#ATUTTOLAGRANGIA · a.s. 2014-2015 La redazione del giornalino online Liceo Classico ... libri,...
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#ATUTTOLAGRANGIA
a.s. 2014-2015
La redazione del giornalino online
Liceo Classico
FERRARIS classe IV ginnasio A
GILI classe IV ginnasio A
GIORGI classe IV ginnasio A
PAOLI classe IV ginnasio A
FIORANI classe V ginnasio A
GARRIONE classe V ginnasio A
LUNARDI classe V ginnasio A
GALLINA classe I liceo C
CALCIATI classe II liceo C
ARRISIO classe III liceo A
DEL GAUDIO classe III liceo A
DI ROSA classe III liceo A
SERCHIONE classe III liceo A
VARALDA classe III liceo A autrice del logo
BARONE classe III liceo C
MASTRAPASQUA classe III liceo C
Liceo linguistico, scienze umane, economico sociale
CASETTA classe 1L C
FRANCESE classe 2L A
LESINI classe 2L A
PORCELLI classe 2L A
EL HASNAOUI classe 3L B
PECO classe 3L B
FLORE classe 3 SCUM A
BARCHI classe 4L A
BELTRAME classe 4L A
IANNONE classe 4LES A
PETERLIN classe 4LES A
Liceo Artistico
Dotta Emma classe 1Art A
Starling Nara classe 1 Art A
Docente referente Prof.ssa RITA GIUBLENA
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Queste le rubriche approvate dalla redazione
1) Rubrica sulle attività dell'istituto: viaggi d'istruzione, uscite didattiche, attività
sportive, laboratorio teatrale, coro e complesso d'istituto, conferenze Polis, corso
"Studiare il presente", volontariato, open day/night, stage estivi, scambi culturali e
interculturali, FAI, processo al liceo classico, spettacolo di fine anno;
2) Rubrica di informazione universitaria: gestita dagli studenti degli ultimi due anni,
ma redatta per tutti;
3) "Voci dal corridoio": rubrica riportante interviste per diverse iniziative: preparativi
e ricaduta degli eventi, sondaggi d'opinione (es: la Buona scuola), interviste su
fenomeni di costume e di attualità. I giovani giornalisti sono invitati a non trattare
fatti di cronaca, al fine di rispettare il dolore di famiglie già molto tormentate dai
giornalisti di professione;
4)"Pillole di ottimismo": rubrica a caccia della buona notizia;
5) Rubrica culturale: schede cinematografiche, teatro, musica, libri, manga e anime,
mostre, iniziative enogastronomiche, storia dell'alimentazione e cucina etnica;
6) Rubrica su eventi straordinari: Expo
7) "Inchiostro libero": rubrica dedicata a racconti, anche a puntate, e a poesie scritte
da noi giovani.
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Uno sguardo alle attività dello scorso anno scolastico
2013-2014
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Immagine a cura di Marco Montarolo classe III C Classico
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LE CONFERENZE POLIS A
SCUOLA
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Il docente Valter Coralluzzo descrive l‟evoluzione ideologica del concetto di „democrazia‟
La democrazia e il suo ruolo nel panorama politico contemporaneo
Può essere la democratizzazione dell‟Oriente la via verso la pace fra le nazioni?
Il 18 dicembre 2013, presso l‟Aula Magna del Liceo Classico Lagrangia, si è tenuta la conferenza
del professor Valter Coralluzzo, docente dell‟Università degli Studi di Torino, avente come titolo
“La democrazia e il mondo: le sfide del XXI secolo”.
Al centro della relazione è stata l‟analisi critica dello sviluppo della democrazia nel corso della
storia moderna, partendo da un rapido preambolo sulla Rivoluzione Francese ed i suoi innovativi
ideali di uguaglianza e parità proclamati dagli Illuministi, che, come Kant, hanno sostenuto l‟idea di
un progresso continuo che avrebbe portato all‟armonia degli uomini sotto costituzioni razionali e
democratiche.
Questi principi si sono dimostrati di grande attualità visto che, nel XX secolo, sono stati alla base
delle idee di Norberto Bobbio, sostenitore anch‟egli del progresso corale dell‟umanità e fautore di
una ripartizione di esso in quattro fasi, l‟ultima delle quali, la specificazione dei diritti dell‟uomo, ha
trovato per lui compimento nella Dichiarazione Universale dei Diritti dell‟Uomo, documento del 10
dicembre 1948 che si pone a difesa dei diritti di ogni singolo individuo.
A partire da questa data, osserva il professor Coralluzzo , si è quindi dato un forte segnale contro i
totalitarismi e le repressioni di massa, manifestatesi negli anni precedenti, ma si sono anche create
le premesse per un conflitto ideologico con Paesi e civiltà, come quelli arabi, che non accettano la
visione Occidentale illuministica della democrazia, bensì sono basati su una società elitaria e
piramidale, che, ultimamente, si sta affermando nei nuovi governi, a discapito di costituzioni più
democratiche. Queste specificità culturali infatti sono fortemente opposte alla idea di democrazia
occidentale, poiché la base della cultura araba è la religione islamica, che prevede legislazioni e
governi basati sulla volontà del Creatore (teocrazie), non su quella del popolo, e che non coincidono
minimamente con i Diritti della Dichiarazione, frutto di una società giudaico-cristiana e
dell‟Illuminismo Europeo.
Si è cercato molte volte di trovare una conciliazione tra questi due mondi, o, come dice Bobbio, tra
la democrazia ideale, proclamata dall‟ONU, e quella reale, che si trova ad essere contrastata nel
mondo moderno, e, guardando alle diverse opinioni degli storici contemporanei e ai dati più recenti,
una risposta forse può esser trovata.
Il politologo statunitense Francis Fukuyama ha visto, in modo erroneo, nella caduta del muro di
Berlino, l‟inizio di un processo di occidentalizzazione e di conseguente pacificazione del mondo,
cioè di continua diffusione di una democrazia a stampo prettamente americano, ma, sin dagli anni
successivi a questo avvenimento, ciò si è dimostrato impossibile, viste le continue guerre, prima nei
Balcani, poi con il mondo Arabo.
Radicalmente opposto a Fukuyama è stato Benjamin Barber, sostenitore della perenne opposizione
tra un mondo totalmente globalizzato, come quello euro-statunitense, e uno invece fortemente
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radicalizzato ed integralista, come quello orientale; da ciò egli trae una visione apocalittica per il
futuro. Considerando questa ultima tesi, si potrebbe pensare che in ogni momento potrebbe
scoppiare una nuova guerra e che non ci sia alcun modo per prevenire questo tragico epilogo.
Un‟ analisi però più concreta della situazione politica globale, che non si pone di trarre conclusioni
se non guardando alla storia della democrazia nel presente o nel passato più immediato, è stata data
da Huntington, politologo che, attraverso una l‟analisi delle forme di governo nel corso del XX
secolo, ha dimostrato che il numero di paesi democratici nel mondo è rimasto pressoché invariato,
seppure con fasi di crescita e decrescita.
In questi anni è invece l‟associazione Fredoom House che si occupa di fornire annualmente una
classifica degli stati in base alle loro libertà politiche e civili, mostrando come ancora il 66% circa
della popolazione mondiale sia sotto governi che non rispettano i diritti dell‟uomo o non
garantiscano ai loro cittadini tutte le libertà civili. Citando Bobbio, Coralluzzo ha spiegato come
non basta avere una democrazia elettorale per essere considerati stati „liberi‟ in questa graduatoria,
bensì deve esserci una liberal-democrazia che tuteli ogni singolo diritto del cittadino.
Negli ultimi anni non si sono più verificati grandi cambiamenti in questa graduatoria, che vede una
grande concentrazione di regimi totalitari nell‟Est del mondo, ma le continue guerre e rivolte, una
volta concluse, potrebbero modificare la situazione, se portassero nuove forme di governo.
L‟osservazione che si può fare, riguardo a questi conflitti che, come la guerra americana nel Medio-
Oriente, si propongono di portare la democrazia attraverso la violenza, è che questo obiettivo non
sarà mai perseguibile seguendo questi metodi, poiché alla base della pace non ci sarà mai la guerra.
Ufficialmente chi promuove queste operazioni di pace afferma che alla fine saranno stabiliti
governi democratici, in presenza dei quali, come insegna la storia, la probabilità di nuove guerre
sarà molto minore; resta però sempre da vedere se, come ha affermato Barber, il modello del
McMondo consumista e multi-etnico occidentale sia davvero giusto e possa essere alla base della
pacificazione del mondo, o se bisogna cercare una terza via, alternativa ad esso e all‟integralismo
arabo.
Lorenzo La Cortiglia
classe III C
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APPROFONDIMENTI CULTURALI
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NOI E LA SCUOLA a.s. 2014-2015
Esperienze di open day e open night
Alcuni giudizi espressi dagli studenti nella simulazione de
“Il processo al Liceo Classico” (Torino novembre 2014)
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Le alunne di IV B L.ES. che hanno partecipato al laboratorio “Carpe LES”
Da sinistra: Ferraresi Martina; Venuso Simona; Feo
Giulia
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La buonissima torta, gentilmente offerta dalla panetteria PanFocaccia.
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Il corridoio del Liceo Linguistico, reso vivace dai cartelloni prodotti dalla classe IV
A ling.
Le Docenti e la Dirigente impegnate durante l’Open Day. Da sinistra: Prof.ssa
Bortolaso Paola, Prof.ssa Galella Marina, Vice Preside Vinci Giovanna, Prof.ssa
Ferraris Marcella, Prof.ssa Tricerri Maria P., la Dirigente Barone Adriana,Vice
Preside Tinchero Antonella, Prof.ssa Avetta Laura, Prof.ssa Tassi Cristina
Operazione Bis
Il secondo OPEN DAY entusiasmante per l’Istituto d’Istruzione Superiore Lagrangia
Ancora moltissime le persone che hanno partecipato alla seconda giornata dedicata all‟ “Open
Day”, durato ben sette ore, tenutosi nelle due sedi dell‟istituto, polo della formazione umanistica.
Durante il corso della mattinata, dalle ore 10 alle ore 14, è stato presentato il Liceo Classico di Via
Duomo 4, mentre nel pomeriggio si sono aperte le porte della sede di C.so Italia 48.
Ad aprire l‟evento è stata la Dottoressa Adriana Barone, Dirigente dell‟intero complesso, che ha
illustrato nell‟aula magna, gremita di gente, i diversi indirizzi del Liceo Classico: indirizzo
scientifico, indirizzo giuridico-economico-informatico ed infine indirizzo Linguistico-letterario-
storico-artistico.
Alle ore 14.30 la Dirigente si è recata nell‟edificio di C.so Italia per dare inizio all‟orientamento dei
diversi Licei della sede. L‟Istituto Lagrangia offre una vasta gamma di tipologie di licei: Liceo
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Linguistico, Liceo delle Scienze Umane, Liceo Economico-Sociale, Liceo Artistico ed il
nuovissimo Liceo Musicale.
Entrambi gli interventi si sono verificati molto efficaci, ma per coinvolgere maggiormente i futuri
studenti e le loro famiglie, alcuni Docenti ed alcuni alunni che hanno deciso di dare il loro speciale
contributo, hanno accolto e coinvolto tutti i partecipanti nei diversi laboratori didattici.
Per il Liceo Linguistico sono stati i laboratori di lingua inglese, spagnola e tedesca che hanno
trionfato. Molto interessante anche il laboratorio di Latino, condiviso dal Liceo delle Scienze umane
che oltre a questo laboratorio ne ha presentato uno specialistico. Anche il Liceo Economico-Sociale
ha offerto il proprio laboratorio incentrato sulle materie caratterizzanti dell‟indirizzo.
Il Liceo Artistico Ambrogio Alciati ha aperto le porte dei moltissimi laboratori della sede ed i
docenti hanno esibito alcuni dei capolavori, scolpiti e dipinti dagli alunni. Sono diversi gli indirizzi
che questo liceo ci regala: indirizzo Arti figurative, indirizzo Architettura e Ambiente e indirizzo
Design con sede a Trino Vercellese che ha svolto l‟Open Day lo scorso 17 gennaio. Il Liceo di
Trino possiede laboratori, con strumenti all‟avanguardia che permettono la lavorazione del vetro e
di molti metalli.
Gli studenti del Liceo Musicale hanno mostrato le propri doti attraverso il breve concerto,
coordinato dai Docenti dell‟indirizzo. L‟istituto offre anche la possibilità di affittare alcuni
strumenti per agevolare le spese delle famiglie.
Il Liceo Classico, attraverso i numerosi laboratori delle materie cha caratterizzano i tre diversi
indirizzi, è riuscito a trasmettere la pluridisciplinarità che offre.
I corridoi dell‟Istituto sono stati accesi ulteriormente dai cartelloni che indirizzavano ai vari
laboratori, realizzati dagli studenti di IV A Ling. , III A sc.um. e di IV B L.ES.
Inoltre, gli alunni dei vari indirizzi hanno risposto a tutte le domande e dubbi proposti dalle
famiglie, riuscendo anche a far divertire e allo stesso tempo a far apprendere i futuri studenti.
La conclusione della giornata è stata accompagnata dal buffet, gentilmente offerto dalle Panetterie
“PanFocaccia ”e “La Vetrata” che ha deliziato sia le famiglie che l‟intera crew , con le diverse
specialità artigianali ed una bellissima torta.
La giornata di orientamento, terminata verso le ore 17.30, è stata molto efficace. Sono stati
numerosi i commenti positivi lasciati dalle famiglie in orientamento e la segreteria era affollata di
genitori che hanno subito iscritto i propri figli.
Barchi Matteo e Beltrame Federica IV A linguistico
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Laboratorio di Spagnolo, il laboratorio più gremito
Da sinistra: le Docenti di spagnolo Prof.ssa Baquero Claudia, Prof.ssa
Finassi Michela; Gera Ramona V A ling. Il Rappresentante d’ Istituto
Barchi Matteo; Beltrame Federica IV A ling.
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Iniziative e opportunità al Liceo Classico
Questo è stato un anno di forte autocritica per il liceo classico. Di anno in anno, infatti, la nostra
scuola vede un numero sempre minore di iscritti, assorbiti da altri istituti, e ha finalmente deciso di
vederci chiaro. Tale spirito si è manifestato in particolare con due eventi: il “processo al liceo
classico” e l‟ “Open Night”.
La prima iniziativa è nata da uno spunto esterno: alcune classi hanno avuto la gioia e l‟onore di
assistere a Torino a un dibattito – denominato appunto “Processo al liceo classico” – in cui
personalità di spicco del mondo della cultura, fra cui il celebre Umberto Eco, hanno discusso delle
problematiche che sono venute a crearsi nel corso degli anni per il nostro amato liceo. Sulla
falsariga di questo è stato ricreato, nella nostra aula magna, un simile processo: gli alunni di terza
hanno assunto i ruoli di accusa, difesa e giuria, dando prova dell‟arte oratoria che in queste aule
hanno ereditato dalle grandi menti della classicità. Curiose, però, sono le richieste promosse dalle
due parti in causa: entrambi gli schieramenti hanno dimostrato di volere, in fondo, la stessa cosa:
una riforma. Sia pur con metodi e dinamiche diverse, i punti esposti in molti casi combaciavano,
segno che la necessità di ridare lustro al classico è condivisa e riconosciuta. Condivisa come lo è
stato l‟entusiasmo posto nell‟iniziativa: in molti hanno accolto l‟occasione di mettere alla prova le
proprie capacità e il dialogo si è svolto con grande civiltà e rispetto reciproco, volto al sincero
miglioramento della nostra scuola e non semplicemente al contrasto.
Un‟altra occasione per celebrare il liceo classico e dimostrare l‟orgoglio degli studenti di
appartenere a tale istituzione è stata l‟ “Open Night”. Questo “Open Day” serale è stato un indubbio
successo: le affluenze sono state di gran lunga maggiori del previsto e ognuno ha svolto con
passione il suo compito: da chi accoglieva i giovani – e non solo – visitatori a chi offriva
dimostrazioni delle attività e del livello propri della nostra scuola.
Per quanto fossero attività circoscritte nel tempo, i loro risultati sono tutt‟ora visibili: hanno infatti
sollevato una ventata di “orgoglio di appartenenza” negli animi degli studenti, lasciando il ricordo
di un istituto unito dalla passione per la cultura e per l‟insegnamento svolto, critico dei propri difetti
e, soprattutto, ricco del desiderio di migliorarsi continuamente.
Gregorio Mastrapasqua IIIC CLASSICO
Nuova sfida nazionale in corso.
È POSSIBILE UNA RINASCITA DEL LICEO CLASSICO?
Ecco le esperienze degli studenti interessati.
VERCELLI- Liceo linguistico e scientifico, istituti tecnici e professionali: il liceo classico non è più di moda. D‟altronde con le materie caratterizzanti che propone, latino e greco, quale potrebbe essere
l‟aggettivo adatto se non “antico”?
Ebbene ora il Governo propone la riscossa: «Far ritornare in auge gli studi classici è possibile!» sostiene il ministro dell‟istruzione Giannini.
Nel frattempo al liceo classico Lagrangia di Vercelli gli alunni hanno già dato vita ad alcuni
progetti. Gli allievi dell‟ultimo anno, impossibilitati per problemi didattici a partecipare al
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“Processo al liceo classico” a Torino, a dicembre hanno deciso di riproporre una seduta simile
molto personalizzata.
Alcuni parte della difesa, altri dell‟accusa: la giuria infine ha dato la vittoria, anche se solo per un
voto, alla difesa: «Argomentazioni interessanti da entrambe le parti, una scelta alquanto ardua -
sostiene un‟alunna della giuria- un ottimo modo per mettere alla prova se stessi.»
Le proposte di questo liceo però non finiscono qui: infatti a gennaio il Lagrangia ha aderito anche
alla “Notte nazionale del liceo classico”. Progetti, laboratori, musica e tanto altro, tra cui un buffet a
mezza serata, per i ragazzi delle scuole medie e per i loro genitori. «Io facevo parte di un gruppo
che ha approfondito il tema della Belle Epoque sotto l‟aspetto musicale. Alcuni miei compagni
hanno avuto una brillante idea: hanno registrato durante l‟orario scolastico un video in cui veniva
proposto un esame di maturità alternativo in quanto sostenuto da alcuni docenti dell‟istituto.
Purtroppo l‟audio era un po‟ disturbato, ma è stato molto divertente. Si spera in una maggiore
affluenza nei prossimi anni.»
Il timore di una scarsa affluenza è svanito davanti all‟aula magna traboccante di gente che assisteva
divertita allo spettacolo teatrale finale messo in scena da alcuni alunni. I risultati sono stati
complessivamente positivi e questo lascia speranza per una ripresa per il liceo classico.
Ilaria Fiorani classe III C Classico
MANCANZA DI ATTUALITÀ E DI PREPARAZIONE AL MONDO REALE
Oggi sono qui dinnanzi a voi, o giudici, non per scagliare una invettiva contro i miei compagni o
contro i nostri docenti ma per portare alla luce un problema ancestrale presente in tutte le persone:
oggi, come nella antica Atene del V secolo a C, quasi l‟ intera totalità dei dotti o presunti tali non si
accorge che la vita è un susseguirsi inesorabile e infinito di cause ed effetti che portano a un domani
a cui noi oggi abbiamo posto le basi. E questa grave mancanza di arguzia e lungimiranza provoca
una profonda scissione fra ciò che è ritenuto basilare per la cultura di una persona e ciò che
consente di comprendere i fatti che le accadono attorno. Questo indagare e studiare e analizzare e
capire e sezionare il presente oggi è totalmente scomparso dagli insegnamenti che vengono impartiti
sui banchi liceali creando nei giovani un abisso di ignoranza tale da formare uomini e donne che un
giorno approdati nella vita reale, totalmente differente rispetto al candido riflesso che se ne ha nella
giovane età, saranno privi delle conoscenze fondamentali per comprendere avvenimenti che a buon
diritto saranno annoverati nelle pagine di storia tra decine di anni.
Ma questa grave mancanza non è solamente nostra: infatti se ripensiamo al racconto narrato dallo
storico Daniel Mornet nel suo "Le origini intellettuali della rivoluzione francese" possiamo vedere il
vecchio professore di latino che dinnanzi agli studenti innamorati dei lumi e ostili alla lingua di
Cicerone mise i suoi libri in un carretto e se ne andò infuriato gridando: “I classici vengono via con
me; qui non abbiamo più niente da fare!”.
La precedente frase è un esempio di estrema chiusura bigotta che impedisce e non vuole
comprendere che la storia la si crea ogni giorno e dunque non bisogna arroccarsi e radicarsi
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solamente su i fatti accaduti centinaia e centinaia di anni or sono, ma bisogna anche essere umili e
allo stesso tempo lungimiranti, miei stimati docenti, per comprendere che la storia si costruisce
soprattutto oggi.
Infatti se quei ragazzi fossero stati obbligati ad abbandonare la forza degli ideali illuministici e
rivoluzionari oggi non avremmo pagine di storia memorabili ed eccezionali saggi filosofici su
principi cardine come la Libertà, l' Uguaglinza, i Diritti inviolabili che giustamente vengono
tutt'oggi insegnati come fondamentali per Stati Liberi e Democratici.
Miei stimati compagni ed amici so che voi avete le doti per essere grandi nella storia e creare con le
vostre gesta azioni paragonabili ai più illustri uomini, so che tra di voi c'è un nuovo Cesare
Beccaria, un nuovo Cicerone, un nuovo Leonida, un nuovo Averroé, un nuovo eccezionale uomo
che farà la storia. Ma per poter lasciare il Vostro nome su una bianca pagina delle gesta dell'
umanità chiedo ai nostri professori e maestri di vita che appoggino la nostra richiesta di
defossilizzare il nostro ben'amato liceo dalle vicende di secoli e secoli fa e accettare la sfida di
analizzare e spiegarci i fatti che hanno caratterizzato gli anni più vicini a noi.
Concludo, o giudici, sperando che possiate comprendere perché io e i miei compagni oggi siamo
qui dinanzi alla vostra altezza e saggezza per chiedere la vostra approvazione a questa riforma
essenziale per creare nuovi uomini e donne che grazie a una maggiore conoscenza della
contemporaneità potranno fare una nuova storia con le loro azioni!
Umberto Arrisio IIIA Classico
LICEO CLASSICO E MULTIMEDIALITA’
Durante il processo al liceo classico parte delle tesi dell'accusa si basavano sul considerare parte del
materiale insegnato al liceo classico inattuale . A questo si aggiungeva l'apparente mancanza di
materie legate alle nuove tecnologie . L'esperienza dell'open night di gennaio ha però dimostrato
come non solo queste siano tesi senza fondamento , dato ad esempio il grande uso delle lavagne
multimediali , ma che gli stessi studenti possono ottenere grandi risultati tramite questi nuovi
dispositivi sebbene iscritti al liceo classico .
Vittoriano Petrucci III C Classico
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Le versioni sviluppano la logica nel modo corretto?
LICEO CLASSICO: SCARSO PRAGMATISMO
Possibile soluzione? Introduzione di ore di logica
In una versione di greco o di latino i ragazzi del liceo Classico devono essere molto pragmatici,
applicare le regole grammaticali. Ma il problema sussiste proprio in ciò. Essi, infatti, seguono una
logica precedentemente imposta; il loro compito è quello di analizzare i vari casi e scegliere la
soluzione migliore basandosi su ciò che hanno acquisito precedentemente tramite lo studio della
grammatica.
Come può essere possibile, in un mondo caratterizzato da problematiche che sorgono sempre
più frequentemente, avere un pragmatismo sviluppato se, per svolgere le versioni, la logica degli
studenti deve basarsi su qualcosa di preimposto?
In che modo si può affermare di formare i ragazzi nel modo adeguato per il loro futuro?
È necessario essere elastici e lucidi mentalmente per trovare la soluzione migliore nel breve
tempo possibile, senza analizzare ogni singolo dato fornitoci.
Perché non introdurre ore basate su ragionamenti logici riguardanti le varie materie insegnate, in
modo particolare le materie scientifiche?
Ovviamente ciò non implicherebbe l‟eliminazione dello svolgimento delle versioni di latino e
greco, che permettono ai ragazzi di comprendere maggiormente il modo di ragionare e di scrivere
dei nostri predecessori del mondo classico.
Federica Burdisso III C Classico
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OPEN NIGHT CON KAVAFIS
[...] '' Sempre devi avere in mente Itaca - raggiungerla sia il pensiero costante. Soprattutto, non affrettare il viaggio;
fa che duri a lungo, per anni, e che da vecchio metta piede sull’isola, tu, ricco
dei tesori accumulati per strada senza aspettarti ricchezze da Itaca.
Itaca ti ha dato il bel viaggio, senza di lei mai ti saresti messo
sulla strada: che cos’altro ti aspetti?
E se la trovi povera, non per questo Itaca ti avrà deluso. Fatto ormai savio, con tutta la tua esperienza addosso
già tu avrai capito ciò che Itaca vuole significare. '' Queste sono state le parole conclusive, tratte dalla poesia ''Itaca'' di Kostantinos Kavafis,
dell'iniziativa nazionale a cui anche il Liceo Classico L.Lagrangia ha deciso di aderire, la sera del
16 gennaio. Parole significative dal momento che sono state lette da uno studente dell'ultimo anno,
particolarmente sentite da tutti i ragazzi suoi coetanei, non i soli ad essere stati coinvolti in
quest'iniziativa, ma sicuramente coloro che si sentono ''più arrivati'' di altri. Quella sera era la notte
dei Licei Classici di tutt'Italia, una dichiarazione d'amore nazionale alla scuola che, negli ultimi
tempi, è quella meno scelta dai ragazzini arrivati all'ultimo anno di scuola media, una serenata
collettiva a questo Liceo che deve tornare ad essere considerato una vera e propria istituzione, nel
vero senso della parola, poiché i ragazzi di tutte le classi hanno dimostrato che frequentare questa
scuola può e deve significare molto di più che passare le proprie domeniche sui libri. Può e deve
significare realizzarsi in molti e diversi ambiti approcciandosi ad ognuno di essi con uno sguardo
diverso, di chi sa cosa significa mettersi in gioco, ammettere i propri limiti e i propri pregi, di chi è
stato formato con un rigore mentale che riesce comunque a far conciliare con sentimento e
comprensione squisitamente umani.
E' per questo motivo che si sono susseguiti per tutto l'arco della serata laboratori interattivi delle più
svariate materie, letture recitate, spiegazioni esposte, intermezzi musicali, scenette recitate, canzoni
cantate.
I ragazzi si sono messi alla prova, hanno deciso, al fianco dei loro insegnanti, di presentare la nostra
scuola sotto una luce diversa ai ragazzi di terza media e alle loro famiglie, in un clima che è proprio
quello simposiale, di scambio reciproco di opinioni, di raccoglimento alla fine di una giornata di
lavoro faticosa, per sottolineare che all'interno di quelle alte pareti fredde del Liceo c'è qualcosa di
più dello studio di cui tutti sembrano aver timore, che oltre quel portone di legno massiccio c'è
qualcosa di più dell'ansia per la prossima versione di latino, che al di là dei corridoi lunghissimi c'è
qualcosa di più della preoccupazione per il test di greco: c'è una famiglia. E, anche se forse, di
questo te ne accorgi solo a gennaio del tuo ultimo anno di scuola, a maggior ragione è giusto
sottolinearlo e dirlo a coloro che devono ancora scegliere la loro scuola superiore... e far loro
presente che ogni attimo dev'essere goduto fino in fondo, e che cinque anni non sono poi così
lunghi.
Valentina Carlino III A Classico
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A TUTTO OPEN NIGHT
L‟esperienza scolastica dell‟ “Open Night” e‟ stata dinamica, coinvolgente e divertente, ma
soprattutto un‟iniziativa che ha permesso al mio liceo di rivelarsi aperto su tutti gli ambiti,
scientifici e umanistici. Proprio la modernità delle giornate di presentazione trascorse fra compagni
e nuovi ragazzi accompagnati dai genitori ha permesso di esprimere al meglio che cosa sia il liceo
classico: non solo latino e greco, ma anche altre materie tutte analogamente approfondite.
Credo dunque che questa esperienza sia stata molto utile per valorizzare il liceo, a dimostrazione
che non è una scuola “antica”, ma sempre al passo con i tempi e sempre pronta ad aprirsi ai diversi
ambiti culturali che vengono studiati dagli alunni che la compongono.
Simone Ardizzone III C Classico
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La mia avventura: 6 mesi in Thailandia con Intercultura
“The world is like a book, if you do not travel your ead only one page”di Mark Twain: questo era il
messaggio inciso sulla porta della biblioteca della mia scuola thai.
Potrei dire che è con questo spirito che ho deciso di partire con Intercultura per passare 6 mesi a
Bangkok: sarebbe poetico, una bella storia con la direzione segnata fin dall‟inizio. Potrei
raccontarvi che appena ho letto “Thailandia” sul fascicolo di Intercultura ho sentito una spinta
inspiegabile.
Certo, ho sempre voluto viaggiare, sapevo di voler partire e andare lontano (da qui la scelta
dell‟Asia). Però non è mai così semplice: prendere una decisione, convincere genitori e insegnanti,
sperare per mesi di aver passato le selezioni; c‟è la preparazione in Italia e infine fare la valigia. E
all‟improvviso essere su un aereo che va dall‟altra parte del mondo, con la tua vita chiusa in 25 kili
di valigia.
Il primo impatto con Bangkok, con la metropoli, con l‟Asia, non lo scorderò mai: siamo usciti
dall‟aeroporto e abbiamo inspirato la prima aria caldissima e umida; il primo shock e la prima volta
in cui mi sono chiesta se sarei riuscita a sopravvivere, ma soprattutto ad integrarmi.
Là tutto è diverso: il cibo, piccante ed esotico, le consuetudini scolastiche (le attività tradizionali in
thai, le lezioni in classe in inglese, la divisa), ovviamente la lingua (l‟alfabeto ha 44 consonanti e 5
toni!), ma anche il modo di rapportarsi: il rispetto tipicamente asiatico per insegnanti ed anziani, la
distanza sociale, le dinamiche famigliari. Infatti un aspetto fondamentale della mia esperienza è
stato essere ospitata da una famiglia thai, reclutata da Intercultura su base volontaria. Vivere la vita
quotidiana significa alzarsi presto, fare due docce al giorno, mangiare (e cucinare) continuamente e
trovare un modo di comunicare con la nonna.
Inoltre penso che non siano solo la lingua, le abitudini, il senso di comunità, che costituiscono
una cultura. L‟essere thai (o finlandese, o argentino) non è semplicemente la somma di questi
elementi, è qualcosa di più complesso, è un modo di sentire, di vivere, di essere.
E questo l‟ho capito mentre ero immersa nel caos colorato e profumato di spezie di un mercato thai,
al fondo della strada di casa mia; confrontavo i due mondi che sentivo come miei e comprendevo
che erano lontani e diversi, eppure che entrambi avevano un valore immenso ma nascosto, che solo
il dialogo tra culture ci può far comprendere.
Insomma, immergersi in una cultura così diversa e ricca è stata un‟esperienza e un‟opportunità
straordinaria. Mi ha dato modo di mettermi davvero alla prova, di trovare un equilibrio tra la mia
voglia di indipendenza e l‟importanza di confrontarsi con gli altri; in particolare mi ha insegnato ad
adattarmi alle nuove situazioni e se non mi ha dato nuove risposte, sicuramente ora ho mille nuove
domande.
Stefania Calciati II C Classico
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Pagine culturali Riflessioni e studi
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A. Dvořak
CONCERTO PER VIOLONCELLO E ORCHESTRA IN SI MINORE OP.104
Spesso oggi, la musica classica viene etichettata come vecchia, fuori
moda, poco orecchiabile, troppo cerebrale. In certi casi ciò è innegabilmente
vero, certi pezzi sono molto, a volte pure troppo sofisticati e sembra quasi che
il compositore sia stato troppo su a pensare solo a come complicare le cose
piuttosto che a scrivere qualcosa di orecchiabile – esempi sono pezzi di
musicisti moderni come Stockhausen e simili, in cui, essendo sostanzialmente
esaurite le trovate melodiche inventabili, si passa a inventare combinazioni
ritmiche eseguibili molto difficilmente per innovare.
Non bisogna però fare di tutta l‟erba un fascio. Esistono pezzi di musica
classica che sono bellissimi, orecchiabili e apprezzabili anche da chi non è un
musicista professionista. Molti pezzi sono costruiti con alla base un‟idea simile
a quella che ha portato alla realizzazione di “Avatar”, l‟ultimo kolossal girato
da James Cameron, ossia partire da una trama di base semplice, che unita ad
effetti speciali grandiosi e una recitazione perfetta ha consentito di ottenere una
pellicola molto buona, che ha goduto di un successo forse un attimo esagerato,
ma pienamente giustificabile.
Proprio su questa idea si basa il concerto per violoncello e orchestra in si
minore op. 104 di Antonin Dvořak.
Questo è un concerto, ossia un pezzo in cui c‟è uno strumento principale
che funge da solista, da eroe, da primadonna, col sostegno dell‟orchestra, che
nella storia dei concerti ha svolto e il ruolo di comprimaria e quello di
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protagonista, e divenendo talora anche antagonista. La scelta del solista per
questo concerto da parte di Dvořak è peculiare: il violoncello, fra gli strumenti
musicali, è fra quelli più completi; con esso, nelle mani di un esperto,
beninteso, è possibile ottenere sfumature timbriche di grande effetto; la qualità
del suono di questo strumento, inoltre, fra tutti, è quella più vicina alla voce
umana: per intonazione, timbro, estensione del registro e potenza di suono, è
quanto di più sia vicino al canto di un tenore fra gli strumenti musicali; da ciò
si evince che la liricità di questo strumento nei momenti di massima intensità
emotiva è altissima e molto emozionalmente coinvolgente.
In origine, nei piani di Dvořak, non figurava un concerto per violoncello:
egli riteneva che fosse uno strumento ottimo per accompagnare nei quartetti
d‟archi e nelle parti orchestrali, ma non altrettanto buono come solista. Prima
di scrivere questo concerto, Dvořak si era trasferito negli Stati Uniti d‟America
dalla sua natia Boemia – oggi parte della Repubblica Ceca – e lì avvertiva
profonda nostalgia della sua terra, non mancando di omaggiarla nelle sue
composizioni, con temi tratti dal folklore popolare boemo, mescolandoli però
ad elementi tipici americani, con influenze jazz. Una volta, discorrendo con un
suo amico violoncellista, tale Hanuš Wihan, gli venne richiesta una
composizione per violoncello solista. Dvořak inizialmente esitò per la ragione
sopraccitata; dopo aver assistito all‟esecuzione di un concerto per violoncello
scritto da un altro professore del conservatorio di New York, però si convinse a
comporre l‟opera richiesta dall‟amico Wihan. Il movimento centrale del
concerto da lui ascoltato era in si minore, e forse fu questo a indurre il
musicista boemo a scrivere la propria composizione in quella tonalità.
Il concerto fu presentato per la prima volta a Londra nel 1896, dopo una
gestazione durata 4-5 anni. Grazie a un‟anomalia rispetto ai musicisti suoi
contemporanei, che consisteva nel non essere affetto da qualche psicosi,
tormento interiore o dolore fisico, di cui sembra essere piena la storia dei
musicisti romantici, Dvořak fu uno dei pochi musicisti che godette di fama
ancora in vita, e perciò il concerto ebbe un buon successo. Il primo esecutore
avrebbe dovuto essere Wihan, ma per cause ancora oggi irrisolte – probabile un
diverbio con Dvořak riguardo la struttura del pezzo, o per sovrapposizione con
impegni già presi in precedenza da Wihan – questo pezzo fu eseguito per la
prima volta dall‟inglese Leo Stern.
L‟organico previsto per questo pezzo, tipico di un‟orchestra romantica,
consta di 2 flauti, 2 oboi, 2 clarinetti, 2 fagotti, 3 corni, 2 trombe, 3 tromboni,
tuba, timpani, triangolo, violoncello solista e archi.
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Questo concerto è scritto in una forma tripartita in voga fin dai primordi
della musica orchestrale profana, comprendente tre movimenti in una sequenza
veloce – lento – veloce. Il primo e il terzo movimento sono scritti in si minore,
tonalità che conferisce un carattere austero e solenne al pezzo, per poi divenire
in entrambi i casi si maggiore, che mantiene il carattere solenne della sua
omologa, ma con un tono più spensierato e maestoso. In sol maggiore, tonalità
che nei tempi lenti rende benissimo come tonalità dolce e lirica, caratterizza il
movimento lento centrale, in cui Dvořak, come se già non lo avesse ancora
fatto precedentemente, sfoggia ancora una volta le sue ottime capacità di
melodista, elemento tipico della musica romantica, che si opponeva alla
tradizione classicista austro-tedesca, che basava i propri pezzi su elementi
tematici di breve durata, ed elaborati più volte; la tradizione romantica, invece,
basava i suoi pezzi su temi lunghi, distesi, piacevoli all‟orecchio e tipici della
tradizione popolare del compositore: è infatti questo il periodo delle scuole
nazionali, in cui i compositori non austriaci e non tedeschi, per rinfrescare la
vena melodica, presero ad utilizzare nelle loro composizioni temi popolari: ciò
ha reso imperitura la fama di elementi come i russi Tchaikovskij, Balakirev,
Kjuj, Glinka, Borodin, Rimskij-Korsakov e Musorgskij, i boemi Dvořak e
Smetana, il norvegese Grieg, il finlandese Sibelius.
Il primo movimento riporta l‟indicazione “Allegro”; l‟inizio è solenne,
austero; il tema principale è esposto da clarinetti, violini e fagotti; segue una
ripresa da parte dei fiati e degli archi, per poi giungere a un crescendo e a
un‟esposizione del tema da parte di tutta l‟orchestra, che poi si spegne,
lasciando solo archi pizzicati e fiati, che portano a un secondo tema, in re
maggiore, lirico e cantabile, espresso dal corno francese, strumento dalla
sonorità nobile, ma potente al tempo stesso. L‟orchestra poi, con una cadenza –
sequenza di accordi che porta a una sorta di conclusione – porta alla
conclusione dell‟esposizione, prima sezione del movimento in cui il
compositore delinea i temi principali del movimento, che si conclude con un
sommesso accordo di si maggiore, su cui esordisce il violoncello solista, che
riprende ed espande il tema principale. Inizia dunque la sezione di sviluppo, in
cui il compositore elabora i temi precedentemente introdotti; il violoncello in
questa sezione sfoggia tutte le sue migliori caratteristiche, dalla liricità alla
agilità, e Dvořak mette a dura prova la resistenza fisica e mnemonica del solista
– che, come ogni buon solista che si rispetti, suona a memoria -, usando
espedienti virtuosistici molto in voga all‟epoca che ancora oggi danno del filo
da torcere agli aspiranti virtuosi, e mettono in mostra e qualità del solista e
dello strumento. I due temi vengono ripresi, espansi, associati, variati ed
elaborati con sapiente maestria; al termine di questa sezione, si ritorna al tema
iniziale, questa volta riesposto svariate volte in vari registri e tempi, fino a
giungere alla gioiosa e al contempo solenne conclusione del movimento.
Il secondo movimento è un lirico e dolce “Adagio, ma non troppo”, in sol
maggiore, con un tema principale esposto prima dai legni – nome usato per
indicare quegli strumenti a fiato in cui il suono è prodotto dalla vibrazione di
una sottile linguetta di bambù posta all‟imboccatura dello strumento stesso, e
che includono flauto, clarinetto, oboe e fagotto – e poi ripreso dal cello solo.
Questo tema viene sviluppato in un modo tipico di Dvořak, cioè, pur essendo
costantemente ripreso, sembra sempre qualcosa di fresco e nuovo – effetto
riscontrabile anche nel “Larghetto” della Serenata per archi op.22 dello stesso
autore – e sembra dare origine a nuove idee; al termine di una di queste
riproposizioni del tema, l‟atmosfera cambia improvvisamente, passando da un
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piano delicato in sol maggiore a un forte impetuoso in sol minore, che è come
saltare all‟improvviso da una splendida giornata d‟estate a un acquazzone
gelato; viene esposto quindi un tema altrettanto lirico, ma pervaso da una
profonda inquietudine, dopodiché, a seguito di altri virtuosismi tecnici del
solista, si ritorna a una maestosa esposizione del primo tema da parte del corno;
il finale è sulla falsariga della prima parte, con quel gioco di idee che nascono e
si intrecciano così tipico nelle opere del compositore boemo, fino a giungere
alla propria naturale conclusione, su un dolce accordo di sol maggiore.
Il movimento finale ha carattere molto marziale e ritmato, e viene esposto un
tema simile a quello del primo movimento, ma decisamente più danzante. Poi,
dopo varie elaborazioni, la musica salta improvvisamente ad un accordo di do
maggiore, da cui viene esposto un altro tema: questo movimento è infatti un
rondò, cioè una forma musicale in cui un tema principale viene alternato ad
altri temi contrastanti; questo secondo tema è caratterizzato alla pari del primo
da un forte ritmo di danza, come se Dvořak volesse celebrare le proprie origini
una volta di più; seguono varie riproposizioni ed elaborazioni di questo tema,
mantenendo sempre un atteggiamento lirico e ritmato; il tutto sembra
concludersi su un accordo di Fa diesis maggiore, che dà notevole stabilità al
pezzo; invece, Dvořak riespone il tema iniziale molto sommessamente per
mezzo del cello accompagnato dagli archi pizzicati, e poi con tutta l‟orchestra.
Dopo un tema di transizione – cioè un‟idea musicale non importante ai fini
della composizione, ma utile per passare da un tema all‟altro – si giunge al
terzo tema del movimento, in cui Dvořak abbandona per un po‟ la componente
danzante e ritmica e si concede ancora – e io aggiungo: ottima idea – un po‟ di
sanissimo lirismo melodico, esponendo un tema che sembra direttamente uscito
da un palazzo signorile della Praga del tempo, nobile ma allo stesso tempo
energico e molto emozionale. Dopo questa esplosione di sentimenti, ritorna al
tema iniziale, ma questa volta espresso in tonalità maggiore, e questa scelta
conferisce al tema una solennità quasi maestosa, come se fosse un encomio
solenne tradotto in musica; segue una breve coda, in cui ricompare il tema
principale del primo movimento, il che dà grande uniformità compositiva al
concerto, e un diminuendo collettivo, con la musica che sembra quasi
spegnersi… ma all‟ultimo sembra che il violoncello risorga dalle sue ceneri, e
trascina tutta l‟orchestra a un finale glorioso, e – almeno, questo è capitato a
me di percepire; questo è il bello della musica: da uno stesso pezzo ognuno può
trarre migliaia di sentimenti ed emozioni diversi – con un ritmo che sembra
uscito fuori da un cartone animato della Disney, si conclude il concerto in
modo trionfale.
Questo concerto è considerato ancora oggi da molti come la più bella
composizione di Dvořak, in cui si fondono con maestria esemplare il
Romanticismo europeo e i primi accenni di musica spiritual e jazz americana,
commistione che culminerà nella “Rhapsody in Blue” di George Gershwin,
successiva di 28 anni alla composizione dell‟opera di Dvořak.
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E‟ ancora oggi uno dei concerti per violoncello più apprezzati ed eseguiti del
repertorio corrente, e numerosi violoncellisti di chiara fama vi si sono
cimentati: si sprecano i nomi; fra essi, una menzione particolare va all‟inglese
Leo Stern, primo esecutore, a Hanuš Wihan, che tanto insistette – e, secondo
me, fece un ottimo lavoro –per ottenere questa composizione, e al russo - azero
Mstislav Rostropovič, uno dei più illustri violoncellisti del secolo scorso, che ci
ha regalato esecuzioni memorabili dei più famosi pezzi per violoncello mai
scritti. Pertanto, raccomandando di ascoltare un‟esecuzione di questo concerto,
senza dubbio consiglio le esecuzioni di Rostropovič, che sono di indubbia
qualità, e che rendono giustizia a questa bellissima composizione.
Carlo Barone III C Classico
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CARPE DIEM
Carpe diem: letteralmente "cogli il giorno" tradotto "cogli l'attimo”.
La traduzione più appropriata sarebbe "ruba un giorno (al tempo)", ossia
un‟esortazione a dimenticare la limitatezza dei nostri giorni per concentrarsi sul
presente.
“Cogli l‟attimo”
(in inglese Dead Poets Society) è il titolo del capolavoro pluripremiato del
1989, diretto da Peter Weir.
Accoglie un trentottenne Robbie Williams (che ci ha purtroppo lasciato non molto
tempo fa,
l‟11 agosto del 2014) in veste del professore più anticonformista di sempre: John
Keating, insegnante di letteratura che spinge i propri allievi a rompere le regole,
inseguendo la creatività che porta i ragazzi a seguire le sue orme come ex-alunno del
severo collegio conservatore maschile di Welton, e come membro, un tempo, della
“società dei poeti estinti” formata con vecchi compagni di classe.
Ovviamente, il comportamento insolito e originale del giovane insegnante che
preferisce farsi chiamare “Capitano, oh mio Capitano” dagli studenti, viene
contrastato dalla rigida disciplina della scuola, che si sente minacciata da convinzioni
di ribellione da lui insegnate.
I versi di Walt Whitman e di altri grandi poeti, accompagnati dalla notte e
dall‟atmosfera misteriosa di una grotta vicina all‟istituto, incuriosiscono un gruppo di
adolescenti incapaci di opporsi a padri troppo severi o alla stessa timidezza che li
assale.
Film di grande insegnamento, mescolato a passioni dei più fiduciosi piccoli
sognatori, che invita tutti quanti a scavalcare tutti muri di cui ci circondano le
esperienze della vita, o di cui noi stessi siamo i costruttori per paura del mondo che
ci sta intorno.
Come Keating precisa, tutto ciò non sta a significare che non dobbiamo avere
barriere, che, molto spesso, sono le cose di cui necessitiamo per non mettere da parte
la coerenza e quella leggera vocina nella nostra testa chiamata coscienza, ma
semplicemente approfittare di ogni momento per rispondere alla vita in modo attivo e
quindi osare qualunque sistema per seguire le nostre ambizioni.
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Per molti, sicuramente, potrà sembrare un concetto scontato, già sentito e risentito
in qualunque canzone, letto e riletto in qualunque libro, però non bisogna scordarsi
mai, a prescindere dalla situazione in cui ci si trova, che gli adolescenti si fanno
prendere facilmente dal terrore, del futuro o del giudizio altrui, e questo non deve
assolutamente condizionare i nostri pensieri.
Robbie Williams, oltre a rappresentare l‟insegnante ideale, capace di ignorare il
libro di testo e alzarsi con i piedi sulla cattedra, è una fonte di frasi originali e
stupende, di cui moltissimi sono in cerca, per postarle sui social network o scriverle
sul proprio diario, per ricordarle.
Solitamente le vecchie pellicole non sono prese tanto in considerazione come
moderne e attualissime saghe romantiche, d‟azione o fantasy, ma scoprire un po‟
anche del nostro passato, in modo speciale quello cinematografico, non fa poi male.
Anzi.
« Mentre parliamo
il tempo sarà già fuggito, come se ci odiasse:
ruba un giorno, confidando il meno possibile
nel domani. »
Veronica Porcelli II A Linguistico
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Inchiostro libero
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Amore nel bosco
Solo vago ammaliato
la brezza calda spira
le foglie verdi frusciano
piccole saette luminose
mi offuscano la vista.
Gaio e giovane seguo
il sentiero non battuto
disprezzando quello comune.
Caldo e rovente
il Sole mi attanaglia.
Acqua fresca e limpida
mi lava le palpebre.
Dinnanzi a me china sta,
leggiadra e amorevole,
coglie fiori non degni di Lei.
Fisso i suoi occhi scuri,
grandi e teneri,
portatori di Pace e Amore.
È un cerbiatto.
Sono inerme.
Fisso le sue mani leggiadre,
fini e giovani,
53
non hanno mai subito la vita,
sembrano di candida neve.
Sono ammaliato.
Fisso i suoi lunghi capelli,
mossi dal lieve fiato di Eolo,
danzano leggeri
baciandole il volto.
Sono suo.
Mi avvicino,
mi si mostrano le sue guance timide,
il suo sguardo fugge il mio
le sue labbra si socchiudono,
scappa leggiadra come un usignolo.
Il vestito leggiero le cinge i fianchi
e nell' aria la rende soave.
La inseguo.
Entra in un campo di fiori
su cui sembra volare.
La sfioro.
Si nasconde dietro il fusto di un salice,
affaccia il delicato volto,
mi avvicino.
Si avvicina.
Le accarezzo una guancia,
i suoi occhi sono magnetici,
54
le sue mani delicate
poggiano sulle mie inesperte.
Ci sediamo.
I suoi capelli odorano
più dei leggiadri fiori,
li accarezzo,
scivolo sulle sue spalle.
La sento.
È un bocciolo di rosa
con piccole spine,
un solo istante di dolore,
il profumo e il piacere
ci unisce e ci pervade.
Siamo un unico amplesso,
un' unica creatura.
Le fronde del salice ci filtrano il sole,
i fiori ci ricoprono,
il vento ci culla.
Umberto Arrisio III A Classico
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Ti ho sognata, voluta, bramata
Odore di novembre e crepuscolare luce
Mi sospingono a correre a inseguirti,
Vano correre, vano desiderarti
Tu altera e superba stai a ridermi
Più corro più ti allontani
Più mi avvicino più te ne vai
Più ti dimentico più mi ammagli.
Catene dell' Amore
così strette mi avvinghiate,
Mi togliete il respiro,
Con le vostre spine mi lacerate il corpo
Mi dolete il cuore.
Meglio morire che essere vostro schiavo.
Sono inerme.
Sono muto. Tu mi ascolti.
Sono cieco. Tu mi appari.
Sono sordo. Tu mi parli.
Sono nulla. Tu sei tutto.
Giochi con me,
mi seduci,
te ne vai.
Occhi scuri come il Tartaro portatori
di soggezione e passione
Di brama e piacere.
Non posso sostenere il tuo sguardo,
56
Mi scruti, mi dilagni, mi entri
Scuoti, sconquassi, sottrai.
Ti desidero, mi spaventi. Ti schivo, mi servi.
Capelli neri più del mantello di un corvo,
Mossi come il mare in burrasca,
Aquilone li solleva,
altera Furia,
Fortuna seduttrice,
Ti impadronisci dei miei occhi
Sono tuoi non si spostano.
Corpo magro, curve aspre
Sono la strada della vita.
La chioma poggia sul seno,
Dolce come la terra di Bacco,
Ti accoglie, ti riporta alla prima luce.
Fianchi stretti, porte dell' Averno,
Coperto dall' irsuta notte, luogo di peccato.
Ti ho sognata, voluta, bramata.
Sei mia, un unico amplesso,
un unico grido di estenuante piacere.
Un istante. Eravamo tutto:
la potenza, La distruzione, Piacere assoluto.
Eri mia, mi appartenevi, ti sentivo.
Un grido roco. La fine...
Umberto Arrisio III A Classico
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Un vuoto incolmabile
Sei stato un istante, un attimo, un sogno
ti abbiamo voluto sempre bene,
avevamo molte cose da mostrarti,
da insegnarti, da donarti.
Ancora prima di conoscerti eri parte di noi,
ti amavamo tanto.
Ma strani sono i piani della Vita,
ci hai abbandonato ancora prima
di poterti amare come volevamo.
Hai lasciato un vuoto in molti:
il nonno piangeva,
il papà non sapeva cosa dire,
la mamma si sentiva sola,
lo zio non riusciva neppure a pensare
che ormai non c' eri più,
tuo fratello voleva poter giocare con te a calcio,
tua sorella voleva portarti in giro.
Tua sorella voleva esserti una seconda mamma,
ti desiderava tanto,
ti amava moltissimo.
In lei la tua assenza ha creato un vuoto incolmabile,
ogni giorno ti ricorda, ti pensa.
Ci manchi tanto,
spero ti poterti abbracciare un giorno,
almeno una volta.
Umberto Arrisio III A Classico
58
VORREI
Non riesco a dormire. Questo continuo grr grr della mia pancia scaccia tutti i sogni,
anche quelli più belli e intensi. Neppure nella dimensione della fantasia e del viaggio
notturno riesco a trovare una via di fuga da questa realtà tanto ingiusta e opprimente.
Così mi ritrovo ancora una volta a pensare a tutti i miei sogni e ai miei desideri, che
so non si realizzeranno mai. L'ennesimo pensiero un altro giorno di un altro anno. Mi
piacerebbe non dover più lavorare tutto il giorno come i grandi e faticare e sporcarmi
di terra. Vorrei giocare con gli altri bambini come un tempo, quando ancora la mia
vita era normale ed io ero felice. Non chiedo oggetti e giocattoli particolari e neppure
quegli aggeggi luminosi e rumorosi, che ho visto fra le mani di molti piccoli
visitatori. Desidero solo avere qualcuno con cui correre e scherzare come facevo con
i miei fratelli, che ora giocano in un altro luogo, più lontano, luminoso, felice e per
me ancora irraggiungibile. Desidero avere ancora una semplice bambola di pezza o
anche semplicemente un'amica a cui pettinare i capelli e giocare alla mamma o alla
maestra. Oh si, mi manca anche lei, la mia maestra. Solo ora realizzo quanto le
volevo bene e quanto era utile e importante ciò che mi insegnava. Le lunghe ore
delle sue lezioni, che sembravano non finire mai, ora le scambierei volentieri con
queste, che davvero non hanno fine. Mi piacerebbe imparare a scrivere e a parlare
bene. Vorrei riprendere a studiare e continuare per molto molto tempo, fino a quando
non sarò pronta per trovare un bel lavoro e che magari non spezzi la schiena: non
voglio diventare curva e gobba come gli anziani, che non riescono più a lavorare, ma
che ritrovo comunque al mio fianco. Magari potrei scrivere delle favole per far
addormentare i bambini, per aiutarli a scivolare nel mondo dei sogni. Si, potrei
ispirarmi a quelle che mi raccontava la mia mamma, come quelle delle principesse o
quelle ambientate in mondi così fantastici e straordinari da non ruscire a sognarli.
Vorrei essere una di quelle principesse e di quegli eroi, per i quali è sempre riservato
un lieto fine. Anch'io vorrei avere poteri magici e possedere fantastici gioielli e,
ancora, ammaestrare creature straordinarie, volare, andare dove mi pare e visitare il
mondo. Si, come sarebbe bello! Infondo, però, mi basterebbe essere una bambina
normale e riavere la mia famiglia, con la mia mamma, il mio papà ed i miei fratelli.
Il babbo è andato in cerca di un posto che ci potesse offrire benessere e felicità, un
posto quasi impossibile da immaginare, come quelli delle favole della mamma
diceva, ma che avrebbe trovato. Per noi. La mamma non voleva lasciarlo andare:
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diceva che era pericoloso, un investimento di tempo e denaro sprecato, ma soprattutto
urlava fra le lacrime che non avrebbe fatto ritorno mai più. E davvero non è tornato,
non ancora. Magari non sa che la mamma e i fratellini se li sono portati via la
malattia e la fame. Mi mancano. Tutti. Persino nei loro difetti e nelle loro abitudini
più negative e fastidiose. Vorrei tornare a giocare e a litigare, ad essere amata e
sgridata. Pensavo che sarebbe stato così. Dicono che per i bambini che rimangono
orfani, così ci definiscono, c'è la possibilità di essere adottati da un'altra famiglia,
con più soldi e con una casa più grande e confortevole. Questi aspetti, però, non mi
interessano: voglio delle persone per le quali essere indispensabile, per le quali essere
importante e per le quali rappresentare il mondo. Vorrei che fossero lo stesso per me,
mi piacerebbe riavere qualcuno a cui dedicare i miei disegni e a cui regalare i fiori
raccolti nei prati. So che tutto questo rimane irrealizzabile, che dovrei abituarmi a
quella che mi dicono essere la mia nuova vita, ma che di vita non ha per niente
l'aspetto. Ho sentito dire che la scienza ora permette alle coppie che non possono
avere bambini loro di crearne in laboratorio, scegliendo fra i campioni che
preferiscono,o di affittare l'utero, che mi hanno spiegato essere la pancia, di un'altra
donna. Spero di non incontrare mai questa scienza di cui parlano tanto: mi sembra
spaventosa e malvagia, inumana e senz'anima, incapace e impotente. Molti
sostengono che possa guarire le persone, farle stare meglio ed impedire loro di
morire. Ma la mia mamma non l 'ha guarita! E neppure i miei fratelli! Dicono che
questo è dovuto al fatto che sia costosa. Io, però, se avessi queste capacità non mi
farei pagare, ma viaggerei giorno e notte in cerca di persone da aiutare. Essa, invece,
mi sta togliendo i miei sogni, ogni possibilità, il mio futuro. Non capisco come alcune
persone riescano ad amarla e voler dedicare a lei la vita. Affermano anche che sia
necessario frequentare a lungo scuole molto difficili per perseguire quest'obbiettivo.
Mi sembra tutto così assurdo: non ho mai visto scuole dove si apprende a disimparare
ad essere persone. Probabilmente mi sono addormentata persa fra i miei pensieri e
sono incappata in un altro incubo, però non ne sono certa: è troppo simile a quella
che è divenuta la mia realtà. Altri adulti, poi, dicono che non posso ricevere una
nuova famiglia per "i tempi e i costi delle pratiche e della politica". Non riesco
davvero a comprendere. Cosa significa? Che sono un oggetto in vendita e che devono
trovare il miglior acquirente? o che per ogni bambino da adottare si deve riunire chi
detiene il potere? Forse dovrei iniziare a cercarmi io una nuova famiglia: dicono che
quando le persone sono pronte si costruiscono una famiglia. Ecco è giunto il mio
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momento, sono pronta: se una nuova famiglia non viene da me, la cercherò io stessa.
Magari,però, non sono ancora stata adottata perché non sono una brava bambina,
forse non sono abbastanza bella e intelligente. Probabilmente non sono in grado di
compiere molte cose, che invece dovrei conoscere. La mia mamma e il mio papà,
però, dicevano che ero la bambina più bella del pianeta e molto sveglia per la mia
età. Mi mancano. Rivoglio i loro caldi abbracci, sentire i loro dolci baci sulla mia
pelle insieme alle carezze rassicuranti e protettrici. Non torneranno. Non possono
tornare. Lo so. Devo trovare il prima possibile una famiglia, che non pensi ad avere a
tutti i costi figli biologici attraverso mezzi che comunque non permettono loro di
affrontare una gravidanza naturale o che non perda tempo con carte e documenti.
Voglio qualcuno che mi ami qui ed ora. Adesso che sono rimasta sola, senza più
niente e nessuno. Ho bisogno di aiuto. Ho bisogno di amore, pace e rassicurazione.
Ho bisogno di una nuova mamma e di un nuovo papà. Non mi importa se non ci
assomiglieremo, se avremo la pelle, gli occhi o i capelli di colore diverso, perché essi
mi ameranno ed io amerò loro senza un motivo particolare, ma semplicemente perché
saremo una famiglia. Voglio tornare il prima possibile ad una vita normale. Ora, però,
mi conviene riposare davvero prima che il sole si affacci nuovamente all'orizzonte
per chiamarmi ad un'altra giornata di non-vita. Sento mancarmi le forze, le palpebre
non possono che chiudersi. Amo la vita e la rivoglio. Combatterò per riprendermela.
Dicono che Qualcuno più grande di tutti noi ci guardi dall'alto e ci aiuti, nonostante
alcuni avvenimenti potrebbero farci pensare di essere soli e abbandonati. Mi starà
vicino. Ne sono sicura. Me lo merito.
Fabiola Serchione III A Classico
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Questo è stato il primo esperimento, tutto perfettibile e da potenziare, del giornalino online dell’intero Istituto. Ringraziamo tutti gli studenti che hanno collaborato con le loro pagine. Ci auguriamo che per i prossimi mesi, visto il primo prodotto, ci siano altri suggerimenti, materiali e soprattutto… grande partecipazione per il prossimo anno scolastico, perché il giornalino è la nostra pagina sul mondo e il nostro modo di presentarci.
La redazione