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TERRITORIO -IL RICORDO DI ALDO BONOMI- IIVI RACCONTO IL MIO CAMILLO DELLE BETULLE ••• II A cinque anni dalla morte, il 31 genna- io 201 Of e a quattro anni dal suo preceden- te incontro con i soci dell' Unitre f il celebre sociologo valtellinese è tornato a Tirano per ricordare l'amico e maestro, padre Camil- lo De Piaz. DI MICHELA NAVA Ci sono amicizie che non si danno nel tempo. Esistono per se stesse, «a priori», a prescindere dalle differen- ze dei percorsi. «Quando ho conosciuto Carnillo, mi sono subito reso conto che ero di fronte a un legame di questo tipo: io, sociologo ventenne estremista trenti- no; lui, frate diviso fra Mi- lano e Tirano». Comincia così il ricordo che Aldo Bo- nomi ha tratteggiato vener- dì 30 gennaio scorso, da- vanti ai soci dell'Unitre di Tirano. «Non potevo non tornare - ha detto - Camil- lo è stato per me un pezzo del romanzo di formazione, che sta dentro ognuno di noi». Un ricordo a braccio (enon come Carnillo, che leggeva ogni volta che parlava»), nel quale Bonomi ha riper- corso quarantacinque anni di conoscenza e frequen- tazione, fatta di colloqui profondi sulla «concezione filosofica hegeliana della storia», ma anche di mo- menti di intensa dolcezza, come quando ~scendendo da Carona, il piccolo comu- ne dove aveva avuto origine ~ 18 FEBBRAIO 2015 la sua famiglia, «ti stupiva con il suo poetico entusia- smo per i tronchi delle be- tulle illuminate nella notte dai fari dell'automobile». Un Camillo intimo, privato, che sapeva mettere insieme «Hegel e le betulle» e- che nelle sue conversazioni non aveva mai un atteggiamen- to di conversione. E se oggi avrebbe certamente sorriso di fronte a papa Francesco, «il papa giusto arrivato, purtroppo, quando lui non c'è più», padre Camillo re- sta - nel ricordo di Bonomi - una figura profondamen- te laica, «molto più laica di tanti laicisti», per la sua ca- pacità di «pontificare» nel senso di «costruire ponti» per dialogare. Lo ha fat- to a Milano, con la Corsia dei servi, che «assieme alla Casa della Cultura di Ros- sana Rossanda è stato un punto di riferimento delle due culture profonde del Novecento, quella comu- nista/socialista e quella del cattolicesimo sociale», e ha continuato a farlo a Tira- no, nel convento che per volontà di padre Camillo è stato punto di ritrovo del- l'«umanità dolente». Non è un caso che Bonomi sia oggi il vicepresidente del Gabbiano, la comunità di recupero per tossicodipen- denti che nell'ex casa del fanciullo ha la sua sede. «Carnillo mi ha lasciato questa eredità - ha detto il sociologo <, Per lui fare convento significava "stare dentro" e, da luogo di esi- lio, lo ha fatto diventare un microcosmo operoso». Ma di padre Camillo Bono- mi rimpiange oggi soprat- tutto la sua capacità di capi- re (e, spesso, di anticipare) i tempi. «Mi piacerebbe - ha confessato - riflettere an- cora con lui su tante cose.

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TERRITORIO

-IL RICORDO DI ALDO BONOMI-

IIVI RACCONTO IL MIO CAMILLODELLE BETULLE •••II

A cinque anni dallamorte, il 31 genna-io 201Of e a quattroanni dal suo preceden-te incontro con i socidell' Unitref il celebresociologo valtellinese ètornato a Tirano perricordare l'amico emaestro, padre Camil-lo De Piaz.

DI MICHELA NAVA

Ci sono amicizie che non sidanno nel tempo. Esistonoper se stesse, «a priori», aprescindere dalle differen-ze dei percorsi. «Quandoho conosciuto Carnillo, misono subito reso conto cheero di fronte a un legame diquesto tipo: io, sociologoventenne estremista trenti-no; lui, frate diviso fra Mi-lano e Tirano». Cominciacosì il ricordo che Aldo Bo-nomi ha tratteggiato vener-dì 30 gennaio scorso, da-vanti ai soci dell'Unitre diTirano. «Non potevo nontornare - ha detto - Camil-lo è stato per me un pezzodel romanzo di formazione,che sta dentro ognuno dinoi».Un ricordo a braccio (enoncome Carnillo, che leggevaogni volta che parlava»),nel quale Bonomi ha riper-corso quarantacinque annidi conoscenza e frequen-tazione, fatta di colloquiprofondi sulla «concezionefilosofica hegeliana dellastoria», ma anche di mo-menti di intensa dolcezza,come quando ~scendendoda Carona, il piccolo comu-ne dove aveva avuto origine

~ 18 FEBBRAIO 2015

la sua famiglia, «ti stupivacon il suo poetico entusia-smo per i tronchi delle be-tulle illuminate nella nottedai fari dell'automobile».Un Camillo intimo, privato,che sapeva mettere insieme«Hegel e le betulle» e- chenelle sue conversazioni nonaveva mai un atteggiamen-to di conversione. E se oggiavrebbe certamente sorrisodi fronte a papa Francesco,«il papa giusto arrivato,purtroppo, quando lui nonc'è più», padre Camillo re-sta - nel ricordo di Bonomi- una figura profondamen-te laica, «molto più laica di

tanti laicisti», per la sua ca-pacità di «pontificare» nelsenso di «costruire ponti»per dialogare. Lo ha fat-to a Milano, con la Corsiadei servi, che «assieme allaCasa della Cultura di Ros-sana Rossanda è stato unpunto di riferimento delledue culture profonde delNovecento, quella comu-nista/socialista e quella delcattolicesimo sociale», e hacontinuato a farlo a Tira-no, nel convento che pervolontà di padre Camillo èstato punto di ritrovo del-l'«umanità dolente». Nonè un caso che Bonomi sia

oggi il vicepresidente delGabbiano, la comunità direcupero per tossicodipen-denti che nell'ex casa delfanciullo ha la sua sede.«Carnillo mi ha lasciatoquesta eredità - ha dettoil sociologo <, Per lui fareconvento significava "staredentro" e, da luogo di esi-lio, lo ha fatto diventare unmicrocosmo operoso».Ma di padre Camillo Bono-mi rimpiange oggi soprat-tutto la sua capacità di capi-re (e, spesso, di anticipare) itempi. «Mi piacerebbe - haconfessato - riflettere an-cora con lui su tante cose.

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-lETTO PER VOI-«LIBERTÀ E FEDELTÀ ALLA PAROLA»

Pubblicati a Milano gli atti del convegno tenutoin ricordo di padre Camillo De Piaz. alla Casadella Cultura.

Per i cinque anni dalla scomparsa di Camillo De Piaz la Li-breria Popolare di Via Tadino, che lo ebbe fra i suoi fonda-tori, ha pubblicato a Milano gli atti dell'incontro promossopoco dopo la sua morte dalla Casa della Cultura, di cui erastato consigliere. La pubblicazione intende anche celebrareil 40° di attività della libreria e inaugurare una collana edi-toriale. Il libro, di piccolo formato, sottotitolato «Ricordo diCamillo de Piaz» con il felice titolo «Libertà e fedeltà allaParola», riporta fedelmente gli interventi della giornata mi-lanese (26 marzo 2011) che fu aperta dal saluto del direttoredella Casa della Cultura Ferruccio Cappelli e dall'introdu-zione della teologa Maria Cristina Bartolomei a cui segui-rono gli interventi di Giorgio Vecchio (De Piaz, Turoldo e la

Sul concetto di comunità,per esempio, partendo dallasua esperienza nei Servi diMaria, o di territorio, inve-stito dai flussi di cambia-mento». E, ancora, su tutto,del rapporto «complesso eproblematico» fra religiosi-tà e storia, «un tema ancoraoggi molto interrogante, nelriemergere dei fondamenta-lismi». «Vorrei avere ancoraun interlocutore così» sem-pre Bonorni, che ha ricor-dato come alla profondità dipensiero di padre Camillosi accompagnasse una timi-dezza conclamata nel par-lare in pubblico. «Forse lasua paura di andare a brac-cio derivava proprio dal suogusto di scavare nella paro-la» la lettura di Bonomi. Untratto, quest'ultimo, che loponeva all'esatto oppostodi padre Davide Maria Tu-roldo, «tonante predicatoremedievale - lo ha definito ilsociologo - scaricato nellamodernità». Eppure, sem-pre Bonomi «molta dellapoetica di Turoldo stava nel"Camillo delle betulle" emolta della sua teologia sta-va nella profondità di pen-siero di Camillo».

Resistenza dei Cattolicù, mons. Gianfranco Bottoni (Camillode Piaz: la libertà della parola), Roberta de Monticelli (PadreCamillo, obbedienza e spirito), Laura Novati (Una scrittura tralaicità e frontiera), Giuseppe Lupo (Per una letteratura civile),Paolo Tognina (Esperienze frontaliere), Aldo Bonomi (Identitàe relazione), Cecco Bellosi (Le armi della parola). Seguono letestimonianze di Bruno Ciapponi Landi (Un amico laico),Giorgio Luzzi (Ricordo di Camillo), padre Antonio Santini(Stupore e autenticità) e Maria Teresa Parolini, (che ha anchecurato l'edizione, Libertà e fedeltà), Laura Novati (Ringrazia-mento). Conclude l'indice l'indicazione dei testi dello scom-parso letti da Mira Andriolo e Carlo Sala che intercalaronogli interventi e della proiezione del breve filmato-intervistache gli fece il pastore evangelico Paolo Tognina per la Tele-visione della Svizzera Italiana, che concluse la giornata. Agliinteressati ad approfondire la conoscenza di Padre Camilloviene indicato il sito web www.camillodepiaz.it. Il libro (prezzodi copertina 12 Euro) è in vendita nelle librerie di Sondrioe di Tirano, può essere richiesto al Museo Etnografico Ti-ranese ([email protected], tel 347 498 1112) o all'editore([email protected], teL02 29513268).

Bruno Ciapponi Landi

TIRANO HA RICORDATO PADRE CAMILLO DE PIAZA CINQUE ANNI DALLA MORTE

I cinque anni dalla morte di padre Camillo De Piaz, che ricorrevano il31 gennaio,sono stati ricordati a Tirano fra venerdì 30 e domenica 1 febbraio. Sentito e convin-cente il ricordo dell'amico e maestro, che ha costituito la lezione di venerdì 30 tenutadal sociologo Aldo Bonomi per l'anno accademico 2014-2015 dell'Unitre tiranese.Il relatore è stato introdotto con parole di circostanza dal presidente dotto FrancoClementi e dalla direttrice dei corsi prof. Carla Moretta Soltoggio, che hanno an-che ricordato la vicinanza dell'amico scomparso al sodalizio di cui fu cc-fondatore.Notata la partecipazione di vari amici di fuori provincia e gradito il breve personalericordo del nuovo sindaco Franco Spada. Con l'occasione è stato anche presentato illibro: «Libertà e fedeltà alla Parola. Ricordo di Camillo de Piaz», edito in occasione delsuo 40° dalla Libreria di via Tadino, altra iniziativa che, dopo la Corsia dei Servi, ebbefra i suoi fondatori il servita tiranese. Il libro raccoglie gli interventi e le testimonianzeche animarono la giornata in suo ricordo organizzata poco dopo la scomparsa dallaCasa della Culturà di Milano, di cui padre Camillo era stato consigliere. In ambitoreligioso il ricordo ha avuto luogo domenica alla messa delle 9.30 in Basilica, resasolenne dalla concelebrazione presieduta dal neo rettore don Giampiero Franzi coni tre sacerdoti che hanno recentemente lasciato la cura del Santuario (il rettore mons.Aldo Passerini, mons. Domenico Garbellini, don Ezio Presazzi) e con padre An-tonio Santini, già priore della Provincia Veneta dei Servi di Maria, alla quale padreCamillo apparteneva. Apprezzate dai numerosi amici e dai concittadini presenti leparole misurate quanto efficaci con cui il rettore ha tratteggiato la figura di padreCamillo. La celebrazione è stata conclusa da un breve sentito intervento di padreAntonio che sabato 31 (giorno dell'anniversario) aveva concelebrato una messa disuffragio in santuario con un altro «storico» amico di padre Camillo, il tiranese donBattista Rinaldi, attuale responsabile diocesano per la Catechesi e l'Ecumenismo.

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CULTURA

• PADRE CAMILLO DE PIAZ E L'UNITRE DI TIRANO·

IILA MIA USCITA DALL'ESILIOLA DEVO IN GRAN PARTE A VOlli

Da cinque anni non è più franoi. «Se ne è andato», comegli altri soci fondatori RemoFelesìna, Carlo Milvio, Al-berto Corradini e numero-si altri nostri cari associati. Atestimonianza di come noiabbiamo vissuto la sua pre-senza, riporto qualche stralciodi quanto scritto nel 2009 peri suoi 91 anni e pubblicato inUnitre di TIrano 1994-2012, inostri primi 18 anni. A padre Ca-millo siamo legati da un cordialeaffetto e da profonda stima. È connoi dalla prima lezione «Parola eimmagine nella Bibbia», tenutadal suo e nostro carissimo ami-co scrittore e teologo don AbramoLevi nell'ormai lontano 1994.Da allora ci ha accompagnatocon una presenza partecipe e ge-nerosa, appena impegni e saluteglielo permettevano e ci ha soste-nuto donandoci la possibilità diavere come Relatori amici suoi dialto prestig0. Seduto allo stessoposto, in prima fila, a destra en-trando nella bella sala del CreditoValtellinese, è «colonna portante»:i suoi interoenti rag0nati, spessoprovocatori ma sempre originali estimolanti, cifanno entrare nell' es-senza dei problemi. Non sempre sicondivide il suo pensiero, forse per-ché talvolta non lo si afferra nellapienezza, ma non se ne può fare ameno, e lo si aspetta, quasi lievitochefa espandere quanto appreso osale che dà più sapore al tutto.Mi resta nell' animo il sensodi mistero che tutti ci avvolsequando nel giugno del '95 cipresentò alcuni testi di padreDavid Maria Turoldo, nellachiesetta di S. Perpetua. Eglifu l'ideatore di una chiusuraaccademica originale, un'ideache l'Unitre colse, declinan-dola in modi diversi, secon-do sempre nuove esigenzeed opportunità. Camillo èstato un dono dell'intelletto

~ 20 FEBBRAIO 2015

per tutti noi. Nel giugno del'98 fu festa per i suoi 80 annie per gli altri associati, cheavevano compiuto 80 e piùanni. Don Abramo Levi edon Battista Rinaldi con-celebrarono con Lui una S.Messa. Una festa vissuta congioia piena, un ringraziamen-to reciproco per il comunepercorso di «ricerca dell' esse-re e di crescita di humanitas»nella piena libertà di ciascuno.Con auguri e ringraziamentiagli altri festeggiati: a Rena-ta Porta Pesenti per la suavitalità e l'entusiasmo nellaricerca del vero, quale stimo-lo all' approfondimento; alleamiche maestre Lina Toz-zi, la cui dedizione al sociale,continuata nel tempo, si dilatacome offerta preziosa, e Car-la Bonazzi, forte e coraggiosanell' affrontare ogni impegnointrapreso, esempio di tena-cia; a Dante Tozzi, sensibilenel cogliere gli aspetti profon-di della vita e scoprire valoree senso di ogni cosa. Dopola consegna dei diplomi, du-rante questa festa, presiedutadalla decana Renata Porta Pe-senti nella bella sala del ca-mino di palazzo Salis messaa disposizione dal conte Ce-

sare, padre Camillo dichiara:«Quella Messa! La Festa! È lacelebrazione del mio rientronella vita normale della citta-dina. Gran parte del merito diquesto rientro lo devo all'U-nitre. Mi ha tolto da un esilioin patria la partecipazione allavita culturale».Ed ancora una lettera che gliscrissi: A fra' Camillo de Piazper i suoi 80 anni - 24 febbraio1998. Vorrei farLe rivivere, con imiei auguri, la stessa «ritornantedolcezza della lunga, lunghissi-ma e per anni quasi ininterrottasequela di mattine» quando per-correva in bicicletta (che a pienotitolo rievoca in me la dolcezza e laspontaneità dell'infanzia) il via-le, bellissimo per noi, della nostrabellissima TIrano, «a dir Messanella vecchia cappella» delle Fi-glie di Maria Ausiliatrice, [. . .] equel primo commento alla Paroladi Dio «serviva da collaudo per ilsuccessivo impegno col più vastoascolto che mi attendeva in San-tuario». (Il riferimento è ad unasua lettera pubblicata a pago 229di «Cento anni di vita a TIrano,dalle Cronache delle Suore sale-siane 1897-1997»). Un rievo-care con dolcezza dunque. Anchequando il seme deve morire perdare frutti. Prepotente mi assale

il ricordo di quando, appena no-minata consigliere comunale, conl'entusiasmo di una neofita, avevopensato di ottenere che, dopo l'in-terruzione, padre Camillo potesseriprendere il «suo» discorso sullaParola di Dio in Santuario. Mac'era troppa reciproca amarezzain tutti ivertici del potere ecclesia-stico, reiigioso;politico e il tentativofallì. Ed anch'io avevo veramentegioauo tutto il possibile?[. . .] Alrimpianto ed al chiedere scusa sisovrappone la commozione e lagioia nel constatare che, nel prosie-guo del tempo, padre Camillo hapotuto e può sentirsi vezzeggiato, osemplicemente amato, in un gran-de abbraccio fraterno. Caro padreCamillo, Le rinnovo l'augurio divivere sempre con dolcezza anche imomenti più bui, come dono spe-ciale, e prego che la nostra Ma-donna di TIrano l'abbracci con noie tutti ci avvolga nel suo mantodi luce.Anno 2015. Cinque annidopo la morte. Camillo, tersocome cristallo e forte comeroccia nel puntualizzare il suopensiero perché non sia frain-teso. Camillo non semprecomprensibile o non semprecompreso, che vive il dramma,lui direbbe la tragedia, di chi èprofeta o comunque antesi-gnano. Camillo, figlio di que-sta nostra Tirano -la sua pri-ma connotazione, ci ha detto,«essere Tiraneses - è per noi,ed è vox populi, vedetta, soste-gno, riparo, come i piàz deinostri monti. Anche se grovi-glio di nodi di umanità, reale,concreta, sanguigna, possentee fragile, Camillo resta sempreun gigante. Padre Camillo deiServi di Santa Maria, uno spi-rito libero. Questa libertà, cheè un grande dono di Dio, cela rafforza con la presenza delsuo ricordo.

Carla Soltoggio Moretta