“… Giunsi ad Auschwitz il 22 agosto del 1944.

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Testimonianza di Esther Geizhals-Zucker deportata ad Auschwitz- Birkenau Deborah Dwork, Nascere con la stella

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Testimonianza di Esther Geizhals-Zucker

deportata ad Auschwitz-Birkenau

Deborah Dwork, Nascere con la stella

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“… Giunsi ad Auschwitz il 22 agosto del 1944.

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Vi andai con mia madre, mio padre, due zii e un cugino. Uno dei nostri vicini stava con noi nel nostro stesso vagone. Aveva con

sé la figlia di quattro anni; sua moglie era morta nel ghetto.

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Scendemmo dal treno ad Auschwitz e loro (i tedeschi) subito separarono gli uomini. Donne e bambini da un lato e

uomini dall’altro.

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Non appena scesi dal treno loro ci separarono dagli

uomini, e quella bambina, la figlia del vicino, rimase sola.

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Mia madre (una santa donna) si avvicinò a lui e gli disse:

“Non preoccuparti, baderò io alla bambina”.

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La prese per mano e la portò con sé, se la tenne accanto. La bambina era sola, e mia

madre non avrebbe mai lasciata sola una bambina.

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Tutto accadde molto rapidamente.

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Poi arrivò Mengele, ed egli diede inizio allo smistamento. Davanti stava mia zia con il figlioletto e mia madre con per mano quella ragazzina e mio fratello, e io ero

l’ultima.

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A mia zia e a suo figlio fece cenno di andare a sinistra, poi

domandò a mia madre se quella era figlia sua e lei annuì, la spedì a sinistra.

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Mio fratello, che allora aveva solo dodici anni, lo mandò a

sinistra, e a me indicò la destra.

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Mi accorsi che mia madre era dall’altra parte e volevo correre

da mia madre, volevo stare con lei.

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Una donna ebrea che lavorava là mi afferrò mentre stavo per farlo e disse, in polacco: “Non azzardarti a muoverti da qui!”

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Perché lei sapeva che se fossi stata dall’altro lato sarei

andata alle camere a gas. E non volle lasciarmi andare.

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Rimasi lì con quella donna che mi teneva e non mi lasciava

andare.

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Quella fu l’ultima volta che vidi mia madre”.