GRUPPO · Maria Luisa Righi Balini Spediz. in abbonamento postale ... Cappella di S. Michele, Val...

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GRUPPO NATURALISTICO DELLA BRIANZA Associazione per la difesa della Natura in Lombardia 22035 Canzo Periodico semestrale Anno LI N. 1 2014 Poste Italiane S.p.A. Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 (convertito in legge 27/02/04 - N. 46) Art. 1 Comma 2 - DCB COMO

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GRUPPO NATURALISTICODELLA BRIANZAAssociazione per la difesadella Natura in Lombardia22035 Canzo

Periodico semestraleAnno LI N. 1

2014

Poste Italiane

S.p.A.

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D.L. 353

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6)Art. 1

Comma 2 - DCB COMO

SommarioEditoriale .................................................................................................................................................................. 1

Il progetto CamminaCittà di Canzo ............................................................................................................... 2

Le erbe della salute: Erba cipollina - Lavanda - Daniela Butti .............................................................. 20

Libri: E la luce...fu! - Iole Celani ...................................................................................................................... 24Milano, l’acqua e EXPO 2015 - Umberto Guzzi ...................................................................................... 25

La nostra attività ........................................................................................................................................... 28

Le nostre iniziative ............................................................................................................... terza di copertina

ANNO LI - N. 12014

La Redazione ringrazia l’Associazione Iubilantes, in particolar modo la Presidente Ambra Garanciniper aver permesso la pubblicazione di parte dei contenuti del sito www.camminacitta.it sulla rivi-sta e per le belle immagini che ci ha fornito. Un sentito ringraziamento anche ad Antonio Cortidella Cumpagnia di Nost per la consulenza storica e a tutti coloro che hanno collaborato a questonumero di “Natura e Civiltà”.

Ricordiamo che ai sensi del D. Lgs 30.06.2003, n. 196, le informazioni fornite sono raccolte e trattate per le sole attività del Gruppo Naturalisticodella Brianza – ONLUS. In ogni momento potrete rivolgervi al GNB Onlus per consultare, modificare, oppure opporvi al trattamento dei dati.

Campagna iscrizioni 2014al Gruppo Naturalistico della Brianza

Per iscriversi o rinnovare l’iscrizione al Gruppo per il 2014 effettua al più presto il versamentosul conto corrente postale n° 18854224 intestato al Gruppo Naturalistico della Brianza– C. P. 24 – 22035 Canzo (puoi servirti del bollettino allegato). Come vedete, nonostante gli aumentati costi di gestione dell’Associazione, abbiamo lasciatoinvariate le quote.

Socio ordinario 25 €Socio giovane (fino a 20 anni) 15 €Socio familiare (se convivente) 10 €Socio sostenitore 50 €Socio benemerito da 100 €Adesione speciale G.E.V. 10 €

e come sempreFAI DI UN TUO AMICO UN NUOVO SOCIO

farai più grande la nostra famiglia e più efficace la nostra azione

Anche la sola iscrizione è un contributo per sostenere le nostre campagne per un mondo migliore. Se puoi,partecipa anche alle nostre attività: per informazioni, collaborazione, reclami, rivolgiti alla nuova segrete-ria soci Umberto Guzzi, via Costanza 4, 20095 Cusano Milanino (MI), tel. 02.66401390; [email protected].

AVVISO: ABBONAMENTI OMAGGIOA tutti i destinatari di abbonamenti omaggio che non l’abbiano ancora fattochiediamo la gentilezza di confermare alla segreteria soci il gradimento della Rivista.

ello scorso numero di Natura e Civiltà abbiamo presentato CamminaCittà, il proget-to dell’Associazione culturale comasca Iubilantes (nostra amica da molti anni), che ha

ottenuto l’importante riconoscimento “SETTEGreen Awards”, l’ “Oscar della Natura” italianoistituito dal Corriere della Sera, per la sezione “Mobilità”.Si tratta dell’innovativo portale web www.camminacitta.it, dedicato alla riscoperta e allavalorizzazione del patrimonio culturale delle nostre città e dei nostri paesi coniugandomobilità dolce, turismo sostenibile e accessibilità. Il progetto infatti vede la stretta collabo-razione della sezione comasca dell’Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti ONLUS (che ha con-tribuito alla progettazione e alla validazione del sito e dei percorsi), oltre al sostegno di variEnti pubblici e privati. Per ogni percorso, il sito ne offre l’ambientazione, la descrizionegenerale e delle diverse tappe in cui è diviso, i dislivelli, i tempi di percorrenza a piedi, i col-legamenti con i mezzi pubblici, i parcheggi e i servizi presenti nella zona, i punti di interes-se che si incontrano, con relative schede di approfondimento. Vengono anche evidenziate– e questa è la caratteristica specifica di questo portale - informazioni sulle potenziali bar-riere architettoniche, lasciando ai singoli utenti il giudizio sulla reale accessibilità del per-corso o del monumento in base alla propria situazione personale.Il sito è bilingue (Italiano – Inglese) ed è pensato anche per un’utenza straniera. I contenu-ti, scaricabili facilmente da tutti i dispositivi mobili anche di ultimissima generazione, com-prendono, oltre ai testi, le immagini, le mappe, le audioguide e i link utili.Come ha ricordato Ambra Garancini, presidente di Iubilantes: «Un lavoro che la nostra Asso-ciazione dedica con entusiasmo a tutti coloro che credono che il bello debba essere accessi-bile a tutti e che il nostro futuro sia anche nella promozione di stili di vita solidali e sosteni-bili. Principi questi che sono in linea con la “filosofia” di EXPO 2015 e del nuovo turismo,attento e responsabile, che tale evento auspicabilmente favorirà».Grazie al finanziamento di un progetto INTERREG “Turismo Alpino: saper fruire il territorioin modo sostenibile”, Iubilantes ha preparato un percorso speciale anche a Canzo, chieden-do la collaborazione del nostro Gruppo e della Cumpagnia di Nost.Questa è stata per noi l’occasione di poter rileggere la “nostra” Canzo con occhi diversi,attenti anche alle testimonianze più nascoste, meno evidenti, meno conosciute della suastoria, della sua natura e dell’arte. Una bella sorpresa, che vogliamo condividere con voi, rin-graziando di cuore l’Associazione Iubilantes di averci coinvolto in questa bella avventura.Ma c’è di più: siamo anche veramente felici - e lo sarebbe stato anche il nostro indimenti-cabile fondatore, Giorgio Achermann - che, attraverso questo progetto, il “suo” SentieroGeologico possa essere accostato e fruito anche dai non vedenti attraverso le audioguidescaricabili dal sito.In questo numero di Natura e Civiltà troverete una parte dei testi (riassunti) del sito riguar-danti il percorso e un esempio di punto di interesse (ne abbiamo scelto uno significativo,proprio quello del Sentiero Geologico). Si tratta di un “assaggio”, che vuole essere un invi-to a visitare il sito, usarlo, e, come è accaduto a noi, lasciarvi coinvolgere da questo parti-

colare modo di viaggiare, sco-prire, gustare un territorio. Dice-va infatti lo scrittore franceseMarcel Proust: «Il vero viaggio discoperta non consiste nel cerca-re nuove terre, ma nell’averenuovi occhi».

Silvia Fasana

Una bella collaborazione

EDITORIALE

NATURAE CIVILTÀANNO LI - N. 1

2014

Periodico del GruppoNaturalistico della Brianza,inviato gratuitamente ai soci

REDAZIONESilvia Fasana (Direttore Responsabile)

[email protected]

CONSIGLIO DI REDAZIONEIole Celani Agrati

Maria Luisa Righi Balini

Spediz. in abbonamento postaleRegistrazione del Tribunale

di Como n. 170 del 3 marzo 1967

Progettazione grafica,fotocomposizione e stampa:GRAFICA MARELLI snc

Via L. Da Vinci, 28-22100 Como

Gli autori sono direttamenteresponsabili delle opinioniespresse nei loro articoli

Il presente periodico è stampatosu carta tipo ECF (senza cloro)

N

GRUPPO NATURALISTICODELLA BRIANZA ONLUS

Associazione per la difesa dellaNatura in Lombardia

Iscritta al Registro RegionaleLombardo del Volontariato

22035 CANZO (Co)Casella Postale n. 24

e-mail: [email protected]

C.F. 82005080138

PRESIDENTERoberto Cerati

PRESIDENTE ONORARIOCesare E. Del Corno

SEGRETERIA SOCIUmberto Guzzi02.66401390

[email protected]

Aderente alla FederazioneNazionale Pro Natura

In copertina:Un suggestivo scorcio di Canzo(foto Arch. Giorgio Costanzo -

Lapis srl)

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l paese di Canzo sorge sul torrenteRavella, a nord del lago del Segrino, nella

parte meridionale del Triangolo Lariano,circondato da alcune tra le montagne piùnote delle Prealpi Comasche: i Corni diCanzo, il Sasso Malascarpa (Mascarpa), ilPrasanto, il Monte Rai, il Cornizzolo. La suafelice posizione lo ha reso dall’Ottocentouna rinomata località turistica e un impor-tante punto base per escursionisti, alpinistie amanti della natura.Ma Canzo è anche molto altro. Nel corsodei secoli questa terra ha visto spietaticondottieri, umili santi, intraprendentiimprenditori, grandi politici, pionieri del-l’ambientalismo, celebri pittori che hannolasciato tracce indelebili del loro passaggio.Canzo è un paese ricco di preziose testi-monianze di storia, di fede, di arte e dellalaboriosità dei suoi abitanti nell’agricoltu-ra, nell’allevamento, nella siderurgia e nellasericoltura. Proviamo dunque a scoprire Canzo con ilpasso del pellegrino, camminando, senzafretta, con lo sguardo attento ai luoghi econ l’animo pronto a coglierne le antichesuggestioni, le memorie, le tradizioni.Siamo infatti convinti che la dimensionedel cammino è forse l’unica a consenti-re davvero la comprensione dei luoghi edelle cose, perché, meglio di qualunquealtra, permette di apprezzarne senzafretta le bellezze, ora evidenti, ora piùmodeste e nascoste, che ci sono statetramandate dai nostri antenati.Solo così, secondo noi, il nostro territoriopotrà mantenere vivo il legame con la pro-pria storia e continuare a sperare, per ilfuturo, in un meritato e dovuto rispetto.

SULLE RIVEDELLA RAVELLA

Questo percorso inizia dal piazzale dellaStazione Trenord di Canzo e si innesta inPiazza Garibaldi, importante snodo viariodi Canzo, ma anche elegante biglietto davista per i turisti che da almeno due secolifrequentano questo ameno paese delTriangolo Lariano. Il prestigioso TeatroSociale, eleganti ville ottocentesche, raffi-nate pasticcerie, alberghi e ristoranti fannorivivere l’atmosfera vacanziera di untempo. Da Piazza Garibaldi ci si dirige all’e-legante chiesa Prepositurale di Santo Ste-fano (Gésa granda), addentrandosi nelnucleo più antico del borgo medioevale,dopo aver incontrato i resti dell’anticocastello. Si giunge quindi alla prestigiosaVilla Meda e alla vicina chiesa di S. France-sco, detta anche Gésa da San Mirètt, inricordo di San Miro Paredi, eremita nato aCanzo presumibilmente nel secolo XIII. Ilnostro itinerario sale poi in Val Ravellasulle tracce di questa figura, il cui culto èancora molto diffuso nella zona e nonsolo: dalla fonte di Gajum si percorrerà ilprimo tratto del Sentiero Geologico “Gior-gio Achermann” fino al Santuario dedicatoal Santo, sorto sul luogo del suo eremitag-gio. Dal Santuario si ritorna poi in paese,alla scoperta delle testimonianze della fio-rente attività manifatturiera, arrivando allaStazione Trenord di Canzo-Asso, di frontealla ex filanda che il grande pittore Salva-tore Fiume scelse come dimora dal 1946fino alla morte.

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IL NOSTRO TERRITORIO

Il progettoCamminaCittà Canzo

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TAPPA 1 – Dalla Stazione Trenord di Canzo alla Prepositurale di S. Stefano

TAPPA 2 – Dalla Prepositurale di S. Stefano alla chiesa di S. Francesco

TAPPA 3 – Dalla chiesa di S. Francesco a Gajum

TAPPA 4 – Da Gajum al Santuario di S. Miro attraverso il primo tratto del Sentiero Geologico “Giorgio Achermann” e ritorno a Gajum

TAPPA 5 – Da Gajum alla Stazione Trenord di Canzo - Asso

Teatro Sociale, Palazzo Tentorio, Chiesa di S. Stefano, Feste tradizionali, Villa Meda, Chiesa di S. France-sco, Cappella di S. Michele, Val Ravella, Sentiero Geologico “Giorgio Achermann”, Santuario di S. Miro alMonte, San Miro Paredi, Villa Rizzoli, Villa Verza, Linea Milano – Erba - Asso delle Ferrovie Nord Milano

Località di partenza Canzo, piazzale della Stazione TrenordLocalità di arrivo Canzo – Asso, piazzale della Stazione TrenordTipologia percorso percorso urbano (tappe 1, 2, 3 e 5); percorso turistico-escursionistico (tappa 4).Ambiente zona urbana, zona di media montagnaLunghezza totale 7,5 km circaTempo di percorrenza a piedi h 2 circa (esclusi tempi di visita)Difficoltà Turistica (tappe 1, 2, 3 e 5); turistico-escursionistica (tappa 4)Dislivello in salita: circa 240 mQuota massima: 635 mPavimentazione: asfalto, lastricato in pietra, cubetti di porfido, acciottolato, ghiaietto, erbaMezzi pubblici per raggiungere il punto di partenza: treno TrenordMezzi pubblici dal punto di arrivo: treno Trenord, autobus di linea

- S. Colombo, Canzo e il suo Teatro. 170 anni di storia, Comune di Canzo, Canzo 1998.- Guide della Provincia di Como – Il Triangolo Lariano, Amministrazione Provinciale di Como, Istituto perla Storia dell’Arte Lombarda, Nodo Libri, Como 2002.

- S. Fasana, Tra i due rami di lago. Natura da proteggere nel Triangolo Lariano, Comunità Montana delTriangolo Lariano, Canzo, 2004.

- S. Fasana, La pietra e l’acqua. Il Sentiero Geologico “Giorgio Achermann” in Val Ravella, ERSAF, Comu-nità Montana del Triangolo Lariano, Comune di Canzo, Gruppo Naturalistico della Brianza, Canzo 2004.

- S. Fasana, Un Triangolo da scoprire, Comunità Montana Triangolo Lariano, Canzo, 2008.

http://www.comune.canzo.co.it– Sito del Comune di Canzo, con parte culturale a cura di Tiziano Cortihttp://it.wikipedia.org/wiki/Canzo - Canzo su Wikipedia; ampia pagina curata da Stefano Prinahttp://www.nonsoloturismo.net/ - Sito di NonSoloTurismohttp://www.grupponaturalisticobrianza.it - Sito del Gruppo Naturalistico della Brianzahttp://www.biofera.org - Sito della Bioferawww.ersaf.lombardia.it - Sito di ERSAF

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l percorso inizia dal piazzale della Sta-zione Trenord (ex Ferrovie Nord Milano)

di Canzo, Piazzale Remo Sordo. Si attraver-sa la piazza in corrispondenza del cancellodi ingresso al Parco pubblico “Barni”, neipressi di una fontana realizzata dall’Asso-ciazione Cacciatori di Canzo, con vascaesagonale in granito sormontata da unacolonnina pure in granito che regge unvaso di fiori. Si entra nel Parco, importantepunto di incontro per la gente di Canzo,attrezzato con giochi per bambini, unbagno pubblico e un palco per manifesta-zioni e concerti, percorrendo il viale inghiaietto. Si può ancora ammirare quelloche resta dell’originario giardino padrona-le, con architetture in pietra e perfino unpiccolo laghetto per i pesci (ora senzaacqua). Le emergenze botaniche di questoparco sono state studiate negli anniNovanta dal Gruppo Naturalistico dellaBrianza, una delle prime associazioniambientaliste in Italia, fondata a Canzo nel1960 dal giornalista svizzero GiorgioAchermann. Sono state rilevate e classifi-cate oltre 200 piante appartenenti a unaquarantina di specie diverse, tra cui ilcedro dell’Himalaya, la magnolia, l’ippoca-stano. Si prosegue diritto sul viale inghiaietto per circa 100 metri, poi si piega asinistra, incontrando alla propria destra ilfabbricato delle antiche serre della villa,ora restaurato e sede dello Spazio Incontri“Giuseppe Raverta”, dedicato al pittoreacquarellista che fu maestro negli anniCinquanta dello scorso secolo della scuoladi disegno della Società Operaia di Canzo.Si esce dal Parco Barni dal cancello latera-le; si piega a destra lungo via Roma, incon-trando al numero civico 5 l’ingresso diquella che un tempo era Villa Barni, ele-

gante edificio intonacato di giallo, a trepiani con una torretta, ora sede di abita-zioni private e di attività commerciali. Sigiunge quindi in Piazza Garibaldi, non soloimportante snodo viario di Canzo, maanche elegante biglietto da vista per i turi-sti; chiamata dai canzesi Piaza dalmunümént, al centro, negli anni Venti delsecolo scorso è stato realizzato l’imponen-te Monumento ai Caduti della Prima Guer-ra Mondiale, decorato da sculture di Gio-vanni Avogadri. A metà del secolo scorsosono stati poi aggiunti i nomi dei cadutidel secondo conflitto. Sul lato meridionaledella piazza sorge il prestigioso TeatroSociale, la cui entrata principale, in originesull’adiacente via Volta, in tempi recenti èstata spostata sulla piazza per ragioni disicurezza. Realizzato in stile neoclassicodall’architetto milanese Gaetano Besia nel1828-29, il teatro venne completamenterestaurato negli anni ’80 dall’Amministra-zione Comunale (nel frattempo diventata

TAPPA 1Dalla Stazione Trenord di Canzo alla Prepositurale di S. Stefano

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IL PERCORSO

Teatro Sociale(immagini a corredo

delle tappe: Arch. Giorgio Costanzo

-Lapis srl)

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proprietaria dello stabile); attualmenteospita stagioni di musica e prosa di granderichiamo. Da Piazza Garibaldi ci si immette in viaMazzini (la Via Granda) dove, al numerocivico 28, si apre l’imponente ingresso diPalazzo Tentorio, un severo edificio a trepiani, attualmente sede di rappresentanzadel Comune di Canzo. Il suo nome derivadalla famiglia Tentorio, che lo acquistò nel1706; nel 1828 il complesso passò ai fra-telli Gavazzi, in quegli anni impegnati nello

sviluppo dell’indu-stria serica. Nel1889 fu acquistatodal Comune peralloggiarvi la scuolae poi la sede delMunicipio. Nel 1999l’edificio fu ristrut-turato e venneaggiunto, nell’arearetrostante, unnuovo fabbricatoper gli uffici comu-nali e la sala consi-gliare, inauguratonel 2002. A fianco diquest’ultimo sorgeuna moderna palaz-zina progettatadallo studio del

celebre architetto e designer Ettore Sott-sass, marito della scrittrice Fernanda Piva-no. Percorrendo via Mazzini e attraversan-do la strada, ci si porta poi alla chiesa pre-positurale di S. Stefano, (detta in dialet-to locale Gésa granda), che deve il suoaspetto attuale a un radicale intervento dirimaneggiamento e ristrutturazione, effet-tuato tra il 1728 e il 1752, di una costru-zione preesistente, già attestata nel secoloXIII.La leggenda vuole che l’area attualmenteoccupata dalla Prepositurale fosse in origi-ne una vigna di proprietà della famigliaPelliccione. Dopo molte insistenze essi laconcessero alla parrocchia, ponendo lapesante condizione che in una notte fosse-ro sradicate tutte le piante di vite. Così fu:dopo una nottata di febbrile lavoro daparte di tutta la popolazione, le piantefurono strappate e la costruzione potéavere inizio. Nel 1819 fu aggiunto il campanile, anchese l’originario progetto dell’architetto Giu-seppe Bovara ne prevedeva anche unsecondo. La facciata settecentesca, in stilebarocco lombardo, a due ordini, scanditada lesene, presenta una gradevole alter-nanza di concavità e convessità. L’impo-nente ingresso centrale, delimitato dacolonne e timpano curvilineo, è fiancheg-giato dai due ingressi minori, con frontonia timpano triangolare. Nel 1907 venneroaggiunte in facciata le statue di Santo Ste-fano e del Beato Miro, collocate entro nic-chie riccamente ornate.L’interno ad un’unica navata e quattro cap-pelle laterali, è un vero tripudio di marmi,stucchi e dorature. A sinistra dell’altare, unacappellina conserva numerose reliquielasciate in eredità da mons. Camillo Fino,prevosto di Canzo e già Notaio certificatoredelle reliquie diocesane di Milano.Di fronte al sagrato, con le spalle alla chie-sa, si può vedere la storica sede dellaSocietà Operaia di Mutuo Soccorso diCanzo (fondata nel 1882): un edificio dicolore ocra a due piani, di cui uno semin-terrato, preceduto da un giardinetto chedà su via della Chiesa. Questa costruzionein passato ha ospitato anche l’Asilo infan-tile e la Biblioteca Comunale; ora è sede dimostre d’arte e di altri eventi culturali.

Palazzo Tentorio

Chiesa di S. Stefano(foto S. Fasana)

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i attraversa il sagrato parallelamentealla facciata della chiesa, uscendo in

piano nell’asfaltata piazza adiacente, adi-bita a parcheggio. Di fronte ci si trova l’im-ponente edificio porticato del mercato,progettato nel 1819 dall’architetto Giusep-pe Bovara in stile neoclassico con sei arca-te a tutto sesto (la settima è stata demoli-ta) e frontoni con timpano e lesene sui laticorti. L’edificio conserva ancora lungo lepareti esterne gli anelli utilizzati un tempoper legare gli animali in occasione dellafiera del bestiame che si teneva il 27dicembre, giorno successivo alla festapatronale di Santo Stefano (Féra da SanStévénìn). In questo luogo oggi viene cele-brato il simbolico processo alla Giubiana,durante la festa tradizionale che si tienel’ultimo giovedì di gennaio.Si gira a destra imboccando via Risorgi-mento. Sul muro del numero civico 1, unatarga posta nel 1947 dall’allora PartitoSocialista Italiano ricorda: «In questa casanel 1857 nacque Filippo Turati grande mae-stro del socialismo italiano». Dopo circauna decina di metri, si incontra sulla pro-pria destra, una fontana sormontata da undipinto con Il commiato di San Miro daCanzo, di Walter Cremonini (1981). In que-sta zona sorgeva l’antico portico, il Cuèrc(che dà il nome alla contrada, appunto laCuntrada dal Cuèrc), sede del consigliodegli anziani in epoca comunale. Qui SanMiro avrebbe salutato la popolazioneprima di ritirarsi in Alto Lago, esaudendomiracolosamente il desiderio dell’acqua inun periodo di siccità. Una lapide ricordal’avvenimento.Si torna alla casa di Filippo Turati e si pro-segue poi diritto in via Chiesa, che costeg-gia a est il parcheggio e il porticato sul lato

lungo; al numero civico 44 un bel portalein ghiandone con arco mistilineo immettein quella che, secondo una tradizione oraletramandata nella famiglia dell’ing. MarioPellizzone di Canzo, è identificabile come ladimora di Nicolò Pelliccione, leggendariafigura di capitano di ventura del XVI seco-lo alleato del Medeghino. Si percorre tuttavia Chiesa e ci si immette in via Teatro Vec-chio. All’attuale numero civico 5 sorge lostabile che un tempo era il vecchio teatrodi Canzo, preceduto da uno slargo. Si piegaa destra in via Mons. Giovanni Longoni,che si addentra tra le case a corte dell’an-tica Contrada di Casarco (Cuntrada daCasarch); sul lato destro, al numero civico4, si apre l’ingresso alla Curt dei Masciadriin cui, su un muro, si può ammirare unosplendido affresco del secolo XVI dellaMadonna del Latte in trono, con a fiancoSan Miro, accompagnato dalla scritta «..SIODIE 7 MADIE IOHANNES I». La corte è pro-prietà privata; per la visita, ci si può rivol-gere alla Cumpagnia di Nost).Dopo circa un centinaio di metri si giunge

TAPPA 2Dalla Prepositurale di S. Stefano alla chiesa di S. Francesco

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IL PERSORSO

L'edificio porticatodel Mercato

(foto S. Fasana )

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in una piccola, deliziosa piazzetta nellalocalità detta Cipilöö da Casarch, in cui nel1998 la Cumpagnia di Nost ha realizzatouna fontana, detta Spisareta, addossata almuro di una casa e accompagnata dallascritta «Funtana cuntenta ciciareta cuigent ca se ferma». Sulla vasca in granitorosa è riportato a bassorilievo lo stemmadell’Associazione, con la sagoma di unforno per la fusione del ferro cosiddetto“ad alveare” per la sua particolare struttu-ra. Si tratta di un omaggio all’antica artedella lavorazione del ferro (nel ‘400 Canzoera famosa per la produzione di armi earmature, grazie alla potente famiglia deiMissaglia), di cui è rimasta traccia nellemolte aziende di Canzo impiegate nellalavorazione delle forbici e nelle industriedello stampaggio a caldo dei metalli. Ilmuro alla sinistra della fontana, in pietra avista, porta ancora una traccia di uno degliingressi di quello che era l’antico nucleofortificato di Canzo in epoca medioevale,con architrave monolitico in serizzo.Sulla stessa piazzetta si affaccia la cappel-la della Madonna di Loreto, normalmentechiusa da una porta in ferro e vetro. Apianta ottagonale, l’ingresso è sormontatoda un affresco dell’Annunciazione; all’in-terno, sopra il piccolo altare, campeggia ildipinto della Madonna nera di Loreto. Sicontinua a seguire via Mons. Longoni: sullasinistra, al civico 37, si può vedere un inte-ressante esempio di casa rurale con duebelle balconate in legno, mentre il numerocivico 39 corrisponde all’ultima stalla con-tadina del paese (nella Curt del Giuliett),chiusa nel 2008. Si sbuca in via Torretta,che si segue girando a destra: il nome diquesta stretta strada ricorda l’antico

nucleo fortificato medioevale di Canzo,collocato presumibilmente su quest’area.Al numero civico 15 si può osservare quel-lo che si ipotizza esserne stato l’imponen-te ingresso, con due archi separati da spes-si muri in pietra a vista; il primo, quello suvia Torretta, presenta un architrave mono-litico e stipiti con capitelli lavorati. Ci siimmette poi in via Pretorio, girando a sini-stra, così chiamata perché qui sorgeva ilPalazzo Pretorio, sede del pretore e dellecarceri della Corte di Casale, giurisdizioneamministrativa risalente all’inizio del seco-lo XV, all’epoca dei Visconti, che compren-deva i territori di Canzo (che ne divennecapoluogo), Caslino d’Erba, Castelmarte,Longone, Proserpio, Carella, Penzano eMariaga. Nel 1472 la Corte di Casale fuconcessa in feudo da Galeazzo Maria Sfor-za ai fratelli Antonio e Damiano Negronidetti I Missaglia, armaioli. All’inizio di questa via, sul muro alla nostrasinistra, si può vedere un’edicola con undipinto della Madonna di Caravaggio,mentre sulla destra, in una nicchia delmuro di recinzione di una proprietà, sitrova una fontana con vasca in granitorealizzata dai Firlafurla, un gruppo di amicidella vicina Osteria del Merican. Al terminedi via Pretorio si gira a sinistra in via Meda;dopo circa 70 metri si incontra sulla destral’ingresso monumentale in ghiandone diVilla Meda (conosciuta anche come LeStelline). La villa, in stile neoclassico, èopera dell’architetto Simone Cantoni, chetrasformò una casa di campagna nellaresidenza della famiglia Meda tra il 1795 eil 1804. La villa è opera dell’architettoSimone Cantoni, che trasformò una casa dicampagna nella residenza del conte Medatra il 1795 e il 1804. Si tratta di un com-plesso a pianta composita, che si sviluppaattorno ad una cortile principale con unporticato ad arcate con pilastri quadran-golari sul lato dell’ingresso. All'internoconserva ancora interessanti sale conaffreschi e soffitti in legno a cassettonisettecenteschi decorati da Luca Roscio diVill’Albese. Da un altro cortile interno, piùpiccolo, si accede a quella che un tempodoveva essere la cappella della villa, rima-sta incompiuta, impropriamente chiamataBattistero per la sua pianta circolare, con

Il Cipilo� o� da Casarch

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un colonnato centrale in pietra e voltaottagonale in legno. L’edificio, è stato poiutilizzato nel XX secolo come colonia esti-va per le Stelline di Milano (l’istituto perorfanelle, corrispondente femminile deiMartinitt) e, durante la Seconda GuerraMondiale, come caserma. Nel 1983 ilComune di Canzo acquistò il complessodalle Stelline; dopo un lungo periodo direstauri, sono state ricavate abitazioni pri-vate e sale pubbliche, che ospitano alcuneAssociazioni di Canzo e la BibliotecaComunale. Villa Meda e i suoi cortili sonospesso sede di manifestazioni e rassegne:la più celebre è la Biofera, organizzata dal1987 nel secondo fine settimana di set-tembre dalla Cumpagnia di Nost. Si tratta di una fiera mercato, tra le piùimportanti in Italia nel settore del biologi-co, nella quale oltre un centinaio di piccoliproduttori agricoli e artigiani, accurata-mente selezionati, presentano i loro pro-dotti di agricoltura biologica e rimedi dimedicina alternativa. Durante la fiera sitengono anche conferenze sui temi delrapporto uomo-natura per la riscoperta diconoscenze tradizionali, oltre a momentiricreativi-culturali come danze, rappresen-tazioni teatrali, concerti, laboratori, degu-stazioni guidate, dimostrazioni, giochi perbambini e competizioni tipiche legate allatradizione celtica.Oltre il cortile principale, sulla riva destradella Ravella, si estendeva il parco (presu-mibilmente con impianto all’italiana,abbellito da un raffinato ninfeo a due nic-chie), collegato con l’altra sponda tramiteun suggestivo ponte in pietra. Sull’altrasponda è stato ricavato un parcheggio, cir-

condato da una parte dell’antico muro direcinzione della proprietà; sulla destra,addossata al muro, nel 1994 il locale Grup-po Alpini ha realizzato una fontana da cuisgorga l’acqua della sorgente di Gajumintubata e trasportata fin qui. La sua vascain ghiandone, recuperata nell’alveo dellaRavella, porta sul fronte la ruota solare conotto bracci e la data 1640. Si esce dall’ac-cesso pedonale che si apre nei resti del-l’antica cinta, sulla sinistra del quale unamonumentale edicola ad arco con colonnelaterali e una panca sottostante lasciaancora intravedere tracce di un affresco acarattere profano.Si sbuca in Piazza San Francesco, dettaPiazèta da San Mirett, dove si tiene tradi-zionalmente la festa con l’albero della Cuc-cagna. Di fronte, sulla destra, si apre conun ampio ingresso ad arco a tutto sesto laCurt di Pinòla, di cui si può ancora osserva-re il caratteristico loggiato seicentesco inlegno. Sulla piazza si affaccia la chiesa diS. Francesco, detta anche Gésa da SanMirètt, dal nome del Santo locale, utiliz-zando il diminutivo per distinguerla daquella propriamente di San Mir (il Santua-rio). Inizialmente intitolata alla Madonna,la chiesa faceva parte di un convento fran-cescano di origini trecentesche; fu restau-rata e ampliata presumibilmente nellaprima metà del Settecento. Dopo la sop-pressione del convento, la struttura atti-gua fu usata nei due secoli successiviprima come Ospedale, poi come Casa diriposo e quindi come magazzino. Alla finedegli anni ‘70 del secolo scorso furonointrapresi lavori di restauro e di rifacimen-to conservativo della chiesa e dell’annessa

Il cortile interno diVilla Meda e l'entrata

al "Battistero"

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struttura, che oggi prosegue la sua funzio-ne spirituale quale Oasi monastica secondola volontà della Curia Arcivescovile di Mila-no.La facciata settecentesca, intonacata dicolor ocra, è aperta da un semplice portalein pietra con lo stemma francescano inclu-so nel timpano e da una finestra sagoma-ta che interrompe il cornicione, sostenutoda quattro paraste. L’interno, a un’unicanavata, con pavimento in cotto originale,presenta quattro cappelle laterali conbalaustre marmoree e interessanti paliottiin scagliola.

La facciata della chiesa di S. Francesco

TAPPA 3Dalla chiesa di S. Francesco

a Gajum

i abbandona il sagrato della chiesa di S.Francesco dal passaggio sulla propria

destra e, dopo aver voltato a destra, siimbocca via Gajum, asfaltata. Si percorrequesta strada in salita, seguendo la segna-letica dei sentieri verso i Corni di Canzo, ilCornizzolo, l’Alpe Alto, classiche mete del-l’escursionismo prealpino. Dopo circa 400metri si imbocca sulla destra (seguendo ilsegnavia del sentiero n. 3 che porta al Cor-nizzolo) un tracciato in acciottolato inerbi-

to che porta a un piccolo spiazzo ombreg-giato da grandi tigli dove sorge la cappelladi S. Michele, a pianta esagonale. Questoluogo venne utilizzato come lazzarettodurante l’epidemia di colera del 1863 eforse anche nel corso di precedenti contagi.Si esce dal piazzale sulla sinistra e ci siimmette sul sentiero in acciottolato chescende dal monte Pesora, seguendolo percirca 50 metri fino a re-immettersi sull’a-sfaltata via Gajum. Dopo circa altri 530metri, si incontra sulla destra della via ilvecchio fabbricato dell’Albergo RistoranteBar Fonte Gajum, ora chiuso; subito dopo,piegando a sinistra, si attraversa il pontesul torrente Ravella. Di fronte si trova l’Al-bergo Ristorante Sorgente, l’unico funzio-nante a Gajum; sul lato opposto una brevedeviazione conduce a una piazzola sullasponda del Torrente Ravella dove si trovala fonte. La fama di quest’acqua è così dif-fusa da richiamare moltissime personeanche da fuori Canzo; un’ordinanza comu-nale limita a sei il numero di bottiglie riem-pibili consecutivamente. Negli anni Ses-santa dello scorso secolo fu fondata unasocietà privata per imbottigliare l’acquadella fonte, poi venduta dai proprietari alla

SLa cappelladi S. Michelee il suo interno

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Bognanco; ora l’impianto non è più attivoe una parte dell’acqua di Gajum alimentala fontana interna al giardino di VillaMeda.Il nome Gajum deriverebbe dal terminedialettale Gaúmm, che indica il mallo dellanoce. Gajum è un classico punto di sosta edi ristoro per gli escursionisti che da più diun secolo si avventurano sui Corni diCanzo, sul Cornizzolo, sul Sasso Malascar-pa, sul Prasanto e sul Monte Rai attraversola Val Ravella. Si possono ancora vedere itavoli e le panche in pietra risalenti all’Ot-tocento, quando questo luogo fu scopertodal punto di vista turistico. Ci sono diversiparcheggi in zona, ma durante la bella sta-gione, nei giorni festivi la via Gajum è peròchiusa al traffico e quindi non è possibileaccedervi.

La fonte Gajum

TAPPA 4Da Gajum al Santuario di S. Miro al Monte attraverso il primo tratto del Sentiero Geologico “Giorgio Achermann” e ritorno a Gajum

i costeggia l’Albergo Ristorante Sor-gente. Sul lato sinistro dell’imbocco di

via Per San Miro sono stati posati da ERSAF(Ente Regionale per i Servizi all’Agricolturae alle Foreste) due pannelli che introduco-no rispettivamente i sentieri della ValRavella e il Sentiero Geologico “GiorgioAchermann”, ideato negli anni ’80 dalGruppo Naturalistico della Brianza, risiste-mato nel 2003 e in quell’occasione dedica-to al giornalista svizzero fondatore delGruppo. Sono presenti anche un totem deiGeositi dell’Insubria (con riferimento alsoprastante Sasso Malascarpa) e l’indica-zione del Cammino di Sant’Agostino. Siimbocca via Per San Miro, acciottolata,tenendo la destra; dietro al pannello conl’introduzione al Sentiero Geologico (cheda qui ha inizio) un altro pannello segnalail primo evento geologico, il Calcare a

coralli (Evento n. 1), un blocco di una roc-cia sedimentaria calcarea, costituita preva-lentemente da resti fossili di coralli e inparticolare da colonie ramificate di Theco-smilia clathrata. Questa formazione, chia-mata dai geologi Calcare di Zu, si è origi-nata nel Triassico superiore (circa 210milioni di anni fa), in condizioni di marecaldo, limpido e poco profondo (un habitatideale per la vita dei coralli), simile a quel-lo delle attuali barriere coralline nelle zonetropicali ed equatoriali. Si tratta di unaroccia compatta, di colore grigiastro, sog-getta ad erosione da parte delle acquemeteoriche acide (carsismo). Essa costitui-sce il pendio orientale dei Monti Cornizzo-lo e di Pianezzo, nonché parte del Prasan-to. Percorsi circa una ventina di metri, ilfondo da asfaltato diventa acciottolato eprende a costeggiare il torrente Ravella.

S

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Dopo altri 100 metri, sulla sinistra, è statoposto un pannello che illustra la geologiadei Corni di Canzo, una delle aree geologi-camente più complesse delle Prealpi. Circa50 metri più avanti, sempre sulla sinistra,un altro pannello illustra il fenomeno dello“Slumping” (Evento n. 2), che interessa laformazione sedimentaria affiorante albordo del sentiero, detta Calcare di Moltra-sio (la più diffusa nel Triangolo Lariano,risalente al Giurassico inferiore, circa 190milioni di anni fa), che qui presenta unastratificazione a pieghe, dovuta allo scivo-lamento e piegamento dei sedimenti in viadi consolidamento su un pendio sottoma-rino, a profondità abbastanza elevate. Dopo altri 70 metri circa, sulla destra, unoslargo costituisce l’ultima area di parcheg-gio, oltre la quale il sentiero è sbarrato dauna stanga e da una barriera in ferro sullasinistra che segnalano il divieto di transitoai veicoli. Circa altri 60 metri più avanti,sulla destra, subito dopo lo slargo dovesorge l’acquedotto, si incontrano altri dueeventi geologici con relativa spiegazione. Ilprimo è una macina da mulino costituitada una roccia sedimentaria marina, chia-mata Conglomerato di Sirone (Evento n.

3), più nota con il nome locale di “ceppo”,che deriva dal consolidamento di materialierosi dagli agenti atmosferici sulla terra-ferma (ghiaie, sabbie e limi), trasportati daifiumi in mare e depositati a modestaprofondità, circa 90 milioni di anni fa, nelCretaceo. Il secondo evento è un blocco diMaiolica (Evento n. 4), un calcare compat-to bianco di origine sedimentaria marinaprofonda, originatasi 145-135 milioni dianni fa, tra la fine del Giurassico e il Creta-ceo inferiore, che affiora con continuitànella porzione meridionale del TriangoloLariano ed era utilizzato per la produzionedi cemento (cava di Cesana). Poco piùavanti, sulla destra del sentiero, ci attendeun altro evento, ovvero frammenti diRocce metamorfiche (Evento n. 5) rappre-sentate da massi erratici provenienti dallaValtellina e dalla Valchiavenna, trasportatidai ghiacciai durante le fasi glaciali Plei-stoceniche e abbandonati al loro ritiro. InVal Ravella si possono trovare micascisti egneiss del basamento Alpino, rocce a tessi-tura orientata, costituite prevalentementeda quarzo, miche e feldspati chiari, e le ser-pentiniti della Valmalenco, così chiamateperché il loro aspetto ricorda quello della

Un pannello lungo ilSentiero Geologico

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pelle dei serpenti. Lungo il sentiero si vedo-no diversi blocchi di serpentiniti regolar-mente squadrati: infatti, prima dellaSeconda Guerra Mondiale, alcune ditte“cavavano” questo materiale per uso edili-zio, tagliando questi blocchi quasi esclusi-vamente a mano nel luogo in cui si trova-vano, con l’ausilio di seghe e scalpelli.Circa 10 metri più avanti, sulla destra, sipuò notare un grande masso erratico diserpentinite di circa 3 metri x 3; dopo altri10 metri, un cartello sulla sinistra mostra leRocce sedimentarie marine (Evento n. 6),le più diffuse nel Triangolo Lariano, tra cuiin particolare si segnala il Calcare di Mol-trasio, che si presenta in banchi stratificatidi calcari e calcari marnosi, di colore gri-gio-biancastro. Questa roccia, formatasisul fondo dell’antico mare che occupava lanostra zona durante il Giurassico Inferiore(circa 202 – 180 milioni di anni fa), è poiaffiorata in seguito ai movimenti della cro-sta terrestre durante la formazione dellePrealpi e delle Alpi. Altri esempi di roccesedimentarie marine, le Selci (Evento n. 7),si possono incontrare sulla sinistra dopoaltri 60 metri circa: di natura silicea, dure ecompatte, di aspetto vetroso e di colorevario (marrone, nero o rosso), si sono for-mate dai resti dell’involucro esterno siliceodi Protozoi (Radiolari), Spugne e Alghe(Diatomee). Sono spesso presenti in strate-relli, lenti o noduli inclusi in rocce calcaree;per la loro durezza e lavorabilità venivanousate dagli uomini primitivi per la produ-zione di strumenti come bulini, raschiatoi,punte di lance e di frecce. Poco oltre, sulladestra, si diparte il sentiero numero 7 per ilMonte Cornizzolo. Proseguendo lungo ilSentiero Geologico, sulla destra, si incontrail pannello che illustra un’altra roccia sedi-mentaria affiorante in modo discontinuonella porzione meridionale del TriangoloLariano: il Rosso Ammonitico Lombardo(Evento n. 8), di origine sedimentaria mari-na, calcarea-marnosa, con intercalati livel-li e lenti di selce, che risale al GiurassicoInferiore (circa 190 milioni di anni fa). Dicolore rossastro, è ricca di fossili, soprat-tutto Ammoniti, ovvero Molluschi Cefalo-podi dalla conchiglia a spirale piana, estin-ti alla fine dell’era Mesozoica.Proseguendo per circa 50 metri, si supera

un ponte sulla Ravella e dopo altri 150metri un secondo. Siamo immersi in unbosco misto mesofilo, con il frassino mag-giore, l’acero montano, il tiglio, il maggio-ciondolo. 100 metri più avanti, sulla sini-stra, si può incontrare un masso prove-niente dall’alta Valsassina (zona di Mar-gno), costituito da Verrucano Lombardo(Evento n. 9), un conglomerato compatto,di colore rossastro, formato da ciottoliquarzosi e di porfido. Si tratta di una roc-cia sedimentaria continentale, formatasi inclima sub-desertico, risalente alla fine delPermiano (l’ultimo periodo dell’era Paleo-zoica o Primaria, circa 260 milioni di annifa). Da questo punto il fondo del sentierodiventa un po’ più sconnesso. Poco oltre siincontra un cartello segnaletico della sta-zione 10 (“Gli abitanti del torrente”) di unaltro percorso tematico che si snoda nellavalle Ravella, il “Sentiero dello Spaccasas-si”, progettato e realizzato dall’AziendaRegionale delle Foreste con finanziamentidell’Amministrazione Provinciale di Como.Accanto è stato posato a cura di ERSAF unaltro pannello con la biologia del Gambero

Il torrente Ravella(foto F. Redaelli )

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di fiume, importante “abitante” del torren-te che è stato recentemente oggetto di unprogetto Life Natura. Superato un altroponte sulla Ravella, la salita si fa più ripidae dopo 60 metri, sulla destra, si incontra unmasso erratico di “Ghiandone” (Evento n.10), proveniente dalla Val Masino. Si trattadi una granodiorite così chiamata per lapresenza di grossi cristalli di feldspatopotassico di colore bianco-rosato e diforma sub-rettangolare, simili a ghiande.Dopo una quarantina di metri si imboccasulla destra il ripido sentiero acciottolatoche porta al Santuario di S. Miro, seguen-do le indicazioni del segnavia 6 per ilMonte Cornizzolo. Se si proseguisse diritto,dopo l’attraversamento del ponte in legnosulla Ravella, si continuerebbe a percorrereil secondo tratto del “Sentiero Geologico”fino a Terz’Alpe, entrando nella ForestaRegionale “Corni di Canzo”. Imboccatainvece la deviazione per il Santuario, dopo

una sessantina di metri, sulla sinistra, suun masso al bordo del sentiero si puònotare una cappellina che porta incisa sul-l’architrave la data 1818. La piccola costru-zione presenta tre nicchie: in quella cen-trale è presente un dipinto della Madonnadel Rosario con il Bambino e sullo sfondo itre Corni di Canzo; in quella sul lato destroSan Miro, vestito da pellegrino con bordo-ne e borraccia, sempre con lo sfondo dellaVal Ravella; in quella sul lato sinistro SanFrancesco. Si giunge quindi alla spianataantistante il sagrato; sulla sinistra, allabase della roccia in cui è scavata la grottadove San Miro era solito ripararsi, nel2005 è stata realizzata dalla Cumpagnia diNost una fontana in serpentinite sotto unozampillo d’acqua che, secondo la tradizio-ne popolare, sarebbe stato fatto scaturiredal Santo. Si tratta di una fonte considera-ta sacra dai canzesi, la cui acqua venivausata per curare le malattie.Il Santuario di S. Miro al Monte è un pic-colo edificio in pietra, dalla semplice fac-ciata a capanna preceduta da un portico atre fornici ricostruito in tempi recenti.Sulla lunetta del portale di ingresso è raf-figurato San Miro, a mezzo busto, con lebraccia aperte, accompagnato dalla scritta«E acqua avrete» in ricordo delle sue ultimeparole pronunciate a Canzo prima dellasua partenza per l’Alto Lario, dove sarebbemorto. L’interno è semplice e raccolto:sulle pareti sono affrescate grandi Scenedella vita di San Miro, opera dell’Albertazzinegli anni ’50 dello scorso secolo.Il Santuario fu edificato a partire dal 1643nel luogo in cui tradizionalmente si ritienefosse situato l’eremo di San Miro Paredi. Lacostruzione, finanziata dalle sole elemosi-ne dei devoti canzesi al Santo, poté essereultimata solo nel 1660. Accanto alla chiesasi può vedere una piccola costruzione adue piani, in cui trovarono dimora alcunifrati probabilmente legati al vicino con-vento di S. Francesco, fino alla sua sop-pressione alla fine del Settecento. I fraticoltivavano piante medicinali su piccoliterrapieni, tuttora visibili, ricavati con muria secco sul versante opposto del torrenteRavella (“Giardin di Fraà”). Si ritorna quindi sui propri passi fino allalocalità Gajum.

Il Santuario di S. Miro al Monte

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i scende lungo via Gajum; all’incrociocon via Monte Rai, asfaltata, la si

imbocca in discesa. Dopo circa 200 metridal bivio, si attraversa l’imbocco di viaLunate (attenzione perché non ci sono lestrisce pedonali) e subito dopo il Punt daSigur sulla Ravella, rifatto negli anni Set-tanta dello scorso secolo. Siamo un pocopiù a valle della località detta Maj (maglio),in riferimento alla presenza di un maglioattivo dal XVI al XVIII secolo per la lavora-zione del ferro proveniente dalle miniere inlocalità Tampa o Roncaiolo.Superato il ponte, si attraversa la strada(attenzione perché non ci sono le striscepedonali), oltrepassando sulla propriadestra l’imbocco dell’acciottolata via Para-diso, segnato da due “colonne” in ghiando-ne cave all’interno, ricavate da tratti dellecondotte che portavano l’acqua per ali-mentare il sottostante “Filatoi”. Si imboccavia Sombico; ai numeri civici 31-33 siincontra la grande costruzione a cinquepiani detta il “Filatoi”, successivamente ria-dattata come oratorio maschile e ora soloparzialmente utilizzata. Si oltrepassa ancheil numero civico 27, dove si apre il cancel-lo del Teatro dell’oratorio maschile, attivofino agli anni Ottanta. Siamo nell’anticaContrada di Sombico (Cuntrada da Sumbì-ch), il cui toponimo si riferisce probabil-mente dalla sua posizione sopraelevata;dopo circa 250 metri dall’inizio della via sigiunge ad uno slargo, il Cipilöö da sanRòcch, su cui si affaccia la cappella dedica-ta al Santo di Montpellier, delimitata da uncancello in ferro; all’interno, sopra il picco-lo altare, spicca un dipinto della Madonnacon San Rocco, firmato Colombo e datato1868. A questa cappella avviene ancoraoggi la recita del Rosario tutte le seredurante il mese di maggio.Si gira a destra nell’asfaltata via Castello;

la si percorre tutta e si sbocca voltando asinistra in via Alcide De Gasperi in localitàCrusett, punto di sosta durante le Rogazio-ni. Le Rogazioni erano uno dei tanti esem-pi di una religiosità vicina alle esigenze deisemplici fedeli: si trattava di processioniche si svolgevano all’alba, in genere nelmese di maggio, scandite dalle litanie deiSanti e da richieste (rogare in latino signi-fica chiedere) di protezione a Dio contro ilmaltempo, le carestie, le pestilenze e leguerre. Dopo 20 metri si piega a sinistra invia Torre: sul dosso alla nostra destra, in

TAPPA 5Da Gajum alla Stazione Trenord di Canzo - Asso

S

Cappella di S. Rocco

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località Castèll, in posizione dominante sulpaese, nella seconda metà del secolo XVIgli spagnoli posero un presidio militare, ilCastello. In una parte dell’antica strutturaancora conservata e inglobata in un ex-albergo-ristorante, fino a pochi anni fa sipoteva leggere una scritta sibillina: «Non tefidar de femina nesuna che tutte sono dellacasa di Maganza». Gano di Maganza tradì iFranchi di Carlo Magno a Roncisvalle; loscritto fa riferimento al presunto tradi-mento di una domestica in servizio alcastello che, avvelenando l’acqua delpozzo, decimò la guarnigione lì stanziata,colpevole di vessare i Canzesi.Di fronte, invece, si può intravedere lasagoma di Villa Rizzoli, già Magni, realiz-zata dall’architetto torinese Pietro Fenogliosu una piccola collinetta alla periferia delpaese detta Grimello per l’industriale can-zese Magno Magni, uno dei pionieri dell’in-dustria chimica italiana, tra il 1903 e il

1906 «unendo eccletticamente motivi isla-mici, bizantini e medioevali», come scriveGiovanna Virgilio nella voce Canzo delleGuide della Provincia di Como – Il Triango-lo Lariano. È sicuramente la villa più nota erappresentativa di Canzo; ha la forma diun castello da favola, con tanto di torretta,balconate e terrazze, realizzato in pietragrigia di Vicenza squadrata. Questo mate-riale proveniva dalla città dove Magni vive-va e dalla quale arrivavano le maestranzeimpiegate per la costruzione. All’internoogni stanza è realizzata in forme diverse econ stili architettonici differenti. Dopo lamorte di Magni, la villa fu dapprima acqui-sita dall’editore Angelo Rizzoli, fino a giun-gere all’attuale proprietà che negli ultimianni del secolo scorso ha provveduto a uncompleto restauro realizzando un presti-gioso centro ricevimenti e congressi.Dopo 120 metri, si ignora momentanea-mente la scalinata S. Anna e si continuaper circa altri 10 metri sempre lungo viaTorre dove, al numero civico 10, sulla sini-stra, sorge una costruzione affiancata dauna torretta, rifatta nel secolo scorso sulluogo di un’antica torre già presente nelCatasto Teresiano, richiamandola.Si torna sui propri passi fino ad imboccarela Scalinata S. Anna in discesa. Al terminedei gradini, un breve tratto in asfalto scon-nesso permette di immettersi in vialeRimembranze, in corrispondenza di un’edi-cola con un’effige novecentesca dellaMadonna Immacolata. Si attraversa lastrada (attenzione perché non ci sono lestrisce pedonali), si svolta a destra e si pro-segue sul marciapiede.Sul lato opposto di viale Rimembranze siapre Piazzale Giovanni XXIII, il nuovo piaz-zale del mercato, con ampi spazi adibiti aparcheggio, su cui prospettano un CentroSportivo (con bar ristorante, pista da atle-tica, campi da tennis, basket, calcetto, vol-ley); questa località è definita Camp daMiro, toponimo che però non si riferisce alSanto, ma al nome dell’ultimo affittuario. Il rilievo di fronte è la Costa di Cranno, i cuifianchi fino alla fine dell’800 erano solcatida terrazzamenti a ronco su cui era colti-vato il vitigno La Veronica, da cui si ricava-va un asprigno vinello rosso locale.Si continua dunque sul marciapiede fino al

Villa Rizzoli(foto E. Marelli)

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piazzale in ghiaietto del Cimitero, lo siattraversa e si scendono i sei gradini che loraccordano con l’asfaltata Piazza CadutiAlpini, adibita a parcheggio. Si attraversaanche la piazza, ci si immette in via Laguc-cio e si prosegue sempre sul marciapiededel lato sinistro. Dopo circa 300 metri siattraversa sulle strisce pedonali e si risalesul marciapiede del lato opposto della via,che costeggia il parcheggio del supermer-cato EFFE3. Dopo circa 70 metri, giuntiall’incrocio con via Verza, si gira a destra esi continua per circa 80 metri, fino allagelateria Marli. Qui si attraversa via Verzasulle strisce pedonali (c’è anche unsemaforo a chiamata), si volta a destra e siprosegue per pochi metri fino al piazzaledella Stazione Trenord di Canzo – Asso,dominato dal grande edificio capolineadella Linea Milano – Erba - Asso delle exFerrovie Nord Milano, realizzato nel1922.

Sul lato opposto di via Verza è ancora rico-noscibile, nonostante le ingenti trasforma-zioni, l’ex filanda di Villa (Cà) Verza, la piùimportante di Canzo, inaugurata nellaseconda metà del Settecento dall’impren-ditore Carlo Verza.Agli inizi dell’Ottocento la filanda Verzaoccupava circa 1300 addetti, risultando aiprimi posti in Lombardia per impiego dipersonale e capacità produttiva.Studi e documenti confermano che già apartire dalla metà del ‘600 e fino alla metàdell’800 Canzo fu uno dei più ricchi eimportanti centri manifatturieri di tutto ilterritorio lombardo.Dopo la cessazione delle attività, una partedel complesso (di cui si vede ancora l’anti-ca ciminiera in mattoni) fu acquistata daSalvatore Fiume, grande pittore italiano delNovecento, che ne fece il suo studio e lasua abitazione; dalla morte dell’artista èsede della Fondazione a lui intitolata.

La ciminiera dell'ex-filanda

di Salvatore Fiume

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n’escursione nella storia geologica delnostro territorio, tra il verde di boschi

e prati, nel cuore del Triangolo Lariano.Stiamo parlando del Sentiero Geologicodella Val Ravella, presso Canzo, uno deiprimi percorsi a tema delle Prealpi e tra ipiù frequentati, realizzato agli inizi deglianni ’80 dello scorso secolo dal GruppoNaturalistico della Brianza per far cono-scere alcuni dei più interessanti aspettigeologici della zona. Il tracciato è statooggetto di una manutenzione straordina-ria nel 2003, con la posa di nuovi pannelliricchi di informazioni, a cura dell’ERSAF(Ente Regionale per i Servizi all’Agricolturae alle Foreste) di Erba, in collaborazionecon il Comune di Canzo, la Comunità Mon-tana Triangolo Lariano, l’AmministrazioneProvinciale di Como ed il Gruppo Naturali-stico della Brianza. In questa occasione ilsentiero è stato dedicato al suo ideatore, ilgiornalista svizzero Giorgio Achermann,

Sentiero Geologico“Giorgio Achermann”

U

UN PUNTO DI INTERESSE

Collocazione: il Sentiero Geologico “Giorgio Achermann” si snoda lungo il torrente Ravella da Gajum aTerz’Alpe.

Pavimentazione: il primo tratto del sentiero, fino al ponte sotto il Santuario di San Miro al monte èacciottolato, dopo diventa sterrato.

Barriere architettoniche: le informazioni relative all’accessibilità del primo tratto, quello interessato dalnostro percorso, sono riportate nella descrizione della Tappa 4.

Accesso: all’imbocco del Sentiero Geologico si accede da Gajum.

Servizi: parcheggi disponibili in zona. Durante la bella stagione, però, nei giorni festivi, via Gajum è chiu-sa al traffico e quindi non è possibile accedervi.

Svago e Ristorazione: bar-ristorante-albergo a Gajum. La zona di Gajum è attrezzata con panchine etavolini in pietra per una sosta.

La macina di Conglomerato diSirone

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compianto fondatore della storica associa-zione ambientalista locale, per ricordare lasua grande opera di sensibilizzazione versola protezione della natura “di casa nostra”.Il Sentiero Geologico ha inizio in localitàGajum, si sviluppa sul fondovalle del tor-rente Ravella e termina al Rifugio Terz’Al-pe, tra prati e pascoli, ai piedi dei Corni diCanzo. La prima parte del tracciato ricalcaun’antica mulattiera, il cui fondo era statorealizzato con ciottoli provenienti dal lettodel torrente; tale pavimentazione è dettanel dialetto locale risciòl. Il secondo trattoè invece sterrato, ma comunque di agevo-le percorrenza.L’escursionista è accompagnato lungo ilpercorso da una serie di pannelli su cuicompare il simpatico Geofilo Chiacchieri-no, un topolino che illustra i 14 “eventigeologici” più interessanti e rende piace-vole la visita anche ai più piccoli. Con una camminata di circa un’ora emezza si ripercorrono idealmente le vicen-de geologiche del nostro territorio. Si pos-sono osservare le rocce calcaree stratifica-te di origine marina caratteristiche delTriangolo Lariano, depositatesi sul fondo diun antico oceano chiamato Tetide, cheoccupava la nostra zona durante l’eraMesozoica (250-65 milioni di anni fa)(Evento n.6 – Rocce sedimentarie marine,

Evento n.2 - Frana sottomarina “Slumping”,Evento n.4 – Maiolica, Evento n. 7 – Selci).“Ricordi” di questa distesa d’acqua e deisuoi abitanti sono anche i numerosi fossilifrequenti nelle rocce sedimentarie dellenostre montagne, come i resti di colonie diCoralli e le Ammoniti, Molluschi dalla con-chiglia a spirale piana (Evento n.1 – Calca-re a coralli, Evento n. 8 - Rosso AmmoniticoLombardo). Questo antico mare poi si èchiuso, per la collisione del continenteEuropeo con quello Africano e la conse-guente formazione delle Alpi, culminatanell’era Cenozoica (65 - 1,8 milioni di annifa). Le rocce dei fondali marini sono cosìemerse dall’acqua, subendo intensi piega-menti, sovrascorrimenti, fratture che nehanno scompaginato l’assetto originario.In tempi geologici più recenti, nell’era Qua-ternaria (1,8 milioni di anni fa – presente),a causa di ampie variazioni climatiche, lazona è stata ripetutamente interessatadall’espansione di grandi colate glacialiprovenienti dalla Valtellina e dalle sue vallelaterali; queste hanno modellato il territo-rio con intensi processi di erosione, e, alloro ritiro, hanno abbandonato cumuli didetriti rocciosi. Singoli blocchi isolati, dinotevole dimensioni, trasportati e deposi-tati dai ghiacciai vengono chiamati “massierratici” o “trovanti”, costituiti da rocce

Un tratto del Sentiero geologico

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normalmente molto diverse da quelle sucui poggiano, come la serpentinite (Eventon.11 – Serpentinite), il granito e lo gneiss(Evento n.10 - Granodiorite “Ghiandone”);la zona della Val Ravella ne è particolar-mente ricca. Lungo il sentiero si trova anche una “sor-gente petrificante” (Evento n.12 - Sorgentipetrificanti), o, per meglio dire, una “casca-ta petrificante”, interessante ambienteumido dove avviene la deposizione di saliminerali disciolti nelle acque (in particola-re carbonati di calcio e magnesio) sottoforma di concrezioni che possono ingloba-

re muschi, foglie, rametti ed erbe. Si hannocosì i “tufi calcarei”, dall’aspetto spugnosoe dal colore avorio - nocciola. Le sorgentipetrificanti sono habitat molto rari e pre-ziosi dal punto di vista naturalistico, tantoda essere stati inseriti nel 1992 nella“Direttiva Habitat” dell’Unione Europea.Un’altra curiosa manifestazione geo-morfologica visibile è la “Marmitta deiGiganti” (Evento n.14 – “Marmitta deiGiganti”) un’ampia cavità scavata nellerocce del letto del torrente Ravella dalmoto rotatorio vorticoso di sabbie e ghiaietrasportate dalle acque.

ContattiGruppo Naturalistico della Brianza e-mail [email protected] Corso Promessi Sposi 132, Lecco; Tel. 02.67404451; e-mail [email protected]

Leggi qui per saperne di più sul Sentiero Geologico “Giorgio Achermann”:Sito del Gruppo Naturalistico della Brianza, da cui si può scaricare la versione in pdf dell’opuscolo di Sil-via Fasana, La pietra e l’acqua. Il Sentiero Geologico “Giorgio Achermann” in Val Ravella, edito da ERSAF,Comunità Montana del Triangolo Lariano, Comune di Canzo, Gruppo Naturalistico della Brianza:http://www.grupponaturalisticobrianza.it/it/progetti/sentiero-geologico.htm

Leggi qui per saperne di più su “Giorgio Achermann”:Wikipedia – Scheda Giorgio Achermann it.wikipedia.org/wiki/Giorgio_Achermann

Leggi qui per saperne di più sul Gruppo Naturalistico della Brianza:Sito del Gruppo Naturalistico della Brianza http://www.grupponaturalisticobrianza.it

Altri due eventilungo il SentieroGeologico: un grosso massoerratico e la marmitta deigiganti

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(Allium schoenoprasu), Fam. Liliaceae

Coi suoi fiori rosaspicca quella bulbosain cima agli steli, le infiorescenzefra le Liliaceae è nelle scienze.

È bassa, tocca i suoi cielicon tanti elastici steliverde smeraldo brillantesi erge nell’orto e fra le piante.

I fusti son tondi e cavilo sanno zotici e savihanno un aroma delicatocome cipolla per odorato.

Per questo è detta cipollinasi usa per salute e in cucinaperché il piatto ben riescain cucina si usa fresca

dà sapore e vengono esaltatecrepes, salse, zuppe e insalate.Con i suoi steli con superfici liscipiù di cipolla tu digerisci

e anche se troppo, via, la dosinon dà problemi di alitosi.Della vitamina C è giganteed è anche ipoglicemizzante.

È antisettico e nel digerente tubocon lei tossicità ripulisco e rubo.Per la circolazione si adoperae col cicatrizzare chiude opera.

La usano anche nelle valliper toglier i dolenti calli;è un’erba che dice con baldanzaho le virtù, non voglio ignoranza

Stretta la foglia, larga la viaprendiamola a pranzo e salute ci dia!

Significato del nome: sembra che il ter-mine allium abbia una derivazione celtica esignifichi “bruciante”, in riferimento alforte odore acre e pungente della pianta. Ilnome latino schoenoprasum deriva invecedal greco schoenos e prasos e allude algiunco, col quale condivide le foglie cilin-driche.

Nomi internazionali: Fr. ciboulette; Ingl.chive; Ted. schnittlauch; Sp. cebollino.

Nomi comuni: Erba cipollina.

Descrizione della pianta: pianta bulbosaperenne, si presenta come un denso ciuffodi foglie tubolari, strette e lunghe, carnose,alte generalmente 30-40 centimetri, che si

Le erbe della salute:

CONSIGLI UTILI DAL MONDO DELLA NATURA

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dipartono da un bulbo dal profumo pun-gente di aglio e cipolla; in primavera pro-duce decorativi fiorellini globosi di colorerosa o porpora. Lo sviluppo tappezzantepermette alla piccola pianta di allargarsimolto con il passare degli anni.

Dove si trova: cresce sia al sole cheall’ombra, ma preferisce l’ombra parziale.Predilige i terreni sciolti e ben drenati, ric-chi di materiale organico.

Fioritura: aprile - ottobre.

Tempo balsamico: primavera – autunno.

Parti usate: foglie

Composizione chimica: oli essenziali, saliminerali (potassio, calcio, magnesio eferro), vitamina C e betacarotene (pigmen-to vegetale che nel nostro corpo vieneconvertito in vitamina A).

Azione farmacodinamica: antiscorbutica,antisettica, balsamica, cicatrizzante, dige-stiva, diuretica, ipotensiva, lassativa, sti-molante e cardiotonica, vermifuga.

Applicazioni terapeutiche: digestione,mal di stomaco e gonfiore, stitichezza,ipertensione, raffreddore.

U.E. / U.I.Uso in cucina:Guarnisce e sottolinea il gusto di crepes,salse, burri aromatizzati, insalate e zuppe;può accompagnare anche il pesce.

(Lavandula officinalis), Fam. Labiatae

Una pianta che vantoè certo la lavandacon lei ammantotutta la mia veranda.

È l’erba sì soaveè l’erba sì graditaè lei la vera chiavedell’aria più pulita

con lei non c’è allarmescaccia i reumatismiscaccia anche le tarmesenza eufemismi.

I rami sono a ciuffile foglie grigio-verdinon son per niente buffianche se li perdi

li perdi per il fioreo meglio per il fruttoè questo che per il dolorefa proprio suo debutto.

I frutti sono nardicon molto lungo steloè meglio coglier tardi

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non aver troppo zelo.

Guarisce tutti i malinon solo il dolorinole virtù sono talial bel rosmarino.

Fatti pur bagni completifa bollire una dose buonaper niente ha divietisalute ti dona.

È un’erba quasi magausando il suo decottoti fa guarir la piagascacciandola di botto.

Se la colite haibevi mattino e seranon avrai più guaiin lei certo spera

Respira sotto il teloil vapor del suo infusopei mal che col geloson sempre più in uso.

I gargarismi fatticontro il mal di golanon son rimedi mattila salute è una sola.

Estratto di lavandala prendi la pestiriduci in poltigliacon gesti un po’lestipoi metti in bottiglia.

Macerare si fauna manciata di piantaper sei giorni ci stae nell’alcool si ammanta

l’afferri, la stillila chiudi ben strettaper tutti i cavilliè lì ben protetta.

La usi all’esternoper massaggi e frizionila metti sul pernodelle tue afflizioni

per ecchimosi e slogatureper piaghe e per edemipreparati tinturee non ci son problemi.

Larga la foglia, stretta la viain sacchetti profuma biancheria!

Significato del nome: gli antichi Romanierano soliti profumare l’acqua del bagnocon i suoi fiori e deriva il suo nome dalverbo “lavare”.

Nomi internazionali: Fr. Lavande; Ingl.Common Lavender; Ted. Lavendel; Sp.Espliego.

Nomi comuni: Lavandula, spigo.

Descrizione della pianta: la lavanda èuna pianta perenne alta da 40 a 100 centi-metri. Ha foglie sessili lanceolate ed oppo-ste, di consistenza coriacea. I fiori sonopiccoli e di un colore azzurro-violettointenso; sono raccolti in verticilli che for-

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mano dei lunghi spicastri portati alla finedi sottili peduncoli. Il calice è tubuloso etormentoso mentre la corolla è bilabiata,con labbro superiore bilobato e quelloinferiore trilobato. I frutti sono piccolitetracheni oblunghi lucidi.

Dove si trova: cresce nei luoghi aridi esassosi tra 0 e 1800 metri.

Fioritura: giugno - luglio.

Tempo balsamico: maggio, giugno, luglio.

Parti usate: sommità fiorite, frutti.

Composizione chimica: olio essenziale(linaiolo, geraniolo, borneolo, cineolo, ace-tato di linalile), cumarina, acido ursolicorosmarinico.

Azione farmacodinamica: antisettica,antispasmodica, antinfiammatoria, aroma-tica, bechica, carminativa, cicatrizzante,colerica, purificante, rigenerante, sedativa.

Applicazioni terapeutiche: distoniavegetativa, vie respiratorie, vie intestinali,traumi all’apparato locomotore, infezioniepidermiche, depressione.

U.E. / U.I.Uso cosmetico: ottimo come deodorantepersonale e degli ambienti, per preparazio-ni cosmetiche per tutti i tipi di capelli e dipelle.Uso in cucina: si usa in piccole dosi peraromatizzare biscotti, crostate, gelati,budini, creme, bevande, insalate e piatti abase di carne.Usi vari: antitarme

PrecisazioneIn riferimento all’articolo apparso su Natu-ra e Civiltà n. 1/2013, si precisa che l’un-guento laurino non si mangia, ma va usatosolo esternamente. Le foglie di alloro sonoottime per dar sapore ai cibi.

Daniela Butti

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l piccolo libro di Maria Luisa Righi, intito-lato E la luce fu propone un commento al

Cantico delle Creature di Francesco d’Assi-si molto originale, perché esamina i versidel Santo facendone risaltare non solo labellezza ma la sorprendente attualità.Infatti solo salvando le prerogative delcreato ovvero gli elementi basilari per lacontinuazione della vita umana e non sulpianeta, l’uomo moderno potrà sopravvi-vere alle catastrofi provocate da lui stessoe alla continua distruzione dell’equilibriomirabile delle varie forme di vita sul piane-ta.L’autrice rivendica il termine “ ecologico” aproposito del cantico, facendo notare ailettori come Francesco non privilegi lanatura umana, ma la consideri come unelemento del creato, simile a tutti gli altri equesta era un’asserzione rivoluzionaria peri tempi in cui Francesco scriveva.Interessante anche un’ulteriore afferma-zione dell’autrice che, esaminando le lodidei singoli elementi, ci fa notare come leintuizioni del santo confermino ciò che lascienza nel corso dei tempi ha appurato.Ad esempio, a proposito del fuoco, fonte dienergia e simbolo di ogni sentimento cheaccende l’anima, l’autrice fa notare comel’odierna società non potrebbe sopravvive-re senza i combustibili; così è per l’acquache oltre ad essere essenziale per la vita, hasuggerito all’uomo visioni di bellezzaquando zampilla nelle forme più varie.Ogni capitolo del libretto pone l’accentosull’armonia che la contemplazione delcreato può trasmettere ad ogni essereumano e fa capire come le parole di Fran-

E la luce… fu!Il libro E la luce… fu! Un Gesuita con lo spirito riformatore di un Francescano, edito nel2013 dall’Unità Pastorale di Gesù Salvatore e Sant’Agata in Basiglio è la raccolta di unaserie di articoli di Maria Luisa Righi pubblicati su Natura e Civiltà da aprile a dicembre2000, preceduti da una introduzione di don Alberto Sacchi.Ci congratuliamo con l’autrice per l’opera, nata sulle pagine della nostra rivista.

I

LIBRI

Uno degli articoli,pubblicato su

Natura e Civilta diottobre 2000

cesco, così belle ed essenziali, possanodiventare fonte di serenità per ognuno dinoi.Particolarmente interessante l’ultimariflessione sulla morte poiché, dice l’autri-ce, muore l’individuo ma non la specie, che«continua con nuove presenze».Il libro si conclude esortando all’accetta-zione di questa realtà del morire specie daparte dei giovani poiché, dice l’autrice,nessuno li prepara ad apprezzare il senso eil valore della vita e conseguentementeall’accettazione della morte come un “nor-male” momento del ciclo dell’esistenza.

Jole Celani

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essuna città d’Italia e forse d’Europaera così ricca, come Milano, di acque

sotterranee di ottima qualità; all’acqua, edall’ingegno di chi ha saputo metterla a ser-vizio dei più svariati scopi (necessità ali-mentari, abitative e di difesa militare),Milano deve la sua fortuna fin dall’anti-chità.Le risorgive, indice di un suolo intriso d’ac-qua fin dai primi metri sotto il piano cam-pagna (problema non piccolo per le fonda-zioni degli edifici), sono state addomesti-cate fin dal XII secolo dai monaci cister-censi di Chiaravalle, a costituire le “marci-te”. Ivi la possibilità d’irrigazione lungo l’in-tero arco dell’anno ha fatto delle campa-gne della Bassa Milanese, fino all’inizio delsecolo scorso, un modello da imitare perl’intera Europa.La regimazione delle acque di superficie èstata oggetto di attenzione fin dai primisecoli della Milano Romana (la Vettabbiasembra derivare il suo nome da vectabilis:

doveva essere all’origine addirittura navi-gabile).I navigli, dal Ticinello-Naviglio Grande allaMartesana, ed il Canale Villoresi, per solouso irriguo, a partire dal XII fino al XIXsecolo, sono testimonianza di intrapren-denza e alta competenza idraulica. Leonar-do stesso lavorò per il collegamento navi-gabile fra Milano ed il Lario di Lecco permezzo del Naviglio di Paderno.La darsena di Milano, nella prima metà delsecolo XX, era uno fra i primi porti d’Italiaper tonnellaggio di merci trasportate (lasabbia del Ticino).Una feconda convivenza incrinatasi nelXX secolo a causa di una serie di sconside-rati interventi fra i quali mi limito a citare:-la copertura della cerchia interna deiNavigli, per fare spazio alle auto;-la trasformazione della Vettabbia, delSeveso e dell’Olona in cloache, e la loroprogressiva copertura, lungo tutto il per-corso cittadino e oltre (pur trattandosi dicorsi d’acqua con regime naturale torren-tizio);-l’abbandono dei navigli e della darsenaper un maldestro intento di velocizzazione,e la loro trasformazione da elemento vita-le di un sistema integrato dei trasporti adoggetti puramente decorativi;-l’abbassamento incontrollato del livellodelle falde idriche sotterranee, per prelievoeccessivo dai pozzi, nel secondo dopo-guerra, seguito, verso la fine del secolo, daun prevedibile innalzamento delle stesse,che ha provocato a sua volta ulteriori pro-blemi;-l’inquinamento dei terreni urbani e peri-urbani, con la conseguente contaminazio-ne delle acque di falda (protette solo par-zialmente dagli strati impermeabili del sot-

Milano, l’acqua ed EXPO 2015

N

UOMOE NATURA: INCONTRI E SCONTRI

Viale Ca’ Granda aMilano, mattina dimartedì 8 luglio2014: conseguenzedell’esondazionedel Fiume Sevesodopo 59 mm dipioggia caduta lanotte precedente(foto Patroclo Crisci).

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tosuolo), oggi di qualità non più eccellen-te, seppure nel rispetto (pur con qualcheeccezione) dei limiti di potabilità.-la costruzione dello scolmatore del Seve-so e dell’Olona, che ne riversa nel Ticino leacque di piena: oltre che discutibile dalpunto di vista ambientale, risulta larga-mente insufficiente.Tutto ciò ha fatto di Milano una città vul-nerabile dall’acqua e all’acqua.È questo è il contesto in cui Milano si èaggiudicata, contro Smirne, l’EsposizioneUniversale del 2015.Elisa Barraco, responsabile per i rapporticon l’estero di EXPO, nel corso di una con-ferenza, il 9 aprile 2014 a Cormano, hadichiarato che l’Organizzazione Internazio-nale di EXPO ha scelto Milano per il temaNutrire il pianeta, energia per la vita e perla Via d’Acqua che la delegazione milaneses’era impegnata a realizzare.La prospettiva della Via d’Acqua, da alcuniintesa come Canale Navigabile o addiritturacome riapertura della cerchia interna deiNavigli, aveva fatto sognare una Milanoliberata dalla morsa degli autoveicoli; sogniinfranti dalle precisazioni del Commissario.A mio parere, condizione essenziale per-ché la proposta di nutrire il pianeta sia cre-

dibile è che anche EXPO, che se ne fa cari-co, si conformi a coerenti criteri di razio-nalità e sobrietà.Le vicende legate alla Via d’Acqua, piùcorrettamente definibile “canaletta” (pochidecimetri di altezza d’acqua), testimonianoinvece che si dovrebbe trattare di un’operadi grande impatto ambientale ma indiffe-rente, per non dire in contrasto, con le esi-genze attuali e future del territorio; e fun-zionale alle esigenze d’immagine di EXPOma destinata ad una vita effimera, come lastessa Esposizione.Altrettanto grave è che, per la mancanzadi fondi di cui soffre EXPO, si sia cercato,coi più vari stratagemmi, di dirottare sullaVia d’Acqua fondi statali stanziati perinfrastrutture (come la storica tramviaextraurbana per Seregno) già in fase diprogettazione esecutiva ed essenziali peralleggerire il traffico paralizzante del NordMilano.Il quadro economico dell’evento dipintodalla signora Barraco indica in quasi 5miliardi di Euro il profitto “turistico”, menodi 1,5 mld gli investimenti pubblici, 0,5 mldquelli privati e 1,2 mld la spesa degli Statiper realizzare i propri padiglioni.Se le più antiche EXPO, a partire dalla

Naviglio di Pavia, la“conca” di Moirago(la “conca” ora in

disuso, permettevaai barconi di supe-rare il dislivello dialcuni metri fra la

sezione del Naviglioa monte e quella

a valle).

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prima, nel 1851 a Londra, avevano ancheimportanti obiettivi scientifici (confrontarele conoscenze più avanzate in campo tec-nologico), la facilità delle odierne comuni-cazioni planetarie fa venire meno questofine, sicché l’educazione alimentare risultail pretesto nobile di un’esposizione conscopi palesemente commerciali.Come spiragli di impegno per i veri biso-gni dell’umanità e per sollecitare al massi-mo le potenzialità educative di EXPO vedola presenza di Caritas Internazionale e delleCaritas nazionali, su un tema che dadecenni le trova in prima fila contro lafame. Ma nutro dubbi che l’evento, chepunta a spostare su Milano 20 milioni divisitatori paganti, possa giustificare lacementificazione di 110 ettari di suolo.Seppure si è cercato di mitigare il danno,redigendo rigorose linee guida per conte-nere i consumi energetici per le opere edi-lizie, l’uso di questi spazi a EXPO finita nonè stato ancora deciso, mentre il risultato distrapparli all’agricoltura è già raggiunto!A maggior ragione ritengo inutile la Viad’acqua, così com’è progettata (salvo cheper l’impianto di raffrescamento): l’impie-go irriguo, di cui qualcuno parla, sembrapiuttosto un pretesto! Anche senza volerprendere in considerazione le recentivicende giudiziarie e i danni arrecati alverde dei parchi attraversati, contenuti manon azzerati da una condotta sotterranea,

un’opera motivata solo da esigenze d’im-magine rappresenta la negazione dei valo-ri universali che si vorrebbe proporre.Forse osiamo troppo, ma non abbiamoancora perso l’ultima speranza. Chissà che,di fronte a tante ragioni di opposizione,l’esecutivo di EXPO abbracci finalmentequalcuna delle proposte formulate comealternativa alla Via d’Acqua; ad esempiol’impiego di tratte della vecchia rete irri-gua, oggi in disuso, abbinato ad un proget-to guida per il risanamento delle spondedel Naviglio Grande (concordato con laSovrintendenza), in alternativa agli attualiindecorosi rappezzamenti dei tratti piùdisastrati; oppure il ripristino delle chiusedel Naviglio di Pavia, per recuperarne lanavigabilità.Una EXPO davvero attenta al territoriodovrebbe mirare a ricucire il legame Mila-no-Acqua di cui abbiamo scritto all’inizio:ponendo rimedio con interventi pococostosi ma diffusi ad una manutenzionelatitante da decenni.Solo così potremo evitare a Milano e alnostro Paese il rischio di una figuracciadavvero “universale” ”, come nel caso incui, proprio a EXPO in corso, al Sevesodovesse venire in mente di rifarsi ungiro per Niguarda e quartieri limitrofi,come accade ormai più di una voltaall’anno..

Umberto Guzzi

Fiume Seveso, l’inciledello ScolmatoreOvest (da qui, nelcorso delle piene, leacque del Sevesovengono in parte–fino a 30 mc/s-canalizzate verso ilTicino, per evitareesondazioni a Milano).

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Sabato 31 maggio scorso, a Canzo, nella Sala Roscio di via Meda, si è riunita l’Assembleaordinaria del Gruppo Naturalistico della Brianza. All’ordine del giorno era innanzituttol’approvazione del bilancio consuntivo 2013 e il rinnovo delle cariche sociali (Consigliodirettivo e Revisori dei conti), oltre che la presentazione del programma delle attività 2014.Nello stesso giorno, durante la mattinata, abbiamo “assaggiato” in assoluta anteprima ilpercorso Camminacittà di Canzo dell’Associazione Iubilantes di Como con una visita gui-data alla scoperta delle bellezze storiche e artistiche del paese.Qui di seguito riportiamo il bilancio consuntivo 2013 e la composizione del nuovo Consi-glio, in carica fino al 2017.

Assemblea Ordinaria del Gruppo Naturalistico della Brianza

LA NOSTRA ATTIVITÀ

LA NOSTRA ATTIVITÀ Assemblea Ordinaria del Gruppo Naturalistico della Brianza Sabato 31 maggio scorso, a Canzo, nella Sala Roscio di via Meda, si è riunita l’Assemblea ordinaria del Gruppo Naturalistico della Brianza. All’ordine del giorno era innanzitutto l’approvazione del bilancio consuntivo 2013 e il rinnovo delle cariche sociali (Consiglio direttivo e Revisori dei conti), oltre che la presentazione del programma delle attività 2014. Nello stesso giorno, durante la mattinata, abbiamo “assaggiato” in assoluta anteprima il percorso Camminacittà di Canzo dell’Associazione Iubilantes di Como con una visita guidata alla scoperta delle bellezze storiche e artistiche del paese. Qui di seguito riportiamo il bilancio consuntivo 2013 e la composizione del nuovo Consiglio, in carica fino al 2017.

BILANCIO CONSUNTIVO 2013 Descrizione Entrate Uscite Quote associative 4.966,00 5 per mille 1.536,08 Contributi Enti Pubblici 1.251,15 Donazioni 850,00 Incassi finanziari e patrimoniali 4,14 Attività tipiche 3.641,86 Acquisto di servizi (attività di supporto generale) 2.110,36 Rimborso spese volontari 1.507,00 Pagamenti in C/Capitale 1.500,00 Assicurazioni volontari 905,01 Altri pagamenti (attività tipiche) 275,00 Acquisto beni di consumo (attività tipiche) 171,90 Acquisto beni di consumo (attività di supporto generale) 143,60 Altri pagamenti (attività di supporto generale) 81,90 Totale 8.607,37 10.336,63

CARICHE SOCIALI Sono stati eletti nel Consiglio Direttivo del Gruppo Naturalistico della Brianza Daniela Butti Lena Cavallo Roberto Cerati Mauro Corradi Ernesto Cesare Del Corno Clara Donadel Silvia Fasana Umberto Guzzi Adriano Ostinelli Sono stati nominati come Revisori dei Conti Giuseppe Molteni

Sono stati eletti nel Consiglio Direttivodel Gruppo Naturalistico della Brianza

Daniela Butti Lena Cavallo Roberto Cerati Mauro Corradi Ernesto Cesare Del Corno Clara Donadel Silvia Fasana Umberto Guzzi Adriano Ostinelli

Sono stati nominati come Revisori deiConti

Giuseppe Molteni Steffan Quetz

LE NOSTRE INIZIATIVE

Milano: come funziona la cittàCon lo spirito di sempre e con lo scopo di far emergere gli aspetti positivi della vita in città continuanogli incontri del ciclo “Milano: come funziona la città”; in dettaglio ne daremo notizia mediante il “FoglioNotizie”.Riteniamo importanti questi incontri perché sono occasione per stare insieme; così si tiene saldo il sot-tile ma robusto filo che unisce i soci del Gruppo Naturalistico della Brianza.

Iole (02.3554502) oppure Riccardo (02.6464912) sono sempre disponibili per maggiori informazioni;un appello particolare a coloro che non sono ancora intervenuti ai nostri incontri: fatevi sentire e parte-cipate; sentirete di far parte di una grande famiglia!

Incontri larianiGli Incontri Lariani sono visite a piedi, su sentiero o percorsi protetti, in località di interesse delle provinciedi Como e Lecco o limitrofe. Obiettivo: formarci insieme una “cultura” del nostro territorio. Un territorio non è tale senza la sua copertura vegetale, senza le rocce lavorate dall’acqua, dal vento, daighiacci, senza la vita che ne popola prati e foreste, acque e cieli, senza la presenza dell’uomo, che ne hamodellato il paesaggio nei secoli e che lo custodisce e trasforma ancor oggi.Gli Incontri Lariani, momento di riflessione sulla storia passata, dalle origini della Terra ai giorni nostri, conattenzione ai monumenti della natura ed a quelli dell’arte e del lavoro dell’uomo, sono anche stimolo alripensamento dei nostri modelli di vita.Per questo cerchiamo di essere fedeli ad alcuni criteri fondamentali:

- in punta di piedi: non danneggiamo i luoghi che ammiriamo con i gas di scarico delle automobili,quando possiamo giungervi coi mezzi pubblici e poi a piedi;

- incontro con chi sul posto vive e lavora, custode ed interprete del bello che vediamo;- piacere dell’escursione, anche impegnativa, in salita od in piano, per i giovani e per chi ha energia edentusiasmo;

- amicizia fra i partecipanti, con l’intento di proporre i momenti più importanti della giornata (pome-riggio del sabato) anche alle persone meno dotate per i dislivelli e le lunghe camminate (auto diappoggio, quando possibile).

Le uscite, sono proposte sia per chi desidera trascorrere l’intera giornata in un ambiente naturale, lontanodal traffico (dislivelli in salita e discesa fino a 600-700 metri, percorsi fino ad una decina di chilometri), siaper chi può dedicarvi solo il pomeriggio, con percorsi poco impegnativi (dislivelli non oltre i 100 -150 m). Il numero dei partecipanti è limitato a 20-25 persone; sono graditi bambini (accompagnati) e famiglie.

Per l’anno 2014 l’ultimo appuntamento è in programma per il 4 ottobre con un’uscita nel Parco dellaBrughiera Briantea, in collaborazione con il Comitato per il Parco Regionale.

Per informazioni e prenotazioni: Cassinari 031.4181.50, [email protected]; Faggi 031.400.668,[email protected]; Guidetti 02.6192.916; Guzzi 02.6640.1390, [email protected] assenza di avviso specifico, consigliamo di contattare le persone indicate almeno 10 giorni prima delledate previste. Chi desiderasse effettuare nel corso dell’anno escursioni preparatorie, può mettersi in comu-nicazione con Umberto Guzzi.

Se vuoi costruire una navenon devi per prima cosa affaticarti a chiamare la gentea raccogliere la legna e a preparare gli attrezzinon distribuire i compiti, non organizzare il lavoro.

Ma invece prima risveglia negli uominila nostalgia del mare lontano e sconfinato.

Appena si sarà risvegliata in loro questa setesi metteranno subito al lavoro percostruire la nave.

(Antoine De Saint-Exupéry)

foto M

arco Sesana

Grupp

o Fotografico Im

magine di Pusiano