di po-polo? Inoltre, come potrebbe il PCC, una voltadato libero corso alle istanze di piena autonomia

Page 33:  · Sahel e Africa Subsahariana La visita di Matteo Renzi in Angola, Congo-Brazzaville e Mozambico Marco Massoni 21 ... fin dal cambio della leadership nel 2012. Pragmaticamente,

Anno XVI - n° VIII - 2014

MONITORAGGIO STRATEGICO

37

di Hong Kong, opporsi a quanti puntino a repli-care questo modello, in particolare presso altreamministrazioni speciali del Paese, prima fratutte le Regioni autonome del Tibet e dello Xin-jiang?C'è dell'altro, dalla stampa di partito emerge unfatto: la quasi-certezza che dietro il movimentodi Occupy central, vi sia la mano di non speci-ficate potenze straniere, il cui obiettivo è gene-rare il caos nel paese, sino alla frantumazionedella stessa Cina.Se dunque, nell'ottica delle autorità di Pechino,la questione di Hong Kong si lega indissolubil-mente alla permanenza del partito comunista alpotere ed alla stessa integrità territoriale delPaese, è chiaro che nessuna concessione saràfatta in futuro e che anzi è interesse del partitouniformare Hong Kong al resto del paese, eli-minando, in prospettiva tutte le peculiarità del-l'ex colonia inglese che, per le sue libertà, perl'attivismo dei suoi cittadini è stata sino ad oraper Pechino, come scrive Timothy Cheek, “unmotivo di perdurante imbarazzo”.Dunque, negando qualsiasi autonomia ad HongKong, Pechino sta di fatto fornendo la chiavedi lettura del principio l “one country, two sy-stems”, che – tra l'altro – rappresenterebbe ilmodello da offrire a Taipei per un futura inte-grazione. In questo senso, un precedente nega-tivo di Hong Kong non potrà che avereripercussioni su Taiwan, indebolendo quelleforze politiche ed economiche favorevoli aduna maggior integrazione con la madrepatria.Ne consegue che, per Pechino, stoppare le ri-vendicazioni autonomiste di Hong Kong è unaoperazione che va condotta necessariamente (ea qualsiasi costo) pur avendo la consapevolezzadi inviare un messaggio negativo a Taiwan, difatto incidendo su il lavoro di distensione con-dotto negli ultimi anni sulle due sponde dellostretto.A meno di eclatanti sorprese, la morsa di Pe-

chino sull'ex colonia continuerà dunque a strin-gersi, sino alla sua completa omologazione conil resto del paese. Il che significa che la spe-ranza di quanti pensavano ad un progressivo al-largamento delle libertà di Hong Kong, conl'idea che quel modello potesse positivamentecontagiare tutto la Cina continentale, abbia oggimeno concretezza che in passato.Non solo si sta verificando il contrario in tuttoil paese, dove si registra una progressiva invo-luzione,ed una stretta ideologica che non lasciapresagire cambiamenti.L'Università di Pechino, la Fudan University diShanghai e la Sun Yat-sen University di Guan-gzhou con tre articoli su Quiushi, la rivista teo-rica del Comitato Centrale del PCC, si sonoufficialmente impegnate a garantire una piùforte “educazione ideologica” sia degli studentiche degli insegnanti. L'Università di Pechinodenuncia il fatto che “In recent years, some peo-ple go on the Internet and with ulterior motivesadd fuel to the fire... ultimately targeting theChinese Communist Party and the socialist sys-tem” e si impegna “to respond to this with acool head, guide the teachers and students tostrengthen political sensitivity”. Ancora più es-plicito l'impegno della Fudan University il cuiintendo è “to provide a deep understanding ofwhy the West's path of development is unsuitedfor China”11.Il 12 settembre il Foreign Correspondets' Clubof China, che riunisce i giornalisti della stampaestera presenti in Cina, pubblicava un lungo po-sition paper nel quale si evidenziano in manieradettagliata le difficoltà, le opposizioni e le inti-midazioni crescenti cui sono sottoposti da partedelle autorità del Paese e conclude: “The FCCCbelieves that China is rapidly eroding the pro-gress it made in “opening up” to the worldprior to the 2008 Olympics”12.Nel frattempo, il 7 agosto lo State Internet In-formation Office emanava una circolare nella

Page 34:  · Sahel e Africa Subsahariana La visita di Matteo Renzi in Angola, Congo-Brazzaville e Mozambico Marco Massoni 21 ... fin dal cambio della leadership nel 2012. Pragmaticamente,

Anno XVI - n° VIII - 2014

MONITORAGGIO STRATEGICO

38

quale si richiede a tutti gli operatori che forni-scono un servizio di messaggistica (ad esempioWeChat) di censurare e chiudere i profili degliutenti che non rispettino le linee guida, cui de-vono attenersi gli internauti cinesi, indicate nelnovembre del 2013 e note come “seven bottomlines”, tra cui vale la pena menzionare il rispettodel sistema socialista del paese (il monoparti-tismo del PCC), i suoi interessi nazionali, l'or-dine pubblico e la morale pubblica. Il cheimplica che tutto ciò che viene scritto dagliutenti che si ritiene arrechi danno al partito, agliinteressi nazionali e all'ordine pubblico possaessere censurato. Anche sul fronte economico si registrano novitàche impensieriscono in particolare gli operatoristranieri. Si stanno infatti realizzando alcuneipotesi considerate nei precedenti numeri del-l'Osservatorio Strategico, quando si prospettavache gli interventi pubblici messi in atto dalle au-torità cinesi (pensioni, aumento dei salari, unembrione di welfare state), necessari al paeseper poter continuare a crescere sulla base deiconsumi interni, avrebbero avuto un rovesciodella medaglia: estromettere le multinazionaliestere da questo potenzialmente immenso mer-cato di consumo per poterlo riservare ai solioperatori nazionali.Ora, negli ultimi mesi sotto la scure delle auto-rità anti-trust cinesi sono caduti, con una acce-lerazione impressionante, molti grandi marchiglobali, tra i quali Microsoft, Audi, BMW, Mer-cedes-Benz, Tata Motors' Jaguar Land Rover,Fiat Chrysler, Toyota e Honda. Le autorità ci-nesi si sono affrettate a sostenere che tali inda-gini non sono hanno un fine discriminatorio neiconfronti di imprese straniere13 e che anzi “leporte della Cina saranno sempre più aperte”,come ha dichiarato il premier Li Keqiang in oc-casione del Forum estivo di Davos che si è te-nuto a Tianjin14. Tuttavia, sia la Camera diCommercio dell'Unione Europea sia la Camera

di Commercio degli Stati Uniti in Cina hannoespresso preoccupazione per quanto sta avve-nendo, contestando comportamenti discrimina-tori nei confronti degli operatori stranieri eriportando le “sensazioni” dei proprio associatiche non si sentirebbero più “benvenuti” nelPaese15.

il fronte esternoNel 2007 il premier giapponese Shinzo Abeaveva delineato come obiettivo della propriapolitica estera la costruzione di un “arco delledemocrazie”, vale a dire un sistema di alleanzeche unisse insieme l'India, il Giappone, l'Au-stralia e gli Stati Uniti. Sebbene non esplicita-mente dichiarato era chiaro l'intento di quelprogetto: il contenimento della Cina. Ora, ritor-nato al governo nel 2012, Abe sembra aver ri-preso a lavorare alla costruzione di questo “arcodelle democrazie”, nel quale ovviamente ha unruolo essenziale l'India. Di qui il “corteggia-mento” sia da parte giapponese, che cinese neiconfronti di New Delhi. Dal 17 settembre al 19 settembre è durata la vi-sita del presidente cinese in India. Pechino hapromesso 20 miliardi di dollari di investimentoe garantito un maggiore accesso dei prodotti in-diani (soprattutto del settore farmaceutico) sulmercato cinese. In un articolo su The Hindu XiJinping ha magnificato le sorti di una futura al-leanza tra i due paesi, augurandosi una strettaintegrazione tra le economie dei due paesi, o –per usare le parole del presidente cinese - tra la“world’s factory” (e cioè la Cina) e il “world’sback office” (e cioè l'India) che produrrebbe“the most competitive production base and themost attractive consumer market”16.Tuttavia nelle stesse ore in cui Xi Jinping si tro-vava in India, circa duecento militari dell'Eser-cito di Liberazione Popolare penetravano nelterritorio indiano attraversando il confine prov-visorio tra i due paese segnato dalla Line of Ac-

Page 35:  · Sahel e Africa Subsahariana La visita di Matteo Renzi in Angola, Congo-Brazzaville e Mozambico Marco Massoni 21 ... fin dal cambio della leadership nel 2012. Pragmaticamente,

Anno XVI - n° VIII - 2014

MONITORAGGIO STRATEGICO

39

tual Control. I media indiani riportano che le au-torità di New Delhi avrebbero risposto in ma-niera molto dura e decisa sia sul piano militareche politico: il premier Modi ha, infatti, solle-vato la questione nel corso della conferenzastampa17. Quale sia la logica che abbia condottole unità cinesi allo sconfinamento è difficiledirlo. Tuttavia un’ipotesi avanzata è quella di unpossibile tentativo di interferenza da parte diuna fazione avversa all’interno del PCC a quelladel presidente cinese. A sostegno di tale ipotesiil Times of India riporta una notizia secondo laquale Xi Jinping avrebbe (il condizionale è perora d’obbligo) o starebbe per promuovere aivertici delle forze armate tre generali a lui vi-cini18. Una notizia che se confermata rappresen-terebbe un ulteriore consolidamento del poteredel presidente dopo l’ufficializzazione dell’in-criminazione di Zhou Yongkang, il primo exmembro del comitato permanente del Politburodella storia recente della Repubblica popolare a“cadere in disgrazia”.Di diverso profilo appare l'incontro tra il pre-mier giapponese Shinzo Abe e Modi, volato aTokyo all'inizio del mese di settembre, con i duepaesi che rafforzano la loro Strategic and Glo-bal Partnership (come si legge nel comunicatocongiunto emesso alla fine della visita con il ti-tolo enfatico di Tokyo Declaration) il che signi-fica, fa notare il Wall Street Journal (traducendodal linguaggio diplomatico) “sales of Japanesemilitary technology for a country that has theonly active land-border dispute with China”19.I giornali indiani, inoltre, fanno notare che Abeha promesso 35 miliardi di investimenti giap-ponesi in India, a fronte dei 20 cinesi20.Vista la tradizione diplomatica indiana (il nonallineamento) e le sue necessità di rilancio eco-nomico, esiste certamente il dubbio che New

Delhi possa formalmente aderire ad una alle-anza in funzione anti-cinese. Tuttavia ad oggi sipuò registrare una maggiora vicinanza tra Indiae Giappone, con il permanere (anche a causadelle dispute territoriali) di una “sfiducia strate-gia” reciproca tra India e Cina21.

in conclusioneSia sotto il profilo delle riforme liberali, sia dalpunto di vista economico la Cina sembra avvi-tarsi in una spirale involutiva, di cui la questionedi Hong Kong è solo l'elemento più evidente.Se l'impostazione che qui si è fornita sulla que-stione che vede fronteggiarsi l'ex colonia e Pe-chino, vale a dire il timore che da Hong Kongpossano spargersi su tutto il resto del paese pe-ricolose ondate di dissenso, è corretta, ne con-segue che le autorità cinesi non potranno cederedi un millimetro nei confronti delle rivendica-zioni degli autonomisti. Ove se la campagna didisobbedienza civile dovesse espandersi, Pe-chino potrebbe quindi usare il pugno di ferro.L'altra faccia della medaglia di questo trend in-volutivo interno è la crescente tensione con glialtri attori regionali e la conseguente frammen-tazione del quadro strategico nell'area, con illento formarsi di due assi a cooperazione raffor-zata, da una parte la sempre più stretta alleanzatra Mosca e Pechino, dall'altro l'attivismo giap-ponese (più gli Stati Uniti) che va dando formaalla visone strategica di Shinzo Abe di un “assedelle democrazie”. Due blocchi per ora intentiad acquisire altri partner nel proprio campo:India, Vietnam, Myanmar. A tale proposito, èpossibile ipotizzare che via via che queste formedi cooperazione rafforzata andranno saldandosi,si faranno sempre più forti gli attriti tra i dueblocchi, e pericolose le fibrillazioni in tuttal'area.

1 Si veda “Full text of NPC decision on Hong Kong's constitutional development”, consultabile al seguentelink: http://www.fmcoprc.gov.hk/eng/syzx/tyflsw/t944943.htm

Page 36:  · Sahel e Africa Subsahariana La visita di Matteo Renzi in Angola, Congo-Brazzaville e Mozambico Marco Massoni 21 ... fin dal cambio della leadership nel 2012. Pragmaticamente,

Anno XVI - n° VIII - 2014

MONITORAGGIO STRATEGICO

40

2 Riguardo alla costituzione di questo organo nella decisione si dice che potrà essere formato secondo le pro-cedure seguite in passato per la formazione del Election Commitee, così come indicato dalla Basic Law, si veda “AnnexI : Method for the Selection of the Chief Executive of the Hong Kong Special Administrative Region” al segute link: 3 Si veda Rachel Lu, “ A New Definition of Chinese Patriotism”, Foreign Policy, 11 settembre 2014.4 “A New Chapter for Democracy”, Bejing Review, 11 settembre 20145 Si veda “Pan-democratic lawmakers joint pledge kill election reform plan”, South China Morning Post, 31agosto 20146 “Patience required for Hong Kong’s incremental approach to reform”, Global Times, 14 settembre 20147 Così si è espresso Li Fei, vice segretario generale del Comitato Permanente del Congresso Nazionale delPopolo: “"If the Occupy Central campaign really happens, the central authorities believe the SAR government and itswell-trained police forces are fully capable of handling it”8 “Pro-democracy bankers urge Xi Jinping against Tiananmen-style crackdown on Occupy Central”, SouthChina Morning Post, 18 settembre 20149 Si veda “Top Chinese university warns against criticising Communist Party: journal”, Reuters, 1 settembre201410 “Survey shows 10 problems of Chinese society”, China Daily, 17 settembre 201411 Si veda “Universities pledge to cool down criticism”, Sina.com, 2 settembre 201412 Si veda “POSITION PAPER ON WORKING CONDITIONS FOR FOREIGN CORRESPONDENTS INCHINA”, http://www.fccchina.org/2014/09/12/fccc-position-paper-2014/13 “Foreign firms 'not probe targets'”, China Daily, 19 settembre 201414 “China's door to open wider, Li tells foreign companies”, China Daily, 16 settembre 201415 “U.S. companies feel unwelcome in China, complain of unfair treatment”, Washington Post, 2 settembre 2014.Si veda anche “U.S. business lobby says concerned China antitrust probes unfair”, Reutrs, 2 settembre 201416 Xi Jinping, “Towards an Asian century of prosperity”, The Hindu, 17 settembre 201417 Si veda “China-India border stand-off overshadows Xi Jinping’s deals”, Financial Times, 18 settembre 2014.Per la conferenza stampa si veda “China not warlike, says Xi, as border standoff dominates India trip”, Reuters, 18 set-tembre 2014. Per il Taipei Times, è evidente che Modi “ sees China as a competitor and intends to pursue a moremuscular foreign policy than the previous Congress party government”, “Xi given red carpet welcome in India”, 18 set-tembre 201418 “Xi Jinping reshuffles, scolds PLA brass amid stand-off with India”, The Times of India, 22 settembre 201419 “Modi Embraces Abe; Still Holds China Close”, The Wall Street Journal, 9 settembre 201420 Per maggiori informazioni circa l'incontro tra Modi e Abe, si rimanda alla Tokyo Declaration for India - JapanSpecial Strategic and Global Partnership, consultabile al seguente link: http://www.mea.gov.in/bilateral-documents.htm?dtl/23965/Tokyo+Declaration+for+India++Japan+Special+Strategic+and+Global+Partnership21 Si veda “Scholar: Trust is the biggest challenge”, China Daily, 18 settembre 2014

Page 37:  · Sahel e Africa Subsahariana La visita di Matteo Renzi in Angola, Congo-Brazzaville e Mozambico Marco Massoni 21 ... fin dal cambio della leadership nel 2012. Pragmaticamente,

Anno XVI - n° VIII - 2014

MONITORAGGIO STRATEGICO

41

India - Oceano Indiano

Claudia Astarita

Eventi►La Corte Suprema cancella 214 concessioni per l’estrazione del carbone. Solo quattro delle218 autorizzazioni concesse tra il 1993 e il 2009 sarebbero state assegnate con procedure traspa-renti e corrette. Gli operatori che si sarebbero mossi in maniera corretta sono Reliance Power ele compagnie statali Ntpc e Steel Authority of India. Secondo le stime calcolate dall’Associazioneindiana dei produttori di energia elettrica l’annullamento di queste licenze mette a rischio circa47 miliardi di dollari di investimenti in centrali elettriche, acciaierie e fonderie di alluminio. Sonotanti gli operatori indiani che, per massimizzare i rendimenti del mercato energetico, hanno cer-cato negli ultimi anni di mettere le mani sulle miniere di carbone per avere a disposizione materieprime sufficienti per alimentare le proprie centrali. Lo scandalo della compravendita delle con-cessioni è esploso nel 2012, quando un ispettore indiano denunciò le assegnazioni fino ad alloraeffettuate come responsabili di una perdita di introiti per lo stato di 30 miliardi di dollari. Per re-cuperarli, ed evitare allo stesso tempo di interrompere i processi di estrazione, peggiorando cosìi problemi di sostenibilità energetica del paese, le aziende condannate dovranno versare una multadi circa cinque dollari per ogni tonnellata di carbone estratta dagli anni ’90 in poi. A questeaziende sono stati concessi sei mesi per chiudere le proprie attività, che da aprile verranno affidateal colosso statale Coal India. Nel frattempo, New Delhi dovrà decidere se organizzare una nuovaasta per l’attribuzione delle concessioni relative ai siti liberati o se affidarli tutti alle compagnieenergetiche nazionali. ►L’Australia venderà uranio all’India. Nel corso della sua prima visita ufficiale a New Delhi,il Premier australiano Tony Abbot è riuscito a rilanciare le relazioni tra i due paesi autorizzandola vendita dell’uranio australiano all’India a patto che quest’ultima lo utilizzi solo a scopi pacifici.Si conclude quindi con un accordo con ricadute commerciali importanti la crociata iniziata nel2011 dall’ex primo ministro Julia Gillard per la rimozione del veto sulla vendita di uranio a paesinon firmatari del patto di non proliferazione nucleare. Con l’aiuto di Canberra, New Delhi do-vrebbe presto essere in grado di mettere in funzione 21 nuove centrali e soddisfare così l’esplosivofabbisogno energetico nazionale.

Page 38:  · Sahel e Africa Subsahariana La visita di Matteo Renzi in Angola, Congo-Brazzaville e Mozambico Marco Massoni 21 ... fin dal cambio della leadership nel 2012. Pragmaticamente,

Anno XVI - n° VIII - 2014

MONITORAGGIO STRATEGICO

42

cina E india, prodromi di una possibilE allEanza

Atteso da settimane come appuntamento cheavrebbe potuto contribuire a riallineare prioritàe interessi delle due potenze asiatiche, l’incon-tro tra il Presidente cinese Xi Jinping e il PrimoMinistro indiano Narendra Modi di fine settem-bre, ha confermato almeno in parte le aspetta-tive riposte nello stesso. La svolta che il facciaa faccia tra i due leader ha impresso alle rela-zioni tra Pechino e New Delhi non può certo es-sere definita di portata storica. Nel contesto incui i due paesi si trovano tuttavia ad interagire,negativamente influenzato dall’escalation di in-stabilità mediorientale, dalla sempre maggioredifficoltà (per Pechino) di considerare l’alle-anza con il Pakistan affidabile, dalle conse-guenze del ritiro delle truppe Natodall’Afghanistan e da una ripresa economicamondiale che non è ancora così scontata, l’im-pressione generale è che i due leader abbianoiniziato a dare maggiore valore ai vantaggi diuna rinnovata collaborazione all’interno dellaquale anche le loro storiche rivalità politiche eterritoriali possano essere finalmente risolte, oquanto meno indirizzate verso un compromessosostenibile, che implichi l’interruzione dei re-golari sconfinamenti che oggi si verificano. Per quanto un ipotetico miglioramento dei rap-porti tra India e Cina non possa che essere po-sitivo per entrambi, per inquadrare megliol’impatto di questa visita è necessario identifi-care prima le sue dirette conseguenze, poi i van-taggi che Pechino e New Delhi ne hannoricavato, senza tralasciare come i due paesi sistiano muovendo nella regione.Partiamo dalle conseguenze immediate della vi-sita. I lati positivi di questo incontro sono rias-sumibili in due punti: informalità epragmatismo. In maniera molto simile a quello

che è successo durante l’incontro del leader ci-nese con Barack Obama in California nel giu-gno del 2012, anche quello con Modi si è svoltoall’insegna dell’informalità, sia dal punto divista del luogo (Ahmadabad, in Gujarat), sia daquello del modello di interazione scelto. Anchein questo caso c’è chi giudica il segnale comesufficiente a prospettare una “nuova era di rap-porti bilaterali”. Eppure, considerando che, infin dei conti, negli ultimi dodici mesi poco onulla è cambiato nella sostanza dei rapporti bi-laterali tra Washington e Pechino, forse ancheper New Delhi cause e conseguenze di tanta in-formalità andrebbero cercate altrove. E’ certamente vero che il dialogo tra Cina eIndia è stato facilitato dalla scelta di non inclu-dere in agenda questioni particolarmente scot-tanti e che la decisione di puntare sullacollaborazione a livello regionale, vale a direstimolando gli accordi tra regioni cinesi e statifederati indiani, ha avuto successo, visto che glistati indiani hanno trovato conveniente appro-fondire i propri legami economici e commer-ciali con alcune realtà cinesi sono oraautorizzati a farlo, ma questo non significa chequesta nuova fase di cooperazione possa, nelmedio o nel lungo periodo, aiutare a risolvere iproblemi stoici, politici e strategici che hannosempre diviso le due nazioni, ne’ che Pechino eNew Delhi vogliano impegnarsi in tal senso. Ad esempio, l’accoglienza amichevole cheModi ha riservato a Xi Jinping e l’entusiasmocon cui il primo ha accolto i venti miliardi di in-vestimenti promessi dal secondo non hanno dicerto impedito a Modi di condannare l’idea ci-nese di costruire una “Via della Seta marittima”.Il Primo Ministro indiano non ha consideratocome secondario il fatto che, poco prima di ar-

Page 39:  · Sahel e Africa Subsahariana La visita di Matteo Renzi in Angola, Congo-Brazzaville e Mozambico Marco Massoni 21 ... fin dal cambio della leadership nel 2012. Pragmaticamente,

Anno XVI - n° VIII - 2014

MONITORAGGIO STRATEGICO

43

rivare in India, Xi Jinping sia passato dalle Mal-dive e dallo Sri Lanka per ribadire quanto siaoggi prioritaria la realizzazione di una “Viadella Seta marittima del 21° secolo, che uniscala Cina e l’Europa passando per l’Asia del Sud”,consolidando una nuova “cintura economica trala Cina e i paesi della regione”. La Via dellaSeta marittima che tanto attrae Pechino, non ne-cessariamente esclude New Delhi, ma certa-mente non le riserva un ruolo di primo piano eper questo continua a essere osteggiata da Modi.Farne parte significherebbe piegarsi alla leader-ship cinese, rimanerne esclusi lascerebbe a Pe-chino campo libero nella gestione dei trafficicommerciali marittimi regionali. Due ipotesiche, al momento, Modi si rifiuta anche solo divalutare. Questa presunta nuova era di collaborazione eamicizia tra Cina e India, quindi, sembra confi-gurarsi sempre di più come conseguenza di unamaturazione politica delle leadership dei duepaesi, rivolte a dare maggior peso a tutte quelleintese che, per convenienza bilaterale, possonoessere raggiunte senza rinunciare a nulla di so-stanziale. Il passo avanti è apprezzabile, ma pervalutarne appieno gli effetti servirà del tempo,per capire da un lato se gli accordi siglati ver-ranno effettivamente implementati e per valu-tare dall’altro come si comporteranno i dueleader di fronte a una reale situazione di diffi-coltà che metta in discussione alcune delle loropriorità. Veniamo dunque alle condizioni che hanno con-tribuito a far emergere questo nuovo scenario.Dal punto di vista dell’India, le variabili da con-siderare sono due. Anzitutto, l’urgenza di far ri-partire l’economia del paese il più velocementepossibile, in secondo luogo la necessità di farloricorrendo agli investimenti diretti esteri. In unafase in cui per problemi legati all’ eccessiva bu-rocrazia e limitata trasparenza o affidabilità, in-vestire in India appare relativamente poco

conveniente. L’unico modo per invertire questotrend è lavorare sia all’interno, eliminando unaserie di cavilli e regole anti-investimenti, siaall’esterno, convincendo sempre più paesi a spe-rimentare direttamente quanto l’India sia cam-biata e, di conseguenza, quanto possa esserefruttuoso fare affari con questa nazione. Seconda priorità del governo Modi è quella diriportare l’India ai tavoli negoziali che contano.Indipendentemente dal fatto che ci sia riuscitoper carisma personale o perché il risultato otte-nuto alle elezioni di aprile ha rafforzato anchela fiducia della comunità internazionale nei suoiconfronti, è impossibile negare i risultati da luiottenuti in pochissimi mesi di attività politica.New Delhi ha riaperto il dialogo con i suoi vi-cini dell’Asia del Sud; in ambito Brics è riuscitaa riconfermarsi come potenza leader conqui-stando la Presidenza della nuova banca istituitadalle cinque nazioni del gruppo e NarendraModi ha concentrato nei primissimi mesi delsuo mandato tre incontri molto complessi(Giappone, Stati Uniti e Cina) e, in tutti e tre icasi, ha ottenuto risultati che sono andati benoltre le più ottimistiche aspettative. Accordi perrafforzare la cooperazione su difesa e commer-cio e 37 miliardi di dollari di investimenti inGiappone, il riconoscimento ufficiale da partedella leadership statunitense (che, vale la penaricordarlo, dal 2005 lo aveva messo al bando peil suo presunto coinvolgimento nei massacri et-nici del 2002) e la ripresa di un dialogo costrut-tivo su economia e difesa e, infine, un testa atesta con Xi Jinping concordando la necessitàdi ristabilire un dialogo produttivo con la Cina,senza mettere in discussione nessuna delle prio-rità dell’India. Anche sulle rivalità territorialiModi è stato piuttosto fermo: i confini tra Cinae India devono diventare sicuri e non sarannopiù ammissibili sconfinamenti. Il fatto che pro-prio nei giorni della visita del leader cinese unmigliaio di soldati dell’uno e dell’altro paese si

Page 40:  · Sahel e Africa Subsahariana La visita di Matteo Renzi in Angola, Congo-Brazzaville e Mozambico Marco Massoni 21 ... fin dal cambio della leadership nel 2012. Pragmaticamente,

Anno XVI - n° VIII - 2014

MONITORAGGIO STRATEGICO

44

siano confrontati in Ladakh (Kashmir) può es-sere interpretato in due modi: come una protestada parte dell’esercito indiano verso i toni con-cilianti usati da Modi nel rivolgersi al suo inter-locutore cinese, o come una dimostrazione dipotenza voluta da Modi per ricordare alla Cinache l’ India assegna alla questione dei confiniun peso strategico e che, pur essendo interessataa costruire relazioni politiche, economiche estrategiche più solide con Pechino, non vuolefarlo ponendo in secondo piano i due problemialla base dello storico attrito tra i due paesi: con-fini e geopolitica regionale. Dal punto di vista della Cina la situazione as-sume lineamenti differenti. Pur non essendoquesta la sede più adatta per approfondire lepriorità di politica interna ed estera della Repub-blica Popolare Cinese, di certo non può esseresottovalutato il fatto che, in una regione in cuiPechino è percepita ormai come eccessivamenteaggressiva e in cui New Delhi inizia a riaffac-ciarsi come media potenza in crescita, la primanon potrà più considerare la seconda come uninterlocutore irrilevante, soprattutto dopo l’in-teragire alla pari con potenze come Giappone eStati Uniti. Il contesto regionale in cui si muoveoggi la Cina rende quindi conveniente, per nondire imprescindibile, la ripresa del dialogo conNew Delhi, a livello sia economico sia strate-gico. La struttura economica della Cina sta cam-biando, ma non è chiaro in cosa consistaprecisamente questa transizione ne’ se ed even-tualmente quando verrà davvero completata. Inogni caso, con l’Occidente ancora in crisi, ogninuova opportunità commerciale va colta al volo,soprattutto quando arriva da una nazione conpotenzialità di crescita enormi come l’India. In-fine, la Cina ha il problema del Pakistan, e dellasua progressiva instabilità, al punto da costrin-gere Xi Jinping a cancellare la visita ufficiale aIslamabad prevista per l’inizio di settembre. Questo contesto già molto incerto è ulterior-

mente complicato dai difficili equilibri che oggicontraddistinguono la macroregione in cui Cinae India si muovono. Come ha scritto FrançoisGodement, Direttore del programma Cina eAsia del think tank pan-europeo ECFR (Euro-pean Council on Foreign Relations), in Asia ilnazionalismo sta crescendo di pari passo conl’interdipendenza economica e siamo arrivati auna situazione in cui sia i regimi autoritari siaquelli democratici cercano il sostegno dell’opi-nione pubblica. A questo quadro si aggiunge l’avanzante “zona grigia” di conflitti potenzialiin Asia Centrale, Orientale, del Sud e del Su-dest, per non parlare dei problemi del MedioOriente e della crisi con la Russia. In questocontesto di latente instabilità, i crescenti dubbisulla risolutezza degli Stati Uniti nel mantenerei molteplici impegni sulla sicurezza creano unanuova priorità per l’Asia, quella di mantenere lasicurezza con dialogo, piuttosto che con la mi-naccia. Se Cina e India riusciranno a ritrovareun equilibrio giudicato soddisfacente per en-trambi, potranno forse iniziare a collaborare nonsolo sul piano economico e commerciale, maanche su quello strategico nei tanti teatri insta-bili che le circondano. Quelli prioritari sono almomento Afghanistan, Medio Oriente (sia da unpunto di vista generale, sia per la possibilità cheil movimento ISIS riesca a conquistare il Paki-stan o ad infiltrarsi nello Xinjiang cinese, –siainfine, per la recente minaccia di al-Qaida dicreare un nuovo ramo dell’organizzazione nelsubcontinente indiano per “alzare la bandireadella jihad” in tutta l’Asia del Sud), e in qualchemodo anche la Russia. Quest’ultima, pur pre-sentandosi come funzionale alleato asiatico, evi-denzia nella vicenda con l’Ucraina profilipreoccupanti sia per Modi che per Xi Jinping.La nuova impronta pragmatica che NaredraModi e Xi Jinping hanno impresso alle relazionitra Cina e India è certamente molto positiva erappresenta un importante passo avanti tra paesi

Page 41:  · Sahel e Africa Subsahariana La visita di Matteo Renzi in Angola, Congo-Brazzaville e Mozambico Marco Massoni 21 ... fin dal cambio della leadership nel 2012. Pragmaticamente,

Anno XVI - n° VIII - 2014

MONITORAGGIO STRATEGICO

45

da sempre poco favorevoli al dialogo. Tuttavia,questa nuova concretezza dovrà trovare riscon-tro quando l’interazione tra Pechino e NewDelhi affronterà le questioni più scottanti o co-munque di complessa soluzione. E’ probabileche i due leader scelgano di cambiare atteggia-mento nell’affrontarle, rinunciando all’approc-cio confrontativo che li ha fino ad oggicontraddistinti, ma è anche possibile che lanuova facciata semi-conciliante non modifichia breve le posizioni più dure e intransigenti. Ancora una volta, il modo in cui Pechino e NewDelhi continueranno a discutere sui loro confinipotrà essere un buon indicatore di quanto possaeffettivamente cambiare la sostanza dei rapportitra i due paesi. Modi ha chiarito la sua posizionein merito, ma non è detto che solo per questo siarrivi a un negoziato definitivo. Al momento

l’ipotesi più realistica è quella del congelamentodella questione che, qualora scongiurasse altrisconfinamenti, rappresenterebbe già un grandepasso in avanti rispetto al passato. Un incontro di pochi giorni non può eliminaredecenni di incomprensioni e attriti. Al momentoil contesto regionale in cui Cina e India intera-giscono rende la cooperazione utile, se non ne-cessaria per entrambi. Il fatto che i due paesi loabbiano percepito e si siano mostrati disponibilia cambiare strategia l’uno nei confronti dell’al-tro è un altro risultato incoraggiante. Tuttavia,prima di parlare di una nuova fratellanza o,come hanno proposto alcuni osservatori, di una“Hindi-Chini bhai-bhai 2.0” è plausibile verifi-care quali di questi buoni propositi verrannoconfermati dai fatti.

Page 42:  · Sahel e Africa Subsahariana La visita di Matteo Renzi in Angola, Congo-Brazzaville e Mozambico Marco Massoni 21 ... fin dal cambio della leadership nel 2012. Pragmaticamente,

Anno XVI - n° VIII - 2014

MONITORAGGIO STRATEGICO

47

Pacifico(Giappone-Corea-Paesi ASEAN-Australia)

Stefano Felician Beccari

Eventi►Vietnam: nell'ambito del dibattito sulla fine dell'embargo militare, Hanoi e Washington esplo-rano delle possibili convergenze. Durante il mese di settembre fonti dell'amministrazione USAhanno rivelato l'interesse ad allentare l'embargo militare verso il Vietnam; ciò potrebbe quindipermettere, in futuro, l'export di sistemi militari (“lethal”) ad Hanoi. Uno dei politici più attivi afavore di questa opzione è il senatore John McCain, già veterano della guerra del Vietnam maoggi parte attiva nelle nuove relazioni fra gli USA ed il paese asiatico. La prossima visita in ottobrea Washington del Ministro degli affari esteri di Hanoi, Pham Binh Minh, potrebbe essere una oc-casione interessante per valutare bilateralmente le implicazioni di questa scelta.►Nuova Zelanda: le elezioni politiche premiano i conservatori, riconfermando come primoministro l'uscente John Key. Il 20 settembre in Nuova Zelanda si sono tenute le elezioni legislativeper la composizione del nuovo Parlamento. I laburisti, guidati da David Cunliffe, speravano diguadagnare la maggioranza scalzando l'uscente premier conservatore John Key; invecequest'ultimo ed il National Party (conservatore) hanno sbaragliato gli avversari conquistandoben il 48% dei voti ed assicurandosi così una solida predominanza nel parlamento monocameraledi Wellington. Gli altri partiti si sono dovuti accontentare di risultati ben più modesti (25% ilaburisti, 10% i verdi, 9% il New Zealand First) mentre il partito fondato dal milionario KimDotcom – il Internet-Mana party – non è nemmeno riuscito ad eleggere un deputato, nonostanteil supporto di Edward Snowden e Julian Assange.

lE ElEzioni lEgislativE nEllE isolE fiji Ed il ruolo dEllE forzE armatE

Dopo otto anni senza governo democratico, il17 settembre del 2014 l'elettorato delle isoleFiji si è recato alle urne per votare il successoredella giunta militare che dal 2006 governa ilpaese. Le Forze Armate figiane, infatti, oltre ad

essersi costruite una solida reputazione al-l'estero nelle missioni di pace, hanno sempreavuto un peso anche nelle dinamiche politicheinterne. Il risultato elettorale, secondo canoni“occidentali” è stato sorprendente: l'ex ditta-

Page 43:  · Sahel e Africa Subsahariana La visita di Matteo Renzi in Angola, Congo-Brazzaville e Mozambico Marco Massoni 21 ... fin dal cambio della leadership nel 2012. Pragmaticamente,

Anno XVI - n° VIII - 2014

MONITORAGGIO STRATEGICO

48

tore Voreqe “Frank” Bainimarama ed il suopartito “Fiji First” sono stati confermati al po-tere da circa il 60% del voto popolare: grazie aquesti numeri, è quindi certo che sarà di nuovolui a tenere le redini del paese per i prossimianni. Come reagiranno i paesi occidentali aquesta scelta? I margini di manovra, in realtà,sono pochi: negli ultimi anni le isole Fiji hannostretto forti legami con la Cina, cosa che stapreoccupando non poco i paesi vicini: per que-sto, giocoforza, diverse potenze regionali filo-statunitensi, come l'Australia o la NuovaZelanda, dovranno necessariamente riprenderei rapporti con le isole Fiji a prescindere dal ri-sultato elettorale. Quando vengono nominate le isole Fiji, dinorma sono pochi che possono pensare al ruologeopolitico di questo paese. Eppure questo pic-colo territorio è uno dei più importanti stati del-l'Oceania, e rappresenta, dopo Australia eNuova Zelanda, uno dei paesi più dinamici dellaregione, soprattutto <<con una sostanziale espe-rienza operativa>> (IISS Military Balance2014) delle forze armate, qui note come Repu-blic of Fiji Military Forces (RFMF). Nella sto-ria di queste piccole isole le Forze Armatehanno giocato e stanno giocando un ruolo de-terminante, sia nelle missioni internazionali cheper quanto riguarda la travagliata politica in-terna. E non è un caso che la variabile militareabbia avuto anche un peso determinante nelleultime elezioni legislative.

il ruolo delle isole fiji in oceaniaNonostante le dimensioni contenute e la popo-lazione modesta (18.274 kmq per 903.000 abi-tanti, dati CIA World Factbook) le isole Fijirappresentano un unicum geopolitico nel vastopanorama dell'Oceania. Questo continente, oltread essere interamente caratterizzato dal mare(da qui il nome, coniato dal geografo franceseMalte-Brun), presenta, in termini geopolitici e

geografico-fisici, un notevole squilibrio fra laparte “australiana”, composta da Australia,Nuova Zelanda Papua Nuova Guinea, e la partepiù propriamente oceanica, ovvero gli insiemiinsulari di Melanesia, Micronesia e Polinesia,estesi su una superficie marittima amplissima.Dato questo quadro geografico sommario, è fa-cile immaginare che, naturalmente, gli attori do-minanti di questo continente non possano cheessere Australia e Nuova Zelanda. D'altro cantonessuno dei numerosi microstati qui presentipotrebbero rivaleggiare con i due precedenti intermini di popolazione, estensione, risorse na-turali, organizzazione, PIL o, più semplice-mente, capacità militari. Banalmente, quindi,sul piano militare il confronto fra i vari paesi delcontinente sembra essere improponibile. Ep-pure, se si scende a confrontare fra loro le ca-pacità delle isole più piccole, ecco apparirel'eccezione delle Fiji. A prima vista si è portatia pensare che la Papua Nuova Guinea sia il“terzo” stato nella classifica militare dell'Ocea-nia: invece, con neanche 2.000 uomini in servi-zio attivo e con un <<cronicoipofinanziamento>> (IISS M.B. 2014), la PapuaNew Guinea Defence Force (PNGDF) non èuna forza rilevante nella regione. Le Isole Fiji,invece, possono essere considerate come il terzopaese per influenza in Oceania, dopo Australiae Nuova Zelanda. La proiezione geopoliticadelle isole Fiji, se non altro in termini militari,costituisce una eccezione nel continente ocea-nico, caratterizzato da microstati sostanzial-mente privi di forze armate. La gran parte delladinamicità internazionale delle Fiji è propriodata dalle RFMF e dalle molteplici missioni dipace cui hanno preso parte in questi anni.

le rfmf fra peace-keeping ed intervento in-terno Le Forze Armate delle isole Fiji sono conside-rate come una delle poche efficienti nell'ampia

Page 44:  · Sahel e Africa Subsahariana La visita di Matteo Renzi in Angola, Congo-Brazzaville e Mozambico Marco Massoni 21 ... fin dal cambio della leadership nel 2012. Pragmaticamente,

Anno XVI - n° VIII - 2014

MONITORAGGIO STRATEGICO

49

Oceania. Se da un lato la loro fama è stata con-quistata nelle varie missioni all'estero cui hannopartecipato, d'altro canto in patria si sono createuna reputazione non proprio specchiata a causadi ripetuti interventi – anche forti – nella politicainterna. Dopo la colonizzazione britannica(1874) e la creazione della Armed Native Con-stabulary o ANC, primo embrione delle FFAA,i soldati figiani, circa 700, ebbero il loro batte-simo del fuoco nelle trincee francesi della primaguerra mondiale. Allo scoppio del secondo con-flitto le Fiji vennero poste alle dipendenze dellaNuova Zelanda, e parteciparono alle operazioninel Pacifico; in seguito (1952-1956) si distin-sero a fianco degli inglesi nella difficile contro-guerriglia in Malesia, durante l’ormai nota“emergenza malese”. A partire da quell'inter-vento le RFMF iniziarono a contribuire alleoperazioni di pace dell'ONU. Il primo di questanuova serie di interventi fu la United NationsInterim Force (UNIFIL) nel sud del Libano,dove i militari figiani arrivarono nel 1978 perandarsene dopo 24 anni, ovvero nel 2002. Dal1982 furono poi attivi nella MultinationalForce and Observers (MFO) schierata ai con-fini fra Egitto ed Israele. Questi due interventi,secondo il sito ufficiale della RFMF, <<hannogettato le fondamenta della reputazione delleisole Fiji nelle Peace Support Operations>>.Le forze armate figiane sono composte solo daEsercito e Marina, e mantengono in servizio at-tivo 3.500 uomini (3.200 nell'Esercito e 300nella marina). A questi poi vanno sommati6.000 riservisti, che spesso possono prendereparte anche a missioni all'estero, che continuanoad avere un peso determinante nelle dinamichemilitari del paese. Al momento le RFMF impie-gano fuori area oltre 1.000 uomini divisi fraMFO Egitto-Israele (338 uomini, un batta-glione), United Nations Assistance Mission forIraq (UNAMI, 168 uomini), in Sud Sudan conla UNMISS (4 più due osservatori) ed infine,

come impegno più consistente, un battaglionedi 500 uomini fra Siria ed Israele nella UnitedNations Disengagement Observer Force oUNDOF. In questi anni di attività le isole Fiji sisono costruite una buona reputazione nonchéuna notevole capacità di gestione degli inter-venti in aree delicate, tanto che oggi le FFAAhanno rischierato all'estero circa un terzo dellapropria forza (1.000 uomini circa su 3.500). Re-centemente, poi, i militari delle Fiji sono stati alcentro di una delicata questione con i ribelli si-riani a causa del rapimento di 45 militari figiani,effettuato dal gruppo Al Nusra. L'attivismo all'estero delle FFAA è stato però af-fiancato negli anni anche da un certo protago-nismo interno, che non ha mancato di gettareombre sull'operato delle RFMF. Dopo l'indipen-denza dal Regno Unito, nel 1970, le piccoleisole furono spesso oggetto di colpi di stato mi-litari; dopo due golpe nel 1987, ed uno nel 2000,l'ultimo è avvenuto nel 2006. Le ragioni di que-sti vari putsch sono state diverse, ma sono tuttepiù o meno legate alle tensioni etniche presentinel paese. Qui la maggioranza autoctona (i-Tau-kei, 56,8%) ha sempre cercato di imporre la sualinea sulla nutrita minoranza indiana (37,5%,dati CIA W.F.) , qui immigrata negli anni del co-lonialismo britannico. Questi problemi etnici ele politiche pro i-Taukei spesso si sono diretta-mente riverberati sul governo, oltre ad aver cau-sato l'emigrazione di molti indo-figiani,soprattutto agli inizi degli anni '90. L'ultimo in-tervento militare interno, in termini cronologici,è avvenuto nel 2006, poco dopo le regolari ele-zioni (maggio 2006) che portarono al potereLaisenia Qarase, già eletto primo ministro fra il2001 ed il 2006. Il secondo mandato, però, nondurò molto: dopo pochi mesi, a dicembre 2006,un ennesimo colpo di stato fece allontanare Qa-rase e designò quale primo ministro il “regista”del golpe, ovvero il contrammiraglio Voreqe“Frank” Bainimarama,. che ha governato le

Page 45:  · Sahel e Africa Subsahariana La visita di Matteo Renzi in Angola, Congo-Brazzaville e Mozambico Marco Massoni 21 ... fin dal cambio della leadership nel 2012. Pragmaticamente,

Anno XVI - n° VIII - 2014

MONITORAGGIO STRATEGICO

50

isole fino alle elezioni di settembre 2014.

le elezioni del 2014: fra dubbi e speranze havinto la continuitàDopo otto anni di potere di Bainimarama, leisole Fiji si sono recate alle urne il 17 settembre2014, per restaurare la legalità e cercare di ri-pristinare un minimo di regolarità nella trava-gliata vita politica interna del paese. Questasituazione di incertezza politica, poi, negli anniha raffreddato i rapporti con diversi importantipartner storici del paese, quali il Commonwe-alth, l'Australia e la Nuova Zelanda. Dopo al-cuni annunci e smentite di indizione delleelezioni, finalmente queste sono state fissate peril 17 settembre 2014: Bainimarama ha deciso dicorrere con il proprio partito (Fiji First o FF) edera dato, fin dall'inizio, come uno dei potenzialivincitori. Così è stato e dai primi dati disponibili(aggiornati al 21 settembre, con 1827 sezioni su2028 dati servizio elettorale isole Fiji) il FF haregistrato quasi il 60% dei consensi, staccandodi netto il Social Democratic Liberal Party(28,3%) ed il National Federation Party, in-chiodato ad un misero 5,4%. I restanti partitipoi, si sono contesi il resto dei voti, mai an-dando però sopra il 5%, posto come soglia disbarramento. Il sistema elettorale, recentementecambiato, permette di eleggere i 50 deputati delparlamento unicamerale in un collegio unico na-zionale; nell'attesa dei dati ufficiali, è probabileche fra i 250 candidati la gran parte degli elettispetti al partito dell'ex contrammiraglio, ormaiproiettato a guidare il governo per un altro man-dato. La rielezione di Bainimarama ha destatonei politologi molte domande: com'è possibileche dopo tutti questi anni di sostanziale ditta-tura, promesse e rinvii di elezioni, il popolo fi-giano abbia deciso, così compattamente, di“restituire” il potere all'uscente dittatore? Dov'èfinito (l'apparente) entusiasmo elettorale deigiorni precedenti le elezioni? Le risposte plau-

sibili possono essere diverse e sono natural-mente influenzate dal punto di vista dei varicommentatori. Il FF e l'ex militare stesso, findalle prime previsioni erano dati come favoriti.Anzi, quando un importante quotidiano britan-nico ha chiesto all'ex ammiraglio un commentopre-elettorale e un possibile “piano b” in casodi sconfitta, lui ha risposto, quasi sprezzante-mente, <<io non perderò. Io vincerò. Fate que-sta domanda agli altri partiti>>. Negli anni,Bainimarama si è costruito la reputazione diuomo forte, ha intrapreso iniziative popolari,come la riparazione delle strade, spesso in cat-tive condizioni, nonché ha fatto leva sulle sueorigini indiane per richiamare i figiani ad unasocietà più equa e rispettosa delle minoranze et-niche. Come noto, questo ultimo slogan ha uncerto appeal in vasti settori della popolazionelocale. Ma il successo dell'ex dittatore, però,mostra anche dei lati controversi che gli oppo-sitori continuano a stigmatizzare. Tralasciandole accuse di populismo per le varie iniziativepre-elettorali (come la riparazione delle stradeo certe misure sociali), le critiche delle opposi-zioni si sono concentrate soprattutto per lostretto controllo sui mass media che è stato eser-citato in questi anni, nonché con ben più pesantiaccuse di violazioni dei diritti umani, a causa diarresti di “dissidenti” ed addirittura torture. Aqueste insinuazioni, poi, dopo le elezioni si sonosommate le accuse di brogli elettorali, sollevateda tutti i partiti di opposizione. I vari osservatoriinternazionali presenti, oltre 100, provenientianche da paesi come Australia e Nuova Ze-landa, non hanno invece sollevato obiezioni disorta, ma hanno anzi concluso che le elezionisono state regolari e si sono svolte in un climasereno. Nel clima attuale delle polemiche, l'exammiraglio ed il suo partito aspettano senza ec-cessive preoccupazioni il risultato definitivo del17 settembre ed in particolare la composizionedel futuro parlamento.

Page 46:  · Sahel e Africa Subsahariana La visita di Matteo Renzi in Angola, Congo-Brazzaville e Mozambico Marco Massoni 21 ... fin dal cambio della leadership nel 2012. Pragmaticamente,

Anno XVI - n° VIII - 2014

MONITORAGGIO STRATEGICO

51

le fiji restano strategicheLa mera matematica elettorale, non appare tut-tavia sufficiente: la prossima sfida del FF, cheverrà decisa nei prossimi giorni dalla commis-sione elettorale, è infatti l'attribuzione dei seggi.Bainimarama ed i suoi, sperano quindi che il ri-sultato elettorale permetta al FF di assicurarsiuna solida maggioranza parlamentare, possibil-mente tale da sostenere un governo monocolore.In questa ipotesi l'ex ammiraglio, seppure legit-timato dalle elezioni, potrebbe tornare a gestirel’intero potere. La prospettiva, ovviamente, pre-occupa molto le opposizioni e lascia aperti moltidubbi in alcuni settori della popolazione locale.Per quanto sia complesso il rebus figiano, però,le elezioni rimangono un dato tutto sommatomarginale nel processo di “riabilitazione” delleisole Fiji. In altri termini, la oramai scontata vit-toria di Bainimarama non costituirà un ostacoloalla ripresa delle relazioni diplomatiche ed alla“normalizzazione” dei rapporti tra le comunitàinternazionali ed il piccolo stato. Le ragioni diquesto riavvicinamento non sono però legate adun eventuale “ravvedimento” dell'ex dittatore opiuttosto ad un beau geste delle potenze occi-dentali: vi sono delle riflessioni geostrategicheben più impellenti che impongono questa sceltaall'Occidente, pur se obtorto collo. Le Fiji negliultimi anni, per reagire all'isolamento interna-zionale dei paesi che criticavano il regime,hanno deciso infatti di guardare ad una nuovapotenza asiatica: la Cina. Come ricorda il Mili-tary Balance 2014, <<l'intervento dei militariha danneggiato le relazioni delle Fiji con i tra-dizionali partner militari, ovvero Australia eNuova Zelanda, facendo si che il governo mili-tare rafforzasse la cooperazione della difesa conCina, India e Corea del Sud>>. L'aumento delcommercio fra Pechino e Suva, ad esempio, èstato impressionante: lo stesso ministero dell'in-dustria e del commercio delle isole nota che<<il nostro commercio bilaterale con la Cina è

cresciuto del 350% fra il 2005 ed il 2012, mo-strando un notevole progresso>>, approfittandoproprio della maggior “distanza” con Australiae Nuova Zelanda. Lo stringersi delle relazionifra Suva e Pechino, quindi, non fa particolar-mente piacere alle potenze filo-occidentali del-l'Oceania. Il pericolo che questi vedono, infatti,è l'aumento della penetrazione cinese nei piccoliarcipelaghi del Pacifico, fino ad oggi più alli-neati a Canberra e Wellington, quindi, indiret-tamente, a Washington. Le Fiji potrebberodunque essere una “testa di ponte” cinese perespandere la presenza economica nell'area, su-scettibile di una espansione dell'attività navaledi Pechino, ad esempio con la visita di proprieunità della marina militare. Da parte loro i ci-nesi, rivendicano giustamente il diritto a coope-rare con le Fiji ed a sostenere gli sforzi delleisole nella modernizzazione e nello sviluppo.Questi interrogativi, quindi, sono la ragioneprincipale per cui i vari paesi limitrofi do-vranno, alla fine, riconoscere la vittoria dell'exammiraglio e riavviare il dialogo politico e di-plomatico con le Isole. Continuare a margina-lizzare le Fiji potrebbe infatti approfondirel'esistente vulnus e magari aprire un nuovofronte di frizioni anche in Oceania, da semprecontrollata da potenze filo-statunitensi. Le isoleFiji, quindi, restano un tassello strategico nellageopolitica di questo continente, lasciando adAustralia e Nuova Zelanda il compito di gestireal meglio il “nuovo corso” figiano.

Le elezioni delle isole Fiji, al di là delle comun-que importanti questioni sulla vitalità della de-mocrazia interna, rappresentano un punto disvolta anche per la geopolitica della regione.Sebbene marginale come potenza militare, ri-sorse e popolazione, l'Oceania – e le Fiji lo di-mostrano – potrebbe essere un prossimo ambitodi confronto, se non altro economico o politico.E' quindi probabile che non appena a Suva si

Page 47:  · Sahel e Africa Subsahariana La visita di Matteo Renzi in Angola, Congo-Brazzaville e Mozambico Marco Massoni 21 ... fin dal cambio della leadership nel 2012. Pragmaticamente,

Anno XVI - n° VIII - 2014

MONITORAGGIO STRATEGICO

52

insedierà il nuovo governo, si vada verso unaprogressiva “stabilizzazione” delle relazioni

con le isole Fiji.

Page 48:  · Sahel e Africa Subsahariana La visita di Matteo Renzi in Angola, Congo-Brazzaville e Mozambico Marco Massoni 21 ... fin dal cambio della leadership nel 2012. Pragmaticamente,

Anno XVI - n° VIII - 2014

MONITORAGGIO STRATEGICO

53

America Latina

Alessandro Politi

Eventi►Argentina, 5/9/2014. Buenos Aires sta preparando una profonda riforma del settore energe-tico in modo da sfruttare con successo le nuove scoperte di scisti gassosi. La chiave di volta con-siste in una distribuzione più equa delle competenze e di benefici tra stato centrale e periferia,mentre oggi i rapporti sono caratterizzati da continue frizioni politiche e procedurali. Sono giàda diversi mesi in corso le trattative tra capitale, regioni e la ditta petrolifera nazionalizzata YPFper arrivare ad un accordo accettabile anche per gliinvestitori stranieri (tra cui l’uniformità deiregolamenti nel paese, un nuovo limite per le esplorazioni off-shore , un quadro normativo piùsnello). ►Colombia, 10/09/2014. Il viceministro del ministero delle Miniere e dell’Energia, OrlandoCabrales, ha annunciato in un’intervista radiofonica che, dopo un periodo di rigorosa analisidel problema in un biennio, il governo ha deciso di permettere l’estrazione dell’energia da scisticon il metodo del fracking. Il governo spera che la produzione di petrolio e gas scistoso possacominciare l’anno prossimo, anche se contro questa pratica estrattiva su larga scala si sono levatecontro le voci autorevoli di due ex-ministri dell’Ambiente. Una delle maggiori preoccupazioni ri-guarda il livello e la purezza della falda acquifera presente: i giacimenti da scisti consumano ildoppio d’acqua rispetto a quelli normali e diverse parti della Colombia sono state colpite daforme più o meno gravi di siccità dall’inizio dell’anno.►Messico, 25/09/2014. Durante la sessione annuale dell’Assemblea Generale dell’ONU il pre-sidente messicano Enrique Peña Nieto ha annunciato un mutamento di posizione storico per ilPRI e per il paese. Dopo decenni di renitenza, il Messico parteciperà alle missioni di manteni-mento della pace ONU, ma solo con mezzi umanitari. Sino a questa data solo il Messico ed il Ve-nezuela non avevano contribuito alle missioni internazionali. Tuttavia il terreno era statopreparato dal 2000 con dichiarazioni ed operazioni volute dall’allora presidente Vicente Fox(Operación Fraternidad Internacional, 2004, assistenza alle vittime dello tsunami nel Sud-EstAsiatico). ►Venezuela, 25/09/2014. Le proteste di piazza che avevano mobilitato importanti settori dellapopolazione sotto le bandiere dell’opposizione si sono spente al prezzo di più di 40 morti. Il go-verno ha ottenuto un prezioso successo di ordine pubblico e politico, resistendo alle richieste del-l’opinione pubblica e rinviando ogni riforma significativa, tra cui la riforma e l’indipendenza del

Page 49:  · Sahel e Africa Subsahariana La visita di Matteo Renzi in Angola, Congo-Brazzaville e Mozambico Marco Massoni 21 ... fin dal cambio della leadership nel 2012. Pragmaticamente,

Anno XVI - n° VIII - 2014

MONITORAGGIO STRATEGICO

54

Due attentati all’inizio di settembre hanno se-gnato il dibattito politico cileno su due aspettiimportanti: le modifiche alla legge antiterrori-smo in vigore ed i cambiamenti costituzionali,legali e sociali per superare definitivamente lepersistenti eredità della dittatura di Pinochet,terminata nel 1990.In realtà il rischio terrorista nel paese è piutto-sto basso rispetto al contesto mondiale, anchedopo il ferimento di 14 persone nell’ultimo at-tacco importante, ed è a livelli bassissimi ri-spetto ai picchi degli anni ’80 e ’90 del secoloscorso. Tuttavia il conflitto sociale ed etnico(questione della minoranza mapuche) a bassaintensità dura ormai da 20 anni e potrebbe in-tensificarsi gradualmente.La risposta politica prevedibile della presiden-tessa Bachelet è quella di emendare da un latola legge antiterrorismo, espungendo gli aspettiancora non pienamente garanti dei dirittiumani, ma migliorando le capacità d’infiltra-zione del servizio di sicurezza ANI. Dall’altrola presidenza è fermamente intenzionata a ri-formare la costituzione, la legge elettorale ed amodificare gli assetti sociali in modo da fornireuna risposta politica in profondità alla forte di-seguaglianza sociale ed alle tensioni con le po-

polazioni indigene, che costituiscono il sostratodella persistente azione terroristica o politicaviolenta.

le bombe nella metropolitanaLo scorso 8 settembre 2014 sono esplosi a San-tiago del Cile due ordigni, uno alla fermata dellametropolitana “Los Dominicos” e l’altro nellagalleria “Subcentro de la Escuela Militar”, pro-vocando 14 feriti; una delle due bombe era statafabbricata con un estintore riempito di polverenera. Il 10 settembre una bomba artigianale,composta da una bottiglia di plastica con esplo-sivo, monete, oggetti metallici ed acido muria-tico, ha ferito un’addetta alle pulizie in unsupermercato.Il 18 settembre il gruppo anarchico CCF (Con-spiración de las Células del Fuego) rivendicavagli attentati sul sito Contra Info (http://es.con-trainfo.espiv.net); il gruppo aveva già compiutotre attentati senza vittime ed ha precisato che,nel caso della metropolitana, un controllore haspostato la borsa esplosiva da un vagone vuotoad uno affollato e che, nella galleria, il numerod’emergenza 133 era stato allertato con 10 mi-nuti d’anticipo, senza che la zona fosse fattaevacuare dalle autorità.

il cilE tra svolta politica E bombE

sistema giudiziario, la liberazione di tutti i prigionieri politici, il bilanciamento delle condizionidi campagna elettorale (inclusa la riforma della corte suprema e del consiglio elettorale). Anchei problemi concreti creati dalla recessione politica come la scarsezza di cibo, beni di prima ne-cessità, medicine. Le fratture interne al governo ed all’opposizione stanno creando continui rinviialle trattative fra governo ed opposizione. La comunità internazionale attraverso l’UNASUR è ri-masta sostanzialmente inerte dal maggio 2014, quando il dialogo interno venezuelano si è arre-stato. Nel frattempo la crisi interna all’opposizione ha provocato un cambio di dirigenza nellaMUD (Mesa de Unidad Democrática) con l’ascesa di un giornalista come segretario esecutivo,Jesús Torrealba.

Page 50:  · Sahel e Africa Subsahariana La visita di Matteo Renzi in Angola, Congo-Brazzaville e Mozambico Marco Massoni 21 ... fin dal cambio della leadership nel 2012. Pragmaticamente,

Anno XVI - n° VIII - 2014

MONITORAGGIO STRATEGICO

55

Il sito è un hosting del prestatario di servizi sta-tunitense OnlineNIC, mentre il registrante è uncittadino greco residente ad Atene e tra i nodiimportanti di comunicazione figura un’univer-sità ateniese. Lo scopo del sito consiste nellapubblicazione di traduzioni e pubblicazioni in13 lingue di scritti e notizie su: movimenti anar-chici, antiautoritari, libertari di ogni paese;gruppi sociali oppressi e di tutte le persone ecollettività che lottano per l’emancipazione so-ciale. Praticamente quasi tutte le notizie riguar-dano movimenti anarchici.Il 18 settembre stesso la gendarmeria arresta tresospetti (Guillermo Durán, Natalia Casanova,Juan Flores) dopo un’operazione che ha coin-volto più di 200 Carabineros, tra cui il Grupo deOperaciones Especiales e durante la quale sonostati ritrovati mezzi per la fabbricazione dibombe, polvere pirica, abiti con resti d’esplo-sivo. Cinque giorni dopo vengono formalizzatele accuse dalla magistratura.Le reazioni politiche, prevedibilmente, sonostate forti: condanna pubblica, indignazione, ac-cuse da parte dell’opposizione di destra sullascarsa fermezza del governo, dichiarazioni go-vernative sulla necessità d’applicare in questocaso la controversa legge antiterrorismo in vi-gore. La realtà del problema però si pone su duelivelli distinti: qualità e storia del rischio terro-rista, contesto politico del nuovo governo.

i profili del terrorismo cilenoIl terrorismo durante i primi cinque anni dalgolpe militare di Augusto José Ramón PinochetUgarte (1973) fu largamente represso, con laneutralizzazione del MIR (Movimiento de la Iz-quierda Revolucionaria) nel 1983. Tuttavia inquell’anno altri movimenti sorsero per resisterecon le armi alla dittatura: il MAPU-L (Movi-miento de Acción Popular Unitario-Lautaro, exdemocristiani poi spostatisi su posizioni marxi-ste), il suo braccio armato FRPL (Fuerzas Re-

beldes Popular Lautaro) ed il FPMR (Frente Pa-triótico Manuel Rodríguez, di filiazione comu-nista cilena e con aiuti da Cuba). Quest’ultimodivenne il gruppo più efficace e fu responsabiledel fallito attentato con razzi controcarro al dit-tatore. Nel 1984 la dittatura promulga una leggeantiterrorista molto ampia per definizione dellafattispecie e poteri investigativo/repressivi.Mentre l’attività repressiva portò ad uno spac-camento all’interno del FPMR, nessun arrestofu effettuato nei confronti dei gruppi armati didestra AChA (Acción Chilena Anticomunista)ed FNC (Frente Nacionalista de Combate), pro-babilmente perché godevano di protezioni disettori governativi.La fine della dittatura nel 1990 fece decadere leragioni della lotta armata, ma non per questo ilterrorismo cessò. I gruppi MJL (Movimiento deJuventud Lautaro) e la scheggia maoista FPMR-A (FPMR-Autónomo) continuarono le azionisino al 1993, anche se erano la metà (207) ri-spetto ai picchi durante la dittatura (465). Nel1993 la lotta antiterrorismo ottenne successi ri-levanti che portarono all’arresto di più di 200terroristi, causando un calo delle azioni.A partire dal 1992 comincia a svilupparsi unaserie di movimenti anarchici non violenti e vio-lenti, che acquisiranno maggior visibilità ed ef-ficacia negli anni 2000 anche partecipando aipiù vasti movimenti d’occupazione delle case(okupa), antimilitaristi, femministi, di contro-cultura, di lotta per l’istruzione pubblica gratuita(2006, la rivoluzione dei pinguini) e per i dirittidella popolazione ancestrale dei mapuche1.Di pari passo si sviluppa la repressione delle at-tività violente di questi gruppuscoli, i qualicreano un collettivo carcerario (Kamina Libre),cui si avvicinano alcuni sopravvissuti dell’MLJ.Al momento le autorità parlano di una galassiadi 31 gruppi anarchici violenti, mentre fontiaperte (CEDEMA) ne recensiscono in totale 54di cui uno mapuche. Tuttavia sono spesso sigle

Page 51:  · Sahel e Africa Subsahariana La visita di Matteo Renzi in Angola, Congo-Brazzaville e Mozambico Marco Massoni 21 ... fin dal cambio della leadership nel 2012. Pragmaticamente,

Anno XVI - n° VIII - 2014

MONITORAGGIO STRATEGICO

56

effimere e non collegate ad un gruppo stabile dipersone.A livello globale il terrorismo cileno è di bassolivello. I documenti annuali del Dipartimento diStato, Country Reports on Terrorism, citano ilCile per attentati minori nel 2004, nel 2010 e nel2011 e non lo menzionano nel 2013. Secondo il database statunitense GTD-START,dal 1993 il Cile non è più rientrato tra i primi 10paesi afflitti dal terrorismo e da allora il numerodi attentati e vittime si è mantenuto molto basso.Lo stesso organismo cita 12 sigle di vario ge-nere e cinque categorie di militanti (mapuche,anarchici, minatori, studenti, giovani di sinistra)attivi a vari livelli nel periodo dal 1994 al 2014(primi tre mesi). A partire dal 1994 sono staticontati 61 attacchi non attribuiti, 16 attribuiti al-l’FPMR, 3 ad attivisti mapuche, uno in generea tutte le altre sigle e categorie. La prevalenzadegli attentati dal 1970 al 2013 è stata di attac-chi dinamitardi (1.800), seguiti dalle aggres-sioni armate (252), mentre i bersagli sono statisoprattutto di tipo imprenditoriale (490, tra iquali spesso banche), mezzi di trasporto (254),enti governativi (249) ed uffici di polizia (222).

carta 1. attentati terroristici nel mondo du-rante il 20132

Fonte: Global Terrorism Database, START 2013;http://www.start.umd.edu/gtd/images/START_GlobalTer-rorismDatabase_2013TerroristAttacksConcentrationInten-sityMap.png (23/9/2014).

Tuttavia l’Observatorio del Anarquismo di San-tiago del Cile conta 145 attentati di vario tiposolo nel periodo dal 2004 al 2010, sottolineandoche:• Gli anarchici sono giovani di classemedia o medio-alta, spesso universitari;• Il modello seguito è quello del-l’azione diretta di tipo insurrezionalista ital-iano o greco (gl’investigatori sottolineanoforti collegamenti con l’anarchismo spag-nolo);• Esiste un collegamento operativo tramapuche ed anarchici ed una collaborazionecon ex-lautaristi.È abbastanza chiaro che dal 1994 il paese è statosoggetto ad un conflitto sociale di bassa inten-sità con due fuochi di ribellione: la questionedelle diseguaglianze sociali e quella etnica deimapuche. Nel 2011 Reliefweb (su dati GTD-START) ha classificato il Cile ad un livello 50di gravità della situazione terroristica su 159paesi esaminati (l’Italia è al 57° posto; Iraq,Pakistan, Afghanistan, India, Yemen ai primicinque).

implicazioni politiche a breve e medio-breveperiodoLa questione più immediata è quella della mo-difica della legge antiterrorismo, la quale derivada quella del 1984, ma è stata emendata nel1991, 2002, 2003, 2010 e nel 2011. Secondo ilrecente rapporto delle Nazioni Unite sulla mis-sione del relatore speciale sui diritti umani inCile (14/4/2014), la legge in questione ha unadefinizione troppo ampia e soggettiva del reatodi terrorismo, viene applicata invariabilmenteper facilitare o accelerare le indagini su criminigià seri ed ha caratteristiche non conformi aglistandard internazionali (detenzione preventivapiù lunga, pene più dure, intercettazione dellecomunicazioni più pervasive rispetto ad altricrimini gravi, testimoni anonimi, comunicazioni

Page 52:  · Sahel e Africa Subsahariana La visita di Matteo Renzi in Angola, Congo-Brazzaville e Mozambico Marco Massoni 21 ... fin dal cambio della leadership nel 2012. Pragmaticamente,

Anno XVI - n° VIII - 2014

MONITORAGGIO STRATEGICO

57

rilevanti agli avvocati dopo sei mesi). Moltospesso è stata impiegata nel conflitto che op-pone lo stato centrale alla comunità mapuche.Gli effetti politici immediati sono stati una pro-posta legge secondo una linea dura, avanzata daipartiti di destra UDI ed RN (23/9/2014), mentreil governo vuole adeguare la legge agli standarddemocratici ed internazionali, ridisegnare il si-stema d’intelligence nazionale ed ampliaremezzi e competenze della Agencia Nacional deInteligencia (uso di agenti infiltrati) con unaproposta entro la fine di settembre. Il Partito Co-munista ha espresso invece dubbi sull’opportu-nità d’impiegare infiltrati in quanto lo strumentopotrebbe degenerare verso forme di polizia po-litica.A breve-medio termine esiste il rischio concretoche l’agenda politica della presidentessa Mi-chelle Bachelet venga diluita dalla contropres-sione politica delle destre che sfrutta l’effettoemotivo di distrazione dell’ultimo attentato. Lapresidentessa durante un discorso alla UN Ge-neral Assembly (24/9) ha chiaramente espressola volontà di una nuova fase costituente per ar-rivare ad una carta fondamentale “di radice econtenuti pienamente democratici”, liquidandocioè l’onda lunga dell’eredità pinochettista.Del resto a partire dalla rielezione di Bachelet isegnali di cambiamento sono forti e numerosi:

proposte di cassare la legge dell’impunità percrimini contro l’umanità voluta dai militari du-rante la transizione; intento di cambiare in sensodemocratico la legge antierrorismo; multa al co-gnato di Pinochet per traffico azionario illegale;cancellazione del progetto di grande diga idroe-lettrica Hudroaysén per impatto ambientale ne-gativo e rivendicazioni indigene; volontà dipromulgare una riforma elettorale per terminareil sistema elettorale binominale, escogitatodalla dittatura per ingessare le dinamiche poli-tiche; riforma per il voto all’estero dei cileni; ri-forma fiscale con tassazioni più eque per legrandi fortune; riforma del sistema educativonazionale per università pubbliche e gratis; neu-tralità benevola sulla questione dei gay nelleforze armate.

Esiste un’incognita a breve piuttosto importantesulla prossima sequenza d’attentati e sullosfruttamento che le parti politiche possono at-tuare nei confronti dell’opinione pubblica. Datoche questi gruppi anarchici hanno logiche ab-bastanza autoreferenziali e che invece settori diapparati dello stato possono essere indotti a pi-lotare gli eventi anche semplicemente non pre-venendo altri incidenti, c’è il rischio chel’agenda politica sino alla fine dell’anno siadettata dall’emergenza di sicurezza.

1 Popolo indigeno che costituisce l’8-10% della popolazione nazionale, in lotta per recuperare le terre colo-nizzate prima e durante la dittatura. Sono presenti tanto movimenti politici tradizionali quanto gruppi violentiche di preferenza incendiano le case di persone considerate occupanti illegittimi.2 Il quadrato indica i pochi attentati di basso livello in Cile. I triangoli indicano gli attentati più seri in Co-lombia, i cerchi le zone maggiormente affette da terrorismo.

Page 53:  · Sahel e Africa Subsahariana La visita di Matteo Renzi in Angola, Congo-Brazzaville e Mozambico Marco Massoni 21 ... fin dal cambio della leadership nel 2012. Pragmaticamente,

Anno XVI - n° VIII - 2014

MONITORAGGIO STRATEGICO

59

Iniziative Europee di Difesa

Claudio Catalano

Eventi►La coalizione di governo della Repubblica Ceca ha deciso il 3 settembre di aumentare la spesaper il bilancio difesa all’1,4% del Pil entro il 2020. Attualmente i cechi spendono circa l’1% delPil in difesa, mentre nel 1999 all’atto dell’adesione alla NATO si eranono prefissati la spesa del2%. Il bilancio difesa del 2015 dovrebbe equivalere a circa 1,5 miliardi di euro e nel 2016-2017dovrebbe crescere fino a 1,6 miliardi. Secondo le forze armate ceche la loro scarsa capacità diproiezione negli ultimi 10 anni era dovuta a un bilancio difesa insufficiente. L’aumento è legatoalla situazione in Ucraina ed è stato deciso il giorno prima dell’inizio del Consiglio Atlantico aNewport in Galles..►Il 4 settembre al Consiglio Atlantico del Galles, la Danimarca ha firmato un accordo conRep. Ceca, Grecia, Norvegia, Portogallo e Spagna per guidare il processo per la reperibilitàdel munizionamento per i paesi europei della NATO. La campagna aerea in Libia nel 2011 avevaevidenziato che i paesi europei della NATO avevano a disposizione solo pochi “giorni di fuoco”di missili a guida laser, carenza sopperita dagli arsenali americani. L’esperienza danese, la cuiaeronautica, insieme a quella italiana, si è dimostrata tra le più efficienti e precise nell’attacco alsuolo, evidenziano la necessità di adeguare l’arsenale per un immediato uso operativo. La ride-finizione riguarderà missili a guida laser per attacco al suolo e punterà a creare un quadro dicooperazione internazionale in materia tra i paesi firmatari.►Nel corso del Consiglio Atlantico in Galles, il Regno Unito ha ceduto alla Lettonia 123 veicolicorazzati da combattimento del suo surplus per un valore di 39,4 milioni di sterline, incluso ag-giornamento e supporto. Si tratta di veicoli tipo Scimitar, Scorpion and Samaritan già utilizzatidal Regno Unito in Bosnia Erzegovina, Iraq e Afghanistan e resi disponibili come surplus in se-guito alle decisioni della Strategic Defence and Security Review del 2010. L’esercito lettone potràutilizzare questi veicoli specializzati come veicoli da combattimento, ricognizione, ambulanze co-razzate, veicoli comando e veicoli da recupero del genio. Si tratta di una ulteriore iniziativa perrafforzare le forze armate lettoni in seguito alle vicende dell’Ucraina.►Parlando in conclusione del Consiglio Atlantico, il primo ministro britannico David Cameronha annunciato che tutte e due portaerei classe Queen Elizabeth in costruzione entreranno inservizio nella Royal Navy, in modo da avere sempre pronta in mare una. delle due. L’annunciodi Cameron anticipa uno dei lineamenti principali del prossimo libro bianco Strategic Defence

Page 54:  · Sahel e Africa Subsahariana La visita di Matteo Renzi in Angola, Congo-Brazzaville e Mozambico Marco Massoni 21 ... fin dal cambio della leadership nel 2012. Pragmaticamente,

Anno XVI - n° VIII - 2014

MONITORAGGIO STRATEGICO

60

and Security Review nel 2015. Sia la HMS Queen Elizabeth che la HMS Prince of Wales da 65.000tonnellate entreranno in servizio, nonostante in precedenza si fosse ipotizzato di vendere la HMSPrince of Wales all’estero, in particolare all’India. Il Regno Unito sarà il secondo paese europeodopo l’Italia ad avere in servizio due unità portaeromobili, mentre Francia e Spagna ne prevedonouna sola.►In un discorso tenuto a Bucarest il 7 settembre, il presidente rumeno, Traian Basescu, ha af-fermato che la NATO ha preparato per la Romania un piano di contingenza per la difesa ter-ritoriale, aerea e navale in caso di attacco russo. Basescu ha affermato che una tale eventualitàha solo lo 0,01% di possibilità di verificarsi, tuttavia in chiave preventiva esistono piani analoghiper la difesa di Turchia, Polonia e paesi baltici. La Romania è lo stato membro più orientale del-l’Unione Europea, ha un confine di 650 km con l’Ucraina e le sue coste sul Mar Nero distanosole 160 miglia marittime, ovvero sei ore di navigazione, dal porto militare di Sebastopoli in Cri-mea, annesso in marzo dalla Russia. ►Secondo quanto ha dichiarato al parlamento tedesco il 10 settembre, il Ministro della Difesatedesco, Ursula von der Leyen, il bilancio difesa si ridurrà ulteriormente nel 2015, nonostantela richiesta della NATO di aumentare al 2% del PIL. Il bilancio difesa presentato in prima letturaè di 32,26 miliardi di euro, ovvero lo 1,09% del PIL tedesco, con un decremento dello 0,4%, ovvero140 milioni, rispetto ai 32,4 miliardi del 2014. Il Ministro ha annunciato che ci saranno dei fondiaddizionali resi disponibili dal ministero delle finanze che potrebbero portare il bilancio difesatotale a 33 miliardi di euro, ovvero 1,12% del PIL. L’obbiettivo del 2% del Pil rimane un obbiettivoa lungo termine secondo il ministro Von Der Leyden. Il ministero dovrebbe anche portare il bi-lancio per l’investimento al 20% del totale, attualmente al 19%, mentre era il 16,6% del totalenel 2013. Tuttavia il bilancio per l’acquisto di nuovi armamenti si riduce di circa 200 milioni,presentando un valore totale assoluto di 4,4 miliardi di euro nel 2015. Tra i principali programmil’Airbus A400M Atlas, l’Eurofighter Typhoon e il mezzo corazzato da combattimento Rheinme-tall/Krauss-Maffei Wegmann Puma; alcuni di essi sono attualmente in fase di revisione. Secondoil ministro dell’economia e energia Sigmar Gabriel, la Germania sosterrà iniziative per un con-solidamento dell’industria della difesa in Europa, con l’obbiettivo del supporto e l’ammoderna-mento dello strumento militare. Queste dichiarazioni rese il 18 agosto, seguono l’adozione ingiugno di leggi più restrittive verso le esportazioni militari tedesche.►Il 22 settembre il Dipartimento di Stato Americano ha autorizzato la vendita alla Polonia di40 missili cruise a medio raggio AGM 158. I missili aviolanciati hanno basso profilo radar e unraggio d’azione di 250 miglia, e saranno utilizzati come deterrente per “minacce regionali”. Finoad ora il raggio d’azione massimo dei missili polacchi era di 43 miglia, per la prima volta i po-lacchi sono in grado di colpire il confine russo dal proprio territorio. Il medesimo accordo traStati Uniti e Polonia include degli aggiornamenti per i 48 cacciabombardieri Lockheed MartinF-16 C/D Jastrząb dell’aeronautica militare polacca, che possono essere utilizzati come piatta-forme di lancio per i missili in questione.

Page 55:  · Sahel e Africa Subsahariana La visita di Matteo Renzi in Angola, Congo-Brazzaville e Mozambico Marco Massoni 21 ... fin dal cambio della leadership nel 2012. Pragmaticamente,

Anno XVI - n° VIII - 2014

MONITORAGGIO STRATEGICO

61

un rEspiro di solliEvo pEr la scozia, problEmi pEr army 2020

Il Regno Unito merita particolare attenzione nelmese di settembre 2014, oltre che per il Consi-glio Atlantico svoltosi a Newport in Galles, peraltri due eventi di rilievo: il referendum scoz-zese del 18 settembre e il dibattito politico sulpiano “Army 2020” sulla riorganizzazione del-l’Esercito britannico.

gli scampati effetti sul settore difesa della se-cessione scozzese Il referendum del1’8 settembre sull’eventualesecessione della Scozia dal Regno Unito, avevadestato particolare preoccupazione a Londra,così come nelle altre capitali dove potrebberoavvenire referendum analoghi, prima fra tutteMadrid per la Catalogna. Infatti, l’8 settembre,la sterlina aveva perso subito un punto percen-tuale rispetto al dollaro alla sola notizia dellaprevalenza di voti per la secessione. La preoc-cupazione nella City riguardava anche il futurodi Royal Bank of Scotland che, trasformata inbanca pubblica per scampare dalla bancarottanella fase più critica della crisi finanziaria, è di-ventata uno dei più importanti istituti di creditonel Regno Unito.Tuttavia una delle preoccupazioni maggiori diLondra riguardava gli interessi strategici relativial settore difesa. La Scozia oltre a fornire da tresecoli i migliori reggimenti di Highlandersall’Esercito britannico è sede del deterrente nu-cleare strategico “Trident” ovvero le basi di Fa-slane e Coulport sul Clyde vicino Glasgow, cheospitano rispettivamente i 4 sottomarini nu-cleari classe Vanguard della Royal Navy e l’ar-senale strategico delle testate nucleari. Inmoltrela Scozia ospita: le basi degli Eurofighter Ty-phoon della RAF a Leuchars in Fife e Lossie-mouth, come parte del dispositivo di difesa

aerea nord; i principali cantieri navali di BAEsystems e Babcock, dove vengono costruite adesempio le due portaerei classe Queen Eliza-beth e la sede di Selex ES di Edinburgo, specia-lizzata in radar aeronautici e sistemioptoelettronici. Fatta eccezione per i sottomarini nucleari, glialtri siti sarebbero divenuti facilmente, insiemeai reggimenti di Highlander, parte della difesascozzese. La nascita delle forze armate scoz-zesi, create dai reggimenti highlanders più unacomponente aerea e navale ceduta dai britan-nici, avrebbe però assorbito parte del bilanciodifesa britannico verso nuove strutture, dimi-nuendo l’efficacia dei fondi già limitati e la ca-pacità operativa britannica. Inoltre, BAE systems aveva annunciato che, incaso di secessione, avrebbe trasferito la sua can-tieristica in Inghilterra. Con l’annuncio di pre-valenza del “no” , il governo britannico ha cosìsbloccato un investimento di 2 miliardi di ster-line nel cantiere sul fiume Clyde, che era statocongelato proprio in attesa dell’esito del refe-rendum.Il ministero difesa britannico è chiamato quindia valutare opportunamente sul lungo periodole proprie decisioni strategiche (oltre i 30 anni)tenuto conto della “maximum devolution” con-cessa dal governo britannico alla Scozia inun’ottica di garantirgli maggiore autonomia. Inparticolare, appare significativo registrare le de-cisioni assunte sul sistema di deterrenza nu-cleare “successore” del Trident che, nei pianiattuali, sarà sempre ospitato nelle basi in Scoziaed i sottomarini nucleari strategici classe Tra-falgar, attualmente di base a Devonport nell’In-ghilterra sud occidentale saranno sostituiti daisottomarini d’attacco classe Astute, decen-

Page 56:  · Sahel e Africa Subsahariana La visita di Matteo Renzi in Angola, Congo-Brazzaville e Mozambico Marco Massoni 21 ... fin dal cambio della leadership nel 2012. Pragmaticamente,

Anno XVI - n° VIII - 2014

MONITORAGGIO STRATEGICO

62

trando dall’Inghilterra senza sottomarini stra-tegici. Nel breve periodo, gli Eurofoghter Typhoon del1° stormo caccia della Difesa aerea nord basatia RAF Leuchars in Fife sono stati trasferiti allabase RAF Lossiemouth, insieme agli Eurofi-ghter Typhoon del 6° stormo per la quick reac-tion alert (QRA) del nord del regno Unitomentre per il sud rimane lo stormo caccia ba-sato alla base di RAF Coningsby.La base RAF di Leuchars diventerà nel 2015una base dell’Esercito per i reggimenti scozzesiche rientrano dalla Germania (ReggimentoRoyal Scots Dragoon Guards, 2° battaglione disupporto logistico Royal Electrical and Mecha-nical Engineers e la 110° compagnia Provostdella Royal Military Police) sottolineando lospostamento verso l’elemento terrestre a sfa-vore di quello aeronautico in Scozia.La vittoria referendaria del “no”, presenta altriplausibili effetti sul settore difesa britannico,questo perché il governo conservatore ha pro-messo agli scozzesi, come incentivo per rima-nere nell’unione, forti sconti e sgravi fiscali.Una diminuzione delle entrate fiscali comples-sive avrà verosimilmente un immediato impattosulle finanze pubbliche già in sofferenza, conpossibilità immediata di tagli, che certamentenon risparmieranno il bilancio difesa.Il primo ministro, David Cameron, in seguito alreferendum del 19 settembre ha promesso altrireferendum che riguarderanno altre regioni bri-tanniche. Il relativo progetto di legge sarà pre-sentato in Parlamento in gennaio o comunqueprima delle prossime elezioni politiche nelmaggio 2015. Si tratta chiaramente di unamossa elettorale, con effetti che il Premier Ca-meron potrebbe dilazionare al prossimo par-lamento, e comunque rappresenta una promessache un prossimo governo britannico si troveràa dover onorare. Un altro eventuale referendum da tenersi nel

Regno Unito riguarderà la partecipazione al-l’Unione Europea. Previsto nel 2017, potrebbeavere ulteriori effetti negativi sulla difesa, che,tuttavia si stimano di minor impatto rispetto allapaventata secessione della Scozia. Gli Stati Uniti e soprattutto il Pentagono, che èattento osservatore della politica britannica, es-sendo il Regno Unito il principale partner mili-tare transatlantico, non vedono positivamentel’eventualità di secessioni o eccessiva autono-mia di regioni britanniche che potrebbero inde-bolire la capacità finanziaria, operativa militareo tecnologico/industriale del Regno Unito. Lapreoccupazione è di perdere un affidabile al-leato per le loro iniziative o interventi militari,così come non vedrebbe bene l’uscita dall’UE,che priverebbe Washinghton del principalepaese “atlantista” con il rischio di una difesa eu-ropea autonoma e meno allineata con la NATO.

il dibattito su army 2020La Commissione difesa della Camera dei Co-muni ha pubblicato il rapporto su “Army 2020”il 6 marzo 2014. Il piano prevede una riorganiz-zazione dell’Esercito britannico con tagli al per-sonale della forza “regolare” da 102.000 a82.500 persone e incrementi della riserva da19.000 a 30.000. Il libro bianco della difesaStrategic Defence and Security Review (SDSR)dell’ottobre 2010 prevedeva una forza perl’Esercito regolare pari a 94.000 persone;l’Army 2020 taglia quindi le forze regolari di11.500 persone a fronte di un aumento della ri-serva, il cui personale dovrebbe essere adegua-tamente addestrato.Dalla SDSR sono derivate le Defence PlanningAssumptions, secondo le quali l’Esercito dovràmantenere un “Fighting Power’” tale da per-mettere: a) una operazione di stabilizzazione dialmeno sei mesi a livello di brigata e contem-poraneamente due operazioni a breve terminesu scala minore; b) in alternativa la capacità di

Page 57:  · Sahel e Africa Subsahariana La visita di Matteo Renzi in Angola, Congo-Brazzaville e Mozambico Marco Massoni 21 ... fin dal cambio della leadership nel 2012. Pragmaticamente,

Anno XVI - n° VIII - 2014

MONITORAGGIO STRATEGICO

63

condurre contemporaneamente tre operazioniminori; c) un’unica operazione di breve durataa livello di divisione, con un massimo di tre bri-gate. Secondo il ministero Difesa britannico lo Army2020 permette di assolvere queste tre opzioni,con la forza regolare che fornirà la maggiorparte della componente delle operazioni suscala minore, ma elementi specialistici o tec-nici, come sanità, amministrazione e commis-sariato dovranno essere tratti dalla riserva,mentre le operazioni di stabilizzazione a livellodi brigata richiederanno un maggiore rinforzodella riserva alle forze regolari: in una turna-zione basata su 5 turni, i primi 3, garantiti dallebrigate di reazione rapida delle forze regolaririchiederebbero complementi pari al 14% sultotale da parte della riserva, mentre gli ultimidue turni garantiti dalla “adaptable force” (unitàdella forza regolare per impiego in operazionia bassa intensità) richiederebbe complementiper il 34% del totale. L’aumento della riserva afronte delle forze regolari sarebbe quindi giu-stificata su questi presupposti.Recentemente sono stati pubblicati, il 5 settem-bre il rapporto della commissione conti pubblicidella Camera dei Comuni e il 10 settembre, lerisposte del governo alle audizioni in materia. Nel rapporto della Commissione conti pubblici,il presidente della commissione, on. MargaretHodge ritiene “sorprendente” il fatto che i taglisiano stati decisi senza verificare che fosserofattibili e senza consultare l’Esercito, né tanto-meno il Capo di Stato Maggiore dell’Esercito,che avrebbe dovuto valutare gli impatti dei taglisulla capacità operativa dello strumento mili-tare. Il governo risponde in parte ai problemi solle-vati dalla commissione conti pubblici affer-mando che il Capo di Stato maggioredell’Esercito ha condotto la “esercitazione di tremesi” nel corso della quale ha verificato come

una forza regolare di 82.500 persone e una ri-serva di 30.000 persone siano sufficienti per icompiti operativi richiesti. Al termine dell’eser-citazione, il Capo di Stato Maggiore dell’Eser-cito ha discusso la struttura rivista della forzacon il Consiglio Difesa, confermando che Army2020 ha una capacità operativa sufficiente, conun livello di rischio accettabile secondo i para-metri stabiliti dal Consiglio Difesa. Tuttavia la Camera dei Comuni solleva ancheil problema delle riduzioni, non discusse alConsiglio di Sicurezza Nazionale (NSC), che èl’organo di vertice decisionale sulle politiche didifesa britanniche, dato che il piano Army 2020può impattare sul più ampio progetto FutureForce 2020, che sarà declinato sul prossimolibro bianco SDSR. La commissione conti pubblici afferma che ladecisione sulla riduzione degli effettivi è dovutaalla necessità di economie sul bilancio pub-blico, e il risparmio secondo le previsioni do-vrebbe ammontare in totale a 10,6 miliardi disterline per gli anni fiscali tra il 2011/12 e il2012/22, di cui la metà (5,3 miliardi) derivantida Army 2020. La commissione nota che questirisparmi vanno a detrimento dell’addestra-mento del personale.Inoltre, il contratto con la società privata “Ca-pita” per gestire l’esternalizzazione del recluta-mento del personale, che avrebbe dovutogenerare risparmi per 267 milioni di sterlinenon ha avuto gli effetti sperati, perché il mini-stero difesa non ha fornito secondo i tempi pre-visti per il lancio del programma direclutamento nell’aprile 2013 l’infrastrutturainformatica ATLAS della difesa alla Capita. Adicembre 2013, il ministero difesa ha chiesto aCapita di sviluppare autonomamente le solu-zioni e il software per il reclutamento facendocosì lievitare i costi addizionali – ad esempio seil software sarà operativo nell’estate 2015 icosti addizionali saranno di 25 milioni di ster-

Page 58:  · Sahel e Africa Subsahariana La visita di Matteo Renzi in Angola, Congo-Brazzaville e Mozambico Marco Massoni 21 ... fin dal cambio della leadership nel 2012. Pragmaticamente,

Anno XVI - n° VIII - 2014

MONITORAGGIO STRATEGICO

64

line. Il risparmio totale sull’esternalizzazione siridurrebbe pertanto a non più di 70 milioni disterline. Oltre ai mancati risparmi, il contratto con Capitanon sembra poi garantire finora un reclutamentotale da raggiungere una riserva addestrata di30.000 persone. Nell’anno fiscale 2013/14 Ca-pita ha reclutato 1.975 persone nella riserva ri-spetto alla previsione di 6.000 persone stabilitadal requisito “Army Demand Plan” del 2012.Nonostante ciò, l’Esercito ha fiducia che tale li-vello sia raggiunto, basandosi sul presuppostoche la percentuale delle reclute che completanol’addestramento aumenti dal livello attuale del34% al 55% dal 2015-2016. Il Ministero difesaprevede, altresì, che l’obiettivo di 30.000 riser-visti addestrati sarà ottenuto entro aprile 2019.L’Esercito e Capita stanno cercando di accele-rare il reclutamento, facilitando ad esempio levisite mediche, interfacciandosi con il sistemadi sanità nazionale e i medici di famiglia. Il go-verno ha promesso ai soldati in congedo che siarruolano nella riserva volontaria un bonus di5.000 sterline raddoppiato a 10.000 sterline pergli ufficiali inferiori (fino al grado di capitano)e nell’anno fiscale 2013/14, 1050 ex-soldatisono passati nei ranghi della riserva rispetto ai615 dell’anno precedente, quando non era attivol’incentivo. Tuttavia, il presidente della commissione, on.Hodges, osserva come non sia chiaro su cosa siabasata la fiducia di raggiungere l’obiettivo“30.000” se non su “congetture senza fonda-mento”. A causa dei tagli al personale in servizio e allecarenze nel reclutamento di nuovo personale,esiste quindi un rischio per le capacità operativenecessarie nella struttura dell’Esercito, soprat-tutto considerato che la riduzione della forza re-golare procede più speditamente rispetto alreclutamento e addestramento delle forze di ri-serva, che dovrebbe sopperire ai tagli a bilan-

ciare la forza totale. Negli ultimi due anni, il nu-mero di persone che si sono congedate dalla ri-serva ha superato quello di quante ne sianoentrate a far parte. Così la concentrazione sulla riserva, invece digenerare risparmi rischia di indurre a costi ad-dizionali per il Tesoro. Se il ministero difesa hacalcolato che i costi di mobilitazione sono parisolo all’87% di quelli delle forze regolari, questicalcoli non tengono infatti conto dei costi di ad-destramento, integrazione e preparazione dellariserva per renderla operativa. Mentre i costi digenerazione della forza provengono dal mini-stero difesa, i costi per le missioni in teatro, in-clusi quelli di prontezza operativa per la riserva,sono sostenuti dal tesoro attraverso la riservaspeciale dedicata, almeno fino a quando il go-verno manterrà il livello attualmente autoriz-zato.Questi costi addizionali, peraltro mal si conci-liano con il proposito di investire 160 miliardidi sterline per acquisizioni di armamenti neiprossimi 10 anni per rigenerare le forze armatesottoposte al logoramento di 14 anni d’impiegoin Afghanistan. Il Parlamento, quindi, monitorerà attentamentele spese e il progresso del piano Army 2020 eha chiesto al governo la pubblicazione di unrapporto dettagliato annuale sulla valutazionedel “Fighting Power” e sui progressi dell’Army2020, con il primo rapporto atteso per il gennaio2015, prima delle elezioni e del nuovo librobianco SDSR 2015.

Il Regno Unito ha scongiurato il rischio di se-cessione scozzese che avrebbe messo in pericolonon solo il deterrente nucleare britannico, maanche la componente aerea e le capacità indu-striali, oltre al fatto che parte del bilancio difesasarebbe stato dirottato alle costituende forze ar-mate scozzesi. Il dibattito parlamentare su Army2020 affronta dei problemi seri e documentati

Page 59:  · Sahel e Africa Subsahariana La visita di Matteo Renzi in Angola, Congo-Brazzaville e Mozambico Marco Massoni 21 ... fin dal cambio della leadership nel 2012. Pragmaticamente,

Anno XVI - n° VIII - 2014

MONITORAGGIO STRATEGICO

65

cui il governo e il ministero difesa dovrannodare risposta. Tuttavia, il convitato di pietra èrappresentato da due eventi epocali per le forzearmate britanniche, soprattutto per l’Esercito,come la fine dopo 13 anni dell’impiego in Af-ghanistan a dicembre 2014, e il ritiro delle unitàdell’Esercito presenti in Germania da più di 70anni, entro il 2020.Questi due impieghi hanno rappresentato ilmaggiore e più prolungato sforzo per l’Esercitoe soprattutto l’Afghanistan ha ribaltato il tra-dizionale predominio di RAF e Royal Navy a fa-vore dell’Esercito. La fine di questi impieghi

porterà probabilmente ad un ritorno alla tradi-zionale preferenza per una componente aerona-vale nella SDSR 2015, che è già evidente neitagli di Army 2020, nella destinazione in Scoziadelle unità di ritorno dalla Germania e nei mag-giori programmi di acquisto rappresentati dalledue portaerei, entrambe sono confermate daCameron, e dagli F-35B da imbarcare, questoa scapito della componente terrestre, mentrenell’era post-Afghanistan buona parte de vei-coli corazzati acquistati inizia a essere rotta-mata o venduta come surplus.

Page 60:  · Sahel e Africa Subsahariana La visita di Matteo Renzi in Angola, Congo-Brazzaville e Mozambico Marco Massoni 21 ... fin dal cambio della leadership nel 2012. Pragmaticamente,

Anno XVI - n° VIII - 2014

MONITORAGGIO STRATEGICO

67

Il vertice NATO tenutosi all’inizio di settembrea Newport, nel Galles, ha rappresentato il piùimportante raduno dell’Alleanza Atlantica pro-prio da quell’incontro di Lisbona del novembredel 2010 nell’ambito del quale furono identifi-

cate tre missioni fondamentali per la NATO: ladifesa collettiva dei paesi membri, così comecodificata nell’Articolo 5 del Trattato di Wa-shington, la gestione delle crisi regionali già in-trodotta nel 1999 e il perseguimento della

NATO e teatri d’intervento

Lucio Martino

Eventi

dopo il vErticE dEl gallEs

►Fino allo scoppio della recente crisi in Ucraina, l’Alleanza Atlantica aveva definito una seriedi obiettivi anche ambiziosi per il proprio rapporto con la Federazione Russa. I documenti redattia questo proposito sono numerosi, così come numerose sono le offerte di cooperazione multiset-toriale. L’ambito nel quale è stato elaborato questo notevole insieme d’iniziative bilaterali è ilFounding Act on Mutual Relations, Co-operation and Security between NATO and the RussianFederation del maggio 1997. In questo documento, che riflette il forte spirito di cooperazione in-ternazionale tipico degli anni Novanta, le parti non solo concordavano le tante possibili aree dicooperazione, ma descrivevano anche il modo con il quale l’una guardava all’altra. In quel pe-riodo, la NATO e la Federazione Russa non si vedevano più come avversari. Alla rivalità di untempo si sostituiva partnership che si voleva forte e stabile. In cambio di una ormai già avviataprima fase d’espansione orientale, l’Alleanza Atlantica aveva offerto alla Federazione Russa lagaranzia politica che, sotto le circostanze prevalenti in quel momento, la NATO non avrebbe tra-sferito armi nucleari o un numero considerevole di truppe all’interno del territorio dei suoi nuovimembri. Nel 2002 le due parti hanno poi approfondito ulteriormente la propria cooperazione conla creazione del NATO – Russia Council. L’obiettivo era di permettere non solo la discussione diuna vasta gamma di problemi di sicurezza ma anche di risolverli insieme. Infine, proprio alla coo-perazione con la Federazione Russa era stata accordata una particolare rilevanza anche all’in-terno del Concetto Strategico presentato a Lisbona sul finire del 2010.

Page 61:  · Sahel e Africa Subsahariana La visita di Matteo Renzi in Angola, Congo-Brazzaville e Mozambico Marco Massoni 21 ... fin dal cambio della leadership nel 2012. Pragmaticamente,

Anno XVI - n° VIII - 2014

MONITORAGGIO STRATEGICO

68

sicurezza cooperativa, vale a dire delle politichedi partenariato e cooperazione sviluppate dallaNATO negli ultimi venti anni con decine dipaesi e organizzazioni internazionali in tutto ilmondo. Se il vertice di Lisbona rispondeva so-prattutto alla necessità, imposta dalle operazioniin Afghanistan, di legittimare quanto non previ-sto dal trattato istitutivo, il vertice di Newport èstato invece dominato dalle necessità impostedalle persistenti violenze in Medio Oriente e daldrammatico momento attraversato dall’Ucraina.Il principale risultato ne è stata la Wales Decla-ration of Transatlantic Bond, un’ampia afferma-zione di principio in base alla quale l’AlleanzaAtlantica s’impegna a riconoscere e a contra-stare vecchie e nuove forme di minaccia. In con-creto, le misure concordate sembrano peròrelativamente modeste. Per quanto riguarda laFederazione Russa, i membri della NATOhanno approvato un Readiness Action Plan(RAP) che dovrà condurre alla preparazione diuna forza di reazione rapida di circa quattromilauomini e al posizionamento avanzato del rela-tivo equipaggiamento, in modo da rendere taleforza impiegabile nell’arco di sole quarantottoore. L’allestimento del RAP ha un evidente si-gnificato simbolico, posta la sproporzione nu-merica delle forze avversarie che in uneventuale impiego in Europa orientale si ritro-verebbe a fronteggiare. L’intento è ovviamentequello di segnalare la volontà di difendere daqualsiasi possibile minaccia i nuovi Alleati delBaltico e dell’Europa orientale.

L’altro importante esito del vertice è identifica-bile in quel mancato sostegno militare per l’U-craina che ancora alla vigilia sembrava possibilee forse probabile, posto che molti dei paesimembri dell’Alleanza Atlantica avevano co-munque convenuto opportuno il lancio di unnuovo round di sanzioni economiche contro laFederazione Russia. Il vertice ha così di-

mostrato che i paesi membri della NATOgodono ancora di un livello di garanzia di si-curezza diverso rispetto a quello dei paesi chenon lo sono. Del resto è proprio questo uno deimotivi per i quali i paesi che non sono membridella NATO vogliono diventarlo. Per quanto in-vece riguarda il Medio Oriente e l’emergenzacreata in questi ultimi mesi dalla rapida occu-pazione da parte di forze radicali islamiche dicirca un terzo dell’Iraq, nove delle ventottonazioni componenti la NATO, sotto la guidadegli Stati Uniti, hanno deciso d’impegnarsi alfine di degradare e distruggere definitivamentequesta nuova incarnazione della minaccia radi-cale islamica attraverso una serie di operazionidestinate a protrarsi forse anche per più di treanni, secondo quanto dichiarato dal primo min-istro britannico Camerun. Quest’insieme di de-cisioni non ha comportato all’interno dellaNATO nè prodotto al suo esterno particolaricontroversie. Nella storia dell’Alleanza At-lantica, i problemi arrivano in corso di at-tuazione.La NATO non è sempre riuscita a far corrispon-dere la propria retorica alle proprie prestazionie anche un leggero raffreddamento della crisiucraina potrebbe costituire il pretesto sufficienteper rallentare, o addirittura abbandonare, ilprogetto di questa nuova forza di reazione rap-ida. Per ragioni non solo commerciali, è fuor didubbio che sono molti e importanti i paesi al-l’interno dell’Alleanza Atlantica che nondesiderando alcun nuovo deterioramento delleproprie relazioni con la Federazione Russa eche, quindi, potrebbero quanto mento tentare difrenarne la creazione, mentre gli Alleati delBaltico e dell’Europa orientale continuerannocomunque sostenerne l’esigenza, prescindendoda qualsiasi evoluzione della questione ucraina.Questa imperfetta sintonia che contraddistinguealcuni membri dell’Alleanza Atlantica è ancorapiù evidente nel modo nel quale questi si sono

Page 62:  · Sahel e Africa Subsahariana La visita di Matteo Renzi in Angola, Congo-Brazzaville e Mozambico Marco Massoni 21 ... fin dal cambio della leadership nel 2012. Pragmaticamente,

Anno XVI - n° VIII - 2014

MONITORAGGIO STRATEGICO

69

impegnati a rispondere alle nuove minacce cherischiano di compromettere definitivamente ideboli equilibri raggiunti nell’ultimo decennioin Medio Oriente. Il problema, sotto questopunto di vista, è rappresentato dalla necessitàancora inevasa di trovare presto una chiaradefinizione dei rispettivi ruoli e delle rispettiveresponsabilità. Il vertice di Galles ha dimostratoquanto sia lunga a questo proposito la strada an-cora da percorrere. Nessuno dei paesi membrisembra disposto a intervenire lanciando diretta-mente in Medio Oriente nuove e importanti op-erazioni di stabilizzazione.

la soluzione due per centoIl problema costituito dall’esigenza di far coin-cidere le proprie ambizioni con le proprie effet-tive capacità e prestazioni ha caratterizzatol’intero vertice. Con tutta probabilità, nel pre-sente e nel prevedibile futuro la sfida più impor-tante che la NATO deve affrontare e risolvererimane la dimensione dei contributi finanziariche ciascuno dei paesi membri è disposto aerogare a sostegno dell’Alleanza Atlantica.Ormai già da qualche anno sembra sempre piùevidente come la NATO sia diventata, nelle pa-role dell’ex segretario della difesa statunitenseGates, un’alleanza a due velocità, in cui solo gliStati Uniti e il Regno Unito spendono almeno ildue per cento del proprio prodotto interno lordoper la difesa e, quindi, verificano lo standardminimo concordato a Praga nel 2002.Da allora, la difficile e in alcuni casi quasi cat-astrofica, crisi economica sofferta da tantigrandi e piccoli paesi europei, ha reso molteleadership politiche alleate quanto meno rilut-tanti ad imporre alle proprie opinioni pubblichei sacrifici necessari per aumentare la spesa perla difesa. Forse proprio per questo, se da unaparte l’Alleanza Atlantica ha confermato lostandard del due per cento, dall’altra si è datacome scadenza per il raggiungimento di questo

obiettivo un non meglio definito e molto co-modo prossimo decennio. In ogni caso, sarà iltempo a dimostrare la misura in cui gli StatiUniti riusciranno a elaborare e implementare unpiano coerente e coordinato in grado di unire imembri della NATO in quell’insieme di oper-azioni giudicato necessario per ridefinire il fu-turo dell’Iraq e rinnovare le garanzie alleate adifesa dei paesi orientali. In particolare, perquanto riguarda l’amministrazione Obama allavigilia di una nuova e sempre importante tornataelettorale, le recenti visite del segretario delladifesa Hagel in Turchia e il segretario di statoKerry in Arabia Saudita, sembrano dimostrareagli occhi di molti osservatori una determi-nazione nei riguardi dei problemi iracheni noneguagliata da quella dimostrata nei confrontidell’Ucraina.Dal momento in cui ha annesso la Crimea, laFederazione Russa ha temporaneamente persolo status di partner strategico della NATO. Nelmese di aprile 2014, per risposta alle azionidella Federazione Russa, i ministri degli esteridei paesi membri della NATO hanno deciso lasospensione di ogni forma di cooperazionecivile e militare di sotto il livello del NATO –Russia Council. Alcuni membri dell’AlleanzaAtlantica hanno anche manifestamente espressol’opinione che le relazioni tra le due partidovessero essere del tutto eliminate, ma nonsono riusciti a condensare intorno alla loro po-sizione il consenso necessario per far di questala posizione comune. sia nei confronti dellaFederazione Russa. Il dibattito in corso sembraincapace di riconciliare la posizione di quantiritengono che nel rispettare le vigenti dispo-sizioni, la NATO rischi di compromettere lacredibilità della propria politica di sicurezza,con quella di quanti sono convinti che l’obiet-tivo di lungo termine dell’Alleanza Atlanticanon può non essere quello di integrare la Fed-erazione Russa all’interno della comunità di si-

Page 63:  · Sahel e Africa Subsahariana La visita di Matteo Renzi in Angola, Congo-Brazzaville e Mozambico Marco Massoni 21 ... fin dal cambio della leadership nel 2012. Pragmaticamente,

Anno XVI - n° VIII - 2014

MONITORAGGIO STRATEGICO

70

curezza euro-atlantica. Il passare dei mesi sem-bra comunque svuotare di ogni reale significatoil rapporto che ufficialmente intercorre tra laNATO e la Federazione Russa, perché moltigoverni alleati continuano a cooperare con laleadership russa a livello bilaterale ed in materietutt’altro che secondarie, quali le forniture di en-ergia e le questioni internazionali connesse allalotta al terrorismo.

tre possibili direzioniAll’indomani del vertice di Galles, posta difronte l’evidente fallimento del modello di part-nership che per quasi quindici anni ne ha ispi-rato le relazioni con la Federazione Russa,l’Alleanza Atlantica sembra destinata a doverpresto o tardi, in un modo o nell’altro, destinataa incamminarsi in una di queste tre possibili di-rezioni.La prima è di tornare al modello di coesistenzapacifica tipica delle fasi distensive della GuerraFredda. Una nuova coesistenza pacifica sarebbecostruita sul presupposto che non vi sia alcunareale possibilità di integrare la FederazioneRussa nel quadro euro-atlantico d’istituzioni edi principi di comportamento. Tuttavia, nell’am-bito di questo stesso approccio si presume chele due parti possano comunque concordare dinon ricorrere a qualsiasi tipo di pressione o diazione militare per risolvere i propri conflitti,perché una tale scelta finirebbe con il rivelarsiinutilmente dannosa per entrambe. Allo stesso tempo, anche per i sostenitori diquesta politica, ricondurre a una strategia di co-esistenza pacifica le relazioni con la Feder-azione Russa vorrebbe inevitabilmente direriconoscere un’altra sfera d’influenza, cosa checon il trascorrere del tempo potrebbe anche con-durre a una sostanziale diminuzione del presti-gio dell’Alleanza Atlantica, posto che ladistinzione tra paesi membri della NATO epaesi che rientrano nella sfera d’influenza russa

finirebbe così con il cristallizzarsi nel tempo.

La seconda è di un ritorno alla vecchia politicadi contenimento. I fautori di questa politicaritengono che sia possibile dissuadere la Feder-azione Russa dal perseguire una politica aggres-siva attraverso un attento ricorso alla forzamilitare. Cosa questa che vorrebbe dire abban-donare la prudenza che ha contraddistinto le de-cisioni della NATO dalla fine della GuerraFredda a oggi, in particolare a proposito dellostazionamento permanente di truppe edequipaggiamenti all’interno del territorio deinuovi membri della NATO e, più in generale,riguardo a una più ampia espansione delle ca-pacità di difesa collettiva alleate nei confrontidella Federazione Russa. Chi difende questa po-sizione spesso riconosce i rischi e le limitazionidi una strategia che, se da un lato potrebbe ef-fettivamente dissuadere la Federazione Russada un attacco militare contro i paesi baltici e laPolonia, non spiega tuttavia in che modo possaimpedire l’uso di strategie ibride di destabiliz-zazione, come ad esempio la mobilitazionedelle minoranze russe, l’organizzazione dimilizie irregolari e l’attivazione di particolarimisure economiche. Inoltre, il ricorso a una po-litica di contenimento non sembra risolvere ilproblema fondamentale della competizionesull’ordine politico dello spazio post-sovietico.Finché l’Ucraina, la Georgia e la Moldavia ri-mangono al di fuori della NATO, sembra evi-dente che questi tre paesi non potranno maiallestire le risorse necessarie proteggersi inmodo efficace. Tuttavia, se a questi stessi paesifosse concessa un’adesione accelerata all’al-leanza, l’attuale conflitto tra la FederazioneRussa e la NATO rischierebbe di radicalizzarsiin misura ancora maggiore, rendendo impossi-bile la cooperazione anche su questioni d’inter-esse comune. Sembra, quindi, che la stabilitàdell’area euro-atlantica sia destinata a esser

Page 64:  · Sahel e Africa Subsahariana La visita di Matteo Renzi in Angola, Congo-Brazzaville e Mozambico Marco Massoni 21 ... fin dal cambio della leadership nel 2012. Pragmaticamente,

Anno XVI - n° VIII - 2014

MONITORAGGIO STRATEGICO

71

perseguita per tramite di una quasi inevitabileterza strategia in grado di rassicurare i nuovimembri orientali della NATO e allo stessotempo di lasciare aperta la possibilità di nuovee rilevanti iniziative di cooperazione con la Fed-erazione Russa. Come dimostrato dalla deci-sione presa nel Galles d’istituire un nuovoReadiness Action Plan, queste rassicurazioninon significano necessariamente rinunciare agliobblighi politici elaborati nell’ambito delFounding Act on Mutual Relations, Co-opera-tion and Security, anche tale opzione nonpotrebbe non esser prospettata nel caso in cui lastabilità delle regioni a oriente e a settentrionedel Mar Nero dovesse deteriorarsi ulterior-mente. Tuttavia, tanto i canali di comuni-cazione, quanto le forme di cooperazione cheservono interessi comuni, anche nelle presentinon facili circostanze, almeno in linea di prin-cipio, sembrano destinati a rimanere aperti.Il vero grande ostacolo nel decidere quale ap-proccio scegliere nei confronti della Feder-azione Russa, più che quello ucraino, è il

problema rappresentato dalla Crimea. L’annes-sione di quest’ultima all’interno della Feder-azione Russa, se non risolta giuridicamente intempi brevi, potrebbe rendere molto difficilequalsiasi forma di futura cooperazione. Sottoquesto punto di vista, un precedente potrebbeessere fornito dal modo con il quale i governioccidentali hanno collaborato con la dirigenzasovietica senza mai riconoscerne l’annessionedei paesi baltici. In assenza di una qualche con-cessione russa su questioni di politica di si-curezza, quali la riduzione delle scorte di arminucleari strategiche e sub-strategiche, in buonaparte vincolate anche al futuro di un’amminis-trazione Obama che potrebbe ritrovarsi a brevepriva di una maggioranza al Senato indispens-abile per la ratifica di qualsiasi nuovo accordo,la posizione di quei paesi membri della NATOche vorrebbero congelarne la cooperazione conla Federazione Russa e restii ad aderire agli ac-cordi alla fine degli anni Novanta, potrebbe raf-forzarsi al punto da indebolire sensibilmente lacoesione interna alleata.

Page 65:  · Sahel e Africa Subsahariana La visita di Matteo Renzi in Angola, Congo-Brazzaville e Mozambico Marco Massoni 21 ... fin dal cambio della leadership nel 2012. Pragmaticamente,

Anno XVI - n° VIII - 2014

SOTTO LA LENTE

73

libanoL’area mediorientale così come l’abbiamo co-nosciuta sino a ora appare irreversibilmente de-stabilizzata. Il Medioriente composto dagli Statii cui confini nazionali vennero definiti il secoloscorso è definitivamente scomparso, sebbenesia prematuro per parlare di ridefinizione poli-tica e geografica.La guerra civile siriana e l’espansione del Ca-liffato islamico, Stato Islamico, IS, ISIS o ISIL– Islamic State in Iraq and Sham (o Levant) –ha portato alla comparsa di un attore molto forteche, sebbene non riconosciuto sul piano for-male, si è imposto come proto-Stato teocratico(sunnita) in fase di espansione regionale e conforti “manifestazioni” a livello globale. Una re-altà che è in grado di detenere il monopoliodella violenza, gestire una propria economia,amministrare la “giustizia” e offrire servizi pub-blici a una popolazione stimata di circa sei mi-lioni di abitanti, tra Iraq e Siria: tutto ciò ancheattraverso la vendita sottocosto di petrolio. Allapreoccupante espansione geografica si aggiungepoi quella virtuale e propagandistica condottasul piano mediatico.Un’avanzata repentina che è giunta al Mediter-raneo, attraverso l’affiliazione di gruppi jihadistilocali, dall’Algeria alla Libia, sebbene l’atten-zione mediatica sia concentrata sul fronte prin-cipale siro-iracheno – quello che vedeimpegnata la nuova Coalizione di oltre quarantapaesi, molti dei quali arabi, e la tacita quantoopportuna collaborazione tra Usa, Siria e Iran.Anche il Libano è stato a sua volta travolto dalfenomeno IS (Stato islamico), così come il con-flitto israele-palestinese è stato interessato da ri-percussioni più o meno dirette.In particolare, la penetrazione e le capacità ope-

rative dell’IS in Libano sono significative e nu-merosi sono i combattimenti registrati tra unitàdell’IS e l’esercito nazionale libanese.

Libano del nord: l’IS dalla Bekaa a TripoliQuello che si sta preparando in Libano è il pos-sibile avvio (o riavvio) di una nuova fase diguerra civile; certamente ridotta rispetto al con-flitto aperto sul fronte siriano o iracheno, ma pursempre una guerra combattuta e che porta l’ISa interagire su un’ampia fascia di territorio cheva dall’Iraq al Mediterraneo.ArsalIn particolare, l’area libanese di Arsal è luogodi scontro fisico tra forze di sicurezza libanesiaffiancate da Hezbollah, da un lato, e jihadistidall’altro, – nominalmente il gruppo qaedistaJabhat al-Nusra di recente schieratosi con il ca-liffato di Abu Bakr al-Baghdadi, dunque com-battenti dell’IS.Arsal, attaccata nel mese di agosto dall’IS, è unacittà della Valle della Beqaa, in prossimità delconfine siriano e con una popolazione di circa40.000 abitanti a predominanza sunnita. Essa èanche la città che ospita il più alto numero diprofughi in fuga dalla guerra in Siria: almeno1.100.000 sono i rifugiati registrati nell’areadall’Onu. Arsal ha quindi un’importanza strate-gica per i gruppi jihadisti, in quanto zona francautilizzata come base di supporto e riorganizza-zione per le operazioni in territorio siriano.Qui, in occasione di un importante confronto ar-mato, i combattenti dell’IS hanno occupato im-portanti edifici civili: una scuola, un ospedale euna moschea; con ciò confermando una tecnicaampiamente collaudata nell’attuale conflitto,così come già in quello israelo-palestinese: in-durre il nemico (in genere le forze governative)

l’isis in libano: la forza dElla minaccia tErrorista nEl mEditErranEoghani E abdullah: potErE condiviso in afghanistan

di Claudio Bertolotti

Page 66:  · Sahel e Africa Subsahariana La visita di Matteo Renzi in Angola, Congo-Brazzaville e Mozambico Marco Massoni 21 ... fin dal cambio della leadership nel 2012. Pragmaticamente,

Anno XVI - n° VIII - 2014

SOTTO LA LENTE

74

a colpire obiettivi non militari in modo da pro-vocare una funzionale reazione da parte del-l’opinione pubblica, locale e internazionale.L’esercito libanese, militarmente non preparatoad affrontare uno scontro allargato, si sta muo-vendo con estrema cautela cercando di evitareun inasprimento del conflitto e scongiurandol’inizio di una vera e propria guerra sul territoriodel Libano. Gli scontri tuttavia sono sempre piùintensi e numerosi; così come intensa è l’operadi propaganda mass-mediatica e tradizionalecondotta dai combattenti jihadisti proprio in Li-bano.Nel complesso risultano oltre cinquanta gli ap-partenenti ai gruppi jihadisti che l’esercito liba-nese ha dichiarato di aver ucciso in scontridiretti. Operazioni di contrasto all’infiltrazionejihadista sono state condotte all’interno deicampi profughi di Arsal e in altre località all’in-terno dei confini nazionali (Ras Sharj, Sanabile altri due campi minori); operazioni che avreb-bero portato, secondo fonti ufficiali, alla catturadi 486 soggetti sospettati di essere membri diJabhat al-Nusra e dell’IS, coinvolti negli scontridelle scorse settimane e operativi dagli stessicampi per rifugiati, unitamente ad armi, equi-paggiamenti e materiale informatico. Il 24 set-tembre altri tre campi della Beqaa meridionale,tra le località di Ayn e Jdeidet al Fakiha, sonostati chiusi dall’esercito libanese: episodi chehanno provocato reazioni di protesta degli stessiprofughi che hanno denunciato maltrattamenti,violenze e uccisioni arbitrarie da parte dell’eser-cito di Beirut (al riguardo mancano comunqueconferme o dichiarazioni ufficiali dei vertici mi-litari libanesi).Sul fronte opposto, IS e Jabhat al-Nusra hannocatturato 29 soldati libanesi – due dei quali de-capitati per rappresaglia e cinque rilasciati –, re-quisendo armi e veicoli militari; soldatidell’esercito libanese che per oltre un annohanno tentato invano di chiudere i passaggi di

frontiera precludendo ai gruppi jihadisti una viadi comunicazione tra Siria e Libano, così comeal di là del confine hanno tentato di fare gliomologhi siriani.Un tentativo, dell’una e dell’altra parte gover-nativa, che non ha raggiunto lo scopo ma, alcontrario, ha inevitabilmente portato allo scon-tro diretto tra jihadisti sunniti – responsabili diattacchi diretti contro obiettivi sciiti in Libano– e le forze libanesi affiancate da Hezbollah.TripoliDesta preoccupazione quanto sta avvenendo nelsecondo più importante centro urbano libanese,abitato in prevalenza da sunniti, dove è confer-mata una significativa presenza e attività di ISe Jabhat al-Nusra. Presenza confermata dallacomparsa di un numero crescente di bandieredello Stato Islamico e dalle minacce dirette aicristiani dei villaggi di Minieh e Mina.Proprio a Tripoli, alla fine di luglio, le forze spe-ciali libanesi hanno ucciso Mounzer el-Hassan,jihadista sunnita responsabile del coordina-mento logistico, coinvolto nella condotta dei re-centi attacchi suicidi contro obiettivi sciiti edambasciata iraniana nella capitale libanese.Morte che si accompagna all’arresto di Hous-sam Sabbagh, jihadista salafita – già combat-tente in Afghanistan, Cecenia e Iraq – a capo diuna milizia sunnita impegnata in attacchi controgli sciiti alawiti di Tripoli e tra i pochi leader lo-cali che si erano rifiutati di partecipare al “se-curity plan” proposto dal governo libanese perla città.

Tensioni e forti preoccupazioni emergonoquindi dalle comunità cristiane del Libano chesi preparano ora al possibile scontro con le forzedell’IS. Per la prima volta dalla fine della guerracivile, organizzazioni civili hanno avviato unprocesso di riarmo finalizzato all’auto-difesa; learmi utilizzate risultano provenire, per lo più,dalle milizie comuniste e da Hezbollah.

Page 67:  · Sahel e Africa Subsahariana La visita di Matteo Renzi in Angola, Congo-Brazzaville e Mozambico Marco Massoni 21 ... fin dal cambio della leadership nel 2012. Pragmaticamente,

Anno XVI - n° VIII - 2014

SOTTO LA LENTE

75

Elementi dinamizzanti del conflittoHezbollah è da tempo impegnato, con migliaiadei suoi miliziani, a contrastare la minacciadell’IS in Siria. Questo ruolo combattente infunzione anti-sunnita, ha indotto gli jihadisti diIS e al-Nusra a rispondere colpendo obiettivisciiti all’interno dei confini libanesi. Uno svi-luppo del conflitto che ha portato Hezbollah egli Stati Uniti (e con essi la Coalizione interna-zionale) a combattere sullo stesso fronte, po-nendo la questione se Hezbollah e Usa sonoalleati. Certamente ciò non è valido sul pianoformale, ma la realpolitik induce a guardareoltre. Hezbollah – inserita da Washington nellalista delle organizzazioni terroristiche – può in-vertire il suo ruolo sul piano internazionale pro-prio grazie all’impegno nella lotta al terrorismo(contro l’IS), guadagnando in questo modo le-gittimità e ampi margini di manovra politica emilitare (dagli indubbi vantaggi sul piano poli-tico interno e internazionale).La conferma di questa possibile dinamica è datadal sostegno diretto degli Stati Uniti. In primisattraverso il supporto intelligence, concretizza-tosi nel contrasto alla minaccia di attacchi sui-cidi contro obiettivi sciiti a Beirut. In secondoluogo attraverso l’elargizione di aiuti militari,in termini di armi ed equipaggiamenti, ufficial-mente forniti all’esercito nazionale del Libanoper la difesa delle frontiere ma, nella pratica,condivisi proprio con Hezbollah che propriosulle frontiere è impegnato nel contrasto al-l’avanzata dell’IS; un fatto, questo, formalizzatoall’indomani della cacciata dei gruppi jihadistida Arsal dove Hezbollah ha combattuto alfianco delle forze nazionali, quale forma di sup-porto basata sul presupposto della collabora-zione peraltro già tra esercito libanese eHezbollah; collaborazione peraltro già attiva datempo.Una decisione sulla quale hanno certamente in-fluito gli sviluppi in un altro settore del fronte

che vede impegnato Hezbollah, al confine conIsraele. Sebbene Hezbollah ufficialmente tendaa ridimensionare il pericolo rappresentato dal-l’IS, è però vero che la minaccia continua a ri-manere concreta e a preoccupare; a fronte dellerassicurazioni ufficiali del leader sciita Nasra-lah, il gruppo siriano Jabhat al-Nusra è riuscitoad infliggere una battuta d’arresto alle unità diHezbollah imponendo loro l’abbandono e dun-que la perdita di controllo, della zona di confinetra la Siria e il territorio libanese delle fattoriedi Shebaa, area di valenza strategica nel con-flitto con Israele. Uno sviluppo tattico che haportato all’isolamento di Hezbollah nell’area ealla sua concreta limitazione dello spazio di ma-novra; il risultato è il pieno controllo dei mili-tanti jihadisti del punto nodale del triangoloSiria-Libano-Israele. La crescente instabilità delGolan conseguente alla presenza di Jabhat al-Nusra e dunque di IS, è per Israele una minacciadiretta, così come lo è per la missione Onu, at-tiva dal 1973, che potrebbe perdere il controllodella regione.E’ quindi dal reticolo di eventi-convenienze epotenziali sviluppi che plausibilmente assumecoerenza il mutuo indirizzo assunto dagli USAed Hezbollah che apparirebbe altrimenti irrazio-nale o quantomeno incomprensibile.

Analisi conclusivaIl Libano, caratterizzato da una forte instabilitàpolitica interna, da debolezza del governo e daconflittualità di natura confessionale, potrebbecostituire il prossimo obiettivo della violenta of-fensiva jihadista.Il radicalismo è in fase di ascesa e la lotta per ilpotere tra la maggioranza sunnita e quella sciita,con le minoranze cristiana e drusa, rendono ilLibano un teatro di facile destabilizzazione. Unadestabilizzazione che, muovendo lungo le lineedi tensione settaria, trova un terreno fertile peril radicamento del fondamentalismo propugnato

Page 68:  · Sahel e Africa Subsahariana La visita di Matteo Renzi in Angola, Congo-Brazzaville e Mozambico Marco Massoni 21 ... fin dal cambio della leadership nel 2012. Pragmaticamente,

Anno XVI - n° VIII - 2014

SOTTO LA LENTE

76

dall’IS – così come avvenuto in Siria e in Iraq.L’IS persegue il proprio obiettivo di creare uncaliffato abbattendo tutti i confini nazionali cosìcome li conosciamo e solamente l’efficace usodello strumento militare potrà contrastare talevelleità. Una velleità confermata, tra l’altro,dalla decisione di nominare un “emiro” del Li-bano, a cui spetterà il coordinamento di attacchidiretti contro obiettivi sciiti e personalità pub-bliche di rilievo.In linea con tale approccio, Abou Malek al-Tal-leh, “emiro” di Qalamun nominato da al-Nusra,ha recentemente dichiarato che “migliaia di ji-hadisti in Libano sono in attesa di ricevere l’or-dine di dare avvio alla battaglia” e che “laguerra è all’orizzonte e non sarà limitata al con-fronto con Hezbollah sui confini del paese”,bensì sarà portata nel cuore del Libano “supe-rando tutte le barriere di sicurezza”.Propaganda e capacità di comunicazione media-tica a parte, la situazione si mostra preoccu-pante e in fase di peggioramento, in particolarenella regione della Beqaa dove l’IS potrebbecontare sul sostegno dei villaggi sunniti, daiquali nei mesi scorsi sono partiti molti volontariper la guerra in Siria.È inoltre importante sottolineare che l’IS con-trolla i valichi della Beqaa verso la Siria e godedella collaborazione del gruppo jihadista Jabhatal-Nusra, da tempo operativo in territorio liba-nese. Il Libano per l’IS rappresenta un obiettivocertamente primario; per due possibili ragioni.La prima è uno sbocco sul Mediterraneo, fun-zionale all’ampliamento dell’influenza verso ilMaghreb arabo, ottenibile attraverso l’allarga-mento della destabilizzazione regionale e la di-spersione sul “campo di battaglia”(strategicamente importante per indebolire laconcentrazione dello sforzo della Coalizione).La seconda è la volontà di divenire, attraverso irepentini successi, punto di riferimento e coor-dinamento dei movimenti jihadisti arabo-sun-

niti, tra loro collegati ideologicamente ma prividi un centro di comando comune. In altri terminil’IS sta cercando di espandere quanto più pos-sibile la sua azione, in ciò puntando a sostituirsialla pregressa rete di al-Qa’ida; attraverso lalotta sul campo di battaglia “convenzionale” euna razionale amplificazione mass-mediaticasul campo di battaglia “virtuale” (nel cui conte-sto l’IS padroneggia pienamente le modernetecniche comunicative: efficaci, a basso costo ead alta diffusione).Recentemente l’IS avrebbe avviato una formadi collaborazione “informatica” e un dialogocollaborativo con alcuni militanti egiziani. Pro-prio guardando l’Egitto è possibile intravederenel breve futuro l’apertura di un nuovo, ulte-riore, fronte.

afghanistanun nuovo presidente per l’afghanistan: unpotere a metà ma c’è firma del bsa29 settembre – Dopo una campagna elettoraleparticolarmente difficile e un ancor più difficileconteggio (e riconteggio) delle schede elettorali,Ashraf Ghani è oggi il nuovo presidente dellaRepubblica islamica dell’Afghanistan e, nelrispetto degli accordi tra le parti, Abbullah Ab-dullah – suo avversario nella competizione elet-torale – è stato nominato Chief ExecutiveOfficer. Abbullah va così a ricoprire una po-sizione che formalmente non è prevista dall’or-dinamento afghano ma che si è palesata comeunica alternativa al collasso politico e al rischiodi guerra civile tra i due principali blocchi etno-politici: il macro-gruppo dei pashtun e l’alter-nativa dei non-pashtun. Non ha vinto lademocrazia, poiché la soluzione di compro-messo tra i principali gruppi di potere ha portatoa una divisione formale delle prerogative e delleresponsabilità costituzionalmente spettanti alPresidente, ma ha prevalso il principio dellaricerca della stabilità, almeno sul breve periodo.

Page 69:  · Sahel e Africa Subsahariana La visita di Matteo Renzi in Angola, Congo-Brazzaville e Mozambico Marco Massoni 21 ... fin dal cambio della leadership nel 2012. Pragmaticamente,

Anno XVI - n° VIII - 2014

SOTTO LA LENTE

77

In occasione del discorso inaugurale del nuovopresidente, un appello alla pacificazione è statoindirizzato ai principali gruppi afghani di oppo-sizione armata – i taliban e Hezb-e-Islami diGulbuddin Hekmatyar – affinché si giunga a unaccordo negoziale finalizzato alla conclusionedelle conflittualità: una conferma formale diquanto energicamente annunciato da Ghani du-rante il periodo della campagna elettorale.Un percorso difficoltoso, quello della nuovaleadership afghana, che sarà reso più difficiledalla grave situazione economica in cui si trovail paese, dalla limitata capacità funzionale del-l’apparato statale, dalla corruzione endemica,dai concreti limiti delle forze di sicurezzanazionali e dall’offensiva efficace dei gruppi diopposizione armata (taliban in primis).Un importante atto formale è poi stato la firma

con il Bilateral Security Agreement tra StatiUniti e governo afghano e da gennaio 2015 lapresenza militare statunitense sarà dunque legit-timata. Parallelamente anche la NATO ha fir-mato lo Status of Forces Agreement (SOFA)sulla base del quale le truppe dell’Alleanza At-lantica rimarranno in Afghanistan al terminedella missione ISAF (dicembre 2014) dando ilvia all’impegno “Resolute Support Mission” in-centrato sull’addestramento e sul sostegno alleForze di sicurezza afghane.Immediata la reazione dei taliban che hannoportato a compimento una serie di attacchi sui-cidi il giorno stesso dell’insediamento delnuovo presidente e hanno formalmente condan-nato la firma del BSA, a cui si opporranno pros-eguendo i combattimenti sul campo di battaglia.

Page 70:  · Sahel e Africa Subsahariana La visita di Matteo Renzi in Angola, Congo-Brazzaville e Mozambico Marco Massoni 21 ... fin dal cambio della leadership nel 2012. Pragmaticamente,

Stampato dalla Tipografia del

Centro Alti Studi per la Difesa