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Introduzione alla storia delle religioni PARTE I La “religione”: Non possiamo dedurre che esista Una religione originaria e pura dalla quale derivano tutte le altre, così come non si può affermare che l’uomo sia necessariamente religioso, pur non avendo esempi di civiltà atee infatti, non possiamo conoscere tutte quelle del passato così come del futuro. Concetto di religione: Un concetto storico, qualsiasi esso sia, si forma a posteriori ed è soggetto al giudizio di una determinata epoca e quindi è in continuo cambiamento e divenire (Es. della parola Democrazia tra oggi e la Grecia Antica). Il concetto di religione nasce dallo scontrarsi di religioni diverse e quindi creare un concetto comune che vada al di là della propria fede. Caratteristiche di una religione (punto di vista occidentale) - Credere (nell’anima, in Dio, ecc) - Praticare dei riti (andare a messa, comunione) - Subire dei riti (battesimo) - Comportamento osservante (non mangiare carne il venerdì, essere altruisti e morali) - Avere un “personale specializzato” (sacerdoti) Credenze Esiste un credere religioso e uno non. Si può infatti credere verosimilmente in un Dio, nell’immortalità, anche senza appartenere ad una specifica religione. Bisogna distinguere le credenze. Inoltre esistono due tipi di credenze religiose: quella con alternativa e quella senza. La credenza con alternativa presuppone la SCELTA di credere ad una determinata cosa, ciò avviene nelle società più complesse dove si incontrano diversi “credo”. Ciò in genere sfocia nel seguire una “DOTTRINA” religiosa. In società primitive, in particolare, dove non c’è un contatto forte con altre civiltà, le credenze religiose sono differenti, ovvero mancano di scelta. Infatti non essendo mai messe in

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Introduzione alla storia delle religioni

PARTE I

La “religione”: Non possiamo dedurre che esista Una religione originaria e pura dalla quale derivano tutte le altre, così come non si può affermare che l’uomo sia necessariamente religioso, pur non avendo esempi di civiltà atee infatti, non possiamo conoscere tutte quelle del passato così come del futuro.

Concetto di religione:Un concetto storico, qualsiasi esso sia, si forma a posteriori ed è soggetto al giudizio di una determinata epoca e quindi è in continuo cambiamento e divenire (Es. della parola Democrazia tra oggi e la Grecia Antica). Il concetto di religione nasce dallo scontrarsi di religioni diverse e quindi creare un concetto comune che vada al di là della propria fede.

Caratteristiche di una religione (punto di vista occidentale)- Credere (nell’anima, in Dio, ecc)- Praticare dei riti (andare a messa, comunione)- Subire dei riti (battesimo)- Comportamento osservante (non mangiare carne il venerdì, essere altruisti e morali)- Avere un “personale specializzato” (sacerdoti)

CredenzeEsiste un credere religioso e uno non. Si può infatti credere verosimilmente in un Dio, nell’immortalità, anche senza appartenere ad una specifica religione. Bisogna distinguere le credenze. Inoltre esistono due tipi di credenze religiose: quella con alternativa e quella senza. La credenza con alternativa presuppone la SCELTA di credere ad una determinata cosa, ciò avviene nelle società più complesse dove si incontrano diversi “credo”. Ciò in genere sfocia nel seguire una “DOTTRINA” religiosa. In società primitive, in particolare, dove non c’è un contatto forte con altre civiltà, le credenze religiose sono differenti, ovvero mancano di scelta. Infatti non essendo mai messe in discussione determinate verità, esse sono date per certe, senza l’ombra del dubbio che possano essere tale.

La grandissima varietà di credenze sparse nel mondo ha una spiegazione puramente storica, altrimenti se una spiegazione andasse ricercata, per esempio, nella psicologia, essendo essa valida per tutta l’umanità avremmo dovuto avere tutti le medesime credenze.

A. STORIA SACRA O MITO Per il credente, nella nostra civiltà, i racconti biblici (dalla creazione in poi) sono storia VERA, ma anche SACRA, in cui BIOSOGNA credere. Anche in religioni NON dottrinali esistono storie sacre, in esse si crede spontaneamente senza alternative, noi le chiamiamo miti (dal greco “discorso” o “narrazione”).Infatti mentre per una società il mito è una evidenza indiscussa, esso appare assurdo per chiunque altro non faccia parte di quella società dato che narra vicende impossibili di personaggi diversi da quelli che conosciamo. Teoria intellettualistica: miti come rozzi e ingenui tentativi di spiegare fatti della natura o della vita umanaTeoria irrazionalistica: miti come espressioni fantastiche e spontanee delle vicende naturali

L’etnologia moderna è ormai concorde che per la comprensione di un mito sia necessaria la conoscenza della civiltà che lo ha partorito. È impossibile altrimenti poterli comprendere appieno. Il mito è originariamente una tradizione orale della società, che veniva raccontato solamente da personaggi con un certo prestigio, gli anziani o i “depositari” di un singolo mito; venivano inoltre narrati solamente in determinate circostanze rituali. In seguito, in società superiori diviene scritto. Dapprima probabilmente in contesti liturgici, poi in opere poetiche e dal carattere più o meno religioso e infine anche a scritti profani.Nel mito il tempo in cui si svolge la narrazione riguarda sempre il passato (eccetto per alcune eccezioni che riguardano, ad esempio, la fine del mondo), che può variare da milioni di anni (come in alcune culture orientali) o a poche generazioni (“prima dell’arrivo dei bianchi” per molte culture coloniali); sebbene la forma più diffusa sia un vago “molto tempo fa”. Ma non è la distanza cronologica che caratterizza il tempo del mito, ma la sua diversità rispetto al presente. Il mito racconta l’origine di ciò che si ritiene importante.Tra le cose importanti: condizioni cosmologiche (esistenza di giorno e notte, fasi lunari) = miti cosmogoniciCondizioni umane (origine della morte, capacità rigenerative) = miti antropogoniciInsieme di miti per una civiltà = MITOLOGIA (es. mitologia greca) ovvero un insieme organico di miti che spieghino il pensiero di una determinata civiltà.Lo scopo del mito non è quello di spiegare le cose, ma le fonda conferendo loro valore.

B. ESSERI SOVRUMANI E NON UMANI In tutte le religioni esistono credenze relative ad esseri con poteri superiori a quelli umani. È opportuno distinguere due diverse macro categorie di credenze religiose: esseri che hanno agito SOLO nel tempo del mito e quelli che agiscono ANCHE nel presente.

1. Esseri extraumani puramente mitici:[I personaggi del mito, fosse anche solo perché agiscono in un tempo diverso da quello presente, sono extraumani e agiscono in maniera diversa dall’uomo. I TIPI di personaggi mitici sono illimitati e verranno esposti solo quei protagonisti più importanti e caratteristici di varie forme di religione]

- IL CREATORE(si prescinde dagli Esseri Supremi che agiscono anche dopo la creazione)Talvolta il mito stesso della creazione termina con il ritiro dalla scena del creatore (che a volte crea il mondo anche se non dal NULLA). Egli ha compiuto la sua opera, ha prescritto le norme di comportamento agli uomini, ma ecco che accade qualcosa (per esempio un uomo trasgredisce le regole) ed Egli adirato o offeso se ne va dalla terra. Questo tipo di essere viene chiamato dalla letteratura storico-religiosa “Essere Supremo ozioso”.

- IL TRICKSTER(termine inglese che indica “imbroglione”)Si usa convenzionalmente per indicare un tipo di figura frequente in varie mitologie. Tra le sue caratteristiche c’è l’astuzia, il saper ingannare, la malvagità. Essi (spesso mostruosi o teriomorfi) sono inseparabili dalle forme caotiche di “molto tempo fa” da cui sorgerà il mondo ordinato.Spesso un Trickster appare accanto al Creatore; in certi casi egli cerca di imitare la sua opera e sbagliando la rovina parzialmente. In altri è l’antagonista e si oppone alla creazione ottenendo qualche risultato. L’essenziale di questi miti è mostrare la realtà buona e cattiva, attribuendone i lati negativi al Trickster.

- IL PRIMO UOMORispetto al Creatore lo distinguono due tratti: 1: Non crea il mondo, bensì genera gli uomini da cui discenderà tutta l’umanità. 2: Stabilisce, col suo comportamento, il modello cui gli uomini dovranno adeguarsi.

- L’EROE CULTURALE o CIVILIZZATORE

Compie gli atti fondatori più importanti (compresi quelli che altrove spettano al Creatore). Spesso è l’antagonista del Creatore, al quale strappa lussi che egli non vuole cedere, come fuoco o determinati cibi.

- L’ANTENATO MITICOCapostipite mitico le cui vicende determinano caratteri, usanze, norme di comportamento dei discendenti.

- IL DEMA[Simile al concetto di “mana”]I Dema sono spesso antenati di singoli clans, ma il punto che li caratterizza è che il Dema viene ucciso (spesso anche fatto a pezzi) e dal suo corpo spuntano per la prima volta vegetali alimentari coltivati dal popolo. I Dema vengono commemorati non solo nei racconti, ma anche in azioni rituali come “sacre rappresentazioni” ne rievocano le vicende. [non esistono solamente personaggi “dema”, ma anche cose, azioni, gesti o spiriti. È “dema” tutto ciò che è straordinariamente efficace ed esula dalla quotidianità]

2. Esseri sovrumani esistenti nel presente:[Si distinguono dai precedenti per il fatto che possono intervenire anche durante l’esistenza della società che li conosce anziché limitarsi al passato mitico]

- L’ESSERE SUPREMO[Seppur presente anche nelle civiltà primitive, esse non sono mai monoteiste. Infatti si affianca sempre alla figura dell’Essere Supremo altri personaggi mitici, anche se esiste una teoria opposta che ritiene possibile il cosiddetto “monoteismo primordiale”]L’Essere Supremo è datore di tutto ciò che per la determinata società che lo riconosce è importante e incontrollabile (nascita, morte, pioggia, malattia); perciò raramente è un essere unicamente “buono”, ma come il mondo, è anche “cattivo”. Se l’Essere Supremo ha una connotazione prettamente “buona”, allora avrà certamente un antagonista che dovrà farsi carico di tutto ciò che è male.

- IL SIGNORE DEGLI ANIMALIFigura (molto spesso femminile) presente soprattutto nelle civiltà antiche dei cacciatori. Egli concede la selvaggina al cacciatore, ma può anche nasconderla o trattenerla facendo fallire l’impresa della caccia se il cacciatore non rispetta le norme tribali. Spesso questa figura vive tra gli animali stessi nella foresta.

- LA TERRA MADRERaramente la figura dominante di un popolo è femminile. Più facilmente nelle società coltivatrici appare una figura femminile che è garante della fertilità della Terra. Accade spesso che tale figura sia unita in coppia con l’Essere Supremo Celeste (Cielo-padre fecondatore e Terra Madre costituiscono così il quadro cosmologico).

- GLI SPIRITICon “spiriti” intendiamo una grande varietà di esseri, in quanto mancano i termini più differenziati per indicarli. Ecco lacune categorie più frequenti:

a) Spiriti dei boschi: Tali spiriti risiedono nella natura più selvaggia e meno conosciuta, dove c’è pericolo e dove l’uomo non abita. Gli spiriti della natura sono temibili perché non si sa mai dove siano e cosa vogliano.

b) Spiriti precisi: Tali spiriti non sono vaghi come quelli della natura, ma riguardano lo spirito del cielo, del mare o del sole. Questi spiriti rappresentano la potenza delle cose a cui sono attribuiti, in modo da dar loro una personalizzazione.

c) Spiriti protettori: forze che proteggono l’individuo o la abitazione da forze di “spiriti” temuti o in generale da qualsiasi minaccia senza che l’uomo possa difendersi.

d) Spiriti dei morti: la credenza degli spiriti dei morti è molto diffusa, dalle civiltà più antiche fino a quelle più moderne, anche se molto contraddittorie: talvolta lo spirito del morto viene temuto e si cerca di allontanarlo volendo proteggere i vivi. Altre volte il morto va rispetto e propiziato.

Ci sono poi molte idee di dove sia la dimora definitiva del morto. L’idea di “al di là” può essere un semplice riflesso dell’esperienza per cui il morto non è più tra i vivi, e quindi deve essere in un altro posto (cielo, sottoterra, in un isola); la sua vita dopo la morte può essere migliore, peggiore o il rovescio della vita terrena.

- GLI ANTENATISebbene g li antenati altro non sono che i morti di una famiglia o comunità, essi sono ben distinti dagli spiriti dei morti. Il culto degli antenati in molti popoli costituisce l’elemento dominate; ad essi infatti si chiedono cose importanti, come prosperità o figli.

- I FETICCI[Termine portoghese che è stato discreditato dall’uso inopportuno che se ne è fatto. Si è usato indistintamente per identificare amuleti o idoli inanimati (perfino Sole o Luna) presso i popoli Africani durante la colonizzazione.]Feticci sono gli oggetti che l’uomo stesso fabbrica al fine di venerarli. A questi oggetti sono attribuiti poteri propri e si tributa un culto

- LE DIVINITA’Le divinità di una religione politeista hanno caratteri ben precisi: immortalità e poter sempre e ovunque intervenire nelle vicende terrene. Hanno inoltre complesse personalità che le differenziano l’una dall’altra. Hanno infine campi d’interesse particolari (natura, inferi, mari).

- IL DIO UNICO[Le tre grandi religioni monoteiste (ebraismo, cristianesimo e islamismo) sono geneticamente connesse tra loro e per quanto il dio unico possa apparire in ciascuna diversamente caratterizzato, è chiaro che si tratta dello “stesso” Dio, passato dall’ebraismo al cristianesimo e formatosi dagli arabi tramite il doppio influsso di queste due. Esiste però anche un altro Dio unico, quello dell’antico Iran, Ahura Mazda, sorto antecedentemente dall’ebraismo e che rivela una genesi totalmente indipendentemente]Pur essendo potenti in misura sovrumana, gli dei del politeismo non possono essere Onnipotenti, perché si limitano reciprocamente. Essi non sono nemmeno Onniscienti, perché possono ingannarsi tra loro. Non sono perfetti, poiché altrimenti sarebbe uguali tra loro. Perfino l’idea di immortalità non equivale all’Eterno del Dio Unico, anzitutto perché NASCONO, e poi perché, come in molte civiltà, possono morire. Il DIO UNICO è TRASCENDENTE.

FUNZIONE DELLA CREDENZA IN ESSERI SOVRAUMANI NON PURAMENTE MITICI

Questa divisione tipologica non deve necessariamente precludere dei punti di convergenza. Anzi, spesso il Creatore si sovrappone all’Essere Supremo, così come alcuni spiriti possono coincidere con la figura del Trickster. Le credenze religioso non sono mai “casuali”, bensì si crede a ciò di cui si ha bisogno. Un popolo di cacciatori, ad esempio, non avrà mai una figura di Madre Terra, ma al centro della sua fede apparirà più probabilmente un Signore Degli Animali. Questo perché le credenze sono determinate dalla vita di una determinata civiltà.

I Riti

Vi sono numerose classificazioni di riti. Una grandi distinzioni si possono fare tra riti inseriti nel culto di esseri sovrumani (riti culturali) e riti privi di riferimento (autonomi). Per CULTO si intende l’insieme di rapporti permanenti del gruppo umano con un determinato essere sovrumano. Il culto è permanente. Soprattutto nelle civiltà primitive, tra i riti autonomi aveva particolare importanza quello dell’iniziazione.

Questo rito serve per purificare il bambino (che i genere si propone volontariamente intorno alla prima pubertà) e introdurlo nella società come adulto. Se il bambino non si dovesse proporre per essere iniziato, egli rimarrà sempre considerato come un bambino, a qualsiasi età. Non potrà inoltre svolgere compiti pubblici, andare in guerra ecc. Un altro rito presente nella stragrande maggioranza delle credenze è quello della purificazione.Passaggio da naturale [nascita fisiologica] a umano [nascita accettata e inserita nella cultura]Questo rito varia da religione a religione a seconda di ciò che si considera “impuro”; il concetto stesso però è analogo ovunque. L’impurità è considerata contagiosa, quando una società “contrae” impurità è come se si aprisse una breccia nell’ordine pubblico. Dunque l’impurità è vista come una cosa prettamente materiale (spesso confusa con la parola “sporcizia”), il rito di purificazione serve ad eliminarla ed ha attorno a sé un qualcosa di magico (anche la stessa confessione inizialmente era interpretata in questo modo: la purificazione dell’anima tramite la magia della parola). Uno dei riti di purificazione più diffuso è quello del “capro espiatorio”. Un sacrificio (quasi sempre un animale) da offrire alla divinità in modo da purificarsi. [Questo tipo di rito veniva più facilmente consumato in momenti particolari, come catastrofi o siccità]I riti, in generale, sono un’operazione creativa mediante cui il gruppo umano si assicura il controllo di quanto, altrimenti, metterebbe a repentaglio il suo equilibrio. Ma non si tratta di creazioni arbitrarie: i riti NON dipendono dai singoli individui, bensì dall’intera società e non sono azioni decise volta per volta, ma una tradizione collettiva. Se la società, però, fosse consapevole che i riti sono creazione sue, questi non potrebbero più esistere; quindi il comportamento rituale non viene dettato dalla coscienza razionale.

- INVOCAZIONE E PREGHIERAL’invocazione è il pronunciare il nome della divinità. Essa può essere una richiesta di soccorso o semplicemente serve a ricordarlo, a rendere l’essere presente. La preghiera consiste in parole rivolte all’essere ( o esseri). Si possono distinguere preghiere occasionali, periodiche o abituali. Le prime si legano a situazioni di crisi, le seconde in momenti di passaggio importanti (novilunio, preghiera di ogni mattina, prima di ogni pasto), le ultime fanno parte della “quotidiana crisi”.Infine ci sono preghiere che mirano puramente alla adorazione dell’essere. Questo tipo di preghiere sfocia nell’inno. Più bizzarre sono le preghiere-insulto o le preghiere-minacce, presenti soprattutto nelle civiltà primitive; esse rimproveravano o insultavano gli dei per non aver adempiuto al loro dovere.

- IL SACRIFICIOIl sacrificio ha il fine di mettere in contatto l’uomo con il sacro. Vanno distinti due tipi di sacrifici:

a) L’offerta primazialeCaratteristica essenziale di questa offerta è che essa preceda alla consumazione del cibo: il primo pezzo è per gli esseri sovrumani, il resto per gli uomini. [Questo rito ha origini antiche, ovvero il vedere come extra-umano il mondo, dove cibarsi di esso, in quanto proprietà di qualcun altro, è visto come un sacrilegio. Quindi si omaggiano le divinità]

b) Il sacrificio – donoHa origini totalmente opposte a quelle dell’offerta primaziale. Infatti le civiltà che adottano questo tipo di riti vedono il mondo come profano e non come sacro. Sono economicamente avanzate, coltivano campi e allevano bestiame, quindi hanno delle proprietà. Essendo la natura “sua” egli la offre al Dio in segno di benevolenza, sacrifica il “suo” animale.

- LA COMUNIONEÈ una forma di sacrificio che assorbe l’essere umano stesso.

- LA FESTALa differenza più manifesta tra riti festivi e la festa stessa è che la durata dei primi non coincide con la durata della seconda: i riti che si celebrano in una festa possono occupare soltanto una parte della giornata.

Durante le feste vigono regole che di norma sono diverse (per es. è bandito il lavoro). Questo perché si vuole estrapolare la festa dall’idea del tempo.

- LA DIVINAZIONEEsistono svariati metodi di divinazione. Uno di questi è trarre presagi da fatti avvenuti casualmente, usanza che prescinde dalla sfera rituale, come pure a livello superstizioso. Questo principio trasforma i fatti in segni. Oltre a questi metodi “deduttivi” esiste in larga scala la divinazione ispirata; dove alcune persone (profeti, sciamani, indovini) riescono a mettersi in contatto direttamente con le forze che governano gli eventi e quindi sapere cosa accadrà. Poi c’è la divinazione in base ai sogni, questa può essere considerata anche divinazione ispirata. L’istituzione culturale legata a un luogo di culto di qualsiasi divinazione si chiama Oracolo.

Il comportamento religioso

Tutto il comportamento umano può essere definito religioso, con norme, leggi o divieti.Tra le tante istituzioni religiose di questo tipo si prende ad esempio il tabu, una delle più diffuse. [spiegato anche come forma di mana, ovvero: tabu è tutto ciò carico di troppo mana e quindi pericoloso]Ci sono tabu che riguardano il cibo per alcuni clan, altri tabu sono per i non-iniziati, altri ancora per gli anziani, alcuni sono esclusivi per le donne, altri per gli uomini. Il tabù più diffuso di tutti è quello dell’incesto, dove un uomo e una donna sono tabu l’uno per l’altra.I tabu inoltre possono riguardare, oltre alle persone, anche oggetti (cibi), periodi (nei quali non si possono compiere determinate azioni [nelle Olimpiadi Greche si cessava la guerra]), o luoghi (nei quali non si deve accedere). Il tabù rimane in una cultura, in una società e anche se la religione muta o si aderisce ad una nuova credenza, esso rimane. Il tabu è una dimostrazione della connessione tra vita quotidiana e religiosità. Un altro contatto tra queste due dimensioni è il simbolismo. In base al valore simbolico avvertito nelle cose, anche un’azione comune di via pratica può assumere un aspetto religioso.

L’organizzazione religiosa

Ogni società, dalla più antica a quelle moderne, prevedono una organizzazione religiosa che comporta ad una specializzazione e quindi divisione dei compiti tra gli individui.

Considerazioni finali

Per avvicinarci ad una definizione di religione, ci accontenteremo di dire che noi possiamo chiamare “religioni” quei complessi di istituzioni, credenze, azioni, forme di comportamento e organizzazioni mediante la cui creazione, conservazione o modifiche adeguate a nuove situazioni, singole società umane cercano di regolare e tutelare la propria posizione in un mondo inteso come essenzialmente non-umano. [Sorge il problema di una “storia delle religioni” come disciplina autonoma, poiché per conoscere una religione è necessario conoscere anche la cultura della società che la pratica, dalla preistoria ad oggi, il che è chiaramente impossibile. Ma non per questo si debba sconfortare lo studioso delle religioni, in quanto essa è una disciplina in formazione ed è uno degli strumenti più efficienti nella costruzione di un nuovo tipo di umanesimo integrale.]

PARTE II[In questa parte ci si occuperà delle religioni dei cosiddetti “popoli primitivi” (intesi come popoli senza scrittura, aratro, città, classi e ordinamento gerarchico). I popoli verranno divisi in due gruppi profondamente diversi tra loro]

1. RELIGIONI DI POPOLI CACCIATORI E RACCOGLIOTORI

[Quei popoli che non producono generi alimentari, ma si limitano ad appropriarsi di quanto trovano. Sono nomadi, quindi hanno una cultura “materiale” molto ridotta, per questioni di comodità e vivono in gruppi di poche persone, in quanto si muovono più facilmente. I loro compiti di dividono genericamente per sessi (uomo-caccia, donna-raccolta)]

- GLI ANDAMANESI Le isole Andaman si trovano nel Golfo del Bengala. Gli indigeni di queste isole hanno una statura molto bassi (140 cm di media per gli uomini); prima del contatto con gli europei essi non sapevano accendere il fuoco, il che li annovera tra i popoli meno avanzati tecnologicamente del pianeta (anche se possedevano arco e frecce). Il primo insediamento europeo risale al 1788. Nella Grande Andaman si distinguevano 10 tribù e ad ogni gruppo apparteneva un territorio tradizionale in cui ha un accampamento stabile. Con il matrimonio, uomo o donna abbandonano il proprio gruppo per vivere con quello del coniuge. I gruppi non hanno capi, l’organizzazione è affidata spontaneamente alle persone con maggiore prestigio, in genere anziani. Non ci sono leggi tradizionali, la paura di essere disprezzati dalla comunità annulla i comportamenti antisociali. Ci sono vari rapporti tra i vari gruppi, come per adozioni, matrimoni e scambi di doni. Da un’offesa può scaturire una guerra, intesa come un assalto notturno che comporta l’uccisione di uno o due individui. Può ripetersi anche per vendette successive, finché non viene celebrato il rito della pace. LA RELIGIONE: la religione di questa civiltà aderisce alla semplicità dell’organizzazione sociale ed economica. Ciò appare anche nella scrupolosa osservazione di comportamenti descritti nelle fasi di “passaggio”: nascita: nell’ultimo periodo della gravidanza, fino a circa un mese dopo dal parto, i genitori osservano tabu alimentari. Inoltre i loro nomi non vengono mai nominati e si riferiscono a loro come “madre/padre di X”. Adolescenza: intorno ai 7,8 anni è usanza che il bambino venga adottato da un gruppo differente, sia per rafforzare i legami, sia per far “crescere” il giovane che abbandona la famiglia. L’iniziazione prevede il cambio del nome, il digiuno, il non dormire, il non poter toccare il cibo con le mani. Matrimonio: viene combinato dai genitori. Gli sposi si dipongono di bianco e rosso e per un certo periodo vengono aboliti i loro nomi (marito di X, moglie di Y). Morte e lutto: il morto viene dipinto di bianco e rosso, mentre i parenti si spargono di argilla e osservano tabu alimentari. Anche il nome del morto è tabu. L’accampamento dove è avvenuto il decesso viene abbandonato. Il lutto continuo fino alla riesumazione del cadavere (non prima che sia in putrefazione) fino ad una danza collettiva che ne stabilisce la fine. Il cranio e la mandibola del morto vengono dipinti di bianco e rosso e indossati dai superstiti, ma poiché gli viene attribuito un potere protettore e guaritore, possono essere oggetto di dono. Questa civiltà non distingue il rito privato da quello pubblico. Ogni rito riguarda la collettività, in quanto riconosce in ogni passaggio uno squilibrio portato all’intero gruppo, dalla nascita di un bambino, al matrimonio, al lutto. La religione degli Andamanesi si fonda sulla cooperazione e l’equilibrio del gruppo; tutto ciò che esce fuori da questo ordine è oggetto di timore. Con il termine Lau, infatti, gli Andamanesi identificano tutto ciò che è “diverso” (sono infatti bianchi e con la barba, caratteristiche opposte a quelle della tribù) e vi rientrano anche ciò che potremmo definire “spiriti” (sia dei morti che della natura). I Lau catturano l’individuo indifeso, aggrediscono chi è fuori dal gruppo, ma all’individuo coraggioso concedono poteri utili per la caccia, anziché essere ucciso.

Gli Andamenesi riconoscono la figura di un “Essere Supremo”, che chiamano Puluga o Bilik. Egli è onnisciente, creatore e punitore di trasgressioni. Non è una figura buona o sublime, infatti in molti miti è descritto come egoista o eccessivamente severo. Infine, un’altra figura importante è quella dell’oku-giminu (colui che parla dei sogni), ovvero i veggenti. Il loro prestigio è diverso rispetto quelli degli anziani, ha un carattere religioso e per questo sono considerati i più adatti per narrare i miti.

- I MURNGHINI Murnghin sono una popolazione dell’Australia settentrionale e abitano un territorio formato soprattutto da savane e in minor quantità da giungle. L’unità sociale fondamentale è il clan, composti in media da 40,50 individui. Il possesso territoriale è puramente spirituale; anche se “conquistato” durante un periodo ricco dell’anno, il clan non si appropria di un luogo, ma sfrutta solamente le sue risorse, poiché uno stagno o un lago sono di proprietà di un clan di tipo totemico, gli appartiene e nessuna conquista può modificare questo attaccamento naturale. Ogni clan si divide tra “le due metà”, Dua o Yiritja, che non abbraccia solo gli uomini, ma anche le cose. Alcuni cibi sono Dua, altri Yiritja. La discendenza è patrilinea, ma l’incesto non riguarda le parentele di sangue, bensì l’appartenenza alle metà Dua o Yirija; il che proibisce l’unione anche tra persone di clan diversi che non hanno alcun legame di sangue. È presente la poligamia,ma siccome il numero tra uomini e donne è pressoché identico, le guerre si svolgono per lo più per prendere le donne da altri clan e d’altronde, tramite la guerra, si riduce il numero di uomini. LA RELIGIONE: per i Murnghin la magia ha una grande importanza. Tra i clan vivono stregoni bianchi e neri. Gli stregoni neri sono soliti fare maledizioni o sortilegi che danneggiano gli altri clan, mentre quelli bianchi corrono ai ripari da essi, curano malattie, ecc. Nonostante la grande importanza della magia però i Murnghin sono un popolo totemico: Riconoscono animali, piante e oggetti come sacri (spesso uguali ad altri clan della stessa “metà”). I Murnghin identificano con il Wongar il tempo del mito. I loro antenati vivevano nel Wongar insieme ai totem. “Oggi” antenati e totem vivono sotto gli stagno totemici, dove ogni persona arriva dopo la morte, ma in questo mondo sacro vivono anche, sottoforma di pesci, colori che devono ancora nascere. Dopo questo distaccamento sacro, l’individuo maschile deve maturare per rientrarvi. Le donne sono escluse verso questo graduale ritorno allo stagno totemico, dunque la loro posizione è fortemente inferiore. Come per molti altri popoli cacciatori, la mitologia Murnghin è ricca di protagonisti mitici animali. Anche il mito del fuoco, per esempio ha come protagonisti un Coccodrillo e una Lucertola. Un personaggio interessante della cultura Murnghin è Bamapama, protagonista di un ciclo di avventure oscene e comiche. È descritto come, un essere mostruoso e folle che porta caos e trasgredisce tutte le regole su cui poggia la cultura Murnghin, dal cannibalismo all’incesto. Egli ha il potere di trasformarsi, è mostruoso ed ha diversi poteri magici. È il fondatore (casuale) del giorno e della notte, ma fondamentalmente rappresenta il disordine e i Murnghin ridono delle sue disavventure. Bamapama è il tipico Trickster.

- I WINTUPopolo della California centro-settentrionale. Vivono di caccia,pesca e raccolta. Sono raggruppati in villaggi tra i 40e 200 abitanti. I Wintu sono leggermente più avanzati rispetti agli altri due popoli visti, infatti sanno immagazzinare alimenti per l’inverso, conoscono, seppur in forma molto rudimentale, la specializzazione in mestieri e hanno una sorta di moneta (una conchiglia). Presso questo popolo inoltre c’è l’istituzione del capo: si tratta di una carica fondata sul prestigio personale, ma in genere è ereditaria, sebbene condizionata dal consenso popolare. Esistono capi di singoli villaggi e di più villaggi. È esonerato dal lavoro, ma è “ricco”. LA RELIGIONE: Essa accompagna la vita quotidiana dei Wintu. La caccia al cervo e all’orso è circondata da precauzione religiose. Il cervo viene ucciso e scuoiata fuori dall’abitazione attraverso una apertura apposita e mai per l’ingresso principale, ogni parte dell’animale può essere mangiata da una categoria di persona o un'altra (giovani, vecchi, uomini, donne). L’orso non viene nominato dai Wintu e non si dice che debbono cacciarlo (per “orso” usano il termine “uno di noi” o “amico” e per la caccia “sto andando a trovare gli

orsi”). Prima della caccia si chiede consiglio allo sciamano e la carne viene consumata sul posto, mentre il trattamento della pelle avviene a seguito di numerose preghiere (talvolta rivolte all’orso stesso). Anche i Wintu conoscono i riti di passaggio, quello della pubertà ad esempio. Mentre per il ragazzo vi sono solamente due cerimonie, che si celebrano al primo cervo ucciso e il primo salmone pescato, per la donna c’è un vero e proprio rito con molte cerimonie, che prevedono l’astinenza dal sonno per 5 giorni o tabu alimentari. Il rito di passaggio per la ragazza giunge con la prima mestruazione. Una caratterizzazione molto forte per la religione Wintu è quello dello sciamanesimo. La cerimonia di iniziazione sciamanica era indetta dal capo, per persone di ambo i sessi che tramite sogni o presagi particolari avevano avvertito la vocazione. Oggi lo sciamano si forma da solo, senza cerimonie o danze pubbliche. I compiti principali dello sciamano sono due; in primo luogo egli è guaritore, ma ancora più importante è la figura di profeta. Tutte le battute di caccia e le guerre passano per la parola dello sciamano. I Wintu recitano preghiere, ma rimangono culti verbali e occasionali. La figura più importante nella loro mitologia è Olelbis, il creatore. Accanto a lui c’è la figura dell’antagonista animalesco, il Coyote. Il creatore voleva un mondo perfetto, dall’umanità immortale, ma Coyote intralcia i suoi piani causando la formazione reale del mondo. Paga il proprio intervento diventando il primo morto.

- I MUNDURUCU’I Mundurucù sono un popolo dell’Amazzonia centrale ancora vivente (oggi, 1958). Solo una piccola parte ha conservato le sue tradizione, la maggior parte, a contatto con i bianchi, si è dedicata alla raccolta della redditizia raccolta della gomma. Sfortunatamente la disgregazione di questa civiltà ha portato alla scomparsa della stragrande maggioranza dei riti pubblici e dalla divisione in clan originaria, ma tramite i racconti degli anziani si è potuto ricostruire la loro cultura.LA RELIGIONE: Putchashi, madre della selvaggina, occupa una posizione importante nella religione dei Mundurucù. Essa garantisce l’osservanza di quelle regole che vigono presso tutti i popolo cacciatori; i Mundurucù non devono uccidere più selvaggina di quanta non sia loro necessaria per l’alimentazione (quindi non possono uccidere per vendere la pelle, ma solo quella degli animali mangiati) e devono sempre portare rispetto all’animale ucciso (non vantarsi per la caccia). La pena che Putchashi infigge sono malattie, cadute, morsi di serpenti (tutte forze naturali). Presso questo popolo vi sono altre creature sovrannaturali, che potremmo identificare col nome di “spiriti”. Ci sono gli Yurupari, che sono spiriti uccisori e chi viene ucciso diventa uno di loro (alcuni sciamani sanno crearli appositamente per uccidere una vittima designata); ci sono gli asìk, spiriti dei morti che rapiscono i bambini o altri spiriti “benigni”, protettori dei guerrieri che risiedono in un al di là immaginato come il rovescio del nostro mondo. Uno dei riti più importanti dei Mundurucù era quello dedicato alla guerra. Lo scopo esclusivo della guerra era portare a casa le teste dei nemici. Il guerriero che aveva avuto la fortuna di riportare una testa poteva indire una festa che poteva durare fino a due anni e mezzo; la festa era incentrata attorno al trattamento della testa conquistata. Si toglievano denti e cervello, che dovevano essere conservati; poi veniva bollita e arrostita la testa per migliorare la conservazione della pelle. Il primo anno la testa era adornata con piume di uccello, nel secondo veniva scuoiata e appesa nella “casa degli uomini”. Infine c’era il banchetto nella casa del cacciatore di teste. La cosa più interessante di questo rito però è il trattamento del cacciatore di teste: egli non può avere rapporti con la moglie, non può partecipare alle battute di caccia, non può affrontare alcun discorso se non in casi particolari e non partecipava ai pasti comuni. La moglie inoltre era esonerata dal lavoro e poteva comandare le altre donne. Anche presso i Mundurucù esiste la figura dello sciamano, carattere puramente ereditario che ha tutte le caratteristiche dello stregone. Nella mitologia non vi hanno parte gli esseri che la società venera e teme nella vita quotidiana. La figura principale è Karusakaibo, che ha caratteristiche molto particolari. Infatti lo si considera un Creatore, ma non ha alcun culto e i suoi tratti sono diversi da quelli di un dio caratteristico (trasforma l’umanità in maiali per pura vendetta personale, uccide per sbaglio suo figlio e invece di resuscitare lui fa rinascere il suo antagonista, un armadillo di nome Daiirù

che il Trickster, ma anche qui i tratti sono molto insoliti, difatti è proprio Daiirù che per sfuggire all’ira di Karusakaibo scopre l’umanità sottoterra).

2. RELIGIONI DI POPOLI COLTIVATORI PRIMITIVI

[Uno dei capovolgimenti più incisivi nella storia umana è il passaggio dalla semplice raccolta di ciò che la natura ha da offrire alla vera coltivazione e quindi creazione del cibo. La prima grande trasformazione è la necessità di una vita sedentaria, che promuove di conseguenza l’uso dell’artigianato. Questi cambiamenti profondi comportano anche una nuova visione creazionistica e di religione]

- GLI ARAPESH Popolo della Nuova Guinea. Arapesh, nella sua lingua, significa semplicemente “Uomo”. La società si divide in gens patrilineari localizzate, ma a parte il cibo, nessuno gruppo è autosufficiente e i legami si solidificano con matrimoni, commercio e cerimonie inter-villaggio. L’economia si basa sulla coltivazione di tuberi e alberi fruttiferi e sull’allevamento di maiali. LA RELIGIONE: l’esistenza degli Arapesh è largamente determinata dai tabu. I cibi sono divisi in due categorie: quelli che possono consumare i bambini e i vecchi e quelli rivolti solamente agli adulti. Il tabu più severo, che comprende anche l’incesto, è quello di non poter consumare prodotti “propri”. Così come nessuno deve avere rapporti sessuali con la madre o la sorella, così non si può mangiare un maiale da sé stesso allevato. Questo tabu influenza tutta la società Arapesh, che vive di doni e non può esistere senza la cooperazione collettiva. La natura pacifica e collaborativa è una caratteristica saliente di questa civiltà. Tutto ciò che è all’interno del villaggio è “buon luogo”, tutto ciò che è ai confini o al di fuori è invece considerato “cattivo luogo”, qui ci sono capanne per le partorienti, le latrine o le mestruanti. Fuori dal villaggio vivono poi anche gli esseri extra-umani, chiamati marsalai (che hanno forme di animali insolite, come serpenti a due teste). Vi sono marsalai in ogni luogo non abitato e ognuno ha una sua caratteristica. Vi sono poi due grande marsalai, della terra e del mare. Nella mitologia Arapesh vi sono le spiegazioni per molte pratiche, come l’allevamento dei maiali. Si narra infatti che in un tempo, i maiali selvatici e i maiali domestici avrebbero complottato per impossessarsi degli uomini e avrebbero fatto gli stessi preparativi per “legarli”. Ma un marsalai avrebbe poi rivelato il piano agli esseri umani che tornati a casa, li legano e li regalano agli amici. Da allora si devono regalare i maiali legati senza poterli mangiare.Interessanti sono anche i racconti mitici del popolo di Sabigil. Ad una prima occhiata possono sembrare racconti osceni e puramente comici, ma in realtà il popolo in questione ha tutti i tratti dei Trickster, che con i suoi stratagemmi inganna l’uomo (ad es. lo convince che il miglior modo per pescare è bere tutta l’acqua di un fiume e poi raccogliere il pesce, ma nel tentare l’impresa l’uomo ingannato da un abitante di Sabigil scoppia).

- GLI AO-NAGAPopoli dell’India. L’economia degli Ao-Naga è fondata sulla coltivazione del riso, alimento base del popolo. A questo si aggiunge l’allevamenti, soprattutto di bovini, ma anche polli, capre, maiali e cani. Questo popolo conosce la tessitura e la ceramica. La base dell’organizzazione della società è l’età. La posizione delle donne nella società è eccellente: i lavori pesanti sono svolti solo dagli uomini e nei loro dormitori, le ragazze ricevono in visita alcuni ragazzi per poter scegliere liberamente l’amante. LA RELIGIONE: Una pratica molto usata è la caccia delle teste, che in genere porta alla guerra. Il possesso della testa ha un valore in sé: assicura fertilità, figli, successo nella caccia. Il cacciatore acquista prestigio, perché il suo trofeo beneficia tutto il villaggio. Egli però ha anche un vantaggio personale: nell’al di là il morto senza testa diverrà infatti suo servitore. Una credenza importante presso il popolo Naga è quella del tiya, ovvero un alter-ego che ciascuno di noi ha nel cielo. Le molte feste che vengono celebrate nella cultura

Naga, sono quasi tutte legate al calendario, in particolare a particolari fasi del raccolto del riso. I morti sono trattati, come molto civiltà, in modo contraddittorio: i defunti vengono posti su delle piattaforme e lasciati lì finché la piattaforma non crolla da sola; quindi da una parte c’è il desiderio di liberarsi del corpo, dall’altra c’è comunque il rispetto e la celebrazione della memoria del defunto. In un’unica occasione annuale, ovvero quella del raccolto, si fanno doni presso tutte le piattaforme mortuali intorno al villaggio. I Naga chiamano apotia la morte “cattiva”, ovvero quella innaturale (morso di serpente, annegamento, ecc.). questo tipo di sventura manda in rovina tutta la famiglia, che uccide gli animali allevati, distrugge i suoi averi e abbandona il villaggio ritirandosi nella giungla. Il nome del morto non verrà più pronunciato. Anche presso i Naga, la vita è ricca di riti di passaggio. Anche qui possiamo vedere elementi magici con la presenza di stregoni, che agiscono principalmente in caso di malattia, dovendo trovare una cura. Della mitologia degli Ao-Naga non si sa molto. L’unica cosa certa è il culto del proprio spirito protettore personale, il kitsung; che può anche essere abbandonato dall’individuo se, nonostante i sacrifici che gli si dedicano ogni tre anni, esso non svolge correttamente il proprio compito.

- I VENDAI Venda sono un grosso popolo Africano di circa 150.000 anime (nel 1931). Si sono forato da due ondate di invasori, più un popolo autoctono (Ngona), che poi è stato assorbito dagli altri due salvo qualche famiglia sacerdotale. I Venda vivono soprattutto di coltivazione di granturco e miglio e di un notevole allevamento di bovini. La caccia ha poca rilevanza economica. L’artigianato è affidato ad un popolo che vive in simbiosi con i Venda (I Lemba). Al centro dell’organizzazione sociale sta il capo, che per la prima volta ha una connotazione monarchica. Il capo dei Venda ha una vera e propria corte e un “ministero”. Presso i Venda vige la poliginia, ovvero la donna viene comprata. In teoria essa è agli ordini del marito, ma in realtà ha un suo orto e una sua casa, quindi anche un margine di libertà. LA RELIGIONE: La posizione del capo presso i Venda è un esempio tipico della “regalità sacra”, infatti il governo è per lo più gestito dalla corte, il ruolo di re è puramente rappresentativo. Nella vita quotidiana, parlando del capo si adopera un linguaggio speciale (per dire che è malato si dice “è caldo”, anziché chiamarla casa, la sua è detta “coccodrillo”, il suo cibo è chiamato “ragnatela” ecc.), questo sottolinea la diversità del piano d’esistenza in cui si trova il capo. La sorella del capo, makhadzi, ha un ruolo fondamentale nella corte, ed è l’unica donna alla quale anche gli uomini si inginocchiano, questo perché è colei che sceglie il successore del capo tra i suoi figli. Un culto molto importante è quello degli antenati del capo, che vivono in una diversa sfera di esistenza e sono immortali. Il culto degli antenati è fondamentale per questa società poiché l’importanza che si da alla continuazione di un lignaggio è determinante. Inoltre sono profondamente legati ad altri culti altrettanto fondamentali, in particolare con quelli dedicati all’agricoltura. Si venerano e celebrano, ad esempio, riti agli antenati nel periodo della semina e della raccolta. Essi credono però anche in altre figure, oltre agli antenati. In contrapposizione con loro, e simbolo della paura di questo popolo della disintegrazione, vi sono spiriti definiti “mezzi uomini”, (talvolta descritti anche come un singolo occhio, una gamba o un braccio) che basta incontrare per morire. Inoltre venerano un Essere Supremo di nome Raluvhimba a cui si attribuiscono caratteri uranici. Egli è anche creatore. Particolarmente interessante è il rito di iniziazione, poiché simboleggia un atto storico in atto, visto che un rito straniero è stato importato in questa cultura e viene praticato perché considerato “più moderno”. Il rito si svolge in 3 mesi e ruota intorno alla circoncisione. Gli iniziandi vengono posti ed isolati in un recinto apposito e siedono lunghe ore al giorno attorno ad un focolare, dando alle fiamme sempre lo stesso fianco. Nel terzo mese cambiano lato ed iniziano battute di caccia. A loro vengono insegnati linguaggi segreti che potranno usare tra di loro, poiché vige una grande fratellanza tra gli iniziati di uno stesso periodo. Finiti i tre mesi vengono purificati presso un fiume e tornano alle famiglie con un nuovo nome. (per le donne il rito è simile, basato sulla clitoridectomia)

3. POPOLI ALLEVATORI

[Popoli che vivono esclusivamente di allevamento non esistono,tuttavia tale attività può ricoprire il ruolo principale di una società. Questo comporta ad un certo nomadismo alla ricerca di pascoli e hanno nel bestiame la base mobile del loro sostentamento. Il bestiame, quindi, occupa parte importante anche nella religione]

- GLI YAKUTPopolo siberiano. Inizialmente allevatori di cavalli, poi di bovini. In parte allevano anche renne. Dal secolo scorso praticano anche l’agricoltura, hanno una ceramica rimasta a livello preistorico, ma hanno una metallurgia sviluppatissima. L’organizzazione sociale si fonda sulla “grande famiglia”, con a capo l’aga, il patriarca; ma ci sono anche clans.LA RELIGIONE: A conferma dell’importanza dell’allevamento di equini c’è la festa dell’isyah, che si svolge offrendo latte di cavalla. L’isyah poteva essere celebrata in svariate occasioni, matrimoni, nascite o in particolari periodi dell’anno, primavera o estate. Poteva prendere l’iniziativa qualsiasi ricco proprietario di mandrie. Lo sciamanesimo ha un ruolo importante. Si distinguono sciamani minori e maggiori e poi i grandi sciamani, che non possono essere più di quattro simultaneamente e sono legati a 4 località particolari. Vi sono sciamani maschi e femmine. I primi sono di più, ma le seconde sono considerate più potenti.

- I NUERVivono nel territorio dell’ex Sudan. L’economia è mista. L’allevamento (soprattutto bovino) fornisce soprattutto latte, alimento base. La caccia non è praticata, perché i Nuer non amano la selvaggina. Non maneggiando pietra o metalli, i Nuer fabbricano i loro occorrente solamente da ciò che offre la natura o il bestiame, quindi pelli, corni, ossa ecc. la società si distingue in famiglie autonome raggruppate in un villaggio, sebbene vi sia quasi sempre un clan dominante. Aleggia poi un certo antagonismo, villaggio contro villaggio, clan contro clan; anche se virtualmente tutti i Nuer sono uniti contro il popolo dei Dinka, che vengono razziati regolarmente e privati di bestiame, donne e resi schiavi. Non vi sono ruoli pubblici, le leggi tradizionale sono salvaguardate per lo più dai capi famiglia con un certo prestigio. LA RELIGIONE: La grande importanza dell’allevamento di bovini ricopre un ruolo anche religioso. Basti pensare che ad esempio, i Nuer non uccidono mai il proprio bestiame per la carne, se non in occasioni di sacrificio. I bovini hanno un ruolo fondamentale anche nel rito di iniziazione. Il sacerdote che si occupa del bestiame, identifica i giovani che sono pronti all’iniziazione e viene affidato loro un piccolo bue (in realtà torello di nessun valore, buono solo per la riproduzione). L’iniziato farà pratica per la gestione del bestiame insieme alle donne, quindi svolgendo i loro compiti (come la mungitura), ma tra lui e il suo primo bue, che diverrà il suo preferito si istaurerà un rapporto molto particolare, un legame (il giovane prenderà il nome del torello che griderà quando deve affermare la propria personalità). Insieme al primo bovino, al giovane viene affidata anche la prima lancia, oggetto sempre presente per la vita di un Nuer. Essa ha un nome per ogni clan, chi la impugna viene identificato anche tramite la lancia. I Nuer indirizzano i propri sacrifici ad un Essere Supremo, che chiamano kwoth. A lui dedicano anche molto preghiere occasionali, ma gli chiedono di lasciarli in pace, poiché viene identificato in tutto ciò che non è pagano e terreno (anche malattie). Credono anche in degli spiriti chiamati kuth, che hanno molti nomi e funzioni differenti. Caratteristica interessante presso i Nuer è il concetto di “rispetto”. Per rispetto si intende la benevolenza verso i tabu (ad esempio del sesso opposto, come la mungitura delle donne viene “rispettata” dagli uomini) o degli animali stessi, che non devono essere uccisi o maltrattati. L’infrazione di questo rispetto (che viene chiamato anch’esso kuth) è punita con la nascita mostruosa di un figlio.

PARTE III

QUESTIONI PRELIMINARI

1. NASCITA DELLE CIVILTA’ SUPERIORILa nascita stessa delle cosiddette “civiltà superiori” rappresentano un interrogativo ancora irrisolto: Sono frutto una monogenesi o di una poligenesi? L’interrogativo sorge in termini temporali, infatti se si pensa che l’umanità è vissuta per decine di migliaia di millenni in forme economiche e sociali “primitive” e che le civiltà superiori si sono sviluppate tutte circa 5 o 6 mila anni fa, viene da domandarsi se ciò sia dovuto ad una civiltà antica comune. Certo è che i grandi spazi, oceani e deserti tra mondo occidentale e orientale fanno pensare ad una miracolosa coincidenza, ma si tratta solamente si speculazioni teoriche. La prima civiltà superiore nasce in Mesopotamia, circa sul finire 4° millennio a.C. Quasi contemporaneamente, (circa 300 anni dopo) sorge la seconda, in Egitto. Tra le due vi è il deserto Siriano, per anni si è pensato che ciò bastasse ad affermare che le due civiltà fossero nate in modi distinti e spontanei, ma negli ultimi anni si sono ritrovati manufatti appartenenti all’area Mesopotamica che sembrano antecedenti alla nascita delle due civiltà, quindi il deserto sembra non esser stato un ostacolo per contatti già nella Preistoria. Si ipotizza in conclusione, che determinati oggetti culturali di una determinata cultura “viaggino” tra civiltà e civiltà, trovando terreno fertile e stimolando la crescita in alcune, che a loro volta fanno un passo avanti; quindi la diffusione della cultura ha portato alcune civiltà in svariate parti del mondo a “salire di grado” fino a far sorgere una civiltà superiore.

2. CIVILTA’ SUPERIORI E RELIGIONEIl politeismo (lasciando da parte il monoteismo delle civiltà superiori che è del tutto particolare) sembra essere la forma più adatta alle civiltà superiori. La grande varietà tra le specializzazioni degli individui e la “dipendenza” che ha l’una sull’altra ben si sposa con una varietà di divinità. Il contadino ha bisogno del guerriero che lo protegge, il guerriero necessita del fabbro che gli forgia le armi, entrambi dipendono dal contadino che li nutre. Questa rete comporta il rispetto e la venerazione di tutte le divinità da parte di tutti i cittadini. Il guerriero venera la dea della terra, così come il contadino il dio della guerra.

LE RELIGIONI POLITEISTICHE

1. MESOPOTAMIAIl primo popolo a sorgere in Mesopotamia è quello Sumero, dalla lingua unica non collegabile con altre conosciute e con la scritture cuneiforme. La forma politica con cui vivevano è quella della città-stato, senza una capitale. Alternativamente esse acquisivano prestigio economico. Questa civiltà diffonde il suo influsso dall’Iran all’Egitto. Dopo varie invasioni barbariche, l’egemonia Sumera sciama dando vita ad un’altra grande civiltà, quella Babilonese che vedrà la massima luminosità con il celebre imperatore legislatore Hammurabi.

La città templareLa civiltà urbana mesopotamica sorge nel segno della religione. Prima della città infatti veniva il tempio, che a sua volta comportava la città. Per la costruzione e manutenzione dei templi erano necessari molti fondi e un personale addetto immenso, oltre ovviamente ad un capo (in passato Sommo Sacerdote). In seguito vengono create anche città profane, ma la città templare rimarrà importante, con i suoi territori e la sua influenza. Il Pantheon

An o Anu è il Dio-cielo, da cui ha origine la sovranità. È il dio più importante, ma nonostante questo non è molto attivo. Sembra più controllare e punire l’operato degli altri dei. Il vero dio attivo e costante è suo figlio Enlil, termine derivato dal concetto di “Signore”. È colui che determina i destini dell’umanità e colui che ha deciso lo sterminio della civiltà tramite il diluvio; decisione sventata dal terzo grande dio, Enki. Egli domina il caos, l’infinito e l’inconoscibile ed insieme ad Anu rappresentano l’intera forza cosmica. Un’altra importante triade è quella astrologica: Dio-luna Sin, Dio-sole Shamash e Ishtar ovvero la “stella” Venere. Sin rappresenta la perfezione regale, la saggezza, e in generale il futuro. Shamash è l’occhio che vede tutto, specie le ingiustizie; quindi è un arbitro della giustizia. Ishtar sembrerebbe rappresentare la duplice faccia di dea-guerriera e dea dell’amore. È la dea per eccellenza, infatti in molti miti la si vede in coppia con gli dei superiori. È stato ritrovato un libro contenente 2.500 nomi di divinità differenti presso la Mesopotamia. Nessun uomo può venerare tante figure e nemmeno ricordarne i nomi, perciò si presume che fossero stati elencati nomi di diverse località e anche epiteti particolari. Nella Babilonia, questo problema si è cercato di risolvere con l’importante Poema cosmologico babilonese, l’enuma elish, con la figura del grande dio Marduk. Esso prenderebbe il posto di An ed Enlil, che avrebbero rinunciato alla sovranità in suo favore. Alla fine del poema, altri dei gli conferiscono 50 nomi (tra cui anche Enki ed Enlil), chiaro simbolo della sua unica sovranità. Ma nonostante questo, nella vita Mesopotamica al di fuori di quella babilonese questo dio non aveva una posizione eccezionale e non venne meno l’adorazione dei precedenti dei.

MitologiaDella mitologia Sumera si conoscono soprattutto i miti che vedono la nascita dell’uomo (impastato d’argilla dagli dei) e di come gli dei lo avessero privilegiato con dei doni, quali cerealicoltura, strumenti per essa e perfino le città. L’enuma elish, nonostante la sua formulazione con un preciso fine di propaganda teologico-politica, conserva un grandioso tema cosmologico: quello dell’origine dell’universo ordinato. Anche la divisione tra cielo e terra ha origine da Marduk, che sconfitto un mostro che generava caos lo taglia in due e solleva una parte destinata ad essere la volta celeste, e un'altra concepita per essere la terra. Un’altra figura importante è quella di Gilgamesh, leggendario re di Uruk considerato per 2/3 Dio e 1/3 uomo (quindi aveva anche dei culti). L’epopea di Gilgamesh è anche il primo poema del mondo.

Il CultoPer la maggior parte, i culti consistevano in sacrifici, principalmente pasti offerti tutti i giorni, quattro volte, al tempio dove era credenza dimorassero gli dei (ed era compito dell’uomo farli riposare agiatamente). In casi particolari i sacrifici comprendevano capri espiatori o comunioni. La festa più importante di tutte, è quella del capodanno, l’akitu. Si festeggia per undici giorni dopo il primo dell’anno (in primavera, dopo il raccolto) e prevede vari riti che simboleggiano il rinnovo dell’ordine. Uno dei momenti più importanti è l’introduzione del re da parte del sacerdote, che lo spoglie dello suo statuto regale e lo schiaffeggia, obbligandolo a confessare i suoi peccati; dopodiché lo reinveste dei suoi titoli. Questo ciclo rinnovato assicura l’ordine. È usanza anche il rinnovo delle “nozze sacre” con la propria sposa.

2. EGITTOL’unificazione della Valle Del Nilo, che divide Alto Egitto dal Basso Egitto, avviene circa nell’anno 3000 a.C.Le città sedi del potere furono inizialmente Thinis, poi Menfi ed infine Tebe, dove si fonda il Nuovo Regno. Qui l’Egitto gode di un altissimo prestigio grazie al susseguirsi di potenti dinastie e vede il suo massimo splendore. Sotto Ramses II la potenza egizia si scontra contro gli hittiti in una guerra ed ha inizio una lenta e decadente ascesa che preclude alla conquista dei Persiani, di Alessandro Magno e infine dei romani. Il re

Nella storia egizia permane fortemente l’idea dell’unificazione tra Alto e Basso Egitto, che pur uniti sotto lo stesso re (che porta due distinte corone) avranno sempre nomi e connotazioni differenti. Nella storia dell’Egitto la figura del re è predominante, di fatto egli è lo stato stesso e tutti gli abitanti sono al suo servizio. Tutto ciò che è Egitto, gli appartiene. Egli inoltre è l’unico ad avere il potere religioso, ma delega dei sacerdoti a fare le sue veci vista l’impossibilità di essere in ogni tempio e svolgere i riti. Questa posizione forte che lo distingue dai mortali deriva proprio dal carattere divino che gli si attribuisce. Il re egizio ha delle caratteristiche per noi illogiche e contraddittorie: egli infatti è visto come dio in terra, figlio di Ra (dio sole), eppure egli dipende totalmente dagli dei e può essere, nonostante la discendenza col dio sole, figlio di altri dei. Infine il re adora la sua stessa immagine divina, essendo possessore del culto.

Osiride e la sua cerchiaIl mito di Osiride è essenziale per comprendere la teologia egizia. Osiride nel mito è un antichissimo re che viene ucciso dal fratello Seth e fatto a pezzi, quest’ultimi vengono poi sparsi per il paese. La sorella-sposa di Osiride, Iside, cerca e ritrova tutti pezzi e dal corpo morto ottiene un figlio, Horus che vendicherà il padre e gli succederà nel regno, mentre il vendicato regnerà sui morti . Tutti i re morti vengono denominati “Osiride” e i loro successori Horus. Il miti di Osiride ha origini molto antiche e ha avuto una rielaborazione postuma di tipo politeistico. A Osiride sono infatti attribuite le leggi, le istituzioni ed ha caratteri tipicamente dema. Inoltre ha uno stretto rapporto con l’agricoltura: il culto della sua sepoltura, si celebra durante il periodo dell’Inondazione.

Cosmogonie e teogonieEliopoli: Atum (presto identificato come Ra, dio sole) dio primordiale esistente in principio, procrea da solo la coppia divina Shu e Tefnut. Interpretati come aria, ed elemento umido; da ricordare che sarò Shu a dividere cielo e terra e non Atum. Da questi nascono il dio-terra Geb e la dea-cielo Nut. Questi ultimi sono i genitori di Osiride e Seth e delle rispettive sorelle-spose, Iside e Nephthys. Menfi: La creazione, presso Menfi, è attribuita al dio Ptah, che è identificato come un dio fabbro. Da questa idea artigianale, viene data una chiave spirituale quindi il dio forgiatore del mondo. Cataratte del Nilo: Il discorso è medesimo per il dio Chnum, dio vasaio. In molte teogonie si parla della nascita del mondo come di una emersione dall’acqua, Nun.

Antropomorfismo e teriomorfismo delle divinitàGli dei egizi sono antropomorfi e si presentano talvolta come un animali a tutti gli effetti (ognuno ha la sua rappresentazione, Horus il falco, Nut vacca) altre come un uomo con testa animale.Lo scarabeo raffigura la divinità più importante, Ra.

La mortePresso gli Egizi, la morte ha una importanza e caratterizzazione molto particolare. Testi, monumenti ed iscrizioni di grandissima importanza sono destinati a scopi sepolcrali. è usanza porre oggetti o alimenti insieme al defunto ma non solo, l’offerta alimentare viene costantemente ripetuta. Parallelamente, in forme rituali, la morte veniva esplicitamente negata e affermata la vita perpetue del morto. Gli egizi distinguevano due diverse “anime”: il ka (forza vitale) che veniva ritualmente trasferito in una statua; e il ba, considerato come indipendente dal corpo e capace da solo di raggiungere e accompagnare Ra nel suo viaggio dopo la morte. Nel libro dei morti, testo importantissimo per questa cultura, appaiono però moltissime idee diverse sulla morte, tra queste spicca per fascino e particolarità la mummificazione, rito che preserva il corpo per mantenere viva anche l’anima. Ne compare anche un’altra sul giudizio di Osiride: il morto viene posto dinnanzi al dio antico e deve recitare la sua confessione negativa, poi il suo cuore viene

posto su un piatto bilancia, nel’altro piatto sta l’immagine di Ma’at, dea della morale, dell’equilibrio cosmologico, della giustizia. Se i piatto sono in equilibrio allora l’uomo è vissuto nel giusto e viene accolto nel regno di Osiride, altrimenti muore una seconda volta.

3. EUGARIT (FENICI)La maggior conoscenza sulla religione di questo popolo viene dal poema del dio Ba’al, che narra come il dio supremo El affidi la sovranità del mondo a Yam (il cui nome significa “mare”). Ma Ba’al (il signore) si ribella a questa decisione e sfida Yam riuscendo a vincerlo grazie alle due armi da getto che il dio artigiano gli fornisce. Ora Ba’al è il sovrano del mondo, ma Mot (morte) non gli si vuole sottomere e inganna il dio invitandolo nel suo regno. La sorella di Ba’al, Anat, riesce a salvarlo e poi uccide Mot, facendolo a pezzi e disseminandolo per la terra. Da questo momento (proprio come Osiride) Mot diviene dio degli inferi ma anche dio del grano. Questo poema ha diversi significati: innanzitutto c’è il compito di dover sovrastare il caos acquatico che rappresenta Yam, pericolo molto comune tra le molto popolazioni antiche. Poi c’è il superamento da parte di Ba’al della morte stessa, che riesce a vincere. Infine la tripartizione tra terra, inferi e cielo, quindi un carattere cosmologico.

4. GLI HITTITI[…]P.185

5. L’INDIA VEDICAPrima della civiltà indiana, era presente una civiltà molto più antica, ma avanzata, la cosiddetta Mohenjo Daro. I ritrovamenti di una città fatta in pietra, dotata di un sistema idrico ed edifici di uso pubblico lasciano intendere la grandezza di questa civiltà. Tra le varie rappresentazioni figurative, ricorre l’immagine di un essere antropomorfo con tre teste e corna, rappresentazione che verrà usata poi per rappresentare Shiva. Si è ricercato a lungo un legame linguistico tra la popolazioni indoeuropee e indoiraniche. Per la prima risulta piuttosto difficile trovare un nesso religioso che le unisca, mentre per la seconda risulta più probabile come dimostrano alcuni nomi divini molto simili e dalle identiche etimologie.All’epoca dei Veda la cultura materiale degli Indiani doveva essere semi-primitiva. Essi erano agricoltori e allevatori di bovini e cavalli, ma raggruppati in piccoli villaggi. La stirpi lingua indoeuropea penetrate in India manifestavano il loro senso di superiorità definendosi Arya, una sorta di gruppo elite. La società arya dell’India si distingueva in tre classi, quella dei brahmani, quella dei guerrieri e quella dei lavoratori; tutte le altre erano considerate in blocco inferiori. Il fatto che i brahmani, ovvero i sacerdoti, fossero la classe più prestigiosa, più dei guerrieri dalla quale veniva eletto il re, manifesta la grandissima importanza che la vita sacerdotale rivestiva in questa società. I sacerdoti erano necessari per tutti i riti, che in questa cultura erano esclusivamente domestici (anche le iniziazioni), fatto che spiega l’assenza di templi.

Il pantheon Uno degli dei più importanti è Indra, dio della tempesta. È il dio per eccellenza presso la classe dei guerrieri e ed è sovrano, anche se non l’unico dio sovrano. A lui è attribuita l’uccisione di Vrtra, mostro serpentiforme, il che ha un carattere cosmologico, come ordine e controllo delle acque. Come per altri personaggi guerrieri (Eracle o Thor), anche Indra è descritto come grande mangiatore, bevitore e amatore. Altre figure rilevanti sono quelle dei gemelli Mitra e Varuna. Sono visti per lo più in azioni che mirano alla salvaguardia dei mortali, ma non sono considerati al pari degli dei. (parallelismo con i gemelli Dioscuri greci)Una particolarità presso la religione Veda è che gli dei hanno quasi sempre bisogno di essere sostenuti per riuscire nelle proprie imprese (Indra si vede attingere forza presso una pozione o tramite dei canti). Ne esce fuori una idea di “energia” che prescinde dalle forze degli dei ed è una energia impersonale. Presso i veda

esiste infatti il concetto di tapas: il “calore” interiore prodotto dall’ascesi. Esso conferisce all’individuo capacità superiori. Un altro concetto fondamentale è quello dell’atman, ovvero il soffio vitale che sorregge il vivente. Ma attraverso la meditazione sacerdotale esso diventa l’essenza delle cose. Queste “forze” impersonali hanno gli stessi caratteri nell’universo (tra li dei) e sulla Terra (tra gli uomini) e quindi si gettano le basi per religioni superiori che verranno a formarsi, come il Buddismo o Induismo.

6. LA GRECIALa Grecia ha subito senza dubbio una grandissima influenza da parte del mondo Medio Orientale, ma nonostante questo ha sviluppato tratti assolutamente unici. La religione greca non prevede testi sacri, quindi tutte le fonti da cui attingiamo potrebbero essere considerate profane. In realtà i poeti greci hanno una investitura divina (le Muse di cui sono portavoce) e svolgono il ruolo di “narratori di miti” presente anche nelle società primitive. Una grande particolarità della mitologia greca è la presenza di una nuova figura: gli eroi. Gli eroi si pongono tra gli dei e i comuni mortali. Sono esseri umani, vissuti e morti (quasi sempre) sulla Terra. A loro sono attribuite grandi gesta, ma spesso incarnano le figure dell’antenato mitico, il trickster, il primo uomo o l’eroe culturale. A loro sono dedicati riti, ma non vanno in conflitto con quelli degli dei, che si svolgono in orari e in modalità differenti. Le divinità greche sono tra le più antropomorfe, esse infatti hanno sembianze, difetti e caratteri assolutamente umani. Si prende in considerazione un dio che non è tra i più famosi del pantheon greco: Hermes. Il mito Hermes inizia con la sua nascita (figlio di Zeus e Maia) e subito si accinge a compiere una gloriosa impresa per accertarsi l’ingresso all’Olimpo. Egli incappa però in una tartaruga che uccide e ne ricava dal guscio la prima lira (invenzione). Ruba gli armamenti degli dei custoditi dal fratello Apollo e fa sparire le tracce (astuzia). Egli poi inventa il fuoco e il sacrificio e si accinge a compiere la sua opera: sacrificare e rendere omaggio alle 12 divinità (tra cui egli si conta per accertare il suo rango). Tornato all’Olimpo vittorioso sfuria una lite con Apollo, che finisce con Zeus che ride e i due fratelli si accordano. Hermes ha molti compiti e raffigurazioni. Egli è il messaggero degli dei, ma anche il dio che assicura la fertilità, che trasporta le anime dei morti, dio dell’eloquenza, della magia e dell’abilità atletica. La figura di Hermes non è un’eccezione rispetto agli altri dei, infatti nessuno si forma da un singolo evento o da un singolo gesto, ma da un’articolata rete di avvenimenti che definiscono pian piano un profilo assolutamente umano e multiforme. Questa pluralità è dovuta anche al frequente accorpamento di feste primitive. Quasi tutti i popoli coltivatori prima del raccolto hanno un rito di purificazione generale, ma i Greci lo inseriscono in una festa dedicata agli dei “puri” per eccellenza, che sono Artemide e Apollo. Parlare di “religione greca” al singolare non è del tutto esatto, poiché in ogni città stati vigevano culti e riti differenti. D’altra parte però il pantheon era riconosciuto al di là dei limiti legislativi o geografici. Ad aiutare questa diffusione e unità ci sono i grandi poeti, primo tra tutti Omero, che non è legato ad una città, ma si diffonde in tutto il mondo ellenico. Inoltre di grande importanza è la città di Olimpia, luogo non abitato, ma prettamente di culto, dove si svolgevano le Olimpiadi ogni 4 anni e che pian piano divenne il rito più importante (dedicato a Zeus).

7. ROMAInizialmente la cultura romana è stata considerata come primitiva e assai povera, in quanto aveva semplicemente fatto propria quella greca. Quando in Italia c’erano gli Etruschi, essi si appropriano delle iconografie greche, trasportandole nella propria cultura. Questo si riverserà anche su Roma, città stato in stile ellenico, ma ben presto si evidenzierà una differenza sostanziale: Roma non è, come in Grecia, una città stato tra le altre, bensì la città stato che conquista e domina sulle altre. Roma, divenendo potenza mondiale e conquistando gran parte del mondo occidentale, assorbirà molte culture (scontrandosi anche con quella ellenica una volta conquistata la Grecia) portando ad una grave rottura culturale.

Nonostante già i letterati romani fossero convinti che i propri dei combaciassero con quelli greci (Zeus-Giove, Ares-Marte ecc.) esistono studi che confermano l’esistenza di scritti e culti antecedenti alla ellenizzazione. A tal proposito è molto importante il calendario festivo arcaico che rappresenta soprattutto l’unificazione di Roma. Tutti i miti della poesia e letteratura romana non sono altro che riadattamenti dei miti greci o narrazione che coinvolgono le medesime divinità. Si era creduto in passato che gli originari romani, essendo troppo pratici non avessero tempo e l’ozio necessari per racconti di fantasia. Più tardi si è visto invece come i miti romani esistono, soltanto non riguardano divinità ma personaggi storici (ad esempio i re, in particolare Romolo o Numa). Nel politeismo, in ogni caso, non sono necessari i miti in quanto sono gli dei presenti a dar senso alla realtà.

8. I CELTIPopoli Celti, Germani e Slavi sono rimasti in condizioni semi-primitive molto a lungo, solamente con il contatto con l’impero romani progrediranno fino a civiltà superiore (urbanizzazione, scrittura). Nonostante questa similitudine, i loro percorsi sono assolutamente unici e ben distinti. I Celti padroneggiavano il ferro, ma non possedevano la scrittura e tendevano a conquistare e fondersi con diversi popoli occidentali; risulta quindi difficile parlare di “una religione celtica”. La documentazione più importante sulla religione celtica arriva da due zone: la Gallia romanizzata e le isole britanniche. La prima presentazione delle loro divinità avviene tramite l’interpretazione dei romani, che accumunavano i proprio dei ai loro, ma spesso entrano in contraddizione, manifestando una chiara incoerenza e confermando la diversità del credo. L’unica figura certa è quella dell’eroe Lug. Egli è rappresentato come un uomo eccezionale e dai poteri magici che padroneggia moltissime arti. Simili ai brahmani, presso questo popolo erano i druidi, considerati grandi sapienti e filosofi.

9. I GERMANII romani forniscono descrizioni ancor più barbare della religione Gallica. “non hanno divinità all’infuori del sole, luna e fuoco e non possiedono nemmeno i druidi”. Presso i Germani inoltre non esistono templi. Il Dio principale è Tiwaz o Tyr, ha caratteristiche simili a Zeus per quanto concerne la sovranità, ma è rappresentato come dio datore di vittorie e quindi della guerra, al punto che i romani lo associano con Marte. Altro dio fondamentale è Donar (il corrispondente del dio nordico Thor), dio del fulmine e quindi paragonato a Giove. In realtà Donar ha tutti i tratti del dio guerriero (come Eracle o Indra) che protegge i suoi guerrieri in battaglia e sconfigge i nemici del popolo (in questo caso i vichinghi) oltre ad altri avversarsi mostruosi come il “classico” mostro serpentiforme. Ma l’impresa più celebre di Thor (o Donar) è la battaglia contro i giganti, che abitano l’Utgard (cioè il mondo “di fuori”) e minacciano il Midgard (mondo di mezzo, dove abitano uomini e dei). Thor pur essendo in questa lotta il campione del mondo divino, non è il capo del pantheon nordico, questo ruolo spetta ad Odino (per i germanici Wodan). Anche lui è un dio guerriero, e per molti tratti somiglia ai berserker, celebri guerrieri germanici. La particolarità di Odino è la sua padronanza delle arti magiche. Ha molti tratti oscuri e sinistri e nei racconti mitici è narrato come “lo straniero”. Un ultimo dio rilevante è Loki, che talvolta è “positivo”, in quanto compagno di Thor che aiuta con la propria astuzia, altre ha il tipico tratto di Trickster, come ingannatore e menzognero, rivale di altri dei.

10. CINA

Vista la difficile collocazione storica dei testi ritrovati, che fondono mito a realtà, la tradizione Cinese comincia ufficialmente con Confucio, (6°sec. a.C.) anche sé è certa la presenza di una civiltà superiore antecedente, come conferma egli stesso nei suoi insegnamenti che ruotano intorno ad una conoscenza che lui definisce antica e trovata in libri che aveva scoperto e commentato. In contrapposizione a questo metodo di insegnamento (confucianesimo) si pone il taoismo, fondato da Lao Tze, che senza una istruzione così filologica tentavano di comprendere il cammino dell’universo che l’uomo comune non doveva intralciare, ma anzi lasciarsi trasportare da esso. Ambedue però erano paralleli rispetto al comportamento conforme che l’uomo doveva tenere rispetto all’armonia universale. Il confucianesimo sfocia in un ritualismo più pronunciato e ad una specie di venerazione di Confucio stesso, il taoismo in un misticismo fatto anche di arti magiche. Gli ossi di Anyang sono dei resti di ossa ritrovati sui quali una civiltà antica rispetto a quella Cinese aveva inciso culti o riti in un linguaggio che preannuncia la futura grammatica cinese. Questi ossi sono esclusivamente oggetti oracolari. Al centro di queste credenze c’erano gli antenati, che tramite le incisioni sugli ossi potevano essere interpellati. Oltre agli antenati però erano menzionati anche altri esseri, tra cui Ti (il dominatore; probabilmente un Essere Supremo antico). Non esisteva un ordine sacerdotale, tuttavia venivano praticati diversi sacrifici (le vittime di guerre venivano sacrificate in gran quantità tramite decapitazione). Povera di figure sovrumane e miti, l’antica religione cinese era ricca di altre due sfere: quella del simbolismo e delle norme del comportamento religioso.

11. GIAPPONELa civiltà Giapponese superiore è una delle più tarde in tutto il mondo Orientale. Essa infatti nasce intorno al 6°sec a.C. L’influenza cinese è fortissima ed essendo una civiltà tarda, viene da subito messa in contatto con il Buddismo cinese. Dalla fusione di varie popolazioni nasce lo shintoismo, religione caratterizzante del giapponese, ancora viva all’oggi. I libri principali di questa religione sono due: il Kojiki (cosmologico) e il Nihongi (prosegue il tempo dell’altro libro). Nel Kojiki appaiono numerosi esseri mitici e divinità del pantheon. Spicca tra esse la copia fondatrice: Izanaghi e Izanami che danno origine alle siole giapponesi, agli elementi e alla natura. Da loro nasce il dio-fuoco che però uccide la madre nel parto bruciandole i genitali. Izanami disperato uccide il figlio e dal sangue di esso nascono gli altri dei. Discende negli inferi, ma la moglie aveva già mangiato cibo infernale e quindi non può tornare tra i vivi. Inseguito dagli spiriti dei morti, fonda il rito della purificazione. Dal lavaggio del suo occhio destro nasce Amaterasu (dea sole), dal sinistro la luna e dal naso Susanoo. Questi due dei sono i più importanti all’interno dei culti Giapponesi. Anche il politeismo giapponese conta migliaia di raffigurazioni divine, ma qui hanno una connotazione diversa, quella del Kami. Kami infatti non vuol dire solamente “divinità”, ma indica anche tutto ciò che non è ordinario. Questo spiega uno dei tratti fondamentali dello shintoismo, ovvero che anche gli spiriti sono kami e tra essi ci sono anche gli spiriti dei morti. Dunque l’uomo discende dai kami, e l’imperatore viene fatto discendente proprio del kami più importante, ovvero Amaterasu. Questo giustifica la divinizzazione dell’imperatore.

12. AMERICA PRECOLOMBIANAIl popolamento del continente Americano ebbe inizio in una fase paleolitica, quando l’America e l’Asia non erano separate dagli Oceani. Nonostante la separazione dei continenti, non cessò l’influenza dei paesi Orientali verso l’America, anche se in maniera molto ridotta, quindi non stupisce se le civiltà superiori in questa parte del Mondo si siano formate molto tardi.

1) Popoli Messicani

Non si sa a quale popolo sia dovuto il grandioso complesso sacrale di Teotihuacàn, comprendente spettacolari piramidi e palazzi, la cui decorazione rivela destinazione religiosa. Le varie sculture e bassorilievi denotano un politeismo, e tra le figure più importanti spicca Quetzalcoatl, il serpente piumato. L’ultimo periodo è quello meglio documentato, sotto l’egemonia degli Aztechi (hanno costruito la loro capitale, l’attuale Città Del Messico). Oltre a Quetzalcolatl è importante presso gli Aztechi il dio Xipe, raffigurato come un dio vestito di pelle di uomo scorticato. È il dio del sacrificio e dei riti sanguinosi. Il sacrificio ha molta importanza presso gli aztechi, in quanto l’uomo deve dare la vita per sorreggere il cosmo. I prigionieri di guerra (spesso le guerre scoppiavano proprio per procurarsene) venivano scuoiati e decapitati in onore degli dei come sacrifici umani, il tutto contornato da danze rituali. La carne della vittima era ritualmente consumata durante un banchetto offerto dal catturatore (al quale però non partecipava, in quanto una volta ucciso un prigioniero, veniva egli si considerava “padre” del vinto).

2) MayaLa civiltà Maya si sviluppa in varie aree, ma quella più incisiva sarà quella dello Yucatan. I Maya vissero per secoli una vita pacifica e tendenzialmente isolata. Più tardi si unificarono sotto uno stato unico e lì iniziarono le guerre civili, che portarono al decadimento della società. Questo popolo spicca per la arte, per la matematica (avevano il concetto dello zero) e per i strabilianti successi astronomici (calcolo preciso dell’anno solare, delle fasi lunari, della rivoluzione di Venere).La religione Maya è molto vicina a quella vista per i popoli messicani; ma qui c’è un insistente richiamo alla dualità, divina e cosmologica. Perfino i cieli e gli inferi erano plurimi. Nei inoltre ricorre molto l’idea di morte (con grande attenzioni a riti degli antenati e monumento sepolcrali) in contrapposizione ai grandi valori vitali, anch’essi molto presenti. Decisamente interessante è il macchinoso e complesso sistema per calcolare il tempo. Il calendario maya si divide in un primo sistema, che è quello dei mesi divisi in venti giorni. È il punto di riferimento principale ed è ciclico; poi c’è un secondo calendario, con un anno di soli 260 giorni e diviso in 20 mesi da 13 giorni, anche questo calendario, seppur non usato per ricorrenze naturali, è ciclico. I maya inoltre avevano unità di tempo molto più grandi del singolo anno, ma arrivavano a periodi di 20 anni per finire poi in ere. Le ere comprendevano chiari riferimenti universali e duravano circa 5000 anni (l’anno 0 infatti è posto prima dell’esistenza dei maya). Ogni giorni quindi si posiziona all’interno di una complessa rete cronologica che si estende sull’intera esistenza cosmologica. Ogni unità di tempo ha infine una sua figura di riferimento divina, quindi ogni momento acquisisce una precisa fisionomia religiosa.

3) PerùLa civiltà predominante è quella “incaica”. La forma di organizzazione sociale è monarchica ed ha investitura divina. L’inca (capo) infatti è discendente del dio sole Inti e la sua sposa ha un rapporto analogo con la dea lunare. Queste divinità sono figlie di Viracocha, dio sovrano e creatore. Il pantheon politeistico inca, conta un numero alto di divinità superiori e minori, questo perché assorbe, organizza e unifica idee religiose di vario tipo e varie epoche. La religione inca aveva molti tratti primitivi ancorati all’animismo, che comprendeva oggetti, luoghi o costruzioni. I culti erano quelli tipici delle civiltà politeistiche, particolare era il sacrificio cruento che vedeva al centro un lama. A volte venivano consumati sacrifici umani di vergini o bambini (esseri puri).

PARTE IV

1. BUDDISMO Il Buddismo ha radici nella profonda e lenta trasformazione della religione Indiana. Fondamentali sono i concetti di atman, il soffio vitale che vive nell’uomo, che è l’essenza delle cose è che è il medesimo nell’universo e il concetto di karma, la legge universale secondo cui ad ogni azione corrisponde un effetto. In questo contesto profondamente spirituale e in connessione con le forze universali, prendono forma l’ascesi e la meditazione.L’origine del Buddismo è incerta, in quanto non vi sono scritti autentici risalenti al periodo in cui Buddha era in vita, o subito dopo la sua morte, bensì alcuni secoli più tardi e presumibilmente vi erano già diverse scuole di insegnamento e dottrine distinte. Il BUDDAH“Buddha” non è un nome proprio, ma sta ad indicare “colui che ha sperimentato il risveglio” (e non l’”illuminato”, come spesso si dice). La persona che indica questo titolo è Siddhartha, figlio del re del clan Sakya. Appartiene alla classe guerriera e sarebbe stato educato a corte, lontano dalle brutture del mondo. Ma un giorno, a contatto con un vecchio, un ammalato e un cadavere, il giovane conosce il dolore del mondo e dopo essersi sposato si ritira nei boschi seguendo gli insegnamenti di altri eremiti. Non trovando soddisfazione in questi si chiude in un’ascesi solitaria, sottoponendosi a privazioni inaudite che permettono l’ammirata adesione di altri cinque eremiti. Il futuro Buddha però riconosce l’ormai inutilità dell’ascesi e rincomincia a nutrirsi perdendo la fiducia dei cinque che lo abbandonano. Egli sente che ormai il risveglio è vicino, esso avviene una notte d’estate. Raggiunta la perfezione e l’onniscienza decide di rilevare al mondo la verità. Egli ormai non dovrà più rinascere nel mondo terreno per scontare i peccati, si è sottratto al karma, avendo accesso al Nirvana (dimensione paradisiaca, stato di non-esistenza e non-dolore). Buddha pronuncia il celebre discorso di Benares, la tradizione gli attribuisce una importanza fondamentale. Esso infatti contiene le “le 4 sublimi verità”: 1= la verità dell’esistenza del dolore [tutto è dolore nel mondo: la nascita, la morte, la vecchiaia, non avere ciò che si ama] 2= la verità dell’origine del dolore [consiste nella sete, cioè nel desiderio. Desiderio di piacere, di essere o non essere] 3=la verità dell’arresto del dolore [il dolore si elimina con l’eliminare della sete] 4= la verità dell’ottuplice via che porta all’arresto del dolore [otto piani distinti di “vie da dover percorrere: la via della giusta parola, della giusta fede, della giusta azione ecc.]Dopo il celebre discorso i 5 diventano seguaci del Buddha ed i primi monaci buddisti. Il più antico buddismo nega l’esistenza dell’io, considerandolo solo un agglomerato di sentimenti e percezioni. Quindi anche il “mio” è abolito, di conseguenza anche il dolore, che non è più “mio”. La comunità buddista cresce molto e comprende non solo monaci , ma anche laici, che devono comunque seguire delle regole anche se meno severe. I monaci sono privi di tutto, sono mendicanti e non hanno proprietà. Nella loro vita la meditazione ha grande importanza, e conferisce anche poteri sovrannaturali a chi è in grado di compierla. I monaci buddisti erano considerati santi e venerabili, e pur non essendo divenuti Buddha, sembravano comunque non dover rinascere più in questo mondo. IL BUDDISMO DEL “GRANDE VEICOLO” (MAHAYANA)Nuovi orientamenti iniziarono a farsi strada verso il Buddismo contemporaneo. Nasce allora il mahayana. La grande differenza è nella figura del Bodhisattva, ovvero colui che è prossimo a divenire Buddha. Il suo compito è quello di preoccuparsi degli altri (laici) e guidarli verso la salvezza. Viene infatti criticata la noncuranza per il prossimo degli antichi monaci. Il bodhisattva diviene quindi un ideale da seguire, nel suo spargere amore e misericordia, allo stesso tempo egli diviene quasi oggetto di culto , in quanto viene venerato e invocato nel momento del bisogno. Parallelamente si sviluppano nuovi orientamenti teorici. Viene infatti messa in discussione l’esistenza delle cose, se non nel pensiero. Difatti per il mahayana, ci riferiamo e comprendiamo le cose solamente in modo negativo, ovvero riconoscendo un suo opposto. Il

caldo esiste poiché percepiamo il freddo, quindi questa differenza cognitiva esiste, ma solamente per noi. I concetti del mahayana matureranno fino a formare il buddhismo tantrico. Se le cose esistono solo nel pensiero, ad esso viene data massima importanza con yoga, meditazione ed esercizio mentale. Quindi in questo mondo relativo non vengono disprezzarti anche oggetti paranormali con una cosciente tendenza verso la magia. Il tantrismo buddista non preclude atti di assassinio, furto o licenza sessuale, ma solamente quando si è arrivato ad un grado di massima perfezione attraverso un severo percorso di yoga. Il tantrismo subirà l’influenza induista e accoglierà perfino alcuni dei, che mette al proprio servizio. IL BUDDISMO FUORI DELL’INDIAIl Buddismo scompare dall’India intorno all’11° sec. travolto da una parte dall’Islam e dall’altra dal sempre più grande accomunamento con l’induismo.

A) CINAIl Buddismo giunge in Cina attraverso l’India e per la prima volta si una religione che viene accolta da una civiltà già superiore che ha una religione diversa che viene sostituita. Si fa strada inizialmente e soprattutto tra il popolo anziché tra l’aristocrazia, ancora attaccata al confucianesimo. Il popolo d’altronde non poteva studiare e quindi non poteva accedere alla “perfezione”, cose totalmente differente del Buddismo. La fortuna di questa religione si deve principalmente a due fatti storici: la caduta della dinastia Han, che incentrava nella figura dell’imperatore la figura centrale del confucianesimo, garante della pace tra società e cosmo e l’invasione degli Unni. Quest’ultimi invasero e conquistarono per un breve periodo proprio la parte Cinese dove l’influenza del Confucianesimo era più forte. Diviso il regno, al Nord gli Unni abbracciano la religione buddista proprio per una politica anti-cinese, mentre al Sud il grande malcontento portato dalla precedente religione, favorisce la nuova. Nel momento della riunificazione dunque, il livello spirituale e religioso e ciò che accomuna di più il popolo. Il Buddismo viene riplasmato dai Cinesi e si formano svariate sette. La Cina ben presto però inizia la strada che porta alla laicizzazione dello stato, che trova il picco massimo nella recente rivoluzione comunista.

B) GIAPPONEIn Giappone la società superiore si è appena affacciata al mondo. Nello stesso momento si sta formando anche lo shintoismo, che non va in conflitto con il Buddismo. Mentre in Cina il Buddismo dopo l’8° secolo sia avvia verso la decadenza, in Giappone continua ad acquistare valore, sfociando anche qui in numerose sette (tra cui il famoso Zen) che derivano dalle sette cinesi (e a loro volta da quelle indiane). Oggi anche il Giappone tende ad una laicizzazione dello stato, classico della civiltà industriale. Anche lo shintoismo ormai ha un carattere più nazionale che non religioso. In ogni caso, il Buddismo, seppur in tutte le sue forme, rimane la religione privata più praticata e diffusa.

C) TIBETLa diffusione del buddismo in Tibet fu un vero processo di acculturazione pilotato dai re tibetani per stare al passo coi suoi vicini India e Cina. La nobiltà e gli stessi spiriti della terra però sembravano contrari all’introduzione di una nuova religione, così si fece appello ad un grande tantrista che domò gli spiriti e gettò le basi del buddismo, con variante tibetana del “lamaismo” (lama sono i monaci tibetani). L’influenza delle numerose sette arrivava in Tibet violentemente e dopo che l’India e la Cina abbandonarono il Buddismo si formarono altre sette originali. Alcune di stampo monacale e moralistico, altre di stampo tantrico. Il potere religioso che acquistano i monaci è notevole e sfocia pian piano anche sul piano politico. Grazie alla credenza che i grandi “lama” si reincarnino in neonati a seconda del diverso prestigio del monastero cui appartengono, si forma la figura del Dalai Lama, figura che diverrà centrale nel potere e nella politica tibetana. Decisiva sarà anche la figura dei Mongoli, che saranno il braccio di questa figura. Successivamente però, saranno proprio loro (ora alleati con i Cinesi) a intervenire in

alcune questioni interne della politica tibetana. Ad esempio, quando il sesto Dalai Lama dimostrò interesse verso la dottrina tantrica, essi ristabilirono la classica ortodossia, che da allora non subirà più variazioni fino all’attuale (14°) Dalai Lama (che ha scelto l’esilio durante l’occupazione cinese del Tibet)

2. GIAINISMO Il Giainismo si forma insieme al Buddismo, nella stessa area e nello stesso periodo. Fondatore della religione è Mahavira detto Jina (vincitore). La storia di questa religione è analoga con quella del Buddismo. Alla morte del fondatore ci sono già molti adepti e non vi nulla di scritto, il che favorisce la formazioni di diverse dottrine e la necessità di concili, nonostante il giainismo risulti più unito rispetto a buddismo. Un fatto particolarmente importante avviene intorno al 3°secolo, quando l’allora capo dei giàina predice una carestia e consigli ala migrazione. Alcuni seguaci seguiranno la parola del capo il che comporterà la diffusione dello giainismo anche nel Sud dell’India e porterà ad una profonda divergenza tra questi due gruppi così distanti, che finiranno per dividersi definitivamente a seguito di uno scisma. La parte del Sud però, verrà lentamente inglobata dall’islamismo e induismo. La parte “originale” invece riuscì a sopravvivere sino ai giorni nostri (a differenza del Buddismo) anche se i suoi seguaci sono assai pochi. I TIRTHANKARAMahavira è il fondatore del giainismo, ma per i fedeli è solo l’ultimo di una serie di 24 jina. Nella concezione cosmologica di questa religione infatti, l’esistenza di divide in cicli cosmici della durata di trilioni di anni. Il tempo è illimitato ed i cicli tornano a ripetersi per l’eternità. Ogni ciclo ha sei fasi discendenti e sei ascendenti. La prima fase è quella paradisiaca in cui la durata della vita degli uomini e le proporzioni di essi erano inimmaginabilmente grandi. C’erano inoltre 10 “alberi dell’abbondanza” che assicuravano il benessere senza dover far nulla. La gente inoltre nasceva in coppie gemellari di sposi perfette. Nella seconda fase le dimensioni e la misura del benessere si riducono di un quarto e nella terza di un altro quarto. Qui non vi sono più alberi dell’abbondanza, quindi è necessario creare leggi e lavori, inoltre si ricerca un coniuge perché non si nasce più come coppie gemellari. Viste queste necessità nasce il primo Tirthankara (alto 1000 metri) che è re dell’umanità, inventore dell’agricoltura, dell’artigianato (ecc) ed è legislatore. Regna per sei milioni di anni, per altri mille diviene asceta e raggiunta l’onniscienza predica per 99 anni la verità (giainismo). Nella quarta fase le condizioni peggiorano ancora e nascono gli altri 23 Tirthankara, di cui l’ultimo (Mahavira), la cui morte apre la quinta fase, quella dell’attuale umanità che nel decadimento porterà anche alla scomparsa del giainismo. Nell’ultima fase la vita umana non supererà i 20 anni, l’uomo vivrà in caverne senza conoscere il fuoco e sottoposto a freddi inverni e caldi estate. Alla fine di questa drammatica fase, si rincomincerà verso la risalita, fino al ritorno della prima fase paradisiaca. PRASSI RELIGIOSATra le similitudini tra buddismo e giainismo vi sono anche l’idea di karma e la medesima condotta religiosa: i monaci conducono la stessa vita e hanno le stesse privazioni. Infine concordano con lo scopo di divenire perfetti, anche il giainismo prevede norme e regole assai più severe rispetto al buddismo. I livelli della perfezione sono infatti 14 e la vita monacale che per i buddisti è l’ultimo passo al “risveglio” nella scala giainista si colloca solo al settimo. Arrivati all’ultimo livello si diviene onniscienti (come i 24 Tirthankara) e alla morte l’anima si libera del corpo giungendo in una regione dell’universo “sopra al cielo degli dei” insieme alle altre infinite anime (poiché l’universo ha infiniti cicli).CULTOCome il buddismo, anche il giainismo è fondamentalmente indifferente agli dei, che seppur li prende in considerazione (essi sono quelli induisti) vengono considerati meno perfetti rispetto agli stessi uomini, poiché senza il digiuno e l’ascesi non gli è possibile salire di grado verso la perfezione. I grandi templi giana, dedicati ai Tirthankara non hanno la presunzione di attirare la loro attenzione o trarre da loro beneficio, in

quanto si trovano ormai in un diverso spazio e non si voltano a guardare gli uomini, quindi servono principalmente per gli uomini, per rafforzare i loro buoni propositi come fedeli.