Lettere · Libro primo I A Monna Lapa, sua Madre 1 II A Prete Andrea de’ Vitroni 2 III Al...

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Letteratura italiana Einaudi Lettere di Caterina da Siena

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  • Letteratura italiana Einaudi

    Lettere

    di Caterina da Siena

  • Edizione di riferimento:Le lettere di S. Caterina da Siena,a cura di P. Misciattelli, Marzocco, Firenze 1939

    Letteratura italiana Einaudi

  • Libro primoI A Monna Lapa, sua Madre 1II A Prete Andrea de Vitroni 2III Al Preposto di Casole, e a Giacomo

    di Manzi 7IV Ad un Monaco della Certosa essendo in

    carcere 12V A Misser Francesco di Montalcino 14VI A Monna Lapa, sua madre 18VII Al Cardinal Pietro dOstia 19VIII A Frate Giusto, Priore in Montoliveto 22IX A una donna che non si nomina 25X A Benincasa di Iacomo fratello suo carnale 27XI A Pietro Cardinal dOstia 28XII AllAbbate di SantAntimo 32XIII A Marco Bindi, mercatante 34XIV A tre suoi fratelli in Firenze 39XV A Consiglio Giudeo 41XVI Ad un gran Prelato 42XVII Al venerabile religioso Frate Antonio

    da Nizza 47XVIII A Benincasa suo fratello 50XIX A Niccolaccio di Caterino Petroni da Siena 52XX A Benincasa suo fratello in Firenze 53XXI Ad uno il cui nome si tace 54XXII Allabate Martino di Passignano 59XXIII A Nanna Figliuola di Benincasa 61XXIV A Biringhieri degli Arzocchi 64XXV A Frate Tomaso della Fonte 67XXVI A suora Eugenia sua nipote 69

    Sommario

    Letteratura italiana Einaudi

  • XXVII A D. Martino abbate di Passignano 75XXVIII A Messer Bernab Visconti,

    signore di Milano 78XXIX A Madama moglie di Bernab Visconti 85XXX AllAbadessa del Monasterio di Santa

    Marta 91XXXI A Monna Mitarella, donna di Vico da

    Mogliano 96XXXII A Frate Jacomo da Padua 98XXXIII AllAbate maggiore dellOrdine di

    Monte Oliveto 101XXXIV Al Priore de Frati di MontOliveto

    presso a Siena 104XXXV A Frate Niccol di Ghida, e Frate

    Giovanni Zerri, e a Frate Niccol diJacomo di Vannuzzo, di MontOliveto 106

    XXXVI A certi Novizii dellOrdine di SantaMaria 110

    XXXVII A Frate Niccol di Chida 115XXXVIII A Monna Agnesa, Donna che fu di

    Missere Orso Malavolti 119XXXIX A. D. Jacomo Monaco 126XL A certe Figliuole da Siena 135XLI A Frate Tomaso della Fonte 137XLII A Neri di Landoccio 139XLIII A Ser Cristofano di Gano Guidini 140XLIV A Ser Antonio di Ciolo 141XLV A Francesco di Messer Vanni Malavolti 145XLVI A Neri di Landoccio 146XLVII A Pietro di Giovanni Venture da Siena 147

    Sommario

    ivLetteratura italiana Einaudi

  • XLVIII A Matteo di Giovanni Colombini daSiena 150

    XLIX A Monna Alessa ecc. 153L A una Mantellata di Santo Domenico 157LI A Frate Felice da Massa 159LII A Frate Jeronimo da Siena 162LIII A Monna Agnesa, Donna che fu di

    Missere Orso Malavolti 166LIV Ad una Monaca del Monastero di Santa

    Agnesa 167LV Al Venerabile Religioso D. Guglielmo 168LVI A Frate Simone da Cortona 174LVII A Misser Metteo, Rettore della Casa

    della Misericordia 177LVIII A Suora Cristofora, Priora del

    Monastero di Santa Agnesa 178LIX A Messer Pietro, Prete da Semignano 180LX Ad un Secolare che non si nomina 183LXI A Monna Agnesa, Donna che fu di

    Misser Orso Malavolti 185LXII A Sano di Marco, e agli altri figliuoli 187LXIII A Misser Matteo, Rettore della Casa

    della Misericordia 191LXIV A Frate Guglielmo dInghilterra 193LXV A Daniella da Orvieto vestita dellabito

    di Santo Domenico 198LXVI A Fra Guglielmo dInghilterra 203LXVII Al Convento de Monaci di Passignano 206LXVIII A Madonna Benedetta, Donna che fu

    di Misser Bocchino de Belforti 209

    Sommario

    vLetteratura italiana Einaudi

  • LXIX A Sano di Maco 212LXX A Frate Bartolomeo Dominici 214LXXI A Monna Bartolomea dAndrea Mei

    da Siena 217

    Libro secondoLXXII A Romano Linaiuolo alla Compagnia

    del Bigallo 223LXXIII A Suora Costanza Monaca del

    Monasterio di San Abundio 225LXXIV A Frate Niccol da Monte Alcino 228LXXV Al Monasterio di San Gaggio 230LXXVI A Frate Giovanni di Bindo di Doccio 235LXXVII Al venerabile Religioso Frate

    Guglielino dInghilterra 239LXXVIII A Niccol Povero, di Romagna 242LXXIX AllAbadessa e Monache di San Pietro 244LXXX A Maestro Giovanni 249LXXXI A Francesca di Francesco di Tolomei 253LXXXII A tre Donne di Firenze 255LXXXIII A Conte di Conte da Firenze 258LXXXIV A Frate Filippo di Vannuccio, e a

    Frate Niccol di Pietro di Firenze 262LXXXV A Pietro di Tommaso de Bardi di

    Firenze 269LXXXVI AllAbadessa del Monastero di Santa

    Maria delli Scalzi 273LXXXVII A Monna Giovanna Pazza 277LXXXVIII Ad Angelo da Ricasoli Vescovo di

    Fiorenza 281

    Sommario

    viLetteratura italiana Einaudi

  • LXXXIX A Bartolo Usimbardi, e Francesco diPipino 284

    XC A Madonna Laudomia, Donna di Carlodelli Strozzi 285

    XCI A Monna Agnesa moglie di PipinoSarto 288

    XCII A uno Spirituale in Firenze 289XCIII A Monna Orsa Donna di Bartolo

    Usimbardi, e a Monna Agnesa Donnadi Francesco di Pipino Sarto 291

    XCIV A Frate Matteo di Francesco Tolomei 292XCV A certi giovani fiorentini, figliuoli

    adottivi di Don Giovanni 299XCVI A Pietro Canigiani in Firenze 303XCVII A Monna Pavola da Siena, e alle sue

    Discepole 308XCVIII A Frate Tommaso della Fonte 311XCIX A Neri di Landoccio de Pagliaresi 312C A Frate Raimondo da Capua 315CI A Giacomo Cardinale degli Orsini 317CII A Frate Raimondo da Capua 323CIII A Benuccio di Pietro, e Bernardo di

    Misser Uberto de Belforti 326CIV A Frate Raimondo da Capua 329CV A Frate Bartolomeo 334CVI A Neri di Landoccio 336CVII A Luisi di Misser Luisi Gallerani 337CVIII A Monna Giovanna di Capo e a

    Francesca 338CIX AllAbate Nunzio Apostolico 341

    Sommario

    viiLetteratura italiana Einaudi

  • CX A Monna Stricca, Donna che fu di Cionedi Sandro de Salimbeni 346

    CXI A Monna Biancina, Donna che fu diGiovanni dAgnolino Salimbeni 349

    CXII Alla Contessa Benedetta Figliuola diGiovanni dAgnolino Salimbeni 351

    CXIII Alla Contessa Benedetta Figliuola diGiovanni dAgnolino Salimbeni 355

    CXIV Ad Agnolino di Giovanni dAgnolinode Salimbeni 362

    CXV A Monna Isa, Figliuola che fu diGiovanni dAgnolino Salimbeni 366

    CXVI A Monna Pantasilea, Donna di Ranuccioda Farnese 368

    CXVII A Monna Lapa sua madre, e a MonnaCecca 371

    CXVIII A Monna Catarina dello Spedaluccio ea Giovanna di Capo 372

    CXIX A Monna Alessa 374CXX A Monna Rabe di Francesco de Tolomei 377CXXI A Signori difensori, e Capitano del

    popolo della citt di Siena 380CXXII A Salvi di Misser Pietro 384CXXIII Ai Signori difensori della citt di Siena 390CXXIV A Misser Matteo, Rettore della Casa

    della Misericordia 395CXXV A Madonna Nera Priora delle Mantellate

    di Santo Domenico 399CXXVI A Monna Alessia e a Monna Cecca 401

    Sommario

    viiiLetteratura italiana Einaudi

  • CXXVII A Frate Bartolomeo Dominici, e aFrate Tomaso dAntonio 404

    CXXVIII A Gabriele di Divino Piccolomini 407CXXIX A Frate Bartolommeo 410CXXX A Ipolito degli Ubertini di Firenze 413CXXXI A Niccol Soderini 415CXXXIL A Monna Giovanna e altre figliuole 418CXXXIII Alla Reina di Napoli 420CXXXIV A Bartolomeo e Jacomo, eremiti in

    Campo Santo in Pisa 424CXXXV A Misser Pietro Marchese del Monte 426CXXXVI Ad Angelo da Ricasoli 428CXXXVII A Misser Matteo Rettore della Chiesa

    della Misericordia 430CXXXVIII Alla Reina di Napoli 432CXXXIX A Frate Tomaso della Fonte 435CXL A Misser Giovanni Condottiero 437CXLI A Don Giovanni de Sabbatini da

    Bologna 438CXLII A Sano di Maco 440CXLIII Alla Reina di Napoli 442CXLIV A Monna Pavola 445CXLV Alla Reina dUngheria 448CXLVI A Frate Bartolomeo Dominici 452CXLVII A Sano di Maco 454CXLVIII A Pietro Marchese del Monti 455CXLIX A Misser Pietro Gambacorti 458CL A Frate Francesco Tebaldi di Fiorenza 461CLI A Monna Nella, Donna che fu di

    Niccol Buonconti da Pisa 465

    Sommario

    ixLetteratura italiana Einaudi

  • CLII A Giovanni Trenta, e a Monna Giovannasua Donna da Lucca 469

    Libro terzoCLIII A Monna Caterina, a Monna Orsola,

    e altre donne in Pisa 471CLIV A Frate Francesco Tebaldi di Fiorenza 473CLV A Madonna Niera di Gherardo

    Gambacorti 480CLVI A Giovanni Perotti Cuoiaio 482CLVII A Vanni ed a Francesco, figliuoli di

    Niccol de Buonconti da Pisa 484CLVIII A Prete Nino da Pisa 485CLIX A Frate Ranieri 486CLX A Giovanni Perotti cuoiaio da Lucca,

    e a Monna Lippa 490CLXI A Monna Nella, Donna che fu di Niccol

    de Buonconti da Pisa; e a MonnaCatarina, Donna di Gherardo di Niccol 491

    CLXII A Monna Franceschina, e a MonnaCaterina, e a due altre Compagnespirituali 494

    CLXIII A Monna Franceschina 496CLXIV A Monna Mellina, Donna di

    Bartolomeo Balbani 498CLXV A Monna Bartolomea, Donna di

    Salvatico da Lucca 502CLXVI A Monna Colomba 507CLXVII A Monna Nella, donna che fu di Niccol

    Buonconti da Pisa 511

    Sommario

    xLetteratura italiana Einaudi

  • CLXVIII Agli Anziani della citt di Lucca 512CLXIX A Frate Matteo Tolomei da Siena

    ed a Don Niccol di Francia 516CLXX A Pietro Marchese del Monte 521CLXXI A Niccol Soderini di Firenze 523CLXXII A Frate Niccol de Frati di

    Monteoliveto 530CLXXIII A un Frate che usc dellOrdine 532CLXXIV A Monna Agnesa di Francesco

    Sarto da Firenze 539CLXXV A certo Monasterio di Donne 540CLXXVI A Francesco di Pipino Sarto da

    Firenze 543CLXXVII A Pietro Cardinale Portuense 543CLXXVIII A Neri di Landoccio 548CLXXIX A Francesco di Pipino Sarto da

    Firenze e a Monna Agnesa 550CLXXX A Pietro marchese del Monte a

    S. Maria 551CLXXXI A Niccol da Osimo 553CLXXXII A Suor Bartolomea della Seta 557CLXXXIII AllArcivescovo dOtranto 558CLXXXIV Al Priore a Fratelli della Compagnia

    della Vergine Maria 563CLXXXV A Gregorio XI 569CLXXXVI A Neri di Landoccio 574CLXXXVII A Don Giovanni Sabbatini e

    Don Taddeo de Malavolti 576CLXXXVIII A Suor Bartolomea della Seta 578CLXXXIX A Monaci di Cervaia, e a Fra

    Sommario

    xiLetteratura italiana Einaudi

  • Giovanni di Bindo, Niccol di Ghida,ed altri suoi in Cristo figliuoli 580

    CXC A Francesco di Pipino Sarto da Firenze,e a Monna Agnesa 585

    CXCI A Tommaso dAlviano 587CXCII A Neri di Landoccio 590CXCIII A Misser Lorenzo del Pino da dottore

    in Decretali 590CXCIV A Monna Tora, Figliuola di Misser

    Pietro Gambacorti 595CXCV A Stefano di Corrado Maconi 598CXCVI A Gregorio XI 600CXCVII A Matteo di Tomuccio da Orvieto 604CXCVIII A Frate Bartolomeo Dominici 611CXCIX A Niccol Da Vezzano 612CC A Frate Bartolomeo Dominici 616CCI A Don Giovanni Monaco della Certosa 618CCII A Maestro Jacomo Medico 623CCIII Ad alcuni Novizi, nel Convento di

    Monte Oliveto 625CCIV A Frate Bartolomeo Dominici 631CCV A Stefano di Corrado Maconi 634CCVI A Gregorio XI 635CCVII A Signori di Firenze 638CCVIII A Frate Bartolomeo Dominici 643CCIX A Gregorio XI 645CCX A Misser Matteo Rettore della Casa

    della Misericordia 649CCXI A Frate Raimondo da Capua 650CCXII A Neri di Landoccio 654

    Sommario

    xiiLetteratura italiana Einaudi

  • CCXIII A Suora Daniella da Orvieto 655CCXIV A Catarina dello Spedaluccio, e a

    Giovanna di Capo 664CCXV A certi Monasteri di Bologna 667CCXVI A Nigi di Doccio Arzocchi 675CCXVII Alla Priora, e altre suore di Santa Maria

    delle Vergini, e alla Priora di SantoGiorgio, e allaltre Suore in Perugia 678

    CCXVIII A Gregorio XI 683CCXIX A Frate Raimondo da Capua e a

    Maestro Giovanni Terzo e a tutti glialtri loro compagni 688

    CCXX A Suora Maddalena di Alessa 691CCXXI A Suor Bartolomea della Seta 696CCXXII A Stefano di Corrado Maconi 701CCXXIII A Jacopo Cardinale degli Orsini 702CCXXIV A Monna Niera di Gherardo

    Gambacorti 707CCXXV A Frate Lazzarino da Pisa 709CCXXVI A Frate Raimondo da Capua 711CCXXVII A Frate Guglielmo a Lecceto 718CCXXVIII A Neri di Landoccio 720CCXXIX A Gregorio XI 722CCXXX Agli Otto della Guerra, eletti pel

    Comune di Firenze 724CCXXXI A Gregorio XI 726

    Libro quartoCCXXXII A Sano di Maco 729CCXXXIII A Gregorio XI 730

    Sommario

    xiiiLetteratura italiana Einaudi

  • CCXXXIV A Buonaccorso di Lapo 732CCXXXV Al Re di Francia 735CCXXXVI A Bartolo Usimbardi 739CCXXXVII Al Duca dAngi 740CCXXXVIII A Gregorio XI 743CCXXXIX A Gregorio XV 746CCXL A Monna Lapa sua Madre 751CCXLI A Monna Giovanna di Corrado 753CCXLII Ad Angelo da Ricasoli 756CCXLIII AllArcivescovo di Pisa 759CCXLIV A Maestro Francesco, di Maestro

    Bartolomeo 762CCXLV A un Genovese del terzo Ordine di

    San Francesco 764CCXLVI Al Priore di Cervaja 768CCXLVII A Monna Giovanna di Corrado 770CCXLVIII A Bartolo Usimbardi, e a Monna

    Orsa e a Francesco di Pipino sartoe a Monna Agnesa 773

    CCXLIX A Francesco di Pipino sarto inFirenze e a Monna Agnesa 775

    CCL AllAbbate di SantAntimo 776CCLI A Monna Agnesa, donna di

    Francesco di Pipino sarto 780CCLII A Gregorio XI 780CCLIII A Misser Trincio De Trinci e a

    Corrado suo fratello 784CCLIV A Pietro di Missere Jacomo Attacusi

    de Tolomei 788CCLV A Gregorio XI 793

    Sommario

    xivLetteratura italiana Einaudi

  • CCLVI A M. Niccol, Priore della Provinciadi Toscana 796

    CCLVII A Conte di Monna Agnola,e Compagni 801

    CCLVIII A Misser Ristoro di Pietro Canigiani 804CCLIX A Tommaso dAlviano 808CCLX A Prigioni il Gioved Santo in Siena 816CCLXI A M. Mariano, Prete della

    Misericordia 819CCLXII A Monna Tora, Figliuola di Misser

    Pietro Gambacorti da Pisa 821CCLXIII A Monna Montagna, gran Serva

    di Dio 825CCLXIV A Monna Jacoma di Misser Trinci

    da Fuligno 829CCLXV A Francesco di Pipino sarto da

    Firenze, e a Monna Agnesa 837CCLXVI A Misser Ristoro Canigiani 838CCLXVII A Frate Raimondo da Capua 844CCLXVIII Agli Anziani e Consoli Gonfalonieri

    di Bologna 849CCLXIX A Neri di Landoccio 853CCLXX A Gregorio XI 854CCLXXI A Monna Alessa 857CCLXXII A Frate Raimondo da Capua 859CCLXXIII A Frate Raimondo da Capua 871CCLXXIV A Francesco di Pipino sarto in

    Firenze, e a Monna Agnesa 875CCLXXV A Frate Raimondo da Capua 876CCLXXVI A una Meretrce in Perugia 878

    Sommario

    xvLetteratura italiana Einaudi

  • CCLXXVII A Monna Alessa 882CCLXXVIII A Monna Bartolomea di Domenico 883CCLXXIX A Misser Ristoro Canigiani 885CCLXXX A Frate Raimondo da Capua 888CCLXXXI A Neri di Landoccio 889CCLXXXII A Niccol da Osimo 890CCLXXXIII A Frate Tommaso della Fonte 894CCLXXXIV A Pietro Cardinale Di Luna 896CCLXXXV A Gregorio XI 899CCLXXXVI A Monna Alessia e a certe altre

    sue figliuole da Sna 902CCLXXXVII A Frate Niccol di Nanni e a

    Don Pietro di Giovanni di Viva 904CCLXXXVIII A Monna Agnesa donna di

    Francesco di Pipino sartoda Firenze 910

    CCLXXXIX A Francesco di Pipino sartoda Firenze 911

    CCXC A Francesco di Pipino sartoda Firenze, e a Monna Agnesa 912

    CCXCI A Urbano VI 913CCXCII A Frate Guglielmo, e a missere

    Matteo Rettore della Misericordia,e a Frate Santi, e agli altri Figliuoli 918

    CCXCIII A Pietro Cardinale Di Luna 920CCXCIV A Sano di Maco, e a tutti gli altri

    Figliuoli in Sena 924CCXCV A Frate Raimondo da Capua 928CCXCVI A Don Giovanni dalle Celle

    di Valle Ombrosa 931

    Sommario

    xviLetteratura italiana Einaudi

  • CCXCVII A Niccol Soderini in Firenze 935CCXCVIII A Stefano di Corrado Maconi 938CCXCIX A Misser Ristoro Canigiani 939CCC A Monna Agnesa di Francesco sarto

    da Firenze 947CCCI A Misser Ristoro Canigiani da Firenze 947CCCII A Urbano VI 953CCCIII A Sano di Maco, e agli altri Figliuoli

    in Cristo 955CCCIV A Monna Lodovica di Granello 967CCCV A Urbano VI 961CCCVI A Urbano VI 965CCCVII A una donna che mormorava 968CCCVIII A Suor Daniella da Orvieto 973CCCIX A Giovanni da Parma 975CCCX A tre Cardinali Italiani 980

    Libro quintoCCCXI A Signori Difensori del Popolo e

    Comune di Siena 988CCCXII Alla Reina di Napoli 992CCCXIII Al Conte di Fondi 999CCCXIV A Monna Costanza, donna che fu

    di Niccol Soderini 1006CCCXV A Don Petro da Milano 1010CCCXVI A suor Daniella da Orvieto 1018CCCXVII Alla Reina di Napoli 1022CCCXVIII A Sano di Maco, e a tutti gli altri

    suoi in Cristo figliuoli 1029CCCXIX A Stefano di Corrado Maconi 1037

    Sommario

    xviiLetteratura italiana Einaudi

  • CCCXX A Stefano di Corrado Maconi 1038CCCXXI Al Priore, e Fratelli della

    Compagnia della Disciplina dellaVergine Maria 1040

    CCCXXII A Don Giovanni Monaco delleCelle di Valle Ombrosa 1045

    CCCXXIII Al Priore di Gorgona dellOrdinedella Certosa 1047

    CCCXXIV A Stefano di Corrado Maconi 1048CCCXXV A Frate Tommaso dAntonio

    da Siena 1049CCCXXVI A Frate Guglielmo dInghilterra

    e Frate Antonio da Nizza 1051CCCXXVII A Frate Andrea da Lucca,

    a Frate Baldo, e a Frate Lando 1052CCCXXVIII A Frate Antonio da Nizza 1054CCCXXIX A Stefano di Corrado 1058CCCXXX A Frate Raimondo da Capua 1060CCCXXXI A Don Pietro da Milano 1062CCCXXXII A Pietro di Giovanni, e a Stefano

    di Corrado 1066CCCXXXIII A Frate Raimondo da Capua 1069CCCXXXIV A Bonaventura Cardinale da Padoa 1072CCCXXXV A Don Cristofano Monaco

    di Certosa 1076CCCXXXVI Alla Priora e Monache

    di Santa Agnesa 1084CCCXXXVII A Signori Priori dellArti, e

    Gonfaloniere di Giustizia delPopolo e del Comune di Firenze 1086

    Sommario

    xviiiLetteratura italiana Einaudi

  • CCCXXXVIII A missere Andreasso Cavalcabuoi 1091CCCXXXIX A Signori Priori del Popolo,

    e Comune di Perugia 1094CCCXL A Monna Agnesa da Toscanella 1097CCCXLI Ad Angelo eletto Vescovo

    Castellano 1104CCCXLIL A Don Roberto da Napoli 1108CCCXLIII A Rainaldo da Capua 1111CCCXLIV A Frate Ramondo da Capua 1117CCCXLV Alla Contessa Giovanna di Mileto

    e di Terra Nuova 1124CCCXLVI Ad Urbano VI 1129CCCXLVI Al Conte Alberico da Balbiano

    e altri Caporali 1132CCCXLVIII Alla Reina Giovanna di Napoli 1137CCCXLIX A Signori Banderesi, e quattro

    Buoni Uomini mantenitori dellaRepubblica di Roma 1141

    CCCL Al Re di Francia 1146CCCLI Ad Urbano VI 1152CCCLII A Madonna Lariella Donna di

    Misser Cieccolo Caracciolo 1155CCCLIII A Monna Catella, e Monna Cecia

    vocata Planula, e Monna CatarinaDentice di Napoli 1160

    CCCLIV A Madonna Pentella, maritatain Napoli 1166

    CCCLV A Madonna Orietta Scotta 1173CCCLVI A tre Donne Napoletane 1176CCCLVII Al Re dUngaria 1179

    Sommario

    xixLetteratura italiana Einaudi

  • CCCLVIII A maestro Andrea di Vanni 1185CCCLIX A Leonardo Frescobaldi da Firenze 1189CCCLX A Peronella figliuola di Masello

    Pepe di Napoli 1190CCCLXI A una Donna Napoletana grande

    colla Reina 1194CCCLXII Alla Reina che fu di Napoli 1196CCCLXIII A maestro Andrea di Vanni 1202CCCLXIV Ad Urbano VI 1205CCCLXV A Stefano di Corrado Maconi 1209CCCLXVI A maestro Andrea di Vanni 1212CCCLXVII A Magnifici Signori Difensori

    del Popolo, e Comune di Siena 1216CCCLXVIII A Stefano di Corrado Maconi 1219CCCLXIX A Stefano di Corrado Maconi 1221CCCLXX Ad Urbano VI 1224CCCLXXI Ad Urbano VI 1227CCCLXXII A Messer Carlo della Pace 1231CCCLXXIII A Maestro Raimondo da Capua 1236

    Libro sestoI A don Giovanni monaco nelle celle

    di Valle Umbrosa 1244II A tre donne vedove spirituali di

    Napoli 1247III A frate Antonio da Nizza 1250IV Alla priora et monache del

    monasterio di sancta Agnese 1252V Alla Compagnia della disciplina

    della vergine Maria 1255

    Sommario

    xxLetteratura italiana Einaudi

  • VI A messer Buonaventura da PadovaCardinale 1256

    VII A frate Raimondo da Capova 1257VIII A Neri di Landoccio 1259IX A Misser Bartolomeo della Pace 1263X Sine Titulo 1268XI Sine Titulo 1269XII A Signori Priori dellArti et il Gonfaloniere

    della Giustizia della Citt di Firenze 1272XIII A Francesco di Pipino sarto 1275XIV A Bartolo Usimbardi et Francesco di Pipino 1277XV A Piero Canigiani da Fiorenze 1279XVI Alla Priora et Monache di Santa Agnesa 1283

    Lettere dei discepoli di santa CaterinaI Fra Tommaso Caffarini a S. Caterina 1285II Elisabetta di Baviera a S. Caterina 1289III Il Priore delta Certosa di Gorgona

    a S. Caterina 1291IV LAbbate di Mont Oliveto a S. Caterina 1292V Stefano Maconi a Neri di Landoccio

    Pagliaresi 1293VI Lo stesso al Pagliaresi 1294VII F. S. al Pagliaresi 1296VIII Anonimo al Pagliaresi 1297IX Stefano Maconi al Pagliaresi 1298X Lando di Francesco ai Signori Difensori

    del Popolo a citt di Siena 1300XI Cristoforo Guidini al Pagliaresi 1301XII Stefano Maconi al Pagliaresi 1303

    Sommario

    xxiLetteratura italiana Einaudi

  • XIII Lo stesso al Pagliaresi 1306XIV Lo stesso al Pagliaresi 1311XV Fra Simone al Pagliaresi 1313XVI Fra Bartolommeo Dominici

    al Pagliaresi 1314XVII Nigi di Doccio al Pagliaresi 1316XVIII Gionta di Grazia al Pagliaresi 1317XIX Stefano Maconi al Pagliaresi 1318XX Fra Bartolommeo Domenici a Suor

    Maddalena 1320XXI Stefano Maconi al Pagliaresi 1322XXII Il Priore della Certosa dellIsola di

    Gorgona al Pagliaresi 1325XXIII Stefano Maconi al Pagliaresi 1326XXIV Il medesimo al Pagliaresi 1327XXV Il medesimo al Pagliaresi 1328XXVI Il medesimo a Ser Jacomo sacerdote 1329XXVII Il medesimo al Pagliaresi 1330XXVIII Matteo Restore di S. Maria di

    Misericordia al Pagliaresi 1331XXIX Fr. Tommaso Caffarini al Pagliaresi 1332XXX Il medesimo al Pagliaresi 1333XXXI Il medesimo al Pagliaresi 1334XXXII Stefano Maconi al Pagliaresi 1335XXXIII Il medesimo a Matteo Rettore di

    S. Maria di Misericordia 1336XXXIV Il medesimo al Pagliaresi 1338XXXV Il medesimo al Pagliaresi 1343XXXVI Il medesimo al Pagliaresi 1344XXXVII Fra Tommaso Caffarini al Pagliaresi 1346

    Sommario

    xxiiLetteratura italiana Einaudi

  • XXXVIII Il medesimo al Pagliaresi 1348XXXIX Don Giovanni priore della Certosa

    di Lucca al Pagliaresi 1350XL Fr. Francesco Malavolti al Pagliaresi 1351XLI Fr. Raimondo da Capua al Pagliaresi

    ed a Gabriele Piccolomini 1354XLII Stefano Maconi al Pagliaresi 1355XLIII Fra Tomnnaso Caffarini al Maconi 1356XLIV Il medesimo al Pagliaresi 1358XLV Francesco Montanini a Buonaccorso 1359XLVI Luca di Benvenuto da Monistero

    a Ser Iacomo 1360

    Sommario

    xxiiiLetteratura italiana Einaudi

  • 1Letteratura italiana Einaudi

    LIBRO PRIMO

    IA MONNA LAPA, SUA MADRE

    Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.

    Carissima madre in Cristo dolce Ges. Io Catarina,serva e schiava de servi di Ges Cristo, scrivo a voi nelprezioso sangue suo; con desiderio di vedervi con verocognoscimento di voi medesima, e della bont di Dio invoi; perocch senza questo vero cognoscimento non po-treste participare la vita della Grazia. E per dovete convera e santa sollecitudine studiare di cognoscere, voinon essere, e lesser vostro ricognoscerlo da Dio, e tantidoni e grazie quante avete ricevute da lui, e ricevete tut-to d. A questo modo sarete grata e cognoscente; e ver-rete a vera e santa pazienzia; e non vedrete le picciolecose per le grandi; ma le grandi vi parranno pieciole asostenere per Cristo crocifisso. Non buono il cavalierose non si prova sul campo della battaglia: cos lanimavostra si debbe provare alla battaglia delle molte tribula-zioni; e quando allora si vede fare prova buona di pa-zienzia, e non volta il capo in dietro per impazienziascandalizzandosi di quello che Dio permette, pu gode-re e esultare, e con perfetta allegrezza aspettare la vitadurabile. Perocch s riposata nella croce, e confortasicon le pene e con gli obbrobri di Cristo crocifisso; e ra-gionevolmente pu aspettare leterna visione di Dio; pe-rocch Cristo la promette a loro. Perocch coloro chesono perseguitati e tribolati in questa vita, sono poi sa-ziati e consolati e illuminati nelleterna visione di Dio,gustando pienamente e senza mezzo la dolcezza sua.Eziandio in questa vita comincia a consolare coloro che

  • Caterina da Siena - Le Lettere

    saffadigano per lui. Ma senza il cognoscimento di noi edi Dio, non potremo venire a tanto bene. Adunque viprego quanto so e posso, che vingegniate daverlo, ac-ciocch noi non perdiamo il frutto delle nostre fadighe.Altro non dico. Permanete nella santa e dolce dilezionedi Dio. Ges dolce, Ges amore.

    IIA PRETE ANDREA DE VITRONI

    Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.

    Carissimo fratello e padre per reverenzia del dolcissi-mo sacramento in Cristo dolce Ges. Io Catarina, servae schiava de servi di Ges Cristo, scrivo a voi nel pre-zioso sangue suo; con desiderio di vedervi alluminato divero e perfettissimo lume, acciocch cognosciate la di-gnit nella quale Dio vha posto. Perocch senza lumenon la potreste cognoscere; non cognoscendola, nonrendereste loda e gloria alla somma Bont che ve lhadata, e non notrichereste la fonte della piet per gratitu-dine, ma diseccherestela nellanima vostra, con moltaignoranza, e ingratitudine. Perocch la cosa che non sivede, non si pu cognoscere: non cognoscendola, nonlama; non amandola, non pu esser grata n cognoscen-te al suo Creatore. Adunque ci bisogno il lume. O ca-rissimo fratello, egli ci di tanta necessit, che se lanimail considerasse quanto gli di bisogno, ella eleggerebbeinnanzi la morte, che amare o cercare quella cosa che letoglie questo dolce e dritto lume. E se voi mi diceste(vogliendo fuggirla): qual quella cosa che mel to-glie? io vi risponderei, secondo il mio basso intendi-mento, che solo la nuvola dellamore proprio sensitivo

    2Letteratura italiana Einaudi

  • di noi medesimi quello che cel toglie. Questo un ar-bore di morte, che tiene la radice sua entro la superbia.Onde dalla superbia nasce lamore proprio, e dallamoreproprio la superbia; perch subito che luomo sama dicosifatto amore, presume di s medesimo, e li frutti suoigenerano tutti morte, togliendo la vita della Grazianellanima che li possiede. E li mangia col gusto dellapropria volont; cio, che volontariamente caggia nellacolpa del peccato mortale, che germina lamore proprio.Oh quanto pericoloso! sapete quanto? Che egli privaluomo del cognoscimento di s, onde acquisterebbe lavirt dellumilit; nella quale umilt sta piantato lamoree laffetto dellanima, che ordinata in carit. E privalodel cognoscimento di Dio, dal quale cognoscimento traequesto dolce fuoco della divina carit. Perocch, di suoprincipio gli tolse il lume con che cognosceva: e per sitrova spogliata della carit, perocch non cognobbe.Senza il cognoscimento fatta simile allanimale; sicco-me per lo cognoscere col lume di ragione, luomo diven-ta un angelo terrestre in questa vita. Specialmente i mi-nistri, i quali la somma Bont chiama i cristi suoi, questidebbono essere angeli, e non uomini: e veramente cossono, se non si tolgono questo lume; e dirittamente han-no lofficio dellangelo. Langelo ministra a ognuno indiversi modi, secondo che Dio lha posto; e sono in no-stra guardia dati a noi per la sua bont: cos li sacerdotiposti nel corpo mistico della santa Chiesa a ministrare anoi il sangue e il corpo di Cristo crocifisso, tutto Dio etutto uomo per la natura divina unita colla natura nostraumana, lanima unita nel corpo e il corpo e lanima unitacon la deit, natura divina del Padre eterno. Il quale deeessere ed ministrato da quelli che hanno vero lume,con fuoco dolce di carit, con fame dellonore di Dio esalute dellanime, le quali Dio vha date in guardia, ac-ciocch il lupo infernale non le divori. Questi gusta lifrutti delle virt, che danno vita di grazia, che escono

    Caterina da Siena - Le Lettere

    3Letteratura italiana Einaudi

  • Caterina da Siena - Le Lettere

    dellarbore del vero e perfetto amore. Il contrario, sicco-me ora dicemmo di sopra, fanno quelli che tengono lar-bore dellamore dellanima loro, cio dellamore pro-prio. Tutta la vita loro corrotta, perch corrotta laprincipale radice dellaffetto dellanima. Onde se sonosecolari, essi sono cattivi nello stato loro, commettendole molte ingiustizie, non vivendo come uomini, ma comelanimale che si volge nel loro, vivendo senza veruna ra-gione: cos questi tali non degni desser chiamati uomini,perch si hanno tolta la dignit del lume della ragione;ma animali, che sinvolgono nel loto della immondizia,andando dietro a ogni miseria, secondo che lappetitoloro bestiale li guida. Se egli religioso, o clerico, la vitasua non la guida non tanto come angelo n come uomo,ma come bestia, molto pi miserabilmente che spessevolte non far uno secolare. Oh di quanta ruina e re-prensione saranno degni questi tali! La lingua non sa-rebbe sufficiente a narrarlo: ma bene il prover la tapi-nella anima, quando sar messa alla prova. Preso hannoquesti tali lofficio delle dimonia. Le dimonia, tutto il lo-ro studio ed esercizio di privare lanime di Dio, perconducerli a quello riposo che ha in s medesimo: cosquesti tali si sono privati della buona e santa vita, perchhanno perduto il lume, e vivono tanto scelleratamente.Questo, e voi e gli altri che hanno cognoscimento, pos-sono vedere. Essi sono fatti crudeli a loro medesimi, es-sendosi fatti compagni delle dimonia, abitando con loroinnanzi al tempo. Questa medesima crudelit hannoverso le creature, perch sono privati della dilezione del-la carit del prossimo. Elli non sono guardatori danime,ma divoratori: ch essi medesimi le mettono nelle manidel lupo infernale. O miserabile uomo, quando ti sar ri-chiesto dal sommo giudice ragione, non la potrai rende-re: e non rendendola, tu ne cadi nella morte etemale. Matu non vedi la pena tua, perch tu ti se privato del lume,e non cognosci lo stato nel quale Dio tha posto per sua

    4Letteratura italiana Einaudi

  • bont. Oim, carissimo fratello! egli lha posto come an-gelo, e perch sia angelo, a ministrare il corpo dellumilee immacolato Agnello: e egli dirittamente un dimonioincarnato. Non tiene vita di religioso, ch in s non haveruno ordine di ragione: n vive come clerico, che deb-be vivere umilmente con la sposa del breviario allato,rendendo il debito delle orazioni a ogni creatura che hain s ragione, e la sustanzia temporale a poverelli e inutilit della Chiesa. Anzi vuole vivere come signore, estare in stato e in delizie con grandi adornamenti, conmolte vivande, con enfiata superbia, presumendo di smedesimo. Non pare che si possa saziare: avendo unobeneficio, ne cerca due; avendone due, egli ne cerca tre:e cos non si pu saziare. In scambio del breviario sonomolti sciagurati (cos non fusse egli!), che tengono lefemmine immonde, e larme, come soldati, e il coltello alato, come se si volessero difendere da Dio, con cui han-no fatto la grande guerra. Ma duro gli sar al misero a ri-calcitrare a lui, quando distender la verga della divinagiustizia. Della sostanzia ne nutrica li figliuoli, e quelliche sono dimoni incarnati con lui insieme. Tutto questogli nato dallamore proprio di s, il quale ponemmoche era uno arbore di morte. Li frutti sui menano puzzodi peccati mortali: il quale d la morte nellanima, per-ch ci ha tolta la Grazia, essendo privati del lume. Oraaviamo veduto che sola la nuvola dellamore proprio quella che ce lo toglie. Poich tanto pericoloso; dafuggirlo, e da fare buona guardia, acciocch non entrinellanima nostra: e se egli ci entrato, pigliare il rime-dio.

    Il rimedio questo: che noi stiamo nella cella del co-gnoscimento di noi; cognoscendo, noi per noi non esse-re, e la bont di Dio in noi; ricognoscendo lessere, eogni grazia che posta sopra lessere, da lui. E vedere lidifetti nostri, acciocch veniamo ad odio e dispiacimen-to della sensualit. E con lodio, fuggiremo questo amo-

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    5Letteratura italiana Einaudi

  • Caterina da Siena - Le Lettere

    re proprio; troverenci vestiti del vestimento nuziale delladivina carit, del quale lanima debba esser vestita perandare alle nozze di vita eterna.

    Alluscio della cella porr la guardia del cane della co-scienzia, il quale abbaia subito che sente venire li nimicidelle molte e diverse cogitazioni nel cuore. E non tanto,che abbai a nimici, ma essendo amici, si abbaier ve-nendo alcuna volta li santi e buoni pensieri di voler farealcuna buona operazione: si dester questa dolce guar-dia, la ragione col lume dellintelletto, perch veda seegli da Dio, o no. E per questo modo la citt dellani-ma nostra sta sicura, posta in tanta fortezza, che n di-monio n creatura glie le pu trre. Sempre cresce divirt in virt, infino che giunge alla vita durabile; con-servata e cresciuta la bellezza dellanima sua col lumedella ragione, perch non c stata la nuvola dellamoreproprio: che se lavesse avuta, gi non larebbe conrser-vata. Considerando questo lanima mia, dissi chio desi-deravo di vedervi alluminato di vero e perfetto lume.Adunque voglio che ci destiamo dal sonno della negli-genzia, esercitando la vita nostra in virt del lume; ac-ciocch in questa vita viviamo come angeli terrestri, an-negandoci nel sangue di Cristo crocifisso,nascondendoci nelle piaghe dolcissime sue. Altro non vidico: permanete nella santa e dolce dilezione di Dio.

    Ricevetti la vostra lettera, intesi ci che dice. Sappiateche di me non si pu vedere n contare altro che sommamiseria; ignorante, e di basso intendimento. Ogni altracosa si della somma ed eterna Verit: a lui la riputate, enon a me. Teneramente mi raccomando alle vostre ora-zioni. Ges dolce, Ges amore.

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  • IIIAL PREPOSTO DI CASOLE, E A GIACOMO DI

    MANZI, DI DETTO LUOGO

    Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.

    Carissimi padri e fratelli in Cristo dolce Ges. Io Ca-tarina, serva e schiava dei servi di Ges Cristo, scrivo avoi nel prezioso sangue suo; con desiderio di vedervi se-guitare lagnello svenato per noi in su l legno della san-tissima croce. Il quale fu nostra pace e nostro tramezza-tore: perocch intr in mezzo tra Dio e luomo, e dellagrande guerra fece la grandissima pace; e non ragguardalle nostre iniquitadi; ma ragguardando alla inestimabilebont sua. Voi dunque membri, e schiavi ricomprati dicos prezioso e glorioso sangue, dovete seguitare le vesti-gie sue. Bene vedete che la prima dolce Verit s fattaregola e via. Cosi dice egli: ego sum via, veritas et vita.Egli quella via, che di tanta dolcezza e di tanto lume,che colui che la sguita non cade in tenebre. E noi igno-ranti, miseri miserabili, sempre ci partiamo dalla via del-la luce e andiamo per la via delle tenebre, dove morteperpetua. Onde, carissimi padri e fratelli, io non voglioche facciamo pi cosi; ma voglio che seguitiate la viadellAgnello svenato con tanto fuoco damore come ab-biamo detto, che egli si fece tramezzatore a fare pace traDio e luomo. E per questa dunque la via che io vo-glio che seguitiate; cio tra la parte sensitiva e la ragione,cacciando lodio per lodio, e lamore per lamore. Cioche abbiate odio e dispiacimento del peccato mortale, edelloffesa fatta al nostro creatore, e odiate la parte sen-sitiva, legge perversa che sempre vuole ribellare a Dio; eodio e dispiacimento dellodio che avete col prossimovostro. Perocch lodio del prossimo non altro che dioffesa di Dio; onde pi dobbiamo odiare che noi non

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    7Letteratura italiana Einaudi

  • Caterina da Siena - Le Lettere

    odiamo (perch se ne offende la propria Verit); chnon abbiamo odiare i nemici nostri che ci fanno ingiu-ria, e debbono avere questodio verso di me; per checolui che sta in odio mortale, odia pi s che il suo ne-mico. Onde voi sapete che tanto maggiore lodio,quanto maggiore la cosa che offesa, e per rnaggioreodio ha colui che offeso nella persona, che colui choffeso in parole o in avere: perocch veruna cosa chesia tanto tenuta cara, quanto la vita. E per luomo sar-reca a maggiore ingiuria lessere offeso nella persona, econcepe pi odio. Or pensate dunque voi, che non comparazione dalloffesa ch ad alcuno per la creaturaa quella che si fa esso medesimo. Che comparazione si fadalla cosa finita alla infinita? non veruna. Onde se io so-no offeso nel corpo, e io sto in odio per loffesa che mfatta: sguita che io offendo lanima mia, e accidola tol-lendole la vita della Grazia, e dandole la morte eternale,se la morte gli mena nel tempo dellodio; che non sicu-ro. Adunque io debbo avere maggiore odio di me cheuccido lanima, che infinita (perocch non finisce maiquanto che ad essere; perocch bench finisca a Grazia,non finisce ad essere), che verso di colui, che vi uccide ilcorpo, che cosa finita, perocch o per uno modo o perun altro ha a finire; per chell cosa corruttibile e chenon dura lo verdura sua; ma tanto si conserva e vale,quanto il tesoro dellanima v dentro. Or che egli avedere quando n fuora la pietra preziosa? uno saccopieno di sterco, cibo di morte, e cibo di vermini. Adun-que io non voglio che per questa ingiuria che fattacontra a questo corpo finito, e tanto vile, che voi offen-diate Dio e lanima vostra, che infinita, stando in odioe in rancore. Avete dunque materia di concepire mag-giore odio verso di voi che in verso di loro: e a questomodo caccerete lodio con lodio: perocch con lodio divoi caccerete lodio del prossimo: gitterete un colpo, esatisfarete a Dio e al prossimo: perch levando lodio

    8Letteratura italiana Einaudi

  • dellanima vostra, voi farete pace con Dio, e farete pacecol prossimo.

    Adunque vedete, fratelli carissimi, che a questo modovoi seguirete lAgnello che v via e regola; la quale te-nendo, vi conduce a porto di salute. Questo Agnello fuquello mezzo che in su la croce satisfece alla ingiuria delPadre, e a noi dette la vita della Grazia; e della grandeguerra si fece grandissima pace, solo per questo mezzo.Levasi questo dolce Agnello con odio della colpa com-messa per luomo; e della ingiuria ch fatta al Padre perloffesa fatta; e piglia questa offesa e fanne vendetta so-pra s medesimo, il quale non contrasse mai veleno dipeccato. Tutto questo ha fatto lodio e lamore. Amoredi virt, e odio del peccato mortale. Or dir: a questa re-gola dovete tenere voi. Voi sapete che per li molti pecca-ti mortali siamo in odio e in dispiacere di Dio; fatta laguerra con lui. Ma vero che, poich questo Agnello cidiede il sangue, noi possiamo fare questa pace: onde seogni d cadessimo in guerra, ogni d possiamo fare la pa-ce; ma con modo; ch senza modo non si farebbe mai.Questo il modo a partecipare il sangue di Cristo croci-fisso; di levarsi con odio e con amore, e ponersi per ob-bietto lobbrobrio, le pene e vituperio, e i flagelli e lamorte di Cristo crocifisso; pensando che noi siamo colo-ro che labbiamo morto, e ogni d luccidiamo, peccan-do mortalmente. Perocch non morto per le sue colpe,ma per le nostre. Allora lanima concepir questo perfet-tissimo odio verso la colpa sua, come detto abbiamo; ilquale odio spegner il veleno del peccato mortale. Enon vorr fare vendetta del prossimo; anzi lamer comes medesimo, e cercher pure in che modo egli possapunire le colpe sue. E la ingiuria che gli fatta dallacreatura, non la piglier in quanto fatta da creatura; mapenser che il Creatore permetta quella ingiuria o per lipeccati presenti, o per li peccati suoi passati; onde nonse la recher ad ingiuria, ma pareragli, come egli , che

    Caterina da Siena - Le Lettere

    9Letteratura italiana Einaudi

  • Caterina da Siena - Le Lettere

    Dio gli labbia permesso per grande misericordia, volen-do piuttosto punire li suoi difetti in questo tempo finito,che servargli a punire nel tempo infinito, dove penasenza veruna verecundia.

    Or questo dunque il modo: e pensate che non c al-tra via; ma ogni altra via ci conduce a morte, eccetto chequesta. In questa via di Cristo dolce Ges non ci pustare morte (ma tolleci la morte), non fame (perocch ciha perfetta saziet); perocch egli c Dio e uomo. Egli via sicura; che non teme de nemici, e non teme dimonian uomini: ma quelli che vanno per essa sono fermi e di-cono col dolce innamorato di Paolo: se Dio per noi,chi sar contra noi? E voi sapete bene che se voi non se-te contra a voi medesimi stando nelle miserie de peccatimortali, che Dio non sar mai contra voi; ma sempre vitorr in s con misericordia e con benignit. Per lamoredunque di Cristo crocifisso, non ischifate pi la via, nfuggite la regola che n data per lo vostro capo Cristocrocefisso, dolce e buono Ges; ma levatevi su virilmen-te e non aspettate il tempo, per che il tempo non aspet-ta voi. Perocch noi siamo pur mortali; dobbiamo mori-re, non sappiamo quando. vero che senza la guida nonpotreste andare: e per la guida questa: odio e amore,siccome dicemmo. Perocch con lodio e con lamoreCristo satisfece e pun le nostre iniquitadi sopra di s.Ors dunque, virilmente! E non dormite pi nel lettodella morte; ma cacciate lodio con lodio e lamore conlamore. Perocch con lamore di Dio, il quale sete tenu-ti e obbligati damare per dovere e per comandamento;e con amore della salute dellanima vostra (la quale stain stato di dannazione, stando in odio col prossimo suo);con esso amore, dico che caccerete lamore sensitivo, ilquale d sempre pena e morte e tribulazione a colui chel seguita, e in questa vita gusta larra dello inferno. Ornon questa una grande ciechit e oscurit a vedere,che, potendo in questa vita gustare vita eterna, comin-

    10Letteratura italiana Einaudi

  • ciando labitazione in questa vita, conversando per affet-to e amore con Dio, egli si voglia fare degno dello infer-no, cominciando per odio e per rancore la conversazio-ne con le dimonia? Non creatura che potesseimaginare quanta questa stoltizia di questi cotali. Nonsi potrebbe fare vendetta.... E non pare che voglianoaspettare il sommo giudice che lor d la sentenzia nellacompagnia delle dimonia, perocch essi medesimi se ladnno: e prima che essi abbiano separata lanima dalcorpo, la pigliano in questa vita, mentre che sono vian-danti e peregrini, vedendosi correre come il vento versoil termine della morte, e non se ne curano: onde comepazzi e frenetici fanno. Oim, oim, aprite locchio delcognoscimento e non aspettate la forza e la potenzia delsommo giudice. Ch altro il giudice umano e altro ilgiudice divino. Dinanzi a lui non si pu appellare, navere avvocati n procuratori; perocch il giudice veroha fatto suo avvocato la coscienzia che s medesima inquella estremit condanna, giudica s essere degna dellamorte. Or giudichianci in questa vita, per lamore diCristo crocifisso. Giudicando noi peccatori, e confes-sando davere offeso Dio, dimandiamo misericordia alui, ed egli ce la far, non volendo noi giudicare n farevendetta del prossimo nostro. Perocch, quella miseri-cordia che io voglio per me, mi conviene donare ad al-trui. Facendo cos, gusterete Dio in verit, permarretenella via sicura, e sarete veri tramezzatori tra voi e Dio; enellultimo riceverete leterna visione di Dio. E perconsiderando me e avendo compassione allanime vo-stre, non volendo che stiate pi in tante tenebre, mi sonmossa a invitarvi a queste dolci e gloriose nozze. Peroc-ch non sete creati n fatti per altro fine. E perch mipare che la via della verit sia chiusa in voi, per lodioche avete, e quella della bugia e del dimonio padre dellebugie sia molto larga e aperta in voi; voglio che al tuttoesciate di questa via tenebrosa, facendo pace con Dio e

    Caterina da Siena - Le Lettere

    11Letteratura italiana Einaudi

  • Caterina da Siena - Le Lettere

    col prossimo vostro, e riduciatevi nella via che vi d vita.E di questo vi prego dalla parte di Cristo crocifisso, chenon mi deneghiate questa grazia. Non vi voglio gravaredi parole. Permanete nella santa e dolce dilezione diDio. Ges dolce, Ges amore.

    IVAD UN MONACO DELLA CERTOSA ESSENDO

    IN CARCERE

    Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.

    A voi, dilettissimo e carissimo fratello in Cristo Ges,io Catarina, serva e schiava de servi di Dio, scrivo, econfortovi nel prezioso sangue del Figliuolo suo; condesiderio di vedere il cuore e lanima vostra unito e tra-sformato nel consumato amore del Figliuolo di Dio. Pe-rocch senza questo vero amore non possiamo avere lavita della Grazia, n portare i pesi con buona e perfettapazienzia. E questa vera carit non veggo, carissimo fra-tello, che possiamo avere, se lanima non ragguarda loinestimabile amore che Dio ha avuto a lui; e singolar-mente vederlo svenato in sul legno della santissima cro-ce, dove solo lamore lha tenuto confitto e chiavellato.Dicovi, carissimo fratello, che non sar veruna amaritu-dine che non diventi dolce, n si gran peso che non di-venti leggiero. Ho inteso la molta fadiga e tribulazioni,le quali voi avete; cio reputiamo noi, che siano tribu-lazoni, ma se noi apriremo locchio del cognoscimentodi noi medesimi, e della bont di Dio, ci paranno grandiconsolazioni. Del cognoscimento di noi, dico; cio, chenoi vediamo, noi non essere; e come siamo sempre statioperatori dogni peccato e iniquit. Perocch quando

    12Letteratura italiana Einaudi

  • lanima ragguarda s avere offeso il suo Creatore, som-mo ed eterno bene, cresce in uno odio di s medesima,intanto che ne vuole fare vendetta e giustizia; ed con-tenta di sostenere ogni pena e fadiga per satisfare allof-fesa che ha fatta al suo Creatore. Onde, grandissima gra-zia reputa che Dio gli abbia fatta, che egli il punisca inquesta vita, e non abbia riservato a punire nellaltra, do-ve sono pene infinite. O carissimo fratello in Cristo Ge-s, se noi consideriamo la grande utilit a sostenere pe-ne in questa vita, mentre che siamo peregrini, chesempre corriamo verso il termine della morte, non lefuggiremo. Egli ora ne segue molti beni dallo stare tri-bolato. Luno si , che si conforma con Cristo crocifissonelle pene e obbrobri suoi. Or che pu avere maggioretesoro lanima che essere vestita dagli obbrobri e penesue? Laltro si , che egli punisce lanima sua, scontandoi peccati e i difetti suoi, fa crescere la grazia, e porta il te-soro nella vita durabile, per le sue fadighe, che Dio glid, volendola remunerare delle pene e fadighe sue.

    Non temete, carissimo fratello mio, perch vedeste ovediate che il dimonio, per impedire la pace e la pazien-zia del cuore e dellanima vostra, mandi tedi e tenebrenellanima vostra, mettendovi le molte cogitazioni epensieri. Ed eziandio parr che l corpo vostro voglia es-sere ribello allo spirito. Alcuna volta, ancora, lo spiritodella bestemmia vorr contaminare il cuore in altre di-verse battaglie; non perch creda che lanima caggia inquelle tentazioni e battaglie, perocch gi sa che egli hadeliberato deleggere la morte innanzi che offendereDio mortalmente con la volont sua; ma fllo per farlovenire a tanta tristizia, parendogli offendere col dovenon offende che lasser ogni esercizio. Ma non voglioche facciate cosi; perocch non debba lanima mai veni-re a tristizia per neuna battaglia che abbia, n lassaremai veruno esercizio, o officio, o altra cosa. E se non do-vesse fare altro, almeno stare dinanzi alla croce, e dire:

    Caterina da Siena - Le Lettere

    13Letteratura italiana Einaudi

  • Caterina da Siena - Le Lettere

    Ges, Ges! Io mi confido in domino nostro Jesu Chri-sto. Sapete bene: perch vengano le cogitazioni, e la vo-lont non consente, anco vorrebbe innanzi morire, non peccato: ma solo la volont quella cosa che offende.Adunque vi confortate nella santa e buona volont, enon curate le cogitazioni: e pensate, che la bont di Diopermette alle dimonia che molestino lanima vostra perfarci umiliare e ricognoscere la sua bont, e ricorreredentro a lui nelle dolcissime piaghe sue, come il fanciul-lo ricorre alla madre. Perocch noi benignamente sare-mo ricevuti dalla dolce madre della Carit. Pensate cheegli non vuole la morte del peccatore; ma vuole che siconverta e viva. tanto smisurato amore, che l muove adare le tribolazioni, e permettere le tentazioni quanto leconsolazioni; perocch la sua volont non vuole altroche la nostra santificazione. E per darci la nostra santifi-cazione, di s medesimo a tanta pena, e allobbrobriosamorte della santissima croce. Permanete dunque nellepiaghe dolci di Ges Cristo, e nella santa dilezione diDio. Ges dolce, Ges amore.

    VA MISSER FRANCESCO DI MONTALCINO

    DOTTORE IN LEGGE CIVILE

    Al nome di Ges Cristo crocifisso, e di Maria dolce.

    Dilettissimo fratello in Cristo dolce Ges. Io Catari-na, serva e schiava de servi di Ges Cristo, scrivo a voinel prezioso sangue suo; con desiderio di vedervi fonda-to nella vera e santa pazienzia; considerando me, chesenza la pazienzia non potremmo piacere a Dio, ancogustaremmo larra dellinferno in questa vita.

    14Letteratura italiana Einaudi

  • Oh quanto sarebbe semplice luomo che voglia gustarlinferno col dove pu aver vita eterna! Che se io consi-dero bene, in vita eterna non altro che una volont pa-cifica, accordata e sottoposta alla volont dolce di Dio:che non possono desiderare n volere se non che quellochesso Dio vuole; e ogni diletto che hanno i veri gusta-tori, fondato sopra questa volont pacifica. Cos per locontrario coloro che sono nellinferno, li arde e li consu-ma la mala volont perversa, nella quale volont ricevo-no crudeli tormenti, con impazienzia, odio, e rancore;con essi si rodono e si contristano. E di tutto questo si fadegna la ignoranzia e cecit delluomo: che se fosse statosavio in questa vita, mentre chegli era nel tempo dellaGrazia, cio che era atto a ricevere la Grazia, se egliavesse voluto, avrebbe schifata questa cecit e ignoran-zia. O fratello carissimo, accordatevi con li veri gustato-ri, che in questa vita cominciano a gustare Dio facendouna volont con lui. Perocch in altro non sta la penanostra, se non in volere quello che non si pu avere. Sela volont ama onore, ricchezze, delizie e stati, o sanitdi corpo; se le vuole e desidera con disordinato affetto,ed egli non le pu avere, ma spesse volte perde di quellechegli ha; nha pena grandissima, perch s ama troppodisordinatamente. Sicch la volont quella che gli dpena: ma tolletemi via la volont propria, e sar toltaogni pena.

    In che modo ce la potremo tollere? Che noi ci spo-gliamo di questo uomo vecchio di noi medesimi, e ve-stianci delluomo nuovo delleterna volont del Verbo,Dio e uomo. E se voi cercate che vuole questa dolce vo-lont, dimandatene a Paolo, che dice, che non vuole al-tro che la nostra santificazione. E ci chegli ci d o per-mette a noi, o pena o infermit, per qualunque modoelle siano, egli le d e permette con grande misterio pernostra santificazione e necessit della salute nostra.

    Adunque non dobbiamo essere impazienti di quello

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    15Letteratura italiana Einaudi

  • Caterina da Siena - Le Lettere

    che nostro bene: ma con uno grande ringraziamento, ereputandoci indegni di tanta grazia quanta a sostenerpena per Cristo crocifisso; cio reputarci indegni delfrutto che seguita dopo la fadiga, facendoci degni dellafadiga per dispiacimento e odio di noi medesimi, e diquesta parte sensitiva che ha ribellato e offeso il suoCreatore. E se noi dicessimo: questa sensualit non pa-re che si voglia accordare a portarle; poniamo il frenocon una santa e dolce memoria di Cristo crocifisso, lu-singandola e minacciandola dicendo: porta oggi, animamia. Forse che domane sar terminata la vita tua. Pensache tu debbi morire, e non sai quando. E se noi rag-guardiamo bene, tanta grande la fadiga, quanto ltempo; e l tempo delluomo quanto una punta daco,e pi no. Adunque come diremo che veruna fadiga siagrande? Non da dirlo: chella non . E se questa pas-sione sensitiva volesse pure alzare il capo, metti a lei il ti-more e lamore addosso, dicendoli: guarda, che il frut-to dellimpazienzia la pena eternale; e nellultimo ddel giudicio sosterrai pena con meco insieme. Meglio tdunque a volere quello che Dio vuole, amando quellochegli ama, che a volere quello che vogli tu, amare temedesimo damore sensitivo. Virilmente io voglio che tuporti, pensando che non sono condegne le passioni diquesta vita a quella futura gloria che Dio ha apparec-chiata a coloro che il temono, e che si vestono della dol-ce volont sua.

    Poi pensate, dolce fratello e padre, che quando lani-ma s ha tenuto cos bene a ragione, ed ella apre locchiodel cognoscimento, e vede, s non essere, perch ogniessere che ha, procede da Dio. Truova la sua inestimabi-le carit, che per amore, e non per debito, lha creataallimmagine e similitudine sua, perch ella goda e par-tecipi la somma eterna bellezza di Dio, che per altro finenon lha creata. Questo ci mostra la prima eterna Verit;che egli non cre luomo per altro fine.

    16Letteratura italiana Einaudi

  • Quando in sul legno della santissima croce mor perrenderci quel fine il quale avevamo perduto, sven edaperse il corpo suo, che da ogni parte versava abbon-danza di sangue, con tanto fuoco damore, che ogni du-rezza di cuore si dovrebbe dissolvere, ogni impazienzialevare, e venire a perfetta pazienzia. Non veruna cosas amara, che nel sangue dellAgnello non diventi dolce;n si grande peso, che non diventi leggero.

    Or non dormiamo pi: ma questo punto del tempo,che c rimaso, corretelo virilmente, attaccandovi algonfalone della santissima croce con buona e santa pa-zienzia; pensando che il tempo poco, e la fadiga qua-si non covelle; e l prezzo e l frutto grande. Non voglioche schifiate il gran bene per piccola fadiga: ch per do-lersi e lagnarsi non si sollevano le fadighe; anco si rad-doppia la fadiga sopra fadiga; perch io pongo la vo-lont in volere quello che io non posso avere.

    Vestitevi, vestitevi di Cristo dolce Ges; che s fortevestimento, che non dimonia n creatura vel pu tollere,se voi non volete. Egli somma eterna dolcezza, che dis-solve ogni amaritudine. In lui si gusta ogni dolcezza; inlui singrassa e sazia lanima per s fatto modo che ognicosa, fuore di Dio, reputa sterco e loto. Dilettasi delliobbrobri, delli strazi e villanie; e non vuole altro, checonformarsi con Cristo crocifisso. Ine ha posto laffetto,e ogni sua sollecitudine: e tanto gode, quanto si vede inpene; perocch vede che quella la via dritta. Veruna al-tra che faccia tanto conformare con Cristo crocifisso,quanto la via delle dolci pene.

    Voglio che mi siate un cavaliero virile, che per Cristocrocifisso none schifiate il colpo della infirmit. Pensatequanto la grazia divina, che nel tempo della infirmitpone freno a molti vizi e difetti, i quali si commettereb-bero avendo la sanit; e sconta e purga i peccati com-messi, e quali meritano pena infinita: e Dio per la suamisericordia li punisce con pena finita. Ors, virilmente,

    Caterina da Siena - Le Lettere

    17Letteratura italiana Einaudi

  • Caterina da Siena - Le Lettere

    per lamore di Cristo crocifisso. Conficcatevi in crocecon Cristo crocifisso, dilettatevi nelle piaghe di Cristocrocifisso. Permanete nella santa e dolce dilezione diDio. Ges dolce, Ges amore.

    VIA MONNA LAPA, SUA MADRE

    Al nome di Ges Cristo crocifisso, e di Maria dolce.

    Carissima madre in Cristo Ges. Io Catarina, serva eschiava de servi di Ges Cristo, scrivo a voi nel preziososangue suo; con desiderio di vedervi vera serva di Cristocrocifisso; fondata in vera pazienzia: perocch senza lapazienzia non possiamo piacere a Dio. Nella pazienziamostriamo il desiderio dellonore di Dio e della salutedellanime. E ancora dimostra che lanima conformatae vestita della dolce volont di Dio; perocch dogni co-sa gode, ed contenta di ci che le avviene; onde, lacreatura, essendo vestita di cos dolce vestimento, hasempre pace, ed contenta di sostenere pena per gloriae loda del nome di Dio. E dona s e i figliuoli, e tutte lecose sue, e la vita per onore di Dio. Or cos voglio chefacciate voi, carissima madre; cio, che tutta la vostravolont, e me indegna miserabile vostra figliola, offeria-te al servizio e onore di Dio, e salute dellanime, con ve-ra e buona pazienzia; notricandovi del frutto della san-tissima croce col dolce innamorato e umile Agnelllo. E aquesto modo neuna cosa vi parr fadiga. Spogliatevi delproprio amore sensitivo; perocch egli tempo di darelonore a Dio e la fadiga al prossimo. Essendo spogliatadel proprio amore, anderete con diletto, e non con fadi-

    18Letteratura italiana Einaudi

  • ga. Non dico di pi. Permanete nella santa e dolce dile-zione di Dio. Ges dolce, Ges amore.

    VIIAL CARDINAL PIETRO DOSTIA

    Al nome di Ges Cristo crocifisso, e di Maria dolce.

    Carissimo e reverendo padre in Cristo dolce Ges. IoCatarina, serva e schiava de servi di Ges Cristo, scrivoa voi nel prezioso sangue suo; con desiderio di vedervilegato nel legame della carit siccome sete fatto Legatoin Italia, secondo che ho inteso; della quale cosa ho mol-to singolare letizia; considerando me, che voi per quellone potrete fare assai lonore di Dio, e il bene della santaChiesa. Ma pur per questo legame, senza altro legame,non fareste questa utilit: e per vi dissi che io desidera-vo di vedervi legato nel legame della carit; perocch voisapete che nessuna utilit di grazia n a noi n al prossi-mo possiamo fare senza carit. La carit quello dolce esanto legame, che lega lanima col suo creatore: ella legaDio nelluomo, e luomo in Dio. Questa carit inestima-bile tenne confitto e chiavellato Dio-e-uomo in sul legnodella santissima croce; costei accorda i discordi; questaunisce li separati; ellarricchisce coloro che sono poveridella virt, perocch d vita a tutte le virt: ella dona pa-ce, e tolle guerra; dona pazienzia, fortezza e lunga perse-veranzia in ogni buona e santa operazione; e non si stan-ca mai, e non si tolle mai dellamore di Dio e delprossimo suo, n per pena n per strazio n per ingiurian per scherni n per villania. Ella non si muove per im-pazienzia n a delizie n a piacimenti che il mondo glipotesse dare con tutte le lusinghe sue. Chi lha, perse-

    Caterina da Siena - Le Lettere

    19Letteratura italiana Einaudi

  • Caterina da Siena - Le Lettere

    verante e giammai non si muove, perocch egli fonda-to sopra la viva pietra Cristo dolce Ges; cio, che haimparato da lui ad amare il suo creatore; seguitando levestigie sue. In lui ha letta la regola e la dottrina, che gliconviene tenere; perocch egli via, verit e vita: ondechi legge in lui, che libro di vita, tiene per la via dritta,e attende solo allonore di Dio, e alla salute del prossimosuo. Cos fece esso Cristo dolce Ges, e non ritrassequesto amore dallonore del Padre e dalla salute nostra,n per pena n per tormenti, n per lusinghe che gli fus-sero fatte, n per ingratitudine nostra: ma persever infi-no allultimo, che egli ha compito questo desiderio, ecompito la operazione che gli fu messa in mano dal Pa-dre, cio di ricomprare lumana generazione; e cosadempi lonore del Padre e la salute nostra. Or in que-sto legame e amore voglio che seguitiate, imparandodalla prima e dolce Verit, il quale vha fatta la via, chevi d vita, e e havi data la forma e la regola, e insegnatavha la dottrina della verit. Voi dunque, come vero fi-gliuolo e servo ricomprato dal sangue di Cristo crocifis-so, voglio che seguitiate le vestigie sue, con un cuore vi-rile e con sollecitudine pronta; non straccandovi mai nper pena n per diletto: ma perseverare insino al fine inquesta e in ogni altra operazione che voi pigliate a fareper Cristo crocifisso. Attendete a stirpare le iniquitadi ele miserie del mondo, de molti difetti che si commetto-no; li quali tornano in vituperio del nome di Dio. E pervoi, come affamato dellonore suo e della salute delprossimo, adoperate ci che voi potete per rimediare atanta iniquit. Son certa che essendo voi nel legame dol-ce della carit, voi userete la legazione vostra, la qualeavete ricevuta dal vicario di Cristo, per lo modo che det-to ; ma senza il primo legame della carit, questo nonpotete usare, n farlo per quello modo che dovete. Eper vi prego che vi studiate davere in voi questo amo-re. E legatevi con Cristo crocifisso, e con vere e real

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  • virt seguitate le sue vestigie; e col prossimo vi legateper fatto damore.

    Ma io voglio che noi pensiamo, carissimo padre, chese lanimo nostro non spogliato dogni amore proprioe piacere d s e del mondo, non pu mai pervenire aquesto vero e perfetto amore e legame di carit. Peroc-ch contrario luno amore allaltro: e tanto contrario,che lamore proprio ti separa da Dio e dal prossimo; equello ti unisce: questo ti d morte, e quello vita: questotenebre, e quello lume: questo guerra, e quello pace:questo ti stringe il cuore, che non vi capi n tu n lprossimo; e la divina carit il dilarga, ricevendo in samici e nemici, e ogni creatura che ha in s ragione; pe-rocch s vestito dellaffetto di Cristo, o per sguitalui. Lamore proprio miserabile, e partesi dalla giusti-zia, e commette le ingiustizie, e ha uno timore servile,che non gli lassa fare giustamente quello che debbe, oper lusinghe o per timore di non perdere lo stato suo.Questa quella perversa servitudine e timore che con-dusse Pilato ad uccidere Cristo. Onde questi cotali nonfanno giustizia, ma ingiustizia; e non vivono giustamenten virtuosamente e con affetto di divino amore, ma in-giustamente e viziosamente con amore proprio tenebro-so. Questo cotale, dunque, amore voglio che sia al tuttotolto da voi, e siate fondato in vera e perfetta carit,amando Dio per Dio, in quanto egli degno dessereamato, perch somma ed eterna Bont, e amando voiper lui, e il prossimo per lui, e non per rispetto di pro-pria utilit. Or cosi voglio, padre mio, Legato del nostrosignore lo Papa, che voi siate legato nel legame della ve-ra e ardentissima carit; e questo desidera lanima mia divedere in voi. Altro non dico. Confortatevi in Cristo dol-ce Ges; e siate sollecito, e non negligente, in quello cheavete a fare: e a questo mavvedr se voi sarete legato, ese avete fame di vedere levato il gonfalone della santissi-

    Caterina da Siena - Le Lettere

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  • Caterina da Siena - Le Lettere

    ma croce. Permanete nella santa e dolce dilezione dDio. Ges dolce, Ges amore.

    VIIIA FRATE GIUSTO, PRIORE IN MONTOLIVETO

    Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.

    Carissimo Padre in Cristo dolce Ges. Io Catarina,serva e schiava de servi di Ges Cristo, scrivo a voi nelprezioso sangue suo; con desiderio di vedervi mangiato-re e gustatore dellanime, imparando dalla prima dolceVerit che per fame e sete che aveva dansietato deside-rio della salute nostra, gridava in sul legno della santissi-ma croce, quando disse Sitio. Quasi dica: Io ho pi setee desiderio della salute vostra, che con questa pena fini-ta mostrare non vi posso. Perch la pena della sete delsanto desiderio infinita, e la pena sua finita: sicch cidimostra la sete chegli ha dellumana generazione, po-niamo che anco corporalmente fusse afflitto di sete. Odolce e buono Ges, insiememente manifesti la sete, edimandi che ti sia dato bere. E quando che dimandibere allanima? allora quando ci mostri laffetto e la ca-rit tua, Signor mio. Vedete bene, carissimo padre, cheil sangue ci manifesta lamore ineffabile; che per amoreha donato il sangue, e con esso amore ci chiede bere.Cio che colui che ama, richiede dessere amato e servi-to. Cosa convenevole , che colui che ama sia amato. Al-lora d bere lanima al suo creatore, quando gli rendeamore per amore. Ma non gli pu rendere per servizioche possa fare a lui, ma col mezzo del prossimo: e persi volge lanima con tanta sollecitudine a servire al pros-simo suo in quel servizio che vede che pi piace a Dio; e

    22Letteratura italiana Einaudi

  • in quello si esercita. E sopra tutti quanti gli altri serviziche piacciono al nostro Salvatore, si di trarre lanimedelle mani del dimonio, trarle dello stato del secolo, del-la bocca delle vanit del mondo, e reducerle allo statosanto della religione. E non tanto che sia da lassarli efuggirli, quando con tanto desiderio vengono; ma gli da mettersi alla morte del corpo per potergli ritrarre. Equesto quello santo beveraggio il quale chiede il Fi-gliuolo di Dio su la Croce. E non doviamo essere negli-genti a dargli, ma solleciti; poi ch vedete bene che perquesta sete muore. E non doviamo fare come fecero iGiudei che gli dierono aceto e fiele. Allora riceve aceto efiele da noi, quando noi stiamo in uno amore propriosensitivo, una negligenzia radicata in uno parere e piace-re del mondo, con poca vigilia e orazione, con poca fa-me dellonore di Dio e della salute dellanime. Veramen-te questo uno aceto e uno fiele mescolato con grandeamaritudine: della quale amaritudine suo il dispiacere;perch gli dispiace; e a noi torna lamaritudine e l dan-no. Che adunque ci bisogno di fargli a non dargli que-sto bere? non ci bisogno altro che lamore: e lamorenon si pu avere se non dallamore. E col lume si levalamore a tirare a s lamore: cio che levando locchiodellintelletto nostro con affetto e desiderio, ponsinellobietto di Cristo crocifisso, il quale obietto ci hamanifestata la volont e lamore del Padre eterno, colquale ci cre, solo per questo fine, perch avessimo vitaeterna. Il Sangue del Verbo dellunigenito Figliuol diDio ci manifesta questo amore, il fine per lo quale fum-mo creati. Allora laffetto nostro avendo aperto locchiodellintelletto nellaffetto di Cristo crocifisso trae a slamore; e trovasi amare quello che Dio ama, e odiarequello chEgli odia. E perch il peccato fuora di Dio,lha in tanto odio e dispiacere, che non tanto che si dilet-ti desso peccato, ma egli darebbe mille vite corporali, se

    Caterina da Siena - Le Lettere

    23Letteratura italiana Einaudi

  • Caterina da Siena - Le Lettere

    tante ne avesse, per campare lanime del peccato morta-le.

    Datemegli bere, carissimo padre: che vedete conquanto amore ve ne chiede. Crescetemi uno desideriosanto e buono verso questo grazioso cibo. E non miratemai per veruna dignit, n per bassezza, n per grandez-za; n per esser legittimi, n illegittimi: ch il Figliuolo diDio, le cui vestigie ci conviene seguitare, non schif nschifa ma persona per veruno stato n altra generazio-ne, n giusti n peccatori; ma agguagliatamente ognicreatura che ha in s ragione, riceve con amore, purchs voglia levare dal fradiciume del peccato mortale, dallavanit del secolo, e tornare alla Grazia. Questa quelladottrina che data da lui. E poniamoch la sia data atutti, molto maggiormente data a voi e agli altri gover-natori e ministri dellOrdine. Ch quando delle buonepiante vi vengono alle mani e vengono con fame e desi-derio dellOrdine, e per amore della virt escono del se-colo e corrono al giogo dellobbedienzia; non da fug-girle, n da schivarle per veruna cosa. E siano nati comesi voglia; ch non spregia Dio lanima d colui che con-ceputo in peccato mortale, pi che di quello che con-ceputo nellatto del sacramento del Matrimono. Egli accettatore de santi e buoni desiderii, il Dio nostro. Eper io vi prego e voglio che questa pianta novella, laquale il priore v mand, chiedendo che fosse ricevutaallordine, voi il riceviate caritativamente: ch egli hauna santa e buona volont; e la condizione naturale an-co buona: e ha posto per amore laffetto alla religione, esingolarmente lo Spirito Santo il chiama allOrdine vo-stro. Non dovete, e io so che non volete, far resistenziaallo Spirito Santo. Meravigliomi molto che la rispostavenne del no; e honne avuta grande ammirazione. Forseche fu difetto di chi fece lambasciata, che non seppeforse meglio fare: non che egli adoperasse altro che be-ne; ma non seppe pi. Ora vi prego per lamore di Cri-

    24Letteratura italiana Einaudi

  • sto crocifisso che voi al tutto vi disponiate a riceverlo;che sar onore di Dio e dellOrdine. E non mel lassate,perocch gli un buono giovine; e se non fusse buono,io non vel manderei. E questo vi domando per grazia; eper debito il dovete fare secondo lordine della carit. Achi viene a voi a chiedervi bene, non ne siate scarso: da-tenegli. A questo mi avvedr se sarete in su la croce, cioa dare bere allassetato che vi chiede bere: che per altravia non veggo che potiamo essere piacevoli a Dio. Eper dissi chio desideravo di vedervi affamato gustatoree mangiatore del cibo dellanime per lonore di Dio. Al-tro non dico. Permanete nella santa e dolce dilezione diDio.

    Ges dolce, Ges amore.

    IXA UNA DONNA CHE NON SI NOMINA

    Al nome di Ges Cristo Crocifisso e di Maria dolce.

    Carissima suoro in Cristo dolce Ges. Io Catarina,serva schiava de servi di Ges Cristo, scrivo a voi nelprezioso sangue suo; con desiderio di vedervi alluminatadella verit di Dio, perocch in altro modo non potrestipartecipare la vita della Grazia in questo mondo; sarestiin continua amaritudine; e nellultimo riceveresti leter-na dannazione. Perch essendo privata del lume, viscandalizzeresti in tutti e suoi misteri, giudicando quel-lo che vi d per amore, in odio, e quello che vi dasse pervita, in morte. E che verit dobbiamo cognoscere, caris-sima suoro? Dobbiamo vedere che Dio sommamente ciama, e per amore si mosse a crearci alla sua imagine e si-militudine, per darci a godere leterna sua visione. Chi ci

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  • Caterina da Siena - Le Lettere

    manifesta questa verit, e questo amore? Il sanguedellumile e immacolato Agnello. Ch essendo noi priva-ti, per lo peccato di Adamo, della visione di Dio e sban-diti di vita eterna, fu mandato questo dolce e amorosoVerbo dal Padre a sostenere morte per darci la vita, e alavare le colpe nostre col suo prezioso sangue; ed eglicome innamorato corse alla obbrobriosa morte dellacroce per compire lobbedienza del Padre e la salute no-stra. Non ci nascosta questa verit; il sangue ce la ma-nifesta. Che se Dio non ci avesse creati per lo fine chedetto , e non ci amasse inestimabilmente, gi non ciavrebbe dato siffatto ricompratore. Lanima dunque, al-luminata di questa verit, subito riceve nellocchiodellintelletto suo il lume della santissima fede, tenendodi certo che ci che Dio d e permette in questa vita allasua creatura, il d per amore, e perch sadempia questaverit in noi. Onde subito fatta paziente, che di neunacosa si turba; ma rimane contenta di ci che gli per-messo dalla divina bont, portando con vera e santa pa-zienzia, infirmit, privazione di ricchezze, di stato, di pa-renti e di amici. E non tanto che con pazienzia le porti,ma ella lha in debita riverenzia, come cosa mandata a leidal suo Creatore dolce, per amore e per sua santificazio-ne. E chi quello matto e stolto, che del suo bene si pos-sa turbare? solo chi privato del lume, perch non co-gnosce la verit, n il suo bene.

    Voglio adunque, carissima suoro, che apriate locchiodellintelletto vostro, svellendo e disbarbicandone ogniradice damore proprio e tenerezza di voi; acci che pos-siate cognoscere questa verit, e che vediate, che Dio sommo medico, e fa e pu e vuole darci le nostre neces-sit, e la medicina che ci hisogna alla nostra infirmit; sche con una dolce, santa e reale pazienzia portiate la me-dicina che egli ci ha data per singolare amore che egli viporta. A questo vinvito, dolcissima suoro, acci che perimpazienzia non perdiate il frutto delle vostre fadighe,

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  • ma in questa vita siate in perfetta pace e tranquillit, ac-cordata con la dolce volont di Dio; e di neuna cosa viturbiate, se non solo delloffese che sono fatte a lui e deldanno dellanime. Facendo cos dimostrerete desserealluminata della verit, e nellultimo riceverete infinitofrutto delle vostre fadighe.

    Fuvvi avuto compassione del caso avvenuto; ma se vivedr accordata colla volont di Dio, e trarne quello chedovete, me ne goder con voi insieme. Altro non vi dico.Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Gesdolce, Ges amore.

    XA BENINCASA DI IACOMO FRATELLO SUO

    CARNALE

    Al nome di Ges Cristo crocifisso, e di Maria dolce.

    Carissimo fratello in Cristo dolce Ges. lo Catarina,serva e schiava de servi di Ges Cristo, scrivo a voi nelprezioso sangue suo; con desiderio di vedervi bagnato eannegato nel detto sangue, il quale vi far forte a portarecon vera pazienzia ogni fadiga e tribolazione, da qualun-que lato elle vengano. Faravvi perseverante, che infinoalla morte sosterrete con vera umilt; perch in esso san-gue sar illuminato locchio dellintelletto vostro dallaverit. Ci , che Dio non vuole altro che la nostra santi-ficazione, perch ineffabilmente ci ama; che se non ciavesse molto amati, non avrebbe per noi pagato siffattoprezzo. State, dunque, state contento in ogni tempo, inogni luogo; perch tutti vi sono conceduti dallo eternoAmore. Per amore godetevi nelle tribolazioni; e reputa-tevene indegno, che Dio vi mandi per la via del suo Fi-

    Caterina da Siena - Le Lettere

    27Letteratura italiana Einaudi

  • Caterina da Siena - Le Lettere

    gliuolo; e in ogni cosa rendete gloria e loda al suo nome.Confortatevi in Cristo dolce Ges. Altro non vi dico.Permanete nella santa e dolce dilezioue di Dio. Gesdolce, Ges amore.

    XIA PIETRO CARDINAL DOSTIA

    Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.

    Carissimo e reverendissimo Padre in Cristo dolce Ge-s. Io Catarina, serva e schiava de servi di Ges Cristo,scrivo avoi nel prezioso sangue suo; con desiderio di ve-dervi uomo virile e non timoroso, acciocch virilmenteserviate alla Sposa di Cristo, adoperando per onore diDio spiritualmente e temporalmente, secondo che neltempo doggi questa dolce Sposa ha bisogno. Son certache se locchio dellintelletto vostro si lever a vedere lasua necessit, voi il farete sollecitamente e senza alcunotimore o negligenzia. Lanima che teme di timore servi-le, neuna sua operazione perfetta; e in qualunque statosi sia, nelle piccole cose e nelle grandi viene meno, e nonconduce quello che ha cominciato, alla sua perfezione.Oh, quanto pericoloso questo timore! Egli taglia lebraccia del santo desiderio; egli acceca luomo, che nongli lassa cognoscere n vedere la verit: perocch questotimore procede dalla cecit dellamore proprio di s me-desimo. Perocch subito che la creatura, che ha in s ra-gione, sama damore propro sensitivo, subito teme: equesta la cagione perch teme; perch ha posto lamo-re e la speranza sua in cosa debile che non ha in s fer-mezza n stabilit alcuna, anco passa come il vento. Oh,perverst damore, quanto sei dannosa a signori tempo-

    28Letteratura italiana Einaudi

  • rali e spirituali, e a sudditi! Onde, se egli prelato, noncorregge mai, perocch teme di non perdere la prelazio-ne, e di non dispiacere a sudditi suoi. E cos medesima-mente ancora dannoso al suddito, perocch umilitnon in colui che sama di cosiffatto amore; anco vuna radicata superbia, e il superbo non mai obediente.Se egli signore temporale, non tiene giustizia; ancocommette molte inique e false ingiustizie, facendo se-condo al piacere suo o secondo il piacere delle creature.Cos dunque per lo non correggere, e per lo non teneregiustizia, li sudditi ne diventano pi cattivi; perocch sinotricano nelli vizi e nelle malizie loro. Poi, dunque, chetanto pericoloso lamore proprio, col disordinato ti-more; da fuggirlo: ed da aprire locchio dellintellettonellobietto dellimmacolato Agnello, il quale regola edottrina nostra, e lui doviamo seguitare. Perocch egli esso Amore e Verit; e non cerc altro che lonore delpadre e la salute nostra. Egli non temeva e Giudei, nloro persecuzione, n la malizia delle dimonia, n infa-mia n scherni n villania; e nellultimo non temettelobbrobriosa morte della croce. Noi siamo li scolari,che siamo posti a questa dolce e soave scuola.

    Voglio dunque, carissimo e dolcissimo padre, che congrandissima sollecitudine e dolce prudenza apriate loc-chio dellintelletto in questa vita, in questo libro della vi-ta; il quale vi d s dolce e soave dottrina. E non atten-diate a neuna altra cosa, che allamore di Dio e allasalute dellanime, e al servizio della dolce sposa di Cri-sto. Perocch con questo lume vi spoglierete dellamoreproprio di voi, e sarete vestito dellamore divino; e cer-cherete Dio per la sua infinita bont, e perch egli de-gno desser cercato e amato da no; e amerete voi e levirt, e odierete il vizio per Dio: e di questo medesimoamore amerete il prossimo vostro. Voi vedete bene, chela divina Bont vha posto nel corpo mistico della santaChiesa, notricandovi al petto di questa dolce sposa, solo

    Caterina da Siena - Le Lettere

    29Letteratura italiana Einaudi

  • Caterina da Siena - Le Lettere

    perch voi mangiate alla mensa della santissima Croce ilcibo dellonore di Dio e della salute delle anime. E nonvuole che sia mangiato altro che in croce, portando le fa-dighe corporali con molti ansietati desiderii; siccome fe-ce il Figliuolo di Dio, che insiememente sosteneva li tor-menti nel corpo e la pena del desiderio; e maggiore erala croce del desiderio, che non era la croce corporale.El desiderio suo era questo: la fame della nostra reden-zione per compire lobedienza del Padre eterno: ed era-gli pena infino che nol vedeva compiuto. E anco comesapienza del Padre eterno, vedeva coloro che partecipa-vano il sangue suo, e quelli che nol participavano per lecolpe loro; e perocch il sangue era dato a tutti, si dole-va per lignoranzia di coloro che nol volevano partecipa-re. E questo fu quello crociato desiderio chegli portdal principio infine alla fine: ma data chegli ebbe la vita,non termin per il desiderio, ma si la croce del deside-rio. E cosi dovete fare voi, e ogni creatura, che ha in sragione; cio dare la fadiga del corpo e la fatiga del desi-derio, dolendovi delloffesa di Dio, e della dannazionedi tante anime quaiite vediamo che periscono. Parmiche sia tempo, carissimo padre, di dare lonore a Dio, ea fadiga al prossimo. Non dunque da avere pi s conamore proprio sensitivo, n con timore servile, ma convero amore e santo timore di Dio adoperare.

    Voi sete posto ora nel temporale e nello spirituale: eper vi prego per lamore di Cristo crocifisso che faccia-te virilmente; e procuriate lonore di Dio, quando equanto potete, consigliando e aiutando, che li vizi sianospersi, e le virt siano esaltate. Sopra latto temporale, lquale alla santa intenzione spirituale, fate virilmente;procacciando quanto potete la pace e lunione di tutto ilpaese. E per questa santa operazione, se bisognasse didare la vita del corpo, mille volte, se fusse possibile, sidia. Ch oscura cosa a pensare e a vedere, il vederci inguerra con Dio per la moltitudine dei peccati dei sudditi

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  • e de pastori, e per la ribellione che fatta alla santaChiesa! e in guerra ancora corporale! E dove la guerraogni fedele cristiano debbe essere apparecchiato a man-darla sopra glinfedeli e li falsi cristiani la fanno lunocontra laltro. E cos scoppiano li servi di Dio per doloree amaritudine di vederli tanto offendere per la danna-zione dellanime; che per questa periscono; e le dimoniagodono, ch veggono quello che vogliono vedere. Bene dunque da darci la vita per esempio del Maestro dellaVerit: e non curare n onore n vituperio che l mondoci volesse dare nelle penose pene e morte del corpo. Soncerta che se voi sarete vestito delluomo nuovo Cristodolce Ges, e spogliato del vecchio, cio della propriasensualit, che voi il farete sollecitamente, perocch sa-rete privato del timore servile. Perocch in altro modonon lo fareste mai; anco cadreste nelli difetti detti di so-pra.

    Considerando dunque me, che vera necessario des-sere uomo virile e senza alcuno timore, e privatodellamore proprio di voi, perch sete posto da Dio inofficio che non richiede timore se non santo; per vi dis-si che io desideravodi vedervi uomo virile e non timoro-so. Spero nella divina bont che far grazia a voi ed ame, cio dadempire la volont sua, e il vostro desiderioed il mio. Pace, pace, pace, padre carissimo. Ragguarda-te, voi e gli altri, e fate vedere al Santo Padre pi la per-dizione dellanime, che quella delle citt; perocch Diorichiede lanime pi che le citt. Altro non dico. Perma-nete nella santa e dolce dilezione di Dio. Ges dolce,Ges amore.

    Caterina da Siena - Le Lettere

    31Letteratura italiana Einaudi

  • Caterina da Siena - Le Lettere

    XIIALLABBATE DI SANTANTIMO

    Al nome di Ges Cristo crocifisso e di Maria dolce.

    A voi venerabile e reverendissimo padre in Cristo Ge-s la vostra figliuola indegna, Catarina serva e schiavade servi di Ges Cristo, si raccomanda; con desiderio divedervi bagnato, e affogato nel sangue del Figliolo diDio, il quale sangue ci far parere ogni amaritudine dol-ce, e ogni grande peso leggiero, e faravvi seguitare le ve-stigie di Cristo. Il quale disse che era pastore buono, ilquale poneva la vita per le pecorelle sue. E cos desideralanima mia di vedere voi, padre; cio che voi siate veropastore, perduto ad ogni amor proprio di voi medesimo;e con desiderio virile abbiate e teniate locchio fisso, chenon si serri mai a ragguardare lonore di Dio e la salutedellanime. Fate, fate buona guardia, sicch il dimonionon involi le pecorelle vostre. Oh quanto sar dolce esoave a voi e a me, se io vedr che voi non curate nmorte n vita n onori n vituperio n scherni n ingiu-rie n alcuna persecuzione che il mondo vi potesse dareo i sudditi vostri; e solo attendere e curare delle ingiurieche sono fatte a Dio! E qui ponete, padre carssimo, tut-ta la vostra sollecitudine, sicch dimostriate dessere pa-store buono, e un vero ortolano: pastore per correggere;e ortolano per rivellere la terra sottosopra, e cio rivelle-re la disordinata vita nellordinata, e divellerne il vizio, epiantarvi le virt quanto sar possibile a voi con ladiu-torio della dolce e divina Grazia; la quale viene abbon-dantemente allanima che avr fame e desiderio di Dio.E questa fame acquisteremo in sul legno della santissimacroce; perocch ine troverete lAgnello svenato e apertoper noi, con tanta fame e desiderio dellonore del padree della salute nostra, che non pare che possa mostrare in

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  • effetto per pena nel corpo suo quanto egli ha desideriodi dare. Questo parbe che egli volesse dire, quandogrid in croce Sitio quasi dicesse: Io ho s grande setedella vostra salute, che io non mi posso saziare: datemibere. Dimandava il dolce Ges di bere coloro cheglivedeva che non participavano la redenzione del sanguesuo, e non gli fu dato bere altro che amaritudine. Oim,dolcissimo padre! continuamente vediamo che non tan-to al tempo della croce ma poi, e ora continuamente ciaddomanda questo bere, e dimostra continua sete.Oim, disavventurata me! non mi pare che la creaturagli dia altro che amaritudine e puzza di peccati. Adun-que bene ci dobbiamo levare con fame e sollicitudine aragguardare la fame sua, acciocch inebriata lanimanon possa altro desiderare n amare, se non quello cheDio ama, e odiare quello che Dio odia: e singolarmentevoi che sete pastore. Correte, correte, venerabile padre,senza negligenzia e ignoranzia, perocch il tempo bre-ve, ed nostro.

    Mandastemi a dire che avevate trovato lorto senzapiante. Confortatevi, e fate ci che potete: ch io speronella bont di Dio, che lortolano dello Spirito Santofornir lorto, e provveder in questo e in ogni altro bi-sogno. Mando a voi costui che vi reca la lettera: ragione-ravvi di madonna Moranda, donna di messer Francescoda Monte Alcino, che ha per le mani alcuna giovine efanciulla che ha uno buono desiderio di fare la volontdi Dio; per la quale cosa ella vorrebbe rinchiuderle permodo, che a me non piace troppo. Per la qual cosa iovorrei che voi ed ella fuste insieme; e quanto fosse la vo-stra possibilit di poterlo fare, trovare uno luogo ordina-to, acciocch si potesse fondare un vero e buono mona-sterio, e mettervi dentro due buoni capi; perocch dellemembra ne abbiamo assai per le mani. Credo che, fa-cendolo, sarebbe grande onore di Dio. Prego la sommaBont che ne dispensi il meglio, e voi faccia sollecito in

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    questo e in ogni vostra operazione; in tanto che voi diatela vita per Cristo crocifisso. Pregovi che mi mandiate adire se l monasterio di Santo Giovanni di Valdarno sotto la cura vostra; per alcuno caso che vi dir costuiche vi reca la lettera. Altro non dico. Permanete nellasanta e dolce dilezione di Dio. Io, serva inutile, mi viraccomando. Ges dolce, Ges amore.

    XIIIA MARCO BINDI, MERCATANTE

    Carissimo fratello in Cristo dolce Ges.Io Catarina, serva e schiava de servi di Ges Cristo,

    scrivo a voi nel prezioso sangue suo; con desiderio di ve-dervi fondato in vera e santa pazienzia; perocch in altronon potremo piacere a Dio, ma perderemo il frutto dellenostre fadighe. E per c bisogno questa gloriosa virtdella pazienzia. E se voi mi diceste, carissimo fratello:io ho le grandi fadighe, e non mi sente forte ad averequesta pazienzia; e non so in che modo acquistarla; iovi rispondo che niuno che voglia seguitare la ragione,che non la possa avere. Ma bene vi confesso che noi sia-mo fragili e debili per noi medesimi, secondo la sensua-lit; e specialmente, quando luomo ama molto s, e lecreature e la sostanza temporale sensualmente; ondeamandole tanto dun amore tenero sensitivo, quandopoi le perde, ne riceve intollerabile pena. Ma Dio, chnostra fortezza, se noi vorremo con la ragione, con laforza della volont, e con la mano del libero arbitrioconculcare la fragilit nostra; Dio non dispreger la for-za che faremo a noi medesimi per non dolerci disordina-tamente; perocch egli accettatore de santi desiderii: edaracci questa dolce e reale virt, e porteremo ogn fadi-

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  • ga con vera e santa pazienzia. Sicch vedete che ognunola pu avere, se vorr usare la ragione che Dio gli ha da-ta, e non seguitare solamente la fragilit: perocch sa-rebbe cosa molto sconvenevole che noi, creature ragio-nevoli, non usassimo altra ragione che li animali bruti.Per che essi non possono usare la ragione, perch nonlhanno; ma noi, perch labbiamo, la doviamo usare; enon usandola, veniamo in impazienzia, e scandalizziancinelle cose che Do ha permesse a noi, e cos loffendia-mo.

    Che modo dunque possiamo tenere ad avere questapazienzia, poich io la posso e debbo avere, e senzessaoffenderei Iddio? Quattro cose principali ci convieneavere e considerare. In primo, dico che ci conviene ave-re il lume della Fede, nel quale lume della Fede santa ac-quisteremo ogni virt; e senza questo lume anderemo ntenebre, s come il cieco a cui il d gli fatto notte. Coslanima senza questo lume. Quello che Dio ha fatto peramore, il quale amore uno di lucido sopra ogni luce,ella sel reca a notte, cio a notte dodio, tenendo che perodio Dio gli permetta le tribulazioni e le fadighe chegliha. Sicch dunque vedete che ci conviene avere il lumedella santissima Fede.

    La seconda cosa si quella la quale sacquista conquesto lume, ci che in verit ci convien credere, e nontanto credere, ma essere certi chegli , e che ogni cosache ha in s essere, procede da Dio, eccetto il peccato,che non . La mala volont delluomo che commette ilpeccato, non fa egli; ma ogni altra cosa: o per fuoco oper acqua o per altra morte o qualunque altra cosa si sia,ogni cosa procede da lui. E cos disse Cristo nel Vange-lio, che non cadeva una foglia darbore senza la sua pro-videnzia: dicendo ancora pi cio che i capelli del caponostro sono tutti numerati; e neuno ne cadeva che eglinol sapesse. Se dunque cosi dice delle cose insensibili,molto maggiormente ha cura di noi, creature ragionevo-

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    li; e in ci che egli ci d e permette, usa la providenziasua; e ogni cosa fatta con misterio e per amore, e nonper odio.

    La terza cosa questa: chegl ci conviene vedere e co-gnoscere in verit col lume della Fede, che Dio sommaeterna Bont, e non pu volere altro che il bene; peroc-ch la volont sua si che noi siamo santificati in lui; eci chegli ci d e permette, ci d per questo fine. E senoi di questo dubitassimo chegli volesse altro che il no-stro bene; dico che noi non ne possiamo dubitare, se noiragguardiamo il sangue dellumile e immacolato Agnel-lo, perocch Cristo, aperto, appenato e afflitto di sete incroce, ci mostra che il sommo ed eterno Padre ci amainestimabilmente; perocch, per lamore chegli ebbe anoi, essendo noi fatti nemici per lo peccato commesso,ci don il Verbo dellunigenito suo Figliuolo; e il Fi-gliuolo ci di la vita, correndo come innamorato allob-brobriosa morte della croce. Chi ne fu cagione? Lamo-re chegli ebbe alla salute nostra. Sicch dunque vedeteche il sangue ci tolle ogni dubitazione che noi avessimo,che Dio volesse altro che il nostro bene. E come pu lasomma Bont fare altro che bene? Non pu. E la sommaeterna Providenzia come usera altro che providenzia?Colui che ci ha amati prima che noi fossimo, e per amo-re ci cre alla imagine e similitudine sua, non pu farechegli non ci ami, e che non ci provegga in ogni nostrobisogno nellanima e nel corpo. Sempre Dio ama, inquanto Creatore, le creature sue; ma solo il peccato quello chegli odia in noi; e per egli ci permette moltefadighe in questa vita sopra li corpi nostri, o nella su-stanzia corporale, in diversi modi, secondo chegli vedeche noi abbiamo bisogno; e siccome vero medico, d lamedicina che bisogna alla nostra infirmit. E questo fa oper punire i nostri difetti in questo tempo finito, accioc-ch meno pene proviamo nellaltra vita, o egli il fa perprovare in noi la virt della pazienzia. Siccome fece a

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  • Giob, che per provare la pazienzia sua gli tolse i figliuolie tutta la sustanzia temporale chegli aveva, e nel corposuo di uninfirmit che continuamente menava vermi-ni. La moglie gli riserb per sua croce e stimolo; perche sempre tribolava Giob con molta villania e rim-provrio. E poich Dio ebbe provata la pazienzia sua, glirestitu a doppio ogni cosa. Giob mai in queste cose nonsi lagn: anco diceva: Dio me le di, e