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Rassegna Stampa 3 giugno 2018 A cura de: “L’Agenzia Culturale di Milano” Con sede in Milano, via Locatelli, 4 www.agenziaculturale.it Estratti da: Milano - Basilica di Sant’Ambrogio 296 La nostra con il patrocinio di “La rassegna stampa“ non è più disponibile in forma cartacea, ma continua sul web migliorata, meglio fruibile ed è visionabile e scaricabile unicamente dal sito Come di consueto in questo periodo sospendiamo le pubblicazioni nel periodo estivo. Ritorneremo in autunno. Buone vacanze a tutti. nostra www.agenziaculturale.it

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3 giugno 2018

A cura de: “L’Agenzia Culturale di Milano”Con sede in Milano, via Locatelli, 4

www.agenziaculturale.it

Estratti da:

Milano - Basilica di Sant’Ambrogio

296La

nost

ra con il patrocinio di

“La rassegna stampa“ non è più disponibile in forma cartacea,ma continua sul web migliorata, meglio fruibile ed è visionabile e

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29/5/2018

diAgostino GiovagnoliIn gioco ora non c'è solo il futuro esecutivo In pocheore la solidarietà verso il presidente dellaRepubblica Sergio Mattarella è dilagata oltre leforme istituzionali per diffondersi in modospontaneo nelle forme più diverse: commenti,tweet, dichiarazioni... L'appello online Io sto conMattarella ha superato in poche ore più di 100.000firme. L'iniziativa non è stata presa dalle forzepolitiche e non c'è stata una regia organizzata.Hanno molto colpito i sei-sette minuti della soffertae dignitosa dichiarazione, con cui Mattarella hasobriamente ricordato la sua grande disponibilità ela sua estrema pazienza per ottantaquattro giorni espiegato i motivi della sua fermezza finale su unaquestione sola ma cruciale: l'Europa.L'onestà delle sue intenzioni è apparsa a moltievidente e ha suscitato ammirazione l'uomopubblico che da solo, quasi a mani nude, difende ilsuo popolo. Anche per questo i violenti attacchipolitici che ha subìto sono apparsi a tantissimistrumentali e ingiusti. In alcuni casi addiritturatotalmente inaccettabili, come quelli che lo hannominacciato di morte, alludendo alla drammaticafine del fratello Piersanti, ucciso dalla mafia.Una così calda solidarietà rivela ancheun'insofferenza verso forze politiche e parlamentariche si sono ripiegate sui loro confitti interni e hannolasciato solo il 'garante di tutti' Mattarella. È emersainvece, in modo inatteso, una società civile pronta amobilitarsi e che ha riconosciuto nel Presidentedella Repubblica una guida morale e un testimonecredibile. Il ruolo della società civile saràparticolarmente importante nei prossimi mesi,quando si aprirà in Italia una serissima e asprabattaglia non solo elettorale e politica, ma anchemorale e civile. Il Capo dello Stato, in aderenza allaCostituzione e ai suoi doveri, ha chiesto anzituttochiarezza: i cosiddetti 'vincitori' delle elezioni del 4marzo 2018 vogliono l'uscita dell'Italia dall'Europae dall'euro? Né prima né dopo le elezioni è venutauna risposta chiara. Probabilmente non verràneanche nelle prossime settimane. Ma, nella

sostanza, le prossime elezioni, forse già a settembre,saranno un referendum pro o contro l'Europa. Sideciderà cioè su una questione cruciale per il futurodell'Italia nel mondo, per la salvaguardia della suademocrazia, per la difesa dei suoi valorifondamentali.Nei confronti del Presidente della Repubblica,grande solidarietà è venuta anche dal mondocattolico organizzato. Associazioni, movimenti,istituzioni culturali, come l'Istituto Sturzo. L'elencocompleto sarebbe lungo. Non è casuale. Mattarellaha interpretato ansie e preoccupazioni diffuse nellerealtà cattoliche. Sono quelle espresse anche dallarecente Assemblea dei vescovi italiani e inparticolare dal suo presidente, il cardinal GualtieroBassetti. Da tempo, i cattolici italiani 'impegnati'sono assai presenti nell'azione sociale, ma sitengono ai margini della scena politica.Diversamente da altre stagioni, la Chiesa non haoggi bisogno di protezioni politiche, ma sente unaresponsabilità verso il Paese in un passaggio tantodifficile. Bassetti ha sottolineato l'importanza didue punti di riferimento: la Costituzione e «ilpresidente della Repubblica che con la sua saggezzaha guidato la fase che abbiamo vissuto». Dopoquanto è successo, alcune parole del presidentedella Cei acquistano una risonanza ancora piùprofonda: «Ricordiamo a tutti come non bastinemmeno avere un governo per poter guidare ilPaese. Occorre - questo Paese - conoscerlo davvero,conoscerne e rispettarne la storia e l'identità;bisogna conoscere il mondo di cui siamo parte e nelquale la nostra Repubblica - cofondatricedell'Europa unita - è desiderosa di ritornare asvolgere la sua responsabilità di Paese libero,democratico e solidale».Non è in gioco la formazione di un governo, mamolto di più. E in molti momenti difficili per ilPaese i cattolici italiani hanno sempre saputo dare illoro contributo per tracciare e percorrere la viadiritta dell'autentico interesse nazionale, del vero«bene comune».RIPRODUZIONE RISERVATA.

IL RUOLO DEI CATTOLICIPER IL BENE COMUNE

L’Agenzia Culturale di Milano - Rassegna Stampa n. 296 del 3 giugno 2018

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29/5/2018

di UMBERTO FOLENALe associazioni: dobbiamo recuperare misura e serenità epreservare gli interessi autentici di tutti gli italiani A icattolici non s'addice la rissa. Così non stupisce che moltevoci del mondo cattolico italiano, dai vertici alla base, sistiano levando in sostegno del presidente Sergio Mattarella.Ieri, ad affidare poche, misurate e significative paroleall'agenzia Sir è stato il segretario generale della Cei,Nunzio Galantino, che conferma «vicinanza» a Mattarella ecommenta: «Ognuno cerca di motivare le proprie ragioni,ma alla fine si rischia che a pagare il prezzo più alto sia quelpopolo in nome del quale tutti parlano».«Stima e gratitudine» arrivano anche dalla presidenzanazionale di quell'Azione cattolicadi cui il giovaneMattarella fu dirigente. «Dovrebbe essere evidente per tutti- scrive l'Ac, sapendo che purtroppo non è evidenteaffatto...- che il presidente Mattarella ha sempre dimostrato unaltissimo senso delle istituzioni e un fermo rispetto dellavolontà popolare».L'associazionismo cattolico che ha solide radici e lungastoria, ha memoria, ed educa alla responsabilità, non puòfar altro che invitare tutti alla stessa responsabilità, quandosi accorge che è stata ampiamente smarrita. Così l'Ac invitale forze politiche a «ritrovare misura nel modo di condurreil confronto politico e a saper esercitare un ancora maggioresenso di responsabilità istituzionale, per il bene del Paese ».E le Acli, in una nota della presidenza nazionale firmata daRoberto Rossini, gli fa eco: «Il nostro appello si rivolge alsenso di responsabilità di tutti i cittadini italiani, affinché siritrovi la giusta serenità che ci consenta di andare avanti nelrispetto della nostra storia». Anche l'Mcl, per voce del suopresidente, Carlo Costalli, sottolinea la parola'responsabilità': «Questo è il tempo della responsabilitàcontro il tempo della demagogia e dell'intolleranza. Ora piùche mai serve un patto che ci accompagni conresponsabilità alle prossime elezioni».Mattarella però non viene mai nominato.Chi lo nomina, manifestandogli «piena solidarietà,sostegno e vicinanza», è la Comunità di vita cristiana/Legamissionaria studenti italiana ( Cvx-Lms), che fa capo aigesuiti. «I toni intimidatori di queste ore da parte di alcuneforze politiche - si legge nel suo comunicato - creano unafrattura pericolosa tra le Istituzioni dello Stato e sonoinaccettabili ancora di più nei confronti del Presidente».

La storia, appunto. Chi ne fa memoria e chi la dimentica, acominciare dall'Europa. Così le Acli, nell'esprimere«gratitudine al presidente Mattarella», ne spiegano anchequello che, per loro, è il merito maggiore in questofrangente: «Aver preservato le istituzioni e messo in luce lavera posta in gioco: l'Europa e la tutela degli interessiitaliani, soprattutto delle fasce più deboli ». La sintonia ènotevole, tra Ac e Acli. La prima chiede a tutti «ogni sforzopossibile per affrontare questa difficile fase storica con unforte senso del bene comune», affinché «la politica torni aessere costruzione di un futuro comune». Le secondeconcludono la loro nota suggerendo che ormai occorreschierarsi, perché «sono venute alla luce due idee diverse didemocrazia e futuro», tra loro inconciliabili. «La primanasce dalla Costituzione che ha generato la democrazia,tutelato la volontà del popolo e ci ha portato in Europa. Èquesta la strada che vogliamo continuare a percorrere perperseguire il bene comune dell'Italia». Significativo è chesia l'Ac sia leAcli evochino uno dei capisaldi della Dottrinasociale della Chiesa, la ricerca del bene comune.Intanto, tra i preti di parrocchia, c'è chi non attendesuggerimenti e si muove in autonomia.Don Domenico Pezzella, della diocesi di Aversa, nella suapagina Facebook informa: «Santa Messa per il Presidentedella Repubblica. Lo farò da cristiano, prete, cittadinoamante del proprio Paese e della Carta costituzionale». Tregli hashtag: «Non è una guerra tra bande», «Facciamociseri» e «Grazie Presidente ». Pezzella pubblica anche unacolletta ad hoc.Anomalo? Proprio no, tanto che lo stesso Galantino confidaal Sir di «accompagnare con la preghiera» Mattarella.Il presidente viene ricoperto di insulti tra i più grevi? Gliaugurano di morire ammazzato con suo fratello Piersanti,trucidato dalla mafia? Don Salvatore Purcaro, parroco diBrusciano (diocesi di Nola), su Facebook pubblica la fotodell'omicidio di Piersanti e la frase: «Onore al Presidentedella Repubblica».Mal gliene incolse. Il Movimento cinque stelle diBrusciano, piccato, scrive: «Avevamo chiesto un incontrocon don Salvatore Purcaro, come stiamo facendo con tuttigli attori sociali. Viste le ultime esternazioni, l'attore socialeè diventato politico», quindi niente incontro.Roba vecchia: l'unica Chiesa buona è quella che ci dàragione.RIPRODUZIONE RISERVATA

Il mondo cattolico col Presidente«È il tempo della responsabilità»

L’Agenzia Culturale di Milano - Rassegna Stampa n. 296 del 3 giugno 2018

Da Cei, Ac, Acli e Cvx un appello al bene comune dell'ItaliaReazioni Galantino: «Si rischia che a pagare il prezzo più alto sia quel popolo in nome del quale tutti parlano».

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30/5/2018

di Adriana CerretelliAvrebbe bisogno di abili pompieri e non di solertipiromani l'Europa sull'orlo di una crisi che, se nonsarà fermata al più presto, potrebbe travolgerla.Dopo Grecia, Irlanda, Portogallo, Spagna e Malta,tutti Paesi che di volta in volta l'hanno pagata cara eper diversi anni ma alla fine ne sono usciti più fortie ristabiliti, è l'Italia, cioè la terza economiadell'euro con uno dei maggiori debiti (132% del Pil)del mondo, a essere entrata nell'occhio del ciclone.Crisi inedita in queste proporzioni per l'Eurozona eperciò molto più difficile da sostenere e risolvere:di sicuro l'Esm, il Fondo Salva-Stati intervenuto perpuntellare gli altri Paesi, da solo non sarebbe ingrado di affrontarla. Mezzi finanziari inadeguati.Per questo meglio scongiurarla o comunquealmeno evitare di aggravarla. Invece no.Mettendosi in diretta concorrenza con gliincendiari nostrani il tedesco Guenther Oettinger, ilcommissario Ue al Bilancio già distintosi per gaffe egrevi commenti in libertà, ha pensato (prima dipentirsene) di versare altra benzina sul fuoco.«Saranno i mercati a insegnare agli italiani a votarela cosa giusta», ha tagliato corto in un'intervistaalla Deutsche Welle.Parole irresponsabili e sconsiderate, trionfodell'inopportunità politica e della sua personaleinadeguatezza al compito.Tanto da indurre Donald Tusk, presidente delConsiglio europeo, a lanciare un appello alleistituzioni Ue: «Rispettate gli elettori, siamo qui perservirli e non per dar loro lezioni». Sulla stessalinea i presidenti di Commissione e Parlamento.Resta un interrogativo vecchio di qualche anno maal quale nessuno finora ha dato una risposta onestae pol i t icamente coraggiosa: e cioè sel'euroscetticismo che, dopo altri Paesi, haespugnato l'Italia, antico baluardo del più convintoe diffuso euro-entusiasmo nell'Unione, sia ilmostro deforme partorito chissà dove o solo ilfiglio legittimo di un'Europa che, per amor diconservazione, credo ideologico e quieto vivere, hapreferito negare o minimizzare i problemi della suagente, le nuove ansie di società scosse dai radicalicambiamenti indotti dall'europeizzazione e dallaglobalizzazione: la fine delle certezze socio-economiche acquisite sul futuro, l'impatto con lenuove insicurezze, a cominciare dalla bombamigratoria e gli squilibri che si trascina dietro senon gestita con lucida lungimiranza.Troppo facile attaccare il voto degli italiani comeprima quello di britannici, greci, austriaci, polacchi,

ungheresi o degli stessi scandinavi. Se l'Europa nonriesce a stare al passo con i propri valorifondamentali, il problema non è delle democraziedissennate che votano male ma di un club che haperso contatto con le realtà che lo circondano. Seperdono nell'urna, e non solo in Italia, Unione epartiti tradizionali non possono che accusare sestessi e la propria incauta miopia politica.Anche per tale motivo qualsiasi messa in guardia aquesto o quel Paese membro, che non siaccompagni a una forte autocritica e a messagginuovi e costruttivi, è destinata a fare più male chebene a chi la lancia, perché soffia vento nelle veledegli euroscettici, alimentando istinti nazionalistiche impazzano dovunque.Nonostante i suoi evidenti limiti e difetti, l'Europaresta una scelta obbligata nell'era dei colossiglobali con cui si deve misurare, cominciando daStati Uniti e Cina. Negarlo equivale a barare,giocarsi il futuro facendo puro autolesionismo.Bisognerebbe dirlo chiaro che una scelta di rottura,con il mega-debito da finanziare e i mercati infermento, punirebbe per primi salari, pensioni erisparmi delle fasce più deboli e provate del Paese,quelle che a parole si dice di voler difendere.Il che non significa che il nostro rapporto conl'Europa debba passare per la cieca sudditanza oun'acritica sottomissione.Tutt'altro. Nessuno del resto ha mai consideratol'Italia figlia di un Dio minore: se siamo scivolati inbasso dobbiamo solo ringraziare la nostra culturaprovinciale, poca professionalità e discontinuaattenzione negoziale. I partner ne approfittano.Sia pure per ora senza grandi risultati, oggi si tentadi rifare l'Europa e le sue regole per farne unsoggetto più maturo, efficiente e vivibile per tuttiquelli che la abitano con diffuso e crescentescontento. Per l'Italia è il momento giusto per farsentire il suo peso, vivere nelle istituzioni Ue conmaggiore assertività, voglia di confronto e dicambiamento. Sapendo però che per centrare ipropri obiettivi deve essere un interlocutorecredibile e per esserlo non può giocare allo sfascioalla leggera.L'Unione ha fatto proprio questo a se stessa, esenza neanche rendersene conto. È ora che l'Europarisorga dai propri errori. Come l'Italia. Entrambehanno un'urgenza comune: unire le propriefragilità, smentire le aspettative negative deimercati. Scongiurando una crisi che non conviene anessuno.© RIPRODUZIONE RISERVATA.

Il destino comune di Italia e Unione

L’Agenzia Culturale di Milano - Rassegna Stampa n. 296 del 3 giugno 2018

DOPO LE PAROLE DI OETTINGER

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di GIANFRANCO RAVASISe è vero che il cristianesimo ha nel suo cuore l'"incarnazione" percui il Lógos divino "diviene carne", è naturale che Cristo e laChiesa delle origini siano stati coinvolti nelle coordinate storichenon solo religiose, culturali e politiche del I secolo, ma si sianoconfrontati anche con l'economia. Se stiamo solo ai Vangeli, undato impressionante che subito ci viene incontro è l'uso dellinguaggio finanziario in senso stretto. Si va dal dénarion (presente16 volte), moneta argentea equivalente alla paga giornaliera di unoperaio (chi non ricorda i 30 denari di Giuda?), alla dráchma dellaparabola lucana della casalinga sbadata e persino al didráchmonattico d'argento, detto anche statèr, che Pietro estrae dalla boccadel pesce per pagare, a nome suo e di Gesù, la tassa dovuta altempio. Così come non mancano i due estremi del "talento" dalvalore altissimo (potremmo dire oggi un milione di euro o più),citato nei Vangeli ben 14 volte, e del modestissimo "quadrante" dibronzo che la vedova povera offre per il tempio attraversol'equivalente di due leptà, spiccioli. Per ben 20 volte si parla, poi, ingenerale di argýrion, cioè della moneta d'argento. Non si puòneppure ignorare che si evoca da parte dello stesso Gesù lanecessità dell'investimento dei beni finanziari: emblematica, alriguardo, è la nota parabola dei talenti, ove entrano in scena anchei banchieri e persino l'"interesse" (tókos) da ricavare sui depositibancari.Partiamo da un passo fondamentale, un celebre lóghion o detto diCristo, simile quasi a un tweet (in greco sono 54 tra caratteri espazi): "Rendete a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello cheè di Dio". In questione è il nómisma, cioè il tributo per legge(nómos) che era imposto dall'esoso fisco romano ai cittadini dellenazioni sottomesse. La lapidarietà dell'affermazione di Gesù hacome corollario necessario la ben più complessa applicazionenella concretezza storica. Nella visione cristiana economia epolitica, da una parte, ed etica e religione, dall'altra, sononettamente distinte. Non appartiene, perciò, al cristianesimo unaconcezione teocratica come quella di alcuni Stati "islamici", rettidalla shar'ia, per cui il codice di diritto canonico e quello civile-penale coincidono. Tuttavia, distinzione non significaopposizione o negazione, come accade appunto sia nella teocraziasacrale, sia nella secolarizzazione laicista. Non significa neppuretotale separazione, perché unico è l'oggetto dell'econo-mia/politica e della fede, cioè la persona umana.Ecco perché, accanto alla moneta di Cesare, Cristo introduceimplicitamente un'altra "moneta" che ha su di sé un'immaginediversa, quella di Dio, ossia la persona umana. È ciò che affioravanella mente dell'uditorio di Gesù che ben conosceva l'asserto dellaGenesi: "Dio creò l'uomo a sua immagine, a immagine di Dio locreò". C'è, dunque, una dignità umana sulla quale non puòprevaricare la pur necessaria economia che non deve assurgere adogma unico e a norma esclusiva, come si è purtropposperimentato in certe vicende finanziarie recenti. Per questo, sullascia dei profeti (si pensi solo ad Amos), la voce di Cristo si leveràforte e chiara contro la corruzione, la ricchezza sfrenata, glisquilibri sociali: in questi casi la finanza diventa mammona, untermine di matrice fenicia che trasforma denaro e ricchezza inidolo. Non per nulla alla base di questo vocabolo si ha la stessaradicale 'mn che indica il "credere" (vedi il nostro amen). Si ha,

quindi, il contrasto tra due fedi antitetiche.È interessante leggere il paragrafo che segue la parabola lucanadell'amministratore corrotto ma astuto, ove l'evangelista haraccolto detti pronunziati da Gesù in contesti diversi, ma con lostesso filo conduttore "economico". Citiamo solo questo lóghion:"Nessun servitore può servire due padroni, perché o odierà l'uno eamerà l'altro, oppure si affezionerà all'uno e disprezzerà l'altro.Non potete servire Dio e la ricchezza".Significativa è un'altra affermazione nella quale è introdotta laspeculazione finanziaria: "Io vi dico: fatevi degli amici con laricchezza disonesta, perché, quando questa verrà a mancare, essivi accolgano nelle dimore eterne". Gesù invita chi si è comportatocosì a "farsi amici" i poveri con la donazione a loro di questaricchezza disonesta. Sarà un ottimo investimento perché essi, chesono i privilegiati di Dio, ci apriranno le porte delle "dimoreeterne", ossia della salvezza finale nell'incontro pieno e perfettocon Dio.Cristo, pur così critico nei confronti della ricchezza tanto daconfessare di non possedere neppure una pietra ove posare il capo,non propone un retorico pauperismo che postula il puro e semplicerigetto del denaro. Infatti, al giovane ricco, per accoglierlo tra i suoidiscepoli, dichiara: "Se vuoi essere perfetto, va', vendi quello chepossiedi e dallo ai poveri, e avrai un tesoro nel cielo". È, quindi, unvero "investimento" nella carità e nella koinonía fraterna, comeaccadrà nella comunità cristiana di Gerusalemme.Un'ultima considerazione di indole generale ci può essere offertadal confronto a dittico attraverso due parabole "economiche" diGesù, scandite proprio dal denaro come componente strutturale,sia pure metaforica. La prima è quella matteana degli operai aimpiego temporaneo. Gli elementi simbolici sono due: gli oraridiversi di assunzione (alba, nove del mattino, mezzogiorno, le tre ele cinque pomeridiane) e l'unico salario fissato, il già noto"denaro".Ovviamente il testo non vuole proporsi come modello per lerelazioni industriali e sindacali. Il suo significato, infatti,attraverso la scansione oraria e quel "denaro", è orientato aillustrare due dimensioni fondamentali della fede. Da un lato, cisono le "opere" umane, il lavoro, cioè il "merito": l'impegno dellepersone deve attuarsi secondo la propria vocazione, alta osemplice che sia; di livello intenso come chi riesce a colmareun'intera giornata con opere straordinarie, oppure di basso profiloin chi riesce a offrire solo pochi risultati, dato il suo limite di essereuno dell'ultima ora e, quindi, con capacità personali ridotte.D'altro lato, la grazia e la ricompensa divina trascendono il limiteumano e a chiunque si è impegnato con fedeltà e generosità - inqualsiasi grado dello statuto sociale, della capacità e delladotazione intellettuale o pratica egli sia collocato - è donato da Diolo stesso "denaro", cioè la ricompensa del Regno. Grazia e meritos'incrociano tra loro: in questa parabola l'accento cade sulla primacomponente, la donazione divina (il denaro dato a tutti).Qualcosa del genere è affermato anche in un'altra parabola"economica", quella del re generoso e del servo egoista, ove sicontrappone la cifra colossale del debito dei 10.000 talenti,condonato dal sovrano, rispetto ai 100 denari che, invece, il servospietato esige dal suo collega. Alla grazia divina non corrisponde,in questo caso, la risposta umana.

30/5/2018

Il Vangelo della finanza

L’Agenzia Culturale di Milano - Rassegna Stampa n. 296 del 3 giugno 2018

Talenti. Gesù distingue tra i tributi da dare a Dio e quelli per Cesare, ma usa la metafora dell'investimento per spiegare aidiscepoli che la carità conviene. Perfino la speculazione può essere benedetta... - Denaro & parabole

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30/5/2018

«Sono la mamma di una tredicenne che ha quasi finito la terzamedia. Da un anno a questa parte ho assistito alla suatrasformazione, con la meraviglia di chi guarda sbocciare unfiore.Ascuola è bravissima e ha acquisito autonomia piena. Laseguo nell'ombra e intervengo solo se lo chiede. Però sonoiniziate anche le ribellioni, le discussioni infinite, le porte infaccia appena le si vieta qualcosa, in camera sua si puòaccedere solo con il permesso (che io chiedo sempre). Sichiude lì con la sua musica nelle orecchie, le amiche sono il suomondo e noi ci troviamo spesso a combattere con la troppalibertà concessa dai loro genitori e diventiamo così i nemici. Ècome giocare costantemente al tiro alla fune. Per fortuna i

Musica per alieni

28/5/2018

Dalla Chiesa il "No" definitivo

al sacerdozio femminile

di ANDREA TORNIELLI

La Santa Sede ribadisce il suo «no» all'ordinazione di

donne prete. Lo fa attraverso un articolo del Prefetto della

Congregazione per la dottrina della fede, il neo-cardinale

Luis Ladaria, pubblicato sull'Osservatore Romano di ieri

pomeriggio con il titolo: «Il carattere definitivo della dottrina

di "Ordinatio sacerdotalis. A proposito di alcuni dubbi». Il

riferimento è alla lettera apostolica con la quale, nel 1994,

dopo le aperture da parte anglicana, Giovanni Paolo II

aveva escluso per il presente e per il futuro qualcosa di

simile per i cattolici, affermando che «la Chiesa non ha in

alcun modo la facoltà di conferire alle donne l'ordinazione

sacerdotale e che questa sentenza deve essere tenuta in

modo definitivo da tutti i fedeli». Dal testo di Giovanni

Paolo II Nonostante la chiarezza del testo wojtyliano, la

questione riemerge ciclicamente. Ma Ladaria spiega che

«Cristo ha voluto conferire» il sacramento sacerdotale «ai

dodici apostoli, tutti uomini, che, a loro volta, lo hanno

comunicato ad altri uomini», e dunque la Chiesa si è

riconosciuta «sempre vincolata a questa decisione del

Signore, la quale esclude che il sacerdozio ministeriale

possa essere validamente conferito alle donne».

E di fronte ai dubbi di chi mette in discussione la

L’Agenzia Culturale di Milano - Rassegna Stampa n. 296 del 3 giugno 2018

definitività del documento di Papa Wojtyla, l'attuale Prefetto

della dottrina della fede Ladaria lamenta il rischio di «grave

confusione». Nell'articolo il neo-cardinale tiene a

sottolineare che «la differenza di funzioni tra l'uomo e la

donna non porta con sé nessuna subordinazione, ma un

arricchimento mutuo». E spiega che «la figura compiuta

della Chiesa è Maria, la Madre del Signore, la quale non

ha ricevuto il ministero apostolico».

Dopo aver ricordato che Giovanni Paolo II non agì da solo,

ma aveva esaminato la questione consultando i presidenti

delle conferenze episcopali «che erano seriamente

interessati a tale problematica», i quali «tutti, senza

eccezione», si sono espressi per il no, Ladaria ha citato

sia l'insegnamento di Benedetto XVI, che ha

concordemente ribadito quello del predecessore, sia quello

di Papa Francesco, il quale, nell'esortazione «Evangelii

gaudium», ha riaffermato che non si pone in discussione

«il sacerdozio riservato agli uomini». Bergoglio ha invitato

«a non interpretare questa dottrina come espressione di

potere, ma di servizio, in modo che si percepisca meglio

l'uguale dignità di uomini e donne nell'unico corpo di

Cristo».

BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI.

giorni non sono tutti uguali, a volte è tranquilla e cerco disfruttare l'attimo per «comunicare», lanciare messaggi, comequelli nello spazio in cerca di risposta dagli extraterrestri. Vorreila chiave per entrare in contatto, per farle capire che i genitorinon sono i suoi nemici, ma coloro su cui lei potrà semprecontare.D.».Cara D., grazie per la sua lettera accorata e precisa neldelineare il lavoro faticoso che state facendo con vostra figlia.

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Gli alieni esistono, anche io come lei li vedo tutti i giorni, sottomentite spoglie di adolescenti.Tralascio le cause psicofisiche della trasformazione, perché leho descritte qualche «letto» fa, raccontando che l'adolescenzanon è una malattia, ma vorrei sfruttare la similitudine da leiscelta: l'extraterrestre con cui non si sa come comunicare.Preferisco la parola alieno, perché l'extraterrestre è lontano dalnostro mondo, mentre sua figlia è inserita nel normaleprocesso di crescita e fioritura che caratterizza i ragazzi diquesta Terra. La parola «alieno» era usata in latino perindicare, come aggettivo: «chi o cosa appartiene a un altro»,come sostantivo: «lo straniero». Sua figlia sta manifestando, inpiena coerenza con la sua crescita e con l'educazione che leavete dato, di essere dotata di libertà, di non appartenervi madi essere a voi affidata, con la conseguente, dolorosa manormale sensazione che sia straniera (in questa fase lo è perse stessa prima che per voi). Dimenticate la bambina che sicomportava in perfetta continuità con i vostri principi, quasifosse una vostra estensione, accoglietela in casa come unUFO, come la prima volta che l'avete abbracciata appena nata.Vostra figlia è la sintesi del DNA materiale e spirituale che leavete trasmesso, ma rinnovato in modo inatteso. Il nuovo èsempre accompagnato da sconcerto: vostra figlia èassolutamente inedita, una sorpresa mai vista prima sullafaccia della Terra. É un'aliena che usa una linguaincomprensibile, che non imparerete se continuerete a parlare,oltre quella porta, alla bambina di un tempo.Anche la porta di cui parla è una metafora utile. Quando vannoa Roma a visitare i Fori chiedo agli studenti perché si chiamanocosì. Rispondono immancabilmente: «perché sono pieni dibuchi». Dopo una risata spiego loro che foris era la porta, e chequindi i Fori erano le porte di ingresso a spazi specifici dellacittà. Poi aggiungo che anche noi usiamo quella parola tutti igiorni, quando diciamo «fuori», che dalla stessa radice indicaproprio chi o cosa sta sulla porta di casa, provenendodall'esterno. Quello che sta facendo vostra figlia è finalmentecreare una casa nella casa, uno spazio interiore di cui la porta èil confine fisico e simbolico, e ha la maniglia solo all'interno.Questo spazio si chiama «intimità», parola oggi purtroppo indisuso nel suo significato originario (antico superlativo di«intus»: dentro): la parte più profonda di sé, il dentro più dentro.Si tratta di un luogo in cui noi conversiamo con noi stessi,maturiamo la capacità di leggere dentro (intus legere, da cuiintelligenza) noi stessi e le cose che cadono sotto i nostri occhio accadono nella nostra vita, per poterne giudicare il valore.Che quella porta rimanga chiusa è un bene, perché oltre quellaporta si sta ampliando la casa nella casa, l'anima di vostrafiglia, la sua intimità, cioè il luogo da cui lei si possiede, per poipoter esplorare con coraggio il mondo. È bene chiederepermesso, non forzare lo spazio sacro, non frugare asproposito nell'anima dei figli, ma aspettare (anche se costapazienza e lacrime, senza mai smettere di esercitare la vostraautorità) che siano loro ad accogliere «in camera» ciò cheviene da «fuori». Al suo essere «aliena» corrisponde il vostroesser divenuti «forestieri», parola che viene dalla stessa radicedi foris e indica ciò che è oltre la porta. Un tempo oltre la porta dicasa c'era infatti la foresta, per eccellenza lo spazio caotico epericoloso da cui vengono appunto i forestieri. Si bussa, e ci sisente dire «chi è?», per valutare se chi arriva può ricevereospitalità o no, se è amico o nemico. Sulle prime il forestiero èpercepito come pericolo, anche se si tratta di mamma e papà,che devono vestire i panni e le parole giuste per poter essereammessi nell'intimità. Una per una, vostra figlia, dovrà vagliarele cose che le avete insegnato per vedere se può farle sue, sesono vere o meno, se servono a vivere meglio o no: per lei tuttociò che davate per scontato è diventato forestiero, inparticolare i limiti che ponete, di cui ha un bisogno estremo,

28/5/2018

anche se ve li fa pagare con dazi salati al confine della suastanza. Sta cercando di riappropriarsi di ciò che le avetetrasmesso, ma a un altro livello: quello di chi deve acquisire lalibertà personale necessaria a uscire (varcare l'uscio) di casa eaffrontare la foresta della vita, scegliendo cosa èindispensabile per «sopra-vivere», cioè vivere fuori, oltre lemura domestiche. Per questo bisogna che i vostri principisiano scossi da altri forestieri, le amiche: siete così costretti agiustificare la ragionevolezza di ciò che le date e dite, e a nonaccontentarvi del «si fa così e basta». Vi sta chiedendo ditrasformarvi con lei, ma senza diventare come lei, cioèrimanendo adulti.Per questo mi piace anche l'immagine del tiro alla fune, cheraffinerei mantenendo l'idea di legame che contiene, etralasciando il contrasto tra chi vince e chi perde, in base allaforza. L'adolescente vive le relazioni come uno yo-yo, siavvicina e si allontana, ma non vuole assolutamente che il filosi spezzi. A volte ha bisogno di prossimità e diventa disponibilea un abbraccio, a volte vuole stare lontano e persino l'innocuo«cosa hai fatto oggi a scuola?» (che io personalmentesostituirei con un: «come ti senti oggi?») è un'offesa. Manell'uno e nell'altro caso l'adolescente mette alla prova lacontinuità e stabilità della relazione nei terremoti a cui èsottoposto.Lo yo-yo relazionale fa impazzire chi educa, chiamato a capiredi volta in volta quale sia la giusta distanza: è faticoso ecomporta errori, per i quali c'è sempre la parola più elastica ditutte: «scusa», seguita da un «pensavo di aiutarti, non hoscelto il modo migliore, ma ci ho provato». A volte la giustadistanza, cara D., è il silenzio, altre una battuta chesdrammatizza, un no fermo, un rimprovero senza ferire, unacarezza, una lettera (una di quelle scritte a mano, che vostrafiglia leggerà e rileggerà chiusa in camera quando avràbisogno di voi, ma non riuscirà ad ammetterlo). Educare non èuna scienza, ma un'arte pro-creativa da affinare ogni giornocon ogni alieno. E quando mi chiede quale sia la chiave,rispondo che non lo so: è da inventare di continuo, perché gliadolescenti cambiano ogni giorno la serratura della portad'accesso alla loro intimità.Nel 1977 la sonda spaziale Voyager fu lanciata per esplorareGiove e Saturno, e poi uscire dal sistema solare, oltre il qualesta viaggiando a miliardi di chilometri: è l'oggetto costruitodall'uomo più distante dalla Terra. Un comitato di astronomidecise di dotare la sonda di un disco d'oro sul quale è inciso ilmeglio della musica del pianeta, nel caso in cui una vita alienaintercettasse e decodificasse l'aureo vinile. Gli alieni allorapotrebbero gustare un'ora di musica terrestre, per saper chisiamo: la musica è lingua universale (sua figlia l'ascoltaossessivamente per capire se stessa, ed è utile conoscere chemusica ascolta per capire lei). Nel disco di Voyager all'armoniadi Bach e alla forza di Beethoven si alternano Luis Armstrongcon Melancholy Blues e Chuck Berry con Johnny B. Goode, aicanti popolari di culture diverse segue la musica di uccelli,onde, piogge, venti, vulcani, treni, macchine, per chiudere con isaluti in 55 lingue.Amo quello in latino che può tornarle utile perchiedere permesso sulla soglia della camera: «Salve,chiunque voi siate, vi vogliamo bene e portiamo la paceattraverso gli spazi stellari».Il letto da rifare oggi è, cara D., lanciare il vostro Voyager,l'esempio personale di vita che date a vostra figlia, per colmare- a colpi di coerenza - qualsiasi distanza, e dotarlo poi, nellaforma che inventerete (lettera, chiacchierata, passeggiata,nota vocale...), del disco d'oro: il meglio che avete da dirle.L'aliena accoglierà la sonda-esempio nel suo spazio, e poiascolterà il vostro messaggio musicale. E, quando vorrà epotrà, superati i miliardi di chilometri che la separano da voi, vicontatterà per dire grazie. Non vi scoraggiate, va tutto bene,datele il tempo che le serve, perché, anche se sembra lontana,lei è già in viaggio.

L’Agenzia Culturale di Milano - Rassegna Stampa n. 296 del 3 giugno 2018

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PAPA FRANCESCO

ANGELUS

Domenica, 27 maggio 2018

Roma - Piazza San Pietro

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Oggi, domenica dopo Pentecoste, celebriamo la festa della SantissimaTrinità. Una festa per contemplare e lodare il mistero del Dio di Gesù Cristo,che è Uno nella comunione di tre Persone: il Padre, il Figlio e lo SpiritoSanto. Per celebrare con stupore sempre nuovo Dio-Amore, che ci offregratuitamente la sua vita e ci chiede di diffonderla nel mondo.

Le Letture bibliche di oggi ci fanno capire come Dio non voglia tantorivelarci che Lui esiste, quanto piuttosto che è il “Dio con noi”, vicino a noi,che ci ama, che cammina con noi, è interessato alla nostra storia personale esi prende cura di ognuno, a partire dai più piccoli e bisognosi. Egli «è Diolassù nei cieli» ma anche «quaggiù sulla terra» (cfr Dt 4,39). Pertanto, noinon crediamo in una entità lontana, no! In un’entità indifferente, no! Ma, alcontrario, nell’Amore che ha creato l’universo e ha generato un popolo, si èfatto carne, è morto e risorto per noi, e come Spirito Santo tutto trasforma eporta a pienezza.

San Paolo (cfr Rm 8,14-17), che in prima persona ha sperimentato questatrasformazione operata da Dio-Amore, ci comunica il suo desiderio di esserechiamato Padre, anzi “Papà” - Dio è “Papà nostro” -, con la totaleconfidenza di un bimbo che si abbandona nelle braccia di chi gli ha dato lavita. Lo Spirito Santo – ricorda ancora l’Apostolo – agendo in noi fa sì cheGesù Cristo non si riduca a un personaggio del passato, no, ma che lo

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sentiamo vicino, nostro contemporaneo, e sperimentiamo la gioia di esserefigli amati da Dio. Infine, nel Vangelo, il Signore risorto promette di restarecon noi per sempre. E proprio grazie a questa sua presenza e alla forza delsuo Spirito possiamo realizzare con serenità la missione che Egli ci affida.Qual è la missione? Annunciare e testimoniare a tutti il suo Vangelo e cosìdilatare la comunione con Lui e la gioia che ne deriva. Dio, camminando connoi, ci riempie di gioia e la gioia è un po’il primo linguaggio del cristiano.

Dunque, la festa della Santissima Trinità ci fa contemplare il mistero di Dioche incessantemente crea, redime e santifica, sempre con amore e per amore,e ad ogni creatura che lo accoglie dona di riflettere un raggio della suabellezza, bontà e verità. Egli da sempre ha scelto di camminare con l’umanitàe forma un popolo che sia benedizione per tutte le nazioni e per ogni persona,nessuna esclusa. Il cristiano non è una persona isolata, appartiene ad unpopolo: questo popolo che forma Dio. Non si può essere cristiano senza taleappartenenza e comunione. Noi siamo popolo: il popolo di Dio. La VergineMaria ci aiuti a compiere con gioia la missione di testimoniare al mondo,assetato di amore, che il senso della vita è proprio l’amore infinito, l’amoreconcreto del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.

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LA QUESTIONE QATAR

Drew Christiansen S.I. - Jocelyne Cesari

Per molti osservatori, la politica mediorientale dell'amministrazioneObama è stata eccessivamente prudente, specie in un momento digrande tensione e violenza nella regione. In Libia, il presidente Obama èstato criticato per il suo essere rimasto «dietro le quinte». In Siria, dopoche era stata tracciata la «linea rossa» sull'uso delle armi chimiche, ilmancato bombardamento degli arsenali siriani di gas tossici è statovalutato dai falchi della destra, e inevitabilmente dalla stampa, comemancanza di spirito combattivo. L'accettazione, da parte del presidenteObama, della proposta del presidente russo Vladimir Putin dismantellare gli arsenali chimici siriani non viene sufficientementericordata. Sebbene, a quanto consta, non sia stata un pieno successo,essa è servita a eliminare una significativa parte dell'arsenale chimicosiriano e a prevenire attacchi chimici contro i civili per più di due anni. Inun momento in cui papa Francesco invitava il mondo a pregare per lapace, questo ha ridotto le dimensioni di un conflitto che sembrava inprocinto di acuirsi.

Inoltre, durante gli ultimi anni della sua amministrazione, mentrel'ondata della crisi dei rifugiati siriani colpiva i Paesi vicini - inparticolare, il Libano, la Turchia e la Grecia -, il Presidente degli StatiUniti è stato criticato perché il governo non è intervenuto per tamponarela conseguente catastrofe umanitaria.

Infine, nei suoi ultimi mesi alla Casa Bianca, Obama, in un'intervistaalla rivista rendeva noto il pensiero soggiacente a questasua linea politica criticata: in particolare, la sua sfiducia in quelli che untempo erano stati i pilastri della politica statunitense in Medio Oriente:l'Arabia Saudita e Israele. E il Presidente ha rivelato anche le ragioni percui aveva rotto con ciò che egli ha definito il perl'area: specificamente quel tribalismo che aveva condizionato gran partedelle iniziative americane nella regione, un aspetto che pochi altriavevano afferrato. Come descritto dal suo intervistatore, JeffreyGoldberg, il tribalismo è «una forza che nessun Presidente riesce aneutralizzare». Obama, la vita del cui padre sembra sia stata rovinatadalle rivalità tribali in Kenya, aveva detto: «Io capisco l'impulso tribale ericonosco il potere della divisione tribale. Mi faccio strada tra le divisionitribali da tutta la mia vita. In definitiva, esse sono all'origine di

The Atlantic,

Washington playbook

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quaderno 4013 - 2/6 settembre 2017

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moltissime azioni distruttive».

In quanto protettrice dei luoghi santi dell'islam (la Mecca e Medina),la monarchia saudita si considera il maggior potere islamicoresponsabile della guida religiosa dell'intera (il mondomusulmano). La dottrina islamica seguita dalla famiglia reale saudita ènota come «wahhabismo». Questo è nato nel XVIII secolo nella penisolaaraba con l'insegnamento di Muhammad Ibn Abdel Wahhab (1703-1792). L'interpretazione letterale del Corano e degli (detti delprofeta Maometto) di Wahhab è diventata la dottrina ufficiale del Regnosaudita a partire dalla sua creazione nel 1932.

I wahhabiti disprezzano sia la pratica mistica, come quella dei sufi,sia l'interpretazione storico-critica delle scritture, sul modello dellescuole bibliche occidentali. Per loro, la pratica ortodossa può esserecostituita dalla relazione diretta del credente con il Testo rivelato, senzaalcun ricorso ai contributi storici delle varie scuole giuridiche ( ),proprie di altre branche dell'islam sunnita. In questa interpretazioneletterale, non si può frapporre nulla tra il credente e il Testo: costumi,cultura e misticismo devono essere banditi. Ogni allontanamento dallalinea wahhabi nell'islam è considerato eretico. Questo spiega la suaopposizione e quella dei suoi vicini all'Iran sciita, agli huthi dello Yemen,ai siriani alawiti e ad altre minoranze musulmane.

Inoltre, in quanto movimento di rinascita, il wahhabismo perseguel'«islamizzazione delle società», che consiste nel modellare gli attuali stilidi vita per renderli conformi alla vita del profeta Maometto a Medina nelVII secolo. I wahhabiti pensano che il vero significato dell'islam si siaperso dopo la morte di Maometto e della prima generazione dei suoicompagni. Il mondo è diviso in musulmani e infedeli, e l'immaginedell'Occidente - associata automaticamente alla depravazione morale -è sempre un'immagine negativa.

Un'altra caratteristica comune ai wahhabiti è la loro estremainflessibilità sulla condizione delle donne. Le regole che determinano ilcorretto abbigliamento per le donne - in particolare il (che copre ilviso) e un lungo ampio indumento chiamato (che copre l'interocorpo) - sono considerate assolute, e non possono in nessun caso esseremesse in discussione. Il movimento wahhabita è arrivato vicino alsuccesso nell'imporre le sue credenze a molte popolazioni musulmane,non come una delle interpretazioni possibili, ma come la dottrinadominante globale per l'islam sunnita.

Le notevoli risorse finanziarie dello Stato saudita hanno certamente

Il patto saudita-wahhabita

Umma

hadith

madhab

niqababaya

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quaderno 4013 - 2/6 settembre 2017

La questione Qatar

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contribuito alla sua egemonia religiosa. Già nel 2002, la rivista ufficialesaudita stimava che la famiglia reale saudita avesse«finanziato totalmente o in parte» 210 centri islamici, 1.500 moschee,202 collegi e 2.000 scuole islamiche solo nei Paesi con minoranzamusulmana. Inoltre, essendo una monarchia assoluta, l'Arabia Sauditadifende le altre monarchie ed è preoccupata per il pluralismo e per lademocrazia.

Per contrasto, il Qatar si segnala tra gli altri Stati del Golfo per la suascelta di lunga data di promuovere un proprio genere di islam tollerante,anche se persegue i propri interessi statali al di fuori del controllo dellasovranità saudita. Sebbene venga descritto come «l'altro Statowahhabiti», segue un'interpretazione più aperta della dottrina wahhabitirispetto all'Arabia Saudita, soprattutto consentendo l'esistenza di

come la «Church City», dove i preti si prendono cura dimigliaia di fedeli, soprattutto migranti. Vi sono anche edifici di culto pervarie denominazioni cristiane e altro. Per esempio, la chiesa di NostraSignora del Santo Rosario, a Doha, capitale del Qatar, è a servizio dicristiani di sedici gruppi etnici e linguistici.

Analogamente, agli sciiti - che costituiscono il 10% della popolazionedel Qatar - è garantita la libertà religiosa, e alcuni di essi hanno persinoottenuto incarichi governativi. Questa politica contrasta con quella delvicino Bahrein, che è governato da una minoranza sunnita, e dove glisciiti sono distinti dai sunniti da un tipo di abbigliamento obbligatorio enon sono trattati allo stesso modo.

Il dissenso tra il Qatar e i suoi vicini sunniti divenne evidente inoccasione della «Primavera araba», quando il testo dello studiosoamericano della nonviolenza Gene Sharp,

venne tradotto e distribuito da un gruppo di esperti di Dohaagli attivisti in Tunisia e in Egitto. Più tardi, durante e dopo le elezionipresidenziali in Egitto, il Qatar sostenne i Fratelli Musulmani in Egitto.Una tale politica era in netto contrasto con l'ostilità saudita nei confrontidella Fraternità. I Fratelli sono un movimento musulmano politico esociale, con membri presenti nelle assemblee legislative di nove Paesi amaggioranza musulmana.

Da parte loro, i sauditi sostenevano il colpo di stato militare delgenerale al-Sisi, che aveva rovesciato la presidenza di Mohammed Morsi,appartenente alla Fraternità, primo presidente eletto liberamente, nel2013. Una volta deposto Morsi, i sauditi andarono oltre, appoggiando la

Ain al Yaqin

Il pluralismo regale del Qatar

gatedcommunities

La svolta della «Primavera araba»

Dalla dittatura allademocrazia,

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quaderno 4013 - 2/6 settembre 2017

La questione Qatar

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dura repressione dei militari egiziani nei confronti di ogni forma diopposizione politica, incluso l'arresto di migliaia di membri dellaFraternità.

La tensione tra il Qatar e l'Arabia Saudita si è accentuata con la crisisiriana. I due Paesi hanno sostenuto due milizie che si opponevano alregime di Bashar al-Assad, ma in contrasto tra loro. Il Qatar appoggiavala Fraternità siriana, mentre i sauditi cercavano di creare una coalizionepiù ampia, che includesse baatisti e curdi. La politica del Qatar siispirava alla visione pluralistica, riguardo alla regione, dell'emiro Tamimbin Hamad al-Thani e alla sua aspirazione a giocare un ruolo nellaricostruzione del mondo arabo dopo la «Primavera araba». Questeambizioni hanno spinto il Qatar a un contrasto forte e diretto conl'Arabia Saudita.

Pur essendo il Qatar una monarchia, il suo pluralismo si è anchemanifestato nella politica verso i media: in particolare, ma nonesclusivamente, con la rete televisiva satellitare di proprietàdello Stato. I suoi servizi sul dissenso, sulla violazione dei diritti umani esulle iniziative degli attivisti, ma anche sull'ampio spazio dato aipredicatori fondamentalisti messi al bando in altri Paesi musulmani,hanno profondamente irritato gli autocrati arabi, sia che fossero lemonarchie del Golfo sia le cosiddette «Repubbliche», come l'Egitto o laSiria. I reporter di sono stati arrestati e le loro agenzie espulsedall'Egitto e, annunciando la decisione di isolare diplomaticamente edeconomicamente il Qatar, il 5 giugno scorso l'Arabia Saudita e i suoialleati hanno chiesto che e altre agenzie di notizie del Qatarfossero chiuse.

La rivalità tra il Qatar e i sauditi si basa dunque su una competizionesui valori e sul futuro politico della regione. I sauditi e i loro alleati, gliEmirati Arabi Uniti, l'Egitto e il Bahrein, stanno combattendo unabattaglia per difendere sia le monarchie ereditarie del deserto, sia leautocrazie militari contro gli islamisti, da una parte, e contro glioppositori secolari, dall'altra.

Come ha scritto Rami Khouri su ( ), in inglese, isauditi stanno tentando di «completare la controrivoluzione contro lerivolte arabe del 2011, in cui decine di milioni di cittadini comuni feceromanifestazioni per ottenere maggiore libertà, diritti, giustizia e dignitànella loro esistenza». Sebbene gli attivisti della «Primavera araba»abbiano sottovalutato la volubilità dell'opinione pubblica e ladeterminazione dei loro oppositori, mentre hanno sopravvalutato lamaturità politica della Fraternità musulmana egiziana, la forza dellarichiesta popolare di cambiamento si è chiaramente manifestata nelle

Al Jazeera,

Al Jazeera

Al Jazeera

The New Arab Al Araby

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La questione Qatar

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fasi iniziali della rivolta. Particolarmente significative sono state leproteste non violente organizzate in Siria, a fronte della dura repressionegovernativa e degli omicidi di massa.

La rivalità tra Qatar e sauditi s'intreccia con l'inimicizia tra l'ArabiaSaudita e l'Iran. Rivali per il dominio strategico delle risorse petroliferedel Golfo, l'Arabia Saudita e l'Iran lo sono anche riguardo alla guidareligiosa del più ampio Medio Oriente. L'Iran, infatti, sostiene gli sciiti inuna fascia di territorio che va dall'Iraq al Libano, mentre i sauditicercano di (re)imporre il dominio sunnita sulla regione, specialmente inIraq e in Siria.

Lo della Repubblica islamica, che si presenta come una quasi-democrazia, nata da una rivoluzione antimonarchica, costituisce ancheper i sauditi uno sgradito campanello d'allarme sul possibile successo diuna resistenza popolare al regime monarchico nel mondo musulmano, equindi, con la sua stessa esistenza, una sfida al regime saudita. Lacomplessità del conflitto, comunque, rende eccessivamente arduoillustrare la questione in questa sede.

Venendo alla relazione del Qatar con l'Iran, è chiaro che in essa gliinteressi economici giocano un ruolo importante. Come principaleesportatore di gas naturale liquido, il Qatar è preoccupato che il rientrodell'Iran nella comunità internazionale dopo l'accordo sul nucleareabbassi il prezzo del gas sul mercato mondiale. Tenendo conto di questo,l'emiro ha firmato nel 2014 un accordo per condividere con l'Iran ilgiacimento di gas situato nel Golfo. Il collegamento dell'Irancon il Qatar spezza la politica unitaria che gli Stati del Golfo, guidatidall'Arabia Saudita, sostengono per isolare la Repubblica islamica.

Come conseguenza dei conflitti tra la Siria e l'Iraq, per Teheran sonodiventati necessari stretti legami con il Qatar, a causa dell'intensificarsidei conflitti con i sauditi. La rottura dell'unità degli Stati sunniti haanche contribuito a ridurre la pressione esercitata sull'Iran dallastrumentalizzazione della separazione tra sunniti e sciiti, cioè dall'usodelle differenze religiose tra questi due gruppi per giustificare emascherare la dei sauditi.

La recente visita del presidente americano Donald Trump in ArabiaSaudita ha fatto capire che gli Stati Uniti stavano prendendo unaposizione di parte in questo conflitto. Ciò ha fornito un'opportunitàall'Arabia Saudita e ai suoi alleati per rompere, il 5 giugno scorso, i

La divisione sull'Iran

status

South Pars,

Realpolitik

La posizione degli Stati Uniti

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rapporti diplomatici con il Qatar, affermando che la monarchia di questoPaese rappresenta una minaccia per la regione a causa della suaalleanza con l'Iran.

L'atteggiamento favorevole degli Usa verso i sauditi sembrava,almeno all'inizio, una rinuncia all'opzione di correggere le relazioni tral'Arabia Saudita e i suoi oppositori sunniti. A sua volta, il fallimento nelcolmare il divario tra sauditi e Qatar ha creato e crea un ostacoloall'unificazione degli sforzi delle nazioni arabe contro l'Isis/Daesh, chepure costituisce la priorità politica degli Stati Uniti nella regione. Inoltre,questo impedisce la formazione di una forte alleanza contro il regimesiriano, facilitando indirettamente la longevità di Bashar al-Assad.

Le tensioni nella regione rischiano dunque di esacerbarsi. Per gli Usa,sostenere che l'Iran è all'origine di tutti i problemi significherebbesostanzialmente permettere che i conflitti settari di cui abbiamo parlatocontinuino a infuriare, e avallare la tesi secondo la quale gli Stati delGolfo non sono capaci da soli di spegnere le fiamme o di contenerledecisamente, e quindi hanno bisogno della potenza militare degli StatiUniti.

Il sostegno degli Usa all'Arabia Saudita contro l'Iran riduce lacapacità dell'amministrazione Trump di mediare tra il Qatar e gli altriPaesi del Golfo. Se l'ostilità tra i Paesi del Golfo dovesse continuare, ciòpotrebbe anche andare contro gli interessi della sicurezza degli Usa, chehanno una grande base militare nel Qatar.

Successivamente, Trump ha ammorbidito la sua posizione e hacominciato a sostenere gli sforzi di mediazione del segretario di Stato RexTillerson perché si raggiunga un compromesso tra l'emiro del Qatar, il resaudita e il Presidente egiziano. In particolare, l'11 luglio Tillerson hafirmato un memorandum d'intesa con il Qatar per accrescere gli sforzidel Paese nel contrastare il finanziamento del terrorismo, una dellequestioni al centro della crisi diplomatica. E il giorno dopo, a Jeddah, haincontrato i ministri degli Esteri dei quattro Paesi che hanno interrotto lerelazioni con il Qatar.

Dall'11 settembre 2001 le occidentali hanno auspicatofortemente la presenza di leader musulmani «moderati». Il Qatar, puressendo una monarchia assoluta, ha favorito un certo tipo di aperturacara all'Occidente. Questa moderazione non è senza macchia. Il governodel Qatar l'ha usata per mettere in difficoltà potenti vicini, come l'Egitto el'Arabia Saudita, e per sostenere gruppi dissidenti, come i FratelliMusulmani. Se la politica americana servisse solo a promuovere gliinteressi sauditi e a frenare le richieste del Qatar, la situazione nella

élites

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La questione Qatar

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La questione Qatar

regione diventerebbe col tempo sempre più esplosiva, aprendo unalunga stagione di instabilità e di crescita dell'estremismo in tutto ilMedio Oriente.