È Natale! Che Dio ci aspettiamo? - don Guanella – Lecco · 2014. 12. 16. · Ivano Fossati,...

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PERIODICO DI VITA E CULTURA DI CASA DON GUANELLA DI LECCO 3/dicembre 14 Condividere: l’accoglienza della Persona di- venta condivisione degli altri, alle tante fragi- lità di oggi. È il significato del nostro “entrare” nel mistero del Natale. Fermarsi per “uscire”, per stare dalla parte degli altri, “donare” amore come il Bambino Gesù. Il Dio che ci aspettiamo è veramente il Cristo, il nostro Redentore. Il vero Natale è quello che pone il Verbo In- carnato al centro della nostra esistenza, come Fine della nostra storia. A tutti un Sereno e Santo Natale e un Nuovo Anno ricco di grazie. _I ragazzi, gli educatori e i don di Casa Don Guanella Dobbiamo stare attenti a come rispondiamo, perché dalla nostra risposta dipenderà la qua- lità della nostra vita e il significato del vero Na- tale. Una risposta si impone, si deve dare, perché l’indifferenza ci porterebbe fuori della storia, causando in noi un vuoto incolmabile da rendere insignificante la nostra stessa esi- stenza. Per comprendere il Natale non occor- rono tante parole, ne bastano tre, tre verbi: fermarsi, accogliere, condividere. Fermarsi: non si può vedere, non si può ascoltare se si corre. Accogliere: non soltanto fermarsi e vedere, bisogna accogliere dentro di noi la Persona che ci parla, entrare in comunione con l’altro. È Natale! Che Dio ci aspettiamo?

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  • PERIODICO DI VITA E CULTURA DI CASA DON GUANELLA DI LECCO 3/dicembre 14

    Condividere: l’accoglienza della Persona di-venta condivisione degli altri, alle tante fragi-lità di oggi. È il significato del nostro “entrare”nel mistero del Natale. Fermarsi per “uscire”,per stare dalla parte degli altri, “donare”amore come il Bambino Gesù.Il Dio che ci aspettiamo è veramente il Cristo,il nostro Redentore.Il vero Natale è quello che pone il Verbo In-carnato al centro della nostra esistenza,come Fine della nostra storia.A tutti un Sereno e Santo Natale e un NuovoAnno ricco di grazie._I ragazzi, gli educatori e i don di Casa Don Guanella

    Dobbiamo stare attenti a come rispondiamo,perché dalla nostra risposta dipenderà la qua-lità della nostra vita e il significato del vero Na-tale. Una risposta si impone, si deve dare,perché l’indifferenza ci porterebbe fuori dellastoria, causando in noi un vuoto incolmabile darendere insignificante la nostra stessa esi-stenza. Per comprendere il Natale non occor-rono tante parole, ne bastano tre, tre verbi:fermarsi, accogliere, condividere.

    Fermarsi: non si può vedere, non si puòascoltare se si corre.

    Accogliere: non soltanto fermarsi e vedere,bisogna accogliere dentro di noi la Personache ci parla, entrare in comunione con l’altro.

    È Natale!Che Dio ciaspettiamo?

  • Ma cos’è il “Regno di Dio”? – chiede una ra-gazzina all’insegnante di catechismo. La risposta è imbarazzante: il Regno di Diovuol dire che Egli è sovrano, domina su tuttala terra...No, cara catechista: il Regno di Dio è un bam-bino. Dio lo ha detto in tutti i modi, lo ha dettoperché noi potessimo buttar giù tutti i “muridi Berlino” che abbiamo costruito per difen-derci da Lui.Il Regno di Dio è un bambino: per giunta indi-feso, povero, accolto soltanto da chi è poverocome Lui, nel cuore.Non ci chiede di costruirgli un trono regale,sfruttando il lavoro di migliaia di immigrati edi senza lavoro. Non ci chiede di preparare banchetti sfrenaticon le nostre feste che – chissà perché – chia-miamo “natalizie”. Non ci chiede di piccarci diessere felici solo se riceviamo in dono l’ultimomodello di cellulare.

    Il Regno di Dio è un Bambino.Ci chiede - questo sì - di non ritirare i nostripiedi dal solco della tradizione, perché Lui halasciato le sue orme.Ci chiede - questo sì - di essere attenti e gio-iosi, quando dalla tradizione si dipartononuove orme di carità.

    Carità vera, quando si dà vita ad un nuovoprogetto, si ripara una cascina, si piantano vitie ulivi e si custodiscono animali che danno illatte. Lì ci sono i “frutti del Regno”. Per sorridere (davanti ad un bambino è spon-taneo sorridere): i frutti per il bambino na-scono anche da “prestiti infruttuosi”!

    Accanto a Lui c’è sempre la Madre innamo-rata nel suo “nido di terra trasparente”, comedice un canto mariano latino-americano, ci-tato da papa Francesco: e “Guardarti, Madre...Il cuore tranquillo nella tua tenerezza….”

    IL REGNO DI DIO È UN BAMBINOMARIA TERESA ZATTONI

  • È tempo di semina a Cascina don Guanella. Untempo inusitato per seminare, mentre la terrariposa e attende i rigori dell’inverno, quando sipotano le splendide viti e a noi non rimangonovisibili che i soli tralci, facendoci immaginare iltermine della loro vita. E invece sono vivi, rimangono ben legati allaterra, alla vita, aspettando solo il momento giu-sto, una nuova primavera, un nuovo calore cheprima o dopo verrà.

    È tempo di semina a Cascina don Guanella - edi attesa - di veder sorgere la nuova stalla, orache il progetto è ben definito e i passaggi for-mali rispettati. È tempo di cantieri, di lavoro delle ruspe chehanno portato a termine il loro compito e sistanno ultimando le fondamenta. Presto, pre-stissimo, la stalla sarà visibile a tutti, e siamoimmediatamente pronti a renderla attiva conun buon numero di animali.È tempo di lavoro, di manutenzione degli ulivie della vite, di preparazione dei terreni, dellagestione del bosco. La nuova stagione ci tro-verà preparati a realizzare nuovi raccolti, nuoveproduzioni, nuove attività, nuovi frutti.

    Dicono che c'è un tempo per seminare e uno più lungo per aspettare io dico che c'era un tempo sognato che bisognava sognare.Ivano Fossati, “C’è tempo”

    È tempo di semina a Cascina don Guanella – edi progetti – per mettere a punto le attività pro-duttive del prossimo anno, ma anche le inizia-tive a favore dei “nostri” ragazzi, il coinvol-gimento del territorio, della gente che ci so-stiene. Gente così fedele, così generosa, da averconsentito al Fondo dedicato al progetto di Ca-scina don Guanella di raccogliere, in un soloanno dalla sua costituzione, una cifra vicina ai300.000 euro!

    È tempo di semina a Cascina don Guanella, dicominciare a coinvolgere il territorio, le fami-glie, le persone pronte a condividere il nostrosogno che, in fondo, è quello molto concreto digarantire un futuro ai ragazzi accolti nella no-stra comunità. Si tratta di un sogno anche piùambizioso, quello di offrire un contributo, digettare un seme di speranza, di dignità e di co-raggio, in questo tempo di fatica e in questo no-stro territorio che fatica a reagire.Abbiamo così pensato di seminare, di proporreuna nuova possibilità di partecipazione, a par-tire dalle famiglie e persone a noi vicine, con-sentendo a quanti lo vorranno di essere inqualche modo accanto al nostro progetto, se-condo le proprie possibilità.

    PROGETTO CASCINA DON GUANELLA:LA SEMINA DEL PRESTITO POPOLAREBRUNO CORTI

    Siamo pronti a lanciare una campagna di par-tecipazione, una forma di “prestito polare”, in-fruttifero, da destinare alla realizzazione delprogetto di agricoltura sociale Cascina donGuanella. Infruttifero significa che non gene-rerà interesse economico, ma sarà estrema-mente produttivo per i frutti che potrà dare,perché fonte continua di solidarietà, di svi-luppo, di speranza.

    Offriamo garanzie inusuali, diverse da quelleofferte dai mercati: l’importanza del nostroprogetto nell’economia di un bisogno socialedrammatico ed emergente – quello dei giovanisenza speranza – cui si fatica a dare risposte;la credibilità della nostra struttura – la sua sto-ria, la sua appartenenza, la sua identità – cheporta con sè una precisa modalità di azione; lacapacità di generare e rigenerare risorse, muo-vere decine e decine di volontari, di parteciparealle reti di solidarietà e di intervento sociale, digestire progetti anche di ampia portata.

    Per tutti questi motivi, siamo pronti ad incon-trare, a sederci ad un tavolo con chiunque cisegnali la propria disponibilità e a definire – conognuno – i dettagli di questa operazione.

    È ancora tempo di semina a Cascina don Guanella, è tempo di condividere un sogno.

  • Ciao don Luigi, che emozione ritrovarci, ritrovarti. Così tanti,così diversi nel Duomo di Como, e la mente vaa tre anni fa quando eravamo a San Pietro aRoma per la canonizzazione. Ricordi? La festa,l’entusiasmo dei ragazzi e degli operatori delletante Case guanelliane sparse nel mondo, i coriin attesa dell’inizio della cerimonia. Il giorno dopo, mentre i ragazzi visitavano Ro -ma con gli educatori io ero tornata in San Pie-tro per la Santa Messa. Don Luigi, non scorderò mai l’emozione di ve-dere tutti quei sacerdoti gua nelliani, vestiti dibianco, impegnati nella concelebrazione e nelportare l’Eucarestia ai presenti. Li guardavo, li guardavo stupita e meravigliata.Erano tantissimi, erano alti, bassi, erano gio-vani, anziani, avevano i capelli chiari, scuri,grigi, ricci, lisci, c’erano i pelati, le carnagionierano di tutte le gradazioni possibili fra il bian-chiccio e il marrone-mogano, c’erano quellimagri, quelli grassi. Tutti vestiti con la stessatonaca bianco-panna, tutti avevano scom-messo la loro vita su Gesù, tutti erano stati at-tratti dal tuo carisma fino a giocarci su la vitaintera. Tutti, infine, erano chiamati a portare(nella debolezza umana che tutti ci contraddi-stingue) il tuo carisma fino a noi, che godiamodei frutti, che cerchiamo di collaborare a que-sto disegno della Provvidenza che va oltre noi,oltre tutti questi sacerdoti, oltre anche il tuo ca-risma stesso.

    Oggi siamo di nuovo qui, Don Luigi, in questoDuomo, tutti i ragazzi, gli operatori e i religiosidelle Case della Provincia del Sacro Cuore.Siamo tanti, diversi, ma un’altra volta armoniz-zati davanti a Gesù (solo Lui può pensare dicreare unità in tanta diversità, e di diversità, tulo sai ce n’è tanta, fra le diverse case guanel-liane e anche dentro le case!)Don Luigi per ciascuno in questa giornataavevi pensato un dono, un dono personale e di-verso che calzasse come un vestito, e perbocca del Vescovo di Como porto a casa il re-galo che hai pensato per me.Nell’omelia Monsignor Diego Coletti con gran-de semplicità e profondità ci dice che la tuasantità si è sgranata nella grazia di saper ar-monizzare cose apparentemente contrappo-ste, nella grazia di non nascondersi dietro allafrase: ”È impossibile !”Il Vescovo ci ha parlato di quattro grandi “con-trapposizioni” che tu hai saputo vivere inunità:il tuo impegno nel portare avanti grandi pro-getti e organizzazioni complesse, coniugatoall’attenzione che mai hai fatto mancare allesingole persone, trattate sempre come un tuspeciale, guardate sempre negli occhi una aduna; il tuo senso della giustizia, dell’onestà edella cittadinanza attiva coniugate con il tuospirito critico, la tua libertà di obiezione versol’autorità, il tuo coraggio di alzare la voce sequalcosa non era vissuto o proposto in ma-niera giusta, la tua grande e profonda spiri-tualità, a volte mistica coniugata con la con -cretezza delle tue parole, dei tuoi gesti, delletue scelte, dei tuoi interventi; la tua totale fi-ducia nella Provvidenza: “ È Dio che fa” el’impegno personale, senza sconti e senzaalibi, della tua intelligenza, della tua volontà,del tuo lavoro per mandare avanti il compitoche ti sentivi affidato da Dio.100 anni di frutti! Grazie don Luigi, grazie SanLuigi, per me, per noi, un invito ad avere il co-raggio e la speranza di poter seguire il Vangelo!

    24 OTTOBRE 2014: 100 ANNI DI FRUTTI!EMANUELA GERVASIO

  • sole. La prima risorsa infatti risiede proprionell’essere un gruppo di famiglie e persone ca-paci di porsi in atteggiamento di aiuto e diascolto sia reciprocamente che all’esterno. LaRete vuole essere un luogo in grado di darevoce ai propri sogni, favorire la condivisione diquesti sogni con altri, arricchire e alimentare lascelta fatta ,facilitare l’aiuto reciproco fra le fa-miglie, dare il tempo a tutti di interrogarsi, diprepararsi, maturare e sviluppare le proprie di-sponibilità Gli operatori della Casa Don Gua-nella e in particolare la pedagogista della Casa,saranno ovviamente sempre al fianco di ognisingola famiglia per consigliare, sostenere, ve-nire in soccorso, valutare insieme, dare indica-zioni educative sia nella fase di avvicinamentoe conoscenza reciproca, sia durante l’espe-rienza di accoglienza e amicizia. Anche i figliavranno, se vorranno occasioni di confronto. Lefamiglie possono vivere così il bello e a volte lafatica di fare parte di un’équipe, di appoggiarsiad essa ma anche di confrontarsi con essa. Allefamiglie vengono proposte esperienze gra-duali, nel rispetto assoluto della loro disponibi-lità e dell’equilibrio del loro nucleo famigliare edei loro figli. Ogni tipo di disponibilità è pre-ziosa, non vi sono gesti piccoli o grandi, ma soloil desiderio di condividere uno stile di acco-glienza. Voce di famiglia: un gruppo di amici, tanta sim-patia, calore umano e disponibilità. La possibi-lità di calarti in situazioni diverse dalla tua econoscere tante persone di differenti naziona-lità e vissuti. L’incontro con educatori edesperti di queste problematiche che quotidia-namente collaborano con la casa Don Guanella,che ti insegnano come muoverti nelle varie si-tuazioni. La possibilità di aprire la tua vita perarricchirla di esperienze diverse dalla tua solitaquotidianità come diventare famiglia d’appog-gio per ragazzi che una famiglia non sannonemmeno cos’è o altri aiuti. La possibilità didarle un senso e metterla a disposizione di chiha bisogno di te e tanto ti può dare in questo

    Ci sono cose nella vita che sembrano casuali epoi invece ti rendi conto che nulla capita percaso! Il mio rapporto con Casa Don GuanellaLecco è particolarmente legato a tre personeche nomino, come protagonisti di un bellissimofilm, in ordine di apparizione: Claudio, Don Ago-stino, Dritan.

    Sulla guida telefonica (ma esiste ancora?)l’unico Cova che appare, è il numero dei mieigenitori. Avevano l’ordine, se qualcuno avessechiamato a nome mio, di non lasciare il mio nu-mero telefonico ma di farsi lasciare il loro cheeventualmente avrei richiamato. Il numero di tale Claudio Pontiggia è rimastoper alcuni giorni in bella vista nell’agenda sem-pre accompagnato dal pensiero: “Chi sarà?,cosa vorrà? Lo richiamo o no?” Secondo voiho chiamato? Non è comune ascoltare personeche con passione, in modo dettagliato e con-vinti del loro impegno, ti raccontano della realtàche sostengono. Ma soprattutto mi ha incurio-sito, non solo la presentazione di Don Agostino,ma l’invito a incontrarlo prima di prendere de-cisioni in merito a quanto mi era stato richiesto.

    Ricordo perfettamente quella prima volta: digrande impatto la struttura con gli affreschi edil racconto del Don che esaltava le capacità diAfran, artista di talento, la residenza vissuta dairagazzi e dai tutor in una frenetica ed efficaceattività di guida e di sostegno, il laboratorio difalegnameria e la grande cucina; all’esterno il

    campo da calcetto appena ultimato e l’officinadel ciclismo. Ecco lo Sport! Il Don spalanca una porta per unpercorso che è facile condividere. Appassio-nato di ciclismo mi racconta delle uscite in bikecon i ragazzi, delle imprese sulle strade dellepiù famose gare professionistiche, ma soprat-tutto che lo sport viene utilizzato come praticasana per indirizzare i ragazzi verso il raggiun-gimento di risultati attraverso la fatica e l’im-pegno. Musica per le mie orecchie!

    La serata a cui partecipo raccontando la miaavventura sportiva ai ragazzi, diventa per memotivo di confronto con le loro esperienze divita. Le emozioni si moltiplicano, la miscela di-venta esplosiva, e la realtà delle cose ci avvi-cina. Ci vediamo di frequente e il Don è dav-vero una locomotiva che tira un treno caricodi idee ed iniziative. Agostino, oltre ad esseresacerdote, che già contraddistingue la per-sona, ha una grande capacità di comunica-zione, di coinvolgimento e di trasmissionedelle emozioni. Ha la capacità di rendere “fa-cile” anche i progetti più complessi. E, non ul-timo, ma la cosa è scontata, la Provvidenza gliarriva sempre in soccorso!

    Un giorno mi porta a Valmadrera in collina avedere una cascina, un vitigno e degli alberid’ulivo. Il paesaggio che ho di fronte è unospettacolo: il Resegone e Lecco che si di-stende lungo la riva del lago. E con semplicitàmi racconta delle iniziative che ha in menteper quel luogo. La ristrutturazione dell’immo-bile, la costruzione di una stalla, i prodotti chesi intendono coltivare. Quel luogo è diventato“Cascina Don Guanella”. Lo scorso settembre ho partecipato alla miaprima vendemmia. Ho condiviso con i ragazzi,con gli amici volontari, l’emozione del raccoltoe la preparazione dell’uva presso la cantina etutto sotto la guida dell’esperto Valerio. E Dritan? Non mi sono certo dimenticato diquesto giovane albanese che sta a fianco di

    UNA MARATONA PER CORRERE VERSO NUOVI ORIZZONTIALBERTO COVA

    don Agostino. L’ho visto partecipe di tutte lefasi dei progetti, ho conosciuto la sua determi-nazione e consapevolezza. Giovane e forte, miha raccontato della sua storia personale e dellapassione per la bicicletta, e io gli ho descrittomolte delle cose della mia carriera sportiva. Lovedevo interessato, riflessivo, fino al punto diesternare un desiderio: gli piacerebbe correreuna maratona! Colgo al volo la richiesta e pro-metto di preparargli un programma di allena-mento. Naturalmente va fissato un obiettivo esi decide per la Milano Marathon 2013. Da buon allenatore mi informo sui risultati dellapreparazione, valuto gli esiti e suggeriscospunti per gli allenamenti più complessi. Poi luiesordisce con la fatidica domanda: “Mi piace-rebbe correre la maratona con te!” Ammettodi aver mostrato una certa resistenza, ma allafine ho pensato che ne valeva la pena e che Dri-tan si meritava questa emozione. E poi i mu-scoli hanno memoria! E con la corsa nel cuoresiamo arrivati al traguardo.

    E ogni volta che si condivide un’iniziativa, il ritoche alla fine sempre si ripropone è quello dellatavola. Il momento della gratificazione per ognicosa fatta, il momento delle riflessioni, soprat-tutto quello dell’aggregazione e della condivi-sione. Oltre all’impegno e alla fatica, esiste inquesta famiglia una grande dose di diverti-mento nel pensare e realizzare i progetti. Queldivertimento che non ti fa dimenticare certo iproblemi quotidiani, ma che infonde coraggioe motivazione nel continuare a fare.

    Quando entro a Casa Don Guanella mi sentobene, mi sento partecipe, imparo. Credo chenon ci sia niente di meglio che raccontare,ascoltare e condividere le storie di ognuno.Quasi sempre l’essere concentrati su noi stessinon ci permette di vedere quello che ci sta in-torno, ma vi posso assicurare che superata talebarriera ci sono esperienze che ci fanno conti-nuamente crescere. Vale la pena viverle ed èanche quello che ci compete!

  • IMPARARE A VIVERESPINGENDO SUI PEDALIGIANFRANCO COLOMBOLA PROVINCIA DI LECCO - 9/12/14

    mentale. Il fatto che due nemici possano di-ventare amici credo sia l’insegnamento piùgrande di questo mio racconto”.

    Casa don GuanellaIn quest’ottica s’inserisce la “missione” di que-sto libro; parte del ricavato delle vendite andràinfatti alla casa Don Guanella di Lecco. “Anche questo è un risvolto importante - con-clude Giorgio Spreafico - la comunità casaDon Guanella si pone al servizio di ragazzi ita-liani e stranieri, che non possono contare suuna famiglia. E proprio il ciclismo ed i suoi valori come il sa-crificio, la fatica, la costanza, lo spirito digruppo e il rispetto, hanno assunto nel tempoun ruolo importante nell’atività formativadella Casa”.

    salita del Ghisallo, che faccio almeno due voltel’anno. Luoghi che la bicicletta ti consente digodere in tutta la loro bellezza.

    Spunti di riflessioneCome per tutti i libri per ragazzi, dentro la sto-ria ci sono anche spunti di riflessione: “La miaè una storia che ha protagonisti dei ragazzima anche degli adulti. Non mancano, dunque,dei contenuti che vogliono poter essere diaiuto per affrontare alcuni temi educativi im-portanti. Ci sono problematiche esplicitecome il bullismo, il coraggio, la lealtà e, in pic-colo, l’amore per la legalità che sono certa-mente importanti da affrontare per ogniragazzo. Ho cercato di dispensare qualche pil-lola valoriale dentro la trama narrativa e perun racconto rivolto ai ragazzi credo sia fonda-

    Un libro per ragazzi che ha al centro la pas-sione per la bicicletta: questo è l’ultima faticadi Giorgio Spreafico, edito da Teka Edizioninella collana “Sulle orme dell’abate” e arric-chito dalle belle illustrazioni di Danilo Loi-zedda e Alessia Buffolo. Il racconto di Giorgio Spreafico narra la rivalitàtra Bruno e Nino, due giovanissimi, che risol-vono il loro antagonismo con una sfida “epo-cale” in bici, sulla salita del Ghisallo.

    Curve e rivalitàI due protagonisti si sfidano a colpi di pedalisulle curve storiche del Ghisallo. E il fatto cheuno sport come il ciclismo domini queste pa-gine non è un caso. “Anch’io - ci dice Spreafico - ho un profondolegame come questo attrezzo di tortura. Finda giovanissimo sono andato in bicicletta edancora oggi continuo a pedalare. In generale,poi, il ciclismo è stato uno sport che ho amatoprofondamente. Ho sempre seguito le crona-che televisive in bianco e nero del Giro d’Italiae del Tour de France; ricordo ancora le mitichepuntate del “Processo alla tappa” di SergioZavoli. Certo oggi, dopo i tanti casi di doping,c’è molta delusione, ma continuo a credereche sia uno sport educativo, non fosse per lafatica che comporta. Andare in bicicletta è perme da sempre una grande passione, credo sialo sport che ti dia più libertà e che, tra le altrecose, ti permetta di godere i luoghi ed i pae-

    saggi in modo unico. Per questo ho volutoscrivere una storia che ha la bicicletta comeprotagonista insieme ad un simbolo di questosport come il Ghisallo”. A proposito di Ghisallo,uno degli aspetti distintivi di questo libro sonoproprio i luoghi in cui è ambientato: “Lo sce-nario in cui Nino, Bruno e Camilla si muovo-noè quello che io stesso frequento con la miabicicletta. Stiamo parlando della salita che daLecco va alla funivia dei Piani d’Erna, l’AlzaiaDell’Adda, da Lecco a Imbersago, la già citata

  • 03 IL REGNO DI DIO È UN BAMBINOMaria Teresa Zattoni

    04 PROGETTO CASCINA DON GUANELLA: LA SEMINA DEL PRESTITO POPOLAREBruno Corti

    06 24 OTTOBRE 2014: CENTO ANNI DI FRUTTI!Emanuela Gervasio

    08 UNA MARATONA PER CORRERE VERSONUOVI ORIZZONTIAlberto Cova

    10 IMPARARE A VIVERE SPINGENDO SUI PEDALIGianfranco Colombo

    Periodico edito dalla Provincia Italiana della Congregazione dei Servi della Carità - Opera Don Guanella. Redatto dalla Casa Don Gua-nella - via Amendola, 57 - 23900 Lecco - tel. 0341 364389/364566 - fax 0341 286949 - CCP 472225 - [email protected]

    Tariffa associazione senza fini di lucro: Poste italiane S.p.A. - Spedizione in Abb. Post. - D.L. 353/2003 (Conv. in L. 27/02/2004 N. 4) Art. 1 Comma 2 di DCB - Roma - Anno 32° - N. 3 - IV Trimestre 2014 - Dir.Resp. don Mario Carrera - Aut. Trib. di Lecco N. 7 del 17.05.1983 - Stampa: Editoria Grafica Colombo srl - via Roma, 87 - 23868 Valmadrera - Tel. 0341 583015 - Progetto e impaginazione: mariangelatentori.it

    L’Istituto è ente giuridico e può ricevere donazioni e lasciti testamentari.

    È possibile effettuare:

    • donazionidi denaro, di beni mobili e immobili rivolgendosi direttamente ai responsabili di Casa don Guanella

    • testamenti utilizzando la seguente formula:“Lascio a Casa don Guanella -Lecco, a titolo di legato, la somma di...oppuregli immobili siti in via...”

    Se si desidera nominare Casa don Guanella erede universale,scrivendo quanto segue:“Annullando ogni mia precedente disposizione nomino mio erede universaleCasa don Guanella di Lecco”.

    Si consiglia di depositare il testamento presso un notaio di fiducia.

    COME AIUTARE CASA DON GUANELLA