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Rivistadegli Stenografifondata a Firenze nel 1877n. 47, ottobre/dicembre 1999Organo trimestraledella FondazioneFrancesco e Zaira GiuliettiRedazione eAmministrazionePiazzale Donatello 2550132 FirenzeTel. 055.500.00.42Fax 055.500.10.10Direttore responsabileDr. Marco MorgantiDirettore editorialeProf. Paolo A. PaganiniResponsabile tecnicoNerio NeriHanno collaboratoa questo numero:Romeo BassoliMassimo BecattiniDaniela BianchiMichele GuerrieriAndrea InnocenziLia LovisoloAttilio OttanelliPaolo A.PaganiniSandro Saffeni’sGiorgio SpellucciStampaLitografia Piccardi S. & C.Strada in Chianti (FI)a cura delloStudio Panda di FirenzeTiratura copie 10.300Copia non commerciabileC/C postale N. 18025502Autorizzazione delTribunale di Firenzen. 3604 del 22/7/1987

FondazioneFrancesco e Zaira Giuliettiper lo studio, la promozionee la divulgazionedella stenografiaGabelsberger-NoeRiconosciuta con D.P.R.n. 310 del 19-1-1983Sede legalePiazzale Donatello 2550132 FirenzeTel. 055.500.00.42Fax 055.500.10.10Codice fiscale 94010970484Trib. Firenze Reg. P.G. n. 65

Consigliodi AmministrazionePresidenteDr. Marco MorgantiVice PresidenteDr. Sergio GiuntiSegretarioCav. Bruno PiazzesiConsiglieriDr. Gianluca FormichiProf. Paolo GalluzziProf. Andrea InnocenziNerio NeriProf. Paolo A. PaganiniProf. Giorgio Spellucci

Collegio RevisoriDr. Salvatore ProtoDr. Gianluca BorraniDr. Enzo Rook

SOMMARIO

2Auguri

3Paolo A. Paganini

Da un secolo all’altro4

Daniela BianchiGh’è scià ul dümila, e si torna al pennino.

6Sandro Saffeni’s

Ma quando comincia veramente il nuovo millennio?.7

Linguisti e stenografi a Convegno presso la Fondazione.8

Romeo BassoliAiuto, il PC ha «mangiato» la penna.

9L’Intersteno a Vienna (e anche su Internet).

9L’Assemblea congiunta della Scuola Gabelsberger-Noe.

10Quest’anno a Pesaro le Gare Nazionali dell’EUSI.

12Andrea Innocenzi

Una lettura rapida non solo una scrittura celere.13

Michele GuerrieriLa stenotipia? È figlia d’arte della stenografia.

14Giorgio Spellucci

Quitadamo fa il punto sui cinquant’anni dell’EUSI.16

Il primo Presepio (lettura stenografica).17

Dove scrivevano gli antichi (lettura stenografica).20

Massimo BecattiniIl mistero dell’etrusco - La tavola di Cortona.

26Andrea Innocenzi

La distanza di sicurezza.27

Maestri e seguaci della Scuola Gabelsberger.29

Lia LovisoloNavigando.

31L’angolo dei giochi.

La collaborazione è aperta a tutti. I manoscritti e le fotografie non sirestituiscono in nessun caso. Gli articoli firmati riflettono le opinionidei loro autori: non necessariamente queste coincidono con le opi-nioni della Direzione. La Direzione si riserva di apportare eventualitagli agli articoli ricevuti, per motivi di spazio.

RIVISTA DEGLI STENOGRAFI

Nella foto di questa pagina: «Ora distudio», 1872, opera di GiuseppeFrattelloni di Caltanissetta, sculto-re in Firenze, collocata nell’atriodella Fondazione.

La Rivista viene distribuita gra-tuitamente ai Provveditorati aglistudi, Istituti tecnici e professiona-li per il commercio, Istituti magi-strali, Licei classici e scientifici,Scuole a insegnamento di steno-grafia e dattilografia, Associazionistenografiche e a tutti gli interessa-ti di stenografia sia italiani cheesteri.

1

A quanti richiedono o propongono alme-

no una simbolica quota di abbonamento

alla “Rivista degli Stenografi”, ricordiamo

che essa viene inviata in omaggio a inse-

gnanti, studiosi, appassionati, Enti ed Isti-

tuti. Tuttavia, se alcuni dei nostri L

ettori

intendessero liberamente contribuire alle

spese di pubblicazione, possono inviare

una libera offerta su c/c postale

N. 18025502 intestato a «Rivista degli Ste-

nografi, Piazzale Donatello 25, 50132 Fi-

renze»

La Direzione

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il consigliodi amministrazionedella fondazione

«francesco e zairagiulietti»

la redazionee i collaboratori

della«rivista

degli stenografi»augurano

a tutti i lettoriun felice

2000

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DA UN SECOLOALL’ ALTRO

VECCHI SOGNINUOVE

ILLUSIONI

di Paolo A. Paganini

C ’era ben altro cuipensare, un secolo

fa. Il passaggio dall’Otto-cento al Novecento fuprobabilmente salutatocon sospettosa indifferen-za, e poi tutti ci hannodormito su, consci che ilgiorno dopo non sarebbestato migliore del giornoprima. Era un’epoca ditragiche inquietudini so-ciali, di povertà, di sfrutta-mento del lavoro minorilecon bambini e bambine diotto/dieci anni che lavo-ravano nelle fabbriche enelle f ilande dalle diecialle quindici ore al giorno.Il latifondo, soprattutto alSud, aggravava le miserecondizioni di vita e di la-voro della classe contadi-na. Si diffondevano le as-sociazioni operaie di mu-tuo soccorso e le unionisindacali. Il governo Pel-loux, nel ‘99, aveva limita-to la libertà di stampa e diriunione, e tutti ricordava-no ancora che l’anno pri-ma Bava Beccaris, a Mila-no, aveva stroncato a can-nonate le agitazioni popo-lari contro il carovita. Il1900, poi, fu funestatodall’assassinio di re Um-berto I da parte dell’anar-chico Bresci, e ricomincia-rono le misure repressive.Violente manifestazioni,scioperi, tumulti, agitazio-ni, dissensi, scontri arma-ti, dimostrazioni, saccheg-gi rappresentavano l’in-quietante quadro sociale epolitico dell’Italia fin desiècle...C’era dunque ben altro cuipensare, un secolo fa.Eppure, tutto ciò, ancheper le battaglie politichein parlamento, e fin dalleprime riforme costituzio-nali, a cominciare cioè dal1848, la stenografia ebbeun notevole, incredibileincremento, con pubblica-

rali, della sicurezza socia-le, della stabilità politica,del benessere economico,molte certezze stanno pe-ricolosamente vacillando,anche se gli Italiani si pro-digano, con ogni tipo dirimbambimento goderec-cio, di far diventare que-sta terra di naviganti (suInternet) e di poeti sem-pre più una specie di pae-se dei balocchi, con pochecose serie e tante occasio-ni di spasso. Studi, ricer-che, saggi si sono misera-mente afflosciati, come icircoli letterari, come leSocietà stenograf iche,come la stenograf ia,come peraltro l’uso dellascrittura normale, relega-ta in qualche ascoso an-fratto, dove ancora si ra-dunano in gran segretopochi nostalgici e sogna-tori, come gli antichi al-chimisti, sempre a un pas-so dalla pietra filosofale odal rogo.

E intanto droga, cri-minalità, inquina-

mento, adulterazioni emodificazioni geneticheappaiono come mali ine-vitabili con i quali fatal-mente convivere. La scuo-la, dicono, va bene. Mah!La famiglia, più o menoallargata, affermano, godebuona salute. Sarà! Levecchie e nuove religionisembrano sottolineare undiffuso bisogno di spiri-tualità. Il regno dei cielinon è mai costato cosìpoco! Insomma, per dirlacon Voltaire, tutto va nelmigliore dei modi nel mi-gliore dei mondi. Be’, al-meno per un momento,in questo passagg io dimillennio, facciamo fintadi crederci. Le illusionisono gratis. E poi, si sa, isogni muoiono all’alba.

zioni e sperimentazioni,delle più svariate tenden-ze e in una miriade di So-cietà stenografiche, speciedopo l’affermazione delsistema di Gabelsberger,impostosi f in dagli anniSessanta ad opera di Enri-co Noe, e che culminaro-no nel 1900 a Roma, conun congresso internazio-nale, organizzato dallascuola gabelsbergeriana.

Oggi, il quadro generale èradicalmente mutato, equesto Duemila viene ca-ricato dalla stampa, dallatelevisione, dalle agenzieturistiche, dagli operatorieconomici, da maghi ecartomanti, da aruspici eveggenti, di attese esage-rate e messianiche. Maanche di timori non tuttiinfondati. Sul fronte deidiritti civili, dei valori mo-

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«La discussione al senato per la legge sulle pensioni», disegno di DantePaolocci da «L’Illustrazione Italiana», giugno 1893 - Milano, BibliotecaCivica. In primo piano: stenografi con la macchina Michela.

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GH’È SCIÀUL DÜMILA,

E SI TORNAAL PENNINO

di Daniela Bianchi

E d io devo confes-sarvi d’aver avu-

to difficoltà a scrivere iltitolo in dialetto. Infat-ti, mio padre affermava– pur avendo io sempreparlato il «ticinese» incasa e con i compagnidi scuola – di non sem-pre sapermi esprimerecorrettamente conquesto idioma.Talvolta traducevo si-multaneamente ed il ri-sultato corrispondevaad una definizione dalmisto «italiano-dialettoticinese».Ciò mi rammaricava,poiché prediligevo co-desta lingua con la qua-le comunicavo tra lemura domestiche, conalcune persone anzianee con i miei amici.Non è però su questoargomento che vogliosoffermarmi: codestaintroduzione è statadettata dal titolo che,peraltro, non so neppu-re se sia stato scritto inmodo equo.«Gh’è scià ul dümila: iradioascoltatori ticinesisono forse anche saturidi sentirne parlare. Per-ché? – si chiederà qual-cuno. – Poiché questafrase per parecchio tem-po la si udì alla nostraradio di lingua italiana,in concomitanza ad unconcorso al quale i ra-

«Work per Windows»,«FileMaker Pro perWindows», «Inter-net»... ecco un corsonel quale si riparla del«pennino», uno dei tan-ti che usammo decennior sono sui banchi discuola. Mi sovviene lafigura della mia mae-stra di scuola elementa-re, donna dall’aspettoaustero, che incutevanel contempo sogge-zione. Come dirle che afuria di scrivere il pen-nino si era guastato? Avolte ci si recava da leicon timore, quando oc-correva cambiarlo.– Possibile che nonscriva più bene? – affer-mava.– No, signorina mae-stra, è da parecchiotempo che scrivo conquesto. Oramai «ra-schia».Allora lei ti scrutavacon gli occhiali appog-giati a metà naso e, conlo sguardo che «parlavada solo», senza proferi-re ulteriore parola si at-tendeva il tanto ago-gnato nuovo mezzoper scrivere.Già sapevamo – noiscolari di nove anni –che il «dono» di quelg iorno che sarebbefuoruscito dalla scato-letta occorreva serbarloper parecchio tempo e

dioascoltatori poteronopartecipare con un rac-conto (scritto in dialet-to), proprio nell’immi-nenza del traguardo del21mo secolo.Siamo agli sgoccioli diquesto 1999. È unagiornata di ottobre (lanebbia sovrasta il Co-mune di Ligornetto).Da poco è giunto il po-stino. Puntuale, comeogni mattina, mi affret-to ad aprire la bucalette-re. Tra la diversa corri-spondenza trovo il pro-gramma dei «Corsi peradulti», corsi organizza-ti in tutto il Cantone Ti-cino da parte del Dipar-timento dell’istruzionee della cultura.Inizio dall’indice: Corsiartigianali ed artistici,corsi di cucina e sarto-ria, corsi di lingue econtabilità, corsi diinformatica, maturitàsociosanitaria, corsispeciali.La mia lettura si soffer-ma sul paese di Grave-

sano (località poco di-stante da Lugano).Cosa trovo? Nienteme-no che un corso di Cal-ligrafia. Sì, avete lettobene: «calligrafia». Sot-to il nome di codestopaese viene citato purequello della docente edin due righe vi è la spie-gazione del corso inquestione: «Ci si avvici-na all’arte della scrittu-ra con il pennino,esplorando le formedei caratteri». Seguonoil giorno del corso, l’o-rario e, evidentemente,il prezzo.

R esto stupita, manel contempo

provo un immenso pia-cere nel pensare chealla soglia del Duemilasi organizzi un similecorso. Nell’era deglielaboratori, a lato deicorsi «Word per Win-dows», «Excel per Win-dows», «introduzioneall’Apple Macintosh»,«Access per Windows»,

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riservargli il massimoriguardo, affinché nonsi rompesse. Trascorsaquell’ansia che ci avevaoppresso in petto, sitornava al banco e,cammin facendo, conla saliva già s’iniziava atogliere un po’ di quel-la «patina» (se così lapossiamo definire), chela laminetta d’acciaiopossedeva, per far sìche una volta intintanell’inchiostro si potes-se iniziare a scrivere.All’inizio non sempretutte le lettere risulta-vano completamentechiare: occorreva dosa-re bene l’inchiostro: inseguito, però, lo scrittodiveniva nitido e la pa-gina assumeva un altroaspetto.Un corso d’arte per scri-vere con bei caratteri:ecco ciò che organizza ilDipartimento dell’istru-zione e della cultura.Ci si è forse accorti cheoggigiorno, non si sapiù scrivere manual-mente? Se così fosse,penso che il prof. An-drea Innocenzi diRoma potrebbe essere«fiero», poiché le sue in-numerevoli tesi rispettoalla grafia e soprattuttoil suo adoperarsi in dife-sa della stessa verrebbe-ro premiate.È forse questo un se-gno premonitore che inquesti ultimi decenni siè corso troppo dal latoinformatico e una cer-chia della popolazionenon riesca più a stare alpasso con i tempi? L’or-ganizzazione del corsoin questione è l’iniziati-va di un nostalgico?

Perché allora, noi ste-nografi manuali andia-mo ripetendo che, or-mai la stenografia ma-nuale è defunta? Perchèprobabilmente siamopiù prossimi alla realtà?Il vivere quotidianonon dipende in partepredominante dall’es-sere umano? Non sia-mo forse noi stessi che

imputabile unicamentealla nuova società chefatica a fare sacrifici perottenere qualcosa e chetutto ciò che vuoledeve essere acquisitoimmediatamente senzaimpiegare troppi annidi studio? L’analisi èmolto vasta.Anche noi, probabil-mente, siamo caduti in

porre un freno a questostress opprimente? Unpo’ di tranquillità, ditanto in tanto, ce la po-tremmo imporre. Mol-to dipende soprattuttoda noi stessi.Qualcuno attese purecon frenesia ed impa-zienza l’eclissi delloscorso 11 agosto. Per-sonalmente seguii l’e-vento sullo schermo te-levisivo e il fatto d’averchiuso completamentele imposte della salacontribuì a rendermil’atmosfera ancor più«solenne». I diversi col-legamenti che le emit-tenti televisive trasmet-tevano dalla fascia del-l’Europa che dal Maredel Nord va al MarNero resero l’eventomaggiormente sugge-stivo, dato che alle mielatitudini l’oscuramen-to fu tenue.Eppure già in mattina-ta nell’atmosfera si per-cepiva qualcosa: questaalmeno, fu la mia im-pressione. Anche il soledalle 11.11 alle 13.58 diquell’11 agosto fu oscu-rato.Molte ombre, in questiultimi anni, sono scesesulla stenograf ia. Lastenograf ia, comun-que, manterrà semprela sua importanza, unindelebile valore, nellospazio e nel tempo.Quest’anno è forse tor-nata a risplendere, nelcaso in cui i PC, conl’avvento del nuovomillennio, vadano intilt?Gh’è scià ul dümila:starem a vedé.

abbiamo voluto la se-poltura della stenogra-f ia manuale per ade-guarci ai tempi? Abbia-mo saputo negoziare inmodo adeguato con chidi dovere o la soppres-sione della «nobil arte»nelle scuole è un fatto

questo vortice di «det-to-scritto», «desidero-ottengo», «ordino-rice-vo». Ogni cosa deve av-venire nel minor tem-po possibile: tuttodev’essere prioritario,supersonico, satellitare.Perché non riusciamo a

Una pubblicità di fine Ottocento in elogio dell’Arte e del piacere della scrittura.

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MA QUANDOCOMINCIA

VERAMENTEIL NUOVO

MILLENNIO?di Sandro Saffeni’s

S iamo ormai allapsicosi collettiva.

L’ostinato convinci-mento sulla sorte del1999 è segnato. Invecesi tratta di una degene-razione generalizzatanel settore dell’infor-mazione, dello spetta-colo e della pubblicità.Rientrano nella catego-ria dei persuasori i di-rettori di telegiornali e iconduttori di talk show.Che ci sia molta confu-sione, avallata daglispeaker ad ogni piè so-spinto come fosse unaspecie di annunciazionedel «mille e non piùmille», di cui si favoleg-giava un altro millen-nio fa, è certamenteuna realtà tangibile. I teatri han presentato iloro programmi conslogan del tipo «nuovastagione, nuovo millen-nio, nuovi sogni…» (imilanesi Teatro Grassi,Teatro Strehler, TeatroStudio). Piero Angela, nellapuntata di «Super-quark» del 4 aprile1997, enunciava: «Man-cano mille giorni allafine del millennio».Lorin Maazel, alla finedel Concerto di Capo-danno in Mondovisio-ne, l’1 gennaio 1999, di-chiarava: «Sono moltofelice di aver avuto l’o-nore di dirigere l’ultimoConcerto di Capodan-no di questo millennio».

no, il terzo millennionon inizierà il I gennaiodel 2000, ma l’indoma-ni del 31 dicembre2000, cioè nel 2001,come, d’altra parte, èconfermato autorevol-mente su qualsiasibuon dizionario, dove sipuò trovare con facilitàdizioni del tipo: «SecoloXVII, periodo di tempocompreso fra il 1601 e il1700 incluso»… E, quindi, sulla falsari-ga di questo assioma, sipotrà tranquillamenterecitare come segue.Anni del I secolo: 1-2-3… 99-100. Anni del IIsecolo: 101-102-103…199-200. Anni del XXsecolo: 1901-1902-1903… 1999-2000. Annidel XXI secolo: 2001-2002-2003… 2099-2100.Chiaro?Correttamente, dun-que, un secolo fa, sullaprima pagina del Cor-riere della Sera, il salu-to d’apertura al nuovosecolo veniva pubblicain data martedì / mer-coledì 1 / 2 gennaio1901!Ogg i, la cronolog iasembra dunque esserediventata un’opinione.Nella Stanza del 7 lu-glio 1999, Indro Monta-nelli ha centrato in po-che parole il problema:«Semplice, il marketingha deciso così». Così è se vi pare.

Francesco Rutelli, an-nunciando in data do-menica 29 marzo 1998la Maratona di Capo-danno del 2000, annun-ciava: «Inizieremo ilmillennio a passo dicorsa!»Dalla rubrica «Lettere»

su «La Padania» dell’11dicembre 1998, si leg-geva: «Il nuovo millen-nio, stando alla mate-matica, inizia col primogennaio del Duemila».E così via. Gli esempi sisprecano.Eppure, che si voglia o

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Ennio Peres, su «Extra», supplemento settimanaledel «Corriere del Ticino», 32/99, in un illuminanteservizio dal titolo «Quando inizia il terzo Millen-nio?», scriveva fra l’altro: «Il problema di fondo nascedal fatto che nella cronologia cristiana non è contem-plato l’Anno 0; il tempo viene computato, infatti,considerando “I a.C.” l’anno in cui si presumeva fos-se nato Gesù Cristo e “I d.C.”, l’anno successivo.Quindi, dato che il conto parte dall’1 (e non dallo 0),il secondo millennio non può finire con l’anno 1999,perché in questo caso l’insieme dei primi due millen-ni risulterebbe composto solo da 1999 anni e non da2000. Il nuovo millennio avrà così inizio allo scaderedell’anno 2000, ovvero all’alba del I gennaio 2001…È bene precisare che l’assenza dell’anno 0 nella no-stra cronologia è attribuibile a un errore dei nostriavi. Il computo degli anni è iniziato dal numero 1 peril semplice motivo che il concetto di “numero zero”venne introdotto in Europa da Leonardo Fibonaccisolo nel 1200. L’uso di cominciare a contare gli annidalla nascita di Cristo, invece, era stato adottato di-versi secoli prima. Di conseguenza, essendo ancoraignoto lo 0, come numero di partenza si scelse l’1…»

COME NACQUE L’ERRORE

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LINGUISTIE STENOGRAFIA CONVEGNO

PRESSOLA FONDAZIONE

N ella sede della Fon-dazione «Giulietti»

ed a sua iniziativa, il 23 ot-tobre si sono incontratistudiosi e ricercatori sultema: «Stenografia e lin-guistica: strade parallele oconvergenti?»La riunione diretta daPaolo A. Paganini è statasostenuta dall’Associazio-ne Magistrale e dalla Fede-razione Stenografica «Ga-belsberger-Noe». In aper-tura sono stati comunicatii messaggi ed i contributidei colleghi impossibilitatia intervenire.Paganini ha preso lospunto dalla relazione delprof. Manlio Cortellazzodell’Università di Padova,pubblicata dalla Rivista de-gli Stenografi ed espostain occasione del 110º anni-versario della Prima So-cietà Stenografica Italianadi Padova il 19 novembre1979.Egli vi ha affiancato la let-tura del contributo diGian Paolo Trivulzio sulconcetto di «non frequen-za», che sprona a rivedere,per esempio, l’ultima ri-cerca sulle frequenze suoltre 2 milioni di parolefatta da Flaviano Rodri-guez per l’Accademia Ali-prandi, che ha seguitoquelle italiane di GiuseppeAliprandi, di GiovanniBoaga e di altri. L’autoretende a sostituire la dizio-ne «a suoni brevi segnibrevi» l’altra «a suoni brevisegni lunghi» e viceversa,tentando di dimostraresulla base tecnica che i se-

che «mutabili», perché iltempo li altera, li modifica(per esempio, dall’origina-rio necare, uccidere, si èimposto annegare) oppureli sopprime, rendendolivia via obsoleti, fino allaloro rinuncia da parte del-la comunità linguistica;oppure ancora ne inventao ne accoglie degli altri(anglicismi, francesismi,barbarismi eccetera), inun magma in continuamodificazione linguistica.Paganini quindi si compli-menta con la professores-sa Anna Maria Trombetti,che sta preparando unatesi di laurea in Lettere su«Valori e funzioni dellascrittura stenografica ita-liana»: indubbiamente uncontributo di notevole eprimaria importanza, persviluppare e approfondirei temi dell’attuale conve-gno.Vengono poi dibattuti al-cuni particolari aspetti delproblema: quello relativoa una stenografia adatta atutti, come afferma e so-stiene Andrea Innocenzi; equello – da anni richiestoe sollecitato da più parti –di un aggiornamento delSistema Gabelsberger-Noe, in armonia propriocon le «leggi» linguistiche,appena esposte da Pagani-ni, cioè nel rispetto della«immutabilità» del Siste-ma, in quanto codice e pa-trimonio della comunitàlinguistica (=stenografia),ma anche nel doveroso ri-conoscimento della sua«mutabilità», adeguando e

gni rari o i segni brevi pos-sano essere scritti con se-gni completi, lunghi, men-tre possono essere abbre-viati i segni corrispondentia parole complesse, cer-cando così di interpretarela teoria di Gabelsberger.Paganini entra quindi nelmerito dell’argomento, ri-facendosi a una definizio-ne, già acquisita dai lingui-sti, secondo la quale la ste-nografia sarebbe una «lin-guistica applicata». Nellarealtà, la definizione rico-nosce alcuni tratti peculia-ri della stenografia, conci-liandoli con le leggi dellalinguistica. La stenografiaè infatti attenta al rappor-to suono/immagine grafi-ca (=fonema). La steno-grafia è rispettosa del rap-porto significante/signifi-cato, nel senso saussuria-no dei termini, cioè, trat-tandosi d’un «sistema disegni» (=lingua), ricono-sce nel «segno» la sua fun-zione di entità psichica adoppia faccia perfetta, daun lato il «signif icante»(=espressione fonica), dal-l’altra il «signif icato»(=concetto consacratodalla lingua). Inoltre la ste-

nografia partecipa ai ca-ratteri essenziali dei segnilinguistici, spiegandone imeccanismi, legati ai con-cetti di «arbitrarietà», «li-nearità», «immutabilità»,«mutabilità».Sono «arbitrari», infatti,spiega Paganini, i legamiche uniscono il significantee il significato, senza poterprescindere, pena l’incom-prensibilità (o la patologiadel linguaggio) dalla «li-nearità», cioè quella cate-na del tempo lungo laquale si sviluppa il signifi-cante, secondo i suoi ele-menti costitutivi in se-quenza fra loro (discor-so=sequenza di frasi; fra-si=sequenza di morfemi;morfemi=sequenza di fo-nemi). I segni linguistici(=stenograf ici) godonoanche delle legg i della«immutabilità», cioè il si-gnificante, rispetto alla co-munità linguistica, non èlibero, ma imposto. I segnidel codice linguistico de-vono essere convenzionalie comuni al maggior nu-mero di emittenti e desti-natari, accettati, compresie utilizzati da tutti. Ma isegni linguistici sono an-

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rivedendo gli aspetti for-mali del Sistema, secondole avvenute mutazioni lin-guistiche, nel frattempoaccettate e consacrate dal-la stessa comunità. A que-sto punto Angelo Quita-damo afferma che, pur-troppo, i movimenti intel-lettuali sono ristretti allesedi universitarie, partico-larmente nell’ambito lin-guistico. Egli ricorda chein Germania ci sono menoinventori di sistemi steno-grafici e la ragione di que-sta diminuzione risiede sulfatto che la Stenograf iaviene tuttora usata e nonsolo nella pratica parla-mentare, giornalistica edanche nella scuola. Vengo-no tuttora pubblicati libri,dizionari, eserciziari,grammatiche. Esiste an-che una presenza impo-nente della Stenograf ianella nuova Russia: anchein India esiste applicatoalla lingua indù il sistemaPitman, così come esisto-no applicazioni stenogra-fiche in Francia, Spagna,Portogallo. Manca unostudio statistico e sistema-tico sui vari paesi delMondo.Paganini ricorda che Zuc-chermaglio ne ha elencatioltre ventuno sistemi. In-nocenzi aggiunge «se miavessero educato alla logi-ca! Tanto più bravo è lostenografo quanto più èconoscitore della lingua!». L’incontro molto interes-sante si è concluso conl’auspicio che gli studi inmateria linguistica conti-nuino anche nell’ambitostenografico ed a tal pro-posito è stata ricordatal’ultima fatica di TullioDe’ Mauro sul Nuovo Di-zionario della Lingua Ita-liana (UTET-Torino – 5volumi), che si dimostraun’opera affascinante peraver considerato la muta-bilità della lingua.

A. Q.

AIUTO, IL PC HA «MANGIATO» LA PENNALE NUOVE GENERAZIONI NON SANNO SCRIVERE A MANO

di Romeo Bassoli

Da «Il Mattino» del 3 settembre 1999 ab-biamo stralciato alcuni significativi pas-saggi del brillante articolo di Romeo Bas-soli. L’argomento ci interessa da vicino(e in altre pagine della nostra Rivista neaccenniamo). Il tragico grido di dolore è:«Le nuove generazioni non sanno scrive-re a mano!»Più volte abbiamo sollevato la questione.Ma Ministero, Scuole e Istituti fanno or-mai orecchie da mercante. Gli interessiguardano altrove.

N ell’era del computer e dei te-lefoni cellulari, la scrittura a

mano diventa un’attività sempre piùmarginale. Non solo nell’età adulta,quando comunque si è già imparatoa scrivere, ma anche nell’infanzia.Sono sempre di più, infatti, le scuoleche trascurano la scrittura tradizio-nale in favore del mouse e della ta-stiera.Il risultato finale, tra qualche decen-nio, potrebbe essere l’abbandonodella scrittura a mano da parte di in-tere generazioni di giovani. La pennae la matita saranno oggetti da mu-seo, mentre la famosa calligrafia,sarà sempre di più un puro esercizioartisitico.«Tutto è iniziato negli anni 50, quan-do si è introdotta a livello di massa lamacchina per scrivere – spiega Tama-ra Thornton, storica e autrice di unlibro che ha fatto scalpore negli Usa,«Scrivere a mano in America» – poisono venuti i telefoni e i cellulari asostituire le lettere scritte a mano. ilrischio è che nel giro di qualche de-cennio scompaia la scrittura manua-le, una forma unica di espressione dise stessi e di identità utilizzata in Oc-cidente sin dal primo secolo avantiCristo, da quando cioè i romani svi-lupparono la scrittura in corsivo. Sista tornando alla tradizione orale».Persino la firma tra un po’ potrebbe

scomparire: recentemente sono statipresentati dei meccanismi che per-mettono la «firma elettronica» perdocumenti e acquisti su Internet, ol-tre a forme di identificazione attra-verso la lettura laser delle improntedigitali.Anche il linguista Tullio De Maurosegnala questo rischio.«L’italiano, lo spagnolo, il ceko, sonolingue che hanno una corrisponden-za quasi perfetta tra lo scritto e lapronuncia fonetica. È facile quinditradurre per via elettronica la voceumana in scrittura priva di errori –spiega De Mauro – questo significache quando si diffonderanno i com-puter con la dettatura diretta, a voce,ormai perfezionatissimi, non serviràpiù nemmeno scrivere sulla tastiera.Queste lingue, in un futuro non lon-tano, potrebbero avere una formascritta solo grazie al computer, senzache nessuno debba tracciare dei se-gni a mano o battere sulla tastiera.Per gli umani, saranno solo lingueparlate. Il discorso con la lingua in-glese è diverso: la scrittura infattipresenta molte differenze rispettoalla pronuncia».Ma che cosa è possibile fare? «Certonon abolire i computer – spiega DeMauro –. Si può però insegnare me-glio la scrittura ai bambini. Vede, inmoltissime scuole italiane si iniziasubito, nel primo semestre delle ele-mentari, col far scrivere i bambini incorsivo. Ma il corsivo è difficile. Me-glio iniziare con lo stampatello maiu-scolo, privo di svolazzi e agganci.Poi, con calma si può passare allostampatello minuscolo. A quel puntoi bambini passano quasi automatica-mente alla scrittura in corsivo. Que-sto processo può spingere la personaa pensare alla scrittura a mano comea qualcosa di facile e gradevole. Unarisorsa a cui può attingere per tuttala vita senza problema».

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L’INTERSTENOA VIENNA(E ANCHE

SU INTERNET)D al 19 al 26 settem-bre 1999 si è riunito

il Comitato Centrale del-l’Intersteno, di cui perconto dell’Italia (l’EUSI -gruppo italiano) hannopartecipato il delegatodott. Fauso Ramondellied il Vice Delegato dott.Giacomo Di Piazza, il pri-mo quale membro delComitato. Ha assistito an-che il prof. Gian PaoloTrivulzio, quale past-dele-gato.Si sono svolte sette sessio-ni presiedute dal dott.Gregor Keller, e direttedal Segretario generaledott. Karl Gutzler, ambe-due della Germania. È sta-to approvato il verbaledell’Assemblea plenaria1998 di Losanna. Si è svi-luppata una discussione apropostio del Rapportosul Congresso dell’Inter-steno a Losanna, sottoli-neando i vari rilievi parti-colarmente sui concorsi.Al temine sono stati elo-giati i vari organizzatori emembri di giurie nonché i

proposte di modifica delloStatuto, che potranno es-sere affrontate solamentedurante l’Assemblea ge-nerale di Hannover.Sulle sessioni congressua-li, il responsabile VanBeurden (Olanda) ha chie-sto di essere sostituito edunico candidato a tale in-carico è eletto il dott.Gian Paolo Trivulzio(Italia), che ha anche ac-cettato.Il Comitato Centrale del-l’Intersteno si riunirà, suproposte del vice delegatoitaliano dott. Di Piazza, aPalermo dal 26 al 30 set-tembre 2000.Ci complimentiamo conGian Paolo Trivulzio peril prestigioso incarico dipresidente delle sedutecongressuali del Congres-so di Hannover-2001 econ i colleghi che hannopartecipato alle riunionidel Comitato Centrale, inparticolare con il dott. DiPiazza per la sua chiara re-lazione sui lavori.

relatori delle sedute con-gressuali.Sul prossimo Congresso,che si svolgerà ad Hanno-ver (Germania) dal 28 al 3agosto 2001 (ossia tra dueanni), Josef Stehling, pre-sidente del Comitato or-ganizzatore ha delineato ilprogramma di massima(cerimonia di apertura echiusura, Assemblea ge-nerale Intersteno e procla-mazione dei risultati dellegare mondiali di dattilo-grafia e stenografia).È stato attivato un sito In-ternet, molto semplice:www.intersteno.de. È statoeletto presidente dellaGiuria delle gare di Steno-

graf ia la prof. GabrieleFasnacht - Svizzera, esono state apportate mo-dif iche al regolamento.Qui si registra l’ampio ap-porto del delegato italianoe dei suoi colleghi, ten-denti a chiarire e migliora-re alcuni punti del regola-mento.Il Comitato centrale, suc-cessivamente, ha riconfer-mato a presidente dellaGiuria internazionale del-le gare di dattilografia ilprof. Mauro Panzera(Svizzera). Vengono deci-se alcune modifiche al re-lativo regolamento.Il dr. Gutzler ricorda chegli sono pervenute alcune

RIVISTA DEGLI STENOGRAFI 9

n47a10

L’ASSEMBLEA CONGIUNTA DELLA SCUOLA GABELSBERGER-NOE

L’Associazione StenograficaMagistrale Italiana «Gabelsber-ger- Noe» e la Federazione Ste-nografica Italiana «Gabelsber-ger-Noe» con i rispettivi e socie propri delegati si sono riunitein Assemblea Congiunta il 23ottobre 1999 alle ore 16 in se-conda convocazione nella sededella Fondazione FrancescoGiulietti in Firenze.I presidenti Paganini e Quita-damo hanno constatato la

mancanza del numero legale,il ristretto numero di presentie delegati.L’ordine del giorno prevede lerelazioni morali e finanziarie, laelezione alle cariche sociali, de-cadute per trascorso triennio.In linea generale, i presentihanno affrontato, nel corsodei loro interventi, vari puntidegli argomenti da discutere,sottolineando la loro impor-tanza sia sotto l’aspetto statu-

tario, che sotto il profilo orga-nizzativo. Pertanto, sarannoadottate misure adeguate diorganizzazione, tenuto contoanche delle difficoltà di tra-sporto che hanno impedito amolti amici di essere presenti,attestando così la loro volontàa mezzo telegrafo o telefono.Poiché è previsto per la pri-mavera inoltrata a Firenzeun convegno nazionale dellaFondazione Giulietti per la

presentazione del CD.ROMsulla Scrittura, unica iniziati-va di carattere internaziona-le, l ’assemblea congiuntadelle due istituzioni che for-mano la Scuola StenograficaItaliana Gabelsberger-Noe,verrà tenuta in quella sede,col medesimo ordine delgiorno; con questo propositole due istituzioni si prodighe-ranno a rinnovare gli invitialla partecipazione.

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QUEST’ANNOA PESAROLE GARE

NAZIONALIDELL’ EUSI

D al 1º al 14 maggio2000 si svolgeran-

no i Campionati nazio-nali polivalenti (52ª edi-zione) e le Olimpiadi dimultimedialità (3ª edi-zione) nel Palazzo dellaConfcommercio di Pe-saro.L’EUSI – Ente unitariodel segretariato italiano(Onlus), organizzatoredella manifestazione,nell’Assemblea del 5settembre 1999 (v. ver-bale a pag. 14 N.d.R.) haricostituito il Comitatoorganizzatore presiedu-to dal prof. Mario Spi-goli, e composto dallaprof. Maria Basurto, dalprof. Angelo M. Quita-damo e dal prof. Gior-gio Spellucci (rispettiva-mente presidente e se-gretario dell’EUSI). Laprof. Basurto ha assun-to l’incarico di presiede-

grafia, dattilografia inlingue, stenograf ia alPC, ecc.La manifestazione,sponsorizzata dallaConfcommercio di Pe-saro, nello scorso annoha ottenuti i patrocinidel Parlamento Euro-peo, di alcuni Ministeri,delle Regioni, della Fon-dazione Giulietti, ecc. ecostituisce attraverso ilrilascio degli attesati aimeritevoli, eventual-mente la possibilità pergli allievi di usufruiredel «credito scolastico»previsto per coloro cheaffronteranno gli esamidi maturità.Il g iorno 14 maggio2000, alle ore 17 nel Pa-lazzo comunale di Pesa-ro saranno proclamati irisultati dei Campionatie consegnati, con gli at-testati, i premi consi-stenti in targhe per gliistituti, coppe per i pri-mi classificati e meda-glie per i secondi e terziclassificati.Nel prossimo mese dimarzo, sulla Rivista de-gli Stenograf i nº 48verrà diffuso il «Notizia-rio dell’EUSI» conte-nente le modalità diiscrizione, l’elenco dellegare, il calendario disvolgimento dei Cam-pionati ed informazionilogistiche a cura dellaConfcommercio.

re i Campionati e leCommissioni giudica-trici.Detto Comitato, già allavoro, ha scelto la sededi Pesaro, non essendodisponibile quella di Se-nigallia, dove negli ulti-mi tre anni si sono svoltii Campionati.Questi sono divisi percategorie: Professionistie indipendenti, Associa-zioni e Centri di forma-zione professionale, Li-cei classici, scientifici epedagogici, istituti tec-

nici ed istituti professio-nali.Per ogni categoria sonopreviste le gare di tratta-mento del testo e deidati, velocità sul PC,calcolo, economiaaziendale, lingue estere(francese, inglese, tede-sca, spagnola) corri-spondenza in lingueestere, trascrizioni inlingue estere, componi-mento, Internet, Web,Ipertesto, grafica, lin-gua latina (versione ecomposizione), steno-

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Incisione acquaforte di Daniele Meissner (1624). In primo piano, a sinistra, la dea Venere con un cuore fiammeg-giante in mano e Marte con la spada sguainata.

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LA CITTÀDOVE NACQUEROSSINI

Pesaro, città delle Marche,capoluogo di provincia, siestende nella stretta pianu-ra ai lati del fiume Foglia,fino al breve estuariosull’Adriatico, tra i colli diSan Bartolo, a nord-ovest,e Ardizio, a sud-est. Delsuo glorioso passato (fu deiMalatesta, degli Sforza, deiDella Rovere) ha mantenu-to la nobiltà e l’eleganzanei monumenti e nellastruttura dell’abitato. Ilnucleo antico della cittàconserva in parte l’aspettocinquecentesco. Di notevo-le interesse, nella centralepiazza del Popolo, la secen-tesca fontana dei Tritoni elo splendido palazzo Du-cale, della seconda metàdel secolo XV. La cattedra-le conserva della costruzio-ne duecentesca la semplicefacciata con portale gotico.Nelle vicinanze si trova lacasa natale di GioacchinoRossini, con un piccolomuseo di manifesti, stampee ritratti del musicista.

Sopra: veduta pro-spettica di Pesaro,incisione in rame diPiero e FrancescoBertelli (1599). Adestra dell’incisio-ne, in alto, lo stem-ma dei Della Ro-vere.

A lato: la secente-sca fontana deiTritoni davanti alpalazzo Ducale diPesaro.

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UNA LETTURARAPIDA

NON SOLOUNA SCRITTURA

CELERE

di Andrea Innocenzi

G li studiosi di tutti iPaesi sono convinti

che i pregi della «scrittu-ra»: la semplicità, la chia-rezza e la celerità, hannorilevante importanza aifini della elevazione mora-le e materiale dei cittadini.Da tale convinzione deri-va l’impegno degli studio-si di grafia per individua-re, e quindi impiegare, la«scrittura» che sia sicura-mente migliore di ogni al-tra conosciuta e usata daivari popoli.L’esame attento e scrupo-loso delle scritture «comu-ni» e «stenografiche», im-piegate in tutti i Paesi, ciconsente di rilevare chenon vi è scrittura che nonpresenti marcati difetti.Se prendiamo in esameun qualsiasi prodotto del-l’industria, ad esempio gliautoveicoli, constatiamoche le prestazioni deglistessi soddisfano piena-mente gli utenti e che, ciònonostante, i tecnici noncessano di impegnarsi permigliorarli, fruendo anchedelle realizzazioni dei tec-nici di altri Paesi. Perchégli studiosi di grafia non sicomportano come i tecni-ci dell’industria?L’UNESCO, Organizza-zione delle Nazioni Uniteper l’Educazione, la Scien-za e la Cultura, ha racco-mandato, mediante nu-merose e pregevoli «pub-blicazioni», di migliorarela «scrittura» e di renderepiù efficaci i metodi di in-segnamento della stessa;ma le autorità scolastiche

vista degli Stenograf i»N. 46.Attendiamo che un bravostudioso di grafia avanziuna proposta valida per lascelta del «sistema steno-grafico» migliore di ognialtro per il popolo al qualeappartiene e per ogni al-tro popolo.Relativamente alla «lettu-ra», mi sia permesso dinotificare una mia propo-sta. È certo che la letturaha importanza non mino-re della scrittura. Se pen-siamo ai tempi futuri, è fa-cile prevedere che la lettu-ra ha importanza non mi-nore della scrittura, inquanto si disporrà di com-puter per il riconoscimen-to vocale e tutti i cittadini,o quasi tutti, dovrannonecessariamente leggereun numero di «scritti» as-sai più elevato di quellodei nostri giorni.È doveroso riconoscereche alcuni studiosi riesco-no a leggere ad elevata ra-pidità, ma domani tale ca-pacità sarà di tutti i cittadi-ni. La scrittura che con-sente di accrescere note-volmente la rapidità di let-tura è quella sillabica. Lascrittura a stampa attualeè alfabetica; quella del fu-turo dovrebbe essere silla-bica, simile a quella dellaquale presento un saggio.L’impiego di un computerche consenta di scrivereper sillabe, assicurerebbedue consistenti vantaggi:più elevata celerità discrittura e più elevata ra-pidità di lettura.

di alcuni Paesi ignorano i«suggerimenti» del dettoEnte. Che cosa si dovreb-be fare?Una valida proposta rela-tiva alla «scrittura comu-ne» è quella avanzata dal

dottor Aldo Patritti ,Provveditore agli Studi inquiescenza, che è l’auto-re dell’articolo:«Una scrit-tura comune per debellareincomprensioni e ignoran-za», pubblicato sulla «Ri-

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SAGGIO DI SCRITTURA SILLABICA

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LA STENOTIPIA?È FIGLIAD’ARTEDELLA

STENOGRAFIA

di Michele Guerrieri *

D opo aver letto at-tentamente le

dodici f itte pagine di«Polemica» pubblicatesul n. 46 della «Rivistadegli Stenografi» (auto-ri Fausto Ramondelli,Gianpaolo Trivulzio eMarcello Melani), nonposso fare a meno – davecchio stenografo qualesono – di dire anche lamia su un argomento,quello dell’antagoni-smo tra Stenografia eStenotipia, che è statogià oggetto di vari arti-coli da me pubblicati,sia sulla «Rivista degliStenograf i» che su«Specializzazione».Al riguardo ritengo, an-zitutto, necessario fareuna breve premessa e,cioè che la Stenografiasta alla Stenotipia comela scrittura comune staalla dattilografia; il chesignifica che, come lascrittura comune è so-pravvissuta alla macchi-na da scrivere, così laStenografia manuale so-pravvive e sopravviveràalla Stenografia a mac-china, finché ci sarannoStenograf i, degni diquesto nome, in gradodi competere con gliStenotipisti, che vengo-no sfornati a getto con-tinuo dalle Scuole diStenotipia (già di Ste-nografia). Ciò premes-

Stenografia a macchi-na, per cui i due Siste-mi di scrittura velocepossono benissimoconvivere pacificamen-te e senza spirito di an-tagonismo, unico es-sendo il fine da conse-guire, che è quello diraccogliere stenografi-camente, a mano o amacchina, l’altrui di-scorso, da riprodurrepoi in caratteri comuni.La sola differenza, perla verità di non pococonto, sta nel fatto chela Stenotipia utilizzaspeciali macchine colle-gate ad un computermediante apposito«programma», che con-sente la trascrizione au-tomatica dei caratteristenotipici in carattericomuni. Il testo così ot-tenuto è già perfetta-mente comprensibile e,appena riprodotto, puòessere subito letto estampato, salvo ulterio-ri ed eventuali corre-zioni di errori. Diffe-renza, quindi, di più ra-pida trascrizione in ca-ratteri comuni, ma nondi velocità. A propositodobbiamo ricordareche, in passato, vi furo-no celebri stenograf iprofessionisti di tutti iSistemi che, in gare na-zionali di Stenografia,raggiunsero la massi-

so, bisogna onestamen-te riconoscere che la«moderna» Stenotipiasi basa sugli stessi prin-cipi di abbreviazionedelle parole della Ste-nografia, e pertanto sipuò affermare, senzatema di smentite, chela Stenotipia è figlia d’ar-te della Stenografia. Nonsi può neppure dire chela Stenotipia sia più ve-loce e scorrevole dellaStenograf ia perché,con l’una e con l’altra,si può ragg iungerequalsiasi velocità, in re-lazione alla capacitàpsico-attitudinale delloStenografo o dello Ste-notipista, qualunquesia il sistema stenogra-fico, manuale o mecca-nico.Detto questo, dettotutto; ed è, quindi, per-fettamente inutile sol-levare polveroni di po-lemiche per dimostrarela superiorità della«moderna» Stenotipiarispetto all’antica Ste-

nograf ia. Non si di-mentichi che lo steno-grafo professionista,quando prestava la suaapprezzata opera pres-so un quotidiano, eraconsiderato giornalistae, come tale, non si li-mitava a trascrivere fe-delmente lo stenoscrit-to, ma provvedeva amettere in bella formaquanto stenografato ead eliminare gli im-mancabili «strafalcioni»e ripetizioni di paroleche gli venivano detta-ti, talvolta «a braccio»,dai vari corrispondenti,– soprattuto di provin-cia –. Oggi, purtroppo,il giornalista stenografo èpraticamente scompar-so dalle redazioni deiquotidiani, perché so-stituito dal FAX.

Tuttavia, la Steno-grafia oratoria o

professionale non hacessato di essere sem-pre utile e valida, anchedopo l’avvento della

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ma velocità di 200 paro-le al minuto; velocitàche, almeno f inora,non mi risulta sia stataragg iunta da alcunostenotipista.Ecco perché noi Steno-graf i della «vecchiaguardia» continuiamoimperterriti a raccoglie-re i discorsi con unasemplice penna a sfera,come abbiamo semprefatto f in da quando,chiusi in un’angusta ca-bina di g iornale, conuna cuffia alle orecchie,prendevamo stenogra-f icamente i «servizi»che i vari corrisponden-ti ed «inviati speciali» cidettavano, a tamburobattente, da ogni parted’Italia e del mondo:«servizi» che vedevamopoi pubblicati l’indo-mani sul giornale, connostra grande soddisfa-zione morale e profes-sionale perché, in illistemporibus, non si vi-veva di solo pane!

* Già redattore-stenografo de «IlTempo» e «Il Messaggero», insignitodi «Medaglia d’oro» dell’Istituto Ste-nografico Toscano, quale I classificatonella gara di Ortostenocalligrafia (Siste-ma G. N.) – Gare nazionali di Stenogra-fia svoltesi a Firenze nell’aprile 1952.

QUITADAMOFA IL PUNTO

SUICINQUANT’ANNI

DELL’ EUSI

I l giorno 5 settembre1999, presso la sede

della Segreteria EUSI inRoma, V. S. Croce inGerusalemme, 83/c siè tenuta la riunione delConsiglio Direttivo del-l’EUSI, del ComitatoOrganizzatore deiCampionati e del Col-legio dei Revisori deiConti, con il seguenteO. d. G.:1. Risultati dell’Assem-blea generale dei Socidel 26 giugno 1999;2. Esposizione pro-gramma delle attività(professione, albi, inse-gnamento, scuola, pro-grammi TV, ecc.); 3. Varie ed eventuali.Sono presenti: per il Consiglio Diretti-vo: Quitadamo, Spigo-li, Basurto, Spellucci,Pagano; giustifica l’as-senza: Morelli;per i Revisori dei Conti:Fatica, assenti giustifi-cati: Mancari, Di Piaz-za, effettivi; Innocenzie Rossignoli, supplenti.

Poiché si è raggiunto ilnumero legale, la riu-nione è valida.In apertura di seduta, ilPresidente comunica larichiesta di correzionial verbale dell’assem-blea ordinaria e straor-dinaria del 26 giugnorichieste, tramite fax,dal dott. Ramondelli.Tali correzioni vengo-no accolte dal Consi-glio, insieme ad unaprecisazione richiestadalla prof. Basurto, cir-ca la sua astensione nel-la votazione per i com-ponenti del C. D.In merito alle decisioniprese dall’Assembleasul problema dei socimorosi, Pagano mani-festa il suo dissenso cir-ca l’azzeramento dellecontribuzioni non ver-sate fino al 1998, poi-ché ritiene che si trattidi enti che, opportuna-mente sollecitati, po-trebbero adempiere, siapure in forma dilazio-nata, i loro obblighi nei

confronti dell’EUSI.Pagano conclude il suointervento affermandoche, sul piano tecnicocontabile, la propostadi dichiarazione di ine-sigibilità debba essereaccertata caso per casoe, di conseguenza, nonè possibile fare un azze-ramento globale.Il Consiglio accoglie laproposta Pagano e dàmandato al Presidentedi interpellare le asso-ciazioni morose persondare la possibilità diriscossione delle quote.Quindi, il Presidenteesprime la solidarietàdel Consiglio e di tuttol’EUSI per i ravvicinati,recenti lutti che hannocolpito la prof. Pagano,con la perdita della so-rella, prima, e del mari-to, poi.Il Consiglio esprime ilpiù vivo ringraziamen-to ai colleghi che nonfanno parte dei nuoviorgani sociali, partico-larmente alle collegheTeresa Cheirasco e Ma-ria Mezzatesta per laloro multidecennalecollaborazione. Ad esseviene attribuito il titolodi «Consigliere onora-rio» con la Medagliad’oro al merito dell’i-struzione tecnica e pro-fessionale.Il Presidente comunica

di Giorgio SpellucciSegretario verbalizzante

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RIVISTA DEGLI STENOGRAFI 15

obiettivi, si riconosce lanecessità che l’EUSI, incaso di impedimento o diassenza di alcuni enti,possa sostituirvisi, inte-ressandosi e risolvendo levarie problematiche chesono presenti e alcune an-che con una datazioneantica, ma semplicementeimpostate e non attivate,se non sul piano stretta-mente personale. (Questoè il caso del problema«Professione», e dell’altroannesso e connessodell’«Insegnamento»). Sulproblema «Professione» sivuole indicare la discipli-na ordinamentale di ca-rattere generale e organiz-

Stenograf iche» lo stessoproblema è stato affronta-to, e a quanto risulta solonel seno dell’USNEN èstato istituito l’Albo degliStenografi con un regola-mento del 1984. Sono tut-te iniziative che non han-no prodotto l’oggettoesplicito del problema per-ché taluni che non fannola professione di Steno-grafo o di ResocontistaStenografo, ma quella dioperatore, ora sui PC, sisono sentiti esclusi. Ecco perché è necessarioconsiderare attentamentei vari aspetti del proble-ma; mi permetto di sugge-rire che questo possa esse-

che presidente dei revi-sori dei conti è statoeletto Mancari, su pare-re unanime dei revisorieffettivi.Per il secondo puntodell’O. d. G., il Presi-dente legge la seguenterelazione.Mi sia consentito esporvialcune idee che dovrannoessere tradotte, col contri-buto di tutti, in formestrategiche per l’attivitàdel nostro Ente.Anzitutto, desidero sotto-lineare che questo Ente hauna sua storia inziatacinquant’anni fa col Co-mitato di collegamentotra i sistemi StenograficiUff iciali, comitato tra-sformatosi nel 1955 inEnte Unitario della Ste-nografia Italiana. Già daquell’anno, alla Stenogra-fia si è affiancata la Dat-tilograf ia; di questo neabbiamo prova nei Cam-pionati che sono stati as-sunti nel 1950 diretta-mente dall’ANSI, Asso-ciazione Nazionale Ste-nografia Italiana, allorapresieduta da CosimoSportelli e da Antonio De-cimo Tirone, che l’aveva-no iniziata nel 1947. Suc-cessivamente, l’EUSI haallargato il suo campod’azione per proiettarsisul piano della tutela, sulpiano dei rapporti col Mi-nistero della PubblicaIstruzione, in altri ambitiattinenti al settore del Se-gretariato aziendale pub-blico e privato, precorren-do anche i tempi applica-tivi dello stesso Ministerodella Pubblica Istruzione;ne sono prova, prima gliStatuti e Regolamenti del68 e poi del 70, tradotti in

atto pubblico. (Lo Statutomodif icato, approvatodall’Assemblea del 26 giu-gno scorso in corso di re-gistrazione, attesta e con-ferma il volume ampio diattività da svolgere e lasua adesione tra le orga-nizzazioni nazionali diutilità sociale, a normadelle recenti norme legi-slative.Data la natura di questoEnte, che riunisce varieassociazioni e istituzioni,ciscuna autonomamentefunzionante, secondo pro-pri obiettivi e tenendoconto che alcuni argomen-ti fanno parte di questi

zativo; nel passato se n’èinteressato l’ASI, Asso-ciazione Stenomeccano-grafica Italiana, che, sot-to l’aspetto sindacale ave-va ottenuto l’iscrizionepresso il Ministero del La-voro quale Associazionesindacale raggruppantegli operatori del medio edell’alto livello; poi è sor-ta l’AIRS, AssociazioneItaliana Resocontisti Ste-nografi, che ha impostatoil problema, ma credo chenon sia stato def inito;nell’ambito poi delle As-sociazioni sistematiche,indicate genericamentesotto il titolo di «Scuole

re avviato alla sua impo-stazione iniziando pergradi: Stenograf i Reso-contisti, includendo tuttele varie fasi applicative,non creando suddivisionie tenendo conto degli svi-luppi futuri della mate-ria; poi gli speialistiinformatici della comuni-cazione, includendovi levarei fasi, senza discrimi-nare nessuno per il tipo distrumento adoperato eevitando di creare mono-poli assurdi, specialmenteora, nell’era della globa-lizzazione.Dalla discussione che se-guirà questa introduzio-ne, potranno essere rica-vati elementi per norma-lizzare l’impostazione delproblema e procedere al-l’avvio di studio, ricerca,la cui conclusione certa-mente porterà alla forma-lizzazione di atti utili acreare garanzie di tutela estrategie di interventi. Èin corso, sul piano nazio-nale, la battaglia per mo-dificare gli ordini e i colle-gi professionali, ed è que-sto il momento di creareun Albo speciale dei pro-fessionisti secondo i gradipoc’anzi accennati.Ho detto poco prima che afianco della «Professione»esiste il problema «Scuo-la», inteso nelle sue varie-gate forme; scuola comeprogrammi e procedureinnovative, insegnamentodi discipline e modalitàlegislative e didattiche;scuola come tutela deiprofessori. Da alcuni annil’Associazione ANISDECha cessato di svolgere atti-vità anche se l’atto discioglimento non è ancora

In piena battaglia per la modif icadegli Ordini professionali è, ora, ilmomento giusto per proporre la crea-zione di un Albo speciale dei profes-sionisti.

(segue a pag. 18)

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IL PRIMO PRESEPIO

Romana Rompato

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RIVISTA DEGLI STENOGRAFI 17

N47LS2

DOVE SCRIVEVANO GLI ANTICHI

Adolfo Cioci

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pervenuto a noi; ma l’at-tività svolta almeno per iprimi 40 anni è stata no-tevole, forte e interessan-te: ne sono prova i tredicicongressi nazionali e ilmigliaio di convegni e riu-nioni. È inutile che si ri-peta la storia di questaassociazione che pure me-riterebbe di essere cono-sciuta. A questa associa-zione si è talvolta sosti-tuito l’EUSI che ha accol-to alcuni appelli, ha soste-nuto talune iniziative esoprattuttto è diventatopresso il Ministero dellaPubblica Istruzione auto-revole interlocutore tantoche questi, nonostante lemodif iche di ordinanzecircolari, accoglie, nell’in-teresse della scuola, pro-poste del nostro Ente, chequindi gode della possibi-lità di rappresentare inte-ressi e aspirazioni deiprofessori. Che cosa puòfarsi nel futuro? Io ricordoche per anni, a comincia-re dalla prima sessione diesami di abilitazione al-l’indomani della fine del-la seconda guerra mon-diale, l’EUSI era interpel-lato dal Ministero dellaPubblica Istruzione perfornire terne di nomi diprofessori da nominarenelle commissioni mini-steriali; questo è venuto amancare quando tali esa-mi sono stati decentratialle soprintendenze scola-stiche, presso le quali pe-raltro l’EUSI è riuscito acollaborare alacremente ea ottenere ancora positivirisultati. La scelta deicommissari certamente èun fatto estremamente po-sitivo perché in tal modo è

assicurata la formazionedi una classe di docentipreparati e motivatiprofondamente. Ritenia-mo che questo problemadebba essere impostatocon viva attenzione e icolleghi sono invitati aideare forme e norme ido-nee a fornire conclusionipositive.Ci viene richiesta l’orga-nizzazione di corsi di ag-giornamento culturale eprofessionale. È una ri-chiesta valida che può es-sere accolta e occorre chesi prepari un appositopiano di interventi.A questi due problemi«professione» e «insegna-

razione le appartenenze asistemi, correnti, eccete-ra. È questo un campo incui, fatta salva l’impar-zialità e l’indipendenza,occorre mantenere unaautonomia di operativitàche ha prodotto costante-mente positivi risultati edi questo ne sono prova ilnumero dei concorrenti,la continua evoluzione, leapplicazioni all’avan-guardia e i risultati costi-tuiti dai rapporti con leautorità governative, re-gionali, internazionali.Al di là delle persone chefinora hanno lavorato inquesto settore e che po-tranno continuare a farlo,

tore dei Campionati è laprova della volontà dinormalizzare, alla lucedelle nuove norme statu-tarie, questa attività ri-pristinando quanto si èfatto negli anni passati,facendo collaborare tutticoloro che hanno la vo-lontà di farlo.Sull’Intersteno, la cui ap-partenenza è sancita nelnuovo vigente statuto, l’a-zione che deve compierel’EUSI e particolarmenteil Consiglio Direttivo at-traverso il suo delegato (evice delegato) non consi-ste solamente nel pagarela quota annua di iscri-zione, ma di essere attiva-to costantemente. Il no-stro delegato e il suo viceparteciperanno dal 19 al26 settembre prossimi alComitato Centrale che siterrà a Vienna, ed è giàprevisto che l’anno prossi-mo, in settembre, la sedu-ta del Comitato Centraleavrà luogo a Palermo.Questa circostanza cideve mettere in grado diaiutare il collega Giaco-mo Di Piazza, che saràl’organizzatore di questariunione. Poi, nel 2001,nel mese di luglio, ci saràil Congresso internazio-nale in Germania, adHannover. Le risultanzedei lavori di questi comi-tati centrali dovranno es-sere portate a conoscenzadell’EUSI.Il nostro Ente, nel 1972,istituì la Delegazione Re-gionale della Sardegna,aff idandola alla collegaEster Dessì Milia di Ca-gliari, la quale, per motividi salute, non ha potutoessere presente e invia ilpiù cordiale saluto.

mento» è connesso quellorelativo all’agonismo. Horicordato prima la situa-zione accolta dall’EUSIoltre cinquant’anni fanell’intraprendere l’orga-nizzazione e lo svolgi-mento dei campionati siatra i professionisti e gli al-lievi delle scuole non sta-tali sia tra gli allievi dellescuole statali, riconoscen-do all’EUSI l’indipenden-za nel risolvere tutti i pro-blemi scaturiti dalle com-petizioni non solo tra iconcorrenti, ma anche tracorrenti, sistemi, eccete-ra. Questa indipendenzaè stata sempre confermatain questi lunghi anni,senza portare all’esaspe-

è il principio che bisognaconfermare: non è possibi-le che l’iniziativa si di-sperda e venga annullataper soddisfare pretese pre-sunte ambizioni inoppor-tune, ma soprattutto inef-f icaci. L’EUSI riesce, èsempre riuscito a compor-re le varie posizioni chesono sempre esistite e an-che ora esistono; in altromodo l’iniziativa conside-rata valida da tutti gliistituti e anche da molteAssociazioni, centri diformazione professionalee anche da singoli, potreb-be essere offuscata o addi-rittura cessare.L’avvio della costituzionedel Comitato Organizza-

Bisogna riaffermare il principiodell’autonomia. Non ci deve esserespazio per ambizioni inopportune einefficaci.

(segue da pag. 18)

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Occorre sviluppare l’in-ziativa di creare delega-zioni in ogni regione ogruppi di regioni, e perquesto motivo invito i col-leghi a predisporre unpiano istitutivo dei com-piti delle delegazioni, chesono di rappresentanza edi decentramento; se nedovrà occupare il regola-mento attuativo del nuo-vo statuto.Occorre poi formulare ilnuovo regolamento attua-tivo dello statuto, cui sia-mo impegnati tutti noi,con la necessità di fornirenorme esplicative e inter-pretative.Un altro tema riguarda lapubblicità del nostro Entee delle nostre attività. Aquesto proposito, il nostrocarissimo Mario Spigolisi è interessato e mi haconsegnato i moduli ne-cessari per utilizzare ilprogramma dell’accessoalla Rai tv. Non è stataancora presentata la do-manda, perché desideravopreparare, come è neces-sario, il programma daesporre per la durata didieci minuti, programmacircostanziato che è giu-sto venga redatto insiemeda tutti noi, alla luce an-che del nostro nuovo sta-tuto.Ho letto proprio qualchegiorno fa un articolo daltitolo «Aiuto, il PC ha“mangiato” la penna»(pubblicato sulla Rivistaa pag. 8 - N.d.R.). Biso-gna leggerlo e meditarlo evederlo anche applicato aiproblemi nostri: esso è ilcondensato di quanto stasuccedendo nel mondo,col pericolo che le futuregenerazioni non sapran-

no più scrivere con la pen-na, col grave rischio che lanostra lingua potrebbeavere una forma scrittasolo grazie al computer,atteso che quando sidiffonderanno i PC con ladettatura diretta a voce,già perfezionatissimi,non servirà più nemmenoscrivere sulla tastiera.Il nostro Ente, come ci siricorderà, ha per un de-cennio goduto di un co-modato gratuito per i lo-cali di via Silvio Benco.Per le vicende insorte allamorte della collega MariaPonti, abbiamo dovutoabbandonarli; e pertanto,grazie alla disinteressataospitalità del nostro caris-simo Giorgio Spellucci,abbiamo trasferito la sedelegale presso l’IstitutoSpellucci e tutto il mate-riale librario, cartaceo,mobilio e attrezzaturesono state depositate nelloscantinato della casa diGiorgio. Si presenta peròla necessità impellente,direi, di avere qualche lo-cale, possibilmente a con-dizioni non dico gratuite,ma accessibili, alla porta-ta del nostro Ente. Se n’èoccupato il nostro carissi-mo Mario Spigoli, il cuiintervento non si è ancoraconcluso, ma sarebbe ne-cessario che il problemavenisse all’attenzione ditutti voi, e possibilmenterisolto. Questo facilitereb-be anche la nostra attivitàe risulterebbe positivo pernoi tutti.È evidente che dalla di-scussione che seguirà que-sta rapida esposizionescaturiranno proposte si-gnificative per attuare ivari ambiti di questo pro-

gramma che non è esau-stivo, perché getta sempli-cemente delle linee utili atrattare problemi, impo-starli e a trarne le neces-sarie conseguenze.Si apre la discussionenella quale tutti inter-vengono con la riservadi formulare progettianche sulla base dieventuali sintesi sugge-rite del Presidente.Spigoli comunica che latrattativa per i locali,che sembrava prossimaad uno sbocco positivo,è ancora ferma e si do-vranno tentare altrestrade, diverse da quel-le percorse fino ad ora.Basurto richiama l’at-tenzione del Consigliosul problema delle clas-si di concorso 075 e076, rispettivamenteper gli Istituti Tecnici egli Istituti Professionali,inerenti le disciplineoggetto del campo diattività dell’EUSI. Haavuto modo di notarediverse incongruenzenell’enunciazione degliinsegnamenti di questeclassi e invita l’EUSI afare in modo di entrarein possesso della docu-mentazione relativaagli insegnamenti diqueste classi per poterorientare gli insegnantied agire nelle opportu-ne sedi.Lamenta poi che l’inse-gnamento dell’infor-matica venga affidatosovente a insegnanticon esperienze comple-tamente diverse daquelle richieste per unproficuo lavoro in que-sto settore.Il Presidente, dopo aver

formulato al prof. Spi-goli i più fervidi auguriper il suo prossimo ot-tantesimo genetliaco,auguri ai quali si asso-ciano tutti i presenti,unendoli a quelli per laprof. Urzi, nata nellostesso giorno, invita amettere per iscritto tut-to ciò che è stato pro-posto, in modo da po-ter mettere in condizio-ni gli organi competen-ti dell’Ente di fare unintervento al Ministero.L’EUSI, come già è ac-caduto altre volte, po-trebbe studiare il pro-blema ed eventualmen-te organizzare un con-vegno e, comunque, ri-tiene necessario infor-mare gli insegnanti diquanto sta maturandoe incarica la prof. Ba-surto di occuparsi, dalmomento che, operan-do nella scuola, vive inprima persona questiproblemi, dei rapporticon gli insegnanti.Viene quindi insediatoil Comitato Organizza-tore dei Campionati:Mario Spigoli viene in-dicato come Presidentedello stesso Comitato eMaria Basurto comePresidente dei Campio-nati e della Giuria.Vengono delineate le li-nee d’azione del Comi-tato: stabilire il pro-gramma, il calendario,la sede; contattare glisponsor ed elaborareed aggiornare il regola-mento di correzione evalutazione delle garedi nuova istituzione, dicui si è sentita la man-canza.

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IL MISTERODELL’ ETRUSCO

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LA TAVOLADI CORTONA

Testo diMassimo Becattini

Consulenza scientifica diFrancesco Nicosia e Luciano Agostiani

N el 1992 setteframmenti di una

tavola bronzea con unafitta iscrizione vengonoconsegnati ai carabinie-ri di Cortona (anticocentro della Valdichia-na aretina, sede di lucu-mone in epoca etrusca)da un manovale delluogo, insieme ad altrireperti, anch’essi inbronzo. Dopo una lun-ga vicenda giudiziaria emolti anni di studio, latavola è stata presenta-ta. «Archeologia Viva»ha raccolto l’intera vi-cenda dai protagonisti,Francesco Nicosia,ispettore centrale delministero per i beniculturali, e LucianoAgostiniani, docente diGlottologia all’Univer-sità di Perugia.

Fu spezzata in tempoantico. Era, appunto,l’ottobre del 1992quando la tavola fu pre-sentata all’etruscologoFrancesco Nicosia, al-l’epoca soprintendenteper i beni archeologicidella Toscana: rinvenu-ta in sette pezzi insie-me con i frammenti dialtri oggetti ugualmen-te in bronzo – così af-fermò lo «scopritore»Giovanni Ghiottini – aCamucia, ai piedi delcolle in cui sorge Cor-

co e si può escluderecosì l’opera di un tom-barolo.

Una storia poco chia-ra. Lo stesso anno di-chiarato della scopertal’archeologa PaolaGrassi, avvalendosi del-la Cooperativa Idra,condusse indagini ac-curate sulla terra pre-sente nei frammentidegli oggetti in bronzoconsegnati insieme allatavola iscritta, ma ri-sultò che non si tratta-va della stessa terra delcantiere, quindi i fram-menti delle basi di sta-tuette e della tavolanon venivano dal can-tiere, dove – secondo lo«scopritore» – sarebbeavvenuto il ritrovamen-to. Il Ghiottini sostene-va di aver visto, uscen-do dal cantiere edile incui lavorava, una speciedi «ciotolina» rovescia-ta, ovvero un piede dicratere; guardando me-glio avrebbe trovato al-tri bronzi e infine la ta-vola, mancante dell’ot-tavo pezzo. Gli archeo-logi vagliarono tutta laterra del cantiere nelpunto indicato dalGhiottini senza trovareassolutamente nulla,neppure tracce di ossi-dazione del ferro cheaveva macchiato la ta-

tona, fra la terra delcantiere edile dellePiagge. Se fosse prova-ta l’associazione dellatavola con gli altribronzi rinvenuti (ma almomento gli espertinon sono in grado distabilirlo) l’iscrizione sidaterebbe tra III e I sec.

(tra questi, due basi distatuette, la base di uncratere, una palmettaornamentale di thymia-terion*) mostrano lima-ture leggere che scro-stano la patina: eviden-temente, prima di con-segnare i reperti all’au-torità, si è cercato di ve-

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n47a19

Uno dei testi più importanti in lingua etru-sca. Questa volta non si parla di defunti oriti funerari ma di un concreto e articolatopassaggio di proprietà fra etruschi preoccu-pati di tutelare le proprie ricchezze.

a. C., quando tutta l’E-truria era già stata con-quistata dai Romani.Lo «scopritore» di-chiarò di aver lavato latavola con uno spazzo-lino da denti e acquacorrente; in realtà sisono trovate tracce dibruschino d’acciaio,che in qualche puntoha segnato il bronzo.Anche gli altri reperti

dere se il metallo fosseoro. La tavola presenta-va anche ampie traccedi ruggine, dovute alprolungato contattocon oggetti in ferro neimolti secoli di giacenzasotto terra. Al tempostesso i punti di mine-ralizzazione sulle frat-ture dimostrano che ilprezioso documentovenne spezzato in anti-

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vola. Quindi – in baseai dati di scavo – non èstato possibile stabilirealcuna connessione frail terreno e i repertibronzei, né tra l’asseri-ta località di rinveni-mento, Camucia, e latavola. Anche una te-lefonata anonima,g iunta in Soprinten-denza il 12 ottobre del1992, avvertiva chequei bronzi non veniva-no da Camucia.Siccome i dati riferitidel rinvenimento risul-tavano molto opinabili,l’allora soprintendenteNicosia sollecitò il pro-curatore della repubbli-

ca a svolgere indaginiin merito e Ghiottinifinì accusato di furto aidanni dello Stato. Alprocesso l’imputato fuassolto, avendo egli co-munque consegnato ireperti, ma la sentenzarecepì quanto dichiara-to dal soprintendente(che la scoperta nonera avvenuta nel luogodichiarato) e quindinon fu corrisposto ilpremio di rinvenimen-to*.

Se potessimo saperedov’è stata ritrova-ta.... In tutti questianni si è continuato a

cercare, non solo l’otta-vo frammento, che infondo non sembra es-senziale, perché contie-ne solo un elenco dinomi propri, ma piut-tosto il luogo di prove-nienza della tavola, cheè il dato fondamentaledella ricerca. Alla fine,il Ministero per i Beniculturali ha deciso chela scoperta non potevapiù rimanere inedita ela notizia è stata divul-gata; «ma ora – sostie-ne Nicosia (nel frattem-po nominato ispettorecentrale) – sarà moltopiù diff icile scopriredove la tavola è stata re-

cuperata». In base all’a-nalisi linguistica effet-tuata dal glottologoLuciano Agostiniani siè comunque raggiuntala certezza che ci tro-viamo di fronte a un’i-scrizione di area corto-nese.Come e perché la tavo-la è rotta in otto pezzi?La faccia con l’iscrizio-ne più lunga venne pie-gata sulla metà, poispezzata, probabilmen-te appoggiandola dallato opposto controuno spigolo rig ido; idue pezzi ottenuti ven-nero piegati e spezzatia metà nello stessomodo; infine i quattropezzi furono divisi an-cora in senso ortogona-le. Perché questo acca-nimento? Purtroppo,non sapendo con cer-tezza neppure dove latavola è stata ritrovata– e tantomeno dispo-nendo di risolutivi datidi scavo – non è possi-bile effettuare studispecif ici, ad esempiosul microclima, peripotizzare i tempi d’os-sidazione del bronzo equindi risalire al mo-mento in cui la tavola èstata spezzata. Se cono-scessimo da dove vienecomprenderemmo me-glio anche il senso deltesto della tavola, e ca-piremmo perché, dopoessere stata appesa inqualche luogo, essa siastata spezzata e buttatain un deposito insiemea dei ferri. Faceva partedi un archivio sacro oprofano? Se la parolaSIANS, che vi compare,è il nome di una divi-

La Tavola di Cortona (Tabula cortonensis) dopo il riassemblaggio dei sette pezzi ritrovati. Manca l’ottavo, chetuttavia non è essenziale all’interpretazione del testo perché contiene solo dei nomi. Contrariamente a quan-to può sembrare a prima vista, la faccia iniziale (lato A) è quella più breve. Esaminando bene le caratteristichefisiche della scrittura gli scribi sarebbero stati due: il primo avrebbe scritto il lato A e tutto il lato B fino alla se-st’ultima riga. I segni di ruggine sono dovuti al fatto che la tavola, una volta spezzata, sarebbe stata gettata inun deposito insieme ad altri oggetti di ferro. Si ipotizza una datazione fra III e II sec. a. C.

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nità, è possibile che ve-nisse conservata in untempio.

Un’iscrizione per duescribi. La tavola mostradue facciate iscritte:una per intero contrentadue righe di te-sto, l’altra soltanto conotto righe. La scritturaprocede da destra a si-nistra e tra le parole,per lo più, sono inter-posti punti di divisione.Si sarebbe portati apensare che il testo ini-zi dalla prima riga dellaparte lunga, occupi tut-ta la prima faccia e ter-mini sulla seconda. Maa questa interpretazio-ne, certo la più natura-le, si oppone un fattoimportante. A partiredalla sestultima rigadella faccia interamen-te scritta, lo scriba ècambiato, come mo-stra la diversa «calligra-fia». L’alfabeto è lo stes-so, nel senso che lastruttura esterna dellelettere è la stessa, ma ilductus* è indubbiamen-te un altro: il nuovoscriba usa uno stilo(strumento incisorio)diverso, tende a incide-re le lettere con mag-gior profondità, accen-tua la curvatura dei se-gni. Sull’altra facciadella tavola, torna ilprimo scriba. Dunque,se il testo cominciasseall’inizio della facciacompletamente iscrittae continuasse per leotto righe della secon-da, si dovrebbe imma-ginare una cosa di que-sto genere: a partire daun brogliaccio (com’e-

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ra di norma in questicasi) un primo scribaha copiato il testo sullatavola di cera preceden-te alla fusione in bron-zo (vedi riquadro Furealizzata così) fino allasestultima riga, poi èintervenuto un secon-do scriba, che ha com-pletato il testo della fac-ciata, e infine è rientra-to il primo scriba, cheha copiato tutto il testodell’altra faccia.D’altro canto, la strut-tura del breve testo di

quest’ultima faccia dàun’impressione di auto-nomia. Le otto righe ditesto iniziano con unnome, nella tipica for-mula onomastica a tremembri, cioè nomepersonale + gentilizio+ gentilizio della ma-dre: i primi due ele-menti stanno da unaparte del supporto cen-trale, il terzo dall’altra,dopo di che si va acapo, come si trattassedi un’intestazione. Se-gue una formula di da-

tazione, in cui com-paiono i nomi dei duemagistrati eponimi*:‘sotto la magistraturadi Larth Cusu f igliodella Tityinei e di LarisSalini figlio di Aule...’.Possiamo allora pensa-re che le due facce ri-portino due testi diver-si, uno più breve e unopiù lungo. L’estensoreha cominciato col testobreve, poi ha girato latavola andando avanticol testo lungo fino allasestultima riga: dopodi-ché, per motivi a noiignoti, un altro scriba èsubentrato a terminareil lavoro.

Accapo come i nostri.Per analizzare i due te-sti, quello breve e quel-lo lungo delle rispettivefacciate, occorre consi-derarli distintamente.Iniziando dal testo bre-ve – meno chiaro del-l’altro per l’interpreta-zione – troviamo chealla formula di datazio-ne segue una frase dinove parole, di cui setteassolutamente nuove edue che sono rispetti-vamente un pronomerelativo e un verbo ge-nerico, ‘stare’; è quindidifficile capire il signifi-cato di questa riga. Se-gue l’elenco di un certonumero di persone,espresso al genitivo,forse indicante l’appar-tenenza di qualchecosa. Per quanto riguarda iltesto lungo, è interes-sante, dal punto di vistagrafico, la presenza diuna sola partizione,cioè di un solo accapo.

FUSIONE ACCURATADue particolari della Tabula cortonensis: si tratta di frammenti in altoa sinistra rispettivamente del lato A e del lato B. L’iscrizione non fuincisa direttamente sulla tavola bronzea, ma realizzata su un model-lo in cera da cui si ricavò per fusione l’intera opera in bronzo.

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Anche se ci sono altriaccapo virtuali, ottenu-ti attraverso un segnoidentico a quello impie-gato oggi da un corret-tore di bozze: un segnosemioticamente moti-vato, un gesto graficonaturale che fa parte

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del nostro stesso mododi concettualizzare lospazio.L’accapo vero permettedi individuare preventi-vamente due partizioninel testo lungo, che ini-zia con una prima partedi sei righe e mezzo,

chiuse da un segno didivisione; poi un brevis-simo testo di una rigaincastonato tra due se-gni di divisione; ancorauna parola, Nutanatur,seguita da un elenco dinomi che termina allariga 14, con un segno di

divisione. Dalla riga 14alla 15 abbiamo un te-sto di due parole, segui-to ancora da un altroelenco di nomi fino allariga 17. Dopo di che ini-zia un altro testo, la cuiprima parte è subitocomprensibile (‘questo

Sopra: la traslitterazione del testo della Tabula cortonensis, con qualche sem-plificazione e alcuni interventi (separazione di parole, integrazioni e altro)volti ad agevolare la decodificazione. Le varie righe corrispondono a quelledel testo etrusco che però si svolge da destra a sinistra.

A sinistra: il testo in caratteri etruschi delle due facce della Tabula cortonen-sis: lato A (breve, 8 righe) e lato B (lungo, 32 righe). Le ultime sei righe dellato B appaiono scritte da una mano diversa.

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testo è stato scritto...’),che arriva fino alla riga23; abbiamo infine unbrevissimo testo di treparole e ancora un ulti-mo elenco di nomi, in-completo per la man-canza dell’ottavo pez-zo.

Compravendita diterreni. Ci sono duemodi per affrontare undocumento come que-sto. Il primo consistenell’andare dal partico-lare al generale: cerca-re cioè di capire lastruttura del testo par-tendo dal signif icatodelle parole note chevi f igurano. Ma nellaTavola, su una sessan-tina circa di unità lessi-cali che sono stateidentif icate, circa lametà sono nuove, enon se ne conosce il si-gnificato: e anche perparte delle altre i signi-f icati sono spesso in-certi e molto generici.Le condizioni sonoquindi piuttosto sfavo-revoli e indirizzanoverso l’altro metodo –che è poi quello segui-to dal professor Ago-stiniani – che, al conra-rio, va dal generale alparticolare: si fa un’i-potesi sul contenutogenerale del testo e daquesto si deducono isignificati delle parole.Nella prima parte deltesto viene menziona-to un personaggio, chesi chiama Petru Scevas,insieme a una famiglia,quella dei Cusu. Segueun elenco di 15 perso-naggi, tutti maschili,menzionati attraverso

la formula onomasticanormale: o il doppionome (personale +gentilizio) o il nomepersonale + gentilizio+ cognomen*, o ilnome personale +gentilizio + gentiliziodella madre. Dopodi-ché, il testo continuaaffermando che ‘sonoEprus’ (una delle tanteparole nuove) cinquepersone: due della fa-miglia Cusu, poi PetruScevas e la moglie, eancora un personaggiomaschile. A questo se-gue un altro spezzonedi testo, in cui sono dinuovo menzionati siaPetru Scevas, sia la fa-miglia Cusu; e inf inedopo una frase di treparole, di nuovo unlungo elenco di perso-ne.Un’ipotesi è che si trattidi una transazione trala famiglia Cusu, di cuifarebbe parte il perso-naggio Petru Scevas, dauna parte, e un gruppodi quindici persone,dall’altra. Ciò che si de-codif ica subito è unaserie di numeri: il nu-mero 10 (SAR), il nu-mero 4 (SA), il numero2 (ZAL), che potrebbe-ro indicare quantità dicose o estensioni di ter-reno. È possibile, se-condo Agostiniani, chesi tratti dell’atto di ven-dita di un terreno daparte dei latifondisti Pe-tru Scevas e Cusu a pic-coli proprietari com-pratori. È stata individuata an-che una sequenza di se-gni numerali, con unaspecie di sigma*, quat-

È SENZ’ALTRO UNA TAVOLACORTONESE

Due tipi di E e l’etrusco Velara. Studiando la tavo-la etrusca il glottologo Luciano Agostiniani ha rile-vato nell’alfabeto impiegato un’inconfondibile ca-ratteristica locale. Nel testo compaiono, infatti, duetipi di E: una E che segue l’andamento della scrittu-ra, quindi con i trattini verso sinistra, e un’altra ro-vesciata (trattini verso destra); ciò dà la sicurezzamatematica della provenienza della tavola dall’areadi Cortona. Un’altra conferma viene dal gentilizioVelara, ugualmente attestato solo a Cortona, di unodei personaggi menzionati: tra i nuovi ritrovamentidel Sodo*, esposti al Museo dell’Accademia Etruscadi Cortona, è presente l’urnetta cineraria dedicata aun certo Velara (e, come nella Tavola, il nome èscritto con la E rovesciata).

A Cortona si leggevano in modo diverso. Fino aoggi si era pensato che questa alternativa di E nor-male (trattini verso sinistra) e di E rovesciata (tratti-ni verso destra) fosse casuale; in realta, sarebbe ba-stato confrontare tutte le iscrizioni etrusche di Cor-tona per capire che così non è. Le due E rappresen-tano due segni per due suoni diversi; lo si vede dacome sono distribuite: la E rovesciata compare solonella prima sillaba e in sede finale, come trasforma-zione del dittongo ai; quando la E è finale (ma nonè contrazione di un dittongo, come in AVLE) non èmai rovesciata. Queste due E erano diverse, forseperché una era breve e l’altra lunga, ma più proba-bilmente perché una era aperta e l’altra chiusa: uncarattere distintivo della varietà di etrusco parlata aCortona, forse presente anche in altre varietà dietrusco, ma non rilevato dalla scrittura.

tro lineette verticali euna C rovesciata. Dallemonete sappiamo chela C rovesciata vuoldire ‘metà’, i quattrotratti signif icano ‘4’;non sappiamo cosa si-gnifichi la sigma, forse‘10’ (anche se il diecidovrebbe essere rap-presentato da una Xcome in latino); potreb-be trattarsi di un ‘14 e1/2’, ma non sappiamoriferito a che cosa; se inumeri in lettere sonodi estensioni o di quan-

tità, quelli in cifre po-trebbero essere sommeda pagare in danaro.

Per il contratto garan-tivano anche figli e ni-poti. Molti sono gli ele-menti eclatanti in que-sto testo. Anzitutto laformula di datazionecon il nome degli epo-nimi, attestata qui perla prima volta per l’E-truria settentrionale (lealtre note vengono daTarquinia). E ancora: ilprimo dei personaggi

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che compare nell’ulti-mo elenco è accompa-gnato dall’epiteto dellacarica rivestita, assaiimportante e attestatasempre per la primavolta nell’Etruria set-tentrionale: si trattadello Zilath Me?L Ra-snal, il magistrato su-premo dello Stato, cheinterviene nella stesuradell’atto. Per LucianoAgostiniani, se il primoelenco rappresenta ivenditori e il secondo icompratori, il terzoelenco potrebbe citare igaranti della regolaritàdel contratto, in basead affinità con iscrizio-ni siceliote del III-II sec.a. C., dove compaionoquattro o cinque righecon l’atto di vendita ealtrettante con i nomidegli ampochoi, i ‘garan-ti’; non a caso nella ta-vola il primo di questi èil magistrato supremo,mentre gli altri sonospesso accompagnatidalla dizione Clanc (‘e ilfiglio’), Cleniarc (‘e i fi-gli’) o Papalserc (‘e i ni-poti’); cioè, chi garanti-va la regolarità del con-tratto e dei pagamentinon lo faceva solo persé, ma anche per i suoidiscendenti. Insomma,in caso di disgrazia o diinsolvenza, il figlio o ilnipote doveva garantirel’esecuzione del con-tratto. Un’ultima cosaimportante è dove sidice: ‘questo testo èstato scritto...’, con unaformula che si ritrovanel cippo di Perug ia(vedi riquadro Monu-menti di scritturaetrusca). La tavola ha

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Cognomen. Nell’onomastica latina ilterzo membro del nome, aggiunto aquello gentilizio (nomen della gens) eoriginato da particolarità fisiche, mo-rali o dalla località di provenienza.Ductus. Il tratto, ovvero il modo in cuisi configura la scrittura, in particolareriguardo allo strumento impiegato eall’inclinazione del supporto scrittoriorispetto a chi scrive.Eponimo. Il magistrato che dava ilnome all’anno secondo un uso comu-ne presso i Greci e Romani.Premio di rinvenimento. La legge1089 del 1939 stabilisce che lo scoprito-re di un oggetto archeologico ha dirit-to a un «premio di rinvenimento» da

parte dello Stato, pari a «non più del20%» del valore del reperto.Praenomen. Nell’onomastica latina ilprimo membro del nome, vera indica-zione personale.Sigma. Diciottesima lettera dell’alfabe-to greco (σ, Σ) corrispondente alla s la-tina.Sodo. Località presso Camucia, a Cor-tona, dove sono state rinvenute duemonumentali tombe a tumulo di etàarcaica (VII-VI sec. a. C.), chiamatemeloni: i Meloni del Sodo (vedi AV n.34).Thymiaterion. Recipiente bruciapro-fumi, su piedini o su sostegno confor-mato a colonnina o figurina.

NON TUTTI SANNO CHE...

FU REALIZZATA COSÌPrima un brogliaccio e l’incisione sucera. La tavola è una lamina in bronzodi 28,5 per 45,8 cm, dallo spessore inve-rosimilmente basso (dai 2 ai 2,7 mm),con i segni (profondi da 0,3 a 0,5 mm) diun testo sulle due facce. Tali segni nonsono stati incisi direttamente nel bron-zo, ma su una lamina di cera abbastan-za dura ed elastica da sopportare l’inci-sione senza rompersi. Ciò significa cheil testo era stato preparato su un bro-gliaccio (papiro o pergamena) e poiconsegnato allo scriba esecutore, che lotrascrisse in bella grafia (carattere capi-tale quadrato) su una cera assai dura: losi comprende dai segni dell’incisione,che mostrano una certa difficoltà diprogressione, e insieme da qualche pic-colo errore di trascrizione, individuatodall’incisore e corretto in maniera ap-prossimativa (altri piccoli refusi, invece,sono stati individuati dal professor Ago-stiniani che ha studiato il documento).

Fusione a cera persa. Una volta rea-lizzata, la tavola di cera iscritta fu rico-perta da qualche millimetro di luto(argilla molto fine) sulle due parti. Asua volta la forma in luto, essiccata,venne racchiusa nella madre-forma inrefrattario (un’argilla speciale chesopporta il calore). Dopo aver predi-

sposto gli sfiati, la matrice fu scaldataintorno ai 150ø per sciogliere tutta lacera; a questo punto dai crogiuolivenne colato nella forma il bronzofuso (reso più fluido con l’aggiunta dipiombo). È stato forse in questo mo-mento che la matrice ha avuto un lie-ve cedimento, portando in qualchepunto lo spessore da 2 a 2,7 mm. Unavolta fredda, la forma è stata spezzatae aperta, e le impurità di fusione ri-mosse.

Ottimo livello tecnico. La tavola si ri-vela fusa magistralmente perché nonrisultano visibili né i fori di mandata edi uscita del bronzo, né i punti di attac-co dei distanziatori che tenevano in po-sizione le due valve della forma. Evi-dentemente queste erano ben salde e,a parte il lieve cedimento (inferiore almillimetro), il lavoro risulta perfetta-mente riuscito. Probabilmente eranopredisposti nella forma anche i fori peri ribattini che fissano il manico per ap-pendere la tavola. Sarebbe stato piùsemplice ed economico incidere unalamina di bronzo già preparata; ma quici troviamo in presenza, verosimilmen-te, di un importante atto ufficiale chedoveva essere tecnicamente molto ela-borato.

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infatti strette analogiecon l’ipogeo di S. Man-no (presso Perug ia),dove è riportato uncontratto simile; colcippo di Perugia, che èla registrazione di unasentenza connessa conla proprietà di terreni;sia con una lamina daTarquinia (III-II sec. a.C.), ritrovata sul mer-cato antiquario e pre-sentata da Pallottinonel convegno di Studietruschi del 1982. Que-st’ultima è molto vici-na alla nostra tavolaperché comincia conuna formula di dona-zione analoga, seguitada una parola che làcompariva per la primavolta e che ritrovianoanche nella tavola cor-tonese, forse inerentealla natura giuridica deltesto, come pare ormaicerto. Il momento sto-rico (III-II sec. a. C.) èinfatti quello della ro-manizzazione dell’E-

truria: i due eponimiprobabilmente confi-gurano i «consoli» ro-mani, come il nome Pe-tru Scevas forse corri-sponde al latino Scaevo-la (il monco, il «manci-no») e potrebbe essereinterpretato come Pie-tro il «mancino», e Rau-fe sta per Rufus ecc.Al di là dell’acquisizio-ne di nuovi dati e dinuove parole, la tavolaavrà un impatto anchesulla migliore com-prensione dei vecchi te-sti; ad esempio, unafrase della tabula corto-nensis è confrontabilecon un’altra del cippodi Perugia, della qualesi impone ora una revi-sione del significato giàattribuito.I risultati delle ricerchedi Francesco Nicosia eLuciano Agostinianistanno uscendo in unvolume de L’«Erma» diBretschneider.

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Francesco Nicosia e Luciano Agostiniani, rispettivamente ispettore centra-le del Ministero per i Beni culturali (soprintendente archeologo della To-scana al tempo della «scoperta» della tavola etrusca di Cortona) e docentedi Glottologia all’Università di Perugia. Sono i due esperti che hanno stu-diato la Tabula cortonensis e che hanno collaborato alla redazione del pre-sente articolo.

Testo e foto tratte da «Archeologia Viva», n. 78 Nov. Dic.1999, edita da Giunti Gruppo Editoriale, Firenze, offertain abbonamento a prezzo speciale agli «Amici della Fon-dazione Giulietti».

LA DISTANZA DI SICUREZZA

Per un disguido postale, non è stata pubblicata, sul nume-ro 45 di questa Rivista, la risposta data da Innocenzi quisopra, «Non tutto il male vien per nuocere». Infatti, i si-gnori Stefano Zanuso e Nicola Tedesco hanno dimostrato,nel frattempo, che il comma secondo dell’Art. 348 è errato,in quanto non tiene conto dello «Spazio di frenatura».

«Quale deve essere il valore della “Distanza di sicu-rezza?”» Tale «valore» desidera conoscere unLettore della «Rivista degli Stenografi» (vedere ilN. 45, pagina 32).Accolgo l’invito a soddisfare la richiesta del Let-tore sebbene non sia «uno dei massimi competentiitaliani» attorno alla «prevenzione degli inciden-ti stradali».La «regola» enunciata da Stefano Livio è validis-sima. Mi sono proposto di rispettarla poiché ri-chiede più di un secondo della «regola» da meenunciata nel 1964, che ora trascrivo: «La distan-za di sicurezza, in metri, deve essere maggioredella metà della velocità, espressa in chilometriall’ora». In breve: Distanza di sicurezza metàdella velocità.L’Articolo 348 del «Regolamento di esecuzionedel Codice della strada» prescrive che la distanzadi sicurezza corrisponda allo spazio percorso inun secondo, che è il «tempo di reazione» mediodei conducenti. Il detto Articolo è sicuramenteerrato in quanto non tiene conto dello «spaziodi frenatura».Le Autorità preposte alla regolazione del traffi-co e della circolazione non hanno ancora modi-ficato l’Articolo citato, sebbene siano state piùvolte sollecitate ad operare razionalmente permigliorare le «norme» del Codice della strada.A chiusura di questo breve scritto, mi sia con-sentito di pregare lo stesso Ministro di rendereesecutive le norme proposte dal Presidente del-l’Automibile Club d’Italia, dottor Rosario Alessi,relative alla «Patente a punti» e al «Foglio rosa asedici anni».

Andrea Innocenzi

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PER RICORDARE E ONORARE

MAESTRIE SEGUACI

DELLA SCUOLAGABELSBERGERL a «Rivista» si propone

di ricordare coloro chenelle associazioni, nellescuole o al di fuori di esseinsegnarono, diffusero e va-lorizzarono la StenografiaGabelsberger-Noe, anchesemplicemente valendosene.Iniziamo così la pubblica-zione di minibiografie, cen-ni e citazioni di personenote o attualmente dimen-ticate o sconosciute dellequali ricorrono nel 1999anniversari ultracentenaridella nascita od anche plu-ridecennali e decennali del-la loro scomparsa (1).

Giuseppe Cavalli (1839-1914), torinese: capitano,attivissimo propagandi-sta e compilatore di al-bum illustrativi delleEsposizioni stenografi-che di Torino (1884) e diPalermo (1891- 92), idea-tore di tipi mobili per lastenografia. (L.O.)(2)

Federico Forconi (1849-1936): appartenne algruppo di allievi di Ilde-brando Ambrosi (1850-1915) e fondatori con luidell’Istituto StenograficoToscano (Firenze), 1877).Stenografo pratico, fun-zionario delle Ferrovie,insegnante e presidentedell’IST (1921-1930), pri-mo direttore della «Rivi-sta degli Stenografi»; au-tore di un manuale distenografia. (L.O.)

Felice Tedeschi alla So-cietà Stenografica torinese.(L.O.)

Guido Du Ban (1877-1939), triestino: abilitatoall’insegnamento dellaStenografia Gabelsber-ger-Noe, nel 1900 a Graz,da una commissione del-la quale faceva parte lostesso Noe, e continuato-re della sua opera. Curòle edizioni del Manualedalla 16ª edizione (1905)e successive fino alla 24ª(1939); lavorò per la 20ª(1917) durante la suamolto sofferta prigionia.Autore di numerosi scrit-ti teorici, storici, pedago-gici e polemici; tradutto-re dal tedesco, perfettoautografista. (L.O.)

Ugo Gabbi (m. 15-9-1949 a Trecasali, Parma);presidente del Circolo Ste-nograf ico Parmense, alquale dedicò tutta la suagrande passione. (L.O.)

Giuseppe Buonocore(m. 1949): avvocato, se-natore, ordinario di dirit-to canonico nell’Univer-sità di Napoli. Appassio-nato simpatizzante del-l’arte stenografica, socioonorario dell’Unione Ste-nografica Napoletana «En-rico Noe». Presenziò etenne un fervido discor-so al Convegno Steno-graf ico di Napoli del1947: fu anche sindaco diquella città.

Felice Tedeschi (1852-1929): fu tra i primi allie-vi del Noe che insieme aFelice Venezian (1851-1908) e Luciano Morpur-go (m. 1898) propose al-cuni miglioramenti allasua prima applicazionedella stenografia di Ga-belsberger all’italiano(1863). Professore univer-sitario a Torino; autore diuna storia della stenogra-fia e fondatore della So-cietà Stenografica di Torinopoi a lui intitolata. (L.O.)

Collatino Brizi (1869-1911) napoletano: rac-colse e illustrò documen-ti storici stenograf ici.(L.O.)

Celestino Roncati(1872-1959): residente aNizza; valoroso ed ap-passionato stenografogabelsbergeriano cheebbe contatti con moltiautorevoli professionistie cultori della stenogra-fia in Italia.

Polidoro Polidori(1872-1949): fiorentino,

laureato in chimica. Lapassione per il giornali-smo lo portò a prestarsicome stenografo pressoi quotidiani triestini. Fuuno dei fondatori e se-gretario della prima As-sociazione della Stampa diTrieste e direttore dellaScuola dell’Unione Steno-graf ica Triestina «GuidoDu Ban» ; presidentedell’Unione dal 1940 al1948. (L.O.)

Ulisse Contri (1877-1959): avvocato penali-sta, «maestro di toga» inFirenze. Allievo di Gu-stavo Farulli (1850-1910);primo stenografo adoperare per il quotidiano«La Nazione» di Firenze;esercitò la professione distenografo per quindicianni durante gli studi enel periodo di avviamen-to nell’avvocatura.

Camillo Benevolo(1877-1959): avvocato;valente ed attivo propa-gandista del Sistema Ga-belsberger-Noe in Tori-no, dette vita insieme a

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Ernesto Caroggio(1879-1967), genovese:medico, eccezionale dia-gnostico, di grande uma-nità. Stenografava le le-zioni dei docenti e distri-buiva le dispense corre-dandole di pregevoli di-segni anatomici. Primadi laurearsi aveva esordi-to come stenografo pra-tico presso l’Agenziag iornalistica Stefani.Fondò la sezione steno-grafica e magistrale delCircolo Filologico e Steno-graf ico di Genova. Nel1905 passò come steno-grafo alla redazione del«Caffaro» e vi restò finoalla sua fine, nel 1930, epoi al «Giornale di Geno-va». Abbandonò la pro-fessione medica per dedi-carsi interamente all’in-segnamento ed al gior-nalismo. Attivo fino a 80anni, fu in seguito al«Corriere della Liguria»e, per breve tempo, al«Secolo XIX». Autore diun manuale e di un di-zionario di stenografia;collaborò col Giuliettialla XXV edizione delManuale uff iciale dellaStenografia Gabelsber-ger- Noe. Caricaturista;collaboratore di periodi-ci stenografici e tra que-sti della «Rivista degliStenografi». (L.O.)

Angelo Righetti (1882-1959): laureato; distintoe fervoroso insegnanteed esponente della So-cietà Stenografica «FeliceTedeschi» di Torino.(L.O.)

Emanuele Mancuso(1884-1959): stenografoalla Camera dei Deputatia soli 24 anni, vi raggiun-se il grado di Direttorenel 1938. Abilitato all’in-

segnamento della steno-grafia nel 1910. Oltre chevalente nel Sistema Ga-belsberger-Noe fu un ap-passionato di studi steno-grafici: pubblicò un lavo-ro riguardante il SistemaPitman- Francini ed unosul Meschini, rispettiva-mente nel 1913 e 1923.

Giulia Gardinazzi Fer-roni (m. Parma, 1969):attivissima ed ottima col-laboratrice per moltissi-mi anni del Circolo Steno-grafico Parmense.

Carolina Bongiovanni(1886-1969): insegnantedi stenografia per moltianni in una scuola pub-blica; per oltre 40 annisegretaria della SocietàStenograf ica «E. Noe» diBologna. Fedele sosteni-trice della Stenografia,partecipò a tutte le mani-festazioni indette dallaScuola «Gabelsberger-Noe». (L.O.)

Angelo Scocchi (1889-1958), istriano: insegnan-te elementare f ino al1933. Abilitatosi all’inse-gnamento della Steno-graf ia Gabelsberger-Noe, imparata sotto laguida del CaposcuolaGuido Du Ban, ricoprìvarie cariche nell’UnioneStenografica Triestina «G.Du Ban» fino a quella dipresidente. Si abilitò an-che nei sistemi Cima eMeschini e insegnò nellescuole pubbliche. Colla-borò ai periodici «La Ste-nograf ia» di Padova ealla «Rivista degli Steno-grafi». (L.O.)

Oreste Tafuri (1889-1965), laureato. Fu ste-nografo a «Il Mattino» diNapoli; vice-presidente

della Società StenograficaPertenopea e dell’UnioneStenograf ica Napoletana«Enrico Noe». Collabora-tore di riviste stenografi-che. (L.O.)

Iside Adele Spinelli (m.Firenze, 1969): socia vi-talizia dell’Istituto Steno-grafico Toscano, Firenze,al quale dedicò la sua at-tività per molti anni.

Alfonso Sautto (m. Fer-rara, 1969): appassionatoinsegnante dei sistemi ste-nografici di Stato e di al-tre materie grafiche, sidedicò in special modo aisistemi Gabelsberger-Noee Meschini. Autore nel1910 di una «Stenografiaelementare», pubblicatain 2ª edizione nel 1927.

Lauro Cordara (1897-1969): giornalista profes-sionista dal 1945; fu unteorico e pratico del Si-stema Gabelsberger-Noedel quale sapeva vantarei pregi e le peculiarità lin-guistiche nei suoi scritti enei Corsi di MagisteroStenografico, ai quali sidedicò per molti anni. Fumembro dell’AccademiaCimana; insegnante all’I-stituto Stenografico di Mi-lano e all’Istituto Cima diTorino. In gioventù ave-va coltivato studi di inge-gneria industriale e fre-quentato le Universitàcommerciali di Torino eCatania. Svolse attività dipubblicista su tutte le ri-viste stenografiche e au-tografò alcune opere.

Alberto Riparbelli (m.Firenze, 1969): titolaredella Cattedra di Ragio-neria applicata pressol’Università di Firenze ePresidente del Comitato

ordinatore delle Facoltàdi Scienze Economiche eBancarie presso l’Univer-sità di Siena (1966); pre-cedentemente docentenell’Istituto Tecnico Stata-le Commerciale «Ducad’Aosta» di Firenze e poinelle Università di Cata-nia e Siena. Socio vitali-zio e presidente del Col-legio dei sindaci dell’Isti-tuto Stenografico Toscano,Firenze.

Aldo Raimondi (1901-1969), romano: geome-tra, funzionario dell’Ac-cademia Aeronautica.Già fedele e affezionatoseguace della Scuola ste-nografica «Gabelsberger-Noe», si abilitò nell’inse-gnamento della dattilo-grafia e prestò servizionell’Istituto Professiona-le per il Commercio diCaserta. Socio benemeri-to dell’Unione Stenografi-ca Napoletana «EnricoNoe», partecipò alla fon-dazione dell’AssociazioneStenograf ica Casertana,svolgendovi l’incarico disegretario. Fece parte dicommissioni di esami.

Luigi Del Rio (m. Reg-gio Emilia, 1969): giova-ne promettente autore diuna Grammatica del Si-stema Gabelsberger-Noe, ed esponente diquesto sistema in ReggioEmilia, interveniva a tut-te le riunioni e manife-stazioni stenografiche.Era un esperto del com-mercio con l’estero. Col-laborò alla «Rivista degliStenografi».

(1) Nomi, date e notizie sono ripresidalla «Storia delle scritture veloci» diF. Giulietti e dalla «Rivista degli Ste-nografi».(2) Sigla per: «iscritto al Libro d’Orodella Scuola Stenografica Gabelsber-ger-Noe».

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D a questo numeroinizia una nuova

rubrica, dedicata a Inter-net, tenuta dalla dottores-sa Lia Lovisolo. Sarannotrattati i vari problemi re-lativi alla Rete delle Reti,allargati, via via, allaspiegazione, oltre chescientif ica, pratica, diquesto straordinario stru-mento di lavoro e di gioco,di comunicazione e di so-cializzazione. Al di là, in-fatti, dell'aberrante feno-meno di solitarie «virtua-lità», disumanizzanti easociali, il più stupefa-cente veicolo di informa-zione del Nuovo Secoloinvita, spinge, sollecita,quasi costringe a riappro-priarsi della scritturacome mezzo di comunica-zione. I novelli «navigan-ti» forse non prendono piùin mano la penna, mahanno riscoperto il piace-re di spedire messaggi, dicollegarsi con altri siti diposta elettronica, di ar-chiviare appunti, di im-magazzinare dati conquest'altro mezzo. La ta-stiera, insomma, al postodella biro (rivoluzionariainvenzione degli anniCinquanta), e il mouse alposto dell’inchiostro. Lanostra Rivista, da sempreattenta ai problemi dellascrittura, ha voluto per-tanto accettare e dare cit-tadinanza a questo stru-

versale su cui si basa tut-to il sistema delle paginedi internet: l’HTML (Hy-per Text Markup Lan-guage), che contiene siala formattazione struttu-rale sia i collegamentiipertestuali, o «link». Illink è la base dell’interat-tività, il legame all’inter-no di un testo tra un ele-mento e l’altro, sia essouna parola, un’immagineo un suono, ci permettedi navigare nei milioni dipagine che la rete inter-net ci offre.Da dove provengono leinformazioni? Esse sono«fisicamente» contenutein tanti singoli computer,detti server, sparsi in tut-to il mondo. A ciascuncomputer corrispondeuna sorta di indirizzo(URL) che, richiamatotramite il programma dinavigazione, ci conducesino alla fonte di notizie,mostrandoci il suo con-tenuto sul monitor. Neipochi secondi che sepa-rano la domanda dalla ri-sposta, le informazioniavranno viaggiato ancheper migliaia di chilome-tri attraverso la rete di in-ternet, fatta di milioni dicavi e di fibre ottiche.Per entrare nella rete eottenere le informazionioccorre però abbonarsiad un internet serviceprovider. Il provider,come già suggerisce iltermine, è un fornitoredi collegamenti a Inter-

mento che, grazie anchealla scrittura, collega tut-to il mondo, senza piùbarriere e pregiudizi, di-latandosi in un abbraccio– speriamo – di solida-rietà e di fratellanza perla pace e il progresso deipopoli.

Paolo A. Paganini

uno strumento multime-diale ed interattivo. Mul-timediale perché è costi-tuito dalla somma di piùmedia: testo, immaginif isse e in movimento,suoni. Interattivo perché,a differenza della televi-sione che ci coglie spetta-tori passivi, permette al-l’utente di scegliere leinformazioni a cui avereaccesso, creare dei per-corsi logici che leganouna notizia all’altra, e ri-percorrere a ritroso la se-quenza fino a giungerealla notizia di partenza.Tutto questo è possibilegrazie al linguaggio uni-

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C osa rende Internetla più grande rivo-

luzione avvenuta negliultimi anni nel campodella comunicazione? Ilfatto che è al contempo

Un indirizzo Internet, in gergo «URL», è composto da: protocollo di trasfe-rimento degli ipertesti (http://), World Wide Web (www.) che indica larete a cui il sito appartiene, il dominio del server seguito dalla sigla dellanazionalità o della categoria del sito (corriere.it/), la directory che contieneil documento da consultare (vivimilano).

di Lia Lovisolo

NASCE UNA NUOVA RUBRICA

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va l’uso di Internet perfarne una grande vetrinapubblicitaria: ecco dovesta il suo guadagno. In ef-fetti oggi, con la diffusio-ne di Internet come stru-mento «democratico» diinformazione, avere unsito pubblicitario per lapropria azienda o per lapropria attività è quasiun obbligo. Così, abban-donata in parte la lorofunzione di fornitori diaccesso, i provider tende-ranno a diventare semprepiù gestori di siti azienda-li, consegnando al clienteun prodotto pubblicita-

volta, valuti bene qualesoluzione adottare, te-nendo presente che soloun uso intensivo giustifi-ca le 250.000 lire circa diun buon abbonamentoannuale, ma che si fasempre in tempo ad ag-g iungere un abbona-mento gratuito ad unogià esistente di migliorqualità.Internet non è, tuttavia,solo navigazione. Esisto-no altri aspetti interes-santi e utilissimi, come laposta elettronica ed igruppi di discussione(newsgroup), che hanno

Per intraprendere l’attività di navigatore bisogna di-sporre di alcuni strumenti indispensabili.HARDWARE: un computer di nuova generazione,che abbia cioè, nel caso di PC, un processore PEN-TIUM MMX o equivalenti, con frequenza di almeno200 Mhz, un hard disk di 2 Gigabyte almeno, 32 Me-gabyte di memoria Ram, un lettore CD-ROM, mousee una buona scheda grafica e audio. Nel caso di unMACINTOSH, un processore 68040 o superiore, siste-ma 7.5.3 o superiore, Mac TCP 2.0.6 o equivalente, unlettore CD-ROM, mouse, scheda video e audio.Un modem, interno o esterno, che collegato tramitelinea telefonica, è in grado di inviare le richieste e ri-cevere le risposte riguardo alle notizie che ci interes-sano.SOFTWARE: un programma di navigazione, dettocomunemente «browser», per decodificare il linguag-gio HTML e visualizzare così le pagine di internet.Un abbonamento all’internet provider più vicino.

COSA OCCORRE PER NAVIGARE

Chi già dispone di un accesso a Internet può abbo-narsi «on line» visitando i siti dei fornitori, in cui do-vrà compilare una scheda con i propri dati e seguirealcune semplici istruzioni. Chi non si è mai collegato,e non ha la possibilità di farlo presso un altro termi-nale, può telefonare ai numeri verdi dei fornitori perfarsi inviare il cosiddetto «starter kit», un CD-ROMche permette di collegarsi provvisoriamente in retecon un abbonamento fittizio per poi sottoscriverne«on line» uno effettivo.Ecco i principali fornitori:Tiscali: http://www.tiscali.net/Infostrada: http://www.libero.it/, numero verde155Albacom: http://www.kataweb.com/Telecom: http://clubnet.tin.itFininvest : http://www.jumpy.it, numero verde800542121

DOVE TROVARE GLI ABBONAMENTIGRATUITI

rio finito e pronto per laconsultazione in linea.Accesso gratuito signifi-ca risparmio nei costi fis-si, ma non necessaria-mente garanzia di qua-lità del servizio: il so-vraffollamento delle li-nee potrebbe causare,nelle ore di punta, acces-si difficoltosi, perdite ditempo dovute alla len-tezza nel caricare le pagi-ne, tutto questo a dannodella bolletta telefonicache, gratuito o no, l’ab-bonamento bisognasempre pagarlo! Chi siappresta quindi ad entra-re in rete per la prima

in un certo senso ridatovita alla scrittura, seppurelettronica, e al gusto eal piacere di comunicarescrivendo. Di questo par-leremo prossimamente,assieme a tanti approfon-dimenti, tecnici e non,sul World Wide Web esui siti più interessanti davisitare.

La schermata iniziale del sito www.jumpy.it : fornisce gratuitamente l’ac-cesso a internet, una casella di posta elettronica, una agenda personale, lapossibilità di inviare brevi messaggi di testo (SMS) ai cellulari, un elenco te-lefonico d’Italia e le mappe delle principali città italiane, un vocabolario edun cambiavalute.

net. Il singolo utente sicollega tramite modemal provider facendo, nelmigliore dei casi, unasemplice telefonata urba-na. Sarà poi il providerad inviare al resto delmondo le richieste e aspedire le risposte intempi brevissimi. Tuttoquesto ha ovviamenteun costo, che incide sullaquota dell’abbonamentoal servizio.

Da qualche mese a que-sta parte si sta tuttaviaverificando ciò che negliStati Uniti (i pionieri intutto ciò che riguarda ilmondo della tecnologiadell’informazione) avvie-ne già da anni, si stannodiffondendo gli abbona-menti gratuiti, forniti perlo più dai grandi gestoritelefonici come Telecom,Infostrada, Tiscali, Alba-com. Il provider incenti-

I lettori che desideranoesporre problemi di «navi-gazione» e chiarimentitecnici scrivano a «Rivistadegli Stenografi» - Rubri-ca «Navigando». Riceve-ranno una risposta sullarivista da parte della no-stra esperta.

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46-giochi

QUANDO TIRONE INCONTRA EDIPO

LL’’aannggoollooddeeii

ggiioocchhiia cura di Giuseppe Capezzuoli

Come di consueto, per i più... pigri, apriamo lanostra rubrica con la solita dose di crittografiemnemoniche... con soluzione immediata.

ABBRACCIO (di Tolomeo) Una manovra avvol-gente

ACCAPPATOIO (di Marac) Capo di gabinettoCANOTTIERI (del Silvano) Uomini d’armiFERMO (di Cesarello) Così non vaMUTO (di Fioretto) Mancatori di parolaFOLLA (del Bulgaro) Il prossimo raccolto

Dopo la mezza dozzina di crittografie mnemo-niche (già risolte) ecco qui un po’ di indovinelliper mettere alla prova il vostro acume crittogra-fico.

1. Da spia a mendicanteÈ ver che a circuir sono servita,prendendo in giro spesso tutti quanti:ed or, cieca d’un occhio, resto in vita, grazie al costante aiuto dei passanti

Il Duca di Mantova

2. ImmobilismoLuogo comune... non ci si pronunzia,rigidi nelle proprie posizioni:ecco l’ambito dove, allineata,trovi la Maggioranza Silenziosa

Ombretta

3. Mio figlio rompicollo«Questa volta» spessissimo ho esclamato«fin dove arriverà?» Ma quelle sereche m’è apparso del tutto arrossato,che si desse buon tempo ebbi piacere

Zoroastro

4. Il PalavobisCon gran pompa d’immagine ne parlocentri vitali sono sempre gli atrii,sovente aperti a qualche operazionecon tanti vasi in bella esposizione

Marienrico

5. Sfogo d’innamorataCon quella testa che ti ritrovi,vien proprio voglia di darti un bel colpo;allampanato e magro,sempre un’idea fissa: e allor ti pianto!

Odean

6. La partenza della flottaMagnifica parata! Ecco che partono,da fulgori di gloria illuminate,per la crociera, come un rito mistico,le maestose navi incolonnate.

Ciampolino

Le soluzioni degli indovinelli del Vallettodel n. 46

I VINCITORI

Hanno risolto uno o più indovinelli del nº 46 i se-guenti lettori:– GIACOMO LORENZETTI - via L. Lotto, 8 - 62019 Re-

canati (MC)– MIRELLA POMILIA GAMBADORO - via Privata Piane,

392 - 16024 Lumarzo (GE)– FRANCESCO MARZANO - Strada Palazzo di Città, 17

- 70122 Bari– Amerigo Iannacone - via Nunziata Lunga, 21 -

86079 Venafro (IS)

I PREMI

A quanti risolveranno uno o più giochi ver-ranno inviate alcune pubblicazioni del Grup-po Giunti. Le soluzioni di questo numero do-vranno essere spedite alla Redazione della«Rivista degli Stenografi» entro il 29 febbraio2000.

A. Il barbiere (l’onor del mento)B. Il Giornale Radio (non va in macchina; non si spie-ga)C. Il «sì»; (ha accanto la metà, cioè la moglie)D. Il reggiseno (sostengono le poppe o guardano lecostole)E. Il pugilatore (col conto del k.o.)F. Don Abbondio (curato, bravi, perpetua)G. L’elettore (il segno della croce)

Page 33: Fondazione · Dr. Marco Morganti Direttore editoriale Prof. Paolo A. Paganini Responsabile tecnico Nerio Neri Hanno collaborato a questo numero: Romeo Bassoli Massimo Becattini Daniela

32 RIVISTA DEGLI STENOGRAFI

SCOPRI GLI ERRORI

Controlliamo se ricordiamo bene le regole distenografia. Lo stenoscritto che pubblichiamocontiene alcuni errori. Forza, cercate di sco-prirli, e, una volta individuati, segnalateceli. Ilbrano che riportiamo è di Giacomo Manzùcertamente conosciuto e ammirato come unodei più grandi scultori italiani di questo seco-lo. Il brano che riportiamo si riferisce alla rac-colta di lettere indirizzate fra il 1949 e il 1965al figlio Pio, lettere raccolte e pubblicate nellaprimavera del 1998 dalla Casa editrice Le let-

tere di Firenze. Daessa emerge unapersonalità che ilbergamasco Giaco-mo Manzù era riu-scito a tenere se-greta per sua inti-ma soddisfazione.Così ne scrisse Car-lo Bo, presentandoil volume su «IlSole 24 Ore» dell’8marzo 1998:«Le sorprese sonodavverso eccezio-nali epperò possia-mo scoprire unManzù tutto diver-so da riportare nelsuo ambiente origi-nario, rimesso sullasua terra bergama-sca, uomo di tradi-zione e geloso cu-stode della grandetradizione di uma-nità e di fedeltà allaterra della sua gen-te».Riportiamo qui alato una delle lette-re, in data 5 marzo1960, con il solitoinvito a ricercare glierrori stenograficivolutamente intro-dotti per metterealla prova le ricor-danze scolastiche.

SOLUZIONE

Gli errori del numeroprecedente: