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P R E FA Z I O N E

Questo mio lavoro si presenta d iv iso in due parti .N e lla prima

,narrando la vita di T ommaso G ross i,

ho cercato d i rendere,per quanto mi fu possibi le,

comple ta,la sua be l la figu ra d i uomo, d i cittad i no e

di scri ttore .

N ella seconda,ho tentato uno stud io critico del le

novel le,

specie de lla Fuggitiva , i n cu i parvemi acco

gliersi i germ i di tu tti gli a ltri lavori del G ross i .Un ta le stud io che alcuno forse giud icherà esclu

s ivo e soverch iamente ana l i t ico s i è insp ira to a l l’ idead i vedere per entro a quel le care fantasie, con l’ animad el Poeta

,quanto viveva e pa lp i tava i n torno a lui, e

fo rmava i l gus to letterario ed artist ico del l’ epoca.

Per la vita,mi sono manco a d irlo giovato

del le memorie che di lu i ci lasciarono i suoi contem

poranei, specialmente i due fratel l i Cesare ed IgnazioCantù ; i l primo negli I ta lian i con temporanei e nelleR em im

'

s cenze d i A . M anzon i ; i l secondo nel l’opuscoletto,stampato subito dopo la morte del G ross i

,e che porta

a pu nto i l t i to lo d i Vita ed O pen d i T . G ross i.

Certamente,i n quanto a not izie biografi che, poco ho

potuto aggiunger d i m io : che, i n istudii di cotal genere,ov e manch ino documenti

,non è permesso inventare,

come pur fece abbandonandosi a lla sua fantasiamesser G iovann i Boccaccì per la Vita d i Dante.

Invece,ho avuto cura di esporre i fatti e le vicende

d e l l’ autore, g iusta un ord ine cronologico esatto, i l che,

parvemi, non fosse da altri propriamente eseguito .

Anche,per un breve carteggio onde i figl i del

Poeta,G i useppe e T eresa

,mi furono cortesi ho

potu to appurare la pretensiosa ambigu ità d i qualched iceria

,messa fuori con apparenza di vero, e l ’ assoluta

fals ità d i a lcun’ a ltra .

Parvemi da princip io superflua una biografi a ; ma,bene riflettendo

,la stima i p iù tard i buon avviamen to

e preparazione s icura a l la mia ana l is i critica, per lacorrispondenza che corre . sempre fra la vita e l’ operaletteraria d ’ un autore.

T rev iso, 1; G iugno 1895

PARTE PR IM A

V I T A D I T O M M A SO G R O SS I

omuaso G aossx nacque da non ricch i ma onest i

paren t i a Bel lano, nella provincia d i Como : riden tepae sello, che specchiasi, a s i n istra , nelle acque del Lario,al le balze de i mont i d igradanti, e sotto un puriss imocie l d i zaffiro .

Giova mo l t i ss imo,nel lo s tud io cri tico d i un au tore

,

mass ime quando ques t i sia poeta od artista, tener contodel l uogo, ond’ esso ebbe i nata li , e nel quale d i sol i tofu anche al levato, e dove necessa riamen te ricevette leprime impress ion i : le qual i appunto per esser tal i nons i d imen ti cano mai, e, uni te sovente a i pi ù dolc i r icord i ,rimangono impresse nella mente

,per tu t ta l a v i ta .

Ques to noi r i leviamo leggendo le Opere del nostro

gen t ile poeta : i n cu i , con tan ta ricchezza d’ i ngegno

e po tenza d i sen timento, seppe davv ero trasfonderetutta l’ an ima sua , riflettente come at traverso a u nalen te i ncantata i l suo l ago, i suoi monti , il suoBel lano .

E precisamen te, nei regis tri dell’ A rchiv io Parrocchia le, d i Bel lano , sta scri t to

Mi l le set tecen to novan ta i l d i vent icinque Gennaio .

Tommaso Giuseppe figlio d i Francesco Grossi e« d’ Elisabetta T arelli, legi tt im i consort i d i Be lla no .

Na to i l giorno ven ti trè corren te alle ore ven tiquattroè stato ba t tezza to da me infrascri t to i l giorno suddetto

« i n questa Chiesa Prepos i turaled i S . Giorgio d i Bellano. Compadre stato i l s i g. dott . Giuseppe Magn i

« quondam Nicola abi tan te i n Be llano, commadre la

sig . Giuseppa Provasi moglie del s ig . Vi ncenzo Benat i« abi tan te i n Taceno. I n fede

Prete A uromo Dann , Coaudiu tore

Ed era i n su que l torno scoppia ta la RivoluzioneFrancese ; fat to questo d i non l ieve importanza, e chenon deve da noi passar i nosserva to, come quel lo chedoveva influ i re mol t iss imo sull

’indole del Grossi , e sul

modo di pensare d i lu i : quando pur s i not i , ch’ eg l i insegu i to doveva prender par te s ia anco i nd irettaa quel movimen to generale degl i sp i ri ti , che fu det tomagione .

Certo, anche fino a Bel lano doveva i n que l temporipercotersi l

’ eco degl i orror i e deg l i eccessi, a cu i lar ivoluzione s’ era lasci a ta condurre ; e certo fin dal

g fenzia il piccolo Tommaso ne aveva ud i to narrare

pietos i e raccap ricc iant i racconti , i q ual i dovevanoe su l l’ anima sua ancor tenere l la una profonda e i nncellabile impressione . Impressione a l lora certamente:vvertita da l bimbo, i l quale intanto correva l ungor iva de l lago

,e gettava sass i nel l’ acqua, imparando

gi uo care a rimba lze llo, come i l Menico de i Promess im i, senza punto pensare più i n là .

Carat terist ica è l’ atîezione che i roman tici i n genereast ratto per i l luogo na ta le, come appar manifesto’ loro scri t ti, ne’ qual i non d i rado n ’ è fatta men>ne , si quas i da riguardarlo come centro e sorgenteima di tu tti i loro affetti più del ica ti e genti l i .« Grossi non è da tu tt i egualmente giud icato,

:e ignazio Can tù nella biografia che ne i n tesse ;r conoscerne i pregi , bisogna avere anima che se nte,e gustò qua lche vol ta i moviment i della pietà , dellampassione , l a forza del dolore, bisogna aver provatocon fuso cert i affetti

,per meravigl iars i d i vederl i

rspo rtati al v ivo nel le sue te le,bisogna perfino co

scere i suoi mon ti , esserv i na to, starv i lon tano e:ordarli con desiderio . Ed io quei mont i l i v id i tanteite : l’ acqua che ha bagnata la sua terra d iscendeco dopo a bagnare la m ia ; i prim i suoi d i lett iranno sta t i anche i m ie i , get tars i i ncau tamen te su lmque , agi tare un leggero bat tel lo, correre pei boschi

goa l Sco tti, Dicembre 1853.

a cogliere la martella , l’ alloro ed i l musco per gl i arét rionfal i ne i di solenni del la ch iesa v i llereccia , cammi nfrancamente su lle sponde del le barche, arrampicars i smont i più brul l i

,i n tracci a del l’ odoroso pamporcin

ascendere a i rom i t i santuarii chiama t i dal patetico suond’ una campanel la d istinto fra tut t i i s uon i dei v iciv i l laggi : e quando i l verno copr iva d i neve i pian ii mon t i, raccogl ierci i n umi li e sch ie t te radunanzeascol tare le trad i zion i e le cant i lene del paese, o tendei ns idie a l le passere smarri te : e q uando la primavadiffondeva per t utto la gio ia e la vi ta , correre i n .t radd i fiori da presen tare a l la madre o deporre, innooent ribu to, sugl i a l tar i del l’ Addolora ta ; e nei giorni dil’ ardore, solcare su l la sera i l piano del lago, superbidominare un si maestoso elemen to e i n fine

,quam

1’ au tunno spargeva viva festi vi tà dappertu tto, mescexal la grata fat ica del la vendemmia , ge ttarc i ne l ti noun ire la nost ra voce col la voce degl i al legr i pigiateinnocenti t rast ul l i , la cu i r icordanza è cara, comesempre cara la memoria degl i ann i i n fan ti l i , delpa tria e d’ ogni compiacenza gustata nella tenera e

i n cu i tu t to era amore, pace, seren i tà e dolcezza a

A questo bel lo e poetico brano d i prosa, poes iananco aggiungere quest’ al tro d i Cesa re Cantù, fra teldel l’ autore suaccennato, e venerando avanzo d i qttempi e d i quel la scuola i l quale meglio dimost

Morto l’ n Marzo di ques t ’ anno 1095.

mto abbiamo asseri to d i sopra : Oggi che tacc iasimu n icipal i smo o d i pass ione da campan ile l’ affezioci specialme n te a l luogo natio, foss’ anche un M lono’ i n tera Lombardi a, deh non rivelate ai vostr i letche , al lora c

’ihnamoravamo d’ un lago, d’ una

i cciuola, d’ un monteA quattr

’anni Tommaso fu condot to l ungi dal suo

lano nella uni forme pianura del la G emdadda,Trev igl io, presso uno zio curato, al tro Tommaso>ssi ; il quale fin da ques to momen to gl i terrà l ei d i padre e avrà cura del la sua educazione .E con questo suo z io egl i passa la sua fanciu l lezza .

ali sono in tan to i pronos tici che s i fanno d i lu i ? Certo1 buon i . Lo zio i n tende allevarne un sacerdote

,per

curari una posizione discre ta ne l mondo : ma i lciullo ha t u tt’ al tro pel capo . Non egli , come G iano Leopardi, spende le not t i vagliando su i l ibripun to lo studio gl i cape . Egl i ama l a v i ta : è

po , è ga i o, d ’

indole v ivaci ss ima. Girel lare per lescorrazza re pe i campi , arrampicars i sugl i a lber i i n

ca di n id i e d i fru t ta, a risch io anche di rompers iolio, tagl iare, correre , mettere tu tto a soqquad roil suo passatempo .

T ommasuccio dà ser iamen te a pensare al poveroottimo prete . L’ autunno r i torna i n famigl ia : ine ll i del paese, suoi amici, lo aspettano . Ed egl i

1) C. Cantù A lcuni i talieni Mi lano 1868, vol. I,97 1.

fa lo scapes tra to con loro . I gen i tori non possonosotfrirne la v ita : e sospi rano i l momento, i n cui il b i

riochi no ri tornerà ancora agl i stud ii pres so lo z io .

I l quale finalmente pensa d i me tterlo i n c ol legio . Èil180 0 : e no i lo t rov iamo i n tonachel la nel Semi na rioArcivescovi le d i Castel lo (presso Lecco), i l quale . era

ret to da Oblati .L’ is truzione ne’ semi nari

,scri ve i l sacerdote Vi

tal i « era i n que l tempo la preferi ta e dire i q ua s il’ esclusi va

,che i nos tri padr i presentassero a i figli

che vol evano avv iare agli studii : provenisse ciò o

dalla v ici nanza relat iva del luogo, o dal la repu tazioneg iustamente meri ta ta d’ un mig liore i nsegnamen to :l i bero po i al giovane, quando fosse giunto agl i a nnicfr Liceo, i l decidere se volesse prosegui re nella car

riera eccles ias tica od abbandonarl a per abbracciarne

un’ a l t ra.

E al sacerdoz io non pensava certo i l nos tro Tomè

maso ; i l quale, fra i s uoi col legh i era forse quelloche meno sentisse ta le d isposizione . Cosi

, se lo zio ne

aveva per lo i nnanzi concepi to qualche idea,dovet te

posci a ricredereene . Non però egl i ne aveva fa tto a ln ipote ressa alcuna : chè Don Tommaso era uomo d icuore, liberalone * a l suo tempo e giansen ista, appartenente alla scuola del Tamburi n i . Se dunque un tempoegl i aveva spera to d’ i nviarlo al sacerdoz io, perchè

1) Sac. Luigi… Per l' innaug urazione del monumento G reedin Bellum: Settembre 1816, Milano .

tra era fors e l ’ un ica ca rriera, onde , uno che non

e r icco d’ al tro che d i cuore e d’ i ngegno,potesse,

d ir cosi , procacciars i una onesta pos izione‘nella

ietà, ne abbandonò subi to ogn i pensiero come videa quel lo

.

i l giovanetto non sentivasi punto inra to .

E nessun profi tto venne a Tommaso da quel Setar io , le cu i d i sci pl i ne severe non fecero che i rri tareidole sua arden te ed impe tuosa . Lo studio più chei gl i venne a noia : si fece ardi to e ribel le e rilut

te a tu t te l e regole . Onde « ben di rado potevasarsela un giorno senza qualche castigo : o un belzo d i lat ino da manda re a memoria , o, quel chespiaceva a l buon mon tanaro, il p an ed acqua

l ).

« Educazione rozza, quas i brutale, d i poco la t i no e

no pietanze, non senza picchiate come cod ice di scitare : tan to che i l carat tere del Gro ssi ard i to ednen te s’ era inaspri to, ed era sempre ad azzufl

'

ars i

compagniNon credete però ch’ egl i fosse catt ivo, che forse:va più cuore d i q uan t i erano là dentro, e per farepiacere ad un amico s i sarebbe spezzato : perchè è

pr io d i codeste nature la generos i tà : e ma siccomem ingherl ino ed aveva più cuore che polso, non s icredere quante ne prese . I l suo cran io era una

1) I . Cantù I n e p . ci t., pag . 7 .

a) “ D'A 1egllo miei ricord i Firenze 1873 (vol. II, pag .

cosa incred ibi le ! Le cica trici e le tacche una taccaval’ altra ll).

Egl i s tesso, maturo i n e tà , compiacevasi d i raccon tare agl i amici q ua lche aneddoto curi oso del la sua

v i ta di collegio, e lo raccontava con quel la grazi a econ que l br io, ch ’ era i l suo na tura le .

T rascriv0 quel lo che Massimo d ’A zeglio na rra neisuoi R icord i e che dice d’ avere in teso egl i stesso da l lesue labbra : « E ra il tempo i n cu i i Frances i , non pi ù« condotti da Bonapar te, s i r i t i ravano caccia t i dagliA ustriaci e da i Russ i di Souw arofi

. Un dopo pranzod’ esta te

,diceva egli, eravamo nel le scuole che me t

tevano sot to i l loggiato del corti le d’ i ngresso . A un« tra tto s i leva un rumore a l portone , ed entrg una

« sfuriata di Cosacch i sui loro caval li n i col le lance e lebarbe, e si spargono pel prato del cort i le . Noi ci s i

« divert i va , era u na cosa n uova, finiva la lez ione ; e« poi non t i d ico a l tro che d ivertimento l l a de«1iz ia , la gioia, i l del i r io e ra vedere q uel le facce s icu re« dominatrici de i nostr i t i ranni , con fuse , a tterr i te, i n« clinarsi, far buon viso, mezzo raccomandarsi a quell iSci ti : e temendo che da un momento a l l’ al tro man

« dassero co lleg io, fra t i e collegia l i a rov ina . Loro , iCosacch i , parevano buona gente , trovavano curioso i l

'

a: nostro i nsieme,ridevano

,gi ravano

,profi t tavano d’ una

buona merenda che la paura fece tosto sca turire, e

1) M . D’ A zeglio miei ricord i Firenze 1813 (vol. II, pag .

che era megl io del le nos tre . lo (diceva i l Grossi )q uando vid i l a paura d i un certo Obla to , che od i avopart icolarmen te, pensa i , p rofi ttiamo dell

’occas ione .

Pres i un d i quei barbon i per le falde e men tre col l as i n istra gl’ i nd icava i l mio Oblato, col la destra tesatagliavo repli catamen te l ’ aria da l l’ al to a l ba sso, i nat to d i calda preghiera che per sua bontà lo picchiasse ben bene . I l Cosacco si smasce llò da l le risa,ma con mio gran dolore lasciò stare i l fra te . Ve

m en te, con ti nua i l d’A zeglio , come aneddoto è pocaasa, ma l’ ho raccontato, perchè r icordo che mi hairnito un pre testo ad una bizzarra osservaz ione mo»

de . I l Gross i , come ho detto, era una del le an imeiù buone ; eppure aveva i l t icchio d i fars i passareer un uomo mal igno e quasi cat t ivo . La prova diiò che d ico è, che i l Gross i stesso, messo da me coi

iod i al muro , dove t te fini r l’ aneddoto confessa ndo, che

1 poi preso da un tale rimorso, che andò egl i s tes soai l’O blato a raccontar tu tto, d ich iarandosi pent i toI n ques to modo passò quiv i tre ann i , senza mai dar

1d izio 0 mos tra alcuna di quel l’ i ngegno che posci aoveva i n lu i espli carsi . Sempre a capo di tut t i quando:a ttavasi di un gi uoco, d’ afirontare un perico lo, d itre una burla a i camera ti

,s i adat tava poi a sten to e

:mpre dopo gl i al tr i al lo stud io, e at tendeva gl i ul t im itamen t i ad acciaba tt are il suo compi to scolastico .

1) M. D’A zeglio I n op . ci t. , vol. I l , pc : . 362 , 363, 364.

Le vacanze antunnali le passa va come al soli to i nfamigli a , a Bellano : e que l lo era i l tempo più be llodel la sua v i ta ; dolorosamente q uind i ne par ti va .

Perchè ora i ncomincia a fars i grandice llo . Ha quattord ici anni , ed è i n quel periodo cri t ico del l’ età, incu i al fanciul lo pare d i se nti rs i u n uomo e vorrebbepen sare ed opera re come u n uomo . È i l periodo che

corre dal la fanciullezza a l l’ adolescenza , i l qua le è

chiamato pubertà : periodo pieno d i sogn i arden t i ed’ i l lus ioni ch imeriche, allorquando

i ndel ibata,i ntera

I l garzoncel, come inesperto amante,La sua vi ta i ngannevole v agheggia .

I l mondo a l lora s i popola d i larve rident i : i l collegio diven ta una tomba : s i aspi ra affannosamen te allal ibertà . Nè i l Gros s i poteva più sofi

'

rir quegl i Obla ti,che anche e per tu tta la vi ta , non seppe ma i ammetterea ll’ amnis t ia e ne ri tornava a mal i ncuore, e sent ivad i non potervi più s tare . Anche egl i sogna e fan tastica :la notte non dorme e il cuore gl i ba t te forte for te ..

Ma nel Seminar io egli ha trovato un ’ a l tr’ anima s imi lea l la sua, che lo comprende e al levia le sue ansie, isuoi affann i . Èun giovanet to che gl i è forse d i treanni superiore i n e tà, ma che non è punto da lui diverso per i ndole e per sen timento .

1) M . D’A zeglio I n op . ci t. , pc; . 361.

E cosi in un giorno da l Seminario di Lecco pervennero a Ga l lara te

,che è una bagatella d i forse ci n

quan ta migl ia . Dove Tommaso, còl to da febbre perl o strapazzo del v iagg i o e con i pied i tu tt i a sangueper le scarpe s tre t te che calzava, fu cos tret to a ricove

rat s i i n casa d’ un amico fornaio I l qual e lo tenneotto giorn i a let to, non senza prima averne dato avvi soalla famigl ia , che già venuta a conoscenza del la fuga,trovavasi per l u i i n gravi ambasce .

Dopo d i che,Tommaso dovet te abbandonare l’ ide a

su l l’ Olanda e r i tornare i n col leg io, e rivedere la sua

panca, i l suo posto, i suoi l ibri , i su0 i compagn i esenti re un ’ amarezza grande . Di più : i ns i eme con

l’ amico fu costretto a scon tare il suo del i tto con parecchi giorn i d i cameri no . Ma egl i volendo ad ognimodo spun tarla, si d iede a far peggio e a r i de rs i deicast igh i e dei mbbuffi dei maes tri , e a scri vere s ullemura sat i re e mo tteggi , e a far cen t’ a l tre vivaci tàsempre i ngegnose e sempre nuove . Per l a qua l cosai l Re ttore usci to d i paz ienza, dovette per disperaz ionescr i vere a l lo 210 che lo ven isse a togl iere subito , e

ques ta risoluzione fu i mmutabi le.Così Tommaso aveva raggiunto i l suo i nten to . E

per quel l’ a nno fu mandato a fin i re i suo i s tud i i aRezzon ico

,dove poteva almeno godere l’ aria pura e

balsamica dei suo i mon t i e del l ago e spaziare la vis ta

1) La s ignora E li sa Grossi, figlia del Poet a, mi scrive esser costui ilpadre st esso de ll ’ amico : del qua le non s i conos ce il nome.

tana lon tana , e ravvisare da lungi , su l la riva op

Fta , tendendo lo sguardo, i l suo Bel lano .

Passava q uind i a Milano a continuare gl i studuUman i tà supe riore e d i Rettorica nel le scuole d iera . E questo al S . Carlo d i quel l’anno stes so , 1804.

Così l’ i ndole sua,dal momen to che può respi rare

l li beramen te,diven ta più m i te e serena : e l’ i nfan

vivaci tà scompare a poco a poco .

Veste ancora l’ abi to clericale, ma non pensa affa tto>ia quel lo ad essere per l u i i l segnale d’ un carattereeleb ile .

Ora,egl i sente scorrers i per le vene una v i ta nuova .

s tudio incominci a a piacergl i : ed ha una predilene specia le per tu t to ciò che ha u n metro , unmo. E legge con una avid i tà profonda e con sommooblioso d iletto i sonet t i del Petrarca, i poemil’ Ariosto e del Tasso, il G iorno de l Pari n i e lasv illiana del Monti, ch’ era libro al lora d i moda…

pure una si ngolare affez ione pei versi i n d ia lettoarnese, che andava al lora pubbl i cando Carlo Porta,quale poi d iven terà degno emulo ed amico . In

es to modo i l suo gusto arti sti co s i affina e d iventacllente .

E Tommaso s i dist ingue fra tut ti i suoi condimei pri ncipalmente per la reci tazione dei vers i . Tu tt i ,fino i l professore , lo asco l tano con la bocca aperta ,

1) Le scuole d ’ U menità e d i R ettorica, corrispondevano , come ognunrl nostro Ginnasio superiore.

memv igiiati . Già in l u i s i r i v ela l’ artis ta . Dalla sua

bocca la poes ia prende v i ta, moto, colore . Quan to — brioe quan ta graz ia nel le sue espress ion i ! E che sent imen tonella sua voce, che commozione e che entusiasm i

Pare una musica ! Ed egl i ha l’ an ima negl i occh i ene i ges t i ! La let tura de i poem i lo inebbriano ! E piùche ogn i al tro la G erusa lemme del Tasso, che sa

reci ta re dal pri mo fino a l l’ ul timo verso, tra l’ ammirazione d i tu tta la scolarescaQue l le donne appass ionate

,quegl i amori se nt i ti e

profondi , q uel non so che d i mol le, d i tenero, dipatet ico, d’ elegiaco , d’ id i llico e d i sen t imenta le, chescorre a traverso le p iù in time fibre d i quel la poesia,e n

’ è anz i la parte migliore e la quin tessenza subl imedel poema , esal tano e rapi scono i l giovanet to .

Quegl i affet ti gl i s’ i mprimono potent i nel cuoredel ica t iss imo, e non l i d imenticherà mai p iù, e sa rannola sua glor ia .

È questo un periodo fe l ice del la sua v i ta ! Egli ètut ta poesia , e non ha fat to ancora un verso ! E pure

quan ta fede deve aver ne l l’ avven ire ! Abbandona

cosi la scuola d i Rettorica senza che nessuno abbia

1) Il Gross i fino ai suoi ul timi anni ten eva mo lto gelosamen te custodi ta una c opia , a lquanto sdrus cita , de lla G erurah mrnr, la qua le era s ta ta

ne lle mani d i N apo leone, quando viei tando que st i le scuo le di Brera, gli elaaveva tol ta d i mano e gli aveva chi es to chi fosse l'autore del poema .

e) E bb e quiv i a ma es tri « l’ ex Gesuita Ca limero Cattaneo , que gli cbseress e nel Cimit ero d i Porta Coma sine , a Milano, il monumento al Pa inied il sacerdote Luigi A lberte lli, fra te llo dell’ illus tre ornatistan (Da lla op

cis. di I . Cantù).

cora pot u to indo vina re a quale a ltezza egl i tenda.pas sava a studiare filosofia , fis ica, e lemen ti di ma testica ed i s ti tuzioni ci vi l i nel lo stesso Liceo d i Brera .

:rminati i qua l i stud ii deponeva fina lmen te l ’ abi to:lesias tico, e s i ascriveva fra g l i s tuden t i d i scienze

tal i, nell’U niversità di Pavi a

Ed in ques to tempo i ncomi ncia ad aprirsegli la

na poe ti ca . Capo scar ico ed ameno, come suole esseremaggior parte de i giovan i a quel l’ età e i n quell endizioni, non si cura pun to delle Pandet te . Si bur lavoce dei professori ignoran ti e fa r idere i l bel mondo

gli student i con le sa ti re che corrono manoscri tter le man i d i tu t t iOtt enuta nel 1810 la la ure a in legge

,i l Grossi s i

a) « Leve sp eciahnente rumore que lla diret ta contro un tal Professoreù oli , uomo n uovo e s trano ch e fa cev a una c erta sua lesione b isla cc a,po

' in ita liano, un po’ in dialetto, un p o

' in latino , d ella quale tuttim ne . Il Grossi la ridus se in v ersi con tanta v erità e co si perfettatasie ne d ell

’origina le ch

'era un v ero gioiello. » (M. D’ A zegli o M it i

M v . II,p . T rovandosi ques ta pubb lica ta so ltanto in rade

… e edizioni, pens o di pro ca c ciare dile tt o a’ mi ei lettori, tras criv en

ls qui sotto.

. o t t ave. T osco e e Bae s c u na

[ s r r c r v i r s d i s u pp l em e n t o a l l a [ or i o n e I V"

del p l’

O f . Pi…0". s

Frammezzo ai pi cchiabancb i , ai b a ttitnani ,

A l pes tapiedi, ai fischi ed al borde lloS ’

avanza il Profe s sore , e in a tti s trani

T orcendm i , piegando s i , il cappelloGirando ed abbassando , con le maniR ingrazia , s i compia c e e s i fa bello ;Bi s iede alfin

,s i dri s sa e ricompone

Po i cominc ia cos i la sua lezion e :

È…Lt T . G remi o /o n u N ovella

18 Vita d i T omm aso G ross i

recava a Milano, a far prat ica presso l’ avvocato LuigiCapret t i . E d essendo poi , nel 18 15, dest i nato a posto

Son v egnu to piutto sto un po’tard e to

Le

N ’el v ero ? x e passada la mezz’ ora ;

M a s e le v ole che gh e parla s ch ieto ,

A s te inezie ch e qua , gh e pa s so sora .

T ant’ e tanto p o’ mi, in t

’un quartoreto

Fazza p iù ch e ne i g’ ialtr i i fa in t’un

’ora

E a loro s ta mezz’ ora x e s tup&rda

P er finde r un po che to , e far m erenda .

diga un poc o, siori mie i, le digaI n confidenza c oesa ch e gh e pare ,S ’

el profes s or ghe spargna la fadiga,Ch e spargna el t empo (e i no ti) senza fareA lcun dano al profito , ch e i n

’ ha migaDa lassar d ’ imparar p er far p iù presto ,Signori no, ch e no m

’ intendo ques to

Lori i g’ ha da imparar, oh que sto si !

E v ogio ch e i g’ impari , e b en pulido ;M a quando digo , e gh’ el prome to mi ,(E e

’ci prometo è s egno ch e me fido )

Quando che a lor s ignor digo c os i

Ch e no g’ ho sogezion , ch e m e ne ridoDe s crupo li , d e quarti, e d e mezz’ ore,So coesa digo , e s ono Professore .

fazzo p er v antarme, ma me pare

Ch e dopo d’ av er fado l’ avv o catoN el foro de Venezia p er l’ afareD’

un d isdott ’ anni : d 0 po av er trattato

De lle caus e da far traseco lareDinanzi a que ll’ esimio s ena to ,

Denanzi al Doge , e d e tut to d e piantaL’ intrego gran Cons iglio d ei Quaranta ,

D0 p o d’ av er s tampad o d u e tra tta ti

Ch e za no toca m i a s tar qua a lodarli ;M a ch e gh e po sso dire ch e i x e s ta ti

D’ in contro (e s e i v ole s s e e saminarli

Lor s ignori , s e a lcuno l’ gi ha comprati0 s e a lcuno v o le s s e comperarli ,L’ g’ a s s icuro che za non i x e cari

E ch e i spenderà b en i 9 0 denari) ,

una de l le provincie, non potendos i r i solvere aduandm are que lla ci t tà, do ve già aveva s tretto tante

Dopo d’ ev er percorso una carri eraN a trafila d’ impieghi, e sotto ai Stati

E st ! v eneti da prima , quando g’ eraA Venezia, e po’ a Bres cia st i an pa ssati,E ades so con un posto de sta sia :

So tto ai nostri gov erni i lluminat i,M e per d e dermo so lo el fatto mio,S e digo, son G inreeonsnlto anch’ io .

Posto siò , stime b en che la lezioneDe s t

’osi , la podemo con…

Fasemlo un poco d e ripe tizione ;La diga dunque gian d e lo r, ghe pareCh e la s ia gi us ta la definizioneChe i'gi antichi R omani le vol dareDe l'arim co ri : N i l eli s d a te

Qnm g ian o }ern qu cnd i e que l che resta ?Le risponda chi vuol , chi se sovviene

De sta corsa , che sa un la x e tanto

Pax il da rit en er : le diga beneLe me ri sponda vin i ch e te nto o quanto .

E le f… la diga N o v ole ? ebbeneCh’ ei diga un altro che x e tanto e tanto …

A le i dunque , ru , presto , nol s e intrighiDa bravo , là ! cora sio l semo amighi .

Lei dunque el me risponde , e con ragioneLa dis e ben, che la x e mutilata ,! e d efet iva la definizione .Che i ’ gi antichi R omani ci han lasciata ;M a saprebbe mo dir la correzioneChe in la les ion d e g’ iari abbiam portataDietro le nos tre rifles si oni criticheGiudiziario s torico ana litiche ?

La diga ela … o o questo quaDiga chi vo le , insoma, … N e ’ i risponde ? …Oh capì sso b en mi coesa sarà ,I gh e par ce ss e un po

’troppo profonde .

N ’el v ero ? no i g

’ha ancor

Che bas t i p er capire el come ci

Ebb en , che is taga attenti,e guarderò

De spiegarghele meigio che potrò .

care amiciz ie, e dove i l suo nome era anche conosc iuto e famoso, renunc iava defin itivamente a quellaprofess ione, e s i faceva invece poeta ed art is ta .

L’ eccid io del Prina , avvenu to i l zo Apri le 18 14,

gl i forniva occasione d i levar al ta l a sua fama ; e giànel la primavera de l 18 15 apparve e gi rò, da primamanoscri t ta e secreta, que lla Vis ione e sa tira amara,

L'e n

m (a tt enti) , come sa l’ abbiamoDetto fin gieri, e come lori ha s crittoN o pos so dir d i p iù quando la chiamoU n puro semplicis simo dirit toDe ripet er m d iu n noi poss iamoDomandare dal g' ialtri , come ho ditto,E d ' opponersi, (atten ti digo ) a s i ò

M a par che el sone l'on , i m a un po’ l…

Si , x e proprio sonada in sto momento

Sichò per osi le po trà bastare ,Lor s ignori le aguzzi el so talent o,

Le s e:!

chi d e capir, d e penetrare,Quando che i sarà so li, proprio drentaN el sugo d e la cassa , che me pareD'

am ghe dato in stru co ad esselenan

L’

g’ iana li ti ei semi de lla s cienza .

E lor s ignori s empre le v edrà ,

Che mi no g'

ho riguardi, e son sinaeao ,

E con la natura l mia libertàFi lo sofica , andrò con tro l’ int eroCorpo de quan ti errori ghe sa rà ,

I fosse per dei grandi dell ’ inip ero ;L

'amor d el Vero e in Fi losofia

N o i guarda in tel rnostasso a chi s e aia .

Ciò det to spiccò un sa lto , e complimen tiCo lle so li te su e pantalona te,

Dispenso s en sa fino agl i studenti ,Che al suon d i potentissime risa te

L'a ccompognaron ; ai sentir frequenti,

Frammeaso a tassi equivoche , fischiato ;M a credendolo applausi e ac clamazioniSogghigno il Panta lon de' Panta loa (1810 )

Era infa tt i i l primo grido d i protesta contro 9 1s tran ieri ed una sat ira mordace e sotti le . C’ era qualche cosa d i nuovo i n quel la poes ia scri t ta nel patriedialetto . Non era uno de’ sol i ti poet i vernacol i

,autori1

la mass ima parte d i motti a l legri , e lepide facez ie, edarguzie

,e burle

,e intrigh i amoros i e lascivi , spesse

vol te impudich i e tr ivial i : quegl i che scr i veva s i rivelava i nvece per un nobi le ed a l to cara ttere : un

uomo che aveva coscienza del la propria d i gn i tà ,amava la patria, e p rofondamente sent i va le m iser i e e

i dolor i che la t ravagl iavano, e l i metteva al l a l uce, epiangeva e r ideva i nsieme d i scherno e d i compassioneCosì s i arrovel larono gl i animi contro il dominio s tra «

n iero ; cos i s i preparò la r i vol ta .

Nè è da fare gran colpa al Grossi se poscia , sottol’ influenza de l Manzoni, cambiava i ndi ri zzo, nè s criveva più a lcuna opera con un de terminato scopepol i tico .

Invece educare e commuovere i cuori ad altisens i , e preparare i ntanto la nazione al suo risorgimen ttmorale, i l quale è pre ludio e sol ida base alla l ibertipol i t ica d’ un popolo ecco ciò

,che i n segu i to i!

Grossi ebbe sempre d i mi ra , e con l u i tu tta la scuoh

roman t ica neo ! guelfa o neo ! ca t tolica del la Lomba rdiache raccoglievasi i ns i eme i n torno a l Manzon i, comesuo capo .

N oi dunque non lo condanneremo, nè manco ilaccuseremo : chè egl i era mosso a ques to da pur

1atti in tendimen ti. lmperciocchè pensavano allorane

’ valentuomin i la lotta non consi ste solo in chi

presen ta a combattere : s i bbene i n ch i unque preparaarmi , e più i n ch i ch iarisce lo scopo, depura lamsa, e l a nobi l i ta , foss’ ancbe solo coll’ ingegno e coltra ttore Tal i dottrine professavansi da questamola .

Con la Pr ineide dunque i l Gross i era d iventato cebre . I l suo nome era pro ii erito da t u tte le bocche conroionda s t ima ed affetto . Nè egl i per questo r imaneva>speso o lasciavasi condurre i n una dolce inazioneal plauso p0 p01are : come spesso, pur troppo, avvienea’ g i ovan i autori . I n questo tempo , anz i, è grande l a1a att i vi tà . È giovane, è forte : ha la mente r icca d i>gn i : mol te cose ancora gl i restano a fare, imperocchè ora e sol tanto al pri ncipio del la sua carriera .

1) C. Canti: I ta liani contemporane i v ol. I I , p .

°

30 4. Ed altrov ementire ch e il libera lismo non crea nulla qu ando e soltanto

.odio o nega

bne , quando non riguarda al perfezionamento individuale' e al progres soarnie de lla società ; ch e il nemi co non s i vinc e se non c ol renders i mo

lmente a lu i s uperiore : che bisogna a spettare la liberazione , non dal ma lee si reca all

’appres so re , ma da l bene ch e s i svi luppa negli oppres s i , ch e

porta ri conoscere e confe ssare ed emenda re i difet ti nostri e que lli d‘unas ione che spesso fu ca usa de lle proprie sv enture , e ch e ha tanto da

rparare e da disimparare, d a riparare , era il libera li smo d i a ltr i, menm o rosi , eppur non m eno effica ci benchè dis cono sciuti . Con es si il Grossirava gli occhi in su e riconoscev a che s eem cm a M ons g iunta j u

M ia ; però se la Pru v il em ho f atte ri us ci r in n el modo, ann i anni :

m e i l voler vedere og nu no [ regola i n questo mondo, conf ormsin a noi che i l m w ri te ford , s‘im}oaì ensa , lem m a : , ! esecuzi onea io : s‘ms voler safi om d

'av er ne i più d is—cm… d i d ei ce l

‘ha

rte ; a d imenticare d u…li le pa rti“ si [ in sta ura ma si M m

E Milano è i l suo ambien te : un ambien te m isto di

classici e d i roman ti ci , gen te del l’ antico stampo e

gen te del n uovo . È na turale ch’ egl i s i met ta nel lasch iera de i giovan i . E come varie sono le tendenze ei sen t imen t i degl i uom in i e vari gl

’ingegni, im per

c iocche l’ i nfini ta l i tan ia del le cose d i q ues to mondo

« Fa ridere Arios to e pianger Geremia

è faci le pure che , t rovandosi i n quel l’ ambiente, nellagiovinezza degl i ann i

,egl i dovesse subire ques ta e

quel la i nfluenza . Tanto pi ù a l lora che la Lomba rd iagemeva sotto la t i rann ide de ll’A ustria ; onde gl i animieran profondamente turbat i .Un popolo

,q uand’ è sch iavo

,perde il gius to e

normal e eq u i l i brio del le sue facol tà : e i n let tera tu ra,conseguen temente

, abbiamo 0 la lagr ima che sgo rgadal cigl io oppure i l sorriso sarcas tico e fol le che spuntasu l le labbra, ma che nasce ed è motiva to da pianto e do«lore na scosto, o da un i n te rno ma lessere del lo spi ri to.

E ne l l’ ambiente del Gross i vivevano anime tene reed appassionate come Pel l ico . Torti ed Ermes Vi scon ti,e geni umori stici e sa ti ric i come Carlo Porta : a cui ,

più tardi , fa riscon tro, i n Toscana , Giuseppe Giust i .Onde i l Grossi, men tre nel 18 16, faceva ridere con

l a sua P iogg ia d’ oro commoveva nel lo stessotempo gl i an im i d i tu tt i con le tr i s t i avven ture della

1) La mora le di tutta qci'

es ta favo la s e ch e il fort e l'a paura , il ri…invidia, il sapient e stupore, ma non adorato che il generoso . .

vera Fugg itivo i ). La qua le non fu solament e ilG ufo d’ una tes i letteraria, (chè al lora s’ era in piena.ta ira class ici e romantic i

,d i cu i parlerò più a lungo

lla seconda parte d i q ues to mio s tud io), ma fu l ae le z ione d i quel la poten te vena d’ affe t to, che ciamo, fin d’ allora , riconobbe come il p reg io carattet ico del Gross i .I l qua le , graz ie al la popolar i tà ot tenu ta con ques tees i e, s i v ide , i n poco tempo, i n trodotto nell’ i n t imacie t à del le persone più ragguardevol i per condizion iper ingegno . Cosi le più ca re ed ambi te am iciz iema vano i l premio de’ suo i meri ti .Carlo Ports lo accogl ieva, senza alcuna gelos ia dia lità, nel la cord iale confidenza del la sua casa , e ri saamoro se d i q uelle che per lo più s i d is imparano aann i , accompagnarono spesso i l nascere d i a lcunelle migl ior i loro compos izioni . Perocche più d’ unroro compirono i nsieme, massime per sos tenere lausa del Roma n tici smo : qual i sono la N omina dei1ppellan, le N ag e Verr i, e i l G iovan M ar ia Vi

anti (corn i ! t raged ia) che come opera teatra l e mancaeffet to, ma ha scene d i veri tà i nsuperabile

1) L'uno e l' altro lav oro furono pubblica ti p er la prima vo lta ne lla

h im ch e Fran ces co Cherubini fe c e de lle migliori O pere scritte inatto mi lane s e (Milano, pre s so G. Piro tta, T omo DQ .

s) C. Cantù — I taliani : M ans i — vol. l , p . s6& — Questa comi;edk narra le crudeltà di iovanni M aria Vis conti duca d i Milano ; eso anh ata , rappres enta al vivo la mis erabile condisione di quei tempi ;B itta in lingua ita liana , ma v i e introdott o a parlare il dia letto un tipo

M a l a musa del Gros s i s i serbò i n teme rata dalla idezze che detu rpano a lcun i sc ri t t i del Porta : talcl

i l s uo,meg l i o che quel del Pari n i , potrà d i rsi p lett:

intemera toDopo di che

,i l nostro autore s i abbandonava a ll l

studio accura to e i ndefesso dei classici : non per anegl i sentivas i appieno sodd isfa tto de’ suoi trionfi, eforse limitavansi a l la sola Lombardia perchè filal lora aveva sempre scr i tto in d ia le t to mi lanese , i l quanon può essere faci lmente i n teso i n ogn i l uogo d’ [ talEd egl i voleva essere poeta davvero

,poeta d’ ltal

nel senso più s tret to e proprio del la pa rola . Del l’ I ta lla quale, quantunque serva e derisa , e par ti ta i n talpiccol i stati, possedeva tu ttavia sempre la sua l i ng1la sua le tte ra tura

,i suoi art ist i

,i suoi poe t i uni

van to ed un ico e vero con forto , che ancor l e rim

nesse, i n mezzo a tan te miserie e a tant i dolor i .aveva compreso : non più la sola Lombard i a : al

fra tel l i p iangevano ancora sotto le catene : onde i l ssor izzon te s’ a l largava

,e i suoi sogn i s i facevano

grand i . Essere i l poe ta di tu tt i , entrare nel le case d i tuiquan ti soffr ivano ancora sotto i l g reve g iogo,

ed abbracciare con le sue commoven ti fan tas ie t u t tobel lo e , pur i nfel ice , paese

Che Apenni n parte,i l mar circonda e l’ A lpe

ecco ora i l suo be l sogno, ecco la sua meta des ia ta

1) C. Cantù I talia on'

com p re nd voi . i , p . a66.

Del Tasso lo avevano rapi to i fort i amori e gliFett i potent i, e que l senso cos i fine e del ica to d’ elegied’ id i llio, che certe vol te d iven ta langu ido e mol le ,sembra morire in un sospiro . Quel la era sta ta laresi a de l la sua adolescenza

,la poesia più dolce e più

tra, e che più d i tu t te gl i aveva i nebbria to l ’ an ima . M a

a che accingevas i anch’ egl i ad esser poe ta

,e poeta

:ramente i ta l iano, sed ucevalo ed ammaliavalo forteotta va l impida e gagliarda d i Lodov ico Ariosto : quelott ava cosi fl u ida

,cos i larga , cosi piena, cosi sonora .

i nv es t igare i recond i t i a rt ifici d i qu el Sommo , fareta quel l a mirabi le forma , ecco ciò a cu i tende orma ig iovane Grossi .E non fu l ieto s ino a che non gl i parve d ’ aver

insegu i to i l suo i nten to .

E nel 182 0 uscì con la novella I ldegonda la

mole levò grande rumore,e fu colpo mortale a lla

mo la classica del Mont i , e fe’ accetto anche ai più:b i vi il nuovo genere .A llora Manzon i scriveva a l Fauriel : C’ es t avecbeaucoup de pla isi r et d’ espoi r que j e mets dans lepeti t paque t une j eune lldegonde de mon ami Grossi ,don t le coeur me di t que vous serez content . J ’ espèreq ue vous t rouve rez dans pet i t poème plusieur deces caractères importan ts qui fon t le vra i e poés ie, etqu i son t fort ra res chez le poètes, e t part i cu l i èremen t

T . Grossi l ldegond e : novella V. Ferrario, Mi lano, 1820 .

« en i ta l ie, où les habi tudes, l es règles, tou tes l es idée« tenden t depu i s l ong ! temps à éloigner le poes ie d ls naturel; et a n ’ en fai re qu’ un langage de conven tion« J e ne dou te pas que vous n’ en auguriez beaucou;« pour l’ enteur qui es t for t j eune, ct dont le talcon’ a pas encore pu étre nou rri n i par de réfiex iom

« répétées n i par une longue ex pér ience, et qu i cri

« dans un pays où l’on n’ est pas beaucoup accoutume

« à approfond ir les sentiments ; ce qui fa i t q ue lepoetes se contenten t volontiers de l’ invention, d’ eve

« nements,de s i tuations

, e t de cont rastes s imples es t mnchants e t qu i ne do nne l ieu qu

’ à décri re de‘

passions , pour a i ns i d i re,élémenta i res . Dieu sai t, s

r j’ai d i t ce que j e voula is d ire

,mais au bou t d l

compte, j’ espère que vous me direz que l’ lldegonch

es t de la poés ie origi nale, et que le talen t de sor

« auteur es t très remarquable ; sachez encore qu’ iest par son i me digne de son talen t, et que c

’esJ

un grand pla i si r,pour ceux qu i l e connaisaent dl

voi r q u’ un si bon en fan t fusse de si beau x versLe ciel n ’ en devra i t inspi rer qu’ au x bons enfants .

(17 Ottobre 18zo)L’lldegonda corse da un capo al l

’ al tro d’ I ta l ia ,commosse tut t i i cuori . Piaceva la l ingua ch i a ra ec

elegan te, ond’ era scri t ta, e l’ ottava sp igl iata ch’ egl

aveva der ivato dal Fur ioso . M a più sol leticava a llori

1) Manzoni E… : (Sforzo) v oi. i , p. 183.

q uel la fede, cosi ben argomenta ta, nella chi usa, ilqua le ha la v i rtù di raddolci re e confortare, ne l su :

l u tto profondo, i l poe ta , con la soave speranza duna v i ta fu tura, i n cu i egl i possa rivedere e riabbrac

ciare l’ amico temporaneamen te perdu to e star

sempre con l u i Sen ti te come affettuosamen te eglch iude :

« È propri o morto i l Porta ? morto ? E non e’

più n ien te d i lu i ? proprio pi ù n iente ? … mi gira inon com ’ è dunque che io gl

vogl io bene ancora ?

Donch come l’ è che ghe vuj ben anca mo ?

Ques ta domanda,che gl i prorompe i ngenua

spon tanea sul le labbra, è una r i velazione .

« Ah , l’ è ona gran consolaziòn la fed !L’ è pur anca on gran balsem nel dolor !

« Si, tu se i vivo, 0 mio caro Porta : e nè manco 11

ho i l m inimo sospet to . Tu vi vi : e sa i quan to piangerho fat to in questi due mesi . Lo sa i : ed ho piacere chtu lo sappia , perchè tu conosc i cosi d i qual mani eri o t’ abbia vol u to bene, i l che t i deve premere mo lttne son certo,

Basta , Carlo, on qua i di se vedaremm l

1) Per risparmiare spazio e fa tica , non riproduce qui la po esia, ci?d el re s to conos ci utis s ima , e trov asi stammta in tutte le raccolt e di v er

in dia let to mi lan es e, che si son fa tt e d el Porta e d el Gross i. (Vedi : 8%q ia di T . 6 . A . Vismara, Como ).

Cer to, la perdi ta d’ un tan to am ico, che morendo

pen ti va amaramente delle sconcezze che aveva p i ù’ una vol ta d issemina to ne i suoi vers i , doveva farrande impressione sul l ’anima sensib ilissim0 de l Grossi .inde, se per lo i nnanzi non aveva mai bru tta to i suoiii d i cose che paressero meno che ones te

,doveva

ra propors i d’ indirizzare sempre i suoi scri tt i a scopiti l i e puri .I n quel l ’ anno istesso (182 1) raccogl ieva come

Ltestazione d’ affetto e d i st i ma al l’ i l l ustre defun tomigl iori poes i e d i lu i e quel le che parevai meno[fend essero i l pudore , e le pubblicò i n due volum imttendov i i nnanz i una prefazione bel l iss ima, miraile per l impidezza di forma e veri tà di sen t imento .

E fu sua ven tura , che potè consolare l’anima sua

Bitta ed abbat tu ta ne l l’ i n t ime gioie d’ un’ al tra piùrand e ed i nv idiabi l e am ici zia , che doveva poi du rareno a l la morte : parlo d i quel la ch’ egl i ebbe fraternasu Alessandro Manzon i . il qua le , fin da quando il‘

rosai pubbl icava l’ I ldeg onda , abbiamo veduto, comenmirasse l ’ i ngegno del l’ au tore, e come ne scri vessetolto benevolmen te al Fauriel.

S’ e rano dunque conosciu t i e fatt i amici , e benerano degn i d i comprenders i mu tuamente, d i affra:llare gl i i n tent i e le speranze , mostrando all’ I talia,

tempio forse uni co, l a m irabi le corrispondenza d ’ af

1) C. ? orta Poesie i n di…mi lonm Mi lano , Ferrario , t 8s 1.

fotto che lega gl i al ti i ngegn i , quando non voglionoabbassare la loro libera men te, nè pa tteggiare con

nessuna ingius t iz ia, s ia del pensiero, sia de l fa ttoumanoManzon i , per averse lo più da v icino, gl i cede tte un

paio di camere , i n casa sua (Via del Morano,non separate dal suo studio che pel corr idoio , che

metteva a l giardi netto . Là vi veva modes tissimomentt

i l g iovane poe ta,approfi t tando di que lla famigliare

domest ichezza — ne’cotid iani colloq ui , che teneva con

l’ ill us tre, e co i mol t i che frequentavan que l la ca sa .

L’ uno frugava a piacer suo ne’ manoscr i tti dell ’ altro. E quel lo che prima s i sveg l iava al ma tt inorecavasi a picch ia re a l l a porta de l l’ amico, e gli gr idava : « Svegliati l al lavoro !In casa Manzon i conven iva i l fior fiore de’ le tterati

i tal ian i,che le nuove idee avevano raccol ti a M ilano.

Erano lunghe e d i le t tevol i conversazion i d i lettera tura,di cri t ica e d’ arte .

Gross i era l’ amico di letto, sempre i la re, gen tile,affettuoso . T u tti r icorrevano a lu i per co ns i gl i e con

fort i, ed egl i , con quel la modestia, ch’ era una dell:dot i sue natural i, sapeva accontentar t u t t i .Manzon i non poteva

,per cosi d i re

,v i vere sen za d‘

lu i : nè quas i muover un passo se pr ima con lui noravesse parla to .

1) G . Carcano T . Gros si , d iscorso M ilano 1058.

« Egl i, dic e i l Can tù i l confide n te d i tu tta la

iglia , e dei picco l i gua i , d i cu i nessuna va esen te .

uzon i cog l ieva t ut te le occasion i d i lodarlo . « i eri

De Croi x ha detto che Gross i par la i l franceseune un academic ien ll Monti trova i nsuperabi l i»ttave de l Gross i . »« O fi

'

ertogli d i ven i r membro del l’ is t i tu to Lomlo

, ri spose : Mi vergognere i d ’ appartenere a unto dove non c’ è Grossi .e Quando uscì i l M arco Visconti a l primo vedermidomandò : « E s icchè ? t u t ta Mi lano p iange su id i Bice

,eh ? …

« l l Grossi i n t i tolò a lu i que l romanzo col l’ epiFe : « A d A lessandro M a nzoni, colla r iveren;a

tn d iscepolo, coll’amor d ’ un f ra tello . Manzon i

dimva : « Se l’ avessi saputo g l i avre i cancella tol t i tolo d i maestro »

, ma l ’ ab. Giudici , consigl iereG ov erno pe r gl i s tud ii, l’ aveva fa t to sorpassarefirma d ’ acce t tazione , che i regolament i esige

o .

11 I l Grossi gl i rega lò una propri a efiìgie i n ma rmo ;esse ndo col loca ta i n u n angolo del la sa la d i conazi one , Alessandro v i appl icava due vers i de l la

E l p over mor it, che l’e'

ming a don,

T e me l’ha costreng iuu là in d’ ou canton .

r) Cant ù R a n im'

srrnse d i A . lll. v ol. 11, p . 19 e 14.

« Stampata la novella d i U lr ico e Lida , G rm

g liela d iede col verso

Questa orrenda novel la v i do ;

e Manzon i subi to rispondeva

I fra tel l i ànno ucci so i fratel l i .

La cchè rammen ta Raffael lo,che a Cesare da Ses

diceva : « N on so come,essendo noi tanto amici,

usi amo così po co riguardo .

Anche s i occupava, con mol ta sol leci tudi ne, de ivari che i l Gross i andava componendo, e ne i nformacon compiacenza gl i am ici .Manzon i med i tava e scr iveva i P romess i Sp a .

Tommaso i nv ece,i nnamoratos i d’ un’ e tà più roma

zesce, componeva : l Lombard i a lla p r ima Croc ia t

Lavoravano tu tt i e due con alacri tà : del l’ una e del’ a l tro doveva essere quella, nel la q uale ciascuno einten to

,l’ a pera più grande . Comunicavansi rec ipr0 <

men te i propri pens i eri e le proprie impression i . L’lll

leggeva g l i s cr i tt i dell ’ al tro, e mani fes tava all’ami

le opi n ion i sue e i l suo parere,candidamen te .

E Manzoni , nel suo romanzo, dopo aver c i taq uel verso

Leva i l muso odorando i l ven to infida »

scri veva : « Del rimanen te quel bel verso,ch i vole s

saper d’ onde venga, è t ra t to da una d iavole ri a ined:i

cro c ia te e d i lombard i,che pres to non sarà più

l i ta e farà un bel rumore : e io l’ ho preso perchèven i va i n tag l io : e dico dove, per non farmi be l loa roba altru i , che qualcheduno non pensasse cheuna mia as tuz ia per far sape re che l’ au tore d illa diavoleri a ed i o s iamo come fra tel l i e che io

go a piacer mio ne’ suoi manoscr i t t iE a l Fauriel scriveva : Gross i è al secondo can tosuo roman zo poeti co sul le crociate . lo provo i l pi ùn piacere a segu i r i l suo lavoro

,che oso credere

mol to notevole, più ch’ egl i non creda nel l a suades tia. I nveu tò i fat t i e i personaggi su l la basela storia , e renderà con la maggiore poss ibi le preone l a parte s torica . Ha le t to e r i let to tu tto ciòpotè d i contemporaneo a l la sua azione, a tal puntoogni i nvenzione d i poet i 0 giud izio d i stori c i , chet rov i i n armon ia col l’ idea ch ’ eg l i ha d i que ll’ età

,

lisgus ta . È dunque su l la strada maes tra (f estboden)la veri tà

,e credo vi farà grand i passi , che lasce

no vestigia splendide e durevo l i . »I Lomba rd i a lla pr ima Croc ia ta comparvero nel:6 prima dei P romess i Spos i . E furono ded icat izio cura to , i n segno d i profonda grati tudine, d i

m azione e d ’ affe t to. E ben lo meri tava quel buonardote, i l qua le con affez ione e premura , proprio

P;om ri S) n i Capo ! I .T . Grossi I Lomba rd i alla prima Croci“ : Canti 15 , 3 v ol.

Vin e. Fan n ie (Mi lano

paterna , s i era cura to d i a l levarlo,d i educa rlo ,

d’ inspirargli, per primo, quel l’ al to e gi us to sen timen tde l l’ arte, che i l Gross i non d imen ticò ma i

,e che fon

dasi su l le leggi immutabi l i ed e terne del vero, di

buono e del be l lo .

E quel la d iavoler ia , come la ch iamava i l Manzonlevò davvero grande rumore, ma cer to non be l lo plGross i ; perchè venne accol ta con uno d i q uel l i accanimenti, senza nobi l tà , sebbene non senza talentcd i cui la repubblica le t teraria fra noi ri nnova t roppfrequent i esempiAl le cri tiche acerbe, a l le acri censu re ed all e beffe

i l Gross i oppose generoso si lenzio . Da prima,come

Tasso, aveva pensato rispondere e s’ era messo a sc rlvere una s tor ia sul le Croc ia te , ma poi lasc iò lì, co:

tol se a l r i cco, al dotto ed a l patrizio volgo la com

p iace nza che gus tano i monel l i , q uando s tuzz icanoleone in gabbia, quel d i vederlo ulu lare , febbrici ta rlminacciareStefano Stampa, figl iastro del Manzon i , racconta i

proposi to un aneddoto, i l q uale fa onore all’ imparzia

l i tà,ed al sangue freddo, ed a l la seren i tà de l Gross i

« F.i s i trovava una sera i n teat ro , presso una pen

C. Cantù R em inis cm u vol. II, p. : 7.

a) Chi v o les s e cono sce re gli O pus co li s tampati pro e contro il Gro ssin torno a ques to libro , v eda la B ibli og rafia d i T . G. comp . da A . Vienna :

3) C. Canti: I tali ani contemporane i vol. I, p. 9 76.

a’ suoi conti, i l che equ ivaleva a un capi ta le netto dl i re

E qu i m i viene i n tagl io un’ osservazione . Comedunque, i l Grossi potè deciders i ad abbandonarc l

splend ida v i ta de l let tera to, dicendo ch’ essa fru ttavpoco , quando i sol i Lombard i gl i rendettero ta n to ? .

A questo proposi to, l

I ngegnere Giuseppe Grossi , figl ide l poe ta, mi scriveva Una not i zia pubbl ica taerronea . lgnazio Can tù e dopo lu i a l tri , copiandokscrissero che i l povero papà possedeva a Trevig lio unv i l la, che ch iamava Lombard ina , costru i ta , mi paredica , coi denar i ricavat i da lla pubbl icazione de i Lombard i . Ora ques to non è vero ; mio papà d i v i l le no

ne ha ma i avu te,e quel poco d i denaro che lasciò

me ed a m ia sorel la, ebbe a guadagnare facendonota io, chè come poeta e romanziere non s i è miguadagnato tanto da campare .

Onde, è a credere che i guadagn i ri cava ti daLombard i, non furono così lau ti , come si è de tto, es:gerando . I n senso con trario, non s i comprenderebkdavvero

,com’ ei dovesse mu tare quel la sua brillam

carr iera nel la qua le poteva ancora cogl iere al lor iper segu i re l a monotona e affa t to an tipoetica pro fes ione del notaio .

Con ti nuò cosi a vi vere i n casa Manzon i fi no :

t 838 . I n questo frattempo, nel 1834, cioè se tte am

C . Can tù I taliani con ! … v ol. 1, p . 9 74.

)p0 i Lombard i , nonos tante le noie e i d is gust i cheques t i s i aveva procaccia ti , pubbl icò i l M arco Vi

del quale bast i r i porta re u n giud iz io d ilass imo D’

A zeglio : Lasc iando sempre i n d i sparte iromes s i Spos i , io ho creduto e credo ancora che i lriglior l ibro i taliano, fru t to del l’ erudizi one e del lantas ia , s i a i l M a rco Viscont i E del le opere delas tro au tore è questa la più popolare .

Alcun i ma l ign i vol lero d i re che ci met tesse una

nona mano i l Manzoni : e i cr i tici ebbero a rivelarne| O ltl di fet ti . I n veri tà , come romanzo è lavoro impertto : il fondo storico falsa to, fal sa t i i costumi, i sen t ien t i, l e abi tud in i del l’ epoca che l’ au tore voleva descri:re . Qui , s i è tu t t ’ al tro che su l f estboden del la veri tà !n che : esso ri trae mol to del romanzo de l Manzon i .'u tt i s i sa ranno accorti : i l con te del Balzo è una

>pia de l Don Abbond io, ma i n m i n ia tura . E Marcoun è certo quel rozzo guerr iero, di cu i c i narran lem acbe . Ottori no, forse è un caval iero u n po’ t roppololc inato per quei temp i , ed è anche contro l ’ i n .

:ndimento del l’ autore u n poco vi le, quando trovas iinanz i al cugino Marco . Lodris io poi è un personaggioscu ro, non ben del i nea to : e Lupo un mostro di forzad i coraggio, che quasi quas i s i potrebbe mettere s e

un to a i pa lad in i ca n tat i dal Boiardo e dall’A riosto . Vi

1) T . Gross i M ar co Vi… M i lano, p er Vine. Ferrario , 1834.

M . D’A zeglio miei ricordi vol. I ! . p . 364.

sono a l tr i d ifet t i ancora,che non è mio compi to q u i c

'

mostrare . Ond’ i o mi domando : perchè dunque codestromanzo p iace tan to, e v ien le tto t u ttavia, ed è anchtradot to i n tu tte le l i ngue d’ Europa ? Qual i sonosuoi pregi

,qual i i suo i meri t i ? Gli è che è un l i br

ve ramente sen ti to, come tutt i gl i al tr i de l Grossi , edscri tte bene . Certo , anche i n esso abbiamo i modes i ttmoti vi de l le novel l e : l’ argomen to anche qu i s i ripe teun amore contrastato : due giovani che s i aman

appassi0 natamente, e non ponno raggiungere l a fel ic i t i

che sono li li per toccare e appun to per q uestpiace , perchè i l Grossi seppe esprimere i n buona prossmemv igliosamene , gl i s tessi patet ic i affe tt i , che avev

espresso tanto bene i n poesia : e la prosa s i l eggpi ù che la poesia

,perchè i l popolo l ’ i n tende d i ph?

Ecco perchè i l romanzo vive ancora , e le novel l e sowquas i d imen ti cate , come i Lombard i a lla p r ima Crac iara . I suoi pregi superano, dunque, di gran l u ngi d ife tti , e nessuno, che l’ abbi a let to, saprà mai d imenticare quel le pagi ne stupende , dove con peunellmaest ro , sono ri tratte le scene più t ranqui l le e temp:s tose de l lago di Como . E ch i ma i po trà dimentieari l naufragio dei Limontini, e l ’ ep isod io commoven tee a due riprese, straz ian te , dell’ annega to ? E ch i noha versa to una lagr ima

,con la povera Marta , nell

capanna desola ta d i Limonta ? E ch i non ha pia n ta l la morte del la povera Bice ? E ch i non r icorda !l e ttera appass ionata d i Ermel inda a Marco Vi scon ti

U n a l tra mes ta novella d’ amore pubblicò il Grossi1837 , cioè, q uando aveva già comi nciato a fare i l

> ta io , e fu l’ U lr ico e Lida novel la composta fi ndla sua giovinezza e poscia r ifat ta e corre tta . La

x licò a Giovann i Tort i l’ amico di let to e caro,l’egli tenne sempre nel cuore i ns ieme al Manzoni eD’A zeglio . Perché nessuno p i ù del Gross i , sch i vo

»m’ era d’ ogn i ambizione,co nservò franca ed i n tat ta

de a i poch i va loros i che gl i furono compagni d i studiid i consuetud ini

,nessuno fece, più d i lu i , prova d

’ unaatura cos tante e modesta

,des t i nando le sue poetiche

J irazioni a sola test imonianza d i un animo buono ecu ran te del fa vore dei grand i 0 del la fortuna °

ampio d’ onestà sempl ice e an tica, i nspi rata da una>lon ta che

*

osserv a i doveri più d iffici l i e p iù carilla vi ta, e ch’ è ben degno d ’ essere im i ta to da quan t i[ G DO i n pregio i l l i bero cimen to del le let tereDopo di che, i l Grossi dava u n addio per semprele fan tasi e da tan to tempo segu i te ed accarezzate, e>bandonava le le t tere

,mutando

,come di ceva egl i , l a

ra i n lire : modo faceto per espr imere l’adempimen toun sacro dovere pel nuovo s ta to, i n cu i s’ era posto,matr imon io .

1) T . Gross i Ulrico L id a nove lla M ilano , V. Ferrario, 1837 .

e ) e A Giov anni T orti nel c ui an imo godono gli ami ci d i trovarenella gelo sa s oav e puri tà quella s icura e modes ta a lt ezza che i

mod ammiran o ne's uoi v ersi l' am ico autore d . d. d. o

3) Giulio Carm o Diacon o ci t ., pag . 34.

L ’ i l l us tre Poeta s i trasformava i n no ta io l . . M

ch i può credere, d ice i l D’A zeglio , che a quell

’anim

non costasse i l rifiu to d i g loria al quale si r isol vevaCh i può supporre che compiesse i l sacr ificio se nzcon tras to ? Forse v i fu battaglia l forse v i fu un sospi rmandato dal profondo de l cuore verso quel mondcche egl i volon tar io lasc iava . M a nessuno de’ suoi s ’ a vvide . Non me ne avv id i io : e quand o vol l i d irgìquan to mi sembrasse grande i l suo sacrificio, rr

rispose sempl ice e sch ietto : le le t tere i n I ta l ia nodànno che g loria ! ta lvo l ta , ed io debbo pensare no

al la gloria , ma a l la famig l iaE con ciò s i con ferma quan to abbiam detto poc’ a nz iE anche, a l trove

,ne’ M ie i r icord i : « q uand

g l i s i parlava d i let tera tura,r ispondeva a fior d i lab br

del le bel l iss ime cose i n onore de lle le t tere, ma 110 1

c’ era mezzo d i capi re se parlasse su l serio 0 se scherzasse

Ne l 1838 , dunque, Tommaso Gross i aveva presmoglie , e poco prima l asci ava l a casa , del Manzoni , chera pure pas sa to a seconde nozze (a Genna iorimaneva pe rò sempre i nal tera ta l’ i n tima e forte amicizia, che quel le due an ime candide avevano stre tt.fra loro : imperci0cchè s i d ividevano d i s tanza m=

non d i cuore.

1) Gu a i ta R om e tt a: d el 13 Di cembre | 853.

M . D’A zeglio M iri ri cord i vol. II , p . 365.

E a q ues to pun to, m i permetto d i fare un ’ a l tra,£0rse i ndiscre ta, osservazione * Come ma i ilGrossi

,i l

q ua le era veramen te i ncl inato, per la natura sua e perla del ica tezza del suo sen ti re

,agl i a ffett i sempl ici e

dolci del la famig l ia q ual e anche lo d imostrano tu t tele opere sue, e i poch i ann i che gl i rimasero d i v iverei n ta l condiz ione come mai , dico, eg l i at tese finoal la tarda età d i 48

,

ann i,a scegl iers i una compagna ?

Èpo ssi bi le che prima d’ a l lora i l poeta, che fece piangere tutta una generazione , col triste e pa te t ico raccon tod i amori i n fel ici , non abbia, ne lla sua giovinezza , senti to

,anche una vol ta, l ’ i nfl uenza d i quel la s ubl ime e

poten te passione , ch’ egl i seppe si al vivo e con tan taefficaci a r i trarre ? Forse

,che i suoi g iovan i ann i furono,

pure,con tri sta t i da un amore infel ice, che non ebbe

effetto e fu con trasta to 0 perdu to ?ignazio e Cesare Cantù dicono, come a lcun i suppo°

nessero a l l usi va nel la G iselda dei Lombard i la damada l cr in corvino . Ma io al la mia volta

/

domando :

E ch i è cos tei ? Perchè la cosa è davvero i nvol ta nel

l ’ ombra e nel m is tero : ed è i mportante che essa vengach ia r i ta Al lora s i capirebbero anche megl io le operedel Grossi : perchè solo nel la v i ta in t ima del l’ autore…s i la ragione d ’ ogn i sua poes ia . E l’ arte, per

1) La s ignora El isa Gross i, figlia d el Poe ta , mi ; criv av a in proposi toe in quanto alle a llus ioni a lla d ama del cri » fa tt e da i Cantù e

ripe tuto da a ltri , lo met terei nel numero di quelle me schineri e pettegole dicui non si deve tener conto. :

quan to oggetti va, r iflet te sempre l’ an ima d i ch i l’ hacrea ta . Cosi d iven terà plas t ica l ’ ar te d i Goethe, quandol ’ an ima sua avrà perduto i sogn i e le i l l usion i dellagiovi nezza

,ed a q uel l i r imarrà i nd ifferen te.

Sarebbe q uindi importan t iss imo raccogl iere t u tte lelettere che i l Grossi scri sse fin da i prim i suoi ann i, eformarne u n buon epis tol ario

,onde s i potesse a lmeno

i n parte conoscere o i ndovi nare (poichè egl i fu tan topudico ne l parlare di sè e del le cose sue) il m0 tivo , omeg l io, i l segre to del la sua poe siaCerto, la signora Giovannina A lfieri fu donna che

seppe comprender lo, e lo rese padre feli ce d i tre bambi n i : uno dei qual i

,morì d i ma le improvviso, ne l lo

s tesso giorno che i due buoni spos i s i prepa ra vano afare una gi ta a Trevigl io

,per far conoscere all’ a ttuage

nario z io cura to quel loro caro fanci u l lo d i set te mes i,che somigl iava molti ss imo nel vol to al buon sacerdote .

1) A ques to proposito la s tessa s ignora Gross i mi s criv ev a : « cert iparticolari de lla v ita di uno s cri ttore non aggiungono nulla a lla s ua fama :

ans i qua lche v olta gli tolgono que ll'aureola di cui l’ av en c irc ondato la

nos tra immaginazi one . E un a prova l' abbiamo ne lla pubb licazi one degliepis to lari d i mo lt i uomini illustri , fa t ta in ques t i ul timi a nn i : io gli h o lett i,e non n e ho trov a to uno

,sa lvo forse que llo D'A zeglio , ch e no n mi abbia

las ciat o scont enta d’ averlo fa tto : p er ques to io sono fe lic e ch e finoranes suno abbia po tuto 0 meglio si s ia a ccia i o a ll ’ op era di pubblicar e que llod i mio padre . E c co : mi permet to d i no tare a lla genti le s ignora questo :

ch e io cioè non c redo che pubblicando l’ E p istolario d el Gro s s i s e n e

denigri in nulla la fama , ch’egl i ebbe d i buon pa trio tta e d i gran galan .

tnomo , cu i so t toscriv erebbero anche i suo i n emici , s e v e ne fo ss ero diviv i. D'

a ltra parte, parlando s em pre c on rispet to e con profonda s tima

d i suo padre , non crede E lla che la verità degli epi sto lar i ha sma s che

ra to certi uom in i, i qua li a' erano , pres so i po steri, usurpa ta una ‘u na , mper nulla s i meri tavano ?

a ffari,quel la che aveva già g ra nde d i an imo lea le e

ge nti le e d i specch ia ta onestà .

Nel la s tanza del poeta d’ I ldeg onda e de’ Lombard i , d i venu ta studio del notaio, avevano cos tumed i ri un i rs i quel l i che s i onoravano del la sua cand idaamicizia : alcun i dei qua l i

,al par i d i l ui . cari ssi m i

all’I talia, come i l D’

A zeglio e i l Torti . E versavano,nel contraccambio d i sensi a l t i e gent i l i , un tesoro dipensieri e d i vot i

« Noi solo potremo dire quan to a l u i conven is seq uel t i to lo d i buono . Buono nel le cure d i padre…e d imar i to : buono con gl i amici

,che ta l i d i venut i u na

vol ta,i l furono pe r sempre : buono coi con tadi n i , che

r i petevano : « Non troveremo più u n tal padrone »fin i conci t tadini , u l t imi a riconoscere i l meri to, pare»

vano d imen ticare i l bel lo scri t tore, per di re com’ei

neppure dai amici s i lasciò trasci nare i n brighe econsorterie . Allegro

,compagnevole, e al l’ occorrenza

rifless i vo e con fortan te , sereno i n quelle proce l le cheabbu iamo lo sguardo di mol ti

,semplice d i gust i, con

egua le in teresse s i appl icava ad una part i ta d i cacci a ,0 a correggere i l dovere dei suoi bambin i

, 0 a l la cu radei bach i da seta , a l la l unga conversazione dei suoiamici , al la ass idu i tà del la casa , dal l a q uale se s i ataccava un giorno parevai un secolo : tan t i erano gliaddio, tanto i l bi sogno d i tornar presto a quel le inef

1) G. Carcano Discorso ci t .

[abili dolcezze , che nel la famigl i a Iddio concede a’ suoi

d ilettì

Nel la conversazione con gl i am ici era lepido ai

mott i , ed usava sempre la parl ata lombarda , onde i lsuo discorso r i usci va piacevol iss imo e più vol te gl i s ifecevan r ipetere certe scene

,dove at teggiava se s tesso .

Argu to ne i giud iz i ch ’ egl i dava improvviso , era lamerav igl ia d i ch i l’ ascol tava . « lo ho i nteso da l labocca del Gross i d ice Massimo D’

A zeglio nei suoiR icord i uscire improvvise certe ri sposte piene d itan ta acu tezza e profondi tà d i d iscern imento che m ihanno stupefa t to : mi pareva che a me per trovarlenon bastassero un pai o d i set timane

,e poi l

Egl i sfuggiva la gloria,ma la gloria correva a

raggiungerlo per tu tto .

Pure agl i amici leggev a qualche vo lta vers i e a l tru ie propri , e l i leggeva i n modo da centuplicarne le bellezze, tan ta era l’ espressione che i l poeta sapea darea tu t to quel lo che usci va dal l e sue labbra .

« Mont i e i l Tort i ed a l tr i godeano d i sen ti r leggere da esso i loro compon imen t i, come , t ra a l tri s ifece del la Feroniade, i n casa de l Manzon i

« Non mi r icordo d’ aver mai ud i to l ’ episod iod i E rm inia e la morte d’ I ldeg onda cos i vi vamen te

a) C. Cantù I taliani contemporanei v ol. I,p . 29 7 .

a) M . D’A zeglio M ei r icord i v ol. I I , p . 364.

3) C . Can tù I talia ni centsm[ oranci v ol. I , p. 30 0 .

declamat i come le i n tes i da l l’ affe tt uoso can tore de

Crocia t i a

Era piuttosto benevolo ne i g i ud iz i ch ’ egl i da v :agl i amici

,che s i portavano da lu i a leggergl i i p ropr

componiment i : non tan to però che ne dovesse sofl'

rir

i l meri to vero . Cosi a l D’

A zeglio fece passa re la vog l i :d i scrivere ancora versi

,q uando recandos i queg l i d:

l u i a leggergliene al cuni , dopo avergl i ascolta t i copiù v i vo in teresse

,freddamen te e a bruciapelo, sa l t i

su a d i rgl i : H in p rop r i m ing a bei . Se a llor.avess i ancora avuto bisogno d i guari re da l l’ affezionpoet ica , questa breve quan to l impida sen tenza d ’

un«

de i pi ù e le tt i i ngegn i d ’ I tal ia e de’ miei più car i am icisarebbe sta ta una vera panacea

« Non era a rich ieders i i n l u i profonda scien za e.erud izione : an ima i n gioven tù troppo poe tica per darsa posi t iv i smo d i studii, che addomandano pe r sè u nspeciale vocazione e uno s tud io tut to pecu l iare , e i lvir i l i tà troppo occupato del di ri t to e de l cod ice : purne sapeva quanto cul to i ngegno, e quan to fac ilment

s’ acqu i s ta da ch i un isce ad al tezza d i cuore pron tezzd i men teLa professione d i nota io g l i procurò laut i guadagn

e per l e mol te amicizie che a veva e per l’ onoratez2sua . Poch i uomin i ebbero una cl ien te la più n umeros

1) I . Canti: I n O p . ci t., pag . 36.

a ) N . D'Azeglio I n op . cit. , voi. I I , p. a86.

I . Cantù I n O p . c it .

Vita di T ommaso G ross i 49

e dist i nt a . Ed egl i non era un profess ion ista volgare,che usasse le forme e le fras i già note . Aborriva anz ida i modul i e da l frasario comune ; ed esprimevasi conparole e man ie re d i d ire sue proprie, e certo p iùE rnpide e ch iare che non sieno nel tabel l ionato con

sueto . E mol to studio a questo durava . Onde, i n mezzoad una profusione d i barba ri sm i e di forme inintelligibi li e d i catt i va fonte, che fanno della l ingua notari leu n li nguaggio tut to a parte

,i naccess ibi le a i più, impo

polare, dovrebbe come osservava I . Can tù tornardi van taggio i l fare una giudiziosa raccol ta dei documen ti scr i tt i dal Grossi

,i n questa sua professione e

darl i al le s tampe .Varie pubbliche i ncombenze sostenne : fu ch iamato

pel suo i ngegno pri vi legiato a l l e pi ù grandiose contrattazion i sociali . Fu membro de l la Camera di Discipl i naNotari l e i n Milano

,notaio deb M unicipio, Sindaco

Cance lli ere del Col legio de lla Guas talla, notaio d ivarie congregaz ion i economicheI l Gross i dunque aveva quas i dimenticato le let tere .

Viveva, ora, t u tto occupato nel le pubbl iche faccendee i n quel le che esigeva la sua profess ione ; ora, tu t toassorto nell e cure del la famigl ia e de’ suoi figl iolet t i ,l ie to, quando poteva t ranqu il lamen te godere del la pacedomest i ca e del le arcane e ineffabi l i gioie d i padre edi sposo .

s) I . Canti: I n op . c it ., pag . aa, 2 3.

G. E… T . G ross i le su : N ovella

50 Vila di T mnmaso G ross i

Sol tan to scri veva qua e là sugl i a lbum e su i ve ntagl i , che le si gnore (molte vol te importune e i ndisere te l) gl i presen tavano, perchè soddisfacesse a lorol’ ambizione di possedere u n suo au tografo Però sonoqueste tu tte cosucce, che valgono poco, e né man comeri tano di essere raccol te .

Ma suo figli o un giorno gli diceva : « Babbo, tu faide i vers i per ques to e per quel lo, ed io non ne ho

uno . Ed i l buon padre, pel suo compleanno, scri ve ,

vai q uest i, che racchiudono un pensiero non n uovo,ma certo sempre gent i le

« Figl io mio, quando gl i occh i apris ti al giorno,Tutto era gioia e fes ta a te d’ i n torno,E t u piangev i, i n tan to .

Fa si che quando te n’ andrai dal mondo,Tu su l ie to e giocondoE resti n gl i a l tr i i n pianto

Grazios issima e mol to spir i tosa è una let tera ch e,

nei suoi u l t im i tempi , i nd i ri zzava a una s ignora , cherich iedevai le i ndicasse qua l i l ibri dovesse l eggereper imparare a scr iver bene, e formars i u n buon osti le : . Voi a l tre donne, quando non sia te fuori« del mondo sens ibi le e viven te : quando s i t ra tt i

1) Corri spondono a questi v ers i d i non s o quale autore franceseQuand v os yeux, en na issan t , s

’o uvrirent la lumière

cha cun vo us souria it , mon fi l s , e t vous p leuriea .

« Fa it e s si bien qu’ un j our , vo tre h eure d erni èrecha cun vers e d es pleurs , et qu e vous souri ez .

Vita d i G ross i sr

ma ss ime d i cose nel le qual i b isogna finezza , acume ,br io

,sen t imento , e un certo qual profumo d’ eleganza,

s ie te tan t i d iavol i , e pote te menare a bere noi altr i« zot icon i d i uomi n i , che abbiamo i l piombo nellame nte

,anch e allorquando abbiamo i l fuoco nel cuore .

e E questo non lo d ico per rabbon i rt i,per fa rm i per

donare que l la mia per ver i tà poco profumata eleganza« d ’ aver lascia to u n tuo bigl iet to senza una prontis

s i ma rispos ta ; ma lo d ico de l migl ior senno che iom ’ abbia ; lo dico perchè lo penso e lo credo i n bel lacoscienza ; e se tu sapess i quante vol te, quand’ eraa l tr’ uomo da quel lo che or sono e scriveva anch ’ i ocol la rid icola pretensione d i piacere

,quante vol te

,t i

d i co,m i sono augura to lo sp ir i to fol letto che hai i n

« corpo tu , per esempio : quel brio , quel fuoco elettr ico« che t i scoppie tta da tu t te le parti , e che si comunica« is tantaneamente i n ch i t i ascolta l M a via, t reguaa l le lod i che suonan male su l la bocca d’ u n nuovosposo e d’ u n nota io da i capel l i grigi .Pure , qua ndo Mass imo D’

A zeglio , con figliale deferenza , gl’ i nviò le prove d i s tampa de l suo N icolòde

’Lap i , eg l i sen t i ri nascere i n cuore la volontà d i

to rnare a l le le ttere , e s i acci nse a s tudiare e raccogl ierenoti zie i n torno a Francesco Sforza, co l pens iero d ifa rne un romanzo s torico . M a l e ass idue occupazioninon gl i permisero d i compiere ques to lavoro .

Nel 1848, fu nominato dal Governo Provv isorio aDirettore della Pubbl ica Is truz ione . E, come nota io de l

53 Vita di T ommaso G ross i

Mun icip io , rogo i nsieme all’A lbert i, quell’atto , che nel la

proclamazione d’ un di ri t to, parve al lora important iss imo, dell a fusione de l la Lombard ia col Piemonte .

Ed ispi randosi al sent imento d i en tus iasmo e d igrande speranza d i quei giorn i , cantava anch’ egl iosam a , osanna a l s ig nor della vittor ia , con a lcun inon ott im i versi

,che finivano imprecando a l

« Condottier superbo e stol toI nvi l i to ne l dolor .

che volgeva, fuggendo d

’I talia

,uno sguardo a l l a de

sola ta pianura .

Sarà l’ u l timo che mandaDal la sacra aerea cresta,Sul l ’ I tal i a che s i des taLo stran iero usurpator l

Que l voto, pur troppo, non doveva compiers i ch e

piu tard i . Pur t roppo i Tedesch i tornarono . E il

Gross i,col peso del la fam igl ia e non ricco, dopo esse re

s tato per breve tempo i n emigraz ione, dovette ri tor

narsene a Mi lano Cost fu ch iamato a t rangugiare,

ul t imi del la sua v i ta , quegl i ann i che furono i piùoscuri ed opprimen ti de l domin io austr iaco , gl i an n iche passarono t ra i l 6 Agosto, la ba ttagl i a d i Nova ra ,

e la ri vol uzione del 6 Febbra io 1853

1) S . S . I n op. ci t., pag . 195.

Sa c . L. Vi ta li I n op . ci t., pag . 13.

54

« Fu uomo,dice ignaz io Cantù , i l quale nell e

radunanze sapca parlar su qua l unque sogget to, che ev itava ogn i con trasto, che non voleva essere maes tro , ch es i curvava senza difficol tà su l tela io d i una s ignora acon templare i progress i del suo trapunta , che s i ab .

bandonava ai t rasport i del la gioia, che i ntrecciava i lsuo braccio a quel lo d i un amico, e con passo celere,e con una na turale ondulazione del la pe rsona, andavaa confonders i ne l la mol ti tud ine . Per tan ti ann i ad

un’ ora consueta

,i n compagnia di Manzoni e qualche

vol ta anche d i Torti , percorreva o i l corso o i bast ion id i Porta Orien tale, o a l tre vie , senza che n è egl i né

gli al tr i due i l l us tri lasciassero punto i n tra vederequel l’ aureola, se così posso esprimermi, che cinge gl iuomini grandi .

Fu pi ut tosto a l to d i s tatura, con cape l l i prol iss i e

ne ri a un tempo, che comi nci avano a brizzolarsi. ilco lore del suo viso fu mezzo fra quel lo degl i alp i gian ie de i c i t tad in i : due occh i v i vi e penetran ti

,con un

tagl io ne tto e regolare dei l ineamenti , che non s i guas tavano sot to una vantaggiosa sporgenza di naso . Lesue abi tud i n i furono sempre le più sempl ic i . Quandoabi tava i n casa Manzoni , lo s i vedeva ogn i ma tt inaapri re una finestretta, e poco dapo in un l ungo abi to

Vita d i T… G ross i 55

color nocciola e con una secchia i n mano a t traversarei l corti let to per recars i ad att ingere da lavars i . La sua

abi taz ione era umi le, i l suo stud io a terreno,dove

cercava te i nvano lusso d i scafl'

ali e d i l ibri : un sofà ,une scri t toio, e ri tra t t i d i Torti , d i Porta , e più grand idi tut t i , q uel lo del Manzoni e del suo ott imo z io curatodi Trev igl io, a l tr i quadri d i Mol ten i , d i D’

A zeglio , d iCanella

,poch i l ibr i i n un armad io : ecco tutto i l

mobi le del l’ i l l us t re poeta . Le semplicissime abi tudi n iconservò anche nel secondo stad io del la sua v i ta fra

gl’impegni dell a gh i rlanda con iugale . Chi s i tm tteneva

con lu i era i ncantato dal l a gen t i lezza dei suoi modi ,né lo sen t iva mai pi rlare d i sè, che r ich iesto , e anchea l lora cercava d i dare una svol ta a l d iscorso ; amant issimo del l’ agricol tu ra e del la caccia, anche con g l iord ign i più i nnocen ti : poch i lo superarono nel la periz ia e nel l’ amore d i educare i bachi da se ta . Gl istudii d i l ingua i ta l iana furono le sue p iù assidueoccupaz ion i , persuaso com’ egl i era che l’ un ica cosaper cu i v ive un au tore è lo st i le : qui nd i tu tt i i suo id iz ionari sono post i l lat i , e sopra tut to i l vocabolari oitaliana milaneae del Cherubini , che egl i arricchì d i tan t imodi c lassici , tolti principa lmente da i comici fioren t i n ide l secolo ! VI , corrispondenti a i nostr i lombard ism ie che sarebbero pure una bel la cosa

,quando egl i

avesse volu to renderl i d i pubbl ico dir i t to

L Cant i! ln op . cit ., pag . 30 , 31.

56 Vita d i T ommaso G ross i

Gli furono eret te due s tatue : una nel 1858 , ne l

Palazzo d i Brera, a Mi lano ; l’ a l tra nel 1876 nel su o

na tivo Bel lano,i n faccia ai suoi mont i e al suo lago .

Molte generaz ion i sono passa te e passeranno, ma la

memoria di lu i vive e v ivrà sempre ne l cuore de’ suo icompaesan i .Sot to, nel la parte an teriore del piedestallo , s tanno

sco lpi te (mon umento più degno e sicuro) paro le d iAlessandro Manzon i : nè io saprei in mig l ior modoch iudere i l m io lavoro

11. T U O N OM E

E G LO R I A DE LL’I T A LI A

0 T E N E R O E P O DE R O SO P O E T A

cur S E M PR E msp1aò

I L CUOR E .

J ‘J

'

N

PARTE SECON DA

LE N O VE LLE D I T . G R O SS I

omu so G soss1 è una del le piu be l le an ime chema i s’ i ncon t ri no nel la s tori a del la nostra letteratura .

La sua v i ta, da pri ncipio un po’avventurosa, scorre

poscia ca lma e serena , senza gravi burrasche o tem

pes te . Non presen ta essa come quel la d i mol t i uomin ii l l ustr i u n complica to i n treccio d i cas i e vicende : è ,invece, un ’ es is tenza pura ed onesta , arrise dal l’ amord el le le ttere bell e, da l l’ affet to deg l i amic i , e dal le gioied i una fam igl ia .

Tale è la sua arte e la sua poes ia !Nato con la Rivoluzione, anch ’ egli , ragazze tto, è

d ’ i ndole ard i ta e r ibe l le . Ha però cuore buono e generoso e affe t ti appass ionat i e gen ti l i . N è può d i rs i pe rve rso q uel giovanet to che ricorda con tan ta affez ione

ed amore i l l uogo dove è na to, e dove ha passa to iprimi ann i del l a vi ta fel ice ed innocen te . E Tommasonon d iment i ca mai nè i l suo lago, nè i suoi monti,nè i l suo Bel lano . Tutta la sua an ima è l à.

Onde, man mano ch’ egl i cresce con gl i an n i, il

suo ca ra ttere d iven ta più m i te e sereno : quan tunque,i n fondo, serb i

'

sempre un resticciuolo di q ue l suoan tico spi ri to ba ttag l iero, che s i farà, anco i n segu i to ,di quando i n quando, sen ti reR inch i uso i n un col legio di frat i , egl i sente v i vis

simo i l bi sogno del la l ibertà : e aborre da q uan to sappiad ’ ipocri sia e d i menzogna : pe rchè è franco, lea l e, e,sempre

,ciò che ha ne l cuore ha su l le labbra .

Str i nge amicizi a con un compagno d i Semi nario,e pargli d’ ave r trovato u n tesoro, e a lu i rivela tu t t ii suoi più int im i secret i e tutt i i suoi d isegn i e tu t tii suoi proposi t i : e ne prova un arcano ed ineflabfleconfo rto .

Cosi, su questa na tura , per sè s tessa bene d ispos ta,perchè a l bene i ncli na ta , fanno grandissimo e mol toefii cace effetto i buon i e saggi consigl i ed i ret ti suggerimenti de llo z io curato, gran ga lan tuomo, d i nonvolgare i ngegno e di a l to e giusto sen t i re .

Nel l’ età de ll’ adolescenza, quando la vi ta s’apre

ai sogn i del l’ amore e a l le speranze del l’ avven i re,e

1) Vedi : Sati ra con fe rì : o… M j : Piccin“ M

i n im a Curio Porte per abba ttere 1°

clu ricu'

La Pd nd dc .

62 Novelle di T ommaso G ross i

Ne deriva, da prima, i l vanitas vanita tum et omnia

vanitas, e un vuoto , u n disgus to infini to .

Anche l ’ an tica le t teratura, tu tta vern ice ed orpello,

perisce . Non s i ama più l ’ arte per l ’ a rte, n è la

forma vuota d i concet to e di sen t imento, nè le c iancecanore .G ià i l Foscolo, al ludendo al Mon t i, aveva scri t to

Sdegno i l v erso che suona e che non crea

E Andrea Chén ier aveva canta to °

Dans ce bel art des vers j e n ’ai point eu de maître,

I l n’ en est point,ami . Lee poetes vantòs

Sans cesse, avec transport I us , re lus,méd i tés

,

Les d ieux,l ’ homme

,le cie l

,le na tu re sacrée

,

Sans cesse étud iée ,admir6e, adorée,

Voi là nos maîtres sa ints, nos gu id es éclatants .

Senti re, credere , ed amare ecco la formu la n uovade’ modern i let terati . Preval e l’ i deale e i l sent imen tocr is ti ano . Al materia l i smo e al lo scet ticismo, succedu toagl i orror i del la rivoluzione

,s i con trappone lo spiri

tualismo portato si no a l l’ ideal ismo e al m isticismo .

A Vol ta i re a Rousseau succede Chàteaubriand, Lamart i ne , Victor Hugo , Lamennais .

Si leggono avidamente l’ A ta la e R ena to del Chéteaubriand

, e i l P aolo e Virg inia del Sai n t ! Pierre…Al l’ arte pagana s i contrappone l ’ arte cris t iana , d i

cui da prima s i cerca la più alta espressione nel gotico ,nel le ombre, ne i m isteri , ne l vago e nell

’indefinito , in

Novelle d i T omma so G ross i 63

un d i là, che è ch iamato i’ ideale, i n una aspi razionea l l’ i nfin i to, non capace d i soddisfazione , perciò melanconica : la melanconia è ba ttezza ta e det ta qual i tàcris t iana .

Storia,let tera tura

,fi losofia, cr i t ica , arte, giurispru

denza,med icina, tu t to prende que l colore . E la le t te

mtura del Ri nascimento fu condannata come classica ,e l’ uso della m i tologia fu messo in rid icoloCosì, i n I ta l i a col la ri nascenza crist iana , che va

gheggiava concord i la rel igione , l a patria, l a l ibertà,men t i ser ie avevano preso a cons idera re i mis teri del lav i ta , e capi to che essa non trae spiegaz ione se non

da u n primi t ivo arcano, e da una postuma sol uzione .

Che se el la è una espiaz ione e u n preparamen to, an

zichè la bacch ica esul tanza d i Anacreon te e l a si bari ticaspens iera tezza d i Oraz io

,l e converranno una melan

co n i a rassegnata,la pi ttura del la bel lezza morale, i l

va l u tare i pensier i e l e azion i da l loro fine particolaree comMessivo , i l tenere i n accordo gl i scri t t i colla

Cad de per tal modo la Retorica con le sue vuo teforme, cadde la Poe tica con le sue regole meccan icheed arbi trarie . Rivenne su i l vecch io motto del Goldon iR itra rre dal vero .

Onde, i n su l princip io di questo secolo due scuole

1) Vedi la Storia della Ld ù ratx ra I tali ana di F . De Sanctis (vol. II.mi nim)

C. Canti: R t u infsu nu (v ol I , p .

64 Novelle d i T ommaso G ros si

contendonsi i l campo del le le ttere : le idee vecchie e lei dee nuove, i c lass ic i ed i romantic i ll) .

Ques ti , in opposizione a i primi , vogl iono una let

teratura, le cu i regole sieno s i specch io d i ci ò che

hanno fa tto gli ant ich i, ma non una ba rrica ta , den t rola q uale s i ri manga per forza ri nchius i, nè s i a piùlecito usci rne .

« Vera poes ia, dicevano i roman tici i ta l ian i , saràsol tanto quel la che abbia a l i to ed ispirazione propria ,nè l ’ i deale suo tolga a pres ti to dai Grec i o da i R omani, o da Ingles i

,Tedesch i

,Indian i , ma lo desume

da costumi,cognizion i

,i s ti tuzion i, conven ienze naz io

na l i : s’ immedesimi cogl i affet ti ne lle solenn i con tingenze de lla v i ta : metta sot t’ occhio l’ es is tenza p iùsubl ime del sentimen to : s ia mezzo d i fede, di consol az ione, d i benevolenzaAnche i l romanticismo

,come tu tte le scuole, ebbe ,

ne l tempo i n cui visse , il suo bel lo e il suo bru t to,il suo buono e i l suo tristo, i l suo vero e il suo fal so .

Sano romant icismo sarà que llo sol tan to, che condurràla l et teratura al ven pr1nc1pn del l’ a rte, che deve ri

specchiar sempre e fedelmente la na tura e la v i ta , eche si ch iame rà poscia rea lismo .

1) La parola romanticismo in seguito fec e fortuna . E, c ome possiamo

argomentare da una let t era di Silv io Pe llico al Cont e Porro, m ant iu , p oi ,

in I ta lia , vorrà dir “barak, e class ico div enterà sinonimo di u ltra , di

A llora il romanticismo riport erà v ittoria sul c las s icismo , che non avrà pùragione di essere.

C . Ca ntù R anu'… (vol. I , p .

N ooalie d i T ommaso G ross i 65

Certo, la nuova scuola ol trepassò mol te vol te ilim i ti del co nven ien te e del l’ onesto e cadde a l loranel l’ esagerato e ne l barocco . Dove non s i spi nse finoall’ eccesso fu i n I tal ia , i n cu i l’ esagerazione tedescae francese non a t tecch i

,o gi unse appena a scalfirne

la superficie .

E i poch i ten ta ti v i non va lsero che a megl io accentuare la ri pugnanza del gen io i ta l iano. E se peril suo nome, per le sue relazioni , pe i suoi studii, e perle sue impression i

,si legava a tradizion i tedesche e a

mode francesi , r imase ne l fondo scuola i tal iana , per i lsuo accen to

,le sue aspirazion i

,le sue forme , i suoi

moti vi , anz i fu la stes sa scuola del secolo andato,che

dopo l e grand i i l lusion i e i grend i d is i nganni r i tornavaai suoi pri ncipi i , a l la na tu ralezza del Goldon i e al l atemperanza .

I l centro più vi vace dei moti le tterari i ta l iani fus empre Milano ; dove sentivansi più vici n i e poten t ig l’ i nfluss i frances i e germanic i .Là s’ i naugurava nel Caf e

‘ i l secolo dec imo ottavo ;e là s’ i naugurava ne l Concilia tore i l se colo decimonono .

Le nuove idee avevano ivi raccol to i pm belli i n

gegni d’i tal ia

,Pel l ico

,Berchet, Torti , Ermes Vi scont i ,

De Cristoforis, Biava .

E i l Manzon i era venuto d i fresco da Parig i , doveaveva r icevuto le sue prime impress ion i e dove avevas tre t to relazion i con uomin i i l lus tri del le due grand i

G. Busonu T . G rass i e la su :

66 Novelle d i T ommaso G rossi

nazion i Frances e e German i ca , qua l i Cousin , Fauriele Goethe . I l suo ori zzon te s’ era a l largato

,vedeva

nuovi mondi . Un tempo av eva pieno i l capo d’ A lfierie d i Mont i : ora egl i reagiva contro quel le sue adorazion i giovan i l i . Piantatos i a Mi lano di ve nne pres to i lcapo del la scuola roman t i ca . Tutt i

,a lmeno, presero a

riguardarlo come tale,chè tosto riconobbero in lu i

superior i tà d i mente, e larghezza d i vedute e sommadot trina e sap ienza . Perciò nel la sua casa conven i vanotu tti i giovan i let terat i d’ allora . I suoi ragionamen ticosi stri ngat i , i suoi gi udiz i cos i nuovi ed acu ti facevano grande forza su llo spi ri to loro : ed erano po i congrande amore e convincimen to accol ti e diffus i conzelo e cos tanza .

I l roman tici smo che pure poteva essere i n teso invar i modi

,da tut ti costoro

,era i nteso al modo me

des imo, cioè al modo i n cui l’ i n tendeva i l M anzoni,G . M . De Cristoforis, Giovann i Tort i, TommasoGross i , Cesare Cantù , Ni colò Tomma seo . Era ques tala famiglia le tteraria che s’ accogl ieva intorno a lu i .

Tu tti ascol tavano, con riverenza d i discepoli , ilManzon i e r icevevano con entusiasmo le sue idee e

approvavan e facevano loro propri i giudizi ch’ eg liandava via v ia pronunciando . Però

,più che sugli altri ,

efficace doveva essere l’ i nfluenza eserci tata dal M anzon i su l Gross i : i l q uale era s tato mol to benevolmenteaccol to nel la di l u i casa

,e passava d i bel le ore i n sieme

e i nsieme anco studiava .

Novelle di T om o G rossi 67

Diceva i l Manzon i : La le ttera tu ra deve presen tareia ver i tà s torica

,l a veri tà mora le , non solo come fine,

ma come ampia e perpe tua sorgen te del be l lo : giacchè ,e nel l ’ uno e nell’ a l tro ordi ne d i cose, i l falso può benecci tare i nteresse, ma un i nteresse che rimane el isoda lla cogn i zione del ve ro : qu i nd i temporario e accidentale . Le lettere favoriscono l’ inciv ilimento e conduconoalla pra tica del le vi rtù social i e moral i , a l lorquando s ipropongono l’ u tile per iscopo, il vero p er sogg etto,l’interessante p er me;;o . È assurdo parlare d i un

falso r iconosci u to,come si parla del vero . È cosa

fredda i n trodurre ne l la poesia ciò che non entra ne lleidee , ciò che non rich iama veruna memoria , verun

se n timen to del la vi ta reale . È cosa rid icola ricantarlo

con serietà , con ari a d’ importanza, con moviment ia rti fi c i a l i d i persuasione, di me raviglia , d i venerazione .

La poes ia sia amare e credere . La le tte ra tura d iven tiuna conversa zio ne col ta e mora le, che di le tti affine dipersuadere, che rifletta i l movimento reale dell e idee ,che miri ad un’ u t i l i tà , cioè a l l a i nd ividuale

,alla do

mes t ica , al la sociale educaz ione, men tre i classici pagani«sformano le idee del v iz io e del la v i rtù

Manzon i dunque « r isolu to d i chiamar la l etteraturaa lla veri tà, voleva che s ti le e l i ngua ri velassero l’ animod a cu i der i vano, mediante la s inceri tà del la d ici tura ,s enza d i cu i non s i persuade ; si sbandisse quel calore

1) C. Cantù R m s'

niscem (vo l. I, p .

68 Novelle di T ommaso G ross i

d i parola, che vulgarmen te si qualifica d i eloquenza ;s i sbarbicassero la pedanteria e la retori ca : s i abol issela d i fferenza che pones i fra i l pa rlare e lo scri ver e,come v i era fra la scuola e la ci ttà , fra la vi ta e lale t teratura : si mettesse dapper tut to il natu rale i ngegno ,che comunica i l proprio accento a pensamen t i ones t i :s i esprimessero i sen timent i e tern i del cuore umanone l l inguaggio più schiet toQueste eran le idee che dominavano a l lora, onde

fu nudrita la giov inezza del Gross i ; e ques to I’ ambien te nel quale egl i vi sse . E la lotta fra class ic i eromantic i e ra diven ta ta più accan i ta che ma i : egl i sisch ierò ard i tamente fra i secondi , e abbiamo vedu tonel la vita , com’ egli, i nsieme col Porta , compo nessealcun i lavori in dia letto milanese, per sostene re lacausa del roman tic i smo .

Già la ba ttagl ia era s tata v i n ta i n German i a col

Goethe e col lo Sch i l ler : i n Inghi l terra col Byron : epoco dopo i romanzi d i ! a l ter Scot t ven ivano tradottie lett i i n tut te le l ingue ; dei q ua l i lo s tesso Grossine volgeva alcuno i n i ta l iano per l ’ edizione del Ferrario . Anche i n Francia i l roma n tic ismo aveva Ot tenu tovi t toria

,ed ora i due astr i maggior i erano Lamar tine

e Victor Hugo . So l tan to i n I ta l ia gl i Os tacol i eranopiù duri : la t rad iz ione , com

’ ebbi a l tra volta ad osse rvare

,era qui assa i p iù anti ca e più splend ida che

1) C. Cant i: e i ni stm u (vol. I, p. 3 31, m ).

modificari i l suo ingegno, e le sue idee, e fargli disprezzare il mnvenzionalismo amoroso, e i concetti ni .scon tor ti e lambiccat i

,e tut te le freddure , che abbon »

dano i n mol t i l uogh i del la G erus a lemme . E da questola to fu benevola ta l e i nfluenza : onde ne usci la Fugg i tiva ; e i n segui to l

’I ldeg onda , e l

’ U lr ico e Lida .

I l Grossi, al con trario , fece male, quando ne’ Lombard i a lla p r ima Croc ia ta vol le con trappors i d i ret ta .

mente al Tasso : e i n tese quas i correggerne e m ig lioram e il poema . E ques to fu molto ben dimostra to dals ignor Gamma, i n uno studio cri tico su i Lombard i .Per un romant ico

,dunque, doveva r iusci re cosa

gradevolissima ed ufficio importante il contr:apporre acodes to artifizioso manierismo affettato l a descriz ione,veramente viva ed efficace, d i s imi l i amori e dolori :dove

,rimos se tu tte le espression i con venziona l i e le

frequen ti an ti tes i , che ne l Tasso a volte muovono i lriso , s i sen tissero v ibrare v eramente le corde del cuore .

E,come i romant ic i ponevano le novi tà dei temi

tra l e quali tà più pregevol i della poesia, e abborrivanodai class ici , pe rchè quest i avevano anche u na grancura d i ri trarre cose g i à s ta te ri tra tte dagl i an t ich i,vol le i l g iovane poeta essere orig i na le e scegl iere un

argomen to nuovo e recen te , i l q uale svegl i asse un’ ecod i memorie ancor v i ve e pat iment i not i e non anco rafin i t i .

: ) G iw . G emna — £ G ru s i c i ù n àardi — T orino rfl s fll . m

A tal uopo, preferì la novel la poetica, poco us ataallora in I ta l i a

,dove s’ aveva già tan ta abbondanza

d i nove l le i n prosa , da l Boccaccio a Gaspa re Gozz i .L’ aveva trat tata i l Cas ti , ne l secolo ! VII I , e sarebberi usci to eccel len te , se non ne fosse risen ti ta la morale, e non l’ avesse fat ta argomento d i sozz i amor ie depravanti e l ibid i nose lasci vie . E gi à, un nuovoind ir izzo le aveva dato Ippol i to Pi ndemonte , conl’A ntonio Foscar ini e T eresa Conta r ini novel la pubblica ta fin dal 1792 , la qua le raccon tava, i n 8° rima ,un fat to che s i svolse a Venezia , e i n modo che avevagi à mol ta r ispondenza con l’ idea romant ica .

I l Gross i pubbl icò la sua Fugg itiva ne l 18 16,

quando cioè le novel le poetiche di ! al ter Scott e d iByron non avevano ancora eserci tato mol ta i nfluenzain ltalia, e prima che questo genere d i compon imentoassumesse fra noi tan ta importanza .

E pa rm i cadano i n errore Cesare Can tù , i l DeSancti s e lo Zanel la

,l à ove d icono che i l Sestini lo

precedess e con la sua P ia ; la qua le cons ta i nveceessere stata pubbl icata la prima vol ta a Roma nel

182 2 va le a d ire due ann i dopo l’ I ldeg onda .

Veggasi in T m h storico—bibliog afi cbo della Lottcn tu ra [ tali ana

m a…de i pro fess o ri G. Finzi e Valmaggi (E. Loescher, T orino

72 Novelle d i T ommaso G ross i

Comunque, dove i l Gross i ri usci, piu che in ognialtro suo lavoro, origi nale, fu appun to i n ques ta no

vel la , i n cu i , l i bero ancora da preconcett i d i scuola,

lasciò che dominasse solo la sua immaginazione e ils uo cuore .

Fu scri tta da prima i n diale tto mi lanese , e poi ilpoeta s tesso la recò i n vers i i ta l iani , e quantunque lofacesse bene, specie in alcune part i , nel l ’ i ns i eme pe ròne scapi tava l’ i neffabile mestiz i a e la fine e delica taespressione de i modi na t iv i . I l pre l udio del la Fugg i tiva è assa i commovente . È una fanci u l la d i agia tafamig l ia mi lanese

,che

,presso a mori re

,raccon ta a l la

madre, che le s ta accan to al capezza l e e non cess adal pi angere

,l e sue tri st i ed appassionate avven tu re .

L’argomento è semp l iciss imo : Isabel la s’ i nnamora d i

Luigi,ufficiale mil i tante so tto le band iere napoleon ich e.

Questo amore r imane secreto anche a l la madre d i le i .N on passa giorno che i l giovane, per veder la, non si

rech i sotto al le fines tre de l la casa,dov ’ el la s ta a la

vorare : e la notte, non teme nè ven to, nè pioggia otempesta , pur d i potere a un dato segna le d i le i, parlarle . Quand

’ecco arr i va l ’ ord ine ch ’ egl i subi to debba

par t i re per l a Russ i a . Allora Luigi s i fa amico delfra tel lo d i le i , Pie tro : e ha trovato cos i i l modo direcars i ne l la casa del l ’ amata fanci ul la, e darle, i nd iret tamen te

,il tr is te annunzio del la sua improvv isa

partenza . La fanci ul la r imane come fu lm i nata . Maquando, a l la sera , sen te che la guard ia rea le se n

’ è

N ovella d i T ommaso G ros si 7 3

n te mori re d i dolore e d’ angos cia . I n sege e s i d ispera . Perde l ’ appet i to ed il sonno ;da rs i pace . Una not te (la terza dacch è egl is tanca fi na lmen te d i p iangere e d ispera rs i,nta . Ed ecco

,i n sogno

,pa rle d i vedere il

che, tut to scapigl ia to e stravol to in faccia ,una spada e le fa cenno d’ ucciders i,11 lo segua . La fanci u l la impauri ta gl i

braccio fatale ; ma lu i, scansandola, le dice se« R isolv , f a pres t La s i tuazione è dramente be lla . Discendono solet t i le sca le : su l lacarrozza l i aspetta : lu i apre lo sporte llo . ela fanciu l la d i soprassal to s i svegl ia : s i trovas trada è no tte l La burrasca imperversa, ilia : un lampo risch iara d’ improvviso la suatanza dove dorme la madre, si n istramente .vorrebbe tornare ind ie tro : ma ella inavvedersene, ha ch iuso la porta, e non v i

Si sente a l lora ven i r meno e correre ir 1’ ossa : el la è sola : pensa che oramai tu t tivenu t i a sapere ogn i cosa : e ri solve d i fug

di raggi ungere i l suo Luig i . È proprio dellei nnamorate seguire sempre i l part i to peggiore,

a dizione in dia letto mi lanes e a lla v ersione ita liana,ho de tto , e ss ere la prima, a mio giudizio , superiorec erto non manca d i parti buone e di v en i scultorituttavia non s erbino il ca lore e la pan ione degli

ed evi tare dolori lievi e semplici noie, per corre re incon tro ad affl iz ion i più gravi . La passione lenon vedono più i n là del l’ ogget to de’ loro pensier i ; ilcuore le consigl ia e le trasci na cosi. Ad Isabel la vienea l lora i n men te che suo frate l lo Pietro, trovas i a T revigl io presso uno zio cura to preparato anch ’ eglia pa rt i re, t ra breve, per la Russia . Ella s i accom

pagnerà l u i e segui rà , a lmeno al la lon tana, i l suoLu igi , e farà i n modo che non venga compromesso ilsuo onore . Con q uest i pens ieri arr i va a Trevigl io, dalfratel lo . E le ragion i che quegl i le adduce, e le preghiere e i l pian to d i lu i, non valgono punto a smuo

verla dal suo pmpo sito.

Ma ci se strema , che mi g’ ho dae on’ oggiada ,E l’ ha Vi s t che già 8

’era deeperada .

Così, per non dare a lcu n sospe t to,s i ves te da val

let to , e i ns ieme al fra tel lo i ncomincia i l suo v iaggio

1) M a s i ri stett e tu tto spav entat oDa un leta le mio sguardo dis perato .

Penso di s criv ere in nota, qu i so tto , i v ersi i ta liani, che, press o a

poco, corrispondono a que lli ch e tra t to tra tto c ito in dia le tto . Valga inques to modo il rafi'ronto tra gli uni e gli a ltri .

N on nana : N ella v ers ione ita liana , Lui gi cangia s i in J i rig i , Pù troin Fem a l e .

Ebbra d’ amore, in mille sogni imm°ru ,

Il cammin divorava col des ioSono due be llis simi vers i, che io ho a d m O ppo… riporta re

pe chè non trovan o gli equiva lenti ne lla dizione milan ese , e p erchè es pri

mono tanto bene lo s ta to di ques ta fanc iulla, che pi ena d’ impazim a e

pam d' amore , fugge dalla m a pa : erna p er zegnire, in dnbbi t e h a tano

regioni , l’ amante.

N ow lk di T om rnaso G ross i 75

E attende d’ aver passato i confin i d’ Ital ia per scr i vereuna le t tera d i perdono e di scusa ai gen i tori , che, Diosa ! in qua l i angosce dovevano trovarsi per lei ! Ma lalette ra, come ha saputo poi , è andata perduta : ed oral e si ' aggiunge anche questa amarezza a l rimorso d

’ averabbandonato la casa paterna . Conti nua i l racconto :

Inte nt se andava innanz a mare sforzaa

E mi in tut t i pacs dove rivava,

Cercava subet cunt s’ era passe sEl tal corp, i nsci e i nsci (dove ghe stavaEl Lu is) L’ è tr u d i : l ’ è dun : l ’ è stan

Ch i domà j er e semper me trovavaDe vòss egh pu ves inna d

’ora in ora

,

E me sentiva tutt d e sott e sora .

Isabel la e impazien te : ed ora la punge un v ivo desi »

derio d i vederlo,da sent i rs i quas i mancare, ed ora i nvece

piange e s i d ispera per t imore che ciò possa accadere .

Fina lmen te una sera arrivano in un paesel lo, i nsu i confin i del la Russia, e là sen te che. è fermato adaspe ttar loro quel tal corpo tanto sospi rato . E noicrederemmo d i sciuparlo, se non lo riportassimo perin tero, ne l suo origi nale , codesto i ncontro della giova

Frattanto proseguiva a gran giornat e ,Annia p er tut to a lle s embianze ebute,

Domandando s e pur fos t er pass a teLe schiere ai cenni di T erigi pronte .

Di d i in d i p iù v icina alle adora tePupi lle mi v edeva ; un bos co , un monteSol ci tenea div i si, e fort e in pet toSco tia la sco ssa d el mm chio afi

etto .

76 Novelle d i T ommaso G r oss i

net ta,così pieno d i passione

,ed espresso con tan ta forza

e movimento d’efi'

e tti . Vi spi ra per entro un div i no al itod i ebbrezza che i nnamora . Sentitela : ella è tu t ta an »

cora commossa de l l’ e terno e soave ricordo. I ncominci apiano i l racconto, quas i con un fi l d i voce ; sembrache tra ques te e l’ ul t ima ot tava si av i u no staccoenorme ; pare quasi una pausa, a cui segue i l preludiolen to e dolciss imo di un al tro motivo mal ioso

,come

quel lo d i una cantata d i rosignuolo nel bosco, i n una

placida e serena notte di Maggio . È una melodia che

i nvade soav iss imamente l ’ anima d i ch i la esprime e

d i ch i la sen te ; udi te :

S’era e cavall attacch a me fradell,

Ved i vun ch ’

ci le brescia e b ase sù

Ah S ignor i l ’ e ves ti i da co lonnell

A la s ta tura,al fa m e per tutt iù

El se volta . l ’ è iù,l’

e propri quel lT remm i

,me buj el sengu, ghe ved i p it,

Sal ti giò de caval ! e rompico ll,

G he corri incontra, e ghe troo i b resc al co ll .

1) La dizione milanes e e in questo epis odio di molto maggior edotto

ch e l' italiana, come si p uò vederne il confronto .

G ia cavalcando al mio fra tel lo appressoGiovio v eggio che il bacia e s tringe al seno .

Qua l ves tit i . . Qua li form e ) … Qua l amplesso i . .

Quasi dir ei che di T evigi sieno .

So llev a il v o lto . Oh cie l i che miro Èd esso lÈil mi o T et igi ! non ho a llor p ih freno ;B ais o d i nella , và: di lui mi spingo ,E con le bra cc ia il co llo amato cinge .

7 8 N ow ih dî T om m …El travaso scur, l’ ave m inga parlaa ,E vesa vestida su in quel la ma ne ra,Per mia fortuna in quel moment han faaCh’ e l Lu is l’ ha mai pu ponsan ch i se ra :

El Pedrin è stan prou t, e cl s’è sbfigaa

Cont on mezz tcrmen ch’c i pareva vero.,

Per podcmm subet cò r adree e ferma,Savend nanch lù dove pod ess andà .

in ques to modo passa affatto inosservata all’ a

mante.E d’ al lora, tu t t i e due i corpi d’ armata procedono

un i t i per andar i n con tro a l nemico .

Quan te vol te l a giovi net ta può da lon tano osservare il suo Luigi . che cammina , melanconica , e con

la testa bassa, i n mezzo a i prim i suoi amici, senza maiapri re la bocca ad una parola

,i n tut to i l giorno !

E mi d iceva A dcss ci pensa a mi l

Una vol ta anche, ch ’ egl i s’ era accompagnato asuo fratel lo, potè poco discos ta sen t i re che d ice va

Le ten ebre gia folte , il mio tac ere ,

L'estranio d el v es ti: modo cangia to ,

D i T erizi la vieta ed il p enaiere

Da lle anti che memorie av ean " ia to

Fernando più dalle s embianze v ere

Co ’suoi ra cconti l' ebbe allontana to ;

Po i acloltoai da lui con modi umani,M e fuggi ti va seguito ne i piani.

O nd ’ io da do lce volutta compreaaa ,

A me. diceva, odon o fors e c i pensa .

piangendo lo, adesso, sono lon tano, e l ei i n tanto,ch i sa ? Se capi ta l

’ occasione muterà pens iero . Edel la è li li per rispondergl i, rapi ta da uno slanciod’ amore e di des ider io verso d i l u i

An ima mia !

G uard a, cognossem, ved se te voj b en .

Ma si tra tt iene, a forza . Segu i tano così ad andarei n nanzi tu tt i i giorn i : e a mano a mano che vanno

,

il freddo s i fa sempre più rigido ed i n tenso .

La descr izione che ne segue dei l uogh i è veramente efficace e pittor ica , e ri tra t ta con molta fedeltàe perfez ione

L’aria ge lada

,

La nov , el giazz, de meneman che andavem

Pareva che cressessem : su la strada,

E tutt i n d i contorna no trovavem

N unca ona cà che no fudess brusada ;

Eren b ru saa i pacs da scima al fond ,E pareva ch’ c i fue la fin del mond .

A nima mia !

Guarda , non io, mi scopri, v edi quantoT ’

amai, conosci la mia l'

è qua l s ia .

Frattanto s'acquistava lo pi ù interno

Ogni di d elle s citi co pa es e ,E a nde p iù d el borea le invernoS i l

'

eau sentir le irreparate offeseSul rigido cammin di ghiacci o mernoEran le cas e e le capanne in c ese ,Combusti i sacri templi, ed in favilleLe p iù lrequcu ti po;>olose v ille .

T rovavem rott i strad, taj aa su i piant,Deroccaa i pont, vol tas l’ acqua d i fiumm,

R ass a i camp No se sentiva i n te ntO n s trep i t, ona vos che fase presummAn ima viva ; doma che ogn i tant,Al borlà giò di cà , se alzava el fumm

,

E se ved eva di gran and de ! iammA scappa feeura intramezz ai rottamm .

No se trovava allogg , no se trovavaFuragg pe r i ca vàj , roba per nunD i magazzin intregh de pan ,

de biavaSe vedeven brusaa con dont nissa nSe dormiva sul giazz, no se mangiavaChe on croatia de bescott al d i per un,E moriva cavaj , moriva gentDe femm

,de frece, de strazi ogni momen t.

R o tti i ponti e le s trad e in su la sfl

A ll'afl

‘retta to corso eran mancanti ;

N otturna poi torc eva la riviera

Sovra noi l'a cqu e orribili,sonanti ,

A ccordantiri a quel ch e la buferaM e ttea rugghio inferna l, e a i gridi e ai

De ’ so lda ti a tterriti, ch e già tuttoCredean l’ int ero esercito distrutto .

Sorgea la luce po i nunzi a d ' afl’

anno ,

Che dal cor rimovendo la paura,Ci fen do lenti d e l s ofl'

erto danno ,R adice infaus ta d i pegg io r sventura ;

G ib travo lte dal vortice tiranno

Qua e là di spers e errar p er la pianuraArmi v edm s i , e v et tovaglie e genti,E tutto risonava di lamenti

Novelle d i T ommaso G ross i 8 1

Quan te volte la stessa v i va descri z ione non l’ho

i o pure sen ti ta delle labbra del la mia nonna, quand’ ero picci no ; e lei r icordava ancora quel tempo lontano de l la sua fanci u l lezza , e aveva ancora viv i ne l lamemoria tu tt i q ue i disastri , e tu tte le t ris t i v icended i que l la i nfel ice sped iz ione, che aveva orba te tan temadri e tan te spose i ta l iane , e i cu i te rrib i l i particolariri porta t i i n I tal i a de i pochi scappa ti a quel la rov ina,avevano profondamente impressionato e commosso i lcuore e l’ an ima d i tu tt i .E men tre l a nonna parlava io s tavo tu t t’ orecch i

ad asco l tarla, piangendo !Arr ivano cosi sul la pianura d i Mosca . Sono davanti

a l nemico : e una bat tagl ia deciderà (a lmeno si credeal lora ) su l la sorte del l ’ eserci to d i Napoleone .

I sabe l la vorrebbe rimanere accanto a l lo sposo edal frate l lo duran te l’ imminente confli t to : ma q uest ila ricaccia a tut ta forza dietro le fi le, un buon t ra tto,dove stanno i ca rriaggi e l’ ambulanza , e ten ta d i persuaderla ad aspet ta r lo l à . Ella s i s trappa i cape l l i d itesta

,grida : ma I

’è inu t i l sg a r ì !

Scarso sos tegno a lla v i ta cadenteVenia ma ncando misura to il pane ,E p iù cruda feriva l'aria a lgenteDi virale ca lor m embra già v ane .

P iù d ’un , rigido fa tto di repente ,

Qua l pie tra ri tto in s u l cammin rimane ;

M olt i fame n e « rogg e , e res tan mol tiDa v a langhe t erribili s epolti .

G . Bu soau T …Grossi le su : N ow ! /e

82 Novelle di T ommaso G ross i

G he raccomand i la soa vita e qu e llaDel mè Lu is, ghe butti i brasc al co ll ,El bas i sù . Sta ben, ca ra Isabel laLù el m ’

ha d itt,e h i n staa i u ltem so paro ll.

Era li per aggi ungere qualche a l tra cosa : ma inquello s i sen te i l rul lo s trepi toso di tut t i i tambur i .Egl i ba lza a cava l lo : I sabel l a cade svenu ta, e non sa

p iù que l che succeda .

Quando rinviene la battagl ia è fin i ta : s’ ode anco rai n lon tananza i l cupo e sordo brontol io del cannone, emi ll e voci che gridano, e cava lli che n i tri scono, e ca rri,t rombe e tambur i che rendono un suono confuso ,che s i capisce e non si capi sce

,e met tono spaven to e

compassione i ns ieme .

La fanciu l l a è abbandonata, sole , nel campo , i nmezzo a quella vast issima pianura dov’ è succedutod i recen te la strage : e at tende i l fra tel lo che la vengaa prendere come egl i le ha promesso . La scena è spaventevolmente t riste . Atro nuvolo d i fumo ingombralo spazio, e l e imped isce ed offusca la vi sta . Passaun

’ora, passano due, e Pie tro non viene Incomincia

a fars i scuro .

La propria vi ta gli a cc omando e que llaDe l mio T erigi : d al s uo co llo p end e ;

E i m es tam en t e Addio , ca ra I sabella ,Di ss e ; e qu i tacque al fera du al cedendo .

Va lea s e guir, già il doo l v inc en zma dellaB a ttaglia il s egn o rimbombo tremendo .

sed uta i n te rra,con la tes ta tra le mani ,

su l l e ginocch ia °

me zij olava

vent i n d i cavn : de meneman

v egneva on qu aj bot}, el me portavavos che v egna d e lontan,la so a vos , alzava

guardava intorna : ma l ’ e nott,senza luna, e no se ved nagott.

a : Pietro ! Pietro l . nessuno rispondei perde lon tanando per quel le pian ure . Fratsen te piombare i n fondo a l cuore m i l le so

i l le t imori . Passa una sch iera d i comacchie :

si fa p iù cupa e profonda ; e i n mezzo a l loi l fracasso del le al i

,un i tamente a i p ietosi

moribond i . E i sospett i le d iventano piùa l lora i n pied i sbigot t i ta

,e s’ i ncammina

i M osca : perchè spera che i l fra te llo s ia làad aspet ta r la . A poco, a poco la l una s i a lza, e ri ve laintorno, con la bianca sua. luce tu tte l e cose .

spe ttacolo d ’ orrore !

Co lle mani la te st a mi re gg ea

T ra mezzo a lle gino c chia gru caden teVen to ge lato il crine mi s co teaStridendo fra le nev i a l ternamente.

Ad ogni fort e soffio ch e giungon,Fleb il da lunge udia v o c e languen teChe a l cor mi s c ende ed ogni cura ammors a

E gli o c chi a lagrimar m'invoglia e sforza .

84 N ov elle d i T ommaso G ross i

Chè de per tutt i s i t da ve passava ,Me vedeva denanz ma rt

,e ro ttamm

De bandér,s’

ciapp, carrîag d e canon,E a nn i e bras c e gamb e cao e galon .

Quando succede d’ improvviso un lampo che fa

spaventa ; e le fa ri cordare quel la che vide ent rarne ll a s tanza della madre sua, s in istramente, in q uelterribi le momento ch’ el la s i ri solve tte a fuggire . Alzal a faccia a l cielo : e i l cielo è d

’ un color l i vidapavonazzo che met te paura, le stel le smorte , l a lu nai nsangu inata, e sopra un orribi le n uvola rossa vedela mamma che piange, e i l nuvo la gocciola sangu e ele piove addosso :

2) T esava tu tt, ma i n fin de la campagnaSent iva on vers ch’ el me passava al coeur.

Piangendo, tremando va innanzi : vede una cagnache lecca s u i l sangue ad una che muore : ques t i èso tto un cadavere. che g l i bagna la facci a di sangue,e vorrebbe l iberarsene per respirare .

Da cadav eri tutta in torn iataM i veggo , e incerto il più mov e tremant e

I n sanguinoso suo l fra membra infrante .

I n quel mentr e da ll' ultima campagnaU n fioc a mov e so spira profondo .

86 Novelle d i T omm as o G ross i

È forse il capo di suo fra tel lo ?

E susmaria Signor, l’ e propri quel l i

Non ha pi ù fiato nè d i muovers i , nè di grida re .

Essa crede d i sognare e finalmen te perde tutti i sentimenti.

Due mes i dopo sveglias i dal suo torpore, ch ’ e l lanon sapeva, prima, d’ essere a questo mondo : e accor

ges i d i trovars i i n viaggio,con l’ armata che fugge .

Un vecchio generale, che aveva un tempo a l loggi atov ici na a l la sua casa a Mi lano, l’ aveva riconosci u ta, ela riconduceva ora indie tro cas i .È arri vata a casa

,q uas i per miracolo , che pa reva

un’ ombra . I l babbo non la voleva ri cevere, ma la

mamma aveva avuto compassione d i lei,e diment i ca va

quanto le aveva fa tto soffrire, accogliendala tra le sue

bracci a .

Quanto è commovente i l pre ludio, a l tret tan ta s traziante è la ch i usa de l racconto .

Da un anno l’ i n fel ice Isabella trovas i i nch i odatasu q uel le t to : ed è rassegnata a morire da un gi ornoa l’ a l tra . Ma prima e l la rivolge a l l a madre ancora

una pregh iera . E l la t iene con sè un fazzolet to, ch e èquel la de l fra tel lo, i l qua le porta ancora l e traccedel l’ ul time gocce d i sangue de l suo Luigi . Quandopoteva piangere

,l’ inzuppava del le sue lagr ime : e que l

sangue d iven tava allora più vivo, più rossa : pmevale

perfino che bol li sse . Ma adesso che non piange più,

Nas cita di T ommaso G ross i 87

perchè le muo iano g li occh i nel capo , l’ unica suo

con forta è q uel lo d i tenerlo s tretta , serrata a l cuore ,fin che sarà morta . Poi , domanda grazia a l la mammache la seppell isce i nsieme con le i e gl ielo metta ad

dosso con le sue mani . Cos i mori rà consolata ed i npace . Ah ! no un a ltro profondo dolore la tormen ta :non per anco ha ricev uto la bened iz ione del la madre ,e il padre non le ha perdonata :

Se poss o ttcgni quest, a l lora s l,

No des ide ri pù che de ma ri .

Quest’ e la Fugg itivo che commosse tant o, dastrappa re, ne l tempo i n cu i fu pubbl ica ta, l e lacr ime.Ed io avevo i n anima di s tenderne so lo un breveri assun to : i nvece , m’ è venu to fat ta una l unga e forse ,a’ mie i let tori , noiosa parafrasi .Che va lete ? La novel la parvemi scri t ta tu t ta d

’ un

getta , i n una d i quei fe l ici s tat i d’ an imo, i n cu i l’ autore pare quas i , se m’ e leci ta la pa rola, trasumanarsi ,per transfonders i tut to nel la crea tura art i st ica che i nmente vaghegg ia . I n tale s ta to d’ an imo

,egl i non ha

più consc ienza d i sè ; r ide, piange e s i d ispera con la

sua crea tura ; la sua mano i n tanto,non consapevole

anche, fa scorrere ve loce sul la carta la penna, quas igu idata da un forza arcana

,i nvi s ibi le, d i v i na ; e le

S e que s ta pur m 'a cc ordi, a c ie l pi e toso ,

Venga di mo rte a llor,v enga il ripos o .

88 Novelle d i T ommaso G ross i

pagi ne susseguonsi a l le pagi ne cont inuamen te , fin che

il lavoro è compi u to e la mente del poeta esaur i t a :allora egl i , come da una soave v isione o da u nestes iaco torpore riscosso, s tupendo d i sè, accorges id’ avere fa tta opera veramente merav igl iosa .

Avre i perciò guas tato o certamente tol to pregio a ll’ ins ieme, se alcuna parte del la novel la avess i i n pocheparole r i s tre tta e tale a l tra omessa a d iri t tu ra .

Per essa i l Gross i o tteneva un i ncontras tato tri onfo !E ra poes ia nuova : nessuno mai , prima d i lu i , a vevasapu to esprimere s i al vivo i dolori e le sven tured’ un’ anima i nnamora ta . Ed era anche la prima vol tache un poeta trat tasse, nel d ialet to mi lanese , un sogge ttoco si appassionato e patetico . E mentre i l Porta n ellesue poes ie vernacole

,sovranamente bel le , « scherzava

,

s i d ivert i va e voleva divert i re, i l G rossi commo v ev ae can tava i n me lancnnic i metri l ’ et erna elegia dell ’ amore .

Così, mentre egl i sos te neva una tes i letteraria, l u m inosamente d imostrava con tro l’ O pinione d i mol t icome anche i l d ialet to mi lanese reggesse al generetenero ed affet tuoso.

Pure , i l profe ssor Giov . Mestica, nel suo pregia toM anua le della Le ttera tura ita liana del sec . ! I !

a proposi to d i questa novel la,osserva : N ell

’intreccio

v ’ è,senza dubbio, del l’ inveros imile e del lo st rano, i n

G. M en ia M a u . dalla Lett . i t. dal u c . ! I ! (Firenze

Novelle di T ommas o G ross i 89

quan to che si finge che una giovane segu isse, come

peggio , un suo fratel lo a l la sped izione napoleonicacontro la Russia , per avere agio d i accompagnarel ’ aman te che mi l i tava anch’ egl i nel la grande armata,ecc . Ed io ri spondo : strano ma non i nveros imi le . lmperciocchè i l fa tto d i fanciu l le, traves t i te daguerr ier i o i n a l tro arnese da uomo, che fuggirono dalconven to o da l la casa paterne , per segui re l

’amante,

constac i i n quel tempo specialmen te essere accadu to da vero

,e non di rado, anche . I l Rovan i s tesso

,

ne’ suoi Cento ann i, narra d i simigl iant i avven ture,

avvenute preci samente a Mi lano,e a l l’ epoca de l la

Fuggi ti va, g i ù d i l i . E tu tt i che abbiano let to quelli bro finora non bene apprezza to quan to si meri ta,non hanno certo d imen t ica to Donna Paola Pietra

,che,

costret ta a fars i monaca a forza , da paren t i i numan ie spietat i , che bene ricordano quel l i del la Geltrudene’ P romess i Sp os i , travest i ta da uomo , scappa daque l recin to claustrale, a cu i non sentivas i per vocaz ione ch iama ta , per segui tare

,e sposa re po i, q uel

roman tico i nglese, i l gi ovane Lord Crall ; i l quale sene era i n vagh i to, avendola ungiorno sen t i ta a cantaresoavemente, die t ro le gra te, nel coro del la chiesa conv entuale . E d anche devono ricordare Donna Paol inala n i pote d i quel la bel l issima q uanto infel iciss ima

Clel ia, l a qua le (e qu i l’ au tore vol le forse imi tare

più da vicino i l Grossi ) una notte traves titasi da dragone, esce d i casa, a l l’ insaputa d i tu t t i , per raggiungere

l’ aman te, soldato napoleon ico (anche l’ amante dellaFuggi t i va era tale) e dis toglierlo da un duel lo, chequegl i, la mat t ina seguen te, doveva tenere .

I nvece , parm i , se mai, i nveros imi le ques t’a l tra cir

costanza ne l la Fugg itiva che, cioè, la fanciul l a pelsempl ice fa tto d i aver trovato chi usa la porta de llasua casa da cu i era usci ta dormendo e senza con

scienza di sè colga proprio questo pretesto. in

gi ust ificabi le e futi le sot to ogni r iguardo, pe r nonen trarv i più

,e quind i s i lasci faci lmen te persuadere

da esso a fuggi re . Se non che , a q ues ta os servaz ion es i può anche rispondere

,che è la fanci ul la stessa che

par l a e che narra le cose come sono avvenute ; qu i ndiè natura le che su l le sue labbra ogn i scusa sia buo na,pu r d i giustifica re i n parte q uel la v iolen ta pass ioneche

,a d i re i l vero, in quel terr ib ile momento , la

possedeva tutta, e le offuscava tut te le a l tre facol tài n te llet tive . E, dopo q uel che gi à abbiam detto anch enoi i n proposi to

,ecco che i l Rovani c i v iene un’ a l tra

vol ta i n soccorso con ques ta ammon izione : « l fortidolori e le pass ion i fort i, come tutte le escandescenze ,comun i cano agl i uomin i una specie d i coragg io ape nsierato e cieco, i n faccia al quale non v’ è nu l la d’ i mposs ibi le . Ta le è i l caso del la povera Fuggi t i va .

E qua ta novel la , come che sia l a p iù sempl ice, e

scevra quas i da preconce tt i d i scuola , è anche, secondonoi , la più be lla ; e da essa , come vedremo, traggonomo tivo tutt i gl i a l tri lavori de l Grossi .

Novelle d i T omm as o G ross i g t

Dopo la Fugg itiva v iene l’ I ldeg onda, che fu ,

come abbiam detto, pubbl ica ta nel 182 0 , e parve al

lora segnare i l tr ionfo del la scuola romantica , comequel la che ne i ncarnava spicca tamente i più essenz ial ica rat ter i .Abbiamo pur anche veduto

,con quan ta sollec itu

d ine e con qua le compiacen te amorevolezza d’ amico ,i l Manzon i , nel l’ Ottobre d i quel l ’ anno medesimo neinv iasse u na copia a l Faurie l, i l qua le , dopo aver lettoi l lavoro

,pubbl icava su d i esso un a rticolo

,per l’ au

tore,i n veri tà , assa i l usingh i ero . Onde i l M anzoni, allo

s tesso Fauriel, poco tempo dopo scr iv eva « Grossinon s i aspettava da vo i un g i udizi o si favorevole , tan tomeno un art icolo, e non v i nascondo che gl i fece ungran piacere . » Certamen te, di gran l unga superioria l le censure furono le lodi prod iga te in quel tempoa q uesta novel la da uomin i i l l ust ri e degn i d i a l tast ima italian i e stranieri e perfino degli avversaridel l ’ au tore stesso . Però nè censure nè lod i devonomenomamente farne ve lo, o togl ier n ul la di quel laimparzia le se re n i tà d i cri terio, che noi , tard i nepo ti,do po l a l unga serie d i ann i trascorsa

,e pel mutar che

abbiam fatto d i dot trine e d i scuole, dobbiamo, anz isiamo in obbl igo d i segu ire.

92 Novelle d i T ommaso G rossi

Ve n iamo dunque all a tela del la novel la , la q ualeè divisa i n quattro parti

,cosi

Paura Par… Siamo al tempo del la secondalega lombarda Milano manda suoi delegat ia l pontefice i n Roma ; i qual i sono rappresen tat i nelmarchese Rolando di G ualderano e nel figl io R ogiero .

Vengono quest i onoratamente ospi tat i i n Va t i cano .

Rolando diventa i n breve famigl iare d i certo con teE rmenegardo d i Falsib iglia, uomo poten te e d i al tol ignaggio, a cu i è morta d i recen te la mogl ie chelo ha lasciato solo con un’ uni ca figl i a . Concer tanoq ues t i tra loro, due matrimoni . E rmenegardo sposeràla crescente i ldegonda

,che è rimasta co n la mamma

a Milano : e R ogiero s i un i rà quanto prima, con lafigl ia del con te . Ma questa non ama i l giovane Gualderano

,anz i l’ ha i n odio . E R ogiero , per quanto

facc ia e sol leci t i , non può nel tempo del la sua d imorai n Roma , effet tuare g l i ambi ti e, per l u i. van taggiosisponsa l i . Pad re e figl io ri tornano a Milano ; e primad i parti re, concludono col conte d i protrar re ognicosa a l l’ epoca , i n cui esso potrà condurre i n mogl iel ldegonda .

La qua le i nvece, duran te l’ assenza del padre, s’ inn '

amora d’ un be llo e va len te cavaliere , Rizza rdo. Qwst

’amore è reci proco e poten te ed è tenuto segreto

de i due giovan i ; i q ua l i hanno già trova to i l modod i poters i vedere e parlare .

'

Il difend e da due parti un ri tortoMuro

,che i l volger segue d ella stra da ;

Sorge a destra i l palagio,e lo ci rconda

I l terrazzo ove g ià vide Ildegonda .

Trascrivo le s trofe seguen t i perchè sono di ucolori to ‘eminen temen te roman tico

,d i mol to

e d i buona fa ttura .

D i fron te a questo e una muragl ia b runaD’ un vetusto caste l lo, o ra d es erto ;Sbucarne i gufi al lume d e l la lunaVeggi onsi , e carolar col vo lo incerto

,

E le torri in lon tano,da nessuna

Cosa impedite,splend ere all

apertoDubitando i l garzon d i qua lche trama.

,

Fra i rottam i nascondeei, e la chiama.

La chiama , e qui nd i ra ttenendo i l fiatoForge ad ogn i fragor l’ orecch io a ttento,E i l cor gl i balza i n petto conturba to

,

Avvi sando esser desse ogni momen to ;M a non sente che un canto misurato,O r s i or no

,secondo spi ra i l vento

E ra i l canto notturno che al SignoreDi Benedetto ergevano le suore .

Sosp i ra, e poi la ch iama un’

al tra volta,

E pu r l’ orecchio intende e i l sosp ir cessa ;

E d ec co l’ alternar d ’ un passo ascolta,T aci to

,lento

,che ogn or p iù a

appressaEcco farglis i sopra, i crin d isciolta,E nel la faccia squa llida e d imessaL’

amata che a l le su e stanze si fo ra ,T utta tremante i n cor dalla paura. '

Novelle d i G ross i 95

veron,qua l’ era

ona ed ai tante ,Al lunar raggio d iscopriala i nteraIl d esioso sguardo d e l l’ amante .

Appar vest ita d ’

u na veste nera,Dolorosa negl i att i e nel sembiante,E il bel volume d e lle ch iome biond ePer le spa l le e pel sen le si d iffonde.

Alle rampogne d i l u i , perchè abbia da mol te seremancato a l l a promessa dei consueti convegni , la fanci u l la con voce flebile e commossa, gl i r i ve la tu tta lasua sciagu ra : è quella forse l ’ ul t ima vol ta che lov ede ; tu ttavia giuragli piu ttos to di morire che esseresposa d

’ un a l tro .

E qu i s i tacque,e da lontan sent ire

(Che p iù s econdo il vento era e pm forte)Po té d i stintamente i sacri cantiDe l le Bened et tine sa lmeggiant i .

Alla giovine tta corre per tu tta l a persona un br iv ida di paura . Lugubri presen timenti l’ assalgono . ERizza rdo , fa tto al lora ardi to dal la d isperaz ione

,l e pro

pone la fuga : egl i l ’ avrebbe condot ta pel legri na i nT erra Sa n ta, dove sarebbero stat i al s icuro d i tu tto .

M a q uest’ idea , che da prima balena a l la mente dell’ innamora ta, come una dolce l us i nga

,el la rige tta

poi qu ando pensa a l l a madre, che abbandonerebbe , efarebbe forse mori re di dolore . I nvece come unastol ta credenza corre i n quei tempi , che le anime dei

96 N… di T ommaso 6 ross i

t rapassat i possano dare ai v iven ti con tezza d i sèprevedendo vici na la morte

,nè sperando di ri ved erlo

più, l ldego nda pi ega i l giovane che pure non sa

dar fede a cos i pazze fole a u n pat to sacrosan to °

che quale dei due avesse prima a mori re, appar i rebbei n an ima al supers t i te .

Cominciò la donze lla,e ri tta in p i ede

G iuro, guardando la onde nasce i l sole ;Posc ia i l giuro l ’ amante proferia,S i ccom e ella dettando gl i venia .

Cosi pe l San to Corpo d el S ignoreAmbi sacramentàr solennemente

,

Che qualunqu e dei due pr ima s i muore,

A ppa rirebbe in an ima al v ivente ;

E d imprecar con scong iuri d i terroreL’

e terna ira d el cie l sovra ch i mente,0 con a ltri abbia som iglianti patt i ,Suggerendo e l la le parole e gl i atti .

E già l’ ombra si d i rada i n orien te . Spun ta lapr im ’ alba . I l garzone sta per accommiatars i dal la fanciu l la

,quand ’ ecco sbuca fuor da un suo nascondiglio

R ogiero, che s’avventa furi bondo con la spada ignuda

sopra R izzardo, che fugge. Ma quegli lo i ncal za, loragg i unge : una breve co llutazione succede, nel la q ua leR ogiero cade fer i to . l ldegonda i n tanto svenu tapor ta ta su l suo let to . Quando ri nviene ode un granrumore d’ in torno . Le stanze de l palazzo so no piened i grida e d i bestemmie . I n quel lo , accecato da ll’ ira

98 Nov elle d i T… G ross i

volgo del i ran te fautore del la sétta . E raduna con tro d il u i false test imonianze e i ndiz i fal laci . Fra t tan tomuore la madre d’ i ldegonda , d i crepacuo re . Ch i o rapuò ridi re i l pian to del la fanci u l la ? Se non che i nmezzo a tan t i pat imen ti ella i ncon t ra in q uel monas te rouna dolce consolatrice, u n’ amica ; la qua le pu re èsta ta cos tret ta a ri nch i uders i in que l ch ios tro per forzae a prendere i vel i . Questa pietosa s i chiama ldelbene .

Forte de i consig l i de l la qual e , i ldegonda res is te a g l ii terat i assal t i che la bades sa e le a l tre monache l efanno, perchè s i determ in i al gran passo. E que l l e,i naspri te da l le ripu lse, comi nci ano a muoverle guerranefanda . Le tolgono d’ a ttorno I delbene, la r i nch in o

dono i n luogh i sotte rrane i e d isagiati , le cingono diflagel l i e d i ci l ici le n ude carni , e la cos tri ngono apassare

,vegliando, l e i n tere not t i d’ i nverno, su e g i ù ,

l ungo i corridoi del convento . Ma una notte, che,

distesa su lla nuda terra , era immersa i n tri st i pen si e r i ,le gi unge improvviso a l l’ orecchio i l suono d’ un fleb ileconcen to .

Sorge,e la s ’ i nd irizza a passo lento

,

D ’ onde,un’ imposta leggermen te to lta

I l vasto spa ldo domina r le e dato,Che la città d ifende da quel la to .

Udi te ora la fan tas iosa descrizion che ne segue

E ra sereno i l ciel, splend ea la lunaR iden te, a mezzo della sua carriera,

Navale d i T om… G ros s i 99

Sicchè da lungi in armatura brunaVed ea un gue rrier ca la ta la v isiera ;Nessun fragor s’ urlia, voce nessun a ;Sol que lla universa l qui ete i nte raD’ improvv iso venia rotta ta lvo ltaDal grido de ll’ al larme d

’ una scol ta .

E nell’ incanto de la notte, i l l uminata da la l una, e

nel so len ne e re ligioso si lenz io d i tu tte le cose , e’ i nnalza per l’ aere sereno una flebi le e mes ta canzone ,che narra la pie tosa storia d ’ amore d i due giovanett ii nnamorati Sveno e Fior ina che part ironsi dal lan atia terra e fecersi en trambi crociat i i n Pales tina ecaddero insieme avvin t i .

I cadaveri santi fur trovatiNel campo, dove la s trage era maggiore,T enacemente i nsieme ambo abbracciatiIn a tto dolce d i p ietà e d

amore ;

I corpi come già caddero in guerra,Dormono insieme i n que l la sacra terra .

l ldegonda riconosce tos to la voce d i R izmrdo .

Ce rto è quel lo un avvert imento Rammenta a l lora la

preposta che egl i l e fece, l’ u ltima vol ta che la vide .

La sua mamma e ra è morta . Nessun affet to le vietaormai d i segui re i n Terra San ta Rizzardo . Oh fossevero ! Infat ti , po ch i g iorn i dopo, quegl i trova ilmodo d i far le tene re nascostamm te una let tera

,nella

quale le fa man i festo i l suo an tico d i segno,e le i ndica

10 0 N ee d le d i T ommaso G ross i

i l tempo e i l l uogo per met terlo ad effetto . N ell’orto

del convento s’ apre una sotterranea v ia, che i n mezzoa s terpi ed a spine, conduce a l le rovi ne del C i rco .

Quel la è ri tenu ta propizia dag l i aman t i al loro i n tento .

Già tu tto è s tabi l i to . Viene la notte fa ta le . La fanciu l la ci rcospetta e tremebonda, chè teme ad ogni passod’ essere sen t i ta e scoperta

,s’ i nvola dal la sua ce l la, e

v iene fino a l l’ imbocca tura della cava, dove i ncon traRizzardo che l’ aspetta . Procedono qu ind i tu tt i e du es i lenzios i en tro a quell

’arduo , oscu ro, e scabroso sen

t iero . E sono già a mezzo, quando scorgono lon tanoun fievole fuoco che rompe l’ oscuri tà

,e odono i n s ieme

un sordo rumore . Sono uomin i armati che s’ avanzano .

Fanno per r i tornare ind ie tro,ma l’ en tra ta ancora d a

al tri uomin i è chi usa . Sono dunque còlti nel mezzo ;non han più scampo . Al lora i l giovane , fa t to an imosoda l la d isperazione, t raendosi die tro la fanciu l la smarri ta ,e facendole del suo petto riparo

,s’ avven ta fu ribondo

con la spada sguai nata con tro i l primo stuol che s’av

vanza,e a colui che v iene tra i primi , tronca d i net to

la mano che tiene la fiaccola accesa . L’antro r i torna

all’ oscuro . S’ impegna a l lora una lotta feroce , accanita .

Nel la con fus ione e ne l t rambusto quel l i hanno la

peggio, e Rizza rdo, avendo propizie le tenebre, molt iuccide, mol t i ferisce . Url i , gri da, bestemmie e gemi tiemp iono le basse vòlte d i quel la cava, s in istramen te .

Il g iovane giunge così ad apri rs i una via, e la fanciu llamezza morta da l la paura, lo segue . Ma quando son

10 2

ri n tocch i len t i e l ugubri di una campana , de tta de llaSignoria . Un brivido d i freddo le corre per l e os sa.I n quel momento Rizzardo passava da qu es ta v i tatribolata a una v i ta mig l iore .

Pu r a Tanza È la matt i na dei Mor ti : cioè ilgiorno de l sacrifizio . Le tenebre i ncombono ancoragrav i su ll a terra ; e la campana del convento suonamelaneonicamente . Le monache

,ci n te del ci l i cio, a

una , a due , a tre scendono frettolosamen te, pispi

gliando preghiere , ne l la casa benedetta dove r i posanole an ti che suore de l monastero . Sol tan to i ldegonda ,è rimasta a let to, leggermente sopi ta : chè, dopole l unghe no tti vegl iate ne l pianto, at t i nge final

mente dal la stanchez za un po’ d i riposo . 0 bel

sogno ! le pare che sia pros s ima la sua ul t ima orache u n sacerdote le sommin istr i g l i es t rem i offici, eche la campana i n tanto suoni la sua agon ia : cosi ellamuore con ten ta ! Ah imè ! q uan to è amaro il ri s veglio .

I l r icordo del l e sue passa te e presen ti sven ture le dilania l’ an ima, e u n v ivo e rror d i sè s tessa l a prendecome ripensa a ciò che le venne r i feri to . Dunque ellaha potu to amare un eretico ? Ed è dest i no ch’ el laabbia ad amarlo sempre , rep roba , d ispera ta , impeni

tente ? Che importa, esclama al lora la fanciu l la nelde l i r io de l la passione,

Se eternamen te son teco abbraccia ta,

Non mi spa venta l’ esse re dannata .

Novelle d i T ommas o G ross i t 0 3

M a poi r i torna in sè e s i pen te d i quel lo che hadetto, e i nvoca Iddio , e gl i domanda perdono, e pregala madre morta che la sa lv i e la protegga . Vengonoi n tan to fin lassù, ne l la sol i taria ce l letta , l e vocii nsensibi l i q uas i de l le monache salmodian ti . Alloral ldegonda sa l ta dal le tto

,i n fre t ta s i v este, e scende

precipi tosa le scale e va nel la chieset ta ad aggi ungersi a l la sch iera genufiessa del le compagne pregan ti .E q uando i mest i r i ti sono compi u ti , e que l le , i ns iemea la badessa , devotamente escono fuori ,

Che già d i mezzo al ciel lucido e nett oVed evans i sparir 1’ u ltime ste l le,E l ’ a lbor d iffondes s i lento lentoSu per la bruna torre del convento ;

el la sola rimane , chè assorta ne’ suoi pens ieri profond inon s’ è nè manco avveduta d i loro . Quand’ eccoviene scossa da l lo s tridere d i una porta ; è [delbene, la dolce e fede l e amica

,che scru tando prima

sospe ttosamente d ’ i n torno, en tra, le s i avvicina e lefa mani fes ta la sot ti l trama

,i n cu i l a badessa l’ ha

fat ta cadere . La fanci u l la pa l l ida, smarri ta, i ndov i naallo ra , con la celeri tà del l ampo , anche ciò che perdel i ca tezza d’ an imo, colei non le ha voluto dire : eprorompe i n accen t i i n terrott i . Dunque el la coni l suo sacrifizio non sa lva Rizzardo ? foss’ egl i g i àmor to ? E quando, povera vi tt ima, è t rat ta tu ttaves t i ta d i bianco agl i a l tari

,r imane come i nsensa ta .

t 04 Novelle di T o… G rossa

Volge gl i avid i occh i d’ i n torno : ma colu i che cercanon vede .

Chiede a lle suore Ch i mi lo trattiene ?Che fa i l mio sposo ? ed or perchè non viene

E a l lor che i l sacerdote la r ich iede dei voti fa ta l i,e l la subi tamen te, r iconosci u ta la sua condiz ione e nelv i so impal l idendo

,cade pri va d i sensi a pi è de l l’a l ta re .

E com’ è ri nvenu ta, la sera,ri torna con le a ltre

suore nel la ch iesuola a sen ti re la predica d ’ un cu r i osooratore, i l qua le, com’ era costume i n quei tem pi

,

valevasi del l’ ignoranza e del la superst i z ione a l l orpredominant i per a t terr i re l e ment i e scon vol gentegl i anim i col raccon to d i danna t i comparsi d i n o t tea i vi ven t i e a l tre simig l ianti fòle . Quella stol ida p redica, pronunzia ta con voce r imbomban te e grave, fralo s tupido si lenz io del le monache mu te , a t terri te , e i nquel l’ ambien te lugubre e t ris te , fra que l le fredde paret i coperte d’ ossa e d i tesch i i n ord i nanza , e sa l taognor più la fantas ia gi à ecci tata de l la fanci u l la , laqual e deve con terrore ricordare i l giu ramen to e i l pa t toche Rizzardo ha s tret to con lei . E la notte segue n te

,

nel la sua cel le t ta, q uando is tupid i ta risvegliasi a lfineda un profondo stord imento, i n cu i l’ ha lasc ia ta labadessa

,che a l le sue ost i na te repulse, partendos i d a

lei,le aveva l ancia to i n faccia l e tremende parole

, che

i l suo R izzardo, aveva tra le fiamme

R eso all’ i nferno l’ u l timo respiro,

t 0 6 Novelle d i T ommaso G rossi

I lungh i corridoi corre e ricorreNelle co lonne urtando e negl i aperti,E si da que lle orrende forme abborreChe par che i l v ento, i l turbine la porti ;S i fa segni d i croce, a D io ricorreChiama I d elb ene , invoca i santi e i mortiDisperata a lfi n slancias i da l l ’ a ltoDel parapetto nel cort i l d ’ un sa lto .

Èsalva per m i racolo : chè ingombro d i pagli a o

di strame, le rende , a terra , meno violen to l’ impe todel la caduta . Giace però tu t ta la notte , priva d i sen si ,esposta a i ven t i ed all

’acque . Cos i tut ta lacera e pes ta

la trovano le monache la matti na ; e prima d i t u t teI delbene che grida d ispera ta : È morta . El la ,come s i sen te toccare

,ricuperando i sens i ma sempre

in preda al la sua pazza e fosca fan tasia, volge sospe t

tosa gl i occh i d’ i n torno e graffia e morde ch i unquele s i avvici na. Fugge poi rapid iss ima

,come una fe ra

persegui ta ta i n caccia, e volges i a quando a quandoi ndietro per vedere se a lcuno la segua , e alza gl i occh ie le braccia al cielo

,i n a t to d i pregh iera . Le monache

ne perdono pres to le traccia : e dopo vane e l unghericerche

,la trovano alfine, seguendo le macch ie del

sangue ch ’e lla ha perduto, i n un’

augusta e so tterranea

stanza,appiat ta ta en tro a una cassa . A v iva forza la

tolgono d i là ; e, annodatele con fun i le man i die troa la sch iena , la conducono gridando, e a fu ria di u rtie d i perco sse, nell’ appartamento assegnat o alle pe zze.

Nase llo d i T ommas o G r òas i 07

Pensa te come doveva i n tanto sangu inare i l cuore aI delbene, che segu iva da lungi quel tris to spe ttacolo .

La sciagura ta t re l unghe set t imane giacque , avvin tacon pesan ti ca tene a un duro le tto, den tro a una

lurida stanza,d i con ti nuo assorta in uno spaven toso

Ah i quante volte,mal veg l iata, morse

Le proprie ca rni , con d ente rabbioso,

Le fasce lacero, l’ ampia feritaS’ aperse

,e dentro v i cacciò le d ita l

Bestemm io Cristo ed ogn i sacramento,

I santi e il cie lo per cu i fu crea ta,

Ma led i il seme d el suo nascimen to,

Ma led i i l ventre che l ’ avea portata,Le man che la raccolsero, il momen toI n cui fu detto U na fanciulla e na ta ;E impreco i l foco d el l ’ ira venturaSu l l’ emp io capo d ’ ogn i crea tura .

T roncando a mezzo un d isperato p ianto,T alvolta a un tra tto a ridere s i pone ;Parla

,e risponde siccom

abbia accantoQuand ’ una o due

,e qua ndo p iù persone ;

Sciogl iend o i labbri qua lche volta al canto,D i R izzardo la flebi le canzone,Che per tante ascoltò nott i serene

,

Va ripetendo a l suon d e l le ca tene .

Spesso anche nomina l a madre : anz i talora creded’ averla d inanzi vi va e presen te : onde le rivela piangendo tutte le sue sven ture .

10 8 Novello di T ommaso G ross i

A tenero con le i co l loquio strettaCara mad re, una notte le d i ces ,

O gn i anima vi vente m i r ige tta ;Converso i n od io i l ben che mi volea,I l pad re

,i l padre mio m ’

ha maledetta ,E ne l cospetto d el S ignor son rea :

T u so la,o mad re, mi riman i, sola

Che mova a confortarm i una paro la .

E le parl a d’ I delbene , che le fu tol ta, e che solevaessere l ’ unico suo con forto ; e poi le v ien narrandod i Rizzardo morto

,del l ’ orrenda visione avuta, e del

crudo demonio, che talvol ta ancor la persegui ta . Coside l i rava la mesch ina e i n quel momento

,forse , la madre

la guardava impietos i ta dal c ielo .

Paura QUAR T A È tempo a lfine che cess i tan todolore . La povera fanci u l la h a pati to abba stanza . Lemonache stesse incominciano a sen ti re compassione

per lei : e la badessa,d iventata più mi te, d inanzi a

tan to soffri re, che le cagiona cer to rimorso, concede aI delbene d i recars i al capezza le del l ’ amica . E i ldegondariconos ce tos to i l suono di quella voce e i l del iriod’ improv v i so cessa ; oh miracolo ! el la r isponde, p lacidemen te serena

,con paro le d i pace, al la nuova venu ta.

Un soave balsamo sen te piovers i i n cuore : e I de lbenes i abbandona su l la povera affl i t ta, d irot tamen te p ian

g endo . Le due fanciul le s i abbracciano mute . A himè l

u n suono lugubre d i catene scosse, spaven ta co le i che

t to Nov ello di T o mmaso G ross i

dote ; i l quale v iene subi to condotto presso al suocapezzale ; e a lu i essa rivela tu t ta la sua grande pass ione per Rizzardo,

O himè l d ices piangendo, oh imè l che valeSe invoco i l ciel che mi so cco rre , e e

’ ioG li offe rsi ogni a ltra alj

'

ezi'

on mortale,Se non e pi eno i l sa crificio mio ?Chè spenta anco non e questa i nfe rnaleFiamma, ch e m

’ard e per ch i abborre Idd io ;

Per ch i dannato a sempiterna p iantoMa led ice i l suo nome sacrosanto .

Nè si dà pace , e d ispera del l’ e terna sa lvez za , chèq uel la fiamma fa ta le non potrà se non con le i morire .

I l pio sacerdote la conforta a sperare nel la d ivina cle‘

menza, e quando sente del l’ orrenda visione ch’ ell’ haavuta, per dis toglierla da così te tri fan tasmi , pen sas ia g i u n to i l momento d i d i rle tu tto . N n, Rizzardonon è morto, come lei crede, da eretico . L’ accusa che

gl i fu mossa è fa lsa ed empia . Esso era i nnocen te .

E le v ien narrando come nell a sua u l t ima ora,prima

che s i conducesse al suppliz io , a lu i , suo confessore,R izzardo parlasse a l ungo d i lei, e gl i comme t tes se dipregarla che com’

egli perdonava a’ suoi nemici , anc h’ellavo lesse perdonare . Cosi sperava di r i vederla fra brevei n cielo . La fanciu l la, che a l l’ udi re de l l’ i n iqu itàcommessa contro l’ amante, aveva sent i to per l’ or rorearricciarei le ch iome, fu poi t u tta racconsolata, pensando ch’ eg l i era morto nel la fede d i Cri sto .

Novelle d i T… … H !

ie ! le bracc iaE tutta quanta di pie tà , di zeloT rasmutata negli occhi e ne l la faccia

,

Come d inanzi le sia tolto un ve loAh tosto

,d isse

,o m io Signor

,t i piaccia

T eco ch iamarmi fra i beati in cie loO h ! gu idam i al la m ia mad re d i letta

,

Al fed el mio R izza rdo ch e m’aspetta .

Ma poi pensa ch’ essa non ha ancora ricevuto i lperdono e la benedizione pa terna : onde prega i l sacerdo te che faccia recapi tare una sua le ttera al padre,perchè a lfine esso abbia compassione d i le i . E a s ten tosol leva dal let to le membra i n ferme, e scri ve . E comeha fin i to bacia e ri bacia i l fogl io , lagrimando ; e Io

al sacerdote che , impietosi to, vola fuor del lastanza, e non può d i r parola . E come colu i se ne èi to

,a I delbene , che r i torna solleci ta presso di lei, la

fanci ul la mani fes ta ciò che ormai la rende con ten tad i mo rire i n fret ta ; e le esprime cosi le sue u l t imevolontà . L’ amica piange, d irot to ; e i ldegonda la bacia,l ’ accarezza . Le parol e ch ’ el la proferi sce serenamente ,aspe tt ando la morte con vol to placido e sicuro, commovono l’ anima anche più fredda .

M i ves tirs i d i que l la veste biancaCh e m i trapuns e la mia madre invano

,

N e i tristi giorni quando afflitta e stancaL’

aspettato piangea sposo lontano :

u z Novelle di T omma so G ross i

Il mio rosa rio ponmi ne l la manca,l l crocifisso ne l la des tra mano

,

E d i que l nastro annodam i le chiome

Su che intrecciate i l mio sta co l tu o nom e .

E la morte a gran pass i s i avvic i na, chè i l morbos i fa ognor più minacciose e più crude . La ri spostadel padre non viene, e d i questo solo l ldegondalagnasi e sospi ra . La notte è inol trata : le campanesqui l lano nel bu io, melanconicamente : le v ien porta toi l v iat ico .

La povera cel letta d’improvv iso

R ifu lge r parve d ’ un celes te raggioU na se av ità d i parad isoConfortò la morente al gran viaggio .

E sub ito dopo v iene anche l a bened izione del

padre . I l vecch io pentito le demanda perdono del

ma le che le ha fat to e prega lei e i l suo Rizza rdo adavere compassione d i lu i davan t i al conspe tto d i Dio .

Anch ’ egl i è s ta to tradite dal figl io che gl i è d iven ta tonemico . La fanci ul la non desidera più , leva gli

occh i a l cielo , e s’ abbandona poi, per la gioia che letrabocca, a un di re t ti ss ime pian te . E piangono tu tti ,s i lenziosamente .

Sece lei p iange la sua fida, e se tteI rabbassati ve l i la bad essaT aci tamente lagrima va anch ’ essa.

t t 4 Nav ette d i T omma so G ross i

E furon queste 1’ u l t im e parole .

I l capo,a guisa di perso na stanca

,

Lene Iene i nch ino, siccome suoleT enere fior cu i nutr imento manca .

Le sorge a fronte lum inoso i l sole ,E que lla faccia più che neve biancaCol primo raggio incontra

,e la riveste

D ’

una luce puri ss ima celeste .

Confesso che io non seppi res i s tere al la ten tazioned i riprodurre per intero e far gustare a’ miei let tori

(se pure a vrò l’ one re d ’ averne) le s trofe di ques tabel l i ssima q uanto commoventissima chi usa

,che per me

tocca i l subl ime del la patet ica poes ia .

I l Gross i con l’ I ldegonda aveva dunque raggiun toi l suo scopo : era cioè ri usci te a fare u n’ opera d’ ar te,che dovesse i n quel tempo diffici le, sot to questorispet to accontentar tu tt i .Erano buon i vers i , bel l e ot tave, ma sopratu t to vera

e profonda pass ione : i l che voleva d i re : argomen tonuovo sotto forme e sitate . Per cui

,da be l pr i ncipio

,

classici e romantici andarono a gara nel d i sputars il a novel la . G li un i van tavano per conto proprio losplend0 r del la forma puramen te classica e l ’ ottavadal l’ andatura faci le, sne l la ed elegante , che l’ au toreaveva cer to derivate dall’A riost0 : gl i a l tri , i l concettoem inen temen te romantico .

Infat t i avevano ragione i secondi . La nove lla, anziche class ica, ben poteva dirs i roman tica ; ed e ra anche

N… d i T ommaso G r oss i 115

frutto che mai fosse fino a l lora comparsoscuola . E mentre nel la Fugg itivo i l Grossi

a ai le ttori u n fa t to della v i ta con tempomegl io, un episod io del la grande sped izioneca in Russ ia ; nel l’ l ldeg ond a l i traspor tavai pun te i n bianco

,i n p i eno medio evo

,vale

campo co l t i vato e predilet to dai romant ici .l la prima, di p rop r iamente romant ico c

’ eravero, e solo qua e là qualche breve e rapidopennel lata (come ad esempio quel lampo sie ri sch iara d ’ improvviso la s tanza del la madre

va , la not te ch’ ella si r isolve a fuggi re ;he s i ri pe te poi nel la desolata pianura d i Mosca,la fanci u l la t rovas i sola ne l campo dopo l ae vede le stelle smarta, la luna insang u i

sop ra un orr ib ile nu vole rosso, che g occiolala madre che tu t ti , quasi , gl iche i nformano e compongono l’ I ldeg onda ,e d i re coniat i a l l a nova scuola .

fin da principio, nel col loquio secre to degl i

quell’ala d i ven to che

,ne l si lenzio del la

ta ai loro orecch i,come un tr iste presag io

,

del le pen i ten t i del v ici no conv en to da ta l acondi zio ne tu t t’ a l tro che l ie ta e sicura dei due giovan ie I ’ era e i l l uogo steri le e deserto i l l um ina to da l aluna che d i lontano rivela l e an tiche torri

,e a l la cu i

placi da l uce veggonsi i gufi sbucar fuori da l le rot temu ragli e e svolazze r qua e là i ncertamen te per l’ ari a,

t t 6 Novelle d i T ommaso G ross i

nel l’ insieme con tribu i va, dice , non poco ad accre

scere effet to a l la scena, la qua le anzi , secondo i cr i terid’ arte a l lora i n voga, doveva fa re gran colpo .

Cosi, da l l a pal l ida e sbiad i ta esposiz ione che ne i

abbiam fa t to del la novel la, i l cortese le t tere che c i h asegu i to fin qui , s i sarà certamen te accorto che l’ infiuenza del la scuola nord ica , o come fu anche dett a

g erman ica , s i sen te più o meno i n tu tte ques te quat tropar t i

,ma più specialmen te nella terza .

I nfatti i l giorno de i mort i la campana delmonastero che suona melanconicamente le monachece l ci l icio a i fianch i che pispigl iano sommesse l e pregh iere l ungo gl i andi t i bui la piccola ch iesa consacrata a i defun ti , tu t ta coperta le paret i d i ossa e d itesch i in ordinanza la s tolida pred ica d i q ue l curiosoora tore che narra d i anime danna te e d i paure i lsogno d’ lldegonda, i suoi del i ri , le sue orrende v is ion ie le sue pazzie ; t utto questo cos ti tu isce un fondo lugubre e sin is tro . M ai un sorri so d i sole, mai una bocca tad’ aria l i bera e pura , ma i un sorso d i vi ta sana e realeper en tre a q ueste tenebre fi tte . Par quas i d i viverei n un altro mondo

, un mondo tetro, soffocan te, ove cimanch i i l respiro, e non si veda l’ ora d i usci rne .

Ed i n vero,come ci appressiamo al la fine c i sen

t iamo gìà sol levare e togl iere da l l’ anima quel gravei ncubo che la opprimeva . La morte d’ i ldegonda cicommove assa i

,e pe r me l

u l t ima parte è l a pi ù vera,la pi ù sent i ta e la più bel la .

118 Novelle d i T ommas o G ros si

degn i de lla nova scuola , ove questa s i consider i ne lsenso corrotto del la parola . M a i l Manzon i i nvece cel i h a sapu t i svolgere e mettere dinanz i i n quell a m isura e sot to q uella l uce che s i conveniva . Onde tu t tele sue descriz ion i e tu tt i i caratteri de’ suo i personagg ir ies cono gi us ti , veri , rea l i .Co s i

,anche Gel trude è condanna ta a v i vere in un

ch iostro : ma quan ta d i fferenza fra questa e t u tte lea l tre donne che trovanai, nel la medes ima sua cond i»

zione, de l inea te qua e là i n mol t i romanzi e novel l edel tempo ! E se no i non avess imo fret ta d i fi n i re,potremmo opportunamen te stabi l i rne un confron to conl’ lIdegonda : e, benchè ci sappia male i l d i r loquanto ne scapi terebbe a l paragone ques t’ ultima !Un ’ a l tra os servazione . La scuola roman ti ca , seb

bene possegga una tavolozza lussureggian te d i co l or ie d i t i n te , è tu t tavia povera d i s i tuazion i e d i motiv i . Gl i au tori si r ipe tono cont inuamen te : e non d irado avviene che l’ uno tolga senza scrupolo o

solo acconten tandos i d’ una l ieve modificaz i oneda l l’ a l tro .

Un esempio . Nel l’ l ldeg onda , Rizzardo vesti to daguerriero e con la vi s iera ca lata si mos tra u na notte,che la l una è a l ta , alla fanci u l la i n namorata , ri t to e

immobi le sul le spa ldo d inanz i al monast ero e can tasu musica l i s trementi una melancon ica canzone. CosìPalamede , nel Ca s tello d i T reno d i G io. Batta Bazzoni romanzo pubblicate nel 182 7 cio è qualche

Novelle d i T om maso G ross i t t g

tempo prima de’ P romess i Sposi su l l ’ al to di u nd irupo, contempla estatica muto Ginevra

,la quale

,

pure prigion iera , gl i appare da una fines tra del sol i tar iecas tello, accompagnando su l l’ arpa dolci ss ime melod ie .

E la l una raggia dal l ’ al to tut ta la scena. Come ognunvede, l a si tuaz ione è quas i i n tu tto precisa .

E sempre la l una ! avrà osserva to tal unode’ miei l e t tori . I nfatt i non c’ era descrizione bel la epa tet ica, ove non facesse capol ino la l una . Ed è perquesto ch’ essa venne a lfine a noia ; onde in poi dettoclassico i l sole che splendeva, sfolgorando , s u le arm ibrun i te degl i eroi omeri ci ; e al contrario fu chiamataroman tica la luna che i ll ustrava cim i teri e danze spe ttrali e rovine . Cosi , a tut t i è noto quel ve rso chei l Carducci

,i n u n momen to d i nausea reazionar ia, l e

lanciava ce ntro

O d io la faccia tua stup ida e tonda .

Concludiamo dunque come abbiamo incominci ato . L’ I ldeg onda ha buon i versi , bel le ottave, e mol tapa ssione . La descri zione del la pazzia del la fanci ul la ela sua morte sono veramente mirabi l i . M a ciò che l’autore concesse a l gusto viziato del tempo i l qualeall

’ antica arcad ia non faceva che con trapporre un’ a l traman iera d i poetare a l tret tan to fa lsa , quan te fantast i cae vuota doveva più tard i appari re di fet to . Imperciocchè, questa seri e con t i nuata d i rappresen taz ion ii nverosimi l i e ad acqua forte, fatte a base d i stolt i

120 Novelle d i T ormnaso G row'

pregiud izi e superst iz ios e paure, ri usc i va monotona e

finiva poi col produrre nell’anime dei lettor i no i a e

stanchezza .

Cosi,come per questo ri spetto piacque a l lora più

I’ lldegonda che la Fug g itivo , oggi s i legge i nve cepiù volentieri ques ta che quel la .

La novel la U lr ico e Lido fu, secondo alcu ni , incominciata dal l’ au tore fin dal la prima giovinezza, eposcia

,negl i ann i maturi , compiuta.

In fatt i è ques to l’ ul timo lavoro che i l Gross i abbiadato a l le stampe . E certo appare frut to d i u n ingegnomaturo e bene addestra to nel l’ uso e nel maneggi o dellal ingua e del verso

,anzichè un l avoro giovan i le .

E appunto per questo al cun i hanno voluto osse rvareche manca i n q uesta novel la q uel calar d i passione,quel fuoco e quel l’ en tusiasmo che an ima le a l tre ; eaggiungono che la cura del la forma e I ’ elementostorico, che è tan ta par te di questo racconto, abbia nonon poco noci uto al l ’ i spi raz ione del poeta .

O ra, ques to non parmi s i a gi usto a ffermare . Che sele tradizion i e la stori a s’ i n trecciano qui a l l ’ i nvenz ione,mentre ne l le d ue prime l’ immagi nazione domina

q uas i esclusi va ciò non cos ti tu isce, mi pare , un verod ifet to : ne deri va anz i maggior varie tà d i motiv i e

12 2 Nov elle d i T… G r oss i

È quest i Ulri co,oriundo da an tica fami gl ia co

masca , e s ignor d i mol te terre . Era esso sta to com

pagno d’ infanzia e d i s tudii a Richelmo,e i nsieme

con l u i aveva trascorso i l tempo migl iore de lla suav i ta, finchè per . l’ i nsorgere del la guerra aveva dovu tod ividersene

,ch iamandolo amore de l paese na tivo a

m il i tare i n fi le con trar ie .Non per questo i due amici s i e rano d imen ti ca ti

e spesso 1’ uno sen t i va con piacere narrare le impresede l l’ al tro .

E come sono giunt i a Mi lano, R ichelmo vuol eche l’ amico sia ospi te suo, nonostante lo sdegno e ilmalcontento del la madre, la qua le dopo che le hannoucciso i l mari to

,odia e aborre i Comaschi .

Anche Lida , la figl ia maggiore, aveva succh ia to dalei quel l’ odio ; pur, quando da certe sue stanze , spi andone l cort i le

,vide scenderv i i nsieme a l fra te l lo il be l

giovanetto feri to che ben le rammen tava i l fanciqcol quale era s ta ta nu tri ta sen ti una grande compassione pioversi i n cuore per lu i .

E l’ acconcia statura,e que l genti le

Suo portar de l le membra e i l viso smorto,

E que ll’ aria d ’

affanno e d i languoreT ors i la be l la non sapea dal cuore .

Ulrico ammala gravemen te : l a feri ta gli di ventad i giorno i n giorno più cruda ; e la fanciu lla non sa

dars i pace, ed e i n conti nuo pens iero pe r lui. U na

Novelle dî T on… G ross i 12 3

pietà mol le, secreta , mai per lo innanz i senti ta, l ai nvade e la rende i rreq u ieta, fan tastica e tr is te . Fuggele amiche più care e perfino le carezze del la sorel l i na0 dali nda le dànno noia .

D i che poi la bambina a lacrimare,E d e lla in tenerita a farle vezz i,A baciarla : e ne l l ’ an ima frattantoSente u n tumu l to che l’ invogl ia al pian to .

Solet ta nel le sue stanze raccolta,

Spesso a sogn i vaganti s’ abbandonaPal l id o vede il giovane , ed ascol taLa sua voce che mesta al cor le suona ;Le par che verso le i sorga ta lvol taIn tutto i l garbo d e lla sua persona,E di quella pietà grazie le rendaChe l ’ odio in parte de lla madre ammenda.

Ma già anche la madre e la famiglia tu t ta, v i nteda i modi gent i l i e dal la grata presenza del giovane ,prendono a ben volergl i ed aver cura della sua tr istecondiz ione ; tan to che in breve quel la casa fu per amorsuo piena d i mestizia e d i lu tto.

E Lida piange e s i d ispera e passa i giorn i e leno t t i agi ta ta, affannosa, temendo sempre qua lche d isgrazia . Ed ora , come l ’ Erminia de l Tasso, vorrebbeaccorrere anch ’ essa accan to a l let to del pazien te, eprestargl i le medici ne con le sue man i .

O h non l’ avessi v isto il meschinello l

La p ietade ch’ io n’ ebbi il cor m’ ha afiranto

Si leggiad ro, al giovane, si bello ,E

tutto i nsangu inato e patir tanto lPensa ta lor : Deh fossi i n mio frate llo !Che potrei stargl i giorno e notte a canto,E la sua vi ta forse d e l la miaP ietosa cura un d i conosceria .

Se non che,piegando i n megl io, 1’ i nfermo s i r is t0 ra

a poco a poco. Ed ella crede cosi d’ essere torna ta a llapace d i prima , poi che ogn i tema è spenta . Ma el las’ i nganna a parti to : l a p i età v i ha lascia to l’ amore ,i l quale v iene ad acqu i s ta re anche più forza, come lasorelli na che recas i spesso a visi tare l’ infermo le

viene a l ungo e ingenuamente a par lare d i l u i .

Le cl icca come bel lo era e p iacen teLu i ch ’ e lla tanto pav entar solca ;

Che la corazza d ’ oro e un gran serpenteI n su la cresta d e l l’ elme tto avea ;E ch ’

esso,accarezzandola, sovente

Della mad re e d i lei la richied ea ;

Che il non poterle veder mai gl i è greve ;Che aver d i lu i paura essa non d eve .

Passano i ntan to i giorni . I l giovane finalmen te puòalzars i da let to, e partecipar spesso a l la mensa domes tica . Lida i n sua presenza è t im ida , pud ica, né gli

ri volge mai una parola, e con gl i occh i lo s fugge, equando può s

’ inv0 la lon tano : cosi che la madre s tessa,mal ap ponendosi al vero , l a riprende d i que lla sua

apparen te se l vatichezza : e per ammansarla, q ua s i che

tenta ; e Lida, d inanz i al succeders i di avve n imentitanto i nspera t i, rimane come stupi ta e trasognata.Passano i giorn i : g i à t rascorre i l termine segna to

al ri torno di Ulr ico : e lui non compare . La famiglia diRichelmo è i n grande pensiero : i mmaginate poi comedovesse s tare la povera Lida ! Ed ecco si bucci na,come cosa

.che s i ord iva g i à da l unga mano, che egl i

è i to a Dongo,per condurre i n isposa la figliuola d i

quel r icco castel lano . Richelmo freme all’ udi re i l nerotrad imen to

E sconsigl iato sè nomando, e fuoraDel senno

,non aver posa promette

Fino al d i che ademp iute d e l la suoraSu l lo sleal non abbia le vend ette .

Cosi la madre,fuor i d i sè

,riprendendo l’ od io an t i co,

i nst iga i l giovane a lavar ne l sangue tanta vergogna .

Sol tan to Lida s i mostra, quanto può, l ie ta ne l vo l to ;e benchè in secre to chiami l’ aman te infido e traditore,i n presenza a l tru i , con scav i pa role, lo scusa .

Giungono fra ttanto dolorose nuove . Le Tre P iev ie l a Va l tel l i na s i tolgono a Milano e si col l egano con

Como. Si rompe la pace annunz ia ta…La madre va a l lora a pors i con le figl ie i n u n suo

feudo a Bel lano ; che con tutto il teni tore d i de stra,venendo da Lecco , era rimasto fedele a Milano . Làvi veva da un pezzo l ’ antica suocera ; e poco lontano,su l la di rot ta balza romi ta di un burrone, traeva i g i orniin dolce soli tudine, un suo vecch io fratello abate .

N O !

CA N T O Saoonno E i nverno.

L imp ido,azzurro in su ll

.aurora i l cieloDa un vapor roseo, ove il so l nasce, t into ;B ianch i d i neve e d i notturno ge loSon vall i e monti e il l ido che n ’ è cinto °

I l lago so l,che non ne soffre i l ve lo,

Bru no fra quel candor spicca d is tinto,E capovolti sotto l’ onde queteR up i e capanne ed alberi ripete .

Sotto al cand ido incarco oppresse e domeVedi i ncurvars i pei vi cin i ol ivi,E nond imanco v erdegg iar le ch iome ,Degli allò r

,d ei cipress i e degl i u liv i .

G ram i augelletti che calar,s iccome

Fal li i l cibo,da i lor giogh i nat iv i ,

Volan fra i ram i,e cader fanno al l i eve

T occo in minuta po lvere la neve .

Da u n finestrello del la torre, volge Lida i cupid iocch i lon tano

,via per l’ azzurre acque del lago , per

vedere se non qualche vela bianca appaia . Chè, la serainnanzi

,men tre nella ch iesa, inginoecbiata, a capo ch ino

orava,uno sconosci u to che subi to dopo disparve , l e s i

è avv ic i na to, susurrandole sommesso queste parole

Con sei vele doman verso i l mattinoPasserà Ulrico . Com

’ ei 1’ abbia addotteIn sa lvo a Dongo, qu i v errà la notte .

E d ecco, dopo lungo e angoscioso aspettare, scorgelungi l e attese navi che, a gara , vengono i nnanz i re

t 2 8 Novelle d i T ommaso G ross i

migando . A quella vis ta,i l

,cuore ba lza in pet to a l

fanciul la : e più, quando le par d i vedere comeelmo scosso che le facci a segno . Ma ecco fuo r dpromon torio d i Dervio, al tre nav i spuntano ancori n con tro a l le prime venute .

I l cielo d’ improvviso s i oscura : s ’ a lza u n grignebbione d i t ramon tana . La tempesta è vi ci na

Stride il gua i ro fol leggiante, e calaR ad endo i l lago con pres tissim ’ a la .

Un sordo fragore sorge lontano e s i ripe rcuote s

n is tro d i monte in mon te . Le nav i s i approssimarvelocemen te : poco spazio ormai s’ i n terpo ne . Le ara

l uccicano nel l’ aria tetra.

E un grido formidab ìl s i di ffond eCupo incessante su l la via del l ’ onde .

Lida , pavida, t remante spera che la burra sca star

almeno la imminente battagl ia . Ma i l ven to salendo }poppa al l e navi, l e porta fu riosamente le une con tile a l tre a dars i d i cazzo : e quas i l e sconquassa . U

grande tumul to s’ i nnal za : ha qu ind i luogo u n con

ba tt imen to fiero, accani to, che nel d isordi ne e nel

confus ione è più orribi le anche . È da per tu tto

U n gettar p ietre e dard i e zolfì acces i,Un afi

errars i furia co! ronchiglio ,Un azzuffars i su per gli orl i estrem i ,Le spade

,i pugn i adoperando e i remi .

130 N ovelle di T ommaso G ross i

Dentro prec ipitossi al lora u n grosso fiotto d’ arma tie i ncominciò una carneficinw orrenda .

Ma quel prode che s tava ancor sull a poppa , e ch

be l l a prova aveva dato d i sè,s timando ormai og:

speranza di sa l vezza fal l i ta, s’ av ventò furi bondo contri l nemico p iù vicino e più i nfest0 , e av v iticcb iatos i

l u i , i ns i eme precipi tò nel l’ onda . Vide la povera Lidquel l’ a t to, e subi to anch ’ essa cadde ri versa sul pavl

mento : imperci0 cchè, da l un ga pezza, aveva nel giovanriconosci uto l’ aman te, e trepida , lo aveva fino a l lorsegui to con g l i s tupid i e mut i occh i at terr i ti .Quando ri nvenne

,l a battagl ia era cessata, il l id

s ilenzioso, deserto ; e lungo la spiaggia e ne lla tre

mula superficie del le onde qu iete,gl i orribi l i avam

de l l a recen te lotta . Non v ide essa, tra quel l i, traccia lcuna d i Ulrico, onde buon auspicio ne tras se . Ma s 'da l le stanze i n terne del cas tel lo , e dal cort i le, e v ia pegl i andi ti

,veniva a le i un l ungo ululare d i grida e

p ianti . Tende l‘orecch io : ode una voce : È morto.

Discende a l lora a precipiz io le sca le : la gen te, ch

dappertutto incontra, s i apre reverente e muta °a l su lpassaggio, come i n a tto di profonda pie tà. Cessa ifrastuono . Ma verso le s tanze

,ove acu te suonano lt

q uerele, el la s’ avvia, s i precipi ta . Ahimè,ch i vede

d isteso a l suolo, i n mezzo a un drappe llo d i nomiae donne piangen ti , bianco nel v i so , terreo, disfat toscorge Richelmo . Su ! corpo d i l u i s’ abbandona d iapera ta e prorompe i n al te grida ed i n piant o .

Nas cita di T o… o G ross i 131

M a poi ch e a l la profonda ambascia ha dato sfogo,l e r i torna a lla mente l ’ immagi ne d i Ulrico , e sen te al

cuore la spina più fi tta . Ed è pe r chiedere not izia d i l ui,quand ’ ecco, sciu ta le ves ti, squal l ida i l bianco cri ne ,l’ avola ci eca s

’avanza . Lida le prende pie tosa una

mano : e al lora, tu tte e due i nsieme, più a l to confondonoil pia n to . L’ avola brancolan te s i fa condurre su l corpoesan ime del l’ amato Richelmo : e come al tas to e con

la tremu la mano s i accerta che è l ui, con ti nua sovradi esso i lamen ti ed i l unghi compass ionevol i lai.E poi che a l violen to materno affanno ebbe dato

t regua , con delica ta cura, vuole che il cadavere vengaporta to lon tano

,i n un luogo recondi to, e che s i cess i

i n tan to ogn i lamento, affinchè la madre che era asse n te,tornando, non avesse dal colpo improvviso a morirne.

E ra essa pa rti ta , i n su llo spuntar del giorno, col lafigl i a O dalinda a l la vol ta de l cenobio, chiamatav i in

fre tt a dal venerabi le abate, che le aveva spacc i a to un

messo a tal uopo . Vi giunsero, che l a tempes ta eraimmi nente, nè sapeva a l lora l a povera donna s u qua lcaro capo eran sospese le furi e d i quei vent i .I l vecch io umanamente era usci to a loro i ncontro

e poscia le aveva fat te passare nel più lon tano ridottodel la badia

,dove scoppie ttava un piccolo fuoco .

Le fece qu iv i sedere e al la sorel l a incominc ioa parlare del mari taggio i nterrotto

,e qu i nd i le venne

dimostrando l’ i nnocenza d i Ulri co, i l qua le era s tatotradi to . Chè, i l padre non vedendolo pieghevole al

132 Novelle d i T ommaso G ross i

matrimon io impostogl i , sotto color di certe b righe, loaveva confinato i n una terra soggetta ag l i Svizzer i

,

dove, da un suo ri ba ldo postovi a l l’ uopo

,i l faceva

v igi lare e gl’ i n terce ttava le let tere ch’ esso sped iva aLida . Accortosi i l giovane d’ essere cadu to ne l lacc i o

,

non vedendo ri sposta a lc una da parte d i lei, ave vasimu la to d i a rrenders i alle ragion i de l padre, i l qua l egl i dava ora l’ incarico d i scortare i n Va l te l l i na , pressola madre, l a sorel la . E cos i quando esso fosse ri tornato ,sarebbe ven uto al castel lo per compire, ove essa glie lopermettesse

, gli s ta tu i t i sponsa l i .

Approdera stanotte in riva al fiume,

Quand ’e i batta le pa lme

,e tu porra i

I n su l veron che vi risponde un lum eG ià per Lecco un mio nunzio il cammin pigliaChe ti chiam i i l figliuo l tosto in famiglia.

Ma Richelmo, pur troppo già fat to conscio del tragi tto d ’Ulri co, era accorso pieno d i gioia per vend icaresu d i lu i l ’ on ta de l la sore lla

,che credeva trad i ta . E

mentre la madre commossa e persuasa da l l e effi caciragion i de l vecch io

,pregustava i l gaudio del l’ ama ta

prole,Richelmo i n quel momento, fa t to segno d’ una

cocca fatale, moriva col nome d i lei su l le labbra .

Cam o T aazo : Lida i n tan to, da una i nd iscre taancel la ha saputo

,che Ulrico per cu i ha sofl

°

erto tan tacrude le ambascia tra t to i l les o dal le onde , è s ta toch i uso nel fondo della torre, i ns ieme a una be lli ss ima

r34 Nov elle di T ommaso G ross i

M entr’ io mi struggo per un mio nem i co ,

Che,superbo d ’

ave rmi rifiuta ta,In questo punto d egl i a j anni m ie iForse e d el mio rossor ride con la'

?

E con amarezza e rimorso insieme, ramme n ta c !non fu tu t to dolore quel lo che essa ha prova to pe rmorte de l fra tel lo : imperciocche quando dal v iso dcadavere i gnoto, a lzò i l ve lo nero che lo cop riva , e

r iconobbe , i n q uel t remendo momen to essa ha potu‘

r icordars i d’ essere aman te . Mentre cos i s i quero!spalancasi i n quel lo la porta, e l e s i presen ta un

fanci u l la piangen te e scap igl ia ta,la qua le

,venendo

i ncontro come per abbracciarlo, l e d ice : Mi maraUlrico . e s i ristà poi t imida e vergognosa

,cl

Lida, sospet tando esser desse. l a sposa , torva i n vo !e corrucciata la guarda, e il piede ri ti ra , e a l e icenno d ’uscire . M a vedendo che pur que lla riman e

,

per fuggire el la stessa, via per u n l ungo androne ;non che cole i le s i getta att raverso e No ! le gridah no‘! sorel la m ia !

Per questi tuoi ginocch i, per la nostraG iovine età conforme

,io ti scongi uro :

A l cie lo innanzi,a cu i tutto s i mos tra

Aperto i l vero, a te,cara

,lo giuro,

Che mio frate l lo non ha mai la fed eN u llamente fa l li ta che ti d i ed e .

Alla parola f ra tello , Lida a l lora , t u tta cangia ta nsembian te È vero ? soavemen te, e fuo ri d i

per la gioia, i n terrompe . Tu sei d unque la sorel lad' Ulrico ? e s

’abbandona fra l e su e braccia e la

copre d i baci .Era già notte buia, quando la madre, i ns ieme a l l a

pi ccola O dalinda, fece ri torno a l caste l lo, l ie ta ; ché

non immagi nava punto la mesch ina qua le immensasciagura l’ a ttendesse .

E come tu tte e due pongono i l piede su l la dolorosa sogl ia , la figliuole tta impazien te corre d inanzi al a madre

,e lung i vedendo la sorella, l e s i getta i n

grembo,gridando giu l iva La sposa ! la sposa !

Sopraggi unge la madre a confermar quel le parole : maLida, non muove labbra, e gl i occh i pregn i d i pian tonon osa a lzare su que l la i n fel ice.Nessuno fia ta : pur sul la fronte e ne’ sembian t i d i

t u tti , pare come scolpi ta i n neri carat ter i la grave sventu ra . Lo presé

‘nte la povera madre, e subi to Dov’ è

Riche lmo ? d ispera ta grida, e fatta gel ida poi dalte rrore, vuole che tosto le venga detto i l vero . E comenessuno risponde

,mette uno str ido, e datas i ad ululat

pe r le s tanze, quas i impazzata, s i graffia i l seno e i lviso pa l l ido d isfatto

,e con t inua a gridare : Dov’ è

Richelmo ? dov’ è i l figl io mio ?

E da tutti d iveltasi a fatica ,Corre all

’ uscio fatale e lo spalanca,

N è v’ha chi del suo nato le interdi ca

M irar la fronte inanimate e bianca .

136 Novelle di T ommas o G ross i

Non die una l acri ma : non due un sospi ro :l evarono d i là come morta.

Per più giorn i i n q uell a misera casa non regnò ch

or si lenzio or lai . Lida non osò pi ù chiedere d i Ulrice d i Rosamonds , l a sorel la d i l u i : 1’ avola l i ranmento per prima

,e persuase a l lora la nuora, perch

ven i ssero leva t i da l la torre, ov! erano rimasti r i nch ina

Quel l i vennero en trambi a partecipare al dolore del?famig lia .

La genitrice al giovane u na manoSteeo in

'

vederlo , e d i sse O h vieni , Ul ricoÈ i n questa casa…: sta da noi lontanoD i quel si caro m io figl i uol l ’ am i co ?

I due fratel l i rimasero a Bel lano tu tto que l m es e

e per amor d i loro,gl i a l tr i Comaschi che giace van

p'

r igion i h elle secre te , vennero disciol t i e fu a lor

concesso d i aggi rars i l iberamente per la torre .

Fi nchè spandesi voce che Mi lano, resa alfine p iblanda da l la sven ture, offra volenterosa la pace , gitan te vol te r ich iesta : e che ogn i terra soggetta a Com i

mand i iv i suoi legat i l ’ i ndoman i,ove s i sarebbet

i n tes i gl i ambasciatori de l la ci ttà r iva le .

N e lla famigl ia a l lora un solo è i l pensiero : cl

Ulrico s ia pel di seguente a Como, a patroci na re !pace . Così , la sera, quando i l sole è ca lato , il giovatparte : lo accompagnano le tre fanci ull e piangend+fino a l l a r i va . Quind i seguono con l ’ occhio l a bert

Novelia di T ommaso G ros si

che,ove questa non s i faccia , es so è cos tretto a l

narsene a Bel lano, prigion iero del la mog l ie d’ 0"avendo

,prima d i parti re, giurato sugl i Evangeli

tal pat to .

O rsin del Pero (tale è i l nome del padre) per Idel la prole e perchè i l figl io st ia anche lontanquel suo ma laugurato amore per Lida, ass ente al

s igl io d i lu i benchè fosse prima di parere contaE a questo piega anche Azzone, i l qua le e ra |poc’ anzi i l più arrabbia to fautore del la guerra .

Orsino era a Como assa i potente d i cons i|

onde la notte istessa raduna i suoi , e li conver tepace, d imos trando loro i vantaggi che ne deri t!bero al paese .I l giorno seguente l a piazza dell’A ringo è for.

l ante d i popolo : emerge nel mezzo la tr i buna, su

a l lo squ i l lo del la campana , s’ i na l be ra i l vess i l loci t tà . Fan parte d i quel l’ augusto consesso e Cone Capi tan i e Va lvassori . Fra quest i è Orsi no e i n t<a l u i s tanno minaccios i i suoi seguaci . Siede !senior i i n sch iera

,i ! caste l lano d i Dongo, e Ulrico

è presso . I n tan to

U na confusa turba per la p iazza ,Quan t’ el la è grand e, s’ agi ta e schiamazza .

S’ ode uno squ i l lo d i tromba,s i fa profondo si le

d ’ i n torno . legato m ilanese s’ a lza a l lora i n midel l’ adunanza, nudo i l capo, e i n ampia mppa ner

Novelle d i T om as o G ross i r39

prende a parlare de l la tri s te guerra che ha i nsozza toper mol to tempo le due c i t tà sorel le per sangue eper l inguaggi o e concl ude i nvocando la pace, nel

nome d i Dio .

La bigoncia tenne q ui nd i d ivers i pareri . E,anzi

t ut t i , parlò O rs in del Pero appoggiando ca ldamente lepropos te del lega to : lo segu ì Azzone de l Rumo : edi nfine parev a che la ragion de l la pace dovesse orma ipreva lere . Quando s’ ode lon tano rimbombare i l por todi mi l le voci . Sono arri vat i i Comasch i , profughi daBe l lano

,ed hanno con sè R osamcnda e le due figl ie

d i Ottone . Uno d i quel l i, sa l i to a l la tribuna, ecci tal’ ass emblea a l la guerra , narrando dei ma l i trat tamen t isoflerti e dei compagn i ucci s i i nerm i su ll’ arena . Ulricoascende a l lora fu lminando a l la ri nghiera, e fa per parl are, q uando, volgendo sul le turbe ira te lo sguardo, vedepoco lon tano, la sorel la con O dalinda e con Lida ; laquale sciol t i i capel l i , e t utta a t ton i ta e sparu ta, lo guardamestamen te , e par che gl i s i raccomand i . Onde discende

prqcipitoso di là, l i bera l e mal capi ta te fanciul le daquella accozzaglia d i gen te che le fa ressa d’ i n torno,e le t raduce a l la sua casa pa terna, afiìdando i v i a l lasorel la le due povere prigioniere . Quindi accorre furi obando dove la mol ti tud ine tumultuantte già lo ch iamatrad i tore e vuole che sul suo capo s ia messo un bando .

I ntan to ne l la casa d i Ulrico,Lida s’ i ncon tra col la

figl ia del Rumo, che pe r avventura v i s i t rovavafugge questa sdegnosa e i n v iso infiammata, mal

t4o Novelle d i T ommaso G x oss t’

frenando le lagrime ; chè del l’ amore di Ulrico per

colei , aveva già avu to q ualche sen tore .

La trova i l padre, quando ri torna dal conci lio, t ut tamesta e lagrimosa : ascol ta i ndignato l ’ on ta , da le iso fferta , nè sa con tener l’ i ra ; ignaro , come e ra prima,del l’ amore segreto d i Ulrico per Lida .

Onde c i vol le poi t ut ta l’ a rte d i Orsi no per ca lmarquel furibondo che nul l’ al tro orma i respi rava che lavende t ta . È stabi l i to che le due fanci u l le rimanganosue prigioniere fin che Ulrico i nvoch i egl i s tes so il lorori sca t to

,assen tendo alle nozze con E urosa . E , acco rta

men te, s i spande la voce che, la matt i na dell’ indomani ,l e condurrebbe a Dongo a consumars i i n fondo d i unatorre . Invano i l giovane prega, scongi u ra , minaccia :i n vano s i assot tigl ia per sa lvar le d i nascosto . La sore l laal lora

,a cu i s ta a cuore la sorte d i quel le povere tta

ten ta d i persuaderlo ai vole ri de l padre : gi acchè nonv’ ha a l tro modo che questo per la loro sal vezza .

Ma quegl i la respinge sdegnoso ; imponendole ch e, oveamore la tocch i per lu i

,ben s’ abbia a guardare da !

porgergl i ancora un si nefando conforto.

Lida e Odal iada sono i n questo fra t tempo ri nch iusei n una stanza , accanto a quel la d i E urosa . Giace lamisere tenendosi s tretta al petto la sorel l ina , e vo lg ea quando a quando sospet tosa d

’ i ntorno gl i occhiumid i di pian to, chè ad ogn i scossa teme per q uellacara vi ta . Aveva el la sen ti to le voci d’ i ra e di vende ttadel Rumo, onde attende d i momen to i n momento di

( 42 Novelle d i T om as o G ross i

O dalinda,che vede la sorel la tu tta i n lagrime, le

affanna anch ’ essa d’ i n torno . Ulrico s i s tr i nge al petla picci na, e la bacia : qui nd i affran to, commosso, fug,v ia

, senza far parola . Le due fanciul le rima ngono sc

nel l’oscuri tà : a poco a poco Ode l i nda s’addormenta .

Lida m i l le oscure fantas ie volge ne l la mente turbata .

È mezzanotte . La porta del la celle tta d’ improv vis i schi ude. Appare la fig l ia stess a del Rumo . Lid

nasconde d ietro a . sè la sorella,e la guarda i mpau ri !

pensando s ia colei venuta a far le vendette . M a q uel!generosa

,le fa cenno d i s tar z i tta : e le dice somme:

d i far presto : e l la è venu ta per liberarle . Se non c!

O dalinda,d i repen te svegl ia ta , manda un grido

paura . La sorel la smarri ta, che la tiene tra l e bracciè pres ta a ch i uderle con una mano la bocca ; e

man ifes ta fuga segui ta trepidan te la sua l ibe ra tr i ce .

loro si aggiunge Rosamonds, che l e aspetta : e tu !i ns ieme d iscendono solleci te giù nella v i a : dove :Ulrico con due caval l i . Si togl ie eg l i la fanciuh inacol lo

,fa sa l i re i n sel la l’ ama ta, e d’ un sa l to anch ’q

è i n arc ione. Si volge poi commosso verso En rose,e

d ice soavi parole d i riconoscenza. Anche Lida le s tenla mano, ma non può proferi r verbo , chè le lacr imefanno in toppo a l la gola . E uross dal can to suo l i alice!a part i re : ed essa pure commossa, i nsi eme a la sore!d’ Ulrico, d ice loro add io . I due cavalli

,sprona t i,

voran la v i a : e le rimaste non odono più che i l s uondei passi , .che a poco a poco perdonsi, in lon tananza

Novelle d i T ommaso G ros s i t43

Canaro Qun—fro Fuggono tu t ta notte,smar

rendo, nel l’ oscuro, la v ia . I n tan to le campane suonanod ’ i n torno a martel lo . Sen tono d’ essere i nsegui t i : g i àodono voci che s i ri spondono a l la lon tana : e a l giovane pare anche d i senti r pronunziare i l suo nome .

Giungono d i nanzi a un casolare romi to, i n prossimi tàdel l ago

,non mol to lungi da Brienno . Bussa Ulrico

a l la porta : s’ affaccia al fi nestrel la una vecchia , mezzoaddormen ta ta : l e r ich iede i l garzone d ’ una barca ed ’ a lq uan t i rema tori . E qu ivi lascia i ca val l i d icendo chesa rebbe venu to presto a leva rl i . Tre robus t i giovan ifurono pron t i a varare la barca , e ad a lzare le ve le a lv en to : chè subi to g l iel o imposero l’ aspet to d’ Ulrico,e que l sicuro gesto d i comando, e quel le sfoggiatev es t i . — I fuggi ti v i prendono i l largo : da tu t te le part is i fanno i n tan to senti re le grida crescenti , come d igente sol levata : l e campane s’ odono ancora suonarea dis tesa : e mol te faci errano qua e là l ungo i l pendiodel la montagna oscu ra . I l garzone comanda che s ifacci a forza d i remi , e voga egl i s tesso, finchè spuntai l primo raggio del g iorno . Lida s i des ta al lora da lsonno che la v i nse, e pur anco i ncerta , sol leva i l capoe si guarda d’ i n torno e scorge le r i ve d i Menaggio

,e

a des tra da lungi , ravvisa con un palpi to del cuoresecre to, i l suo Bel lano .

U lrico i ngi unge al t imon iere che s i tenga dir i ttoverso G e ttana , e lo metta su l ten i tore de l lago

, a

manca ; e gl’ indica i l luogo . Quand’ ecco una barche tta,

t44. Nood le di T ommaso G ross i

i n aperto a t to nemico,gl i i nsegue . Riconosce i l giova n

l a voce d’A zzone, che grida lontano : Ferma ! fermai ndarno tu fuggi o v i l lan tradi tore ! — l remigan i

scorgendo la propria i nsegna, credono di essere p re :i n fallo . Ma Ulrico, non vedendo al tro ri paro, con espre minacciose parole gl i ammonisce a prosegu i re i;fre t ta

Che, se alcun d ’ indugiarmi s i consiglia,

Provera come punge quest’ acciaro .

E quel l i , a t ton i t i, guardano a l lora lo sconosci uto ,chiaramen te comprendono come sia desso u n fuggitiv<

perseg u ito in cacc ia .

M a Spaventati nel veder che ra ttoT rasse la spada e s i fe’ i n volto ardente,Di tutta foga u t tar la voga un tra tto

,

E la nave fuggia ve locemente .

Già Ulrico tenevasi sicu ro, già scorgev a poco l ungl’ amica spiaggia, quand

’ecco g l i s i pa rano dinanz i t r

navi comasche,con la vela spiega ta ai ven ti, che

des tra e a manca gl i tolgono mol ta parte del la cos tie rd i Bel lano . Non s i perde t ut tavi a d i coraggio, e gu ardando più lungi , ve rso Dervio, i ngi unge a i remigan!d i portarlo s ulla r iva dell’ O ro . Non sapeva l’ incau tcche nel la notte s tessa, mentre con Lida errava s ugi ù ne’ pressi d i Dervio

,i l s igno r d i quel la terra avev

rassegnato i l forte ad Azzone : i l quale togl ieva i lquesto modo a i fuggiasch i ogn i v i a d i salvezza.

r46 Novelle di T omma so G ross i

u n drappel lo d i Bel lanesi ven iva imprevedutamente apiombare a dosso a que i trist i, ed a por tare soccorsoal valoroso . Ulrico, vedendos i sa lvo, r icorre a Lida cheri nviene e le fa l ietamente coraggio . E si me ttono d in uovo i n cammino, e più e più sempre guadagnanodel monte . Giungono ad un pon t icel lo che sovrastasopra un’ angus ta ed orr ida val le ; un torren te da ll’ altoprecipi ta, sotto mugghiando . ll pon t icel lo un fragi lee i nfida sostegno a ch i lo passa .

Pel trave Ulrico innanzi a al: p ian pianoMettea la bambinella ma ! s ecura

,

E d ietro ai traea con l ’ a ltra manoLida , ch e i pass i trepida m isura .

I n alto,del la val le sopra i l vano

,

T rema van le sore l le d i paura ;E d c i fra 1

’una e l ’ a ltra, le ven ia

R eggendo entrambe per l ’ aerea via .

Sopraggi unge in ques to i l Rumo furi bondo,e con tro

Ulrico s’ avventa con la spada sguai nata . Stri llano lei mbel li a l la v ista d i que l feroce

,che ha la facci a e gl i

occh i orr ibi l i,i nfoca ti . Egl i vibra i l colpo,

Lu i non fe rì, che la fanciu l la amante

Del petto verginel gli fe’riparo

,

A que l crudel pa randosi davanteN el pun to che v ibrar vide l’ acciaro .

Ella la punta in se togliea : fumanteSgo rgar si v ide i l sangue, e le fu caroLo spavento e il ! dolor de lla ferita,Che al d i le tto garzon salvò la v ita .

Novelle di T ommas o G ros s i 147

Ma i l feri tore abbandonandosi fiducioso su l colpo ,perde l’ equi l ibrio e, cadendo, urta con una spal la su!fragi le ri tegno, che, per la forte scossa, si rompe : queglisprofonda nel l’ abisso e i l legno spezzato lo segue .

Ulrico i n tan to a un masso che ha d i fron te accompagna l’ amata fanci u l la

,che già già v ien meno : ricorre

po i sol leci to ove s tri l l a la piccola O dalinda che, perbuona avven tu ra a l la cadu ta del Rumo

,e rimasta

aggrappata al pezzo della trave che avanza .

Ad afl‘

annosi e len t i passi , l a tri s te comi t i va giungequ i nd i a l cas te l lo, che è poco lontano : e Lida nondesidera più che d i mori re i n seno al la madre . Ladolorosa notizia s i d iffonde presto per tu tta la casaaccorrono le ance lle a t terri te i n con tro ai venu t i .Ahimè, quanto quel le care sembianze sono i n pocotempo mu tate l Lida ch iede del la madre : e quel le piened i mest i zia s i guardano ne l viso e non rispondonoparola . Si avanza l ’ avola ceca . La scena che ne segueè addiri ttu ra s trazian te . La vecch i a a lfine

,a Lida che

ne la richiede a tterr i ta, r ivela tu tta la tr i s te veri tàla madre è d i ventata pazza !

O h sclamò Lida , a l cie l volgendo gl i occhi,

Su no i la d estra de l Signor s’ aggrava !E tacque

,e vaci llante su i ginocch i,

Scorgere al fido letto s i lasciava .

Tutto quel lo che segue è d i una i ndescr ivibile be!l ezza , nè io posso più andar i n na nzi s torpiando .

148 Novelle d i T ommaso G ros s i

Come fu corica ta O h ch’ io ti tocch i !Così la cieca ; e col le man tentavaCercando i l caro capo : con amoreA ccarezzollo, se lo strinse al cuore.

E quind i lagrimando proseguiaQui riposa la fronte travagliata

Su questo pe tto, dolce figlia mia,Dove l ’ hai tante vo lte riposata .

Ben ti ricord i, quando a ognun restiaNon vo lev i che l ’ avola tua amata,Me confid ente d el tuo cor, me so la ,E t

’acquetav i nella mia paro la.

Ca ra, cara mia Lida : or ben , cor mio,Io son con te

,staro tti sempre accanto .

Se tu sapess i in questi g iorn i anch’ ioQuanto piangere ho fatto, e di che pianto !No

,no

,mai non credetti

,e sallo Idd io

,

Ch e s i potesse i n terra pati r tantoG l

’ i ncresciosi mi ei d i,noto t

è pure,D i gua i fur seminati e d i sciagure .

Padre , madre, marito : ahi doglia a troce !Set te nat i ma

Qu i i n mezzo al pianto le moria la voce,

Nè a former va lse i n tera la parola.

T aceano en trambe : ed ecco alcun ve loceAccorrere : la madre che s ’ i nvolaA l le guard iane

,e fuor d i se 8

avanzaFranca

,in atto d i s tup ida esu l tanza .

Fca con tras to terribile que l ri soImmobile sui labbri sco lorati,

150 Novelle d i T omma so G ross i

Le lagrime dispera te del la fa nc iu l la e le pa role soav idel la vecchia le fanno scorrere finalmen te ne l sangu enon so quale dolcezza . Le ombre de l pens iero si d iradano a poco a poco : e i l pianto ri torna a bagnareancora quel l ’ aride pupi l le . El la r i nviene : r iconosce lafigl i a : riconosce Ode l i nda , e l’ una e l’ a l tra abbraccia,e tu tti piangono i nsieme commos si .

M a per que l g iorno e per molt’ a l tr i ancoraNon riacqu istò il d iscorso si perfetto,Che non le s vîas se ad ora ad ora

D ie tro a van i fantasmi l’ inte llettoP iù e p iù sempre però le si avva loraI l lume de l la mente : e presso al let toDe lla figlia d ispensa le giornateI n colloqu i d ’

amore e d i p ietate .

Cm ro Sasr 0 : Trascorrono i giorn i e gi à Lidasembra riavers i . Tutt i le sono d’ intorno a farle fes ta ,ché la credono guar i ta e orma i fuor d i pericolo, eparlano degl i sponsa l i , come d i cosa s icura , che debbafars i fra breve . L ida sol tan to, i n mezzo a l la comunea l legrezza, rimane tr i s te : pe rchè quel l’ ist in to e que l lav irtù secreta che manifes tasi ta lora in ch i è piega to d iferro, le fan presagire non lontana la sua ult ima ora .

Nasconde però den tro di sè codesto bru tto present imento e s

’arti s t ica d i mostrars i l ie ta agl i a l tr i .

Una sera la mamma l e fa un’ improvvi sa ta : e conO dalinda e Ulrico e la ceca , segu i t i da molte an celle,

Nav ette d i T omma so G ross i 15 1

entra nel la sta nza di lei,e le presenta i don i nuzia l i

t ra cu i , una corona d i gen ia l i fronde , onde l’ avrebbeadorna ta el la stessa , i l d i del le sue nozze, al lor chela guiderebbe a l l’ a l tare .

Volle ventura che Ode linda stendesse a quel la unamano, e che la corona , sfuggendole, cadesse i n terra . Netrasse catt ivo auspicio la madre : pure simu lo la calmae fece deporre tut ti que’ present i sul letto del la sposa .

Pensate come i ntan to dovesse stare q uesta ne l cuore !Trat t iene a forza le lacrime, che vorrebbero prorompere , e s i mostra i n vol to r iden te e sicura .

E quando l’ oraè già tarda, e tu tt i prendono commis to, el la, premendo forte l’ ambascia, guarda concigl io asci u t to quel le ama te crea ture, che non ha piùsperanza d i rivedere , e bacia O da l ida , e muta nel suodolore

,d ice addio a l la madre ed all

’avols . M a ad U !

rico, che esce ul timo, e che si volge accorato i nd ie tro,

fa cenno col vol to che lo salu tarebbe ancora .

I n tanto, secretamente u n sacerdote è venu to adass isterla ed a s0mm inistrs rle gl i es tremi u ffici . Dopod i che Ulrico, muto le s i avv icina : ed a l u i la fanc iu l lacon voce fioca e soave mostrandosi più che l ’ usatoserena , esprime le sue u l t ime volontà . Ulrico pianged irot to sentendola cosi rassegna ta : e più

,quando essa

lo prega come per sgravare l’ an ima sua da ungrande obbl igo

,d i sposare quel la i n fe lice e pur

tanto generosa figl ia del Rumo, che ora è r imastaun ica a l mondo .

15a Nove£le di T omrrwso G rossi

Sl,lo vorrai

, che que lla generosa,Che i n od io ebbi pur tanto, e di te degnaElla, che i l labbro nominar non osa,

Dandoti a me, tanta v irtù m’ insegna .

M isera ! non ha più su lla dubbiosaVia nessun che la gu id i e la sos tegna

T u sol cosi, placato il tuo parente,Forse ancor fia p ietoso al la mia gente.

Ulrico i n mezzo ai rompent i s i ngh iozzi , le fa

cenno di no, e che questo non potrà fare giammaiDunque i n quel l a cruda ora che l i separa , avrebbe

el la i l coraggio d i rifiutarlo ? E sopraffatto da l losch ian to le prende la mano, orma i gelida e bianca, eimprimendovi i labbri la bagna d i cocenti lagrime .

D ’ un guardo accarezzante lo rinfrancaL’ i ntenerita vergi ne : ed oh quantoBri lla que l guardo langu ido che moreDe l la gioia inefl

'

ab il de l l’ amore !

I l pio sacerdote assen te che sul quel letto d i mortes i compiano gl i sponsal i . E Lida al le ancel le che lereggono la persona ch i ede sorridendo che le me ttanosul capo il velo e i l sert0 d i fiori che già la poveramadre l e ha donato per le sue nozze .

Quel la fronda baciò l i eta e que l ve lo,

Vo lgendo gli occhi consolati al ci elo .

U l rico le s i pone accan to : cosi ognuno, rich iestodal pas tore, pronunzia

La dolce irrevocabi le parola .

E tut ti che abbiano letto il M arco Visconti, ricordano certo la morte commovente d i Bice . Pare cheil Poe ts , dopo aver vagheggiat to a l ungo ques te be l l ecreature, figl ie del la sua fan tasia e del l ’ an ima sua,

dopo aver a l ungo con esse vissu to , e d’ averle sen ti tea soffr i re

,non sappia s taccarsene e le accompagn i fi n

anco sul le tto funereo, e le vagheggi ancora bel le così,dopo la morte, e le ci rcond i d i un nimbo d i l uce e d iprofumi

,d i un ’ aureola celes te d i genti lezza e d i poes ia .

È sempre l’ antico moti vo pe trarchesco

Morte be lla parea nel suo bel v iso .

Anzi, con le terzi ne che son nel T r ionf o della mortedel Petrarca dov’ è ri tra t ta madonna Laura mortaha s tretta affini tà l’ u lt ima ot tava dell’ I ldegonda , si chepare da quelle d iret tamente i nsp i ra ta . Ecco le terzi ne :

N on come fiamma che per forza e spentaM a che per sè med esma s i consume

,

Se ne andò in pace l’ anima contenta ;A gu isa di un soave e ch iaro lumeCu i nutrimen to a poco a poco manca

,

T enendo al fin i l suo usato cos tume.Pa ll ida no

,ma più che neve bianca

,

Che senza vento in un bel col le fiocchi,

Parea posar come persona stanca .

Quasi un dolce dormir n e’ suoi begli occh iEssendo sp irto già da le i d ivisoE ra que l che mo rir chi aman gl i sc iocchi.

Morte bella parea nel suo b el viso .

N avd h»: d i T ommaso G ros s i 155

Nel l’ l ldeg onda c’ è; dunque, quas i l a stessa dipi utu ra

,e perfino sonovi adopera te q uel le parole e que l le

r ime stesse . Rileggete d i graz ia l’ ot tava e r i troveretela p ersona s tanca

,il fiore cu i nu tr imento manca ,

la f a cc ia p iù che neve b ianca .

S imilemente, a l la morte d i Lida fa r iscontro que llad i Clorinda nella G erusa lemme libera ta de l Tasso ,la quale suona appunto cosi

D’ un bel pal lore ha il bianco v iso asperso,

Come a gigli sarian m iste vio le ;E gl i occhi al cie lo agias , e i n le i conversoSembra per la p ietate i l cielo e i l soleE la man nuda e fredda a lzando versoI l cavaliere

,i nvece d i parole

G li dà pegno d i pace . In questa formaPa ssa la be lla donna e par che dorma .

Volevo d ire che il mot i vo non è nuovo : è i lconcetto antico del la morte disposata al la be l lezza :ma i l Grossi seppe farlo suo cosi bene e con talearte , che parve i n l u i orig i na le . Onde fu detto :Rafae l lo i l pi ttore delle Madonne, Gross i i l poe ta dellevergi n i morent i .Ora, ri tornando a l la novel la

,fu osservato come i n

essa gl i i nciden t i s’incalzino troppo, e troppo ma

nifestamente s ieno ta lvol ta accomodat i a l l’ i ntreccioI nfa tt i è un cont i nuo succeders i di sorprese , un ripeters i

G. M a tic: M om ! : della L… i tali ana .

156 Nasc ite d i T omm so G ross i

freq uen te d i ecco , quando, quand’ecco . E il le ttore

se ne sarà già accorto dal la esposiz ione che ne a bbiamo fat ta .

Non parmi però che lo sti le sia come da tal unifu r i tenuto tr i viale . Se si ecce t tu i qualche radoverso scade nte a quando a quando, lo s ti le è quas isempre l impido, terso, elevato .

L’ Ambrosol i s tesso, che non era certo favore voleal romant icismo ed ai roman tic i i n genere, ebbe a t rovarv i la dote rariss ima d i u na costante e spon taneaeguagl ianza ; e perchè le troppe pedestri narrazion i non procedono da d i fe tto , i n facoltà poeti ca, mada sistema

,esse non d i s t ruggono q uel l ’ eguagl ianza

d i s ti le che d icemmo trova rs i i n questa novel la . Del

res to 0 che s’ innalzi nel sen timen to , o che s’abbass i

nel le narrazion i egl i è sempre u n vero padrone dell’ arte , del la quale noi d ispu t iamo non gi à comesappia, ma come vuole servirsi .Anzi , r i spet to a l la forma

,ci s i sen te qu i lo stud io

che i l Gross i fece assiduo, pazien te su l poema delFur ioso, dal qua l e sono anche tol t i versi parecch i , eperfino cert i epi sod i e certe scene .

Lida che, su l le tto d i morte , raccomanda ad U l«

r ico d i v ivere ancora dopo la sua diparti ta, ci far i cordare Zerbino fer i to

,che prima di mo ri re muov e

a l la sua Isabel la la s tessa pregh iera . Con fron tiamo ledue ot tave che sembrano aver t ra d i loro maggioresomigl ianza .

t 58 Novelle d i T ommaso G ross i

Ed oggi che non piangiamo più,perchè s iam di

ventat i scett ici , ed abbiamo cangiato scuola ed i ndi rizzo ,leggiamo tu ttavia con piacere l e novel le del G rassi,speci e la Fugg itiva .

'

La q uale noi cred iamo sia la piùbel la del le a l tre , perchè la più vera e la più sen ti ta ,fru tto del la sua educazione, de ’ suo i studii, del le tendenze del tempo e della lettura del la G erusa lemmelibera ta del Tasso .

Certo i n essa noi troviamo i medes imi motivi chemuovono anche le a l tre . Abbiamo sempre la mela nconica is tori a d’ un primo amore i nfel ice , come ne iLombard i a lla p r ima Croc ia ta e nel M arco Viscont iripetonsi perfino certe scene e certi episod i . Si puòanzi d i re che sieno i n essa segnat i i n embrione t u tt igl i a l tri personaggi , che prendono po i maggiore svi

l uppo negl i scri t t i posteriori .Così l e donne son tut te bel le, del ica te, gen til i . E

la Fuggi tiva è un sol t ipo con l ldegonda e Lida e G ise lda e Bice . E quando pur vogl ia fars i u n confron totra queste donne, resta superiore la Fuggi ti va , perchèpiù schietta e reale

,e meno c irconfix sa d i romanti

cismo del le a l tre .

I l t ipo d i codeste donne non è la Beatri ce d i Dan te,che v iene dal cielo i n terra a miracol mostra renon è né manco un alto ideale umano., come la Laura

Novelle di T ommas o G ross i 159

del Petra rca, nè la donna spesso fan tastica , leggera,superfici al e dell’ A riosto .

Ella s’ avvici na i nvece all’ Ermin ia del la G erusa

lemme, benchè certo pi ù debole , più languida , piùmolle : non prende mai par te a lle bat tag l ie : non s iveste ma i del l’ armi per usarle i n guerra .

Fra i l Tasso e i l Gross i , i n ciò che è argomentod’ amore, v’ è questa differenza . Dice lo Scherillode l Tasso : « Derivò dal la sua natura d i meridionalequel fantasiare vago, volu ttuoso , sentimen tale : que l1’ i neffabi l e des iderio d i rappresentare

"

l’ amore i n ciòch’ esso ha d’ id i l l ico

,d i languido, d i delica tamente

sensua le . Orbene , nel le sue produz ion i amoros ei l Gross i in si , id illico e lang u ido ; sensuale non mai ,nè anche delica tamente . Forse ebbe sempre nel l amemoria i l Porta, che i n fine d i vi ta s i pent i va ama

ramen te del le sconcezze seminate ne’ suoi versi,onde

fin da pri n ci pio, s i propose d i non scri vere ma i coseche dovessero offendere , anche al la lontana

,i l pudore;

o forse la sensual ità non era nel la sua natura d ise t ten trionale . Certo, come i l Petra rca, seppe adornareanch’ egl i d’ un velo cand id issimo l’ amore .

Ancora proced endo ne l nos tro lavoro d’anal is it u t ti i giovanet ti i n namorat i sono prodi

,valoros i e

be l l i , e nessuno, in quanto sta in l ui , tradisce l apromessa. Luigi (0 T erigi), l’ ufficiale napoleon icoassomigl ia a Rizzardo, e questo ad U l rico, a Saladinoe ad Ottori no Vi scon ti .

160 Novelle di T ommaso G ros s i

A ccanto al le tto del la Fuggi t i va noi vediamo giàuna madre che pi ange . O ra

, i n tu tt i i lavor i delGrossi trovas i una madre buona. tenera , affet t uosa .

Ella sta sempre accan to a l la figl ia, vi ve del la v i ta dilei : è v igi le, è gelosa della sua fel ici tà . Ne lla Fugg itiva l a madre perdona a l la figl ia e ne ascolta pie tosale t ri st i v icende . L’ ildegonda non trova che trale bracci a del l a madre ri fugio e con forto ; e q ua ndod iventa pazza, l a segue , la vede, le parla, e piange er ide con lei . Nel l’ U lr ico e Lida è ri t ra tta con l ineamenti e ti n te più forti . Pure, dinanz i a l l a felicit àdel la figlia , piega a lq uanto l a sua fierezza, fino ad acconsent i re ch ’es sa dia la mano d i sposa ad Ulr ico, malgradol’ od io che nu tre contro i Comasch i . Ne’ Lombard ie nel M arco Visconti, l e due madr i hanno stre t tasomigl ianza t ra loro . Tutte e due hanno una stor ia :t ut te e due furono in fe l ic i : e sempre pe r il sol i to motivo : un amore con trastato . La vi ta del l’ un ae de l l’ al tra fu perc iò pi ena d i molt i gua i e causa d iorrendi de l i tt i . Pagano per Viclinda s i fa parr ici da.

Marco uccide i l padre d i Ermel inda . E ci ascuno d iquest i due ten ta , una notte, d i rapi re l’ ama ta, i n vanoe ciascuno s’ i nnamora poi del la figl ia di lei , ch e leassomiglia tu t to

,e dopo aver anche del i ra to per essa,

ne d iven ta i l protettore . Erme linda e Viclinda soprav

v ivono al la mor te della propr i a figliuola. E le v icendedel l’ una e del l’ altra sono raccon ta te come digress ion ie come episod i a parte .

162 Nov elle d i T m m aso G ross i

Notate ora l ’ im i tazione tassiana : Erm ini a che peramor di Tancred i abbandona la ci ttà d i Gerusa lemme,e, traves ti ta da guerriero, s i reca d i notte tempo all etende la t i ne , per vederlo e salvarlo da morte , d i venta,senza forse che i l Gross i se ne abbia avvedu to, la sua

Isabel la , l a qual e pure agi ta ta e mossa dal la stessaviolenta pass ione

,abbandona d i notte la casa pate rna,

e , travest i ta da va ll et to, segue l ’ aman te su i ghiaccidel la Russia .

Ed i sospett i d’ l ldegonda, che fugge a notte dalconvento e teme ad ogn i passo d’ essere scoper ta ovi gi lata

,ci fanno ricordare quel l i che doveva nu tri re

l’ autore stesso,quando ancor giovanet to, fuggiva dal

l’

I stituto degl i Obla t i , ove era s tato r i nchi uso . Certamente i n codes ta i nvenzione doveva bene giovargli lamemoria d i quell

’antico episodio del la sua fanc i ullezza

,

che era s tato tanta parte de l l a sua vi ta, e che avevaquas i deciso de l suo avven i re .

Anche,nel l’ opere de l Grossi

,noi troviamo sempre

la s tessa dipi n tura dei l uogh i e i l medes imo sfondo :cioè la Lombard i a

,ove l’ au tore aveva sempre vi ssuto,

e da cu i non era usci to che nel 1848 , quando, ritornando gl i Austriaci a Mi la no, fu per poco tempoemigrato i n Piemonte .

C ’ è cos i mol ta corr ispondenza fra la vi ta de l l’au toree le sue finzioni . E ch i non ravvi sa ne l lo zio curatodi Trevigl io, presso i l q ual e è ospi te i l fratel lo dellaFuggi t iva, lo z io s tesso del Grossi ? E nell’ antica

Novelle d i T ominas o G ross i 163

del l’ i ldegonda, quel la cara I delbene , che a l la poverafanciul la len isce gl i affanni

,non c’ è forse qualch e

reminiscenza del l’ amico s tesso del l’ autore,i ns ieme a l

qual e era egl i fuggi to dal collegio, fanci ul lo ?Non c’ è nel Gross i mol ta varie tà d i finz ioni ; n è

l a s toffa del fi losofo e del psicologo profondo . Que lche v

’ ha i n esso d i filosofico sente da vici no l’ i ndi ri zzodi A . Manzon i e de’ gravi e sott i l i pensamen ti d i l ui .Anzi, tutt i i suo i lavori riflet tono questo buon i nflussoe nella sos tanza possono d i rs i u n ri verbero del le teoriee de i pri ncipi d i quel lo .

Appari scono, cos i , i nfluen ti nel le sue opere : la

let tura della G erusa lemme, che giovanetto imparò da lprimo fino al l’ u l t imo verso e che non diment icò mai ;quel la dell’ 0 rlando Fur ioso, da cu i seppe der ivare

la forma splendida del verso e del l’ottava ; la scuol aroman tica, specia lmente q uel la d i ! al ter Scot t,come per i Lombard i a lla pr ima Croc ia ta ha benedimost ra to i l signor Gamna , e infine l’ amicizi ach’ egl i ebbe fraterna con A . Manzon i .

Non dunque s i può di re che i l Gross i fosse u ngen io, come osserva i l Can tù era i nveceun’ an ima buona, idi l l i ca, sen timen ta le .

Non vas ta fan tasia, non vero calore ariostesco d it in te, nè varietà di scene e d i carat ter i ricercasi nel la

t 64 N ov elle d i T ommaso G ross i

sua poesia : ma sfumature legg iere, ed abbozz i gen t i l i,e ch iarosc ur i ed ombre . Gl i mancava quel l’ s itoa l i to d i poesia ch’ è proprio dei sommi.Quel lo che noi ammiriamo i n l u i è l’ arte poten te

,

ch’ egl i ha d i commuovere . Forse per questo i l M anzon i, nel l’ epigrafe det ta ta a glori a d i l u i , lo ch iamò

p oderoso .

I cri tici però d icono che piange troppo e spessoe che la sua poesia infiacchisce e snerva . È v ero l

Oggi non reggiamo più a quel la le t tura, che a l ungoandare c i stanca ed i nfas tid isce l’ an ima e la c ircondad i ted io . E appunto per questo s i reagi to con tro d iesse, e fu reazione gi us ta e na t ura le .

Non dobbiamo però d imen ticare che fu i n que ltempo, quas i di rei , necessaria, per sofiocare i be la t i ele ciance canore dell’ A rcadia, ed i vani clamor i deiclass icis t i i n trans igen ti : e fu preludio de i nuov i tempi,e d’ uno stud io più largo, più anali tico, più profondodel le passion i e del lo spi ri to umano .

Per ques to r i spe t to , i l Gross i da r i teners i tra iprim i e m igl ior i campion i de l roman tici smo in Ita liae già con le novelle esprimeva

,per l a mass ima pa rte ,

se non i n tu t to, l

’ a l ta idea Manzon iana.