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Nuova serie • numero 9-10 2020 il GEOLOGO il GEOLOGO DELL’EMILIA-ROMAGNA Bollettino Ufficiale d’Informazione dell’Ordine dei Geologi della Regione Emilia-Romagna Periodico quadrimestrale - Poste italiane Spa - Spedizione in Abbonamento Postale 70% - CN/BO

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Nuova serie • numero 9-10

2020

il GEOLOGOil GEOLOGODELL’EMILIA-ROMAGNA

Bollettino Ufficiale d’Informazione dell’Ordine dei Geologi della Regione Emilia-Romagna

Periodico quadrimestrale - Poste italiane Spa - Spedizione in Abbonamento Postale 70% - CN/BO

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Bollettino Ufficiale d’Informazione dell’Ordinedei Geologi della Regione Emilia-RomagnaNuova serie - numero 9-10/2020

Registrato al Tribunale di Bologna con il n. 6496 dal 7/11/1995

Direttore ResponsabileMaurizio Zaghini

Comitato di RedazioneParide Antolini, Livia Soliani, Nicola Caroli,Dario Grundler, Anna Rita Bernardi, Andrea Graziani, Alberto Guiducci, Fabio Parmeggiani, Mariantonietta Sileo,Giovanni Truffelli, Marco Ugolotti

Segreteria di RedazioneAnnalisa Parisi

Direzione e Redazione centraleVia Guerrazzi, 6, 40125 BolognaTel. e Fax 051 [email protected]

Comitato ScientificoMatteo Berti, Lisa Borgatti, Doriano Castaldini, Silvia Castellaro,Alessandro Chelli, Maria Teresa De Nardo,Monica Ghirotti, Marco Marcaccio, GiorgioNeri, Marco Pizziolo, Fabrizio Vannelli

PubblicitàAgicom srlViale Caduti in Guerra, 2800060 Castelnuovo di Porto (RM)Tel. 069078285 - fax [email protected]

Creatività e GraficaAgicom srl

La rivista è pubblicata esclusivamente onlinesul sito www.geologiemiliaromagna.it

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Livergnano è un piccolo borgo in comune di Pianoro (BO) che sorge nel Contrafforte

pliocenico bolognese. Sono caratteristiche le abitazioni che hanno la facciata

all'esterno ma la parte interna scavata nella roccia. Una piccola Matera locale

pressoché sconosciuta. (Foto di Anna Rita Bernardi del 5 maggio 2005).

L’Ordine declina ogni responsabilità in merito ai contenuti dell’inserto redazionale

che è a cura della Ditta scrivente. Si invitano gli iscritti a comunicare il proprio

indirizzo e-mail per rendere più efficiente e rapido il servizio di comunicazione

delle informazioni dell’Ordine. La redazione invita i colleghi Geologi a partecipare

attivamente alla vita del periodico, con articoli di interesse generale.Il materiale va spedito alla sede dell’Ordine Regionale in Via Guerrazzi, 6 - 40125

Bologna. È espressamente vietata la riproduzione di testi e foto ai sensi e per gli effetti dell’Art. 65 della legge n. 633 - 22/04/1941.

SOMMARIOLETTERA DEL PRESIDENTE

AGGIORNAMENTI CRITICI DI UN PROFESSIONISTA

GEOLOGO CIRCA LA PIANIFICAZIONE COME ATTUALMENTE ESPLETATA IN REGIONE IN ISPECIE IN RAPPORTO ALLE TEMATICHE SISMICHE E CO-SISMICHE

R. Brunaldi

INDAGINI SISMICHE PER LA CARATTERIZZAZIONE

DINAMICA DI SOTTOSUOLI ETEROGENEI IN AREE URBANE. L’ESEMPIO DI FERRARAN. Abu Zeid, S. Bignardi, E. Oratelli,L. Dall’Olio, G. Santarato

IL RUOLO DELLA PROSPEZIONE GEORADARNEI LAVORI DI CONSOLIDAMENTO DEL MURO DEL 3° PIAZZALE DELLA FORTEZZA DI SAN LEO (RN)

A.E. Bracci, C. Lucente, G. Mainardi, D. Peraccini, S. Sammarini

ASPETTANDO IL CONGRESSO“IL GEOLOGO DELL’EMILIA-ROMAGNA: UNA RISORSA NECESSARIA”

1° Congresso dei Geologi dell’Emilia-Romagna Bologna

ATTIVITÀ DEL CONSIGLIO

RECENSIONI

IN COPERTINA:

il GEOLOGODELL’EMILIA-ROMAGNA

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IL GEOLOGO DELL’EMILIA-ROMAGNA - n. 9-10/2020

LETTERA DEL PRESIDENTE

di PARIDE ANTOLINIOrdine dei Geologi dell’Emilia-Romagna

Carissimi colleghi, è un periodo particolare che ciha visto coinvolti o forse è meglio dire travolti,da eventi inaspettati che hanno influito pesante-mente nella nostra vita, nel nostro lavoro, nei no-stri affetti. Questa pandemia evidenzia questioniche avremmo già dovuto affrontare, evidenzia lanostra fragilità di essere umano, quello che intanti pensavamo lanciato verso orizzonti infinitigrazie all’intelligenza artificiale, alle scopertescientifiche e astronomiche, ai viaggi nello spa-zio, è stato atterrato da un microrganismo visi-bile solo al microscopio.Per la prima volta dopo tanti anni non troveretel’Editoriale del Direttore, il nostro past-presidentMaurizio Zaghini, è a casa in convalescenza e viinvia un caloroso saluto con la sua intramonta-bile vena umoristica “Ad maiora!”, sicuramenteun augurio che ricambiamo per averlo prestonuovamente tra noi.

RESILIENZA AL CAMBIAMENTO

Questo è un anno particolare denso di appunta-menti per la vita istituzionale della categoria, frapochi giorni si andrà a votare per EPAP, dopol’estate si voterà per il rinnovo del Consiglio Na-zionale e nell’autunno inoltrato ci sarà il rinnovodel nostro Consiglio Regionale. Sono momentiimportanti che richiedono la massima attenzionee partecipazione, pertanto il mio invito è di an-dare a votare chiedendo ai nostri futuri rappre-sentanti il massimo rispetto della deontologiaordinistica e professionale.

COVID 19 – INFORMAZIONE

DIVULGAZIONE FORMAZIONE

Con la Circolare 453, del Consiglio Nazionaledei Geologi, gli eventi FAD (formazione a di-stanza) possono essere organizzati anche dal-l’Ordine Regionale in via esclusiva oppure inconvenzione o cooperazione con i soggetti pre-visti dall’art. 9 del Regolamento. Senza entrarenei particolari è una circolare “bizantina”, ma d’al-tra parte la semplificazione non è nel DNA delnostro paese, arriva con quasi due mesi di ritardoe ci permette di adeguarci alle altre professioni.

MANIFESTO DELLE PROFESSIONI -

PROPOSTE A SOSTEGNO DELLA

RIPRESA ECONOMICA

Il documento che vi è stato inviato con OGER in-forma del 6 maggio, è stato elaborato nell’ambitodell’Area Tecnica del CUP_ER e del Tavolo Pro-fessioni Tecniche Emilia-Romagna che ha visto lapartecipazione della Federazione Ordini Archi-tetti Pianificatori Paesaggisti e Conservatori del-l’Emilia-Romagna, della Federazione RegionaleOrdini Ingegneri dell’Emilia-Romagna, dell’Or-dine dei Geologi dell’Emilia-Romagna, della Fe-derazione Ordini Dottori Agronomi e Dottori Fo-restali dell’Emilia-Romagna, della FederazioneCollegi Geometri e G. L. dell’Emilia-Romagna,della Federazione Collegi Periti Industriali e P.I.L.dell’Emilia-Romagna e del  Coordinamento Col-legi Periti Agrari e P.A.L. dell’Emilia-Romagna.Segnalo con soddisfazione l’obiettivo raggiunto e,come ho avuto già modo di esprimere ai compo-nenti del Tavolo, voglio rappresentarvi che siamoriusciti a fare una cosa importante che ci vedeancora protagonisti.Sono convinto che questo primo passo ci per-metterà di affrontare, in futuro, il confronto conmaggiore compattezza e anche nel caso di argo-menti che venissero diversamente giudicati, cisarà comunque la volontà dello stare insieme chenoi difenderemo nella visione comune prima diogni singola posizione.Il Tavolo delle Professioni Tecniche Emilia-Ro-magna oggi è in gran parte aderente al CUP_ERed in particolare all’Area Tecnica; questa sinergiasi sta rivelando importante (nei contenuti) e utile(nella possibilità di rappresentanza) e su questocredo che valga la pena proseguire ad investiretempo ed energie.

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IL GEOLOGO DELL’EMILIA-ROMAGNA - n. 9-10/2020

RIFLESSIONI SULLA DIFESA DEL

SUOLO IN EMILIA-ROMAGNA

La difesa del suolo si compone di due “parti” es-senziali, complementari e antitetiche insieme: tec-nica e politica. La tecnica è quella “parte” checonsente di conoscere il territorio dal punto divista del terreno, dei fenomeni naturali che ne re-golano l’evoluzione e i cambiamenti, che consentedi fare prevenzione e ripristino, mitigazione e con-solidamento. La politica è quella “parte” che deveindividuare le strategie per lo sviluppo e la qualitàdella vita, decidendo se e dove fare investimenti.Le due “parti” si intrecciano, si incontrano, piùspesso si scontrano, continuamente visto che latecnica ha bisogno di finanziamento per studiare,comprendere e realizzare le opere più o menocomplesse ma necessarie. La politica ha bisogno di sapere fino a che punto cisi può spingere per raggiungere un obiettivo,molto spesso oneroso e politicamente poco pre-miante, deve saper ascoltare e cogliere le opportu-nità offerte dalla tecnica, deve comprendere leproposte e le esigenze della tecnica per tradurle invalorizzazione o abbandono del territorio, con leconseguenze che ne derivano, quindi deciderequante risorse riservare alla tecnica.Spesso le “parti” diventano antitetiche perché nonsempre le esigenze tecniche possono essere in lineacon gli obiettivi e con le risorse disponibili. Ognunadelle parti vive con al proprio interno anime diffe-renti, fatte di enti e strutture, quindi di persone, constorie, capacità, esperienze e conoscenze molto dif-ferenti e, purtroppo non sempre complementari,anzi troppo spesso in conflitto fra loro.Fatte queste premesse di carattere generale par-tiamo ponendoci una domanda. Perché ci dob-biamo preoccupare della difesa del suolo? Anzi,partiamo da definire che cosa possiamo intendereper “difesa del suolo”. Il nostro territorio ormai di naturale non ha piùnulla, è risultato di secoli di modifiche portate dal-l’uomo per svariati motivi e con tecnologie sem-pre più importanti: agricoltura, allevamento delbestiame, trasporti, estrazione di risorse naturali,edilizia e turismo, ecc. non si sono trattenute dalmodificare morfologie, disboscare e tagliare ver-santi, riportare materiale o asportare, sia in super-ficie che in sotterraneo e così via, spinte da unsenso di lotta “contro” per la sopravvivenza che,però, troppo spesso, si sono rivelate come espres-

sione di una “onnipotenza antropica” che si consi-dera in grado di dominare e controllare la naturastessa del territorio. Direi quindi che oggi il ter-mine “difesa del suolo” potrebbe essere intesocome difesa dall’aggressione che l’uomo fa, o hafatto, al territorio. Quindi difesa del suolo potrebbe essere intesacome aiuto alla natura a ritrovare, o mantenerequando possibile, i propri equilibri. Certamentequesto vale sia se parliamo di versanti, ma anche seconsideriamo tutto il reticolo idraulico. In realtàper difesa del suolo si intende la difesa delle atti-vità umane dai danni prodotti dalla natura. Ed ecco la risposta alla domanda iniziale, ci occu-piamo di difesa del suolo perché la natura interfe-risce con le attività umane, quando in verità èl’uomo che è andato ad interferire con l’evoluzionedel territorio che avviene secondo le sue regole.Quindi con lo stesso approccio con cui abbiamomodificato il territorio per millenni, oggi ci but-tiamo con una ridda di enti, strutture, professioni,idee politiche più o meno ambientaliste a gestireun territorio che, nonostante l’intervento umano,continua a dover sottostare alle leggi naturali.Parlando di terreno e di vegetazione viene sponta-neo pensare che siano essenzialmente poche leprofessioni votate alla conoscenza del territorio e,quindi, alla sua gestione: geologi, forestali ed agro-nomi, prima di chiunque altro. Come per ogni set-tore delle nostre attività occorre affiancare la teoriaall’esperienza, occorrono il confronto continuo euna conoscenza costruita nel tempo.Troppo spesso nel mondo che si “occupa” di difesadel suolo sembra venga creata ad arte una sorta diconfusione, perché è un campo per il quale è com-plicato definire parametri esatti proprio perché lageologia mantiene un’aleatorietà intrinseca chespesso rende difficile una sintesi in modelli mate-matici, quindi la non esatta dimostrabilità di unelemento diventa molto spesso il pretesto per spe-culazioni o per affermazioni non coerenti.Per esempio, a partire da espressioni come “frane esmottamenti” dove si associano due termini sino-nimi ma di cui “smottamenti” non è riferibile aduna classificazione che ne definisca caratteristichedi dimensione, tipologia, ma che ormai appartieneal lessico comune, privo di senso scientifico. Laconfusione diventa pericolosa quando si trattanonello stesso modo frane di diversa tipologia e di di-verse dimensioni, non possiamo approcciare allo

PARIDE ANTOLINI

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stesso modo frane che coinvolgono pochi metricubi di terreno e frane di centinaia di migliaia dimetri cubi. Avere un abitato in frana non è la stessacosa che avere uno scalzamento lungo una spondadi un corso d’acqua. La confusione eleva il rischioquando non siamo in grado di distinguere quelliche sono fenomeni devastanti come le colate di de-trito da una semplice alluvione, quando non siamoin grado di riconoscere la pericolosità di un feno-meno. La confusione ha però la caratteristica diconsentire a chiunque di potersi esprimere senzatimore di smentita, perché nella confusione non siè più in grado di riconoscere dove sta la verità e findove arriva la speculazione, se non addirittura lafandonia.Occuparsi di frane è, deve essere, considerata unaprofessione, non una parte di essa, per la quale oc-corre una profonda conoscenza a partire dalla geo-logia regionale fino alle tecniche di studio,monitoraggio e di intervento. Occorre che ilmondo tecnico si liberi dalle ipocrisie del “tuttifanno tutto” e degli enti capaci di intervenire sutemi profondamente diversi fra loro, e che la ge-stione del territorio come, per esempio nella me-dicina, sia fatta da professionisti di fortespecializzazione e in grado di condividere e con-frontarsi con tutti gli attori del settore.Ripetere parole come difesa del suolo, preven-zione, cambiamenti climatici, territorio fragile ecc.ormai suonano più come alibi che come reale presadi coscienza e desiderio di cambiare destino.Non ci si può illudere che con pochi tratti dipenna, con finanziamenti sempre più contenuti econ una grande “antropo-centricità” si possa risol-vere il problema!In un paese come il nostro dove si passa da emer-genze per terremoto ad alluvioni e frane, ormaicon frequenza annuale, e sotto la minaccia co-stante di vulcani, fra i più pericolosi al mondo, lacategoria che soffre di più per mancanza di lavoroè proprio quella dei geologi.Tanto è stato fatto in questa regione per contri-buire alla crescita del mondo geologico pubblicoe privato, ma molto di più bisogna fare per ade-guarsi ai cambiamenti e aggiornarsi alle cono-scenze.Una maggior presenza di geologi, selezionati e diqualità, negli enti deputati aiuterebbe la crescita delmondo professionale attraverso il costante con-fronto e garantirebbe un reale presidio del territorio.

La prevenzione è conoscenza quindi dobbiamoconoscere il nostro territorio, sia esso montagna,con tutti i problemi di stabilità e di abbandono, siaesso pianura, con altrettanti se non più gravi pro-blemi di alluvioni, subsidenza, inquinamento, im-permeabilizzazione e sfruttamento.La geologia e con essa i geologi sono i principaliconoscitori del territorio. Occorre costruire nuovestrategie a partire proprio dalle professionalità na-turalmente votate alla conoscenza e gestione delterritorio.In questo momento in cui aumentano e diventanosempre più evidenti gli effetti dei cambiamenti cli-matici, si osserva per una strana proporzionalitàinversa un corrispondente calo di riferimento allafigura del geologo, non solo nell’opinione pub-blica, ma anche negli apparati decisionali. Parlaredi prevenzione dai rischi naturali demandando ageometri, ingegneri e architetti ruoli e compiti chepotrebbero, e in molti casi dovrebbero, essere affi-dati a figure più specializzate significa non affron-tare il cuore del problema. Ciascuno nel proprioruolo può contribuire al miglioramento del si-stema. Tutte le figure professionali servono eognuna va rispettata e valorizzata per le proprie po-tenzialità e il proprio valore intrinseco. Da qui lanecessità di selezionare gli specialisti non solo percategorie, ma anche per capacità, in modo semprepiù coraggioso rispetto a quanto fatto in passato. Ilnostro paese dispone di geologi, operativi nellapubblica amministrazione o impegnati come liberiprofessionisti o ancora nella ricerca, molti dei qualihanno maturato competenze ed esperienze chetroppo spesso vengono disconosciute o sottovalu-tate proprio nelle fasi più strategiche, quelle chedovrebbero guidare cittadini e amministrazioniverso le trasformazioni territoriali e l’assunzione dicomportamenti più compatibili o almeno – comesi ama dire oggi – più resilienti nei confronti deirischi esistenti.L’Italia è uno dei pochi paesi in Europa dove è rap-presentata, talvolta drammaticamente, la piùampia gamma di rischi naturali, infatti si va dallealluvioni ai dissesti di versante, dai fenomeni si-smici a quelli vulcanici, dai processi erosivi dellecoste alla subsidenza delle pianure, dalle valanghee dal graduale depauperamento dei ghiacciai al-l’innalzamento del livello marino, dall’inquina-mento delle acque superficiali alla vulnerabilitàdelle acque sotterranee rispetto alle sostanze in-

LETTERA DEL PRESIDENTE

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PARIDE ANTOLINI

quinanti, dai periodi siccitosi alle avverse condi-zioni metereologiche.Tanti denari vengono impiegati, e a volte dispersi,nelle fasi parossistiche, senza mai intervenire, intempi di “pace”, con misure in grado di garantirenel tempo un’attenuazione dell’impatto di tali fe-nomeni e una migliore programmazione delle ri-sorse economiche, mirata a obiettivi più alti e piùmeditati che non siano quelli, pur indispensabili,di mera gestione delle emergenze. Mentre, nel frat-tempo, il singolo cittadino continua ad avere il suoproblema edilizio, più o meno grave, e si domandacome può affrontare e con quali consulenti. È que-sta la difesa del suolo? È questo un ottimale im-piego dei geologi?I geologi sono convinti di no. Sprecare le nostrecompetenze significa rinunciare alla visione glo-bale dei problemi, senza la quale nessuna tecnica enessun’altra professionalità potrà essere veramenteautosufficiente e risolutiva.Ecco che diventa fondamentale la complementa-rietà con l’altra “parte”, con la politica che deve tro-vare le strategie per la gestione del territorio. Lapolitica può non sapere come si interviene sul ter-ritorio e non necessariamente deve essere fatta datecnici, anzi, deve saper ascoltare, sapersi circon-dare da chi ha la conoscenza vera e non solo sulla“carta”, per comprendere i problemi da affrontaree arrivare a strategie adeguate.L’abbandono della montagna, sia esso Appenninoo Alpi, è conseguenza di molti motivi, primi fratutti la difficoltà di trovare un lavoro e i costi ditrasporto. Ma l’abbandono ha anche delle conse-guenze sul territorio. La non gestione del reticolo

idraulico e dei versanti costituisce un forte peri-colo anche per la pianura proprio perché l’antro-pizzazione ha trasformato gli equilibrimodificandoli in maniera molto lontana da quellinaturali.Creare opportunità per il mondo dei liberi pro-fessionisti e preparare figure specializzate negli entipubblici, elevare la qualità selezionando i campi ei settori. Pensare a strutture fatte dalle figure pro-fessionali adeguate che si occupino in manieraesclusiva del territorio per tutte le sue componenti,dalle frane alle alluvioni, dalla forestazione allabuona conduzione dei campi ecc., sia durante lefasi di emergenza sia, in particolare, durante i pe-riodi di “pace”. Queste opportunità significano posti di lavoro, maanche qualità dell’ente pubblico a supporto del cit-tadino e a supporto del mondo professionale chetrae vantaggio da un confronto esperto e prepa-rato. Significano anche possibilità di lavoro per ilmondo professionale privato, laddove possa svi-luppare esperienza e approfittare delle numeroserichieste di progettazione da parte dei comuni e ditutto ciò che non può essere assorbito dagli entipubblici in generale.Strategia è disegnare un futuro dove immagi-niamo che la gente possa vivere, muoversi e pro-durre anche in un territorio difficile edeconomicamente impegnativo come l’Appen-nino.

PARIDE ANTOLINI

Presidente dell’Ordine dei Geologi dell’Emilia-Romagna

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1. PREMESSANella mia carriera professionale ormai venten-nale mi sono (anche) occupato della redazionedi alcuni strumenti di pianificazione, sia urba-nistica che ambientale. Pur non essendo specia-lista di questo settore ho infatti avuto la fortunadi collaborare alla redazione di PRG e PSC, non-ché di PIAE e PAE. Uno degli aspetti più inte-ressanti della redazione di tali strumenti è ilpoter lavorare in gruppi costituiti da molteplicicompetenze professionali, potendo così allar-gare i propri orizzonti non solo tecnici ma anche“culturali”. Quotidianamente poi sono un utiliz-zatore dei vari strumenti di pianificazione, daiquali cerco di distillare informazioni utili allosvolgimento della mia Professione che nella fat-tispecie riguarda soprattutto la caratterizzazionegeologica, geotecnica ed infine anche sismicadi aree sulle quali realizzare interventi edilizi ocomunque di trasformazione del territorio. Pre-metto che il presente scritto non si vuole asso-lutamente configurare come un esercizioscientifico ma piuttosto come un ragionamentosull’evoluzione di tali strumenti e sui loro limitiche, secondo me sono figli della stessa loro e re-cente evoluzione. Aggiungo altresì che l’ambito

professionale che prendo in considerazione è ri-conducibile alla bassa Pianura Padana, fra leprovince di Ferrara, Ravenna e Bologna. Pur ri-ferendomi ad alcuni strumenti urbanistici bendefinibili eviterò di citarli in maniera esplicita.Ovviamente quando citerò parti di tali studi lofarò in quanto pubblici. Il presente scritto nonvuole essere occasione di polemica personale fraColleghi ma una semplice riflessione circa glistrumenti di pianificazione, la loro utilità e sevogliamo anche l’utilità della nostra Professione.Dove per utilità intendo come la Professionepossa rendersi utile al corretto (o al più correttopossibile) utilizzo dei nostri territori. In pratica:quanto la Professione del Geologo sia utile allaComunità.

2. QUESTIONI POSTE

Forse le problematiche che andrò ad illustraresono figlie della sola difficoltà di rappresentarein carta un fenomeno come quello geologico chesostanzialmente si svolge sulle quattro dimen-sioni. La rappresentazione dell’evoluzione inpianta di una paleo alveo (ad esempio) può in-fatti sottostare a semplificazioni che possonoperò portare a problematiche interpretative dinon poco conto. A coloro i quali lo stesso temaapparisse di modesta rilevanza voglio fare osser-vare che posti i limiti territoriali (sopra esplici-tati) del presente scritto, il tema assume unarilevanza non trascurabile, anche se non soprat-tutto in seguito al tentativo (vedremo quantoriuscito, nella mia modesta opinione) di riempire

AGGIORNAMENTI CRITICI DI UN PROFESSIONISTAGEOLOGO CIRCA LA PIANIFICAZIONE COME ATTUALMENTE ESPLETATA IN REGIONE IN ISPECIE IN RAPPORTO ALLE TEMATICHESISMICHE E CO-SISMICHEAlcuni esempi di riflessione riferiti alla bassa Pianura Padana

RAFFAELE BRUNALDIRaffaele Brunaldi, geologo libero professionista

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IL GEOLOGO DELL’EMILIA-ROMAGNA - n. 9-10/2020

AGGIORNAMENTI CRITICI DI UN PROFESSIONISTA GEOLOGO CIRCA LA PIANIFICAZIONE COME ATTUALMENTE ESPLETATA IN REGIONE

di contenuti sempre più approfonditi i vari stru-menti di pianificazione. Ovviamente il correttosvolgimento della Professione di Geologo do-vrebbe ridurre le divergenze rappresentative dinatura soggettiva, purtroppo mi pare di poterdire che la nostra comunità scientifica non siaancora sufficientemente matura in tal senso. Nonabbiamo ancora raggiunto un accettabile livellodi omogeneizzazione della rappresentazione ditutta una serie di tematiche. Oppure prevale an-cora la valutazione personale e magari oltrequanto legittimamente accettabile. Si noti chequalsiasi strumento di pianificazione deve esserevalidato dalle apposite strutture e quindi la sog-gettività dovrebbe essere smussata in manieranon indifferente. Eppure a me non appare che ciòavvenga. Aggiungo ulteriormente che secondo lamia modestissima opinione il salto di qualitànella pianificazione si è avuto quando si sono ap-procciate le tematiche sismiche. In quell’occa-sione si è pensato che uno strumento dipianificazione (PSC) dovesse divenire il conteni-tore di informazioni quanto più dettagliate pos-sibile. Poste tutte le argomentazioni checercherò di affrontare più oltre, pongo anche lamia tesi: sono convinto (mi sono convinto) chequalsiasi strumento di pianificazione si configuricome di pubblica utilità (e quindi giustifichi laspesa pubblica) qualora:• indichi livelli di Pericolosità per i singoli fe-

nomeni presi in considerazione. Attenzione:Pericolosità e non Rischio. Più oltre porteròesempi soprattutto in relazione alla pericolo-sità da liquefazione;

• si raccordi con la Legislazione Nazionale deivari ambiti, farò un semplice esempio: sedebbo costruire un edificio occorre che la Pia-nificazione si raccordi alle “richieste” delDM/NTC. Ovvero che i contenuti della pianifi-cazione siano utili a chi deve ottemperare al-l’assolvimento di quanto indicato dal DM/NTC;

• sia di semplice e rapida interpretazione per iTecnici ma, possibilmente anche per altri sog-getti non tecnici. Ad esempio per chi deve in-vestire in interventi di trasformazione delterritorio.

Detto ciò dirò altresì che secondo la mia opi-nione la storia del percorso pianificatorio carat-terizzante la Regione Emilia-Romagna si sta

allontanando dalle sopra riportate tre qualità(termine appositamente individuato).

2.1 Analisi (ovviamente critica!) di alcunistrumenti di Pianificazione

Passerò ora ad illustrare alcuni esempi concreti.Per il territorio comunale sul quale di seguitomi concentrerò, gli strumenti di Pianificazionesono rappresentati da: PSC, Schede del POC, MSdi II Livello e MS di III Livello. Dal punto divista pianificatorio trattasi quindi di un comunevirtuoso. Capita spesso però che questi stru-menti non siano concordi per quanto riguardaad esempio la presenza superficiale dei litotipigranulari. In sostanza: dove passa il paleo-alveo? La questione è rilevante poiché i paleo-alvei più o meno leggibili, più o meno rilevatisono l’unico oggetto di rilevanza/importanzageologica. Nel caso in questione la cosa è poiulteriormente rilevante infatti il lavoro che miha approcciato alla questione in oggetto è re-lativo all’adeguamento sismico di una scuola si-tuata appunto in prossimità di un paleo-alveo.L’ambito deposizionale è quello della bassa pia-nura ove dossi o molto rilevati o per controscarsamente rilevati (ma non indistinguibili)sono il tema geologico e deposizionale cheguida l’individuazione della pericolosità sismicalocale nonché ovviamente della caratterizza-zione geologico-deposizionale e quindi geotec-nica. In sostanza prendendo in mano le cartedei vari livelli di pianificazione capita però cheil paleo-alveo si sposti di qualche decina dimetri in una direzione piuttosto che nell’altra(con rif. ad esempio alle figg. 2-3-4). Posto chetutti questi strumenti siano stati validati (edallo stesso organismo) mi chiedo come siapossibile. Ovviamente mi si potrebbe dire chesarebbe sufficiente individuare e mettersi d’ac-cordo su una “profondità media” per la quale ledeposizioni granulari debbano ritenersi “inte-ressanti”; ovviamente se così fosse si potrebbeeliminare parte della soggettività di cui sopra oper lo meno detta soggettività verrebbe ricon-dotta ad un ambito ben definibile e quindi benrintracciabile. Con riferimento alle tavole delleMOPS (MSIIL) non si riscontra però quantosopra auspicato. Nella cartografia delle MOPS si

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BRUNALDI

Figura 2. Carta delle MOPS da Studio di MSIIL, Scala Libera.

Figura 3. Carta Geologico-Geotecnica (?!) e relativa Legenda daStudio di MSIIL. Scala Libera.

Figura 1. Legenda delle MOPS della apposita tavola di MSIIL (di cui alla figura 2).

Zone suscettibili di amplificazioni locali

rilevano infatti alcuni problemi. Primo pro-blema: ci si riferisce alle “coperture”, come in-dividuate nella figura 1.Tale rappresentazione cartografica discendedalla Carta Geologico-Geotecnica (quanti annihanno dovuto combattere i Geologi di cui allaFig. 3 per far sparire dalla circolazione la fuor-viante duplice dizione?!) fra gli elaborati deidue livelli di MS (IIL e IIIL), considerando lerelative Legende, lo scrivente ritiene che si siascaduti in descrizioni geologiche di certo ver-bose ma localmente di non evidente utilità de-scrittiva.

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AGGIORNAMENTI CRITICI DI UN PROFESSIONISTA GEOLOGO CIRCA LA PIANIFICAZIONE COME ATTUALMENTE ESPLETATA IN REGIONE

esempio il capoluogo del Comune in questione(Figg. 5-6-7).In queste tre figure sono riportati degli esempidi divagazione fluviale cartografica tratti da varilivelli dello stesso strumento di pianificazione.

2.2 …Paleoalvei che si spostano… in carta!

Oltre all’esempio sopra riportato, ponendo chenei territori di “totale Pianura” la geologia, la li-tostratigrafia (e quindi anche le “modalità” si-smiche è sostanzialmente determinata dalledivagazioni dei paleo-corpi idrici, allo scriventeil non riscontrare correlazioni logiche (o coe-renti) fra la Cartografia Geomorfologica (chedovrà ovviamente ritenersi come documento ori-ginario/”fonte”) e le seguenti successive carto-grafiche di analisi fa perlomeno specie. Per ilcaso in questione ma anche per altre localizza-zioni, il tracciato del paleo-alveo è stato traslatoe/o scomposto (o entrambe le cose) sulla base didefinizioni litologiche talmente dettagliate dapotersi per assurdo confondere, no meglio: scon-finare le une nelle altre. In questi casi di solitomi domando a quale differenziazione qualitativacomplessiva possano ricondurre tali dettagliatis-sime definizioni. O ancora mi domando ove sial’utilità di tali differenziazioni all’interno di unostrumento di pianificazione. Lo scrivente ag-giunge ulteriormente che, sulla base di proprieesperienze stratigrafiche locali, quasi mai si ad-diviene all’individuazione di tali individuazionicartografiche di dettaglio e, soprattutto nem-meno alle descrizioni riportate in Legenda. Di se-guito si riportano le divagazioni dei paleo-alvei… sugli elaborati cartografici prendendo come

Figura 4. Definizione geomorfologica locale (da apposita cartografiadi PSC?!). Scala Libera. Si noti la definizione locale delpaleo-alveo. Si osservi come il paleo-alveo sia definito inmaniera ben più estesa di quanto riportato alle Figg. 2 e 3,ci si chiede sulla base di quali dati queste tavole successiveabbiano ristretto il corso del paleo-alveo alle soledefinizioni 2005 e SPes.

Figura 7. Zone Suscettibili di Effetti Di Sito, cartografia di PSC.Scala Libera.

Figura 6. Carta Geomorfologica da PSC. Scala Libera.

Figura 5. Cartografia geomorfologica Provinciale. Scala Libera.

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Evidentemente si tratta di piccoli dettagli chepossono essere ritenuti trascurabili se non fosseche, a parte l’auspicabile congruenza fra i vari li-velli di pianificazione, negli spostamenti (incarta) anche semplicemente decametrici possonorientrare o meno edifici anche strategici (o loroporzioni!). Lo scrivente ritiene che sarebbe piùopportuno meglio individuare una sorta di fasciadi attenzione, auspicando l’utilizzo bordaturesfumate (come ad esempio elaborato dallo scri-vente in alternativa alla retinatura originaria,nella Fig. 6) che riconducano alla presenza di de-posizioni (variamente) granulari. In tali fasi dipianificazione lo scrivente ritiene che il cercaredi determinare con la massima precisione possi-bile (iper-determinare) l’esatta ubicazione dellalinea di separazione fra l’emersione delle “sab-bie” e quella delle “argille” semplicemente siscontri con la realtà geologica tipica e caratteri-stica di questi territori, dove le interdigitazionifra i vari litotipi sono la norma e soprattutto ri-tengo che la fase di Pianificazione non consentatale iper-determinazione (avvenendo normal-mente in assenza di un numero di indagini suf-ficienti). A cosa serva rappresentare in pianta la

sola ultima definizione delle deposizioni granu-lari quando la definizione complessiva in pro-fondità del corpo idrico può essere più estesa epiù complessa? anche perché, come verrà ripor-tato alla Fig. 8, se del caso, una questione ri-mane: definire dove debbano terminare lerappresentazioni in pianta delle vene granularifossili (Ove ubicare l’esatto confine in piantadel paleo-alveo/delle deposizioni granulari?). Per tornare alla “questione” delle coperture, perquanto mi riguarda l’approccio ad una tabella chetratta di “Coperture” non dovrebbe ricondurmi asoverchie difficoltà: mi sono laureato in Geologiae fra l’altro, essendomi laureato a Ferrara, somolto bene cosa siano la coperture, le conoscosia in Dolomiti, che nelle Alpi e le ho conosciutebene anche in Appennino. Però pur essendo giàvent’anni che lavoro nella Bassa Pianura Padanami sfugge cosa si debba intendere per “coper-tura” in tali contesti deposizionali profondissimi.Dovrebbe quindi venirmi in soccorso il Diziona-rio di Geologia di M. Manzoni edito da Zanichelli,che riporta la seguente definizione: “Gen. NellaGeologia di Campagna: il terreno vegetale, le al-luvioni attuali e altri detriti, quando non siano

Figura 8. Sezione stratigrafica locale redatta dallo scrivente (Scala Libera). Si noti come allo scrivente non risulti che l’area d’indagine siada attribuirsi per metà alle deposizioni granulari (“Sabbie Limose”) e per metà alle deposizioni coesive (“Torbe e altre Terre”TERRE?!!!! Anni di studio per usare il termine terra?!) come riportato dagli strumenti di Pianificazione di cui alla Fig. 3..

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studiati in particolare ma mascherano l’affiora-mento delle rocce sono detti Copertura.” Direiche le “Coperture” della Legenda non rientranonella definizione dal Manzoni. Suvvia il diziona-rio è del 1983, la Geologia ha fatto passi da gi-gante (la pianificazione poi….), le rocce inBassa Pianura Padana sono mille metri sotto. Eperò… la Legenda della Carta delle MOPS parla diAmplificazioni locali, occorrerà quindi riferirsiall’”attualità” delle stesse alluvioni come ri-chiama del resto il Manzoni. Molto bene ma: cosavuol dire? Quali sono le alluvioni attuali? Il dossoin questione non è più un corso d’acqua attivo daben più di cent’anni. Ok pare evidente come stiaeccessivamente puntualizzando. Infatti uscendodalla questione terminologica il vero problema èche per l’area in merito alla quale dovrò produrreuna Caratterizzazione Geologica Geotecnica e Si-smica, lo strumento di pianificazione indica lapresenza delle MOPS 2001 e 2005. Il confine frale due MOPS taglia esattamente a metà l’edificioscolastico in questione! Le stratigrafie di cui iodispongo non sono però riferibili a nessuna delledue MOPS. Anzi in generale non sono riferibili anessuna delle MOPS della Legenda! Infatti michiedo come sia possibile dettagliare in manieracosì specifica e puntuale (un primo intervallo di7 metri…) o in altri casi invece più generica (3-6 metri) un intero territorio comunale (fra l’altromolto esteso). È anche possibile che lo scriventenon sia in grado di inserire la seguente strati-grafia locale nelle sopra riportate definizione diMOPS, ma ritengo che l’esercizio risulti comun-que complesso (oltrechè inutile, come ovvia-mente avrete capito io pensi essere) speciequando le MOPS debbano contemporaneamentecontemperare stratigrafie altamente localizzate –ovvero puntuali e stratigrafie mediamente rap-presentative di territori molto estesi, la Figura 8da conto di un esempio di variazione delle varielenti granulari localmente rilevabili, tale com-plessità è tipica di molti territori di pianura. Ciò posto sono in definitiva soprattutto a chie-dermi quanto possa modificarsi il segnale sismicoa seguito del passaggio fra le varie MOPS. Sa-rebbe altresì interessante capire come si possaipotizzare la trasformazione del segnale a tavo-lino, ex-ante l’esecuzione di uno Studio di RSLad esempio. Questo è il secondo problema a cui

dare una risposta, evidentemente la risposta piùimportante dal punto di vista della Pianificazioneterritoriale.Ricordo ulteriormente che purtroppo il limite frale due proposte MOPS e che in sostanza dovrebbeevidentemente coincidere con il limite del paleo-alveo (della sua definizione più superficiale?)non concorda con quanto riportato dagli altristrumenti di pianificazione che infatti spostanoil paleo-alveo altrove. Fortunatamente poi, infase di studio geologico locale sarò io stesso aspostare altrove tale limite, ovvero ove esatta-mente si ubica dal punto di vista della funziona-lità stratigrafica, ovvero in relazione allapresenza delle lenti sabbiose che a questo puntodi approfondimento- e solo a questo punto- pos-sono essere ritenute significative (dal Professio-nista, che fra l’altro finalmente si assume lapropria responsabilità Civile e Penale. No meglio:finalmente arriva CHI si assume tali oneri). Si os-servi che i vari strumenti di pianificazione (so-prattutto di MS) hanno consentito l’esecuzionedi tantissime indagini (soprattutto CPTU e H/V)nei territori comunali indagati, con immaginoche in certi strumenti di pianificazione risiedonoin allegati la cui copertina riporta la terrificantedicitura: TROMINI!!!!!! grande soddisfazione pergli esecutori. Di certo tutte queste indagini ser-vono a poco ai tecnici che per lavoro si appog-giano a tali strumenti, si pensi ad esempio chel’usabilità di questi documenti di pianificazioneè banalmente e fortemente limitata dal fatto chegli strumenti di MS non riportano sull’appositatavola di ubicazione delle indagini nessun codicealfanumerico che consenta una agevole indivi-duazione delle varie indagini eseguite. Ciò ob-bliga quindi il Professionista ad analizzarecentinaia di pagine di allegati ove spesso l’indi-viduazione della prova in situ in questione nonappare comunque molto più semplice!

2.3 Ulteriori considerazioni: PericolositàVs Rischio, corretti messaggi derivantidalla Pianificazione. Ovvero: a cosa e a chiserve la Pianificazione

A parte ciò, per il caso di interesse dello scri-vente vennero realizzate due prove CPTU (una

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durante il II Livello e l’altra nel III Livello di Ap-profondimento degli Studi di MS). Si ricorderàche il confine fra le due MOPS tagliava esatta-mente in due l’edificio scolastico, siccome laCPTU della MSIIL venne eseguita a tergo dellascuola, si sarebbe dovuto presupporre che laCPTU della MSIIIL venisse eseguita a fronte(anche per eventualmente giustificare o smen-tire il “confine” che incidentalmente ci si chiedecome sia stato possibile definire con tale preci-sione!), questa cosa non è avvenuta. Anche laCPTU della MSIIIL è stata infatti eseguita a tergodella scuola (a pochi metri da quella di MSIIL!!).Ovviamente lo scrivente ha eseguito indaginianche sul fronte (oltre ad averle ripetute atergo!). Nel caso in questione posso quindi con-cludere che i contenuti degli Studi di MS di II edi III Livello siano localmente serviti a nulla alloscrivente per affrontare un tema di non pococonto: la “messa in sicurezza sismica” di unascuola. Per quanto mi riguarda, per il caso inquestione gli strumenti di pianificazione localenon hanno passato il test di utilità in merito alDM/NTC. Questi strumenti si sono altresì rilevatidi non semplice analisi per un tecnico specializ-zato e nemmeno si sono dimostrati utili in me-rito all’individuazione degli elementi di Pericolosismico locale (derivante da liquefazione dellesabbie). Infatti le risultanze delle verifiche ese-guite in fase di MSII e III L sulle due CPTU (fral’altro inutilmente ridondanti) non sono stateutili per lo scrivente. La base di verifica ripor-tava infatti livelli di PGA riferiti alla Classe d’UsoII. Le scuole ricadono in Classe d’Uso III. A cosaserve quindi sapere che l’ILP della CPTU tal detali è pari a 4,98 o pari a 5,54 (ad esempio e sitralascerà l’utilità della seconda cifra deci-male…) quando questi valori sono riferiti ad ul-teriori variabili numeriche non preventivabili infase di pianificazione? Ma se anche fossero cor-retti i valori di ILP, questi non darebbero alcunaindicazione sul Rischio complessivo che tieneconto di Pericolo, Vulnerabilità ed Esposizione eche quindi può essere affrontato solo analiz-zando ed eventualmente intervenendo su ognisingola voce in relazione all’importanza o menodell’intervento che si vuole realizzare. Qui il di-scorso può diventare più generico, non si trattainfatti di un limite dello strumento di pianifica-

zione locale ma bensì di un limite di tutti glistrumenti di MS. E ciò semplicemente perché talistrumenti non servono a definire il Rischio inquanto non contengono i dati necessari.Sono però convinto che una corretta pianifica-zione debba mettere a disposizione dei decisori(Politici e Tecnici) soprattutto informazioni chepossano consentire una individuazione, magarianche semplicemente di massima non solo dei li-velli di Pericolosità, bensì anche di quelli com-plessivi di Rischio. Evidentemente si tratterebbedi produrre non solamente singole cartografie te-matiche ma anche cartografie di sintesi/di ana-lisi. Poiché una volta succedeva così non èpensabile che nell’era dei GIS ciò non avvenga.Io però mi chiedo perché succedesse una volta(anche solo 15 anni fa) e non ora, ora che sa-rebbe molto più semplice incrociare tali dati (anzienormi moli di dati, volendo) rispetto ad allora.Ritengo che ciò dipenda dal fatto che gli stru-menti di pianificazione non avevano all’epoca lapretesa di infilarsi in definizioni di grandissimodettaglio (sino alla definizione di numeri con duecifre dopo la virgola!) ma si accontentavano didefinire scenari possibili e si limitavano ad indi-care aree non perfettamente definite nei dettagli.Ove cioè i confini delle singole campiture indi-cassero implicitamente la possibilità che il con-fine stesso non fosse così rigidamente definitocome invece la Legenda delle MOPS lascia evi-dentemente intendere (o può lasciare presup-porre). Vorrei brevemente aggiungere che fra glielaborati degli Studi di MS si possono sempre ri-scontrare le cartografie del Fattore di Amplifica-zione della PGA a diversi intervalli di IS,francamente anche di questi dati non vedo gran-dissimo interesse alla scala della pianificazione.

2.4 …Anche casi positivi! Utilitàproficuamente testata ed importantiquestioni ancora aperte

È evidente che tali critiche possano risultare ec-cessive e/o riferibili al solo caso in questione oal solo strumento di pianificazione in questione.Nella mia esperienza però riscontro molti di que-sti difetti/ di queste problematiche in quasi tuttigli strumenti di pianificazione con i quali ho il

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piacere di approcciarmi. Ciò anche perché sonotutti figli della stessa metodologia esecutiva.Però non vorrei limitarmi a presentare solamentecasi che io ritengo negativi (in senso lato), ho in-fatti avuto anche la fortuna di poter utilizzare do-cumenti di pianificazione che ritengo corretti(in quanto sono risultati molto utili allo svolgi-mento della mia Professione). Di questi casi neconosco per lo meno uno che illustrerò più oltre.Prima però vorrei aggiungere che in caso di po-tenziale liquefazione conclamato (e più o menograve) non potrò che affrontare le verifiche nu-meriche alla liquefazione se non appoggiandomiad uno Studio di Risposta Sismica Locale. Per ese-guire un credibile studio di RSL occorre conoscerela profondità del bed-rock (o bed-rock- like) si-smico ed occorre (o meglio occorrerebbe) cono-scere con la miglior precisione possibile la stra-tigrafia presente fra il piano di campagna e dettobed- rock nonché le caratteristiche geotecniche– chiamiamole “sismiche”- dei singoli strati operlomeno dei possibili macro-strati. Ad oggi hoavuto modo di poter vedere un solo studio di MSdove tali dati vengono messi a disposizione deitecnici, non potendo fare il nome dell’esempio“negativo” di cui sopra posso però esplicitarel’esempio positivo: trattasi dello Studio di MSIIL(notasi: II Livello) del Comune di San Pietro inCasale, il Collega (o meglio i Colleghi, i quali no-minativi sono esplicitati nella documentazionepubblica) hanno eseguito sondaggi stratigrafici diprofondità pari a 40 metri (che ovviamente èsempre meglio di niente!) ed hanno quindi messoa disposizione della Comunità Tecnica stratigra-fie di riferimento sufficientemente dettagliatenei termini di interesse “sismico” e relative alleprofondità di maggior modificazione del segnalesismico (ovvero ove la modificazione del segnaleè ponderalmente più importante). Fra i dati a di-sposizione, sono particolarmente preziosi quellisulle proprietà dinamiche, di decadimento (at-traverso opportune prove di Laboratorio Geotec-nico) dei litotipi presenti nella litostratigrafia lo-cale. Ciò consente di appoggiarsi, per laredazione di uno Studio di RSL a dati locali piut-tosto che a dati di bibliografia relativi ad am-bienti depositivi lontani da quelli dell’area di in-teresse. Ovviamente i Colleghi non hanno potutoindicare la profondità del bed-rock ed ovvia-

mente le stratigrafie dovranno essere consideratestandard per l’intero territorio comunale. Questisono certamente due limiti non piccoli ma, ri-spetto all’inutile esecuzione di un numero (spessolegato all’offerta economica maggiormente con-veniente, e anche di questo si dovrebbe parlare:conveniente per chi? Per chi fa le indagini o perla qualità del prodotto finale?!) di CPTU a cui le-gare cifre di scarsa utilità in merito all’ILP, iColleghi hanno messo a disposizione curve di de-cadimento locali con le quali entrare nei modellidi RSL e con le quali irrobustire tali modelli. Edinfatti, chissà perché in occasione dell’utilizzo deidati dello Studio di MSIIL del Comune di San Pie-tro in Casale ho potuto realizzare uno dei modellidi RSL più robusto che mai nel tempo sia riuscitoad esprimere. Faccio presente che il sopra ripor-tato esempio “negativo” di MS aveva avuto fra levarie proposte metodologiche anche quella poieseguita nello Studio di MSIIL di San Pietro in Ca-sale peccato solo che la Commissione di valuta-zione delle proposte tecniche abbia giudicatotale proposta come assolutamente non meritevoledi attenzione. Ovviamente la Commissione ha pre-ferito poter coprire la cartografia comunale di nu-merosi puntini colorati ai quali far corrisponderenumeri vari (nei limiti già esposti).A questo punto sarebbe opportuno avere corretteindicazioni delle varie profondità del bed-rock si-smico, non aggiungo altro, chi si è occupato diquesto tema nella Bassa Padana potrà capire chenon vale la pena aprire qui un fronte polemicoche richiederebbe ben più dello spazio concessoal presente scritto e forse anche approfondimentiscientifici maggiori di quelli dell’ubicazione delbed-rock stesso!Voglio però ritornare sul concetto della Pericolo-sità di un fenomeno naturale e della sua rappre-sentazione (non solo grafica) nei documenti diPianificazione, lo farò riferendomi ancora unavolta al tema co-sismico della liquefazione degliorizzonti saturi granulari. Posto che nei limititerritoriali del presente scritto la falda (o megliola prima frangia capillare) è sempre molto su-perficiale e posto che le modalità di creazione diuna qualsiasi pianura sono (no anzi, dovreb-bero!) essere ben chiare a ciascun Geologo, os-servo che già nei primi tentativi di riferire inmaniera grafica il fenomeno vi fu (I Livello di ap-

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profondimento) la redazione della “Carta Sema-forica”. In merito alla quale non riesco a tratte-nere due osservazioni: la prima si sostanzia inun urlo di dolore che non può essere trascritto,la seconda è che ancora non ho capito se nelleintenzioni di chi ha elaborato tale cartografia sivolesse trasmettere informazioni circa la Perico-losità o non piuttosto e quindi ritengo, più cor-rettamente o più utilmente circa il Rischio ! Neicasi di pianura che conosco, tale “Carta Semafo-rica” si trasformò nella proposizione di immaginiche potrebbero essere riferite a qualsiasi correnteartistica destrutturistica o astratta e che mette-vano insieme più o meno estese campiture giallea sfilacciamenti rossi con rare zone verdi! A cosaserviva questa carta? Io ritengo non servisse anulla se non a mettere in particolare risalto l’ul-tima definizione dei singoli paleo corpi idrici di-vagativi; a quel punto sarebbe servita la ben piùsemplice cartografia geomorfologica, la quale fral’altro ha il pregio di non avvicinarsi ad un operad’arte moderna. Peccato che, sempre per le mo-dalità di costruzione delle pianure (di qualsiasipianura) che ogni Geologo dovrebbe perfetta-mente conoscere, anche sotto il giallo può anni-darsi il rosso e così similmente sotto il rossopotrebbe essere presente il giallo! Quindi invecedi una singola “Carta Semaforica” (Fig. 9) si sa-rebbero dovute avere, chessò cinque di queste.Magari una per ogni cinque metri di profonditàdal p.c., proprio come in certi PSC si possono ri-scontrare cartografie del valore della Resistenzaalla Punta nelle indagini penetrometriche. Po-nendo infatti che spessori di almeno 5 metri dideposizioni granulari in falda possano originarefenomeni (cedimenti) co-sismici da liquefazionerisentibili alla superficie, queste informazioniavrebbero potuto costituire dati di un minino diinteresse interpretativo per qualsiasi Professio-nista Geologo.

3. CARTA SEMAFORICA, PUNTINISMOE ALTRE STRANE AMENITÀ. ANCORA “DETERMINISMO” E “IPER-DETERMINISMO”

Io ho l’impressione (mia personale) che nell’at-tuale produzione di elaborati pianificatori sia in

definitiva prevalsa la volontà, la chiamerò iper-deterministica, che voleva arrivare ad iper quan-tificare (in senso numerico) fenomenidifficilmente riconducibili a numeri precisi qualiappunto i fenomeni sismici e, peggio ancora,quelli co-sismici. Mi sono infatti chiesto piùvolte quando sia nata tale spinta e credo che, indefinitiva sia nata proprio con la “Carta Sema-forica” Fig. 9, che ritengo essere uno dei ‘pec-cati originali’ della moderna pianificazione(regionale).

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Figura 9. Carta Semaforica (testuale come si può vedere. Un po’come quando negli elaborati di MS numerosi Colleghiscrivono: Tromini!!!!!! Sugli elaborati di restituzione delleindagini H/V!!) di I Livello di MS. Scala Libera. Ci sidovrebbe interrogare sul termine “Semaforico” sul comepossa essere interpretato da figure non tecniche (Politici,Imprenditori) ma anche da Tecnici e sul fatto che il colorerosso escluda VERAMENTE la possibilità di interveniresu tali ampie porzioni di territorio, si osservi come certicomuni si ritrovino con percentuali di aree rosseestesissime. Si osservi anche come manchi il verde (in questicomuni, al semaforo o non si passa o si passa sempre allimite del tempo concesso!!!!)! Nel caso in questione però horiportato la carta “incriminata” di un territorio diverso daquello maggiormente chiamato in causa nel corpo del testo.

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Debbo anche aggiungere che ho pure avuto espe-rienze dirette della redazione di una Carta Sema-forica e di aver partecipato sin dall’inizio allaredazione dei vari strumenti di pianificazione, sinda subito però posso dire di averne percepito li-miti e “pericoli” e quindi ho cercato (con benpoco successo, evidentemente) di limitare questiaspetti critici. Queste problematiche si sono poipropagate ai vari livelli di pianificazione: dal ILivello di Approfondimento (“Carta Semaforica”)dove il territorio era tutto rosso o giallo (i piùfortunati si vedevano assegnare anche un po’ diverde!) si è infatti passati a rappresentazioni chehanno collegato le risultanze di singoli dati pun-tiniformi per ottenerne estese campiture ove sipretende che il fenomeno in questione presenticaratteristiche omogenee, peccato però che intanti casi della Bassa Padana, con pochissimipuntini si pretenda di caratterizzare estensionimolto estese. Più che Geologia appaiono rappre-sentazioni artistiche: puntinisti e macchiaioli(estesi però!). E devo anche fare osservare chenei casi maggiormente eclatanti, l’estrema estra-polazione di dati geologi puntuali è stata la-sciata alle fantasiosi mani di NON Geologi (….)evidentemente con la definitiva perdita di qual-siasi informazione geologica intercorrente fra isingoli punti.

4. ALTRI CAMPI

Se ci si pensa bene i fenomeni di “degenera-zione” della Pianificazione che sinora ho de-scritto non si sono verificati ad esempio inapplicazione alle tematiche idrauliche. Per esem-pio il Rischio (che poi è Pericolo) da Alluvioni,per sua natura (e forse anche per la naturaumana) non si è prestato a tale manipolazione.Ma del resto, per tornare alla tematica sismica, lastessa natura del fenomeno sismico che fa si chel’uomo, che non lo capisce, nemmeno se Laureatoin Geologia (mi viene da dire), cerchi di imbri-gliarlo in numeri difficilmente confutabili ed incartografie che non potranno che rappresentarein pianta i difetti citati. I fenomeni alluvionaliinvece, potendo essere ricondotti a sempliciquote s.l.m.m. possono essere più facilmente im-maginabili e possono anche essere meglio indi-viduati nella definizione storica di campiture da

allagamento che, addirittura possono venire di-rettamente rilevate durante i singoli eventi chepossono così, diversamente dal sisma, rappre-sentare il futuro nel caso della ripetizione dei va-lori di accadimento.Nel complesso ritengo che per tutta una serie didati geologici, spingendosi sempre più in avanticon la definizione di numeri pretesi sempre piùattendibili già in fase di pianificazione si incorrain errori che sono sempre più grossolani e para-dossalmente ciò avviene ricercando sempre dipiù la maggior precisione (un bel paradosso nonc’è che dire). Siamo così arrivati a riempire i ter-ritori comunali della Regione Emilia-Romagna dinumeri, puntini, colori, campiture, aree e MOPSle quali (secondo me, ovviamente) servono apoco ovvero possono anche risultare nocive.Si è perso completamente di vista, io ritengo,ciò che la pianificazione avrebbe dovuto tra-smettere ad un costruttore, ad un cittadino, adun pianificatore. Ovvero la trasmissione di unmessaggio semplice come ad esempio il se-guente: stai attento che andando a costruirenella tala area potrai dover mettere in conto direalizzare dei pali; ciò non esclude di realizzareil dato intervento, semplicemente implica mag-gior attenzione alla Caratterizzazione Geolo-gica, Geotecnica e Sismica e probabilmenteimplica esborsi economici maggiori che peròpotrebbero anche essere tranquillamente rite-nuti affrontabili in ragione di variabili non tec-niche. Abbiamo preteso di trasformare questainformazione semplice ma importantissima inun valore, ad esempio: ILP= 5,59. Ma cosa vuoldire questo? Beh intanto vuole immediata-mente dire che l’informazione deve ulterior-mente passare attraverso il vaglio di un altrotecnico e già qui c’è un evidente fallimento: untecnico trasmette una informazione (che nonpotrà essere di dettaglio data la scala di Piani-ficazione) che deve essere attentamente va-gliata da un ulteriore tecnico. Intanto abbiamoaggiunto un livello di indagini di cui forse nonsi sentiva la necessità. In ispecie perchéquando si realizzano indagini queste debbonoessere commisurate o meglio correlate alle ca-ratteristiche delle opere da realizzarsi. In fasedi PSC, POC e MS si hanno tali informazioni?Mai! Ma anche tralasciando l’evidente difficoltà

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di comunicazione fra Pianificazione e DM/NTC,occorrerebbe che l’intera comunità tecnica escientifica trovasse un accordo sul modo con ilquale determinare appunto tale numero ILP(dettaglio di non poco conto). Io ritengo in-fatti che ad oggi non abbiamo ancora rag-giunto la necessaria convinzione (econdivisione) su quale sia il metodo di verificautilizzabile nei contesti a cui si riferisce il pre-sente scritto. A mio modo di vedere cade defi-nitivamente la fragile costruzione dellapianificazione per il “tema” sismico che si èpreteso di articolare nelle pianure della Re-gione Emilia-Romagna.

5. LIQUEFAZIONE, METODI VARI,LORO APPLICABILITÀ

Sul serio vogliamo credere che sia il Metodo diBoulanger & Idriss 2014 quello da applicarsi inPianificazione (PSG, MS ecc.) su tutta la nostraRegione? Sul serio riteniamo che poiché talemetodo è risultato meglio “fittare” (vogliamodire descrivere?) gli effetti del Sisma dell’Emi-lia del 2012 esso sia applicabile anche nei ter-ritori esterni alle deposizioni del Reno/Panaro.Sul serio lo riteniamo credibile anche per le de-posizioni di derivazione alpina del paleo Po diPrimaro (ad esempio). Ancora: chi ci dice cheil prossimo sisma possa/debba esplicarsi con lestesse dinamiche di quello del 2012? NelDM/NTC non ve n’è traccia alcuna che il Metododi Boulanger & Idriss 2014 sia da ritenersimaggiormente affidabile e anzi i tentativi diapplicazione sull’edificazione diretta di talemetodo non hanno portato ai Tecnici (ancheallo scrivente) se non grandissimi imbarazzi.Ed infatti, il documento di MS che ho prece-dentemente criticato riporta come didascaliaun testo che lo scrivente ritiene…. peculiare(il testo viene riportato nelle Figure 10-11 rif.figura e grafico illustrativo).Osservo semplicemente che: lo scrivente purnon ritenendosi nemmeno lontanamente in ac-cordo con quanto riportato dal Collega esten-sore della MSIIIL, specie ove riporta che: “irisultati (dei due diversi metodi) non siano cor-relabili data l’elevata variabilità spaziale delle

caratteristiche litostratimetriche” (non piutto-sto, più correttamente: litostratigrafiche?!) -“Talora, nello spazio di poche decine di metri,la stratigrafia (correttamente questa volta)cambia in maniera sostanziale e imprevedibile”(imprevedibile?!!) od ancora ove il Collega ri-porta: “Spesso i risultati delle CPTU hanno di-satteso quanto previsto sulla base delle MOPSdi MSIIL..... - Tale difformità è da imputareproprio alla considerevole variabilità lateraledei depositi, soprattutto per le zone di canalee di argine prossimale e distale”, lo scriventeritiene si diceva tali considerazioni non ricevi-

Figura 10. Stralcio dello studio di MSIIIL citato in relazione.

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AGGIORNAMENTI CRITICI DI UN PROFESSIONISTA GEOLOGO CIRCA LA PIANIFICAZIONE COME ATTUALMENTE ESPLETATA IN REGIONE

bili pur essendo d’accordo che il Metodo diBoulanger & Idriss 2014 non sia correttamenteapplicabile per le aree dello strumento di pia-nificazione. Voglio infatti rilevare come la va-riabilità litostratigrafica rappresenti l’assettonaturalmente caratterizzante le aree dellaBassa Padana dove, fra l’altro, quasi tutti i cen-tri abitati sono sorti e si sono sviluppati lungole deposizioni di canale e di argine prossimaleo distale. In tali ambienti il variare della stra-tigrafia non è mai imprevedibile, è semplice-mente la norma ed è pressochè ovunqueconosciuta o comunque conoscibile. Lo scri-vente ritiene piuttosto che attribuire la noncorretta applicabilità di un metodo di verificasulla base di una non sufficiente o non correttaconoscenza della Geologia (in maiuscolo) diuna data area al normale comportamento dellanatura (in ultima analisi), non corrispondaesattamente a dimostrare che il metodo nonfunzioni. Ritengo cioè che non sia per tali mo-tivi che il metodo non funziona. Non funzionaperchè deve essere tarato meglio alle caratte-ristiche geologiche locali, ritengo cioè che nonsi conosca a sufficienza nemmeno il metodoche si pretende di portare a riferimento. Nonfunziona il fatto di pretendere di voler esten-

dere le back-analisys molto localizzate di undato metodo numerico a tutte le aree regionaliescludendo completamente le considerazionirelative alle differenti caratteristiche geologi-che, petrografiche e geotecniche (ecc.) dei se-dimenti dell’intera Regione Emilia-Romagna(che vede notevolissimi ed ampiamente diver-sificati ambienti depositivi). Le conclusioni acui arriva il Collega sono le stesse condivisedallo scrivente, ovvero: il metodo non è cor-rettamente applicabile, ma ci si perviene da di-rezioni diverse ed opposte. Che dire poi delfatto che le MOPS non coincidano con le risul-tanze delle verifiche?! forse che l’individua-zione delle MOPS è sbagliata?! O addiritturache individuare MOPS negli ambienti deposi-zionali in oggetto sia un esercizio scarsamenteutile? Si osservi infine che lo Strumento di Pia-nificazione di cui si parla è stato sottoposto avalidazione da parte dell’apposito organismoregionale. Si potrà quindi concludere che taleorganismo accetti che il metodo numerico diverifica utilizzato (Metodo di Boulanger &Idriss, 2014) non sia ovunque correttamenteutilizzabile. Ecco infine dimostrato l’ulterioreproblema dell’attuale edificio della Pianifica-zione (in tema sismico ovviamente): non tuttala comunità tecnica e scientifica accetta che ilmetodo su cui si basa la Pianificazione sia ac-cettabile. Lo scrivente infine ammette che in altri ambititerritoriali regionali le attuali basi di Pianifi-cazione che si estendono sino ai 3 livelli di MSfunzionino in maniera accettabile, ciò avvienesoprattutto dove le “Coperture” sono tali edove la profondità del bed-rock è facilmente in-dividuabile, ovvero negli ambiti montuosi ecollinari. In tali ambienti ho potuto svolgererecentemente attività di redazione di uno stu-dio di MS in proficua collaborazione con altriColleghi molto più esperti dello scrivente. Pertali ambiti ho ben poco da eccepire, e per for-tuna direte voi!

La cartografia e i Piani, spunti di riflessione e citatinell’articolo, sono presenti nei Siti istituzionalidegli Enti competenti.

Figura 11. Stralcio dello Studio di MSIIIL citato in relazione.

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1. INTRODUZIONE

I nuclei urbani, oltre a rappresentare il centrod’importanti attività economiche e relazionisociali, sono luoghi di grande concentrazione diabitanti, nonché sede del patrimonio storico,artistico ed archeologico, di valore, a volte, ine-stimabile. Per la protezione di questi nuclei urbani e deiloro abitanti durante un terremoto, cioè per lariduzione del rischio sismico, è necessario carat-terizzare, dal punto di vista dinamico, sia gliedifici che le strutture più vulnerabili, sia i ter-reni di fondazione. Ovviamente nelle aree urbanee soprattutto nei centri storici l’acquisizione didati sismici risulta limitata dalle situazionilogistiche, di accessibilità dei siti, nonché dal-l’elevato livello di rumore sismico ambientale,per cui generalmente i dati disponibili sonopochi e di tipo puntuale. Questo fatto rende le correlazioni spaziali pocoaffidabili, con il rischio di non individuareimportanti variazioni laterali della velocità delleonde S, VS, parametro fondamentale da determi-nare ai fini della valutazione della RispostaSismica Locale (RSL) di un sito.La costruzione del modello sismico in termini diVS ha un ruolo importante nella ricostruzione del

modello geologico-sismico concettuale a livellodi un singolo edificio. L’intento della presente nota è quello di presen-tare e di discutere le possibilità offerte dalleindagini sismiche (attive) nella caratterizzazionespaziale del sottosuolo di aree urbane conopportune tecniche di acquisizione ed elabora-zione dei dati sismici, con particolare enfasi perl’individuazione di possibili eterogeneità laterali:l’esito atteso è una più efficace pianificazionedelle indagini geologiche successive al fine diridurre le incertezze nel modello geologico-sismico concettuale. Infatti, la conoscenza delsottosuolo rappresenta un fattore cruciale per lacorretta applicazione degli algoritmi comune-mente utilizzati nel calcolo della RSL e nellastima del fattore di amplificazione. Nella presente nota quindi si descrive il contri-buto delle tecniche che si basano su profilisismici effettuati in modalità roll-along, nellacaratterizzazione geofisica dei parametri dina-mici dei terreni nei centri abitati, si discute ilproblema dell’inversione 1D in presenza di ete-rogeneità laterali, ed infine si illustrano glielementi innovativi da noi adottati in questoambito, accompagnati da un esempio tratto dauna specifica campagna d’indagine nella città diFerrara (Abu Zeid et al., 2019).

INDAGINI SISMICHE RAPIDE PER LACARATTERIZZAZIONE DINAMICA DI SOTTOSUOLI ETEROGENEI IN AREEURBANE. L’ESEMPIO DI FERRARA

NASSER ABU ZEID1-*, SAMUEL BIGNARDI 4, ELENA ORATELLI 1-3, LORELLA DALL’OLIO 2, GIOVANNI SANTARATO 1

1 Dipartimento di Fisica e Scienze della Terra, Università degli Studi di Ferrara

2 Geologa, Comune di Ferrara, Servizio Qualità Ambientale Adattamento Climatico

3 SGI Ingegneria, Ferrara

4 Georgia Institute of Technology, Atlanta, GA, USA

* Autore corrispondente

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INDAGINI SISMICHE SPEDITIVE (ATTIVE) PER LA CARATTERIZZAZIONE DINAMICA DEL SOTTOSUOLO IN AREE URBANE

1.1 Il problema della determinazionedella Vs in un sottosuolo disomogeneo

È noto che le onde di taglio si propagano nellafase solida dei terreni. Note la densità e la velo-cità delle onde di taglio (VS) si ricava il modulodi rigidità dinamico o di taglio (μ o G0), che rap-presenta la massima resistenza posseduta daiterreni agli sforzi di taglio a bassi livelli di de-formazione (<10-3). Il legislatore, sia a livello na-zionale (NTC08-NTC18) che a livello europeo(EC08) ed internazionale, utilizza il valoremedio ponderato della VS, nei primi 30 m(“VS30”), per la determinazione della categoria si-smica del sottosuolo, così da poter definire, inprima approssimazione, il fattore di amplifica-zione dell’azione sismica locale atteso in super-ficie, nota l’accelerazione massima su sottosuolodi tipo A, cioè substrato roccioso o sedimenti ca-ratterizzati da valori di VS30>= 800 m/s.Nella pratica professionale corrente il valore della“VS30” viene determinato o mediante specificheprove geotecniche puntuali, utilizzando il ‘conosismico’ (SCPTu), o mediante indagini geofisichein foro (Down-hole e Cross-hole) o in superficie.Tra queste ultime, le più utilizzate sono quellebasate sull’analisi spettrale delle onde superficialidi Rayleigh (R) e di Love (L), acquisite lungo dei

profili lineari (MASW: Park et al., 1999 e Re.Mi:Louie, 2001) o non-lineari (SPAC ‘Spatial Auto-correlation': Aki, 1957, ESAC `Enhanced SpatialAutocorrelation’ e MSPAC: Modified Spatial Auto-correlation' Bettig et al., 2001, Ling and Okada,1993), noti come ‘antenne sismiche’, che nonsono trattati in questa nota. I dati sismici acqui-siti vengono processati seguendo una proceduradi analisi standard, denominata inversione 1D,per ricavare il profilo verticale di VS. Il modello si-smico ricavato è composto da un certo numero distrati piano-paralleli ed omogenei caratterizzatida valori diversi di VS. Sia che i sismogrammi ac-quisiti vengano prodotti ad hoc (sorgente artifi-ciale-sismica attiva) o mediante registrazione dirumore sismico ambientale (sorgenti naturali-si-smica passiva), il principio di base consiste nel ri-cavare la curva sperimentale di dispersione infrequenza della fase delle onde superficiali. Lacurva si ottiene mediante l’applicazione di op-portuni algoritmi, che trasformano il campod’onda registrato dal dominio (T-X) (Fig. 1) aquello della frequenza (f,V) (Fig. 2b). I passaggiintermedi richiedono l’applicazione delle trasfor-mate, f-k (frequenza-numero d’onda: Gabriels eNolet, 1987) e p-tau (lentezza-tempo intercetto:McMechan e Yedlin, 1981), che permettono di se-parare l’energia elastica associata al campo

Figura 1. Esempio di sismogramma di un profilo sismico, ambientealluvionale di pianura, dove sono indicate i diversi tipi dionde che si possono riconoscere. Sono indicati con lineerosse spesse le diversi fasi sismiche delle onde Rayleigh.Sorgente: cannoncino industriale, Geofoni: verticali (4.5Hz), offset: 36 m, distanza inter-geofonica: 6 m.

Figura 2. (a) variazione dell’ampiezza delle onde superficiali infunzione della lunghezza d’onda delle fasi sismiche dispersivein un mezzo eterogeno; (b) tipico esempio di curva didispersione di onde superficiali. La figura evidenzia ilsignificato della curva di dispersione in relazione alleampiezze di ciascuna lunghezza d’onda, ricavata dall’analisispettrale. Vf: velocità di fase onde R.

a b

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d’onda nelle diverse onde componenti, in basealla loro velocità di propagazione. Successiva-mente, si applica la trasformata di Fourier per ot-tenere lo spettro di dispersione da cui si ricava lacurva di dispersione. Lo spettro di dispersione f-V così ottenuto mette in relazione la variazionedella velocità di fase dell’onda superficiale (R/L)con la frequenza; occorre tuttavia tenere in con-siderazione che il fenomeno fisico della disper-sione esiste anche in un mezzo omogeneo perquanto riguarda le onde Rayleigh ma non perquelle di Love. Infatti, per la formazione di que-ste ultime, è necessaria la presenza di una stra-tificazione della VS o di un gradiente verticale diVS con la profondità, cioè di eterogeneità verti-cale. In mezzi verticalmente omogenei, le ondeRayleigh si propagano a velocità VR costante,mentre le onde di Love non esistono. Occorre inoltre ricordare che le onde superficiali,essendo frutto di interferenza costruttiva dionde P e S, sono anche multi-modali, cioè puònon esistere una corrispondenza biunivoca trafrequenza e velocità di fase, in quanto possonocoesistere diverse velocità di fase per una stessafrequenza. La velocità di fase più bassa costitui-sce il modo fondamentale, che è quello che vienecorrentemente utilizzato per dedurre il modello1D di velocità VS.La curva di dispersione, illustrata in Figura 2a,mostra gli andamenti di variazione dell’ampiezzadi tre fasi sismiche di onde R, di lunghezza

d’onda crescente, con la profondità in un mezzoelastico ed eterogeneo, mentre in Figura 2b, siriporta l’andamento tipico del modo fondamen-tale di una curva di dispersione, espressa intermini di variazione di velocità di fase (VR) conla frequenza. Si noti che ogni punto sulla curvadi dispersione corrisponde alla massimaampiezza (energia) di una determinata fasesismica (R), caratterizzata da una specifica lun-ghezza d’onda. Si ricordi che la lunghezza d’onda (λ), definitadall’eq. 1, note la frequenza, f, e la VR, fornisceuna buona stima della profondità interessatadalla propagazione della specifica fase sismica(vede eq. 3 e 4 per la stima della profondità diesplorazione).

Il fattore chiave che consente l’impiego delleonde superficiali a fini della ricostruzione delsottosuolo, è che sono dispersive (Figure 2a,b),cioè, la velocità di propagazione delle diversefasi sismiche è funzione della frequenza dellestesse. Questo fenomeno fa sì che la profonditàdi penetrazione di ciascuna fase di onda Ray-leigh o Love è proporzionale alla sua lunghezzad’onda. Onde Rayleigh/Love, a corta lunghezzad’onda portano dunque informazione geofisicalegata ad una porzione di terreno più superfi-ciale rispetto alle lunghezze d’onda maggiori, edi conseguenza viaggiano di norma a velocità VRpiù basse (Fig. 4). In un mezzo omogeneo la VRè espressa dall’eq. 2 (Stokoe e Santamarina,2000).

(eq. 2a)

(eq. 2b)

dove,VR: velocità di fase delle onde Rayleigh,VS: velocità di propagazione dell’onda di taglio,υ: rapporto di Poisson (valore medio di 0.25 per

rocce crostali; >> 0.25 per sedimenti incoe-renti; valore massimo: 0.5 per i fluidi).

ABU ZEID, BIGNARDI, ORATELLI, DALL’OLIO, SANTARATO

Figura 3. Significato della dispersione di onde superficiali in unsottosuolo eterogeneo. Ondine di R/L raggiungonoprofondità diverse in funzione della propria equenzaportando informazioni sulle caratteristiche dinamiche deiterreni. Vs, Vp, ρ: proprietà elastiche del modello.

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INDAGINI SISMICHE SPEDITIVE (ATTIVE) PER LA CARATTERIZZAZIONE DINAMICA DEL SOTTOSUOLO IN AREE URBANE

Pertanto, la VR dipende essenzialmente dalla Vs,la quale a sua volta in genere dipende dal tipo egrado di compattazione del terreno che, tipica-mente, cresce con la profondità. I massimi valoridi ampiezza (o massimi spettrali) corrispondonoad una profondità compresa tra 1/3-1/5 *λ. I limiti minimi e massimi di frequenza dellacurva di dispersione e dei medesimi valori di VRindicano di fatto la profondità minima e massimadei sismo-strati interessati dalla propagazione dionde dispersive (R/L). Queste profondità pos-sono essere calcolate, in maniera approssimativa,dalle eq. 3 e 4:

(eq. 3)

(eq. 4)

Se un sottosuolo presenta eterogeneità lateralicaratterizzate da contrasti di impedenza ela-stica (prodotto della velocità VS per la densità),la propagazione del treno di onde elastiche (P,S e superficiali) subisce delle modifiche. Studi teorici condotti su modelli sintetici di sot-tosuolo con forte eterogeneità laterale, come lapresenza di una rampa (Figura 5: Bignardi etal., 2014), che potrebbe rappresentare un limitedi paleoalveo o bordo di scavo artificiale, hannoportato alla conclusione che le modifiche alcampo d’onda delle onde R saranno massime selo stendimento sismico è centrato sull’eteroge-neità, viceversa, l’influenza sarà minima se lostendimento la sfiora (Shtivelman, 2002). Que-sta conclusione supporta l’idea proposta inquesto lavoro ovvero di acquisire i dati lungoprofili continui, proprio per mappare le attesevariazioni laterali della VS. Osservando, in Figura 5b, lo spettro di disper-sione f-VR ottenuto da un modello a rampatramite un ipotetico profilo sismico di tipoMASW, si evidenzia quanto segue:(1) addensamento dei punti di dispersione in

una fascia intorno al modo fondamentale,(2) presenza di ulteriori punti di dispersione di

frequenza simile e velocità di fase (VR) dif-ferente. Essi identificano, in generale, porzioni deimodi superiori di propagazione. La possibi-lità di utilizzare questi punti, opportuna-mente filtrati, in base alla quantità dienergia posseduta rispetto a quella mas-sima, che di norma è associata al modo fon-damentale, permette la ricostruzione di unapseudo-sezione 2D della variazione della

a b

Figura 4. Variazione dell’ampiezza normalizzata della componenteverticale delle diverse lunghezze d’onda di onde di Rayleighcon la profondità.

Figura 5. (a) modello sintetico di sottosuolo eterogeneo; e (b) spettro dei punti di dispersione (blu) ottenuti. Linee verticali (colore verde):punti di dispersione caratterizzati da equenza simile e valori diversi di VR.

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velocità VR nel volume investigato, pertutte le copie di geofoni, dal profilo sismicodi tipo MASW.

In questa nota è stata utilizzata la tecnica(MASW), che consiste nell’utilizzare una sorgenteimpulsiva artificiale e Re.Mi. ‘Refraction Micro-tremors’ che sfrutta il rumore sismico ambientale.I segnali sismici vengono acquisiti, in entrambii casi, per mezzo di uno stendimento lineare digeofoni, la cui lunghezza corrisponde a circa ildoppio della profondità di indagine richiesta.Il risultato finale consiste nella distribuzioneverticale della VS, sotto lo stendimento, in ter-mini di strati piano-paralleli, dalla quale è poifacile calcolare la VS30 (o VS_eq) come media pe-

sata. Questo modello può però risultare tropposemplificato qualora siano presenti nel sotto-suolo anche variazioni laterali della VS, peraltrocomunissime in aree alluvionali, dove il cambiodi litologie a diversa risposta elastica può tal-volta avvenire su distanze inferiori alla lun-ghezza dello stendimento. Diviene dunque dicruciale importanza la valutazione della sua va-riabilità laterale locale, oltre che verticale, inparticolare in quei centri abitati in cui, per la li-mitata accessibilità alle indagini, sia dirette cheindirette, tale informazione risulta assente. Comeè stato detto in precedenza, il problema dellapresenza di eterogeneità laterali modifica le ca-ratteristiche di propagazione del campo d’onda,che si traducono in salti di energia elastica versoi cosiddetti, modi superiori. Questi salti, ridu-cono l’energia del modo fondamentale rendendo

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a

bc

b

a

Figura 6. (a) sismogramma prova MASW, (b) spettro di dispersionedi onde Rayleigh di un profilo sismico tipo MASWacquisito su un terreno che presenta forti variazionilaterali. Si noti il salto di energia dal modo fondamentaleal primo superiore (cerchio).

Figura 7. (a) ubicazione del profilo sismico (riazione onde P eOnde R), (b) sezione 2D di velocità onde P del sottosuoloinvestigato, (c) spettro di dispersione di onde di Rayleigh.Si noti il salto di energia dal modo fondamentale al primosuperiore (cerchio).

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zione della profondità del sismo-strato ‘bedrock’ad alta velocità (Vp). La curva di dispersione dionde R, ottenuta per lo stesso profilo, è riportatoin figura 7c, dove è evidente la presenza di saltidi modi. Ciò viola il vincolo imposto dall’utilizzodi algoritmi 1D. Una soluzione al problema puòavvenire mediante il ricorso a molte prove si-smiche in foro, a profili di sismica a riflessionebasate sulle onde SH o all'utilizzo di algoritmi diinversione basati su modelli bi-dimensionali.Purtroppo questo ultimo tipo di algoritmi è an-cora a livello di ricerca scientifica, quindi non èdi uso comune a livello professionale.Una terza tipologia di esempio di sottosuolo ete-rogeneo si presenta in ambiente di pianura allu-vionale. Consideriamo per esempio la sezionelitostratigrafica ricavata da informazioni dirette(sondaggi meccanici e penetrometrie) nella partemeridionale del centro storico della città di Fer-rara, lungo il Fiume Volano (Fig. 8a,b). Nella se-zione litostratigrafica (fig. 8b, Stefani et al.,2019) sono presenti forti eterogeneità locali do-vuti a variazioni litologiche nei primi 30 metri.

difficoltosa, se non impossibile, la sua identifi-cazione sullo spettro di dispersione. Un esempiodi questo comportamento è riportato in Figura6a,b, dove a causa della presenza di forte varia-zione laterale nel sottosuolo, dovuta alla pre-senza di cavità sotterranea a profonditàsub-superficiale, la continuità del modo fonda-mentale della curva di dispersione è interrotta el’energia elastica si è trasferita al primo modosuperiore. In questo specifico caso la procedurastandard di inversione della curva è evidente-mente fuori luogo, in quanto il modo fondamen-tale si interrompe. Un’altra tipologia di sottosuolo lateralmente ete-rogeneo è quella dovuta a terreni interessati dadissesti idrogeologici (frane: Figura 7a,b,c). InFigura 7a, è riportata l’ubicazione del profilosismico E1-E (onde ‘P’), effettuato lungo il ver-sante dove è stata identificata una paleo-franaubicata nell’Appennino bolognese. Il modellosismico ottenuto (Fig. 7b) mostra in modo chiarola presenza di forte eterogeneità laterale, tra leprogressive 34-40 m, rappresentata dalla varia-

a

b

Figura 8.(a) ubicazione della sezione litostratigrafica nella parte meridionale del centro storico di Ferrara, lungo il F. Volano(modificato da Stefani et al., 2019) ed illustrata in (b). Le linee nere spesse verticali delimitano l’area investigata con unprofilo sismico (onde R). AES8a: Unità di Modena, AES8: Subsintema Ravenna, AES7: Subsintema di Villa Verrucchio.

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I primi 20 metri sono costituiti prevalentementeda sedimenti coesivi lateralmente passanti a limie sabbie ed appartengono al Subsintema di Ra-venna, AES8. Nella parte superficiale si trovanoi sedimenti recenti appartenenti all’Unità di Mo-dena AES8a. La base del Subsintema di Ravenna,AES8, presenta una netta discontinuità strati-grafica, estesa a livello regionale, corrispondenteal tetto delle sabbie fluviali singlaciali di tessi-tura medio-grossolana (Subsintema di Villa Ver-rucchio, AES7). Essi sono composti da depositisabbiosi di riempimento di canale fluviale che

formano corpi compositi a geometria nastri-forme, spessi fino a 13 metri. Lateralmente i de-positi grossolani passano a depositi fini ditracimazione fluviale e presentano evidenti va-riazioni litologiche che violano il concetto 1D,su cui si basano tutti gli algoritmi utilizzati perl’inversione 1D delle curve di dispersione. Peral-tro la condizione di sottosuolo eterogeneo, illu-strata nel dettaglio della Figura 8b, è certamentecomunissima nella pianura alluvionale padana,in particolare di quella emiliano-romagnola, sog-getta ad un significativo rischio sismico.

a

b

Figura 9.a) mappa della distribuzione del parametro Vs30, nel territorio della Provincia di Ferrara. La mappa è stata compilatautilizzando tutti i dati di prove sismiche sperimentali già disponibili e specificatamente acquisiti dagli autori fino all’anno 2012; b) mappa della distribuzione delle categorie sismiche di sottosuolo nel territorio della Provinica di Ferrara in base ai valoridella Vs30.

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Come accennato sopra, l’informazione contenutanelle onde di Rayleigh è strettamente locale.Tenendo conto di questo fatto, è stato sviluppatodagli autori uno specifico algoritmo, denominatoDIPL (Direct Interpretation of Phase Lags – DIPL(Bignardi et al., 2016; Abu Zeid et al., 2019), percaratterizzare le variazioni laterali della VR. Que-sto algoritmo è in grado di analizzare in tempirapidi l’insieme di tutte le acquisizioni MASWlungo un profilo a più basi, consentendo di rico-struire, immediatamente dopo l’acquisizione, ladistribuzione laterale e verticale della VR , fino aduna profondità almeno pari alla metà della lun-ghezza della singola base di acquisizione. Ilrisultato che si ottiene è una pseudo-sezione, inquanto l’ordinata non è la profondità, ma un’op-portuna frazione della lunghezza d’onda (eq. 1,Figura 2a); in questo modo si ottiene una rapidae realistica valutazione dell’eventuale presenza divariabilità laterale, nonchè della sua posizionelungo il profilo investigato, e quindi di sceglierequali basi sismiche singole insistono su un sot-tosuolo almeno approssimativamente 1D, dautilizzare appropriatamente per la stima delmodello 1D della VS e di conseguenza del calcolodella VS30.Ovviamente la pseudo-sezione fornisce ancheindicazioni utili per indirizzare le indagini/veri-fiche geotecniche puntuali.

Vediamo infatti come si presenta la carta delladistribuzione della VS30, compilata dagli autoriutilizzando sia i dati disponibili che raccoltifino al 2012 (Figura 9a). L’analisi della cartaconferma che le variazioni laterali osservati inFigura 8b, sono diffuse in tutto il territoriodella Provincia di Ferrara. “Last but not least”,come evidenziato in Figura 9b, la VS30 oscilla in-torno a 180 m/s, valore che la normative ita-liana ha fissato come limite tra terreni dicategoria sismica “C” e “D”, caratterizzati dadifferenti penalità. Tutte queste considerazioniportano dunque a dover considerare il problemadella corretta determinazione della VS30 in pre-senza di sottosuolo non 1D anche in aree di pia-nura alluvionale.

2. MATERIALI E METODI

2.1 MASW: modalità roll-alongfinalizzata alla ricostruzione di struttradi sottosuolo non 1D

Normalmente, la tecnica MASW richiede l’instal-lazione di un certo numero di geofoniverticali/orizzontali (onde R/L), con frequenzapropria f = 4.5 Hz, lungo uno stendimentolineare, la cui lunghezza è funzione della massimaprofondità d’indagine da raggiungere, (eq. 3, 4).

INDAGINI SISMICHE SPEDITIVE (ATTIVE) PER LA CARATTERIZZAZIONE DINAMICA DEL SOTTOSUOLO IN AREE URBANE

a b c

d

Figura 10.a) particolare del sistema land-streamer, durante la fase di acquisizione dati, b) dettagli dello schema di acquisizione dati inmodalità roll-along, c) particolare della piastra utilizzata per ospitare il geofono di tipo verticale o orizzontale, d) il sistemaland-streamer di una singola acquisizione. Numeri da 1-60: posizioni geofoniche.

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3. RISULTATI

3.1 Caso di studio: profilo sismico “Fieradi Ferrara”

Come caso di studio presentiamo qui, a titolo diesempio, i risultati ottenuti dall’elaborazione delprofilo sismico denominato “Fiera di Ferrara” (fi-gura 11). È stato acquisito un profilo compostoda 10 basi sismiche da 24 geofoni ciascuna, conpasso di 3 m, per una lunghezza della singolabase di 69 m, con avanzamento di 12 m ed off-set della sorgente sismica (mazza su piastra me-tallica) di 10 m, per una lunghezza totale di69+(12x9)=177 m. Il primo passo dell’elaborazione è stato l’applica-zione dell'algoritmo DIPL all'intero profilo. La re-lativa pseudo-sezione della VR è riportata nellaFigura 12b. Si noti la presenza di eterogeneità la-terale, marcata da distinti gradienti di variazioneverticale della VR, più intensi e disomogenei

verso entrambi gli estremi, meno intenso verso ilcentro. Sulla base di questo risultato, sono stateinvertite con la procedura 1D le basi di acquisi-zione al di sotto delle quali il sottosuolo si pre-senta, almeno approssimativamente, 1D. Sonostate scelte le basi iniziale, finale e quella cheinizia alla progressiva 76.5 m (figura 12a). In Fi-gura 12c, in linea rossa tratteggiata, è riportato ilmodello 1D, ottenuto con inversione 1D tramite ilsoftware SeisOpt ReMi™ (http://www.optimsoft-ware.com/), della base sismica iniziale. Si notinole inversioni di velocità, in particolare quella tra5 e 13 m di profondità.

d

b

a

Figura 11. Ubicazione dei siti test dove sono stati acquisiti i profiliMASW con modalità roll-along utilizzando il land-streamer. Cerchio nero: profilo eseguito nell’area dellaFiera di Ferrara; cerchi rossi: altri profili.

Figura 12. (a) modelli di velocità delle onde S ottenuti dall’inversionedelle singole curve di dispersione e posizionati allaprogressiva corrispondente al centro del singolostendimento, relativi alle basi di acquisizione iniziale, trale progressive 40.5, 82.5 e 130.5m (b) pseudo-sezione 2Ddella velocità delle onde di Rayleigh, (c) cononto profiliVs ottenuti da prova sismica MASW (linea tratteggiata dicolore rosso e da prova SCPTu, (d) ubicazione profiloMASW-02. Frecce: sismo-strati caratterizzati da bassivalori di Vs (inversione di velocità).

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INDAGINI SISMICHE SPEDITIVE (ATTIVE) PER LA CARATTERIZZAZIONE DINAMICA DEL SOTTOSUOLO IN AREE URBANE

Queste inversioni di velocità sono riscontrate daanalogo risultato di una prova SCPTu eseguitanelle immediate vicinanze, riportato in lineacontinua nella stessa Figura 12c. Il modello diquesta base di acquisizione è riportato, in formadi colonna stratigrafica, in Figura 12a, insiemecon quelli delle altre due basi di acquisizione se-lezionate. Sopra ciascun modello è riportato il ri-spettivo valore della VS30. Si noti che la baseposta a circa metà del profilo fornisce una VS30 aldi sotto di 180 m/s, valore che, lo ripetiamo, co-stituisce il limite tra i terreni di categorie sismi-che C e D. Dunque, in poche decine di m sisuccedono terreni di categorie sia C che D.Nella pseudo-sezione di VR (figura 12b) le inver-sioni di velocità non vengono viste, in conside-razione del fatto che tale inversione non ènecessariamente evidente in termini di VR.

4. CONCLUSIONI

Il lavoro presentato in questa nota ci sembra for-nire dunque un concreto contributo per una cor-retta ed approfondita microzonazione sismica an-che in centri abitati, in quanto consente l’indi-viduazione di variazioni laterali, oltre che verti-cali di VS, a livello di singolo edificio. Le possi-bilità offerte dall’impiego della modalità land-strea-mer di poter acquisire dati MASW in aree urbane,permettono di ridurre il tempo di occupazione, mi-nimizzando il disagio per la cittadinanza, e di ri-cavare informazioni sulle caratteristiche dinami-

che del sottosuolo in maniera del tutto non-in-vasiva e rapida. Probabilmente una delle limita-zioni d’uso del land-streamer è la necessità di ave-re dei tratti rettilinei liberi lunghi almeno 80 m,necessari a mantenere una profondità d’indagineconsistente con una adeguata valutazione dellaVS30. Tuttavia, la possibilità di poter ottenere unapseudo-sezione 2D di VR, direttamente in situ, con-sente sia di pianificare ulteriori indagini sismichee/o di localizzare al meglio i punti di indagini di-rette, che di interpolare spazialmente le infor-mazioni già disponibili sul sottosuolo. Infine, lametodologia di lavoro qui presentata si presta beneper indagini in aree urbane anche pavimentate ela sua velocità d'esecuzione assieme alla totalenon-invasività, alla loro possibile ripetizionenel tempo, a scopo di monitoraggio delle carat-teristiche meccaniche del sottosuolo.

5. RINGRAZIAMENTI

Questo lavoro è stato cofinanziato dal MIUR, nel-l’ambito dei progetti SMART Cities and communi-ties, CLARA n. SCN00451: CLoud plAtform and smartunderground imaging for natural Risk Assessment, dal-le Amministrazioni della Provincia di Ferrara e Co-munali di Ferrara, Bondeno, Argenta e Comacchiodelle quali si vuole ringraziare il personale del ser-vizio di protezione civile. Infine, un particolare rin-graziamento ai laureandi del Dipartimento di Fisi-ca e Scienze della terra, Università di Ferrara, chehanno collaborato nella fase di acquisizione dati.

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1. INTRODUZIONE

La monumentale fortezza di San Leo è situatasulla sommità di una placca rocciosa rigida, aforma rettangolare, “galleggiante” su un mare diargille. Per questa sua particolare conformazionegeomorfologica, la rupe è stata da secoli oggettodi continui crolli che ne hanno ridotto le dimen-sioni come testimoniato in diversi documentistorici.Naturalmente, i vari dissesti che si sono succe-duti nel tempo hanno messo a dura prova lapresenza dell’uomo. La stessa fortezza ha subitonei secoli importanti ferite; citando solo glieventi più recenti tra il 1930 e il 1962 la for-tezza ha perso pezzi importanti della sua origi-naria struttura in corrispondenza dello spigolosud-est della rupe. Ancora più recentemente sisono manifestati due importanti crolli sul ver-sante nord della rupe: un primo episodio nel2006 che ha coinvolto circa 50.000 m3 di rocciae un secondo evento nel 2014 con il crollo dicirca 330.000 m3.

Dopo il passaggio di San Leo dalla Regione Mar-che alla Regione Emilia-Romagna, assieme aglialtri sei comuni dell’Alta Valmarecchia, e la presain carico dell’ex Servizio tecnico di bacino Ro-magna (oggi Servizio Area Romagna dell’Agenziaregionale per la sicurezza del territorio e la pro-tezione civile), sono state avviate le prime veri-fiche sulla fortezza e sulla rupe in generale perindividuare le criticità più urgenti in termini divulnerabilità e rischio idrogeologico e questo giàprima del noto crollo del febbraio del 2014.Tra le varie criticità è risultato il muro di conte-nimento del 3° piazzale della fortezza che si af-faccia sul versante est della rupe e la porzione diparete rocciosa sottostante su cui è fondato ilmuro stesso. È stato pertanto stanziato un fi-nanziamento dalla Regione Emilia-Romagna fi-nalizzato al consolidamento del muro e dellaparete e, prima dell’intervento, è stata avviatauna campagna geognostica consistita nell’esecu-zione di indagini dirette mediante sondaggi a ca-rotaggio continuo e di indagini geofisiche contomografia geoelettrica e prospezione georadar.Obiettivo di questa pubblicazione è quello di il-lustrare i risultati delle indagini con particolareriguardo verso la prospezione georadar. Tale me-todologia investigativa si è rivelata altamentestrategica nella progettazione dell’intervento diconsolidamento del muro di contenimento dellafortezza e nell’esecuzione dei lavori.

2. GEOMORFOLOGIA E GEOLOGIADELLA RUPE

L’abitato di San Leo e la storica fortezza sorgonosu una rupe situata nella valle del fiume Marec-

IL RUOLO DELLA PROSPEZIONEGEORADAR NEI LAVORI DICONSOLIDAMENTO DEL MURO DEL 3° PIAZZALE DELLA FORTEZZADI SAN LEO (RN)A.E. BRACCI1, C. LUCENTE2, G. MAINARDI3, D. PERACCINI4, S. SAMMARINI5

1 Fisico, libero professionista2 Geologo, funzionario del Servizio Area

Romagna – Rimini Agenzia regionale per lasicurezza del territorio e la protezione civile

3 Ingegnere, libero professionista4 Geologo, libero professionista5 Ingegnere, funzionario del Servizio Area

Romagna – Rimini Agenzia regionale per lasicurezza del territorio e la protezione civile

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chia, all’estremità meridionale della Regione Emi-lia-Romagna (Figura 1).La Rupe di San Leo costituisce un minuscololembo di successione epiligure della Coltre dellaVal Marecchia che si è depositata nel corso delMiocene sulle unità geologiche più antiche, leunità liguri della Coltre stessa, durante la suamigrazione da ovest verso est (unità alloctone)sormontando la Successione Umbro-marchi-giana-romagnola in posizione autoctona (Rug-geri, 1958; Ricci Lucchi & Ori, 1985; De Feyter,1991; Conti, 1994; Roveri et al., 1999; Lucenteet al., 2002).La placca rocciosa di San Leo, che si eleva aduna quota di 590 m s.l.m., assume una forma ret-tangolare lunga 600 m, in direzione ovest-est elarga 500 metri, in direzione nord-sud (Figura 2).Le pareti rocciose ai margini della rupe si pre-sentano subverticali e in alcuni casi aggettanti,con altezze che raggiungono i 100 metri, mentrele aree circostanti caratterizzate da terreni ar-gillosi profondamente incise da piccoli corsi d’ac-qua: il fosso Campone e il fosso Seripa, checonfluiscono nel torrente Rio Maggio, affluentedi destra del fiume Marecchia.La geologia locale è condizionata dalla presenzadella rupe rocciosa, costituita dalla F.ne di SanMarino, prevalentemente calcarea, e dalla F.ne diMonte Fumaiolo, prevalentemente arenacea (ri-spettivamente SMN e MFU in Figura 3). Tali for-

mazioni sono parte della successione epiligure.La F.ne di San Marino affiora nella porzione nord-orientale della placca caratterizzando la pareteest e nord della rupe. La F.ne di Monte Fumaiolooccupa, invece, la porzione sud-occidentale dellaplacca, caratterizzando per gran parte la pareteovest e sud della rupe. Il substrato argilloso sucui poggia la rupe appartiene invece alle ArgilleVaricolori (Figura 3) formazione basale delle unitàLiguri in Alta Val Marecchia, intensamente defor-mata e caotica e dalla tipica struttura “scagliosa”.Nelle pareti rocciose perfettamente esposte si ap-prezza la complessità geologica della rupe dove le

Figura 2. La placca rocciosa quadrangolare di San Leo vista dasatellite (Google Earth) “galleggiante” sui terreni argillosicircostanti. Nello spigolo nord-est sono visibili i segni delcrollo del 2014.

Figura 1. Localizzazione dell’area di indagine all’interno del territorio provinciale di Rimini lungo la valle del fiume Marecchia.Vista aerea della rupe di San Leo con in evidenza la parete est, oggetto dell’intervento di mitigazione del rischio idrogeologico.

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unità litostratigrafiche affioranti (membri dellaF.ne di San Marino e della F.ne del Monte Fuma-iolo) sono caratterizzate da geometrie lenticolarie contatti stratigrafici discontinui e discordanti.Tale complessità è determinata dalla presenza distrutture tettoniche (faglie) sin e post-sedimen-tarie (Landuzzi et al., 2018) che dislocano l’am-masso roccioso caratterizzato, fra l’altro, dadiversi sistemi di discontinuità strutturale (Lu-cente, 2015; Borgatti & Lucente, 2018).A causa del contesto geologico e geomorfologicoin cui si colloca, la Rupe di San Leo presenta unamarcata predisposizione al dissesto idrogeolo-gico. Su tutto il perimetro della rupe sono pre-senti segni di testimonianze di frane che vannodal semplice distacco di piccole porzioni di roc-cia al crollo di imponenti masse rocciose. Il con-trasto di rigidità tra la placca rocciosa calcarea ecalcarenitica e il substrato argilloso porta a uncomplesso stato di sforzo nella rupe e ad unaprogressiva apertura di quelle fratture disposteall’incirca parallelamente alle pareti ai marginidella placca. Scivolamenti e colate nel substratoargilloso e nei depositi che lo ricoprono, deter-minati dall’azione erosiva dei fossi Campone eSeripa su materiali disgregati e alterati, produ-cono ampie cavità al contatto tra la placca roc-ciosa e le argilliti. Viene così a mancare una base

di appoggio a porzioni importanti dell’ammassoroccioso con conseguenti crolli per scalzamentoal piede. Ciò è quanto avvenuto con il recentecrollo del 2014 lungo il versante nord della rupedi San Leo che ha coinvolto un volume di rocciapari a 330.000 m3 e ha generato un arretramentodel ciglio della parete di circa 30 metri (Figura 4;Lucente, 2015).

Figura 3. Panoramica della Rupe di San Leo da NNW ( foto Belli 1920-1930). La foto, precedente ai crolli del 2006 e del 2014,mostra l’intera successione epiligure affiorante a San Leo rappresentata dai tre membri della F.ne di San Marino (SMN1,SMN2 e SMN3) e da un solo membro della F.ne del Monte Fumaiolo (MFU1)). Nella fascia calanchiva sottostante la rupeaffiorano le Argille Varicolori (da Landuzzi et al., 2018). La suddivisione in membri fa riferimento alla stratigrafiariportata nella cartografia geologica regionale - progetto CARG.

Figura 4. Panoramica della ana del 2014 che ha coinvolto lospigolo nord-est della Rupe di San Leo ( foto di C.C.Lucente, foto di copertina Dissesto Idrogeologico in Italia:pericolosità ed indicatori di rischio, Edizione 2018,ISPRA, Rapporti 287/2018).

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3. IL DISSESTO DEL MURO DEL 3°PIAZZALE DELLA FORTEZZA E DELLASOTTOSTANTE PARETE ROCCIOSA

Nelle prime ricognizioni eseguite sul muro del 3°piazzale della fortezza di San Leo che si affacciadirettamente sul versante est della rupe e la sot-tostante parete rocciosa, da cui si eleva il murostesso, erano emersi chiari elementi di criticitàper ragioni di sicurezza.I rilievi eseguiti sull’opera muraria di conteni-mento del piazzale superiore del forte avevanoevidenziato uno stato di degrado per la completaalterazione della malta cementizia che predispo-neva i conci lapidei del paramento esterno a ce-dimenti e crolli (Figure 5 e 6). Erano stateindividuate diverse zone del fronte murario sog-gette a crolli, dove le zone ammalorate erano

state indicate con la sigla M. Complessivamentesi contavano 11 punti (nicchie) soggetti acrollo. Nel caso delle lesioni M9 e M10 è statainteressata la roccia di fondazione dell’operamuraria determinando lo scalzamento basale delmuro. Le lesioni relative al punto M10 erano ap-parse piuttosto gravi anche in relazione alla di-sposizione a franapoggio delle discontinuità(fratture) che ha determina una conformazionemorfologica a “sbalzo” delle strutture murariesoprastanti. Al contatto tra l’ammasso rocciosoe l’opera muraria sono stati rilevati aloni di umi-dità e talora modesti stillicidi (vedi aree M3, M6e M7). Comunque, a parte le zone di ammalora-mento individuate, non erano state rilevate evi-denti segni di “spanciamento” della strutturamuraria. Accanto ad una dettagliata analisi delle condi-zioni del muro, anche la parete rocciosa sotto-stante il muro della fortezza è stata sottopostaad accurate valutazioni (Figura 5). Sulla scortadi un’approfondita analisi geo-strutturale del-l’ammasso roccioso erano state individuate 7porzioni discrete della parete rocciosa valutatecome suscettibili di crolli e che direttamente oindirettamente potevano interferire con la sta-bilità dell’opera muraria di contenimento del 3°piazzale della fortezza. La geometria di tali vo-lumi è governata dall’andamento dei principalisistemi di frattura individuati dall’indagine geo-strutturale. In generale, il sistema parietale K1isola a tergo i cunei rocciosi, mentre il sistemaK2 generalmente delimita i blocchi rocciosi ailati (preferibilmente sul lato sud); infine, il si-stema K3 delimita al tetto e alla base i blocchirocciosi, promovendo la marcata disarticolazionedella roccia.

4. LAVORI DI CONSOLIDAMENTO EINDAGINI GEOGNOSTICHE

Per evitare la progressione del dissesto con con-seguente pericolo di stabilità globale dell’operadi contenimento del piazzale superiore della for-tezza, si è provveduto alla redazione di specificoprogetto per il consolidamento del muro di con-tenimento e di alcune porzioni della parete a ri-schio di crollo.

Figura 5. Le criticità individuate nel paramento del muro del 3°piazzale della fortezza (sigla M) e nella sottostante pareterocciosa (sigla V). Da rilievo in parete del geologorocciatore M. Di Giusto (2010).

Figura 6. Danni al paramento del muro del 3° piazzale dellafortezza.

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Per l’esecuzione dell’intervento si è ricorso al-l’ausilio di un ponteggio sospeso (Figura 7).Per il consolidamento del muro di conteni-mento e la messa in sicurezza del piazzale so-prastante, oltre a lavori di sistemazione delparamento murario (pulizia, scarnitura, stucca-tura e ripresa in breccia della muratura) e allaposa di dreni suborizzontali alla base del muroper la raccolta e l’allontanamento dell’acqua,sono stati messi in opera complessivamente n.40 tiranti di stabilizzazione attivi (a 5 trefoli)e passivi (barre in acciaio, Figura 7c) ancoratialla roccia retrostante e la cui testata è statarealizzata a scomparsa con ripristino della tes-situra muraria esistente. L’intervento di mitiga-zione del rischio è stato completato con ilconsolidamento di alcune porzioni di parete

rocciosa partendo dalle indicazioni fornite dallostudio geo-strutturale. Per il rafforzamento cor-ticale della parete sono stati impiegati pannellidi rete in funi di acciaio e ancoraggi profondi inacciaio, al fine di prevenire e limitare il di-stacco e il cedimento di elementi lapidei alte-rati e in precarie condizioni di stabilità. Dovendo rinforzare il muro mediante tiranti ed an-coraggi ed essendo nota l’esistenza di alcune ci-sterne dietro il paramento murario e al di sottodel piazzale superiore della fortezza, è stato av-viato uno specifico rilievo di dettaglio dei vaniipogei ricorrendo ad un’accurata indagine geofi-sica (georadar e misure geoelettriche con elabo-razione tomografica) per: 1. evitare di intercettarei suddetti manufatti nel corso delle perforazionie, ovviamente, 2. verificare lo stato della roccia

BRACCI, LUCENTE, MAINARDI, PERACCINI, SAMMARINI

a

c

b

Figura 7. a) Panoramica del ponteggio sospeso realizzato per l’esecuzione dell’intervento di consolidamento del muro del 3° piazzale; b)operazioni di posa di tiranti attivo; c) schema posizione dei tiranti attivi e passivi (ancoraggi) realizzati per il consolidamentodel muro.

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per l’ancoraggio dei tiranti. Accanto alla prospe-zione geofisica con georadar sono stati eseguitin. 3 sondaggi a carotaggio continuo per verifi-care la presenza e la profondità del substrato roc-cioso integro in cui ancorare i tiranti. Gli stessisondaggi sono serviti come elemento di taraturadel rilievo georadar.

5. PROSPEZIONE GEORADAR5.1 Metodologia

Il metodo, introdotto in Italia nel 1983 da unodegli autori (Antonio E. Bracci), è basato sulprincipio della propagazione di impulsi elettro-magnetici nei materiali e sulla loro riflessione incorrispondenza delle superfici di discontinuitàdovute a variazioni di permettività dielettricache generalmente, in questo contesto, è rappre-sentata dalla costante dielettrica dei materialiinvestigati.Il principio di funzionamento delle strumenta-zioni georadar utilizzate (SIR-3000 e SIR-2 pro-dotte dalla GSSI, USA) può essere sinteticamentedescritto nel modo seguente (Figura 8): l’acqui-sizione dei dati avviene facendo scorrere un’an-tenna ricetrasmittente sulla superficie delterreno da investigare; nell’unità centrale sonogenerati dei segnali ad intervalli regolari che ser-vono a sollecitare i circuiti elettronici dell’an-tenna trasmittente; da questa sono irradiati degliimpulsi elettromagnetici che, propagandosi at-

traverso i materiali, vengono riflessi in corri-spondenza delle interfacce di entità dielettrichediverse. Gli eventi riflessi sono captati dall’ele-mento ricevente e inviati nell’unità centrale.Lo strumento consente di visualizzare su displayil radargramma registrato in tempo reale e si-multaneamente memorizza i dati su disco rigidoper la successiva elaborazione al computer conopportuno software. Lo scopo fondamentale deltrattamento digitale dei dati al computer èquello di migliorarne l’aspetto tramite operazionidi filtraggio, normalizzazione, amplificazione,ecc. al fine di semplificare la lettura e quindi l’in-terpretazione delle eventuali anomalie. Sull’asse orizzontale dei radargrammi sono vi-sualizzate le progressive metriche della linea re-gistrata mentre su quello verticale si trovano itempi di percorso in andata e ritorno dei tragittiriflessi (Figura 9).La risoluzione orizzontale dei segnali è inversa-mente proporzionale alla velocità di spostamentodell’antenna e la risoluzione verticale è diretta-mente proporzionale alla frequenza centrale degliimpulsi emessi. L’intensità degli eventi riflessi è tanto più fortequanto il contrasto fra le variazioni dielettricheè maggiore. La profondità d’indagine non può essere stabi-lita a priori ma dipende dall’assorbimento del-l’energia elettromagnetica da parte dei materialiin cui essa si propaga e quindi dalla natura deimezzi attraversati, dallo stato fisico degli ele-menti che li compongono e da fattori ambientalie/o locali quali la temperatura, l’umidità, la pre-senza di cavità, ecc.

Figura 8. Principio di funzionamento del metodo georadar.

Figura 9. Esempio di radargramma.

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Inoltre, l’obiettivo della prospezione e la profon-dità di penetrazione sono vincolati alla lun-ghezza d’onda degli impulsi: se una strutturasepolta ha dimensioni molto piccole, essa vienerilevata soltanto con segnali di brevissima du-rata la cui elevata attenuazione a livello energe-tico ne limita però la penetrazione. In sintesi, antenne con frequenze alte consen-tono una buona risoluzione fino a modeste pro-fondità mentre antenne con frequenze basseoffrono un dettaglio relativamente inferiore, mapermettono una maggior estensione di misuradal piano campagna.Le antenne maggiormente utilizzate per indaginigeoradar sono elencate in Tabella 1.La ricostruzione della sezione radarstratigrafica(conversione tempi-profondità) viene effettuataapplicando ai tempi di riflessione i valori dellevelocità di propagazione relativi alle costantidielettriche, dei materiali investigati, con l’even-tuale supporto di tarature dirette.La velocità media di propagazione delle ondeelettromagnetiche è legata alla costante dielet-trica dalla seguente relazione:

dove C = 0.300 m/nsec (velocità della luce nelvuoto) ed er è la costante dielettrica relativa delmateriale normalizzata a quella dell’aria.

BRACCI, LUCENTE, MAINARDI, PERACCINI, SAMMARINI

La presenza di acqua o umidità nei materiali inesame comporta un aumento della costante die-lettrica relativa (vedi incremento della condutti-vità) e quindi una diminuzione della velocitàdegli impulsi elettromagnetici.La conoscenza della costante dielettrica relativaè utile per determinare il tipo di materiale inve-stigato e del suo grado di saturazione (vedi ta-bella alla pagina seguente).Si fa presente che i radargrammi rendono evi-denti i livelli riflettenti ed eventuali anomalieelettromagnetiche, dandone indicazioni quanti-tative e non qualitative. La definizione di tali anomalie viene fornita nellafase d’interpretazione dei dati, in base alla tipo-logia (es. forma dell’oggetto che ha provocato lariflessione) e alla continuità planimetrica di echiidentici o assimilabili.

Tabella 1.Caratteristiche Antenne GPR.

Tabella 2.Materiali, resistività e costante dielettrica.

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5.2 Modalità esecutive dellaprospezione georadar

La prospezione è stata articolata come segue:1. Acquisizione dati con parametri definiti nel

corso di prove preliminari in sito, utilizzandoapparecchiature georadar GSSI SIR-3000 eSIR-2 munite di antenne monostatiche confrequenza centrale degli impulsi elettroma-gnetici da 500, 270 e 100 MHz (Figura 10). Le linee georadar sono state acquisite duevolte nei due versi di percorrenza in andata eritorno per registrare al meglio gli eventi ri-flessi compresi nell’angolo dei 90° di azionedelle antenne.Le progressive di avanzamento sono state ri-

portate sui radargrammi tramite dispositivomanuale ogni due metri di percorso. Lo spo-stamento delle antenne è stato effettuato ma-nualmente.Le linee georadar sono state numerate da 1 a58, corrispondenti ai numeri di files d’identi-ficazione incisi sul disco rigido dell’apparec-chiatura. N. 26 linee (402 m di rilievo) sonostate registrate con l’antenna avente fre-quenza di 500 MHz, n. 12 linee (254 m) conl’antenna da 100 MHz e n. 20 linee (280 m)con l’antenna da 270 MHz per complessivi 864m lineari di rilievo georadar.L’ubicazione delle linee registrate è stata rile-vata con GPS differenziale collegata alla reteItalpos.

a b

c d

Figura 10. Foto acquisizione dati. a) Apparecchiatura Georadar SIR-2 con Antenne da 270 MHz e 100 MHz, b) Acquisizione dati conantenna da 270 MHz lungo una linea longitudinale al piazzale, c) Acquisizione dati con antenna da 500 MHz lungo unalinea trasversale al piazzale, d) Rilievo topografico degli allineamenti geofisici con GPS differenziale collegato alla rete Italpos.

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IL GEOLOGO DELL’EMILIA-ROMAGNA - n. 9-10/2020

I radargrammi sono stati parzialmente trattaticon software installato sull’apparecchiatura diregistrazione e analizzati in tempo reale sulmonitor dello strumento per un controllo diqualità speditivo. Successivamente i dati sonostati sottoposti al processing di routine de-scritto di seguito.

2. Elaborazione dei radargrammi tramite PC consoftware RADAN 7 mediante i seguenti pas-saggi: • horizontal scaling - normalizzazione delle di-stanze percorse con 100 scansioni/metro e512 campionamenti per scansione;

• reverse file – inversione del verso di regi-strazione durante il ritorno per rendere il ra-dargramma confrontabile con quelloregistrato in andata;

• background removal - attenuazione del ru-more coerente;

• filtering - filtraggio degli eventi di disturbo.3. Analisi dei segnali georadar con individua-

zione e annotazione della tipologia deglieventi anomali.

4. Interpretazione dei risultati ottenuti e attri-buzione delle tipologie dei segnali anomali

alle presunte cause che li possono aver gene-rati e rappresentazione delle stesse con ap-posita simbologia.

5.3 Risultati e discussione

Il rilievo georadar ha permesso d’individuarelungo le linee registrate, diverse anomalie im-putabili a differenti cause: vuoti locali, mate-riali di sottofondo rimaneggiati, solette armatee travetti di rinforzo, sottoservizi e cisterne in-terrate. Le anomalie riscontrate ed interpretatesono riportate in dettaglio in Figura 11 con re-lativa legenda.La presenza delle cisterne ha complicato notevol-mente il rilievo perché non ha consentito di otte-nere una continuità di propagazione degli impulsiradar. Per tali motivi, tenuto conto dell’importanzadello studio, è stata necessaria l’esecuzione di n.3sondaggi a carotaggio continuo per tarare i datiottenuti dall’indagine georadar. Con l’antenna da 500 MHz, in diversi casi, è statariscontrata la presenza di una maglia elettrosal-data di sezione ridotta che non ha alterato ilbuon esito del rilievo.

BRACCI, LUCENTE, MAINARDI, PERACCINI, SAMMARINI

Figura 11. Ubicazione delle linee e anomalie georadar con relativa legenda.

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IL RUOLO DELLA PROSPEZIONE GEORADAR NEI LAVORI DI CONSOLIDAMENTO DEL MURO DEL 3° PIAZZALE DELLA FORTEZZA DI SAN LEO (RN)

Questo trasduttore è servito per conseguire unrilievo molto dettagliato superficialmente ed inparticolare per l’ubicazione delle cisterne, deisottoservizi, delle anomalie locali e per rilevareil contatto tra materiale detritico di sottofondodel piazzale e la roccia sottostante fino a circa 2metri di profondità da piano campagna.L’antenna con frequenza da 270 MHz ha permessodi estendere la penetrazione del rilievo fino acirca 4 m dal p.c. e l’antenna da 100 MHz ha con-sentito di raggiungere la profondità di circa 8 m

sempre dal p.c., trascurando però il dettagliopoiché la maggiore lunghezza d’onda rispettoalle frequenze più alte, comporta una risoluzioneinferiore.Alcuni radargrammi esemplificativi, con relativainterpretazione, sono riportati in Figura 12.In Figura 13 è rappresentata la ricostruzionedelle isopache del contatto originario tra i ma-teriali di riporto costituenti il sottofondo delpiazzale e il tetto del substrato roccioso. La ri-costruzione deve intendersi verosimile e ottenuta

Figura 12. Esempi di radargrammi interpretati.

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IL GEOLOGO DELL’EMILIA-ROMAGNA - n. 9-10/2020

BRACCI, LUCENTE, MAINARDI, PERACCINI, SAMMARINI

Figura 14. Ubicazione sezioni radarstratigrafiche.

Figura 13. Isopache del contatto originario tra i materiali di riporto e il tetto del substrato roccioso.

zione della velocità degli impulsi georadar neimateriali eterogenei ed eterometrici di riportomolto rimaneggiati presenti nell’area di studio.In Figura 14 è riportata l’ubicazione delle sezioniradarstratigrafiche che vengono successivamente

estrapolando l’andamento del suddetto contattoladdove è stato individuato sui radargrammi, si-mulando l’assenza delle cisterne. Il valore dellaprofondità fornita è soggetto ad una tolleranzadi misura del +/- 15%, attribuibile alla varia-

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IL GEOLOGO DELL’EMILIA-ROMAGNA - n. 9-10/2020

IL RUOLO DELLA PROSPEZIONE GEORADAR NEI LAVORI DI CONSOLIDAMENTO DEL MURO DEL 3° PIAZZALE DELLA FORTEZZA DI SAN LEO (RN)

rappresentate tramite:• n. 7 sezioni radarstratigrafiche trasversali al

piazzale (Figura 15) denominate con le let-tere H, I, J, L’, L, L’’ ed M

• n. 2 sezioni radarstratigrafiche longitudinalial piazzale (Figura 16) ottenute dai radar-grammi delle linee 19-29 e 22-32 registraticon le antenne da 500 e 100 MHz.

Figura 16. Sezioni radarstratigrafiche longitudinali al piazzale.

Figura 15. Sezioni trasversali al piazzale.

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BRACCI, LUCENTE, MAINARDI, PERACCINI, SAMMARINI

Nelle sezioni sono riportati gli ingombri delle ci-sterne (le profondità interne sono state misuratecon una cordella metrica dal p. c.) con pareti dispessore presunto di 40-50 cm e l’andamento dellimite del substrato roccioso integro; nelle se-zioni sono rappresentate anche le colonne stra-tigrafiche dei sondaggi meccanici eseguiti consonda a rotazione a carotaggio continuo dopoun’elaborazione provvisoria dei radargrammi edutilizzati per la taratura e la verifica dei dati geo-radar ed in particolare per la descrizione e lospessore dei materiali attraversati.Le informazioni derivate dalle sezioni sono risul-tati fondamentali per la progettazione dei tirantiavendo precise indicazioni sulla direzione, incli-nazione e profondità di perforazione.

6. CONCLUSIONI

Nell’ambito della progettazione dell’intervento diconsolidamento del muro di contenimento del 3°piazzale della fortezza è stata effettuata unacampagna geognostica che ha previsto l’esecu-zione di indagini geofisiche mediante prospe-zione georadar. La metodologia georadar, considerate le forti li-

mitazioni logistiche nell’operare in tale contestocon indagini geognostiche tradizionali, si è rive-lata altamente strategica in quanto assoluta-mente non invasiva, di breve durata e dal costocontenuto.Mediante la lettura e l’interpretazione dei radar-grammi acquisiti ed elaborati si sono ottenutiimportanti informazioni sull’ubicazione di ci-sterne interrate e sull’assetto stratigrafico delsito in esame, avendo come elemento di taraturale risultanze di tre sondaggi a carotaggio conti-nuo.In particolare, oltre all’ubicazione delle cisterne,con il rilievo georadar si è cercato di ricostruire,nel limite possibile della profondità d’indagineraggiungibile, la successione dielettrostratigra-fica dei materiali di riporto costituenti il sotto-fondo del piazzale fino al contatto col substratoroccioso; contatto disposto presumibilmente conuna inclinazione variabile tra i 30° e 45° versoil muro di contenimento.Grazie ai risultati ottenuti e alla successionestratigrafica ipotizzata nelle sezioni è stato pos-sibile valutare l’ubicazione, la lunghezza, la di-rezione e l’inclinazione di posa dei tiranti previstidal progetto per il consolidamento del muro.

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IL GEOLOGO DELL’EMILIA-ROMAGNA - n. 9-10/2020

comunicati

CONGRESSO REGIONALE

DEI GEOLOGI DELL’EMILIA ROMAGNA

“IL GEOLOGO DELL’EMILIA-ROMAGNA: UNA RISORSA NECESSARIA”BOLOGNA, SETTEMBRE 2020Prossimamente, a settembre 2020, è previsto il primo Congresso dei Geologi dell’Emilia-Romagna, che coinvolgerà Professionisti, Enti pubblici e privati, Università, sia a livello regionale che nazionale.

L’evento avrà un conte-nuto ampio e attuale fi-nalizzato al confronto edialogo. Sarà suddivisoprincipalmente in Se-zioni e dedicato spazioal mondo del Lavoro,Territorio, Ambiente,Innovazione tecnolo-gica, con al centro ilRuolo prezioso e neces-sario del Geologo cheopera nel territorio del-l’Emilia-Romagna.

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IL GEOLOGO DELL’EMILIA-ROMAGNA - n. 9-10/2020

Attività del Consiglio OGER

Note significative ecorrispondenza su anomaliee osservazioni aibandi/incarichi/avvisipubblici, grazie alla collaborazione degli Iscritti professionisti.L’Ordine rimane soddisfatto, nellamaggior parte dei casi, dell’esitopositivo di revisioni e modificheapportate dagli Enti.

Oggetto: Compensi per la relazione geologica a seguito delProtocollo Regione Ordini professionali per la rico-struzione e miglioramento sismico a seguito delsisma del 20 e 29 maggio 2012. Errata applicazionedel Comune di

Continuano ad arrivare allo scrivente Ordine segnalazioni dinostri Iscritti che lamentano l’unilaterale riduzione dei compensiper la redazione della relazione geologica di cui all’Allegato Adel Decreto n. 53 del 17 gennaio 2014, avente ad oggetto: “Pro-tocollo fra il Commissario delegato per la ricostruzione della Re-gione Emilia-Romagna e gli ordini professionali in materia diprestazioni tecniche aggiuntive per le opere di riparazione, ripri-stino con rafforzamento locale e ricostruzione con miglioramentosismico nelle aree colpite dal sisma del 20 e 29 maggio 2012”.Queste determinazioni sono ancora più illegittime perché di-mezzano i parametri previsti da detto Protocollo. Non solo.

La riduzione lamentata interviene a pagamento avvenuto, aseguito di espressa autorizzazione con Ordinanza Sindacale.

L’ultima segnalazione, in ordine di tempo, è quella di un geo-logo libero professionista le cui prestazioni erano state quanti-ficate, sulla base dei predetti parametri, con Ordinanza delSindaco n. 6 del 20 gennaio 2016. A distanza di due anni, a pre-stazione già eseguita ed a pagamento già avvenuto, al Profes-sionista in data 13/12/2018 è stato comunicato che, conl’“Allegato unico” alla “ordinanza di rideterminazione” n° 709del 14/01/2019, il suo compenso per la redazione della rela-zione geologica era stato ridotto di circa la metà, con un saldo,quindi, negativo. Sottolineiamo come la comunicazione al Pro-fessionista sia avvenuta un mese prima della pubblicazione del-l’ordinanza. Ci auguriamo che, comunque, la decurtazione nonvenga autorizzata. Auspichiamo, ancora, che vengano annullati,in autotutela provvedimenti precedenti che abbiano inciso ne-gativamente sul diritto al compenso di tutti i Geologi nel set-tore di cui trattasi.

Il comportamento del Comune è vieppiù illegittimo, poichépersevera in un comportamento più volte denunciato. Ed invero,già in passato, dietro contestazione del nostro Ordine, la Re-gione Emilia-Romagna ha censurato il Vostro operare, precisandoche l’esigenza di assicurare i criteri di economicità e trasparenzanell’utilizzo delle risorse pubbliche non possa essere perseguitaattraverso pretese e non motivate “indagini di mercato” non con-template dalle disposizioni speciali dettate per gli eventi sismicidel 2012. La Regione ha, infatti, espresso la necessità che l’Entesi interfacci con gli Ordini e Collegi professionali: “a seguito del-l’attività dell’Ordine professionale sulla congruità del compenso,l’ammissibilità degli importi massimi concedibili sulla singola RCR”dovrà essere erogato.

Per quanto sopra, si diffida l’Ente in indirizzo a continuare neicomportamenti lesivi della professionalità e del decoro del no-stro Ordine.

Preannunciamo che lo scrivente porrà in essere ogni oppor-tuna iniziativa a tutela dei propri Iscritti.

Cordiali saluti Il Presidente

Geol. Paride Antolini

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IL GEOLOGO DELL’EMILIA-ROMAGNA - n. 9-10/2020

Oggetto: Assegnazione di contributi a beneficio di edifici e unitàimmobiliari ad uso abitativo danneggiati dagli eventisismici del 20 e 29 maggio 2012, immobile ubicatoin

Lo scrivente Ordine è venuto a conoscenza che alcuni Comuni,disattendendo i principi enunciati dal decreto 17 gennaio 2014,n. 53, con il quale è stato approvato il “protocollo fra il Com-missario per la ricostruzione della Regione Emilia-Romagna e gliOrdini professionali in materia di prestazioni tecniche aggiuntiveper le opere di riparazione, ripristino con rafforzamento locale ericostruzione con miglioramento sismico delle aree colpite dalsisma del 20 e 29 maggio 2012”, decurtano sostanzialmente (inalcuni casi fino al 90%) i compensi per le attività svolte dal Geo-

logo, sulla base di “indagini di mercato“ prive, fra l’altro, di qual-siasi concreto riscontro. Questo modo di agire viola quanto di-sciplinato nell’Allegato A di detto decreto, il quale al punto 5)espressamente stabilisce che “le prestazioni professionali per laredazione della relazione geologica a supporto” degli interventisoggetti a contributo “sono riconosciute nei seguenti limiti mas-simi percentuali: 1,50 del costo dell’intervento, qualora tale costo sia di importoinferiore ouguale a 100.000 €; 1,2% del costo dell’intervento, qualora talecosto sia di importo inferiore o uguale a 100.000 € e fino a500.000 €; 1% del costo dell’intervento, qualora tale costo siadi importo inferiore o uguale a 500.000 € e fino a 1.000.000 €;0,60% del costo dell’intervento sull’importo eccedente 1.000.000€”.

Non sono, quindi, previste “indagini di mercato”.Il comportamento che, con questa missiva si denuncia, è stato

peraltro, censurato dall’Agenzia Regionale per la RicostruzioneSisma 2012, la quale, con nota del 3 novembre 2017, indirizzataal Comune di , ha segnalato “la ne-cessità che (nella determinazione dei compensi per la relazionegeologica) l’Ente stesso si interfacci con gli Ordini e Collegi Pro-fessionali affinché siano seguiti gli iter (che non contemplano peril caso di specie indagini di mercato).A seguito dell’attività dell’Ordine professionale sulla congruità

del compenso, l’ammissibilità degli importi massimi concedibilisulla singola RCR potrà seguire i principi sopra richiamati (rectius:i principi del decreto n. 53/2014)”.

Si invitano, pertanto, le Amministrazioni in indirizzo, nel de-terminare i compensi per le attività di Geologo da ammettere acontributo, ad attenersi a quanto disciplinato e specificato nelcitato decreto n. 53 del 17 gennaio 2014. Lo scrivente Ordine, in-fatti, non potrà accettare comportamenti, determinazioni, attiposti in essere in violazione a detto provvedimento. Ciò soprat-tutto al fine di tutelare il decoro della professione del Geologoe la dignità dei nostri Professionisti iscritti.

Cordiali saluti Il Presidente

Geol. Paride Antolini

Oggetto: Procedura negoziata per l'affidamento dei lavori dilocalizzazione e realizzazione di rotatoria stradaleposta alla confluenza di . Illegittimità della firma della Relazione Geologica

Questo Ordine, a seguito di una segnalazione in merito albando in oggetto, rileva che è illegittimo che nel progetto ese-

cutivo sia presente l’elaborato “Relazione Geologica” a firma diun Ingegnere. Si precisa che le Norme Tecniche sulle Costruzioniimpongono la definizione di un chiaro modello geologico prope-deutico al modello geotecnico e sismico.

E’ assolutamente opportuno ed auspicabile che sia presenteun Geologo Tecnico abilitato alle fasi diagnostiche, ossia di ela-borazione, lettura del territorio e del contesto, di interpretazioneproprie della formazione e legate all’abilitazione all’eserciziodella professione del Geologo.

Ciò premesso, il documento indicato, presenta la firma del Dr.Ing. e facendo riferimento al DPR 328/2001,capo VIII, si ravvisa una grave violazione delle competenze pro-fessionali e il non rispetto della normativa vigente.

Si invita dunque l’Unione dei Comuni e il Comune di ad una revisione del documento “Elaborato

Relazione Geologica”, incaricandone, per la redazione, un Geo-logo Libero Professionista. Qualora tale operazione non vengaeffettuata, ci vediamo costretti ad agire per vie legali, al fine digarantire la dignità professionale degli Iscritti a questo Ordineprofessionale e l’ottemperanza della normativa in materia.

Cordiali saluti Il Presidente

Geol. Paride Antolini

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IL GEOLOGO DELL’EMILIA-ROMAGNA - n. 9-10/2020

Oggetto: Procedura aperta per l’affidamento di servizi tecniciper la verifica di praticabilità di strutture adibite atribune esistenti presso n. impianti sportivi,secondo il dettaglio di cui alla deliberazione del Con-siglio di Gestione della Fondazione

Spettabile Fondazione,è pervenuta a questo Ordine segnalazione relativa al bando in

oggetto, al fine di chiarire in merito all’inserimento della figuraprofessionale del Geologo e al divieto del subappalto della Rela-zione Geologica.

Questo Ordine, esaminata la documentazione, ritiene la possi-bilità di modificare il bando seguendo le indicazioni esposte diseguito:• Le Linee Guida n. 1, di attuazione del D. Lgs. 18 aprile 2016,

n. 50 (in allegato) e Circolare del CNG 438/2019 (in allegato),recanti “Indirizzi generali sull’affidamento dei servizi atti-nenti all’architettura e all’ingegneria” Delibera ANAC n. 973del 14 settembre 2016, indicano che non è consentito, dal-l'art. 31, co. 8 del Codice, il subappalto della relazione geo-

logica, che non comprende, va precisato, le prestazionid'opera riguardanti le indagini geognostiche e prove geotec-niche e le altre prestazioni specificamente indicate nellanorma, pertanto si chiede che venga inserita la figura delGeologo tramite:– Studi geologici e geotecnici– Indagini geologiche e geotecniche

• Si chiede inoltre di inserire tra le varie tipologie di presta-zione, l’ulteriore articolazione in riferimento alle seguenticlassi e categorie dei lavori secondo l’allegato del Decretoministeriale 31 ottobre 2013, n. 143 “Regolamento recantedeterminazione dei corrispettivi da porre a base di gara nelleprocedure di affidamento di contratti pubblici dei servizi re-lativi all'architettura ed all'ingegneria”.

• Tra i soggetti e le lauree da considerare inserire il Geologoprofessionista che redige in modo esclusivo la Relazione Geo-logica con incarico diretto dal Committente.

Obbligatorio per la normativa vigente distinguere la parte pro-fessionale da quella di impresa ed utilizzare il decreto parametrin. 143/2013 per definire la parcella della parte professionalesulla base dell'importo totale dei valori e per le indagini utiliz-zare il prezziario regionale del 2019.

Si invita la Fondazione a tenere conto delle osservazioni for-nite per l’attribuzione dell’incarico, al fine della applicazione cor-retta delle norme e tariffe vigenti, nel rispetto dei ruoli e dellatutela dei propri iscritti e per la sicurezza delle opere pubbliche.Ciò premesso, si chiede di provvedere alla modifica del bando ealla rettifica dei requisiti di partecipazione.

Cordiali salutiIl Presidente

Geol. Paride Antolini

Oggetto: Specifiche sulla documentazione progettuale da al-legare ad una richiesta di Autorizzazione in Sanato-ria o Parere in Sanatoria ai sensi del VincoloIdrogeologico

Questo Ordine, a seguito di una segnalazione in merito alle

Note tecniche in oggetto, rileva che non sia corretto che nelleNote sulle “Specifiche documentazione Vincolo Idrogeologico”sia presente come firmatario della “relazione Geotecnica” il pro-fessionista Geometra insieme all’Ingegnere, come riportato apag. 6 del documento di riferimento link .

Nel rispetto della normativa vigente si invita l’Unione dei Co-muni a sostituire la parola “Geometra” con la parola “Geologo”quest’ultimo tecnico abilitato insieme all’Ingegnere alla firmadella relazione Geotecnica.

Grazie per apportare quanto prima la correzione e in attesa diriscontro,

Cordiali saluti Il Presidente

Geol. Paride Antolini

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IL GEOLOGO DELL’EMILIA-ROMAGNA - n. 9-10/2020

Oggetto: PSR Bando unico regionale di attuazionedel tipo di operazione “Investimenti inazioni di prevenzione volte a ridurre le conseguenzedelle calamità naturali, avversità climatiche, preven-zione danni da fenomeni franosi al potenziale pro-duttivo agricolo”

Spettabile Consorzio di Bonifica,sono pervenute a questo Ordine diverse segnalazioni relative

a numerosi bandi relativi agli incarichi collegati alla progetta-zione di interventi finanziati con il PSR in oggetto.

Questo Ordine, esaminata la documentazione, ritiene necessa-rio segnalare che si ravvisano diverse criticità sulle modalità diconferimento degli incarichi per la redazione delle relazioni geo-logiche e le caratterizzazioni dei terreni. In particolare:• Gli importi previsti per gli incarichi devono essere conformi

a quanto previsto dal Decreto ministeriale 31 ottobre 2013,

n. 143 “Regolamento recante determinazione dei corrispet-tivi da porre a base di gara nelle procedure di affidamento dicontratti pubblici dei servizi relativi all'architettura ed al-l'ingegneria”.

• È obbligatorio, per la normativa vigente, distinguere la parteprofessionale da quella di impresa. Per la parte professionalesi deve fare riferimento al già citato decreto parametri n.143/2013, mentre per le indagini si deve fare riferimento alprezziario regionale del 2019.

• Relativamente alla caratterizzazione dei terreni segnaliamoche il prezziario regionale di cui alla deliberazione dellaGiunta Regionale 24 giugno 2019, n. 1055 prevede solo ilcosto delle analisi. La progettazione delle indagini e l’elabo-razione critica dei risultati delle analisi stesse deve essereconsiderata nella quantificazione della parte professionale.

Si invita il Consorzio a tenere conto delle osservazioni forniteper l’attribuzione degli incarichi, al fine della applicazione cor-retta delle norme e tariffe vigenti, nel rispetto dei ruoli e dellatutela dei propri iscritti e per la sicurezza delle opere pubbliche.Ciò premesso, si chiede di provvedere alla modifica di tutte le ri-chieste di preventivo per la relazione geologica e la caratteriz-zazione chimica dei terreni oggetto di scavo.

Cordiali saluti Il Presidente

Geol. Paride Antolini

Oggetto: Determinazione n. 559 del 11/09/2019. Affidamentoincarico per relazione geologica e geotecnica relati-vamente alle opere del restauro del cimitero comu-nale monumentale di . Ordinanzaregionale 11/2018 n. ordine 9726. Impegno dispesa.

Spettabile Comune,è pervenuta a questo Ordine segnalazione relativa alla deter-

mina in oggetto, al fine di chiarire e modificare l’incarico dellaredazione della Relazione Geologica da attribuire correttamentealla figura professionale del Geologo e al divieto di subappaltodella Relazione Geologica.

Questo Ordine, esaminata la documentazione, ritiene la possi-bilità di modificare l’affidamento dell’incarico per i seguenti mo-tivi:• Le Linee Guida n. 1, di attuazione del D. Lgs. 18 aprile 2016,

n. 50 (in allegato) e Circolare del CNG 438/2019 (in alle-

gato), recanti “Indirizzi generali sull’affidamento dei serviziattinenti all’architettura e all’ingegneria” Delibera ANAC n.973 del 14 settembre 2016, indicano che non è consentito,dall'art. 31, co. 8 del Codice, il subappalto della relazionegeologica, che non comprende, va precisato, le prestazionid'opera riguardanti le indagini geognostiche e prove geotec-niche e le altre prestazioni specificamente indicate nellanorma, pertanto si chiede che venga inserita la figura delGeologo tramite:

- Studi geologici e geotecnici- Indagini geologiche e geotecniche

• E’ obbligatorio per la normativa vigente, considerare diretta-mente tra i soggetti e le lauree il Geologo professionista cheredige in modo esclusivo la Relazione Geologica con incaricodiretto dal Committente.

• Qualora all’interno dell’organico della Ditta dell’incarico“ ” risultasse la presenza di un geologo re-golarmente iscritto all’Ordine dei Geologi, possono veniremeno le analisi esposte.

Per i motivi sopra indicati e in linea con la normativa vigentesi invita l’Amministrazione di provvedere quanto prima ad an-nullare in autotutela la determinazione n. 559 dell’11 settembre2019 e di affidare l’incarico della Relazione Geologica a un Geo-logo professionista, secondo la normativa cogente sopra citata.Contestualmente, si segnala alla Ditta e al-l’Ordine degli Ingegneri l’appropriazione illecita della redazionedella Relazione Geologica.

Certi di un riscontro quanto prima per evitare, sempre a tuteladella professione del geologo, ulteriori segnalazioni dell’illecitoall’organo competente ANAC e alla Procura della Repubblica.

Cordiali saluti Il Presidente

Geol. Paride Antolini

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IL GEOLOGO DELL’EMILIA-ROMAGNA - n. 9-10/2020

Oggetto: Documento Relazione Geologica R02 – Ristruttura-zione attraverso consolidamento del ponte di

Spettabile Comune,è pervenuta a questo Ordine segnalazione relativa al docu-

mento in oggetto, al fine di chiarire e modificare l’incarico dellaredazione della Relazione Geologica da attribuire correttamentealla figura professionale del Geologo e al divieto di subappaltodella Relazione Geologica.

Questo Ordine, esaminata la documentazione, ritiene la possi-bilità di modificare l’affidamento dell’incarico per i seguenti mo-tivi:• Richiamata la normativa i contenuti della prestazione profes-

sionale del Geologo sono disciplinati dalla normativa del1963, 1971 e dal D.P.R. 328 del 5 giugno 2001. E’ materiaesclusiva del Geologo professionista la redazione e la firmadella Relazione Geologica, per cui è obbligatorio per la nor-mativa vigente, considerare direttamente tra i soggetti e lelauree il Geologo professionista che redige in modo esclusivola Relazione Geologica con incarico diretto dal Committente.

• Le Linee Guida n. 1, di attuazione del D. Lgs. 18 aprile 2016,n. 50 (in allegato) e Circolare del CNG 438/2019 (in allegato),recanti “Indirizzi generali sull’affidamento dei servizi

attinenti all’architettura e all’ingegneria” Delibera ANAC n. 973del 14 settembre 2016, indicano che non è consentito, dall'art.31, co. 8 del Codice, il subappalto della relazione geologica.

Per i motivi sopra indicati e in linea con la normativa vigentesi invita l’Amministrazione di provvedere quanto prima ad annul-lare in autotutela e di affidare l’incarico della Relazione Geologicaa un Geologo professionista secondo la normativa cogente sopracitata. Contestualmente si segnala allo Studio Tecnico e all’Or-dine degli Ingegneri l’appropriazione illecita della redazione dellaRelazione Geologica.

Certi di un riscontro quanto prima per evitare, sempre a tuteladella professione del geologo, ulteriori segnalazioni dell’illecitoall’organo competente ANAC e alla Procura della Repubblica.

Cordiali salutiIl Presidente

Geol. Paride Antolini

Oggetto: Richiesta integrazione di documentazione Prot.Strutt. N. / 2019 in merito a pratichesismiche (pratica )

In riferimento a richieste di chiarimenti ed integrazioni a Re-lazioni Geologiche e Sismiche allegate a progetti depositatipresso l’Ufficio di Struttura Tecnica Sismica “Unione ”con sede , il Presente dell’Ordine dei Geologi del-l’Emilia-Romagna precisa quanto segue:• Rif. punto 1. La DGR regionale inerente alla microzonazione

sismica, cioè la suddivisione dettagliata del territorio in baseal comportamento dei terreni in caso di terremoto, permettefino dalle prime fasi della pianificazione urbanistica di valu-tare la pericolosità sismica nelle aree urbane e urbanizzabili,e indirizzare i nuovi interventi verso zone a minore pericolo-sità oltre a programmare interventi di mitigazione del rischionelle zone in cui sono presenti particolari criticità; pertantola microzonazione sismica indirizza le scelte urbanistiche efornisce un quadro di riferimento della pericolosità sismicalocale;

• La microzonazione sismica fornisce ai geologi e ai progetti-sti un quadro di riferimento della pericolosità sismica localeche consenta di indirizzare programmi di indagini geologichee geotecniche e analisi della risposta sismica locale a scala di

manufatto più mirati ed economicamente più adeguati al tipodi effetti attesi nell’area di interesse.

Ben diverso è il piano delle NTC2018 che forniscono indica-zioni/prescrizioni su come costruire, sulla definizione dei para-metri geotecnici e geofisici e sulla stima della RSL, permettendoil calcolo strutturale e il corretto dimensionamento dell’opera af-finché resista alle sollecitazioni sismiche attese, estendendo taleconcetto alla stabilità dei versanti, ai fronti di scavo, agli argini,ai rilevati, etc..

Premesso quanto sopra riportato, vanno tenuti in debita con-siderazione i seguenti aspetti nel rapporto Microzonazione

Sismica – NTC2018:1) La microzonazione sismica opera in ambiti territoriali e sub-

territoriali mentre le NTC2018 riguardano la progettazione diopere a scala di manufatto; la progettazione richiede infor-mazioni molto più puntuali di quelle richieste da uno studiodi microzonazione sismica.

2) Gli studi di microzonazione sismica RICONOSCIUTI dalle Re-gioni e dalle Amministrazioni Locali, sono direttamente uti-lizzabili per la programmazione territoriale e urbanistica. Perquanto riguarda la progettazione strutturale gli studi di mi-crozonazione sono un importante riferimento che offre ele-menti di conoscenza sulla natura dei rischi del sito in cui ilmanufatto ricade, ma salvo eccezioni, non sono direttamenteutilizzabili per la progettazione.

In attesa di un confronto con il Servizio Geologico Sismico edei Suoli dell’Emilia-Romagna, l’Ordine dei Geologi dell’Emilia-Ro-magna raccomanda gli indirizzi e i concetti sopra esposti.

Cordiali salutiIl Presidente

Geol. Paride Antolini

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IL GEOLOGO DELL’EMILIA-ROMAGNA - n. 9-10/2020

TITOLO:

AUTORI: A.S. Misiti, P. Cannavò, A. Prestininzi (a cura del Comitato Nazionale per la Manutenzione)

EDITORE: DEI Tipografia del Genio CivilePAGINE: 355, pubblicazione anno 2019PREZZO: prezzo di copertina 34 EU e a 17 EU in sconto rif. marzo 2020

Il volume edizione speciale rappresenta unmanuale culturale tecnico riguardante laScienza e l'Ingegneria della Manutenzionenel campo delle Infrastrutture. Gli autori sot-tolineano l'importanza della manutenzionein una visione unitaria dei vari settori, chederivano sì da specializzazioni universita-rie ma che devono essere affrontate con lapiù vasta, completa e unitaria FormazioneTecnica, nel panorama del Territorio, indi-spensabile negli studi e progettazione at-tuali e futuri. Anche il Consiglio Naziona-le dei Geologi, promotore del testo, supportae condivide la gestione unitaria del Terri-torio come unica Infrastruttura: la Geolo-gia, la Geologia applicata e ambientale sonocomponenti fondamentali di una unicametodologia per la Manutenzione del ter-ritorio a varie scale per affrontare e gesti-re l'aumento dei rischi naturali tra cui il ri-schio sismico e idrogeologico. Ad eviden-ziare ciò è la scrittura multidisciplinare deltesto che vede la presenza del Geologo prof.

A. Prestininzi uno dei tre autori del testo.Il volume è redatto in modo ordinato e se-quenziale. Nella presentazione si dà spazioai vari punti di vista multidisciplinari deiRappresentanti degli organismi che hannocontribuito a realizzare le Linee Guida, e de-gli Esperti coinvolti, descritto il quadro diriferimento e aspetti giuridici della manu-tenzione, e lasciato spazio a proposte ge-nerali. La parte prima contiene i principidove presente la classificazione della ma-nutenzione, analisi, criticità, risorse, con-trollo tecnico-economico dei risultati, eco-nomia della manutenzione, completanoesempi applicativi. Segue la parte secondache riguarda la manutenzione delle infra-strutture stradali e ferroviarie, la descrizionedel sistema strade autostrade e opere con-nesse, quindi l’analisi del processo di ge-stione, pianificazione sul ciclo di vita conesempi e casi di modelli di gestione. La par-te terza riguarda la manutenzione dei sistemiidraulici, infrastrutture idrauliche e territorio,

con aspetti della manutenzione dei corpiidrici naturali come lagune, fiumi e laghidove per ciascuno vengono descritti i pro-cessi e fenomeni rilevanti. Ampio spazio allamanutenzione di porti e coste, dighe, irri-gazione, canali a pelo libero, manutenzio-ne della distribuzione idrica. Conclude il vo-lume la parte dedicata alla normativa e buo-ne prassi. Tutto ciò rende il testo interes-sante e attuale!!

A. ParisiL. Soliani

TITOLO:

AUTORI: Stefano Margiotta, illustrazioni di Lorenzo LecceseEDITORE: Primiceri EditoreCOLLANA: PE RagazziPAGINE: 240, pubblicazione anno 2019PREZZO: Prezzo di copertina 19 EU e a 16 EU

in sconto su internet rif. marzo 2020

Il volume è un pratico manuale per i ‘gio-vani’ esploratori delle scienze della Terra.Riportiamo di seguito la descrizione presentenel libro che rende l'idea del contenuto edella struttura. Attraverso le fantastiche sto-rie di quattro vivacissimi bambini, Elenina,Chiaretta, Alessandro e Gabrielino, e dei lorodue birbantissimi cagnolini, Simar e Luna,i quali, un giorno, acquisirono SuperGeo-logici poteri e divennero i SuperGeoKids, igiovani lettori potranno approfondire gliaspetti più importanti del meraviglioso mon-do della geologia: dai minerali, ai fossili,dalle rocce e loro disposizione alla compo-sizione interna della Terra, dai terremoti aglitsunami, dalle frane alle alluvioni, dalle ac-que sotterranee a quelle superficiali, dallecave e i siti contaminati alle energie fos-

sili e alternative, ogni aspetto è racconta-to attraverso le avventure degli eroi, i Su-perGeokids! Un approfondimento a con-clusione di ogni storia permette di avere unquadro completo dei vari argomenti. Età dilettura: dai 7 anni in su. Interessante no-tare come il testo in maniera semplice e im-mediata affronti tutte le branche della geo-logia, dalla paleontologia alla geomorfolo-gia, dalla geofisica alla geologia regiona-le, e lo fa in maniera particolare e accatti-vante, per renderla alla portata dei più gio-vani e non solo! I più piccoli, in tal modo,vengono a conoscenza dei rischi vulcanico,sismico, idrogeologico, geomorfologico,ambientale in modo da conoscerli sempremeglio e aiutarli a sensibilizzarli concettomolto importante per il futuro. Le sequen-

RECENSIONI

ze descrittive dei racconti scientifici e le bel-lissime illustrazioni e disegni ben fatti e co-lorati rendono il tutto leggero e piacevole,per cui accattivante agli occhi dei ragazziper sensibilizzarli alle scienze e alla pre-venzione. E' un testo assolutamente didat-tico utile anche agli insegnanti.

A. ParisiL. Soliani

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