- Martedì 22 Settembre 2009 - Corriere della Sera - Moda Libri · pubblicità di un tempo hanno...
Transcript of - Martedì 22 Settembre 2009 - Corriere della Sera - Moda Libri · pubblicità di un tempo hanno...
DA SFOGLIARE
Biografie StrategieBlue Jeans
Libri
Chanel prima che diventas-
se Chanel. La leggendaria
«Mademoisel le» dal lo
sguardo inequivocabile come le
due «C» intrecciate che oggi valgo-
no più degli occhiali sui quali sono
impresse. In libreria, ad affiancare
l’uscita del film «Coco Avant Cha-
nel» di Anne Fontaine, quattro vo-
lumi sulla vita (anzi, sulle vite) della
stilista più famosa del mondo. C’è
«L’irregolare. Coco prima di Cha-
nel», di Edmond Charles-Roux, la
storia della sartina timida Gabriel-
le Bonheur Chanel. C’è la biogra-
fia «Coco Chanel. Un profumo di
mistero», di Isabelle Fiemeyer. Co-
me un appassionante racconto è
anche «Coco Chanel» di Elisabeth
Weissman. E c’è la fiorita biogra-
fia firmata da Alfonso Signorini,
«Chanel. Una vita da favola», un
lungo racconto quasi «innamora-
to» sulle aspirazioni di quella ra-
gazzina che sognava il successo,
Anche, qualche volta, barando.
Alfonso SignoriniChanel. Una vita da favola
Mondadori, pp. 225, € 15.30
Che si lascino stringere da corsetti ricamati o avvol-
gere in sottovesti leggere come nuvole; che sieda-
no impettite su una Ford ultimo modello o contem-
plino appagate un antico gioiello, le donne della
pubblicità di un tempo hanno tutte una sorta di
materna pacatezza. Come un’innocenza solotemporaneamente piegata al mercato, alle esi-genze da manifesto. Siamo ai primi del Nove-cento e la moda si modella sui corpi a clessidradelle Gibson Girl (signorine grandi forme uscitedalla penna satirica della disegnatrice Diana Gi-bson). Cappelli vaporosi stile Pompadour e am-pie sottane svolazzano sui cartelloni dipinti da-gli artisti più intraprendenti. Lo chiamavanomercato, ma in realtà stava nascendo lo spiritodel ventesimo secolo: la pubblicità. E un libro,uscito per Taschen, racconta cento anni di mo-da attraverso la reclame.«20th Century Fashion: 100 Years of ApparelAds» di Heimann e Nieder è un viaggio a ritroso
nella disillusione: se sfogliato al contrario, sipassa dallo sguardo sterilizzato di Kate Moss al-l’esuberanza reaganiana (oddio) di Jane Fondafino alla dolcezza delle mannequin anni Dieci,quando tutte copiavano il caschetto della balle-rina Irene Castle. «Da sempre la pubblicità dimoda — sottolinea Alberto Mattiacci, docentedi Marketing alla Sapienza — ha cercato ico-ne». E così, tra le pagine sfilano sottovesti incon-sistenti rubate alla diva del muto Louise Broo-ks. E quando Josephine Baker osò il taglio soprale orecchie, ecco che su foto e ritratti fiorì un pic-colo esercito di maschiette irriverenti.Il secolo dei simboli indicò la strada: il marchio,il segno. Nel ’33 René Lacoste disegnò il cocco-drillo più famoso del mondo, più tardi Coco Cha-nel farà qualcosa di più: inventerà uno stile di vi-ta. La donna Chanel non la riconosci per il tail-leur rosa o per gli occhiali con le «C» intrecciate.La donna Chanel parla, si muove, persino pensain un certo modo. Ecco la grande intuizione del-la pubblicità di moda di quegli anni: ti cuciva ad-dosso un mondo. Come oggi. Nacque il testimo-nial. Bette Davis prima, i Kennedy dopo. «I testi-
monial — dice Mattiacci — sono presi in prestitoda quel mondo che, agli occhi del target, signifi-ca sogno e tensione imitativa». Sogno possibile.
La rivoluzione dei SixtiesNegli anni Sessanta cambiano le silhouette: ledonne abbandonano le pose languide e assumo-no una postura sobria, quasi aggressiva, mentregli uomini si liberano dell’aria «macha» dellespalle larghe (lo sapevate? Le aveva lanciate l’at-leta Johnny Weissmuller, diventando attore) e sialleggeriscono in sandali e camicie hawaiane(torneranno, oh se torneranno, negli impresen-
tabili anni Ottanta). Merito di Balenciaga e Car-din, che nei manifesti ostentarono primi piani.Ma la pubblicità diventa più colta, più intelligen-te. Si fa arte, grazie a preziose collaborazioni(Warhol, Hockney). E negli anni Settanta si sco-pre smaliziata: il manifesto della Wrangler mo-stra il lato B di tre ragazze e invita a cercare la«W» nascosta. Il (secondo) più famoso «Chi miama mi segua», del duo Pirella & Toscani per ijeans Jesus, compare nel 1973. La svolta.Poi arriveranno i segni, i messaggi subliminali:dagli angioletti di Fiorucci alla D&G. Riconosci-bilità immediata, valore del marchio. E cambiail testimonial, dalle modelle strapagate degli an-ni Novanta ad una nuova forma di seduzionedella merce: l’attrice, la conduttrice, il cantanteche indossano con nonchalance questo o quelvestito. E la nuova frontiera è stupefacente:«Presto i testimonial saranno uomini e donnequalunque», conclude Mattiacci. Ovvero il mar-chio sarà così importante («significante») da tra-sformare una ragazza in jeans in una top mo-del. È l’oggetto che vince sull’umano. In fondo,però, quello della merce è un antico sogno.
✹ di Roberta Scorranese
Perché quest’anno indossere-
mo gonne a palloncino, pan-
taloni ampi e scarpe dal tac-
co «importante»? E come si decido-
no i «must» della stagione? Se è ve-
ro che la moda è fatta di idee che
circolano, storie che si ripetono e
decisioni prese quasi per magia, ec-
co un libro che ci spiega come na-
sce e si diffonde una tendenza. «In-
troduzione allo studio della moda»,
di Nicoletta Giusti, racconta il cam-
mino che l’idea compie fino a mate-
rializzarsi in abito, accessorio, og-
getto del desiderio. Docente di Let-
tere all’università di Bologna, Giusti
analizza il sistema-moda come un
microcosmo in continuo movimen-
to, che si evolve in continuazione,
prende le mosse dalla vita di tutti i
giorni, osserva il cambiamento e lo
interpreta. Fondamentale diventa
la comunicazione: una tendenza si
diffonde anche grazie al tam-tam
del gusto dei nuovi media che crea-
no un imperativo del bello.
Nicoletta GiustiIntroduzione allo studio della moda
Il Mulino, pp. 200, € 15
Tutto cominciò a Sottoripa,
nel centro storico di Geno-
va. E qui, più o meno cinque-
cento anni fa, i «bleu de Gênes»
(letteralmente: blu di Genova, origi-
nariamente usati come tela resi-
stente per proteggere le merci al
porto) scrissero il primo capitolo di
una storia infinita. Quella del tessu-
to più amato, diffuso, contestato e
copiato del mondo. «Bleu de Gê-
nes - Piccola storia universale dei
jeans», del giornalista e scrittore
genovese Remo Guerrini, è una
storia che prosegue nel West di
John Wayne, nei sobborghi di Mia-
mi, indosso ai maledetti alla «Scar-
face» e sulle forme morbide di Ma-
rilyn Monroe. Il jeans è però molto
di più: è moda, tendenza, rivoluzio-
ne, è stato simbolo di libertà e unio-
ne negli anni Sessanta per poi di-
ventare trasgressione negli Ottan-
ta, in certe indimenticabili campa-
gne pubblicitarie, dalla Levi’s alla
Wrangler. Il libro attraversa genera-
zioni e dinastie di imprenditori tes-
sili e rivela piccoli aneddoti. Con
una scrittura semplice ma accatti-
vante, Guerrini ci racconta come
nasce un jeans griffato e come
un’abile operazione di marketing
lo faccia poi diventare un prodotto
di culto. Tra modelli a zampa d’ele-
fante, aderenti alle caviglie, salo-
pette spiritose e minigonne corag-
giose, tra imbroglioni e stilisti, tra
canaglie e pupe mozzafiato, una
storia del jeans che si legge come
un noir vecchia maniera.
Remo GuerriniBleu de Gênes - Piccola storia
universale dei jeans
Mursia, pp. 162, € 12
Cent’annidi pubblicità
Storie di moda
Coco, le 4 vitedi una leggenda
Come ti inventouna tendenza
Il romanzodella tela blu
EVOLUZIONE DELLA RECLAME
Anticrisi«Vestirsi benespendendopoco», di S.Chiarenzi e C.Romeo (Fag):consigli a bassoprezzo, dal jeansagli accessori
StoricheSopra, alcune pubblicità tratteda «20th Century Fashion:100 Years of Apparel Ads» (alato): da sinistra, i jeans Levi’s,David Niven per una nuovaimmagine dei cappelliStetson e la maglieriadi seta McCallum
MappamondoL’«Atlante dellamoda» di LauraNebreda Eceiza(Logos), guidaillustrata tracontaminazionie difesa delletradizioni
La vita di un secolo tra consumi e comunicazioneDai testimonial di successo ai messaggi subliminali
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