*,$ +,&'6 $$&* 6 4 6 36))* 6 /*0 -,& ,.&.*!&'.,) .&0 ......La grande assemblea del 22 marzo e...

20
Il PdAC in piazza il 12 Aprile a Roma P P R R O O G G E E T T T T O O C C O O M M U U N N I I S S T T A A

Transcript of *,$ +,&'6 $$&* 6 4 6 36))* 6 /*0 -,& ,.&.*!&'.,) .&0 ......La grande assemblea del 22 marzo e...

Page 1: *,$ +,&'6 $$&* 6 4 6 36))* 6 /*0 -,& ,.&.*!&'.,) .&0 ......La grande assemblea del 22 marzo e un'intervista al compagno Zè Maria 14 15 Brasile in movimento: l'organizzazione della

Il PdAC in piazza il 12 Aprile a Roma

PPRROOGGEETTTTOO CCOOMMUUNNIISSTTAAPeriodico delPartito di Alternativa Comunista sezione dellaLega Internazionale dei Lavoratori (Quarta Internazionale)ALTERNATIVACOMUNISTA.org AApprrii llee 66 MMaaggggiioo 220011 44 66 NN°°4455 66 22€€ 66 AAnnnnoo VVII II II 66 NNuuoovvaa sseerriiee

CCggiill:: gguueerrrraa ttrraa bbuurrooccrraattiiAnalisi sul contenuto della proposta di riforma del lavoroJJoobbss aacctt ddii RReennzzii ee PPoolleettttii:: nnuuoovvaa ssttaannggaattaa ppeerr ii llaavvoorraattoorrii

5

3

Quattro pagine a cura dei giovani del PdacLL''UUccrraaiinnaa ee ll’’iinnccoommpprreennssiioonnee ddeellllaa lloottttaa ddii ccllaassssee13Costruire una opposizione di classe alla Troika e ai suoi governiIIll PPddaacc iinn ppiiaazzzzaa aa RRoommaa iill 1122 aapprriillee10

ll''iinnsseerrttoo ddeeii GGIIOOVVAANNII ddii AALLTTEERRNNAATTIIVVAA CCOOMMUUNNIISSTTAApagineinterne

SPED.A

BB.POST.A

RT.1COMMA2D.L.353/03DEL24/12/2003(CONV.INL.46/04DEL27/02/2004)DCBBARI

Come e perché la sinistra mondiale favorisce la spartizione dell'Ucraina

CCOONNTTRROO LLAA RREECCRRUUDDEESSCCEENNZZAADDEELLLLAA MMAATTTTAANNZZAA SSOOCCIIAALLEE

LLAA NNEECCEESSSSIITTÀÀ DDII UUNN''OOPPPPOOSSIIZZIIOONNEE DDII CCLLAASSSSEESullo scontro interno Camusso­Landini

La grande assemblea del 22 marzo e un'intervista al compagno Zè MariaBBrraassiillee iinn mmoovviimmeennttoo:: ll''oorrggaanniizzzzaazziioonnee ddeellllaa lloottttaa vveerrssoo ii MMoonnddiiaallii14­15

EEddiittoorriiaallee2

Page 2: *,$ +,&'6 $$&* 6 4 6 36))* 6 /*0 -,& ,.&.*!&'.,) .&0 ......La grande assemblea del 22 marzo e un'intervista al compagno Zè Maria 14 15 Brasile in movimento: l'organizzazione della

2 Aprile ­ Maggio 2014 PROGETTO COMUNISTAPOLITICA

PROGETTO COMUNISTAPeriodico del PARTITO DI ALTERNATIVACOMUNISTAsezione della Lega Internazionale dei Lavoratori 6 Quarta Internazionale

Aprile - Maggio 2014 – n.45 – Anno VIII – Nuova serieTestata: Progetto Comunista – Rifondare l'Opposizione dei Lavoratori.Registrazione:n. 10 del 23/3/2006 presso ilTribunale di Salerno.Direttore Responsabile:Riccardo Bocchese.

Condirettori Politici:Adriano Lotito, Mauro Buccheri.

Redazione e Comitato Editoriale: Giovanni“Ivan” Alberotanza, MatteoBavassano, Mauro Buccheri, Patrizia Cammarata, Adriano Lotito,Claudio Mastrogiulio, Mauro Pomo,ValerioTorre.

Vignette:alessiospataro.blogspot.comComics: latuffcartoons.wordpress.com

Grafica e Impaginazione: Giovanni“Ivan” Alberotanza[Scribus+LibreOffice su Debian GNU/Linux]

Stampa: Litografica '92 – San Ferdinando di PugliaEditore: Valerio Torre, C.soV.Emanuele, 14 – 84123 Salerno.

Scrivi una e-mail alla redazione:[email protected] telefonico: 328 17 87 809

Mauro Buccheri

La crisi del sistema avanza aqualsiasi latitudine e longitudine,smentendo le profezie dellaborghesia e dei suoi intellettuali

ed economisti, che negli ultimi vent'annihanno pronosticato le magnifiche sorti eprogressive del capitalismo, e smasche­rando le rassicurazioni interessate di chinegli ultimi tempi ha garantito che si eravicini all'uscita dal tunnel. I fatti, comesempre, si sono incaricati di smascherarele fandonie degli apologeti del capitale, ebasta dare un'occhiata ad alcuni semplicidati per comprendere ciò che risulta evi­dente a chiunque viva a contatto con lepersone in carne ed ossa piuttosto chenelle proprie torri d'avorio.

Giusto per rimanere in Italia, il tasso didisoccupazione è giunto ormai al 13%,percentuale che, come riconoscono glistessi giornali borghesi, costituisce un re­cord storico. Una percentuale che,rapportata ai giovani fra i 15 e i 24 anni,arriva sino al 42%. Diminuisce il numerodegli occupati ed aumenta quello deidisoccupati che, secondo i dati Istat,hanno superato i 3,3 milioni. Dati che si ri­feriscono alle persone che percepisconoancora un sussidio e che sono iscritte ai“centri per l'impiego”, e che dunque nontengono conto delle centinaia di migliaiadi persone che hanno rinunciato a cercareun lavoro e che pertanto fanno lievitareconsiderevolmente il tasso di disoccupa­zione reale. La disoccupazione e la perditadi posti di lavoro colpisce tutto il territorioitaliano, facendo registrare dei picchi almeridione. Galoppa anche il numero diore di cassa integrazione, anticamera dellamorte lavorativa: secondo i dati Inps, soloa febbraio ne sono state autorizzate oltre83 milioni, a marzo 100 milioni, con un au­mento del 2,1% rispetto allo stesso periododell'anno precedente. Diminuisce il pote­re d'acquisto delle famiglie e nuovi settoripopolari vengono risucchiati nel vorticedella povertà.

Questo quadro allarmante è il risultatodi anni di politiche di mattanza socialeoperate in Italia dai governi di centrode­stra, di centrosinistra e di “unità naziona­le” per conto del grande capitale,parallelamente alla crisi di sistema svi­luppatasi a partire dal 2007. Una crisi chesta facendo sentire pesantemente i suoieffetti su tutti i Paesi dell'Eurozona, inparticolare nei cosiddetti Piigs (Portogallo,Irlanda, Italia, Grecia, Spagna), Paesi rite­nuti più a rischio rispetto al livello del de­bito pubblico, e nei quali dunque le ricetteall'insegna dell' austerity sono state anco­ra più feroci.

Il ruolo del governo Renzi

Il neopremier Matteo Renzi ha definito“sconvolgenti” i dati relativi alla disoccu­pazione in Italia, e si è presentato populi­sticamente come il “nuovo” che avanza, il“rottamatore” della vecchia politica, l'uo­mo della Provvidenza che traghetterà ilPaesefuoridallapaludedellacrisi. Inrealtàle prime settimane di governo dell'exsindaco fiorentino tracciano un quadroben diverso da quello che si vorrebberappresentare alle masse popolari.

I ministri scelti da Renzi per l'operazio­ne di traghettamento hanno tutte lesembianze di novelli Caronte, a giudicaregià dai loro curricula: Carlo Padoan, giàconsulente presso la Banca Mondiale, laBce e la Commissione Europea, ha assuntola guida del Dicastero dell'Economia; Giu­liano Poletti, presidente della Legacoop –lalegadellecooperativecheadoggimeglioincarnano lo sfruttamento selvaggio deidiritti dei lavoratori, e contro le quali si so­no sviluppate negli ultimi mesi le lotte piùdure in Italia – è stato scelto come ministrodel lavoro. La montiana Stefania Giannini,sin dal suo insediamento al Ministerodell'Istruzione, ha chiarito che il suointervento si manterrà nel solco delle pre­cedenti gestioni e ha rilanciato gli slogandella “meritocrazia” nelle scuole e del re­clutamento dei docenti attraverso chia­mata diretta dei presidi, nonché l'idea diridurre di un anno il ciclo delle scuole su­periori (con tutte le conseguenze nefasteche una simile operazione comporte­rebbe sia in termini didattici che occupa­zionali). Significative anche ledesignazioni nel team governativo di Fe­derica Guidi, già presidente dei Giovani

Imprenditori di Confindustria, allo Svi­luppo Economico, nonché di Angelino Al­fano agli Interni. Il capo di questo governoborghese e confindustriale ha cominciatola sua nuova esperienza incontrandosicon Berlusconi, fresco di condanna defini­tiva per frode fiscale e di interdizione perdue anni dai pubblici uffici, al fine diconcordare una nuova “legge elettorale”(più truffaldina di altre storiche leggi“truffa”) – ribattezzata “Italicum” – con li­ste bloccate, alte soglie di sbarramento, ericchi premi di maggioranza per le coali­zioni che raggiungano il 37%. Un progettocui Renzi ha affiancato la sua idea di ri­forma del Senato, uno dei suoi cavalli dibattaglia. Non si tratta dell'abolizione delSenato, come qualcuno erroneamente ri­tiene, ma di una trasformazione di ca­rattere istituzionale che farebbe dello

stesso un'assemblea (“delle Autonomie”)non elettiva e non competente rispettoalle leggi di bilancio, e composta dai presi­denti delle regioni, dai sindaci dei comunicapoluogo e da membri della “società civi­le” cooptati dal Presidente della Repubbli­ca. Insomma, un'operazione che – nonpossiamo fare a meno di notare, pur es­sendo noi totalmente estranei al feticismodelle istituzioni e del parlamentarismo –dietro il paravento dei risparmi sui costidella politica, configura il ritorno a un ra­mo parlamentare non elettivo, come aitempi del regno d'Italia e dello StatutoAlbertino.

L'attacco ai diritti e i tagli allespese sociali

Nel frattempo, la riforma del lavoro pro­mossa dall'aspirante Bonaparte al go­

verno, il cosiddetto Jobs Act , accoltopositivamente anche dal segretario dellaFiom Landini, si inserisce pienamente inquel processo di smantellamento dei di­ritti dei lavoratori e di precarizzazione dellavoro promosso negli ultimi anni dacentrosinistra e centrodestra al governo(Legge Treu, Legge Biagi, Riforma Forne­ro), e che oggi ha messo su un tasselloimportante con l' accordo sulla rappre­sentanza sindacale raggiunto dai sindacaticoncertativi col padronato, un accordo fi­nalizzato al tentativo di annichilimentodefinitivo del sindacalismo conflittuale.Del resto, alcuni segnali inequivocabilihanno fatto emergere chiaramente lanatura della fase cui andiamo incontro. Ciriferiamo alla pesante repressione operatadalle forze dell'“Ordine” durante la mani­festazione romana per il diritto alla casa e

al lavoro del 12 aprile (con manganellate atappeto,decinediferitiediarresti)nonchéal Def (Documento economico e fi­nanziario) presentato nel frattempo dalgoverno Renzi, un documento che – conbuona pace dei proclami populistici del“rottamatore” – prevede privatizzazioni,regalie alle banche, blocco del manteni­mento dei contratti nel pubblico impiegofino al 2020 e, nel complesso, ulteriori taglidi spesa sociale, a partire dalla sanità edalla scuola. Misure contro cui i precaridella scuola si sono mobilitati a Roma loscorso 11 aprile, subendo il consueto boi­cottaggio da parte dei sindacati collabora­zionisti nonché di parte del sindacalismo“di base”.

La necessità della costruzione diun'opposizione radicale e di

classe

In questo quadro desolante, e davanti aprospettive così nefaste, ancora una voltanon possiamo fare a meno di rimarcarel'assenza di un'opposizione radicale e diclasse da parte delle sinistre politiche esindacali. A livello politico, le burocraziedirigenti di Rifondazione e Sel, al di làdell'opposizione di facciata, impieganooggi tutte le loro energie nell'ennesimaavventura elettoralistica – a rimorchio dei“saggi” italici borghesi che hanno sposatoil progetto riformista di Tsipras – evi­dentemente atterriti dalla constatazioneche un ennesimo fallimento elettorale po­trebbe determinarne il definitivo tracollo.Il tutto mentre il leader guru del M5s, il co­mico reazionario Beppe Grillo, che nelleillusioni di qualcuno rappresenterebbeuna forza di “opposizione”, continua a farel'opposizione... ai lavoratori, sviolinando igrandi imprenditori che delocalizzano, ilcapo dello Stato confessionale del Vatica­no (recentemente definito “il primo Papagrillino della storia”) e, negli ultimi giorni,anche i secessionisti veneti!

A livello sindacale, a parte le sceneggiatedi Cgil, Cisl e Uil – che fingono di opporsiallaConfindustriaealgoverno,brandendol'arma innocua dello “sciopericchio” perdare un contentino alla propria base – siregistra l' endorsement di Landini verso iljob acts del governo Renzi. Il segretariodella Fiom ha infatti dichiarato recente­mente che «va colta positivamente la velo­citàconcuisimuoveilpremiereil fattochequelle mosse siano orientate a un'idea ge­nerale di cambiamento: questa è una no­vità con la quale è utile che tutti facciamo iconti [...] La Fiom prende sul serio il pre­mier e per questo accetta di discutere di­rettamente sul merito. Il rinnovamentoche propone Renzi riguarda tutti, anche isindacati».Un'aperturaaRenzi,insomma,quella del leader della Fiom, al di là poi dialcuni ipocriti accenni di critica, che miracon ogni probabilità a mettere in difficoltàla Camusso e che dimostra una volta di piùcheleburocraziepoliticheesindacalisonointeressate unicamente ai loro privilegi ealle loro carriere, non certo ai lavoratori.L'assenza di un'opposizione reale, oltre alsupporto dei mass media di sistema, hacontribuito sinora a garantire a Renzi – se­condo le stime di diversi sondaggi – uncertoconsenso,costruitoafurordiretoricae proclami populisti, anche fra settori po­polari che presto ne subiranno pesante­mente le politiche antisociali. Ma iltentativo della borghesia nostrana di ga­rantire la “pace sociale” e di estinguere ilconflitto dovrà presto misurarsi con larealtà materiale e con i “benefici umanita­ri” del fiscal compact. Di fronte a questoscenario è quanto mai necessario costrui­re un'opposizione radicale e di massa, chesuperando la frammentazione e le logichecorporative ed autoreferenziali, unifichi leragioni del proletariato contro quelle dellaborghesia capitalista. Un'opposizione ra­dicale che unisca e organizzi le lotte che –sia pur disperse e isolate – iniziano a svi­lupparsi nel Paese attorno a una piatta­forma antisistema, e che lavori a unaconvergenza della lotta di classe a livellointernazionale. Al fine di preparare il pro­letariato allo scontro che si profilaall'orizzonte, e dalle cui sorti dipenderà ilfuturo delle classi subalterne. È questo illavoro di costruzione della direzione rivo­luzionariadellelotteincuisonoimpegnatila Lit­Quarta Internazionale e il Pdac, chedella Lit è sezione italiana, e che negli ulti­mi mesi ha conosciuto importanti svi­luppi. (13/04/2014)

Controlarecrudescenzadellamattanzasociale,lanecessitàdiun'opposizionediclasse

EEddiittoorriiaallee

Page 3: *,$ +,&'6 $$&* 6 4 6 36))* 6 /*0 -,& ,.&.*!&'.,) .&0 ......La grande assemblea del 22 marzo e un'intervista al compagno Zè Maria 14 15 Brasile in movimento: l'organizzazione della

PROGETTO COMUNISTA Aprile ­ Maggio 2014 3POLITICA

Claudio Mastrogiulio

Uno dei primi aspettiaffrontati dal governoRenzi, appena inse­diatosi, è stato quello

riguardante il mercato del lavoroitaliano. Con l'ormai solita meto­dologia propagandisticaimprontata allo sbandieramentodi imponenti progetti di cambia­mento, Renzi, all'inizio di marzopresentava il suo Jobs act . Al di làdella discutibile scelta linguistica,indice anche di un asservimentoculturale rispetto alle dinamichedell'imperialismo nordamericano,si tratta, in piena continuità con igoverni degli ultimi anni,dell'ennesima controriforma dellavoro e di quello che resta del wel­fare in Italia.

Cosa prevede il Jobs act

Nel decreto presentato in consi­glio dei ministri dal nuovo ministrodel lavoro, Giuliano Poletti, con ilplacet del primo ministro Renzi,sono previste diverse sostanzialinovità rispetto all'ultimo piano diriassetto del mercato del lavorotargato Elsa Fornero. Ricordiamotutti le lacrime di coccodrillodell'ex ministro quando,spalleggiata dal suo mandantepolitico Monti, spiegava allastampa come il suo decreto fosseuna vera e propria mannaia sullecondizioni di vita e di lavoro di mi­lioni di lavoratori nel nostro paese.Tra le altre, ricordiamo l'ulterioreinnalzamento dell'età pensionabi­le, sia nel settore pubblico ed ancheper quel che riguarda il personalefemminile. Ma torniamo allo jobsact , ed alle misure che in esso sonocontenute. Innanzitutto, vienealzata da 12 a 36 mesi la durata deicontratti a tempo determinatosenza causale, vale a dire quelli percui non è obbligatorio specificare ilmotivo dell'assunzione. Questo si­gnifica che per il padrone saràmolto più agevole assumere, perben tre anni, lavoratori a tempo de­terminato, mantenendoli co­stantemente nel timore di poter

essere licenziati senza le dovute edoverose tutele che spettano ai la­voratori assunti a tempo determi­nato. Ma, soprattutto, l'aspettodirimente è quello inerente lamancanza della causale, per cuicertamente si determineranno lecondizioni per cui le aziende assu­meranno personale di gran lungapiù qualificato rispetto allemansioni che assegneranno conun sostanziale e, questa volta lega­lizzato, demansionamento di fatto.Altro punto specifico del decretopresentatodalgovernoèquellocheprevede la possibilità che i contrattia tempo determinato possano es­sere rinnovati fino a un massimo diotto volte in tre anni sempre che,precisa la dicitura del decreto «visiano ragioni oggettive e si faccia ri­ferimento alla stessa attività lavo­

rativa». Appare indubitabileevidenziare come queste “ragionioggettive” saranno a totaleappannaggio e discrezione deldatore di lavoro, il quale, mante­nendo il lavoratore sistematica­mente sotto il ricatto di unapossibile perdita del posto, co­stringerà quest'ultimo ad accettarele richiamate ragioni oggettive. Sitratta, in buona sostanza, diun'ulteriore precarizzazione delrapporto di lavoro, con un incredi­bile squilibrio tra le due posizionicontrattuali in campo, con laconcessione di un ampio marginedi scelta in capo al padronedell'azienda sulla possibilità diprolungare la contrattualizzazioneprecaria e/o cessare definitiva­mente il rapporto in essere. Ulte­riore aspetto significativo

contenuto nella riforma è quelloche si riferisce ai contratti diapprendistato. È previsto, infatti,un'ulteriore eliminazione deivincoli che riguardano questa tipo­logia di contratti; tant'è che, adesempio, per assumere nuoviapprendisti non sarà obbligatorioconfermare i precedenti apprendi­sti alla fine del percorso formativo.Facile immaginare, a questo punto,unospasmodicoturnover,dapartedelle imprese, verso i giovani e me­no giovani apprendisti, cheverranno verosimilmente utilizzatiin luogo dell'assunzione di lavo­ratori ma con una salario di granlunga inferiore a questi ultimi. Labusta paga base degli apprendisti,infatti,saràparial35percentodellaretribuzione del livello contrattua­le di inquadramento. Infine, l'ulti­

madelleprincipalinovitàprevisteèquella concernente l'abolizionedel Durc (Documento unico rego­larità contributiva), cioè il docu­mento sugli obblighi legislativi econtributivi che le aziende devonodimostrare di aver assolto neiconfronti di Inps, Inail e Cassa edi­le. Con questo intervento legislati­vo, sarà sufficiente, per le aziende,compilare un modulo presente suInternet, senza nessun effettivocontrollo antecedente da partedegli enti previdenziali sulla veri­dicità di quanto dichiarato.

Conclusioni

Si tratta dunque, com'è agevolecomprendere, dell'ennesimo re­galo del governo, di qualunquecolore sia, alle aziende e dunque,una sottomissione ulteriore aidiktat di Confindustria che infattiha salutato con favore l'approva­zione di questo provvedimento.Sul versante dei lavoratori, comesovente accade, i sindacati confe­deralinullaeccepisconorispettoaquanto predisposto dal governolimitandosi,com'ècapitatoconlaCgil, semplicemente a delle criti­che di facciata nei riguardi delcontenuto del provvedimento;rispetto al quale si è detta pronta acollaborare con il ministro Polettiper migliorarlo, come nellapeggiore tradizione concertativa.Nulla di tutto questo chiedono ilavoratori, i precari e gli studentiche si inseriscono nel mondo dellavoro. Ciò che risulta essere ne­cessaria è un'opposizione seria eradicale contro politiche chevanno nella direzione di un'ulte­riore contrazione dei diritti e deisalari, a fronte di un aumento delmargine di profitto delle imprese.Ed è appunto questo tipo diopposizione, di cui la mobilita­zione del 12 aprile deve rappre­sentare soltanto un primo passo,che il Partito di Alternativa Co­munista mira a costruire,rendendosi parte attiva di un pro­cesso anticapitalista e rivoluzio­nario di cui c'è assoluto edimpellentebisogno.(13/04/2014)

Claudio Mastrogiulio

Qualche giorno dopo ilpassaggio di consegne aPalazzo Chigi tra Lettaed il segretario del Pd

Renzi, diventava legge delloStato il cosiddetto Decreto“svuota carceri”. Un provvedi­mento accompagnato da moltecritiche, prevalentemente daquei settori legalitari borghesiche, lungi dal comprendere lemotivazioni intrinseche di talescelta, si scagliavano controalcuni punti della novella legi­slativa. Precisamente, le critichedi cui si sono fatti portatori isettori più reazionari della politi­ca quanto della società civile no­strana, si sono incardinate sullamancata contestuale approva­zione di un progetto di legge cheprevedesse nuovi ed ulteriori fi­nanziamenti alle forze di poliziae la costruzione di nuove struttu­re carcerarie. Infatti, il gri­maldello propagandisticoutilizzato dal governo per farpassare il decreto è stato quellorappresentato dalla necessità diimprimere una svolta civi­lizzatrice alle condizioni di vitadella popolazione carceraria inItalia; un intendimento appa­rentemente condivisibile, se sipensa all'inaccettabile stato diprostrazione e fatiscenza dellestrutture in cui è costretta ascontare la pena la stragrandemaggioranza dei detenuti.

Il vero fulcro del decreto

Come si evince dalla lettura delprovvedimento, in realtà si sco­pre come tale proponimento, daparte del governo, sia solamenteuno strumento di facciata per co­prire ciò che effettivamente siconcretizzerà con l'entrata in vi­gore del decreto. Innanzitutto,nulla è stabilito sulle misure cheappaiono indispensabili in ordi­ne alla manutenzione e/o ri­strutturazione delle strutture maciò che risulta essere ancora piùgrave è l'inasprimento delle pene

previste per alcune tipologie direato certamente a bassa inci­denza sulla struttura economi­co­sociale. È stabilito, adesempio, che il reato di “piccolospaccio” assuma i connotati diuna fattispecie autonoma direato, a differenza di quanto pre­visto in precedenza. Infatti, pri­ma dell'entrata in vigore deldecreto, la particolare tenuità delfatto dovuta allo spaccio dipiccole quantità di sostanze, si

caratterizzava come un'atte­nuante specifica che, nell'operadi bilanciamento con eventualiaggravanti, consentiva al giudicedi diminuire la pena o di nonconfigurare il fatto come reato.Con questa modifica, che tra­sforma il “piccolo spaccio” inun'ipotesi autonoma di reato, laprocedura di bilanciamentoappena descritta non avrà piùmodo di poter essere applicata,con la conseguenza che, in caso

di recidiva per lo stesso reato(molto verosimile), si possagiungere alla comminazione dicondanne molto pesanti.

Ovviamente nessuna specificaprevisione è stata inserita con ri­guardo, ad esempio, alla necessi­tà di fermare a monte ilfenomeno dello spaccio, con laconseguente possibilità diintaccare le fonti d'accaparra­mento della merce e di sfrutta­mento del mercato da parte delle

mafie. Altro aspetto checonsente di evidenziare la naturadi classe di un provvedimentoapparentemente neutro e nonrispondente a questo tipo diconsiderazioni, è l'affermazionedel principio per cui se un immi­grato deve scontare, per un fattocommesso in Italia, unacondanna di almeno due anni, èprevista la pena “alternativa”dell'immediata espulsione dalloStato. Per cui se un immigratodovessescontarealmeno24mesidipenae/ofossecondannatoperuno dei delitti previsti dal testounico sull'immigrazione, sa­rebbe immediatamente espulso,anche se, ad esempio, in Italiaavesse tutta la sua famiglia.Ancora, sono stati aumentati icosiddetti sconti di pena. In casodi buona condotta, infatti, fino aldicembre 2015 sono previstisconti di pena di 75 giorni perogni sei mesi di condanna,contrariamente allo sconto di 45giorni, previsto fino ad ora.Tuttavia, nel corso dell'approva­zione del decreto, in Commis­sione Giustizia è stato stabilitoche fossero esclusi da tali scontidi pena i reati di particolareallarme sociale definiti dall'art. 4bis dell'ordinamento peni­tenziario. Ovviamente, comec'era da aspettarsi, da tale noverodi reati di particolare allarme so­ciale sono stati deliberatamenteesclusi reati tipici dell'alta o me­dia borghesia affaristica ecorrotta, come ad esempio il pe­culato, la corruzione e laconcussione. Al di là del meritospecifico, per i comunisti si ri­marca ancora una volta la neces­sità di fuggire da logichelegalitariee“giustizialiste”,al finedi meglio comprendere le pro­blematiche afferenti tale que­stioni, ed incardinarle in unaprospettiva autenticamenteanticapitalista e rivoluzionariache metta in discussione l'interosistema economico­sociale, contutte le sue storture e nocività.(13/04/2014)

JobsactdiRenziePoletti:nuovastangataperilavoratoriAnalisisulcontenutodellapropostadiriformadel lavoro

Decretosvuotacarceri:colpodispugnapericollettibianchiChibeneficiadell'ultimoprovvedimentodelgovernoLetta?

Una delle più lunghe e noiosefarse all'italiana, cioè la vicenda giu­diziaria di Berlusconi, si doveva perforza concludere in un posto chia­mato: "Sacra Famiglia". L'Italia è unpaese che si basa sulla famiglia, equella sacra, etero, etero­fecondata,con figlio a carico per almeno 33anni, è e resta il riferimento fonda­mentale. Berlusconi è un esempioper le sacre famiglie, e quindi qualeluogo migliore per redimersi in attesadella sentenza del processo Ruby?

La notizia del fugace passaggioper 4 ore alla settimana di Berlusco­ni dall'istituto per anziani Sacra Fa­miglia ha già rivitalizzato l'economiadella zona: alcuni venditori non au­torizzati hanno fatto incetta di Viagrae lo stanno vendendo al mercato ne­ro. Gli anziani utenti, infatti, siaspettano che Berlusconi userà lesue competenze di intrattenitore perorganizzare un bunga bunga a setti­mana.

Nonostante la sua grande compe­tenza in materia, si esclude che ilcompito di Berlusconi possa esserequello di pulire culi.

Ironia della sorte: la Sacra Fami­glia era stata individuata come pos­sibile rifugio di Mussolini se fosseandata in porto la trattativa con lachiesa.

Ironia della sorte 2: la Sacra Fami­glia si trova nel paese di residenza diTartaglia, inteso non come il notomatematico, ma come il notolanciatore di statuette del duomo. Sisegnala già qualche chiosco di sou­venir con le guglie nei pressi dellastruttura. Nel caso, il ricovero sa­rebbe immediato. (a.)

Il rottamatore ha finalmente rotta­mato anche il soffitto di cristallo."Maremma bu'aiola, o che tu preferi­sci un soffitto fatto di cristallo o unofatto di poppe?" Dopo le 8 ministre,ecco diverse nomine femminili allapresidenza delle principali aziendestatali o partecipate. Nella scelta ilRenza ha prestato molta attenzioneal conflitto di interessi. Per esempioEmma Marcegaglia è stata nominataalla presidenza dell'ENI perché lasua azienda era stata condannataper un caso di tangenti proprio conl'ENI. Per festeggiare questa nomi­na, di portata storica, Emma haaddirittura stappato una bottiglia dichampagne e chiuso uno stabili­mento. (a.)

Il governo del fare, nella sua mis­sion "fare nel culo dei lavoratori", haannunciato che il Jobs act vedrà laluce nei primi mesi del 2015. Quindisi tratta di un "fare slittare": da una ri­forma al mese a una all'anno. Il mini­stro coop­Poletti ha spiegato chel'obiettivo è rendere i contratti atempo determinato più costosi diquelli a tempo indeterminato. Per leinesorabili leggi della dialettical'obiettivo si ottiene solo rendendopiù convenienti, per il momento, icontratti a tempo determinato.

A chi si è chiesto perché "Jobs act"e non "Job act", il min­cul­coop haspiegato che si è ispirato a SteveJobs. Come è noto il guru di Apple hacostruito la sua fortuna sul terrifi­cante sfruttamento di manodoperacinese grazie alla multinazionale Fo­xconn, ma è passato alla storia comeun geniale innovatore e creatore dilavori ad elevatissimo contenuto co­gnitivo, come testimonierebbero inostri precari della conoscenza,nonché gli hipsters e i nerds denoantri. (a.)

Un poliziotto che calpesta unamanifestante stesa a terra è un "cre­tino", come del resto dimostra laspiegazione fornita dal cretino­confesso: "Credevo fosse uno zai­netto".

Un manifestante che tira un pe­tardo o un uovo o una bottiglia controun poliziotto è un: "criminale", "de­linquente", "terrorista". (a.)

Per iscriversi alla newsletter:upnews­[email protected] l'archivio dei messaggi:

www.domeus.it/circles/upnews

Page 4: *,$ +,&'6 $$&* 6 4 6 36))* 6 /*0 -,& ,.&.*!&'.,) .&0 ......La grande assemblea del 22 marzo e un'intervista al compagno Zè Maria 14 15 Brasile in movimento: l'organizzazione della

4 Aprile ­ Maggio 2014 PROGETTO COMUNISTA

Massimiliano Dancelli

Le recenti elezioni ammini­strative in Francia hannoconfermato, come già capitatoin molti altri Paesi europei,

l'alternanza di governo tra chi è in caricaal momento del voto ed il polo opposto.Gli elettori hanno sonoramentebocciato il partito socialista diHollande, nel quale e a ragione, vedonola causa di tutti i propri mali. Chi si trovaa governare, e non fa eccezione laFrancia, si vede costretto ad applicare acarico dei lavoratori nella missione dipreservare i profitti ai padroni, misuredi austerità e di smantellamento dei di­ritti come imposto da Ue e Bce. Questocrea un forte malcontento tra le masseche si tramuta in bassa affluenza alle

urne e in vittoria di chi si trovavaall'opposizione, nel caso specifico ladestra con l'Ump dell'ex presidenteSarkozy. Ma in questo quadro di genera­le protesta, fa rumore l'ulteriore crescitadell'estrema destra del Front nationaledi Marine le Pen, che col suo 6,84%conferma l'exploit delle regionali del2010 e si pone come terza forza del pae­se. Lo 0,06% dell'estrema sinistra chiu­de il cerchio sulla debacle della gauchefrancese.

Un fenomeno in espansione

Il caso francese purtroppo nonrappresenta un'eccezione nel panora­ma politico del vecchio continente:l'estrema destra è cresciuta eletto­ralmente riuscendo ad entrare in parla­

mento ed addiritturain coalizioni di go­verno nei Paesi delnord Europa come inNorvegia, in Dani­marca e Olanda, neiPaesi dell'est e dell'exblocco sovietico co­me la Croazia, la Ro­mania e l'Ungheria.Non ultimo il caso diAlba dorata in Greciadove rappresentanola terza forza delpaese. Per il mo­mento, dato che ilgrande capitale nonvede ancora la ne­cessità di affidarsi asoluzioni estreme,l'impostazione diqueste realtà è perlo più di stampoparlamentaristicoe governista adeccezione dei casigreco e unghereseche possiedonocorpi paramilitari

di repressione con metodi di azionesquadristi che li rendono più simili alpartito fascista. Tutti comunque si ca­ratterizzano per una politica nazionali­sta, antiamericanista, di rigetto versol'immigrato e di fermo rifiuto dell'Ue edell'euro.

I motivi di questa crescita

Queste formazioni cavalcano larabbia che comincia ad emergere trasettori sempre più vasti di piccolaborghesia e ceto medio trascinatisempre più nel baratro, al pari dei lavo­ratori dipendenti da una crisi economi­ca ancora lontana dalla sua soluzione.Questo “pulviscolo di umanità”,nell'espressione usata da Trotsky, nonavendo una guida e un chiaro riferi­mento politico, quando si solleva lo fa subasi reazionarie, attribuendo le colpedel loro stato di cose all'immigrato cheruba il lavoro, all'euro che alza il costodella vita, agli sprechi della casta, etc...Appare chiaro che in tale contesto trovi­no più facilmente terreno fertile quelleforze che fanno proprie tali paroled'ordine, cioè i partiti di estrema destrao come nel caso italiano quei movi­menti di stampo tipicamente populistacome il M5S che non a caso ha strizzatopiù volte l'occhio ai neofascisti di Casa­pound. A completamento del quadrocontribuisce la crisi cronica della so­

cialdemocrazia. Quando i padroni nonhanno da distribuire più nemmeno lebriciole e anzi cominciano a riprendersiquello che i lavoratori avevano conqui­stato con decenni di lotte, fallisce anchelo scopo storico della socialdemocraziasia politica (in Italia l'esempio è Ri­fondazione comunista) che sindacale,la quale finisce con l'essere smasche­rata nella sua politica di collaborazionedi classe con conseguente perdita diconsenso elettorale e influenza sullemasse.

I compiti dei rivoluzionari

Tale processo di avanzata dell'estre­ma destra in Europa appare comunqueoggi un fenomeno solo iniziale, nonpossiamo parlare di ritorno del fasci­smo o del nazismo, proprio per il ca­rattere prevalentemente elettoralisticodella maggioranza di queste formazio­ni, come abbiamo detto sopra. Anchel'influenza che esercitano sulle masserisulta essere ancora fortunatamentemarginale, ne è un esempio il recentemovimento dei forconi in Italia, dove c'èstato un chiaro tentativo delle forzeneofasciste e reazionarie (Forza nuova eCasapound) di guadagnare consensiponendosi alla guida della protesta masenza risultati di continuità. In Greciadove le grandi proteste popolari hannospaccato in due il paese, da una parte è

cresciuta la sinistra apparentementeradicale (Syriza), dall'altra si è avutal'ascesa della destra xenofoba (Alba do­rata), è bastato che le masse si sollevas­sero dopo la notizia dell'assassinio permano fascista del rapper Fyssas per co­stringere le istituzioni del paese a porreun freno ai militanti di Alba dorata. No­nostante tutto però, il pericolo rappre­sentatodaquesteforzepoliticherimanereale e da non sottovalutare. E compitodel proletariato e quindi obbligo per i ri­voluzionari, intervenendo con le pro­prie parole d'ordine ed una correttastrategia di indipendenza di classe,guadagnare alla causa il malcontentodella piccola borghesia. Solo i rivolu­zionari possono, ponendosi alla guidadella classe operaia, trascinare tutta lamassa della popolazione in lotta versol'unica vera soluzione di questa crisi,cioè l'abbattimento di questo sistemaeconomico attraverso una rivoluzionevincente. In caso contrario potrebbedavvero verificarsi il consolidamentosulla scena politico­sociale e l'arrivo alpotere da parte di qualcuno di questigruppi, al quale il grande capitale privodi soluzioni alternative per il manteni­mento dei propri interessi, potrebbedecidere di affidarsi per dare il colpo digrazia alle classi lavoratrici in lotta.(15/03/2014)

POLITICA

Quali i compiti dei rivoluzionari?

LadestraxenofobaerazzistaavanzainEuropa

BBoollooggnnaaSono settimane intense di mobilita­zione e di lotta contro i contrattivergognosi cui sono sottoposti i la­voratori dell'università di Bologna insubappalto alla cooperativaCoopservice. Qualche settimana fac'è stato un nuovo appuntamento didenuncia con la contestazionesimbolica al segretario della CgilCamusso,arrivata incittàperparte­cipare ai lavori del congresso loca­le. La segretaria del principalesindacato concertativo italiano,considerate le recenti mobilitazioni,e soprattutto la volontà di conte­starla espressa dall'AssembleaStudenti, Precari e Lavoratori, hapreferito spostarsi in altre sedi. Alcentro delle proteste dei manife­stanti, che hanno raggiunto la sedelocale della Cgil, sono le pratiche diconcertazione e mediazione al ri­basso che hanno portato il sinda­cato della Camusso a firmarecontratti che prevedono paghebassissime, fino a 2,80 euro l'oraper i lavoratori della Coopservice,nell'ottica di far risparmiare i padro­ni delle cooperative e ridurre salarie diritti dei lavoratori. La mobilita­zione prosegue contro un accordovergognoso.

SSppoolleettooÈ da fine marzo che gli operai delleIndustrie Metallurgiche Spoleto so­no in sciopero contro il piano padro­nale che prevede la fondazione diuna newco ripulita da debiti pre­gressi che vengono fatti pagare ailavoratori. Infatti, si tratta di un'ope­razione che lascerebbe tutti i creditidegli operai (stipendi, arretrati, tre­dicesima e tfr) in mano alla vecchiaazienda, dando ossigeno ai padro­ni e togliendolo ai lavoratori cheormai da settimane paralizzano laproduzione. Davanti a questa lottaad oltranza il direttore dello stabili­

mento si è presentato con una pro­posta che prevede addirittura unmilione di investimenti e nuove as­sunzioni in cambio di ingenti sacrifi­ci per i lavoratori, a partire dallaperdita dei tfr arretrati. Chiara­mente si tratta di un vero e propriofurto di decine di migliaia di euro alavoratore, di una rapina milionariaai danni degli operai! Il concetto èsempre quello di donare ai padronisoldi e diritti in cambio di promessefasulle e scambi inaccettabili. Difronte a questi ricatti aziendali, co­munque, i lavoratori delle IndustrieMetallurgiche Spoleto non pieganola testa e continuano la lotta adoltranza.

BBoossnniiaaDopo gli accordi di Dayton del 1995la Bosnia è uno Stato compostodalla Repubblica Serba, territoriodei serbo­bosniaci, e dalla Federa­zione di Bosnia­Erzegovina, amaggioranza musulmana e croata,divisa in dieci cantoni con i proprigoverni locali. Prima della guerrasorgevano numerose fabbriche emolte attività, che grazie a emalgrado un socialismo deformato,erano molto fiorenti. Oggi, dopo ilmacello jugoslavo, la guerra impe­rialista della Nato le ha spazzate viafavorendo la deindustrializzazione.Infatti quasi tutte le industrie dellazona sono state privatizzate o chiu­se, in un processo che ha distruttoin pochi anni la forza produttiva. Leinfrastrutture sono state spazzatevia e nelle poche fabbriche so­pravvissute molti lavoratori so­pravvivono con paghe da miseria oaddirittura non sono pagati.Un'arma in mano all'imperialismo,ossia il nazionalismo,ha tarpatoperdiversi anni la lotta dei lavoratori bo­sniaci, creando divisioni di etnie ebloccando la lotta di classe. Peròdal 2013 sono cominciate le lotte

dei lavoratori, con uno sciopero diotto giorni che ha bloccato la cittàpiù importante, Sarajevo, e che poisi è esteso ad altre città, partendodalle rivendicazioni dei lavoratoridell'impresa pubblica di trasportichesonoentrati inscioperocontro ilmancato pagamento degli arretrati.Per più di una settimana infatti nonsono circolati autobus e tram. Losciopero ad oltranza dei lavoratoriha scavalcato i sindacati locali dicategoria che hanno preferitoschierarsi a difesa dell'azienda. Gliautisti percepiscono circa 800marchi mensili, meno di 400 euro, evivono in condizioni economichepietose, in linea con gli stipendi me­di di altri lavoratori del Paese. Gliscioperi si sono prolungati e svi­luppati abbracciando anche le ri­vendicazioni di ferrovieri, vigili delfuoco e insegnanti. Nelle settimanescorse ci sono stati scontri in di­verse città del Paese, con palazzipresi d'assalto, governi cantonaliche si sono dimessi, e numerosiarresti di dimostranti antigovernati­vi. Nonostante i mezzi di comunica­zioni cerchino di occultarla, la lottaprosegue e in maniera molto aspra,contro le politiche di privatizzazio­needidistruzionedeidiritti dei lavo­ratori.

CCaammppii BBiisseennzziioo((FFII))Prosegue la lotta dei lavoratoridella grande distribuzione orga­nizzata, Panorama, di Campi Bi­senzio nel fiorentino, contro ladecisione dell'azienda di aprire igiorni festivi. I lavoratori, sin dall'ini­zio contrari all'aumento dell'orariolavorativo, con diritti ridotti e scarsegaranzie sul reddito, non hanno ce­duto ai ricatti e stanno rispondendocon la mobilitazione e la lotta ai so­prusi padronali.

LLoottttee ee MMoobbiilliittaazziioonniiRubrica a cura di MMiicchheellee RRiizzzzii

La crisi capitalista morde i salari. La crisi capitalista crea disoccupazione di massa.La crisi capitalista distrugge la vita di milioni di persone con nuova precarietà eoppressione, miseria, razzismo, sfruttamento!Ma contro la crisi e il tentativo della borghesia e dei suoi governi, di centrodestra e dicentrosinistra, di scaricarne i costi sui proletari, crescono le manifestazioni in tuttaEuropa, dalla Spagna alla Grecia, proteste studentesche in Italia, lotte (per ora ancoraisolate) in diverse fabbriche del nostro Paese.Lotte contro la Troika europea che detta la linea del più pesante attacco ai diritti dellemasse popolari degli ultimi decenni.La situazione è straordinaria e vede un impegno straordinario del Pdac per far crescerele lotte in direzione di una coerente prospettiva di classe, di potere dei lavoratori.

Sostieni le lotte dei lavoratori e degli studenti...abbonati a

PPRROOGGEETTTTOO CCOOMMUUNNIISSTTAAiill ppeerriiooddiiccoo ddeellll''ooppppoossiizziioonnee ddii ccllaassssee aaii ggoovveerrnnii ddeeii ppaaddrroonnii ee ddeellllaa TTrrooiikkaa

Un giornale che vede continuamente ampliarsi il numero dei suoi lettori, a cui dedica unnumero crescente di pagine (ora sono venti, con un foglio centrale scritto dai Giovani diAlternativa Comunista), notizie di lotta, interviste, articoli di approfondimento sulla politicaitaliana e internazionale, traduzioni di articoli dalla stampa della Lit­Quarta Internazionale,testi di teoria e storia del movimento operaio.Progetto comunista è un prodotto collettivo: ad ogni numero lavorano decine di compagni.E' scritto da militanti e si rivolge a militanti e attivisti delle lotte.Viene diffuso in forma militante dalle sezioni del Pdac e da tutti i simpatizzanti e da coloroche sono disponibili a diffonderlo nei loro luoghi di lavoro o di studio.Abbonarsi a Progetto comunista non è soltanto importante per leggere il giornale esostenere una coerente battaglia rivoluzionaria:è anche un'azione utile per contribuire a far crescere le lotte, il loro coordinamentointernazionale, la loro radicalità. Se vuoi conoscere PROGETTO COMUNISTA, puoi leggere i pdfdei numeri precedenti su alternativacomunista.org

______________________________________________________________________________

Puoi sostenere PROGETTO COMUNISTA, il giornale dei rivoluzionari, unica voce fuoridal coro del capitalismo e dei suoi governi di politiche di "lacrime esangue",unica voce estranea alla sinistra riformista subalterna alla borghesia:- con l'ABBONAMENTO ANNUALE di 12 euro da versare sul C/C postale1006504052 intestato al Partito di Alternativa Comunista, specificandol'indirizzo a cui va spedito i giornale- aiutandoci a diffonderlo nel tuo luogo di lavoro o di studioPer diventare diffusore invia una mail [email protected] telefona al 328.17.87.809

GUARDA e CONDIVIDI IL FILMATO bit.ly/spotprogettocomunista

Page 5: *,$ +,&'6 $$&* 6 4 6 36))* 6 /*0 -,& ,.&.*!&'.,) .&0 ......La grande assemblea del 22 marzo e un'intervista al compagno Zè Maria 14 15 Brasile in movimento: l'organizzazione della

PROGETTO COMUNISTA Aprile ­ Maggio 2014 5LAVORO E SINDACATO

Alberto Madoglio

Circa 50mila assemblee di basenei luoghi di lavoro. Oltre un mi­lione e mezzo di votanti (su circasei milioni di iscritti alla Cgil).

Letti così, questi dati relativi al XVIIcongresso della Cgil dimostrerebbero cheil maggior sindacato italiano è riuscito adare una grande prova di democrazia ope­raia, in un momento non certo facile per ilavoratori. Al contrario, questi dati prova­no, oggi come non mai, che l'apparatodella Cgil ha impegnato tutto sé stesso perdare vita a una vera e propria truffacongressuale, falsando i dati delle assise inun modo che non ha eguali. Difficoltà a si­glare contratti e accordi che migliorino lecondizioni dei lavoratori, militanza ridottaaiminimitermini(chipassanormalmenteper le sedi sindacali vede che sono fre­quentate solo da funzionari e da personeche utilizzano i servizi che il sindacatofornisce, non certo per discutere di politi­che sindacali), scioperi con partecipazionisempre più limitate, e così via. Il sindacatodella Camusso ha pensato bene di na­scondere queste difficoltà, costruendo atavolino dati di partecipazione che sa­rebbero improbabili anche in una fase diascesadellalottadiclasse,cosacheinItaliaal momento non è, soprattutto per il ruolodi pacificatore sociale svolto dalle varieburocrazie sindacali.

Il vero andamento della fasecongressuale

Sono decine, se non centinaia, i casi dibrogli comprovati, e non basterebbe unintero numero di questo giornale perelencarli. Ma non è questo lo scopo che cisiamo prefissi in questo breve articolo.Vo­gliamo dare qualche giudizio sullo statodel sindacato concertativo in Italia, e capi­re in che situazione si trovano leavanguardie che in qualche modo sioppongono a questa linea.

Il congresso dimostra tutta la crisi in cuisi trova la direzione di Via del Corso. Lapartecipazione alle assemblee, quella ve­ra, è stata molto bassa, alto invece è stato ilmalcontento e la rabbia espressa dai lavo­ratori, anche da quelli che poi hanno vo­tato per il documento di maggioranza.

Il congresso ha evidenziato che letensioni tra la Fiom e il resto della confede­razione hanno raggiunto un livello che

nessuno, nemmeno noi, immaginava.Quello che negli auspici doveva essere uncongresso unitario (tranne una piccolissi­ma minoranza di riottosi disturbatori, so­stenitori del documento alternativosottoscritto in primis da Cremaschi) si ètrasformato in una rissa senza quartieretra due ali della burocrazia. La causa scate­nante è stata la firma dell'accordo del 10gennaio, che indica le linee per l'applica­zione dell'accordo sulla rappresentanzadel 31 maggio scorso. Se il testo siglato lascorsa primavera (e salutato dalla Fiom eLandini come una vittoria per i lavoratori)poteva dare adito a diverse interpretazio­ni, con quello di gennaio viene fugato ognidubbio. Si dimostra senza ombra inequi­vocabilmente come l'accordo meritil'appellativo di “vergogna”, la cui re­sponsabilità deve essere divisa in partiuguali tra Camusso e Landini. Questa“chiarezza” ha messo in serio imbarazzo ilsegretario dei metalmeccanici, “paladinodegli oppressi” secondo una vulgata oggi

molto in voga. Per questo la fragile tregua èsaltata. Reciproche accuse di brogli e ge­stione autoritaria del sindacato, di perso­nalismo e di volontà di rottura, fino al casolimite di due segretari regionali della Cgilche acquistano uno spazio su “L'Unità”per attaccare Landini. Potremmo riassu­mere tutto questo in poche parole: fine diun amore. Un errore da evitare è quello disalutare la svolta di Landini come unasorta di ravvedimento rispetto agli ultimimesi. Niente di più falso. Se in passato po­teva essere visto come il rappresentantepiù autorevole della sinistra, sindacale epolitica, oggi non può essere così. In nes­sun modo. Lo provano le aperture all'azio­ne del Governo e il feeling tra Landini eRenzi. Come l'ex primo cittadino di Fi­renze ha sconfitto la vecchia nomenclatu­ra del Pd, fino a diventare,sorprendentemente visti i limiti culturali edi spessore politico, primo ministro,altrettanto tenta di fare il segretario deimetalmeccanici a livello sindacale. Tra

l'altro bisogna ricordare che i burocratidella Fiom sono stati i più fieri oppositoridi una vera par condicio tra i due docu­menti nel percorso congressuale, salvo poilamentarsi dell'antidemocraticità di Ca­musso e soci.

La necessità e l'importanza diun'opposizione di classe

Al momento l'unica vera opposizione èrappresentata dai compagni che hannosostenuto il documento “Il sindacato èun'altra cosa”. Il risultato ottenuto è statomodesto ma non insignificante. Oltre42mila iscritti hanno partecipato, in unclima difficilissimo, fatto oltre che di bro­gli, anche di minacce, intimidazioni e ognitipo di sotterfugio per boicottare il lavorodei compagni.Tutto ciò non è però servito.Dai dati forniti dal coordinamento del do­cumento, la percentuale dal 2,5 sale a qua­si il 20% se si tiene conto delle assembleedove, dall'inizio alla fine, c'è stata la possi­bilità di controllare i lavori. Si tratta adesso

di andare avanti. L'assemblea nazionaledel 29 marzo a Bologna (alla quale hannopreso parte circa 300 compagni) ha fissatoilpercorsodellaprossimafase.Sièdecisalaformalizzazione dell'area come opposi­zione nella Cgil, si cercherà da subito distrutturare organizzativamente l'area atutti i livelli per non disperdere i consensiottenuti. Certamente non è un lavoro faci­le, il congresso ha comunque dimostrato,pur tra mille problemi, che la burocrazia èancora in grado di mantenere il controllosulla Cgil. Non potrebbe essere altrimenti:la passività che attualmente pervade laclasse operaia non può che favorire ilconservatorismo burocratico e renderemolto complicato e impervio il camminodi chi cerca di proporre un percorsoalternativo. Tuttavia non bisogna avere unatteggiamento attendista, quasi messia­nico, in attesa di una, certamente proba­bile per non dire inevitabile, esplosionedella lotta di classe nel Paese, ma ci si devefin da subito organizzare per favorirne losviluppo. Tuttavia, pur essendo stati fin dasubito tra i sostenitori di questa battaglia eavendo impegnato tutti i nostri compagnipresentinellaCgil,nonpossiamoevitaredidenunciare un pericolo che l'area rischiadi correre. Quello di concentrare lamaggior parte dell'intervento control'accordo del 10 gennaio, che rimane giu­stamente il punto attorno al quale racco­gliere le avanguardie sindacali, non solo inCgil, ai ricorsi alla magistratura borghese.Quello che è successo in Fiat col modelloPomigliano dovrebbe dimostrare che i la­voratori dai tribunali non devonoaspettarsi nulla di buono. Inoltre se si vuo­le stimolare la conflittualità nei luoghi dilavoro, aspettare i tempi della giustizia deipadroni rischia di avere, anche contro lemigliori intenzioni, un effetto di ulteriorecalmieredellelotte.No,soloconlalottaelamobilitazione i lavoratori possono averesperanze di ottenere qualcosa (come di­mostrano le conquiste ottenute nei de­cenni scorsi, la cui regolamentazionelegale fu il sottoprodotto di una situazioneper molti versi rivoluzionaria). Unire lelotteegliattivistisindacalisenzasettarismiorganizzativi e su una chiara piattaformadirivendicazioniclassisteeanticapitaliste:ecco il programma sul quale costruirel'opposizione in Cgil e nei luoghi di lavoro.(13/04/2014)

LalottadeidipendentidelComunediVicenzaPer una mobilitazione unitaria dei lavoratori contro l'attacco padronale

Patrizia Cammarata

Nei mesi scorsi a Vi­cenza, dopo decennidi pace sociale, i di­pendenti del Comune

hanno fatto sentire la propria vo­ce. È successo perché, secondo gliaccertamenti degli ispettori dellaCorte dei Conti, sarebbero stati ri­scontrati errori nel calcolo delfondo e nelle modalità di distribu­zione delle risorse dall'anno 2004nei salari degli oltre mille di­pendenti comunali (fra pensio­nati e lavoratori ancora attivi) e diconseguenza i lavoratoriavrebbero dovuto restituire lesomme percepite nel passato (ri­ferite in ogni caso ad importi a lorodovuti ma assegnati, secondol'Ispezione Ministeriale, in modonon formalmente corretto!). Erro­ri commessi da dirigenti super pa­gati ma le cui conseguenzedovrebbero ricadere sulle bustepaghe dei lavoratori. Il 15 gennaioscorso, in una partecipata as­semblea organizzata da Cgil­Cisl­Uil, i lavoratori del Comune di Vi­cenza hanno votato all'unanimitàper lo stato d'agitazione sindaca­

le, la proclamazione dello sciope­ro dello straordinario e altreiniziative di lotta. La giunta delsindaco del Pd Achille Variati, perevitare che la prescrizione facessericadere la colpa degli errori ri­scontrati dalle ispezioni ministe­riali sull'Amministrazione stessae sui suoi dirigenti, ha deciso dispedire ai dipendenti le lettere dimessa in mora. Nel frattempo i la­voratori di Vicenza sono venuti aconoscenza del fatto che tale si­tuazione si stava verificandoanche in svariati Enti Pubblicid'altri Comuni d'Italia (il caso piùconosciuto è quello del Comunedi Firenze). L'otto febbraio scorsosi è svolta un'importante e moltopartecipata assemblea, promossadal sindacato Cub Vicenza e dalCoordinamento No Austerity. Lasala era affollata soprattutto da la­voratrici e lavoratori del Comunedi Vicenza, ma erano presentianche alcuni lavoratori dellascuola, delle cooperative e operaidel settore privato. Lavoratoriiscritti al sindacato Cub ma anchetanti iscrittiadaltresiglesindacali.

Tremate,tremate,le lottesono tornate

L'assemblea dell'otto febbraioha contribuito a creare le condizio­ni che hanno portato, dopo tregiorni, all'occupazione del Consi­glio comunale e dopo circa duesettimane, il 21 febbraio, alla parte­cipata e radicale manifestazioneche si è svolta in Piazza dei Signoriin occasione del vernissage dellamostra “Verso Monet” in Basilicapalladiana dove centinaia di di­pendenti del Comune di Vicenzahanno fatto sentire tutta la lororabbia al sindaco Achille Variati ealle autorità del mondo della poli­tica, dell'impresa e della finanzapresenti per l'inaugurazione. Fi­schietti e slogan , fra i quali: “Giù lemani dai nostri salari”, “Il nostrosalario non si tocca, lo difendere­mo con la lotta”, “Tremate, Tre­mate, le lotte son tornate”, “Topi difogna, finirete alla gogna”, hannocaratterizzato la giornata. In piazzasventolavano le bandiere deisindacati Cub, Usb, Cgil, Cisl, Uil,Csa. E ovviamente, quella del Parti­to di Alternativa Comunista. Pre­senti anche altre sigle edorganizzazioni della sinistra. Ungrandeteloeraappesodifronteallabasilica: “Solidarietà ai lavoratoriin lotta. Coordinamento No Auste­rity”, e attivisti del coordinamentohanno distribuito il bollettinomensile di collegamento dellelotte, dove si possono leggere i co­municati delle lotte più avanzatepresenti in Italia. In mezzo a questofronte unico di lotta dei sindacati edelle organizzazioni politiche di si­nistra c'era anche il reazionarioMovimento 5 stelle ed è spuntataqualche pettorina gialla del movi­mento 9 dicembre, i «forconi» diThiene, una nota stonata in unamanifestazione dai contenuti pro­gressivi organizzata dai lavoratori

salariati per difendere i propri di­ritti.

I sindacati concertativisospendono lo stato

d'agitazione

La mobilitazione radicale dei di­pendenti comunali di Vicenza èarrivata a Roma e da Roma sonopartite le promesse. La promessadel decreto “Salva­stipendi”, che amaggio finirà il suo percorsod'approvazione (il 5 maggio dovràessere approvato in Parlamentoper essere convertito in legge) èstata usata dal sindaco Variati e daisindacati concertativi per placare aprotesta. A dire il vero il contenutodi questo decreto, pur sanandobuona parte delle contestazioni(facendo, quindi, tirare un respirodi sollievo ai lavoratori comunali ingrave crisi a causa dei salari giàmolto bassi) non potrà sanarletutte. Rimarrà, in ogni caso, una ci­fra di circa €1.600.000 (un milione eseicentomila euro) che potrà esse­re recuperata dal Fondo del perso­nale nei prossimi sei anni, oppuresul complessivo bilancio del Co­mune tramite la “riorganizzazionedei servizi o taglio delle spese”, co­me assicurato dal Sindaco. Quindi,ancora un taglio nei salari oppure,in alternativa, tagli negli uffici e neiservizi. A pagare, quindi, sempre ilavoratori. Ma i sindacaticoncertativi hanno comunquesospeso lo stato di agitazione delpersonale. Come prima risposta aquesto “atto di responsabilità”, laGiunta di Vicenza ha deciso dicancellare tutte le assunzioni giàdeliberateperil2014.SololaCub,almomento, ha tenuto la barra fermae ha comunicato il proseguimentodello sciopero dell'orario straordi­nario successivamente al periodopasquale, ossia dal 23 aprile fino al

periodo di sospensione obbligato­ria, antecedente le elezioni euro­pee di fine maggio.

Gli attacchi al PubblicoImpiego continuano

La sezione di Vicenza del Partitodi Alternativa Comunista è statasempre presente in modo attivonelle mobilitazioni di questi mesi erecentemente ha denunciato lamancata convocazione della Rsual tavolo tecnico del 25 marzoscorso fra Amministrazione co­munale e sindacati concertativi.Con l'emarginazione della Rsu, si èottenuto non solo di aver emargi­nato i rappresentanti delle varie si­gle sindacali eletti da tutti ilavoratoriechesonolavoratoriessistessi (quindi diretti interessati)ma anche di aver emarginato lapresenza al tavolo dei rappre­sentanti eletti nelle liste del sinda­cato Cub che in Comune diVicenza è il sindacato con ilmaggior numero di iscritti. Inpratica non si vogliono più, al tavo­lo, testimoni scomodi. Questo è unesempio di come le burocraziesindacali di Cgil­Cisl­Uil di Vi­cenza intendano anticipare lo­calmente il grave attacco ai dirittidei lavoratori che stanno prepa­rando a livello nazionale Camusso,Bonanni e Angeletti con il “Testounico sulla rappresentanza”,sottoscritto da Cgil, Cisl, Uil eConfindustria. Proprio nel mo­

mento in cui si renderanno neces­sarie azioni di lotta per difendersidai licenziamenti di massa e dagliattacchi che il capitalismo stasferrandoconforzaperscaricarelasua crisi sui lavoratori, que­st'accordo mira ad emarginare ilsindacalismo conflittuale: siblindadall'altoildissensoinmododa disarmare ogni resistenza deilavoratori e nel frattempo si colla­bora per il massacro sociale.Quanto accaduto e sta accadendoa Vicenza, dove la lotta è statasmobilitata dopo una promessa edove si emargina il conflitto e sivuole mettere all'angolo la Rsu e ilsindacalismo conflittuale, è soloun piccolo esempio di quello chesta accadendo, in modo più graveed eclatante, su scala nazionale. Ènecessaria, a Vicenza, come nelresto del Paese, l'avvio di unacampagna di controinformazionee una mobilitazione unitaria deilavoratori.Ènecessariononcaderenell'illusione che sia la Magi­stratura o qualche interrogazioneparlamentare a difendere il dirittodei lavoratori ad organizzarsi e ascioperare: è necessario orga­nizzarsi in modo unitario per re­spingere gli attacchi diConfindustria, del governo e deiburocrati sindacali che hannosvenduto, e continuano a svende­re, i diritti di tutti i lavoratori.(13/04/2014)

Cgil: guerra tra burocratiSullo scontro interno Camusso­Landini

Page 6: *,$ +,&'6 $$&* 6 4 6 36))* 6 /*0 -,& ,.&.*!&'.,) .&0 ......La grande assemblea del 22 marzo e un'intervista al compagno Zè Maria 14 15 Brasile in movimento: l'organizzazione della

6 Aprile ­ Maggio 2014 PROGETTO COMUNISTANO AUSTERITY

a cura del Pdac Milano

La lotta dell'Esselunga diPioltello è stata in uncerto senso la caposti­pite della mobilitazione

nel settore della logistica: haacceso la miccia e il fuoco anco­ra non si è fermato. I lavoratori inlotta a Pioltello hanno però pa­gato il loro coraggio con i li­cenziamenti e si trovano adessonella condizione di non potercontinuare la lotta se non su unpiano legale e propagandistico,mentre continuano adappoggiare le lotte degli altri la­voratori della logistica. Credia­mo però che un giornobisognerà anche “rendere giu­stizia” alla loro lotta dando aquesti lavoratori il riconosci­mento e il sostegno che merita­no, dato che questa esperienzadi lotta appare oggi chiusa senzaun vero bilancio di quanto acca­duto ed anzi quasi rimossa. Ifacchini però consideranoancora i lavoratori di Pioltellocome un punto di riferimento equesto non potrà essere rimos­so. Incontriamo Luis Seclen, lea­

der di questa lotta ostinata econtraria, attivista sindacale nelSi Cobas Milano e dirigente delPartito di Alternativa Comuni­sta.

Luis, negli ultimi mesi tu,Beyissa e altri licenziati politicidell'Esselunga avete vintoalcune cause contro le coope­rative che gestiscono il lavoronei magazzini di Pioltello. Que­ste cause contestavano diversicomportamenti scorretti edillegali alle cooperative. Ci puoispiegare su cosa vertevano?

Dopo le forti manifestazionidei lavoratori tra il 7 ottobre 2011e il 9 marzo 2012 (giorno dellosgombero del presidio perma­nente davanti all'Esselunga) finìla battaglia operaia in camposindacale, purtroppo, ma con illicenziamento in massa dei 12delegati SiCobas e dei 13 attivistiche erano insieme a noi, abbia­mo dato inizio a una nuovabattaglia nel campo della giusti­zia borghese, iniziando dellecause che contestavano i li­cenziamenti illegittimi e discri­minatori. Come è noto, con un

gruppo di 17 compagni abbia­mo vinto queste cause e siamostati riammessi nei libri dei socidelle cooperative (gli altri 8compagni stanno attualmenteaffrontando il processo diappello) ma subito dopo a que­ste sentenze, gli alleati Esse­lunga, cooperativa, sindacaticonfederali (Cgil, Csil, Uil) e ilcomune di Pioltello (con in testaquel ladruncolo del sindaco,oggi agli arresti domiciliari, il“Dottor” Concas) hannocomplottato contro di noi,ideando e realizzando una cassaintegrazione in deroga senza ro­tazione a zero ore, solo per noi 17che avevamo vinto le cause. Vi­sta l'insostenibilità di queste si­tuazione, abbiamo iniziato unaseconda vertenza contro questacassa integrazione fasulla etruffaldina, e parallelamenteabbiamo aperto una terzavertenza sul furto sistematicoperpetrato ai nostri salari in bu­sta paga: come ormai è noto, èuso comune delle cooperativenon rispettare realmente ilcontratto nazionale, non rico­noscendo scatti di anzianità, fe­rie, salario minimo ecc.. Nellavertenza sulla cassa integrazio­ne, la prima sentenza è stata lamia a marzo di quest'anno,sentenza chiara e trasparente inquanto esprimeva il concetto di“discriminazione” verso il lavo­ratore e disponeva il risarci­mento delle differenze salarialiper tutto il periodo compresonella cassa integrazione, cioè 13mesi, mentre la seconda causa èstata vinta da Jeremy Beyissacon la stessa motivazione, lealtre sono in programma per iprossimi 3 mesi e pensiamoarrivino alle stesse conclusioni.Sulle cause contro il furto in bu­sta paga le sentenze stanno arri­

vando a raffica, i lavoratorirecuperano i loro soldi, condifficoltà e capriccio nei paga­menti delle rate da parte dellacooperativa, ma comunquetornano ai loro legittimi pro­prietari, con grande dolore per iladri di Esselunga e cooperative.

Questi comportamenti sonocontrari a tutti i diritti ricono­sciuti formalmente ai lavo­ratori anche dallaCostituzione. Pensate di conti­nuare a usare anche il piano le­gale per cercare di tutelarvi?

Si, vedi, in una società capita­lista come questa è difficile tro­vare un avvocato classista chepossa interpretare prima politi­camente una situazione e poiinquadrarla con quella pro­spettiva giuridica che potrebbeportare ad una sentenza sì giuri­dica, ma con fondo evidente­mente politico. Siccomeabbiamo sentenze che urlano aiquattro venti il carattere discri­minatorio delle azioni eseguiteda parte di Esselunga e coope­

rative, vogliamo chiamarli incausa per violazione dei diritticostituzionali sulla libertà dipensiero politico, sulla libertà ediritto di sindacalizzazione masoprattutto sulla libertà di agiresindacalmente all'interno dellefabbriche, ma al momento stia­mo ancora preparando i ricorsi,quindi potremo dare delleinformazioni più precise traqualche tempo.

Che importanza pensi possaavere la vostra battaglia legale,dopo l'enorme importanza cheha avuto la vostra lotta davantiai cancelli, per le altre coope­rative in lotta? Ti senti dimandare qualche messaggioagli altri lavoratori sfruttati dalsistema delle cooperative?

Penso che creare dei prece­denti giuridici in materia lavo­rativa possa essere importante,noi fin dall'inizio non abbiamomai voluto accettare le proposteridicole che faceva la cooperati­va, anzi non volevamo proposte,volevamo sentenze, noi non sia­

mo “accordisti”, questa bruttaabitudine borghese che nega lapossibilità di far venire fuori laverità è la malattia legale di unsistema corrotto, marcio e pu­trefatto che ispira attualmentel'azione della maggior parte deilegali. Sarebbe importantevincere questa causa contro ladiscriminazione dei lavoratoriin lotta, perché un precedentegiuridico in questo campo po­trebbe darebbe più valore e unamaggiore determinazione dilotta ai lavoratori per difendere ipropri diritti, e anche la possibi­lità di organizzarsi come claseexplotada (classe sfruttata) elottare contro gli sfruttatoriborghesi e contro un sistemacapitalista in decadenza chetenta di salvarsi accumulandoancora a costo del sacrificio delproletariato. Perché aldilà dellagiustizia borghese, solo con lalotta dura nelle piazze e davantialle aziende è possibile lanciarereali prospettive di emancipa­zione della classe oppressa.(15/04/2014)

Discriminazioni politiche e furti in busta paga: la denuncia di Luis Seclen

Pioltello:continualabattagliacontrol'Esselunga

a cura del Pdac Milano

Ci siamo spesso occupati sullepagine del nostro giornaledella situazione del sistemascolastico italiano, e delle

“particolari attenzioni” che i varigoverni – di ogni colore politico – glihanno riservato in questi anni.Attenzioni che si sono espresse sottoforma di tagli selvaggi alle risorse e alpersonale, parallelamente a cospicui econtinui finanziamenti che sono statigenerosamente e trasversalmenteelargiti alle strutture private.Affrontiamo oggi la questione assiemea un'insegnante precaria, IleniaArgento, attivista milanese che l'11aprile scorso ha partecipato allosciopero indetto dai coordinamentidei precari della scuola. Un'iniziativache, nonostante il boicottaggio deisindacati concertativi, e di alcunisettori del “sindacalismo di base” , harappresentato un passaggiosignificativo: si è trattato infatti delprimo sciopero della scuola contro ilgoverno Renzi, ma soprattutto di unosciopero deciso e organizzato in ognidettaglio dai comitati di lotta deiprecari della scuola, con unapartecipazione molto significativadelle lavoratrici. Un esempio da

seguire, in un Paese dove le burocraziesindacali ci hanno abituato asciopericchi imposti dall'alto, nelquadro di logiche di concertazione e dicompromesso.

Ilenia, tu fai parte delCoordinamento lavoratori dellascuola “3 ottobre”, che attualmentesta organizzando a Milano le protestedei precari della scuola. Ci puoiparlare dello stato della scuolapubblica italiana e delle condizionidei precari?

Attualmente la scuola pubblicaitaliana vive momenti di gravedifficoltà, dovuti in primisall'autonomia scolastica imposta dallaLegge 59 del 1997, e successivamente aitagli al personale, ai quadri orari, alfondo d'istituto, alla pseudo riformaGelmini­Tremonti, che ha avuto il suo

prosieguo con i vari governi che si sonosucceduti, da Monti a Renzi, passandoovviamente per Letta.

Quali sono le vostre posizioni neiconfronti delle ultime riforme dellascuola e del programma del “nuovo”governo Renzi in materia scolastica?Quali sono secondo voi le misure chesarebbero necessarie?

Come insegnanti auto­organizzatiriteniamo necessaria l'abolizione deitagli operati dalla Gelmini, unrifinanziamento serio della scuolapubblica e l'abrogazione delle riformaFornero sui pensionamenti perpermettere il turn over. Non ci beviamole favole di Renzi e non nutriamoillusioni sulle politiche scolasticheprovenienti dal Pd: l'attuale MinistroGiannini vuole introdurre un sistema“meritocratico” e di valutazione in base

al quale differenziare gli stipendi deidocenti. Ma chi valuterà i docenti?Esperti esterni? I dirigenti scolastici?Appare evidente che un insegnantesarà ritenuto meritevole solo se sieseguirà gli ordini imposti dall'alto,ignorando persino la propria libertà diinsegnamento. Il nuovo ministropropone inoltre per il reclutamento delpersonale la chiamata diretta, cioèsaranno i dirigenti stessi a scegliere gliinsegnanti, in barba alle graduatorieche assicurano almeno una posizionedi anzianità di servizio. È chiaro chetutto questo progetto non farà altro cheinnescare logiche clientelari.

Da ultimo, come pensate diproseguire la vostra lotta? Credete siaimportante allargare il fronte di lottaad altri movimenti e soggetti, come adesempio No Austerity, che vi ha

sostenuto nei presidi dell'ultimomese a Milano? E se sì,come pensate sipossano attrarre altri soggetti allavostra lotta?

Intanto siamo sicuri di portarlaavanti. L'11 Aprile abbiamo lanciato ilprimo sciopero dei precari della scuolae siamo stati, insieme ad altricoordinamenti, in presidio sotto ilMiur. Una delegazione ha avuto unincontro con il Direttore delDipartimento Istruzione.Proseguiremo non accettandocompromessi al ribasso ma lottandoper assicurare ai nostri alunni il dirittoallo studio e ad una scuola pubblicalaica e libera dalle logiche del mercato.Da mesi stiamo lavorando con altrisoggetti del mondo della formazione:gli educatori precari e gli studentiuniversitari e medi. Sarebbe certoimportante allargare il fronte ad altrisoggetti in lotta, come il No Austerity diMilano, proprio perché riteniamo chela salvaguardia della scuola pubblicainteressa tutti i membri della società enon solo chi ci lavora, così come lasanità pubblica italiana, anch'essaminacciata da politiche di tagli. Nellapratica quotidiana abbiamosperimentato che unire le lotte non èfacile, ma continueremo a provarci.(15/04/2014)

LalottadeiprecaridellascuolaIntervistaaun'attivistamilaneseinprimalineanellabattaglia

Page 7: *,$ +,&'6 $$&* 6 4 6 36))* 6 /*0 -,& ,.&.*!&'.,) .&0 ......La grande assemblea del 22 marzo e un'intervista al compagno Zè Maria 14 15 Brasile in movimento: l'organizzazione della

PROGETTO COMUNISTA Aprile ­ Maggio 2014 7NO AUSTERITY

Lo sciopero è un diritto:riprendiamocelo!

Il Partito di Alternativa Comunistaaderisce al coordinamento NoAusterity e sostiene la campagnapromossa dal coordinamento per

respingere il famigerato “accordo sullarappresentanza”, giustamente chiamato“accordo della vergogna”. Pubblichiamoqui l'appello di No Austerity, checondividiamo. È possibile leggere l'appelloanche sul sitowww.coordinamentonoausterity.org

CHE COS'È ILTESTO UNICOSULLA RAPPRESENTANZA?

Il 10 gennaio 2014 i segretari generali diCgil, Cisl e Uil hanno firmato, insieme con irappresentanti di Confindustria, unaccordo ( “ Testo unico sulla rappre­sentanza”, esito finale di un percorso ini­ziato con l'Accordo Interconfederale del 28giugno 2011 e il Protocollo 31 maggio 2013)che azzera la democrazia sindacale nelleaziende private , cancellando il diritto dirappresentanza sindacale per i sindacaticonflittuali. Per ora si tratta di un accordoche vincola solo le organizzazioni firmata­rie, ma è prevedibile che l'intenzione delgoverno sia quella di elaborare una leggeche ne riprenda gli assi fondamentali, conforti limitazioni del diritto di sciopero pertutti i sindacati (firmatari e non firmatari).

In cosa consiste questo accordo? Vedia­mone gli aspetti fondamentali:

a) Fino ad oggi, tutti i sindacati (sia Cgil,Cisl e Uil, sia i sindacati di base e conflittua­li) avevano diritto di partecipare alle ele­zioni rsu, seppure con vincoliantidemocratici (dato che una quota pari a1/3 degli eletti era assegnata d'ufficio aiconfederali indipendentemente dall'esitodelle votazioni). D'ora in poi, questo nonsarà più possibile: il testo dell'accordo diceinfatti che, nel mondo del lavoro privato,potranno partecipare alle elezioni rsu(oltre che alla contrattazione collettiva) so­lo i sindacati che “accettino espressa­mente, formalmente e integralmente icontenuti del presente accordo,dell'Accordo Interconfederale del 28 giu­gno 2011 e del Protocollo 31 maggio 2013”.Questo significa che tutti i sindacaticonflittuali che si oppongono a questoaccordo liberticida perdono qualsiasi di­ritto di rappresentanza sindacale nelleaziende . È quello che è già accaduto nellefabbriche del gruppo Fiat (con l'applica­zione del “modello Marchionne”), dove isindacati non firmatari del contratto (indi­

pendentemente dal loro peso tra i lavo­ratori) sono stati esclusi dallarappresentanza sindacale. Oggi questomodello è esteso a tutte le aziende di tutti isettori! Per fare un esempio, questo signifi­ca che se in un'azienda la maggioranza deilavoratori sostiene un sindacato che nonha condiviso questo accordo, quei lavo­ratori non avranno diritto a eleggere lororappresentanti rsu (né tantomeno di no­minare proprie rsa)! Non solo, i padroninon avranno più nessun obbligo diaccettare deleghe (cioè iscrizioni) di sinda­cati che non firmano il presente accordo,con conseguente espulsione dei sindacatinon firmatari dalle aziende.

b ) Laddove un sindacato decidesse disottoscrivere questo accordo , per averegarantito il diritto di rappresentanzasindacale e per tentare di accedere allacontrattazione collettiva, automatica­mente dovrebbe rinunciare al diritto disciopero e di azione conflittuale. Se unsindacato firma l'accordo, avrebbe ga­rantito il diritto di partecipare alle elezionirsu (per accedere alla contrattazionecollettiva dovrà invece dimostrare dirappresentare almeno il 5% dei lavoratoridi un settore, come media tra il numero diiscritti al suo sindacato e il numero di rsu).A che prezzo però? Prima di tutto, saràcompito delle aziende certificare le iscri­zionialsindacato:inaltreparole,sichiedeachi rappresenta la controparte del sinda­cato di occuparsi di gestire le iscrizioni alsindacato stesso. È evidente che questo si­gnificherà un controllo totale da partedelle aziende sull'attività sindacale .

Laddove un contratto aziendale fossesottoscrittodal50%+1dellersu,néisinda­cati firmatari dell'accordo né le rsu po­tranno più organizzare iniziative disciopero e di lotta contro quell'accordo.Solo nel caso della presenza di rsa, sarà ne­cessario anche sottoporre l'accordo a unreferendum (e i referendum in Fiat ci inse­gnano che questo strumento non è affattodemocratico nel momento in cui i lavo­ratori sono sottoposti al ricatto del li­cenziamento e non vedono alternativepossibili). Lo stesso meccanismo varràanche per i contratti nazionali di categoria.I sindacati firmatari che organizzerannoazioni di sciopero o di lotta contro uncontratto che non hanno approvato po­tranno subire sanzioni economiche(multe) e la soppressione di tutti i dirittisindacali. Non solo: non sarà nemmeno

più possibile organizzare proteste o scio­peri durante le trattative!

Si tratta di un accordo liberticida, checancella i più elementari diritti, comequello di scioperare contro accordi chenon si condividono. Se subiremo questoaccordo senza combattere, è facile preve­dere quale sarà la prossima mossa diConfindustria e del governo: cercherannodi trasformare questo accordo in legge. Inquel caso, il divieto di scioperare verrebbeesteso a tutti i sindacati e a tutti i lavoratori,firmatari o non firmatari.

RESPINGIAMO QUESTOACCORDO!

1.Facciamoappelloatutti isindacatichehanno espresso contrarietà a questoaccordoanzituttoa rifiutarsidifirmarlo inogni istanza (nazionale, di categoria,aziendale), per garantire l'esistenza disindacati conflittuali nel nostro Paese.

2. Pensiamo che questo accordo potràessere respinto solo se si organizza unagrande azione di lotta unitaria, con l'avviodi una campagna di controinformazionenei luoghi di lavoro e in tutte le città, coniniziative di protesta davanti alle sedi diCgil, Cisl e Uil, con azioni di contrasto sulpiano giuridico ma anche e soprattuttocon una mobilitazione prolungata.

3. Un primo passo importante potrebbeessere un incontro nazionale tra tutte leorganizzazioni sindacali, politiche e dimovimento che vogliono difendere il di­ritto di sciopero e di libera organizzazionesindacale, mettendo da parte pulsionisettarie e autoreferenziali, per pianificareun percorso di lotte fino al ritirodell'accordo.

PER L'ABOLIZIONE DELLALEGGE 146/90!

4.Perfavorirel'unitàditutti isettori lavo­rativi, pensiamo che sia necessario coniu­gare la campagna contro il Testo unicosulla rappresentanza con una mobilitazio­neperchiedereilritirodellaLegge146/90 .Si tratta di una legge valida nel pubblicoimpiego, ma che viene (spesso arbitraria­mente) estesa anche a settori del privato inquanto riguarda i cosiddetti “servizi es­senziali” (è noto il caso dei lavoratori dellaGranarolo, che sono stati licenziati per averscioperato in un ambito, quello delladistribuzione del latte, che, pur essendoprivato, è stato giudicato dalla Commissio­ne di garanzia degli scioperi “servizio es­

senziale”). È una legge che svuota disignificato lo strumento dello sciopero,perché vieta per legge lo sciopero pro­lungato, obbliga le organizzazioni sinda­cali a comunicare con largo anticipo allacontroparte la volontà di scioperare, co­stringe di fatto a fare solo scioperi simboli­ci, che non possono ottenere nulla!

DIFENDIAMO IL DIRITTO DISCIOPERO!

Spesso i sindacati concertativi in questianni, sia nel pubblico che nel privato,hanno utilizzato lo sciopero solo per finge­re dissenso, mentre, contemporanea­mente, siglavano accordi dannosi per ilavoratori: il risultato è stato che molte oredi sciopero sono state fatte (con conse­guenti decurtazioni salariali e stipendialiin busta paga) senza vantaggi per i lavo­ratori. Anzi, spesso i lavoratori sono statichiamati a scioperare a sostegno di accordiper loro dannosi: in tantissime aziende incrisi, i lavoratori hanno scioperato pergiorni o settimane contro i licenziamenti,ma le direzioni dei loro sindacati hannotradito questa disponibilità alla lotta, si­glando accordi che accettavano di fatto i li­cenziamenti (cassa integrazionestraordinaria, cassa in deroga, mobilità,ecc.).Ilrisultatodiquestoèsottogliocchiditutti: le condizioni di lavoro, sia nel privato

chenelpubblicoimpiego,sonofortementepeggiorate, con perdita del potere d'acqui­sto dei salari e disoccupazione di massa.Tutto ciò ha contribuito a radicare tra i la­voratori un sentimento diffuso circa“l'inutilità degli scioperi”.

Ma la storia ci insegna, invece, che seusatocomestrumentodilottaediconflitto,se i lavoratori scioperano uniti, lo scioperoè un'arma fortissima nelle mani dei lavo­ratori per respingere gli attacchi dei go­verni e dei padroni. Recentemente, ilavoratori dei trasporti di Genova e Firenzeci hanno dimostrato, organizzando unosciopero prolungato nel settore pubblico,che se i lavoratori lottano uniti è anchepossibile rompere le regole e strappare ri­sultati.

Non dobbiamo aspettare che sia la ma­gistratura o qualche forza parlamentare adifendere il diritto di sciopero: devono es­sere i lavoratori e le loro organizzazioni adattivarsi per respingere gli attacchi diConfindustria e del governo. Solo conl'unità di tutte le organizzazioni dei lavo­ratori potremo creare quell'ampio frontedi lotta e di resistenza che oggi serve perrespingere al mittente tagli, licenzia­menti, privatizzazioni, attacchi ai dirittidemocratici.Uniti si vince!

NoAusterity ­ Coordinamento delle lotte

Noall'accordosullarappresentanza!

Page 8: *,$ +,&'6 $$&* 6 4 6 36))* 6 /*0 -,& ,.&.*!&'.,) .&0 ......La grande assemblea del 22 marzo e un'intervista al compagno Zè Maria 14 15 Brasile in movimento: l'organizzazione della

8 Aprile ­ Maggio 2014 PROGETTO COMUNISTAMOVIMENTI

Michele Rizzi

Quasi diecimila persone hannomanifestato il 12 aprile per levie centrali di Roma in uncorteo promosso dai movi­

menti di lotta per il diritto alla casa chegià avevano animato la manifestazionedel 19 ottobre 2013 e l'accampamento aPorta Pia nei giorni seguenti. Un corteoche ha portato in piazza sindacati di ba­se per la casa, collettivi e organizzazionipolitiche, quale primo passo diun'opposizione più organizzata e piùdura contro il governo Renzi e le suepolitiche antipopolari contro lavoratorie studenti. Un corteo che ha subito adun certo punto anche una forte repres­sione, con attacchi della celere e pe­staggi di manifestanti, a cui si sono poisusseguiti fermi e arresti. Il Pdac chiedel'immediato rilascio dei ragazzi arre­stati, dando un appoggio militante atutti coloro che, manifestando per il di­ritto a casa, lavoro e reddito, vengonocolpiti dalle forze repressive dello Statoborghese. Per noi le lotte non si arresta­no!

Costruire un'opposizione diclasse al governo Renzi

Il tutto si inserisce in una fase in cui lacrisi capitalista si fa sempre più acuta ecolpisce interi popoli europei ed

extraeuropei, attraverso politiche di au­sterity che fanno precipitare le condi­zioni di vita delle masse popolari.L'Italia rimane un Paese ancora arre­trato dal punto di vista della risposta diclasse a queste misure. Una manifesta­zione una tantum è infatti ben poco ri­spetto alla necessità di unire tutte levertenze in campo e in tutti i territori percostruire una grande vertenza unifi­cante, anticapitalista e rivoluzionaria,partendo dall'opposizione al GovernoRenzi. Il Pdac ha partecipato alla mani­festazione del 12 aprile con laconvinzione che occorra una grandemobilitazione contro il Governo nazio­nale: questo infatti ha già annunciatonuove manovre di austerity che attacca­no il diritto al lavoro e il diritto alla casa.Ne è un esempio il Jobs Act , che altro nonè che un piano di ulteriore precarizza­zione del mondo del lavoro, con la

cancellazione definitiva dell'art. 18 per inuovi assunti e nuove misure di limita­zione di diritti conquistati negli annipassati con le lotte. Il Jobs act si unisce adun piano di attacchi durissimi ai lavo­ratori del pubblico impiego, la co­siddetta Spending Review , ossia lariduzione della spesa pubblica che sitradurrà in riduzione della spesa socialee servizi, con un probabile nuovoattacco alle pensioni e ulteriori aumentidi tasse dirette ed indirette per lavorato­ri, pensionati e piccoli commercianti.

Contro ogni ipotesi riformista:rovesciare il sistema

La nostra partecipazione alla manife­stazione del 12 aprile, così come alleprossime che si avranno nei mesi se­guenti, sono dirette alla costruzione diun'opposizione di classe contro i detta­mi della Troika (Bce, Ue, Fmi) applicati

in Italia dal Governo Renzi, anche attra­verso l'applicazione del Fiscal Compactvoluto dal Governo Berlusconi e soste­nuto anche dai successivi esecutivi(Monti e Letta), che puntano a far paga­re la crisi capitalista alle masse popolari.Infatti, al contrario dei sostenitori dellaLista Tsipras (Sel e Prc) presenti ancheloro alla manifestazione del 12 aprile,anche se in forma ridottissima, il Pdacritiene che non ci sia nulla da riformare,che le istituzioni europee non possanoessere “riformate in senso più demo­cratico”, poiché esse stesse sono ilbraccio armato del capitalismo in crisi.Queste politiche riformiste sono statefallimentari in Italia e in tutta Europa. Lenostre parole d'ordine, a Roma il 12aprile, come in tutte le altre manifesta­zioni territoriali a cui partecipiamo oche organizziamo, vertono sulla rotturacol sistema capitalista e sulla guerra ai

governi e alle loro politiche di lacrime esangue, da attuarsi attraverso un pro­gramma di lotta anticapitalista cherompa definitivamente la spirale di ta­gli, diminuzione dei salari, smantella­mento di istruzione, sanità e servizipubblici, che punti strategicamente arovesciare questo sistema del tutto irri­formabile, al contrario di quello che ifautori della Lista Tsipras sostengono.Chiaramente, per farlo, partendo dallemobilitazionidel19ottobredelloscorsoanno e del 12 aprile, occorre una vastamobilitazione su larga scala che partadai luoghi di lavoro e da scuole ed uni­versità, dai luoghi dove migliaia di lavo­ratori vengono licenziati e tantissimigiovani vengono precarizzati e sfruttati,privati di ogni diritto e del futuro. Svi­luppare quindi un'opposizione di clas­se, partendo da rivendicazionitransitorie e puntando ad unificare letante vertenze nazionali e territorialicon l'unico obiettivo di una vertenzagenerale del mondo del lavoro e dellascuola, per cacciare Renzi, il governodellaTroika e avanzare nella distruzionedel sistema capitalista. Certamente, illavoro da fare è tanto, ma è l'unica solu­zione rispetto ad un mondo fatto disfruttamento e barbarie al quale vacontrapposto un mondo governato dailavoratori e non da banchieri e padroni.(15/04/2014)

Giuliano Dall'Oglio

TAV: il Senato ratifica il trattato,la linea ferroviaria Torino –Lione è legge. Così hanno tito­lato i telegiornali e la maggior

parte dei quotidiani il 9 aprile. Il governoRenzi ha dimostrato tramite questo attola continuità con le politiche promossedai governi precedenti, i No Tav non sonorimasti sorpresi ma...la resistenza conti­nua. Il processo ai 53 No Tav arrestati conl'accusa di “terrorismo” ha visto susse­guirsi, tra marzo e aprile, diverse testimo­nianze da parte della difesa. Hanno presola parola tra gli altri il segretario di Ri­fondazione Comunista Paolo Ferrero, ilfondatore di Ross@ Giorgio Cremaschi eil deputato 5 Stelle Marco Scibona.Singolare è il trattamento che è stato ri­servato a questi ultimi due: i pm hannodetto al sindacalista che “in questo pro­cesso si trova nelle vesti di testimone, maè indagato in un altro procedimento”. Perquanto riguarda invece il deputatopentastellato, è stato vittima di perquisi­zione al metal detector primadell'entrata in aula: è lo Stato che vacontro le sue stesse leggi perché un depu­tato della Repubblica Italiana non puòessere oggetto di perquisizione. È evi­dente l'intento intimidatorio che lo Stato

borghese sta portando avantinei confronti di coloro che

vanno a testimoniare perla difesa. Nell'udienzadel 11 marzo è statoinoltre presentato unvideo da parte delladifesa, relativo al 27giugno 2011, in cui sivede la polizia chespara con il lancia­granate addosso allepersone a pochi metridi distanza, prima di

qualsiasi lancio dioggetti da parte dei ma­

nifestanti, e questo videoscagionerebbe i manife­

stanti per la zona dellaCentrale Idroelettrica. Intanto

al di fuori dell'aula del tribunale la

lotta non si arresta, anzi si moltiplicano leattività inVal Susa come le passeggiate, leriunioni, le assemblee e le iniziative di so­lidarietà nei confronti degli arrestati, co­me l'idea di raccogliere denaro per lespese processuali o il presidio svoltosi adaprile davanti al Palazzo di Giustizia insolidarietà nei confronti di Chiara, Clau­dio, Niccolò e Mattia. A proposito di loro,è stata fissata la prima data dell'udienzache li vede imputati: 10 maggio. Proprioper questa data i comitati No Tav hannopromosso una manifestazione nazionalea Torino per chiedere la loro liberazione econtro la caccia alle streghe scatenata dadiversi anni nei confronti dei NoTav. Altrainiziativa degna di nota è la festa benefitdel 26 aprile a Bussoleno per celebrare ilgiorno della Liberazione e per sottoli­neare ancora una volta che i No Tav sisentano come i partigiani che combatte­

rono durante la resistenza.

NoTerzoV alico

È doveroso aprire ora una parentesisulle proteste legate al Terzo Valico, di cuiavevamo parlato in un articolo pubbli­cato sul nostro sito. La lotta continuaanche su quel versante e ha visto la parte­cipazione di un folto numero di personealla manifestazione del 5 aprile adArquata Scrivia, nell'alessandrino. Comepromesso i manifestanti hanno tagliatola rete presente nel cantiere di Radimero,zona occupata da diverso tempo. La poli­zia ha cominciato a caricare i manife­stanti disarmati e il bilancio è stato di 2feriti lievi tra questi ultimi. Nonostante lacampagna stampa denigratoria neiconfronti dei manifestanti esprimiamosolidarietà a tutti coloro che lottanocontro la costruzione del Terzo Valico.

Singolare l'iniziativa del 13 aprile aPozzolo Formigaro: un pranzo con le fa­miglie, al termine del quale i partecipantisi sono spostati in direzione della Roma­nellotta, dove sorge il cantiere e dove giàuna volta erano state recise le recinzioni.Subito i blindati della polizia si sonomossi per evitare un ulteriore taglio dellereti. E qui sta la beffa escogitata dagli atti­visti NoTerzoValico: mentre la polizia eraimpegnata a Pozzolo, un altro gruppo dipersone ha potuto agire indisturbato etagliare le recinzioni del cantiere di Li­barna a Serravalle. Anche sul versante NoTerzoValicosiattendononuoveiniziativeneiprossimimesiesiamosicurichemoltiattivisti verranno su a Torino il 10 maggioper dar man forte ai valsusini.

La macchina del fangosempre attiva

Infine vogliamo accennare ad unostrano episodio che sarebbe accaduto lasera dell'11 aprile, ovvero la presuntaaggressione all'autista del PM Rinaudo.Costui, secondo quanto ha riferito, dopoaver accompagnato il PM a casa e i figlidalla madre, fa ritorno nella sua casa diTorino attorno alle ore 21; accortosi diaver finito le sigarette esce di casa e vieneaggredito da tre persone a volto copertoche tentano di incappucciarlo, loinsultano, lomenanoepoisidileguano.Ilgiorno dopo, la notizia si diffonde eappaiono le prime dichiarazioni suigiornali, tra cui quella di Stefano Esposi­to, senatore del Pd, il quale afferma: «Co­me noto ho sempre denunciato i violentiche si nascondono dietro la bandiera NoTav. Credetemi, spero che gli autori diquesta aggressione non abbiano nulla ache fare con questa frangia. Me lo augurosul serio». Sembra proprio l'ennesimotentativo di alimentare la macchina delfango nei confronti degli attivisti e scre­ditare il movimento. Alcuni aspetti dellapresunta aggressione infatti lascianomolto perplessi, così come gli attivisti NoTav hanno spiegato in una articolo sullavicenda pubblicato sul sito www.no­tav.info. Questa storia ha troppi elementicontraddittori, sa molto di bufala. Dasempre a fianco del movimento No Tavcontinueremo a supportarlo nelle sueiniziative e a lottare per creare un coordi­namento delle lotte a livello nazionale.(14/04/2014)

IlPdacinpiazzaaRomail12aprileCostruireun'opposizionediclasseallaTroikaeaigoverninazionali

NoTav:nonunpassoindietro!Lalottaproseguenonostanterepressioneecampagnedenigratorie

Page 9: *,$ +,&'6 $$&* 6 4 6 36))* 6 /*0 -,& ,.&.*!&'.,) .&0 ......La grande assemblea del 22 marzo e un'intervista al compagno Zè Maria 14 15 Brasile in movimento: l'organizzazione della

GGIIOOVVAANNII ddii AALLTTEERRNNAATTIIVVAA CCOOMMUUNNIISSTTAAFoglio dei giovani del Partito di Alternativa Comunista sezione italiana della Lit-Quarta Internazionale

Nuovo governo, stesse politiche contro la scuolaDavide Primucci

La propaganda governati­va di queste settimane,mentre si avvicinano leelezioni europee, serve a

spargere fumo ed illusioninell'opinione pubblica perscongiurare il pericolo che lavo­ratori e giovani, sempre più vessatidalla crisi, possano finalmenteunirsi nella mobilitazione. Perquanto riguarda in particolare ilmondo della scuola pubblica, al dilà delle promesse di Renzi e deisuoi ministri, dobbiamo aspettarciun ulteriore attacco ai diritti ed allaqualità del servizio. Le dichiarazio­ni dell'attuale ministro Gianniniinfatti, non fanno presagire nientedi buono. Tutta l'enfasi data allanecessità di premiare il merito de­gli insegnanti, serve in realtà a na­scondere il fatto che si voglionoulteriormente tagliare gli stipendidelpersonale, tagliandogliscattidianzianità per i docenti, come delresto sono già sospesi da qualchemese i pagamenti delle posizionieconomiche del personale ATAacquisite dopo il 1 settembre 2011.Si vorrebbe quindi inserire un si­stema discriminatorio incontraddizione con l'esigenza dispirito cooperativo che è alla basedi un'efficace metodo di insegna­mento, introducendo un sistemapremiale, che, anche alla lucedell'esperienza del fondo d'istitu­to (oggi ridotto pesantemente), sipreannuncia già fallimentare. Siaggiunge poi a carico dell'attualeministro l'idea della chiamata di­retta dei docenti che favorirebbeclientelismo e subalternità dei do­centi nei confronti dei dirigentiscolastici e la mai smentita possi­bilità di tagliare di un anno il corso

di studi delle superiori. Nella crisieconomica, sociale e culturale chesta tenendo sotto scacco anche ilnostro Paese la realtà della scuola èche essa continua a resistere solograzie al lavoro di tante persone edinsegnanti costantemente deni­grati, oltre che sottopagati, di cuialmeno 170mila sono precari sto­rici. La scuola tagliata e preca­rizzata dalla riforma e dalla lineapolitica della Gelmini, da cui laGiannini non intende discostarsi,mostra sempre di più limiti e ca­renze, come testimoniano anche irecenti allarmanti dati sulladispersione scolastica.

Le promesse sull'ediliziascolastica

Il ministro dell'istruzione Stefa­nia Giannini a marzo ha illustratoalla VII Commissione al Senato ilsuo manifesto programmatico.Tanti sono stati i punti affrontatisulla scuola. Dovremmo esseretutti felici per l'attenzione ripostasull'edilizia scolastica, con la vo­lontà di strutturare un piano plu­riennale di finanziamenti, portarea termine l'istituzione dell'Ana­grafe dell'edilizia e per l'intenzionedi riportare i fondi MOF al livellodel 2011, ma abbiamo forti dubbisul fatto che i fondi sianorealmente disponibili e sufficienti,anzi possiamo già dire che i 3,7 mlddi euro previsti dal Governo perl'edilizia scolastica sono to­talmente insufficienti a fronte diuna stima della Protezione Civileche quantifica in 13 mld di euro gliinterventi necessari per mettere insicurezza il patrimonio scolasticoitaliano. Il budget annunciato dalGoverno si divide inoltre tra fondistanziati da provvedimenti prece­denti e proventi derivanti dal

fondo di coesione destinato alla si­curezza delle scuole. I 10 milainterventi previsti toccherannosolamente il 22% del patrimonioscolastico e per noi è assoluta­mente insufficiente. Riteniamopertanto che manchi ancora unaprecisa volontà politica di costrui­re un piano nazionale per l'ediliziascolastica, da lanciare ora per lagrave emergenza e da renderestrutturale dalla prossima legge distabilità. Un piano sull'edilizia nondovrebbe limitarsi all'emergenza,ma si dovrebbe puntare a costruirescuole eco­compatibili, prive dibarriere architettoniche, ricche dispazi di aggregazione e socialitàper far diventare le scuole punti diriferimento sul territorio. Èinaccettabile che la questionedell'edilizia scolastica, da proble­ma emergenziale trattato saltua­riamente divenga oggetto di unaretorica condita da toni paternali­stici da sbandierare davanti alle te­lecamere con un chiaro finepropagandistico che di reale, si sa,non ha proprio nulla, spe­cialmente quando la Ministradell'istruzione parli di un rafforza­mento della scuola paritaria (èaccaduto qualche settimana famentre era in visita ad una scuoladell'infanzia parrocchiale).

Scuola selettiva:un ostacolo per studenti

e docenti

Ormai non rimaniamo più sba­lorditi nemmeno di fronteall'ennesima dichiarazione in fa­vore delle scuole private e della lo­ro equiparazione a quellepubbliche: uno schiaffo ai milionidi studenti che ogni giorno varca­no le soglie delle pubbliche

sempre più dequalificate e sottofi­nanziate. Noi da anni continuiamoa rivendicare lo stop ai finanzia­menti alle scuole private. Bisognapoi mantenere alta l'attenzione ri­guardo alla volontà di modificare ilTesto Unico sulla Scuola del '94 sequesta si intreccia con una visioneche cancella la scuola degli organicollegiali e dei diritti degli studenti,come nella proposta di legge de­positata in Parlamento dal Mini­stro. Giannini inoltre, vuolepotenziare il ruolo dei test Invalsiper misurare e valutare le scuole,quando questo non è uno stru­mento pedagogico valido poichéintroduce esclusivamente scuole,docenti e studenti in un'otticacompetitiva, selettiva ed esclu­dente. C'è bisogno di risorse, dicertezze, di futuro, e di restituire ladignità che “meritano” coloro chevi studiano e vi lavorano. Non c'èinvece bisogno della farsa degliInvalsi, i cui risultati falsano edappiattiscono una realtà comples­sa e ricca di differenze e di specifi­cità. I discorsi del Ministro sonoattraversati da una logica vecchia e

madre dei tagli e del processo didequalificazione dell'istruzionepubblica avanzato negli ultimianni. Investire nella scuola pubbli­ca, per loro, vuol dire investire incapitale umano, in un'ottica rigi­damente produttivistica, che se neinfischia di tutto il resto. Si paventainoltre la possibilità di introdurredelle logiche premiali per finanzia­re le scuole e premiare i docenti o idirigenti meritevoli. Rifiutiamo ta­le idea e rivendichiamo massicciinvestimenti statali per migliorarel'offerta formativa, abbattere il la­voro precario e garantire a tutte etutti un'istruzione pubblica diqualità. Riteniamo gravissima l'as­senza di un piano programmaticosul diritto allo studio. Infine sulfronte dell'innovazione e della ri­cerca, oltre l'annuncio dell'as­sunzione di 100mila nuoviricercatori non c'è traccia di ri­pensamenti sul blocco del turno­ver e sul continuo decremento delFondo di Finanziamento Ordina­rio che stanno soffocando gli Ate­nei. Oggi è necessaria una nuovalegge nazionale sul diritto allo stu­

dio che garantisca ingenti fi­nanziamenti alle borse di studio eal complesso di servizi e prestazio­nichedevonoandareaformareunwelfare studentesco inesistente.Giannini conferma la sua idea diuna scuola selettiva e competitiva,basate sui test Invalsi e schiacciatasulle esigenze del mercato, noi vo­gliamo ribaltare tutto questoaffinchèvisiaunascuolapubblica,gratuita, laica, di qualità e di massadove all'interno possano convive­re nativi e migranti senza alcun ti­po di discriminazione. Di frontequindi a questa politica governati­va stanno lentamente ripartendole mobilitazioni dei protagonistidella scuola, dallo sciopero deiprecari tenutosi lo scorso 11 aprile,alle iniziative previste per maggiocontro le prove Invalsi, fino ai di­versi momenti di discussione e diconfronto contro l'omologazioneal pensiero unico che punta a tra­sformare la scuola pubblica, ulti­mo presidio di pensiero critico e diconoscenza, in qualcosa dicompatibile ed asservito solo alleesigenzedelcapitale.(15/04/2014)

GGiioovvaanniiddiiAAlltteerrnnaattiivvaaCCoommuunniissttaa..wwoorrddpprreessss..ccoomm wwwwww..aalltteerrnnaattiivvaaccoommuunniissttaa..oorrgg

Page 10: *,$ +,&'6 $$&* 6 4 6 36))* 6 /*0 -,& ,.&.*!&'.,) .&0 ......La grande assemblea del 22 marzo e un'intervista al compagno Zè Maria 14 15 Brasile in movimento: l'organizzazione della

II GIOVANI di ALTERNATIVA COMUNISTA

Saperiinlotta!Difendereildirittoallostudio,lottarecontroilcapitaleLa campagna nazionale per l'istruzione pubblica dei Giovani di Alternativa comunista

Riccardo Stefano d'Ercole

Anche quest'anno i gio­vani di Alternativa Co­munista sono statipresenti in tutte le

piazze per rivendicare il dirittofondamentale all'istruzionepubblica. Questo è uno di queisettori che più facilmente è predadegli attacchi della classe politicaborghese che tutelando profittiprivati, tenta di smantellare ogniresidua forma di welfare ancorapresente in Italia. Al contempo lelotte studentesche hanno espres­so una disponibilità al conflittooscillante, a tratti molto radicalema contrassegnata da forti limiti,politici e organizzativi. In ogni ca­so i governi che si sono succedutiin questi anni (Berlusconi, Monti,Letta e da ultimo Renzi) hannoampiamente dimostrato di averea cuore soltanto l'interesse pri­vato del capitale, tagliando esmantellando e privatizzandoogni forma del settore pubblico.L'istruzione ne risente moltissi­mo: strutture sempre più fati­scenti, scuole che chiudono,numero crescente di docenti pre­cari, licenziamenti del personale.A fronte di ciò invece, si trovanofondi per le scuole e le universitàprivate.

Dobbiamo lottare controle manovre aziendaliste

dei governi

Nell'ottica del grande attaccoche le classi padronali stannosferrando contro le classisubalterne è necessario orga­nizzare una risposta di massa de­gli studenti in sintonia con unrilancio del conflitto operaio,ancora debole e frammentato dalruolo di piccole e grandi burocra­

zie. Il governo Berlusconi, e quelloMonti in continuità con il prece­dente sulle controriforme dellascuola, tagliava circa dieci miliardidi euro a scuole e universitàpubbliche. Il progetto Aprea cheprevedeva l'ingresso di privati ne­gliorganismidirigentidellescuolemirava a privatizzare l'istruzione,a rendere scuole e università luo­ghi aziendali dediti alla logicadella concorrenza e del profitto. Aquesta barbarica operazione glistudenti di tutta Italia risposerocon una decisa mobilitazione co­stituita da manifestazioni, sciope­ri e occupazioni. Il progetto è statosospeso (ma sempre pronto nelcassetto) anche grazie a questaondata di lotta, conferma che unaradicale risposta da parte deglistudenti è stata quanto maicentrale nel quadro della difesadella scuola pubblica. Ma il susse­guirsi dei governi borghesi non hafattoaltrocheriportarealcentrola

necessità di una presa di posizio­ne decisa delle masse studente­sche di fronte ai continui attacchiall'istruzione. Nel pacchetto distabilità del governo Letta ri­compariva, velata da una formapiù lieve che non ne mutava la so­stanza, la riforma Aprea. Si chie­dono oggi nelle scuole che sonosull'orlo della “bancarotta”contributi “volontari” agli stu­denti. Si privatizzano gli istituti, silicenziano i docenti precari e icollaboratori, mancano le aule, ilaboratori, gli strumenti, e si limi­ta fortemente la democrazia e lapartecipazione alla gestione delladidattica dei giovani studenti chepiù che mai avvertono la necessitàdi lottare contro chi vuole privarcidella cultura. Ma è proprio veroche mancano i soldi? La situazio­ne non è proprio simile a quellache continuano a millantare laborghesia ed i suoi governi­lacchè.

Un programma di lotta,una battaglia per l'unità

del movimento

Proprio per imprimere unasvolta a questa situazione ciimpegniamo a costruire unpercorso di lotta radicale control'austerità, contro la crisi chehanno provocato i capitalisti e ipadroni, per difendere la scuolapubblica. Come? Pensiamo al de­naro che i nostri governi spendo­no per acquistare aerei militari,per distruggere i territorisvendendoli all'imperialismoamericano che costruisce basimilitari per i propri interessi eco­nomici. Pensiamo al denaropubblico investito nelle “grandiopere” (Tav et similia ) di cui nonsi avrebbe alcun bisogno e cheprecarizzano vite distruggendoambiente ed ecosistemi perarricchire qualche speculatore.Pensiamo alle enormi spese che

sostentano la classe politica.Ingenti somme di denaro che po­trebbero essere requisite e votatealla creazione di fondi studente­schi che consentano un redditoper il libero accesso di tutti e tutteall'istruzione, cosa che oggi è ne­gata a molti. I giovani di Alternati­va Comunista hanno deciso dilanciare campagna nazionale adifesa dell'istruzione pubblica edel diritto allo studio. La campa­gna è organizzata intorno ad unprogramma in netta contrappo­sizione al capitalismo. Crediamoinfatti che la situazione che si pro­spetta oggi in Italia in merito awelfare studentesco e condizionedell'istruzione pubblica non siarisolvibile se non attraversol'abolizione più generale delcapitalismo e delle sue logiche diprofitto. Sono infatti illusorie leprospettive riformiste delle dire­zioni sindacali e di movimento.Lottare per l'istruzione di qualità

e gratuita significa necessaria­mente lottare contro il capitali­smo e la sua macchinosa ebarbarica riproduzione. Invitia­mo tutti i settori più radicali ecombattivi del movimento, tuttigli attivisti e le attiviste impegnateogni giorno sul fronte della difesadel diritto allo studio, a unirsi suun programma di lotta anticapi­talistica, in una campagna gene­rale per la difesa e il rilanciodell'istruzione pubblica sotto ilcontrollo dei lavoratori e deglistudenti.

Conduciamo questa battagliasu precise parole d'ordine:

­l'abolizione di tutte le contro­riforme dell'istruzione che pre­carizzanolavoratorielavoratricieil conseguente reintegro a tempoindeterminato di tutti i lavoratoridel settore pubblico della scuola;

­requisizione dei grossi capitaliche vengono investiti in spesemilitari dai nostri imperialistiguerrafondai e in grosse opereinutili che devastano esaccheggiano i territori al fine diistituire dei fondi di reddito per glistudenti che garantiscano liberoaccesso a trasporti, mense,alloggi,testieluoghidellacultura.

­istituzione di commissioniparitetiche studenti­docenti perla democratica partecipazione ditutti alle decisioni d'istituto inmerito alla elaborazione ed ese­cuzione dei piani di offertaformativa.

Chiedere questo non significachiederlo in una prospettiva diconcertazione (sappiamo chequesta è un'utopia). Bisognainquadrare le rivendicazionielencate in una prospettiva dilotta radicale e duratura contro ilcapitalismo, unico responsabiledella crisi economica e socialeche attraversiamo. (15/04/2014)

Francesco Miccichè

L'arte non è uno specchio perriflettere il mondo, ma un martelloper forgiarlo

Vladimir Majakovskij

Ècon le parole di Vladimir

Majakovskij che oggivogliamo presentarvi unagrande amica e compagna

rivoluzionaria della nostra sezionesorella del Pstu brasiliano. Si trattadi Macia Teixeira, artista emilitante rivoluzionariaimpegnata concretamente nellalotta contro il sistema capitalista,attivista del Movimento MulheresEm Luta. Abile disegnatrice checon la sua pittura e i suoi disegni inchiaroscuro mette in luce iproblemi sociali che affliggono ilproletariato e, più nello specifico,le donne proletarie.

Come domanda sembreràscontata:come nasce il tuo amoreper l'arte e per l'impegnopolitico?

Ero ancora una bambina, avròavuto all'incirca sei o sette anni, hoiniziato guardando mio nonnopaterno che dipingeva, e con luiiniziai a realizzare le mie primetele. Per quel che riguarda lapolitica, può sembrare strano, magià da bambina ero attratta daglispot elettorali dei partiti dellasinistra, mi piaceva ascoltare ladialettica di idee, e le differenzepolitiche tra una fazione e l'altra.Invece la mia militanzarivoluzionaria nel Pstu ha iniziosolamente nel 2008, all'età diventidue anni. All'epocafrequentavo l'Università Federaledi Alagoas. Nel 2010, dopo unalunga introspezione e unariflessione sul significato profondodella mia militanza, ho compresoche la mia mia vocazione artisticapoteva essere il veicolo del miopensiero politico. Questo fu unmomento fondamentale sia per lamia maturazione artistica che perl'impegno politico, decisi didedicarmi pienamente alla

militanzanelPstu,edalìapoco aderii al CAS(Collettivo ArtistiSocialisti).

Se politicamente inostri punti diriferimento sono Marx,Lenin,Trotsky, in ambitoartistico a quali figure tiispiri, e quali tecnichepittoriche utilizzi?

A livello figurativo ciòche prediligo è laraffigurazione dellostereotipo femminile. Dabambina, anche se iostessa sorrido al ricordo,ero affascinata dalleprincipesse dei cartonianimati della Disney, forsecome tutte le bambine delmondo. Ovviamente, neglianni ho fatto il miopercorso, che mi ha portataa prediligere artisti comeSalvador Dalì, Frida Kahlo eDiego Rivera, ma ancheDelacroix. Rispetto aigrandi artisti italiani guardoa Botticelli e alRinascimento. Vorrei tantoriuscire a dipingere comequesti grandi maestri, chesono i miei principaliispiratori.Mipiaceprenderespunto anche dai disegnidelle carte dei tarocchi (lepersone osservando le mieopere notano alcunesomiglianze con questi).Poiché amo l'arte in tutte lesue sfaccettature, mi piacesperimentare e provare, neilimiti delle mie conoscenze eabilità, svariate tecnichepittoriche.

Pensi che l'arte e la politicadebbano camminare di paripasso?

Credo che oggi l'arte e la politicasiano complementari, e che l'unanon si possa separare dall'altra.L'artista, essendo capace dicogliere frammenti della realtà,nell'interpretazione di essa

rappresenta ed èrappresentato. Per questo pensoche attraverso l'arte i lavoratoriabbiano la possibilità di sfuggire,sia pur temporaneamente, dalgiogo alienante del lavorosalariato. La mia militanza politicami insegna che il marxismorivoluzionario, mirando allaconquista del potere politico da

parte dei lavoratori, rende gliuomini autori della propria storia.Che cos'è questo, se non è arte? Ildesiderio di cambiare il mondopuò essere manifestatoartisticamente, e può essererealizzato concretamenteattraverso la lotta politica. Fare larivoluzione è anche fare arte!(14/04/2014)

IntervistaaMaciaTeixeira,artistaerivoluzionaria

Arte e rivoluzione

Page 11: *,$ +,&'6 $$&* 6 4 6 36))* 6 /*0 -,& ,.&.*!&'.,) .&0 ......La grande assemblea del 22 marzo e un'intervista al compagno Zè Maria 14 15 Brasile in movimento: l'organizzazione della

GIOVANI di ALTERNATIVA COMUNISTA III

L'insolito“destino”delCapitaleLinaWertmuller riflette sul significato dell'amore in un'epoca di divisioni sociali

Giovanni Bitetto

Il filone della cosiddetta“commedia all'italiana” haavuto molta fortuna a cavallofra gli anni '60 e '70 perché

agli stilemi della commedia classi­ca vi aggiungeva una carica satiri­ca, nei confronti della modernasocietà di massa che vedevacambiare radicalmente il modusvivendi italiano, e un sentimentodel tragico che dava al genere ungusto dolceamaro; ne venivanofuori opere in grado di divertire efar riflettere allo stesso tempo.Nella vulgata dei grandi maestri diquesto genere (Germi, Monicelli,Scola per citarne alcuni) vi ritrovia­mo anche una donna, LinaWertmuller, la cui carica eversiva ebuffonesca risalta già dalla parti­colarità di dare titoli lunghissimi aisuoi film. In Travolti da un insolitodestino nell'azzurro mare d'agostoil tono da commedia lascia prestospazio a una complessa vicendaumana che sfocia nel grottesco, fi­nendo con una nota incredi­bilmente melanconica. RaffaellaPavone Lanzetti, di orientamentoliberale (in una conversazione tes­se le lodi di La Malfa) passa le suevacanze su uno yacht in mezzo almar Mediterraneo assieme ai suoiricchi e viziati amici, umiliando isuoi sottoposti, tra cui GennarinoCarunchio, rozzo marinaio sicilia­no, fervente comunista, che nutresentimenti di insofferenza edisprezzo verso i ricchi turisti, chedeve suo malgrado servire per so­pravvivere. Gennarino si ritrova adover soddisfare le richieste della“padrona”,finoache,perunguastoal motore di un gommone, i due siritroveranno soli in mare aperto.Approdati su un'isola deserta, iruoli si invertono e la Lanzetti di­venterà giocoforza schiava del ma­

rinaio, che sfoga su di lei antichefrustrazioni sessuali e sociali, fa­cendo nascere una forte passionetra i due, tale che la Lanzetti, alla vi­sta di una nave, evita di chiedereaiuto per non rovinare l'idillioamoroso. Gennarino tuttavia, permettere alla prova l'amore di leiriesce a farsi trarre in salvo; tornatinella civiltà, anche se il loro amoresi conserva, il differente rango so­ciale inevitabilmente li allontana;alla fine, Gennarino cerca diconvincere l'amata a tornare insie­me a lui sull'isola, ma Raffaellaall'ultimo non se la sente e scappain elicottero col marito. A Gennari­no non resta che tornare con lamoglie (che, nel frattempo, hacapito tutto e informa il marito divolere il divorzio). Nonostante labuona caratterizzazione deipersonaggi di contorno(l'accondiscendenza padronaledel signor Lanzetti, le antinomieinsite nel giornalista loro amico,burino arricchito e sinistrorso, e ilservilismo dell'equipaggio) il filmsireggesullasuperbaprovadeidueprotagonisti: Giancarlo Giannini,istrionico e animalesco, comesempre padrone del dialetto in cuideve recitare, e Mariangela Melato,altera e pruriginosa, perfetta­mente calata nella parte dellasnob. La coppia così composita ri­sulta essere un duo parodico in cuiognuno è la deformazione dellacontroparte, la Wertmuller prendeuna lezione di donchisciottescamemoria (si veda la visione dellarealtà del cavaliere e del suo scu­diero Sancho Panza: idealista e ro­mantica la prima, prosaica e beotala seconda) e la declina nel ritrattoferocemente satirico dei due pro­tagonisti. Raffaella frivola eaffettata alto­borghese, Gennari­no bestiale e misogino proletarioche si bea della sua ignoranza;

eppure questi personaggi così di­versi fra loro sono accomunati dauna caratteristica: l'arroganza, dauna parte la protervia aristocraticadi chi sa di poter comprare tuttocon il denaro, dall'altra la stolidatracotanza del popolano pronto asoddisfare i più bassi istinti. Se auna prima analisi può sembrareche la morale del film sia cristalli­na, la dialettica servo­padrone chenella civiltà privilegia chi detiene ilcontrollo dei mezzi di produzioneviene rovesciata nel mondo al difuori dalla Storia, dando lo scettrodel comando al proletario in gradodi ritrovare un contatto con lanatura impossibile per il borghesealienato, in seconda battuta vedia­mo che una disamina di tal genereè fin troppo semplicistica. Infatti laWertmuller riflettendo sulle dina­miche del desiderio, con piglioquasi psicanalitico, ci offre un ri­tratto ben più complesso e se vo­gliamo marcatamente cinico sulrapporto Raffaella­Gennarino.Gennarino fa sfoggio di una miso­ginia e di un abbrutimento tipicodelle classi meno abbienti non al­fabetizzate e sfruttate dal capitale,mentre Raffaella incarna nel suodesiderio di fuga con il marinaio iltopos della vanitas vanitatumborghese e la perversione maso­chistica di essere comandata.Dunque al ritorno nella civiltà il lo­ro rapporto è impossibile non soloper le differenze di classe ma so­prattutto per il carattere perverso eartificiale che era già in luce nel lo­ro rapporto, il sistema capitalisticoche li ha forgiati così diversi eppurecosì viziosi non li ha mai abbando­nati, neanche sull'isola deserta. Aldi làdell'avventurainséperse,nonè questo l'insolito destino che li hatravolti, e che travolge tutti noi?Schiavi, anche quando nonpensiamo di esserlo. (15/04/2014)

Cinema e rivoluzione

Lottando“nelcuoredellabestia”La costruzione della Lit negli Stati Uniti,la roccaforte dell'imperialismo mondialeAdriano Lotito

Intervistiamo Juan Garcia,giovane compagno dellaWorker's Voice (Voz de lostrabajadores), la sezione

statunitense della Lega interna­zionale dei lavoratori.

Juan, tu hai studiato e lavoriall'Università di Berkeley, in Ca­lifornia. Ci puoi raccontare qualè la situazione del conflitto so­ciale sul tuo territorio, conparticolare riferimento allelotte del movimento studente­sco e universitario?

Da quando è cominciato unforte attacco all'istruzione

pubblica, nel 2009, abbiamo avu­to alti e bassi nella rispostaconflittuale. Dalla fine del movi­mento Occupy abbiamo avuto unriflusso che è durato fino alla finedello scorso anno, ma le cosestanno cominciando a rimettersiin movimento. In particolare aBerkeley, si è sviluppato un fortemovimento contro l'espulsionedei cittadini immigrati che hacolpito anche molti studentiimmigrati costretti a tornare neipropri Paesi d'origine.

Da questo punto di vista, pos­siamo dire che il Governo Oba­ma è stato “un grande bluff”?

Certamente. Innanzitutto

Obama è il presidente dell'impe­rialismo nordamericano e nondel proletariato, tantomeno delproletariato immigrato, checontinua a essere sfruttato ediscriminato per scopi funziona­li all'accumulazione di capitale.Eppure, soprattutto all'inizio,non si può nascondere comeObama sia riuscito ad attiraremolti consensi nella classe lavo­ratrice, facendo leva sulla co­scienza arretrata degli stratipopolari, silenziando le opposi­zioni più radicali e cooptando ledirezioni dei movimenti di prote­sta. In questo senso l'operazioneObama è stata un dispositivo effi­cace per il capitalismo nordame­

ricano e in generale perl'imperialismo: è riuscito a farpassare l'idea di una discontinui­tà con il Governo Bush; unadiscontinuità che in realtà non èmai esistita (e lo dimostranoanche gli investimenti nel settoremilitare).

Rispetto al Movimento Occu­py, come si è sviluppato in Cali­fornia? Quali le contraddizioni,le prospettive, la composizionesociale del movimento?

Il Movimento Occupy è iniziatoa New York nel settembre del2011, diffondendosi poi in tutte lecittà e i paesi degli Usa. Noiabbiamo partecipato in prima li­nea nel movimento californiano,ricoprendo anche ruoli dirigenti,a Los Angeles, Oakland, e in parti­colare a Berkeley. Per esempio aBerkeley io avevo un ruolo attivonel processo; c'è stata una grandeassemblea generale di tutti i co­mitati Occupy a Berkeley, che havisto una partecipazione di 5milaattivisti. Noi della Worker's Voicesiamo intervenuti con rivendica­zioni mirate a rilanciare il sistema

dell'istruzione pubblica, abbia­mo chiesto un rifinanziamentomassiccio a scuole e università eci siamo opposti alle linee politi­che liberali e anarchiche che sierano diffuse nel movimento e necostituivano le direzioni e cheerano contrarie a qualunque pro­spettiva a lungo termine e a qua­lunque struttura organizzativache potesse centralizzare e dire­zionare meglio il conflitto.

Come si è costituita la sezionestatunitense della Lit, laWorker's Voice? Quali sono statii fronti di lotta che avete privile­giato per il vostro interventopolitico?

La costruzione del nostropartito negli Stati Uniti è stataun'espressione dell'ondata mi­gratoria negli Usa. Noi siamo so­prattutto immigratisudamericani, alcuni del conti­nente asiatico e rappresentiamola seconda generazione di que­sto fenomeno: figlie e figli diimmigrati. I fondatori del nostrogruppo erano in particolare co­lombiani, brasiliani e salvadore­

gni. Alla fine del 2009, all'iniziodel movimento a difesadell'educazione pubblica,abbiamo reclutato la maggiorparte dei compagni. Io stessoprovenivo dal movimento stu­dentesco. Abbiamo realizzatoanche un intervento efficace inun sindacato dei lavoratori dellapulizia, sempre immigrati. Cre­diamo infatti che il proletariatoimmigrato sia l'avanguardianella lotta di classe. Ci sono tantepressioni che bisognacombattere: in primo luogo ilmovimentismo, le istanze piùarretrate che prendono piede inquesto tipo di movimenti, comeOccupy, e in secondo luogo ledeviazioni nazionali che pre­mono per la rinuncia a costruireun progetto internazionale.L'obiettivo adesso è costruire unsolido gruppo di propaganda,lottando contro le deviazioni e lecontraddizioni dei movimenti ecostruendo il partito rivoluzio­nario “nel cuore della bestia”, alcentro stesso dell'imperialismo.(11/04/2014)

Page 12: *,$ +,&'6 $$&* 6 4 6 36))* 6 /*0 -,& ,.&.*!&'.,) .&0 ......La grande assemblea del 22 marzo e un'intervista al compagno Zè Maria 14 15 Brasile in movimento: l'organizzazione della

IV GIOVANI di ALTERNATIVA COMUNISTA

Adriano Lotito

Intervistiamo Camila Paz RuzSepulveda, studentessaall'Università di Santiago delCile, leader del movimento stu­

dentesco e dirigente del partito dellaIzquierda Comunista (Sinistra co­munista) la sezione cilena della Lit­Quarta Internazionale.

Camila, innanzitutto ci puoi de­scrivere la situazione nella qualeversa il sistema educativo in Ciledopo le numerose controriformeche ci sono state da Pinochet in poi?

Oggigiorno le leggi sull'educazio­ne in Cile si basano infattisull'impianto costruito dalladittatura di Pinochet, che hadistrutto il sistema universitariopubblico. In Cile non esiste nessunauniversità interamente pubblica.L'università che riceve più finanzia­mento da parte dello Stato, riceve inrealtà una copertura pari solamenteal 10percento. Il resto dei fondi pro­viene dall'autofinanziamento,anche questo un sistema nato sottoPinochet negli anni Ottanta, che hadisgregato il sistema universitariopubblico, frammentandolo in entitàautonome in competizione tra di lo­ro. Parallelamente si è inasprita la di­namica autoritaria all'interno discuole e università e la cancellazionedegli spazi democratici di partecipa­zione. Gli studenti non possono de­cidere nulla rispetto ai pianicurriculari, all'elezione del rettore eai piani educativi nell'università.Con tutta questa crisi, nel 2006 è ini­ziato un processo di mobilitazionediretto inizialmente dagli studentimedi. Questa lotta ha portato ad uncambiamento unicamente formalee nominale del sistema dell'educa­zione: dalla Loce (Legge organica co­stituzionale dell'educazione)introdotta da Pinochet si è passatialla Lge (Legge generale sull'educa­zione). Nella sostanza non ècambiato nulla. Per questo nel 2011è ripartito il movimento studente­sco, ma questa volta con gli studentiuniversitari all'avanguardia, con al

centro la rivendicazione dell'educa­zione pubblica e gratuita per tutti.

Soffermiamoci su questo impo­nente processo di mobilitazioni,partito nel 2011 e che ha riscossoattenzione e visibilità mediatica intutto il mondo. Ci puoi raccontarele dinamiche di quella che è stataforse la più importante e parteci­pata mobilitazione studentesca de­gli ultimi anni?

Ci sono state piccole mobilitazioniin ambito universitario già dal 2010.Quello che ha radicalizzato la lotta èstato l'aumento delle tasse per stu­diare oltre all'approfondimento delprocesso di privatizzazione messoin atto dal Governo Pinera. Il proces­so di lotta è stato fin da subito domi­nato dagli studenti universitari maha visto anche una partecipazioneda parte degli studenti medi. Il movi­mento è partito in particolare dalleuniversità regionali. Si è sviluppatoun percorso assembleare che purnascendo all'interno di un settoreparticolare, quello universitarioappunto, si è in seguito allargato inuna critica più generale del governoe del sistema economico e sociale. Ilmovimento ha visto la partecipazio­ne di circa 600mila studenti,toccando punte di un milione inoccasione di alcune manifestazioni,e ha riscosso anche un forteconsenso da parte dell'opinionepubblica (circa l'80 percento si èdetta favorevole alle rivendicazionedel movimento studentesco).Purtroppo questo non si è tradottoquasi mai in una solidarietà concre­ta. Il problema maggiore è che la di­rezione del movimento è stata inmano al Partito comunista, stalini­sta. Infatti la leader del movimento,Camilla Vallejo, è stata in seguitoeletta deputata del Parlamento pro­prio nelle file degli stalinisti. Acapeggiare il movimento degli stu­denti medi c'era la Cones, prolunga­mento studentesco degli stalinisti, ela Aces, che è un settore ultrasinistro,libertario e settario. Ovviamentenon si è potuto avanzare nelconflitto proprio a causa della dire­

zione stalinista, che ha cercatosempre di negoziare con il governoall'insaputa della base e alla fine èriuscita a frenare la conflittualità indirezione della concertazione de­mocratica. Questo ha prodotto unaforte caduta di prestigio del Partitocomunista e della direzione dellaConfech (la federazione universita­ria egemonizzata durante il movi­mento dagli stalinisti) agli occhidelle masse studentesche. Infatti leelezioni all'interno delle federazionistudentesche hanno visto il sorgeredi nuove direzioni e una crollo deiconsensi nei confronti del Partitocomunista.

Ci sono stati altri settori popolariorganizzati che sono scesi in piazzacon gli studenti? E c'è stata qualcheforma di unità e solidarietà con laclasse lavoratrice cilena?

No. La diagnosi che facciamo delmovimento è questa: è mancata lapartecipazione organizzata dellaclasse operaia. È necessario allarga­re la lotta ad altri settori e unificare levertenze del mondo del lavoro e delmondo studentesco. L'anno passatoabbiamo avuto un avanzamento inquesto campo, dal momento cheabbiamo avuto due manifestazioniunitarie con i lavoratori, con iportuali e con i giovani lavoratori.Ma è ancora troppo poco e bisognamigliorare in questo, è fondamenta­le. Abbiamo anche divisioniall'interno dello stesso movimentouniversitario e degli studenti medi acausa del settarismo e del carattereburocratico delle direzioni. Tuttoquesto deve essere superato se vo­gliamo vincere.

Ma si è riusciti a ottenere qualco­sa da queste lotte? Quali sono statele conquiste degli studenti?

La verità è che la principaleconquista è stata un avanzamentonello sviluppo della coscienza dellemasse studentesche. Mentre erava­mo in mobilitazione, il Governo Pi­nera lanciò una controproposta, ilGrande accordo nazionale sull'edu­cazione, che in sostanza non

cambiava nulla. L'unico successominimo è stato l'abbassamento neltasso di interesse dei prestiti agli stu­denti, dal 6 al 2percento; ma questonon è niente. La banca continua a es­sere l'intermediario tra gli studenti ela scuola: è una vergogna! Il GovernoBachelet, in carica attualmente, halanciato un nuovo progetto di ri­

forma che perpetua la privatizzazio­ne e l'autoritarismo all'internodell'educazione. L'anno scorso cisiamo mobilitati per un maggiorespazio democratico all'interno dellescuole, ma non abbiamo avuto unprocesso esteso come nel 2011.

In tutto questo qual è stato il ruo­lo del nostro partito all'internodelle mobilitazioni?

Per quanto piccoli abbiamo avutoun intervento importanteall'interno delle lotte, sia studente­sche che operaie. A livello degli stu­denti medi, abbiamo preso parte allacostituzione del Feesva (Federazio­ne studentesca della Valdivia) chemira a superare le divisioni e i setta­rismi delle due direzioni maggiori­tarie del movimento (la Conesstalinista e la Aces ultrasinistra). Alivello universitario interveniamonella Confech, la maggiore federa­zione del settore, nell'ambito di uncoordinamento che unisce diversicollettivi universitari del Paese e nelquale ricopriamo anche ruoli diri­genti. Oltre a ciò abbiamo presoparte alla lotta dei lavoratori dellapulizia che lavorano nell'Universitàin subappalto e ultrasfruttati.Abbiamo costruito un'importanterelazione con il sindacato dei mi­natori e siamo riusciti a costruireuna manifestazione unitaria stu­denti­operai, portandoun'avanguardia di questi minatori inun corteo di studenti medi a Santia­go. Il programma fondamentale deinostri interventi era basato sulla na­zionalizzazione e sulla demo­cratizzazione del sistema educativo,unita alla rivendicazione della na­zionalizzazione della produzione ead altre misure sociali che andavanoaldilà delle parole d'ordine specifi­camente studentesche e ponevanoin discussione il regime stesso. Gra­zie a questo intervento siamo riusci­ti a reclutare diversi dirigenti delmovimento e il nostro partito è cre­sciuto notevolmente, riuscendo adattirare l'attenzione di alcuni settoria sinistra del Partito comunista. Sia­mo solo all'inizio della nostra co­struzione e siamo ancora un piccologruppo ma pensiamo di aver impo­stato il nostro lavoro su basi correttee questi primi successi ci inco­raggiano a continuare in questa di­rezione. (12/04/2014)

Cile:ilnostrointerventonelmovimentostudentescoLa costruzione e l'intervento di Izquierda Comunista (Sinistra comunista) sezione cilena della Lit­Ci

Page 13: *,$ +,&'6 $$&* 6 4 6 36))* 6 /*0 -,& ,.&.*!&'.,) .&0 ......La grande assemblea del 22 marzo e un'intervista al compagno Zè Maria 14 15 Brasile in movimento: l'organizzazione della

PROGETTO COMUNISTA Aprile ­ Maggio 2014 9

ResistereeunirelelottePer un futuro libero dalle guerre e dal MuosGianmarco Catalano

Continua senza alcuncenno di resa la resi­stenza No Muos a Nisce­mi. Dopo la riuscita

manifestazione del primo marzo,con un corteo spintosi oltre la “zo­na rossa” di confine e il percorsoautorizzato dalla polizia, il 27marzo la protesta No Muos si èspostata nella Capitale in occasio­ne della visita di Obama, accolto algridodi“noalMuos,noallaguerra,via le basi Usa dalla nostra terra!”.NellestesseoreaPalermo,ilTardelcapoluogo, chiamato a esprimersisulla legittimità delle autorizza­zioni all'impianto di telecomuni­cazioni satellitari statunitense,rinviava ogni decisione a no­vembre, allo scopo di prenderetempo assicurando così al go­verno Usa il definitivo collaudodell'eco­Muostro e il suo prontoutilizzo in tutte le presenti e futureoperazioni di guerra.

I No Muos rilancianola mobilitazione

Adesso, a dispetto della repressio­ne istituzionale e dei tentativi fallitida parte della questura di tenere gliattivisti lontani dai cancelli della ba­se NRTF, i militanti No Muos ri­lanciano la mobilitazione con unadue giorni al presidio di contradaUlmo, il 25 e 26 aprile.“Per festeggia­re la liberazione da tutte le guerre edal Muos”, annunciano dal coordi­namento regionale dei comitati NoMuos lanciando al contempo unappello “a tutte le realtà italiane traassociazioni, reti sociali e comitati ,interessati da conflitti e resistenzeterritoriali e dai temi ad essi connes­si, quali lavoro, democrazia, diritti,migrazioni, mafie, resistenze sociali,solidarietà, per costruire, attraversoun percorso esperienziale, uno spa­zio alternativo di condivisione dianalisi e prospettive, inteso comecornice entro cui le diverse espe­rienze di lotte trovano un contenito­

re comune, per valorizzare questeesperienze e farne patrimoniocollettivo”. L'intento sintetizzatonell'appello sembra essere quello diavanzare un tentativo di collega­mento fra le realtà di lotta associati­ve e di movimento attive su tutto ilterritorio nazionale, capace diconnettere le singole istanze e ri­vendicazioni territoriali per rappre­sentare“una mobilitazione plurale epartecipata nei principi fondanti”all'insegna di un “protagonismodelle comunità locali ai processi digestione dell'ambiente e del territo­rio”. Un tentativo, insomma, di apri­re la lotta No Muos ad un percorso dicontaminazione, raccordo e condi­visione con altri focolai di resistenzaal di fuori dei confini regionali, checome Pdac abbiamo sempre pro­mosso (si ricordi, in proposito, lapartecipazione da noi resa possibiledi una delegazione No Muos all'as­semblea No Austerity di Milano) eche oggi salutiamo con notevoleapprezzamento e soddisfazione.

Per una prospettivarivoluzionaria

Tuttavia, non ci illudiamo deisemplici buoni propositi, consape­voli come siamo che non sarannocerto sufficienti appelli altisonanti ogenerici contenitori a unificare lelotte e dar loro un futuro e una pro­spettiva rivoluzionaria, se alla base

non farà da stabile collante unapiattaforma programmatica di tota­le rottura col sistema e all'altezzadell'immane sfida che la crisi delcapitalismo oggi ci presenta. Uncompito che passa, a nostro avviso,dalla costruzione di un partito co­munista, internazionale e interna­zionalista, destinato a crescere nelcuore delle lotte guadagnando, con

le armi della dialettica e nel vivo deiprocessi decisionali democratici dalbasso che caratterizzano i movi­menti territoriali, quell'egemoniapolitica necessaria a costruire unadirezione rivoluzionaria capace didare all'umanità un avvenire liberodalle catene del Capitale. Per un fu­turosocialistacheriscattiilavoratorie tutti gli oppressi. (13/04/2014)

MOVIMENTI

Sicilia:controgliabusidegliindustriali,ripartiamodallalottadiclasse!Intervista ad Andrea Turco,militante del Movimento No Muos e attivista di Gela

a cura di Gianmarco Catalano

La questione industrialein Sicilia, con la presenzadei tre poli petrolchimici(Augusta, Milazzo e Ge­

la), rimane sempre di estremaattualità e importanza. La ragioneprincipale risiede nei disastriambientali aggravati da continuiincidenti negli stabilimenti(spesso mortali per i lavoratori),nel potenziale conflitto sociale enegli enormi marginid'intervento politico che questifattori oggettivi innescano. Unoscenario che, se inserito nel piùgenerale contesto di violenta crisidel sistema produttivo capitali­stico, esprime l'urgente necessitàdi costruire da sinistra un radicalefronte di opposizione socialeall'impunita arroganza e ai crimi­ni perpetrati dalle multinazionalidel petrolio nell'Isola. Un compi­to, certo arduo e complesso, chevede impegnate le sezioni sicilia­ne del PdAC, tessendo rapporti edialogando attivamente con leavanguardie e i settori piùavanzati del vasto panoramadell'ambientalismo e delle di­verse realtà di lotta e movimento.Dopo un articolo di analisi e pro­posta pubblicato sul nostro sitonazionale (1) , per contribuire atener vivo il dibattito sulla temati­ca, vi proponiamo qui di seguitoun'intervista ad Andrea Turco,militante No Muos e attivistaimpegnato a Gela nella battagliacontro gli abusi commessi dal co­losso industriale Eni.

Andrea, cosa significa vivere aGela, in una realtà inquinata esoggiogata dal ricatto occupa­zionale della grande industriapetrolchimica?

I dipendenti Eni, tra Agip e

indotto, sono stati drasticamenteridotti: al momento sono pocopiù di mille, solo 20 anni fa erano10 volte tanto. Eppure il ricattooccupazionale dello stabilimentopetrolchimico è un cappio al colloper questa città, che non saimmaginarsi senza la Raffineria.Per raccontare Gela ed il rapportomorboso della città e della popo­lazione con la Raffineria baste­rebbero alcuni paradossi:qualche mese fa nel quartiereMacchitella, voluto e costruitodall'Eni, è stato eretto un bustodedicato ad Enrico Mattei. Nonc'era nessuna ricorrenza o dataparticolare da ricordare. A quasi50 anni di distanza un sindacali­stadellaCisl inpensioneèriuscitoad ottenere questa sorta disantuario (tra l'altro francamentebrutto, con un Mattei in versione“sorriso ebete” totalmente falso,dato che l'uomo Agip era famosoper avere “un volto di pietra”).Cioè un (ex) sindacalista si batteper costruire una statua al padro­ne che dovrebbe combattere. Se cisi accosta al museo archeologico,uno dei più ricchi della Sicilia perqualità e quantità di reperti, c'èuna vista mostruosamentespettacolare: l'acropoli greca allamercé del vento e della steppa e,tenendo lo sguardo dritto, laRaffineria che sembra dominarlae quasi divorarla. Dall'ex sindacodi Gela ed attuale presidente dellaRegione, ovvero Rosario Crocetta,passando a giornalisti ed altripolitici, non sono pochi i perso­naggi del potere che sono stati di­pendenti dell'Eni.

Qualche giorno fa un grossoincendio divampato all'internodella Raffineria di Gela ha postonuovamente al centrodell'attenzione, oltre all'annoso

problema dell'inquinamento, ildeficit di sicurezza nello stabili­mento e i connessi rischi per lavita di lavoratori e popolazionelocale. Quale è la reazione di la­voratori e cittadini di fronte a taligravi episodi?

L'incendio dell'altro giornonon è certo il primo e visto lo statodegli impianti non sarà di certol'ultimo. Si favoleggia da alcunimesi di un clamoroso piano di ri­sanamento dello stabilimento da700 milioni di euro: soldi destinatialla manutenzione e alla costru­zione di nuovi impianti che perònon creeranno nuovi posti di la­voro ma anzi ridurranno il nume­ro dei lavoratori a 800. La reazioneè di indignazione: la popolazionedavvero comincia, dopo decennidi lavaggio del cervello, a rendersiconto che per la città non c'è futu­ro con una Raffineria in questecondizioni. Ma temo che l'ondatadi malcontento durerà poco, eche politici e dirigenti Eni torne­ranno a sedersi agli stessi tavolitra poco tempo.

Negli ultimi mesi, a Gela, Mi­lazzo e Augusta, come già avve­nuto più volte in passato, sononati nuovi comitati “green” che,stando ai propositi dei promoto­ri, si prefiggono principalmentelo scopo di denunciare l'inqui­namento e gli scempi ambienta­li compiuti dagli industriali inSicilia. Ma in un tuo recente arti­colo pubblicato sul sito di Offici­na Rebelde Catania (2) , giocandod'anticipo hai scritto critica­mente che “i propositi green nonbastano”. Come valuti dunquel'azione di questi comitati e le ri­vendicazioni che esprimono? Eche ruolo giocano i lavoratori inqueste battaglie?

Da decenni le associazioni

ambientaliste denunciano gliscempi ambientali della Raffine­ria: alla stampa e nei tribunali. Malì si fermano. Il loro più grande li­mite è di aver limitato il No allaRaffineria ad una mera questioneambientale, quando i motivi percui essere contro vanno ben oltrel'inquinamento. È un agire da so­cietà civile, da “noi siamo i buoni”che spegne sul nascere ogni ardo­re. E se gli ambientalisti si auto­proclamano i buoni hanno decisopure chi sono i cattivi. Non certo ipadroni ed i politici collusi ma glioperai. Le vittime del sistema so­no per loro carnefici perché nonriescono a rifiutare il pane che lafabbrica negli anni ha permessodi portare a casa. I lavoratorid'altra parte sono sempre più solie disgregati: incapaci di autole­gittimarsi nelle rivendicazionihanno affidato la risoluzione deiproblemi al sindacato. Che qui èstato precursore di quel processoche abbiamo visto in tutta Italia eche è stato ammesso recente­mente persino dai servizi segreti: isindacati hanno funzionato da“depotenziatori del conflitto”.

A livello nazionale e interna­zionale, il nostro partito è impe­gnato nel raccordo di tutti ifocolai di lotta sparsi eframmentati nei diversi territo­ri, nella prospettiva di creare unfronte unico che si riconosca inuna piattaforma programmati­ca radicalmente anticapitalista.A questo fine, uno strumentoimportante in Italia è il coordi­namento No Austerity, cheraccoglie le principali e piùavanzate vertenze sindacali (Ja­bil­Nokia, Esselunga, Irisbus,Ikea ecc.) e diverse realtà asso­ciative e di movimento. Signifi­cativa, in proposito, è stata la

partecipazione di una delega­zione No Muos all'assemblea na­zionale di Milano ad ottobredello scorso anno. Credi sia ne­cessario un analogo strumentoanche in Sicilia?

Premesso che sul coordina­mento No Austerity ne so al mo­mento poco, l'auspicio è che sipossa convergere su pochi maprecisi punti. Dentro il calderonedell'anticapitalismo e del no allepolitiche del rigore se non staiattento ci metti poco a ritrovartiinsieme alla destra di Forza Nuo­va o, peggio, a quei mentecattiideologici di Casa Pound. In Sici­lia ce n'è ancora più bisogno, masappiamo che la strada è tutta insalita. Ci sono realtà politiche esociali che cominciano col nonvoler rinunciare alla propriaidentità e finiscono per tentare disopraffare i compagni e diimporre la propria linea.

Quali prospettive ritieni ci sia­no per la costruzione di una lottaradicale all'industrializzazionedisumanizzante che la Sicilia havissuto e continua a subire dadecenni?

Credo sia l'unica strada che sidebba percorrere, ed abbiamopersogiàtroppotempo.Contuttoil realismo del mondo e la volontàdi contaminazione, perso­nalmente sono anni che provo adalzare l'asticella del conflitto inquesta città. Perché ho semprecredutoche,comecantavaGaber,“da soli non si può far niente”.Eppure l'egemonia l'hanno poiassunta sempre quelle associa­zioni “green” di cui abbiamoscritto sopra. Io credo invece chesi debbano proporre pratichenuove e percorsi comuni dandocisupporto e facendo rete, specieall'inizio. E dobbiamo rivolgerciagli operai: loro possono essere iveri protagonisti della lotta masolo se riusciamo ad acquisiretutti insieme un'identità sociale,culturale, politica. Coscienza diclasse, insomma.

Note

(1)http://www.alternativacomunista.it/content/view/1922/51/

(2)http://www.officinarebelde.org/spip.php?article955

Page 14: *,$ +,&'6 $$&* 6 4 6 36))* 6 /*0 -,& ,.&.*!&'.,) .&0 ......La grande assemblea del 22 marzo e un'intervista al compagno Zè Maria 14 15 Brasile in movimento: l'organizzazione della

10 Aprile ­ Maggio 2014 PROGETTO COMUNISTALOTTE DEI LAVORATORI IMMIGRATI

Conny Fasciana

In questi ultimi mesi il lavorodel Pdac in Sicilia si èconcentrato in modo parti­colare sulle lotte dei fratelli

immigrati. In diversi articoliabbiamo parlato delle loro batta­glie per il diritto di appartenenza esiamo stati al loro fianco riu­scendo a diventare punto di riferi­mento e di confronto. Il nostroimpegno costante ci ha permessodi entrare in contatto con diversecomunità di migranti presenti sulterritorio siciliano e tra questequella senegalese di Agrigento.Oggi incontriamo Amina, rappre­sentante femminile di questa co­munità che negli ultimi mesi hapartecipato a diverse nostre ini­ziative, dalle manifestazioni a so­stegno dei migranti di Pian delLago a Caltanissetta a quelle per lalotta al Muos. È una nostraconvinta simpatizzante ed haaccettato di farsi intervistare per ilnostro giornale per parlare dellacondizione della donna in Senegale del suo ruolo di rappresentanteall'interno della comunità agri­gentina.

Amina, da quanto tempo ti tro­viinItaliaequandoseiarrivataadAgrigento?

Mi trovo in Italia da circa 5 annima la mia condizione di “immi­grata” comincia in Francia circa 7anni fa. Ho 42 anni e due figli chelasciai in Senegal quando sonoandata via dal mio Paese dove eroun'insegnante di lingue nellascuola pubblica. Sono stata inFrancia per circa 2 anni e poi hodeciso di raggiungere la comunitàsenegalese di Agrigento.

Se ho ben capito, in Senegalavevi un lavoro ed anche una fa­miglia. Hai forse perso il lavoro equindi sei stata costretta ad emi­grare per ragioni economiche?

No, in realtà le ragioni della miascelta sono di carattere culturale.Sono una donna laureata e quindicon un grado di istruzione che miha consentito di avere un lavoroben retribuito dallo Stato. Ciò miponeinnettaminoranzarispettoaquella che è la condizione dellamaggioranza delle mie connazio­nali. Infatti pochissime hanno ungrado di istruzione elevato e lamaggior parte, sottomettendosialla volontà del padre, interrompegli studi e si sposa, spesso a soli14/15 anni. La mia battaglia perproseguire gli studi l'ho vinta mapensa che al corso di laurea nelmio anno accademico, su 34 lau­reandi solo 4 eravamo donne.Questo dato risulta ancor piùparadossale considerato che il75% della popolazione del Senegalha meno di 25 anni.

Quindi nessuna motivazionedi natura economica. Allora co­me mai una donna realizzataprofessionalmente, madre e spo­sadecidedilasciarelasuaterra,lasua famiglia,i suoi figli ?

Ti dicevo prima che bisognacomprendere le motivazioniculturali. La sottomissione delladonna alla volontà prima paternae poi del marito è un concettochiave nella nostra cultura emetterlo in discussione significaporsi in una condizione ulteriorediminoranzarispettoallasocietàeperdere “l'accesso al paradiso”.Devi sapere che in ogni casa il ma­rito detiene una chiave: un simbo­lo di potere che rappresenta lasorte, il destino della sua donna.Simbolicamente quella è la chiavedel “paradiso” che la donna gua­dagnerà solo se sarà semprepronta a dire di sì e a sottomettersialsuouomo,rinunciandoallepro­prie ambizioni. Alla donna sonoriservati ruoli più che altro dome­stici e alla sua sottomissione è le­gato il destino della famiglia: ilsuccesso delle iniziative dei suoimembri, la realizzazione dei figli,la loro salute. Per quanto mi ri­guarda, credo di aver persol'accesso al “paradiso” (sorride;

n.d.i. ) quando ho iniziato la miabattaglia per l'emancipazioneculturale delle donne nella città diThies. Oltre a svolgere il mio lavoronella scuola pubblica ho infattiiniziato a portare avanti un pro­cesso di scolarizzazione delledonne residenti nelle zone ruralidella mia città. Mi recavo come vo­lontaria nelle campagne per inse­gnare alle donne a leggere ed ascrivere. Insieme a me c'eranoaltre due donne con le quali abbia­mo organizzato il movimento“Vo­glioandareerimanereascuola”(Jeveuxalleretresteral'ecole).Questomovimento, che ha riscossoenorme successo tra le donne, hasubito invece la repressione cultu­rale della società senegalese.

Che tipo di repressione avetesubito?

In una società fortementeimprontata al maschilismo, la co­munità maschile poteva reagiresolo negativamente ad un'iniziati­va di questo genere. Alunne e inse­gnanti, abbiamo subito minacceperchéconlanostraattivitàaveva­mo scavalcato la volontà dei padrie dei mariti rispetto al destino pre­stabilito. Avere accesso alla culturasenza doversi neppure spostare dicasa era un vantaggio enorme perquelle donne residenti in campa­gnaoinzoneperiferiche.Sonoini­ziati una serie di problemi enormisia per noi promotrici che per ledonne che con entusiasmo aderi­vano al movimento e partecipava­no alle lezioni che gratuitamenteimpartivamo. La cosa più difficileera far comprendere alla comuni­tà maschile il concetto che l'istru­zione per una donna, come per unuomo, è un diritto che non può es­sere negato da nessuna forma direstrizione culturale e che il pro­blema di genere è un anacronismoche deve essere superato. Noi pro­motrici del movimento, siamostate accusate di voler sovvertire iparametri culturali della societàsenegalese ed io ho dovuto subire,oltrealleaccusedeimaritiedeipa­dri di quelle donne, anche ladisapprovazione da parte dellamia famiglia e di mio marito.

Cosa è successo a quel punto?Ho messo mio marito di fronte

ad un bivio. Ho cercato di farglicomprendere che la sua disappro­vazione non mi intimoriva e cheanzi, se lui per primo mi avesseappoggiata forse avremmo potutoinsieme dare vita ad un gradualeprocesso di cambiamento. Manon mi ha appoggiata ed io hoscelto di lasciarlo e di continuare asostenere la mia battaglia e le mieragioni. Quindi ho divorziato. Main Senegal, dove il divorzio èammesso, non è possibile che unadonna rimanga senza un uomoaccanto. Secondo la mia famigliaavrei dovuto subito risposarmi.Ma non era ciò che volevo. Ho pro­vatoarimaneresullemieposizionimaleconseguenzedellemiesceltericadevano anche e soprattuttosulla serenità dei miei figli. SonoandatainFranciadaalcuniparentiproprio per non farli soffrire. Dopoun paio di anni ho deciso di trasfe­rirmi ad Agrigento nella comunitàsenegalese dove ad oggi vivo. Po­chi mesi fa mia figlia, che ha quasi18 anni, mi ha raggiunto e adessovive con me.

Quindi 5 anni fa sei arrivata adAgrigento ed oggi sei la rappre­sentante femminile della comu­nità senegalese. Quali sono i tuoiprogetti?

A fronte di circa 1000 senegalesistanziati in questa città, le donnesiamo solo 37, delle quali solo 3senza marito. Capisci che non èsemplice portare avanti progetti diemancipazione dato che, anche senon siamo in Senegal i retaggiculturali sopravvivono e noidonne siamo in netta minoranzanumericanellacomunità.Sperodiavere il supporto delle donne diAgrigento come lo sto ricevendodai militanti del Pdac. Io non mi

arrendo e porto avanti la miabattaglia anche qui. Lotto per lascolarizzazione delle donne edelle bambine e sto cercando diattuare politiche di sostegno alledonne, come per esempio l'acces­so ai consultori e l'attivazione diservizi di trasporto pubblico perportare a scuola i bambini. Sonoconvinta che la libertà di determi­nare il proprio destino non possaessere negata. Il mio progetto? Farstudiare le donne, perché niente èpiù importante! (13/04/2014)

Jeveuxalleretresteral'ecoleIntervista ad Amina,rappresentante femminile della comunità senegalese di Agrigento

Page 15: *,$ +,&'6 $$&* 6 4 6 36))* 6 /*0 -,& ,.&.*!&'.,) .&0 ......La grande assemblea del 22 marzo e un'intervista al compagno Zè Maria 14 15 Brasile in movimento: l'organizzazione della

PROGETTO COMUNISTA Aprile ­ Maggio 2014 11LOTTE DEI LAVORATORI IMMIGRATI

Bolgare:storiadiunalottaUna risposta di classe contro gli attacchi razzistia cura del Pdac Bergamo

Tutto comincia con la de­cisione del sindaco diistituire una nuova su­pertassa di 500 euro per il

certificato di idoneità alloggiativa.Al di là della cifra considerevole, diprimo acchito la vicenda proba­bilmente non sembrerebbe cosìgrave, tanto più che la maggio­ranza degli italiani non sanemmeno cosa sia questo certifi­cato. Lo sanno bene gli immigrati,però, che ne necessitano per di­versi motivi, quali contratti di la­voro, permessi di soggiorno,ricongiungimenti familiari. Sitratta oltretutto di un certificatoche va rinnovato ogni 6 mesi. Que­sta misura è stata presa dal sinda­co leghista Serughetti proprio perdiscriminare, neanche troppo ve­latamente, gli immigrati facendoleva sui più bassi istinti xenofobi,con l'intento di racimolarequalche voto, distruggendo peròla vita di decine di lavoratori edelle loro famiglie. L'attacco è gra­ve ed esige una risposta forte,anche perché non si può rischiareche questa norma rimanga vi­gente e che possa essere anzi esse­re estesa ad altri comuni d'Italia. Ileghisti e i loro amici razzisti e xe­nofobi devono capire che ognivolta che tenteranno di alzare latesta affronteranno la risposta diclasse del proletariato, unito nellalotta a prescindere dal colore dellapelle e del Paese natale.

Il presidio antirazzista

Ecco perché i militanti diAlternativa comunista, insiemecon gli attivisti del coordinamentoNo Austerity, della Cub e dello SlaiCobas – Per il sindacato di classe,hanno contribuito ad organizzarela resistenza contro questa misurainfame e discriminatoria. Dome­

nica 16 marzo hanno organizzatoun presidio antirazzista nellapiazza davanti al comune diBolgare per continuare unpercorso di lotta che possa portareal ritiro della delibera di Giunta. Alpresidio hanno partecipato circaun centinaio di persone, moltiimmigrati ma anche italiani, e lagiornata di lotta si è svolta nel mi­gliore dei modi, con moltiinterventi e in un clima di de­terminazione a non lasciar passa­re indenne la sortita del sindacoleghista, nonostante un'inizialepresenza in piazza di alcuni fasci­sti che erano venuti per contestareil presidio, ma che sono statiprontamente cacciati dalla piazzadagli attivisti di No Austerity pre­senti. Molto applaudito in parti­colare l'intervento di MoustaphaWagne, responsabile nazionaledella Cub immigrazione e diri­gente del nostro partito, che haparlato della necessità di lottare atutto campo e con determinazio­ne per i diritti, contro la discrimi­nazione e contro questa norma inparticolare.

Nativo o immigrato è lostesso proletario

Sulla scia del successo del presi­dioepercercaredidarecontinuitàed estendere la mobilitazione si èdato vita al Comitato antirazzista“500 euro”, che ha già pro­grammato alcune iniziative ed as­semblee sul territorio perstimolare la solidarietà di tutti i la­voratori e gli attivisti della zona. Ilcomitato ha deciso di fare ancheuna verifica sul piano legalesull'interpretazione del co­siddetto “pacchetto sicurezza” del2009 che sposterebbe la compe­tenza dei certificati di idoneitàabitativa dall'Asl ai comuni. Altroobiettivo del comitato è quello diarrivare ad una forte manifesta­

zione da tenere a Bolgare, edovviamente obiettivo ultimo èquello di vedere ritirata l'odiatadelibera. Alternativa comunista,per parte sua, appoggia questoobiettivo, ma si contrapponeanche a qualsiasi visione mini­malistica e settoriale di questalotta. Ci pare che la risposta che gliimmigrati hanno dato all'attaccodella giunta leghista sia stataenergica ed esige quindi un più vi­goroso e pronto rilancio della lottada parte di tutti coloro che laappoggiano, costruendo nel piùbreve tempo possibile una fortemanifestazione, unendo questalotta alle altre presenti sui territorilimitrofi, in particolare quelle deilavoratori, ma anche quelledell'antifascismo militante, deicomitati di lotta per la casa ecc.Dobbiamo evitare che ci siaun'eccessiva dilatazione deitempi con la conseguentedispersione delle forze; per partenostra lavoriamo per rafforzare lalotta unendola, anche attraversolo strumento di No Austerity, adaltre lotte che esprimano una di­namica di rottura con il sistemache genera queste leggi razziste.Per noi rivoluzionari questo è soloil primo passo per liberare gliimmigrati dall'oppressione in cuivivono, liberazione che può esse­re garantita solo da un governo deilavoratori per i lavoratori. È ancheper guadagnare gli immigrati e ilavoratori in lotta a questa pro­spettiva anticapitalistica e a que­sto programma rivoluzionarioche interveniamo con solidarietàmilitante in tutte le lotte che svi­luppano una dinamica che vacontro il sistema. Solo così possia­mo riunire il fronte di classecontro lo sfruttamento dei padro­ni. Nativo o immigrato è lo stessoproletariato. (14/04/2014)

Laura Sguazzabia

La proposta di legge avanzata loscorso dicembre dal governoultraconservatore spagnolo inmateria d'aborto, ribattezzata

“Legge sui diritti del concepito e delladonna incinta” è un provvedimentofortemente restrittivo che, seapprovato, riporterebbe la condizionedelle donne spagnole indietro di circatrent'anni ed impedirebbe loro diesercitare un diritto conquistato conanni di dure lotte. La riforma spagnolaprevede l'aborto soltanto nei casi distupro (entro la dodicesima settimanae dopo denuncia e accertamento delleforze dell'ordine) e di rischio per lasalute fisica o psichica della donna(entro la ventiduesima settimana),sempre che questo rischio sia“permanente o duraturo nel tempo”.Non sarà possibile ricorrere all'abortoin caso d'anomalia fetale grave a menoche non si accerti che partorire un figliocon “malformazioni incompatibili conla vita” danneggi la salute mentale delladonna: in questo caso servono

comunque due certificati medici ed unperiodo di riflessione di sette giorni.Nel caso d'aborto illegale è previsto ilprocesso per il medico ed una sanzioneamministrativa non ancora specificataper la donna. È inoltre ripristinato ildivieto per le minorenni di abortiresenza il consenso dei genitori o deitutori. Considerando inoltre l'estesadiffusione dell'obiezione di coscienzatra il personale medico, infermieristicoe ausiliario, il ritiro di molticontraccettivi dalla lista dei farmacigratuiti e il forte ridimensionamentodell'educazione sessuale nelle scuole,le donne spagnole si troveranno, nelcaso d'approvazione del progetto dilegge, in una sorta di percorsoespiatorio che le obbligherà a rendereragione della loro scelta. A farne lespese saranno ovviamente le donnedelle classi sociali più deboli che,sprovviste di mezzi e spesso diconoscenze, saranno costrette aricorrere alla clandestinità mettendo aserio rischio la propria vita. Oltre allecritiche delle opposizioni, la propostaha suscitato una forte reazione

dell'opinione pubblica con unamobilitazione popolare, delle donne inparticolare, che prosegue da mesi,organizzata in un calendario fitto diappuntamenti, culminato, per ora,nelle manifestazioni di massa dell'ottomarzo: lo slogan “Porque yo decido”,scandito da migliaia di donneriversatesi nelle strade di Madrid edelle maggiori città spagnole, hafortemente ridimensionato lasimpatia popolare del governo (che suquesto tema aveva condotto e vinto lacampagna elettorale del 2011scalzando il precedente governosocialista) ed ha incrinato l'unioneinterna alla coalizione di maggioranza.

Italia: tagli alla sanità,obiezione di coscienza e

ritorno dell'abortoclandestino

Le mobilitazioni spagnole hannotravalicato i confini e risvegliato altriPaesi, dove l'attacco alla condizionefemminile avviene in modo più sottileed insidioso. Anche in Italia si sonotenuti sul tema dell'abortomanifestazioni, presidi e occupazionidelle sedi dell'Ordine dei medici. InItalia l'interruzione volontaria digravidanza è tutelata dalla Legge194/78, considerata ancora oggi dailegislatori borghesi una delle leggi piùavanzate sul tema a livello europeo:l'IVG (interruzione volontaria dellagravidanza) è riconosciuta come unapratica legale, libera, gratuita edassistita, consentita entro 90 giornidall'ultima mestruazione, mentre ilquarto e il quinto mese è permessasolo in caso di gravi malformazionidel feto e pericolo di vita per la donna.Dal 2009 è stata inoltre inserita lapossibilità dell'aborto farmacologicocon la pillola RU486, praticacertamente meno invasiva rispetto aquella chirurgica. La realeapplicazione della 194 è oggi

ostacolata da una serie d'attacchitrasversali tra i quali, in particolare,vanno menzionati i de­finanziamentiai consultori causati dai continui taglialla spesa pubblica con conseguenteriduzione dei servizi erogati oaddirittura con la chiusura di moltipresidi, e la possibilità per il personalemedico, infermieristico e ausiliario diavvalersi dell'obiezione di coscienza,ossia di astenersi dalla praticaabortiva in virtù di convinzioniideologiche o religiose. Suquest'ultimo punto, in particolare,dati ufficiali rilasciati dal Ministerodella salute parlano chiaro: in Italia lascelta dell'obiezione è in continuoaumento e più del 70% dei ginecologinon pratica interruzioni digravidanza, con punte anche dell'85%in alcune regioni del centro sud.Questa situazione impediscel'applicabilità della legge, anchesecondo quanto denunciato dalConsiglio europeo, e contribuisce adalimentare il mercato degli interventiillegali: molte donne scelgono diandare all'estero o di affidarsi a

ginecologi che, previo pagamento,effettuano IVG privatamente. Si parladi circa 15.000 aborti clandestini, cifraevidentemente sottostimata che nontiene conto, ad esempio, delle donneimmigrate che spesso non siavvicinano alla sanità pubblica,soprattutto se clandestine, e cheassumono farmaci impropri dalleconseguenze a volte mortali o siaffidano alle cure di neo­mammane.L'attacco all'autodeterminazionefemminile è oggi più violento che maie risponde a precise logiched'indirizzo sociale e di gestioneeconomica della crisi: attraversoquesta ed altre manovre si cerca direlegare la donna alla gestionedell'ambito familiare e di delegare allafamiglia funzioni fino a ieri assolte dalsistema di welfare , quali il lavoro dicura e il sostegno di malati, anziani ebambini. Limitare la libertà di sceltadelle donne, o azzerarla come accadein molti Paesi, è un ottimo strumentodi controllo dell'ordine sociale con cuiuna classe riesce a dominarneun'altra. (13/04/2014)

Leggiemisurecontroildirittod'abortoDalla Spagna all'Italia il passo è breve

Page 16: *,$ +,&'6 $$&* 6 4 6 36))* 6 /*0 -,& ,.&.*!&'.,) .&0 ......La grande assemblea del 22 marzo e un'intervista al compagno Zè Maria 14 15 Brasile in movimento: l'organizzazione della

12 Aprile ­ Maggio 2014 PROGETTO COMUNISTATEORIA E PRASSI

Adriano Lotito

Ogni volta che ci apprestiamo a presentare un nuovo numero diTrotskismo oggi ci sentiamo in qualche modo vincenti.Vincenti perché ci rendiamo conto della difficoltà e anchedell'assurdità,insensopositivo,diquestaimpresa:un'impresa

che consiste appunto nel riaffermare una teoria rivoluzionariaindispensabile per ogni lotta che vuole essere rivoluzionaria, cioè chevuole rovesciare l'ordine di cose esistente. È questoinfatti lo scopo della nostra rivista: riarmare ilmovimento operaio di una teoria in grado dimostrare senza veli le contraddizioni del sistema incui ci troviamo, non per arenarsi in una amaraconstatazione del dato, avvinghiandosi su posizionifataliste che si arrendono al mondo così come è, maper aprire a prospettive alternative, per indagareorizzontidipossibilesuperamentodiquestosistemaedipossibilimondinuovi.Ladifficoltàmaanchel'ardirediquestaoperazioneèperònelfattocheglistessiautoridiquestisaggi,glistessicompagnielestessecompagneche si prestano a riaffermare gli strumenti teorici perpotercombattereilconflitto,sonoglistessimilitantichepoi quel conflitto lo combattono concretamente, ognigiorno, nelle piazze e nelle strade del Paese, davanti ascuole e fabbriche. Per noi è questo il puntofondamentale: la teoria non nasce da una rivista teorica,non nasce al chiuso di una scuola come prodottoilluminato di un gruppo di intellettuali; la teoria nasce alcontrario dall'esperienza pratica dei comunisti nelconflitto sociale. Il marxismo non è un prodottointellettuale che poi in un secondo momento dev'esserediffuso nell'arena della lotta di classe; il marxismo puòcrescereparallelamenteallalottadiclasseedunqueinfluiresu di essa per orientarla e indirizzarla consapevolmenteversoiproprifinistorici.Èquil'importanzadellateoriaperilmovimento rivoluzionario e il motivo per cui investiamotanta energia e tanti sforzi nella formazione teorica deimilitanti rivoluzionari. Il frutto di questo investimento èappuntoTrotskismo oggi che aumenta di numero in numeroi suoi lettori e la sua diffusione ma anche il suo spessore e laricchezza dei contenuti.

Capire il passato per cambiare il presente

Questo numero si apre con un articolo di attualità diValerioTorre che descrive “il risveglio del gigante”, ovvero l'entrata inscena del poderoso proletariato brasiliano con le giornate dilotta del mese di giugno 2014 e con le successive imponentimobilitazioni contro il governo di Dilma Roussef che hannodeterminato una situazione pre­rivoluzionaria al momentoaperta nella principale potenza economica del continentelatinoamericano e Paese dove esiste il più grande e radicatopartito trotskista del mondo, il Pstu (sezione della nostraInternazionale, la Lit).

Lapartestoricadellarivistavedeinveceduearticoli. Ilprimo,diFrancesco Ricci, tratta della nascita e dello sviluppo dell'Ail,l'Associazione internazionale dei lavoratori, più conosciuta comePrima Internazionale (1864­1876): Ricci tratteggia le lotte di Marxall'interno dell'organizzazione, tutte con l'obiettivo dellademarcazione programmatica dei rivoluzionari, smontando tuttele false ricostruzioni che successivamente si sono date di questaprima grande esperienza organizzativa sul terreno internazionaledel movimento comunista. Il secondo articolo della sezione storica,di Laura Sguazzabia, concerne un capitolo rimosso della gloriosastoria della Comune di Parigi: il contributo delle donnerivoluzionarie in quella che fu la prima lotta per il potere combattutae vinta dalla classe operaia.

Ripartire dalla teoria,ritornare ai classici

La sezione prettamente teorica della rivista include la secondapuntata del dossier sul materialismo storico e dialettico, firmatadall'autore di questo editoriale, incentrata sulla battaglia condotta daLenin contro l'empiriocriticismo e sulle generalizzazioni teoriche chese ne possono trarre.

Nella sezione inediti proponiamo la traduzione della prima parte (lasecondaeultimapartesaràpubblicatanelprossimonumero)diuno scritto di Trotsky intitolato Il marxismooggi , introduzione ad un compendio delCapitale curato da Otto Ruhle: il testo èparticolarmente importante perl'esposizione dialetticadella critica

marxista dell'economia.Nella parte dedicata alla ricerca teorica, Matteo Bavassano prosegue la

sua analisi della concezione marxista del diritto e dello stato con laseconda parte del suo studio sull'opera del teorico marxista Pasukanis.

Una significativa novità

Rispetto ai numeri precedenti in questo quinto numero c'è unasignificativa novità: una nuova sezione intitolata “Confronti” che si

proponedidarespazioastoricidellasinistraclassistanonriconducibilialpartito (Pdac) che edita la rivista ma che ugualmente si propongono didare il loro contributo a rispolverare la storia dimenticata del movimentooperaio e lo fanno in termini secondo noi convincenti e interessanti, aprescindere dal fatto che le conclusioni a cui giungono possano inqualche caso risultare differenti dalle nostre.

In questa prima puntata abbiamo i contributi di Diego Giachetti(autore di numerosi libri di storia e sociologia del movimento operaio, tra

cui ricordiamo almeno Il Sessantotto ,Unicopli 2008) e di Ugo de Grandis (dicui ricordiamo Perché siamo rimastigiovani. Vita e morte di Pietro TressoBlascorivoluzionarioscledense ,Liberaassociazione culturale Livio Cracco2012). Giachetti descrive nel suoarticolo le origini del trotskismoitaliano negli anni Quaranta; DeGrandis invece tratta dell'eccidio diSchio, in cui decine di fascistifurono giustiziati dai partigianidelusi dall'opportunismo del Pcitogliattiano.

Nelle pagine finali, gli inviti allalettura dei classici del marxismosono dedicati a Il socialismo e laguerra , La rivoluzioneproletariaeilrinnegatoKautsky, Terrorismo e comunismo. Aseguire una recensione diFabiana Stefanoni al libro diPatrick Renshaw, Wobblies. Ilsindacalismo rivoluzionarionegli Stati Uniti , edito daMassari editori, sugli Iww,puntodiriferimentostoricodell'anarcosindacalismo.Chiude la rivista la rubricaRazzolare tra i libri curatada Francesco Ricci: inquesto numero consiglidi lettura sulla storiadella PrimaInternazionale.

Speriamo che anchequesto numero possasoddisfare leaspettative dei lettorima soprattutto chepossa aiutare imilitantirivoluzionari checombattono percambiareilmondoa muoversi sulterreno della lottadi classe con piùconsapevolezzaedeterminazione.

ÈuscitoilquintonumerodiTrotskismooggiUna rivista che cresce,un prezioso strumento per chi lotta

Page 17: *,$ +,&'6 $$&* 6 4 6 36))* 6 /*0 -,& ,.&.*!&'.,) .&0 ......La grande assemblea del 22 marzo e un'intervista al compagno Zè Maria 14 15 Brasile in movimento: l'organizzazione della

PROGETTO COMUNISTA Aprile ­ Maggio 2014 13INTERNAZIONALE

L'Ucrainael'incomprensionedellalottadiclasseCome e perché la sinistra mondiale favorisce la spartizione dell'UcrainaMatteo Bavassano

Che la situazione ucrainaavrebbe mandato nelpallone la stragrandemaggioranza della sini­

stra italiana (e mondiale) eraampiamente prevedibile.D'altronde, tutti i processi rivolu­zionari degli ultimi anni, molti deiquali ancora in corso, hanno vistole varie forze “comuniste” assu­mere delle posizioni nei miglioridei casi discutibili, quando nonapertamente reazionarie o di so­stegno alle varie borghesie nazio­nali. Ovviamente non abbiamomai sperato che i burocrati,formatisi alla scuola dello stalini­smo, potessero arrivare a delle po­sizioni rivoluzionarie, tanto piùche queste si scontrano con i loroimmediati interessi materiali ga­rantiti dal sistema “democratico”borghese. Quello che più ci pre­occupa è vedere come moltissimigiovani sinceramente “comuni­sti” abbiano perso qualsiasi realeriferimento classista e non sianopiù in grado di condurre un'anali­si marxista e rivoluzionaria. Inquesto articolo cercheremo, spie­gando la nostra posizionesull'Ucraina, di indicare alcunipunti metodologici indispensa­bili.

La rivoluzione èinternazionale

I riformisti, sotto qualsiasimentita spoglia si nascondano,cercheranno sempre di fare diogni processo rivoluzionario un“caso a sé”, di slegarlo dalla lotta diclasse internazionale, cosa as­surda soprattutto in un contestocome quello attuale segnato dauna pesantissima crisi del capita­lismo. Ecco che quindi le rivolu­zioni arabe sono state relegate aun fatto puramente sovrastruttu­rale, slegato dalla crisi economicae dovuto semplicemente alledittature decennali che opprime­vano quei Paesi, lettura che ridu­ceva queste rivoluzioni al rango dirivoluzioni borghesi tentando dibloccarne la dinamica di rivolu­zioni permanenti e la presa di co­scienza dell'avanguardia. Allostesso modo si cercava di separarel'Egitto e la Tunisia dalla Siria edalla Libia, con lo scopo di soste­nere Gheddafi e Al Assad,cancellando le reali mobilitazionidelle masse contro i regimi ecreando ad arte complotti dellaCia. La stessa cosa accade oggi aproposito della situazione ucrai­na.

La crisi ucraina nel quadrodella restaurazione del

capitalismo nell'ex bloccosovietico

Non si può capire quello che stasuccedendoinUcrainasenonlosiinquadra in primo luogo nel pro­cesso di restaurazione del capita­lismo e della penetrazionedell'imperialismo statunitense edei Paesi dell'Ue nei Paesi dell'Eu­ropa orientale, penetrazione chesi scontra con gli interessi dellapotenza un tempo egemone dellaregione, la Russia. E se non si tieneconto dell'oppressione nazionaleche la popolazione ucraina hasubito durante gli anni dello zari­smo e soprattutto durante gli annidella dominazione stalinista e bu­rocratica sull'Ucraina, nonché

della deformazione del concettostesso di comunismo conse­guente ad aver vissuto sulla pro­pria pelle il “socialismo reale”. Larestaurazione del capitalismo hacreato al posto dello Stato operaiosovietico quella che noi chiamia­mo “submetropoli”, cioè un Paeseche è dipendente dall'imperiali­smo, ma che svolge un ruolo“imperialista” nei confronti dialcuni Paesi, solitamente della suaarea geografica. Nello specificodella Russia questo carattere disubmetropoli è dovuto al pesanteafflusso di capitali stranieri che larendono dipendente da unaparte, ed alle grandi riserve natu­rali e agli impianti industriali chele permettono di giocare un ruolodi potenza egemone nell'est euro­peo dall'altra, ruolo però messo indiscussione dall'imperialismoUsa e dei Paesi europei. Tutti que­sti processi che si collegano dia­letticamente non interessanoovviamente la sola Ucraina, ma sipossono vedere nelle mobilitazio­ni operaie e delle masse popolariin Bosnia­Erzegovina e in Bulga­ria. Ovviamente ogni Paese ha leproprie particolarità, che si inscri­vono tuttavia dialetticamente inun processo internazionale. Perquanto riguarda l'Ucraina è il Pae­se della regione con i salari medipiù bassi, circa 300 euro, cioè qua­si la metà rispetto agli altri Paesi, ela cui situazione macroeconomi­ca è tra le più critiche: l'Ucraina ètotalmente dipendente da Moscaper il gas e si è quindi pesante­mente indebitata. Per far fronteparzialmente a questi debiti,l'Ucrainahachiestoprestitiall'Ue,col risultato di indebitarsi anchecon l'imperialismo occidentaleoltre che con la Russia. Per cercaredi uscire da questa situazioneinsostenibile Yanukovich e il suogoverno hanno inizialmente ri­cercato un accordo economicocon l'Unione europea che potesseliberarla dal controllo economicodi Putin, ma le poche concessioniche avrebbe fatto l'Ue e ilcontemporaneotentativodiPutindi far rientrare l'Ucraina nella suasfera di influenza mediante unabbassamento dei prezzi del gasdel 30% e una dilazione del paga­mento dei debiti già contrattihanno fatto saltare l'accordo.Tutto questo dopo che Yanukovi­ch dall'estate aveva iniziato unaforte campagna di propaganda afavore dell'accordo con l'Ue,accordo che secondo il governoucraino avrebbe migliorato note­volmente la condizione economi­ca del Paese e delle massepopolari. Quando la maggioranzadegli oligarchi ucraini si è rio­rientata verso il rapporto privile­giato con la Russia econseguentemente l'Ucraina nonha firmato l'accordo con l'Ue, èesplosa la rabbia delle masse diKiev, che erano state convinte checonl'accordosisarebbepostofinealla secolare oppressione dellaRussia ed alla miseria economica.

Il processo rivoluzionarioucraino

Da novembre le masse hannocominciato a protestare chie­dendo l'ingresso nell'Unione eu­ropea, richiesta che, sbagliando,vedevano come soluzione ai loroproblemi economici, anche infunzione di un mai sopito spiritoindipendentista nei confronti

dell'oppressore russo. Le mobili­tazioni sono continuate per mesi,concentrandosi intorno a piazzaMaidan. Da gennaio hannoincontrato la forte repressione delgoverno, appoggiato tra l'altro dalPartito comunista ucraino pronoalle richieste di Putin. Uno deidrammi del processo rivoluzio­nario ucraino è il fatto che i “co­munisti” ufficiali hannorinunciato da novant'anni a di­fendere le istanze di indi­pendenza nazionale delle masseucraine: questo comportamentoincosciente e dovuto alla genu­flessione di fronte agli interessi diMosca (interessi prima burocrati­ci e poi imperialisti) ha avutol'effetto, come denunciava giàTrotsky nel 1939, di far perdere almovimento operaio influenza sulmovimento nazionale ucraino atutto vantaggio dei nazisti ucrai­ni(1).Ciòhafattosìchenellemobi­litazioni popolari (iniziate in

maniera spontanea e non in se­guito a un complotto della Cia!),che dopo le iniziali richieste diingresso nell'Ue si sono spostatesu parole d'ordine contro il go­verno corrotto di Yanukovich, sisiano potuti infiltrare partiti di de­stra conservatori e fascisti. Preci­siamo ancora una volta che la Cia,che sicuramente avrà degli agentiall'opera in Ucraina, non è in gra­do, né ha interesse, a mobilitare lemasse aprendo una dinamica ri­voluzionaria che potrebbe anchesfuggire al suo controllo. Fatto stache di fronte alle mobilitazionipopolari si poteva reagire in duemaniere, posto che erano sponta­nee e non convocate dai fascisti: obollarle come reazionarie, perchéla composizione sociale non sa­rebbe operaia, perché l'obiettivoche si ponevano era reazionario(l'ingresso nell'Ue) e altre ameni­tà del genere; oppure,

comprendendone l'aspirazioneprogressiva, parteciparvi con leproprie parole d'ordine, cercandodi portare le organizzazioni dellaclasse operaia in piazza, cercandodi portare la mobilitazione oltre larivendicazione della caduta delgoverno nella prospettivadell'abbattimento del capitali­smo, combattendo in questo mo­do l'influenza della destra sullapiazza. Poi i rivoluzionari possonoessere troppo deboli percombattere i fascisti, i fascisti pos­sono riuscire a egemonizzare lapiazza, ma se i rivoluzionari ri­nunciano ad intervenire nel mo­vimento, questo sarà lasciatoinevitabilmente in mano ai fasci­sti. Non è una questione di analisidella forza delle organizzazionipolitiche, che si può anche sba­gliare. È una questione di metodo:il metodo del programma transi­torio e della rivoluzione perma­nente, cioè dell'intervento nelle

lotte, oppure il metodo settariodella contemplazione passivadella realtà. Certo poi ci sonoanche gli svariati gruppi stalinistiche adottano la teoria campista:siccome Yanukovich e Putin siopporrebbero agli Stati Uniti eall'Ue vanno sostenuti, così comesi dovevano sostenere Gheddafi eAssad, ma qui siamo già passatinel campo della reazione.

Le masse cacciano ilgoverno ma non possono

prendere il potere

Le mobilitazioni, che sono di­ventate scontri aperti con le forzerepressive tra gennaio e febbraio,hanno costretto Yanukovich allafuga, non senza che la rete di co­mando dell'esercito si disgregasseprogressivamente e che ci fosseroanche delle defezioni nel partitodi Yanukovich. Abbiamo descritto

nel dettaglio questi processi in di­versi articoli sul nostro sito, comeabbiamo parlato del tentatoaccordo tra le opposizioni parla­mentari eYanukovich, accordo ri­fiutato da piazza Maidan che haanche fischiato il leader di Svobo­da che era andato ad annunciare

l'intesa con il capo del governo(ma non erano tutti fascisti inpiazza?). Qui vogliamo ribadirel'asse della nostra analisi: lacacciata diYanukovich è stata unavittoria delle masse, ma nonperché sia nato dopo un governomigliore per le masse del governoYanukovich, e difatti noi non dia­mo nessun supporto a questo go­verno e invitiamo le masse a nonaccordargli nessuna fiducia, maperché le masse hanno sconfittocon la loro mobilitazione l'appa­ratorepressivodelloStato,edèperquesto che diciamo che questoprocesso è uno dei più avanzati alivello mondiale. Mancava peròl'elemento soggettivo, il partito ri­voluzionario, che potesse portarealla presa del potere. La piazzanon si è smobilitata dopo la vitto­ria ed anzi al suo interno alcunigruppi hanno cominciato a co­struire un embrione di organizza­

zione di sinistra, denominataprovvisoriamente Left Maidan.Noi pensiamo che il processo ri­voluzionario ucraino non siaancora terminato, e se terminassequi sarebbe in definitiva unasconfitta delle masse, perché leloro giuste proteste sono statesviate verso la ricostruzionedell'apparato statale borghesesemplicemente con un governooligarchico diverso. Ma crediamoche le mobilitazioni sono desti­nate a riprendere, anche per la si­tuazione che si è delineata con losmembramento e la spartizionedell'Ucraina in atto.

L'annessione della Crimeaalla Russia e l'accordo di

Kiev col Fmi

Prendendoapretestoilgovernofascista di Kiev, Putin ha di fattooccupato militarmente la Crimeaed ha organizzato un referendumtruffaldino che ha decretatol'annessione della stessa Crimeaalla Federazione russa. È vero chela maggioranza della penisolaparla russo ed è legata cultu­ralmente alla Russia, ma è anchevero che questo è il risultato di unprocessodisterminiostoricodelleetnie che abitavano le regionidell'est e di progressiva “russifi­cazione” della popolazione.Sembrerebbe che la classe lavo­ratrice si stia mobilitando contro i“fascisti” della Maidan e conse­guentemente a favore di Putin.Ebbene il problema è che dal no­stro punto di vista non bisognacombattere i “fascisti” (tra virgo­lette) di piazza Maidan ma i fasci­sti veri del governo provvisorio, eciò può avvenire solamente se lapopolazione dell'est non sicontrappone alla Maidan, ma siunisce a questa per una Ucrainaindipendente e sotto il controllodei lavoratori. A che cosa serve di­chiarare una “repubblica popola­re” nell'est se poi questa stessarepubblica chiede l'annessione aMosca? Non si possono lasciare ilavoratori dell'est in balia di Putin:questo porterebbe allosmembramento di fattodell'Ucraina,l'estsottoilcontrollodi Mosca e l'ovest sotto la direttainfluenza degli imperialismioccidentali. Con una divisione diquestotipolepossibilitàdell'ovestdi resistere alle pressionidell'imperialismoscemano,tantopiù che il governo provvisorio hagià siglato un accordo per ricevereprestiti dal Fmi a fronte di un pia­no di tagli “modello greco”, e lalotta contro i fascisti e il governoprovvisorio sarà ancora più duraper le masse ucraine senzal'appoggio degli operai dell'est.Dall'altra parte i lavoratori dellaCrimea saranno sotto il controllodiretto di Putin, cosa che di sicuronon migliorerà le loro condizionidi vita e di lavoro. Ora più che maidiventa fondamentale per la clas­se operaia quella parola d'ordineche noi abbiamo sempre soste­nuto: per un'Ucraina unita, indi­pendente e sotto il controllo deilavoratori e delle masse sfruttate.(14/04/2014)

Note

(1) Cfr. Trotsky, L'indipendenzadell'Ucraina e la confusione setta­ria .

Page 18: *,$ +,&'6 $$&* 6 4 6 36))* 6 /*0 -,& ,.&.*!&'.,) .&0 ......La grande assemblea del 22 marzo e un'intervista al compagno Zè Maria 14 15 Brasile in movimento: l'organizzazione della

14 Aprile ­ Maggio 2014 PROGETTO COMUNISTAINTERNAZIONALE

DurantelaCoppacisaràlalotta!Brasile:gigantesche assemblee preparano la mobilitazionedal sito del Pstu*(sezione brasiliana dellaLit6Quarta Internazionale)

Pubblichiamo questa primacronaca dell'assemblea che si ètenuta nei giorni scorsi a San Paolo,con 2500 attivisti e dirigenti di tuttelepiùgrandilotteincorsonelPaese,che conosce una stagione di grandeascesa della lotta di classe.Principale promotore il sindacatoCsp Conlutas,in cui svolge un ruolodi primo piano il nostro partitofratello,il Pstu.

Ci hanno provato. Neigiorni finali della prepa­razione dell'incontrodello Spazio di unità

d'azione “Durante la Coppa ci saràla lotta”, che si sarebbe dovuto te­nere originariamente nella sede diMancha verde, la polizia civile, laFederazione paulista di calcio euna serie di autorità, hanno fattopressioni sulla direzione dellascuola per impedire la realizzazio­ne dell'incontro. La rivista Vejachegou ha pubblicato una notache sostiene che “il Pstu, i BlackbloceilpubblicodiManchaverde”stavano preparando un incontroper organizzare atti di vandalismodurante la Coppa. Ma tutta questacampagna di stigmatizzazione e dicriminalizzazione dell'incontronon ha impedito

che l'incontro riunisse migliaia dipersone nella sede del sindacatodei tramvieri di San Paolo.

Anche se piuttosto stretti nellasede trovata all'ultimo, gli attivistivenuti da varie parti del Paese nonsi sono demoralizzati e hannodiscusso delle mobilitazioni chedovrebbero scuotere il paese du­rante la Coppa. Oltre alle orga­nizzazioni che compongono loSpazio di unità d'azione come laCsp­Conlutas, la maggioranzadella direzione della Condsef, Fe­raesp (Federazione dei lavoratorisalariati rurali dello Stato di SanPaolo), lacorrente“CutPodeMais”,all'incontro hanno partecipato irappresentanti degli spazzini diRio, che hanno fatto uno scioperoeroico e degli operai in scioperodella Comperj, una raffineria dellaPetrobas a Itaboraì (Rio de Janei­

ro).«Hanno fatto di tutto perché

questo incontro non avvenisse, mala nostra unità ha superato la cri­minalizzazione, la borghesia nonvuole l'unità della classe operaia»,ha detto Rejane Alves, della Cut Po­de Mais. Rejane ha parlato del pro­cesso di criminalizzazione checolpisce gli attivisti di Porto Alegree ha sottolineato la necessità diapprofondire l'unità e l'indi­pendenza della classe operaia.«C'erano due vie prima: la distru­zione o la cooptazione; ma noiabbiamo costruito una terza via,quella dell'organizzazione,dell'autonomia e della lotta», hadetto.

Sentimento di unità che è statoriaffermatodaAntonioBispo,dellaFeraesp. «Sono qui per costruirel'unitàeunprogettocherealmenteliberi la classe», ha affermato. Hadenunciato la farsa della riformaagraria del governo Dilma, che hachiamato “briciola agraria”. SérgioRonaldo, della Condsef, che riuni­sce i sindacati dei funzionaripubblici federali degli Stati ha datouna buona notizia all'assemblea:«Da oggi non possiamo più riferircialla “maggioranza della Condsef”quando ci riferiamo allo Spazio diunità d'azione , ma alla Condsefintera, perché abbiamo approvatola nostra adesione all'ultimo

Congresso».In un discorso carico di emozio­

ni, un rappresentante degli spazzi­ni di Rio, Celio, ha raccontato imomenti di tensione durante ilduro negoziato con i padroni,quando ha scoperto la solidarietàmassiccia che circondava il movi­mento. «È stato lì, nel palazzo delTribunale del lavoro, che ho capitoche la nostra lotta non era solo no­stra,deglispazzini,maditutti imo­vimenti sociali, e dal quelmomento non potevamo piùarrenderci», ha detto, de­nunciando quindi la repressione el'autoritarismo che si è abbattutosuilavoratori insciopero.«Viviamoin una democrazia mascherata,dietro la quale si nasconde una ve­ra dittatura», ha detto. Dopol'intervento, l'assemblea hacantato “Spazzino, ascolta, la tua èla nostra lotta”.

I rappresentanti dello scioperodella Comperj hanno raccontato lavera ribellione della base che hapreso il cantiere della raffineria aItaboraì. «Gli operai hannoincendiato la macchine della Cut,perché non rappresenta più i lavo­ratori, l'altro giorno hannomandato dei motociclisti armatiche hanno sparato contro di noi ehanno colpito due compagni»,hanno detto i due operai. «Questosciopero non è solo per un au­mento del 15%, ma per dimostrarea Dilma che chi comanda è la clas­se operaia», hanno detto. I lavo­ratori del complesso stannoscioperando da più di 40 giorni. Ilsindacato ha tentato una mano­vra, diffondendo la notizia che ipadroni avevano accettato unaproposta che non è mai stata rea­lizzata. Quando i lavoratoril'hanno scoperto hanno ripreso losciopero con ancora più forza.

La dirigente del Psol, LucianaGenro, del Movimento deEsquerda Socialista (Mes), perparte sua, ha reso pubblico all'as­semblea la decisione della suacorrente di entrare nella Csp­Conlutas e ha parlato del processodi riorganizzazione e dell'impattodelle giornate di giugno. «Legiornate di giugno, con la rivoltapopolare e studentesca, sono state

la prima volta nella storiache una direzione politicanon aveva alcuncontrollo su un movi­mento sociale tantoimportante», ha detto.«Spetta a noi costruireuna alternativa», ha so­stenuto.

José Maria de Almei­da, Zé Maria, presidentenazionale del Pstu, haparlato della persecu­zione che minacciaval'organizzazionedell'incontro. «Molti cisono venuti a chiederese quello che è successonon è stata un'esagera­zione, e io dico di nocompagni», ha dettoparlando del crescenteprocesso di crimina­lizzazione delle lotte edell'aumento dellosfruttamento capitali­stico come possibilesoluzione alla crisiaperta nel 2008.Candidato del Pstualla presidenza, ZéMaria ha parlato deldibattito elettorale edi come la stampa ri­duce tutte le questio­ni a questo unicodibattito, ha sottoli­neato che «qui stia­mo costruendo unaltro cammino,perché sappiamoche la soluzione nonè nelle elezioni, manelle strade». ZéMaria ha sostenuto«la costruzione diun altro giugno,possibilmenteuguale o maggioredi quello dello

scorso anno».Dopo il dibattito, che ha visto

anche la partecipazione delleorganizzazioni studentesche Anele Juntos!, i partecipantiall'incontro hanno dato vita aduna piccola manifestazione che habloccato la Radial Leste per circamezz'ora. Dopo la manifestazio­ne, i partecipanti avevano ancorale forze per riunirsi in gruppi di la­voro che hanno discusso, tra glialtri temi, le oppressioni, la crimi­nalizzazione dei movimenti socia­li, l'educazione pubblica e deiservizi pubblici in generale. Alla fi­ne, l'assemblea ha stilato un ca­lendario di lotte che prevede, tra lealtre date, mobilitazioni nazionaliper il 12 giugno, giornata di apertu­ra della Coppa del Mondo.

*traduzione dal portoghesedi Matteo Bavassano

Page 19: *,$ +,&'6 $$&* 6 4 6 36))* 6 /*0 -,& ,.&.*!&'.,) .&0 ......La grande assemblea del 22 marzo e un'intervista al compagno Zè Maria 14 15 Brasile in movimento: l'organizzazione della

PROGETTO COMUNISTA Aprile ­ Maggio 2014 15INTERNAZIONALE

Brasile:storiadiunamobilitazioneincorso

a cura della delegazione italiana all'XICongresso dellaLit6Quarta Internazionale

Abbiamo più volte definito il processo dilotte iniziato lo scorso giugno in Brasilecome uno degli eventi più importantidella lotta di classe a livello mondiale,

non solo per la radicalità del conflitto ma ancheperché la Lit­Quarta Internazionale svolge un ruo­lo di primo piano in esso, avendo la sua sezioneprincipale, il Pstu, proprio nel principale Paese delcontinente latinoamericano. La mobilitazione inBrasile e il nostro ruolo è stato anche il tema fonda­mentale dell'XI Congresso mondiale della Lit, te­nutosi proprio in Brasile. Per questo abbiamovoluto intervistare uno dei protagonisti della lotta edel nostro partito in Brasile: Zè Maria, candidatoper il Pstu nelle prossime elezioni politiche, porta­voce nazionale del partito, dirigente di primo pia­no di Csp­Conlutas, il più importante sindacato dibase del continente con tre milioni di iscritti.

Zè Maria,innanzitutto ci puoi tracciare una pa­noramica della situazione della lotta di classe inBrasile, a partire dalle imponenti mobilitazioniche abbiamo visto dal mese di giugno in poi?

Noi abbiamo avuto a partire dallo scorso giugnoun ampio processo di mobilitazione popolare nelPaese. Giovani e vari settori popolari sono scesi inpiazza in tutte le città del Paese; si è trattata di unapartecipazione che ha visto milioni di personescendere per le strade a giugno; a luglio c'è stato unulteriore salto di qualità grazie all'entrata in scenadella classe operaia organizzata, per merito dellaCsp­Conlutas. L'11 luglio la classe operaia ha para­lizzato diversi settori dell'economia del Paese. Losfondo di questo imponente processo di mobilita­zioni coincide con un quadro di profondomalcontento popolare che ha prodotto sin dal 2011le prime ribellioni operaie, soprattutto tra gli edili.Questa mobilitazione ha portato a rivendicazionigenerali che hanno messo in discussione la societàintera: i trasporti, l'aumento delle case, la corruzio­ne, ecc...C'è stata una contestazione generale dei

governi federali e dell'intero regime. Eppure sitratta di un processo molto contraddittorio: infattila direzione del movimento non è stata di sinistra; ilmovimento è stato spontaneo e diretto contro tuttii partiti, anche contro i partiti genuinamente dallaparte della classe operaia, come il Pstu. Le nostrebandiere rosse erano confuse con le bandiere delPt, il Partito dei lavoratori di Lula e Dilma che è algoverno in Brasile, e che è stato il giusto obiettivodel malcontento popolare. La stampa e i mass me­dia hanno spinto molto sull'antipartitismo generi­co per favorire l'ingresso di organizzazioni didestra nel movimento. Noi stessi ci siamo scontraticon i settori della destra organizzata. Un'altracontraddizione è stata l'assenza iniziale di unintervento organizzato della classe operaia, che si èavuto in forma iniziale solo a partire da luglio e ago­sto grazie a Conlutas, ma che ha trovato la duraopposizione e il boicottaggio da parte delle centra­li sindacali dominanti, in primis la Cut, che è il pro­lungamento sindacale del Governo Dilma e che hacercato di far fallire la giornata di sciopero generaleproclamata da Conlutas il 30 agosto (uno scioperoche relativamente al boicottaggio subito ha riscos­so un indubbio successo). Nonostante questecontraddizioni, che non mancano mai in nessunprocesso rivoluzionario, possiamo dire che il ca­rattere generale di questo processo è assoluta­mente progressivo: si è avuto uno scollamentoiniziale di alcuni settori di massa, seppure minori­tari, dal sostegno al governo; si sono modificati,seppure in forma iniziale, i rapporti di forza: il mo­vimento è passato all'offensiva, mentre il governosi è arroccato sulla difensiva. Dopo l'estate si è avu­to un parziale riflusso nella partecipazione: nonpiù milioni, ma migliaia. Questo non significa cheil processo si sia concluso, tutt'altro: se andiamo avedere nelle piazze troviamo alcune migliaia diavanguardie operaie molto combattive, ma se ciaddentriamo nelle singole categorie vediamo cheil numero degli scioperi è aumentato note­volmente e che di sciopero in sciopero si è appro­fondita la radicalità politica delle rivendicazionioperaie; non solo, si sono avute importanti ri­bellioni di base in cui gli operai hanno lottatocontro gli apparati burocratici dei propri sindacati,scavalcandoli in numerose occasioni; questa èun'indicazione importante che ci dà la cifra deiprocessi di radicalizzazione in atto nella classeoperaia. Lo sciopero dei lavoratori della pulizia aRio de Janeiro ne è un esempio, come anche la lottadei lavoratori dei trasporti di Porto Alegre, lo scio­pero degli edili, ecc., sono tutti casi in cui i lavorato­ri sono andati oltre la direzione sindacale. Non sitratta di grandi lotte di massa dal punto di vistaquantitativo, come quelle di giugno scorso, ma diun salto di qualità nella radicalizzazione delconflitto. Noi stiamo provando a unificare tuttequeste lotte e mobilitazioni con lo scopo di costrui­re una campagna unitaria di lotta nei mesi di giu­gno e di luglio in occasione dei Mondiali di calcio,mettendo in risalto la contraddizione di questoevento: si spendono miliardi mentre sanità e istru­zione sono allo sfascio. Difficilmente avremo mo­bilitazioni come quelle dell'anno scorso,soprattutto a causa del boicottaggio della totalitàdelle direzioni del movimento sindacale, che sonocontrarie all'organizzazione di una mobilitazionegenerale in occasione dei Mondiali, ma sarà unbanco di prova importante per la radicalizzazionedei settori in lotta e per la loro unificazione.

Ci puoi parlare dei processi di riorganizzazio­

ne che sono scaturiti sul terreno sindacale dopola mobilitazione di giugno? In particolare laCsp­Conlutas cosa ha guadagnato in questi mesidi ascesa del conflitto sociale? Come si rapportaalla Cut e ai suoi settori più critici nei confrontidella burocrazia?

Il processo di riorganizzazione a cui stiamo la­vorando adesso consiste in particolare nel cercaredi guadagnare alcuni settori maggiormente radi­cali all'interno della Cut. C'è un raggruppamentonel Brasile meridionale che si chiama “Cut può dipiù”, che è stato parte del Segretariato unificato eche adesso ha rotto con il Su e che si stascontrando con la burocrazia della Cut e del Pt,cercando al contempo di consolidare un legamepiù stretto di collaborazione con Conlutas. Nelpubblico impiego, una confederazione nazionaleche riunisce numerosi sindacati si sta scontrandocon la direzione della Cut da sinistra e intende co­struire le mobilitazione insieme a noi. Nellecampagne ci sono settori importanti del proleta­riato agricolo che rappresentano circa 300mila la­voratori e che sono all'interno della Cut ma sonoin corso di avvicinamento a Conlutas. Questo inparticolare a Minas Gerais e nel Nord est del Brasi­le. Questi sono principalmente i tre settori chestanno rompendo con la burocrazia della Cut e delPt e con cui ci stiamo relazionando sul terrenosindacale e di movimento. Con questi settoriabbiamo organizzato una manifestazione nazio­nale a Brasilia a cui hanno partecipato 20milapersone lo scorso aprile, poco prima del co­minciamento della mobilitazione di giugno. Conquesti stessi settori abbiamo organizzato unincontro nazionale a San Paolo, il 22 marzo, a cuihanno preso parte 2500 attivisti e che ha definitola giornata nazionale di mobilitazione per il mesedi giugno. La crescita di Conlutas quindi procedesia per salti, attraverso il guadagno da ultimo di 40organizzazioni sindacali del settore agricolo, siasoprattutto a livello molecolare. Abbiamo avutodegli sviluppi ma siamo ancora ad un livello ini­ziale.

Invece come partito quali sono stati i salti inavanti compiuti nell'ultimo periodo? Come ècambiata la nostra posizione nei confronti dellemasse in lotta e quali i problemi e le difficoltà checi troviamo ad affrontare in questa nuova situa­zione?

Il partito è intervenuto da subito all'internodelle mobilitazioni. Abbiamo preso parteall'organizzazione dei primi cortei a San Paolocontro l'aumento del prezzo dei trasporti. Siamointervenuti sia dall'interno delle organizzazionidi massa in cui lavoriamo, sia direttamente comepartito. Le reazioni sono differenziate: nelle ma­nifestazioni di avanguardia, che raccolgono isettori più combattivi e radicali, il Pstu viene vistoda tutti con grande rispetto e svolge un ruolo di co­direzione; nelle manifestazioni di massa invece laretroguardia del movimento ha più volte

attaccato il Pstu in quanto partito. Nella coscienzaarretrata delle masse infatti tutti i partiti e anche isindacati, in modo indifferenziato, sono sinoni­mo di corruzione e di complicità con il potere isti­tuzionale ed è un fenomeno comprensibile, mache bisogna fronteggiare con determinazione. Inseguito il ruolo dirigente che abbiamo avuto nellelotte operaie a luglio e agosto ha portato ad un au­mento del prestigio e dell'autorità del partito agliocchi di alcuni settori di avanguardia e ad unacrescitadellafiducianeinostriconfronti. Ilpartitone è uscito rafforzato da queste mobilitazioni male contraddizioni e le difficoltà non sono mancate.In particolare abbiamo avuto una forte contesapolitica con i Black bloc che con le loro azioni diviolenza, isolate dal movimento e antidemocrati­che, hanno portato ad uno svuotamento deicontenuti e all'aumento della repressione daparte dello Stato. I Black bloc si devono sotto­mettere alle decisioni democratiche del movi­mento: questa è stata la parola d'ordinefondamentale del Pstu nei confronti di questefrange tanto radicali quanto compatibili conl'ordine dominante (in quanto prive di una pro­spettiva di superamento del sistema). Cerchere­mo di dare ulteriore visibilità al nostroprogramma anticapitalistico e rivoluzionario inoccasione delle elezioni che si terranno que­st'anno e dove presenteremo una candidaturaindipendente e antisistema. L'obiettivo è dispu­tare con le altre direzioni politiche del movimentol'egemonia sui settori più combattivi in lotta.

In tutto questo quanto è stato importante ave­re un'organizzazione internazionale come laLit­Quarta Internazionale? La Lit infatti ha se­guito da vicino le mobilitazioni in Brasile e il no­stro intervento e il principale tema delcongresso mondiale è stato appunto il Brasile ecome intervenire nella nuova situazione che si èvenuta a determinare dopo giugno.

È stato fondamentale. Il dibattito che hapermesso al partito di posizionarsi in modocorretto nel processo di mobilitazioni è stato do­vuto in gran parte a quegli strumenti di analisi, dicritica e di comprensione della realtà che ci puòfornire unicamente la nostra organizzazioneinternazionale. L'accumulazione di conoscenze alivello mondiale e continentale e il dibattitointernazionale, che sono due risorse che solo la Litci può dare, sono fondamentali per non perdersi enon lasciarsi travolgere dall'accelerazione deglieventi che si produce in situazioni di radicalizza­zione rapida del conflitto come quella che abbia­mo vissuto in Brasile a partire da giugno. In questesituazioni è molto facile perdere la bussola, cede­re alle pressioni (movimentiste, burocratiche,ecc.), non riuscire a posizionarsi correttamentenel processo. Se noi siamo stati finora l'unicopartito in grado di resistere a questi ostacoli, que­sto è merito della nostra Internazionale, della Lit­Quarta Internazionale. (12/04/2014)

Intervista a Zè Maria,operaio,portavoce del Pstu e dirigente di Conlutas

Page 20: *,$ +,&'6 $$&* 6 4 6 36))* 6 /*0 -,& ,.&.*!&'.,) .&0 ......La grande assemblea del 22 marzo e un'intervista al compagno Zè Maria 14 15 Brasile in movimento: l'organizzazione della

16 Aprile ­ Maggio 2014 PROGETTO COMUNISTATROTSKISMO OGGI

e' uscito ilquinto numero di

TTrroottsskkiissmmoo ooggggiirivista teorica del Pdac Perriceverne una copia scriviuna mail a oorrggaanniizzzzaazziioonnee

@@aalltteerrnnaattiivvaaccoommuunniissttaa..oorrgg