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- Enciclopedia degli Autori Italiani - Enciclopedia degli Autori Italiani - Enciclopedia degli Autori Italiani - - Enciclopedia degli Autori Italiani - Enciclopedia degli Autori Italiani - - E n c i c l o p e d i a d e g l i A u t o r i I t a l i a n i - E n c i c l o p e d i a d e g l i A u t o r i I t a l i a n i - E n c i c l o p e d i a d e g l i A u t o r i I t a l i a n i - - INDICE - A.L.I. Penna d’Autore © All rights della società letteraria romana. Il Principe Eugenio di Savoia gli affidò anche incarichi politici. Seguace inizialmente del Marino, scrisse le «Po- esie liriche» e i due drammi «Amalasunta in Italia» e l’«Endimione». Entrato poi a far parte dell’Arcadia col nome di Erilo Cleoneo e si diede all’imitazione di Pindaro, si atteggiò a novatore col dare alla canzone libera struttura strofica, scrisse una favola pastorale («Endimione») e le nuove «Rime». Singolare fama godette la sua canzone «Alla Fortuna». Stando alle cronache del tempo sembra che morisse di apoplessia provo- catagli dalla scoperta di alcuni errori di stampa nella traduzione da lui fatta delle omelie di Papa Clemente XI mentre si stava recando a Castelgandolfo a consegnarla personalmente al Pontefice. GUIDICCIONI GIOVANNI (Lucca, 1500- Macerata 1541) - Studiò a Bologna, Ferrara, Pisa e Padova, dove conobbe Pietro Bembo, e si laureò nel 1525. Due anni dopo lo zio, Bartolomeo Guidiccioni, lasciò in suo favore il proprio impiego tenuto a Parma alla corte del cardinale Alessandro Farnese; nel 1530 andò a Bologna in occasione dell’incoronazione di Carlo V da parte di papa Clemente VII, dove conobbe il Trissino, Francesco Maria Molza e Veronica Gambara. Quando il 12 ottobre 1534 Alessan- dro Farnese fu eletto papa con il nome di Paolo III, Giovanni venne nominato vescovo di Fossombrone, e l’anno successivo nunzio apostolico alla corte di Carlo V. Nell’agosto del 1537 diventò presidente della Romagna e si avvalse della collaborazione di Annibal Caro. La sua poesia, praticata in margine agli impegni curiali, si caratterizza per la sostenutezza oratoria. Della sua produ- zione letteraria ci restano: «Oratione di Monsignor Guidiccione alla Republica di Lucca» (1557), «Rime e prose» (1720), «Opere di Giovanni Guidiccioni, raccolte dalle più antiche edizioni e da' manoscritti, ora la prima volta pubbli- cate (1767), «Orazione ai nobili di Lucca», a cura di Carlo Dionisotti (1994). GUGLIELMINETTI AMALIA (To- rino, 1881-1941) - Figura solitaria, tor- mentata da sbalzi depressivi, rimase orfane di padre molto giovane e gli dedicò la sua prima raccolta di poe- sie: «Voci di Giovinezza» (1903). Fu poi mandata in una scuola religiosa e da quei ricordi scrisse la sua secon- da raccolta di poesie intitolata «Le vergini folli» (1907), che la consacrò come poetessa di spicco, ed attirò l’at- tenzione del giovane poeta Guido Gozzano. Tra i due iniziò una inten- sa relazione epistolare, inizialmente mossa da reciproca ammirazione, ma che ben presto si tramutò in una tor- mentata storia d’amore, dalle cui «Lettere d’amore», scritte tra il 1907 e il 1910, è possibile ricostruire un’im- magine fedele del clima culturale di quegli anni. Nel 1909 uscì la terza col- lezione di poesie, «Le seduzioni», con la quale costruì la sua fama di donna perversa e sensuale e che la defini- sce come “colei che va da sola”. La morte della sorella Emma, soprag- giunta nel 1909, diede vita ad un al- tro volume di poesie, che però uscì solo nel 1934, incluso nella raccolta «I serpenti di Medusa». Tra il 1916 e il 1925, pubblicò anche dei libri per bambini: «Fiabe in versi» (1916), «La reginetta Chiomadoro» (1923), «Il ragno incantato» (1923) e «La carrie- ra dei pupazzi» (1925). Negli anni successivi, però, una tormentata re- lazione sentimentale, con lo scrittore Pitigrilli, le causò un collasso nervo- so e un ricovero; esperienze, che se- gnarono per sempre lo stile della po- etessa, che da quel momento diven- ne più duro. Negli stessi anni, usci- rono diverse raccolte di racconti bre- vi e furono messe in scena diverse commedie, che riscossero un grandis- simo consenso di pubblico. Scrisse anche due romanzi: «Gli occhi cerchiati d’azzurro» (1920) e «La ri- vincita del maschio» (1923); quest’ul- timo fu preso di mira dalla Lega del- la Pubblica Moralità, poiché ritenu- to immorale ed osceno. Questa scrit- trice fu anche una delle poche donne italiane a lanciare e a dirigere un gior- nale letterario, che lei chiamò «Sedu- zioni», come la sua raccolta di poe- sie più famosa. Fortemente sugge- stionata dallo stile dannunziano, scrisse anche «L’insonne» (1913), «I serpenti di Medusa» (1934) e tre testi per il teatro: «Nei e cicisbei», «Il baro dell’amore», «Gingilli di lusso». Morì a cinquantasei anni, per delle com- plicazioni dovute a un incidente, ac- cadutole durante un raid aereo. GUIDO DELLE COLONNE (Messina, 1210 circa-1287) - Questo rimatore (di cui la vera professione era il notaio), risulta attivo tra il 1230 e il 1250. Di lui ci rimane un canzoniere di appena cinque canzon. La più celebre «Ancor che l'aigua per lo foco lassi», fu apprezzata da Dante e si pone come l'antecedente più significativo della guinizelliana «Al cor gentil»: è un esercizio lirico teso e raffinato, che conduce a estremi esiti di rarefazione intellettuale e concentrazione retorica i temi tradizioni della scuola siciliana. Il suo linguaggio raffinato si articola in versi di notevole perizia metrica. GUIDACCI MARGHERI- TA (Firenze 1921-Roma 1992) - La sua poesia, fin dal- l’esordio di «La sabbia e l’an- gelo» (1946), ha messo in evidenza un intenso accen- to interiore e una sentita religiosità che si sono poi accentuati in «Morte del ric- co» (1955) e «Giorno dei san- ti» (1957). Il suo discorso si è dunque svolto all’insegna di una rigorosa coerenza nutrita di meditazione etica e religiosa senza concessioni estranee anche nelle raccolte successive: «Poesie» (1965), «Neurosuite» (1970), «Terra senza orologi» (1974), «Il vuoto e le forme» (1977), «L’al- tare di Isenheim» (1980), dove, però, la poesia si è andata rivelando anche come strumento di lotta contro la mor- te. Si ricordano ancora i versi di «L’orologio di Bologna» (1981), «Il buio e lo splendore» (1989), «Anelli del tem- po» (1991). È stata una finissima traduttrice (da Donne, Eliot, Conrad, Dickinson e altri); ha pubblicato saggi su Eliot e Joyce.

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della società letteraria romana. Il Principe Eugenio di Savoia gli affidòanche incarichi politici. Seguace inizialmente del Marino, scrisse le «Po-esie liriche» e i due drammi «Amalasunta in Italia» e l’«Endimione».Entrato poi a far parte dell’Arcadia col nome di Erilo Cleoneo e si diedeall’imitazione di Pindaro, si atteggiò a novatore col dare alla canzonelibera struttura strofica, scrisse una favola pastorale («Endimione») e lenuove «Rime». Singolare fama godette la sua canzone «Alla Fortuna».Stando alle cronache del tempo sembra che morisse di apoplessia provo-catagli dalla scoperta di alcuni errori di stampa nella traduzione da luifatta delle omelie di Papa Clemente XI mentre si stava recando aCastelgandolfo a consegnarla personalmente al Pontefice.

GUIDICCIONI GIOVANNI (Lucca, 1500-Macerata 1541) - Studiò a Bologna, Ferrara,Pisa e Padova, dove conobbe Pietro Bembo, e silaureò nel 1525. Due anni dopo lo zio,Bartolomeo Guidiccioni, lasciò in suo favore ilproprio impiego tenuto a Parma alla corte delcardinale Alessandro Farnese; nel 1530 andò aBologna in occasione dell’incoronazione di CarloV da parte di papa Clemente VII, dove conobbeil Trissino, Francesco Maria Molza e VeronicaGambara. Quando il 12 ottobre 1534 Alessan-

dro Farnese fu eletto papa con il nome di Paolo III, Giovanni venne nominatovescovo di Fossombrone, e l’anno successivo nunzio apostolico alla corte diCarlo V. Nell’agosto del 1537 diventò presidente della Romagna e si avvalsedella collaborazione di Annibal Caro. La sua poesia, praticata in margine agliimpegni curiali, si caratterizza per la sostenutezza oratoria. Della sua produ-zione letteraria ci restano: «Oratione di Monsignor Guidiccione alla Republicadi Lucca» (1557), «Rime e prose» (1720), «Opere di Giovanni Guidiccioni,raccolte dalle più antiche edizioni e da' manoscritti, ora la prima volta pubbli-cate (1767), «Orazione ai nobili di Lucca», a cura di Carlo Dionisotti (1994).

GUGLIELMINETTI AMALIA (To-rino, 1881-1941) - Figura solitaria, tor-mentata da sbalzi depressivi, rimaseorfane di padre molto giovane e glidedicò la sua prima raccolta di poe-sie: «Voci di Giovinezza» (1903). Fupoi mandata in una scuola religiosae da quei ricordi scrisse la sua secon-

da raccolta di poesie intitolata «Levergini folli» (1907), che la consacròcome poetessa di spicco, ed attirò l’at-tenzione del giovane poeta GuidoGozzano. Tra i due iniziò una inten-sa relazione epistolare, inizialmentemossa da reciproca ammirazione, mache ben presto si tramutò in una tor-mentata storia d’amore, dalle cui«Lettere d’amore», scritte tra il 1907e il 1910, è possibile ricostruire un’im-magine fedele del clima culturale diquegli anni. Nel 1909 uscì la terza col-lezione di poesie, «Le seduzioni», conla quale costruì la sua fama di donnaperversa e sensuale e che la defini-sce come “colei che va da sola”. Lamorte della sorella Emma, soprag-giunta nel 1909, diede vita ad un al-tro volume di poesie, che però uscìsolo nel 1934, incluso nella raccolta«I serpenti di Medusa». Tra il 1916 eil 1925, pubblicò anche dei libri perbambini: «Fiabe in versi» (1916), «Lareginetta Chiomadoro» (1923), «Ilragno incantato» (1923) e «La carrie-ra dei pupazzi» (1925). Negli annisuccessivi, però, una tormentata re-lazione sentimentale, con lo scrittore

Pitigrilli, le causò un collasso nervo-so e un ricovero; esperienze, che se-gnarono per sempre lo stile della po-etessa, che da quel momento diven-ne più duro. Negli stessi anni, usci-rono diverse raccolte di racconti bre-vi e furono messe in scena diversecommedie, che riscossero un grandis-simo consenso di pubblico. Scrisseanche due romanzi: «Gli occhicerchiati d’azzurro» (1920) e «La ri-vincita del maschio» (1923); quest’ul-timo fu preso di mira dalla Lega del-la Pubblica Moralità, poiché ritenu-to immorale ed osceno. Questa scrit-trice fu anche una delle poche donneitaliane a lanciare e a dirigere un gior-nale letterario, che lei chiamò «Sedu-zioni», come la sua raccolta di poe-sie più famosa. Fortemente sugge-stionata dallo stile dannunziano,scrisse anche «L’insonne» (1913), «Iserpenti di Medusa» (1934) e tre testiper il teatro: «Nei e cicisbei», «Il barodell’amore», «Gingilli di lusso». Morìa cinquantasei anni, per delle com-plicazioni dovute a un incidente, ac-cadutole durante un raid aereo.

GUIDO DELLE COLONNE (Messina, 1210 circa-1287) - Questorimatore (di cui la vera professione era il notaio), risulta attivo tra il 1230e il 1250. Di lui ci rimane un canzoniere di appena cinque canzon. La piùcelebre «Ancor che l'aigua per lo foco lassi», fu apprezzata da Dante e sipone come l'antecedente più significativo della guinizelliana «Al corgentil»: è un esercizio lirico teso e raffinato, che conduce a estremi esitidi rarefazione intellettuale e concentrazione retorica i temi tradizioni dellascuola siciliana. Il suo linguaggio raffinato si articola in versi di notevoleperizia metrica.

GUIDACCI MARGHERI-TA (Firenze 1921-Roma1992) - La sua poesia, fin dal-l’esordio di «La sabbia e l’an-gelo» (1946), ha messo inevidenza un intenso accen-to interiore e una sentitareligiosità che si sono poiaccentuati in «Morte del ric-co» (1955) e «Giorno dei san-

ti» (1957). Il suo discorso si è dunque svolto all’insegnadi una rigorosa coerenza nutrita di meditazione etica ereligiosa senza concessioni estranee anche nelle raccoltesuccessive: «Poesie» (1965), «Neurosuite» (1970), «Terrasenza orologi» (1974), «Il vuoto e le forme» (1977), «L’al-tare di Isenheim» (1980), dove, però, la poesia si è andatarivelando anche come strumento di lotta contro la mor-te. Si ricordano ancora i versi di «L’orologio di Bologna»(1981), «Il buio e lo splendore» (1989), «Anelli del tem-po» (1991). È stata una finissima traduttrice (da Donne,Eliot, Conrad, Dickinson e altri); ha pubblicato saggi suEliot e Joyce.