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1 A. JOOS (NC-C-IN2) (edizione 2010) NUOVA COMUNICAZIONE E CHIESA. COME RIPLASMARE L‘ESPERIENZA DI FEDE INTRODUZIONE GENERALE -III- ALLE SORGENTI DELLA DIACRONIA CRISTIANA DI FRONTE ALLA COMUNICAZIONE. LIBERA EVOCAZIONE DELL’ITINERARIO COMUNICAZIONALE DELLA FEDE NEL SUO AVVIO ▲▼▲▼▲▼▲▼▲▼▲▼▲▼▲▼▲▼▲▼▲▼▲▼▲▼▲▼▲▼ A FREE EVOCATION CONCERNING THE CHRISTIAN JOURNEY AT ITS COMMUNICATIONAL BEGINNINGS RIASSUNTO DI QUESTA SEZIONE: CRITERI COMUNICAZIONALI CRISTIANI DAL LIBRO DEGLI ATTI A L‘AMBIENTAZIONE NEL MESSAGGIO DA RENDERE COMUNE 1° L‘EVENTO NEL QUALE SI È COINVOLTI AT 1 -L‘evento cristiano totale dell‘Ascensione in una situazione del tutto nuova: testimoniare fino ai confini del mondo (tempo-spazio) l‘evento totale della comunicazione nuova e l‘accentuazione senza confini nella non-località 2° L‘ACCESSO ALL‘EVENTO NEI MODI DI RAGGIUNGERLO AT 2-3 -L‘accesso pieno della Pentecoste nella strumentalità delle lingue e linguaggi: la trasformazione dei destinatari dalla scomparsa delle frontiere tra le lingue (non la ri- uniformizzazione delle lingue dal scioglimento di ‗Babele‘) → le strumentalità di accesso senza frontiere e la coscienza comune dalla connettività di rete nel libero dono e nella recettività dei destinatari AT 4 -L‘accoglienza dell‘evento ed i rischi di malinteso: sulla gratuità del dono, sul potere strumentale, sulla simulazione e sfruttamento → le strumentalità di accesso staccate dall‘intento del ‗rendere comune‘ AT 5-8 –Il discernimento sull‘evento: da una liberazione imprevista ad una valutazione non affrettata (Gamaliele), dalla saggezza pratica (diaconi) alla strumentalità maggiore della memoria (Stefano), nello Spirito oltre ogni spettacolarità strumentale (simone Mago) → la strumentalità riassunta nella sua consistenza come memoria viva 3° IL RAGGIUNGIMENTO DEI ‗DISTANTI‘ ED ‗ESTRANEI‘ AT 8-10 -Verso i confini dei popoli: la distanza della lontananza percorsa (Filippo Etiope), la distanza interiore ribaltata (Saulo Damasco), la distanza nelle usanze religiose fatta prossimità (Pietro Cornelio) → le mentalità lontane come gruppi indistinti raggiunte nelle loro diversità nel salto delle distanze AT 11-12 -Il discernimento sulle distanze sostanziali da sciogliere: la ‗prossimità artificiosa‘ (Pietro anziani ~ Antiochia/cristiani), la ‗prossimità artificiosa‘ nella folla sedotta (Erode –

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A. JOOS (NC-C-IN2) (edizione 2010)

NUOVA COMUNICAZIONE E CHIESA. COME RIPLASMARE L‘ESPERIENZA DI FEDE

INTRODUZIONE GENERALE

-III-

ALLE SORGENTI DELLA DIACRONIA CRISTIANA

DI FRONTE ALLA COMUNICAZIONE. LIBERA

EVOCAZIONE DELL’ITINERARIO

COMUNICAZIONALE DELLA FEDE NEL SUO

AVVIO

▲▼▲▼▲▼▲▼▲▼▲▼▲▼▲▼▲▼▲▼▲▼▲▼▲▼▲▼▲▼

A FREE EVOCATION CONCERNING THE CHRISTIAN JOURNEY AT ITS COMMUNICATIONAL

BEGINNINGS

RIASSUNTO DI QUESTA SEZIONE: CRITERI COMUNICAZIONALI CRISTIANI DAL LIBRO DEGLI ATTI

A – L‘AMBIENTAZIONE NEL MESSAGGIO DA RENDERE COMUNE

1° L‘EVENTO NEL QUALE SI È COINVOLTI

AT 1 -L‘evento cristiano totale dell‘Ascensione in una situazione del tutto nuova: testimoniare fino

ai confini del mondo (tempo-spazio) → l‘evento totale della comunicazione nuova e

l‘accentuazione senza confini nella non-località

2° L‘ACCESSO ALL‘EVENTO NEI MODI DI RAGGIUNGERLO

AT 2-3 -L‘accesso pieno della Pentecoste nella strumentalità delle lingue e linguaggi: la

trasformazione dei destinatari dalla scomparsa delle frontiere tra le lingue (non la ri-

uniformizzazione delle lingue dal scioglimento di ‗Babele‘) → le strumentalità di accesso senza

frontiere e la coscienza comune dalla connettività di rete nel libero dono e nella recettività dei

destinatari

AT 4 -L‘accoglienza dell‘evento ed i rischi di malinteso: sulla gratuità del dono, sul potere

strumentale, sulla simulazione e sfruttamento → le strumentalità di accesso staccate dall‘intento

del ‗rendere comune‘

AT 5-8 –Il discernimento sull‘evento: da una liberazione imprevista ad una valutazione non

affrettata (Gamaliele), dalla saggezza pratica (diaconi) alla strumentalità maggiore della memoria

(Stefano), nello Spirito oltre ogni spettacolarità strumentale (simone Mago) → la strumentalità

riassunta nella sua consistenza come memoria viva

3° IL RAGGIUNGIMENTO DEI ‗DISTANTI‘ ED ‗ESTRANEI‘

AT 8-10 -Verso i confini dei popoli: la distanza della lontananza percorsa (Filippo – Etiope), la

distanza interiore ribaltata (Saulo – Damasco), la distanza nelle usanze religiose fatta prossimità

(Pietro – Cornelio) → le mentalità lontane come gruppi indistinti raggiunte nelle loro diversità nel

salto delle distanze

AT 11-12 -Il discernimento sulle distanze sostanziali da sciogliere: la ‗prossimità artificiosa‘

(Pietro – anziani ~ Antiochia/cristiani), la ‗prossimità artificiosa‘ nella folla sedotta (Erode –

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Giacomo, Pietro – gradimento giudei) → la liberazione nelle appartenenze e la liberazione nel

percorso reso vicinanza

B - L‘INIZIATIVA NELL‘OFFERTA DEL MESSAGGIO

1° QUALE DIO?

AT 13-15 -Il chiarimento di fronte al passato (Paolo – Barnaba – i giudei/i pagani), il chiarimento

sul malinteso dai culti vari (Zeus – Hermes): le premesse su come annunciare Dio → le nuove

possibilità di adesione fuori dei schemi già esistenti

AT 16 -Il criterio nel non imporre niente al di fuori dell‘indispensabile (Giuda/Sila – lettera da

Gerusalemme), la prassi di seguire le vie dello scambio pubblico della vita civile (Paolo/Sila –

cittadinanza ‗romana‘) → la capacità di aderire al messaggio da molti orizzonti senza peso inutile

e la via civile come piattaforma legittima di scambio

2° QUALE CRISTO?

AT 17-18 –Andare al nocciolo della novità del messaggio: la priorità nell‘annunciare Cristo, dalla

memoria alla Risurrezione nel dialogo pubblico (Paolo – Atene/areòpago), scegliere la qualità di

presenza dimessa per l‘annuncio sorprendente (Paolo – Corinto) → il richiamo della modestia di

presenza quasi anonima per l‘eccezionalità del messaggio

AT 19 –L‘attenzione ai richiami di convergenza dei popoli: la motivazione dell‘intento, sciogliere

ogni ‗magia‘ (Paolo – Efeso/Roma) → l‘inevitabile incontro tra il messaggio su Cristo e la crocevia

delle genti

3° QUALE CHIESA?

At 20-24 –La metodologia ecclesiale strategica: sapersi giustificare nell‘iniziativa avviata (Paolo –

Efeso/Gerusalemme), la metodologia indispensabile di confermare la via che si apre sul

palcoscenico pubblico (Paolo/Giacomo/pagani – Gerusalemme), nei tumulti saper tracciare la

strada maestra (Gerusalemme/tribuno romano – cittadinanza romana/Roma) → la condizione di

lucida consapevolezza per specificare la strada da seguire

AT 25-28 –La prospettiva da non eludere per la risonanza ecclesiale: appellarsi a Cesare

(Paolo/Festo – andare a Cesare) – la ragion d‘essere del trasferimento di vita ecclesiale, annunziare

il Regno ed insegnare riguardo a Cristo (Roma – Paolo/soldato – accoglienza a domicilio) →

focalizzare le ragioni e le priorità del passo verso il ‗mondo sconosciuto‘ dell‘impero

=============================

PREMESSA: ESISTE UNA CHIAVE ESEGETICA PER L‘APPROCCIO COMUNICAZIONALE CRISTIANO?

Dopo aver considerato riassuntivamente il prospetto di antropologia comunicazionale, per

meglio situare la ‗nuova comunicazione‘ (in senso lato), ci siamo fermati alle valutazioni dei

responsabili ecclesiali romani sulla communicazione nella sua diacronia sul percorso massmediale.

Un terzo momento discernimento mira a verificare se ci fosse una piattaforma cristiana originaria

per contestualizzare le priorità e le scommesse della comunicazione, partendo dai dati che

risalgano ad elementi della Rivelazione cristiana stessa.

La nostra introduzione generale include questo ulteriore passo che si riferisce più

direttamente alla relazione tra nuova comunicazione e Chiesa nella sua genuinità ed originarietà

(tema complessivo che stiamo trattando: riprospettare la Chiesa dalla nuova comunicazione).

Partiamo, per la nostra ‗libera evocazione‘ da ciò che le autorità ecclesiastiche di vertice indicano

come caratteristica principale e compito prioritario della nuova comunicazione nella ‗rete

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planetaria‘. Il 'far conoscere' è probabilmente la caratteristica più palese –per loro- della presenza

ecclesiale sulla ‗rete‘ (le Chiese come tali, Conferenze episcopali, gli Ordini Religiosi, i

Movimenti…). Questa valenza sembra principalmente legata alla 'priorità dell'evangelizzazione' 1,

nel senso di voler dare informazioni debitamente emesse e trasmesse (informazioni,

documentazione, istruzione). Il vantaggio d‘Internet sarebbe di favorire un flusso informativo e

d‘opinione nei ‗due sensi‘ 2. Risuona, fino ai nostri giorni l‘avvertimento dell‘Apostolo: ―Guai a me

se non evangelizzo‖ (I Cor 9, 16). Rimane però l‘interrogativo: come faremo per portare davvero il

messaggio nel modo più impegnativo ed evocativo possibile? Da questo stesso punto di partenza,

tra ‗rete‘ ed ‗evangelizzazione‘, ci troviamo già propulsati nella dinamica vitale del ―far sapere‖: far

sapere della Buona Novella e far sapere su tutto e su tutti della rete planetaria. Nel caso dell‘‖uso‖

che si possa fare d‘Internet da parte della Chiesa come evangelizzazione e nel caso del ‗sapere‘

esponenzialmente moltiplicato su Internet, la chiave informativa appare prioritaria. Per

l‘evangelizzazione questo significa che il terreno umano sarà reso ulteriormente difficile da

coinvolgere in modo recettivo. Più che un potente mezzo che ci facilita il compito, avremo delle

esigenze più sostanziali da tenere presente. I ‗ricercatori d‘informazione‘ sono già in possesso di

molte informazioni sparse. Una presentazione troppo scarna del messaggio non basterà. Ed è

quello che dobbiamo metterci davanti agli occhi per la primissima evangelizzazione: gente d‘Atene

al corrente di molte cose. Essa ci ricorda –così- convergentemente l‘esitazione del pubblico -

probabilmente ben informato- di fronte a Paolo nell‘areopago d‘Atene (come viene chiamato oggi

il mondo dei media 3) a proposito del suo annuncio ‗shock‘ sulla risurrezione: ―ti sentiremo su

1 John Paul II, Message Of The Holy Father for the 36th World Communications Day "Internet: A New Forum For Proclaiming The Gospel, in

«Internet» 2002, http://www.vatican.va/holy_father/john_paul_ii/messages/communications/documents/hf_jp-ii_mes_20020122_world-

communications-day_en.html: «1. The Church in every age continues the work begun on the day of Pentecost, when the Apostles, in the

power of the Holy Spirit, went forth into the streets of Jerusalem to preach the Gospel of Jesus Christ in many tongues (cf. Acts 2:5-11).

Through the succeeding centuries, this evangelizing mission spread to the far corners of the earth, as Christianity took root in many places

and learned to speak the diverse languages of the world, always in obedience to Christ's command to preach the Gospel to every nation (cf.

Mt 28:19-20). But the history of evangelization is not just a matter of geographic expansion, for the Church has also had to cross many

cultural thresholds, each of which called for fresh energy and imagination in proclaiming the one Gospel of Jesus Christ. The age of the great

discoveries, the Renaissance and the invention of printing, the Industrial Revolution and the birth of the modern world: these too were

threshold moments which demanded new forms of evangelization. Now, with the communications and information revolution in full swing,

the Church stands unmistakably at another decisive gateway. It is fitting therefore that on this World Communications Day 2002 we should

reflect on the subject: ―Internet: A New Forum for Proclaiming the Gospel"».

2 PONTIFICAL COUNCIL FOR SOCIAL COMMUNICATIONS, The Church And Internet, http://www.vatican.va/roman_curia/pontifical_councils

/pccs/documents/rc_pc_pccs_doc_20020228_ethics-internet_en.html: «6. The Church also needs to understand and use the Internet as a

tool of internal communications. This requires keeping clearly in view its special character as a direct, immediate, interactive, and

participatory medium. Already, the two-way interactivity of the Internet is blurring the old distinction between those who communicate and

those who receive what is communicated,1 and creating a situation in which, potentially at least, everyone can do both. This is not the one-

way, top-down communication of the past. As more and more people become familiar with this characteristic of the Internet in other areas

of their lives, they can be expected also to look for it in regard to religion and the Church. The technology is new, but the idea is not. Vatican

Council II said members of the Church should disclose to their pastors ―their needs and desires with that liberty and confidence which befits

children of God and brothers of Christ‖; in fact, according to knowledge, competence, or position, the faithful are not only able but

sometimes obliged ―to manifest their opinion on those things which pertain to the good of the Church‖. 2 Communio et Progressio remarked

that as a ―living body‖ the Church ―needs public opinion in order to sustain a giving and taking among her members‖. 3 Although truths of

faith ―do not leave room for arbitrary interpretations‖, the pastoral instruction noted ―an enormous area where members of the Church can

express their views‖. 4 Similar ideas are expressed in the Code of Canon Law 5 as well as in more recent documents of the Pontifical Council

for Social Communications. 6 Aetatis Novae calls two-way communication and public opinion ―one of the ways of realizing in a concrete

manner the Church's character as communio‖. 7 Ethics in Communications says: ―A two-way flow of information and views between pastors

and faithful, freedom of expression sensitive to the well being of the community and to the role of the Magisterium in fostering it, and

responsible public opinion all are important expressions of ‗the fundamental right of dialogue and information within the Church'‖. 8 The

Internet provides an effective technological means of realizing this vision».

((1) Cf. Communio et Progressio, n. 15. / (2) Dogmatic Constitution on the Church Lumen Gentium, n. 37. / (3) Communio et Progressio, n.

116. / (4) Ibid., n. 117. / (5) Cf. Canon 212.2, 212.3. / (6) Cf. Aetatis Novae, n. 10; Ethics in Communications, n. 26. / (7) Aetatis Novae, n.

10. / (8) Ethics in Communications, n. 26.)

3 Jean Paul II, Lettre encyclique ―Redemptoris missio―, n° 37, in «Acta Apostolicae Sedis», 1991 n° LXXXIII, p. 285: «Le premier aréopage des

temps modernes est le monde de la communitation, qui donne une unité à l‘humanité en faisant d‘elle, comme on dit, un ―grand village‖. Les

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questo un‘altra volta‖ (At 17, 32). L‘offerta del messaggio è un processo che va incontro alla libera

recettività delle persone informate in tanti modi. O cioè, l‘attenzione del pubblico non è ‗scontata‘

per tutto quello che inseriamo sul palcoscenico degli scambi a distanza. Paolo non si è scoraggiato

di questo ma ne ha tratto insegnamento. Occorre un lavoro a lunga scadenza di documentazione

convincente che oggi è solo possibile ‗online‘. Sono ‗viaggi paolini‘ moltiplicati esponenzialmente

attraverso la rete (cfr la prima parte dell‘introduzione: dal ‗sapere‘ all‘agire a distanza). In questa

visuale, l‘approccio informativo (con tutta la strettoia restrittiva che le autorità clericali impongono

a questa dicitura) prevale su quello che la comunicazione intende come sua natura più specifica:

«rendere comune» nell‘esperienza del sapere, dell‘agire, del sentire vicendevolmente condivisi. E si

sa che la ‗rete‘ multimediale a distanza permette proprio ciò: sapere, agire e sentire a distanza...

Si potrebbe considerare, in questa linea, il libro degli Atti come una ‗mappa‘ orientativa su

come entrare appieno in un contesto di civiltà del tutto nuova per i ‗galilei‘ e con un messaggio del

tutto inedito, affinché possa essere condiviso. In questo senso, il passaggio attuale a ‗tempi del

tutto nuovi‘ potrebbe ispirarsi a questa iniziale metodologia della comunità cristiana nascente.

Non di rado si vedono riferire le potenzialità della ‗rete‘ nella nuova comunicazione alla

―nuova evangelizzazione‖ (cfr infra). Quest‘ultima sarebbe come un «pachetto complessivo» da

applicare alla nuova comunicazione: si trasferirebbe –cioè- l‘impostazione e le strategie della

‗nuova evangelizzazione‘ nella ‗nuova comunicazione‘. Dovremo fermarci alle prospettive che si

aprono dalla nuova comunicazione per l‘offerta odierna del messaggio (cfr infra parte II e III). Ma,

prima di aprire una tale riflessione di schietta attualità o anticipazione comunicazionale ulteriore,

occorre anche tenere conto del prioritario accostamente tra nuova comunicazione e «Chiesa». Ciò

vuol dire che dobbiamo indagare sul modo in cui la Chiesa porta avanti la sua riflessione riguardo

al suo inserimento in seno all‘umanità attraverso i tempi. Essa non prende ―in blocco‖ la sua

situazione attuale o recente da accostare con la situazione parallela della così detta

‗comunicazione‘. Teologicamente, la Chiesa ha sempre voluto «tornare alle origini» per ritrovare il

succo originario del suo percorso. Particolarmente nei momenti cruciali del cammino umano e

dell‘itinerario ecclesiale, si è cercato nelle sorgenti di partenza della Chiesa la via per superare le

strettoie che potevano restringere o soffocare la genuinità ecclesiale nelle varie situazioni storiche

succedutesi attraverso i secoli. Chiedersi quale sia una autentica evangelizzazione nella nuova

comunicazione andrà prima di tutto a cercare di cogliere le sorgenti stesse dell‘iniziativa di

testimonianza alla radice stessa dell‘itinerario della Chiesa. La raccolta più ovvia di questo ‗primo

passo‘ dell‘esperienza ecclesiale è senz‘altro il Libro degli Atti degli Apostoli. In esso sembrano

affrontarsi riassuntivamente e anticipativamente i problemi maggiori che si prospetteranno nel

percorso complessivo della Chiesa in cammino. L‘interrogativo specifico che ci poniamo è di

vedere se una lettura interpretativa di questa raccolta possa essere fatta in chiave

comunicazionale.

Tornando un attimo indietro riguardo alla valutazione dei responsabili ecclesiastici di

vertice sulla comunicazione, una cosa potrebbe colpire l‘attenzione: e cioè il fatto che non

mancano riferimenti alla Scrittura nelle loro considerazioni, ma un ambito che non sembra quasi

mai ispirare l‘accostamento –da parte degli organi di potere ecclesiastico- tra il processo

médias ont pris une telle importance qu‘ils sont, pour beaucoup de gens, le moyen principal d‘information et de formation; ils guident et

inspirent les comportements individuels, familiaux et sociaux».

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comunicazionale ed il processo di inserimento cristiano nella comunicazione. L‘avvio

dell‘inserimento cristiano –e cioè quello della prima esperienza comune della fede in un mondo

antico in movimento- è il Libro degli Atti degli Apostoli. Nel tornare alle sorgenti della fede

condivisa, questo riassunto dell‘iniziale esperienza apostolica è senz‘altro prioritario in vista di un

discernimento sulle modalità, le potenzialità, le attese, le scommesse possibili da prendere in

conto per la presenza cristiana in seno alla comunità umana. Esiste qualche riferimento

trasversalmente citato dalle autorità ecclesiastiche di vertice in quanto al Libro degli Atti: quello

sulla Pentecoste 1, e quello sull‘«areòpago» come evocazione della nuova comunicazione, magari

sull‘amfiteatro della ―rete‖ 2. L‘areopago sarebbe la piattaforma vitale e riassuntiva della cultura

odierna stessa. L‘immagine simbolica è eloquente: si prende un riferimento tipicamente

‗localizzato‘ e più prettamente di natura politica per evocare ciò che diventa oggi umanamente

planetario come esperienza complessiva. L‘altra immagine –in modo analogo- proporrà il ―forum‖

romano come analogia della nuova comunicazione nella ‗rete‘ internettiana, sempre anche in

senso politico-sociale con uno stesso riferimento ‗localizzato‘ 3. L‘accenno citato sembra –poi-

voler spaziare più ampiamente che nella sola inquadratura della ‗informazione‘ da dare e fa

rientrare l‘evangelizzazione in una dinamica di ‗nuovi linguaggi‘ da assumere, ovviamente ben al

di là di una trasmissione puntuale di ‗concetti‘ ai quali sottoscrivere. L‘aspetto emblematico di

questo rinvio riguarda però il tenore di ciò che si trova nel testo scritturistico a proposito del

1 Giovanni Paolo II, Messaggio del Santo Padre per la 36° Giornata mondiale delle comunicazioni sociali. ―Internet: Un nuovo Forum per

proclamare il Vangelo, in «Internet» 2002, http://www.vatican.va/holy_father/john_paul_ii/messages/communications/documents/hf_jp-

ii_mes_20020122_ world-communications-day_en.html: «1. La Chiesa in ogni epoca prosegue l'opera cominciata il giorno della Pentecoste,

quando gli Apostoli, con la forza dello Spirito Santo, andarono per le strade di Gerusalemme a predicare il Vangelo di Gesù Cristo in molte

lingue (cfr At 2, 5-11). Nei secoli successivi, questa missione evangelizzatrice si è diffusa in tutto il mondo, in quanto il cristianesimo si è

radicato in molti luoghi e ha imparato a parlare le diverse lingue del mondo, sempre in obbedienza al mandato di Cristo di annunciare il

Vangelo a tutte le nazioni (cfr Mt 28, 19-20). Tuttavia, la storia dell'evangelizzazione non è soltanto una questione di espansione

geografica, poiché la Chiesa ha dovuto varcare anche numerose soglie culturali, ognuna delle quali ha richiesto energia e immaginazione

nuove nell'annuncio dell'unico Vangelo di Gesù Cristo. L'epoca delle grandi scoperte, il Rinascimento e l'invenzione della stampa, la

rivoluzione industriale e la nascita del mondo moderno: anche questi sono stati momenti di transizione che hanno richiesto nuove forme di

evangelizzazione. Ora, con la rivoluzione delle comunicazioni e dell'informazione in atto, la Chiesa si trova senza dubbio di fronte a un'altra

soglia decisiva. E' dunque opportuno che in questa Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali 2002 riflettiamo sul tema: ―Internet: un

nuovo Forum per proclamare il Vangelo‖». 2 Giovanni Paolo II, Lettera enciclica ―Redemptoris missio‖, 7 dicembre 1990, n. 37, in «Acta Apostolicae Sedis», 1991 n° 83, p. 285, etiam in

«Internet» 2009, http://www.vatican.va/holy_father/john_paul_ii/encyclicals/documents/hf_jp-ii_enc_07121990_redemptoris-missio_it.

html: «Paolo, dopo aver predicato in numerosi luoghi, giunto ad Atene, si reca all'areopago, dove annunzia il vangelo, usando un linguaggio

adatto e comprensibile in quell'ambiente. (At 17,22) L'areopago rappresentava allora il centro della cultura del dotto popolo ateniese, e oggi

può essere assunto a simbolo dei nuovi ambienti in cui si deve proclamare il vangelo. Il primo areopago del tempo moderno è il mondo delle

comunicazioni, che sta unificando l'umanità rendendola - come si suol dire - «un villaggio globale». I mezzi di comunicazione sociale hanno

raggiunto una tale importanza da essere per molti il principale strumento informativo e formativo, di guida e di ispirazione per i

comportamenti individuali, familiari, sociali. Le nuove generazioni soprattutto crescono in modo condizionato da essi. Forse è stato un po'

trascurato questo areopago: si privilegiano generalmente altri strumenti per l'annunzio evangelico e per la formazione, mentre i mass media

sono lasciati all'iniziativa di singoli o di piccoli gruppi ed entrano nella programmazione pastorale in linea secondaria. L' impegno nei mass

media, tuttavia, non ha solo lo scopo di moltiplicare l'annunzio: si tratta di un fatto più profondo, perché l'evangelizzazione stessa della

cultura moderna dipende in gran parte dal loro influsso. Non basta, quindi, usarli per diffondere il messaggio cristiano e magistero della

chiesa, ma occorre integrare il messaggio stesso in questa «nuova cultura» creata dalla comunicazione moderna. È un problema complesso,

poiché questa cultura nasce, prima ancora che dai contenuti, dal fatto stesso che esistono nuovi modi di comunicare con nuovi linguaggi,

nuove tecniche e nuovi atteggiamenti psicologici».

3 Giovanni Paolo II, Messaggio del Santo Padre per la 36° Giornata mondiale delle comunicazioni sociali. ―Internet: Un nuovo Forum per

proclamare il Vangelo, in «Internet» 2002, http://www.vatican.va/holy_father/john_paul_ii/messages/communications/documents/hf_jp-

ii_mes_20020122_ world-communications-day_en.html: «2. Internet è certamente un nuovo ―forum‖, nel senso attribuito a questo termine

nell'antica Roma, ossia uno spazio pubblico dove si conducevano politica e affari, dove si adempivano i doveri religiosi, dove si svolgeva gran

parte della vita sociale della città e dove la natura umana si mostrava al suo meglio e al suo peggio. Era uno spazio urbano affollato e caotico

che rifletteva la cultura dominante, ma creava anche una cultura propria. Ciò vale anche per il ciberspazio, che è una nuova frontiera che si

schiude all'inizio di questo millennio. Come le nuove frontiere di altre epoche, anche questa è una commistione di pericoli e promesse, non

priva di quel senso di avventura che ha caratterizzato altri grandi periodi di cambiamento. Per la Chiesa il nuovo mondo del ciberspazio

esorta alla grande avventura di utilizzare il suo potenziale per annunciare il messaggio evangelico. Questa sfida è l'essenza del significato

che, all'inizio del millennio, rivestono la sequela di Cristo e il suo mandato ―prendi il largo‖: Duc in altum! (Lc 5, 4)».

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confronto tra ‗comunicazione sociale‘ (nuovo areopago) e offerta del messaggio di fede da poter

condividere. Infatti, si indica –con questo brano- un contesto localizzato ed esteriore nel quale ci

si muove (un ‗recettacolo‘) ma per niente una possibile convergenza tra l‘esperienza di fede ed i

processi del condividere nel mondo con cui si tenta di allacciare un dialogo complessivo nei

linguaggi umani vivi verso una incarnazionalità viva. Ciò fa capire la ragion d‘essere di questo

terzo momento della presente introduzione. Più specificatamente: troviamo forse nel libro degli

Atti dei riferimenti più significativi che le evocazioni citate qui sopra, rendendo meglio il ‗succo‘

della dinamica comunicativa e comunicazionale nell‘esperienza umana e cristiana? Se la

comunicazione ambisce di essere il processo per eccellenza di ―rendere comune‖ i dati

dell‘esperienza vissuta ovunque e da tutti in ogni momento, si può forse suggerire delle analogie

emblematiche di questo processo nel percorso iniziale della Chiesa? Si sa che il «rendere comune»

della comunicazione non necessita soltanto di una ―ambientazione‖ (l‘areopago o il ―forum‖

romano antico come quadro nel quale si può realizzare la comunicazione) ma sopra tutto di una

‗dinamica‘, di una ‗strategia‘, di un processo coerente per essere portato a termine. Da qui

l‘indispensabile indagine sul «rendere comune» sia come processo comunicativo nei suoi

linguaggi, sia come processo di inserimento cristiano in mezzo al mondo in cui si vive.

Considerare i primi passi di questi processi può essere assai instruttivo ed è questa anche il

perché dello studio esegetico. Il nostro tentativo di libero accostamento consiste nell‘estendere

questo primo accenno dell‘«areopago» a tutto ciò che ci insegna il libro degli Atti riguardo alla

stessa dinamica comunicazionale e alla stessa rilevanza che ciò abbia per una comprensione del

cammino ecclesiale nel processo comunicativo.

La discussione è sempre aperta se la priorità deve essere data con precedenza ai Vangeli

per qualsiasi evocazione delle sorgenti e del percorso di fede, invece che al libro degli Atti... Certo

il Vangelo mantiene ogni suo primato nel rintracciare la genuinità della fede. Ma una

considerazione potrebbe essere suggerita nel quadro di questa introduzione all‘accostamento tra

Chiesa e comunicazione: la comunicazione vuol essere il ‗terreno comune‘ dell‘opera comune nelle

mani dell‘umanità, la Chiesa –da parte sua- vuol essere l‘opera comune della fede condivisa fino al

suo compimento ultimo. Questo brano degli ―Atti‖ è ben noto: «2, 42 Erano assidui nell'ascoltare

l'insegnamento degli apostoli e nell'unione fraterna, nella frazione del pane e nelle preghiere. 43 Un

senso di timore era in tutti e prodigi e segni avvenivano per opera degli apostoli. 44 Tutti coloro

che erano diventati credenti stavano insieme e tenevano ogni cosa in comune; 45 chi aveva

proprietà e sostanze le vendeva e ne faceva parte a tutti, secondo il bisogno di ciascuno. 46 Ogni

giorno tutti insieme frequentavano il tempio e spezzavano il pane a casa prendendo i pasti con

letizia e semplicità di cuore, 47 lodando Dio e godendo la simpatia di tutto il popolo. 48 Intanto il

Signore ogni giorno aggiungeva alla comunità quelli che erano salvati».

―AVERE TUTTO IN COMUNE‖ NELLA FEDE E NELLA COMUNICAZIONE

Tante volte si indica questo prospetto dell‘‖avere tutto in commune‖ senza limiti come la

caratteristica emblematica dell‘avvio del percorso ecclesiale nel libro degli Atti. Così si dovrebbe

proprio corrispondere alla comprensione di questa metodologia dell‘«opera comune»: il primo

tentativo di ‗opera comune‘ che si è ispirata al protagonista per eccellenza della Rivelazione.

Guardando solo all‘Ispiratore –dai Vangeli stessi- si potrebbe facilmente slittare verso una

focalizzazione assai individualizzata del protagonista fino al rischio di sua spettacolarizzazione

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nella sua unicità propria, derivazione già praticata nel riferimento della comunicazione a Cristo (cfr

l‘ideologia del ―Cristo-Perfetto-Comunicatore‖, ecc, vedere infra).

Riguardo alla comunicazione in termini del «rendere comune» in senso più ampio e –forse-

ricapitolativo, esiste, nel Libro degli Atti, un riferimento conosciutissimo –forse in parte enigmatico

ma senz‘altro intenzionato a dare l‘impronta alla redazione complessiva dello scritto- che

converge stranamente con l‘intento della comunicazione nel senso dell‘«opera comune»,

purtroppo interpretata esegeticamente piuttosto in termini ‗sociologici‘ e non comunicazionali. Il

‗mettere in comune‘ per ‗operare in comune‘ e ‗rendere comune a tutti‘ appare emblematico delle

disposizioni dei primi cristiani ma è immediatamente ‗materializzato‘ –nel commento al testo-

nelle cose da condividere «con ‗i poveri‘» 1. La focalizzazione ‗sociologica‘ è chiarissima in questa

interpretazione esegetica, come poteva essere ovvia nei XIX e XX secolo tra i commentatori della

Scrittura, in funzione delle problematiche del tempo.

Il «mettere tutto in comune» avrà molte valenze e significati, ma non si può negare che il

‗mettere in comune‘ è –oggi- la scommessa maggiore di tutto il prospetto comunicativo

interpersonale o a distanza (cfr questo taglio attraverso i nostri vari studi sull‘argomento). Il

nostro ‗libero accostamento‘ tra la metodologia del Libro degli Atti e della metodologia

comunicativa multimediale vorrebbe partire da questa chiave che riassume in qualche modo il

progetto stesso della iniziale testimonianza apostolica. Questo ‗mettere in comune‘ ha –poi-una

caratteristica subito notata nel libro degli Atti: «Intanto il Signore ogni giorno aggiungeva alla

comunità quelli che erano salvati». Tra l‘interpretazione su una integrazione estensiva di nuovi

membri all‘organizzazione nei suoi limiti sempre più ampi e quella sull‘assenza di una qualsiasi

frontiera nella dinamica del ‗rendre comune‘ è anch‘essa aperta.

Riguardo alla problematica della ‗nuova comunicazione‘ e nel quadro dell‘antropologia

comunicazionale, una prospettiva specifica può essere notata riguardo al libro degli Atti: esso

propone una strutturazione redazionale non estranea a quello che l‘indagine sulle chiave

comunicative maggiori propongono a proposito dell‘intento specifico del ‗rendere comune‘

1 J. W. McGarvey, (1829-1911), Commentary on Acts of the Apostles, in «Internet» 2009, http://www.ccel.org/ccel/mcgarvey/acts.ch2.html

(p. 49): «44, 45. We are next introduced to a striking instance of the fellowship previously mentioned. (44) ―Now all who believed were

together, and had all things common, (45) and sold their possessions and goods, and distributed them to all, as any one had need.‖ This was

not a community of goods, by which all were placed on a pecuniary level; for distribution was made only as any one had need. It was only

such liberality to the poor as should characterize the congregations of the Lord in every age and country. Poor brethren must not be allowed

to suffer for the necessaries of life, though it requires us to divide with them the last loaf in our possession. ―He who has this world's goods

and sees his brother have need, and shuts up his compassion from him, how dwells the love of God in him?‖ (1 John III, 17). We will,

hereafter, see that the Church in Jerusalem was not the only one which engaged in this species of benevolence. (see Com. XI. 27-30. XX. 2-

3). This conduct was in marked contrast with the neglect of the poor which was then common among the Jews, even in violation of their own

law, and which was universal among the Gentiles. Nothing of this kind had ever been seen on earth before. We will refer to the subject again,

under iv. 32, below. 46, 47. The further history of the Church, for a short time, is condensed into this brief statement: (46) ―And they,

continuing daily with one accord in the temple, and breaking bread from house to house, received their food with gladness and singleness of

heart, (47) praising God, and having favor with all the people. And the Lord added those saved every day to the Church.‖ Whether the

disciples continued to offer sacrifices or not—on which question see Com. XXI. 18–26—that they should ―continue daily with one accord in

the temple,‖ was most natural. The temple had been, to them and their fathers, for many generations, the house of God and the place of

prayer. The apostles had been led to its sacred precincts by the Savior himself, and here it was that the Holy Spirit had come upon them.

Their most holy associations were connected with it, and it would have been doing great violence to their feelings to require them at once to

abandon it. This natural reverence for the place continued till its destruction by Titus; and even to this day, the hill where the temple once

stood has a peculiarly sacred place in the hearts of Christians. The ―breaking bread,‖ klontes arton, mentioned in this sentence, is not the

―breaking of the loaf,‖ e klasis touartou of verse 42; but refers to common meals of which they partook ―from house to house.‖ This is

evident from the connection: ―breaking bread from house to house, they received their food with gladness and singleness of heart.‖ It was

that breaking of bread in which they ―received their food,‖ which was not done in partaking of the emblematic loaf. There is no evidence that

the emblematic loaf was ever broken in mere social gatherings. It belongs exclusively to the Lord's day (see XX. 7)».

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dall‘emittente al destinatario (o dagli emittenti ai destinatari). Volendo individuare un ‗ordine‘

redazionale nel testo, come fanno tanti interpreti esegetici dal punto di vista stilistico, linguistico,

letterario, e via dicendo..., non sarebbe escluso di considerare anche una chiave comunicazionale

per una comprensione organica più incisiva del messaggio trasmessoci. In questa linea, sembrano

incentrarsi alcune tappe maggiori nella stesura del Libro degli Atti: 1° il succo e l‘ampiezza

dell‘esperienza comune inizialmente vissuta, 2° l‘avvio dell‘azione ispirata nel suo progetto, 3°

l‘apertura recettiva alle sensibilità oltre i confini convenzionali –per arrivare poi alle priorità del

messaggio- 4° quale Dio si annuncia, 5° quale Cristo si segue, 6° quale Chiesa stia nascendo.

Ovviamente, ci discostiamo, qui, dalle schematizzazioni convenzionalmente proposte sulla

struttura redazionale del Libro degli Atti (proposto spesso in termini stilistico-formale e statico-

descrittivo 1. Di conseguenza, anche il ‗contenuto teologico‘ –evocato dai commentatori- potrebbe

rivelarsi assai diverso di quello che si indica superficialmente come intento ‗catechetico‘,

apologetico, a modo di dimostrazione, con l‘unico accenno recepibile sulla dinamica di

inserimento dell‘esperienza di fede (e dunque di ‗studio su Dio) nell‘ambito del ‗mondo

conosciuto‘ (o cioè l‘impero romano ambientale, al di là del contesto giudaico) 2.

Volendo radicare la ‗libera interpretazione‘ nell‘ambito dell‘attuale dinamica dell‘esperienza

umana comune, ci sembra che il libro degli Atti abbia due momenti maggiori: il primo riguarda

l‘ambientazione nella quale ci si muove ed il secondo si dedica all‘iniziativa stessa che prende

forma. Nei nostri paragrafi 1°, 2°, 3°, si tratteggia l‘ambientazione: 1° il tenore senza frontiere di

ciò che è avvenuto (At 1), 2° l‘espressione e l‘impatto dell‘avvio iniziale che ridistribuisce l‘accesso

all‘evento (At 2-7), 3° il raggiungimento delle sensibilità e mentalità estranee alla configurazione

di fede stabilita (At 8-12). In questi tre momenti ritroviamo senza difficoltà elementi ambientali

parallelamente caratterizzanti della nuova comunicazione: l‘ampiezza oltre le frontiere stabilite, la

ridistribuzione delle modalità di trasmissione, la recettività da risvegliare nella strategia di

presentazione dell‘iniziativa. Poi, nei paragrafi 4°, 5°, 6°, subentra le indicazioni iniziali sulla

consistenza del messaggio offerto: 1° quale Dio si annunzia (At 13-16), 2° quale Cristo si evoca (At

17-19), 3° quale Chiesa sta sorgendo (At 20-28).

Nella sotto-sezione che segue, al n° IV della nostra introduzione, questi tre momenti

appaiono come costitutivi della sincronia più recente sulla comunicazione, chiamata anche talvolta

‗globalizzazione‘ (non in senso politico), con la sua transnazionalità, la deregolamentazione e la

promozionalità strategica (cfr infra). Ci basta, qui, indicare la consonanza di ambientazione tra

l‘impero del ‗mare nostrum‘ e l‘attuale configurazione planetaria ormai ben conosciuta,

1 WIKIPEDIA, L'ENCICLOPEDIA LIBERA, Atti degli Apostoli, (ispirato a R. PESCH, Atti degli Apostoli. Prefazione di Giuseppe Betori.

Aggiornamento bibliografico a cura di Franco Manzi (=Commenti e Studi Biblici. Sezione Commenti Biblici s.n.), Assisi, Cittadella, 2a edizione

2005 [1a edizione 1992]), in «Internet» 2009, http://it.wikipedia.org/wiki/Atti_degli_Apostoli: «Contenuto. Negli Atti si possono distinguere

una introduzione e due sezioni. L'introduzione 1,1-26 narra degli eventi accaduti tra l'ascensione di Gesù alla vigilia della Pentecoste. La

prima parte 2,1-12,25 racconta i fatti della Pentecoste e la vita della prima comunità di Gerusalemme, concentrandosi sulle figure di Pietro e

soprattutto di Paolo, del quale viene narrata la conversione e la partenza da Gerusalemme 9. La seconda parte 13,1-28,31 è interamente

dedicata ai tre viaggi apostolici di Paolo in Grecia ed in Asia minore, al primo concilio ecumenico (Concilio di Gerusalemme 49) 15, al suo

arresto, alla prigionia a Cesarea ed al suo arrivo a Roma, per essere processato».

2 WIKIPEDIA, L'ENCICLOPEDIA LIBERA, Atti degli Apostoli, (ispirato a R. PESCH, Atti degli Apostoli. Prefazione di Giuseppe Betori.

Aggiornamento bibliografico a cura di Franco Manzi (=Commenti e Studi Biblici. Sezione Commenti Biblici s.n.), Assisi, Cittadella, 2a edizione

2005 [1a edizione 1992]), in «Internet» 2009, http://it.wikipedia.org/wiki/Atti_degli_Apostoli: «Teologia. Al di là del quadro storico delle

origini delle comunità cristiane offerto dagli Atti, questo libro si presenta come un'opera catechetica, che si prefigge uno scopo apologetico

(difesa della fede) e teologico (studio su Dio). L'autore intende presentare gli eventi successivi a quelli narrati nei vangeli per dimostrare

come il messaggio di salvezza della vita, morte e resurrezione del Cristo venga esportato dai suoi discepoli per raggiungere Roma e quindi

l'ecumène (tutto il mondo abitato). Il messaggio evangelico esce dai confini giudaici ed attraverso la testimonianza e la predicazione degli

apostoli si diffonde nel mondo pagano per gettare le fondamenta della nascente chiesa cristiana».

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articolando ulteriormente ciò che si diceva –qui sopra- della nuova comunicazione come

‗areopago‘ attuale, rifacendosi a quello ateniense di secoli fa (cfr supra). L‘incidenza della nuova

comunicazione sulla comunità umana è spesso messa in relazione con l‘assetto complessivo dei

rapporti umani oggi, sia essa chiamata globalizzazione, transnazionalità, deregolamentazione,

commercializzazione e via dicendo 1, anche se questo non è del tutto provato 2…

L‘evangelizzazione va incontro –qui- al suo necessario radicamento incarnazionale come

discernimento sulle vicende umane del momento. Vi sono state delle prese di posizioni cristiane

che considerano la globalizzazione come complessivamente positiva, da garantire e rinforzare con

una ―global governance‖ – come lo propongono i vescovi della Comunità europea 3. Si propone una

struttura del tipo dell‘Unione europea, di natura intergovernativa e non sovranazionale 4.

1 Madanmohan Rao, The Internet and Global Trade: Potential for the Asia-Pacific Region ([email protected]), in «Internet» 2004,

http://www.isoc.org/oti/articles/0197/rao.html: «In the context of the four trends of globalization, regionalization, informationization, and

digitization, the global Internet is being regarded as the most cost-effective multimedia and most versatile publishing and communications

platform. Several digital communications networks are already being used for international business activity, such as Advantis, IBEX, MCIMail,

SITA, and TIPS. However, the Internet offers many advantages over those networks: the Internet is much more global in its reach, it is based

on open standards for communications protocols, it offers more multimedia capabilities, and as a national information infrastructure it can

be used by many sectors of society: business, education, government, news media, and public health».

2 L. G. Travessa, Conferência do mês. Instituto de Estudos Avançados da USP, in «Internet» 2004, http://www.ime.usp.br/~is/eventos/agre

/resumo-i-g.html: «The Internet is often described as an engine of globalization that knocks down borders and imposes market democracy

on every nation. As Internet becomes integrated into the practices of businesses, governments, and social movements, it is becoming

possible to define what such a wild claim might mean. Some of the necessary ideas derive from the economic aspects of information

technology. Others concern the place of information in social change. Most importantly, the very idea that the Internet changes things is

itself wrong. Although the Internet is largely a positive development, technology alone does not change economic and political systems,

much less ensure that they work right. Much more is required: a sprawling system of infrastructures and institutions. Infrastructures and

institutions powerfully shape social life, but they also tend to become invisible. As a result, people in a country like the United States can be

wildly mistaken about the nature of their own society, and they can be dangerously misguided in their prescriptions for other countries.

Reality is more complicated»; L. McKnight – J. P. Bailey, Global Internet Economics(*), in «BEJE, Brazilian Electronic Journal of Economics»,

December 1997, etiam in «Internet» 2004», http://www.beje.decon.ufpe.br/mcknight.htm: «While there may be convergence among many

modes of electronic communication like television, telephony, television, and computers, there is no such consensus regarding economic

questions of the Internet. Since the Internet started as a research and education initiative by almost all of the countries that have a large

Internet user community, it did not conform to any business model or economic plan. Rather, the infrastructure came first and now we

struggle with economic questions which must be applied to an already-developed service. Because the Internet supports heterogeneity – it is

one of its greatest assets – it does not require any one economic model. Therefore, Internet economics is a study of competing and

sometimes contradictory views. This is not to say that the economic questions of Internet development are new nor were they ignored by the

original architects of the Internet. Leonard Kleinrock (1974) asked the question: "[H]ow does one introduce an equitable charging and

accounting scheme in such a mixed network system. In fact, the general question of accounting, privacy, security and resource control and

allocation are really unsolved questions which require a sophisticated set of tools." While Professor Kleinrock wrote this over twenty years

ago, we have not made as much progress resolving these questions relative to the progress made in growing the user and application base

of the Internet. Since the technology and computer science precedes the market and economics for the Internet, a fundamental

understanding of the technology is almost a prerequisite for economic models. The design philosophy of the Internet protocols outlined by

Clark (1988), for example, illuminate the fact that any economic model that roots itself in centralization and homogeneity is prone to failure.

Other technical articles like Cerf and Kahn (1974) may appear to have nothing to do with policy and economics but the technical architecture

of the Internet enables the markets for infrastructure investment and commerce. It is also important to understand how political

environments and the role of telecommunications providers have in enabling Internet development (Hart, Reed, and Bar, 1992)».

((*) An earlier draft of this article, "Global Information Economics," was presented at the XVIII Congresso Brasileiro de Biblioteconomia e

Documentação (Brazilian Congress on Librarianship and Documentation) in São Luís, Maranhão, Brasil, 28 July 1997. Also, this article

contains material previously published in Lee McKnight and Joseph Bailey, "Introduction to Internet Economics," in McKnight and Bailey, eds.,

1997; and Lee McKnight and Joseph P. Bailey, "Internet Economics 101: Learning the ABC's for Internet Banking," Future Banker, May 1997. )

3 COMECE, RELAZIONE DEGLI ESPERTI, Global Governance. Trasformare la globalizzazione in un‘opportunità per tutti. La nostra responsabilità

in merito, Bruxelles 2001, p. 5: «2. Nello spazio di una generazione, l‘interdipendenza economica globale si è sviluppata ad un ritmo

straordinario. Questo sviluppo, generalmente chiamato globalizzazione, è la conseguenza di un enorme progresso tecnologico e della

determinazione, evidenziata dalle decisioni politiche, di aprire alla concorrenza, sia interna che estera, le economie nazionali. Tale processo

è destinato a continuare: non si fermerà né si invertirà. Finora, la globalizzazione ha portato miglioramenti ed opportunità per molte persone

in molte parti del mondo. Tuttavia, molti non sono stati in grado di adeguarsi a tale processo e sono perciò rimasti esclusi dal suoi benefici

venendosi a trovare cosi in una posizione di svantaggio. Se, da una parte, la globalizzazione consente di sperimentare l‘incontro di un

mondo di diversità e di maggiore efficienza, dall‘altra essa suscita timori per la perdita dell‘identità culturale. La global governance si

presenta come la chiave per garantire, da un lato. che gli impatti positivi della globalizzazione siano rafforzati e, dall‘altro, che i suoi aspetti

potenzialmente negativi siano mitigati».

4 COMECE, RELAZIONE DEGLI ESPERTI, Global Governance. Trasformare la globalizzazione in un‘opportunità per tutti. La nostra responsabilità

in merito, Bruxelles 2001, pp. 15-16: «21. La global governance non vuole essere un governo globale nel senso di un corpo centralizzato

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L‘approccio cristiano ha indicato –però anche, nel consenso delle Chiese- un primo criterio di

riconsiderazione alternativa delle prospettive aperte dalla globalizzazione, particolarmente

dall‘affermazione sul modo completamente ‗diverso‘ di gestire le faccende mondiali (economico-

sociali). Se quest‘asserzione corrisponde a verità, la prima urgenza sarà di cancellare le traccie dei

sistemi superati del passato nella transnazionalità che si vuole promuovere fino in fondo:

cancellare i debiti ereditati da questo passato, verificare l‘operato autenticamente trans-nazionale

degli organismi che lo gestiscono, istaurare il sistema nuovo non solo tra chi ne trae vantaggio,

impostare le possibilità occupazionali nel riassetto produttivo 1… È significativo che il Consiglio

mondiale delle Chiese considera la tappa di cancellare i debiti non come parte di una ‗global

governance‘ ma come un presupposto per riconsiderare la dinamica dei rapporti tra Stati in un

contesto di transnazionalità (cfr infra) 2.

1° IL SUCCO E L’AMPIEZZA DEL «RENDERE COMUNE» INIZIALMENTE VISSUTO, CHIAVE PER LA

COMPRENSIONE DELL’INSERIMENTO CRISTIANO NEL MONDO

che detiene un potere mondiale esclusivo e che controlla tutti flussi economici e l‘informazione. Piuttosto, esso deve essere inteso come una

fonte di competenze per l‘attuazione di politiche decisionali legittimate ed effettive che vengono attuate a livello globale attraverso

istituzioni internazionali, strutture di cooperazione, attività di coordinamento e, forse, anche sovranità condivise. La global governancc

richiede che gli stati nazionali facciano più attenzione alle conseguenze internazionali delle loro politiche interne, rispettino i loro impegni

internazionali ed accettino i principi fondamentali del multilateralismo. Le stesse istituzioni intemazionali devono imparare a cooperare in

modo più coerente e strutturato. il ―govemare globale‖ necessita, inoltre, di un‘opinione pubblica che abbia un punto di vista ―globale‖, al

fine di promuovere, sviluppare e far rispettare un comportamento concordato ―globalmente‖. Questa nuova opinione pubblica deve essere

assistita nella sna formazione dalle associazioni internazionali economiche e sindacali, dalle organizzazioni non governative, dalle

fondazioni private e dai politici. Anche le Chiese e le altre religioni sono chiamate a svolgere il loro ruolo in questo ambito. Infine, questo

sviluppo deve essere sostenuto dai media, la cui pluralità ed indipendenza è ovviamente, essenziale. 24. Oggi la global governance può

essere al meglio caratterizzato come una struttura intergovernativa e non sovranazionale come L‘Unione Europea. Quest‘ultima

probabilmente ispirerà avanzamenti futuri nel tempo. Tuttavia l‘attuale intergovemabilità non può funzionare senza un nuc leo di valori e

principi di base universalmente accettati».

1 WORLD COUNCIL OF CURCHES, World Assembly of Harrare, eighth Assembly of the World Council of Churches. [8th assembly/50th

anniversary] Together on the Way, in «Internet» 2001, http://www.wcc-coe.org/wcc/assembly/fprc2d-e.html: «6. Work on globalization

should build upon and strengthen existing initiatives of churches, ecumenical groups and social movements, support their cooperation,

encourage them to take action, and form alliances with other partners in civil society working on issues pertinent to globalization as,

particularly: formulating alternative responses to the activities of transnational corporations, the Organization for Economic Cooperation and

Development, the International Monetary Fund, the World Bank, the World Trade Organization, the International Labour Office and related

multilateral agreements in order to identify the harmful as well as positive impact of their policies in a competent manner; advocating and

campaigning for the cancellation of debt and a new ethics and system of lending and borrowing; cooperating with initiatives for a new

financial system including a tax on financial transactions (Tobin tax) that can be used to support the development of alternative options,

limits to the unregulated flow of capital, etc.; supporting initiatives to address unemployment and the deteriorating conditions of work faced

by workers in all regions as a result of globalization; enabling and supporting local alternatives through new forms of organizing production,

fair trade, alternative banking systems and, particularly in highly industrialized countries, changes in life-style and consumption

patterns;…».

2 COMECE, RELAZIONE DEGLI ESPERTI, Global Governance. Trasformare la globalizzazione in un‘opportunità per tutti. La nostra responsabilità

in merito, Bruxelles 2001, pp. 15-16: «32. La responsabilità della comunità mondiale: l‘intera comunità mondiale deve assumersi la

responsabilità di mettere in atto un nuovo paradigma di sviluppo basato su principi etici dove le regole internazionali per il commercio e

l‘investimento insieme ad una corretta gestione monetaria e finanziaria internazionale da un lato, e le politiche di riduzione della povertà

dall‘altro, si integrino armonicamente. Tutti i paesi devono essere incoraggiati non solo a far quadrare i propri conti ma anche a scoprire e

realizzare ciò che implicano le loro responsabilità globali. Questo, ovviamente. comporta obblighi di prudenza in politica interna. In questo

contesto diventa fondamentale il controllo del Fondo Monetario internazionale. La diminuzione della povertà non potrà essere raggiunta

scnza una solida politica economica; parimenti, è impensabile, oggi, un‘economia politica che non proponga adeguate soluzioni per la

riduzione del livello di disuguaglianza c di povertà. Il necessario supporto da parte di ognuno per la realizzazione di un‘economia stabile

potrà essere richiesto soltanto se tutti, inclusi i poveri, potranno partecipare alla formulazione delle politiche adottate e ovviamente

beneficiare di queste. Questa doppia relazione è parte del paradigma di sviluppo emergente e più di vasta portata dove i valori morali

rappresentano una parte integrante. Il nuovo paradigma cerca, inoltre, di considerare i differenti modelli sociali e culturali e di seguire un

approccio pragmaticamente adattato ai singoli paesi».

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Nella discussione sulla rilevanza del fenomeno della comunicazione a distanza, affermatasi

dal XVI secolo in poi, è stata per molto tempo aspramente dibattuta e non di rado con una

valutazione assai restrittiva riguardo alla sua ampiezza ed incisività in seno all‘esperienza umana.

Si è progressivamente preso atto dell‘evento multidimensionale della comunicazione multimediale

per l‘intento umano. Anche se visto come un fenomeno complessivamente ‗negativo‘ per i valori

umani, da parte dei responsabili ecclesiali romani, si imponeva però il carattere sempre più

omnipresente della comunicazione multimediale. Il ‗rendere comune‘ appare progressivamente

come un criterio ineludibile nel processo della condivisione dell‘esperienza umana. Il

coinvolgimento comune prospettato dal libro degli Atti riassume inizialmente alcuni momenti vitali

di avvio dell‘avventura apostolica. Si può considerare la premessa del cammino ecclesiale sia come

‗primo annuncio‘ sia come ‗prima condivisione comune‘ nel libero ascolto e nell‘aperta

accoglienza senza condizioni previe. L‘essere mandati a rendere il messaggio dell‘Ascensione

comune a tutti, e dall‘Ascensione a tutto ciò che la prepara, apre il racconto di questi primi passi

dell‘esperienza apostolica. Nel suo nucleo si tratta di un evento chiamato a coinvolgere i tempi ed i

luoghi del percorso umano. Dalla comprensione della portata dell‘evento si avrà anche la qualità

del coinvolgimento di coloro che ne sono portatori. Se ciò che sta accadendo apparirà come

trascurabile e casuale, il messaggio stesso e l‘ampiezza della sua portata non sarà capace di

incidere nel mondo ambientale e di portare i suoi frutti.

A. RECEPIRE COMUNICAZIONALMENTE IL MANDATO IRRINUNCIABILE. “L‟ESSERE INVIATI” PER FAR SAPERE CIÒ CHE NON SI SA

L‘esperienza comune da condividere col mondo intero comincia dal mandato schiettamente

ricapitolato all‘inizio del testo: ―1. 1 Nel mio primo libro ho già trattato, o Teòfilo, di tutto quello

che Gesù fece e insegnò dal principio 2 fino al giorno in cui, dopo aver dato istruzioni agli apostoli

che si era scelti nello Spirito Santo, egli fu assunto in cielo. 3 Egli si mostrò ad essi vivo, dopo la

sua passione, con molte prove, apparendo loro per quaranta giorni e parlando del regno di Dio. 4

Mentre si trovava a tavola con essi, ordinò loro di non allontanarsi da Gerusalemme, ma di

attendere che si adempisse la promessa del Padre "quella, disse, che voi avete udito da me: 5

Giovanni ha battezzato con acqua, voi invece sarete battezzati in Spirito Santo, fra non molti

giorni". 6 Così venutisi a trovare insieme gli domandarono: "Signore, è questo il tempo in cui

ricostituirai il regno di Israele?". 7 Ma egli rispose: "Non spetta a voi conoscere i tempi e i momenti

che il Padre ha riservato alla sua scelta, 8 ma avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi

e mi sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samarìa e fino agli estremi confini

della terra". 9 Detto questo, fu elevato in alto sotto i loro occhi e una nube lo sottrasse al loro

sguardo. 10 E poiché essi stavano fissando il cielo mentre egli se n'andava, ecco due uomini in

bianche vesti si presentarono a loro e dissero: 11 "Uomini di Galilea, perché state a guardare il

cielo? Questo Gesù, che è stato di tra voi assunto fino al cielo, tornerà un giorno allo stesso modo

in cui l'avete visto andare in cielo". 12 Allora ritornarono a Gerusalemme dal monte detto degli Ulivi,

che è vicino a Gerusalemme quanto il cammino permesso in un sabato. 13 Entrati in città salirono al

piano superiore dove abitavano. C'erano Pietro e Giovanni, Giacomo e Andrea, Filippo e Tommaso,

Bartolomeo e Matteo, Giacomo di Alfeo e Simone lo Zelòta e Giuda di Giacomo. 14 Tutti questi

erano assidui e concordi nella preghiera, insieme con alcune donne e con Maria, la madre di Gesù

e con i fratelli di lui‖.

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L‘intento comunicazionale di questa apertura è assai trasparente: non vi è comunicazione

del messaggio (come di un qualsiasi messaggio) senza un ancoraggio del tutto significativo che ne

sia la sorgente e la ragion d‘essere, è una questione di non banalità per ogni possibile tentativo di

incidere sull‘esperienza comune della comunità umana. La condizione di credibilità

comunicazionale è proprio di avere ―qualche intento da proporre, preferibilmente inedito‖... Qui

appare il profilo più comunicativamente convincente di Cristo: non il «Perfetto Comunicatore» ma

l‘Ispiratore di un mandato irrinunciabile che si affida all‘esperienza comune dei seguaci. Come

siamo lontani dal riferimento convenzionale a Cristo da parte dei poteri clericali recenti: Colui che

fa tutto, che ha tutti gli ‗attributi‘ professionali e strumentali, che si prevale di ogni ‗potere‘

(vedere la diacronia delle valutazioni ecclesiastiche di vertice, qui sopra, ed infra nelle prospettive

aperte per la presa di coscienza comunicazionale nella ‗nuova comunicazione‘).

Comunicazionalmente, il mandato non è certo quello ‗giuridico-istituzionale‘ che appare come

convincente, ma dell‘esperienza vissuta da ‗comunicare‘. Cristo, in questo senso, non è un ―Capo‖

che da i suoi ordini ma la figura che anima dal di dentro –come nella simbolica dell‘Ascensione-

ogni progetto capace di raggiungere i destinatari... L‘evocazione della ‗distanza‘ tra Cristo e gli

antistanti offre paradossalmente la via di superamento di ogni distanza nella partecipazione

all‘avvio del cammino ecclesiale (―cosa state a guardare‖... da ―beati chi crede senza toccare,

vedere, sentire‖ dal di fuori... Come si gestisce diversamente la questione della ‗distanza‘ (in tutti i

sensi) da quella interpretazione ‗tecnico-materiale‘ che è impedimento alla partecipazione diretta,

autentica, ‗vera‘ (cfr supra)...

B. L‟ESTENSIONE DEL MANDATO IRRINUNCIABILE DA CONDIVIDERE: OGNI DISTANZA PERCORSA NEL TEMPO E NELLO SPAZIO

Dall‘Ascensione si prende atto della particolare ingunzione che è stata fatta agli apostoli e

ai discepoli. Il Vangelo di Marco lo specifica: ―16 14 Alla fine apparve agli undici, mentre stavano a

mensa, e li rimproverò per la loro incredulità e durezza di cuore, perché non avevano creduto a

quelli che lo avevano visto risuscitato. 15 Gesù disse loro: "Andate in tutto il mondo e predicate il

vangelo ad ogni creatura. 16 Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà

condannato. 17 E questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome

scacceranno i demòni, parleranno lingue nuove, 18 prenderanno in mano i serpenti e, se berranno

qualche veleno, non recherà loro danno, imporranno le mani ai malati e questi guariranno". 19 Il

Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu assunto in cielo e sedette alla destra di Dio. 20 Allora

essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore operava insieme con loro e confermava

la parola con i prodigi che l'accompagnavano».

La prima implicazione dell‘Ascensione è proprio quella di essere mandati ‗in tutto il

mondo‘, o cioè di vivere il percorso di ogni distanza dall‘esperienza che essi hanno vissuto. Si

scioglie quell‘ancoraggio ‗locale‘ e ‗localizzato‘ nel quale i seguaci di Gesù troverebbero

naturalmente la loro appartenenza. Si tratta di una scommessa ‗senza luogo‘, più che una

integrazione di ‗ogni luogo‘. Condividere la loro esperienza non ha confine e non si ambienta in

un dato contesto nel quale possa prendere forma e strutturarsi, con tutte le restrizioni d‘uso.

Dall‘Ascensione si esprime il criterio più inconsueto o discontinuo per la mentalità di coloro che

ricevono il mandato senza frontiera da parte del Signore: il superamento della loro interpersonalità

locale ed identitaria. Qui, non si tratta certo di una ―universalità‖ nel senso di un dominio

geograficamente esteso a tutti i ‗luoghi‘ da integrare e centralizzare organizzativamente. Appare

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nel sottofondo di questa evocazione iniziale una ‗non località‘ per la gestione del ‗rendere

comune‘ ovunque e attraversi i momenti di vita la loro esperienza. Un ‗centro fisso‘ e

‗staticamente situato‘ sfugge a questo primo passo del ‗dopo Risurrezione‘...

La piattaforma multimediale odierna pone anche la questione dei rapporti umani,

interpersonali ma sopratutto a distanza. Il superamento dei limiti della simultaneità del luogo e del

momento viene accentuato dalle potenzialità di immediatezza relazionale a distanza (vedere la

prima parte della nostra introduzione). Si avverte una ‗non località‘, o cioè una ‗omnipresenza‘ che

può essere concepita come area spirituale o interpretata come connettività più veloce della luce

(dalla dicitura della ricerca delle scienze fisiche) 1. Altri diranno che si tratta di ‗irrealtà‘ (elemento

già adoperato dagli oppositori all‘evento della Risurrezione sulla base della sua ‗non fissità‘ di

sagoma del Risorto). Riguardo all‘evangelizzazione iniziale (o detta anche ‗prima

evangelizzazione‘), ci colpisce questo distacco da un ancoraggio locale per la costituzione delle

prime comunità credenti. Ma, anche l‘ampio affresco ‗nomade‘ del Libro degli Atti ha una sua

valenza da non escludere a priori e forse da rivalutare per i tempi che stanno davanti a noi. Il libro

degli Atti è per noi una complessiva rimeditazione del percorso incerto dell‘inserimento cristiano e

un discernimento sempre da prendere in conto su ciò che ci sembrava ‗assoluto‘ nella topografia

statica della Chiesa posteriore. La Chiesa iniziale nasce da un‘accelerazione di eventi e di

discernimenti riguardo a ciò che stava succedendo, facendo del primo ‗concilio di Gerusalemme‘

una ricorrenza itinerante (At 15, 5-29). Tutto l‘apostolato di Paolo, nel libro degli Atti, è un

inarrestabile viaggio attraverso le zone dell‘impero. La vita apostolica stessa ‗doveva‘ trovare dei

modi per semplificare le adesioni alle nascenti comunità. Il criterio che si rivelava ineludibile era

quello di ―non imporre niente al di fuori dell‘indispensabile‖ (ivi 28). L‘ambientazione ebraico-

cristiana diventava troppo pesante per tutto ciò che si manifestava in avanti di giorno in giorno.

L‘evangelizzazione non potrà non prendere parte a questa coscientizzazione sempre più nutrita da

tutte le questioni della convivenza umana (dai conflitti, allo sviluppo, all‘ecologia, ecc…). Nasce

così ciò che il Libro degli Atti chiama ―tutti, insieme, sempre, per la stessa cosa‖ (cfr At 2, 42-47).

L‘intreccio moltiplicato relazionando tutto e tutti (cfr prima parte della nostra introduzione - il

salto oltre le configurazioni stabilite) sorge –nel Libro degli Atti- come entità comunionale

d‘insieme. Anche oggi, esiste un‘ambientazione statico-topografica delle comunità ecclesiali e di

molte modalità di vita umana civile confrontate con possibili mutazioni nella convivenza. Internet

viene a scuotere tutto ciò verso una mobilità maggiore. Lo recepiremo?

C. IL TENORE E LE MODALITÀ DI INSERIMENTO NEL COMUNE IMPEGNO NELL‟ASSUMERE IL PROPRIO SERVIZIO

1 N. F. McInnis, THE FIRST INTERNATIONAL ELECTRONIC SEMINAR ON WHOLENESS, Time To Think The World Back Together, in «Internet»

2004, http://www.newciv.org/ISSS_Primer/seminar.html: «Non locality is here to stay. The Internet reflects a recently discovered and

mysterious quality of the universe, a quality of so-called "non locality." The term "nonlocal" was initially coined to describe observable and

measurable interactions that seem to exceed the speed of light. For instance, certain influences of subatomic particles on other particles are

instantaneous, occurring in less than the amount of time required for light to travel between them--as if the particles were telepathic. And in

the cosmos at large, galaxies that are many more billions of light years apart than the universe is billions of years old respond identically to

the same physical laws even though no signal could have travelled between them to convey the influence of these laws. According to the

macrocosmic view of nonlocality, any particles that have once been in local relationship remain forever within each other's immediate

influence, no matter how far apart they may drift. This suggests that everything has always been in relationship with everything else ever

since the "Big Bang," the moment of cosmic origin during which all of the matter and energy in today's far-flung universe was initially

localized at a single point. Universally distributed influences are termed "omnipresent" when they are considered to be spiritual. They are

called "nonlocal" by those who conceive of them as purely physical. Regardless of what we may choose to call them, such influences by any

other name are just as mysterious, and they are likewise just as lacking for an explanation within the limits of current scientifically ordained

reality. Another type of omnipresence, or nonlocal everywhereness, is also characteristic of holograms in which the totality of the

holographic image is present at every point».

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Se il nucleo iniziale non appare come ‗localmente caratterizzato‘, vi è anche, nel libro degli

Atti, una indicazione sul modo in cui esso sarà configurato: riguardo all‘apostolo mancante vi sarà

una scelta non per varie ragioni di articolazione ottimale ma ―tirando a sorte‖. «1. 15 In quei giorni

Pietro si alzò in mezzo ai fratelli (il numero delle persone radunate era circa centoventi) e disse: 16

"Fratelli, era necessario che si adempisse ciò che nella Scrittura fu predetto dallo Spirito Santo per

bocca di Davide riguardo a Giuda, che fece da guida a quelli che arrestarono Gesù. 17 Egli era stato

del nostro numero e aveva avuto in sorte lo stesso nostro ministero. 18 Giuda comprò un pezzo di

terra con i proventi del suo delitto e poi precipitando in avanti si squarciò in mezzo e si sparsero

fuori tutte le sue viscere. 19 La cosa è divenuta così nota a tutti gli abitanti di Gerusalemme, che

quel terreno è stato chiamato nella loro lingua Akeldamà, cioè Campo di sangue. 20 Infatti sta

scritto nel libro dei Salmi: La sua dimora diventi deserta, e nessuno vi abiti, e: il suo incarico lo

prenda un altro. 21 Bisogna dunque che tra coloro che ci furono compagni per tutto il tempo in cui

il Signore Gesù ha vissuto in mezzo a noi, 22 incominciando dal battesimo di Giovanni fino al

giorno in cui è stato di tra noi assunto in cielo, uno divenga, insieme a noi, testimone della sua

risurrezione". 23 Ne furono proposti due, Giuseppe detto Barsabba, che era soprannominato

Giusto, e Mattia. 24 Allora essi pregarono dicendo: "Tu, Signore, che conosci il cuore di tutti,

mostraci quale di questi due hai designato 25 a prendere il posto in questo ministero e apostolato

che Giuda ha abbandonato per andarsene al posto da lui scelto". 26 Gettarono quindi le sorti su di

loro e la sorte cadde su Mattia, che fu associato agli undici apostoli». Le modalità della

sostituzione sono eloquenti in quanto al tipo di inserimento nel condividere tutto con i vari servizi

di disponibilità che include.

Lo scenario proposto qui sembra evocare più che altro una modalità di scelta in una

situazione imprevista e per la quale non si hanno parametri già prestabiliti. Questa modalità si

presenta come via più trasparente nella situazione di certo non tranquillamente assestata e nella

quale l‘avvio della testimonianza contestualizza l‘inizio del suo percorso: l‘imprevisto come

inquadratura nella quale si iscrivono le prospettive future. Non si fa accenno ad una eccezionalità

unica del ‗primo momento‘, ma si guarda alla necessità di colmare un vuoto non previsto.

2° L’AVVIO DELL’INIZIATIVA ISPIRATA. IL MISTERIOSO ACCESSO ALL’ESPERIENZA OLTRE

OGNI STRUMENTO DI COMPRENSIONE: LA PENTECOSTE

Il secondo momento o livello comunicazionale che le indagini antropologiche hanno ormai

chiarito è l‘aspetto mediatico-strumentale di ogni comunicazione umana, a maggior ragione della

comunicazione a distanza (cfr supra). La questione della strumentalità di fronte alla profondità del

messaggio non è lasciato da parte nella prospettiva apostolica, dai suoi stessi primi passi. Nel

libro degli Atti, dal mandato a rendere comune il messaggio si attua il primo annuncio del

messaggio nel suo succo di significato e d‘invito. Interpellando i circostanti, la limitatezza e la

specificità dei mezzi di formulazione e di trasmissione sono presi in un vortice che gli supera e

raggiunge tutti. Le stesse vie del ‗dire‘ e dell‘‘udire‘ sono rilanciate al di là dei loro limiti. Il testo

evoca la problematica vitale della strumentalità per raggiungere gli altri con il proprio messaggio,

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con limiti che sembrano insuperabili. La Pentecoste potrebbe essere vista come una evacuazione

di ogni strumentalità che fa da mediazione tra una persona e l‘altra, o potrebbe essere compresa

come una presenza nella strumentalità in una trasparenza che non si ferma agli ostacoli di

diversità ma spinge i strumenti al di là delle loro potenzialità.

La primissima evangelizzazione si trovò in presenza di questa ‗capacità di sentire e

comprendere‘ al di là dei limiti della propria lingua e cultura di ciò che gli apostoli proclamavano

(cfr At 2): «1 Mentre il giorno di Pentecoste stava per finire, si trovavano tutti insieme nello stesso

luogo. 2 Venne all'improvviso dal cielo un rombo, come di vento che si abbatte gagliardo, e riempì

tutta la casa dove si trovavano. 3 Apparvero loro lingue come di fuoco che si dividevano e si

posarono su ciascuno di loro; 4 ed essi furono tutti pieni di Spirito Santo e cominciarono a parlare

in altre lingue come lo Spirito dava loro il potere d'esprimersi. 5 Si trovavano allora in Gerusalemme

Giudei osservanti di ogni nazione che è sotto il cielo. 6 Venuto quel fragore, la folla si radunò e

rimase sbigottita perché ciascuno li sentiva parlare la propria lingua. 7 Erano stupefatti e fuori di sé

per lo stupore dicevano: "Costoro che parlano non sono forse tutti Galilei? 8 E com'è che li

sentiamo ciascuno parlare la nostra lingua nativa? 9 Siamo Parti, Medi, Elamìti e abitanti della

Mesopotàmia, della Giudea, della Cappadòcia, del Ponto e dell'Asia, 10 della Frigia e della Panfilia,

dell'Egitto e delle parti della Libia vicino a Cirène, stranieri di Roma, 11 Ebrei e prosèliti, Cretesi e

Arabi e li udiamo annunziare nelle nostre lingue le grandi opere di Dio". 12 Tutti erano stupiti e

perplessi, chiedendosi l'un l'altro: "Che significa questo?". 13 Altri invece li deridevano e dicevano:

"Si sono ubriacati di mosto"».

A. PENTECOSTE: DALLA “TORRE DI BABELE” ALL‟ANNUNCIO ITINERANTE. LA FEDE E LA „NON LOCALITÀ‟ COMUNICAZIONALE

Come dicevano i Padri orientali riguardo alla Trasfigurazione: non è stato Cristo ad essere

cambiato ma sono stati gli apostoli ad essere trasformati per vedere l‘invisibile. Così, non sono

stati gli Apostoli a diventare poliglotti (nelle loro potenzialità naturali) ma sono gli ascoltatori a

vedere cadere le frontiere tra le lingue per comprendere tutti la stessa cosa 1. La Pentecoste

include non solo il ‗dono delle lingue‘ ma anzi tutto ‗il dono dell‘ascolto‘ 2. Non si tratta qui –solo,

1 E.-P. Siman, L'expérience de l'Esprit par l'Eglise, d'après la tradition syrienne d'Antioche, Paris 1974, p. 48: «Multiplier ou diviser les langues

en vue de la prédication de la vérité comme le dit ce «sedro» des Vêpres de Pentecôte, ce n'est pas pour créer la confusion comme naguère,

mais pour, d'une part, faciliter le dialogue qui est le point de départ vers l'unité. Par la donation de 1'Esprit, la diversité des langues, symbole

de la division des hommes et de leur déchirement, va cesser et céder la place à un nouveau langage commun qui est le parler de l'Esprit.

Grâce à lui, les Apôtres et leurs auditeurs, quoique de race et de nationalité diverses, peuvent se comprendre: «A l'encontre - chante 1'Eglise

le matin de Pentecôte - de la loi naturelle, on a entendu une chose nouvelle: Tandis que la voix unique des Apôtres se faisait entendre, par la

grâce de l'Esprit, toutes les nations, les tribus et les langues entendirent chacune dans sa propre langue. Eclairés par cette voix, ils ont

annoncé la Trinité adorable à tous les peuples (1)».

((1) F., VI, p. 226 a, Canon grec des Laudes de Pentecôte. Ce canon se trouve dans les Matines de Pentecôte de rite byzantin, cf. E. Mercenier,

op. cit., p. 378; voir aussi F., VI, p. 231, Demande de saint Jacques.)

2 G. M. Benigsen, Pentecost: The Gift of Hearing, in «Internet» 2009, http://www.holy-trinity.org/feasts/benigsen-hearing.html: «Much less

attention is given to the second gift of the Pentecost. Everything is concentrated on the "gift of tongues." Many Protestant sects – and

presently Catholics and even some scattered "charismatic" Orthodox groups – are searching for the gift of the so-called "speaking in

tongues" which, as a rule, leads to a certain lingual "abracadabra." Even those who are not involved in this search are also paying central

attention to the "sounding" – words, sentences, expressions. Wonderful sounds of hymns come from our choir lofts and give musical

expression to the theological thoughts of the liturgical texts. Sacramental formulas are resounding from the sanctuaries. Sermons,

sometimes of great and important contents, are delivered from the pulpits. Thus, the first gift of the Pentecost remains a very important

aspect of our ecclesiastical creativity. And the churches respond with frightening emptiness. And the way of life remains semi-paganistic.

And the message of Christianity remains deprived of the Apostolic dynamics. And the fire of faith barely smolders instead of producing the

bright flame of witness. WHY? Because the second gift of the Pentecost remains forgotten: THE GIFT OF HEARING. We listen, of course, but

we do not hear. We accept what we listen to aesthetically, emotionally, externally, and therefore, it passes out of our life with such ease and

without a trace. Once in a while we don‘t even like to understand what we hear, giving a definite preference to the sacredly

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però- di una ‗pentecoste‘ strumentale della voce che esprime e dell‘ascolto che percepisce, ma di

un‘illuminazione delle abilità di comprensione umana in quanto tale. Cadono delle frontiere tra le

lingue senza distruggere la loro richezza di diversità. Si ribalta la tragedia dell‘evocazione fatta

dalla Scrittura sulla ―Torre di Babele‖ con la moltiplicazione anarchica delle ‗lingue‘ in questo

emblematico luogo (Gen 11, 1-9) 1. Nel commento appena citato si fa un implicito accostamento

tra ‗luogo‘ (Babele) ed ‗incomunicabilità‘ per la confusione dei linguaggi (cfr nota qui sopra). Il

‗luogo‘ rimane segnato da un progetto marcato dall‘ambizione del tutto inadequata per l‘umanità:

«Gen 11, 1 Tutta la terra aveva una sola lingua e le stesse parole. 2 Emigrando dall'oriente gli

uomini capitarono in una pianura nel paese di Sennaar e vi si stabilirono. 3 Si dissero l'un l'altro:

"Venite, facciamoci mattoni e cuociamoli al fuoco". Il mattone servì loro da pietra e il bitume da

cemento. 4 Poi dissero: "Venite, costruiamoci una città e una torre, la cui cima tocchi il cielo e

facciamoci un nome, per non disperderci su tutta la terra". 5 Ma il Signore scese a vedere la città e

la torre che gli uomini stavano costruendo. 6 Il Signore disse: "Ecco, essi sono un solo popolo e

hanno tutti una lingua sola; questo è l'inizio della loro opera e ora quanto avranno in progetto di

fare non sarà loro impossibile. 7 Scendiamo dunque e confondiamo la loro lingua, perché non

comprendano più l'uno la lingua dell'altro". 8 Il Signore li disperse di là su tutta la terra ed essi

cessarono di costruire la città. 9 Per questo la si chiamò Babele, perché là il Signore confuse la

lingua di tutta la terra e di là il Signore li disperse su tutta la terra». Nel luogo compatto nasce

l‘ambizione per la quale solo la dispersione sarà il rimedio. Sarà significativo che la Pentecoste

avviene anche in un ‗luogo‘ per eccellenza (Gerusalemme) ed includerà l‘avvio della ‗dispersione‘

degli apostoli e discepoli attraverso il mondo conosciuto. L‘interrogativo rimane aperto se

l‘eccessiva centralità localizzata non contenga in se un rischio di malinteso aggevolato da questa

stessa compatezza tipicamente ‗locale‘. Il modo ‗itinerante‘ di svolgere il loro ministero di

testimoni oculari –da parte degli apostoli- è stato commentato in vario modo dalla riflessione

cristiana. D‘altra parte, la nuova comunicazione assume in se la caratteristica già accennata di ‗non

località‘ nella connettività ‗nomade‘ dell‘esperienza umana (cfr supra). Ma è stato proprio la

invasività illimitata e ‗di massa‘ che fu considerata dai responsabili ecclesiastici romani come

particolare ambiguità nella ‗comunicazione di massa‘ (cfr paragrafo II di questa introduzione, ed

anche infra). La Pentecoste sarà, dalle sue radici nel Popolo eletto, il ricordo della peregrinazione

liberativa dall‘asservimento egizio con totale incatenamento nel luogo della detenzione senza via

d‘uscita per gli israeliti 2. Torna il contrasto con l‘intento della Torre di Babele: fissarsi in un luogo

incomprehensible. We don‘t give the Word the chance to burn our hearts, to purge our conscience, to transfigure our life, to nourish our

faith, to weave us into the Body of Christ – full of life and joyful action found only in the Holy Spirit».

1 C. M. Martini, Effatà ―apriti‖, Milano 1990, p. 11: «È possibile incontrarsi a Babele? «Tutta la terra aveva una sola lingua e le stesse parole»

(Gen 11, 1). Così la Bibbia idealizza quei primordi felici in cui gli uomini si potevano intendere con facilità e spontaneità. Ma impegnati in un

gigantesco sforzo che avrebbe dovuto consacrare la loro onnipotenza tecnologica, gli uomini non seppero reggere alla tensione: si confusero

e poi si dispersero. Tale confusione è considerata dalla Bibbia un castigo divino, che lega per sempre al nome di una città il simbolo della

confusione dei linguaggi e della fatica che gli uomini e le culture fanno a intendersi tra loro: «La si chiamò Babele, perché il Signore confuse

la lingua di tutta la terra» (Gen 11, 9). Babele rappresenta dunque l‘impossibilità di tutti gli umani a parlare tra loro con un unico linguaggio.

Essa evoca segnali che si accavallano, si confondono ed elidono a vicenda. Babele è il luogo degli appuntamenti mancati: le lingue non si

intendono, gli equivoci si moltiplicano e la gente non si incontra. Al massimo ci si urta, ci si irrita a vicenda, ciascuno si lamenta perché

l‘altro non l‘ha capito. Babele è il simbolo della non-comunicazione, della fatica e delle ambiguità a cui è soggetto il comunicare sulla terra».

2 E.-P. Siman, L'expérience de l'Esprit par l'Eglise, d'après la tradition syrienne d'Antioche, Paris 1974, pp. 40-41: «Historiquement parlant, il

faut signaler, mais d‘une façon rapide que le mot même de Pentecôte qu'on rencontre dans le Nouveau Testament (1) n'a rien de

spécifiquement chrétien. Il désigne la fête juive qui était célébrée cinquante jours après Pâques. On sait que l'objet de cette fête a évolué à

travers le temps. Ce fut, tout d'abord, une célébration agraire, une fête do la Moisson, où l'ambiance d'allégresse et d'action de grâces

dominait. Le peuple offrait au Seigneur les prémices de ce que la terre produit (2): le livre do l'Exode 34, 22 l'appelle aussi fête des Semaines,

appellation qui la situe sept semaines après Pâques. Ensuite, elle devint un anniversaire où le peuple commémorait le fait historique de

l'Alliance qui fut conclue une cinquantaine de jours (Es. 19, 1-16) après la sortie d'Egypte, célébrée par la Pâque. C'est sans doute dès le IIe

siècle avant le Christ que la Pentecôte devint naturellement l'anniversaire de l‘Alliance, où la loi fut donnée. Selon les témoignages

rabbiniques et les manuscrits de Qumrân, elle apparaît, comme telle, généralisée au début du christianisme (3)».

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con tutti i più alti baluardi per paura di ‗andare ovunque‘, compattandosi invece che ‗camminando

dimessamente‘ alla stregua del loro Dio, e garantire invece la propria ‗sicurezza‘ 1. Appare, qui,

l‘ambiguità dell‘«arroccamento locale» (come unità esteriorizzante) che rischia di evacuare la

transitorietà del percorso umano. Per i cristiani, essa riassume la liberazione pasquale nella gioia

di diventare le ‗primizie‘ della creazione nuova (anche dalla simbolica delle primizie nella festa

ebraica) 2. Essa implica anche una ‗uscita‘ dai luoghi ripiegati e chiusi su se stessi: Cristo che lascia

il Santo dei Santi, squarciando il velo, e abbandona il Tempio così come abbandona Gerusalemme

(la «Folle») 3. La ‗localizzazione‘ di Dio in Gerusalemme e nel Tempio si scioglie nella Pentecoste 4.

((1) Act. 2. I;20, 16; i Co. 16, 8. / (2) Ex. 23, 16; Nb. 28, 26; Lév. 23, 16 ss; Ex. 34, 22. / (3) R. Gabié, La Pentecôte, l'évolution de la

cinquantaine pascale au cours des cinq premiers siècles, Belgique,1965, pp. 21-31.)

1 A. Dieleman, Sermon on Genesis 11:1-9; Acts 2:1-12 (preached on May 23, 1999), in «Internet» 2009, http://www.trinityurcvisalia.com/

sermons/ac02v04.html: «"Pentecost: Babel Reversed". In contrast to this, over and over again in Scripture we are given the message of Micah

6:8 – that man is to walk humbly with his God. Like the psalmist we are to look at the works of God's hands – the sun, moon, stars, and vast

reaches of outer space – and ask, "what is man?" (Ps 8:4). Man is transitory, merely a temporary resident of this earth. He is so small, puny,

and insignificant against the rest of creation. How does he dare build monuments to himself? Who does he think he is anyway? We are to live

and breathe knowing we are nothing next to Almighty God. We are made of dust and to dust we will someday return. Thus we ought to be

humble and not proud before the Lord our Maker. We can also fault the purpose of building this city with its tower that reaches to the

heavens. What is the purpose? The purpose or object was outward unity: (Gen 11:4) "Come, let us build ourselves a city, with a tower that

reaches to the heavens, so that we may make a name for ourselves and not be scattered over the face of the whole earth." Man was afraid of

being divided, separated, spread out, of being "scattered over the face of the whole earth." Man, you see, found security in numbers. He felt

safe in one big city. He found comfort in the presence of all other men. So he built the city with its high tower. Wherever man was on the

plains of Shinar he should be able to see that tower and find his way back to the city. The tower served, then, as a kind of landmark. But

more than that, it also gave identity, a sense of belonging, a feeling of security. The purpose of the city and its tower was outward unity –

that man "not be scattered over the face of the whole earth." Yet, at the beginning of time, didn't God say to man, (Gen 1:28) "Be fruitful and

increase in number; fill the earth and subdue it. Rule over the fish of the sea and the birds of the air and over every living creature that

moves on the ground." In fact, God blessed man to do this. God's grace and favor rests upon man so that man will go out and humbly fill and

subdue the earth. Man's purpose, then, in building the city and tower was in direct disobedience to the command God gave at the time of

man's creation». 2 E.-P. Siman, L'expérience de l'Esprit par l'Eglise, d'après la tradition syrienne d'Antioche, Paris 1974, p. 38: «Sur le plan chrétien, Il faut

attendre la fin du II siècle et le début du III, pour trouver les témoignages relatifs à la Pentecôte comme fête chrétienne. Elle est alors, comme

dans l'Ancien Testament, une fête de joie et d'allégresse; et au lieu de durer un jour ou deux, comme la fête juive de la Moisson, elle s'étale

sur toute la période des sept semaines qui suivent Pâques. Son contenu est tout le mystère pascal qui se résume surtout dans le triomphe du

Christ sur le mal et son exaltation. Celle-ci est considérée, - peut-être sous l'influence des rites hébreux de l'offrande des prémices de la

Moisson à la fête des Semaines -, comme les prémices de l'humanité rachetée en la Personne du Verbe (1). Cette même image de prémices

est appliquée par Irénée à la jeune Communauté que l'Esprit a constitué le jour de Pentecôte et qu'il offre au Père comme prémices. Origène

(185-254) l'applique à l'Esprit Saint que les Apôtres reçoivent. Et quelques années plus tard, Eusèbe de Césarée (265-340) 1'appliquera à la

première Communauté chrétienne que la descente de l'Esprit a fait naître et que le Christ introduit auprès de Dieu comme offrande (2)».

((1) Nous renvoyons le lecteur à l‘excellent ouvrage de R. Cabié, op. cit. / (2) Ibid., p. 43.)

3 E.-P. Siman, L'expérience de l'Esprit par l'Eglise, d'après la tradition syrienne d'Antioche, Paris 1974, p. 51: «Le rejet du peuple élu qui s'est

et s'était toujours opposé à l'Esprit Saint, comme l'affirme Etienne dans son discours (1), n'est que le châtiment de son refus du Christ. Dans

un texte de la liturgie du Vendredi saint, on voit l'Esprit quittant Jérusalem, en suivant le même chemin que le Christ, en signe de

protestation contre l'agir diabolique qui s'accomplit en elle: ―...Le matin, le Christ, portant sa croix, est sorti de la Folle (Jérusalem). Et l'Esprit

Saint est sorti d'elle, quittant le temple et disant: ―Malheur à toi, Jérusalem, car tes portes sont fermées et tes fêtes abolies (2)‖. Un autre

texte nous montre 1'Esprit déchirant le voile du temple comme témoin de sa sortie définitive de la maison souillée: ―L'Esprit Saint a quitté la

maison que les impurs ont souillé. Le voile de la porte en est témoin, car personne ne l'a fendu si ce n'est lui. Venons tous nous prosterner et

l'adorer (3)».

((1) Act., 7, 51; cf., O.S., VI, pp. 160-161, Une homélie anonyme sur l'effusion de l'Esprit, ét. et trad. de Dr Jansma. Certaines idées de cette

homélie se trouvent dans la liturgie de Pentecôte, cf. surtout F, VI, p. 233 b, où on rencontre une référence littérale à la page 160. Voir

également Sévère d'Antioche, Hom. CVII, Pat. Or, XXV, p. 685. / (2) F., V., p. 223 b; L. S., p. 171 a. / (3) F., V., p. 220 a.)

4 E.- P. Siman, L'expérience de l'Esprit par l'Eglise, d'après la tradition syrienne d'Antioche, Paris 1974, pp. 40-41: «Pour comprendre le sens

et la teneur théologiques de cette argumentation, il faut se rappeler ce qu'était le Temple pour la piété juive, et se rendre compte du

caractère dramatique que représente pour le peuple hébreu cette sortie «de l'Esprit hors de Jérusalem et du Temple en déchirant le voile et

en abolissant les fêtes». Or, «il est commun de dire, écrit Congar, que deux dogmes étroitement associés déterminent fondamentalement la

religion d'Israël: celui de l'unicité et de l'absolu de Dieu, celui de 1'élection d'Israël par Dieu comme son peuple singulier. Jérusalem, et dans

Jérusalem le Temple, étaient le lieu où ces deux réalités associées, Yahvé et son peuple, se rencontraient de façon privilégiée et avec une

sorte de densité maxima (1). Donc, par sa sortie, l'Esprit a mis fin à l'Ancienne Alliance, c'est la rupture ou plutôt le divorce définitif entre

Yahvé et l'infidèle épouse. C'est 1'abolition de la promesse du Sinaï «Je vous tiendrai pour un royaume de prêtres et une nation consacrée

(2)»; car l‘Esprit en délaissant Jérusalem, l'a dépossédée du service lévitique (3)».

((1) Y. Congar, Le mystère du temple, Paris, 1958, p. 107. / (2) F., II, p. 37 a; F., VII, p. 135 b, 198 a; Ex. 19, 6. Cette promesse a trouvé sa

pleine réalisation dans le nouveau peuple de Dieu, l'Eglise, où les chrétiens sont appelés : «Une race élue, un sacerdoce royal, une nation

sainte, un peuple acquis. Cf. x P. 2, 9; Act. 9, 13; Apo. 1, 6; 5, 10. / (3) F., VII, pp. 135, b, 198 a; F., VI, p.226 a ou il est dit: «Lorsque l'Esprit

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Da Babele a Gerusalemme, il punto di compattezza non sarà una garanzia scontata. La

sottolineatura di questa ‗uscita‘ dal luogo chiuso sarà ulteriormente ribadita con l‘accostamento

tra la Pentecoste nell‘uscita dal Cenacolo con l‘uscita dall‘Arca di Noé stesso come primizia di una

nuova umanità 1.

Nella nuova comunicazione si confronterà ‗l‘essere chiusi in un luogo e momento‘

all‘apertura comunicazionale della conettività illimitatamente aperta. Riguardo a quest‘intelligenza

interconnettiva, non si tratta più –si dice- di ‗intelligenza artificiale‘ ma di una ‗coscienza comune‘.

Si parla d‘Internet come di una specie di ‗mente planetaria‘ (estensione del sistema nervoso, alla

McLuhan) in via di configurazione 2. Si considera la rete anche come ―mente globale‖ o ―cervello

simbiotico‖, cioè collettivo 3. Dal tessuto della rete, si prevedono –in questo senso- fondamentali

cambiamenti nelle capacità e nella configurazione mentale, e sono le trasformazioni della

dimensione religiosa che appaiono prioritarie 4. Considerare la mente umana come irraggiungibile

est sorti du temple de celle (Jérusalem) qui a crucifié le Christ et a fendu le voile de la porte, il a montré que leur (les juifs) sacerdoce s'est

fendu... Ce thème de la sortie de l'Esprit du temple comme signe de protestation contre le comportement des juifs à l'égard du Sauveur et

comme signe du rejet de 1‘Ancienne Alliance, se trouve fortement souligné chez Ephrem de Nisibe et dans des termes analogues dans son

commentaire du Diatessaron. Cf. S.C., 121, pp.376-378.)

1 E.-P. Siman, L'expérience de l'Esprit par l'Eglise, d'après la tradition syrienne d'Antioche, Paris 1974, p. 46: «Par contre, par l‘abolition de

cette sentence et le retour personnel du Paraclet, le monde ébranlé et dévasté fut restauré et habité, comme 1'exprime le même «sedro» des

Matines de Pentecôte: «Aujourd'hui fut abolie et rendue vaine la sentence prononcée par le Père «Mon Esprit n'habitera plus dans l'homme.»

Aujourd'hui l'Eglise fut plantée à la place de la vigne qui a donné du verjus. Aujourd'hui, le monde qui était dévasté fut rétabli et affermi par

les douze Colonnes qui sont sorties vers lui du cénacle (1)...» Cette sortie des Apôtres du cénacle peut être comparée à celle de Noé quittant

1'arche. Sur 1'ordre de Dieu, Noé sortait de son arche pour être, avec sa famille, la nouvelle humanité qui devrait rebâtir et repeupler

l‘univers ravagé par le déluge (2). De même, sur l'ordre de l'Esprit, les Apôtres sortent du cénacle pour reconstruire le monde nouveau et cela

en s'attaquant au malin et en introduisant les païens et l'ancien peuple de Dieu dans la Nouvelle Alliance (3). Ainsi tout ce qui précède nous

montre la nouveauté apportée par l‘Esprit qui fait tout et agit en tout comme Dieu (4)».

((1) F. VI, pp. 214 a. / (2) Gn. 8, 13-9, 1-2. / (3) F., VI, p. 230 a-b; F., I, p. 76; cf. ibid., p. 146: où il est dit que les Apôtres sont sortis du

cénacle vers le monde comme les hérauts de l'Esprit pour déraciner 1'erreur et fonder les Eglises. / (4) F., VI, pp. 204 b-205 a.)

2 NEW THOUGHT NETWORK (NTN), Globalizing New Thought. The Internet as a New Thought Form [This page was last partially updated on

December 25, 2001], in «Internet» 2004, http://www.newthought.net/globalizing.htm: «The Internet functions as a simulated "the way it

works" of human consciousness, empowering the synergetic coordination of the globally extended nervous system that results from our

electronic "wiring" of the planet. Having interconnected the world‘s peoples and their diverse economic and political functions, humankind is

now employing the Internet's technological simulation of consciousness to bring global coherence to humankind's social interactions by

means of its emerging digital brain. As does the human brain, the Internet functions holographically because it is operationally a digital

hologram. All of it is "here" at every point of access. Accordingly, what our digitized mind knows at any point may be known at all points.

Via the Internet, any place in its cyberspace is at the same time everywhere in its cyberspace, and every place is likewise anywhere

accessible. The Internet makes it possible for the all-of-us who know more than any of us to become a digital whole mind catalog, which we

may consult on virtually any subject. As a global brain for the entire human species, the Internet is a means by which humankind‘s collective

consciousness, including our "collective unconscious" (Carl Jung) and "race mind" (Ernest Holmes), is becoming self-conscious of the ways of

its own workings in the evolution of consciousness overall. Within this conscious evolutionary process, a vigorous New Thought online

community may function as a spiritually integrative node».

3 F. Heylighen, The Global Brain FAQ (Principia Cybernetica Web), in «Internet» 2004, http://pespmc1.vub.ac.be/GBRAIFAQ.html: «Although

the analogy between organism and society can be applied even to primitive societies, it becomes clearly more applicable as technology

develops. As transport and communication become more efficient, different parts of global society become more interdependent. At the

same time, the variety of ideas, specializations, and subcultures increases. This simultaneous integration and differentiation creates an

increasingly coherent system, functioning at a much higher level of complexity. The emergence of such a higher order system may be called

a "metasystem transition" (a concept introduced by V. Turchin). Examples of metaystem transitions include the origin of life and the

development of multicellular organisms out of single celled ones. The appearance of a global brain, functioning at a much higher level of

intelligence than its human components, seems a prime example of such a metasystem transition».

4 J. F., The Human Mind Will Change Radically Over Time According to Retired Princeton Physicist, (Issue: March 7, 2002), in «Internet» 2002,

http://www.findarticles.com/cf_0/m4PRN/2002_March_7/83544119/p1/article.jhtml?term=internet+and+human+mind: «PRINCETON, N.J.

-- The human mind will change radically over time, developing greater capacity and complexity, and will have an increasing sense of reality,

according to a writing under the "Neural changes, which added reason to animal emotion to make humans human, are still incomplete but

will gradually seek better balance," according to Brain, author of "The Way Things Are: The Changing Perspective of Human Existence"

(24.99). The author describes original and subsequent life as chemical reactions of the Earth resulting in human form through many stages.

The human mind represents the highest intellectual power to date but falls far short of ideal societal needs. Inhumane and uncontrolled

behavior is expected to continue to permeate society until positive forces effect change. Brain created the concept of "neurocultural

evolution" which he says accompanies biological evolution. It is defined as the cumulative effect of the cellular mechanisms of learning and

memory, the major force in human progress, resulting from intercommunication through the senses. Brain predicts that persistent religious

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partendo dai ‗macchinari‘ della computerizzazione sarebbe soltanto un rimasuglio del

‗razionalismo‘ 1. Internet potrebbe rappresentare, secondo alcuni, una ‗rete intelligente‘ che

confermerebbe l‘idea di una ‗società come organismo‘ 2. Ma allora, dalla sua estensione stessa la

‗rete‘ s‘auto-concentrerebbe in una capacità di ‗iper-cervello‘ panumano? Andiamo verso un‘altra

implosione? Si dice anche che la ‗rete‘ potrebbe servire come un cervello non soltanto multi-

umano ma anche per la stessa terra, rispondendo così alle attese delle simboliche legate al

concetto ―Gaia‖ 3. Internet, basato sul libero accesso e sulla libera iniziativa, accelera la

consapevolezza umana sulla propria responsabilità multiforme riguardo all‘impatto della sua

attività sul mondo: in altre parole, la questione ‗etica‘ non è più una questione di valutazione

conflict will gradually decline and religions as we know them will eventually disappear. It suggests that the widely held notion of the

existence of a personal god to which one can communicate and expect response, will be regarded as quite primitive. Behavior will

increasingly depend on human fellowship unrelated to the imaginative spiritual world. "Increasing world communication and travel will

eventually result in greater genetic mixing, leading to a more uniform racial and ethnic population with fewer causes of difference and

conflict," Brain says. "I also envision long-term full occupation of our small planet under a single democratic form of government without

borders"».

1 E. Dietrich, Book review, Jerry Fodor, The Mind Doesn't Work That Way: The Scope and Limits of Computational Psychology, (Winter, 2001),

Cambridge, Massachusetts, 2000, 126 pp., in «Internet» 2002, http://www.findarticles.com/cf_0/m2483/4_22/82129234/p1/article.jhtml?

term=internet+and+human+mind: «Of course, humans and machines can and do short-circuit this infinite regress by the process of the

immediate inference: We can just see that B is true given that (A implies B) and A are true. Immediate justification, like this, is a brute fact,

and it has been well known for some time now that the way to handle immediate justification is to assimilate it to perception. Standing in the

Jackson Hole valley in western Wyoming, I don't need to justify that I see the Grand Tetons beyond just noting that I see them. There are

deep issues here to be sure (some involving consciousness), but nothing in the nature of heuristics prevents computers and humans from

using them to do abductive reasoning. It is just that the abductive reasoning will always be defeasible. Here's a good way to put the point.

Clark Glymour has pointed out that it is standard in machine learning to use the following rule: (1) In any new context or domain, test a

variety of heuristics on a subsample and then apply the best-performing heuristics to predict new cases in the whole domain. Now, it is true

that this rule is itself a heuristic, but we do not need yet another heuristic to deploy it; we just deploy it. Fodor is aware of all this in his

book. He says, "The relevant considerations are much of the sort that arose in Achilles' famous discussion with the tortoise" (p. 44). He even

says, "The reason [a computer] is able to [get B from ((A [right arrow] B) & A)], the tortoise to the contrary notwithstanding, is basically this:

Given a derivation which includes formulas of the form A and A [right arrow] B, the detachment of B is effected automatically by an

architectural process ... (p. 44). It is very puzzling, therefore, why Fodor can't see that it is the immediate inference that saves both humans

and computers, but to the Fodor-phile, the answer is available. Fodor is a framing neorationalist. Neorationalism is the view that many of our

most important concepts are innate and that reason is the primary source of knowledge, not the world. Fodor has been quite explicit that he

is out to free cognitive science from the reigning empiricism (see, for example, Fodor [1998] and the review by Giesy and Dietrich [2001]).

Empiricism is the view that almost all our concepts are learned, and in general, it is the view that our knowledge is based on experience of,

and sensorimotor interaction with, the world. Only an empiricist is going to be much impressed by the power of the immediate inference in

all cognition. Put another way, only an empiricist is going to see lots of cognition, especially higher cognition, as interestingly similar to

perception. Rationalists draw a sharp distinction between the processes of higher cognition and those of perception. Fodor is the strongest

advocate for drawing this distinction, which is, indeed, one of the main themes of this book. Because Fodor hates empiricism root and

branch, he cannot see that lots of cognition, especially higher cognition, is interestingly similar to perception».

((1) Clark Glymour, personal communication, 2001.)

2 F. Heylighen, The Global Brain FAQ (Principia Cybernetica Web), in «Internet» 2004 http://pespmc1.vub.ac.be/GBRAIFAQ.html: «As the

variety of names indicates, many people have independently developed the idea of society as an organism with its own nervous system, each

adding their own insights to our understanding of the global brain. Simplistic analogies between a social system and the body, such as "the

king is the head", "the farmers are the feet", date back at least to the Ancient Greeks and the Middle Ages. This analogy provided inspiration

to the 19th century founders of sociology, being developed perhaps most extensively by Herbert Spencer (see his "Society is an Organism").

The evolutionary theologist Teilhard de Chardin was probably the first to focus on the mental organization of this social organism, which he

called the "noosphere". Around the same time, the science fiction writer H. G. Wells proposed the concept of a "world brain" as a unified

system of knowledge, accessible to all. The term "global brain" seems to have been first used in 1983 by P. Russell. The first people to have

made the connection between this concept and the emerging Internet may well be G. Mayer-Kress and J. de Rosnay. F. Heylighen, J. Bollen

and B. Goertzel appear to be the first researchers to have proposed concrete methods that might turn the Internet into an intelligent, brain-

like network».

3 F. Heylighen, The Global Brain FAQ (Principia Cybernetica Web), in «Internet» 2004, http://pespmc1.vub.ac.be/GBRAIFAQ.html: «Gaia (the

Greek goddess of the Earth) is the name given to the hypothesis that the planet Earth itself is a living organism. This organism would be able

to regulate its own essential variables, such as temperature and composition of the atmosphere. Compared to the superorganism as we have

defined it, this "Gaian" organism seems very primitive, with a level of intelligence comparable perhaps to the one of a bacterium. At present,

Gaia and the global superorganism are still largely independent, and the effect of society on the global ecosystem appears unsustainable.

However, several authors have argued that Gaia and the superorganism will evolve to a state of symbiosis, that may eventually lead to a

merging of the two. Thus, the GB would not only form a brain for humanity, but for the whole of Planet Earth».

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‗privata‘ ma diventa una priorità ‗pubblica‘ 1. Cosa vuol dire questo per l‘evangelizzazione?

Innanzitutto, siamo di fronte –tramite la ‗rete‘- all‘avvento di una possibile ‗coscientizzazione‘

della comunità umana, molto più ampia e profonda che in passato (e dunque di una

partecipazione ‗di base‘ molto più estesa su tutti i problemi).

B. LA SOSTANZA VITALE DELLA PENTECOSTE: LO SPIRITO SANTO CHE SI RIVELA COME „DONO‟, NON LA CONSEGNA DA PARTE DI DIO DI UN „DONO‟ STRUMENTALE.

La presentazione della Pentecoste, nella ricapitolazione esegetica, non mette in eserga una

grande operazione di evangelizzazione a tutto campo: si parla della nascita di una comunione

nell‘esperienza complessiva della comunicazione 2. Vi è un ‗dono‘ che si cala in una

‗comunicazione di comprensione‘ da parte degli ascoltatori. Una ‗evangelizzazione esclusivamente

nelle mani degli evangelizzatori‘ non è il perno di questo primo passo del ‗rendre comune‘, del ‗far

sapere‘, del ‗compiere insieme‘, del consentire nel sentimento di ognuno. L‘avvio è sempre un ‗far

sapere‘ da parte di Dio verso coloro che non lo sapevano. L‘intreccio tra la comunione che nasce e

la comunicazione che si apre al di là di certe frontiere pone senz‘altro il rapporto tra ‗comunione‘

da Dio e ‗comunicazione‘ come tessuto o ‗rete‘ umani. Per risolvere ciò occorrerà una vera

‗teologia del dono‘... Il primo aspetto nel dono è senz‘altro il suo carattere nel tempo –diciamo:

imprevisto- e nello spazio –diciamo: improvviso. Il dono ha qualcosa di specifico, come lo stesso

commentatore sottolinea: esso appare come un ‗sovrappiù‘ 3, e come una ‗eccedenza‘ 1.

Torneremo più puntualmente su queste dimensioni (cfr infra).

1 H. Pigeat, Ethique des médias et révolution de l‘Internet, Rome 2001 (pro manuscripto – Centre culturel Saint-Louis de France), p. 17 : «Par

une curieuse ironie, l‘éthique débouche au XXIº siècle sur une question de société. Alors qu'on avait voulu, depuis le XVIIIº siècle, la confiner

à la sphère privée, elle s'impose an centre de la sphère publique. Ce retour de l'éthique est La conséquence de la fin d'une certaine idée de

progrès. Pour la première fois depuis deux siècles, la science change de signification. Après s'être bornée dans l'antiquité à tenter de

comprendre la nature, elle a ensuite produit des techniques qui permettaient à l'homme de s'y adapter, avant de s'engager plus tardivement

dans la transformation même de la nature. La science continue à progresser, mais en osant transformer la nature, elle engendre une

inquiétude fondamentale. La conviction qu'elle serve le bien-être et le bonheur humain n'est plus certaine. Plusieurs domaines illustrent cette

inquiétude. Les formes modernes d‘énergie ont fait reculer les limites des forces humaines, mais cette énergie paraît difficilement

contrôlable et en revanche certainement destructrice de l'environnement. La biologie a rendu plus forts les végétaux, les animaux et êtres

humains. En touchant à la vie, elle semble toutefois avoir réveillé la malédiction de Prométhée puni pour avoir volé aux dieux le feu, c'est-à-

dire la science et la technique. Les nouvelles techniques de communication soulèvent un problème comparable. Le traitement numérique de

l'information donne à l‘intelligence humaine des capacités centuplées de rassembler et comparer les données. Il superpose aussi au monde

réel, un monde «virtuel», c‘est-à-dire artificiel, et qui n'est plus complètement celui de l‘être humain. Dans ce domaine comme dans les

autres, une sensation de vertige s‘ouvre devant la puissance des nouveaux outils, devant les incertitudes qu'ils engendrent et devant la

difficulté de les maîtriser. La solution ne relève évidemment pas de lois».

2 C. M. Martini, Effatà ―apriti‖, Milano 1990, pp. 36-37: «19. Un‘icona fondamentale: la Pentecoste (Atti 2, 1-47). Siamo quindi invitati ad

ascoltare il vangelo della comunicazione. Dio è comunione e comunicazione: si comunica a noi e ci abilita a entrare in comunicazione gli uni

con gil altri, risanando i nostri blocchi comunicativi. Potremmo esprimere questo grande tema sinfonico con molti motivi e richiamarlo con

molte icone e simboli. Accennerò solo ad alcuni di essi, perché il lettore sia invogliato a cercare nella Bibbia e a trovare ciò che interiormente

lo nutre. Non c‘è niente che risani tanto il cuore come la contemplazione del comunicarsi divino nelle sue diverse forme. Il racconto della

discesa dello Spirito santo sugli Apostoli e della conseguente loro capacità di esprimersi e di farsi capire in tutte le lingue, superando la

confusione di Babele (At 2. 1-47), è una delle icone più efficaci del dono del comunicare che Dio elargisce al suo popolo. Il brano degli Atti Si

compone di tre parti. Nella prima (2, 11-3) vengono descritti alcuni segni di una teofania, cioè di un intervento divino: «venne all‘improvviso

dal cielo un rombo, come di vento che si abbatte gagliardo», «apparvero loro lingue come di fuoco». Questi segni richiamano quelli della dela

grandiosa teofania del Sinai (cf Es 19, 16-19), dove il popolo ricevette la legge e l‘alleanza. Ma qui il fuoco assume la figura di lingue,

simbolo del comunicare umano. Nella seconda parte (2, 3-12) Si descrive il miracolo delle lingue, sia nell‘esperienza dei discepoli

(«cominciarono a parlare in altre lingue, come lo Spirito dava loro il potere di esprimersi») sia quella degli ascoltatori («com‘è che li sentiamo

ciascuno parlare la nostra lingua nativa?»). Nella terza parte (2, 14-47) Pietro spiega cosa è avvenuto: si tratta del dono dello Spirito santo,

inviato da Gesù Cristo che è stato e che è risorto. Vengono anche ricordati gli effetti «contagiosi» di questo dono; da esso ha origine la.

prima comunità cristiana: «quel giorno si unirono a loro circa tremila persone» (2, 41). Il dono dello Spirito Santo a Pentecoste suscita

dunque una straordinaria capacità comunicativa, riapre i canali di comunicazione interrotti e ristabilisce la possibilità di un rapporto facile e

autentico tra gli uomini nel nome di Gesù Cristo. Esso suscita la Chiesa come segno e strumento della comunione degli uomini con Dio e

dell‘unità del genere umano».

3 C. M. Martini, Effatà ―Apriti‖, Milano 1990, n° 68, pp. 87-88: «Comunicare l‘«eccedenza» e la «differenza» del Vangelo. In questa forma di

comunicazione implicita che si attua nell‘impegno morale quotidiano, il credente ha nel cuore qualcosa che gli urge, lo muove, moblita tutte

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Il ‗Dono‘ è lo Spirito stesso che rende possibile il ‗dire-parlare‘ (nelle lingue varie) e

‗l‘udire-ascoltare‘ (dai vari idiomi praticati). La stranezza dell‘interpretazione ecclesiastica di

vertice sulla comunicazione si riferisce proprio al ―dono di Dio‖ o ai ―doni di Dio‖: i ‗doni‘ sono i

strumenti mediatici direttamente dati da Dio all‘ingegno umano (cfr infra) 2. Il ‗dono‘ è

direttamente ristretto ad un ―qualcosa‖, ma per di più ad una strumentalità in quanto tale. Non si

può non notare la ‗cosificazione‘ del dono nella comunicazione mediatica e la ‗costruzione della

«cosa» (la Torre) a Babele‘, tanto da chiedersi se Babele sia maggiormente una ‗dispersione‘ degli

intenti nelle lingue che si dividono o una eccessiva strumentalizzazione dell‘intento umano nella

‗cosa‘ (la Torre) o nelle ‗cose‘ che lo esemplificano. Pentecoste, nel Libro degli Atti, è ―l‘anti-

Babele‖ non perché re-uniformizza le lingue strumentali ma perché rivela lo Spirito Santo come

Dono operante nelle diversità del ‗dire-parlare‘ e ‗udire-ascoltare‘. Le parole apostoliche sono

assai evocative di ciò che Dio ha operato: «2 14 Allora Pietro, levatosi in piedi con gli altri Undici,

parlò a voce alta così: "Uomini di Giudea, e voi tutti che vi trovate a Gerusalemme, vi sia ben noto

questo e fate attenzione alle mie parole: 15 Questi uomini non sono ubriachi come voi sospettate,

essendo appena le nove del mattino. 16 Accade invece quello che predisse il profeta Gioèle: 17 Negli

ultimi giorni, dice il Signore, Io effonderò il mio Spirito sopra ogni persona; i vostri figli e le vostre

figlie profeteranno, i vostri giovani avranno visioni e i vostri anziani faranno dei sogni. 18 E anche

sui miei servi e sulle mie serve in quei giorni effonderò il mio Spirito ed essi profeteranno. 19 Farò

prodigi in alto nel cielo e segni in basso sulla terra, sangue, fuoco e nuvole di fumo. 20 Il sole si

muterà in tenebra e la luna in sangue, prima che giunga il giorno del Signore, giorno grande e

splendido. 21 Allora chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvato». Il ―terzo incomodo‖ è

stato evacuato: rimangono Dio, l‘umanità ed i strumenti. Dio darà ordini agli esseri umani che

eseguiranno i Suoi ordini attraverso gli ‗strumenti‘. Il Dono senza limiti e frontiere che viene effuso

su ognuno esplicita ulteriormente questa apertura di prospettiva. La sorpresa dei presenti, non

sapendo come situare la stranezza di poter capire senza avere a disposizione un uso strumentale

le sue energie: è la «gioia del Vangelo», la sua novità incomparabile. Chi crede, anche ne rapporto con chi è molto lontano, non può rinun-

ciare a voler comunicare la formidabile differenza ed eccedenza, il «di più» e l‘«oltre» che sono costuitivi dell‘Evangelo. Tale differenza, che è

peculiare della fede, si traduce in una eccedenza di ideali di vita rispetto alla giustizia puramente legale, eccedenza che è indizio e

anticipazione di rapporti umani eticamente più densi e aperti a un orizzonte trascendente, che è riflesso della Gerusalemme celeste e della

perfetta comunione di cuori che in essa sarà raggiunta. Proprio perché nasce dal mistero di Dio, la comunicazione del Vangelo custodisce la

differenza: è in grado quindi di offrire ai progetti umani l‘orizzonte di senso, la contestazione critica, l‘energia progettuale. In tal modo

l‘esperienza cristiana evita le riduzioni intimistiche e si fa pubblica: rigenera la libertà umana, suggerisce progetti concreti di gesti e

interventi con cui la libertà, volendo efficacemente il bene di tutti, si mette al servizio della comunità degli uomini».

1 C. M. Martini, Il Lembo del Mantello, Milano 1991, p. 16: «C‘è un‘ eccedenza del Mistero divino, che non va mai dimenticata, e, che deve

rendere perennemente vigilanti e attenti a quanto trascende ciò che la ―notizia‖ comunica. Il lembo resta cioè un pezzo del mantello, e il

mantello rimanda alla Persona che lo indossa e che potrebbe dismettere il mantello quando non volesse servirsene più. I mass media sono

mezzi e non fini, realtà strumentali, penultime e non ultime, che potrebbero nascondere e ostacolare la via del vero, ma, quand‘anche

fossero a essa aperti, non la esaurirebbero del tutto». 2 Pie XII, Lettre encyclique "Miranda prorsus", in «Bulletin d'information» (Commission pontificale pour le cinéma, la radio et la télévision),

1957 n° 49, p. 1 / n° 50, p. 1: «Miranda prorsus technicae artis inventa, quibus nostrorum temporum homines gloriantur, quamquam ex

humano ingenio laboreque oriuntur, dona sunt tamen Dei Creatoris nostri, ex quo omnia opera bona procedunt: ―non enim solum protulit

creaturam, verum etiam prolatam tuetur et fovet‖ 1. Ex quibus inventis alia hominum vires potentiamque adaugent atque multiplicant; alia

eorum vitae condiciones meliores efficiunt; alia denique, cum animum potissimum respiciant, vel per se, vel per artificiosas imagines ac

voces multitudines ipsas attingunt, et cum iisdem cuiusvis generis nuntios, cogitata et praecepta facilitate summa communicant, quibus

veluti mentis pabulo enutriantur per requietis etiam ac relaxationis horas. Ad quae postrema inventa quod attinet, maximum aetate hac

nostra incrementum acceperunt cinematographicae, radiophonicae ac televisificae artes»; «1. Les merveilleux progrès techniques dont se

glorifie notre époque sont assurément les fruits du génie et du travail de l'homme, mais ils ont d'abord des dons de Dieu, notre Créateur, de

qui dérive toute oeuvre bonne: ―non seulement en effet Il suscite la créature, mais Il la protège encore et la soutient‖ 1. 2. Quelques-unes de

ces inventions servent à multiplier les forces et les ressources physiques de l'homme; d'autres à améliorer ses conditions de vie; d'autres

encore --et celles-ci concernent de plus près la vie de l'esprit-- touchent les foules directement ou par l'expression artistique de l'image et

du son, et leur offrent avec la plus grande facilité des informations, des idées et un enseignement qui nourrissent leur esprit, même durant

les heures de détente et de repos. Parmi les inventions appartenant à cette dernière catégorie, le cinéma, la radio et la télévision ont pris à

notre époque un développement très important».

(1 Saint Jean Chrysostome, Traité sur le Fils consubstantiel, contre les Amonéens, PG 48, c. 310.)

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delle varie ‗lingue‘, fa sorgere il sospetto che i ‗galilei‘ siano ubriachi, o cioè che siano sprofondati

nell‘incontrollabilità strumentale del dire-parlare...

Nella Pentecoste si estende la dinamica del dono: o cioè tutto diventa un dono libero, nello

scambio reciproco, gratuitamente e senza condizionamenti. Inutile dire quanto sia consone questa

chiave sul Dono e sui doni con ciò che si potrebbe chiamare una ‗pre-comprensione‘ nella nuova

comunicazione e specialmente nella rete planetaria, con la particolare insistenza di certi cibernauti

sul libero scambio come impostazione-base della navigazione nelle illimitate offerte di dati vari da

non ‗pecuniarizzare‘ sotto forma di vari ‗diritti di proprietà‘ e che proprio la ‗non località‘ permette

di mettere in questione (cfr infra).

C. IL MOMENTO DI GRAZIA DELLA PENTECOSTE: UNA SENSIBILITÀ RECETTIVA DEI CIRCOSTANTI

Per poter accogliere un messaggio, non solo l‘emittente deve essere animato da ciò che

offre ma i destinatari devono essere capaci di recepirne l‘intento. La Pentecoste non è solo un

dono ‗di punto in bianco‘ ma avviene nel prospetto di una maturazione che permette a chi ascolta

di lasciarsi interpellare dal senso di ciò che si dice. La ‗pienezza dei tempi‘ e la lunga dinamica dei

‗segni dei tempi‘ opera silenziosamente nelle coscienze e le rende accessibili all‘offerta. Il discorso

–cioè- ha un suo senso per chi si confronta con esso, accenttandolo o rifiutandolo. Così, le parole

apostoliche hanno bisogno di una ambientazione di mentalità e di comprensione da parte di chi

sente il suo richiamo. Così possiamo cogliere questo processo nel riassunto del libro degli Atti: «2.

22 Uomini d'Israele, ascoltate queste parole: Gesù di Nàzaret - uomo accreditato da Dio presso di

voi per mezzo di miracoli, prodigi e segni, che Dio stesso operò fra di voi per opera sua, come voi

ben sapete -, 23 dopo che, secondo il prestabilito disegno e la prescienza di Dio, fu consegnato a

voi, voi l'avete inchiodato sulla croce per mano di empi e l'avete ucciso. 24 Ma Dio lo ha risuscitato,

sciogliendolo dalle angosce della morte, perché non era possibile che questa lo tenesse in suo

potere. 25 Dice infatti Davide a suo riguardo: Contemplavo sempre il Signore innanzi a me;

poiché egli sta alla mia destra, perché io non vacilli. 26 Per questo si rallegrò il mio cuore ed esultò

la mia lingua; ed anche la mia carne riposerà nella speranza, 27 perché tu non abbandonerai

l'anima mia negli inferi, né permetterai che il tuo Santo veda la corruzione. 28 Mi hai fatto

conoscere le vie della vita, mi colmerai di gioia con la tua presenza. 29 Fratelli, mi sia lecito dirvi

francamente, riguardo al patriarca Davide, che egli morì e fu sepolto e la sua tomba è ancora oggi

fra noi. 30 Poiché però era profeta e sapeva che Dio gli aveva giurato solennemente di far sedere

sul suo trono un suo discendente, 31 previde la risurrezione di Cristo e ne parlò: questi non fu

abbandonato negli inferi, né la sua carne vide corruzione. 32 Questo Gesù Dio l'ha risuscitato e noi

tutti ne siamo testimoni. 33 Innalzato pertanto alla destra di Dio e dopo aver ricevuto dal Padre lo

Spirito Santo che egli aveva promesso, lo ha effuso, come voi stessi potete vedere e udire. 34

Davide infatti non salì al cielo; tuttavia egli dice: Disse il Signore al mio Signore: siedi alla mia

destra, 35finché io ponga i tuoi nemici come sgabello ai tuoi piedi. 36 Sappia dunque con certezza

tutta la casa di Israele che Dio ha costituito Signore e Cristo quel Gesù che voi avete crocifisso!". 37

All'udir tutto questo si sentirono trafiggere il cuore e dissero a Pietro e agli altri apostoli: "Che

cosa dobbiamo fare, fratelli?". 38 E Pietro disse: "Pentitevi e ciascuno di voi si faccia battezzare nel

nome di Gesù Cristo, per la remissione dei vostri peccati; dopo riceverete il dono dello Spirito

Santo. 39 Per voi infatti è la promessa e per i vostri figli e per tutti quelli che sono lontani, quanti ne

chiamerà il Signore Dio nostro". 40 Con molte altre parole li scongiurava e li esortava: "Salvatevi da

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23

questa generazione perversa". 41 Allora coloro che accolsero la sua parola furono battezzati e quel

giorno si unirono a loro circa tremila persone».

Il divario tra la celebrazione (di tono talvolta messianica) delle ‗nuove potenzialità tecniche,

elettroniche, informatiche‘ che le autorità ecclesiastiche di vertice moltiplicano negli ultimi decenni

e ciò che si verifica nella ‗rete planetaria‘ è significativo. Da parte degli internauti e degli

osservatori del fenomeno si sottolinea che il ‗cyberspace‘ stia diventando l'aperto crogiuolo di

tutte le problematiche umane nelle loro diverse scelte, sentimenti e discernimenti nella più aperta

interattività ed interconnettività 1. Si tratterebbe di una fase del tutto nuova dell‘esperienza umana

2. Alcuni pensano che potrebbe nascere una ―e-mind‖, o cioè una e-intelligenza o intelligenza

interconnettiva 3. Si prospetta una nuova sensibilità inter-umana ed una nuova presa di coscienza

1 M. Holitscher, Global Internet Governance and the Rise of the Private Sector (published in Swiss Political Science Review), in «Internet» 2002,

http://www.internetstudies.org/research/papers/spsr.html: «Jamal Shahin argues that the Internet can be conceived as the most

comprehensive melting pot of the latest innovations in the field of international communication technologies (ICTs). From his perspective,

the Internet effectively collapses the constraints of time and distance to mere irrelevance thus instituting a borderless virtual space within

which networked actors can freely organize themselves, be they individuals or corporations. As such, the Net creates an unprecedented unity

of the local and the global sphere, actually eliminating the concept of the state from how the world is spatially ordered in the perception of

its users. Hence, the very notion of internal state sovereignty, which is derived from a governments' monopoly of power over a spatially

defined territory and its population, loses much of its significance in cyberspace».

2 J. Strehovec, Theories of Internet Culture and Internet Textuality, in «Internet» 2002, http://www2.arnes.si/~ljzpubs1/theories.htm:

«DESCRIPTION OF NEW RESEARCH PROJECT ON THEORIES OF CYBERCULTURE. Today, the traditional media, such as the print, film, radio and

television, co-exist with the new interactive media (the Internet being the leading one), which are not only opening up possibilities of global

information saving, real-time data transfer and of on-line communication, but also have numerous anthropological, aesthetical, cultural,

social and political implications. These media are also a means of forming new cultural contents and means of establishing manners and

approaches of how these contents are accepted, which has quite an impact on contemporary art, on life styles, fashion and design. Internet

culture is an integral part of a wider concept of cyberculture, its essential concepts being interactivity, (total) immersion and participation as

role and identity switching, dematerialization of the object and decentralization of the subject, however, it has also other specific features

that will be dealt with in this research».

3 P. Manzelli, Le nuove teorie di sviluppo della mente e le nuove tecnologie di apprendimento: strategie per condividere la progettazione e

gestione di sistemi complessi di formazione continua on line, (convegno: Inforscuola -Udine – 3/4/5 dicembre 2002), in «Internet» 2002,

http://www.chim1.unifi.it/group/education/index.html: «La rapida crescita della complessità dei sistemi elettronici di comunicazione

interattiva e di intelligenza artificiale determina lo sviluppo di un invisibile cervello elettronico (e.Brain) cioè di una creatura virtuale le cui

braccia sono i Robot, le cui gambe sono nuovi sistemi di trasporto, i cui organi di senso sono i sensori artificiali che utilizzano una gamma di

frequenze che va oltre le possibilita di ricezione umana, ecc..ecc.. tutto ciò determina un profondo cambiamento epocale nelle necessità di

apprendimento e di formazione mentale dei giovani in funzione delle loro possibilita‘ di lavoro intellettuale nella futura societa‘ Europea

della economia della conoscenza… In sostanza l‘uomo non nasce intelligente, ma lo puo diventare se viene educato in modo adeguato ad

esercitare la comunicazione della proprio pensiero ed attitudini, nel contesto epocale di sviluppo dei sistemi di comunicazione… A partire

da tale assunto, e‘ importante analizzare quali siano oggi le strategie di formazione ed utilizzazione del sistema mnemonico cerebrale che

risultano necessarie per attuare il confronto del flusso dei dati informativi, selezionandoli opportunamente, per esercitare una modifica

significativa dell‘ apprendimento pregresso, tale che favorisca la plasticita‘ delle potenziali caratteristiche intellettuali di un individuo e della

societa‘ in divenire… La capacità di risposta proattiva del cervello viene quindi a dipendere dal confronto del flusso dei dati informativi con la

articolazione delle memorie individuali , di conseguenza cio‘ va a connettersi con le modalità con cui viene codificato nell‘ appendimento al

fine di poter fornire nuove significazioni del pensiero e del comportamento, relative alla informazione rivevuta , attuando una rinnovata

elaborazione del ricordo… Le varie forme di intelligenza, relative alla capacita di pensare, vengono pertanto a dipendere essenzialmente

dalle modalita‘ di elaborazione della informazione in significati che si esercita nel dare sviluppo alla memoria semantica… Dunque

l'evoluzione biologica tende ad espandere flessibilmente i campi d'interazione neuronali favorendo quelle capacità di apprendimento che

corispondono ad una riorganizzazione delle aree di integrazione delle attivita mnemoniche in modo da favorire le potenzialita‘ di

comunicazione sociale di pensiero ed azioni in una determinata epoca…Invero troppo spesso in questa complessa situazione di

traformazione culturale ci troviamo come una crisalide che continui a ragionare come il bruco invece di cercar di comprendere il proprio

futuro di farfalla… È attualmente possibile infatti realizzare un passaggio diverso di trasformazione della memoria episodica individuale in

memoria memoria semantica comunicativa, in modo da utilizzare appropriatamente il processo di ―esternalizzazione della memoria‖ in rete

telematica interattiva, ponendo in sinergia una ampia condivisione di conoscenze, non piu‘ centrata sul l‘ apprendimento individuale (learner

centered training) , ma sul network collaborativi finalizzati alla costruzione di una ―intelligenza connettiva distribuita in rete‖ . (learning

teams centered ―e-education‖)… Il limite di tale sistema ―unidirezionale‖ di informazione, consiste proprio nel fatto che limitando la

proattivita‘ nelle costruzione del sapere, non e stato storicamente possibile dare sviluppo ad una ―intelligenza connettiva ― che sara‘ la reale

premessa di una effettiva ―democrazia culturale‖ la quale potrà svilupparsi nel prossimo futuro, sulla base di una costruzione

coscientemente interattiva e quindi non piu‘ gerarchizzata della condivisione del sapere… Dobbiamo oggi contatare pero‘ che la

realizzazione di una ‗ necessita di cambiamento propria di una epoca di trasformazione sociale ed economica nel quale stiamo vivendo, per

quanto gia‘ abbia a disposizione lo strumento tecnologico di comunicazione interattiva, si sviluppa in un contesto formativo nel quale sono

ancora carenti le competenze ed abilità necessarie per generare una ampia integrazione tra reti tecnologiche e reti sociali. Pertanto lo

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riguardo alle proprie responsabilità umane. Nell‘ambito del dialogo aperto nella rete, a livello

dell‘offerta del messaggio di fede, appare sopra tutto questa scommessa che sia il dato costitutivo

e vitale della nuova comunicazione: vi è una capacità di intendere maggiore di prima (più aperta

ma anche più esigente), una recettività che può cogliere ciò che non si avvrebbe neanche notato

prima... Potrebbe nascere un ‗cervello globale‘ 1, ―cervello simbiotico‖, cioè collettivo 2, che si

svilupperebbe complessivamente 3. Si parla anche di una specie di ‗coscienza planetaria‘ (ed

inconscia) in via di configurazione 4. Nella conoscenza, più la complessità interconnettiva

strumento ―internet‖, va considerato ancora come una condizione necessaria, ma non sufficiente per attuare un rapido cambiamento

cognitivo ed acquisire quelle raffinate capacità e professionalità innovative, proprie nella gestione creativa delle conoscenze nel WWW, che

rappesentano la effettiva esigenza primaria per organizzare lo sviluppo della futura società della ―Economia della Conoscenza‖… Putroppo la

nuova ―dimensione reticolare delle conocenze‖, frutto della applicazione delle nuove tecnologie di comunicazione in internet, le quali

permttono un semplice ―CLICK‖ di comunicare in tempo reale con varie parti del mondo generando un ampio spazio virtuale per la

condivisione cognitiva, in vero non posseggono ancora quelle caratteristiche che permettano un rafforzamento emozionale delle memorie

semantiche, limitando in tal guisa la integrazione del ―sistema limbico‖ nell‘ attuazione del passaggio da ―memoria a Breve termine in

memoria a Lungo termine‖… Viceversa le ―memorie implicite‖, sono solo apparentemente rimosse od inattive, pur continuando, ad agire fuori

da ogni condizionamento linguistico , nell‘ inconscio fornendo la possibilita recondita di forgiare creativamente il rinnovamento della nostra

personalità nell‘ attività più propria dell‘ immaginario, anche durante il sogno… Prese i considerazione le precedenti note si inizia

intuitivamente a comprendere come divenga possibile che l‘Ego-genotipico, inizi a formarsi nell‘ interattività della rete quasi

inconsciamente nell‘ambito dello sviluppo delle ―Intelligenza Connettiva‖, estendendosi nell‘ organizzare le conoscenze nel ―WWW‖ mediante

la formazione di ―comunità virtuali‖, per approdare ad progressivemente alla formazione di un nuovo dominio delle memorie semantiche

distribuite dalla condivisione di conoscenza, pur nella carenza di un rafforzamento emozionale individuale della memoria…

L‘immaginazione, favorita dalle relazioni di comunicazione virtuale , può pertanto sopperire alla carenza di un rinforzo emotivo nei

percorsi di integrazione delle memorie semantiche nella loro estensione reticolare, recuperando almeno parzialmente, mediante un più

potente ricorso all‘ immaginario, le memorie recondite, che erano state escluse dai tradizionali percorsi di formazione dei processi di

integrazione cerebrale della memoria semantica individuale… Concludendo questa breve personalissima riflessione su ―Le nuove teorie della

mente e le nuove Tecnologie‖, mi sento di poter affermare che, il dischiudersi di potenzialità nuove nella ―condivisione di conoscenze‖, le

quali implicano rinnovate relazioni tra cultura universale e mente individuale nell‘ ambito di una rinnovata ―intelligenza connettiva‖,

comporterà profonde modificazioni dei caratteri distintivi tradizionali della formazione della memoria e della sua evocazione».

1 N. F. McInnis, THE FIRST INTERNATIONAL ELECTRONIC SEMINAR ON WHOLENESS, Time To Think The World Back Together, in «Internet»

2004, http://www.newciv.org/ISSS_Primer/seminar.html: «It wasn't until 1977, upon discovering Science of Mind, that I found a more

profound way of thinking about our interconnectivity. And it was yet six more years until I discovered a mindful theory of human

interconnectivity while reading Peter Russell's book, The Global Brain. Observing that it takes the interconnectivity of 10 billion atoms to

make a human cell, and of 10 billion human cells to make a human brain, Russell hypothesized that as we approach having 10 billion such

brains on the planet, they will somehow interconnect to create a collective human consciousness. Earth's global body would thus acquire a

global mind. A potential candidate for global-brain-like interconnectivity, the Internet, already existed in embryonic form when Russell's

book was first written. Yet only today, with Internet activity increasing more rapidly than has any other technology in history, do we at last

have a mass medium that reinforces the essence of our interconnectivity by empowering--as a consequence of linking--independently

thoughtful minds».

2 F. Heylighen, The Global Brain FAQ (Principia Cybernetica Web), in «Internet» 2004, http://pespmc1.vub.ac.be/SUPORGLI.html: «Although

the analogy between organism and society can be applied even to primitive societies, it becomes clearly more applicable as technology

develops. As transport and communication become more efficient, different parts of global society become more interdependent. At the

same time, the variety of ideas, specializations, and subcultures increases. This simultaneous integration and differentiation creates an

increasingly coherent system, functioning at a much higher level of complexity. The emergence of such a higher order system may be called

a "metasystem transition" (a concept introduced by V. Turchin). Examples of metaystem transitions include the origin of life and the

development of multicellular organisms out of single celled ones. The appearance of a global brain, functioning at a much higher level of

intelligence than its human components, seems a prime example of such a metasystem transition».

3 F. Heylighen, The Global Brain FAQ (Principia Cybernetica Web), in «Internet» 2004, http://pespmc1.vub.ac.be/SUPORGLI.html: «Although

many of the technologies supporting the global brain were first developed by Artificial Intelligence (AI) researchers, AI and GB research differ

in several basic aspects. AI's goal is to create an independently intelligent system, whereas GB research tries to enhance existing individual

and collective intelligence. This may be called IA, intelligence amplification, rather than AI. By starting from the enormous amount of

information available in documents and people's heads, the GB approach avoids the bottleneck of knowledge acquisition which has

hampered AI. Moreover, the emphasis of GB research is on open, interactive, self-organizing systems, rather than on the closed,

preprogrammed systems of traditional AI».

4 NEW THOUGHT NETWORK (NTN), Globalizing New Thought. The Internet as a New Thought Form [This page was last partially updated on

December 25, 2001], in «Internet» 2004, http://www.newthought.net/globalizing.htm: «The Internet functions as a simulated "the way it

works" of human consciousness, empowering the synergetic coordination of the globally extended nervous system that results from our

electronic "wiring" of the planet. Having interconnected the world‘s peoples and their diverse economic and political functions, humankind is

now employing the Internet's technological simulation of consciousness to bring global coherence to humankind's social interactions by

means of its emerging digital brain. As does the human brain, the Internet functions holographically because it is operationally a digital

hologram. All of it is "here" at every point of access. Accordingly, what our digitized mind knows at any point may be known at all points.

Via the Internet, any place in its cyberspace is at the same time everywhere in its cyberspace, and every place is likewise anywhere

accessible. The Internet makes it possible for the all-of-us who know more than any of us to become a digital whole mind catalog, which we

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aumenta, più si impone un pluralismo metodologico 1. Internet, basato sul libero accesso e sulla

libera iniziativa, accelera la consapevolezza umana sulla propria responsabilità multiforme

riguardo all‘impatto della sua attività sul mondo: in altre parole, la questione ‗etica‘ non è più una

questione di valutazione ‗privata‘ ma diventa una priorità ‗pubblica‘ 2.

La questione della ‗recettività‘ non si pone come ‗recettività più facile‘ ma come ‗curiosità

recettiva‘ più ampia e più problematica. L‘annuncio si fa nella moltiplicazione esponenziale del

sapere umano. Un‘osservazione s‘impone, a questo punto: spesso si sente dire –da parte

ecclesiastica- che la gente e gli stessi informatori sono sempre meno informati sulle cose della

fede e vediamo che le persone sono sempre più coinvolte nell‘assimilare il sapere in tutti i campi.

Come mai, allora, che si sappia sempre meno sulla fede? L‘interrogativo non può essere eluso

riguardo alla nostra evangelizzazione: essa è tuttora una questione di ‗sapere di salvezza‘ o è

diventata un ‗organizzazione integrativa‘. Non può mancare, qui, un accenno illustrativo al ricordo

della primissima evangelizzazione in cui gli stessi apostoli, informando sulle vie della salvezza

cristiana si sentivano rispondere dagli ascoltatori ammirati: ―non sapevamo neanche che c‘era uno

Spirito Santo….‖ (At 19, 2). I primi testimoni avevano saputo informare sull‘essenziale,

sorprendendo il loro pubblico… e si sono dimostrati credibili… da Stefano, a Pietro, a Paolo... Più

che mai, oggi, Internet ci chiede se sappiamo fare lo stesso o se ci siamo limitati ad informare su

aspetti più formali e periferici dell‘evento cristiano. Il pubblico avendo a disposizione un sapere in

via di crescita esponenziale, sarà difficile trattare la gente come ‗poveri ignoranti‘ solo perché

sanno poco delle cose ecclesiali o –peggio- ecclesiastico-clericali. Ed ecco una seconda lezione

che si delinea dalle premesse di Internet: siamo davvero capaci di essere ‗cristianamente

interessanti‘ con ciò che mandiamo in circolazione (senza escludere l‘insuccesso della Croce)? Far

capire davvero le vie delle promesse, già i primi evangelizzatori ebbero a rispondere a quest‘attesa

(cfr l‘esperienza di Filippo) ―come posso capire se nessuno me lo spiega…‖ (At 8, 31). Non

may consult on virtually any subject. As a global brain for the entire human species, the Internet is a means by which humankind‘s collective

consciousness, including our "collective unconscious" (Carl Jung) and "race mind" (Ernest Holmes), is becoming self-conscious of the ways of

its own workings in the evolution of consciousness overall. Within this conscious evolutionary process, a vigorous New Thought online

community may function as a spiritually integrative node».

1 S. Bullock – D. Cliff, Science Review Summary: Complexity and Emergent Behaviour in ICT Systems, in «Internet» 2005,

http://www.foresight. gov.uk/Intelligent_Infrastructure_Systems/Complexity_and_Emergent_Behaviour (pdf p. 7): «2.1 Plurality. The fact that

there is little apparent consensus on definitions on complexity or emergence, and that different approaches are hotly debated and contested,

is sometimes reflected poorly on the field. However, we might expect diverse communities to arrive at multiple definitions of concepts as

wide reaching as these. The formulation of a single, tightly defined concept to replace the current plurality of ideas may simply not be

possible or desirable. On the other hand, it might reasonably be expected that they share a ―center of gravity‖ that can be explicated (with

some effort). Increasing interdisciplinarity should accelerate this explication, as it exposes researchers to multiple approaches both current

and historical, and discourages isolated activity. Indeed there is some evidence that recent treatments of complexity are more sophisticated

in this respect, and more integrative as a result (Clark, 2001; Adami 2002)».

2 H. Pigeat, Ethique des médias et révolution de l‘Internet, Rome 2001 (pro manuscripto – Centre culturel Saint-Louis de France), p. 17 : «Par

une curiense ironie, l‘éthique débouche au XXIº siècle sur une question de société. Alors qu'on avait voulu, depuis le XVIIIº siècle, la confiner

à la sphère privée, elle s'impose an centre de la sphère publique. Ce retour de l'éthique est La conséquence de la fin d'une certaine idée de

progrès. Pour la première fois depuis deux siècles, la science change de signification. Après s'être bornée dans l'antiquité à tenter de

comprendre la nature, elle a ensuite produit des techniques qui permettaient à l'homme de s'y adapter, avant de s'engager plus tardivement

dans la transformation même de la nature. La science continue à progresser, mais en osant transformer la nature, elle engendre une

inquiétude fondamentale. La conviction qu'elle serve le bien-être et le bonheur humain n'est plus certaine. Plusieurs domaines illustrent cette

inquiétude. Les formes modernes d‘énergie ont fait reculer les limites des forces humaines, mais cette énergie paraît difficilement

contrôlable et en revanche certainement destructrice de l'environnement. La biologie a rendu plus forts les végétaux, les animaux et êtres

humains. En touchant à la vie, elle semble toutefois avoir réveillé la malédiction de Prométhée puni pour avoir volé aux dieux le feu, c'est-à-

dire la science et la technique. Les nouvelles techniques de communication soulèvent un problème comparable. Le traitement numérique de

l'information donne à l‘intelligence humaine des capacités centuplées de rassembler et comparer les données. Il superpose aussi au monde

réel, un monde «virtuel», c‘est-à-dire artificiel, et qui n'est plus complètement celui de l‘être humain. Dans ce domaine comme dans les

autres, une sensation de vertige s‘ouvre devant la puissance des nouveaux outils, devant les incertitudes qu'ils engendrent et devant la

difficulté de les maîtriser. La solution ne relève évidemment pas de lois».

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abbiamo –forse- spiegato assai meno la lettura evangelica che le nostre organizzazioni varie?

L‘inizio del cammino ecclesiale si avvia proprio da questa priorità dell‘‖essere informati‖ ed è

dall‘iniziale ‗spiegazione‘ che il consenso e l‘adesione alla fede si attua. Le modalità della nascita

della Chiesa e quelle che appaiono oggi come nervo vitale in seno alla ‗rete‘ e dalla ‗rete‘: i

‗ricercatori d‘informazione‘. Tutto il libro degli Atti consiste in un continuo informare chi non sa e

di informarsi mutuamente.

D. LA FORMA DELL‟OPERATO DI GRAZIA DELLA PENTECOSTE: IL DONO OFFERTO GRATUITAMENTE

Si inserisce –a questo punto- una condizione fondamentale per l‘offerta dell‘iniziativa

divina da parte dei testimoni oculari iniziali: essi danno gratuitamente ciò che gratuitamente

hanno ricevuto. Senza un tale modo di comportarsi, il ‗dono‘ non sarebbe autenticamente ‗dono‘

nella sua piena rilevanza. «3, 1 Un giorno Pietro e Giovanni salivano al tempio per la preghiera

verso le tre del pomeriggio. 2 Qui di solito veniva portato un uomo, storpio fin dalla nascita e lo

ponevano ogni giorno presso la porta del tempio detta "Bella" a chiedere l'elemosina a coloro che

entravano nel tempio. 3 Questi, vedendo Pietro e Giovanni che stavano per entrare nel tempio,

domandò loro l'elemosina. 4 Allora Pietro fissò lo sguardo su di lui insieme a Giovanni e disse:

"Guarda verso di noi". 5 Ed egli si volse verso di loro, aspettandosi di ricevere qualche cosa. 6 Ma

Pietro gli disse: "Non possiedo né argento né oro, ma quello che ho te lo do: nel nome di Gesù

Cristo, il Nazareno, cammina!". 7 E, presolo per la mano destra, lo sollevò. Di colpo i suoi piedi e le

caviglie si rinvigorirono 8 e balzato in piedi camminava; ed entrò con loro nel tempio camminando,

saltando e lodando Dio. 9 Tutto il popolo lo vide camminare e lodare Dio 10 e riconoscevano che era

quello che sedeva a chiedere l'elemosina alla porta Bella del tempio ed erano meravigliati e stupiti

per quello che gli era accaduto. 11 Mentr'egli si teneva accanto a Pietro e Giovanni, tutto il popolo

fuor di sé per lo stupore accorse verso di loro al portico detto di Salomone. 12 Vedendo ciò, Pietro

disse al popolo: "Uomini d'Israele, perché vi meravigliate di questo e continuate a fissarci come se

per nostro potere e nostra pietà avessimo fatto camminare quest'uomo? 13 Il Dio di Abramo, di

Isacco e di Giacobbe, il Dio dei nostri padri ha glorificato il suo servo Gesù, che voi avete

consegnato e rinnegato di fronte a Pilato, mentre egli aveva deciso di liberarlo; 14 voi invece avete

rinnegato il Santo e il Giusto, avete chiesto che vi fosse graziato un assassino 15 e avete ucciso

l'autore della vita. Ma Dio l'ha risuscitato dai morti e di questo noi siamo testimoni. 16 Proprio per

la fede riposta in lui il nome di Gesù ha dato vigore a quest'uomo che voi vedete e conoscete; la

fede in lui ha dato a quest'uomo la perfetta guarigione alla presenza di tutti voi. 17 Ora, fratelli, io

so che voi avete agito per ignoranza, così come i vostri capi; 18 Dio però ha adempiuto così ciò che

aveva annunziato per bocca di tutti i profeti, che cioè il suo Cristo sarebbe morto. 19 Pentitevi

dunque e cambiate vita, perché siano cancellati i vostri peccati 20 e così possano giungere i tempi

della consolazione da parte del Signore ed egli mandi quello che vi aveva destinato come Messia,

cioè Gesù. 21 Egli dev'esser accolto in cielo fino ai tempi della restaurazione di tutte le cose, come

ha detto Dio fin dall'antichità, per bocca dei suoi santi profeti. 22 Mosè infatti disse: Il Signore

vostro Dio vi farà sorgere un profeta come me in mezzo ai vostri fratelli; voi lo ascolterete in tutto

quello che egli vi dirà. 23 E chiunque non ascolterà quel profeta, sarà estirpato di mezzo al popolo.

24 Tutti i profeti, a cominciare da Samuele e da quanti parlarono in seguito, annunziarono questi

giorni. 25 Voi siete i figli dei profeti e dell'alleanza che Dio stabilì con i vostri padri, quando disse

ad Abramo: Nella tua discendenza saranno benedette tutte le famiglie della terra. 26 Dio, dopo aver

risuscitato il suo servo, l'ha mandato prima di tutto a voi per portarvi la benedizione e perché

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ciascuno si converta dalle sue iniquità". 4. 1 Stavano ancora parlando al popolo, quando

sopraggiunsero i sacerdoti, il capitano del tempio e i sadducei, 2 irritati per il fatto che essi

insegnavano al popolo e annunziavano in Gesù la risurrezione dai morti. 3 Li arrestarono e li

portarono in prigione fino al giorno dopo, dato che era ormai sera. 4 Molti però di quelli che

avevano ascoltato il discorso credettero e il numero degli uomini raggiunse circa i cinquemila».

Si sa che la questione dell‘«offerta gratuita» è una questione assai dibattuta nell‘ambito

della ‗rete‘ e della nuova comunicazione. Come per l‘iniziative di Pietro e Giovanni, il ‗dono‘ è

radicato nelle pretta operatività umana di una ‗guarigione‘. Dal dono gratuito del messaggio al

gesto ‗che opera il bene‘, la gratuità penetra tutta l‘iniziativa intrapresa. Il prospetto del racconto

organico del libro degli Atti sembra voler includere questa esigenza preliminare per il percorso di

fede da praticare. Il contrasto con le usanze posteriori è senz‘altro sorprendente, come le usanze

sulla rete stessa riguardo alle condizioni per accedere al ‗messaggio‘ o ai vari sussidi per

prenderne conoscenza e renderlo attuale nella comprensione dei possibili ‗internauti‘: coperture

varie e condizioni di accesso per obbligare a ‗pagare‘ ciò che la rete racchiude a riguardo (con la

gestione dei vari ‗password‘ o delle regolamentazioni sulla proprietà privata o proprietà

‗intellettuale‘ di chi mette in rete considerazioni a sostegno della comprensione del messaggio –

copyright e varie procedure del genere). Là dove ogni servizio viene ‗pagato‘ o contracambiato,

una reciprocità di rete permette di non approfittare della ‗mensa imbandita da altri‘ ma di farne un

sistema relazionale che apre ad una economia di dono tramite le potenzialità del ‗parasitaggio‘ 1: è

la relazionalità che crea l‘opportunità e non la cosa in se che include condizionamenti di proprietà

e di appropriazione. Con il ‗tunelling‘ e l‘‘encryption‘, garantendo meglio le condizioni per i diritti

d‘autore, e con meno software disponibile in modo libero e pubblico sulla Rete, si potrebbe

assistere a una appropriazione progressiva dello spazio pubblico 2.

E. L‟INARRESTABILE SORGENTE DELL‟ANNUNCIO NELL‟ESPERIENZA VISSUTA: LA QUESTIONE DELLO STRANO „POTERE‟ NELL‟OPERARE IN SENO ALLA CONVIVENZA COMUNE

1 M. Giesler – M. Pohlmann, The Anthropology of File Sharing: Consuming Napster as a Gift, in «Internet» 2006, http://ygourven2.online.fr/

webcom/markus-giesler/gieslerpohlgift.pdf (p. 7): «Napster‘s ideology of exchange may be better understood employing Michel Serres‘s

(1980) concept of the parasite. ―To be a parasite means to eat at somebody else‘s table‖ (p. 17). This does not only apply to the Napster

phenomenon as a whole regarding its relation to the recording industry in general but to Napster‘s mode of exchange in particular.

Parasites, following Serres in his relevant study, are indispensable whenever the noise of new conditions has to be translated into a system of

relationships. They are lured by the noise and usefully produce a usable sense in a previously senseless environment (Baecker 2001). "The

parasite is 'next to', it is 'with', it is detached from, it is not sitting on the thing itself, but on the relation. It has relations, as one says, and

turns them into a system. It is always mediate and never immediate. It has a relation to the relation, it is related to the related, it sits on the

channel." (p. 64-5) In Napster‘s parasitic economy driven by gift exchange consumers enrich themselves; they assume the role of host,

troublemaker and parasite at the same time».

2 S. Sassen, The Impact of the Internet on Sovereignty: Unfounded and Real Worries, in «Internet» 2002, www.mpp-

rdg.mpg.de/pdf_dat/sassen.pdf: «There are significant implications attached to the fact that the leading Internet software design focus in

the last few years has been the design of "firewalls" and, more recently, of so-called virtual business networks that operate over the N1et via

"tunnelling" and/or encryption. 7 Both of these represent private appropriations of a public space. (1) The rapid growth of this type of

software and its use in the Internet does not necessarily strengthen the public-ness of the Net. This is especially significant if there is less

production of software aimed at strengthening the public-ness of the Net. (2) Further, this type of software also sets up the conditions for

copyrighting, particularly the possibility of copyrighting use/access, including every single use/access. In my reading, far from strengthening

the Internet's democratic potential as many liberal and neo-liberal commentators maintain, excessive commercialization can threaten it.

Much of the commercial potential and economic activities often attributed to the Internet, are actually part of private digital networks or

firewalled (i.e. privatized) sites in the Internet, a subject I return to later. But even the currently far more limited world of commercial uses

possible on the Net, as compared to private digital networks, can bring some problematic consequences to the democratic potential of the

Net».

((1) An additional issue, one which I am not referring to here, is the privatization of infrastructure that has also taken place over the last two

years. (see Globalization and its Discontents, chapter 9)./ (2) See for example the failure of Digital City Berlin and of Digital City Vienna. The

original Digital City, Amsterdam, remains a lively and dynamic public space. It has taken enormous work and time on the part of a group of

dedicated founders and members to ensure its survival.)

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Due priorità si confrontano: il bene fatto al paralitico ed il ‗male‘ compiuto nella

predicazione proibita, difficile discernimento nel vivo delle vicende da affrontare. «4, 5 Il giorno

dopo si radunarono in Gerusalemme i capi, gli anziani e gli scribi, 6 il sommo sacerdote Anna,

Caifa, Giovanni, Alessandro e quanti appartenevano a famiglie di sommi sacerdoti. 7 Fattili

comparire davanti a loro, li interrogavano: "Con quale potere o in nome di chi avete fatto questo?".

8 Allora Pietro, pieno di Spirito Santo, disse loro: "Capi del popolo e anziani, 9 visto che oggi

veniamo interrogati sul beneficio recato ad un uomo infermo e in qual modo egli abbia ottenuto la

salute, 10 la cosa sia nota a tutti voi e a tutto il popolo d'Israele: nel nome di Gesù Cristo il

Nazareno, che voi avete crocifisso e che Dio ha risuscitato dai morti, costui vi sta innanzi sano e

salvo. 11 Questo Gesù è la pietra che, scartata da voi, costruttori, è diventata testata d'angolo. 12 In

nessun altro c'è salvezza; non vi è infatti altro nome dato agli uomini sotto il cielo nel quale è

stabilito che possiamo essere salvati". 13 Vedendo la franchezza di Pietro e di Giovanni e

considerando che erano senza istruzione e popolani, rimanevano stupefatti riconoscendoli per

coloro che erano stati con Gesù; 14 quando poi videro in piedi vicino a loro l'uomo che era stato

guarito, non sapevano che cosa rispondere. 15 Li fecero uscire dal sinedrio e si misero a consultarsi

fra loro dicendo: 16 "Che dobbiamo fare a questi uomini? Un miracolo evidente è avvenuto per

opera loro; esso è diventato talmente noto a tutti gli abitanti di Gerusalemme che non possiamo

negarlo. 17 Ma perché la cosa non si divulghi di più tra il popolo, diffidiamoli dal parlare più ad

alcuno in nome di lui". 18 E, richiamatili, ordinarono loro di non parlare assolutamente né di

insegnare nel nome di Gesù. 19 Ma Pietro e Giovanni replicarono: "Se sia giusto innanzi a Dio

obbedire a voi più che a lui, giudicatelo voi stessi; 20 noi non possiamo tacere quello che abbiamo

visto e ascoltato". 21 Quelli allora, dopo averli ulteriormente minacciati, non trovando motivi per

punirli, li rilasciarono a causa del popolo, perché tutti glorificavano Dio per l'accaduto. 22 L'uomo

infatti sul quale era avvenuto il miracolo della guarigione aveva più di quarant'anni. 23 Appena

rimessi in libertà, andarono dai loro fratelli e riferirono quanto avevano detto i sommi sacerdoti e

gli anziani. 24 All'udire ciò, tutti insieme levarono la loro voce a Dio dicendo: "Signore, tu che hai

creato il cielo, la terra, il mare e tutto ciò che è in essi, 25 tu che per mezzo dello Spirito Santo

dicesti per bocca del nostro padre, il tuo servo Davide: Perché si agitarono le genti e i popoli

tramarono cose vane? 26 Si sollevarono i re della terrae i principi si radunarono insieme, contro il

Signore e contro il suo Cristo; 27 davvero in questa città si radunarono insieme contro il tuo santo

servo Gesù, che hai unto come Cristo, Erode e Ponzio Pilato con le genti e i popoli d'Israele, 28 per

compiere ciò che la tua mano e la tua volontà avevano preordinato che avvenisse. 29 Ed ora,

Signore, volgi lo sguardo alle loro minacce e concedi ai tuoi servi di annunziare con tutta

franchezza la tua parola. 30 Stendi la mano perché si compiano guarigioni, miracoli e prodigi nel

nome del tuo santo servo Gesù". 31 Quand'ebbero terminato la preghiera, il luogo in cui erano

radunati tremò e tutti furono pieni di Spirito Santo e annunziavano la parola di Dio con

franchezza».

L‘incidenza sulla comunicazione e l‘interpretazione comunicazionale di questo ulteriore

passo sembra sorgere dalla stessa dinamica mediatica, e particolarmente nel modo di percepire le

sue capacità operative, la sua così detta ‗strumentalità‘. Uno degli aspetti maggiori di questa

‗strumentalità‘ è il potere ‗immenso‘ –particolarmente nell‘informazione- sottolineato più volte

nell‘ambito ecclesiale 1. Persino negli anni 2003, il ritornello dell‘‖enorme potere‖ delle ―moderne

1 COMMISSION PONTIFICALE POUR LES COMMUNICATIONS SOCIALES, Instruction pastorale ―Communion et progrès‖, Cité du Vatican 1971, nº

27 : «Les informateurs assument une charge très lourde en rapportant les opinions ainsi exprimées publiquement. Leur pouvoir est immense

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comunicazioni sociali‖ rimane un tema di predilezione, con particolare attenzione alla ‗vita sociale

e politica‘ 1. Il ‗potere‘ inserisce una dinamica apocalittica tra chi è fondato sulla ‗verità‘ in una

lotta contro le pressioni dell‘errore 2. Il potere mediatico –si dirà, poi- diventa ‗globale‘ col rischio

–nell‘evitare di prendere il partito di qualsiasi gruppo contro altri gruppi- di servire una

supremazia più recondita (vedere infra) 3. Il potere dei media è ‗enorme‘ e può ribaltare in qualche

giorno la reazione pubblica 4! L‘interesse di questi cenni appare sopra tutto nel modo di

considerare la mediazione multimediale come prevalentemente ‗giornalistica‘ (nei suoi rapporti col

‗potere‘): tutto si incentra sugli eventi da riportare. Ancora più emblematico è il fatto di vedere la

multimedialità non come una ‗modo di vivere oggi‘ ma come ‗qualcosa nella società‘ in mano ad

una categoria che rappresenta un ‗potere‘: la settorializzazione della comunicazione in funzione di

una visione politico-sociale piramidale fissa fa eco a delle valutazioni tipiche dei tempi passati.

Nella nuova comunicazione, la questione del ‗potere‘ si pone senz‘altro. L‘orizzonte si modifica

però gradualmente (cfr i nostri capitoli precedenti). Da un ‗potere sul popolo‘, la rete apre ad una

nuova possibilità: le vie verso il ‗potere del e dal popolo‘ nella autogestione interattiva dell‘ingente

mole di dati informativi, operativi e attrattivi accatastati nella ‗rete‘ (la nostra introduzione sulla

nuova comunicazione). Dal libro degli Atti si traccia l‘anticipazione di questa ricorrente

metodologia nel discernere l‘operato di cui non si riesce ad analizzare la dinamica e gli effetti: un

―potere‖. A questa premessa si risponde con ―la pietra scartata dai costruttori...‖ a proposito della

sorgente inarrestabile che spinge alla testimonianza informativa nell‘esperienza vissuta. Il legame

dans la manière de les susciter, de les recueillir, de les diffuser; en même temps il leur revient, en les exposant, de permettre à chacun de les

confronter en toute lucidité et liberté de jugement».

1 John Paul II, Thirty-seventh World Day of Communications: "The Communications Media at the Service of Authentic Peace in the Light of

Pacem in Terris", Vatican City 2003, p. 1: «1. The emergence of the power of modern social communications formed an important part of the

Encyclical's background… 2. Meanwhile, the power of the media to shape human relationships and influence political and social life, both for

good and for ill, has enormously increased. Hence the timeliness of the theme chosen for the Thirty-seventh World Day of Communications:

"The Communications Media at the Service of Authentic Peace in the Light of Pacem in Terris"».

2 John Paul II, Thirty-seventh World Day of Communications: "The Communications Media at the Service of Authentic Peace in the Light of

Pacem in Terris", Vatican City 2003, pp. 1-2: «3. Media and Truth. The fundamental moral requirement of all communication is respect for

and service of the truth. Freedom to seek and speak what is true is essential to human communication, not only in relation to facts and

information but also, and especially, regarding the nature and destiny of the human person, regarding society and the common good,

regarding our relationship~ with God. The mass media have an inescapable responsibility in this sense, since they constitute the modern

arena in which ideas are shared and people can grow in mutual understanding and solidarity. This is why Pope John XXIII defended the right

―to freedom in investigating the truth and — within the limits of the moral order and the common good ―to freedom of speech and

publication‖ as necessary conditions for social peace (Pacem in Terris, 12). In fact, the media often do render courageous service to the truth;

but sometimes they function as agents of propaganda and disinformation in the service of narrow interests, national, ethnic, racial, and

religious prejudices, material greed and false ideologies of various kinds. It is imperative that the pressures brought to bear on the media to

err in such ways be resisted first of all by the men and women of the media themselves, but also by the Church and other concerned

groups».

3 John Paul II, Thirty-seventh World Day of Communications: "The Communications Media at the Service of Authentic Peace in the Light of

Pacem in Terris", Vatican City 2003, p. 2: «4. Media and Justice. Blessed Pope John XXIII spoke eloquently in Pacem in Terris of the universal

human good — ―the good, that is of the whole human family‖ (No. 132) — in which every individual and all peoples have a right to share. The

global outreach of the media carries with it special responsibilities in this regard. While it is true that the media often belong to particular

interest groups, private and public, the very naturof their impact on life requires that they must not serve to set one group against another —

for example, in the name of class conflict, exaggerated nationalism, racial supremacy, ethnic cleansing, and the like. Setting some against

others in the name of religion is a particularly serious failure against truth and justice, as is discriminatory treatment of religious beliefs,

since these belong to the deepest realm of the human person‘s dignity and freedom. By accurately reporting events, correctly explaining

issues and fairly representing diverse points of view, the media have a strict duty to foster justice and solidarity in human relationships at all

levels of society. This does not mean glossing over grievances and divisions but getting at their roots so that they can be understood and

healed».

4 John Paul II, Thirty-seventh World Day of Communications: "The Communications Media at the Service of Authentic Peace in the Light of

Pacem in Terris", Vatican City 2003, pp. 2-3: «6. The communications media are key actors in today‘s world, and they have an immense role

to play in building that trust. Their power is such that in a few short days they can create the positive or negative public reaction to events

which suits their purposes. Reasonable people will realize that such enormous power calls for the highest standards of commitment to truth

and goodness. In this sense the men and women of the media are especially bound to contribute to peace in all parts of the world by

breaking down the barriers of mistrust, fostering consideration of the point of view of others, and striving always to bring peoples and

nations together in mutual understanding and respect -- and beyond understanding and respect, to reconciliation and mercy!».

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posto tra l‘operato imprevisto e qualche ‗potere‘ recondito esprime l‘abituale malinteso: non va

incentrato un ‗potere‘ ma va individuata una esperienza di vita che spinge più in là i limiti e le

potenzialità del ‗mettere in comune‘ le motivazioni inarrestabili.

E. IL RICHIAMO DELL‟EVENTO E LA TENTAZIONE DI SFRUTTARLO “STRUMENTALMENTE” CON VARIE SIMULAZIONI E MENSOGNE

Emblematicamente, sorge inizialmente la questione della ‗simulazione‘ nei primi passi del

‗rendere comune‘ del dono ricevuto. Dagli interrogativi su un ‗potere‘ con il quale bisognasse

scendere a patti, appare un‘ulteriore passo nel discernimento anticipativo dell‘esperienza

ecclesiale iniziale in seno alla comunità umana: e cioè la possibilità di ‗dissimulazione‘ di fronte al

dono gratuito ricevuto e che deve essere gestito come vita quotidiana. «4, 32 La moltitudine di

coloro che eran venuti alla fede aveva un cuore solo e un'anima sola e nessuno diceva sua

proprietà quello che gli apparteneva, ma ogni cosa era fra loro comune. 33 Con grande forza gli

apostoli rendevano testimonianza della risurrezione del Signore Gesù e tutti essi godevano di

grande simpatia. 34 Nessuno infatti tra loro era bisognoso, perché quanti possedevano campi o

case li vendevano, portavano l'importo di ciò che era stato venduto 35 e lo deponevano ai piedi

degli apostoli; e poi veniva distribuito a ciascuno secondo il bisogno. 36 Così Giuseppe,

soprannominato dagli apostoli Bàrnaba, che significa "figlio dell'esortazione", un levita originario

di Cipro, 37 che era padrone di un campo, lo vendette e ne consegnò l'importo deponendolo ai

piedi degli apostoli. 5, 1 Un uomo di nome Ananìa con la moglie Saffìra vendette un suo podere 2 e,

tenuta per sé una parte dell'importo d'accordo con la moglie, consegnò l'altra parte deponendola

ai piedi degli apostoli. 3 Ma Pietro gli disse: "Ananìa, perché mai satana si è così impossessato del

tuo cuore che tu hai mentito allo Spirito Santo e ti sei trattenuto parte del prezzo del terreno? 4

Prima di venderlo, non era forse tua proprietà e, anche venduto, il ricavato non era sempre a tua

disposizione? Perché hai pensato in cuor tuo a quest'azione? Tu non hai mentito agli uomini, ma a

Dio". 5 All'udire queste parole, Ananìa cadde a terra e spirò. E un timore grande prese tutti quelli

che ascoltavano. 6 Si alzarono allora i più giovani e, avvoltolo in un lenzuolo, lo portarono fuori e

lo seppellirono. 7 Avvenne poi che, circa tre ore più tardi, entrò anche sua moglie, ignara

dell'accaduto. 8 Pietro le chiese: "Dimmi: avete venduto il campo a tal prezzo?". Ed essa: "Sì, a

tanto". 9 Allora Pietro le disse: "Perché vi siete accordati per tentare lo Spirito del Signore? Ecco qui

alla porta i passi di coloro che hanno seppellito tuo marito e porteranno via anche te". 10

D'improvviso cadde ai piedi di Pietro e spirò. Quando i giovani entrarono, la trovarono morta e,

portatala fuori, la seppellirono accanto a suo marito. 11 E un grande timore si diffuse in tutta la

Chiesa e in quanti venivano a sapere queste cose. 12 Molti miracoli e prodigi avvenivano fra il

popolo per opera degli apostoli. Tutti erano soliti stare insieme nel portico di Salomone; 13 degli

altri, nessuno osava associarsi a loro, ma il popolo li esaltava. 14 Intanto andava aumentando il

numero degli uomini e delle donne che credevano nel Signore 15 fino al punto che portavano gli

ammalati nelle piazze, ponendoli su lettucci e giacigli, perché, quando Pietro passava, anche solo

la sua ombra coprisse qualcuno di loro. 16 Anche la folla delle città vicine a Gerusalemme

accorreva, portando malati e persone tormentate da spiriti immondi e tutti venivano guariti».

Non troviamo –forse- nella iniziale ‗messa in comune‘ della prima Chiesa quest‘obbligo di

denunciare appropriazioni indebite nella comunità che si stava costituendo, a testimonianza per la

società civile (At 4, 32-37 – 5, 1-11)? L‘illustrazione su questo scivolamento o slittamento di

onestà non può non farci pensare anche a ciò che si verificò nella nuova comunicazione: le

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deviazioni di malavita aggevolate dal nuovo paesaggio ancora poco articolato ed autocontrollato.

Ciò che stava diventando la prima esplosione informativa e la prima memoria moltiplicata

sembrava vulnerabilmente aperta ad ogni soppruso... La parola che esprime strumentalmente può

diventare ambigua: si crea un divario tra il dire che tutto è comune e tenere di nascosto una parte

come beni propri come nell‘esempio di Ananìa e Saffira. Appare un tipo di mensogna nella

dissimulazione possibile nelle parole, segni, simboli, immagini... Il riferimento evangelico ai 'segni'

e l‘espressione operativa e massa partecipativa diventano l'aspetto tante volte presentato come

meno attraente dell'iniziativa di Gesù. "Sono segni corporei che ci appaiono persino rozzi,

scioccanti" (ibidem)... Ecco dove la 'tecnicità corporea' si colloca di fronte all'azione divina: una

scocciatura... "Come comunicare altrimenti con... chi è chiuso nel proprio mondo... se non con

qualche gesto fisico?" (ibidem) 1: la tecnicità appare chiaramente come inevitabile strumentalità in

conseguenza del peccato. La mediazione mediatica riceve spesso una sua caratteristica che ci fa

derivare dall‘essenziale, che ci distrae, o che ci convoglia verso la fantasticheria 2. La mediazione

dei segni, fino ai simboli non deve essere né demonizzata né divinizzata: fa solo parte della

specificità umanamente umana, con questa potenzialità di indirizzarsi verso un 'oltre' abbozzato o

suggerito attraverso il labirinto delle 'vie tecniche' o delle 'dinamiche tecnologiche'. Essi non sono

una 'deviazione' ma una 'scorciatoia'. Non si dice, forse, che la chiusura su di se dei 'puri spiriti'

(gli angeli cosidetti 'decaduti') fosse ben più radicale che quella degli umani? Più la comunicazione

riesce a raggiungere traguardi di scambio umanamente pieni, maggiormente sofisticata appare la

tecnologia ed ulteriormente spinta la compenetrazione tra il ‗di fuori‘ ed il ‗di dentro‘ delle

modalità relazionali. Come per ogni penetrazione culturale del messaggio, l‘espressione attraverso

i segni che sono propri di una cultura o di una lingua ‗cambiano‘ in qualche modo secondo le

specificità delle lingue adoperate. Ciò non significa che il messaggio è stato travisato. E ciò non ha

impedito al messaggio evangelico di inserirsi in molte culture. Eccoci messi a confronto con la

strumentalità sotto forma di espressività delle lingue umane, con la loro varietà e richezza di

significanti, significati, evocatività, e via dicendo. Come considerare questi ‗segni‘ che esprimono

un significato come un ‗fastidio‘ o come qualcosa di ‗rozzo‘. Forse tradiscono l‘intento più alto di

Cristo nell‘espressione limitata che ne danno? Essi ‗riducono‘ forse la pienezza dell‘operato nella

comunicazione che si svolge? Vi sarebbe lì un tipo di modifica riduttiva che nuoce al messaggio

stesso. Questo quesito è anche presente riguardo alla nuova comunicazione: si sa che le

potenzialità digitali attraverso le quali il messaggio verrà mandato ‗fino ai confini‘ dell‘esperienza

umana ‗cambia‘ qualcosa nella sua stessa presentazione e nei suoi contenuti 3. Il libro degli Atti

1 C. M. Martini, Effatà, Apriti, Milano 1990, p. 13, n° 2: «Ma Gesù non compie subito il miracolo. Vuole anzitutto far capire a quest'uomo che

gli vuol bene, che si interessa del suo caso, che può e vuole prendersi cura di lui. Per questo lo separa dalla folla, dal luogo del vociferare

convulso e delle attese miracolistiche. Lo porta in disparte e con simboli e segni incisivi gli indica ciò che gli vuol fare: gli introduce le dita

nelle orecchie come per riaprire i canali della comunicazione, gli unge la lingua con la saliva per comunicargli la sua scioltezza. Sono segni

corporei che ci appaiono persino rozzi, scioccanti. Ma come comunicare altrimenti con chi si è chiuso nel proprio mondo e nel la propria

inerzia? Come esprimere l'amore a chi è bloccato e irrigidito in sé, se non con qualche gesto fisico? Notiamo anche che Gesù comincia, sia

nei segni come poi nel comando successivo, con il risanare l'ascolto, le orecchie. II risanamento della lingua sarà conseguente».

2 PONTIFICIUM CONSILIUM INSTRUMENTIS COMMUNICATIONIS SOCIALIS PRAEPOSITUM, Instructio pastoralis "Communio et progressio", Romae (CV)

1971, n° 21: ―Cum enim saepe eadem invitent hominem ad alio effugiendum per somnium quoddam, quid facere potest, ne eum ab ipsa vita

absterreant in hoc praesenti tempore agenda? Qua ratione obstabitur, ne homines adigant ad desidiam et animi quandam lentitudinem? Quo

denique pacto fiet, ne perpetua affectuum excitatio usum rationis praepediat?‖; COMMISSION PONTIFICALE DES MOYENS DE COMMUNICATION

SOCIALE, Instruction pastorale "Communion et progrès", Rome (Vatican) 1971, n° 21: ―Etant donné que les moyens de communication sociale

incitent l'homme à l'évasion et à la rêverie, comment faire pour qu'ils ne le détournent pas de la vie réelle et de ses tâches? Comment éviter

le laisser-aller, la paresse et une certaine atonie mentale? Comment empêcher enfin que l'incessante excitation de la sensibilité n'entrave

l'exercice de la raison?‖.

3 FIRST CLASS INTERNET SYSTEMS FOR THE CHURCH, The Church and the Digital Revolution, in «Church Consulting Inc. Communication

Systems for the Church Using FirstClass Technology to Empower People», in «Internet» 2007, http://www.churchconsulting.com/revolution:

«Digital communication is likely to change the content of the faith, just as any methodology will do. Like it or not, using digital technology

will reduce our ideas of God to 1s and 0s. I don't mean that literally, but methodologically. An artist who is tries to paint a picture of God, is

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contestualizza più acutemente la problematica della distanza tra il ‗dire‘ e ‗quello che si vive

effettivamente‘: una dissimulazione non a causa della mediazione ma a causa dell‘intento opaco di

chi la fa scivolare verso vari malintesi.

F. LA VALUTAZIONE ED IL DISCERNIMENTO SUL PERCORSO: LA SAGGEZZA DI GAMALIELE COME METODO DI VALUTAZIONE, NON REAGIRE „A FIOR DI PELLE‟

Di fronte alle apparenti e molteplici contradizioni che il fenomeno della nuova

testimonianza sembra causare in seno alla convivenza più ampia, un certo discernimento più

articolato e più meditato appare indispensabile sul significato di ciò che sta succedendo. Da

Gamaliele nel libro degli Atti alla valutazione sui fenomeni ulteriori nel percorso ecclesiale in seno

al mondo, l‘esegesi comunicazionale può proseguire nel suo tentativo di libero accostamento. «5,

17 Si alzò allora il sommo sacerdote e quelli della sua parte, cioè la setta dei sadducei, pieni di

livore, 18 e fatti arrestare gli apostoli li fecero gettare nella prigione pubblica. 19 Ma durante la notte

un angelo del Signore aprì le porte della prigione, li condusse fuori e disse: 20 "Andate, e mettetevi

a predicare al popolo nel tempio tutte queste parole di vita". 21 Udito questo, entrarono nel tempio

sul far del giorno e si misero a insegnare. Quando arrivò il sommo sacerdote con quelli della sua

parte, convocarono il sinedrio e tutti gli anziani dei figli d'Israele; mandarono quindi a prelevare gli

apostoli nella prigione. 22 Ma gli incaricati, giunti sul posto, non li trovarono nella prigione e

tornarono a riferire: 23 "Abbiamo trovato il carcere scrupolosamente sbarrato e le guardie ai loro

posti davanti alla porta, ma, dopo aver aperto, non abbiamo trovato dentro nessuno". 24 Udite

queste parole, il capitano del tempio e i sommi sacerdoti si domandavano perplessi che cosa mai

significasse tutto questo, 25 quando arrivò un tale ad annunziare: "Ecco, gli uomini che avete

messo in prigione si trovano nel tempio a insegnare al popolo". 26 Allora il capitano uscì con le sue

guardie e li condusse via, ma senza violenza, per timore di esser presi a sassate dal popolo. 27 Li

condussero e li presentarono nel sinedrio; il sommo sacerdote cominciò a interrogarli dicendo: 28

"Vi avevamo espressamente ordinato di non insegnare più nel nome di costui, ed ecco voi avete

riempito Gerusalemme della vostra dottrina e volete far ricadere su di noi il sangue di quell'uomo".

29 Rispose allora Pietro insieme agli apostoli: "Bisogna obbedire a Dio piuttosto che agli uomini. 30

Il Dio dei nostri padri ha risuscitato Gesù, che voi avevate ucciso appendendolo alla croce. 31 Dio lo

ha innalzato con la sua destra facendolo capo e salvatore, per dare a Israele la grazia della

conversione e il perdono dei peccati. 32 E di questi fatti siamo testimoni noi e lo Spirito Santo, che

Dio ha dato a coloro che si sottomettono a lui". 33 All'udire queste cose essi si irritarono e volevano

metterli a morte. 34 Si alzò allora nel sinedrio un fariseo, di nome Gamalièle, dottore della legge,

limited to form, colours, and arrangement of images. He is restricted by his medium. And yet, using his medium, he can communicate ideas

of God that cannot be said in words. In other words, the method both illuminates and restricts. Digital communication will likewise both

illuminate and restrict our ideas of God, just as it illuminates and restricts communication of any idea. The digital revolution both offers

progress and regress, and the Church needs to be aware of this. But to ignore the digital revolution because there may be problems is to

forego the new possibilities. To me, the nettle must be grasped. Digital communication opens the door to collaborative educat ion of the

laity, in homes, in distant areas, in restricted possibilities. It has the same advantages as the use of Epistles in the early Church. Instead of

compelling learners to come to a central location, the teaching of the Church is taken out to their locations in such a way that they can

collaborate and learn together, using a medium rich in colour but virtually free in cost. Written literature can take the faith to distant

locations, but not create collaborative learning with others from distant locations, with tutors thousands of miles away. Digital

communication allows the Church to lay out its teaching and its faith to people around the world, so that all may read, learn, and discuss. It

is amazing to me that members of fringe groups have seized the opportunity to post their ideas and discussions on the internet for all to see

and consider, yet the Church is virtually silent on the internet. Scoff if you will at the posters of religious extremism --- they have been

eager to use the digital revolution while the theological leaders have ignored the great opportunities. If the invention of the printing press

500 years ago allowed the creation and expansion of a protestant revolution, how much greater can be the impact of the internet and the

communication of the faith to a world eager to read and dialogue at all times from all places. The question is not whether the internet will be

used by religion --- the question is if the Church will do so, or be bypassed by others».

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stimato presso tutto il popolo. Dato ordine di far uscire per un momento gli accusati, 35 disse:

"Uomini di Israele, badate bene a ciò che state per fare contro questi uomini. 36 Qualche tempo fa

venne téuda, dicendo di essere qualcuno, e a lui si aggregarono circa quattrocento uomini. Ma fu

ucciso, e quanti s'erano lasciati persuadere da lui si dispersero e finirono nel nulla. 37 Dopo di lui

sorse Giuda il Galileo, al tempo del censimento, e indusse molta gente a seguirlo, ma anch'egli

perì e quanti s'erano lasciati persuadere da lui furono dispersi. 38 Per quanto riguarda il caso

presente, ecco ciò che vi dico: Non occupatevi di questi uomini e lasciateli andare. Se infatti questa

teoria o questa attività è di origine umana, verrà distrutta; 39 ma se essa viene da Dio, non

riuscirete a sconfiggerli; non vi accada di trovarvi a combattere contro Dio!". 40 Seguirono il suo

parere e, richiamati gli apostoli, li fecero fustigare e ordinarono loro di non continuare a parlare

nel nome di Gesù; quindi li rimisero in libertà. 41 Ma essi se ne andarono dal sinedrio lieti di essere

stati oltraggiati per amore del nome di Gesù. 42 E ogni giorno, nel tempio e a casa, non cessavano

di insegnare e di portare il lieto annunzio che Gesù è il Cristo».

Ciò che mettono i responsabili fuori di se è la misteriosa e non violenta liberazione degli

incarcerati per poter andare al tempio e predicare: una prigione che si apre e la testimonianza che

può diventare più ampia. È su questo ceh Gamaliele invita a riflettere e a non pronunziare giudizi e

valutazioni affrettate. Come riguardo ad Internet nella nuova comunicazione, si era tentato di non

vedere altro che un ‗tool‘ atto a favorire un flusso informativo e d‘opinione nei ‗due sensi‘: solo la

tecnologia è ‗nuova‘ –dice il documento- ma ―l‘idea‖ non lo è affatto 1. Vige –nella affrettata

valutazione- un ‗riduzionismo tecnologico‘. Se Internet è il misto dell‘interpersonale e della

relazionalità a distanza, dell‘online-offline, le cose non si limitano più a questo dualismo: stare

‗dentro la prigione con la piccola finestra‘ o fuori nella vita autentica (cfr supra, la nostra

introduzione sulla nuova comunicazione). Malgrado questa quasi esaltazione dei ‗mezzi‘ come

‗meravigliose invenzioni‘, una costatazione è inevitabile: la Chiesa o le Chiese sono appena

presenti nella nuova comunicazione e nella dinamica digitale con le sue potenzialità 2. Una

1 PONTIFICAL COUNCIL FOR SOCIAL COMMUNICATIONS, The Church And Internet, http://www.vatican.va/roman_curia/pontifical_councils

/pccs/documents/rc_pc_pccs_doc_20020228_ethics-internet_en.html: «6. The Church also needs to understand and use the Internet as a

tool of internal communications. This requires keeping clearly in view its special character as a direct, immediate, interactive, and

participatory medium. Already, the two-way interactivity of the Internet is blurring the old distinction between those who communicate and

those who receive what is communicated,1 and creating a situation in which, potentially at least, everyone can do both. This is not the one-

way, top-down communication of the past. As more and more people become familiar with this characteristic of the Internet in other areas

of their lives, they can be expected also to look for it in regard to religion and the Church. The technology is new, but the idea is not. Vatican

Council II said members of the Church should disclose to their pastors ―their needs and desires with that liberty and confidence which befits

children of God and brothers of Christ‖; in fact, according to knowledge, competence, or position, the faithful are not only able but

sometimes obliged ―to manifest their opinion on those things which pertain to the good of the Church‖. 2 Communio et Progressio remarked

that as a ―living body‖ the Church ―needs public opinion in order to sustain a giving and taking among her members‖.3 Although truths of

faith ―do not leave room for arbitrary interpretations‖, the pastoral instruction noted ―an enormous area where members of the Church can

express their views‖.4 Similar ideas are expressed in the Code of Canon Law 6 as well as in more recent documents of the Pontifical Council

for Social Communications.5 Aetatis Novae calls two-way communication and public opinion ―one of the ways of realizing in a concrete

manner the Church's character as communio‖.7 Ethics in Communications says: ―A two-way flow of information and views between pastors

and faithful, freedom of expression sensitive to the well being of the community and to the role of the Magisterium in fostering it, and

responsible public opinion all are important expressions of ‗the fundamental right of dialogue and information within the Church'‖.8 The

Internet provides an effective technological means of realizing this vision».

((1) Cf. Communio et Progressio, n. 15. / (2) Dogmatic Constitution on the Church Lumen Gentium, n. 37. / (3) Communio et Progressio, n.

116. / (4) Ibid., n. 117. / (5) Cf. Canon 212.2, 212.3. / (6) Cf. Aetatis Novae, n. 10; Ethics in Communications, n. 26. / (7) Aetatis Novae, n.

10. / (8) Ethics in Communications, n. 26.)

2 FIRST CLASS INTERNET SYSTEMS FOR THE CHURCH, The Church and the Digital Revolution, in «Church Consulting Inc. Communication

Systems for the Church Using FirstClass Technology to Empower People», in «Internet» 2007, http://www.churchconsulting.com/revolution:

«With some rare exceptions, the Church has barely noticed the digital revolution. Preaching is still the normal method of communication, and

the print medium still dominates in church bulletins, books, newspapers, conferences, teaching, and decision making. No wonder

government, schools, and businesses consider the Church to be irrelevant to modern life. But it doesn't have to be. Even the smallest church

today boasts at least a computer in the office --- and though it may be underutilized and years out of date, it is there and can be used.

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‗prigione si apre‘ nella nuova comunicazione ed il fatto di questa nuova ‗libertà‘ dovrebbe ispirare

una ‗saggezza‘ come Gamaliele sugerì al Sinedrio, e questo lo seguì...

G. LA PRIORITÀ DELLA TESTIMONIANZA NELLA CONDIVISIONE E NELLA SUSSIDIARITÀ DI OGNI CONTRIBUTO: LA MEMORIA VIVA –STRUMENTO DEGLI STRUMENTI- RIVISITATA E CHIAVE DI ULTERIORI PERCORSI

Il passo successivo del libro degli Atti ci mostra l‘impostazione particolare della prima

testimonianza, articolata in una ‗memoria‘ risvegliata e rievocata da parte di Stefano di fronte ai

circostanti. Tutto si svolge sul sottofondo di una priorità apostolica: "Non è giusto che noi

trascuriamo la parola di Dio per il servizio delle mense‖. Sarà proprio Stefano a dare un esempio

strategico della rivisitazione delle memorie per inquadrare la sua testimonianza in modo più

evocativo. «6 1 In quei giorni, mentre aumentava il numero dei discepoli, sorse un malcontento fra

gli ellenisti verso gli Ebrei, perché venivano trascurate le loro vedove nella distribuzione

quotidiana. 2 Allora i Dodici convocarono il gruppo dei discepoli e dissero: "Non è giusto che noi

trascuriamo la parola di Dio per il servizio delle mense. 3 Cercate dunque, fratelli, tra di voi sette

uomini di buona reputazione, pieni di Spirito e di saggezza, ai quali affideremo quest'incarico.

4Noi, invece, ci dedicheremo alla preghiera e al ministero della parola". 5 Piacque questa proposta a

tutto il gruppo ed elessero Stefano, uomo pieno di fede e di Spirito Santo, Filippo, Pròcoro,

Nicànore, Timòne, Parmenàs e Nicola, un proselito di Antiòchia. 6 Li presentarono quindi agli

apostoli i quali, dopo aver pregato, imposero loro le mani. 7 Intanto la parola di Dio si diffondeva e

si moltiplicava grandemente il numero dei discepoli a Gerusalemme; anche un gran numero di

sacerdoti aderiva alla fede. 8 Stefano intanto, pieno di grazia e di fortezza, faceva grandi prodigi e

miracoli tra il popolo. 9 Sorsero allora alcuni della sinagoga detta dei "liberti" comprendente anche

i Cirenei, gli Alessandrini e altri della Cilicia e dell'Asia, a disputare con Stefano, 10 ma non

riuscivano a resistere alla sapienza ispirata con cui egli parlava. 11 Perciò sobillarono alcuni che

dissero: "Lo abbiamo udito pronunziare espressioni blasfeme contro Mosè e contro Dio". 12 E così

sollevarono il popolo, gli anziani e gli scribi, gli piombarono addosso, lo catturarono e lo

About 1/2 of the nations churches now boast websites --- though few of them are maintained well, or have anything much to say. Most

dioceses have websites that are well done, and include some information. Few websites however actually have much to say about the faith,

preferring to share phone numbers of altar guilds or organizations. Even fewer have a blog where the faith is discussed and shared. When

will the Church realize the potential in networking all the clergy and parishes together, such that information is shared collaboratively with

the diocese and other parishes? Though most clergy have email addresses, there is no consistant attempt to bring all the clergy under one

email system, owned and operated by the diocese or church synod. Business, schools, and governments have done this years ago; and it has

been to their benefit, streamlining their flow of information, and opening immense communication possibilities to their staff. The Church is

in the Information and communication business, amongst others, and we should be in the forefront. Of course, the Church should do so

with eyes wide open. Digital communication is likely to change the content of the faith, just as any methodology will do. Like it or not, using

digital technology will reduce our ideas of God to 1s and 0s. I don't mean that literally, but methodologically. An artist who is tries to paint a

picture of God, is limited to form, colours, and arrangement of images. He is restricted by his medium. And yet, using his medium, he can

communicate ideas of God that cannot be said in words. In other words, the method both illuminates and restricts. Digital communication

will likewise both illuminate and restrict our ideas of God, just as it illuminates and restricts communication of any idea. The digital

revolution both offers progress and regress, and the Church needs to be aware of this. But to ignore the digital revolution because there may

be problems is to forego the new possibilities. To me, the nettle must be grasped. Digital communication opens the door to collaborative

education of the laity, in homes, in distant areas, in restricted possibilities. It has the same advantages as the use of Epistles in the early

Church. Instead of compelling learners to come to a central location, the teaching of the Church is taken out to their locations in such a way

that they can collaborate and learn together, using a medium rich in colour but virtually free in cost. Written literature can take the faith to

distant locations, but not create collaborative learning with others from distant locations, with tutors thousands of miles away. Dig ital

communication allows the Church to lay out its teaching and its faith to people around the world, so that all may read, learn, and discuss. It

is amazing to me that members of fringe groups have seized the opportunity to post their ideas and discussions on the internet for all to see

and consider, yet the Church is virtually silent on the internet. Scoff if you will at the posters of religious extremism --- they have been

eager to use the digital revolution while the theological leaders have ignored the great opportunities. If the invention of the printing press

500 years ago allowed the creation and expansion of a protestant revolution, how much greater can be the impact of the internet and the

communication of the faith to a world eager to read and dialogue at all times from all places. The question is not whether the internet will be

used by religion --- the question is if the Church will do so, or be bypassed by others».

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trascinarono davanti al sinedrio. 13 Presentarono quindi dei falsi testimoni, che dissero: "Costui

non cessa di proferire parole contro questo luogo sacro e contro la legge. 14 Lo abbiamo udito

dichiarare che Gesù il Nazareno distruggerà questo luogo e sovvertirà i costumi tramandatici da

Mosè". 15 E tutti quelli che sedevano nel sinedrio, fissando gli occhi su di lui, videro il suo volto

come quello di un angelo. 7 1 Gli disse allora il sommo sacerdote: "Queste cose stanno proprio

così?". 2 Ed egli rispose: "Fratelli e padri, ascoltate: il Dio della gloria apparve al nostro padre

Abramo quando era ancora in Mesopotamia, prima che egli si stabilisse in Carran, 3 e gli disse: Esci

dalla tua terra e dalla tua gente e va' nella terra che io ti indicherò. 4 Allora, uscito dalla terra dei

Caldei, si stabilì in Carran; di là, dopo la morte del padre, Dio lo fece emigrare in questo paese

dove voi ora abitate, 5 ma non gli diede alcuna proprietà in esso, neppure quanto l'orma di un

piede, ma gli promise di darlo in possesso a lui e alla sua discendenza dopo di lui, sebbene non

avesse ancora figli. 6 Poi Dio parlò così: La discendenza di Abramo sarà pellegrina in terra

straniera, tenuta in schiavitù e oppressione per quattrocento anni. 7 Ma del popolo di cui saranno

schiavi io farò giustizia, disse Dio: dopo potranno uscire e mi adoreranno in questo luogo. 8 E gli

diede l'alleanza della circoncisione. E così Abramo generò Isacco e lo circoncise l'ottavo giorno e

Isacco generò Giacobbe e Giacobbe i dodici patriarchi. 9 Ma i patriarchi, gelosi di Giuseppe, lo

vendettero schiavo in Egitto. Dio però era con lui 10 e lo liberò da tutte le sue afflizioni e gli diede

grazia e saggezza davanti al faraone re d'Egitto, il quale lo nominò amministratore dell'Egitto e di

tutta la sua casa. 11 Venne una carestia su tutto l'Egitto e in Canaan e una grande miseria, e i nostri

padri non trovavano da mangiare. 12 Avendo udito Giacobbe che in Egitto c'era del grano, vi inviò i

nostri padri una prima volta; 13 la seconda volta Giuseppe si fece riconoscere dai suoi fratelli e fu

nota al faraone la sua origine. 14 Giuseppe allora mandò a chiamare Giacobbe suo padre e tutta la

sua parentela, settantacinque persone in tutto. 15 E Giacobbe si recò in Egitto, e qui egli morì come

anche i nostri padri; 16 essi furono poi trasportati in Sichem e posti nel sepolcro che Abramo aveva

acquistato e pagato in denaro dai figli di Emor, a Sichem. 17 Mentre si avvicinava il tempo della

promessa fatta da Dio ad Abramo, il popolo crebbe e si moltiplicò in Egitto, 18 finché salì al trono

d'Egitto un altro re, che non conosceva Giuseppe. 19 Questi, adoperando l'astuzia contro la nostra

gente, perseguitò i nostri padri fino a costringerli a esporre i loro figli, perché non

sopravvivessero. 20 In quel tempo nacque Mosè e piacque a Dio; egli fu allevato per tre mesi nella

casa paterna, poi, 21 essendo stato esposto, lo raccolse la figlia del faraone e lo allevò come figlio.

22 Così Mosè venne istruito in tutta la sapienza degli Egiziani ed era potente nelle parole e nelle

opere. 23 Quando stava per compiere i quarant'anni, gli venne l'idea di far visita ai suoi fratelli, i

figli di Israele, 24 e vedendone uno trattato ingiustamente, ne prese le difese e vendicò l'oppresso,

uccidendo l'Egiziano. 25 Egli pensava che i suoi connazionali avrebbero capito che Dio dava loro

salvezza per mezzo suo, ma essi non compresero. 26 Il giorno dopo si presentò in mezzo a loro

mentre stavano litigando e si adoperò per metterli d'accordo, dicendo: Siete fratelli; perché vi

insultate l'un l'altro? 27 Ma quello che maltrattava il vicino lo respinse, dicendo: Chi ti ha nominato

capo e giudice sopra di noi? 28 Vuoi forse uccidermi, come hai ucciso ieri l'Egiziano? 29 Fuggì via

Mosè a queste parole, e andò ad abitare nella terra di Madian, dove ebbe due figli. 30 Passati

quarant'anni, gli apparve nel deserto del monte Sinai un angelo, in mezzo alla fiamma di un roveto

ardente. 31 Mosè rimase stupito di questa visione; e mentre si avvicinava per veder meglio, si udì la

voce del Signore: 32 Io sono il Dio dei tuoi padri, il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe.

Esterrefatto, Mosè non osava guardare. 33 Allora il Signore gli disse: Togliti dai piedi i calzari,

perché il luogo in cui stai è terra santa. 34 Ho visto l'afflizione del mio popolo in Egitto, ho udito il

loro gemito e sono sceso a liberarli; ed ora vieni, che ti mando in Egitto. 35 Questo Mosè che

avevano rinnegato dicendo: Chi ti ha nominato capo e giudice?, proprio lui Dio aveva mandato per

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esser capo e liberatore, parlando per mezzo dell'angelo che gli era apparso nel roveto. 36 Egli li

fece uscire, compiendo miracoli e prodigi nella terra d'Egitto, nel Mare Rosso, e nel deserto per

quarant'anni. 37 Egli è quel Mosè che disse ai figli d'Israele: Dio vi farà sorgere un profeta tra i

vostri fratelli, al pari di me. 38 Egli è colui che, mentre erano radunati nel deserto, fu mediatore tra

l'angelo che gli parlava sul monte Sinai e i nostri padri; egli ricevette parole di vita da trasmettere a

noi. 39 Ma i nostri padri non vollero dargli ascolto, lo respinsero e si volsero in cuor loro verso

l'Egitto, 40 dicendo ad Aronne: Fa' per noi una divinità che ci vada innanzi, perché a questo Mosè

che ci condusse fuori dall'Egitto non sappiamo che cosa sia accaduto. 41 E in quei giorni

fabbricarono un vitello e offrirono sacrifici all'idolo e si rallegrarono per l'opera delle loro mani. 42

Ma Dio si ritrasse da loro e li abbandonò al culto dell'esercito del cielo, come è scritto nel libro dei

Profeti: 43 Mi avete forse offerto vittime e sacrifici per quarant'anni nel deserto, o casa d'Israele?

Avete preso con voi la tenda di Mòloch, e la stella del dio Refàn, simulacri che vi siete fabbricati

per adorarli! Perciò vi deporterò al di là di Babilonia. 44 I nostri padri avevano nel deserto la tenda

della testimonianza, come aveva ordinato colui che disse a Mosè di costruirla secondo il modello

che aveva visto. 45 E dopo averla ricevuta, i nostri padri con Giosuè se la portarono con sé nella

conquista dei popoli che Dio scacciò davanti a loro, fino ai tempi di Davide. 46 Questi trovò grazia

innanzi a Dio e domandò di poter trovare una dimora per il Dio di Giacobbe; 47 Salomone poi gli

edificò una casa. 48 Ma l'Altissimo non abita in costruzioni fatte da mano d'uomo, come dice il

Profeta: 49 Il cielo è il mio trono e la terra sgabello per i miei piedi. Quale casa potrete edificarmi,

dice il Signore, o quale sarà il luogo del mio riposo? 50 Non forse la mia mano ha creato tutte

queste cose? 51 O gente testarda e pagana nel cuore e nelle orecchie, voi sempre opponete

resistenza allo Spirito Santo; come i vostri padri, così anche voi. 52 Quale dei profeti i vostri padri

non hanno perseguitato? Essi uccisero quelli che preannunciavano la venuta del Giusto, del quale

voi ora siete divenuti traditori e uccisori; 53 voi che avete ricevuto la legge per mano degli angeli e

non l'avete osservata". 54 All'udire queste cose, fremevano in cuor loro e digrignavano i denti

contro di lui. 55 Ma Stefano, pieno di Spirito Santo, fissando gli occhi al cielo, vide la gloria di Dio e

Gesù che stava alla sua destra 56 e disse: "Ecco, io contemplo i cieli aperti e il Figlio dell'uomo che

sta alla destra di Dio". 57 Proruppero allora in grida altissime turandosi gli orecchi; poi si

scagliarono tutti insieme contro di lui, 58 lo trascinarono fuori della città e si misero a lapidarlo. E i

testimoni deposero il loro mantello ai piedi di un giovane, chiamato Saulo. 59 E così lapidavano

Stefano mentre pregava e diceva: "Signore Gesù, accogli il mio spirito". 60 Poi piegò le ginocchia e

gridò forte: "Signore, non imputar loro questo peccato". Detto questo, morì. 8 1 Saulo era fra

coloro che approvarono la sua uccisione. In quel giorno scoppiò una violenta persecuzione contro

la Chiesa di Gerusalemme e tutti, ad eccezione degli apostoli, furono dispersi nelle regioni della

Giudea e della Samarìa. 2 Persone pie seppellirono Stefano e fecero un grande lutto per lui. 3 Saulo

intanto infuriava contro la Chiesa ed entrando nelle case prendeva uomini e donne e li faceva

mettere in prigione. 4 Quelli però che erano stati dispersi andavano per il paese e diffondevano la

parola di Dio».

Di fronte alla ‗memoria‘ rissuntiva di Stefano, la nuova comunicazione è riconosciuta come

piattaforma di estensione illimitata della memoria a tutti i livelli del percorso umano, e con tutte le

esigenze di ciò che una conoscenza della memoria esige. La ‗rete‘ ci ricorda che non possiamo

fare né essere niente senza informazione di fondo, ed essa ci aiuta a trattare questa informazione

con la dovuta efficacia ed operatività, uscendo dallo stadio delle ‗informazioni raccolte per caso‘,

verso un obbligo di informarsi esaurientemente ad ogni passo del cammino culturale. Anche qui,

troviamo nella prima evangelizzazione una metodologia che non è così lontana da ciò che si evoca

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qui: ogni proclamazione degli apostoli è un ‗risveglio di memoria‘, a Pentecoste (At 2, 16-36),

dopo (At 3, 12-26), davanti al Sinedrio (At, 4, 5-22) e via dicendo attraverso tutto il Libro degli

Atti (cfr la prima parte dell‘introduzione: il tessuto relazionale dei messaggi). Con la ―memoria‖, SE

vogliamo accennare un attimo alle potenzialità ‗strumentali‘ recenti, formata da un nucleo dove

viene costituito l‘insieme degli ‗schedari‘ e con l‘apparizione delle memorie magnetiche, i ‗mezzi

meccanici‘ diventano una autentica ‗macchina non meccanica‘, che include qualcosa di

imprevedibile 1, lasciando spazio per un passo ulteriore dell‘operatività umana, con la ‗rete‘ tra

‗macchine intellettuali‘ 2, o ‗macchine analitiche‘ 3. Qualche critico dirà che c‘è un flusso eccessivo

di dati informativi. Ma altri risponderanno che ormai non si può più far finta di ‗aver dimenticato‘

le cose… Ormai collegate in reti planetarie via satellite si assiste all‘accelerazione-intensificazione

della trasmissione dei dati con le fibre ottiche 4. Si creano ‗duplicati‘ (non solo ‗estensioni‘) di ciò

che pensiamo, sentiamo, facciamo, e ciò fuori della nostra individuale organicità fisiologica 5. Ma

la ‗rete‘ –si dirà- opera non in modo da duplicare ogni più specifico elemento dell‘insieme, ma

creando un insieme ‗somigliante‘ nella simulazione che realizza, con il rischio d‘errori su elementi

intrinseci (magari reconditi) che non si nota dalla simulazione stessa 6. Nella ‗rete‘ questa

1 Sh. Turkle, Computer as Rorschach, in G. Gumpert - R. Cathcart, Inter/Media, Oxford 1982, pp. 422-423: «Machines are most people‘s

everyday metaphor for invoking predictability and, insofar as the computer is able to simulate the kind of unpredictability we associate with

people, it threatens our concept of machine. Here is a machine that is not ‗‗mechanistic.‘‘ Locally, it has mechanistic components but seen

globally these disappear and you are dealing with a system that surprises. Something else that makes analogies between the computer and

mechanical antecedents (like adding machines) unsatisfactory is that computers can be programmed into autonomy from their human users.

On the simplest level, after a few sessions of an introductory computer science course, the novice programmer knows how to write programs

that would, in principle, go on forever, let us say because step three is an instruction that says return to step one. Such programs will never

stop; that is until somebody ―kills‖ them by pulling out the plug, turning out the machine, or pressing a special control key on the computer

terminal which is designed for just such moments. I interviewed a group of college students as they went through an introductory

programming course and most could remember strong feelings about what one referred to as his first ―forever program‖».

2 G. R. Boulanger, Qu‗est-ce que la cybernétique?, in AA.VV.,Le dossier de la cybernétique, Paris 1968, pp. 14: «Du point de vue technique, la

cybernétique constitue la véritab1e clef de voûte de la seconde révolution industrielle, caractérisée par l‘apparition des machines dites

«intellectuelles» comme le fut la première — au siècle dernier — par l‘expansion du machinisme de force. Sous son impulsion, on assiste

aujourd‘hui a un développement intensif des machines réflexes qui, partant des régulateurs en passant par des réa1isations aussi

spectaculaires que l‘avion-robot ou que le pilotage automatique des automobiles sur les autostrades».

3 J. J. Servan Schreiber, Le Défi mondial, Paris 1980, p. 354 : «C‘est de là que sortit le premier ordinateur, encore appelé «machine

analytique» et dont Ada de Lovelace sait donner la définition finale. Comme on lui demandait: «Peut-on considérer que la machine est

créatrice ou non? », elle répondit: ―La machine n‘a aucune prétention de créer. Elle peut faire tout ce qu‘on saura lui demander. Elle n‘aura

jamais le pouvoir d‘anticiper une relation. Son unique compétence est de nous aider à trouver.» Ada de Lovelace mourut, jeune elle aussi, à

trente-six ans. En signe de reconnaissance pour le pas décisif qu‘elle avait fait franchir, le ministère américain de la Défense, le Pentagone,

lorsqu‘il décida, en 1979, d‘unifier le nombre excessif de langages informatiques utilisés dans les gros ordinateurs dont dépendent ses

systèmes de missiles, baptisa ce langage unique: «Ada»».

4 A. Stefanizzi, Le nuove tecnologie di comunicazione, Roma 1983, p. 90: «Altra sorprendente innovazione tecnologica: i cavi coassiali

metallici potevano essere gradualmente sostituiti da quelli a fibra ottica, che presentano i seguenti vantaggi: trasferimento d'una maggiore

quantità d'informazione, bassissima attenuazione, insensibilità ai campi elettromagnetici, maggiore leggerezza e, appena iniziata la

produzione su scala industriale. inferiorità di costi. Inoltre, intorno al 1985-86, la televisione diretta da satelliti sarà una realtà per alcuni

Paesi europei e ciò potrà significare nuovo impulso al cavi, perché numerosi cittadini potranno richiedere di ricevere via cavo i programmi

irradiati dal satellite nazionale e da quelli dei Paesi vicini».

5 Z. Pylyshyn, Computers and Symbolization of Knowledge, in D. De Kerckhove - A. Ianucci, McLuhan e la metamorfosi dell'uomo, Roma

1984, p. 241: «If all this turns out to be true, and the new natural kind becomes assimilated to the general view, as did the Galilean

reassignments over the Aristotelian ones, we shall be witnessing a revolution in our image of man, perhaps greater even than the Darwinian

or the Freudian. We shall also be witnessing a revolutionary change in the nature of our environment as we extend ourselves e lectronically.

But the extension will be unlike that brought about by electronic communication media, which by extending our sense extended ourselves,

as McLuhan pointed out. This new extension will literally place replicas of some of our active functions - like thinking, deciding,

recommending, evaluating, and pursuing goals - out there along with other people and animals. As autonomous active gatherers and

exploiters of knowledge they will represent a new and still incomprehensible form of intellectual life. They will have to be given a place to

participate. They will be among the inhabitants of the new global village McLuhan spoke of, and we shall have to learn to live with them,

rather than have them live for us or us for them».

6 J. Sauvan, Intelligence artificielle, mythe ou réalité, in AA. VV., Le dossier de la cybernétique, Paris 1968, p. 101: «L‘ordinateur joue le rôIe

d‘un simulateur de simulateur. Il est certain que des erreurs extrêmement graves peuvent naître de cet état de fait. La simulation qui est une

ressemblance n‘est pas transitive, c‘est-à-dire que si A ressemble à B, et que B ressemble à C, cela ne veut pas dire, contrairement à

l‘axiome du duc de Bordeaux, que A ressemble à C. Très souvent l‘ordinateur ne peut simu1er exactement la machine, et le programmeur se

contente de considérer celle-ci comme une boîte noire et de simuler uniquement son «tableau de vérité». Mais, comme la machine n‘existe

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simulazione viene demoltiplicata e richiede dunque uno sforzo ancor più intenso di attenzione per

‗ricentrare‘ o ‗rifocalizzare‘ il messaggio. Sorprendentemente, il punto vulnerabile della memoria

non si trova nell‘immagazzinare troppo ma nel duplicare senza corrispondere pienamente

all‘intento originario. In quanto all‘evangelizzazione, questo obbliga l‘evangelizzatore

internettiano a ri-navigare attraverso tutti i messaggi per rendergli rinnovatamene trasparenti. E

per questo non servono né siti ‗ufficiali‘ o ‗garantiti‘. La difficoltà è più intrinseca alla stessa

comunicazione con i suoi disturbi nascosti, di cui nessuno è di per se responsabile. Così si

prospetta la raccolta ed il collegamento ‗a distanza‘ con i centri operativi (terminali di uno scheda-

rio centrale). Partendo dall‘intuito di J. von Neumann, che –cioè- i ricordi immagazzinati devono

essere ‗risvegliati‘, si giunge all‘elaboratore elettronico che opera automaticamente a velocità

vertiginosa (calcoli, logica, selezione, catalogazione, smistamento). La memorizzazione si estende

a tutto nella misura delle capacità informatiche 1. La ‗memoria‘ potrà diventare sempre meglio

sorgente di ‗pensiero‘ (da ‗pamjat‘ in russo) attivo 2. Con la chiave dei ‗linguaggi‘, l‘applicazione

informatica si avvicina sempre maggiormente alle caratteristiche ‗umane‘, e con la formazione

delle ‗memorie‘ informatiche, i beni immagazzinati sono sempre meno ‗materiali‘. Anzi, la

memoria informatica è il supporto materiale dei dati immateriali (l'informazione come conoscenza

non essendo una ‗cosa materiale‘). L'informatica si spinge a diventare una ‗tecnologia

dell'immateriale‘? Certo, l'interrogativo lascia perplessi. Ma, senza dubbio, non si potrà non

rivedere l'usuale separazione monolitica tra ‗materiale‘ e ‗immateriale‘, o tra ‗materia‘ e ‗spirito‘.

Dalla pratica informatica, si verifica il condizionamento materiale della dimensione immateriale

nella esperienza umana. L'apertura immateriale d‘ogni aspetto materiale dell'esperienza (come

dato informativa) sembra mettere ulteriormente in questione Ia separazione della realtà in due

‗mondi‘ (quello materiale e quella spirituale) tale quale lo si proponeva a interpretava

precedentemente. La ‗incarnazionalità‘ della prospettiva cristiana acquista nuove caratteristiche

che dal ‗microcosmo‘ della persona individuale punta versa il macrocosmo della creatività umana

‗di massa‘, e ciò in una situazione di continuo rischio (nella complessità crescente dei dati

informativi ricercati, raccolti, immagazzinati e confrontati) che porta ad un itinerario di

concatenate ‗invenzioni‘ delle quali non si conoscono -inizialmente- tutte le potenzialità (per non

parlare degli usi ambigui e degli abusi che ogni qualità umana o capacità umanizzata permette nel

senso della auto-distruzione individuale o collettiva riferita complessivamente all'impatto del

‗Male‘. Evidentemente, il taglio etico si vede costretto a non accontentarsi più di considerare

l'ambito materiale come ‗pura applicazione‘ di ‗principi mentali‘, quando si vede come la sola

‗memoria-materiale-immateriale' non è soltanto una esecuzione ma uno strumento di ulteriore

pas, on n‘est déjà pas sûr du tableau de vérité. En outre, si la machine fonctionne en parallèle, l‘ordinateur est obligé de faire une

approximation plus ou moins valable. La machine étant elle-même une approximation de la fonction intellectuelle, on se demande ce que

l‘ordinateur peut bien représenter de celle-ci».

1 C. Sartori, Il medium è anche il messaggio e il villaggio è davvero globale, in D. De Kerckhove - A. Ianucci, McLuhan e la metamorfosi dell'uomo,

Roma 1984, p. 134: «Se ciò può sembrare, oggi, ancora un'eccessiva forzatura de]la nostra condizione antropologico-culturale, si pensi al mondo

in cui vanno strutturandosi, nel contesto post-industriale, i sistemi di archiviazione di dati, che sono destinati a costituire la vera «memoria

collettiva» dell'umanità. Impiantati nelle «aree forti» del mondo (forti economicamente e politicamente, nonché da un punto di vista tecnologico)

essi hanno per loro natura privilegiato, e resi anzi imprescindibile, il filtro dei mass-media: in particolare, ovviamente, mass-media di quelle stesse

aree forti (per cui ad esempio, la più importante banca dati sull'attualità esistente nel mondo, quella del «New York Times», non include eventi che

non siano stati registrati da un medium di lingua inglese). Ma il nuovo passo in avanti, sempre più vicino, è proprio quello di cominciare a

prescindere dai «supporti cartacei» e di fare della registrazione audiovisiva lo strumento principe di archiviazione degli eventi, di classificazione

della storia».

2 P. Florenskij, La colonna e il fondamento della verità, Milano 1974, p. 255: «In tal modo pamjat' (la memoria, il ricordo) è soprattutto il

pensiero nel suo significato più puro e radicale. Ci siamo domandati che cosa sia il peccato e ne è risultato che è distruzione, infrazione e

deformazione. Ma la distruzione è possibile come qualcosa di temporaneo; la distruzione ha bisogno di nutrimento e quindi deve a quanto

pare cessare, fermarsi, quando non abbia più nulla da distruggere. Lo stesso vale per la deformazione. E allora che cosa avviene al limite?

Che cos'è questa distruzione totale della purezza e della sapienza? In altre parole; s'impone il quesito: che cos'è la geenna».

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potenziamento per la creatività della comunità umana (tramite la memoria informatica, lo ‗spirito‘

acquista nuove capacità di prospezione e di ricerca, memoria come potenziamento tecnologico

della stessa cerebralità umana. Il potenziamento stesso implica delle incognite ineludibili, che

possono portare, però, a situazioni cormpletamente impreviste o fuori del contesto ‗naturale‘

dell'attuale configurazione di vita. La memoria potrebbe essere un continuo denunciare ciò che si

presenta come 'nuovo', ma informativamente è ‗memoria attiva‘ o recettacolo per l‘immaginazione

creativa 1, dalla memoria-sanzione-del-passato si arriva alla memoria-stimolo-per-l'avvenire,

memoria collettiva dell‘umanità 2, oltre ogni recinto di vita privata 3. La novità suscita la

complessità 4. Nessuna comunicazione vive senza un vivace rinvio in avanti. Qualsiasi messaggio

costituisce una informazione e qualsiasi informazione ha in sè una dinamica «informatica» 5. Allo

stesso tempo, si dice che ogni riflesso informativo incide sul cosidetto «sistema nervoso» della

comunità umana: culturale e sociale 6. L‘intento mentale studiato al livello neuro-culturale

introduce, inoltre, tre momenti di stimulazione: percezione, memoria, concetto 7. Se vogliamo

guardare un‘ultima volta all‘evangelizzazione originaria, la novità più sconvolgente è stata proprio,

dalla memoria viva ‗di quel Gesù‘, la chiamata del persecutore a diventare apostolo: è una

creatività che non si basa sulla ‗storia‘ dei fatti passati ma sulla ‗memoria viva‘ che suscita geniali

cooperatori alla più aperta evangelizzazione, quella che da Saulo diventa l‘avventura di Paolo (At

9-28)…».

H. L‟INEVITABILE SPETTACOLARITÀ NELLA STRUMENTALITÀ ED IL MALINTESO DEL FASCINO DI UN POTERE IRRESISTIBILE

Un‘altra caratteristica del tutto notevole della comunicazione multimediale, adirittura

accentuata dalla nuova comunicazione è la nota spettacolarità che pervade l‘intero processo

mediatico. Anche di questo taglio ambiguo dell‘esperienza comunicazionale odierna, vi può essere

qualche accenno da prendere in conto nell‘apertura del cammino ecclesiale iniziale nel libro degli

Atti. «8, 5 Filippo, sceso in una città della Samarìa, cominciò a predicare loro il Cristo. 6 E le folle

prestavano ascolto unanimi alle parole di Filippo sentendolo parlare e vedendo i miracoli che egli

compiva. 7 Da molti indemoniati uscivano spiriti immondi, emettendo alte grida e molti paralitici e

storpi furono risanati. 8 E vi fu grande gioia in quella città. 9 V'era da tempo in città un tale di nome

Simone, dedito alla magia, il quale mandava in visibilio la popolazione di Samarìa, spacciandosi

1 J. Salvan, Intelligence artificielle, mythe ou réalité?, in AA. VV., Le Dossier de la cybernétique, Paris 1968, p. 91; R. Escarpit, Théorie de

l‘information et pratique politique, Paris 1981, pp. 25-26.

2 C. Sartori, Il medium è anche il messaggio e il villaggio è davvero globale, in D. De Kerckhove - A. Ianucci, McLuhan e la metamorfosi

dell'uomo, Roma 1984, p. 134:.

3 L. J. Hoffman, Computers and Privacy in the next Decade, New York 1979, p. 10.

4 W. Schramm, Channels and Audiences, in G. Gumpert - R. Cathard, Inter-Media, Oxford 1982, p. 87; UNESCO, Informatics, a Vital factor for

Development, Lausanne 1982, p. 11.

5 J. J. Servan Schreiber, Le Défi mondial, Paris 1980, p. 355.

6 M. Lubis, Interaction entre culture et communication, in «UNESCO», 1979 n. 76, p. 2.

7 D. De Kerckhove, Introduction à la recherche neuroculturale, in D. De Kerckhove-A. Iannucci, McLuhan e la metamorfosi dell'uomo, Roma

1984, p. 167: ««L'objet mental» écrit Changeux, «est identifié à l'état physique créé par l'entrée en activité (électrique et chimique), correlée

et transitoire, d'une large population ou «assemblée» de neurones distribués au niveau de plusieurs aires corticales définies » (HN 186). La

configuration dessinée par l'ensemble des neurones mis en activité serait une sorte de «graphe neuronal». Changeux imagine trois types, ou

plutôt trois variations de l'objet mental à partir d'une même parenté neurale. L'élément de base, le «bloc de construction» tiré de l'expérience

immédiate de l'environnement est le percept. C'est un graphe neuronal qui est produit dans le cerveau par la corrélation sélective de

stimulations extérieures. Plus autonome, l'image de mémoire diffère du percept en ce qu'elle est évoquée par un mécanisme interne de

rappel (qui n'est pas encore identifié) et qu'elle n'affecte pas les aires corticales réservées aux stimulations externes. Enfin le concept est,

pour ainsi dire, le «produit fini» du processus de fixation mentale, c'est un graphe neuronal qui est pratiquement dépouillé de ses références

sensorielles, mais qui est enrichi par une très grande connectivité 1».

(1 Notons que ces trois termes sont eux-mêmes des «concepts opératoires» qui sont donnés rapidement à titre d'exemple pour faciliter la

compréhension d'événements neurologiques d'une très grande complexité et capables de variations et de nuancements considérables.)

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per un gran personaggio. 10 A lui aderivano tutti, piccoli e grandi, esclamando: "Questi è la

potenza di Dio, quella che è chiamata Grande". 11 Gli davano ascolto, perché per molto tempo li

aveva fatti strabiliare con le sue magie. 12 Ma quando cominciarono a credere a Filippo, che recava

la buona novella del regno di Dio e del nome di Gesù Cristo, uomini e donne si facevano

battezzare. 13 Anche Simone credette, fu battezzato e non si staccava più da Filippo. Era fuori di sé

nel vedere i segni e i grandi prodigi che avvenivano. 14 Frattanto gli apostoli, a Gerusalemme,

seppero che la Samarìa aveva accolto la parola di Dio e vi inviarono Pietro e Giovanni. 15 Essi

discesero e pregarono per loro perché ricevessero lo Spirito Santo; 16 non era infatti ancora sceso

sopra nessuno di loro, ma erano stati soltanto battezzati nel nome del Signore Gesù. 17 Allora

imponevano loro le mani e quelli ricevevano lo Spirito Santo. 18 Simone, vedendo che lo Spirito

veniva conferito con l'imposizione delle mani degli apostoli, offrì loro del denaro 19 dicendo: "Date

anche a me questo potere perché a chiunque io imponga le mani, egli riceva lo Spirito Santo". 20

Ma Pietro gli rispose: "Il tuo denaro vada con te in perdizione, perché hai osato pensare di

acquistare con denaro il dono di Dio. 21 Non v'è parte né sorte alcuna per te in questa cosa, perché

il tuo cuore non è retto davanti a Dio. 22 Pèntiti dunque di questa tua iniquità e prega il Signore che

ti sia perdonato questo pensiero. 23 Ti vedo infatti chiuso in fiele amaro e in lacci d'iniquità". 24

Rispose Simone: "Pregate voi per me il Signore, perché non mi accada nulla di ciò che avete detto".

25 Essi poi, dopo aver testimoniato e annunziato la parola di Dio, ritornavano a Gerusalemme ed

evangelizzavano molti villaggi della Samarìa».

La ‗tentazione dell‘attrattiva magica‘ che ebbe ad affrontare Simone, con il fascino che subì

riguardo alla spettacolarità che poteva ispirare l‘operato iniziale dei testimoni, è emblematica sia

nel malinteso dell‘offerta di denaro sia nell‘esito del brano nel libro degli Atti. Infatti Pietro non

imperversa in una esagerata reprobazione di Simone ma lo invita al pentimento, e Simone prega di

liberarlo dalla tentazione: in poche parole non ci troviamo di fronte ad un conflitto apocalittico

come spesse volte evocato riguardo agli effetti della strumentalità spettacolare nella nuova

comunicazione odierna. L‘aspetto ‗magico‘ della nuova comunicazione, agli occhi di molti

osservatori non coinvolti, richiama spesso l‘attenzione in vario senso. Si sospetta che qualche

‗mago‘ possa prevalersene ed incidere con un significativo ‗potere‘ sulla comunità e sulle persone.

Questa ‗magia‘ suscita un fascino dal di dentro delle persone, superando una spettacolarità

strumentale o esterna. Dal maneggiamento come una strumentalità o ‗hardware esterno‘ alla

persona umana, certe osservazioni sottolineano oggi che il suo hardware/software potrebbe

diventare una parte ‗fisiologicamente interna‘ di noi stessi (supporto non più metallico, né rigido,

ma organicamente flessibile) 1. La connettività si farà davvero ‗dal di dentro‘? La vulnerabilità

umana aumenterebbe –forse- rischiosamente? Si sa anche che vi possono essere, tra le modalità

della connettività d‘Internet, l‘eventuale manomissione del cervello tramite frequenze non

abitualmente reperibili: è una delle incognite che si affrontano 2. Fino a che punto ciò

1 J. Strehovec, Theories of Internet Culture and Internet Textuality, in «Internet» 2002, http://www2.arnes.si/~ljzpubs1/theories.htm: «The

Internet, too, will within this paradigm gradually cease to exist ―on the outside‖- on computer hardware and its software, and will start

reaching under the user's skin, into the physical body. My analyses will be based on on-line documents of Internet culture and Internet

textuality and on the most recent achievements of theories of the Internet and new-media cultures. I will also focus my attention on the

theoretical conceptualization of a (trendy) individual as a user as well as a creator of the Internet culture. It is important to know that the user

is no longer a passive receptor of information, transmitted by the big, traditional media, but is actively involved in data environments,

immersing into them, assuming roles in their processes and adopting standpoints regarding their perspectives. The most of my attention will

be devoted to the question of the techno-formed sensitivity within the Internet culture, for we have been witnessing new forms of ―virtual

sensitivity‖ (virtual viewing, hearing and touching and a virtual sense of telepresense and remote activities)».

2 J. Wall, Mind Control with Silent Sounds and Super Computers, in «Internet» 2004, http://www.raven1.net/uncom.htm: «The mind-altering

mechanism is based on a subliminal carrier technology: the Silent Sound Spread Spectrum (SSSS), sometimes called "S-quad" or "Squad". It

was developed by Dr Oliver Lowery of Norcross, Georgia, and is described in US Patent #5,159,703, "Silent Subliminal Presentation System",

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permetterebbe di condizionare subliminalmente le conoscenze, le azioni, le motivazioni emotive

della gente? Ma anche la delinquenza ‗transnazionale‘ appare sulla ‗rete‘. Una domanda di

sorveglianza di massa potrebbe addirittura sorgere dalla popolazione stessa, di fronte alle

minacce della criminalità subliminale, transnazionale o porno-pedofila 1. Per l‘evangelizzazione,

qualsiasi elemento non palese rende poco trasparente la libera offerta del messaggio di fede.

Come muoversi di fronte a questi possibili condizionamenti? Forse, anche qui la metodologia

apostolica ci può illuminare, come di fronte alle manovre ‗magiche‘ per soggiogare la gente: non

una demonizzazione preventiva ma un severo richiamo quando il ‗Mago Simone‘ svela i suoi

intenti di spirito e d‘animo (At 8, 9-25). L‘inquadratura ‗spettacolare‘ –con i suoi risvolti- rientra in

una esperienza non presentata come eccezionale ma come facente parte dell‘avvio di una

esperienza ancora non assestata.

3° L’APERTURA RECETTIVA VERSO LA DIVERSITÀ DELLE SENSIBILITÀ E DELLE MENTALITÀ, VIA

DELL’ESTENSIONE COMUNICAZIONALE OLTRE OGNI ‘DISTANZA’ NELLA ‘MASSA’

Il terzo passo del libro degli Atti raccoglie i dati sull‘apertura della testimonianza di fede al

di là dei contesti abituali e circoscritti di convivenza, di scambio e di interattività scontata e

consueta nell‘ambito dei primi avvenimenti nella vita della comunità che si sta costituendo.

Riguardo alla comunicazione ed al ‗mettere in comune‘ tramite la strumentalità a distanza, la

dicitura di ‗comunicazione di massa‘ ha acquistato la sua valenza che caratterizzava

complessivamente la comunicazione che si sta affermando da qualche secolo a questa parte. La

‗massa‘, considerata per un tempo un ‗agglomerato informe‘ ma sempre localizzabile, appare

progressivamente come il superamento della frontiera individuale sia nel tempo che nello spazio.

dated October 27, 1992. The abstract for the patent reads: "A silent communications system in which non-aural carriers, in the very low or

very high audio-frequency range or in the adjacent ultrasonic frequency spectrum are amplitude- or frequency-modulated with the desired

intelligence and propagated acoustically or vibrationally, for inducement into the brain, typically through the use of loudspeakers,

earphones, or piezoelectric transducers. The modulated carriers may be transmitted directly in real time or may be convenient ly recorded

and stored on mechanical, magnetic, or optical media for delayed or repeated transmission to the listener." According to literature by Silent

Sounds, Inc., it is now possible, using supercomputers, to analyse human emotional EEG patterns and replicate them, then store these

"emotion signature clusters" on another computer and, at will, "silently induce and change the emotional state in a human being". Silent

Sounds, Inc. states that it is interested only in positive emotions, but the military is not so limited. That this is a US Department of Defense

project is obvious. Edward Tilton, President of Silent Sounds, Inc., says this about S-quad in a letter dated December 13, 1996: "All

schematics, however, have been classified by the US Government and we are not allowed to reveal the exact details... ... we make tapes and

CDs for the German Government, even the former Soviet Union countries! All with the permission of the US State Department, of course...

The system was used throughout Operation Desert Storm (Iraq) quite successfully." The graphic illustration, "Induced Alpha to Theta

Biofeedback Cluster Movement", which accompanies the literature, is labelled #AB 116-394-95 UNCLASSIFIED" and is an output from "the

world's most versatile and most sensitive electroencephalograph (EEG) machine". It has a gain capability of 200,000, as compared to other

EEG machines in use which have gain capability of approximately 50,000. It is software-driven by the "fastest of computers" using a noise-

nulling technology similar to that used by nuclear submarines for detecting small objects underwater at extreme range. The purpose of all

this high technology is to plot and display a moving cluster of periodic brainwave signals. The illustration shows an EEG display from a single

individual, taken of left and right hemispheres simultaneously. Ile readout from the two sides of the brain appear to be quite different, but in

fact are the same (discounting normal left-right brain variations)».

1 L. J. Hoffman, Computers and Privacy in the next Decade, New York 1979, p. 70: «In virtually all innovations in mass surveillance, the pressure

of public demand plays an important part. One can point to few systems of collection and use of detailed personal information in America

which were foisted on a wholly unwilling public simply for narrow bureaucratic purposes. On the contrary, people often want and even

demand the fine-grained decision making afforded by personal data systems. Criminal record systems could not exist without the demands

of the great majority of the public for keeping rigorous track of criminals. Credit systems would be impossible without the considerable

public enthusiasm for the comforts of easy, convenient credit. People may feel that their privacy is threatened by the demands for personal

information characteristic of the modem world; but they often seem willing enough to yield personal data in specific instances where desired

services are at stake».

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La caratteristica della comunicazione di massa diventa proprio l‘offerta del messaggio senza

sapere previamente fin dove andrà a finire, in quali ambienti e mentalità nelle distanza che

percorre. In questa sezione redazionale del libro degli Atti vediamo prospettarsi i problemi vitali

delle varie ‗distanze‘ che bisogna prendere in conto. Si passa a diverse qualità di distanza –sia

estrinseca che interiore- di fronte alle quali si trova il percorso del messaggio da offrire e da

lasciar incidere.

A. IL PERCORSO PIÙ AGEVOLE DELLE „DISTANZE‟ DA PERCORRERE: AVVIO ALLA PROBLEMATICA PIÙ COINVOLGENTE SULLE „DISTANZE‟ NELLA COMUNICAZIONALITÀ

Dall‘inizio dell‘itinerario cristiano iniziale, la questione del raggiungimento di persone e

comunità estranee, fuori dell‘ambito ambientale si pone e deve essere preso in conto. «8. 26 Un

angelo del Signore parlò intanto a Filippo: "Alzati, e va' verso il mezzogiorno, sulla strada che

discende da Gerusalemme a Gaza; essa è deserta". 27 Egli si alzò e si mise in cammino, quand'ecco

un Etìope, un eunuco, funzionario di Candàce, regina di Etiopia, sovrintendente a tutti i suoi tesori,

venuto per il culto a Gerusalemme, 28 se ne ritornava, seduto sul suo carro da viaggio, leggendo il

profeta Isaia. 29 Disse allora lo Spirito a Filippo: "Va' avanti, e raggiungi quel carro". 30 Filippo corse

innanzi e, udito che leggeva il profeta Isaia, gli disse: "Capisci quello che stai leggendo?". 31 Quegli

rispose: "E come lo potrei, se nessuno mi istruisce?". E invitò Filippo a salire e a sedere accanto a

lui. 32 Il passo della Scrittura che stava leggendo era questo: Come una pecora fu condotto al

macello e come un agnello senza voce innanzi a chi lo tosa, così egli non apre la sua bocca. 33

Nella sua umiliazione il giudizio gli è stato negato, ma la sua posterità chi potrà mai descriverla?

Poiché è stata recisa dalla terra la sua vita. 34 E rivoltosi a Filippo l'eunuco disse: "Ti prego, di quale

persona il profeta dice questo? Di se stesso o di qualcun altro?". 35 Filippo, prendendo a parlare e

partendo da quel passo della Scrittura, gli annunziò la buona novella di Gesù. 36 Proseguendo

lungo la strada, giunsero a un luogo dove c'era acqua e l'eunuco disse: "Ecco qui c'è acqua; che

cosa mi impedisce di essere battezzato?" [37]. 38 Fece fermare il carro e discesero tutti e due

nell'acqua, Filippo e l'eunuco, ed egli lo battezzò. 39 Quando furono usciti dall'acqua, lo Spirito del

Signore rapì Filippo e l'eunuco non lo vide più e proseguì pieno di gioia il suo cammino. 40 Quanto

a Filippo, si trovò ad Azoto e, proseguendo, predicava il vangelo a tutte le città, finché giunse a

Cesarèa».

Questa sezione del libro degli Atti sembra continuare il brano sulla ‗magìa‘ che sembrano

avolgere l‘iniziativa di Filippo apostolo, e di fatti la magìa più evidente è quella che permette di

‗saltare‘ le distanze topografiche come avviene con l‘accaduto dell‘etiope. È anche il senso più

diffusamente dato alle ‗meraviglie‘ della comunicazione multimediale a distanza (cfr supra,

l‘antropologia comunicazionale). Ma qui assistiamo –ulteriormente- ad un genere di ‗introduzione‘

al tema delle distanze, per considerare passo a passo le distanze umane che dovranno essere

affrontate e che si potranno superare. Dall‘esperienza di Filippo, la distanza materiale non è un

impedimento o un ostacolo, essa si può percorrere materialmente o ‗saltare‘ nello Spirito: o cioè

essa non stabilisce una ‗impossibilità di participazione piena‘ con ciò che sta succedendo altrove o

in un altro momento. Questa vicinanza non localizzabile potrebbe suscitare il dubbio che

l‘esperienza dell‘eunuco non fosse stata ‗reale‘ e dunque non ‗valida‘ ai fini del battesimo, e via

dicendo... Risuona il dubbio che questa estensione –eventualmente chiamata ‗massa indistinta‘- si

situasse nel mondo dei ‗fantasmi‘, come si ebbe a accennarvi come a ‗fantasmi d‘uomini‘. È

interessante notare a chi diversi avvertimenti ecclesiastici sono indirizzati e come l'impatto "delle

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masse" che si protrae da quelle 'operaie' fino a quelle 'di comunicazione' (nel cinema, musica

popolare...) 1. Congiungendo il fenomeno delle 'masse' (in senso –nuovamente- ristrettamente

socio-politico delle ‗rivoluzioni‘) con quello del fenomeno comunicativo, si ha la sensazione che la

comunicazione a larga scala non fa che accutizzare i difetti ed i rischi delle 'masse' anteriori. La

superficialità della comunicazione (dai cinema fino alle notizie futili, le illustrazioni 'peppate' e la

musica leggera) non farà che aggravare il vuoto e l'incapacità della gente di interessarsi alla

meditazione interiore, alla sensibilità cristiana, allo stile di vita ecclesiale...

B. LA DISTANZA COMUNICATIVA SOSTANZIALE: QUELLA DAL DI DENTRO, DA QUELLA INTERIORE ALLA „DISTANZA RIBALTATA‟ NELL‟ESPERIENZA DELL‟«INCONTRO»

Senza una vicinanza interpersonale non sembra che il raggiungimento dell‘altro sia

effettivo. Essa ‗precede‘ una eventuale «diffusione» più ampia che potesse seguirla, si dirà che la

―diffusione di massa‖ è funzione di questo contatto ‗da bocca a orecchio‘ da parte di coloro che si

considerano incaricati di trasmettere il messaggio. «9. 1 Saulo frattanto, sempre fremente minaccia

e strage contro i discepoli del Signore, si presentò al sommo sacerdote 2 e gli chiese lettere per le

sinagoghe di Damasco al fine di essere autorizzato a condurre in catene a Gerusalemme uomini e

donne, seguaci della dottrina di Cristo, che avesse trovati. 3 E avvenne che, mentre era in viaggio e

stava per avvicinarsi a Damasco, all'improvviso lo avvolse una luce dal cielo 4 e cadendo a terra udì

una voce che gli diceva: "Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?". 5 Rispose: "Chi sei, o Signore?". E la

voce: "Io sono Gesù, che tu perseguiti! 6 Orsù, alzati ed entra nella città e ti sarà detto ciò che devi

fare". 7 Gli uomini che facevano il cammino con lui si erano fermati ammutoliti, sentendo la voce

ma non vedendo nessuno. 8 Saulo si alzò da terra ma, aperti gli occhi, non vedeva nulla. Così,

guidandolo per mano, lo condussero a Damasco, 9dove rimase tre giorni senza vedere e senza

prendere né cibo né bevanda. 10 Ora c'era a Damasco un discepolo di nome Ananìa e il Signore in

una visione gli disse: "Ananìa!". Rispose: "Eccomi, Signore!". 11 E il Signore a lui: "Su, va' sulla strada

chiamata Diritta, e cerca nella casa di Giuda un tale che ha nome Saulo, di Tarso; ecco sta

pregando, 12 e ha visto in visione un uomo, di nome Ananìa, venire e imporgli le mani perché

ricuperi la vista". 13 Rispose Ananìa: "Signore, riguardo a quest'uomo ho udito da molti tutto il male

che ha fatto ai tuoi fedeli in Gerusalemme. 14 Inoltre ha l'autorizzazione dai sommi sacerdoti di

arrestare tutti quelli che invocano il tuo nome". 15 Ma il Signore disse: "Va', perché egli è per me

uno strumento eletto per portare il mio nome dinanzi ai popoli, ai re e ai figli di Israele; 16 e io gli

mostrerò quanto dovrà soffrire per il mio nome". 17 Allora Ananìa andò, entrò nella casa, gli

impose le mani e disse: "Saulo, fratello mio, mi ha mandato a te il Signore Gesù, che ti è apparso

sulla via per la quale venivi, perché tu riacquisti la vista e sia colmo di Spirito Santo". 18 E

improvvisamente gli caddero dagli occhi come delle squame e ricuperò la vista; fu subito

battezzato, 19 poi prese cibo e le forze gli ritornarono. Rimase alcuni giorni insieme ai discepoli

che erano a Damasco, 20 e subito nelle sinagoghe proclamava Gesù Figlio di Dio. 21 E tutti quelli

che lo ascoltavano si meravigliavano e dicevano: "Ma costui non è quel tale che a Gerusalemme

infieriva contro quelli che invocano questo nome ed era venuto qua precisamente per condurli in

1 Pie XII, Message radiophonique aux Jeunesses ouvrières catholiques, in idem, Discorsi e Radiomessaggi di Sua Santità Pio XII, Rome 1950,

p. 189: ―Fantômes d'hommes qui, jamais las de fréquenter cinémas et champs de sports, jour et nuit gavés de nouvelles futiles,

d'illustrations pimentées, de musique légère, sont intérieurement trop vides pour prendre intérêt à s'occuper d'eux-mêmes. Peut-on dire de

ceux-là qu'ils vivent au milieu du monde, mais supérieurs au monde? eux que le courant du monde emporte à la dérive, passifs comme des

cadavres au fil de l'eau? Il se peut que le grand nombre d'entre eux ne soient pas foncièrement hostiles à la religion; mais et c'est presque

pire ils sont incapables de la comprendre. Quelle différence avec les chrétiens qui, comme tels et conscients de vivre entre les mains de

Dieu, dominent la vie, leur propre vie!‖.

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catene dai sommi sacerdoti?". 22 Saulo frattanto si rinfrancava sempre più e confondeva i Giudei

residenti a Damasco, dimostrando che Gesù è il Cristo. 23 Trascorsero così parecchi giorni e i

Giudei fecero un complotto per ucciderlo; 24 ma i loro piani vennero a conoscenza di Saulo. Essi

facevano la guardia anche alle porte della città di giorno e di notte per sopprimerlo; 25 ma i suoi

discepoli di notte lo presero e lo fecero discendere dalle mura, calandolo in una cesta. 26 Venuto a

Gerusalemme, cercava di unirsi con i discepoli, ma tutti avevano paura di lui, non credendo ancora

che fosse un discepolo. 27 Allora Bàrnaba lo prese con sé, lo presentò agli apostoli e raccontò loro

come durante il viaggio aveva visto il Signore che gli aveva parlato, e come in Damasco aveva

predicato con coraggio nel nome di Gesù. 28 Così egli poté stare con loro e andava e veniva a

Gerusalemme, parlando apertamente nel nome del Signore 29 e parlava e discuteva con gli Ebrei di

lingua greca; ma questi tentarono di ucciderlo. 30 Venutolo però a sapere i fratelli, lo condussero a

Cesarèa e lo fecero partire per Tarso. 31 La Chiesa era dunque in pace per tutta la Giudea, la Galilea

e la Samarìa; essa cresceva e camminava nel timore del Signore, colma del conforto dello Spirito

Santo. 32 avvenne che mentre Pietro andava a far visita a tutti, si recò anche dai fedeli che

dimoravano a Lidda. 33 Qui trovò un uomo di nome Enea, che da otto anni giaceva su un lettuccio

ed era paralitico. 34 Pietro gli disse: "Enea, Gesù Cristo ti guarisce; alzati e rifatti il letto". E subito si

alzò. 35 Lo videro tutti gli abitanti di Lidda e del Saròn e si convertirono al Signore. 36 A Giaffa c'era

una discepola chiamata Tabità, nome che significa "Gazzella", la quale abbondava in opere buone

e faceva molte elemosine. 37 Proprio in quei giorni si ammalò e morì. La lavarono e la deposero in

una stanza al piano superiore. 38 E poiché Lidda era vicina a Giaffa i discepoli, udito che Pietro si

trovava là, mandarono due uomini ad invitarlo: "Vieni subito da noi!". 39 E Pietro subito andò con

loro. Appena arrivato lo condussero al piano superiore e gli si fecero incontro tutte le vedove in

pianto che gli mostravano le tuniche e i mantelli che Gazzella confezionava quando era fra loro. 40

Pietro fece uscire tutti e si inginocchiò a pregare; poi rivolto alla salma disse: "Tabità, alzati!". Ed

essa aprì gli occhi, vide Pietro e si mise a sedere. 41 Egli le diede la mano e la fece alzare, poi

chiamò i credenti e le vedove, e la presentò loro viva. 42 La cosa si riseppe in tutta Giaffa, e molti

credettero nel Signore. 43 Pietro rimase a Giaffa parecchi giorni, presso un certo Simone

conciatore».

Comunicazionalmente, l‘iniziativa di animazione e di ‗incarico‘ non segue la via della

interpersonalità di esperienza ma irrompe d‘improvviso, come irrupe la Pentecoste di fronte alla

strumentalità scontata della comunicazione ‗parlata‘ e ‗linguistica‘ ambientale. Sarebbe

interessante confrontare la doppia iniziativa di Cristo verso chi egli vuole interpellare: vi sarebbe

d‘una parte ―il lembo del mantello‖ con la persona ―nella folla‖ che –poi- ‗emerge‘ da essa 1 e la

―caduta sulla strada di Damasco‖ dove qualcuno (Saulo) prende l‘iniziativa di uscire dalla folla per

incatenare i seguaci di quel Gesù (cfr brano qui sopra). La ‗folla‘ o la ‗massa‘ rimane –per il

commentatore- un agglomerato informe ed anonimo (cfr citazione). Forse si trova proprio qui il

limite comunicazionale di questa ‗esegesi‘: il presupposto individualizzante a livello

1 C. M. Martini, Il lembo del mantello, Milano 1991, p. 10: «Anzitutto Ia massa: è Ia folla anonima che si accalca attorno a Gesù. Molti lo

toccano anche fisicamente, ma non succede nulla; nessuno si distingue, nessuno assume un particolare rilievo, nessuno appare con un volto

o un desiderio proprio. È l‘immagine delle masse che si qualificano come fruitori passivi dei mezzi chiamati, appunto, ―di massa‖. Tra Ia

massa però una persona comincia a emergere. Ha un progetto, una volontà precisa e soprattutto una grande fede. Gesù le dirà: «Figlia, la tua

fede ti ha salvato!». Ha una tale fiducia in Gesù da pensare che anche solo il contatto con II lembo del suo mantello la possa guarire. Per

questo, pur restando nascosta tra la folla, essa vive un processo di forte ―personalizzazione‖, entra in un contatto autentico con Gesù,

contatto di cui egli stesso si accorge e che proclama pubblicamente. Dalla massa emersa una persona. Questo emergere della persona è

avvenuto attraverso una comunicazione di forza risanatrice da parte di Gesii alla donna. Ma, a differenza di altre volte in cui la

comunicazione è diretta (Gesù parla, comanda, tocca), qui è sufficiente un lembo del mantello, sfrangiato e impolverato, per stabilire la

possibilità di un incontro».

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interpersonale. La donna non vuole individualizzarsi e coglie l‘efficacia risanatrice della presenza

solo dal ‗toccare il lembo del mantello‘, la ‗comunicazione indiretta le basta‘. Non sembra che

Gesù la ‗tira fuori‘ dalla mischia ma sottolinea che la sua fede l‘ha salvata e non il contatto

individualizzato interpersonale con il Signore. I pregiudizi sulla ‗massa anonima‘ ci hanno così

riempito la testa che non possiamo liberarcene. Paragonando il brano con quello del libro degli

Atti, appare subito come Saulo vuole ‗emergere‘ dalla mischia e prendere l‘iniziativa fino al

momento dove si trova fulminato a terra, perdendo ogni ‗capacità interpersonale‘ del vedere per

orientarsi autonomamente. E sarà proprio Gesù a farlo sprofondare di nuovo nel gruppo

sconosciuto del nucleo cristiano, imparando ―cosa dovrà passare e patire‖ per l‘esperienza che gli

è data di vivere. Non è una esperienza ‗localizzabile‘ ma una esperienza ‗nomade‘, in mezzo al suo

viaggio. Questa avventura ‗nomade‘ farà di lui il portavoce della estensione senza confine del

messaggio da ―rendere comune‖. È un ―incontro-non-incontro‖ dato che non corrisponde ai

parametri per ‗conferire un incarico‘. Messo a terra e senza capacità di auto-gestirsi, Saulo è

rimandato al gruppo di Ananìa per immergersi tra loro ed ‗imparare‘... Si tratta di una

coscientizzazione possibile solo perdendo la propria capacità di ‗emergere‘. Esiste un contesto

dove 'la massa' non è stata giudicata come recettacolo degli istinti distruttivi ma come possibile

piattaforma di una presa di coscienza e di una iniziativa 'liberante': cioè in America latina,

partendo dalle 'masse oppresse' che devono uscire dalla loro situazione sotto-umana.

Concentrando in uno arco di tempo assai breve l'intensità di una esperienza storica europea molto

più estesa e raccogliendo tutto insieme i frutti contradittori delle spinte sorte nel vecchio

continente, il nuovo continente propone la sua prospettiva secondo le situazioni nuove che si

andavano creando. Nel documento di Medellín del 1968, il tema delle "masse" viene positivamente

inquadrato nella tematica della "coscientizzazione delle grandi masse" 1. Così si introduce il punto

di partenza per una riflessione sulle possibilità e le questioni aperte nell'ambito della

comunicazione odierna riguardo ai problemi disperati delle popolazioni oppresse. Qui, "le masse"

hanno mantenuto quella attrattiva positiva e fondamentale in vista della edificazione di una nuova

convivenza e della partecipazione di tutta la comunità alla gestione politica. Queste stesse "masse"

-da qualche secolo a questa parte- venivano considerate nel vecchio continente come artefici

deteriori delle peggiori iniziative e dei più gravi sconvolgimenti per la nostra Chiesa, al centro di

tutte le sommosse che volevano scrollarsi di dosso i vari asservimenti. Il legame tra "le masse" ed i

"mezzi di comunicazione" sarà molto diversamente valutato nelle due situazioni, soprattutto

riguardo alle possibilità ecclesiali o pre-ecclesiali (o di preparazione delle mentalità a cogliere ed a

rendersi disponibili per il Messaggio evangelico, grazie a una 'conscientizzazione' umana prima

della aperturo di fede). Far prendere coscienza alle "masse" della loro situazione inaccettabile di

oppressione acquista una rilevanza insostituibile nella crescita di maturità delle comunità umane...

Le ‗masse‘ acquisteranno, in America latina, la loro configurazione positiva par la Chiesa 2. Dalle

1 CELAM, II° Conferencia general del episcopado latinoamericano, Medellin 1968 Documento n° 16, in B. Spoletini, Comunicación e Iglesia

latinoamericana, Buenos Aires 1985, pp. 48-49: «2. En América Latina los medios de comunicación social son uno de los factores que más

han contribuido y contribuyen a despertar la conciencia de grandes masas sobre sus condiciones de vida, suscitando aspiraciones y

exigencias de transformaciones radicales. Aunque en forma incipiente, también vienen actuando como agentes positivos de cambio por

medio de la educación de base, programas de formación y opinión pública. Sin embargo, muchos de estos medios están vinculados a grupos

económicos y políticos nacionales y extranjeros, interesados en mantener el "statu quo" social».

2 A. Joos, Civiltà di comunicazione, chiesa, vocazione e risposta delle Figlie di san Paolo, in AA. VV., Atti del Convegno: Per un rinnovato

slancio apostolico, Roma 1989, p. 83: «1. MASSE DI PRIMA E "LA MASSA" COMUNICATIVA Richiamandoci agli albori del fenomeno

comunicativo, nell'ambito di quella 'grande rivoluzione' (parte I), la nostra Chiesa ha vissuto lo stesso terrore davanti alla 'libera

comunicazione delle idee e delle opinioni' che ebbe di fronte al travolgimento delle "masse" del popolo scatenato. Le masse sono quelle che

creano i "fantasmi d'uomini" (1), o cioè persone ridotte a sagome irreali nel gioco di strategie che alcuni scaltri individui pianificano

astutamente! La 'massa' ci sembra non solo impersonale, ma anche 'lontana'. Essa travolge senza pietà e non tiene conto dei particolari così

'prossimi' e 'immediati'. Che fare di fronte a una tale 'massa'? Quale comunicazione la potrà 'ammorbidire' e 'sfumare' nella sua capacità di

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‗masse rivoluzionarie‘ alle ‗masse oppresse‘, le problematiche si spostano progressivamente. La

presa di coscienza latino-americana, con il suo nervo vitale nella teologia della liberazione,

permette di guardare alla ‗massa‘ come un tutto coscientizzato dai media: si tratta di una visione

più organicamente viva. È la ‗massa‘ e le ‗masse‘ che creano una ‗coscienza‘ capace di ispirare e di

spronare l‘individuo. Ed è particolarmente significativo che il brano del libro degli Atti, rimandando

l‘individuo Saulo al gruppo cristiano indica l‘intenzione del Signore di fare di lui ‗uno

strumento‘!!... Saulo diventato Paolo non si muoverà ‗al di sopra‘ dei gruppi e della massa, ma

dentro di essa come coscientizzatore dei nuovi orizzonti senza frontiere, fino al ‗areopago‘ al

quale ci si riferisce in relazione alla nuova comunicazione (cfr supra). Instancabilmente egli

smantellerà delle ‗vicinanze‘ saldamente fissate nei baluardi inamovibili.

C. LE DISTANZE DELLE USANZE RELIGIOSE E DAGLI INTENTI DI FEDE NEL CREARE LE MODALITÀ DI UNA NUOVA „PROSSIMITÀ‟

La ―distanza‖ –dunque- non è solo o principalmente una distanza geografica o topografica,

ma una distanza ―interiore‖, o ―di fede‖, o ―religiosa‖ che rendeva assai difficile l‘eventualità di una

mutua comprensione e ancora di più della possibilità di una accoglienza nella nuova esperienza

che si stava avverando nell‘iniziale percorso apostolico. Il libro degli Atti sembra tratteggiare

un‘altro aspetto della metodologia ecclesiale a venire: non impostare l‘iniziativa sulla salda realtà

acquisita e verificabile, ma sul ‗sogno‘, il sogno di Pietro nell‘estasi... Si anticipa qualcosa che

non calpestare i valori e le persone? Anzi, "si percepisce che la cultura popolare è distrutta dalla cultura di massa" (2). O si dirà che "in fondo,

non esiste la massa" (3). Quant'è difficile superare la nostra ormai bisecolare terrorizzata memoria delle 'masse'! Si dirà persino che la

comunicazione si fa "da spirito a spirito" (!) (4)... Eppure si avvertiva anche nella Chiesa, che 'le masse' erano un passo ineliminabile onde

'coscientizzare sulle proprie condizioni di vita, suscitando aspirazioni ed esigenze' (5). Anche volendo però, si rimane sempre, nel linguaggio

ecclesiale a considerare l'unico fenomeno possibile: quello 'delle masse', pur considerandole come 'non anonime' (6). Ciònonostante, i

cristiani intuivano talvolta come la 'massa' era come l'espressione di un coinvolgimento totale o di una incidenza complessiva da tenere

presente "sia sotto l'aspetto affettivo e intellettuale, sia sotto l'aspetto morale e religioso" (Giovanni Paolo II, "Familiaris consortio", n 76).

Come 'massa' i media fanno parte di un processo totale, interattivo e cumulativo (7). Quale sarà la specificità o la qualità di questa 'totalità'

che non venga soltanto ristretta ad un 'agglomerato massificante'? Potrà la 'massa' farci riscoprire la persona non come solo 'individuo', ma

configurata in qualche altro modo, proprio in riferimento alla comunicazione, cioè alla capacità di scambio: di offerta e di risposta? Come

sognare questa fraternità senza frontiera, ma neanche limitata al momento ed al luogo dove può sorgere una libera ed intensa 'comunità'?

Qualche dato ci viene offerto in questa prospettiva: la comunicazione, nel suo intento di 'educare' la massa ad uno stile meno violento e

travolgente deve farsi 'femminile' (8). Questa è il richiamo latino-americano proposto: integrare pienamente nella dinamica comunicativa di

massa il 'senso di prossimità della donna', il suo dono di 'compassione', la sua capacità di unire rigore scientifico e sensibilità delicata. Le

masse ci sembravano anche monolitiche e spersonalizzanti: eppure la comunicazione di massa scopre che le persone considerate come

ricettori, utenti, ascoltatori e spettatori formano come una immensa rete composta di 'fascie ricettive' ai vari livelli dell'esperienza e della

sensibilità di ognuno. Occorre diversificare tutto per rispondere all'attesa di ciascuno nella 'massa'. Per la Chiesa, l'invito più incalzante sarà

quello di superare ogni 'monolitismo'. Si è sottolineato quanto assumeva importanza, in questo quadro, la capacità di non rinchiudersi nel

"monismo pastorale" (9), sia quello della sola cura 'spirituale delle anime', sia quello del solo interesse per le strutture geografiche della

Chiesa ecc... Si è anche parlato di una 'pastorale organica' (10). La comunicazione viene paragonata al 'sistema nervoso organico' del grande

corpo inter-culturale 'di massa'. Quale sarà la pastorale che si diversifica non come 'meccanismo pastorale' ma come 'pastorale degli impulsi

nervosi' che sorgono da tutti i dati che ci informano? Non a caso, la coerenza del 'sistema nervoso' suppone una 'organizzazione organica'

dei movimenti, dei pensieri e delle sensibilità. L'organizzazione 'di massa' non è più una emanazione ideologica, ma un dato di fatto del

gioco comunicativo che salta i limiti dello spazio e del tempo. Non a caso, vari richiami alla 'organizzazione' si fanno sent ire nelle

preoccupazioni delle comunità paoline (11), non 'organizzare per prendere o ampliare il proprio potere' ma 'organizzare perché questo è ciò

che significa vivere comunicativamente negli innumerevoli impegni del dialogo pubblico'».

((1) Pio XII, "Message radiofonique aux jeunesses ouvrières catholiques", in "Discorsi e radiomessaggi di Sua Santità Pio XII", Città del

Vaticano 1950, p. 189. / (2) I. de Oliveira Soares, "Una comunicazione per il terzo millennio: nuove tecnologie o nuova politica?", in "Atti:

incontro continentale, America latina", Sao Paolo 1988, p. 84. / (3) L. Mendes de Almeida, "Omelia", in "Atti: America latina", op. cit., p. 159.

/ (4) A. Deskur, "Discours du Président au Congrès de UNDA", in «Bulletin», 1974 n° 84, p. 83. / (5) II° CONFERENCIA GENERAL DEL

EPISCOPADO LATINOAMERICANO, Medellìn 1968, in B. Spoletini, "Comunicación e Iglesia latinoamericana", Buenos Aires 1985, Documento n°

16, pp. 48-49. / (6) Giovanni Paolo II, "Messaggio per la Giornata mondiale 1987", in «Bollettino della Sala stampa della Santa Sede»,

24/1/87, pp. 1-3. / (7) LUTHERAN WORLD FEDERATION, "Report on Strategy", op. cit., p. 23. / (8) A. T. Tepedino, "Inculturazione ed

evangelizzazione: la donna in America latina oggi", in "Atti: America latina...", op. cit., pp. 28, 30. / (9) I. Lorscheiter, "Inserimento ecclesiale

delle FSP", in "Atti: America latina...", op. cit., pp. 65-66. / (10) Ibidem, p. 66. / (11) Gruppo della Colombia, "Organizzazione e pianificazione

apostolica", in "Atti: America latina...", op. cit., p. 119.)

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ancora non può essere detto ‗reale‘, Pietro è proiettato nell‘immaginario. Gli eventi si presentano

anche qui in modo repentino e all‘improvviso: «10, 1 C'era in Cesarèa un uomo di nome Cornelio,

centurione della coorte Italica, 2 uomo pio e timorato di Dio con tutta la sua famiglia; faceva molte

elemosine al popolo e pregava sempre Dio. 3 Un giorno verso le tre del pomeriggio vide

chiaramente in visione un angelo di Dio venirgli incontro e chiamarlo: "Cornelio!". 4 Egli lo guardò e

preso da timore disse: "Che c'è, Signore?". Gli rispose: "Le tue preghiere e le tue elemosine sono

salite, in tua memoria, innanzi a Dio. 5 E ora manda degli uomini a Giaffa e fa' venire un certo

Simone detto anche Pietro. 6 Egli è ospite presso un tal Simone conciatore, la cui casa è sulla riva

del mare". 7 Quando l'angelo che gli parlava se ne fu andato, Cornelio chiamò due dei suoi servitori

e un pio soldato fra i suoi attendenti e, 8 spiegata loro ogni cosa, li mandò a Giaffa. 9 Il giorno

dopo, mentre essi erano per via e si avvicinavano alla città, Pietro salì verso mezzogiorno sulla

terrazza a pregare. 10 Gli venne fame e voleva prendere cibo. Ma mentre glielo preparavano, fu

rapito in estasi. 11 Vide il cielo aperto e un oggetto che discendeva come una tovaglia grande,

calata a terra per i quattro capi. 12 In essa c'era ogni sorta di quadrupedi e rettili della terra e

uccelli del cielo. 13 Allora risuonò una voce che gli diceva: "Alzati, Pietro, uccidi e mangia!". 14 Ma

Pietro rispose: "No davvero, Signore, poiché io non ho mai mangiato nulla di profano e di

immondo". 15 E la voce di nuovo a lui: "Ciò che Dio ha purificato, tu non chiamarlo più profano". 16

Questo accadde per tre volte; poi d'un tratto quell'oggetto fu risollevato al cielo. 17 Mentre Pietro si

domandava perplesso tra sé e sé che cosa significasse ciò che aveva visto, gli uomini inviati da

Cornelio, dopo aver domandato della casa di Simone, si fermarono all'ingresso. 18 Chiamarono e

chiesero se Simone, detto anche Pietro, alloggiava colà. 19 Pietro stava ancora ripensando alla

visione, quando lo Spirito gli disse: "Ecco, tre uomini ti cercano; 20 alzati, scendi e va' con loro

senza esitazione, perché io li ho mandati". 21 Pietro scese incontro agli uomini e disse: "Eccomi,

sono io quello che cercate. Qual è il motivo per cui siete venuti?". 22 Risposero: "Il centurione

Cornelio, uomo giusto e timorato di Dio, stimato da tutto il popolo dei Giudei, è stato avvertito da

un angelo santo di invitarti nella sua casa, per ascoltare ciò che hai da dirgli". 23 Pietro allora li fece

entrare e li ospitò. Il giorno seguente si mise in viaggio con loro e alcuni fratelli di Giaffa lo

accompagnarono. 24 Il giorno dopo arrivò a Cesarèa. Cornelio stava ad aspettarli ed aveva invitato i

congiunti e gli amici intimi. 25 Mentre Pietro stava per entrare, Cornelio andandogli incontro si

gettò ai suoi piedi per adorarlo. 26 Ma Pietro lo rialzò, dicendo: "Alzati: anch'io sono un uomo!". 27

Poi, continuando a conversare con lui, entrò e trovate riunite molte persone disse loro: 28 "Voi

sapete che non è lecito per un Giudeo unirsi o incontrarsi con persone di altra razza; ma Dio mi ha

mostrato che non si deve dire profano o immondo nessun uomo. 29 Per questo sono venuto senza

esitare quando mi avete mandato a chiamare. Vorrei dunque chiedere: per quale ragione mi avete

fatto venire?". 30 Cornelio allora rispose: "Quattro giorni or sono, verso quest'ora, stavo recitando la

preghiera delle tre del pomeriggio nella mia casa, quando mi si presentò un uomo in splendida

veste 31 e mi disse: Cornelio, sono state esaudite le tue preghiere e ricordate le tue elemosine

davanti a Dio. 32 Manda dunque a Giaffa e fa' venire Simone chiamato anche Pietro; egli è ospite

nella casa di Simone il conciatore, vicino al mare. 33 Subito ho mandato a cercarti e tu hai fatto

bene a venire. Ora dunque tutti noi, al cospetto di Dio, siamo qui riuniti per ascoltare tutto ciò che

dal Signore ti è stato ordinato". 34 Pietro prese la parola e disse: "In verità sto rendendomi conto

che Dio non fa preferenze di persone, 35 ma chi lo teme e pratica la giustizia, a qualunque popolo

appartenga, è a lui accetto. 36 Questa è la parola che egli ha inviato ai figli d'Israele, recando la

buona novella della pace, per mezzo di Gesù Cristo, che è il Signore di tutti. 37 Voi conoscete ciò

che è accaduto in tutta la Giudea, incominciando dalla Galilea, dopo il battesimo predicato da

Giovanni; 38 cioè come Dio consacrò in Spirito Santo e potenza Gesù di Nàzaret, il quale passò

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beneficando e risanando tutti coloro che stavano sotto il potere del diavolo, perché Dio era con lui.

39 E noi siamo testimoni di tutte le cose da lui compiute nella regione dei Giudei e in Gerusalemme.

Essi lo uccisero appendendolo a una croce, 40 ma Dio lo ha risuscitato al terzo giorno e volle che

apparisse, 41 non a tutto il popolo, ma a testimoni prescelti da Dio, a noi, che abbiamo mangiato e

bevuto con lui dopo la sua risurrezione dai morti. 42 E ci ha ordinato di annunziare al popolo e di

attestare che egli è il giudice dei vivi e dei morti costituito da Dio. 43 Tutti i profeti gli rendono

questa testimonianza: chiunque crede in lui ottiene la remissione dei peccati per mezzo del suo

nome". 44 Pietro stava ancora dicendo queste cose, quando lo Spirito Santo scese sopra tutti coloro

che ascoltavano il discorso. 45 E i fedeli circoncisi, chei erano venuti con Pietro, si meravigliavano

che anche sopra i pagani si effondesse il dono dello Spirito Santo; 46 li sentivano infatti parlare

lingue e glorificare Dio. 47 Allora Pietro disse: "Forse che si può proibire che siano battezzati con

l'acqua questi che hanno ricevuto lo Spirito Santo al pari di noi?". 48 E ordinò che fossero battezzati

nel nome di Gesù Cristo. Dopo tutto questo lo pregarono di fermarsi alcuni giorni».

Sembrava non traumaticamente acquisito (cfr supra) che la persona umana venisse plasmata

‗dal di dentro‘, cioè non dalla ‗realtà‘ percepibile, verificabile e misurabile. Ma ecco che nuove

prospettive e potenzialità comunicative mettono un‘altra volta in questione questo discernimento

faticosamente raggiunto. Due sono i canali di questo sospetto riesumato. Dopo il documento

vaticano sulla pubblicità, sorge l‘ulteriore disagio direttamente riferito alla ‗virtualità‘ o più

fondamentalmente l‘obiezione contro ‗l‘immaginario‘ 1. L‘occasione che permette di esprimere la

propria insofferenza da parte dei responsabili ecclesiali sarà l‘immagine, non quella che ‗sdoppia

la ‗realtà‘ del modello‘ ma quella che crea di sana piana, ‗immaginariamente‘. Il dilemma -poco

leale in verità- sarebbe quello di opporre ‗l‘immagine che apre verso l‘invisibile‘ a ‗l‘immagine che

si sostituisce alla realtà‘!! Un‘altro tipo di corto-circuito collega ‗verità‘ e ‗realtà‘ in modo generico

e fondamentalista. Desolante ignoranza sulle dinamiche dell‘immagine stessa!... L‘immaginario,

poi, si verrà recintato nella zona della ‗irrealtà‘ e dell‘inganno. La comunicazione dovrà confinarsi

nella ripetitività della banalità, che riceve le sue credenziali di nobiltà come ‗realtà‘. La

razionalizzazione dell‘immagine travolge la sua stessa incognita. La nostra Chiesa, nella sua

configurazione occidentale rivela di non aver capito per niente quello che era il patrimonio

dell‘immagine ecclesiale dall‘oriente: una ri-invenzione ‗dal di dentro‘ dell‘esperienza, indicando

un modo ‗diverso‘ di guardare, proprio da quello che ancora non c‘è (la santità di piena

divinizzazione) per anticiparla tramite simboli visivi non razionalmente condizionati dal ‗reale‘.

Triste bilancio dopo due millenni di incomprensione e di ripetizione dei propri pregiudizi

mentali… Un dato significativo della nuova comunicazione è che essa inverte la dinamica

comunicativa: non più ‗copiare‘ o riprodurre il reale a distanza ma applicare ‗realmente‘ il virtuale

1 ASSEMBLEE PLENIERE DES EVEQUES DE FRANCE, Dossier: Proposer la foi dans une société médiatisée, Lourdes 1997, pp. 15-16: «7. Images

réelles, images virtuelles: quel rapport à la vérité? Les nouvelles technologies de l'image nous introduisent dans le domaine des réalités

virtuelles: reconstitutions du passé, modifications d'éléments du présent, projection de modèles de toutes sortes. Indépendamment des

risques de manipulation de ces images, quel est notre rapport à la vérité à travers ce nouveau mode de fiction? "Avec le numérique l'image

n'est plus astreinte au principe de réalité toutes les notions d'authenticité, de vraisemblance, de réalité, de vérité vont être bouleversées"

(Régis Debray interviewé dans Télérama 4.11.92). Dans ces conditions l'image est-elle un chemin vers ce qui reste invisible ou se

substitue-t-elle à la réalité ? Les réalités vécues ne deviennent-elles pas considérées comme réelles qutà partir du moment où elle sont

"montrées"? Est-il encore possible de croire à une réalité "invisible"? Certaines images qui "montrent" peuvent ne pas correspondre du tout à

la réalité alors que d'autres peuvent être de vrais chemins d'accès à la réalité représentée... C'est là que sont tout particulièrement en jeu

l'honnêteté et la crédibilité de l'émetteur. Notons cependant que le flux d'images dans lequel les médias nous immergent peut provoquer, en

réaction, le désir de voir les choses dans leur réalité la plus concrète: c'est ainsi que peuvent s'expliquer ltengouement du public pour les

grandes expositions artistiques, pour les salons tels que celui de l'agriculture ou encore pour certaines destinations touristiques

prestigieuses. A travers ces interrogations et ces remarques, il apparaît clairement qu‘il y a matière à réflexion éthico-sociale comme avec

toute force de transformation qui est de nature à porter atteinte à la réalité des hommes (Commission luxembourgeoise Justice et paix,

janvier 1997)».

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che non ha ancora una sua configurazione nella ‗realtà‘. In modo del tutto generico, si osserva che

la ‗rete‘ non imita le modalità del ―mondo reale‖ incrementandone le potenzialità ma crea una sua

tela di collegamenti propria 1. D‘altra parte, là dove gli altri veicoli di comunicazione sono parziali

nell‘esperienza, Internet invece offre un livello virtuale che copre tutti gli aspetti e le dimensioni

dell‘esperienza umana 2. Si tratta di un livello non ancora sfruttato dell‘esperienza umana, senza

entrare in contrasto immediato con i processi esistenti ma che potrà essere considerato ‗fuori

rilevanza‘ per l‘autenticità umana dell‘esperienza vissuta. Si tratta di un ‗principio

organizzazionale‘ degli scambi comunicativi che ricontestualizza gli imperativi di ―gravità‖ (spazio)

e di simultaneità (tempo) 3. Piuttosto che il 'nuovo', sembra che sia l‘aspetto di complessività che

attira l‘attenzione degli osservatori del fenomeno 4. Esprimendolo molto semplicemente, un

elementare ‗navigare‘ attraverso Internet mostra immediatamente che si possono pensare cose su

Internet (essere informati), fare cose attraverso Internet (agire operativamente), e avere emozioni

da Internet (percepire dei sentimenti): la triplice dimensione specifica della persona umana nella

sua pienezza (come i Padri della Chiesa lo formulerebbero), e non solo secondo la duplice classica

(scolastica) comprensione occidentale dell‘essere umano come ‗animal rationalis‘ – ragione e

azione (dalla nostra introduzione sulla nuova comunicazione). Si diceva (sezione A-B) che la

grande difficoltà della Chiese era di fare lo sforzo di lanciarsi decisamente verso l‘avvenire. Il

terreno si apre dunque per tentare queste vie del tutto aperte.

D. LE DISTANZE DELLE E COLORO CHE SI CONSIDERAVANO DETENTORI DELLA „ESCLUSIVA VICINANZA‟ DELLA CIRCONCISIONE DI FRONTE ALLA „DISPERSIONE‟

1 L. Sade-Beck, Internet Ethnography: Online and Offline, in «International Journal of Qualitative Methods», 3 (2) June, 2004, pp. 2-3, etiam in

«Internet» 2006, http://www.ualberta.ca/~iiqm/backissues/3_2/pdf/sadebeck.pdf: «Cyberspace, or cybernetic space, through which users

move, does not imitate the real world, but rather creates a rapid, new, immediate, multi-layered world, thanks to the 24 hour per day, 7 days

a week accessibility to the Internet and site structure (Nunes, 1997)».

2 S. Vaknin, Internet: A Medium or a Message? Essays regarding the Internet, E-Commerce, E-Publishing, and Information Technology (IT), in

«Internet» 2006, http://samvak.tripod.com/internet.html: «Comprehensive (Virtual) Reality. This is the first (though, probably, not the last)

medium which allows the user to conduct his whole life within its boundaries. Television presents a clear division: there is a passive viewer.

His task is to absorb information and subject it to minimal processing. The Internet embodies a complete and comprehensive (virtual) reality,

a full fledged alternative to real life. The illusion is still in its infancy - and yet already powerful. The user can talk to others, see them, listen

to music, see video, purchase goods and services, play games (alone or with others scattered around the globe), converse with colleagues, or

with users with the same hobbies and areas of interest, to play music together (separated by time and space). And all this is very primitive. In

ten years time, the Internet will offer its users the option of video conferencing (possibly, three dimensional, holographic). The participants'

figures will be projected on big screens. Documents will be exchanged, personal notes, spreadsheets, secret counteroffers. Virtual Reality

games will become reality in less time. Special end-user equipment will make the player believe that he, actually, is part of the game (while

still in his room). The player will be able to select an image borrowed from a database and it will represent him, seen by all the other players.

Everyone will, thus, end up invading everyone else's private space - without encroaching on his privacy! The Internet will be the medium of

choice for phone and videophone communication (including conferencing). Many mundane activities will be done through Internet: banking,

shopping for standard items, etc. The above are examples to the Internet's power and ability to replace our reality in due time. A world out

there will continue to exist - but, more and more we will interact with it through the enchanted interface of the Net».

3 C. Cupitt, Changing Communication Technology: Evolution or Revolution?, in «Internet» 2007, http://www.geocities.com/Area51/Hollow/

2405/information.html: «With this new "organising principle" mediating exchanges, there is the potential that a new plane of thinking and

speaking will emerge, in which there are no longer merely the dimensions that gravity and time impose, but a multiplicity of virtual

dimensions. A world in which we may indeed be able to 'walk' not only on the floor and the walls, but through them too. And a world where

communication structures are so dissimilar to those of the present day that current 'isms' (racism, sexism, etc) have little or no meaning.

What distinguishes hypermedia is that it posits an information structure so dissimilar to any other in human experience that it is difficult to

describe as a structure at all. It is non-linear, and therefore may seem an alien wrapping of language when compared to the historical path

written communication has traversed (1)».

((1) Burnett, p. 371 (paragraph 1).)

4 H. Pigeat, Ethique des médias et révolution de l‘Internet, Rome 2001 (pro manuscripto – Centre culturel Saint-Louis de France), p. 3 :

«L'Internet est le résultat de la rencontre de plusieurs techniques. L'informatique, appelée aussi numérisation permet de traiter sur le même

support des textes, des sons et des images. Les téléommunications, grâce aux satellites, à la fibre optique et au spectre hertzien ouvrent des

capacités de transmission pratiquement sans limite. La pluipart des activités industrielles et des services sont bouleversés par l‘Internet:

services bancaires, services administratifs, commerce, médecine, enseignement etc...».

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La ‗gestione delle distanze‘ è senz‘altro uno dei problemi più acuti posta dalla

comunicazione multimediale, nel continuo dubbio che una distanza materialmente più estesa non

può dare i risultati di condivisione vissuta come lo potesse fare una interpersonalità ravvicinata. Il

libro degli Atti vede porsi questo dilemma. La ‗vicinanza inter-circoncisa‘ poteva apparire come

garanzia di una prossimità personale e rituale più efettiva. Uscendo da questo quadro si aveva una

lontananza non facilmente gestibile. Non potevano crearsi quei legami così intimi come quelli di

una vicinanza ritualmente sancita. Accogliendo il messaggio in un contesto ‗distante‘ da quello

praticato tra coloro ‗che fanno parte del cerchio‘, non sembra che possa essere accettato come

autentico. «11. 1 Gli apostoli e i fratelli che stavano nella Giudea vennero a sapere che anche i

pagani avevano accolto la parola di Dio. 2 E quando Pietro salì a Gerusalemme, i circoncisi lo

rimproveravano dicendo: 3 "Sei entrato in casa di uomini non circoncisi e hai mangiato insieme con

loro!". 4 Allora Pietro raccontò per ordine come erano andate le cose, dicendo: 5 "Io mi trovavo in

preghiera nella città di Giaffa e vidi in estasi una visione: un oggetto, simile a una grande tovaglia,

scendeva come calato dal cielo per i quattro capi e giunse fino a me. 6 Fissandolo con attenzione,

vidi in esso quadrupedi, fiere e rettili della terra e uccelli del cielo. 7 E sentii una voce che mi

diceva: Pietro, àlzati, uccidi e mangia! 8 Risposi: Non sia mai, Signore, poiché nulla di profano e di

immondo è entrato mai nella mia bocca. 9 Ribatté nuovamente la voce dal cielo: Quello che Dio ha

purificato, tu non considerarlo profano. 10 Questo avvenne per tre volte e poi tutto fu risollevato di

nuovo nel cielo. 11 Ed ecco, in quell'istante, tre uomini giunsero alla casa dove eravamo, mandati

da Cesarèa a cercarmi. 12 Lo Spirito mi disse di andare con loro senza esitare. Vennero con me

anche questi sei fratelli ed entrammo in casa di quell'uomo. 13 Egli ci raccontò che aveva visto un

angelo presentarsi in casa sua e dirgli: Manda a Giaffa e fa' venire Simone detto anche Pietro; 14

egli ti dirà parole per mezzo delle quali sarai salvato tu e tutta la tua famiglia. 15 Avevo appena

cominciato a parlare quando lo Spirito Santo scese su di loro, come in principio era sceso su di

noi. 16 Mi ricordai allora di quella parola del Signore che diceva: Giovanni battezzò con acqua, voi

invece sarete battezzati in Spirito Santo. 17 Se dunque Dio ha dato a loro lo stesso dono che a noi

per aver creduto nel Signore Gesù Cristo, chi ero io per porre impedimento a Dio?".18 All'udir

questo si calmarono e cominciarono a glorificare Dio dicendo: "Dunque anche ai pagani Dio ha

concesso che si convertano perché abbiano la vita!". 19 Intanto quelli che erano stati dispersi dopo

la persecuzione scoppiata al tempo di Stefano, erano arrivati fin nella Fenicia, a Cipro e ad

Antiòchia e non predicavano la parola a nessuno fuorché ai Giudei. 20 Ma alcuni fra loro, cittadini di

Cipro e di Cirène, giunti ad Antiòchia, cominciarono a parlare anche ai Greci, predicando la buona

novella del Signore Gesù. 21 E la mano del Signore era con loro e così un gran numero credette e si

convertì al Signore. 22 La notizia giunse agli orecchi della Chiesa di Gerusalemme, la quale mandò

Bàrnaba ad Antiòchia. 23 Quando questi giunse e vide la grazia del Signore, si rallegrò e, 24 da

uomo virtuoso qual era e pieno di Spirito Santo e di fede, esortava tutti a perseverare con cuore

risoluto nel Signore. E una folla considerevole fu condotta al Signore. 25 Bàrnaba poi partì alla volta

di Tarso per cercare Saulo e trovatolo lo condusse ad Antiòchia. 26 Rimasero insieme un anno

intero in quella comunità e istruirono molta gente; ad Antiòchia per la prima volta i discepoli

furono chiamati Cristiani. 27 In questo tempo alcuni profeti scesero ad Antiòchia da Gerusalemme.

28 E uno di loro, di nome Àgabo, alzatosi in piedi, annunziò per impulso dello Spirito che sarebbe

scoppiata una grave carestia su tutta la terra. Ciò che di fatto avvenne sotto l'impero di Claudio. 29

Allora i discepoli si accordarono, ciascuno secondo quello che possedeva, di mandare un soccorso

ai fratelli abitanti nella Giudea; 30 questo fecero, indirizzandolo agli anziani, per mezzo di Bàrnaba

e Saulo».

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Se la ‗distanza‘ non è quella che si intenderebbe a prima vista, in senso ‗materiale‘,

l‘iniziativa divina porta l‘apostolo a confrontarsi con un divario ben più profondo, quello che

separa le usanze religiose radicate dai tempi arcaici. Ciò ci riporta alla tematica della nuova

comunicazione e della questone ‗delle distanze‘ che la rendono non ‗effettiva‘ od ‗operante‘ per

uno scambio autentico tra le persona. La ―distanza‖ interpersonale sarebbe così l‘ostacolo

considerato prevalente per una operatività effettiva (concreta) tramite la rete e la connettività che

rende possibile (senza coinvolgimento diretto). Lo ‗spazio vicino‘ sembra essenziale per ogni

esperienza umana (autentica) 1. La priorità del ‗faccia a faccia‘ non è più condizionante per

l‘individuo, precisamente nei contatti ‗online‘ (liberandoli dalle inibizioni imposte dai rapporti

direttamente controllati dalla interpersonalità di prossimità spazio-temporale, includendo tanti

contegni ipocriti…) 2. La distanza non è più topografica o temporale: essa è un isolamento

interpersonale opposto alla relazionalità mediata 3. Lo ‗spazio‘ dovrà essere riconsiderato

(distanza come contesto di nuove perturbazioni accustiche, cioè diverse interferenze nel processo

di trasmissione comunicativa) 4. L‘individualità non è più un lusso superfluo al quale si può

rinunciare ma la condizione di salvaguardia della convivenza nella inviolabilità personale.

L‘individualità, però, sa di essere comunicativamente ‗condizionata‘ nel senso di non poter

predeterminare l‘uso del proprio tempo, dagli stessi imperativi dell‘elettronica multimediale. La

comunità, in questi ‗spostamenti‘ temporali dovrà inventarsi una nuova coesione nel tempo, non

più solo dipendente del ‗libero arbitrio‘ dell‘individuo, ma come esito della rete comunicativa nella

quale l‘individuo si trova coinvolto al servizio stesso della comunità. Anche se la prospettiva delle

'masse' perde della sua tonalità negativa, rimane -per la Chiesa romana- la difficoltà di riferirsi

alla 'massa' in un senso positivo, adoperando un singolare complessivo invece del plurale. La

1 E. T. Hall, The Hidden Dimension, New York 1966, p. 63: «Man's sense of space is closely related to his sense of self, which is in an intimate

transaction with his environment. Man can be viewed as having visual, kinesthetic, tactile, and thermal aspects of his self which may be

either inhibited or encouraged to develop by his environment».

2 E. Brooks, N. Heyman, J. Pyon, Social Interaction on the Internet: An Application of Erving Goffman's Sociological Theories, in «Internet»

2002, http://socserv2.mcmaster.ca/soc/courses/soc4j3/stuweb/cyber9/front.htm: «Erving Goffman. It is quite common through our daily

interactions, that we perform to our audience in specific regions, and through these regions, aspects of ourselves are seen. As Erving

Goffman explains, there are two regions in which we perform. The first is the front region which is where the performance is given. Often,

our activities within this region embody certain standarts, these include matters of politeness and decorum. Politeness is how the performer

acts in visual or aural proximity but not necessarily in direct conversation. (Goffman 107) It is through politeness and decorum that the

individual maintains moral conduct that is socially accepted within society. In contrast to the front region, there is another region in which

we perform. This area is commonly referred to as the backstage or back region and it is here that we see an opposite response. The

backstage or back region is where our suppressed feelings make an appearance. It is where we knowingly contradict the actions carried out

in the front region. Basically, Goffman's theory provides an explanation on how we interact with one another in day to day life and how we

develop a system to help express feelings that conflict with our front. These methods help guide us in face to face interaction. But how do

we act when we communicate and interact, but are not face to face? The Internet has led us to a situation where we are able to communicate

and interact with people from a wide variety of backgrounds, cultures, and countries, without ever seeing their faces. When analyzing

Goffman's theory relative to Cyberspace communication, we see that the lines between the front stage and back stage are blurred. When we

look at issues such as anonymity, flaming, and privacy on the Internet, we see Goffman's work modified in order to express the ideas of front

and back region performance».

3 J. Meyrowitz, Television and Interpersonal Behavior: Codes of Perception and Response, in G. Gumpert - R. Cathcart, Inter/Media, Oxford

1982, pp. 226-227.

4 G. Gumpert - R. Cathcart, Media and interpersonal Intimacy, Introduction, in idem, Inter/Media, New York 1982, pp. 173-174: «The media,

however, have made it necessary to rethink what we mean by space and environment. Space, defined as distance, is not relevant to a

telephone call (until we receive the bill from the telephone company). There was a time not so long ago when a long distance call was

accompanied by a lot of transmission noise. But every now and then the call would come through with such clarity that one would say, "It

sounds like you're in the next room." It is now commonplace to extend our psychological, intimate selves as the physical space between

ourselves and others has become irrelevant. If you live in an urban community, the chances are that you know very little about your

neighbours, but are "intimate" with persons who live far from your neighbourhood. It is likely that you have not visited a relative who lives in

the same city in the recent past, but that you have seen Johnny Carson, Mery Griffin, and Dick Cavett, among others on a regular basis. This

is not meant to chastise, but to point out the paradoxical effects that media have on all our close relationships. Now, we are all space

travelers»; R. Escarpit, Théorie de l‘information et pratique politique, Paris 1980, p. 94.

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preferenza sarà tuttora per la formula "le masse" 1. Con questa espressione, si pensa poter

diversificare una realtà che la dicitura 'massa' al singolare evocherebbe soltanto come 'collettività'

o ‗collettivismo‘ monolitico, dove la particolarità individuale verrebbe sacrificata a favore della

piattaforma pubblica, spesso manipolata da alcuni ispiratori spietati.... Persisterà -dunque- l'uso

d'un vocabulario del secolo scorso, anche nell'intento di valorizzare il fenomeno attuale della

comunicazione. Eppure, si sa perfettamente che 'le masse' nella loro configurazione storica non

furono il luogo o l'ambito dei "tentativi per raggiungere ognuno al suo proprio livello di

comprensione e di sensibilità" (come detto nel documento citato). E si sa bene che 'le masse' sono

state -difatti- delle moltitudini anonime e spersonalizzate...

E. L‟ILLUSORIA VICINANZA NELL‟AGGRAZIARSI I FAVORI DELL‟OPINIONE PUBBLICA: L‟ILLUSORIETÀ DI POTER „MANIPOLARE‟ LE COMUNITÀ A PROPRIO VANTAGGIO

Un passo ulteriore sembra anticiparsi nel libro degli Atti: come gestire le opinioni fluttuanti

dei gruppi e condizionargli a proprio vantaggio. Erode appare il simbolo vivo di questa illusorietà.

«12. 1 In quel tempo il re Erode cominciò a perseguitare alcuni membri della Chiesa 2 e fece

uccidere di spada Giacomo, fratello di Giovanni. 3 Vedendo che questo era gradito ai Giudei, decise

di arrestare anche Pietro. Erano quelli i giorni degli Azzimi. 4 Fattolo catturare, lo gettò in prigione,

consegnandolo in custodia a quattro picchetti di quattro soldati ciascuno, col proposito di farlo

comparire davanti al popolo dopo la Pasqua. 5 Pietro dunque era tenuto in prigione, mentre una

preghiera saliva incessantemente a Dio dalla Chiesa per lui. 6 E in quella notte, quando poi Erode

stava per farlo comparire davanti al popolo, Pietro piantonato da due soldati e legato con due

catene stava dormendo, mentre davanti alla porta le sentinelle custodivano il carcere. 7 Ed ecco gli

si presentò un angelo del Signore e una luce sfolgorò nella cella. Egli toccò il fianco di Pietro, lo

destò e disse: "Alzati, in fretta!". E le catene gli caddero dalle mani. 8 E l'angelo a lui: "Mettiti la

cintura e legati i sandali". E così fece. L'angelo disse: "Avvolgiti il mantello, e seguimi!". 9 Pietro uscì

e prese a seguirlo, ma non si era ancora accorto che era realtà ciò che stava succedendo per opera

dell'angelo: credeva infatti di avere una visione. 10 Essi oltrepassarono la prima guardia e la

seconda e arrivarono alla porta di ferro che conduce in città: la porta si aprì da sé davanti a loro.

Uscirono, percorsero una strada e a un tratto l'angelo si dileguò da lui. 11 Pietro allora, rientrato in

sé, disse: "Ora sono veramente certo che il Signore ha mandato il suo angelo e mi ha strappato

dalla mano di Erode e da tutto ciò che si attendeva il popolo dei Giudei". 12 Dopo aver riflettuto, si

recò alla casa di Maria, madre di Giovanni detto anche Marco, dove si trovava un buon numero di

persone raccolte in preghiera. 13 Appena ebbe bussato alla porta esterna, una fanciulla di nome

Rode si avvicinò per sentire chi era. 14 Riconosciuta la voce di Pietro, per la gioia non aprì la porta,

ma corse ad annunziare che fuori c'era Pietro. 15 "Tu vaneggi!" le dissero. Ma essa insisteva che la

cosa stava così. E quelli dicevano: "È l'angelo di Pietro". 16 Questi intanto continuava a bussare e

quando aprirono la porta e lo videro, rimasero stupefatti. 17 Egli allora, fatto segno con la mano di

tacere, narrò come il Signore lo aveva tratto fuori del carcere, e aggiunse: "Riferite questo a

Giacomo e ai fratelli". Poi uscì e s'incamminò verso un altro luogo. 18 Fattosi giorno, c'era non poco

scompiglio tra i soldati: che cosa mai era accaduto di Pietro? 19 Erode lo fece cercare

1 Jean Paul II, Message pour la Journée mondiale des communications sociales 1987: Les communications sociales au service de la justice et

de la paix, in «Bulletin de la Salle de Presse», 24/1/87, pp. 1-3: «Je sais que pour vous, artisans des communications sociales, les masses ne

sont pas des multitudes anonymes. Elles représentent le continuel défi de rejoindre et d'atteindre un chacun dans son propre contexte de

vie, à un niveau personnel de compréhension et de sensibilité, par des technologies de plus en plus poussées et par des stratégies de

communication de plus en plus efficaces. Quelle invitation pourrait ainsi retentir dans vos consciences: transmettre la stratégie de la

confiance par la stratégie de la communication, au service de la justice et de la paix».

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accuratamente, ma non essendo riuscito a trovarlo, fece processare i soldati e ordinò che fossero

messi a morte; poi scese dalla Giudea e soggiornò a Cesarèa. 20 Egli era infuriato contro i cittadini

di Tiro e Sidone. Questi però si presentarono a lui di comune accordo e, dopo aver tratto alla loro

causa Blasto, ciambellano del re, chiedevano pace, perché il loro paese riceveva i viveri dal paese

del re. 21 Nel giorno fissato Erode, vestito del manto regale e seduto sul podio, tenne loro un

discorso. 22 Il popolo acclamava: "Parola di un dio e non di un uomo!". 23 Ma improvvisamente un

angelo del Signore lo colpì, perché non aveva dato gloria a Dio; e roso, dai vermi, spirò. 24 Intanto

la parola di Dio cresceva e si diffondeva. 25 Bàrnaba e Saulo poi, compiuta la loro missione,

tornarono da Gerusalemme prendendo con loro Giovanni, detto anche Marco».

La comunicazione attraversa ‗trasversalmente‘ gli individui, la comunità comunicativa non

divide più gli individui ‗gli uni accanto agli- e divisi- dagli altri‘. Ecco che l‘evangelizzazione degli

inizi evoca questa self-regulation nel discernere ciò che conveniva meglio, per la scelta di aiutanti

(At 6), par l‘apertura ai non circoncisi (At 10-11), per ‗non imporre niente al di fuori

dell‘indispensabile‘, lasciando ad ognuno ampio spazio decisionale in quanto alla propria vita (At

15, 28). Si temevano tanto i ‗disturbi‘ ed i ‗disturbatori‘ ma la self-regulation permise di integrare

il tutto in una re-invenzione vivace della vita ecclesiale.

4° LA CONSISTENZA DEL MESSAGGIO: QUALE DIO SI ANNUNCIA DALLA TRADIZIONE ANTICA DELLA

FEDE VERSO NUOVI ORIZZONTI

Proseguendo nel percorso iniziale, il libro degli Atti arriva alla questione cruciale su come

presentare positivamente la testimonianza su Dio (poi su Cristo e sulla comunità iniziale) ai propri

interlocutori. Anche in queste tre ultime sezioni vi può essere un libero accostamento

comunicazionale per tentare di cogliere i nodi vitali dell‘articolazione redazionale del libro degli

Atti. La questione fondamentale sarà: ―quale Dio‖ nelle mutate condizioni in cui i testimoni devono

formulare il loro messaggio. Dall‘ambientazione che circonda i portatori della testimonianza da

‗rendere comune‘ ci si interessa per forza a quello che sarà la consistenza dell‘offerta apostolica.

A. LA CHIAVE DI AVVIO NELL‟IMPOSTARE IL MESSAGGIO SU DIO: SAPERSI LIBERARE DAI CONTESTI NON PIÙ PERTINENTI PER PASSARE OLTRE

L‘ambientazione di partenza del libro degli Atti contestualizza l‘iniziativa nella prospettiva

convenzionale di ogni normale proposta di avvio: si parte dalla fascia di appartenenza per aprire la

via di testimonianza. I pagani saranno l‘orizzonte di ricambio di fronte al rifiuto di coloro che

rivendicano la loro decisiva ‗prossimità‘ con ciò di cui la testimonianza prende origine. «13. 1

C'erano nella comunità di Antiòchia profeti e dottori: Bàrnaba, Simeone soprannominato Niger,

Lucio di Cirène, Manaèn, compagno d'infanzia di Erode tetrarca, e Saulo. 2 Mentre essi stavano

celebrando il culto del Signore e digiunando, lo Spirito Santo disse: "Riservate per me Bàrnaba e

Saulo per l'opera alla quale li ho chiamati". 3 Allora, dopo aver digiunato e pregato, imposero loro

le mani e li accomiatarono. 4 Essi dunque, inviati dallo Spirito Santo, discesero a Selèucia e di qui

salparono verso Cipro. 5 Giunti a Salamina cominciarono ad annunziare la parola di Dio nelle

sinagoghe dei Giudei, avendo con loro anche Giovanni come aiutante. 6 Attraversata tutta l'isola

fino a Pafo, vi trovarono un tale, mago e falso profeta giudeo, di nome Bar-Iesus, 7 al seguito del

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proconsole Sergio Paolo, persona di senno, che aveva fatto chiamare a sé Bàrnaba e Saulo e

desiderava ascoltare la parola di Dio. 8 Ma Elimas, il mago, - ciò infatti significa il suo nome -

faceva loro opposizione cercando di distogliere il proconsole dalla fede. 9 Allora Saulo, detto anche

Paolo, pieno di Spirito Santo, fissò gli occhi su di lui e disse: 10 "O uomo pieno di ogni frode e di

ogni malizia, figlio del diavolo, nemico di ogni giustizia, quando cesserai di sconvolgere le vie

diritte del Signore? 11 Ecco la mano del Signore è sopra di te: sarai cieco e per un certo tempo non

vedrai il sole". Di colpo piombò su di lui oscurità e tenebra, e brancolando cercava chi lo guidasse

per mano. 12 Quando vide l'accaduto, il proconsole credette, colpito dalla dottrina del Signore. 13

Salpati da Pafo, Paolo e i suoi compagni giunsero a Perge di Panfilia. Giovanni si separò da loro e

ritornò a Gerusalemme. 14 Essi invece proseguendo da Perge, arrivarono ad Antiòchia di Pisidia ed

entrati nella sinagoga nel giorno di sabato, si sedettero. 15 Dopo la lettura della Legge e dei Profeti,

i capi della sinagoga mandarono a dire loro: "Fratelli, se avete qualche parola di esortazione per il

popolo, parlate!". 16 Si alzò Paolo e fatto cenno con la mano disse: "Uomini di Israele e voi timorati

di Dio, ascoltate. 17 Il Dio di questo popolo d'Israele scelse i nostri padri ed esaltò il popolo durante

il suo esilio in terra d'Egitto, e con braccio potente li condusse via di là. 18Quindi, dopo essersi

preso cura di loro per circa quarant'anni nel deserto, 19 distrusse sette popoli nel paese di Canaan

e concesse loro in eredità quelle terre, 20 per circa quattrocentocinquanta anni. Dopo questo diede

loro dei Giudici, fino al profeta Samuele. 21 Allora essi chiesero un re e Dio diede loro Saul, figlio di

Cis, della tribù di Beniamino, per quaranta anni. 22 E, dopo averlo rimosso dal regno, suscitò per

loro come re Davide, al quale rese questa testimonianza: Ho trovato Davide, figlio di Iesse, uomo

secondo il mio cuore; egli adempirà tutti i miei voleri. 23 Dalla discendenza di lui, secondo la

promessa, Dio trasse per Israele un salvatore, Gesù. 24 Giovanni aveva preparato la sua venuta

predicando un battesimo di penitenza a tutto il popolo d'Israele. 25 Diceva Giovanni sul finire della

sua missione: Io non sono ciò che voi pensate che io sia! Ecco, viene dopo di me uno, al quale io

non sono degno di sciogliere i sandali. 26 Fratelli, figli della stirpe di Abramo, e quanti fra voi siete

timorati di Dio, a noi è stata mandata questa parola di salvezza. 27 Gli abitanti di Gerusalemme

infatti e i loro capi non l'hanno riconosciuto e condannandolo hanno adempiuto le parole dei

profeti che si leggono ogni sabato; 28 e, pur non avendo trovato in lui nessun motivo di condanna

a morte, chiesero a Pilato che fosse ucciso. 29 Dopo aver compiuto tutto quanto era stato scritto di

lui, lo deposero dalla croce e lo misero nel sepolcro. 30 Ma Dio lo ha risuscitato dai morti 31 ed egli

è apparso per molti giorni a quelli che erano saliti con lui dalla Galilea a Gerusalemme, e questi

ora sono i suoi testimoni davanti al popolo. 32 E noi vi annunziamo la buona novella che la

promessa fatta ai padri si è compiuta, 33 poiché Dio l'ha attuata per noi, loro figli, risuscitando

Gesù, come anche sta scritto nel salmo secondo: Mio figlio sei tu, oggi ti ho generato. 34 E che Dio

lo ha risuscitato dai morti, in modo che non abbia mai più a tornare alla corruzione, è quanto ha

dichiarato: Darò a voi le cose sante promesse a Davide, quelle sicure. 35 Per questo anche in un

altro luogo dice: Non permetterai che il tuo santo subisca la corruzione. 36 Ora Davide, dopo aver

eseguito il volere di Dio nella sua generazione, morì e fu unito ai suoi padri e subì la corruzione. 37

Ma colui che Dio ha risuscitato, non ha subìto la corruzione. 38 Vi sia dunque noto, fratelli, che per

opera di lui vi viene annunziata la remissione dei peccati 39 e che per lui chiunque crede riceve

giustificazione da tutto ciò da cui non vi fu possibile essere giustificati mediante la legge di Mosè.

40 Guardate dunque che non avvenga su di voi ciò che è detto nei Profeti: 41 Mirate, beffardi, stupite

e nascondetevi, poiché un'opera io compio ai vostri giorni, un'opera che non credereste, se vi

fosse raccontata!". 42 E, mentre uscivano, li pregavano di esporre ancora queste cose nel prossimo

sabato. 43 Sciolta poi l'assemblea, molti Giudei e proseliti credenti in Dio seguirono Paolo e

Bàrnaba ed essi, intrattenendosi con loro, li esortavano a perseverare nella grazia di Dio. 44 Il

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sabato seguente quasi tutta la città si radunò per ascoltare la parola di Dio. 45 Quando videro

quella moltitudine, i Giudei furono pieni di gelosia e contraddicevano le affermazioni di Paolo,

bestemmiando. 46 Allora Paolo e Bàrnaba con franchezza dichiararono: "Era necessario che fosse

annunziata a voi per primi la parola di Dio, ma poiché la respingete e non vi giudicate degni della

vita eterna, ecco noi ci rivolgiamo ai pagani‖. 47 Così infatti ci ha ordinato il Signore: ―Io ti ho posto

come luce per le genti, perché tu porti la salvezza sino all'estremità della terra". 48 Nell'udir ciò, i

pagani si rallegravano e glorificavano la parola di Dio e abbracciarono la fede tutti quelli che erano

destinati alla vita eterna. 49 La parola di Dio si diffondeva per tutta la regione. 50 Ma i Giudei

sobillarono le donne pie di alto rango e i notabili della città e suscitarono una persecuzione contro

Paolo e Bàrnaba e li scacciarono dal loro territorio. 51 Allora essi, scossa contro di loro la polvere

dei piedi, andarono a Icònio, 52 mentre i discepoli erano pieni di gioia e di Spirito Santo».

Dal modo di fare di Paolo e Barnaba, rivolgendosi a coloro che sono gli interlocutori più

evidenti del loro invito –i giudei- la loro esperienza si scontra con un rifiuto da parte di coloro che

si considerano autentici cultori del Dio Altissimo. L‘evocazione dei ‗confini all‘estremità della terra‘

mette in questione la loro rivendicazione di prossimità esclusiva. L‘estensione dell‘offerta si apre

ai ―pagani‖ e coloro che suggeriscono questa apertura non possono che appartenere a questo

mondo deleterio. Si sospetta che sia in corso una sostituzione dell‘intento divino sancito dalla

tradizione ormai assestata. Così può essere verificato anche con il passaggio alla nuova

comunicazione. L‘opinione forse più tenace in ambito ecclesiastico sembra essere quello del ruolo

sostitutivo dei media di fronte al divino, alla religione, all‘intento della fede, da parte di gente che

ha perso questo riferimento –particolarmente nella sua veste di ‗massa‘ nella comunicazione 1. Se

si inquadra questa valutazione in quella più complessiva sull‘appartenenza della comunicazione

come risultato di una ‗secolarizzazione‘ ormai dilagante, il giudizio fa eco a quello che si sente

genericamente in ambito ecclesiastico. Si ha a che fare con ‗nuovi pagani‘, con tutto il disprezzo

che si possa esprimere nei loro confronti. La confluenza tra secolarizzazione e media è un tema

ormai ribadito più volte da vari responsabili ecclesiastici 2. Secolarizzazione e media sembrano un

1 P. H. Madelin, Approches sociologiques et anthropologiques des media, in AA. VV., Le courage des prophètes, Paris 1979, p. 96: Plus

largement, les media sont un lieu fantastique de deploiement de l'imaginaire. Ils forment la quotidienneté de l'homme ordinaire, son horizon

mental et affectif. C'est la forme de spiritualité de l'homme qui n'en a pas ou n'en a plus, après l'effacement des croyances ancestrales qui

faisaient penser, rêver et agir. C'est l'univers de reférence d'un peuple atomisé, c'est le milieu vital dans lequel baigne le non-militant qui

constitue la population massive de notre pays, c'est le nouveau sacré de qui n'en a plus. C'est la croyance nouvelle quand les anciennes

croyances ne sont plus jugées aptes à susciter l'adhésion fervente .

2 G. Cubeddu, Poche parole, radicate nel Vangelo. Parla l‘arcivescovo di Baltimora William Henry Keeler, in «30 Giorni», giugno 2001, etiam in

«Internet» 2007, http://www.30giorni.it/it/articolo.asp?id=2562: «Di Quali temi del Concistoro sono stati secondo lei più significativi e più

aderenti alla realtà della Chiesa americana? WILLIAM HENRY KEELER: Il tema dei media e della comunicazione, di cui anch‘io ho parlato al

Concistoro. Perché, come puntualizzò il Papa nella Redemptoris missio, i media generano una loro cultura ed hanno sulla realtà un enorme

impatto. Talvolta nella Chiesa si sente dire che ―dobbiamo usare i media‖. No, dovremmo invece anzitutto affrontarli con professionalità, e

per quanto riguarda ciò che interessa la Chiesa, dovremmo capirli meglio e sapere che la loro azione di fatto è di secolarizzazione, che tra i

media e la Chiesa c‘è un divario e vedere se si può colmare. Ci diceva il cardinal Szoka al Sinodo americano che la globalizzazione è qui e

non basta desiderare che vada via… Szoka consigliava di parlare con i leader della globalizzazione. Io aggiungo che bisogna parlare anche

con i leader dei media. A proposito dei media e della secolarizzazione… KEELER: …Essi hanno un‘influenza che certo non è positiva, danno

un‘informazione prona allo scandalismo o ai lati sociali peggiori. Programmaticamente evitano di mostrare un aspetto buono. Del resto

anche l‘informazione televisiva ha preso ad esprimersi con criteri di intrattenimento in modo tale da disorientare la gente, che non capisce

più il profilo dei temi proposti. Il tutto con contorno di spot pubblicitari, secondo un‘insana ―razionalità‖ consumistica. Che rapporto c‘è tra

media e fede, partendo dall‘esperienza americana? KEELER: Certo i media non sono parte del nutrimento della fede dei cattolici americani,

nutrimento che viene dalla loro partecipazione settimanale all‘eucarestia. Lo posso testimoniare, con mio stupore. Visito tante parrocchie

della mia diocesi e ho celebrato l‘eucarestia in tanti altri luoghi negli Stati Uniti, e sempre mi trovo dinanzi una stupenda e raccolta

partecipazione della nostra gente alla messa domenicale. Il loro sostegno spirituale viene dalla liturgia. Quando incontro i consigli

parrocchiali li interrogo su quali siano i benefici che vengono a loro dalla parrocchia. E generalmente la prima risposta è la partecipazione

all‘eucarestia. Quando poi li interrogo sui loro principali problemi, il primo, mi dicono, è l‘educazione dei figli; il secondo è richiamare alla

fede quegli uomini che si sono allontanati – e ne abbiamo molti –; il terzo, è la distanza che c‘è tra la Chiesa reale in parrocchia e quella

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‗tutt‘uno‘ 1. La secolarizzazione aveva previsto che dall‘‖homo sapiens religiosus‖ si passasse

all‘‖homo sapiens a-religiosus‖ come tappa finale di un processo compiuto. Ma apparve anche la

postmodernità comunicazionale, con un altro tipo di configurazione umana. Si sa che l‘indagine

antropologica considerava la comunicazione come una sotto-specie strumentale dell‘esperienza

umana industriale secolarizzata senza significativo collegamento con la comunicazione inter-

personale 2. Cosa avverrà della persona in questa nuova dimensione della esperienza comune della

umanità? Certi specialisti della comunicazione propongono talvolta un approccio dissimile: la

comunicazione tecnologica cambia, cioè, non soltanto la 'periferia' della persona umana, ma la sua

stessa costituzione interiore od intrinseca. Assisteremo alla fine di un certo tipo di persona umana

per passare alla nascita di un altro tipo di persona umana? È stato compito e preggio

dell‘esperienza comunicativa di intuire ciò che cambiava 'dentro-aldilà' negli avvenimenti che

succedevano sotto il sole (cfr supra). La valenza ‗secolarizzata‘ non sembra essere un elemento

rivendicato dalla nuova comunicazione. D‘altra parte si insiste sulla fine –con essa- del ‗regno

clericale‘ nei suoi ultimi rimasugli (ciò non è la stessa cosa che la mancanza di ogni spiritualità o

sete spirituale). Si parla infatti della ‗fine‘ definitiva del monopolio clericale (di ‗diritto divino‘) di

controllo sulla conoscenza e sull‘esperienza umana 3. Ritroviamo così il riferimento all‘‖inizio

stesso‖ delle vicende comunicative: l‘affermazione della libera editoria, associata ad un momento

critico della storia, l‘umanesimo, il Rinascimento, la Riforma 4. D‘altra parte, il superamento dei

limiti del luogo e del momento fa nascere una ‗nonlocalità‘, o cioè una ‗omnipresenza‘ che può

essere concepita come area spirituale o interpretata come connettività più veloce della luce (dalla

virtuale vista tramite i mezzi di comunicazione. Di questo ho parlato all‘occasione con i responsabili dei media, dicendo loro che non

rappresentano bene la Chiesa».

1 D. Lorenzi (28/04/2007), Betori: ''La stampa sbaglia quando considera la Chiesa una parte politica'', in «Flash news», in «Internet» 2007,

http://www.korazym.org/news1.asp?Id=22794: «A proposito dei stampa e media, Betori ha insistito sul fatto che il circuito dell'informazione

"e la secolarizzazione stravolgono il fatto religioso sia che si tratti di cristianesimo che di islam". Il segretario della Cei parla di

"atteggiamento bifronte dei commentatori alle prese con la religione, a seconda se questa sia caratterizzata come cristiana o islamica: nel

primo caso si pensa ad un'opinione che non ha o non deve avere conseguenze pubbliche; nel secondo si pensa a qualcosa che fanaticamente

tiene insieme pubblico e privato, politica e religione". In entrambi i casi - ha aggiunto - è l'ideologia della secolarizzazione a stravolgere il

fatto religioso, trasformato in religione secolarizzata (e quindi innocua) oppure in fanatismo (necessariamente sanguinario). Ma nè il

cristianesimo nè l'islam - ha concluso - possono essere capiti a partire dalla secolarizzazione"».

2 G. Gumpert - R. Cathcart, Introduction, in idem, Inter/Media, Oxford 1982, p. 10: «It is our intention, through this collection of readings

and original essays, to begin to bridge the gap that has existed in the study of mediated communication and interpersonal communication.

We have tended in the past to treat the mass media as isolated phenomena having little to do directly with interpersonal communication, and

we have dealt with interpersonal communication as though mass media did not exist. Too often the study of mass media has been from a

commercial and technological viewpoint having little or nothing to do with the whole process of human communication. To a large extent,

the study of interpersonal communication has concentrated on the relationship between two persons without regard for the media

environment which contains that relationship».

3 E. Brooks - N. Heyman - J. Pyon, Social Interaction On The Internet: An Application of Erving Goffman's Sociological Theories, in «Internet»

2002, http://socserv2.mcmaster.ca/soc/courses/soc4j3/stuweb/cyber9/front.htm: «What is it about Cyberspace that makes people flock to

it in record numbers? Its development has led to a transformation in the way we think, communicate, and interact. When we look at the

history of communication, we see ourselves moving from a point where the church controlled what was learned; no one but the clergy was

able to read. This led to the print culture which opened up new and exciting possibilities of communication and interaction. Members of

society became functionally literate human beings. (Spender 3) It appeared as though print was the revolutionary medium that was going to

change society, but along came the telephone which was prophesized to bring doom and gloom. People were going to be able to contact

loved ones, friends, and relatives without ever having to actually see them. (Spender 192) Now fast forward to the twentieth century and we

are now seeing people communicate with individuals across the globe. No longer are people restricted to the familiar, but it is possible to be

exposed to the unfamiliar. Cyberspace has changed the way individuals interact with one another in their daily lives. Its existence has created

a whole new "virtual community" where the norms of face to face interaction is becoming obsolete. The question becomes, how do we

balance traditional interaction and communication with the phenomenon of Cyberspace?».

4 A. Dulles, The Church is Communications, in «Multimedia International», 1972 nº 1, p. 8: «The Reformation can be understood, to a great

extent, in terms of the communications revolution of the sixteenth century. After Gutenberg, it became possible to put copies of the Bible in

everybody's hands. There was a sudden spate of translations of the Bible and a rapid rise in the rate of literacy. Under these conditions it

became possible for a theologian such as Luther to appeal effectively to the Bible against the pope and the hierarchy. Because the Bible was

accessible to so many people, the folmula "sola Scriptura" could become a popular slogan. In sixteenth century Protestantism the old

ecclesiastical system of mediation was drastically simplified. The medieval priest was replaced by the Biblical homilist simply vested in a

scholar's gown».

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dicitura della ricerca delle scienze fisiche) 1. Si oppone facilmente –in questo prospetto- l‘ambito

‗reale‘ e quello ‗virtuale‘ dei rapporti umani. Dal tessuto della rete, si prevedono –in questo senso-

fondamentali cambiamenti nelle capacità e nella configurazione mentale, e sono le trasformazioni

della dimensione religiosa che appaiono prioritarie 2.

B. QUALE DIO IN SENO AL MONDO CHE SI PERCORRE: TRA ZEUS, HERMES, ED IL DIO CHE SI SVELA NELLA SUA INIZIATIVA VIVA

La testimonianza apostolica continua con un nuovo richiamo riassuntivo che preannunzia

ciò che dovesse verificarsi nel percorrere le ‗distanze‘ di mentalità e di intuito religioso. Il pacato

chiarimento di Paolo e Barnaba riguardo alla loro ‗identità‘ offre l‘indizio su come districarsi

nell‘immersione al cuore del dialogo con la gente che si incontra e sul discernimento senza artifici

che occorre necessariamente esprimere. Il libro degli Atti continua con il tema di questa ‗sezione‘

su ‗quale Dio‘ si rappresenta e si annunzia. «14. 1 Anche ad Icònio essi entrarono nella sinagoga

dei Giudei e vi parlarono in modo tale che un gran numero di Giudei e di Greci divennero credenti.

2 Ma i Giudei rimasti increduli eccitarono e inasprirono gli animi dei pagani contro i fratelli. 3

Rimasero tuttavia colà per un certo tempo e parlavano fiduciosi nel Signore, che rendeva

testimonianza alla predicazione della sua grazia e concedeva che per mano loro si operassero

segni e prodigi. 4 E la popolazione della città si divise, schierandosi gli uni dalla parte dei Giudei,

gli altri dalla parte degli apostoli. 5 Ma quando ci fu un tentativo dei pagani e dei Giudei con i loro

capi per maltrattarli e lapidarli, 6 essi se ne accorsero e fuggirono nelle città della Licaònia, Listra e

Derbe e nei dintorni, 7 e là continuavano a predicare il vangelo. 8 C'era a Listra un uomo paralizzato

alle gambe, storpio sin dalla nascita, che non aveva mai camminato. 9 Egli ascoltava il discorso di

Paolo e questi, fissandolo con lo sguardo e notando che aveva fede di esser risanato, 10 disse a

1 N. F. McInnis, THE FIRST INTERNATIONAL ELECTRONIC SEMINAR ON WHOLENESS, Time To Think The World Back Together, in «Internet»

2004, http://www.newciv.org/ISSS_Primer/seminar.html: «Nonlocality is here to stay. The Internet reflects a recently discovered and

mysterious quality of the universe, a quality of so-called "nonlocality." The term "nonlocal" was initially coined to describe observable and

measurable interactions that seem to exceed the speed of light. For instance, certain influences of subatomic particles on other particles are

instantaneous, occurring in less than the amount of time required for light to travel between them--as if the particles were telepathic. And in

the cosmos at large, galaxies that are many more billions of light years apart than the universe is billions of years old respond identically to

the same physical laws even though no signal could have traveled between them to convey the influence of these laws. According to the

macrocosmic view of nonlocality, any particles that have once been in local relationship remain forever within each other's immediate

influence, no matter how far apart they may drift. This suggests that everything has always been in relationship with everything else ever

since the "Big Bang," the moment of cosmic origin during which all of the matter and energy in today's far-flung universe was initially

localized at a single point. Universally distributed influences are termed "omnipresent" when they are considered to be spiritual. They are

called "nonlocal" by those who conceive of them as purely physical. Regardless of what we may choose to call them, such influences by any

other name are just as mysterious, and they are likewise just as lacking for an explanation within the limits of current scientifically ordained

reality. Another type of omnipresence, or nonlocal everywhereness, is also characteristic of holograms in which the totality of the

holographic image is present at every point».

2 J. F., The Human Mind Will Change Radically over Time According to Retired Princeton Physicist, (Issue: March 7, 2002), in «Internet» 2002,

http://www.findarticles.com/cf_0/m4PRN/2002_March_7/83544119/p1/article.jhtml? term=internet+and+human+mind: «PRINCETON, N.J.

-- The human mind will change radically over time, developing greater capacity and complexity, and will have an increasing sense of reality,

according to a writing under the "Neural changes, which added reason to animal emotion to make humans human, are still incomplete but

will gradually seek better balance," according to Brain, author of "The Way Things Are: The Changing Perspective of Human Existence"

(24.99). The author describes original and subsequent life as chemical reactions of the Earth resulting in human form through many stages.

The human mind represents the highest intellectual power to date but falls far short of ideal societal needs. Inhumane and uncontrolled

behavior is expected to continue to permeate society until positive forces effect change. Brain created the concept of "neurocultural

evolution" which he says accompanies biological evolution. It is defined as the cumulative effect of the cellular mechanisms of learning and

memory, the major force in human progress, resulting from intercommunication through the senses. Brain predicts that persistent religious

conflict will gradually decline and religions as we know them will eventually disappear. It suggests that the widely held notion of the

existence of a personal god to which one can communicate and expect response, will be regarded as quite primitive. Behavior will

increasingly depend on human fellowship unrelated to the imaginative spiritual world. "Increasing world communication and travel will

eventually result in greater genetic mixing, leading to a more uniform racial and ethnic population with fewer causes of difference and

conflict," Brain says. "I also envision long-term full occupation of our small planet under a single democratic form of government without

borders"».

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gran voce: "Alzati diritto in piedi!". Egli fece un balzo e si mise a camminare. 11 La gente allora, al

vedere ciò che Paolo aveva fatto, esclamò in dialetto licaonio e disse: "Gli dèi sono scesi tra di noi

in figura umana!". 12 E chiamavano Bàrnaba Zeus e Paolo Hermes, perché era lui il più eloquente. 13

Intanto il sacerdote di Zeus, il cui tempio era all'ingresso della città, recando alle porte tori e

corone, voleva offrire un sacrificio insieme alla folla. 14 Sentendo ciò, gli apostoli Bàrnaba e Paolo si

strapparono le vesti e si precipitarono tra la folla, gridando: 15 "Cittadini, perché fate questo?

Anche noi siamo esseri umani, mortali come voi, e vi predichiamo di convertirvi da queste vanità al

Dio vivente che ha fatto il cielo, la terra, il mare e tutte le cose che in essi si trovano. 16 Egli, nelle

generazioni passate, ha lasciato che ogni popolo seguisse la sua strada; 17 ma non ha cessato di

dar prova di sé beneficando, concedendovi dal cielo piogge e stagioni ricche di frutti, fornendovi il

cibo e riempiendo di letizia i vostri cuori". 18 E così dicendo, riuscirono a fatica a far desistere la

folla dall'offrire loro un sacrificio. 19 Ma giunsero da Antiòchia e da Icònio alcuni Giudei, i quali

trassero dalla loro parte la folla; essi presero Paolo a sassate e quindi lo trascinarono fuori della

città, credendolo morto. 20 Allora gli si fecero attorno i discepoli ed egli, alzatosi, entrò in città. Il

giorno dopo partì con Bàrnaba alla volta di Derbe. 21 Dopo aver predicato il vangelo in quella città

e fatto un numero considerevole di discepoli, ritornarono a Listra, Icònio e Antiòchia, 22 rianimando

i discepoli ed esortandoli a restare saldi nella fede poiché, dicevano, è necessario attraversare

molte tribolazioni per entrare nel regno di Dio. 23 Costituirono quindi per loro in ogni comunità

alcuni anziani e dopo avere pregato e digiunato li affidarono al Signore, nel quale avevano creduto.

24 Attraversata poi la Pisidia, raggiunsero la Panfilia 25 e dopo avere predicato la parola di Dio a

Perge, scesero ad Attalìa; 26 di qui fecero vela per Antiòchia là dove erano stati affidati alla grazia

del Signore per l'impresa che avevano compiuto. 27 Non appena furono arrivati, riunirono la

comunità e riferirono tutto quello che Dio aveva compiuto per mezzo loro e come aveva aperto ai

pagani la porta della fede. 28 E si fermarono per non poco tempo insieme ai discepoli».

Il modo lucido e tranquillo di smontare ogni spettacolarità, nel riferimento mitico a varie

divinità che si rendesse presente, colpisce in questa gestione della situazione nella quale si

trovano i due testimoni. Il chiarimento è perentorio: occorre situare il tipo di relazione che si

stabilisce con ciò che si annunzia, si rimane dimessamente esseri umani al servizio del messaggio

divino offerto agli interlocutori. La consapevolezza di una sempre inadeguata ‗comunicazione‘ -

per quanto riguarda i misteri divini- è un richiamo che si impone dai primi passi del

coinvolgimento comunicazionale 1. L‘inadeguatezza non riguarda quella tra i ‗contenuti‘

comunicati che si dissociano da quelli predisposti ad opera delle ‗autorità‘ che gli vogliano

predeterminare, ma dalla ‗diversità‘ stessa del mistero di Dio. Per i destinatari, si dovrà sempre

‗uscire dai propri contesti religiosi scontati‘ come per gli ascoltatori di Paolo e Barnaba. L‘unico

modo di rispettare questa diversità è di passare attraverso l‘esperienza di fede della comunità

credente che sta sorgendo. Oggi, nella nuova comunicazione, cogliere questa ‗comunità‘ nella

1 WORLD ASSOCIATION OF CHRISTIAN COMMUNICATION (WACC), Christian Principles of Communication, in «Action» (supplement), 1986 n°

8, pp. 1-2: «1. The church as a community of believers is God‘s chosen instrument for promoting the Kingdom. This is because the church is

meant to embody and testify the central values of the Kingdom, among which are oneness, reconciliation, equality, justice, freedom, har-

mony peace and love (―shalom‘). Furthermore, Christian communicators are conscious of and show respect for God‘s mysteries. God‘s ways

can never be grasped, let alone explained. Likewise, the crown of God‘s creation, people, cannot ever be fully understood. Christian

communicators, therefore, are always aware of their inadequacies when speaking of God, and conscious of ―mystery‖ when telling the story

of God‘s people. The communication of Christians is ultimately meant to glorify God. In that sense, all Christian communication is an act of

worship, a praise of God through the shared word and action of a community living in the consciousness of God‘s presence. Chr istian

communication is challenged to witness to God‘s transforming power in all areas of human life. Paul calls himself and all servants of the

Word, ―servants of your glory‖ (Eph. 1:12) and thus ―servants of your joy‖ (II Cor. 1:24). The glory of God and the joy of the people should be

the hallmark of all Christian communication. These general principles of Christian communication will now be elaborated in the context of

today‘s communication problems».

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multimedialità a distanza sarà l‘impresa non facile dei comunicatori cristiani. La via sarà la risposta

‗orante‘ dei testimoni attraverso il discernimento su ciò che si compie come ‗popolo di Dio‘, per

quanto possono evocare nella coscienza della inescapabile inadeguatezza di messaggio. Si parlerà

di ‗metacomunicazione‘, per evitare ogni malinteso su una ‗linea diretta‘ che scende da Dio e

penetra in modo lineare nel percorso umano 1.

C. UN DIO CHE NON CHIEDE NIENTE AL DI FUORI DEL NECESSARIO A COLORO CHE VENGONO DA TANTI ORIZZONTI

Un passo ulteriore sarà fatto nel precisare, dal contesto che si presenta, quale siano

davvero i requisiti per partecipare pienamente all‘evento ed alle promesse che potesse

racchiudere. Il profilo divino che si annunzia appare dalle stesse disposizioni e dai stessi precetti

che inquadrano l‘adesione alla via indicata. «15. 1 Ora alcuni, venuti dalla Giudea, insegnavano ai

fratelli questa dottrina: "Se non vi fate circoncidere secondo l'uso di Mosè, non potete esser salvi".

2 Poiché Paolo e Bàrnaba si opponevano risolutamente e discutevano animatamente contro costoro,

fu stabilito che Paolo e Bàrnaba e alcuni altri di loro andassero a Gerusalemme dagli apostoli e

dagli anziani per tale questione. 3 Essi dunque, scortati per un tratto dalla comunità,

attraversarono la Fenicia e la Samarìa raccontando la conversione dei pagani e suscitando grande

gioia in tutti i fratelli. 4 Giunti poi a Gerusalemme, furono ricevuti dalla Chiesa, dagli apostoli e

dagli anziani e riferirono tutto ciò che Dio aveva compiuto per mezzo loro. 5 Ma si alzarono alcuni

della setta dei farisei, che erano diventati credenti, affermando: è necessario circonciderli e ordinar

loro di osservare la legge di Mosè. 6 Allora si riunirono gli apostoli e gli anziani per esaminare

questo problema. 7 Dopo lunga discussione, Pietro si alzò e disse: "Fratelli, voi sapete che già da

molto tempo Dio ha fatto una scelta fra voi, perché i pagani ascoltassero per bocca mia la parola

del vangelo e venissero alla fede. 8 E Dio, che conosce i cuori, ha reso testimonianza in loro favore

concedendo anche a loro lo Spirito Santo, come a noi; 9 e non ha fatto nessuna discriminazione tra

noi e loro, purificandone i cuori con la fede. 10 Or dunque, perché continuate a tentare Dio,

imponendo sul collo dei discepoli un giogo che né i nostri padri, né noi siamo stati in grado di

portare? 11 Noi crediamo che per la grazia del Signore Gesù siamo salvati e nello stesso modo

anche loro". 12 Tutta l'assemblea tacque e stettero ad ascoltare Bàrnaba e Paolo che riferivano

quanti miracoli e prodigi Dio aveva compiuto tra i pagani per mezzo loro. 13 Quand'essi ebbero

finito di parlare, Giacomo aggiunse: 14 "Fratelli, ascoltatemi. Simone ha riferito come fin da

principio Dio ha voluto scegliere tra i pagani un popolo per consacrarlo al suo nome. 15 Con questo

si accordano le parole dei profeti, come sta scritto: 16 Dopo queste cose ritornerò e riedificherò la

tenda di Davide che era caduta; ne riparerò le rovine e la rialzerò, 17 perché anche gli altri uomini

cerchino il Signore e tutte le genti sulle quali è stato invocato il mio nome, 18 dice il Signore che fa

queste cose da lui conosciute dall'eternità. 19 Per questo io ritengo che non si debba importunare

quelli che si convertono a Dio tra i pagani, 20 ma solo si ordini loro di astenersi dalle sozzure degli

idoli, dalla impudicizia, dagli animali soffocati e dal sangue. 21 Mosè infatti, fin dai tempi antichi,

ha chi lo predica in ogni città, poiché viene letto ogni sabato nelle sinagoghe". 22 Allora gli

apostoli, gli anziani e tutta la Chiesa decisero di eleggere alcuni di loro e di inviarli ad Antiòchia

insieme a Paolo e Bàrnaba: Giuda chiamato Barsabba e Sila, uomini tenuti in grande

considerazione tra i fratelli. 23 E consegnarono loro la seguente lettera: "Gli apostoli e gli anziani ai

fratelli di Antiòchia, di Siria e di Cilicia che provengono dai pagani, salute! 24 Abbiamo saputo che

1 J. Heinrichs, Theory of practical communication: a Christian Approach, in Journal of the World Association for Christian Communication ,

1981, n 4, p. 8, cfr supra.

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alcuni da parte nostra, ai quali non avevamo dato nessun incarico, sono venuti a turbarvi con i loro

discorsi sconvolgendo i vostri animi. 25 Abbiamo perciò deciso tutti d'accordo di eleggere alcune

persone e inviarle a voi insieme ai nostri carissimi Bàrnaba e Paolo, 26 uomini che hanno votato la

loro vita al nome del nostro Signore Gesù Cristo. 27 Abbiamo mandato dunque Giuda e Sila, che vi

riferiranno anch'essi queste stesse cose a voce. 28 Abbiamo deciso, lo Spirito Santo e noi, di non

imporvi nessun altro obbligo al di fuori di queste cose necessarie: 29 astenervi dalle carni offerte

agli idoli, dal sangue, dagli animali soffocati e dalla impudicizia. Farete cosa buona perciò a

guardarvi da queste cose. State bene". 30 Essi allora, congedatisi, discesero ad Antiòchia e riunita la

comunità consegnarono la lettera. 31 Quando l'ebbero letta, si rallegrarono per l'incoraggiamento

che infondeva. 32 Giuda e Sila, essendo anch'essi profeti, parlarono molto per incoraggiare i fratelli

e li fortificarono. 33 Dopo un certo tempo furono congedati con auguri di pace dai fratelli, per

tornare da quelli che li avevano inviati [34]. 35Paolo invece e Bàrnaba rimasero ad Antiòchia,

insegnando e annunziando, insieme a molti altri, la parola del Signore. 36 Dopo alcuni giorni Paolo

disse a Bàrnaba: "Ritorniamo a far visita ai fratelli in tutte le città nelle quali abbiamo annunziato la

parola del Signore, per vedere come stanno". 37 Bàrnaba voleva prendere insieme anche Giovanni,

detto Marco, 38 ma Paolo riteneva che non si dovesse prendere uno che si era allontanato da loro

nella Panfilia e non aveva voluto partecipare alla loro opera. 39 Il dissenso fu tale che si separarono

l'uno dall'altro; Bàrnaba, prendendo con sé Marco, s'imbarcò per Cipro. 40 Paolo invece scelse Sila e

partì, raccomandato dai fratelli alla grazia del Signore. 41 E attraversando la Siria e la Cilicia, dava

nuova forza alle comunità».

L‘interrogativo che rimanda alla riflessione comunicazionale attuale riguarda senz‘altro

quello su ciò che un credente pienamente e sinceramente dedicato alla propria fede deve essere

pronto a rinunziare nella sua stessa conversione a Dio secondo i parametri ecclesiali. Cosa bisogna

‗tagliare fuori‘ nell‘esperienza comunicativa per corrispondere all‘osservanza cristiana? La

dinamica della nuova comunicazione è assai più complessa e coinvolgente di quanto si poteva

pensare, ed ulteriori passi possono portare verso altre ed ulteriori incognite. Come seguire e come

stare alla pari con questi scatti in avanti? D‘altra parte, il punto debole della ‗rete‘ planetaria

sembra essere proprio il suo stato ancora poco organicamente articolato (si dirà che rimane

ancora in qualche modo ‗anarchico‘). Come fare per rendere la fruizione della presenza in rete

‗cristianamente più organica‘? Sappiamo che ―ufficializzare‖ ogni percorso non risponde alla

genialità della libera connetività. Bisogna piuttosto intensificare i legami nel modo vivo e non

ulteriormente appesantito da restrizioni varie. Si potrebbe considerare il popolo degli internauti

come un nuovo popolo ‗pagano‘ –o ‗non circonciso‘- che può essere raggiunto. Anche l‘iniziale

evangelizzazione ebbe necessità di un ‗concilio‘, quello primo di Gerusalemme, per mettere

insieme le esperienze e vedere come andare avanti in compagnia dei ‗non circoncisi‘ (At 15, 1-

21)… Ma quale potrebbe essere questo ‗nuovo tipo di essere «incirconciso»‘ che si muove di fronte

a noi? La rete della ‗nuova comunicazione‘ crea un intreccio di dati su tutto e su tutti, tanto che i

diversi campi dell'azione e del pensiero devono necessariamente tener conto gli uni degli altri. Si

ha davvero ragione di opporre –a proposito della nuova comunicazione in rete- il ‗virtuale‘ ed il

‗reale‘, o il ‗virtuale‘ ed il ‗personale‘? Il ‗personale‘ è davvero questa localizzazione topografica

nella quale si contestualizza? Eppure il libro degli Atti ci suggerisce una ampia flessibilità

itinerante, e non solo perché ‗era solo l‘inizio‘ e ‗appena si potrà, si fisserà tutto

topograficamente‘... Il popolo nascente è un popolo plasmato dalla rete ―delle autostrade

dell‘informazione transnazionale‖ (cfr infra): si entra nella metodologia interdisciplinare ed

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interculturale 1. Tutti i campi dell‘esperienza umana sono legati, non ci sono più ‗vasi stagni‘. Non

si assolutizza neanche più la radicale segregazione dell‘umano fuori della totalità vivente, ma

anche fuori dal mondo delle macchine 2. È da questo paesaggio che va colto il tessuto vivo dal

quale nasce Internet, con tutte le premesse e le implicazioni che la fase d‘informatizzazione

include. Tutta l‘esistenza umana consiste negli innumerevoli scambi di messaggi d‘ogni tipo ed ad

ogni livello dell‘esperienza 3. Si cerca di ideare una comprensione riguardo alla possibilità di far

giungere qualsiasi messaggio, da qualsiasi fonte, verso qualsiasi ricettore 4. Sorge un nuovo tipo

di persone umane, i cercatori d‘informazione, o cioè coloro che vogliono trovare punti di vista che

ancora non hanno sentito (che siano d‘accordo con essi o no) 5. La conoscenza non è più

un‘'hortus conclusus' che deve essere salvaguardato e difeso come segreti particolari,

individualmente o corporativamente. 'L‘intelligenza artificiale' diventa una estensione della 'natura'

fino a quello che sembravano 'strumenti artificiali' 6. L‘interconnettività e la interdisciplinarietà

saranno insostituibili, in vista di un discernimento operativo di fronte alla raccolta di infinità di

dati. Nella crescente complessità, ci sarà un‘inevitabile complementarietà delle discipline e dei

metodi, tanto che le strutture di conoscenza acquisita perdono la loro fissa e stabile

organizzazione mentale. I diversi campi d‘azione e conoscenza entrano necessariamente in

1 UNESCO, Comprendre pour agir, Paris 1977, p. 380: «Il semble que la situation actuelle de l'information se caractérise par une double

tendance à l'intégration. Sur le plan des disciplines, les approches isolées ne se justifient plus: les principes, les méthodes, les normes de

traitement de l'information sont les mêmes, quelle que soit la matière à laquelle on a affaire; ainsi les instruments méthodologiques mis au

point pour traiter de l'information scientifique et technique sont-ils applicables à l'ensemble des domaines du savoir. De même, sur le plan

institutionnel, il y a, par-delà les problèmes spécifiques liés aux missions particulières d'organismes divers comme les bibliothèques, les

centres de documentation ou les archives, des démarches, des méthodes et des technologies qui sont communes et autorisent à considérer

l'ensemble des services d'information comme un système dont le fonctionnement et le développement appellent des approches semblables».

2 F. E. Mairlot, La cybernétique, science de l‘invariant, et son impact sur la solution de problèmes réels, in AA. VV., Scientific methods and

actual problems, Namur 1975, p. 36: «Wiener, initiateur moderne de la cybernétique, l‘avait proposé comme intégrant l‘animal et la machine.

Ces phénomènes, nous pouvons les considérer comme des totalités dynamiques, capables d'activités se situant parmi d‘autres totalités».

3 A. Moles, Objet, méthode et axiomatique de la cybernétique, in AA.VV., Le dossier de la cybernétique, Paris 1968, p. 59: «Mais la doctrine

ainsi dégagée s‘est avérée si importante, qu‘elle a constitué rapidement une branche autonome de la cybernétique, peut-être la plus ferme

car elle reposait solidement sur la formule de Shannon: c‘est la théorie de l‘information, qui a reçu une extension considérable. Une bonne

part de l‘activité humaine se traduit, en effet, par des messages d‘un individu à un autre individu, d‘un groupe à une masse sociale: la radio-

diffusion en est un exemple. L‘artiste, de même, transmet un message à son public: la partition est le message que le compositeur transmet

à l‘exécutant, comme une sorte de programme de la séquence d‘opérations que celui-ci aura à faire; toute notre perception est le

déchiffrement des messages que l‘environnement nous transmet».

4 G. Cereda, Appunti per una Introduzione alla Ricerca semiotica, in AA. VV., Comunicazione e evangelizzazione, Roma 1974, p. 75: «La

teoria dell‘informazione risale alle ipotesi di Shannon e di Weaver (1949) e si propone originariamente di fornire «una tecnica matematica che

aiuti chi progetta un sistema a raggiungere un soddisfacente equilibrio fra le esigenze della fonte d‘informazione, la capacità del canale

usato ed il disturbo previsto» (J. Parry, 1973, p. 32). Mentre la cibernetica —che oggi implica un complesso di attività non strettamente in

relazione fra loro— si cosrituisce come «una ricerca interdisciplinare sulla natura e le basi fisiche dell‘intelligenza umana con lo scopo di

riprodurla artificialmente» (J. Singh, 1969, p. 17)».

5 S. H. Chaffee, Mass Media and Interpersonal Channels: Competitive, Convergent, or Compementary, in G. Gumpert – R. Cathcart, Inter /

Media, Oxford 1982, p. 70: «Seekers of information (and opinion), on the other hand, appear to be quite different from other people. An

extensive review of studies of exposure to information 62 found that people tend to seek out viewpoints they have not yet heard -whether

they agree with the opinions expressed or not- when those viewpoints would be useful to know about. Other strong predictors of voluntary

exposure to information are education (and correlated social class), and a previous history of exposure to the same topic. Taking these

characteristics as a group produce a sensible generalization: potentially useful information is most likely to be sought by a person who

knows enough (about the subject) to recognize deficiencies in his knowledge».

6 Z. Pylyshyn, Computers and Symbolisation of Knowledge, in D. De Kerckhove - A. Ianucci, McLuhan e la metamorfosi dell'uomo, Roma

1984, p. 246: «What people who work in the fields of artificial intelligence and cognitive science believe is that certain aspects of human

capacity must also be regrouped or reconceptualized. Man has been variously understood as a creature of special creation, as a social entity

and, in the late 19th century as a biological object. What some of us now believe is that there is another natural kind to which cognitive or

rational action should be assigned. That kind is one that also includes certain sorts of machines as members in good standing: machines

whose behaviour is governed by what they represent - by what they know. These are knowledge-driven systems, or what my philosopher

friend Dan Dennett calls intentional systems. George Miller, who has a way with words, has an even more picturesque word for this class of

creatures. He calls them Informavores, or systems which are nourished and sustained by information. Because of this, certain forms of

human behaviour are to be explained in precisely the same way we explain certain forms of computer behaviour. Thus, contrary to a widely

held view, the computer is not a metaphor for mind, any more than geometry was a metaphor for space to Galileo. Rather it is a literal

description, stated in terms of a more manageable member of the same natural kind. This is the new heresy: man the informavore, brother

not only of the ape, but of the computer».

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relazione mutua, invadendo le 'zone riservate' dell‘esistenza individuale 1, memorizzando ogni

cosa 2: ben inteso, 'memoria' non solo come contenitore ma come sorgente attiva del 'pensare' –(cfr

la parola 'pamjat' in russo) 3. Le tecniche computerizzate della conoscenza non hanno come

qualità propria di ‗creare‘ ma di ‗aiutare a trovare‘ ciò che la creatività umana pone come

interrogativo nei percorsi dell‘esperienza, tramite un più efficace trattamento di tutta la

conoscenza già assimilata (spesso dimenticata) (cfr. Ada de Lovelace). Così, se l‘informatica non

pretende essere creativa, essa trova la sua radice nella creatività della persona umana: problema

morale basilare sul modo di interpretare la realtà umana. Se i media stampati ‗contengono‘ i dati, i

media elettronici ci ‗coinvolgono‘ (M. McLuhan) tramite i dati o, cioè, sono ‗attivi‘. Non si studia

più ‗un problema in se‘ ma si reinserisce il problema nella totalità dalla quale sorge 4. Ci si

chiederà cosa costituisce una ‗totalità‘ al dilà del solo fenomeno percepito 5. Bisogna dunque

vedere i fenomeni al dilà della loro percettibilità 6. Per l‘evangelizzazione ciò implica che –

costitutivamente- la rete non esclude a priori le dimensioni più profonde o trascendentali

dell‘esperienza umana totale nei suoi messaggi. Ma, d‘altra parte, più che mai la testimonianza

sarà ‗collegata‘ o ‗connessa‘ a tutto ciò che succede e che la rete mette alla portata di tanti.

D. FARSI RISPETTARE DAI POTENTI DI TURNO NEL DIALOGO PUBBLICO DELLA VITA CIVILE CON LA CONTINUA PRIORITÀ DEL „RENDERE COMUNE‟ IL MESSAGGIO OFFERTO

1 J. Hoffman, Computers and Privacy in the next Decade, New York 1979, p. 10: «Privacy is not a flaschy and visible social issue like energy or

pollution. It is not as noticeable and its effects are subtle and everywhere. The sense of this comment -- namely pervasiveness and subtlety

-- tends to characterize most situations that involve information, its flow, use, control, or management. We have all seen corporate executi-

ves, members of government, and other individuals shy away from the mystique of computers and not even try to understand them and their

effects. The situation is changing, of course, and getting better in some places, but there still are organizations that do not accurately

perceive with full insight the role of information in their affairs. Regrettably, information issues often get only lip service and little action.

Thus privacy tends to be low on the priority list for attention».

2 C. Sartori, Il medium è anche il messaggio e il villaggio è davvero globale, in D. De Kerckhove - A. Ianucci, McLuhan e la metamorfosi dell'uomo,

Roma 1984, p. 134: «Se ciò può sembrare, oggi, ancora un'eccessiva forzatura de]la nostra condizione antropologico-culturale, si pensi al mondo

in cui vanno strutturandosi, nel contesto post-industriale, i sistemi di archiviazione di dati, che sono destinati a costituire la vera «memoria

collettiva» dell'umanità. Impiantati nelle «aree forti» del mondo (forti economicamente e politicamente, nonché da un punto di vista tecnologico)

essi hanno per loro natura privilegiato, e resi anzi imprescindibile, il filtro dei mass-media: in particolare, ovviamente, mass-media di quelle stesse

aree forti (per cui ad esempio, la più importante banca dati sull'attualità esistente nel mondo, quella del «New York Times», non include eventi che

non siano stati registrati da un medium di lingua inglese). Ma il nuovo passo in avanti, sempre più vicino, è proprio quello di cominciare a

prescindere dai «supporti cartacei» e di fare della registrazione audiovisiva lo strumento principe di archiviazione degli eventi, di classificazione

della storia».

3 П. Флоренский / P. Florenskij, Столп и утверждение истины / La colonna e il fondamento della verità, Москва 1917 / Bari 1974, стр.

203-204 / p. 255: «In tal modo pamjat' (la memoria, il ricordo) è soprattutto il pensiero nel suo significato più puro e radicale. Ci siamo

domandati che cosa sia il peccato e ne è risultato che è distruzione, infrazione e deformazione. Ma la distruzione è possibile come qualcosa

di temporaneo; la distruzione ha bisogno di nutrimento e quindi deve a quanto pare cessare, fermarsi, quando non abbia più nulla da

distruggere. Lo stesso vale per la deformazione. E allora che cosa avviene al limite? Che cos'è questa distruzione totale della purezza e della

sapienza? In altre parole; s'impone il quesito: che cos'è la geenna».

4 F. E. Mairlot, La cybernétique, science de l‘invariant, et son impact sur la solution de problèmes réels, in AA. VV., Scientific methods and

actual problems, Namur 1975, p. 35: «Attardons-nous en premier lieu à la nature d‘un problème réel. Celui-ci est une question à résoudre

en rapport avec une réalité. Ainsi donc, nous allons partir, non du problème, mais de la réalité dont il fait partie. Ce sera l‘étape

fondamentale: réinsérer le problème au sein de la totalité dont il est issu. Ce qui revient à dire qu'il est indispensable de dépasser le

problème pour l'appréhender comme une des manifestations d'une totalité. Il devient ainsi une de ses expressions ou de ses significations.

Cette démarche oblige à passer la totalité, sans perdre de vue son problème, et à envisager l‘un en fonction de l'autre. Pour certains

problèmes complexes, cette réinsertion dans la totalité est déjà une difficulté majeure».

5 F. E. Mairlot, La cybernétique, science de l‘invariant, et son impact sur la solution de problèmes réels, in AA. VV., Scientific methods and

actual problems, Namur 1975, p. 36: «Ceci nous amène à une autre question capitale: de quoi se compose une totalité dans la réalité?

L'aspect qui retient l'attention est le phénomène, l‘objet qui entre dans le champ de conscience. Cet objet a une forme originale qui en

permet la perception et son intégration. Ce phénomène a ses caractéristiques propres et peut être appréhendé en rapport avec sa forme. Les

problèmes qui en découlent sont généralement abordés sous cet aspect phénoménal, propre à lui».

6 F. E. Mairlot, La cybernétique, science de l‘invariant, et son impact sur la solution de problèmes réels, in AA. VV., Scientific methods and

actual problems, Namur 1975, p. 36: «Un autre abord est de ne plus le saisir en tant qu‘aspect purement phénoménal, familier. C'est de

l‘appréhender au-delà de la forme, en tant que ce qui soutient la forme. Bien sûr, c'est nettement moins perceptible puisque l'on fait

abstraction partielle du phénomène, pour ne s'intéresser qu'à ce qui le rend possible. Une nouvelle mentalité s'impose donc pour aller au-

delà de ce qui est phénoménalement perceptible».

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Inevitabilmente, la questione del rapporto con delle autorità stabilite sorge nell‘avvio del

percorso iniziale del cammino di testimonianza. Nel libro degli Atti, una caratteristica si staglia nel

modo di procedere di Paolo nell‘annunziare il suo messaggio, di fronte alla sempre possibile

opposizione di persone o gruppi che sente l‘invito e lo rifiuta. Le conseguenze legali sono tante

volte inevitabili. Ma ciò che colpisce è il modo di fare degli apostoli: seguire ciò che la legalità

stessa prevede e permette. «16. 1 Paolo si recò a Derbe e a Listra. C'era qui un discepolo chiamato

Timòteo, figlio di una donna giudea credente e di padre greco; 2 egli era assai stimato dai fratelli di

Listra e di Icònio. 3 Paolo volle che partisse con lui, lo prese e lo fece circoncidere per riguardo ai

Giudei che si trovavano in quelle regioni; tutti infatti sapevano che suo padre era greco. 4

Percorrendo le città, trasmettevano loro le decisioni prese dagli apostoli e dagli anziani di

Gerusalemme, perché le osservassero. 5 Le comunità intanto si andavano fortificando nella fede e

crescevano di numero ogni giorno. 6 Attraversarono quindi la Frigia e la regione della Galazia,

avendo lo Spirito Santo vietato loro di predicare la parola nella provincia di Asia. 7 Raggiunta la

Misia, si dirigevano verso la Bitinia, ma lo Spirito di Gesù non lo permise loro; 8 così, attraversata la

Misia, discesero a Tròade. 9 Durante la notte apparve a Paolo una visione: gli stava davanti un

Macedone e lo supplicava: "Passa in Macedonia e aiutaci!". 10 Dopo che ebbe avuto questa visione,

subito cercammo di partire per la Macedonia, ritenendo che Dio ci aveva chiamati ad annunziarvi

la parola del Signore. 11 Salpati da Tròade, facemmo vela verso Samotràcia e il giorno dopo verso

Neàpoli e 12 di qui a Filippi, colonia romana e città del primo distretto della Macedonia. Restammo

in questa città alcuni giorni; 13 il sabato uscimmo fuori della porta lungo il fiume, dove ritenevamo

che si facesse la preghiera, e sedutici rivolgevamo la parola alle donne colà riunite. 14 C'era ad

ascoltare anche una donna di nome Lidia, commerciante di porpora, della città di Tiàtira, una

credente in Dio, e il Signore le aprì il cuore per aderire alle parole di Paolo. 15 Dopo esser stata

battezzata insieme alla sua famiglia, ci invitò: "Se avete giudicato ch'io sia fedele al Signore, venite

ad abitare nella mia casa". E ci costrinse ad accettare. 16 Mentre andavamo alla preghiera, venne

verso di noi una giovane schiava, che aveva uno spirito di divinazione e procurava molto guadagno

ai suoi padroni facendo l'indovina. 17 Essa seguiva Paolo e noi gridando: "Questi uomini sono servi

del Dio Altissimo e vi annunziano la via della salvezza". 18 Questo fece per molti giorni finché

Paolo, mal sopportando la cosa, si volse e disse allo spirito: "In nome di Gesù Cristo ti ordino di

partire da lei". E lo spirito partì all'istante. 19 Ma vedendo i padroni che era partita anche la

speranza del loro guadagno, presero Paolo e Sila e li trascinarono nella piazza principale davanti ai

capi della città; 20 presentandoli ai magistrati dissero: "Questi uomini gettano il disordine nella

nostra città; sono Giudei 21 e predicano usanze che a noi Romani non è lecito accogliere né

praticare". 22 La folla allora insorse contro di loro, mentre i magistrati, fatti strappare loro i vestiti,

ordinarono di bastonarli 23 e dopo averli caricati di colpi, li gettarono in prigione e ordinarono al

carceriere di far buona guardia. 24 Egli, ricevuto quest'ordine, li gettò nella cella più interna della

prigione e strinse i loro piedi nei ceppi. 25 Verso mezzanotte Paolo e Sila, in preghiera, cantavano

inni a Dio, mentre i carcerati stavano ad ascoltarli. 26 D'improvviso venne un terremoto così forte

che furono scosse le fondamenta della prigione; subito tutte le porte si aprirono e si sciolsero le

catene di tutti. 27 Il carceriere si svegliò e vedendo aperte le porte della prigione, tirò fuori la spada

per uccidersi, pensando che i prigionieri fossero fuggiti. 28 Ma Paolo gli gridò forte: "Non farti del

male, siamo tutti qui". 29 Quegli allora chiese un lume, si precipitò dentro e tremando si gettò ai

piedi di Paolo e Sila; 30 poi li condusse fuori e disse: "Signori, cosa devo fare per esser salvato?". 31

Risposero: "Credi nel Signore Gesù e sarai salvato tu e la tua famiglia". 32 E annunziarono la parola

del Signore a lui e a tutti quelli della sua casa. 33 Egli li prese allora in disparte a quella medesima

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ora della notte, ne lavò le piaghe e subito si fece battezzare con tutti i suoi; 34 poi li fece salire in

casa, apparecchiò la tavola e fu pieno di gioia insieme a tutti i suoi per avere creduto in Dio. 35

Fattosi giorno, i magistrati inviarono le guardie a dire: "Libera quegli uomini!". 36 Il carceriere

annunziò a Paolo questo messaggio: "I magistrati hanno ordinato di lasciarvi andare! Potete

dunque uscire e andarvene in pace". 37 Ma Paolo disse alle guardie: "Ci hanno percosso in pubblico

e senza processo, sebbene siamo cittadini romani, e ci hanno gettati in prigione; e ora ci fanno

uscire di nascosto? No davvero! Vengano di persona a condurci fuori!". 38 E le guardie riferirono ai

magistrati queste parole. All'udire che erano cittadini romani, si spaventarono; 39 vennero e si

scusarono con loro; poi li fecero uscire e li pregarono di partire dalla città. 40 Usciti dalla prigione,

si recarono a casa di Lidia dove, incontrati i fratelli, li esortarono e poi partirono».

Ciò che colpisce a prima vista in questo brano è il ‗ritegno‘ dei testimoni riguardo a ciò che

potrebbero operare a nomi della presenza divina in Cristo, dallo Spirito Santo. Sembrano evitare

un coinvolgimento divino diretto nelle loro faccende personali in mezzo alla ressa. Risolvono il

proprio caso non per mezzo di un richiamo all‘intervento divino, ma –se si può dire così- in modo

‗civile‘ o ‗secondo le modalità civili‘, o anche in modo ‗secolare‘. Perché risolvere la propria sorte

in modo umanamente ‗legale‘? Le lamentele clericali riguardo alla perdita del ‗senso del divino‘ e

del ‗ricorso al divino‘ sono state ricorrenti. L‘opinione forse più tenace in ambito ecclesiastico

sembra essere quello del ruolo sostitutivo dei media di fronte al divino, alla religione, all‘intento

della fede, da parte di gente che ha perso questo riferimento –particolarmente nella sua veste di

‗massa‘ nella comunicazione 1. Se si inquadra questa valutazione in quella più complessiva

sull‘appartenenza della comunicazione come risultato di una ‗secolarizzazione‘ ormai dilagante, il

giudizio fa eco a quello che si sente genericamente in ambito ecclesiastico. Come mai il libro degli

Atti rovescia questa ‗secolarizzazione di decadenza‘ con una ‗modalità secolare come doveroso

ritegno‘? La confluenza tra secolarizzazione e media è un tema ormai ribadito più volte da vari

responsabili ecclesiastici 2. Secolarizzazione e media sembrano un ‗tutt‘uno‘ 1. La secolarizzazione

1 P. H. Madelin, Approches sociologiques et anthropologiques des media, in AA. VV., Le courage des prophètes, Paris 1979, p. 96: Plus

largement, les media sont un lieu fantastique de deploiement de l'imaginaire. Ils forment la quotidienneté de l'homme ordinaire, son horizon

mental et affectif. C'est la forme de spiritualité de l'homme qui n'en a pas ou n'en a plus, après l'effacement des croyances ancestrales qui

faisaient penser, rêver et agir. C'est l'univers de reférence d'un peuple atomisé, c'est le milieu vital dans lequel baigne le non-militant qui

constitue la population massive de notre pays, c'est le nouveau sacré de qui n'en a plus. C'est la croyance nouvelle quand les anciennes

croyances ne sont plus jugées aptes à susciter l'adhésion fervente .

2 G. Cubeddu, Poche parole, radicate nel Vangelo. Parla l‘arcivescovo di Baltimora William Henry Keeler, in «30 Giorni», giugno 2001, etiam in

«Internet» 2007, http://www.30giorni.it/it/articolo.asp?id=2562: «Di Quali temi del Concistoro sono stati secondo lei più significativi e più

aderenti alla realtà della Chiesa americana? WILLIAM HENRY KEELER: Il tema dei media e della comunicazione, di cui anch‘io ho parlato al

Concistoro. Perché, come puntualizzò il Papa nella Redemptoris missio, i media generano una loro cultura ed hanno sulla realtà un enorme

impatto. Talvolta nella Chiesa si sente dire che ―dobbiamo usare i media‖. No, dovremmo invece anzitutto affrontarli con professionalità, e

per quanto riguarda ciò che interessa la Chiesa, dovremmo capirli meglio e sapere che la loro azione di fatto è di secolarizzazione, che tra i

media e la Chiesa c‘è un divario e vedere se si può colmare. Ci diceva il cardinal Szoka al Sinodo americano che la globalizzazione è qui e

non basta desiderare che vada via… Szoka consigliava di parlare con i leader della globalizzazione. Io aggiungo che bisogna parlare anche

con i leader dei media. A proposito dei media e della secolarizzazione… KEELER: …Essi hanno un‘influenza che certo non è positiva, danno

un‘informazione prona allo scandalismo o ai lati sociali peggiori. Programmaticamente evitano di mostrare un aspetto buono. Del resto

anche l‘informazione televisiva ha preso ad esprimersi con criteri di intrattenimento in modo tale da disorientare la gente, che non capisce

più il profilo dei temi proposti. Il tutto con contorno di spot pubblicitari, secondo un‘insana ―razionalità‖ consumistica. Che rapporto c‘è tra

media e fede, partendo dall‘esperienza americana? KEELER: Certo i media non sono parte del nutrimento della fede dei cattolici americani,

nutrimento che viene dalla loro partecipazione settimanale all‘eucarestia. Lo posso testimoniare, con mio stupore. Visito tante parrocchie

della mia diocesi e ho celebrato l‘eucarestia in tanti altri luoghi negli Stati Uniti, e sempre mi trovo dinanzi una stupenda e raccolta

partecipazione della nostra gente alla messa domenicale. Il loro sostegno spirituale viene dalla liturgia. Quando incontro i consigli

parrocchiali li interrogo su quali siano i benefici che vengono a loro dalla parrocchia. E generalmente la prima risposta è la partecipazione

all‘eucarestia. Quando poi li interrogo sui loro principali problemi, il primo, mi dicono, è l‘educazione dei figli; il secondo è richiamare alla

fede quegli uomini che si sono allontanati – e ne abbiamo molti –; il terzo, è la distanza che c‘è tra la Chiesa reale in parrocchia e quella

virtuale vista tramite i mezzi di comunicazione. Di questo ho parlato all‘occasione con i responsabili dei media, dicendo loro che non

rappresentano bene la Chiesa».

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aveva previsto che dall‘‖homo sapiens religiosus‖ si passasse all‘‖homo sapiens a-religiosus‖ come

tappa finale di un processo compiuto. Ma apparve anche la postmodernità comunicazionale, con

un altro tipo di configurazione umana. Si sa che l‘indagine antropologica considerava la

comunicazione come una sotto-specie strumentale dell‘esperienza umana industriale

secolarizzata senza significativo collegamento con la comunicazione inter-personale 2. Cosa

avverrà della persona in questa nuova dimensione della esperienza comune della umanità? Certi

specialisti della comunicazione propongono talvolta un approccio dissimile: la comunicazione

tecnologica cambia, cioè, non soltanto la 'periferia' della persona umana, ma la sua stessa

costituzione interiore od intrinseca. Assisteremo alla fine di un certo tipo di persona umana per

passare alla nascita di un altro tipo di persona umana? È stato compito e preggio dell‘esperienza

comunicativa di intuire ciò che cambiava 'dentro-aldilà' negli avvenimenti che succedevano sotto il

sole (cfr supra).

La valenza ‗secolarizzata‘ non sembra essere un elemento rivendicato dalla nuova

comunicazione. D‘altra parte si insiste sulla fine –con essa- del ‗regno clericale‘ nei suoi ultimi

rimasugli (ciò non è la stessa cosa che la mancanza di ogni spiritualità o sete spirituale). Si parla

infatti della ‗fine‘ definitiva del monopolio clericale (di ‗diritto divino‘) di controllo sulla

conoscenza e sull‘esperienza umana 3. La sorpresa sorge se consideriamo l‘anticipazione del libro

degli Atti come completa inversione del ‗principio‘ di monopolio clericale... Ritroviamo –pertanto-

così il riferimento all‘‖inizio stesso‖ delle vicende comunicative: l‘affermazione della libera editoria,

associata ad un momento critico della storia, l‘umanesimo, il Rinascimento, la Riforma 4. D‘altra

1 D. Lorenzi (28/04/2007), Betori: ''La stampa sbaglia quando considera la Chiesa una parte politica'', in «Flash news», in «Internet» 2007,

http://www.korazym.org/news1.asp?Id=22794: «A proposito dei stampa e media, Betori ha insistito sul fatto che il circuito dell'informazione

"e la secolarizzazione stravolgono il fatto religioso sia che si tratti di cristianesimo che di islam". Il segretario della Cei parla di

"atteggiamento bifronte dei commentatori alle prese con la religione, a seconda se questa sia caratterizzata come cristiana o islamica: nel

primo caso si pensa ad un'opinione che non ha o non deve avere conseguenze pubbliche; nel secondo si pensa a qualcosa che fanaticamente

tiene insieme pubblico e privato, politica e religione". In entrambi i casi - ha aggiunto - è l'ideologia della secolarizzazione a stravolgere il

fatto religioso, trasformato in religione secolarizzata (e quindi innocua) oppure in fanatismo (necessariamente sanguinario). Ma nè il

cristianesimo nè l'islam - ha concluso - possono essere capiti a partire dalla secolarizzazione"».

2 G. Gumpert - R. Cathcart, Introduction, in idem, Inter/Media, Oxford 1982, p. 10: «It is our intention, through this collection of readings

and original essays, to begin to bridge the gap that has existed in the study of mediated communication and interpersonal communication.

We have tended in the past to treat the mass media as isolated phenomena having little to do directly with interpersonal communication, and

we have dealt with interpersonal communication as though mass media did not exist. Too often the study of mass media has been from a

commercial and technological viewpoint having little or nothing to do with the whole process of human communication. To a large extent,

the study of interpersonal communication has concentrated on the relationship between two persons without regard for the media

environment which contains that relationship».

3 E. Brooks, N. Heyman, J. Pyon, Social Interaction On The Internet: An Application of Erving Goffman's Sociological Theories, in «Internet»

2002, http://socserv2.mcmaster.ca/soc/courses/soc4j3/stuweb/cyber9/front.htm: «What is it about Cyberspace that makes people flock to

it in record numbers? Its development has led to a transformation in the way we think, communicate, and interact. When we look at the

history of communication, we see ourselves moving from a point where the church controlled what was learned; no one but the clergy was

able to read. This led to the print culture which opened up new and exciting possibilities of communication and interaction. Members of

society became functionally literate human beings. (Spender 3) It appeared as though print was the revolutionary medium that was going to

change society, but along came the telephone which was prophesized to bring doom and gloom. People were going to be able to contact

loved ones, friends, and relatives without ever having to actually see them. (Spender 192) Now fast forward to the twentieth century and we

are now seeing people communicate with individuals across the globe. No longer are people restricted to the familiar, but it is possible to be

exposed to the unfamiliar. Cyberspace has changed the way individuals interact with one another in their daily lives. Its existence has created

a whole new "virtual community" where the norms of face to face interaction is becoming obsolete. The question becomes, how do we

balance traditional interaction and communication with the phenomenon of Cyberspace?».

4 A. Dulles, The Church is Communications, in «Multimedia International», 1972 nº 1, p. 8: «The Reformation can be understood, to a great

extent, in terms of the communications revolution of the sixteenth century. After Gutenberg, it became possible to put copies of the Bible in

everybody's hands. There was a sudden spate of translations of the Bible and a rapid rise in the rate of literacy. Under these conditions it

became possible for a theologian such as Luther to appeal effectively to the Bible against the pope and the hierarchy. Because the Bible was

accessible to so many people, the folmula "sola Scriptura" could become a popular slogan. In sixteenth century Protestantism the old

ecclesiastical system of mediation was drastically simplified. The medieval priest was replaced by the Biblical homilist simply vested in a

scholar's gown».

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parte, il superamento dei limiti del luogo e del momento fa nascere una ‗nonlocalità‘, o cioè una

‗omnipresenza‘ che può essere concepita come area spirituale o interpretata come connettività più

veloce della luce (dalla dicitura della ricerca delle scienze fisiche) 1. Si oppone facilmente –in

questo prospetto- l‘ambito ‗reale‘ e quello ‗virtuale‘ dei rapporti umani. Dal tessuto della rete, si

prevedono –in questo senso- fondamentali cambiamenti nelle capacità e nella configurazione

mentale, e sono le trasformazioni della dimensione religiosa che appaiono prioritarie 2.

5° LA SPECIFICITÀ DELLA VIA CHE SI APRE: QUALE CRISTO SI SEGUE DAL DISCERNIMENTO

NELLO SPIRITO SANTO

Un‘altra priorità si impone ulteriormente nel prospetto redazionale del libro degli Atti: la

questione cruciale su ―quale Cristo‖ o cioè la testimonianza su Cristo nello Spirito Santo, passando

dai fondamenti su ‗quale Dio‘ si predica alla novità per eccellenza offerta ai propri ascoltatori o

destinatari della comunicazione in atto. Appare indispensabile affrontare i nodi vitali nella quale si

possa identificare ciò che dal Messia diventa la specificità del Cristo vivente nel Suo mistero. È la

seconda esigenza della presenza cristiana nella dinamica di avvio dell‘itinerario ‗fino ai confini del

mondo‘. Stranamente, a differenza di altre sezioni dell‘impianto redazionale, troviamo qui solo un

doppio riferimento. Come per il primi passo sulla valutazione riassuntiva dell‘evento che si sta

verificando, non si sviluppano tnatissimi riferimenti.

A. UNA „NUOVA DOTTRINA‟ CHE PUNTA A SVELARE L‟INTENTO RIVELATIVO PIÙ SIGNIFICATIVO: IL MESSIA DI RISUREZIONE, ESTRANEITÀ TOTALE PER GLI ATENIESI

1 N. F. McInnis, THE FIRST INTERNATIONAL ELECTRONIC SEMINAR ON WHOLENESS, Time To Think The World Back Together, in «Internet»

2004, http://www.newciv.org/ISSS_Primer/seminar.html: «Nonlocality is here to stay. The Internet reflects a recently discovered and

mysterious quality of the universe, a quality of so-called "nonlocality." The term "nonlocal" was initially coined to describe observable and

measurable interactions that seem to exceed the speed of light. For instance, certain influences of subatomic particles on other particles are

instantaneous, occurring in less than the amount of time required for light to travel between them--as if the particles were telepathic. And in

the cosmos at large, galaxies that are many more billions of light years apart than the universe is billions of years old respond identically to

the same physical laws even though no signal could have traveled between them to convey the influence of these laws. According to the

macrocosmic view of nonlocality, any particles that have once been in local relationship remain forever within each other's immediate

influence, no matter how far apart they may drift. This suggests that everything has always been in relationship with everything else ever

since the "Big Bang," the moment of cosmic origin during which all of the matter and energy in today's far-flung universe was initially

localized at a single point. Universally distributed influences are termed "omnipresent" when they are considered to be spiritual. They are

called "nonlocal" by those who conceive of them as purely physical. Regardless of what we may choose to call them, such influences by any

other name are just as mysterious, and they are likewise just as lacking for an explanation within the limits of current scientifically ordained

reality. Another type of omnipresence, or nonlocal everywhereness, is also characteristic of holograms in which the totality of the

holographic image is present at every point».

2 J. F., The Human Mind Will Change Radically Over Time According to Retired Princeton Physicist, (Issue: March 7, 2002), in «Internet» 2002,

http://www.findarticles.com/cf_0/m4PRN/2002_March_7/83544119/p1/article.jhtml? term=internet+and+human+mind: «PRINCETON, N.J.

-- The human mind will change radically over time, developing greater capacity and complexity, and will have an increasing sense of reality,

according to a writing under the "Neural changes, which added reason to animal emotion to make humans human, are still incomplete but

will gradually seek better balance," according to Brain, author of "The Way Things Are: The Changing Perspective of Human Existence"

(24.99). The author describes original and subsequent life as chemical reactions of the Earth resulting in human form through many stages.

The human mind represents the highest intellectual power to date but falls far short of ideal societal needs. Inhumane and uncontrolled

behavior is expected to continue to permeate society until positive forces effect change. Brain created the concept of "neurocultural

evolution" which he says accompanies biological evolution. It is defined as the cumulative effect of the cellular mechanisms of learning and

memory, the major force in human progress, resulting from intercommunication through the senses. Brain predicts that persistent religious

conflict will gradually decline and religions as we know them will eventually disappear. It suggests that the widely held notion of the

existence of a personal god to which one can communicate and expect response, will be regarded as quite primitive. Behavior will

increasingly depend on human fellowship unrelated to the imaginative spiritual world. "Increasing world communication and travel will

eventually result in greater genetic mixing, leading to a more uniform racial and ethnic population with fewer causes of difference and

conflict," Brain says. "I also envision long-term full occupation of our small planet under a single democratic form of government without

borders"».

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Era evidente che la questione su Dio dovesse sfociare su quella riguardo alla ‗nuova

dottrina‘ al centro di molte discussioni, partendo dagli stessi ambienti giudaici nella diasposa più

estesa dell‘impero romano. «17. 1 Seguendo la via di Anfìpoli e Apollonia, giunsero a Tessalonica,

dove c'era una sinagoga dei Giudei. 2 Come era sua consuetudine Paolo vi andò e per tre sabati

discusse con loro sulla base delle Scritture, 3 spiegandole e dimostrando che il Cristo doveva

morire e risuscitare dai morti; il Cristo, diceva, è quel Gesù che io vi annunzio. 4 Alcuni di loro

furono convinti e aderirono a Paolo e a Sila, come anche un buon numero di Greci credenti in Dio e

non poche donne della nobiltà. 5 Ma i Giudei, ingelositi, trassero dalla loro parte alcuni pessimi

individui di piazza e, radunata gente, mettevano in subbuglio la città. Presentatisi alla casa di

Giàsone, cercavano Paolo e Sila per condurli davanti al popolo. 6 Ma non avendoli trovati,

trascinarono Giàsone e alcuni fratelli dai capi della città gridando: "Quei tali che mettono il mondo

in agitazione sono anche qui e Giàsone li ha ospitati. 7 Tutti costoro vanno contro i decreti

dell'imperatore, affermando che c'è un altro re, Gesù". 8 Così misero in agitazione la popolazione e

i capi della città che udivano queste cose; 9 tuttavia, dopo avere ottenuto una cauzione da Giàsone

e dagli altri, li rilasciarono. 10 Ma i fratelli subito, durante la notte, fecero partire Paolo e Sila verso

Berèa. Giunti colà entrarono nella sinagoga dei Giudei. 11 Questi erano di sentimenti più nobili di

quelli di Tessalonica ed accolsero la parola con grande entusiasmo, esaminando ogni giorno le

Scritture per vedere se le cose stavano davvero così. 12 Molti di loro credettero e anche alcune

donne greche della nobiltà e non pochi uomini. 13 Ma quando i Giudei di Tessalonica vennero a

sapere che anche a Berèa era stata annunziata da Paolo la parola di Dio, andarono anche colà ad

agitare e sobillare il popolo. 14 Allora i fratelli fecero partire subito Paolo per la strada verso il

mare, mentre Sila e Timòteo rimasero in città. 15 Quelli che scortavano Paolo lo accompagnarono

fino ad Atene e se ne ripartirono con l'ordine per Sila e Timòteo di raggiungerlo al più presto. 16

Mentre Paolo li attendeva ad Atene, fremeva nel suo spirito al vedere la città piena di idoli. 17

Discuteva frattanto nella sinagoga con i Giudei e i pagani credenti in Dio e ogni giorno sulla piazza

principale con quelli che incontrava. 18 Anche certi filosofi epicurei e stoici discutevano con lui e

alcuni dicevano: "Che cosa vorrà mai insegnare questo ciarlatano?". E altri: "Sembra essere un

annnunziatore di divinità straniere"; poiché annunziava Gesù e la risurrezione. 19 Presolo con sé, lo

condussero sull'Areòpago e dissero: "Possiamo dunque sapere qual è questa nuova dottrina

predicata da te? 20 Cose strane per vero ci metti negli orecchi; desideriamo dunque conoscere di

che cosa si tratta". 21 Tutti gli Ateniesi infatti e gli stranieri colà residenti non avevano passatempo

più gradito che parlare e sentir parlare. 22 Allora Paolo, alzatosi in mezzo all'Areòpago, disse:

"Cittadini ateniesi, vedo che in tutto siete molto timorati degli dèi. 23 Passando infatti e osservando

i monumenti del vostro culto, ho trovato anche un'ara con l'iscrizione: Al Dio ignoto. Quello che

voi adorate senza conoscere, io ve lo annunzio. 24 Il Dio che ha fatto il mondo e tutto ciò che

contiene, che è signore del cielo e della terra, non dimora in templi costruiti dalle mani dell'uomo

25 né dalle mani dell'uomo si lascia servire come se avesse bisogno di qualche cosa, essendo lui

che dà a tutti la vita e il respiro e ogni cosa. 26 Egli creò da uno solo tutte le nazioni degli uomini,

perché abitassero su tutta la faccia della terra. Per essi ha stabilito l'ordine dei tempi e i confini del

loro spazio, 27 perché cercassero Dio, se mai arrivino a trovarlo andando come a tentoni, benché

non sia lontano da ciascuno di noi. 28In lui infatti viviamo, ci muoviamo ed esistiamo, come anche

alcuni dei vostri poeti hanno detto: Poiché di lui stirpe noi siamo. 29 Essendo noi dunque stirpe di

Dio, non dobbiamo pensare che la divinità sia simile all'oro, all'argento e alla pietra, che porti

l'impronta dell'arte e dell'immaginazione umana. 30 Dopo esser passato sopra ai tempi

dell'ignoranza, ora Dio ordina a tutti gli uomini di tutti i luoghi di ravvedersi, 31 poiché egli ha

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stabilito un giorno nel quale dovrà giudicare la terra con giustizia per mezzo di un uomo che egli

ha designato, dandone a tutti prova sicura col risuscitarlo dai morti". 32 Quando sentirono parlare

di risurrezione di morti, alcuni lo deridevano, altri dissero: "Ti sentiremo su questo un'altra volta".

33 Così Paolo uscì da quella riunione. 34 Ma alcuni aderirono a lui e divennero credenti, fra questi

anche Dionìgi membro dell'Areòpago, una donna di nome Dàmaris e altri con loro».

Siamo giunti qui al riferimento propositivo del pontificato degli anni 2000 sulla nuova

comunicazione come ‗areòpago‘ (cfr supra). Cosa rappresenta questo intervento paolino? E come

trarre le lezioni dalla testimonianza dell‘areòpago di Paolo per il ‗nuovo areòpago‘ della nuova

comunicazione, nel modo in cui annunziarvi il Cristo nello Spirito Santo?... Dopo il periodo di

massima sfiducia verso la comunicazione nel secolo XIX e all'inizio del secolo XX, e dopo aver

individuato negli 'strumenti della comunicazione sociale' i 'doni' di Dio, ci si è ulteriormente

espressi in modo ―comunicativamente positivo‖ facendo di Cristo il "perfetto comunicatore" 1. La

linearità di questo modo di riferire la comunicazione al mistero di Dio in Cristo colpisce per il

semplicismo positivo della formula che propone 2. Colpisce il fatto che sono proprio coloro che

inserivano con più convinzione l‘evento comunicativo nella fase secolarizzante della ‗modernità‘,

che poi propongono questo accostamento... Le variazioni sul tema mediatico sono poi

potenzialmente numerose: Cristo potrà essere considerato persino come un ‗pubblicitario‘ 3!... Ma

sorge inanzitutto l‘interrogativo su come la comunicazione possa essere allo stesso tempo una

questione di ristretta strumentalità (i 'mezzi' delle comunicazione) e l‘espressione della qualità

‗perfetta‘ di Cristo nella sua divino-unanità? E inoltre, dopo aver sospettato la libertà comunicativa

1 COMMISSION PONTIFICALE POUR LES COMMUNICATIONS SOCIALES, Instruction pastorale Communion et progrès , Cité du Vatican 1971,

n 1l: Durant son séjour sur cette terre, le Christ s'est révélé lui-même le parfait Communicateur . Devenu, par l'Incarnation, semblable à

ceux qui devaient recevoir son message, il a proclamé celui-ci avec puissance et sans compromission, par ses paroles et par toute sa

conduite, vivant au milieu de son peuple, adoptant la façon de s'exprimer et de penser conforme à son pays et à sa condition. D'ailleurs

communiquer, c'est plus qu'exprimer des idées ou des sentiments, c'est faire le don de soi par amour, selon la réalité profonde de son être:

la communication du Christ était esprit et vie , 1 En instituant l'Eucharistie, le Christ nous a laissé la forme la plus parfaite de communion

ici-bas: la communion entre Dieu et l'homme et, par conséquent, le lien le plus étroit et le plus parfait entre les hommes. Il nous a

communiqué son Esprit Vivifiant, principe d'union. 2 Dans l'Eglise, son Corps mystique et sacrement de sa vie glorieuse, le Christ remplit

tout de lui-même . 3 C'est ainsi que nous progressons dans l'Eglise, par la Parole et les sacrements, vers l'espérance de l'union définitive où

Dieu sera tout en tous 4 .

(1 Io. 6, 63. / 2 Cfr. Lumen Gentium, A.A.S., LVII (1965), n. 9, P. 14. / 3 Eph. 1, 23; 4, 10. / 4 1 Cor. 15, 28.)

Questa formulazione si ritrova -poi- Orientamenti per la

formazione dei futuri sacerdoti circa gli strumenti della comunicazione sociale, Città del Vaticano 1986, n -J. Eilers- R. Giannatelli,

Chiesa e comunicazione sociale

, Città del Vaticano 1985, in F.-J. Eilers- R. Giannatelli,

Chiesa e comunicazione sociale -295).

2 Cfr A. Joos, Christ, full Communication without Perfection, in AA. VV. Can Christ be said the Perfect Communicator?, (atti del convegno di

Villa Cavalletti), Roma 1991, pro manuscripto, [53 pp.], p. 3: Everybody knows the kind of maximal reference we can find about Christ

regarding communications: "while He was on earth Christ revealed Himself as the Perfect Communicator" 1. Communications as 'perfect'

should be done as did 'Christ on earth'? Or, the 'perfection' of Christ on earth should be the 'principle' of any communications as 'perfect'?

Undoubtedly, theologians, today, would consider this formulation as riskyfully "christomonistic"... On this point, recent western theology

could converge with eastern slavic theology, but starting from different keys: for the West, the problem would emerge on the 'full human

density' of communications to be respected, for the East, the question would be raised on the relevance of 'divine as perfection' in an

apophatic approach on God's mystery .

1 PONTIFICAL COUNCIL FOR SOCIAL COMMUNICATION, Pastoral Instruction "Communio et progressio"

Osservazioni sulla prima parte del progetto di scaletta sinodale di milano b. I punti particolari del capitolo

punto 1.1: -la dicitura 'perfezione' è teologicamento molto ambigua a proposito del mistero di Dio (si preferirà il riferimento di 'pienezza') /

certe tradizioni d'oriente vedono la 'compiuta perfezione' come caratteristica dell'anticristo / per la Riforma d'occidente, la linearità delle

'perfezioni' crea malintesi insuperabili... La 'comunicazione "perfetta"' appare tanto più incoerente dal fatto che la perfezione si presenta

come 'compiuta' e la comunicazione odierna si riconoscere come un 'processo', un 'percorso' (dalla finzione dell'immaginario, dall'artificialità

(3 Cristo avrebbe fatto ‗della pubblicità‘: cfr la presentazione del documento Etica nella pubblicità, del 1997, esaminato da certi osservatori:

F. Brune, Un ralliement au culte de la marchandise. Le Vatican absout la publicité, in Le Monde diplomatique , avril 1997, p. 32, ( La Croix ,

27 février 1997), citato supra.)

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della stampa di massa -nel corso del secolo scorso- di essere vicina all'operato del 'diavolo' come

ascrivere adesso questa stessa incontrollabilità comunicativa (senza parlare neanche degli

'strumenti') alle persona di Cristo? Se Cristo è il perfetto comunicatore, si potrà facilmente arrivare

alla conclusione che la comunicazione trova la sua massima realizzazione nella diretta dipendenza

da chi rappresenta e prolunga la missione di Cristo. L‘appartenenza della comunicazione alle

perfezioni di Cristo ne fa -ovviamente- anche un ambito soggetto alla gestione complessiva della

Chiesa (nei suoi rappresentanti gerarchici). L‘istituzionalismo diventa inquietante nella

impostazione che fa della Chiesa ‗non altro che... la pienezza... del Cristo glorificato che riempie

tutta la creazione‘ (pur non riprendendo -in questo testo- la formula scivolosa di ‗perfetto

comunicatore‘, ma ‗ecclesiologizzando‘ al massimo il tenore delle prospettive) 1. Come siamo

lontani dalla testimonianza di Paolo che arriva al suo punto di massima apertura nell‘accenno alla

risurrezione!!... Senza neanche entrare nel merito della nuova comunicazione, ognuno sa quale

dubbio vi possa essere sul massimo referimento che si può trovare circa Cristo riguardo alle

―comunicazioni sociali‖ (come si usava dire): "mentre era sulla terra, Cristo si rivelò come il

Communicatore Perfetto" 2. Comunque, i cristiani hanno già riconsiderato, in quanto all‘approccio

comunicazionale, questo tipo di incarnationalità cristologica. Il criterio evangelico principale per

tale riscoperta si ispira alla confessione paulina su Cristo "mentre Lui era sulla terra": "si vuotò di

se stesso, diventando servitore..." (Fil 2, 7). Questa è la qualità della Sua 'presenza', nel "atto del

dono totale di se" che dovrebbe anche essere al cuore della comunicazione 3. Il dono di se rende

qualsiasi appropriazione impossibile: la 'perfezione del suo proprio' è un linguaggio di

appropriazione (troppo umano essere divino...). Così, in questa luce, si percepisce in modo diverso

la scelta di "confessare o rigettare Cristo" 4. L'iniziativa di Cristo è capita più trasparentemente

come 'effatà', i. e. "apriti", dall'interno di un organismo pienamente rispettato nella sua propria

specificità, come sarebbe il processo di comunicazione 5. Sarebbe indubbiamente molto

significativo di poter trarre tutte le implicazioni di questa prospettiva sull'inserzione cristiana nelle

comunicazioni che non deve pretendere di voler ‗soggiogare‘ il il processo organico di

comunicazione, ma vorrebbe essere una guarigione o una cura, quale paziente e non aggressiva

apertura di se dall'interno delle comunicazioni...

1 PONTIFICAL COUNCIL FOR SOCIAL COMMUNICATIONS, Pastoral Instruction ―Aetatis novae‖, Vatican City 1992, n° 6: «II. the work of the

means of social communications Communio et Progressio is rooted in a vision of communication as a way toward communion. For "more

than the expression of ideas and the indication of emotion", it declares, communication is "the giving of self in love".1 In this respect,

communication mirrors the Church's own communion and is capable of contributing to it. Indeed, the communication of truth can have a

redemptive power, which comes from the person of Christ. He is God's Word made flesh and the image of the invisible God. In and through

him God's own life is communicated to humanity by the Spirit's action. "Since the creation of the world, invisible realities, God's eternal

power and divinity have become visible, recognized through the things he has made"; 2 and now: "The Word has become flesh and made his

dwelling among us, and we have seen his glory: the glory of an only Son coming from the Father, filled with enduring love''.3 Here, in the

Word made flesh, God's self-communication is definitive. In Jesus' words and deeds the Word is liberating, redemptive, for all humankind.

This loving self-revelation of God, combined with humanity's response of faith, constitutes a profound dialogue. Human history and all

human relationships exist within the framework established by this self-communication of God in Christ. History itself is ordered toward

becoming a kind of word of God, and it is part of the human vocation to contribute to bringing this about by living out the ongoing,

unlimited communication of God's reconciling love in creative new ways. We are to do this through words of hope and deeds of love, that is,

through our very way of life Thus communication must lie at the heart of the Church community. Christ is both the content and the dynamic

source of the Church's communications in proclaiming the Gospel. For the Church itself is "Christ's Mystical Body‖the hidden completion of

Christ glorified‖ who ―fills the whole creation".4 As a result we move, within the Church and with the help of the word and the sacraments,

toward the hope of that last unity where "God will be all in all''».

(1 Cornmunio et Progressio, n. 11, in AAS, IXE ( 1971), p. 598. / 2 Rm. 1: 20. / 3 John 1:14. / 4 Eph. 1: 23; 4: l0. / 5 1 Cor 15: 28; Communio

et Progressio, n° 11, in AAS, LXIII (1971), p. 598.)

2 Cfr PONTIFICAL COMMISSION FOR SOCIAL COMMUNICATION, Pastoral Instruction "Communio et progressio", Rome 1971, n° 11.

3 WORLD ASSOCIATION FOR CHRISTIAN COMMUNICATION, Principles of Christian Communication, in «Action», 1986 n° 8, p. 2.

4 WORLD ASSEMBLY OF THE WORLD COUNCIL OF CHURCHES, Nairobi 1975 "Breaking Barriers", London 1975, p. 54.

5 C. M. Martini, Effatà "Apriti", Milano 1990, p. 14.

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B. LA NECESSARIA PERSEVERANZA NELLA DIMESSA PRESENZA DEI TESTIMONI A IMMAGINE DELLA MODESTA PRESENZA CRISTICA

Dal ‗falegname‘ –figlio di Giuseppe- il fabricatore di tende sembra essere il quadro

auspicabile per fare da palcoscenico per il tentativo di ‗rendere comune‘ il messaggio. Il

riferimento implicito alla dinamica cristica si esprime in questa piccola sezione su ‗quale Cristo‘ si

annunzia nei fatti e attraverso la vita. «18. 1 Dopo questi fatti Paolo lasciò Atene e si recò a Corinto.

2 Qui trovò un Giudeo chiamato Aquila, oriundo del Ponto, arrivato poco prima dall'Italia con la

moglie Priscilla, in seguito all'ordine di Claudio che allontanava da Roma tutti i Giudei. Paolo si

recò da loro 3 e poiché erano del medesimo mestiere, si stabilì nella loro casa e lavorava. Erano

infatti di mestiere fabbricatori di tende. 4 Ogni sabato poi discuteva nella sinagoga e cercava di

persuadere Giudei e Greci. 5 Quando giunsero dalla Macedonia Sila e Timòteo, Paolo si dedicò tutto

alla predicazione, affermando davanti ai Giudei che Gesù era il Cristo. 6 Ma poiché essi gli si

opponevano e bestemmiavano, scuotendosi le vesti, disse: "Il vostro sangue ricada sul vostro capo:

io sono innocente; da ora in poi io andrò dai pagani". 7 E andatosene di là, entrò nella casa di un

tale chiamato Tizio Giusto, che onorava Dio, la cui abitazione era accanto alla sinagoga. 8 Crispo,

capo della sinagoga, credette nel Signore insieme a tutta la sua famiglia; e anche molti dei Corinzi,

udendo Paolo, credevano e si facevano battezzare. 9 E una notte in visione il Signore disse a Paolo:

"Non aver paura, ma continua a parlare e non tacere, 10 perché io sono con te e nessuno cercherà

di farti del male, perché io ho un popolo numeroso in questa città". 11 Così Paolo si fermò un anno

e mezzo, insegnando fra loro la parola di Dio. 12 Mentre era proconsole dell'Acaia Gallione, i Giudei

insorsero in massa contro Paolo e lo condussero al tribunale dicendo: 13 "Costui persuade la gente

a rendere un culto a Dio in modo contrario alla legge". 14 Paolo stava per rispondere, ma Gallione

disse ai Giudei: "Se si trattasse di un delitto o di un'azione malvagia, o Giudei, io vi ascolterei,

come di ragione. 15 Ma se sono questioni di parole o di nomi o della vostra legge, vedetevela voi; io

non voglio essere giudice di queste faccende". 16 E li fece cacciare dal tribunale. 17Allora tutti

afferrarono Sòstene, capo della sinagoga, e lo percossero davanti al tribunale ma Gallione non si

curava affatto di tutto ciò. 18 Paolo si trattenne ancora parecchi giorni, poi prese congedo dai

fratelli e s'imbarcò diretto in Siria, in compagnia di Priscilla e Aquila. A Cencre si era fatto tagliare i

capelli a causa di un voto che aveva fatto. 19 Giunsero a Èfeso, dove lasciò i due coniugi, ed entrato

nella sinagoga si mise a discutere con i Giudei. 20 Questi lo pregavano di fermarsi più a lungo, ma

non acconsentì. 21 Tuttavia prese congedo dicendo: "Ritornerò di nuovo da voi, se Dio lo vorrà",

quindi partì da Èfeso. 22 Giunto a Cesarèa, si recò a salutare la Chiesa di Gerusalemme e poi scese

ad Antiòchia. 23 Trascorso colà un po' di tempo, partì di nuovo percorrendo di seguito le regioni

della Galazia e della Frigia, confermando nella fede tutti i discepoli. 24 Arrivò a Èfeso un Giudeo,

chiamato Apollo, nativo di Alessandria, uomo colto, versato nelle Scritture. 25 Questi era stato

ammaestrato nella via del Signore e pieno di fervore parlava e insegnava esattamente ciò che si

riferiva a Gesù, sebbene conoscesse soltanto il battesimo di Giovanni. 26 Egli intanto cominciò a

parlare francamente nella sinagoga. Priscilla e Aquila lo ascoltarono, poi lo presero con sé e gli

esposero con maggiore accuratezza la via di Dio. 27 Poiché egli desiderava passare nell'Acaia, i

fratelli lo incoraggiarono e scrissero ai discepoli di fargli buona accoglienza. Giunto colà, fu molto

utile a quelli che per opera della grazia erano divenuti credenti; 28 confutava infatti vigorosamente i

Giudei, dimostrando pubblicamente attraverso le Scritture che Gesù è il Cristo».

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L‘intento di ‗perfezione‘ sembra descritto e ribadito in modo assai specifico riguardo alla

comunità umana, con tutto ciò che possa rappresentare di evangelicamente incerto 1. Non si

esclude neanche una deviazione umana delle prospettive ultime a nome di questa ‗perfezione‘ 2.

Comunque, i cristiani riconsiderarono, nelle cosidette ‗comunicazioni‘, questo tipo di

incarnationalità cristologica. Un approccio diverso viene proposto dall‘intuito del Consiglio

ecumenico delle Chiese: Gesù non è un maestro della medialità ma colui che sceglie di andare a

cercare la gente non ‗esemplare‘ nella sua situazione relazionale con Dio e con la comunità

umana, e non nella convenzionale conformità con i parametri di una ‗comunicazione ortodossa‘

(nel senso di una comunicazione normativamente allineata) 3. Il criterio evangelico principale per

tale riscoperta sarebbe la confessione paulina su Cristo "mentre era sulla terra": si vuotò di Se

stesso, diventando servo..." (Fil 2, 7). Questa è la qualità della Sua 'presenza', nel "atto del dono di

se" che è al cuore di comunicazione 4. Emblematicamente, il vertice ecclesiastico si fa eco di

questa implicazione del ‗dono‘ nella prospettiva della speranza cristiana 5. Certo, la formulazione

papale sembra assai riduttiva di fronte alla chiave piena dell‘Amore come ‗dono di Se‘ da parte di

Dio, svuotandosi e de-possedendosi (persino del testo vaticano degli anni 1971, cfr supra)… Il

dono di se rende qualsiasi appropriazione impossibile: cioè la 'perfezione propria' è un linguaggio

di appropriazione (troppo umano essere divino...).

C. DA EFESO, LA NECESSITÀ DI „VEDERE ROMA‟ PER PAOLO CON L‟INTENTO DI “SCIOGLIERE OGNI MAGIA” E DALLO SPIRITO GUARDARE AL „REGNO DI DIO‟

1 Benedetto XVI, Lettera Enciclica ―Spe Salvi‖ sulla Speranza Cristiana (30 novembre 2007), in «Internet» 2008,

http://www.vatican.va/holy_father/ benedict_xvi/encyclicals/documents/hf_ben-xvi_enc_20071130_spe-salvi_it.html: «18. Al contempo,

due categorie entrano sempre più al centro dell'idea di progresso: ragione e libertà. Il progresso è soprattutto un progresso nel crescente

dominio della ragione e questa ragione viene considerata ovviamente un potere del bene e per il bene. Il progresso è il superamento di tutte

le dipendenze – è progresso verso la libertà perfetta. Anche la libertà viene vista solo come promessa, nella quale l'uomo si realizza verso la

sua pienezza. In ambedue i concetti – libertà e ragione – è presente un aspetto politico. Il regno della ragione, infatti, è atteso come la nuova

condizione dell'umanità diventata totalmente libera. Le condizioni politiche di un tale regno della ragione e della libertà, tuttavia, in un primo

momento appaiono poco definite. Ragione e libertà sembrano garantire da sé, in virtù della loro intrinseca bontà, una nuova comunità

umana perfetta. In ambedue i concetti-chiave di «ragione» e «libertà», però, il pensiero tacitamente va sempre anche al contrasto con i

vincoli della fede e della Chiesa, come pure con i vincoli degli ordinamenti statali di allora. Ambedue i concetti portano quindi in sé un

potenziale rivoluzionario di un'enorme forza esplosiva».

2 Benedetto XVI, Lettera Enciclica ―Spe Salvi‖ sulla Speranza Cristiana (30 novembre 2007), in «Internet» 2008, http://www.vatican.va/

holy_father/ benedict_xvi/encyclicals/documents/hf_ben-xvi_enc_20071130_spe-salvi_it.html: «30. In questo senso il tempo moderno ha

sviluppato la speranza dell'instaurazione di un mondo perfetto che, grazie alle conoscenze della scienza e ad una politica scientificamente

fondata, sembrava esser diventata realizzabile. Così la speranza biblica del regno di Dio è stata rimpiazzata dalla speranza del regno

dell'uomo, dalla speranza di un mondo migliore che sarebbe il vero «regno di Dio». Questa sembrava finalmente la speranza grande e

realistica, di cui l'uomo ha bisogno. Essa era in grado di mobilitare – per un certo tempo – tutte le energie dell'uomo; il grande obiettivo

sembrava meritevole di ogni impegno».

3 L. Jorgenson, The WCC and Communication, Geneva 1982, p. 27: «In Jesus we see intriguing communication values being expressed. Not

merely in the sense of Jesus as the master of communication techniques, the clever story-teller, but rather in his identification with and

respect for people where they are: prostitute, tax collector, centurion, gentile and Jew alike. To share this incarnation is to share this radical

human acceptance. His identification with the poor, the oppressed and the marginalized is equally compelling. In order to affirm these

people he stood outside the boundaries of orthodox communication. Conventional communication was upset by the trust Jesus placed in the

smallest beginnings, the most unimportant people, the most unlikely events. Mustard seed and fishermen, loaves and fish, and unreliable

disciples. Yet with them he said the future lay. Credible Christian communication has to say who inherits the kingdom, without being too

naive about how the kingdom comes».

4 WORLD ASSOCIATION FOR CHRISTIAN COMMUNICATION, Principles of Christian Communication, in «Action», 1986 n° 8, p. 2.

5 Benedetto XVI, Lettera Enciclica ―Spe Salvi‖ sulla Speranza Cristiana (30 novembre 2007), in «Internet» 2008, http://www.vatican.va/

holy_father / benedict_xvi/encyclicals/documents/hf_ben-xvi_enc_20071130_spe-salvi_it.html: «31. Proprio l'essere gratificato di un dono

fa parte della speranza. Dio è il fondamento della speranza – non un qualsiasi dio, ma quel Dio che possiede un volto umano e che ci ha

amati sino alla fine: ogni singolo e l'umanità nel suo insieme. Il suo regno non è un aldilà immaginario, posto in un futuro che non arriva

mai; il suo regno è presente là dove Egli è amato e dove il suo amore ci raggiunge. Solo il suo amore ci dà la possibilità di perseverare con

ogni sobrietà giorno per giorno, senza perdere lo slancio della speranza, in un mondo che, per sua natura, è imperfetto. E il suo amore, allo

stesso tempo, è per noi la garanzia che esiste ciò che solo vagamente intuiamo e, tuttavia, nell'intimo aspettiamo: la vita che è «veramente»

vita».

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L‘interesse di questa passo del libro degli Atti si trova nel riferimento al trasferimento

auspicato da Paolo verso Roma. Esso si manifesta nel quadro di un ulteriore chiarimento su ‗quale

Cristo‘ piuttosto che sulla specificazione di ‗quale Chiesa‘ (cfr infra). Il legame tra Efeso e Roma

appare nel sottofondo di questa maturazione di Paolo nella sua testimonianza. «19. 1 Mentre

Apollo era a Corinto, Paolo, attraversate le regioni dell'altopiano, giunse a Èfeso. Qui trovò alcuni

discepoli 2 e disse loro: "Avete ricevuto lo Spirito Santo quando siete venuti alla fede?". Gli

risposero: "Non abbiamo nemmeno sentito dire che ci sia uno Spirito Santo". 3 Ed egli disse: "Quale

battesimo avete ricevuto?". "Il battesimo di Giovanni", risposero. 4 Disse allora Paolo: "Giovanni ha

amministrato un battesimo di penitenza, dicendo al popolo di credere in colui che sarebbe venuto

dopo di lui, cioè in Gesù". 5 Dopo aver udito questo, si fecero battezzare nel nome del Signore

Gesù 6 e, non appena Paolo ebbe imposto loro le mani, scese su di loro lo Spirito Santo e

parlavano in lingue e profetavano. 7 Erano in tutto circa dodici uomini. 8 Entrato poi nella sinagoga,

vi poté parlare liberamente per tre mesi, discutendo e cercando di persuadere gli ascoltatori circa

il regno di Dio. 9 Ma poiché alcuni si ostinavano e si rifiutavano di credere dicendo male in

pubblico di questa nuova dottrina, si staccò da loro separando i discepoli e continuò a discutere

ogni giorno nella scuola di un certo Tiranno. 10 Questo durò due anni, col risultato che tutti gli

abitanti della provincia d'Asia, Giudei e Greci, poterono ascoltare la parola del Signore. 11Dio

intanto operava prodigi non comuni per opera di Paolo, 12 al punto che si mettevano sopra i malati

fazzoletti o grembiuli che erano stati a contatto con lui e le malattie cessavano e gli spiriti cattivi

fuggivano. 13 Alcuni esorcisti ambulanti giudei si provarono a invocare anch'essi il nome del

Signore Gesù sopra quanti avevano spiriti cattivi, dicendo: "Vi scongiuro per quel Gesù che Paolo

predica". 14 Facevano questo sette figli di un certo Sceva, un sommo sacerdote giudeo. 15 Ma lo

spirito cattivo rispose loro: "Conosco Gesù e so chi è Paolo, ma voi chi siete?". 16 E l'uomo che

aveva lo spirito cattivo, slanciatosi su di loro, li afferrò e li trattò con tale violenza che essi

fuggirono da quella casa nudi e coperti di ferite. 17 Il fatto fu risaputo da tutti i Giudei e dai Greci

che abitavano a Èfeso e tutti furono presi da timore e si magnificava il nome del Signore Gesù. 18

Molti di quelli che avevano abbracciato la fede venivano a confessare in pubblico le loro pratiche

magiche 19 e un numero considerevole di persone che avevano esercitato le arti magiche portavano

i propri libri e li bruciavano alla vista di tutti. Ne fu calcolato il valore complessivo e trovarono che

era di cinquantamila dramme d'argento. 20 Così la parola del Signore cresceva e si rafforzava. 21

Dopo questi fatti, Paolo si mise in animo di attraversare la Macedonia e l'Acaia e di recarsi a

Gerusalemme dicendo: "Dopo essere stato là devo vedere anche Roma". 22 Inviati allora in

Macedonia due dei suoi aiutanti, Timòteo ed Erasto, si trattenne ancora un po' di tempo nella

provincia di Asia. 23 Verso quel tempo scoppiò un gran tumulto riguardo alla nuova dottrina. 24 Un

tale, chiamato Demetrio, argentiere, che fabbricava tempietti di Artémide in argento e procurava in

tal modo non poco guadagno agli artigiani, 25 li radunò insieme agli altri che si occupavano di cose

del genere e disse: "Cittadini, voi sapete che da questa industria proviene il nostro benessere; 26

ora potete osservare e sentire come questo Paolo ha convinto e sviato una massa di gente, non

solo di Èfeso, ma si può dire di tutta l'Asia, affermando che non sono dèi quelli fabbricati da mani

d'uomo. 27 Non soltanto c'è il pericolo che la nostra categoria cada in discredito, ma anche che il

santuario della grande dea Artémide non venga stimato più nulla e venga distrutta la grandezza di

colei che l'Asia e il mondo intero adorano". 28 All'udire ciò s'infiammarono d'ira e si misero a

gridare: "Grande è l'Artémide degli Efesini!". 29 Tutta la città fu in subbuglio e tutti si precipitarono

in massa nel teatro, trascinando con sé Gaio e Aristarco macèdoni, compagni di viaggio di Paolo.

30 Paolo voleva presentarsi alla folla, ma i discepoli non glielo permisero. 31 Anche alcuni dei capi

della provincia, che gli erano amici, mandarono a pregarlo di non avventurarsi nel teatro. 32

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Intanto, chi gridava una cosa, chi un'altra; l'assemblea era confusa e i più non sapevano il motivo

per cui erano accorsi. 33 Alcuni della folla fecero intervenire un certo Alessandro, che i Giudei

avevano spinto avanti, ed egli, fatto cenno con la mano, voleva tenere un discorso di difesa davanti

al popolo. 34 Appena s'accorsero che era Giudeo, si misero tutti a gridare in coro per quasi due ore:

"Grande è l'Artémide degli Efesini!". 35 Alla fine il cancelliere riuscì a calmare la folla e disse:

"Cittadini di Èfeso, chi fra gli uomini non sa che la città di Èfeso è custode del tempio della grande

Artémide e della sua statua caduta dal cielo? 36 Poiché questi fatti sono incontestabili, è necessario

che stiate calmi e non compiate gesti inconsulti. 37 Voi avete condotto qui questi uomini che non

hanno profanato il tempio, né hanno bestemmiato la nostra dea. 38 Perciò se Demetrio e gli

artigiani che sono con lui hanno delle ragioni da far valere contro qualcuno, ci sono per questo i

tribunali e vi sono i proconsoli: si citino in giudizio l'un l'altro. 39 Se poi desiderate qualche altra

cosa, si deciderà nell'assemblea ordinaria. 40 C'è il rischio di essere accusati di sedizione per

l'accaduto di oggi, non essendoci alcun motivo per cui possiamo giustificare questo

assembramento". 41 E con queste parole sciolse l'assemblea».

Nel libro degli Atti il brano su "Non abbiamo nemmeno sentito dire che ci sia uno Spirito

Santo" è assai nota nella ‗lectio continua‘ di questa parte della Scrittura. Non si può discernere

‗quale Cristo‘ nella fede senza questa illuminazione dello Spirito Santo. Di fatti, il malinteso su

Cristo appare più chiaramente senza il dono dello Spirito: si vede infatti l‘adesione a Cristo come il

prevalersi in qualche modo ‗magico‘ di un impressionanate ‗potere‘ («Alcuni esorcisti ambulanti

giudei si provarono a invocare anch'essi il nome del Signore Gesù sopra quanti avevano spiriti

cattivi, dicendo: "Vi scongiuro per quel Gesù che Paolo predica"», cfr supra) con implicazioni di una

visione ‗magica‘ del loro intervento. La vicinanza del ‗Grande Tempio‘ di Efeso e di tutto ciò

rappresenta come possibile malinteso sull‘indirizzo di fede doveva rinviare ad un altro crogiuolo di

questi indirizzi religiosi nella sua centralità di gestione che era Roma, ragione dell‘attenzione che

Paolo dedica a questa ulteriore ‗itineranza‘ apostolica sua.

6° LE IMPLICAZIONI RIVELATIVE DEL CAMMINO INIZIATO: QUALE CHIESA STIA NASCENDO IN

MEZZO ALLE INCERTEZZE DEI TEMPI E DEI LUOGHI

Il nostro sesto momento di lettura del libro degli Atti ci introduce all‘ultimo interrogativo:

quale Chiesa sta nascendo? La caratteristica di quest‘ultimo passo del libro degli Atti ci può

sorprendere: non si tratta di una esposizione sui concetti riguardo alla Chiesa, né sui dati

strutturali che articolano la sua configurazione. Si tratta, qui, di un movimento itinerante

attraverso le avventure che si possano incontrare nel mondo, qui –in particolare- nel caso iniziale

ed emblematico di Paolo. Un primo accenno viene subito alla mente: da questi dati, la Chiesa che

nasce non è una Chiesa per conto suo ma è inestricabilmente presa negli alti e bassi in mezzo a

tutto ciò che succede. Questa inquadratura ci rinvia assai bene alla concretezza di coinvolgimento

che ritroviamo con l‘inserimento comunicazionale odierna della e delle Chiesa(e): e cioè il

coinvolgimento legato a tutto ciò che succede di meglio e di peggio nell‘esperienza e nel cammino

umano.

A. L‟INCESSANTE RITROVARSI INSIEME NEL PERCORSO ITINERANTE CON LA PRIORITÀ DI DOVERSI GIUSTIFICARE IN QUANTO ALLA TRASPARENZA DI SINCERITÀ ECCLESIALE PUR SAPENDO DI NON POTER TORNARE INDIETRO

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Prendendo in considerazione questo accenno conclusivo del libro degli Atti sulla Chiesa

nascente, l‘elemento caratteristico di apertura è senz‘altro la preoccupazione di Paolo di dare ogni

giustificazione agli anziani del suo operato apostolico. Appare del tutto evidente, nello Spirito

Santo, di dover esporre le motivazioni autentiche della propria azione ecclesiale di testimonianza.

Riguardo al proprio ministero, poi, non si attende un facile riconoscimento ma si propone

piuttosto una lucida presa di coscienza sulle incognite del futuro. «20. 1 Appena cessato il tumulto,

Paolo mandò a chiamare i discepoli e, dopo averli incoraggiati, li salutò e si mise in viaggio per la

Macedonia. 2 Dopo aver attraversato quelle regioni, esortando con molti discorsi i fedeli, arrivò in

Grecia. 3 Trascorsi tre mesi, poiché ci fu un complotto dei Giudei contro di lui, mentre si

apprestava a salpare per la Siria, decise di far ritorno attraverso la Macedonia. 4 Lo

accompagnarono Sòpatro di Berèa, figlio di Pirro, Aristarco e Secondo di Tessalonica, Gaio di

Derbe e Timòteo, e gli asiatici Tìchico e Tròfimo. 5 Questi però, partiti prima di noi ci attendevano

a Tròade; 6 noi invece salpammo da Filippi dopo i giorni degli Azzimi e li raggiungemmo in capo a

cinque giorni a Tròade dove ci trattenemmo una settimana. 7 Il primo giorno della settimana ci

eravamo riuniti a spezzare il pane e Paolo conversava con loro; e poiché doveva partire il giorno

dopo, prolungò la conversazione fino a mezzanotte. 8 C'era un buon numero di lampade nella

stanza al piano superiore, dove eravamo riuniti; 9 un ragazzo chiamato Èutico, che stava seduto

sulla finestra, fu preso da un sonno profondo mentre Paolo continuava a conversare e, sopraffatto

dal sonno, cadde dal terzo piano e venne raccolto morto. 10 Paolo allora scese giù, si gettò su di

lui, lo abbracciò e disse: "Non vi turbate; è ancora in vita!". 11 Poi risalì, spezzò il pane e ne mangiò

e dopo aver parlato ancora molto fino all'alba, partì. 12 Intanto avevano ricondotto il ragazzo vivo,

e si sentirono molto consolati. 13 Noi poi, che eravamo partiti per nave, facemmo vela per Asso,

dove dovevamo prendere a bordo Paolo; così infatti egli aveva deciso, intendendo di fare il viaggio

a piedi. 14 Quando ci ebbe raggiunti ad Asso, lo prendemmo con noi e arrivammo a Mitilène. 15

Salpati da qui il giorno dopo, ci trovammo di fronte a Chio; l'indomani toccammo Samo e il giorno

dopo giungemmo a Milèto. 16 Paolo aveva deciso di passare al largo di Èfeso per evitare di subire

ritardi nella provincia d'Asia: gli premeva di essere a Gerusalemme, se possibile, per il giorno della

Pentecoste. 17 Da Milèto mandò a chiamare subito ad Èfeso gli anziani della Chiesa. 18 Quando essi

giunsero disse loro: "Voi sapete come mi sono comportato con voi fin dal primo giorno in cui

arrivai in Asia e per tutto questo tempo: 19 ho servito il Signore con tutta umiltà, tra le lacrime e tra

le prove che mi hanno procurato le insidie dei Giudei. 20 Sapete come non mi sono mai sottratto a

ciò che poteva essere utile, al fine di predicare a voi e di istruirvi in pubblico e nelle vostre case, 21

scongiurando Giudei e Greci di convertirsi a Dio e di credere nel Signore nostro Gesù. 22 Ed ecco

ora, avvinto dallo Spirito, io vado a Gerusalemme senza sapere ciò che là mi accadrà. 23 So soltanto

che lo Spirito Santo in ogni città mi attesta che mi attendono catene e tribolazioni. 24 Non ritengo

tuttavia la mia vita meritevole di nulla, purché conduca a termine la mia corsa e il servizio che mi

fu affidato dal Signore Gesù, di rendere testimonianza al messaggio della grazia di Dio. 25 Ecco,

ora so che non vedrete più il mio volto, voi tutti tra i quali sono passato annunziando il regno di

Dio. 26 Per questo dichiaro solennemente oggi davanti a voi che io sono senza colpa riguardo a

coloro che si perdessero, 27 perché non mi sono sottratto al compito di annunziarvi tutta la volontà

di Dio. 28 Vegliate su voi stessi e su tutto il gregge, in mezzo al quale lo Spirito Santo vi ha posti

come vescovi a pascere la Chiesa di Dio, che egli si è acquistata con il suo sangue. 29 Io so che

dopo la mia partenza entreranno fra voi lupi rapaci, che non risparmieranno il gregge; 30 perfino di

mezzo a voi sorgeranno alcuni a insegnare dottrine perverse per attirare discepoli dietro di sé. 31

Per questo vigilate, ricordando che per tre anni, notte e giorno, io non ho cessato di esortare fra le

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lacrime ciascuno di voi. 32 Ed ora vi affido al Signore e alla parola della sua grazia che ha il potere

di edificare e di concedere l'eredità con tutti i santificati. 33 Non ho desiderato né argento, né oro,

né la veste di nessuno. 34 Voi sapete che alle necessità mie e di quelli che erano con me hanno

provveduto queste mie mani. 35 In tutte le maniere vi ho dimostrato che lavorando così si devono

soccorrere i deboli, ricordandoci delle parole del Signore Gesù, che disse: Vi è più gioia nel dare

che nel ricevere!". 36 Detto questo, si inginocchiò con tutti loro e pregò. 37 Tutti scoppiarono in un

gran pianto e gettandosi al collo di Paolo lo baciavano, 38 addolorati soprattutto perché aveva detto

che non avrebbero più rivisto il suo volto. E lo accompagnarono fino alla nave».

La via che si apre a Paolo non è una via di esaltazione per ciò che si sta compiendo. Invece,

la ‗novità‘ appare nella sua difficile attuazione, affrontando il rifiuto di chi non vuole accoglierla.

La questione di ‗quale Chiesa‘ diventa, a questo punto, ‗quale atteggiamento ecclesiale sarà

esemplare‘ per portare a termine l‘opera di testimonianza attraverso tempi e luoghi diversi. La

consapevolezza di intralci sempre in agguato fa parte dell‘orizzonte che si staglia in avanti... Non

si tratta di un ‗gratificante progresso‘ che potrà verificarsi con le nuove aperture di testimonianza

che saranno possibili.

B. CHIARIRE IL RIFERIMENTO A GERUSALEMME. IL DIFFICILE DIALOGO DALL‟APPARTENENZA ORIGINARIA VERSO NUOVI ORIZZONTI

Ogni passo in avanti del percorso ecclesiale appare come un processo difficile, dove le

aperture si fanno con grande esitazione, come Paolo a Gerusalemme con il contensioso della fede

liberamente estesa ai ‗pagani‘, senza ‗imporre niente al di fuori dell‘indispensabile‘. «21. 1 Appena

ci fummo separati da loro, salpammo e per la via diretta giungemmo a Cos, il giorno seguente a

Rodi e di qui a Pàtara. 2 Trovata qui una nave che faceva la traversata per la Fenicia, vi salimmo e

prendemmo il largo. 3 Giunti in vista di Cipro, ce la lasciammo a sinistra e, continuando a navigare

verso la Siria, giungemmo a Tiro, dove la nave doveva scaricare. 4 Avendo ritrovati i discepoli,

rimanemmo colà una settimana, ed essi, mossi dallo Spirito, dicevano a Paolo di non andare a

Gerusalemme. 5 Ma quando furon passati quei giorni, uscimmo e ci mettemmo in viaggio,

accompagnati da tutti loro con le mogli e i figli sin fuori della città. Inginocchiati sulla spiaggia

pregammo, poi ci salutammo a vicenda; 6 noi salimmo sulla nave ed essi tornarono alle loro case. 7

Terminata la navigazione, da Tiro approdammo a Tolemàide, dove andammo a salutare i fratelli e

restammo un giorno con loro. 8 Ripartiti il giorno seguente, giungemmo a Cesarèa; ed entrati nella

casa dell'evangelista Filippo, che era uno dei Sette, sostammo presso di lui. 9 Egli aveva quattro

figlie nubili, che avevano il dono della profezia. 10 Eravamo qui da alcuni giorni, quando giunse

dalla Giudea un profeta di nome Àgabo. 11 Egli venne da noi e, presa la cintura di Paolo, si legò i

piedi e le mani e disse: "Questo dice lo Spirito Santo: l'uomo a cui appartiene questa cintura sarà

legato così dai Giudei a Gerusalemme e verrà quindi consegnato nelle mani dei pagani". 12 All'udir

queste cose, noi e quelli del luogo pregammo Paolo di non andare più a Gerusalemme. 13 Ma Paolo

rispose: "Perché fate così, continuando a piangere e a spezzarmi il cuore? Io sono pronto non

soltanto a esser legato, ma a morire a Gerusalemme per il nome del Signore Gesù". 14 E poiché non

si lasciava persuadere, smettemmo di insistere dicendo: "Sia fatta la volontà del Signore!". 15 Dopo

questi giorni, fatti i preparativi, salimmo verso Gerusalemme. 16 Vennero con noi anche alcuni

discepoli da Cesarèa, i quali ci condussero da un certo Mnasóne di Cipro, discepolo della prima

ora, dal quale ricevemmo ospitalità. 17 Arrivati a Gerusalemme, i fratelli ci accolsero festosamente.

18 L'indomani Paolo fece visita a Giacomo insieme con noi: c'erano anche tutti gli anziani. 19 Dopo

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aver rivolto loro il saluto, egli cominciò a esporre nei particolari quello che Dio aveva fatto tra i

pagani per mezzo suo. 20 Quand'ebbero ascoltato, essi davano gloria a Dio; quindi dissero a Paolo:

"Tu vedi, o fratello, quante migliaia di Giudei sono venuti alla fede e tutti sono gelosamente

attaccati alla legge. 21 Ora hanno sentito dire di te che vai insegnando a tutti i Giudei sparsi tra i

pagani che abbandonino Mosè, dicendo di non circoncidere più i loro figli e di non seguire più le

nostre consuetudini. 22 Che facciamo? Senza dubbio verranno a sapere che sei arrivato. 23 Fa'

dunque quanto ti diciamo: vi sono fra noi quattro uomini che hanno un voto da sciogliere. 24

Prendili con te, compi la purificazione insieme con loro e paga tu la spesa per loro perché possano

radersi il capo. Così tutti verranno a sapere che non c'è nulla di vero in ciò di cui sono stati

informati, ma che invece anche tu ti comporti bene osservando la legge. 25 Quanto ai pagani che

sono venuti alla fede, noi abbiamo deciso ed abbiamo loro scritto che si astengano dalle carni

offerte agli idoli, dal sangue, da ogni animale soffocato e dalla impudicizia". 26 Allora Paolo prese

con sé quegli uomini e il giorno seguente, fatta insieme con loro la purificazione, entrò nel tempio

per comunicare il compimento dei giorni della purificazione, quando sarebbe stata presentata

l'offerta per ciascuno di loro. 27 Stavano ormai per finire i sette giorni, quando i Giudei della

provincia d'Asia, vistolo nel tempio, aizzarono tutta la folla e misero le mani su di lui gridando: 28

"Uomini d'Israele, aiuto! Questo è l'uomo che va insegnando a tutti e dovunque contro il popolo,

contro la legge e contro questo luogo; ora ha introdotto perfino dei Greci nel tempio e ha

profanato il luogo santo!". 29 Avevano infatti veduto poco prima Tròfimo di Èfeso in sua compagnia

per la città, e pensavano che Paolo lo avesse fatto entrare nel tempio. 30 Allora tutta la città fu in

subbuglio e il popolo accorse da ogni parte. Impadronitisi di Paolo, lo trascinarono fuori del

tempio e subito furono chiuse le porte. 31 Stavano già cercando di ucciderlo, quando fu riferito al

tribuno della coorte che tutta Gerusalemme era in rivolta. 32 Immediatamente egli prese con sé dei

soldati e dei centurioni e si precipitò verso i rivoltosi. Alla vista del tribuno e dei soldati, cessarono

di percuotere Paolo. 33 Allora il tribuno si avvicinò, lo arrestò e ordinò che fosse legato con due

catene; intanto s'informava chi fosse e che cosa avesse fatto. 34 Tra la folla però chi diceva una

cosa, chi un'altra. Nell'impossibilità di accertare la realtà dei fatti a causa della confusione, ordinò

di condurlo nella fortezza. 35 Quando fu alla gradinata, dovette essere portato a spalla dai soldati a

causa della violenza della folla. 36 La massa della gente infatti veniva dietro, urlando: "A morte!". 37

Sul punto di esser condotto nella fortezza, Paolo disse al tribuno: "Posso dirti una parola?".

"Conosci il greco?, disse quello, 38 Allora non sei quell'Egiziano che in questi ultimi tempi ha

sobillato e condotto nel deserto i quattromila ribelli?".

Il tipo di Chiesa che può essere ipotizzato da questo accenno ci immerge subito in una

Chiesa nascente dove Paolo rende conto del suo operato in pieno dialogo con gli anziani, nella

situazione incerta nella quale si trova e senza voler anteporre vari principi prestabiliti per l‘assetto

della Chiesa come tale. La problematica ecclesiale si apre dentro della dinamica comunicativa nelle

esigenze fondamentali del 'dialogo'. Si dirà, in termini comunicativi a distanza, che il dialogo

comunicativo sorge dal coinvolgimento di tutti, degli utenti in particolare 1. Occorrerà riesaminare

la presenza ecclesiale nella comunicazione partendo dalle urgenze del 'dialogo' a tutti i livelli.

Volendosi riferire alla odierna "information society" 2, il tipo di presenza ecclesiale che si auspica

1 COMMISSION PONTIFICALE DES COMMUNICATIONS SOCIALES, Instruction pastorale «Communio et progressio», Cité du Vatican 1971, nº 81:

«Les possibilités des «récepteurs» sont plus larges et, par conséquent, leurs responsabilités sont plus importantes qu'on ne le croit

communément. La poursuite d'un véritable dialogue dépend, en grande partie, des usagers. S'ils demeurent passifs devant les moyens de la

communication, celle-ci restera à sens unique, malgré les efforts des professionnels pour établir le dialogue».

2 UNITED STATES CATHOLIC CONFERENCE, In the Sight of All, Washington 1986, pp. 8-9: «8. The Catholic Church in the United States is

affected by communication in other ways, too. First, the church is an object of other people's communication. The witness of Christian living

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in tale contesto è quello del 'dialogo pubblico' 1. Esso costituisce il criterio fondamentale della

comunicazione da parte della Chiesa 2. Il dialogo si trova alla base delle priorità umane in quanto

tali. Il dialogo pubblico sorge da questo ‗dialogo fondamentale‘ che costituisce la specificità

dell‘evento umano e nel quale si iscrive l‘intento ecclesiale stesso. Le "Tesi delle Chiese cristiane"

della Svizzera avevano anticipato la presa di posizione della Conferenza episcopale degli USA: la

comunicazione attuale è uno scambio pubblico in vista dell'esercizio della totale

―corresponsabilità‖ pubblica 3. Una cosa è certa: parlando insieme di tutto, con tutti, nel dialogo

pubblico, non si esclude più a priori ciò che riguarda la Chiesa. Anzi, la Chiesa -si riconosce- fa

parte o è oggetto della comunicazione attuale 4. Il 'dialogo pubblico' ci viene a chiedere qualcosa

che ci potrà anche apparire -a prima vista- come irrilevante o come una intrusione indebita nella

riservatezza privata nostra! La comunicazione pubblica penetra 'nel bel mezzo' delle nostre

faccende e non si cura di piegarsi alle vie di iniziazione progressiva e catechetica (tante volte non

ne ha il tempo). La coscienza cristana e la disponibilità ecumenica delle Chiese discerne in questo

tipo d'inserimento dialogale, dell'ascolto verso il tentativo di rendere il messaggio attuale, "una

kads people to proebim God's goodness. 1 Journalists write about the church; television networks cover papal travels; films, plays, novels,

and television drama find in the church fascinating subject matter. Whether in news or entertainment, the church in its institutions, offcials,

and individuals is part of the information sockty of the United States. Second, church members form an aiudience that is a religious

audience, hearing, reading and sharing the message of the Lord. At the same time, however, we form an audience for other messages

messages about power, about consumption, about many values we do not hold».

(1 Lumen Gentium, #38. in Vatican Council II, the Conciliar and Post Conciliar Documents, ed Austin Flannery (Collegeville MN: Liturgical

Press, 1975), p. 569.)

1 UNITED STATES CATHOLIC CONFERENCE, In the Sight of All, Washington 1986, pp. 8-9: «A PUBLIC DIALOGUE OF FAITH AS THE GENERAL

PRINCIPLE OF CHURCH COMMUNICATION. 9. Thus, the Catholic Church in the United Sates is in public dialogue with American society. From

the perspective of communication, the church represents a public dialogue of faith. First, the church is public. We proclaim the Gospel and

build up our community openly «"in the sight of all.» Because no one can be excluded, the church publicly manifests Christ's presence in the

world. Communication implies this public quality: to communiate is to share, to overcome isolation and individuality, and to become

community. Second, the nature of our community and its place within American society lead to dialogue. For true communication, people

must listen as well as speak; in this way, communication leads to communion. The Second Vatican Council committed the church in the

contemporary world to dialogue that leads to "a feeling of deep solidarity with the human race and its history." 1 As American bishops, we

also recognize that genuine communication must allow a11 men and women a voicc in the dialogue. Third, the church is a community of

faith whose communication always engages that faith. Our dialogue is rooted in faith; its subject ultimately is the Lord. Through our prayer

and our teaching, as pastors of the Catholic Church in the United States, we gather the community of disciples. This faith reaches its fullness

not in doctrine alone, but in acts of charity, justicc, and peace. 2 Communiation, too, reaches its fullness in mutual love. 3 Thus we share a

common vision of communication in Jesus Christ, the living Word, the perfect communiator, the Teacher and Listener who unites us in his

Body and in the Kingdom of God 4».

(1 Lumen Gentium, #1 see also #3. in Vatican Council II, the Conciliar and Post Conciliar Documents, ed Austin Flannery (Collegeville MN:

Liturgical Press, 1975), pp. 903-904. «And so the Council, as witness and guide to the faith of the whole people of God, gathered together

hy Christ, can find no more eloquent expression of its solidarity and respectful affection for the whole human family, to which it belongs,

than to enter into dialogue with it». / 2 James 2: 14-26. / 3 I John 4. / 4 A vision All can share, "Mission Statement," p. 8. - A Vision All can

share Conference ―Mission Statement," in William Thorn, ed. A Vision All can Share Report on the Conference at Marqette University, June

11-13 1984 (Washington D.C. United States Catholic Conference, 1985), p. 8.)

2 UNITED STATES CATHOLIC CONFERENCE, In the Sight of All, Washington 1986, p. 11: «14. This same right and need of all people for true

dialogue lies at the heart of communication policy as well. Effective communication demands a knowledge and love that comes only from

dialogue. Because the church desires to enter into communication with church members and non-members alike, the style of our

communication must reflect the loving, communicative nature of the church. We must learn the needs, concerns, symbols, and language of

the people, as well as the media in which they are literate. To this end, we endorse communication research on behalf of the church and

urge that our bishops, in their dioceses and through the USCC Department of Communication, foster national coòp eration for

communication research, planning, and strategy. 1».

(1 A Vision All Can Share, "Recommendations," II. A. 2., p. 11. In addition, we commend the Catholic Press Association for commissioning the

Annenberg/Gallup study of the Catholic press. and the Catholic Communication Campaign for commissioniny the Annenoerg study of

Religion and Television.)

3 THESES DES EGLISES, L'évolution des moyens de communication sociale, Fribourg 1983, Thèse 1, p. 11: «Thèse 1. Les media sont

nécessaires à l'exercice de la coresponsabilité. Pour affronter les tâches du présent et de l'avenir, les hommes ont besoin de s'informer et de

discuter sur la place publique; les moyens de communication sociale offrent ce forum dans un monde aussi vaste que complexe. Faute d'un

lieu public de communication, l'être humain ne pourrait prendre ses responsabilités dans la société».

4 UNITED STATES CATHOLIC CONFERENCE, In the Sight of All, Washington 1986, pp. 8-9: «8. The Catholic Church in the United States is

affected by communication in other ways, too. First, the church is an object of other people‘s communication. The witness of Christian living

leads people to proclaim God‘s goodness 1».

(1 Lumen gentium, n° 38, in Flannery, pp. 395-396.)

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forma d'impegno evangelico" 1. Per l'annunzio dell'Evangelo non si può 'omettere' ou 'trascurare'

l'interdipendenza nel vortice degli scambi comunicativi 2. Ciò che Paolo sta intavolando è un modo

di fare dialogale alla base stessa della gestione del cammino ecclesiale in riferimento alla sua

testimonianza ed al suo ministero.

C. MUOVERSI ATTRAVERSO I TUMULTI ED I „SCANDALI‟ APRENDOSI IN ESSI ALLA GUIDA DEL SIGNORE NEL COMPITO CHE SI DELINEA: DA GERUSALEMME A ROMA

Lo scenario paolino continua, con la situazione precaria ed incerta del protagonista. Il

percorso ecclesiale si presenta travagliato dall‘inizio ed è in questo contesto che si prospettano i

passi dell‘itinerario di testimonianza. Più che mai appare il profilo di una possibile Chiesa

pienamente immersa nelle incognite degli eventi e che diventa se stessa dagli eventi nei quali si

deve situare. «21. 39 Rispose Paolo: "Io sono un Giudeo di Tarso di Cilicia, cittadino di una città non

certo senza importanza. Ma ti prego, lascia che rivolga la parola a questa gente". 40 Avendo egli

acconsentito, Paolo, stando in piedi sui gradini, fece cenno con la mano al popolo e, fattosi un

grande silenzio, rivolse loro la parola in ebraico dicendo: 22. 1 "Fratelli e padri, ascoltate la mia

difesa davanti a voi". 2 Quando sentirono che parlava loro in lingua ebraica, fecero silenzio ancora

di più. 3 Ed egli continuò: "Io sono un Giudeo, nato a Tarso di Cilicia, ma cresciuto in questa città,

formato alla scuola di Gamalièle nelle più rigide norme della legge paterna, pieno di zelo per Dio,

come oggi siete tutti voi. 4 Io perseguitai a morte questa nuova dottrina, arrestando e gettando in

prigione uomini e donne, 5 come può darmi testimonianza il sommo sacerdote e tutto il collegio

degli anziani. Da loro ricevetti lettere per i nostri fratelli di Damasco e partii per condurre anche

quelli di là come prigionieri a Gerusalemme, per essere puniti. 6 Mentre ero in viaggio e mi

avvicinavo a Damasco, verso mezzogiorno, all'improvviso una gran luce dal cielo rifulse attorno a

me; 7 caddi a terra e sentii una voce che mi diceva: Saulo, Saulo, perché mi perseguiti? 8 Risposi:

Chi sei, o Signore? Mi disse: Io sono Gesù il Nazareno, che tu perseguiti. 9 Quelli che erano con me

videro la luce, ma non udirono colui che mi parlava. 10 Io dissi allora: Che devo fare, Signore? E il

Signore mi disse: Alzati e prosegui verso Damasco; là sarai informato di tutto ciò che è stabilito

che tu faccia. 11 E poiché non ci vedevo più, a causa del fulgore di quella luce, guidato per mano

dai miei compagni, giunsi a Damasco. 12 Un certo Ananìa, un devoto osservante della legge e in

buona reputazione presso tutti i Giudei colà residenti, 13 venne da me, mi si accostò e disse: Saulo,

fratello, torna a vedere! E in quell'istante io guardai verso di lui e riebbi la vista. 14 Egli soggiunse: Il

Dio dei nostri padri ti ha predestinato a conoscere la sua volontà, a vedere il Giusto e ad ascoltare

una parola dalla sua stessa bocca, 15 perché gli sarai testimone davanti a tutti gli uomini delle cose

che hai visto e udito. 16 E ora perché aspetti? Alzati, ricevi il battesimo e lavati dai tuoi peccati,

invocando il suo nome. 17 Dopo il mio ritorno a Gerusalemme, mentre pregavo nel tempio, fui

rapito in estasi 18 e vidi Lui che mi diceva: Affrettati ed esci presto da Gerusalemme, perché non

accetteranno la tua testimonianza su di me. 19 E io dissi: Signore, essi sanno che facevo

imprigionare e percuotere nella sinagoga quelli che credevano in te; 20 quando si versava il sangue

di Stefano, tuo testimone, anch'io ero presente e approvavo e custodivo i vestiti di quelli che lo

uccidevano. 21 Allora mi disse: Va', perché io ti manderò lontano, tra i pagani". 22 Fino a queste

parole erano stati ad ascoltarlo, ma allora alzarono la voce gridando: "Toglilo di mezzo; non deve

più vivere!". 23 E poiché continuavano a urlare, a gettar via i mantelli e a lanciar polvere in aria, 24 il

tribuno ordinò di portarlo nella fortezza, prescrivendo di interrogarlo a colpi di flagello al fine di

1 WORLD ASSEMBLY OF THE WORLD COUNCIL OF CHURCHES, The New Delhi Report, London 1962, p. 84, n 23.

2 Cfr Paul VI, Exhortation apostolique "Evangelii nuntiandi", Cité du Vatican 1976, n 45.

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sapere per quale motivo gli gridavano contro in tal modo. 25 Ma quando l'ebbero legato con le

cinghie, Paolo disse al centurione che gli stava accanto: "Potete voi flagellare un cittadino romano,

non ancora giudicato?". 26 Udito ciò, il centurione corse a riferire al tribuno: "Che cosa stai per fare?

Quell'uomo è un romano!". 27 Allora il tribuno si recò da Paolo e gli domandò: "Dimmi, tu sei

cittadino romano?". Rispose: "Sì". 28 Replicò il tribuno: "Io questa cittadinanza l'ho acquistata a caro

prezzo". Paolo disse: "Io, invece, lo sono di nascita!". 29 E subito si allontanarono da lui quelli che

dovevano interrogarlo. Anche il tribuno ebbe paura, rendendosi conto che Paolo era cittadino

romano e che lui lo aveva messo in catene. 30 Il giorno seguente, volendo conoscere la realtà dei

fatti, cioè il motivo per cui veniva accusato dai Giudei, gli fece togliere le catene e ordinò che si

riunissero i sommi sacerdoti e tutto il sinedrio; vi fece condurre Paolo e lo presentò davanti a loro.

23. 1 Con lo sguardo fisso al sinedrio Paolo disse: "Fratelli, io ho agito fino ad oggi davanti a Dio in

perfetta rettitudine di coscienza". 2 Ma il sommo sacerdote Ananìa ordinò ai suoi assistenti di

percuoterlo sulla bocca. 3 Paolo allora gli disse: "Dio percuoterà te, muro imbiancato! Tu siedi a

giudicarmi secondo la legge e contro la legge comandi di percuotermi?". 4 E i presenti dissero: "Osi

insultare il sommo sacerdote di Dio?". 5 Rispose Paolo: "Non sapevo, fratelli, che è il sommo

sacerdote; sta scritto infatti: Non insulterai il capo del tuo popolo". 6 Paolo sapeva che nel sinedrio

una parte era di sadducei e una parte di farisei; disse a gran voce: "Fratelli, io sono un fariseo,

figlio di farisei; io sono chiamato in giudizio a motivo della speranza nella risurrezione dei morti".

7 Appena egli ebbe detto ciò, scoppiò una disputa tra i farisei e i sadducei e l'assemblea si divise. 8

I sadducei infatti affermano che non c'è risurrezione, né angeli, né spiriti; i farisei invece

professano tutte queste cose. 9 Ne nacque allora un grande clamore e alcuni scribi del partito dei

farisei, alzatisi in piedi, protestavano dicendo: "Non troviamo nulla di male in quest'uomo. E se

uno spirito o un angelo gli avesse parlato davvero?". 10 La disputa si accese a tal punto che il

tribuno, temendo che Paolo venisse linciato da costoro, ordinò che scendesse la truppa a portarlo

via di mezzo a loro e ricondurlo nella fortezza. 11 La notte seguente gli venne accanto il Signore e

gli disse: "Coraggio! Come hai testimoniato per me a Gerusalemme, così è necessario che tu mi

renda testimonianza anche a Roma". 12 Fattosi giorno, i Giudei ordirono una congiura e fecero voto

con giuramento esecratorio di non toccare né cibo né bevanda, sino a che non avessero ucciso

Paolo. 13 Erano più di quaranta quelli che fecero questa congiura. 14 Si presentarono ai sommi

sacerdoti e agli anziani e dissero: "Ci siamo obbligati con giuramento esecratorio di non

assaggiare nulla sino a che non avremo ucciso Paolo. 15 Voi dunque ora, insieme al sinedrio, fate

dire al tribuno che ve lo riporti, col pretesto di esaminare più attentamente il suo caso; noi intanto

ci teniamo pronti a ucciderlo prima che arrivi". 16 Ma il figlio della sorella di Paolo venne a sapere

del complotto; si recò alla fortezza, entrò e ne informò Paolo. 17 Questi allora chiamò uno dei

centurioni e gli disse: "Conduci questo giovane dal tribuno, perché ha qualche cosa da riferirgli". 18

Il centurione lo prese e lo condusse dal tribuno dicendo: "Il prigioniero Paolo mi ha fatto chiamare

e mi ha detto di condurre da te questo giovanetto, perché ha da dirti qualche cosa". 19 Il tribuno lo

prese per mano, lo condusse in disparte e gli chiese: "Che cosa è quello che hai da riferirmi?". 20

Rispose: "I Giudei si sono messi d'accordo per chiederti di condurre domani Paolo nel sinedrio, col

pretesto di informarsi più accuratamente nei suoi riguardi. 21 Tu però non lasciarti convincere da

loro, poiché più di quaranta dei loro uomini hanno ordito un complotto, facendo voto con

giuramento esecratorio di non prendere cibo né bevanda finché non l'abbiano ucciso; e ora stanno

pronti, aspettando che tu dia il tuo consenso". 22 Il tribuno congedò il giovanetto con questa

raccomandazione: "Non dire a nessuno che mi hai dato queste informazioni". 23 Fece poi chiamare

due dei centurioni e disse: "Preparate duecento soldati per andare a Cesarèa insieme con settanta

cavalieri e duecento lancieri, tre ore dopo il tramonto. 24 Siano pronte anche delle cavalcature e

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fatevi montare Paolo, perché sia condotto sano e salvo dal governatore Felice". 25 Scrisse anche una

lettera in questi termini: 26 "Claudio Lisia all'eccellentissimo governatore Felice, salute. 27

Quest'uomo è stato assalito dai Giudei e stava per essere ucciso da loro; ma sono intervenuto con i

soldati e l'ho liberato, perché ho saputo che è cittadino romano. 28 Desideroso di conoscere il

motivo per cui lo accusavano, lo condussi nel loro sinedrio. 29 Ho trovato che lo si accusava per

questioni relative alla loro legge, ma che in realtà non c'erano a suo carico imputazioni meritevoli

di morte o di prigionia. 30 Sono stato però informato di un complotto contro quest'uomo da parte

loro, e così l'ho mandato da te, avvertendo gli accusatori di deporre davanti a te quello che hanno

contro di lui. Sta' bene". 31 Secondo gli ordini ricevuti, i soldati presero Paolo e lo condussero di

notte ad Antipàtride. 32 Il mattino dopo, lasciato ai cavalieri il compito di proseguire con lui, se ne

tornarono alla fortezza. 33 I cavalieri, giunti a Cesarèa, consegnarono la lettera al governatore e gli

presentarono Paolo. 34 Dopo averla letta, domandò a Paolo di quale provincia fosse e, saputo che

era della Cilicia, disse: 35 "Ti ascolterò quando saranno qui anche i tuoi accusatori". E diede ordine

di custodirlo nel pretorio di Erode. 24. 1 Cinque giorni dopo arrivò il sommo sacerdote Ananìa

insieme con alcuni anziani e a un avvocato di nome Tertullo e si presentarono al governatore per

accusare Paolo. 2 Quando questi fu fatto venire, Tertullo cominciò l'accusa dicendo: 3 "La lunga

pace di cui godiamo grazie a te e le riforme che ci sono state in favore di questo popolo grazie alla

tua provvidenza, le accogliamo in tutto e per tutto, eccellentissimo Felice, con profonda

gratitudine. 4 Ma per non trattenerti troppo a lungo, ti prego di darci ascolto brevemente nella tua

benevolenza. 5 Abbiamo scoperto che quest'uomo è una peste, fomenta continue rivolte tra tutti i

Giudei che sono nel mondo ed è capo della setta dei Nazorei. 6 Ha perfino tentato di profanare il

tempio e noi l'abbiamo arrestato. [7]. 8 Interrogandolo personalmente, potrai renderti conto da lui

di tutte queste cose delle quali lo accusiamo". 9 Si associarono nell'accusa anche i Giudei,

affermando che i fatti stavano così. 10 Quando il governatore fece cenno a Paolo di parlare, egli

rispose: "So che da molti anni sei giudice di questo popolo e parlo in mia difesa con fiducia. 11 Tu

stesso puoi accertare che non sono più di dodici giorni da quando mi sono recato a Gerusalemme

per il culto. 12 Essi non mi hanno mai trovato nel tempio a discutere con qualcuno o a incitare il

popolo alla sommossa, né nelle sinagoghe, né per la città 13 e non possono provare nessuna delle

cose delle quali ora mi accusano. 14 Ammetto invece che adoro il Dio dei miei padri, secondo

quella dottrina che essi chiamano setta, credendo in tutto ciò che è conforme alla Legge e sta

scritto nei Profeti, 15 nutrendo in Dio la speranza, condivisa pure da costoro, che ci sarà una

risurrezione dei giusti e degli ingiusti. 16 Per questo mi sforzo di conservare in ogni momento una

coscienza irreprensibile davanti a Dio e davanti agli uomini. 17 Ora, dopo molti anni, sono venuto a

portare elemosine al mio popolo e per offrire sacrifici; 18 in occasione di questi essi mi hanno

trovato nel tempio dopo che avevo compiuto le purificazioni. Non c'era folla né tumulto. 19 Furono

dei Giudei della provincia d'Asia a trovarmi, e loro dovrebbero comparire qui davanti a te ad

accusarmi, se hanno qualche cosa contro di me; 20 oppure dicano i presenti stessi quale colpa han

trovato in me quando sono comparso davanti al sinedrio, 21 se non questa sola frase che gridai

stando in mezzo a loro: A motivo della risurrezione dei morti io vengo giudicato oggi davanti a

voi!". 22 Allora Felice, che era assai bene informato circa la nuova dottrina, li rimandò dicendo:

"Quando verrà il tribuno Lisia, esaminerò il vostro caso". 23 E ordinò al centurione di tenere Paolo

sotto custodia, concedendogli però una certa libertà e senza impedire a nessuno dei suoi amici di

dargli assistenza. 24 Dopo alcuni giorni Felice arrivò in compagnia della moglie Drusilla, che era

giudea; fatto chiamare Paolo, lo ascoltava intorno alla fede in Cristo Gesù. 25 Ma quando egli si

mise a parlare di giustizia, di continenza e del giudizio futuro, Felice si spaventò e disse: "Per il

momento puoi andare; ti farò chiamare di nuovo quando ne avrò il tempo". 26 Sperava frattanto che

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Paolo gli avrebbe dato del denaro; per questo abbastanza spesso lo faceva chiamare e conversava

con lui. 27 Trascorsi due anni, Felice ebbe come successore Porcio Festo; ma Felice, volendo

dimostrare benevolenza verso i Giudei, lasciò Paolo in prigione».

Il confronto acceso ed aggressivo a Gerusalemme riassume una contestualità di base per la

Chiesa nascente, che racchiude la molla per spingere più avanti nei luoghi e nei tempi il percorso

apostolico paolino, anticipazione itinerante della Chiesa che sta acquistando il suo profilo. In

mezzo alla discussione aperta ed anche in mezzo alla ‗folla‘ l‘apostolo chiarisce il suo intento,

cercando di situarsi nel confronto dei vari intenti. Si dirà, oggi, che è proprio nello sconvolgimento

degli eventi che prende corpo lo 'scopo' della comunicazione 1 come 'metodologia complessiva' di

vita comune, nella pluralità di opinioni quale sarà lo scenario insostituibile del 'dialogo pubblico'.

In questa comunicazione lo ‗scopo‘ "è" ‗metodologia‘: riuscire a "formare, edificare, salvare".

L'interrogativo, per la Chiesa, diventa quello di discernere 'quale trasformazione' e 'quale

ricostruzione', con quale metodologia. ‗Formare trasformando‘ le situazioni e gli intenti sarà la

dimensione la più difficile da recepire per se stesso e per gli altri. L‘anticipazione paolina traccia

una via dal vivo per quello che potrà essere la dinamica ecclesiale di coscientizzazione. Paolo non

fugge di fronte a ciò che si impone a lui dall‘esperienza dei scambi e trova anzi il proprio

orientamento dai confronti nei quali egli ‗forma se stesso‘. Sarà la memoria di ciò che è stato

vissuto, come Paolo rivedendo la sua stessa conversione di vita, a tracciare il cammino in avanti

delole scommesse che si possano presentare. Per Paolo, le sue stesse attese verso Gerusalemme e

l‘esperienza che vi farà lo porteranno a prendere atto dei passi ulteriori a compiere per la sua

stessa missione, vocazione e ministero ecclesiale.

D. FOCALIZZARE LE RAGIONI PER UNA PRESENZA AL CENTRO DELLA STRUTTURA CIVILE DI FRONTE AL POTERE SECOLARE NELL‟APERTO CONFRONTO PUBBLICO DELLA CONVIVENZA UMANA

Prima della conclusione del libro degli Atti, ci si ferma sull‘inevitabile inserimento ecclesiale

nella convivenza più formale che si trova a dover affrontare: il tipo di vita comune e di autorità in

essa. «25. 1 Festo dunque, raggiunta la provincia, tre giorni dopo salì da Cesarèa a Gerusalemme. 2

I sommi sacerdoti e i capi dei Giudei gli si presentarono per accusare Paolo e cercavano di

persuaderlo, 3 chiedendo come un favore, in odio a Paolo, che lo facesse venire a Gerusalemme; e

intanto disponevano un tranello per ucciderlo lungo il percorso. 4 Festo rispose che Paolo stava

sotto custodia a Cesarèa e che egli stesso sarebbe partito fra breve. 5 "Quelli dunque che hanno

autorità tra voi, disse, vengano con me e se vi è qualche colpa in quell'uomo, lo denuncino". 6

Dopo essersi trattenuto fra loro non più di otto o dieci giorni, discese a Cesarèa e il giorno

seguente, sedendo in tribunale, ordinò che gli si conducesse Paolo. 7 Appena giunse, lo

attorniarono i Giudei discesi da Gerusalemme, imputandogli numerose e gravi colpe, senza però

riuscire a provarle. 8 Paolo a sua difesa disse: "Non ho commesso alcuna colpa, né contro la legge

dei Giudei, né contro il tempio, né contro Cesare". 9 Ma Festo volendo fare un favore ai Giudei, si

1 Paolo VI, Discorso ai professionisti dell'informazione, in Acta Apostolicae Sedis , 1967, pp. 508-509: Ed è qui che affiora la seconda

ragione del Nostro interessamento. Noi siamo -voi lo sapete estremamente tesi verso lo scopo sommo e, in un certo senso, unico della

comunicazione sociale, che è quello di formare, di edificare, di salvare l'uomo. Cioè diamo massimo rilievo all effetto umano della

comunicazione sociale. Meno quasi Ci preme lo strumento (il mezzo, le forma, l'abilità), di cui voi siete ricchi e potenti, che lo scopo della

comunicazione sociale, scopo, sul quale vorremmo far convergere massimamente la vostra attenzione. Se la parola, tanto ricortente, me non

sempre valutata nelle sue intrinseche e supreme esigenze di responsabilità ha un senso nel campo, disteso ora davanti al nostro sguardo,

tale senso (a prescindere da quello proprio della coscienza etico-religiosa) non può essere altro che quello dato dal vincolo preesistente della

comunicazione sociale, il vincolo cioè di umanità, di fratellanza, di solidarietà, e pcrciò di rispetto e di amore che unisce chi genera con chi

riceve la comunicazione sociale stessa .

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volse a Paolo e disse: "Vuoi andare a Gerusalemme per essere là giudicato di queste cose, davanti

a me?". 10 Paolo rispose: "Mi trovo davanti al tribunale di Cesare, qui mi si deve giudicare. Ai Giudei

non ho fatto alcun torto, come anche tu sai perfettamente. 11 Se dunque sono in colpa e ho

commesso qualche cosa che meriti la morte, non rifiuto di morire; ma se nelle accuse di costoro

non c'è nulla di vero, nessuno ha il potere di consegnarmi a loro. Io mi appello a Cesare". 12 Allora

Festo, dopo aver conferito con il consiglio, rispose: "Ti sei appellato a Cesare, a Cesare andrai". 13

Erano trascorsi alcuni giorni, quando arrivarono a Cesarèa il re Agrippa e Berenìce, per salutare

Festo. 14 E poiché si trattennero parecchi giorni, Festo espose al re il caso di Paolo: "C'è un uomo,

lasciato qui prigioniero da Felice, contro il quale, 15 durante la mia visita a Gerusalemme, si

presentarono con accuse i sommi sacerdoti e gli anziani dei Giudei per reclamarne la condanna. 16

Risposi che i Romani non usano consegnare una persona, prima che l'accusato sia stato messo a

confronto con i suoi accusatori e possa aver modo di difendersi dall'accusa. 17 Allora essi

convennero qui e io senza indugi il giorno seguente sedetti in tribunale e ordinai che vi fosse

condotto quell'uomo. 18 Gli accusatori gli si misero attorno, ma non addussero nessuna delle

imputazioni criminose che io immaginavo; 19 avevano solo con lui alcune questioni relative la loro

particolare religione e riguardanti un certo Gesù, morto, che Paolo sosteneva essere ancora in vita.

20 Perplesso di fronte a simili controversie, gli chiesi se voleva andare a Gerusalemme ed esser

giudicato là di queste cose. 21 Ma Paolo si appellò perché la sua causa fosse riservata al giudizio

dell'imperatore, e così ordinai che fosse tenuto sotto custodia fino a quando potrò inviarlo a

Cesare". 22 E Agrippa a Festo: "Vorrei anch'io ascoltare quell'uomo!". "Domani, rispose, lo potrai

ascoltare". 23 Il giorno dopo, Agrippa e Berenìce vennero con gran pompa ed entrarono nella sala

dell'udienza, accompagnati dai tribuni e dai cittadini più in vista; per ordine di Festo fu fatto

entrare anche Paolo. 24 Allora Festo disse: "Re Agrippa e cittadini tutti qui presenti con noi, voi

avete davanti agli occhi colui sul conto del quale tutto il popolo dei Giudei si è appellato a me, in

Gerusalemme e qui, per chiedere a gran voce che non resti più in vita. 25 Io però mi sono convinto

che egli non ha commesso alcuna cosa meritevole di morte ed essendosi appellato all'imperatore

ho deciso di farlo partire. 26 Ma sul suo conto non ho nulla di preciso da scrivere al sovrano; per

questo l'ho condotto davanti a voi e soprattutto davanti a te, o re Agrippa, per avere, dopo questa

udienza, qualcosa da scrivere. 27 Mi sembra assurdo infatti mandare un prigioniero, senza indicare

le accuse che si muovono contro di lui". 26 1 Agrippa disse a Paolo: "Ti è concesso di parlare a tua

difesa". Allora Paolo, stesa la mano, si difese così: 2 "Mi considero fortunato, o re Agrippa, di

potermi discolpare da tutte le accuse di cui sono incriminato dai Giudei, oggi qui davanti a te, 3

che conosci a perfezione tutte le usanze e questioni riguardanti i Giudei. Perciò ti prego di

ascoltarmi con pazienza. 4 La mia vita fin dalla mia giovinezza, vissuta tra il mio popolo e a

Gerusalemme, la conoscono tutti i Giudei; 5 essi sanno pure da tempo, se vogliono renderne

testimonianza, che, come fariseo, sono vissuto nella setta più rigida della nostra religione. 6 Ed ora

mi trovo sotto processo a causa della speranza nella promessa fatta da Dio ai nostri padri, 7 e che

le nostre dodici tribù sperano di vedere compiuta, servendo Dio notte e giorno con perseveranza.

Di questa speranza, o re, sono ora incolpato dai Giudei! 8 Perché è considerato inconcepibile fra di

voi che Dio risusciti i morti? 9 Anch'io credevo un tempo mio dovere di lavorare attivamente contro

il nome di Gesù il Nazareno, 10 come in realtà feci a Gerusalemme; molti dei fedeli li rinchiusi in

prigione con l'autorizzazione avuta dai sommi sacerdoti e, quando venivano condannati a morte,

anch'io ho votato contro di loro. 11 In tutte le sinagoghe cercavo di costringerli con le torture a

bestemmiare e, infuriando all'eccesso contro di loro, davo loro la caccia fin nelle città straniere. 12

In tali circostanze, mentre stavo andando a Damasco con autorizzazione e pieni poteri da parte dei

sommi sacerdoti, verso mezzogiorno 13 vidi sulla strada, o re, una luce dal cielo, più splendente

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del sole, che avvolse me e i miei compagni di viaggio. 14 Tutti cademmo a terra e io udii dal cielo

una voce che mi diceva in ebraico: Saulo, Saulo, perché mi perseguiti? Duro è per te ricalcitrare

contro il pungolo. 15 E io dissi: Chi sei, o Signore? E il Signore rispose: Io sono Gesù, che tu

perseguiti. 16 Su, alzati e rimettiti in piedi; ti sono apparso infatti per costituirti ministro e

testimone di quelle cose che hai visto e di quelle per cui ti apparirò ancora. 17 Per questo ti libererò

dal popolo e dai pagani, ai quali ti mando 18 ad aprir loro gli occhi, perché passino dalle tenebre

alla luce e dal potere di satana a Dio e ottengano la remissione dei peccati e l'eredità in mezzo a

coloro che sono stati santificati per la fede in me. 19 Pertanto, o re Agrippa, io non ho disobbedito

alla visione celeste; 20 ma prima a quelli di Damasco, poi a quelli di Gerusalemme e in tutta la

regione della Giudea e infine ai pagani, predicavo di convertirsi e di rivolgersi a Dio,

comportandosi in maniera degna della conversione. 21 Per queste cose i Giudei mi assalirono nel

tempio e tentarono di uccidermi. 22 Ma l'aiuto di Dio mi ha assistito fino a questo giorno, e posso

ancora rendere testimonianza agli umili e ai grandi. Null'altro io affermo se non quello che i profeti

e Mosè dichiararono che doveva accadere, 23 che cioè il Cristo sarebbe morto, e che, primo tra i

risorti da morte, avrebbe annunziato la luce al popolo e ai pagani". 24 Mentr'egli parlava così in sua

difesa, Festo a gran voce disse: "Sei pazzo, Paolo; la troppa scienza ti ha dato al cervello!". 25 E

Paolo: "Non sono pazzo, disse, eccellentissimo Festo, ma sto dicendo parole vere e sagge. 26 Il re è

al corrente di queste cose e davanti a lui parlo con franchezza. Penso che niente di questo gli sia

sconosciuto, poiché non sono fatti accaduti in segreto. 27 Credi, o re Agrippa, nei profeti? So che ci

credi". 28 E Agrippa a Paolo: "Per poco non mi convinci a farmi cristiano!". 29 E Paolo: "Per poco o

per molto, io vorrei supplicare Dio che non soltanto tu, ma quanti oggi mi ascoltano diventassero

così come sono io, eccetto queste catene!". 30 Si alzò allora il re e con lui il governatore, Berenìce, e

quelli che avevano preso parte alla seduta 31 e avviandosi conversavano insieme e dicevano:

"Quest'uomo non ha fatto nulla che meriti la morte o le catene". 32 E Agrippa disse a Festo: "Costui

poteva essere rimesso in libertà, se non si fosse appellato a Cesare"».

Dall‘avvertimento anticipativo, Paolo si trova a dover richiamarsi ad una impostazione di vita

civile che appare del tutto estranea all‘inquadratura scontata della sua vita: da Gerusalemme al

trasferimento verso Roma con l‘appello a Cesare. Si esce dai parametri assestati che potevano

situare il profilo ecclesiale nascente. Si entra in uno scenario del tutto nuovo per Paolo ed i

cristiani modellati sul paesaggio palestinese di vita. L‘interrogativo su ―quale Chiesa‖ diventa

questione totalmente aperta. Riappare, oggi, la questione sulla necessità di istaurare un 'muovo

ordine mondiale della comunicazione e dell'informazione' 1. Si riconosce poi che l ambito di

incontro e scambio interculturale sia il nuovo ordine mondiale di comunicazione e

d informazione , tipico della prospettiva comunicativa. Questo 'nuovo ordine' dovrebbe succedere

al precedente, proponendo delle soluzioni più confacenti di fronte ai vari squilibri esistenti tra le

varie comunità e nazioni 'sviluppate' e 'sotto-sviluppate'. Il ‗nuovo ordine‘ appare come il modo

migliore per superare l‘accentramento di potere tramite la comunicazione, sia da parte dei sistemi

1 Jean Paul II, Message pour la XVII° Journée mondiale des communications sociales: les communications sociales au service de la justice et

de la paix, 24-1-87, in «Bollettino della Sala Stampa della Santa Sede» (voir «Osservato Romano», 24-1-87): «II ne faut pas négliger non plus

de divulguer avec insistance tout ce qui pe aider à faire comprendre et à faire vivre la paix et la justice, depuis les plus humbles initiatives, au

service de la paix et de la justice, jusqu'aux efforts d‘assises internationales. Parmi ces initiatives, le rôle d'un nouvel ordre mondial de

l‘information et de la communication, au service de la paix et de la justice, la garantie de la diffusion multiple de l'information en faveur de

tous, occupe certes, une place importante, comme je l'ai déjà rappelé à l'occasion de l'un du congrès de l'Union Catholique Internationale de

la Presse (cf. Discours à l'U.C.I. P., 25 septembre 1980). Votre tâche de responsables des communications est celle d'une éducation

permanente. Votre devoir d'usagers est celui d'une continuelle recherche d'accès à toutes les données qui pourront former votre opinion et

vous rendre de plus en plus sensibles à vos responsabilités. Nous sommes tous responsables du destin de la justice et de la paix».

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dittatoriali, sia da parte di chi possiede imprese mediatiche di ingente mole 1. La questione

culturale non potrà essere affrettatamente evacuata e porrà l‘interrogativo sul ruolo non

semplicemente individuale degli ‗utenti‘ nei flussi comunicativi. La prospettiva della interculturalità

riappare in questo prospetto, che avrà anche il suo eco nell‘ambito della interdisciplinarietà, come

i paragrafi iniziali della nostra indagine suggeriscono. Dal trasferimento a Roma e dal passaggio

verso questo ‗nuovo ordine‘ nella gestione delle vicende, senza che ciò garantisca la sua

incolumità individuale, sarà –per Paolo- il trampolino per la necessaria tappa ulteriore del

cammino ecclesiale, nelle sue stesse incognite.

E. LA PERMANENZA E LE CONDIZIONI DELLA PRESENZA ECCLESIALE NEL MONDO TRAVAGLIATO: ANNUNZIARE IL REGNO DI DIO E INSEGNARE SU GESÙ CRISTO

La conclusione del libro degli Atti –al di là delle verie peripezie dell‘avventura apostolica

paolina- sfocia sull‘impegno riassuntivo del testimone a Roma. «27. 1 Quando fu deciso che ci

imbarcassimo per l'Italia, consegnarono Paolo, insieme ad alcuni altri prigionieri, a un centurione

di nome Giulio della coorte Augusta. 2 Salimmo su una nave di Adramitto, che stava per partire

verso i porti della provincia d'Asia e salpammo, avendo con noi Aristarco, un Macèdone di

Tessalonica. 3 Il giorno dopo facemmo scalo a Sidone e Giulio, con gesto cortese verso Paolo, gli

permise di recarsi dagli amici e di riceverne le cure. 4 Salpati di là, navigammo al riparo di Cipro a

motivo dei venti contrari 5 e, attraversato il mare della Cilicia e della Panfilia, giungemmo a Mira di

Licia. 6 Qui il centurione trovò una nave di Alessandria in partenza per l'Italia e ci fece salire a

bordo. 7 Navigammo lentamente parecchi giorni, giungendo a fatica all'altezza di Cnido. Poi,

siccome il vento non ci permetteva di approdare, prendemmo a navigare al riparo di Creta, dalle

parti di Salmóne, 8 e costeggiandola a fatica giungemmo in una località chiamata Buoni Porti,

vicino alla quale era la città di Lasèa. 9 Essendo trascorso molto tempo ed essendo ormai

pericolosa la navigazione poiché era già passata la festa dell'Espiazione, Paolo li ammoniva

dicendo: 10 "Vedo, o uomini, che la navigazione comincia a essere di gran rischio e di molto danno

non solo per il carico e per la nave, ma anche per le nostre vite". 11 Il centurione però dava più

ascolto al pilota e al capitano della nave che alle parole di Paolo. 12 E poiché quel porto era poco

adatto a trascorrervi l'inverno, i più furono del parere di salpare di là nella speranza di andare a

svernare a Fenice, un porto di Creta esposto a libeccio e a maestrale. 13 Appena cominciò a soffiare

un leggero scirocco, convinti di potere ormai realizzare il progetto, levarono le ancore e

costeggiavano da vicino Creta. 14 Ma dopo non molto tempo si scatenò contro l'isola un vento

d'uragano, detto allora "Euroaquilone". 15 La nave fu travolta nel turbine e, non potendo più

resistere al vento, abbandonati in sua balìa, andavamo alla deriva. 16 Mentre passavamo sotto un

isolotto chiamato Càudas, a fatica riuscimmo a padroneggiare la scialuppa; 17 la tirarono a bordo e

adoperarono gli attrezzi per fasciare di gòmene la nave. Quindi, per timore di finire incagliati nelle

Sirti, calarono il galleggiante e si andava così alla deriva. 18 Sbattuti violentemente dalla tempesta,

il giorno seguente cominciarono a gettare a mare il carico; 19 il terzo giorno con le proprie mani

buttarono via l'attrezzatura della nave. 20 Da vari giorni non comparivano più né sole, né stelle e la

violenta tempesta continuava a infuriare, per cui ogni speranza di salvarci sembrava ormai

1 LUTHERAN WORLD FEDERATION, Report on Strategy, in «Lutheran World Federation Documentation», 1984 n° 17, p. 24: «Christian

communication has the responsibility of paying close attention to all attempts to exploit the media for gaining economic, political, and

cultural control. Both authoritarian regimes and private power concentration through media ownership should be equally subjected to

accusations of domination and exploitation. Christian communication must resist all attempts to be identified with a single political, social,

or economic ideology. Its task is, when necessary, to challenge the status quo on both national and international levels and to participate

critically in the creation of a new international communication and information order».

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perduta. 21 Da molto tempo non si mangiava, quando Paolo, alzatosi in mezzo a loro, disse:

"Sarebbe stato bene, o uomini, dar retta a me e non salpare da Creta; avreste evitato questo

pericolo e questo danno. 22 Tuttavia ora vi esorto a non perdervi di coraggio, perché non ci sarà

alcuna perdita di vite in mezzo a voi, ma solo della nave. 23 Mi è apparso infatti questa notte un

angelo del Dio al quale appartengo e che servo, 24 dicendomi: Non temere, Paolo; tu devi

comparire davanti a Cesare ed ecco, Dio ti ha fatto grazia di tutti i tuoi compagni di navigazione.

25 Perciò non perdetevi di coraggio, uomini; ho fiducia in Dio che avverrà come mi è stato

annunziato. 26Ma è inevitabile che andiamo a finire su qualche isola". 27 Come giunse la

quattordicesima notte da quando andavamo alla deriva nell'Adriatico, verso mezzanotte i marinai

ebbero l'impressione che una qualche terra si avvicinava. 28 Gettato lo scandaglio, trovarono venti

braccia; dopo un breve intervallo, scandagliando di nuovo, trovarono quindici braccia. 29 Nel timore

di finire contro gli scogli, gettarono da poppa quattro ancore, aspettando con ansia che spuntasse

il giorno. 30 Ma poiché i marinai cercavano di fuggire dalla nave e già stavano calando la scialuppa

in mare, col pretesto di gettare le ancore da prora, Paolo disse al centurione e ai soldati: 31 "Se

costoro non rimangono sulla nave, voi non potrete mettervi in salvo". 32 Allora i soldati recisero le

gòmene della scialuppa e la lasciarono cadere in mare. 33 Finché non spuntò il giorno, Paolo

esortava tutti a prendere cibo: "Oggi è il quattordicesimo giorno che passate digiuni nell'attesa,

senza prender nulla. 34 Per questo vi esorto a prender cibo; è necessario per la vostra salvezza.

Neanche un capello del vostro capo andrà perduto". 35 Ciò detto, prese il pane, rese grazie a Dio

davanti a tutti, lo spezzò e cominciò a mangiare. 36 Tutti si sentirono rianimati, e anch'essi presero

cibo. 37Eravamo complessivamente sulla nave duecentosettantasei persone. 38 Quando si furono

rifocillati, alleggerirono la nave, gettando il frumento in mare. 39 Fattosi giorno non riuscivano a

riconoscere quella terra, ma notarono un'insenatura con spiaggia e decisero, se possibile, di

spingere la nave verso di essa. 40 Levarono le ancore e le lasciarono andare in mare; al tempo

stesso allentarono i legami dei timoni e spiegata al vento la vela maestra, mossero verso la

spiaggia. 41 Ma incapparono in una secca e la nave vi si incagliò; mentre la prua arenata rimaneva

immobile, la poppa minacciava di sfasciarsi sotto la violenza delle onde. 42 I soldati pensarono

allora di uccidere i prigionieri, perché nessuno sfuggisse gettandosi a nuoto, 43 ma il centurione,

volendo salvare Paolo, impedì loro di attuare questo progetto; diede ordine che si gettassero per

primi quelli che sapevano nuotare e raggiunsero la terra; 44 poi gli altri, chi su tavole, chi su altri

rottami della nave. E così tutti poterono mettersi in salvo a terra. 28 1 Una volta in salvo, venimmo

a sapere che l'isola si chiamava Malta. 2 Gli indigeni ci trattarono con rara umanità; ci accolsero

tutti attorno a un gran fuoco, che avevano acceso perché era sopraggiunta la pioggia ed era

freddo. 3 Mentre Paolo raccoglieva un fascio di sarmenti e lo gettava sul fuoco, una vipera,

risvegliata dal calore, lo morse a una mano. 4 Al vedere la serpe pendergli dalla mano, gli indigeni

dicevano tra loro: "Certamente costui è un assassino, se, anche scampato dal mare, la Giustizia

non lo lascia vivere". 5 Ma egli scosse la serpe nel fuoco e non ne patì alcun male. 6 Quella gente si

aspettava di vederlo gonfiare e cadere morto sul colpo, ma, dopo avere molto atteso senza vedere

succedergli nulla di straordinario, cambiò parere e diceva che era un dio. 7 Nelle vicinanze di quel

luogo c'era un terreno appartenente al "primo" dell'isola, chiamato Publio; questi ci accolse e ci

ospitò con benevolenza per tre giorni. 8 Avvenne che il padre di Publio dovette mettersi a letto

colpito da febbri e da dissenteria; Paolo l'andò a visitare e dopo aver pregato gli impose le mani e

lo guarì. 9 Dopo questo fatto, anche gli altri isolani che avevano malattie accorrevano e venivano

sanati; 10 ci colmarono di onori e al momento della partenza ci rifornirono di tutto il necessario. 11

Dopo tre mesi salpammo su una nave di Alessandria che aveva svernato nell'isola, recante

l'insegna dei Diòscuri. 12 Approdammo a Siracusa, dove rimanemmo tre giorni 13 e di qui,

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costeggiando, giungemmo a Reggio. Il giorno seguente si levò lo scirocco e così l'indomani

arrivammo a Pozzuoli. 14 Qui trovammo alcuni fratelli, i quali ci invitarono a restare con loro una

settimana. Partimmo quindi alla volta di Roma. 15 I fratelli di là, avendo avuto notizie di noi, ci

vennero incontro fino al Foro di Appio e alle Tre Taverne. Paolo, al vederli, rese grazie a Dio e

prese coraggio. 16 Arrivati a Roma, fu concesso a Paolo di abitare per suo conto con un soldato di

guardia. 17Dopo tre giorni, egli convocò a sé i più in vista tra i Giudei e venuti che furono, disse

loro: "Fratelli, senza aver fatto nulla contro il mio popolo e contro le usanze dei padri, sono stato

arrestato a Gerusalemme e consegnato in mano dei Romani. 18 Questi, dopo avermi interrogato,

volevano rilasciarmi, non avendo trovato in me alcuna colpa degna di morte. 19 Ma continuando i

Giudei ad opporsi, sono stato costretto ad appellarmi a Cesare, senza intendere con questo

muovere accuse contro il mio popolo. 20 Ecco perché vi ho chiamati, per vedervi e parlarvi, poiché è

a causa della speranza d'Israele che io sono legato da questa catena". 21 Essi gli risposero: "Noi non

abbiamo ricevuto nessuna lettera sul tuo conto dalla Giudea né alcuno dei fratelli è venuto a

riferire o a parlar male di te. 22 Ci sembra bene tuttavia ascoltare da te quello che pensi; di questa

setta infatti sappiamo che trova dovunque opposizione". 23 E fissatogli un giorno, vennero in molti

da lui nel suo alloggio; egli dal mattino alla sera espose loro accuratamente, rendendo la sua

testimonianza, il regno di Dio, cercando di convincerli riguardo a Gesù, in base alla Legge di Mosè

e ai Profeti. 24 Alcuni aderirono alle cose da lui dette, ma altri non vollero credere 25 e se ne

andavano discordi tra loro, mentre Paolo diceva questa sola frase: "Ha detto bene lo Spirito Santo,

per bocca del profeta Isaia, ai nostri padri: 26 Va' da questo popolo e di' loro: Udrete con i vostri

orecchi, ma non comprenderete; guarderete con i vostri occhi, ma non vedrete. 27 Perché il cuore

di questo popolo si è indurito: e hanno ascoltato di mala voglia con gli orecchi; hanno chiuso i loro

occhi per non vedere con gli occhi non ascoltare con gli orecchi, non comprendere nel loro cuore e

non convertirsi, perché io li risani. 28 Sia dunque noto a voi che questa salvezza di Dio viene ora

rivolta ai pagani ed essi l'ascolteranno!". [29] 30 Paolo trascorse due anni interi nella casa che aveva

preso a pigione e accoglieva tutti quelli che venivano a lui, 31 annunziando il regno di Dio e

insegnando le cose riguardanti il Signore Gesù Cristo, con tutta franchezza e senza impedimento».

La prassi paolina a Roma ci indirizza sulle finalità dell‘essere Chiesa in mezzo alla

convivenza incerta del suo tempo. Emblematicamente, si coglie subito il legame con la

comunicazione cristiana odierna nelle sue 'priorità', che in campo ecclesiale sembra essere

valutata come "l'estensione e l'affermazione del Regno di Dio" 1. Riguardo ai comunicatori cristiani,

essi hanno preso in considerazione la specificità del loro ruolo o della loro 'vocazione' in quanto

membri del Popolo di Dio particolarmente impegnati a questo livello dell'esistenza. In questa linea,

completando la visione profetica del compito comunicativo, i comunicatori cristiani vedono

nell'"annuncio del Regno di Dio" il punto di partenza insostituibile del loro impegno 2. Si sa, ed il

1 CONCILE OECUMENIQUE VATICAN II, Décret "Inter mirifica", Cité du Vatican 1965, n° 2: «Pourquoi le Concile s'occupe-t-il de ces qestions?

Certes, l'Eglise notre Mère sait que ces instruments, quand ils sont utilisés correctement, rendent de grands services au genre humain: ils

contribuent en effet d'une manière efficace au délassement et à la culture de l'esprit, ainsi qu'à l'extension et à l'affermissement du règne de

Dieu. Mais elle sait aussi que les hommes peuvent les utiliser à l'encontre des desseins du Créateur et les tourner à leur propre perte. Son

coeur maternel est angoissé à la vue des dommages que bien souvent leur mauvais usage a déjà causés à l'humanité. C'est pourquoi le

Concile oecuménique, prenant à son compte le souci vigilant des Souverains Pontifes et des évêques en une matière d'une si haute

importance, considère de son devoir de traiter les principaux problèmes relatifs aux moyens de communication sociale. Il a confiance, en

outre, que la doctrine et la discipline qu'il propose ainsi seront utiles, non seulement au salut des chrétiens, mais encore au progrès de toute

l'humanité».

2 WORLD ASSOCIATION OF CHRISTIAN COMMUNICATION (WACC), Christian Principles of Communication, in «Action» (supplement), 1986, n°

1, p. 1: «The church as a community of believers is God's chosen instrument for promoting the Kingdom. This is because the church is

meant to embody and testify to the central values of the Kingdom, among which are oneness, reconciliation, equality, justice, freedom,

harmony, peace and love (―shalom‖). Furthermore, Christian communicators are conscious of and show respect for God's mysteries. God's

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Concilio Vaticano II ce lo ha ricordato nella Costituzione dogmatica sulla Chiesa, che il 'Regno di

Dio' non si identifica con nessuna Chiesa istituzionale oggi storicamente configurata ma indica la

soglia di arrivo del cammino ecclesiale. Anzi, è stato proprio questa sottolineatura che ha

permesso alla nostra Chiesa di aprirsi all'iniziativa ecumenica, non concentrando in se stessa ogni

possibile compimento della pienezza di misericordia. L'intervento comunicativo riguarda

-dunque- L'evocazione continua del 'Regno' aldilà delle manchevolezze e delle insufficienze della

attuale risposta cristiana o ecclesiale. L'annuncio della 'prossimità del Regno' fa parte della stessa

dinamica di evangelizzazione. Anzi, l'evangelizzazione trova in questa apertura escatologica una

sua liberazione assai rilevante. L'evangelizzazione non è soltanto 'convertire a una Chiesa' ma

primariamente 'convertire a Cristo'. Perciò, la via comunicativa pubblica dell'annuncio avrà una sua

connotazione suggestiva.... I comunicatori cristiani avrebbero come vocazione un particolare

contributo nella continua evangelizzazione da parte della Chiesa. Essi -a livello pubblico-

sarebbero gli artefici di un riferimento pubblico diretto al 'Regno', lasciando -poi- ad altri e ad un

altro livello la concretizzazione di impegno più individuale e strutturale. Certo che una

evangelizzazione imperniata sul 'Regno' si presenterà con una coerenza corrispondente in quanto

alla gratuità ed al superamento di preoccupazioni più 'immediate' o 'pratiche' riguardo alla

articolazione ecclesiastica. Questo spiega perché la creazione di programmi sull'annuncio come

offerta comunicativamente accessibile è più importante per l'evangelizzazione, che La proprietà di

impianti comunicativi. Tutto si gioca sulla capacità di suggerire un ascolto e di invitare a dare una

risposta tramite cib che la gente vedrà e sentirà. La creatività comunicativa acquista -qui- la sua

massima importanza. Anche le priorità si chiariscono in funzione di questa consapevolezza sul

ruolo 'cristiano e professionale' dei comunicatori al servizio della iniziativa ecclesiale, secondo il

taglio che costituisce la loro propria integrazione nell'insieme del Popolo di Dio. Dall‘iniziativa

paolina, l‘urgenza comunicativa cristiana prende atto di questa sua caratteristica ineludibile. Il

libro degli Atti si chiude così con una ultima anticipazione sul percorso ecclesiale da abbozzare.

L‘interrogativo su ―quale Chiesa‖ riceve la sua risposta: quella che annunzia il Regno di Dio e offre

i suoi insegnamenti su Gesù Cristo.

ways can never be grasped, let alone explained. Likewise, the crown of God's creation, people, cannot ever be fully understood. Christian

communicators, therefore, are always aware of their inadequacies when speaking of God, and conscious of ―mystery‖ when telling the story

of God's people .