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INDICE

Introduzione pag. 9Generalità sui funghi pag. 10Schede descrittive pag. 12

- Amanita phalloides pag. 14- Clitocybe dealbata pag. 16- Lepiota cristata pag. 18- Hypholoma fasciculare pag. 20- Agaricus placomyces pag. 22- Pholiota destruens pag. 24- Phallus impudicus pag. 26- Lepista nebularis pag. 28- Polyporus squamosus pag. 30- Lentinus tigrinus pag. 32- Collybia fusipes pag. 34- Volvaria gloiocephala. pag. 36- Lepista inversa pag. 38- Lepista nuda pag. 40- Xerocomus chrysenteron pag. 42- Coprinus comatus pag. 44- Flammulina velutipes pag. 46- Agaricus campestris var. campestris pag. 48- Tricholoma populinum pag. 50- Marasmius oreades pag. 52- Pleurotus ostreatus pag. 54- Agrocybe aegirita pag. 56- Macrolepiota procera pag. 58- Armillariella mellea pag. 60- Morchella esculenta var. rotunda pag. 62

Tavole pag. 64Glossario pag. 71Bibliografia pag. 80La raccolta dei funghi pag. 83Legge Regionale 12 agosto 1989, n.31 pag. 86

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INTRODUZIONE

Nella nostra pianura parlare di funghi significa pensare all'autunno,alle giornate brevi, umide e nebbiose che preparano la campagnaal riposo.I funghi hanno sempre esercitato un grande fascino soprattutto perle "misteriose" comparse, la veneficità e l'alone di magia che li circonda, ma anche per la bellezza delle forme e dei colori, oltre adessere apprezzati per le loro qualità gastronomiche; in questi ultimianni è poi in sensibile aumento il contingente di chi ama fotografarli, classificarli, studiarli, censirli.La pianura in genere non vanta tradizioni micologiche o naturalistiche fortemente radicate, quanto quelle delle località collinari o montane più ricche di ambienti naturali diversificati: non vi sono infattida noi boschi di larice o di abete, ombrose faggete o secolari castagneti, né pascoli inviolati, qui tutto è modificato, governato, coltivatoe spesso alterato rispetto ai suoi equilibri interni. Le poche aree checonservano ancora tracce dello splendore originario si snodano,frammentate, lungo i fiumi ed i maggiori corsi d'acqua: lembi diquerceti, di radure, di boschi riparlali che ospitano tuttora una interessante flora fungina. Si possono qui ammirare i grandi cappellidelle mazze di tamburo, colorate russule, fragranti tricolomi, curiosiboleti ed un numero ancora imprecisato di specie. Infatti non solosono presenti i celebrati chiodini, principi delle mense "bassaiole",ma anche teneri prataioli, saporiti gambesecche, profumati piopparelli e tanti altri funghi ingiustamente ignorati che meritano di essereconosciuti ed apprezzati, oltre a quelli molto pericolosi e persinomortali, ai quali bisogna invece prestare molta attenzione.Queste sintetiche pagine divulgative non hanno certo la pretesa disostituirsi o apportare novità alla vasta, complessa ed approfonditaletteratura micologica disponibile, ma piuttosto intendono sollecitare una conoscenza di base attraverso la quale impostare un rapporto corretto e responsabile con l'ambiente.La protezione della natura e la conservazione delle forme animali evegetali oltre che dell'ambiente in cui esse vivono, richiedono infattiil contributo di tutti unito a provvedimenti urgenti e inderogabili daparte delle Istituzioni.

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SCHEDE DESCRITTIVE

Le venticinque specie qui di seguito illustrate da fotografie a colorie accompagnate da sintetiche descrizioni sono evidentemente benlontane dall'essere esaustive, sia pure in un territorio dominato dalla "steppa coltivata".Il criterio adottato è stato di raggruppare specie velenose, non commestibili, sconsigliabili o scadenti, commestibili, con una panoramica sufficientemente comprensiva di famiglie e generi rappresentativi del regno dei funghi. Alle specie più conosciute e ad altre chedovrebbero esserlo perchè velenose o mortali, sono state aggiuntespecie solitamente trascurate che invece potrebbero divenire, oltreche oggetto di studio, con opportuni accorgimenti o modalità di preparazione, un interessante e saporito complemento gastronomico.

Le schede descrittive riportano per ogni specie trattata il binomioscientifico assegnato dalla letteratura micologica, accompagnatodalla Famiglia di appartenenza e da indicazioni riguardanti:

Etim.: etimologia, cioè l'origine dei termini che designano la specie(gr. = greco; lat. = latino);Sin.: sinonimi, ovvero altri binomi utilizzati nel passato o accettatida alcuni micologi per indicare la stessa specie;Volg.: nomi volgari più diffusi assegnati tradizionalmente alla specie.

Segue la descrizione delle parti fondamentali del carpoforo (cappello, gambo, carne, lamelle, spore), dell'habitat (luoghi di crescitapreferenziali), oltre ad alcune osservazioni relative alla diffusionedella specie in territorio planiziale, alle caratteristiche organoletticheed alla sua velenosità o non commestibilità.

Per chiarire i principali caratteri dei funghi descritti e per facilitare lacomprensione dei termini tecnici utilizzati nel testo sono state inserite alcune tavole esemplificative ed un glossario.

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Per quanti volessero approfondire la materia trattata si è pensato diinserire, accanto alla bibliografia specialistica consultata, alcuni titoli di opere divulgative facilmente reperibili nelle librerie.

E' presente inoltre un'appendice in cui vengono sintetizzate alcunenorme comportamentali e raccomandazioni, spesso disattese circala raccolta dei funghi ed infine il testo della Legge Regionale relativa alla raccolta dei funghi epigei.

* Si ringraziano il signor Adolfo Gallinari, Presidente del CircoloMicologico "G.Carini" ed i Soci Maurizio Chiari, Ermanno Marchina,Carlo Papetti ed il signor Pierluigi Pelucchi per la loro gentile collaborazione.

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AMANITA PHALLOIDES Vaili, ex Fries

FAM. AMANITACEAE

Etim.: dal gr. amanita! appellativo dei funghi in genere o daAmanos monte tra la Cilicia e la Siria; e Phalloides simile ai funghidel genere Phallus e dal gr. eidos "sembianza, somiglianza".Sin.: Agaricus bulbosus BulliardVolg.: Tignosa verdognola, Tignosa velenosa, Ovolo bastardo.Amanita falloide.

Cappello: inizialmente globoso-convesso, quindi convesso-campa-nulato e infine espanso-spianato (5-15 cm), facilmente separabiledal gambo; di colore verde oliva o giallo verdastro, bruno olivastro,paglierino, citrino-biancastro e persino bianco (f.ma alba), percorsoda fibrille radiali innate, più scure (nelle forme colorate), a margineprivo di striature, con cuticola sottile, glabra, separabile, un po' viscida con tempo umido, sericeo-lucente con il secco.Gambo: cilindrico o subcilindrico, attenuato verso l'alto, piuttostoslanciato (6-16 x 1-2 cm), con bulbo arrotondato alla base, inizialmente pieno, poi farcito di tessuto cotonoso-midolloso, e infine,spesso, quasi cavo; bianco, giallastro o verdastro, di norma screziato da zebrature o bande cangianti grigiastre o giallo-verdognole.Anello alto, ampio, ricadente, striato, presto lacero, bianco o sfumato lievemente di giallo-olivastro; bulbo inguainato da un'ampia volvabiancastra, non di rado giallognolo-verdiccia internamente, morbida, membranacea, persistente, con bordo libero e lobato.Carne: bianca, leggermente giallastra o verdognola sotto la cuticola del cappello, tenera, priva di odore o con appena percettibileodore fungino; acquista poi un odore mieloso-nauseante, simile aquello di rose appassite, più accentuato e viroso, fino ad un ripugnante fetore cadaverico a maturità.Lamelle: fitte, disuguali, di medio spessore, intercalate da lamellu-le, libere al gambo, bianche, tutt'al più con riflessi citrino-verdolini.Spore: largamente ellittiche fino a subglobose, lisce, ialine al microscopio, bianche in massa, di 8-11 x 7-9 micron.Habitat: piuttosto comune nei boschi di latifoglie e nei boschi misti,

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CL'TOCYBE DEALBATA (Sowerby ex Fries) Kummer

FAM. TRICHOLOMATACEAE

Etim.: dal gr. klitus "pendio" e kube 'lesta" ovvero "testa inclinata"per la posizione assunta a volte dal cappello in questo genere difunghi; e dal lat. dealbatus "sbiancato" per ilcolore del cappello.Sin.: Clitocybe rivulosa subsp. dealbata (Sow. ex Fr.) Konrad &Maubl.

Volg.: Clitocybe bianca, Agarico eburneo, Perfido bianco.

Cappello: inizialmente piano o poco convesso, quindi più o menodepresso al centro nell'individuo adulto (1,6-4,6 cm) poco carnoso,con orlo sottile, sovente rialzato-ondulato, a volte un po' gibboso,con il disco più carnoso, ricoperto da pruina bianca o bincastra, sfumata di ocraceo al disco, persistente, con aspetto glassato; questavelatura dissolve gradualmente, a maturità, in zonature concentriche, mostrando il colore grigiastro o giallognolo-cinere del fondo.Gambo: cilindrico-irregolare, tubuliforme, eretto ma spesso curvo oappena sinuoso, a volte corto e tozzo, slanciato (2,5-5,5 x 0,3-0,8cm), privo di anello, fibroso, sovente restringentesi al piede e appena svasato sotto il cappello, un poco eccentrico, bianco o biancastro, spesso chiazzato in ocraceo, a superficie setoso-fibrillosa, poiglabra. La base è solitamente rivestita da feltrosità miceliare.Carne: alquanto fibrosa e tenace, elastica, bianca o pallida, un poco igrofana nei carpofori adulti, con odore accentuato, complesso,come di muschio o verdura umida o vagamente farinaceo-stantio.Lamelle: fitte, sottili, annesse o adnato-debolmente decorrenti sulgambo, tra loro diseguali, dapprima bianche, poi, via via, bianco-crema, e infine con riflessi giallo sporco od ocracei.Spore: ellittiche od ovali-allungate, lisce, ialine al microscopio,bianche in massa, di 4-5,5 x 2,6-4 micron.Habitat: specie molto comune e diffusa in vari ambienti: prati, pascoli, parchi, giardini, incolti erbosi, margini dei sentieri, schiaritedei boschi, radure. Compare dalla tarda estate all'autunno, soventein gruppetti, isolata o in fascetti di pochi esemplari.Osservazioni: è un fungo velenoso, fortemente tossico per l'eleva-

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LEPIOTA CRISTATA (Alb. et Schw. ex Fr.) Kummer

FAM. LEPIDOTACEAE

Etim.: dal gr. lepis "squama" e ous, otos "orecchio" ovvero "orecchio (cappello) squamoso"; e dal lat. crista "cresta" per le ornamentazioni squamulose del cappello.Sin.: Agaricus cristatus Albertini et Schweinitz.Volg.: Lepiota crestata.

Cappello: inizialmente chiuso-conico, poi un po' irregolarmentecampanulato, di norma umbonato, alla fine convesso-appianato(2,5-5 cm), con carne sottile, bianca, a superficie bruno-rossicciache già nei giovani cappelli si presenta fessurata e sfaldantesi inscagliette sempre più rade e piccole, a mano a mano che ci si allontana dal disco centrale, il quale permane all'umbone con una colorazione bruno-tabacco più o meno rugginosa.Gambo: slanciato, gracile, cilindrico (4-6 x 0,3-0,6 cm), diritto o leggermente ripiegato, talora un po' bulboso alla base, fistoloso-cavoda adulto, bianco o sfumato di giallognolo, sovente rosso-carnicinoo bruno-rossastro a pieno sviluppo, provvisto di un anello ampio,membranoso, infero, fragile e presto caduco.Carne: delicata, soffice nel cappello, bianca, fragile anche nel gambo, con odore penetrante, complesso, sgradevole, con componente acido-fruttata, che ricorda un po' l'odore di foglie di geranio stropicciate.Lamelle: fitte, sottili, libere, ventricose, piuttosto larghe, bianche ogiallastre, un po' imbrunenti con l'età, fioccose al margine.Spore: ellittiche, un po' cuneiformi-angolose, lisce, bianche in massa, di 6-7,7 x 3-3,5 micron.Habitat: dall'estate all'autunno, in piccoli gruppi o in colonie numerose nell'erba dei giardini, su lettiere di foglie, nei parchi, in terreniricchi di humus, boscaglie ombrose e umide o margini dei sentieri.Osservazioni: come tutte le lepiote di piccole dimensioni di aspettosimile, anche la crestata è considerata specie velenosa o quantomeno sospetta, quindi da evitare accuratamente, e ciò va sottolineato per coloro che raccolgono i piccoli funghi dei prati e spesso,

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PHOLIOTA DESTRUENS (Brondeau) Quelet

FAM. STROPHARIACEAE

Etim.: dal gr. folis "squama" ed ous, otos "orecchio" ovvero "orecchio (il cappello) squamoso"; e dal lat. destruo "distruggo" per l'effetto deleterio esercitato sulla pianta dal micelio di questa specie.Sin.: Agaricus destruens Brondeau, Agaricus comosus Fries, Pho-liota comosa Fries.

Volg.: Foliota dannosa, Foliota distruttrice, Agarico distruttore.

Cappello: robusto e carnoso, inizialmente emisferico-convesso,poi spianato e quasi umbonato (5-20 cm), biancastro, giallognolo-bruniccio fino a bruno-cannella, sovente più scuro al centro, ricoperto da fitte squame o larghe placche biancastre, lanose, a voltedisposte come le tegole di un tetto, fino all'orlo il quale, arrotolatoall'interno, è ornato da residui penduli, fioccosi, persistenti.Gambo: massiccio, cilindrico (4-12 x 1,5-5 cm) bulboso alla base equi radicante, ricurvo all'innesto con il legno ospitante, bianco obrunastro sporco, ricoperto, sotto l'anello, da squame fioccose rivolte verso l'alto. Anello fioccoso che, con il tempo, si dissolve.Carne: compatta, soda, tenace, bianca o un po' volgente al nocciola o all'ocraceo alla sezione nella parte inferiore del gambo; odorelievemente aromatico o, più frequentemente, assai intenso, sgradevole, simile a quello di medicinali o disinfettanti; sapore dolcigno poifortemente amaro, permanente anche dopo lunga cottura.Lamelle: piuttosto fitte, basse, adnate, intercalate da lamellule,biancastre nei primissimi stadi di sviluppo, poi presto scure, fino albruno cannella.

Spore: ovato-ellissoidi, lisce, bruno scure in massa, di 7,5-9 x 5-5,5micron.

Habitat: fungo parassita compare generalmente da maggio ad ottobre su tronchi di pioppo abbattuti, più raramente su salici, betulleed alcune specie esotiche. I carpofori crescono isolati o a piccolicespi sui rami e sulla superficie incisa o tagliata dei tronchi.Osservi izioni: per lo sgradevole odore, ma soprattutto a causadella cai ne amarissima, questo fungo risulta immangiabile.

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PHALLUS IMPUDICUS L. ex Persoon

FAM. PHALLACEAE

Etim.: dal gr. faloo "io germoglio, cresco, mi rigonfio" in relazione alphallos ovvero phallus per i latini per la forma del fungo sviluppatosimile a quella dell'omonimo organo genitale maschile eretto; e dallat. impudicus "impudico, senza pudore, svergognato".Sin.: Ithyophallus impudicus (L.) Fries.Volg.: Fallo impudico, Satirione, Uovo del diavolo, Pisciacane.

Cappello: oblungo-campanulato (2,5-3,5 x 3-5 cm), mitriforme-al-veolato, con un piccolo orifizio alla sommità, quasi pendulo a maturità, ricoperto per breve tempo da una mucillaggine di color verde-olivastro scuro (gleba), di odore fetido percepibile anche a distanza, attivo richiamo per gli insetti (ad esempio le mosche stercorarie)che, attirati dall'odore simile a quello della carne putrefatta, si posano sulla sostanza vischiosa che contiene le spore e provvedonocosì alla diffusione delle stesse su altri substrati.

Gambo: cilindrico, allungato ed attenuato verso l'alto (15-25 x 2,5-4,5 cm), spugnoso, fragile, cavo, con una spessa volva al piede,per lo più interrata, residuo dell'"uovo" che lo conteneva.Carne: bianca, fragile e spugnosa nel gambo, bianco-giallastra oocraceo chiara nel cappello dopo la scomparsa della gleba scura.Spore: oblungo-ellittiche, lisce, inglobate nella mucillaggine, cremao bianco-giallastre in massa, di 3,5-5 x 1,5-2 micron.Habitat: cresce isolato o in piccoli gruppi sparsi, in boscaglie di latifoglie, luoghi umidi con detriti vegetali, terreni ricchi di humus, vecchi pioppeti, giardini, ortaglie, vigneti, frutteti, dall'estate all'autunno;comune.

Osservazioni: fungo curioso, circondato da magia e superstizioneper la sua forma singolare, che si presenta in stadio giovanile completamente racchiuso in una volva membranacea bianca o rosata,che lo fa assomigliare ad un uovo di gallina, legato al terreno dauno o più cordoni miceliari bianchi, tenaci; sezionato emana unodore rafanoide, e mostra in successione il peridio, la gleba ed ilgambo nello stadio embrionale. Il satirione è, per il suo odore di-

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sgustoso, un fungo immangiabile, anche se, allo stadio di ovolo, sipuò considerare commestibile ma comunque di qualità scadente.

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LEPISTA NEBULARIS (Fries) Harmaja

FAM. TRICHOLOMATACEAE

Etim.: dal lat. lepista "brocca per il vino"; e dal lat. nebula attinente"la nebbia" per la cuticola grigio-pruinosa che riveste il cappello.Sin.: Clitocybe nebularis (Batsch. ex Fr.) Kummer.Volg.: Agarico nebbioso, Agarico delle nebbie, Nebbione, Ordinale,Cimballo grigio, Grigetto.

Cappello: all'inizio convesso, carnoso, con margine sottile, involuto, poi appianato-depresso (6-18 cm), spesso un po' gibboso, ocon largo umbone centrale, di colore variabile da camoscio, a gri-gio-brunastro, grigio-biancastro, spesso con aree più chiare, decolorate e disco più scuro; cuticola separabile, liscia, da giovane ricoperta da una fine pruina biancastra, cerosa, asportabile.Gambo: corto e robusto (6-12 x 1,5-3,5 cm), eretto o un poco curvato alla base, tenace, elastico, fibroso ma facile alla rottura, privodi anello, fibrilloso-striato, biancastro, grigio chiaro o brunastro, avolte claviforme o conico, a sezione cilindrica, pieno da giovane,midolloso-farcito e poi cavo negli adulti, con base bulbosa avvoltada una feltrosità miceliare inglobante detriti del letto di crescita.Carne: spessa e tenera nel cappello, elastica e consistente nei giovani, molle, spugnosa nei carpofori vecchi, fibrosa nel gambo, bianca o sfumata di grigiastro o bruniccio alla base del gambo, conodore molto accentuato, penetrante, aromatico-complesso, ingratoe un po' nauseante se odorato a lungo, simile a quello di "farina fresca", "violetta", "mandorle amare", con sapore agrodolce.Lamelle: fitte, intercalate da lamellule sottili, arcuate e più o menodecorrenti sul gambo, facilmente separabili dalla carne del cappello, a filo intero, bianche, crema-giallastre nel fungo maturo.Spore: ovoidali-ellittiche, lisce, ialine o quasi trasparenti al microscopio, crema pallido o crema-giallognole in massa.Habitat: fungo saprofita molto diffuso che cresce in famiglie disposte spesso in cerchi o file in vari tipi di bosco, da fine estate al tardoautunno; preferisce terreni con strato umifero superficiale e copertura di materiale organico in decomposizione. Nella pianura compa-

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re anche a novembre inoltrato nelle boscaglie di robinia.Osservazioni: sulla commestibilità i pareri sono controversi. Sicuramente è un fungo velenoso se ingerito crudo o poco cotto; sonosegnalati casi di intolleranza soggettiva e forti disturbi gastro-intestinali dovuti a consumo eccessivo o ripetuto a breve distanza ditempo (oltre a gravi avvelenamenti per confusione con specie diaspetto simile: Entoloma lividum). La carne di questa specie contiene sostanze tossiche (tipo emolisine) termolabili, e composti polia-cetilenici. pertanto una lunga cottura con almeno un ricambio d'acqua (meglio se acidulata con aceto aromatico per togliere anche ilforte odore) elimina gran parte dei principi dannosi del fungo.

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POLYPORUS SQUAMOSUS (Huds.) Fries

FAM. POLYPORACEAE

Etim.: dal gr. polus "molto" e poros "poro" ovvero "fungo dai moltipori"; e dal lat. squamosus cioè "ricoperto di squame".Sin.: Polyporus pallidus Schuiz. et Kaichb., Boletus squamosusHudson, Melanupus squamosus Bourd. et Galerin, Bresadola para-doxa Spegazzini.Volg.: Poliporo squamoso.

Cappello: molto voluminoso (10-60 cm), eccentrico appariscente,all'inizio carnoso poi coriaceo-fibroso e infine legnoso-secco, di forma piatta, circolare o semicircolare, (spesso 0,5-4,5 cm), depressoall'inserzione con il gambo; assume talvolta aspetto diverso se sisviluppa costretto in cavità o crepe di tronchi e ceppaie, spesso sipresenta in cespi di numerosi individui sovrapposti disposti a mensola. L'orlo del cappello è strettamente arrotolato verso i tuboli e sisvolge gradualmente. Il colore è ocraceo, giallo-nocciola chiaro, ornato da squame brune, fra loro più o meno concentriche ed interrotte.

Gambo: laterale o eccentrico, corto, tozzo (4-8 x 3-5 cm), bianco-crema, superiormente ornato dal reticolo di pori decorrenti che avolte terminano con una zona anulare biancastra, oltre la quale ilgambo diviene bruno fino a nerastro.Carne: bianca immutabile, soda, elastica, fino a coriaceo-legnosanegli adulti, con odore intenso, complesso e più o meno gradevolea seconda dello stadio di sviluppo, tanto da ricordare il miele o alcuni formaggi; il sapore dolciastro ricorda la noce.Tuboli: decorrenti verso il gambo (lunghi 0,5-1 cm) difficilmente separabili dalla carne, prima bianchi, in seguito più scuri.Pori: all'inizio molto piccoli, poi più grandi (1-3 x 0,5-1,5 mm.), allungati, irregolarmente angolosi, dentellati.Spore: allungato-ellittiche, lisce, bianche, ialine, di 10-14 x 4-5,5micron; polvere sporale bianca, bianco crema.Habitat: è un fungo dannoso, poliennale, capace di raggiungeregrandi dimensioni (carpofori di 10-15 Kg.), parassita di numerose

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latifoglie e causa di pericolosi marciumi. E' frequente dalla primavera all'estate lungo le rive dei fossi sulle ceppaie di platano, sui tronchi dei tigli, e inoltre su pioppi, querce, fichi, platani, olmi e noccioli.Osservazioni: è un fungo i cui esemplari giovanissimi, pur non essendo particolarmente saporiti, si prestano alla conservazionesott'olio. Per il consumo fresco di carpofori più sviluppati si raccomanda preventiva immersione (8-10 ore) nel latte e successiva prolungata bollitura.

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Osservazioni: I giovani cappelli, previa lunga cottura ed in piccoledosi possono essere consumati; al contrario funghi già molto sviluppati ed i gambi in genere possono causare disturbi gastro-intestinali.

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VOLVARIA GLOIOCEPHALA Fries ex De Candolle

FAM. VOLVARIACEAE

Etim.: volvaria per la volva che avvolge la base del gambo dei funghi di questo genere; e gloiocephala letteralmente "con il capo glutinoso" dal gr. gloios "glutine" e kefalé "testa, capo".Sin.: Volvariella speciosa (Fr. ex Fr.) Singer, Volvariella speciosavar. gloiocephala (DC ex Fr.) Gillet.Volg.: Volvaria vischiosa, Volvaria fuligginosa, Volvaria bruna.

Cappello: ovoidale-campanulato, convesso, poi espanso, appianato (6-12 cm), a margine liscio negli esemplari giovani o, generalmente, irregolare e segnato da solchi e strie, sovente con umbonelargo e poco pronunciato. Cuticola glabra, viscida con tempo umido, sericeo-lucente con tempo secco, facilmente asportabile; colorazione variabile dal grigiastro, al grigio-oliva, al bruno-olivastro fuligginoso, con fibrille radiali e disco più scuri.Gambo: pieno, slanciato, cilindrico (8-16 x 1-1,5 cm), privo di anello, bianco, un po' fibroso, gradualmente attenuato verso l'alto e ingrossato quasi a bulbo alla base, la quale è spesso profondamenteinfissa nel terreno tanto da nascondere una sottile volva membra

nacea, bianca o appena grigiastra, spesso alquanto aderente alpiede, di solito con orlo lobato.Carne: tenera, bianca, immutabile, piuttosto acquosa, con odoreterroso o di rapa e sapore quasi nullo o un po' astringente.Lamelle: libere e piuttosto staccate dal gambo, fitte, intercalate dalamellule, sviluppate in altezza, inizialmente bianche, poi presto rosee, rosa scuro, alla fine roseo-brunastre.Spore: largamente ellittiche, lisce, rosee, rosa carico a rosa-rugginoso in massa, di 12-18 x 8-10 micron.Habitat: fungo saprofita che compare con una certa frequenza dafine estate all'autunno sui terreni ben concimati, nei campi, nei prati, negli orti, sui mucchi di terriccio, sulle immondizie, sul letame, attorno a cumuli di paglia da lungo tempo giacenti sul terreno. Dopoperiodi piovosi e con permanenza di tempo umido, è facile incontrare folti gruppi di esemplari cresciuti vicini nei campi di stoppie di

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mais.

Osservazioni: è un fungo commestibile ma assai mediocre, tuttavia i cappelli giovani possono entrare in un misto di altri funghi piùprofumati e saporiti.

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ti con strato di sostanza organica) ricompare ogni anno abbondante.

Osservazioni: viene collocato dalla maggior parte dei micologi trale specie di scarso pregio; tuttavia, ben cotto, è assolutamente innocuo.

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LEPISTA NUDA (Bulliard ex Fries) Cooke

FAM. TRICI IO! OMAJACEAE

Etim.: dal lat. lepista "brocca per il vino"; e dal lat. nudus "nudo" perla cuticola chiara, liscia, levigata.Sin.: Tricholoma nudum (Bull, ex Fr.) Kummer, Rhodopaxillus nudus (Bull, ex Fr.) Maire, Clitocybe nuda (Bull, ex Fr.) Bigelow etSmith, Tricholomapersonatum Fr..Volg.: Agarico violetto, Agarico nudo.

Cappello: cappello convesso, poi piano-convesso ed infine appianato, a volte depresso, normalmente con largo e basso umbonecentrale, a volte appena gibboso, con margine lobato, involuto eondulato, e spesso foggiato con pliche a "becco di caffettiera", piuttosto largo (6-18 cm), carnoso, umido, con cuticola separabile, liscia, pruinosa ai margini. Il colore è più o meno intenso a secondadell'habitat, dell'età e dell'umidità, in genere più chiaro ai margini ebrunastro o con toni fulvo-rossastri al centro, viola con tempo umido, grigio-lilacino a bruno-carnicino col secco.Gambo: piuttosto corto e spesso robusto (4-9 x 1-2,5 cm), clavato,pieno, senza anello né cortina, nell'adulto anche midolloso-farcito,a sezione cilindrica, fibroso, elastico, con base allargata, un po' bulbosa e sovente rivestita da abbondante micelio biancastro o sfuma

to di violetto che ingloba detriti vegetali e terriccio; superficie fibrillo-sa-striata, fioccosa e pruinosa specialmente sotto il cappello, di colore lilla-bluastro a violaceo-grigiastro.Carne: tenera, fragile e igrofana nel cappello, piuttosto fibrosa nelgambo, di colore bianco-violaceo o lilacino, di tinta più carica aimargini della sezione, alla base un po' giallastra-ocracea, con odore intenso, gradevole-aromatico, e con sapore dolciastro.Lamelle: fitte, sottili, piuttosto basse, intercalate da lamellule, sinuate, adnato-decorrenti al gambo, separabili per fragilità dalla carne del cappello, lilla-violetto, col tempo ocracee.Spore: ellittiche, un po' curvate, minutamente verrucose o quasi lisce, ialine al microscopio, crema-rosate in massa, di 6-8 x 3,5-5 micron.

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Habitat: fungo saprofita comune, di comparsa autunnale e tardo-autunnale, di solito in gruppi disposti in vario modo, nei boschi(abete rosso, pino silvestre, castagno, quercia, e misti), sottoboschie boscaglie riparlali con robinie, pioppi, sambuchi e altre caducifoglie; su terriccio soffice, terreni ricchi di humus, prati grassi.Osservazioni: nonostante l'aspetto poco invitante, è un fungocommestibile da consumarsi previa bollitura, poiché crudo o pococotto potrebbe causare disturbi digestivi. Si consiglia di utilizzarlo inmisto con altre specie constagionali di pari consistenza usufruendosolo dei suoi giovani cappelli data la carne fibrosa dei gambi.

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no-oliva in massa, di 11-15,5 x (4,5) 5-6 (7) micron.Habitat: sotto latifolie e aghifoglie, nei prati boschivi, spesso gregario, singolarmente o legato al piede con altri due-tre esemplari, comune; frequente anche sotto i viali alberati e nei parchi pubblici.Osservazioni: tra i pochi e rari boleti che crescono dall'inizio dimaggio a tutto ottobre; è commestibile quand'è giovane e ha la carne ancora sufficientemente soda.

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Osservazioni: Per il consumo si devono raccogliere solo gli esemplari giovani, con cappelli ancora chiusi e lamelle prive di colorazioni roseo-grigiastre e tanto meno nere. A causa del veloce processodi maturazione si consiglia di staccare subito i cappelli dai gambicon una leggera torsione e depositarli in contenitori rigidi, aerati, edi cucinarli entro poche ore dalla raccolta.

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AGARICUS CAMPESTRIS Linneo x Fries var. CAMPESTRIS L.

FAM. AGARICACEAE

Etim.: dal gr. agarikon"campestre" così pure il termine specifico.Sin.: Psalliota campestris (L. ex Fr.) Quelet, Pratella campestris (L.ex Fr.) Gray var. alba.Volg.: Prataiolo, prataiolo bianco comune.

Cappello: carnoso, dapprima emisferico, arrotondato a cupola poilargamente campanulato, convesso-disteso, infine quasi piano (4-12 cm), con orlo che da inizialmente involutosi rialza nel fungo maturo, talvolta sfrangiandosi. La superficie è asciutta, fibroso-sericea,talvolta subsquamosa al disco, bianca o leggermente soffusa di ro-sa-bruniccio, talvolta leggermente ingiallente al tocco.Gambo: pieno (o fistoloso nel fungo adulto), cilindrico, di solito piùcorto del diametro del cappello (2,5-8,5 x 1-2,5 cm), un po' attenuato o, talora, lievemente ingrossato alla base, finemente fioccoso-squamuloso sotto l'anello, bianco o con leggerissima sfumatura rosata in alto, al tocco lievemente ingiallente. Anello semplice, membranoso, stretto, sottile, posto circa a metà del gambo, bianchiccio.Carne: bianca, morbida, soffice, al taglio debolmente rosata nellaparte alta del gambo, con odore gradevole, fungino-floreale, di sapore dolciastro.Lamelle: fitte, fini, sottili, libere, nei primissimi stadi bianchicce, mapresto rosa, rosa-vivace, rosa-grigio-violetto fino al violaceo-brunointenso a maturità, con taglio fertile, intero, concolore.Spore: ovate, lisce, con apiculo laterale, bruno-porpora, brune inmassa, di 7-8 x 4-5,5 micron.

Habitat: specie saprofita che cresce da fine estate al primo autunno in prati stabili, pascoli, parchi, giardini, spesso a cerchi oppure agruppi.Osservazioni: buon fungo commestibile (a piccole dosi e in pastinon ravvicinati, anche crudo), da raccogliere preferibilmentequand'è giovane, adatto a preparazioni semplici. Oggi in pianura sepure ancora piuttosto comune, è assai meno frequente che in passato a causa dell'evoluzione delle tecniche colturali e delle mono-

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successioni cerealicole. Si raccomanda, a questo proposito (e ciòvale anche per le altre specie) di evitare la raccolta di funghi cresciuti in ambienti insalubri, potenzialmente inquinati.

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TRICHOLOMA POPULINUM Lange

FAM. TRICHOLOMATACEAE

Etim.: dal gr. thrix, trichos "pelo, treccia" e da toma "orlo" ovverofungo con "orlo (del cappello) peloso"; e dal lat. populus attinente "ilpioppo" per l'habitat specifico.Sin.: Tricholoma suffocatum Richon et Roze, T. pessundatum ss.Konrad et Maublalc, T stans ss. Grò Gulden.Volg.: Tricoloma del pioppo.

Cappello: dapprima emisferico, poi convesso, allargato-disteso, fino ad appianato e ondulato al margine, un po' irregolare (6-12 cm),carnoso, con cuticola viscosa, sovente imbrattata da residui di terriccio e foglie morte, facilmente separabile, solo con tempo secco eventoso, asciutta e screpolata, di colore bruno-rossastro, bruno-fulvo, bruno-castano, con tendenza a chiazzarsi di toni più scuri, disolito scolorito al margine che è intero (talvolta lacerato) e liscio.Gambo: cilindrico, slanciato (8-13 x 1,5-2,5 cm) eretto, spesso curvato, ingrossato alla base, robusto, sodo, pieno (talora fistoloso neigrossi esemplari ed in quelli più maturi), asciutto, biancastro inferiormente e superiormente, con fibrillature brunastre o bruno-rosee.Carne: bianca o debolmente sfumata di rosato, compatta, soda,fragile, non fibrosa, inalterabile, con tendenza alla stopposità neigambi vecchi, rossiccia sotto la cuticola del cappello; emana un intenso odore di farina, avvertito anche nel sapore che a volte risultaamarognolo.Lamelle: regolari, alte e sottili, in parte flessuose, arrotondato-smarginate al gambo, con lamellule interposte, all'inizio biancastre,poi sfumate di rosa e macchiantesi in rossastro-ruggine, fragili, distaccatesi in blocchetti dai cappelli adulti manipolati.Spore: ellissoidali-guttuliformi, con apicolo minuto e rastremato,bianche in massa, di 5,5-6,5 x 3,5-4 (4,5) micron.Habitat: strettamente legato in simbiosi con piante del generePopulus. Cresce gregario, nel tardo autunno, seguendo il percorsosuperficiale delle radici degli alberi, in formazioni a semicerchio, azigzag, o disordinate, spesso nascosto dal terriccio e dalle foglie

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cadute che solleva durante lo sviluppo. E' relativamente frequentenei boschi golenali, nei vecchi pioppeti, nei vivai, lungo le ripe deifossi e le scarpate alberate con pioppi, su suolo soffice, umido, bendotato di sostanza organicaOsservazioni: non è difficile riempire il cesto con questo fungo,sconsigliabile per il consumo fresco a causa dell'odore e del saporetroppo intensi.

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MARASMIUS OREAEDES (Bolt. ex Fr.) Fries

FAM. TRICHOLOMATACEAE

Etim.: dal gr. marasmos "consunzione, deperimento, logoramento"per l'aspetto gracile; dal lat. oreades "Oreadi" le ninfe dei monti, perla crescita in file zigzaganti o circolari (cerchi delle streghe).Sin.: Marasmius caryophylleus Schaeff. ex Schr., Agaricuscaryophylleus Schaeff., Agaricus oreades Bolton.Volg.: Gambesecche, Marasmio oreade.

Cappello: inizialmente campanulato o emisferico, poi convesso fino a spianato (2-7 cm), spesso con umbone ottuso più o meno ampio, talvolta con margine leggermente scanalato. Cuticola liscia eigrofana, color cuoio chiaro con tempo umido o erba rugiadosa, color isabella, opaco e scolorito, talora rugoso, quand'è asciutto.Gambo: eretto, lungo e sottile (4-9 x 0,2-0,5 cm), cilindrico o leggermente schiacciato e scanalato-ritorto, pieno, rigido ma elastico,tenace, finemente fioccoso-pruinoso, con la base un po' ingrossatae bambagiosa, di colore crema carico, più scuro con l'età.Carne: spessa al centro del cappello dov'è bianca, bianco-crema,soda, coriacea specialmente nel gambo; ha la proprietà di riviveredopo la pioggia anche se essiccata dopo giorni di sole. Odore tra lafarina e la mandorla amara, con componente nitrosa e di segaturafresca o, con leggero profumo di garofano; sapore dolce, grato,fungineLamelle: spaziate, libere, molto spesse, diseguali fra loro, raccordate da venature evidenti, specialmente negli esemplari sviluppati,biancastre, crema, concolori all'orlo del cappello.Spore: ovato-ellittiche, a "seme d'arancia", talune sub-romboidali,lisce, con appendice ilare allungata, ialine, bianche in massa.Habitat: tipici di prati, pascoli, parchi, giardini, terreni sabbiosi, sentieri, schiarite dei boschi, pioppeti, cespuglieti. Comune ed abbondante dalla primavera all'autunno, soprattutto dopo prolungati periodi di pioggia; cresce in gruppi numerosi disposti in file o cerchi,probabilmente in simbiosi con graminacee prative.Osservazioni: nonostante alcune caratteristiche che lo distinguono

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da specie tossiche simili, sono stati segnalati casi di confusionecon funghi dei generi Clitocybe e Inocybe (le minuscole dimensioniportano a raccolte "a strappo" senza attenzione verso singoli esemplari).I cappelli di questa specie sono molto saporiti (il gambo va decisamente scartato per la fibrosità, meglio se alla raccolta lo si tagliacon piccole forbici per non rovinare le trame miceliari).

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PLEUROTUS OSTREATUS (Jacq. ex Fr.) Kummer

FAM.PLEUROTACEAE

Etim.: dal gr. pleuron "di fianco" e otos "orecchio" ovvero con "orecchio (il cappello) di fianco" per la forma eccentrica; e dal lat. ostrea-tus cioè "come un ammasso di ostriche".

Sin.: Pleurotus parthenopeius (Com.) Saccardo, Pleurotus insi-gnior (Fr.) Saccardo, Agaricus salignus Persoon.Volg.: Gelone, Orecchione, Orecchietta, Agarico ostreato, Orgella.

Cappello: dopo le primissime fasi di sviluppo assume la forma diconchiglia o di ventaglio (8-15 cm), carnoso, depresso in corrispondenza del gambo, con bordo più o meno ondulato e lobato, talvoltafessurato, frequentemente disposto con altri cappelli di uno stessocespo come le tegole di un tetto, serrati e soverchiantesi più o meno estesamente. Il colore è molto variabile, dai toni del grigio, lilla,carta da zucchero, o nocciola pallido a brunastri, violacei, ardesia,fino a nerastri, di norma sbiadentesi con lo sviluppo e con l'età;l'area interna, in corrispondenza della parte concava prossima algambo, è spesso coperta da una lieve feltrosità biancastra.Gambo: eccentrico o laterale, occultato dal cappello, talora assente o spesso confluente con i gambi di altri individui del cespo, grosso, corto (2-5 x 1-2,5 cm), pieno, sodo, bianco, in genere ricopertoda pruina o lanugine grigio-cinerina.Carne: bianca, spessa, tenera nei giovani esemplari, piuttosto elastica, fibrosetta e tenace in quelli adulti, con odore farinoso-dolcia-stro, a volte un poco acidulo, tenue, gradevole come il sapore.Lamelle: decorrenti per un breve tratto sul gambo, piuttosto fitte eintercalate da lamellule, talora ramificate, biancastre, bianco-cremafino a grigiastre, con taglio intero.Spore: ellittiche, subcilindriche, ialine, biancastre o un po' lilacinein massa, di 8-12 x 3-4 micron.Habitat: fungo saprofita (occasionalmente parassita) su legno di latifoglie, particolarmente pioppi, gelsi e faggi, ma anche su platani,tigli, salici, olmi, castagni e bagolari. Cresce, di norma cespitoso,nel tardo autunno e inverno, prolungando la sua comparsa o la sua

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durata all'inizio della primavera. E' diffuso, nelle pianure alluvionali,frequente nei boschi che si snodano lungo i fiumi, nei pioppeti, sulle ceppaie dei tronchi tagliati di recente.Osservazioni: è una specie assai conosciuta ed apprezzata, coltivata sia industrialmente che in orti e giardini per la facilità di adattamento tanto a substrati legnosi, quanto a quelli preparati con pagliadi grano.

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AGROCYBE AEGIRITA (Brig.) Singer

FAM. BOLBITACEAE

Etim.: dal gr. agros "campo" e kube 'lesta" ovvero 'lesta del campo", forse per la sua presenza sul legno di molti alberi utilizzati perfilari e siepi; e dal gr. aigeros "pioppo" per l'habitat preferenziale.Sin: Pholiota aegirita (Brig.) Quelet, Agrocybe cylindracea (D.C. exFr.) Maire, Dryophila aegirita (Brig) Quelet, Agaricus briganti! Fries.Volg.: Piopparello, Pioppino.

Cappello: inizialmente emisferico, ottuso, poi convesso o spianato,fino a concavo a maturità, piuttosto carnoso, di medie dimensioni(4-14 cm), con orlo arrotolato verso le lamelle, poi svolto, ondulatoe talvolta irregolare, con tendenza a fendersi con l'età. Il colore èmarrone scuro, quindi con la crescita via via più sbiadito a partiredal margine (soprattutto in esemplari cresciuti all'ombra) con esclusione del disco centrale che rimane di solito nocciola chiaro.

Gambo: cilindrico, di solito ricurvo, slanciato (5-15 x 1-1,5 cm), at-tenuato-fusiforme alla base spesso infissa nelle cavità del legno dicrescita, duro, pieno (nell'adulto talora lacunoso-cavo), fibroso conanello spesso, soffice, pendulo, persistente, prima bianco e poi bruno scuro perchè si ricopre di spore cadute dalle lamelle.Carne: bianca (giallo-brunastra nei gambi vecchi), soda, non fibrosa, piuttosto fragile anche se elastica, con odore difficilmente definibile negli esemplari giovani simile a quello delle botti da vino, deiformaggi, della frutta acida; fatta esclusione per i carpofori maturi oquelli che abbiano subito fermentazione dovuta a piogge prolungate, risulta molto gradevole il profumo intenso, fungino-acidulo; il sapore ricorda la nocciola fresca.Lamelle: fitte, arcuate, tra loro diseguali, raccordate al gambo più omeno estesamente mediante un dentino; dapprima biancastro-cre-ma, e infine color cannella alla maturazione.Spore: ellittiche, lisce, con poro germinativo evidente, brune, colortabacco in massa, di 8-11 x 5-7 micron.Habitat: Si tratta di una specie lignicola parassita o, all'occorrenzaanche saprofita, sviluppantesi soprattutto sul pioppo, ma anche su

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numerose altre latifoglie (salici, ippocastani, gelsi, tigli, sambuchi).In pianura è molto diffuso, la cui comparsa è concentrata nei periodi tardo-primaverile e estivo-autunnale. Spunta spesso in cespi dinumerosi individui, sia alla base del tronco, sia a notevole altezza

dal terreno; si ripresenta per diversi anni sulle stesse ceppaie finoal loro esaurimento. Il pioppino è più frequente in filari alberati, ceppaie lungo le rive dei fossi, boscaglie fluviali, parchi e giardini.Osservazioni: è sicuramente il miglior fungo commestibile fra quelli che crescono cespitosi; ciononostante in molte zone della pianuralombarda non viene raccolto e addirittura creduto velenoso.

Si devono però eliminare i gambi degli esemplari medi e grandi edutilizzare solo i cappelli, che devono essere benjavati fino ad eliminare il colore scuro dovuto alle spore.

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MACROLEPIOTA PROCERA (Scop. ex Fr.) Singer

FAM. LEPIOTACEAE

Etim.: dal gr. makros "grande" e da lepiota "orecchio squamoso"derivante dal gr. lepis "squama" e otos "orecchio"; e dal lat. procerus "cresciuto di più, alto".Sin.: Lepiota procera (Scop. ex Fr.) Quelet, Agaricus procerusScop., Agaricus columbinus Bulliard.Volg.: Mazza di tamburo, Ombrellone, Bubbola maggiore, Fungoparasole.

Cappello: inizialmente ovoidale-globoso, indi campanulato, alla fine largamente convesso-appianato e umbonato, molto grande (15-25 cm), nelle prime fasi di sviluppo la cuticola è bruno scura, mapresto si lacera (tranne all'apice, dove riveste l'umbone rilevato ecarnoso) in tante scaglie scure, tomentose, disposte in strie o fasceirregolarmente concentriche più rade e di solito più grandi verso ilbordo. Il fondo è feltroso, biancastro, sfumato di camoscio.Gambo: cilindrico, slanciato, lungo (20-40 x 1-2 cm), bulboso allabase dov'è spesso cotonoso e inglobante terriccio e residui vegetali; è duro, fibroso, fistoloso o vuoto, bruno nel fungo giovane, poicon superficie screziata-tigrata a bande per numerose squamette.Anello ampio, complesso, membranoso e frangiato, bianco sopra,bruno nella parte inferiore, scorrente sul gambo.Carne: bianca o sfumata di roseo, immutabile, talvolta leggermentearrossante alla sezione nella metà inferiore dei gambi in età; tenerae fragile quella del cappello, con odore gradevole, farinoso dolciastro; sapore gradevole.Lamelle: numerose, piuttosto larghe, libere al gambo, bianche, contendenza ad ingiallire o ad arrossarsi con l'età.Spore: ovali-ellittiche a ellittiche, con poro germinativo evidente, ialine, bianche in massa, di 13-20 x 9-13 micron.Habitat: fungo saprofita di comparsa tardo-primaverile e tardo-esti-va-autunnale cresce isolato o a gruppi (non cespitosi) nei boschiradi, nelle radure e nei luoghi erbosi, soprattutto su terreni siliceisoffici, ghiaiosi, con strato di humus superficiale. Nelle aree di pia-

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nura è specie localizzata nelle aree riparlali che conservano ancoraun sufficiente grado di naturalità e di copertura vegetazionale (boschi perialveali, scarpate e sponde di navigli e canaloni, boscagliemiste di pioppi, olmi, robinie, sambuchi) dove di norma comparedue, raramente tre volte l'anno, dopo piogge consistenti o prolungate.

Osservazioni: specie conosciuta e molto apprezzata anche se nonsi può dire frequente nelle nostre aree planiziali. Per la tenacia e lafibrosità i gambi vanno lasciati al suolo (si eviterà così di danneggiare troppo il micelio) limitando la raccolta ai soli cappelli aperti.

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ARMILLARIELLA MELLEA (Vahl ex Fr.) Karsten

FAM. TRICHOLOMATACEAE

Etim.: dal lat. armilla "braccialetto" ovvero "fungo portante un braccialetto" (per l'anello sviluppato); e dal lat melleus "di miele".Sin.: Armillaria mellea (Vahl ex Fr.) Kummer, Clitocybe mellea(Vahl ex Fr.) Ricken.Volg.: Chiodino, Famigliola buona, Agarico color miele.

Cappello: inizialmente quasi sferico o emisferico, conico-ottuso,poi convesso e più o meno espanso, con diametro molto variabile,3-15 (22 cm), a maturità talora depresso, con ampio umbone, carnoso, elastico, a margine sottile, con striature nel senso delle lamelle, sovente ondulato e fessurato. Cuticola con colori diversi aseconda del legno di crescita, da giallo-miele, a giallo-brunastro,grigiastro o olivastro, separabile, vischiosa a tempo umido, cosparsa di fini squamette acute, più scure, addensate sull'umbone.Gambo: slanciato, eretto o flessuoso-curvato, cilindrico (5-20 x 1-3cm), di solito affusolato in basso negli esemplari cresciuti cespitosi,corto, ingrossato e quasi bulboso in individui isolati o appaiati, finemente striato longitudinalmente e rivestito da squamule con colorazione analoga a quella del cappello, con tendenza a divenire piùscuro verso la base. L'anello, inserito immediatamente sotto il cappello è ampio e membranoso, spesso e persistente, bianco superiormente, a volte un po' giallastro sul bordo ed inferiormente.Carne: consistente, bianca o biancastra, talora sfumata di roseonella parte alta del gambo, soda nel cappello, fibrosa nel gambo(esclusi gli esemplari molto giovani), con odore fungino più o menoaccentuato, di sapore un po' amarognolo-astringente.Lamelle: abbastanza fitte, basse, sottili, intercalate da lamellule, unpo' decorrenti lungo il gambo, bianche, biancastre o crema-giallognole, alla fine spesso macchiettate o chiazzate di brunastro.Spore: ellittiche, senza poro germinativo, lisce, ialine, bianche obianco-crema in massa, di 7-9 x 5-6,5 micron.Habitat: temuto parassita o saprofita, di norma cespitoso o gregario, quasi esclusivamente di comparsa autunnale e tardo-autunnale

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(in pianura), molto comune, e diffuso ovunque su ceppaie e tronchidi latifoglie (robinie, platani, gelsi, olmi, sambuchi, salici, pioppi,querce, carpini, noccioli, castagni, faggi, rosacee varie), talora diconifera (abete rosso).Osservazioni: la diffusione e l'abbondanza di carpofori hanno resoil chiodino il fungo più popolare nella pianura padana. A questoproposito però è bene avvertire che la sua carne, cruda o poco cotta può risultare tossica o assai indigesta; si raccomanda pertanto dinon raccogliere individui a maturazione avanzata, parzialmente anneriti, decomposti. Si raccomanda inoltre di eliminare i gambi piùsviluppati e comunque i due terzi inferiori e di effettuare sempreuna pre-bollitura gettando via l'acqua di cottura.

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MORCHELLA ESCULENTA var. ROTUNDA Persoon

FAM. MORCHELLACEAE

Etim.: dal tedesco Morchel "spugnola"; e dal lat. esculentus "buonoda mangiare, commestibile".Sin.: Morchella esculenta Persoon ex St.Amans, Morchella rotun

da (Pers. ex Fr.) Boudier.Volg.: Spugnola comune, Spugnola bionda, Spugnola di primavera, Spugnola rotonda, Trippetta.

Mitra: da ovoide a globosa, adnata al gambo, di 4-8 cm, solitamente un po' più lunga che larga, di colore giallo paglierino a giallo scuro-ocraceo, più scuro con l'età, con superficie suddivisa in alveolirotondato-angoloso o pseudopoligonali ampi ed irregolari, profondie larghi, delimitati da sottili e fragili costolature, che fanno ricordarele cellette di un favo.

Gambo: tozzo ed un po' irregolare, di dimensioni medie o grandi(4-8 x 2-4 cm), cavo, fragile, cilindroide, ingrossato alla base, solcato longitudinalmente, a volte bitorzoluto, cosparso da fioccosità fur-furacee specialmente nella parte superiore, sottostante il cappello,di colore biancastro o paglierino con sfumature più scure.Carne: fragile, un poco acquosa, concolore al gambo di aspetto ceroso, con odore tenue, talora gradevole o a volte un po' terroso, neicarpofori adulti leggermente spermatico.Imenio: con aschi di 350 x 20-30 micron e ascospore ellittiche,giallo-ocra in massa, di 20 x 12 micron.Habitat: fungo di comparsa primaverile (da fine marzo a maggio,segnatamente con tempo umido e caldo), ricercato ed apprezzato.Si rinviene in radure alberate, in riva ai fiumi, nei pascoli ombrosi efreschi, nei boschi di latifoglie e nelle boscaglie riparlali, specie sotto olmo e frassino, soprattutto su terreno sabbioso, dove cresceisolato o più spesso in gruppi sparsi, fedele per anni ai luoghi dicrescita.

Osservazioni: sono eccellenti funghi commestibili, profumati, saporiti e molto adatti ad essere essiccati; occorre però scartare i carpofori troppo maturi, sottoporre ad accurata pulizia gli alveoli delle

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mitre (spesso sporchi internamente di terriccio od ospitanti piccoliinsetti). La sbollentatura preventiva, gettando*via l'acqua di cottura,è sempre consigliabile per le morchelle poiché allontana residui diterra ed elimina eventuali tracce di acido elvellico.

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ESEMPI DI FORME COMUNI DEI CAPPELLI

piano umbonato ottuso umbonato acuto

campanulatotronco-conico

o troncato

galericulato ombelicato

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gibboso turbinato

depresso infundibiliforme

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ESEMPI DI ORNAMENTAZIONI DEI CAPPELLI

-<M&^ggt ^ili^ ^m ^siietti

fibrinoso areolato-screpolato lacerato

ftwm

a squamule acute desquamato verrucoso

FORME E ORNAMENTAZIONI DEGLI ORLI

diritto o piano ricurvo o piegato involuto

lobato

ondulato striato plissettato

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zonato

villoso

fimbriato

o appendicolato

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ESEMPI DI FORME E PARTICOLARITÀ' DEL GAMBO

pieno farcitocavernoso

fistoloso tuboloso

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ESEMPI DI FORME E PARTICOLARITÀ' DELL'ANELLO,DELLA VOLVA E DELLA BASE DEL GAMBO

ANELLO

semplice ampio e infero

o rudimentale a cingolo membranoso doppio o ad armilla striato

ibera

marginato

VOLVA (O VELO)

aderente e

circoncisainguainante

in verruche

BULBO

depresso subsferico napiforme

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evanescente

turbinato

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ALCUNI CARATTERI DELLE LAMELLEED ESEMPI DELLA LORO INSERZIONE SUL GAMBO

libere

decorrenti

[larghezza

. filo taglio

faccia ° orl°

adnate

ventricose

rade mediamente

o distanziate fitte o fitte molto fitte

strette

arcuate

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decorrenti

con dentino

larghe

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ESEMPpI1uDIcF°™E EORNAMENTAZIONI^U COMUNI DELLE SPORE

romboidali o prismatiche

aculeate

fusiformi ... ^y?cilindriche

o cilindracee

punteggiate

reticolate

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ellittiche amigdaliformio sub-ellittiche

nodulose o tubercolate

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GLOSSARIO

Acidofilo

In micologia indica un fungo che ama crescere in terreni a reazioneacida.

Acre

(Sapore) piccante, moderatamente pepato.

Adnate

Lamelle che si inseriscono direttamente sul gambo per tutta la loroaltezza.

Alveoli

Piccoli solchi e cavità, tra loro comunicanti, in cui si formano gliaschi e le ascospore (ad esempio nelle Morchellaceé).

Anello

Corta membrana che circonda il gambo verso il suo terzo superiore.

Apicolate - ApiculateRiferito a spore provviste di apicolo.

Apicolo - Appendice ilareProlungamento apicale della spora.

Appressato(Cappello) chiuso intorno al gambo, specialmente allo stato giovanile.

Arboricolo

Crescente su rami o tronchi d'albero.

Asco

Cellula a forma di clava, nella quale si formano le spore degliAscomiceti.

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Autolisi

Processo di decomposizione spontanea di cellule ad opera di enzimi.

Basidio

Tipo particolare di cellula, tipica dei Basidiomiceti, all'esterno dellaquale vengono sorrette e maturate le spore.

Calcitila

(Specie) crescente preferibilmente in terreni calcarei.

CarpoforoTermine scientifico che indica il 'lungo" comunemente inteso.

Cartilaginea(Consistenza) carne tenace ed elastica, simile a quella delle cartilagini, che si piega senza rompersi.

Cavernoso - Lacunoso

(Gambo) nel cui interno sono presenti cavità irregolari o irregolarmente disposte.

CespitosoChe cresce con altri individui consimili riuniti per la base del gambo.

Cortina

Insieme di filamenti esili, ragnatelosi, disposti fra l'orlo del cappelloe il gambo.

Cuticola

Pellicola che riveste il cappello del fungo.

Decorrenti

Riferito alle lamelle, quando esse risultano più o meno prolungatesul gambo.

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Disco

Parte superiore, centrale, del cappello.

Eccentrico

In posizione non centrale.

Effimero

Non persistente né durevole.

Ellissoidi - Ellissoidali

Riferito alla forma di cappelli o spore che ricordano un'ellissi.

Farcito

(Gambo) il cui interno ha una struttura poco compatta, quasi midoliosa.

Fibrille - Fibrillatura

Piccole fibre sottili che si distinguono sopra una superficie.

Fioccoso

Con superficie provvista di fiocchi.

Fistoloso

(Gambo) percorso internamente e longitudinalmente da una piccolacavità.

Gibboso

Che presenta protuberanze irregolari e poco marcate, o anche unumbone irregolare.

Glabro

Privo di peli.

Glassata

Superficie ricoperta da una pruina liscia, lucida, per lo più bianca esemitrasparente.

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Glutinoso - Mucoso - Gelatinoso

Ricoperto da un muco viscoso e appiccicoso, da sostanza simile aglutine.

GregarioChe cresce in compagnia di altri esemplari.

Guttulate

(Spore) contenenti goccioline di olio.

Habitat

Insieme delle condizioni ecologiche che caratterizzano l'ambiente ela stazione di crescita.

Ialine - Jaline

(Spore) incolori e quasi trasparenti, traslucide.

Ife

Filamenti microscopici di cellule (o nuclei) fra loro concatenate, chenel loro insieme formano il micelio del fungo.

IgrofanoRiferito ad un tessuto, ad esempio del cappello, capace di assorbire acqua e di assumere una colorazione diversa.

Imenio

Parte fertile del carpoforo in cui hanno origine le spore.

Immutabile

(Colore, carne) che non varia per effetto di azioni esterne o spontaneamente.

Inserzione

Punto di unione.

Involuto

(Orlo di un cappello) leggermente arrotolato verso l'interno.

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Isabella - Isabellino

Colore indefinito tra il giallo-bruniccio sporco ed il grigio-giallino-brunastro.

Lamelle

Elementi piatti (generalmente diposti a raggiera sotto il cappello dinumerose specie) sui quali si formano le spore.

Lamellule

Lamelle più corte intercalate alle lamelle vere e proprie.

Latice

Liquido incolore o pigmentato emesso da alcuni funghi (ad esempiodel genere Lactarius).

Lignicolo - EpixiloCrescente su un substrato legnoso.

Macromiceti

Termine generico con cui si indicano tutti i funghi "superiori", cioècon corpi fruttiferi (carpofori) macroscopici o ben visibili.

Membranaceo

(Tessuto) di consistenza molle, flaccida.

Micelio

Insieme delle ife, cioè il vero e proprio "corpo" del fungo.

Micorrizia

Simbiosi tra un fungo e la radice di una pianta superiore.

Micron

Unità di misura microscopica equivalente ad un millesimo di millimetro.

Mitra

In micologia indica la parte superiore (falso cappello) delleMorchelle.

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Neutrofilo

In micologia designa il fungo che cresce di norma in terreni a PHtendenzialmente neutro.

OgivaParticolare forma (ad esempio di un cappello) a sesto acuto, comel'arco caratteristico dell'architettura gotica.

Ombelicato

(Cappello) che nella parte centrale, il disco, presenta una depressione piuttosto pronunciata ma stretta, crateriforme.

OmogeneoAvente una struttura eguale o indistinta da un'altra struttura a cui siriferisce (ad esempio un gambo omogeneo col cappello come nelgenere Russula).

Ornamentazione

Macchie, striature, verruche, fibrille, asperità, punti, che interrompono l'uniformità di una superficie.

Parassita

(Fungo) che attacca piante vive dalle quali trae il suo nutrimentocausando loro deperimento e morte (ad esempio l'Armillariella mellea o fungo chiodino).

Peridio

Membrana esterna che avvolge la parte fertile di alcuni funghi.

Persistente

Durevole, non caduco.

Piano

Di forma appiattita.

Planiziale

(Aree, boschi, località, zone, ecc.) di pianura.

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Pliche

Rilievi dell'imenio simili a venature superficiali.

Pori imeniali

Forellini corrispondenti all'estremità dei tuboli che formano l'imenioin alcune specie (ad esempio del genere Boletus).

Poro germinativoAssottigliamento più o meno accentuato ed appiattito della membrana sporica che dà luogo ad una configurazione a poro, talvoltaun po' sporgente, in una posizione opposta all'apiculo.

Pruina

Sottilissimo strato di polvere impalpabile aderente ad una superficie, ricorda una brinata o la superficie delle susine mature.

Pubescente

Finemente peloso, vellutato, ricoperto di fitti peli molli piccolissimi.

Radiale

Orientato o disposto come i raggi di un cerchio.

Radicante

Indica un gambo che si prolunga alla base di un'appendice radi-ciforme, prolungata e solitamente infissa nel substrato.

Rastremato - Attenuato

Gambo, lamella o altro elemento allungato che si riduce in larghezza ad una sua estremità.

Reticolo

Sottile intreccio di filamenti, talora in leggero rilievo, disposti in modo da formare una disegno simile alle maglie di una rete.

Revivescente

Carpoforo di alcune specie (ad esempio del Gen. Marasmius) cheessica senza putrefare, e ritorna allo stato fresco originario.

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Revoluto

Leggermente arrotolato nel senso opposto all'imenio, ossia versol'alto, o verso l'esterno secondo il tipo di carpoforo.

Ripariali - Fluviali - Perialveali(Boschi) che si snodano lungo le rive dei fiumi.

RugulosoLeggermente rugoso, con rughe sottili e poco fitte.

SaprofitaFungo utilizzatore di sostanza organica, humus, legno morto, ecc.,che vive cioè sui resti di altri organismi.

Sericeo

Di aspetto e riflessi simili alla seta.

Simbionte

Fungo unito per mezzo di ife ad una pianta, in legame di reciprocovantaggio.

SporeCorpuscoli visibili al microscopio, che si diffondono nell'ambientecon funzioni riproduttive (i "semi del fungo"). Le loro caratteristiche(ad esempio dimensioni, forma, colore, struttura) sono utili per ladeterminazione della specie.

Spore "in massa"Polvere sporale lasciata depositare sopra un foglio di carta biancaappoggiandovi per qualche ora un cappello maturo, onde poterneosservare il colore, uno dei principali elementi discriminanti in micologia.

Substrato

In micologia indica il materiale che serve da supporto e nutrimentoal micelio. Può essere costituito ad esempio da humus, terra, letame, legno.

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Termofila

Specie che preferisce climi, ambienti o esposizioni calde.

Tomentoso

Coperto di peluria corta e fitta.

Tubuli - Tuboli

Sottili canalicoli della parte inferiore del cappello delle Boletacee edelle Polyporacee che contengono l'imenio.

Umbone

Prominenza più o meno acuta od ottusa al centro del cappello.

Verruche

Squame grossolane o piccole prominenze superficiali più o menosferiche, per lo più staccabili o anche detersili presenti talvolta sullasuperficie del cappello (ad esempio in varie specie del genereAmanita).

ViraggioVariazione di colore, per lo piò rapida (ad esempio la carne di alcuni boleti).

Volva

Involucro di consistenza membranosa che avvolge il fungo nellostadio iniziale e permane alla base del gambo.

Zebrato

Ornato di bande strette, più o meno parallele fra loro, o anche più omeno interrotte.

Zonato

Ornato di zone variamente pigmentate.

Zonature

Alternanza di striature chiare e scure.

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LA RACCOLTA DEI FUNGHI

La maggior disponibilità di tempo libero, la ricerca di ambienti tranquilli e salutari, lo sviluppo di vie di comunicazione e mezzi di trasporto più rapidi con conseguente facile accesso alle località montane ha favorito, in questi ultimi decenni, un incremento notevolenel numero di turisti e raccoglitori di funghi. Ciò ha causato, comeogni fenomeno di massa, una serie di gravi problemi da un lato determinati dall'eccessivo carico antropico esercitato, dall'altro legatialla possibilità di avvelenamento dovuta a consumo di specie tossiche.

La raccolta dei funghi può quindi significare rischio, ma non soloper le specie che crescono in montagna, infatti alcune fra le più pericolose fanno la loro comparsa anche nella nostra pianura: una fratutte la tristemente famosa tignosa verdognola (Amanita phalloides)che vive in simbiosi con querce e noccioli, segnalata ogni anno inalcuni boschetti lungo l'Oglio.E' importante ribadire che l'unico mezzo per poter distinguere consicurezza i funghi commestibili da quelli velenosi è la conoscenzabotanica attraverso l'esame dei caratteri delle singole specie; ciòpresuppone uno studio costante, una lunga esperienza che si acquisisce attraverso la diretta e ripetuta raccolta ed osservazionedegli esemplari freschi nei diversi habitat e nelle varie fasi del lorosviluppo.E' quindi fondamentale osservare attentamente, per saperle poi riconoscere, innanzitutto le poche specie mortali, molto velenose, epericolose per la loro somiglianza con altre commestibili.E' perciò consigliabile, per quanti volessero veramente approfondire le proprie conoscenze sui funghi, avvalersi almeno per i primitempi, della guida di uno o più esperti nella scienza micologica.Verranno di seguito sintetizzati alcuni suggerimenti utili per mantenere un comportamento corretto e responsabile nei confrontidell'ambiente e per evitare rischi inutili ed a volte fatali per la propria salute:

- nel bosco, lungo una riva, attraverso una radura non si devono arrecare danni (ad esempio rompere rami o arbusti, cogliere fiori,cal-

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pestare o calciare funghi e rovistare con arnesi il suolo onde nonrovinare il micelio), accendere fuochi o abbandonare rifiuti. Ci si deve attenere alle norme della vigente legislazione locale;

- è necessario evitare razzie sconsiderate e raccolte di esemplaritroppo piccoli o troppo maturi, perchè questo non solo è improduttivo ma può anche diventare pericoloso (alcune intossicazioni possono infatti derivare da consumo di funghi mangerecci vecchi, ammuffiti o deteriorati per la lunga permanenza in sacchetti di plastica); si devono cioè raccogliere unicamente quei funghi che per il loro stato di conservazione assicurino una buona commestibilità, procurando di ripulirli in loco da terra e detriti per evitare di sporcaretutto il raccolto;

- i funghi devono essere raccolti interi di ogni loro parte, senza essere strappati o tagliati alla base del gambo per non privarli deglielementi indispensabili alla determinazione nella fase di controllo;quindi si devono riporre con cura in un contenitore rigido, aerato,meglio se di vimini e possibilmente a due scomparti per poter separare le specie conosciute dalle altre;

- le specie non conosciute o sulle quali vi sia incertezza vanno sottoposte appena possibile ad un attento controllo da parte di unesperto (U.S.S.L., Laboratori di Igiene e Profilassi, Uffici dei MercatiOrtofrutticoli, esperti micologi qualificati, Gruppi micologici);

- non bisogna sopravvalutare le proprie specifiche conoscenze inquanto anche con l'ausilio di pubblicazioni si rischia di confonderefacilmente una specie con un'altra, visto che (per quanto vi sianotavole o fotocolor curate) un confronto spesso frettoloso non costituisce garanzia di sicurezza. Va ricordato inoltre che la natura delterreno, l'età della pianta, l'eccessiva umidità o la prolungata siccità, possono far variare anche sensibilmente l'aspetto esteriore diun fungo;

- non si deve dare alcun peso a superstizioni, dicerie o prove empiriche basate sull'annerimento dell'argento, sull'ingiallimento del

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prezzemolo, sul latte o albume che cagliano a contatto con funghivelenosi, così com'è del tutto erroneo pensare che i funghi commestibili divengano tossici per il solo contatto con specie mortali. Deltutto inattendibili sono poi le generalizzazioni basate solo su alcunicaratteri morfologici (ad esempio colore, odore, anello, luogo di crescita);

- si deve tenere sempre presente che quando i testi divulgativi suifunghi qualificano una specie come "commestibile", "buona", "eccellente", viene fatto riferimento a carpofori non troppo maturi, perfettamente sani e debitamente cotti;

- si raccomanda di raccogliere solo funghi cresciuti in luoghi salubri,non contaminati da pesticidi, scarichi di autoveicoli o da altre sostanze di origine industriale; molti funghi possono infatti diventarepiccoli "serbatoi" di piombo, di cadmio, di mercurio e di altre sostanze tossiche;

- è importante prendere coscienza del fatto che la tutela del suoloforestale, dello strato fertile superficiale ricco di vita è essenzialeper l'equilibrio biologico della natura; un afflusso turistico esasperato ed incontrollato rappresenta sempre un grave pericolo per la funzionalità e la conservazione delle biocenosi.

Di seguito viene riportata la Legge Regionale relativa alla raccoltadi funghi epigei.

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Legge Regionale 12 agosto 1989, n. 31. Disciplina della raccoltadei funghi epigei. Modifica dell'art. 19 della L.R. 27 luglio 1977, n.33 "Provvedimenti in materia di tutela ambientale ed ecologica".

IL CONSIGLIO REGIONALE

ha approvatoIL COMMISSARIO DEL GOVERNO

ha apposto il vistoIL PRESIDENTE DELLA GIUNTA REGIONALE

promulgala seguente Legge Regionale:

Art. 1

(Modalità per la raccolta)

1. Su tutto il territorio regionale la raccolta dei funghi epigei è consentita senza onere alcuno secondo le modalità di cui ai seguentipunti:a) la raccolta è consentita dall'alba al tramonto;b) è vietato, durante la ricerca, usare rastrelli, uncini o altri mezziche possano danneggiare lo strato umifero, il micelio fungino e l'apparato radicale della vegetazione, smuovendo la copertura viva emorta del suolo;e) il prelievo dei corpi fruttiferi deve avvenire manualmente, senzadanneggiare le parti aeree ed il micelio, asportando esemplari interidei funghi, anche ai fini di una corretta determinazione delle specie;d) è vietata la raccolta di funghi anche parzialmente decomposti odi funghi mancanti di parti determinanti al fine del riconoscimentodella specie;e) il trasporto dei funghi, nei luoghi di raccolta, deve avvenire entrocontenitori rigidi, aerati e forati, in vimini o in altro materiale idoneo;è comunque vietato l'uso dei sacchetti o di altri contenitori flosci,non aerabili o in materiale plastico.2. Resta fermo quanto disposto sulla chiusura dei fondi ai raccoglitori dell'art. 19, terzo, quarto e quinto comma, della L.R. 27 luglio1977, n. 33 "Provvedimenti in materia di tutela ambientale ed ecologica".

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Art. 2

(Limite di raccolta)

1. Il limite massimo giornaliero di raccolta per persona dei funghiepigei è di 2 chilogrammi, salvo un esemplare unico di maggior peso.

Art. 3

(Agevolazione per la raccolta)

1. Il propietario, l'usufruttuario, il coltivatore del fondo, suoi famigliari e dipendenti, regolarmente assunti per la coltivazione del fondo,non sono sottoposti alla restrizione quantitativa di cui al precedenteart. 2.

2. I residenti nei Comuni appartenenti a Comunità montane cheraccolgono i funghi nei Comuni di propria residenza, non sono soggetti ai limiti quantitativi di cui al precedente art. 2, ove il Sindacodel Comune, con apposita dichiarazione, riconosca ad essi la qualità di raccoglitore a fini economici. Tale dichiarazione può essereattribuita da parte dei Sindaci a coloro che raccolgono i funghi ascopo di significativa integrazione del proprio reddito.

Art. 4

(Periodi di raccolta)

1. La raccolta dei funghi epigei è consentita, nel corso dell'anno solare, nei soli giorni pari del mese, oltre che nelle giornate di sabato.

Art. 5

(Limitazioni particolari)

1. Le Province, le Comunità montane o gli Enti gestori dei parchi, riserve naturali e monumenti naturali, per i territori di rispettiva competenza, possono deliberare il divieto assoluto della raccolta in particolari zone, per esigenza di tutela ambientale. Tale divieto dovràessere motivato ed adeguatamente segnalato con apposite tabelle.

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Art. 6

(Riserve naturali)

1. La Giunta regionale, sulla base di ricerche e studi, può deliberare, all'inizio di ogni anno solare, il divieto assoluto di raccolta perparticolari specie di funghi.2. La Regione può altresì istituire riserve naturali parziali a specificafinalità micologica.

Art. 7

(Divieti)

1. La raccolta dei funghi epigei è comunque vietata:a) nelle riserve naturali integrali, orientate e parziali micologiche,nonché nelle altre riserve parziali e nei monumenti naturali qualorasia espressamente vietata nell'atto istitutivo;b) nelle oasi di protezione di cui all'art. 12 della L.R. luglio 1978, n.47;e) nelle aree di nuovo rimboschimento, prima che siano trascorsi15 anni dalla messa a dimora delle piante.

Art. 8

(Raccolta a fini scientifici)

1. Per la raccolta ai fini scientifici e didattici di funghi epigei, si applicano le disposizioni di cui all'art. 20 della L.R. 27 luglio 1977, n.33.

Art. 9

(Centri di controllo)

1. La Giunta regionale, entro 90 giorni dalla entrata in vigore dellapresente Legge, individua le USSL che debbono dotarsi di uno opiù centri di controllo micologico.2. Le USSL, così individuate, istituiscono tali centri a cui possonorivolgersi i raccoglitori per la necessaria consulenza tecnica ed inparticolare per la determinazione delle specie fungine raccolte.

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3. Presso i centri micologici dovrà operare personale adeguatamente preparato da adibirsi al servizio di controllo e determinazione delle specie fungine.

Art.10

(Enti di vigilanza)

1. La vigilanza sull'osservanza degli obblighi e dei divieti di cui allapresente Legge ed alla relativa normativa d'attuazione è affidata:a) agli Enti gestori dei parchi, delle riserve naturali e dei monumentinaturali;b) alla Comunità Montane per i territori montani non compresi neiparchi, nelle riserve e nei monumenti naturali;e) alle Province e ai Consorzi comprensoriali di Lecco e di Lodi neiterritori non montani non compresi nei parchi, nelle riserve e neimonumenti naturali.

2. I soggetti di cui al comma precedente si avvalgono del propriopersonale dipendente a ciò preposto, del Servizio volontario di vigilanza ecologica, nonché, previe le necessarie intese, degli agentidel Corpo Forestale dello Stato, delle guardie ittico venatorie provinciali e degli organi di polizia urbana e rurale.3. Ai soggetti di cui al comma precedente compete l'accertamentodelle trasgressioni, ai sensi della presente Legge Regionale.

Art. 11

(Sanzioni)

1. Per la violazione delle disposizioni della presente Legge si applicano le seguenti sanzioni:a) sanzione amministrativa da L. 50.000 a L. 100.000 per l'inosservanza delle disposizioni e dei divieti di cui all'art. 1;b) sanzione amministrativa da L. 50.000 a L. 200.000 per l'inosservanza della disposizione di cui all'art. 2 e per la violazione dei divieti di cui all'art. 4.

e) sanzione amministrativa da L. 100.000 a L. 500.000 per la violazione dei divieti di cui all'art. 7.

2. La competenza all'irrogazione delle sanzioni di cui al precedenteprimo comma spetta agli enti preposti alla vigilanza.

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3. I proventi delle sanzioni pecuniarie sono devoluti agli enti competenti per l'irrogazione delle medesime; l'autorità competente dispone comunque, ai sensi della legislazione vigente, la confiscadei beni oggetto materiale della trasgressione, decidendone la destinazione.

Art. 12

(Promozione educativa)

1. La Giunta regionale provvede mediante apposita pubblicazionealla diffusione e conoscenza capillare delle disposizioni di cui allapresente Legge.2. Le USSL dotate del centro micologico di cui al precedente art. 9organizzano corsi di formazione per la conoscenza delle diversespecie fungine e delle modalità di raccolta.3. La Giunta regionale in accordo con le competenti autorità, promuove la sensibilizzazione degli studenti di ogni ordine e gradoscolastico.

Art. 13

(Modifica all'art. 19 della L.R. 27 luglio 1977, n. 33)

1. Il secondo comma dell'art. 19 della L.R. 27 luglio 1977 n. 33 èsostituito dal seguente:"2. Per ciascuna giornata di raccolta e per ogni raccoglitore possono essere raccolti sei esemplari per ogni specie di fiore, due chilogrammi di funghi eduli, salvo un esemplare unico di peso maggiore,e un chilogrammo di frutti del sottobosco; ove la raccolta sia operata da più raccoglitori congiuntamente possono essere raccolti complessivamente venticinque esemplari per ogni specie di fiore equattro chilogrammi di frutti di sottobosco".La presente Legge Regionale è pubblicata nel Bollettino Ufficialedella Regione.E' fatto obbligo a chiunque spetti di osservarla e farla osservare come Legge della Regione lombarda.

Milano, 12 agosto 1989.p. Il Presidente il Vice Presidente: Ugo Finetti

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Finito di stampare nel mese di maggio 1991dalla Tip. Monotipia Cremonese (Cremona)