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Luna Luna Periodico dell'associazione "la Luna". Sede in Via Palazzo Pierotti, 4/a - 41046 Palagano (MO) - Italy. Autorizzazione tribunale di Modena numero 1414 del 13/11/1997 l a Periodico indipendente di Palagano e dintorni nuova nuova Dicembre 2015 Anno XVIII Numero 47 www.luna-nuova.it “Dai, guarda, guarda lo specchio / Guardati nel tuo scontento / La vita rimane una benedizione / Anche se tu non sai benedire. “Resta là, resta là alla finestra, / Mentre le lacrime scottano e sgorgano; / Amerai il perverso prossimo tuo / Con il perverso cuore tuo”. (Da "As I walked out one evening". W. H. Auden)

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LunaLunaPeriodico dell'associazione "la Luna". Sede in Via Palazzo Pierotti, 4/a - 41046 Palagano (MO) - Italy. Autorizzazione tribunale di Modena numero 1414 del 13/11/1997

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nuovanuovaDicembre 2015 • Anno XVIII • Numero 47

www.luna-nuova.it

“Dai, guarda, guarda lo specchio / Guardati nel tuo scontento / La vita rimane una benedizione / Anche se tu non sai benedire.“Resta là, resta là alla finestra, / Mentre le lacrime scottano e sgorgano; / Amerai il perverso prossimo tuo / Con il perverso cuore tuo”.

(Da "As I walked out one evening". W. H. Auden)

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Terza pagina

Ciao direttore

Fatti & Misfatti

Volontariato& solidarietà

Associazionela Luna

Scrivo irregolare

Val Dragone

Poesia

Scrivi alla Luna

Ultima

Parigi sanguina...

Notizie da Palagano e dintorni.Ciao don Carlo, benvenuto don Tomek • Oreste ricordato con un murales

• Lama di Monchio: il borgo dei presepi • Cerchiamo foto di una volta •

Casa papa Giovanni XXIII: c'era una volta... • Seconda Festa del Grano:

resoconto economico • Riflessioni di fine mandato • IFQ: prodotto di

montagna • Il Comitato Aravecchia e la Festa dei Matti • Palagano sei un

paese ingrato! • Nuova ambulanza AVAP

"L'arma più potente contro la sfiga è il sorriso"

Teatro comunale.

Libertà di non pensare.Piccola storia dopo Natale...

Il fascino della rima.La grande guerra

La Ballata della Valle.

Posta.

Riflessioni.

Som

mari

o

RedazioneDavide Bettuzzi,

Francesco Dignatici, Daniele Fratti,

Martina Galvani,Milena Linari,

Gabriele Monti.

CollaboratoriPaola Bertelli, Enes Ljesnjanin,

Andrea Fratti, Aldo Magnoni,Federico Piacentini,

Bruno Ricchi,Erminia Vezzelli,

Bruna Volpe.

la Luna nuova

Attualità, cultura, tradizioni, solidarietà. Periodico indipendente di Palagano e dintorniDirettore responsabile: Giuseppe Cervetto

Associazione La Luna. Via Palazzo Pierotti, 4/a - 41046 Palagano (MO). Tel.: 0536/961621 - Fax: 0536/970576www.luna-nuova.it - e-mail: [email protected]

Num. 47 - Anno XVIII - Dicembre 2015. Fondato come "la Luna nel Pozzo" (13 numeri dal 1993 al 1996)

Aut. Tribunale di Modena num. 1414 del 13/11/1997

la Luna nuova viene inviata a tutti i soci e sostenitori dell'Associazione la Luna.La quota associativa minima annuale è di 2O Euro e può essere versata sul nostro

conto corrente bancario o direttamente ai soci autorizzati:Nadia Marasti: ditta Edilart Marasti - Via XXIII Dicembre, 35 - Palagano Tel. 0536 961521

Ricchi Bruno: INA-Assitalia - Via XXIII Dicembre 8 - Tel. 0536 961266

Associazione "la Luna"Conto corrente bancario num. 100016 presso il Banco Popolare - Agenzia di Palagano

Codice IBAN: IT24 Y 05034 66871 000000100016Info: [email protected] - www.luna-nuova.it

Tiratura: 300 copieChiuso in redazione

il 06/12/2015Stampato in proprio

Il disegno di copertina è diNicolò Rubbi

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Parigi sanguina,

colpita per la seconda volta nell’arco di 12

mesi in punti simbolici della propria identità: la

musica, i ristoranti, la stampa, la libertà di pensiero e di azione.

Sono state scritte migliaia di pagine su cause ed effetti di un evento

che ha sconvolto il cuore dell’Europa e c’è stata una forte mobilitazione

del popolo “web”, che attraverso immagini e messaggi ha espresso

solidarietà ai francesi per il grave lutto subito. Certamente è molto

importante un sentimento di vicinanza, ma può bastare?

Ciò che è accaduto è un dramma che non soltanto riguarda il movimento

terrorista IS (Islamic State), ma dovrebbe far ripensare alla politica di

approccio all’immigrazione che gli stati dell’Europa hanno adottato negli

ultimi 40 anni. E questo perché a colpire, nella maggioranza degli attacchi

subiti negli ultimi 15 anni in Europa, sono stati cittadini europei.

Il nemico è tra noi, perso tra le pieghe di una parte di società nascosta

sia ai servizi di intelligence che ai cittadini più prossimi e soltanto in

apparenza riconducibile all'emarginazione.

Le politiche di integrazione hanno mostrato evidenti limiti e la società

europea dovrà necessariamente interrogarsi sul perché; e potrebbe iniziare

domandandosi se una problematica del genere non possa dipendere dalla

mancanza di un’identità chiara dei paesi accoglienti.

Dopo la caduta del muro di Berlino e la fine della guerra fredda, l’Occidente

si è aggregato sull’unico valore forte sviluppatosi: il potere economico.

Come riportato anche da Papa Francesco nell'enciclica "Evangelii Gaudium"

la colpa dell'economia contemporanea è stata quella di creare un sistema

fortemente escludente, incapace di generare un miglioramento diffuso

delle condizioni di vita delle popolazioni, a favore dell'arricchimento di

una fascia ristretta di persone. Senza volersi addentrare in teorie

economiche ed escludendo categoricamente qualsiasi astrusa

giustificazione ad atti di violenza di qualunque natura, le autorità europee

dovrebbero riflettere su come agire in tal senso. Per fare ciò occorre

necessariamente una visione culturale e sociale che sappia riconoscere

un passato ed una storia comune, per definire le linee guida della politica

futura.

L’assenza di un’identità, in primis culturale, rende impossibile il confronto

e quindi il rapporto, base necessaria per l’integrazione.

Non si tratta di un tema limitato alle stanze del potere, anzi..

Se ognuno di noi si chiedesse qual è la propria identità culturale e sociale

saprebbe cosa rispondere?

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CIAO DIRETTOREAlla chiusura di questo numero apprendiamo dell'improvvisa morte del nostro direttore, Giuseppe Cervetto,

deceduto il 6 dicembre, alla soglia dei 92 anni. Il destino ha voluto che ci lasciasse poco dopo aver festeg-

giato con la propria famiglia il 62° anniversario di matrimonio.

Era il 1993 quando si rese disponibile a ricoprire il ruolo di direttore responsabile del giornale da poco

fondato a Palagano: la LUNA nel POZZO. Tanto tempo è passato e la squadra "della LUNA" è cambiata,

tanto che solo uno di noi ha conosciuto personalmente Giuseppe ed ha mantenuto i contatti per la realizza-

zione dei numeri. Per il resto della redazione era e resterà un personaggio autorevole, circondato da un'aura

di mistero.

Uomo di cultura, mite, gentile, rispettoso, preciso. Le sue correzioni delle bozze del giornale erano assolu-

tamente insuperabili: inutile leggere e rileggere gli articoli, cercare e correggere gli errori; Giuseppe riusciva

sempre a trovare qualcosa che non andava e, dopo interminabili telefonate, il risultato era un giornale vicino

alla perfezione, almeno dal punto di vista formale.

Sui contenuti si è sempre dimostrato rispettoso delle opinioni altrui e fiducioso del lavoro dei "suoi giornali-

sti". Non ha mai imposto il suo pensiero, ma sempre chiesto chiarimenti.

Ci mancheranno le telefonate, sempre più faticose con l'avanzare degli anni; si percepiva una certa stan-

chezza a fronte di lucidità, intelligenza e spirito critico mai scalfiti.

Rimane la tristezza e un po' il senso di colpa per non essere riusciti ad organizzare quell'incontro, sempre

rimandato, con la redazione al completo per poterci finalmente conoscere tutti.

Grazie Giuseppe per il tuo impegno e il paziente sostegno a una squadra di "giornalisti" improvvisati.

Grazie per il dizionario della lingua italiana che ci hai regalato (già dall'inizio ne avevi capito il bisogno...).

Ci piace riproporre l'unico articolo che hai scritto sul nostro giornale in occasione del ventennale di fondazio-

ne.

Un caro saluto a tua moglie Ileana e alla tua famiglia. Ciao direttore.

La tua redazione

CIAO DIRETTORE6 dicembre 2015: Giuseppe Cervetto in una serena foto di famiglia, l'ultima prima che ci lasciasse.

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DIRETTOREDIRETTOREDIRETTOREDIRETTOREDIRETTORE per per per per per CASOCASOCASOCASOCASOSolo per caso sono diventa-to direttore di questo magni-fico periodico, che oggi fe-steggia il ventesimo comple-anno. Ad affidarmi tale incari-co è stato Davide Bettuzzi,medico palaganese, a queltempo in servizio a Piandela-gotti, paese dove abito. Unmedico giovane e gentile chesapeva colloquiare coi pazientie anche per questo moltobenvoluto da tutta la popola-zione. Ricordo che, termina-te le visite, giocava al com-puter con i bambini del mec-canico Dino, che aveva l’offi-cina di fronte al suo studio.Anch’io andavo volentieri afare due chiacchiere quandoegli aveva terminato il suo la-voro. Appresi così che il no-stro dottore, col suo amicoDaniele Serradimigni, pensa-va di fare un giornale.Occorreva un direttore perchéin Italia, a differenza di altriPaesi, per esercitare questocompito ci vuole una perso-na iscritta all’ordine dei gior-nalisti ed io, benché in pen-sione, avevo continuato apagare la quota. Presa la de-cisione, iniziammo a fare lepratiche necessarie e il dott.Bettuzzi, diventato l’amicoDavide, preparò il numero“uno”.La prima redazione era cosìformata: Maria Abbati, Davi-de Bettuzzi, ElisabettaGazzetti, Daniele Serradimi-gni, Doriano Torri, tutte per-sone che, tranne Davide, nonconoscevo.Poi, dopo pochi numeri, forseil quinto, trovai un nome as-sai noto: il più volte premiatopoeta dialettale Bruno Ricchi,il quale leggeva le sue rime alla“Mostra degli artisti e artigia-ni delle valli Dragone e Dolo”,che si teneva annualmente al-l’albergo Alpino di Piandela-gotti; mostra che contribui-

vo ad organizzare e allaquale partecipavo come“pittore”: Ricchi era quindiuna delle pochissime perso-ne di Palagano che conosce-vo; un’altra persona che co-noscevo e che ritengo vici-na al giornale, visto che suofiglio Francesco è uno dei bril-lanti redattori de la Luna, èGiuseppe Dignatici. ConDignatici ci siamo, per cosìdire, persi di vista, però loricordo come un amico, an-che se sulla caccia avevamoidee diverse.Il periodico era nato come“Luna nel pozzo”, poi, perquestioni, diciamo tecnichesollevate dalle Poste, quel ti-tolo venne cambiato in “Laluna nuova”.L'indirizzo del periodico èsempre stato soprattutto distimolo: basti ricordare la lun-ga ed efficace campagna sul-la raccolta differenziata dellaspazzatura.In seguito la Luna è diventataun’associazione che costitui-sce un ulteriore valore per ilpaese di Palagano. Conoscopoco le attività che essa svol-ge: ricordo soltanto che ungruppo di volontari è andatoin soccorso della popolazio-ne di S. Stefano Belbo, vitti-ma di una terribile alluvione.Siccome penso che a tuttequeste iniziative abbia dato uncontributo decisivo il dott.Bettuzzi, permettetemi diesprimere nei suoi confrontiun sentito elogio.Il mio contributo al periodicoè sempre stato modesto,perché abito lontano e non co-nosco i problemi che interes-sano il giornale. Il mio lavoroè quello di leggere gli articoli:in pratica faccio li correttoredi bozze.Devo però aggiungere che diinterventi sui testi non c’è maistato bisogno perché redat-

tori e collaboratori, nei loroscritti, hanno sempre dimo-strato responsabilità e corret-tezza. Solo un paio di volte,in tanti anni, sono intervenu-to non per correggere un ar-ticolo, ma semplicemente peresprimere il mio dissenso dalmodo in cui l’argomento eratrattato. Infatti tali articolivennero regolarmente pubbli-cati.Una piccola controversia hoavuto con Ugo Beneventi, unsignore che credo non abbiamai fatto mancare ad ogninumero del giornale, una sualettera. Un giorno Beneventiè capitato a Piandelagotti e unmio amico me lo ha presen-tato: fu subito pace e amici-zia. Da allora non ho più in-contrato Beneventi, personaseria e colta; approfitto del-l’occasione per salutarlo cor-dialmente.Durante questi vent’anni cisono stati numerosi cambia-menti nella squadra de “laLuna”; qualcuno, purtroppo,se ne è andato per sempre,come Daniele Serradimigni,uno dei fondatori. Come intutte le storie vere non pote-va mancare una nota triste.

Daniele Serradimigni,prematuramente scomparso nel

2010. Spirito libero e indipendente:ha sognato e fatto sognare.

GIUSEPPE CERVETTO

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6 la LUNA nuova - Dicembre 2015

NNNNNotizie otizie otizie otizie otizie ddddda a a a a PPPPPalagalagalagalagalagaaaaano e no e no e no e no e dddddiiiiinnnnntornitornitornitornitorni

Vi chiedo scusa se questa sera perdirvi quello che ho pensato e meditatosarò costretto a leggere. Lo faccio pernon correre il rischio di divagare e persuperare l’emozione. Anzi, proprio per-ché penso che mi emozionerò alme-no posso riprendere il filo leggendo.Abbiamo davanti a noi oggi la figuradel cieco Bartimeo, un vero modello di

CIAO DON CARLO

BENVENUTO DON TOMEKNominato parroco di Palagano e Boccassuolo nel 2010 e divenuto parroco di tutte le parrocchie dell'UnitàPastorale di Palagano dopo poco più di 5 anni don Carlo Bertacchini lascia il nostro comune alla volta dellaparrocchia di S. Paolo a Modena.Nuovo parroco delle parrocchie palaganesi è stato nominato don Tomek Franczak, di origine polacca, trasferitodalla parrocchia di S. Felice sul Panaro.Pubblichiamo l'omelia che don Carlo ha tenuto il 25 ottobre in chiesa a Palagano con la quale ha intesosalutare e ringraziare tutti i parrocchiani. Sono parole che esprimono il suo pensiero in questo momentodelicato di passaggio e che don Carlo desidera possano giungere anche a tutti quelli che non erano presentiper il suo saluto. Pubblichiamo anche la lettera letta da Bruna Marasti sempre in occasione della messa del25 ottobre e un'intervista a don Tomek.

Il saluto di Il saluto di Il saluto di Il saluto di Il saluto di DON CARLODON CARLODON CARLODON CARLODON CARLOpreghiera e di umiltà. Così grande lasua umiltà e la sua fiducia che Gesùstesso attribuisce il miracolo appenaavvenuto non a un suo intervento, maalla fede di quest’uomo: “Va’ la tua fedeti ha salvato!”. Proprio la sua fede ha“strappato” il miracolo alla grazia di Dio.Vorrei davvero che sapessimo chiede-re anche noi la luce in questo momen-

to per vedere il bene e soprattutto perproseguire il cammino che abbiamo ini-ziato. Dice infatti Marco che appenariacquistata la vista Bartimeo si mettea seguire Gesù per la sua strada. Eccocosa dobbiamo fare: seguire Lui, tuttidobbiamo farlo, anche se tra qualchegiorno lo faremo per strade diverse.Certo non del tutto diverse, perché ri-

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7la LUNA nuova - Dicembre 2015

NNNNNotizie otizie otizie otizie otizie ddddda a a a a PPPPPalagalagalagalagalagaaaaano e no e no e no e no e dddddiiiiinnnnntornitornitornitornitorni

maniamo nella stessa Chiesa e nellastessa diocesi, ma, come dimostra lavostra presenza qui, abbiamo da com-piere un saluto e questo provoca sem-pre sofferenza e un po’ di smarrimen-to.So che questa decisione ha colto moltidi sorpresa e tanti di voi non hannomancato di manifestarmi il loro dispia-cere e disappunto. Vi ringrazio davve-ro, perché so che quello che mi avetedetto, lo avete detto sinceramente.Davvero ho sentito tanta stima e be-nevolenza.Per prima cosa posso dirvi che, nel-l’attuale contesto, un parroco difficil-mente viene lasciato molto tempo inuna realtà e che questi momenti arri-vano nella vita dei sacerdoti e delle par-rocchie. So che lo sapete, ma è miodovere ricordarlo. Posso anche dirviperò che in questi anni non ho maisentito di vivere un contratto a termineo a scadenza. Sono arrivato con l’en-tusiasmo e il desiderio di darvi quelloche io ho ricevuto nella mia vita attra-verso l’appartenenza alla Madre Chie-sa, cioè il rapporto con Gesù vivo inmezzo a noi. E il mio primo e unicoobiettivo è sempre stato solo quello.Ho lavorato su un terreno che altri pri-ma di me hanno seminato e non homai fatto calcoli o considerazioni op-portunistiche. Anche il fatto di esserein montagna, per me che vengo dallapianura, non ha mai tolto slancio allamia missione. Se qualcuno pensa cheil mio sia stato un semplice avvicinar-mi a casa mia si sbaglia perché unsacerdote è un missionario e non sisposta in base al clima o all’attitudinedi un posto, ma va dove c’è bisogno.Le difficoltà ci sono dappertutto lo sap-piamo e io ho vissuto le mie. Soprat-tutto la difficoltà di non essere fisica-mente presente dove sentivo essercibisogno. Posso però dirvi che ho sem-pre messo nelle mani dei miei supe-riori quello che vedevo e che provavo ecercavo di farlo per il bene vostro e mio.Il risultato è che dopo 5 anni si è pen-sato di aver fatto un tratto di stradaimportante, ma che questo tratto ades-so dovesse terminare per essere con-tinuato da un altro confratello. Questa

fatto, accompagnando questo pensie-ro a un grande ringraziamento che vuo-le essere generale per il semplice fat-to che non voglio dimenticare nessu-no.Grazie alla preghiera e al lavoro di tan-ti credo che, pur con diversi limiti, ab-biamo reso presente il volto di Gesù inmezzo al nostro paese. Ognuno con isuoi doni. La Chiesa non vive infattisolo di opere che si vedono, esteriori,ma soprattutto di quello che non sivede: dell’amore di Dio che passa den-tro di noi. Abbiamo offerto la consola-zione della fede nei momenti tristi atante persone, nell’accompagnarequalche fratello a volte troppo giovaneall’incontro con il Padre. Abbiamo do-nato i Sacramenti dell’iniziazione cri-stiana a tanti bambini e lavorato con iragazzi a livello di vicariato. Abbiamobenedetto nuove famiglie e abbiamomesso le nostre Chiese e le nostrecase a disposizione della grazia di Dioche ha voluto fare di noi dei tramiti peressere sale e luce delle nostre stradee città nell’annunciare a tutti che Gesùha vinto la morte e il peccato. Perquanto riguarda le opere esteriori io nonho fatto molto, se non sistemare (oprovare a farlo) quello che già esiste-va, come la Chiesa di Costrignano, adesempio, e inaugurare una Cappella

è la Chiesa: una semina a più mani,un raccolto da condividere, un tempoa cui essere fedeli. Credo e spero diaver vissuto bene il mio tempo in mez-zo a voi.Forse alcune fatiche vissute in questoperiodo di cambiamento si sono fattesentire di più, non lo so; posso solochiedervi di guardare tutto con fede eil più serenamente possibile. So chequalcuno ha cercato di vedere dellecause o delle colpe in questo cambia-mento. Io sinceramente non sono quia parlare di questo stasera. Ancheperché, a conti fatti, sono cosciente esicuro solo delle mie colpe e solo diqueste vi voglio e vi posso chiederescusa. Non faccio pubblica confessio-ne, ma vedo bene i miei limiti e le mieinadempienze. Dice la seconda lettu-ra di oggi: "Il sacerdote è scelto tra gliuomini e lui stesso rivestito di debo-lezza deve chiedere perdono prima peri propri peccati". E se qualcuno pen-sasse di notare delle colpe anche inse stesso o negli altri, vorrei che nonsi fermasse alla denuncia o alla la-mentela, ma piuttosto cerchi, con l’aiu-to di Dio, di guardare avanti, di faretesoro per il futuro di quello che si èimparato.Preferisco quindi parlare e ricordarequi quanto di bello e di buono è stato

Don Carlo impegnato nell'organizzazione dellaPrima Festa del Grano (ottobre 2013)

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8 la LUNA nuova - Dicembre 2015

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feriale qui a Palagano. Per fortuna ri-mane ancora tanto da fare, perché voiora andate avanti, ma se posso dareun’indicazione finché sono in mezzoa voi, mi piacerebbe che tutto avesseun unico inizio e un unico fine: il Van-gelo di Gesù. Tutto quello che nonparla di Lui rischia di essere una gran-de illusione e con il tempo è destinatoa scomparire. Credo che don Tommasosaprà guidarvi in questo. Certamenteavrà tante cose da donarvi nel suo es-sere sacerdote, anche attraverso lasua giovane età. Avete bisogno di lui.Ma anche lui ha bisogno di voi. Ha bi-sogno dei giovani, del vostro calore edentusiasmo e ha bisogno dell’esperien-za degli adulti. Ha bisogno della testi-monianza e della vicinanza di chi vivela vita consacrata come le nostre suo-re e del sostegno delle autorità pubbli-

che e civili nel continuare quella colla-borazione che ci ha visti impegnati inquesti anni. Avrà bisogno anche dellaguida del vescovo e dei superiori chia-mati a condurre la Chiesa verso sfidenuove e sempre molto insidiose. Equesto potrà avvenire solo se tutti apri-ranno il proprio cuore al Signore.Concludo con una battuta e un invito.La battuta la faccio in risposta a unacritica che qualche volta mi è statafatta, anche se solo riportata. Qualcu-no ha detto che io pregavo troppo. Aquesta critica mi verrebbe da rispon-dere per prima cosa che non so se èvero, anche perché quando penso aimiei limiti, a quelli veri, non mi sentireidi dire che siano causati dalla preghie-ra, anzi. Ad ogni modo oggi voglio ac-cogliere, questa benevola critica, perfarla diventare una promessa, una ga-

ranzia. Se proprio prego troppo vorràdire che uno spazio per Palagano eper tutti voi ci sarà sempre. Non vi di-mentico davanti al Signore.

Carissimo don Carlo,approfittiamo di questo mo-mento per dirti il nostro gra-zie che giunge unanime daBoccassuolo a Monchio.L'8 ottobre scorso l'annunciosofferente della tua parten-za da Palagano; hai dichia-rato di aver incontrato diffi-

coltà persistenti nella gestione delle sei parrocchie. Tisono mancati sostegno e collaborazione.Questo gesto ha evidenziato ancora una volta la tuagrande statura umana e spirituale, espressa con sem-plicità e umiltà. Il conforto ti veniva da Gesù Eucari-stia; la linfa quotidiana dalla preghiera, dal Santo Ro-sario. Alla scuola di Maria, la contemplativa pereccelenza, hai passato migliaia di ore dinanzi al Ta-bernacolo della cappella feriale, tua creatura.Ti ricorderemo, orante, proprio in questa cappella, pie-na della tua presenza, delle confessioni dei tuoi santidesideri di pastore buono, delle sofferenze per tantesperanze disattese. Ti ricorderemo per le profondeomelie, non solo espressione di verità evangeliche, maanche dell'essenza della tua personalità.Ti ricorderemo, tanti di noi, per aver goduto della tuavicinanza nella gioia e nel dolore: sei sempre arrivato

"TI RICODEREMO ORANTE...""TI RICODEREMO ORANTE...""TI RICODEREMO ORANTE...""TI RICODEREMO ORANTE...""TI RICODEREMO ORANTE..."in punta di piedi, con discrezione e rispetto. Bastava,da parte nostra, un cenno, l'apertura del cuore, e tu erigià lì, nelle notre case.Sei sato davvero sacerdote: altre mansioni, puramentelaiche, sono da affidare a collaboratori parrocchiali o,meglio ancora, diocesani per questioni legali o buro-cratiche. La sera dell'annuncio, ritornando a casa, ame è venuto in mente un aneddoto relativo al SantoCurato d'Arsa, che, sentendosi inadeguato a gestireuna parrocchia poco praticante per gli influssiilluministici del tempo, di notte, con una lanterna acce-sa ed un fagotto delle sue povere cose, stava fuggendoa piedi. Ma i suoi parrocchiani erano vigili, subito ac-corsero e lo fermarono, riaccompagnandolo in canonica.Noi, invece, abbiamo sonnecchiato ed ora ci poniamotante domande, solo apparentemente inutili, perché ilseme è stato gettato, la Grazia di Dio ne farà tesoro.Ti salutiamo con grande riconoscenza: noi presenti, gliammalati e i disabili rimasti a casa, forse anche gliindifferenti.Da figli distratti ti chiediamo scusa.Grazie don. Non possiamo dimenticare Dino e Carla,sempre disponibili per qualsiasi servizio: in canonica,chiesa, sede Caritas, sagre, ritiri, feste, aiuti ai biso-gnosi e tant'altro. Grazie.

Bruna Volpe

Rinfresco di saluto.

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È una promessa che penso di potermantenere.E l’invito purtroppo è ancora astratto.Quando saprò e saprete la mia futuraparrocchia vi aspetterò per un saluto.Sono ancora sacerdote per il tempoche Dio vorrà e lo sono per tutta laChiesa; anche se le modalità cambia-no le relazioni restano.

Vi invito perciò a tenerlo presente.Voglio includere in questo pensieroanche il saluto dei miei genitori, chemi hanno accompagnato in questi annie che ringrazio. Anche loro condivido-no con me questi pensieri e anche lorovi portano nel cuore e nella preghiera.Anche noi oggi, come Bartimeo, im-ploriamo il Signore e l’intercessione di

Maria Santissima affinché ci doni divedere e ci guarisca da quella cecitàche non ci permette di vedere l’operadi Dio nella nostra vita e in quella deglialtri.Soprattutto ci doni quella fede checonduce alla vita eterna vero e unicotraguardo della nostra esistenza.

Cominciamo con l’anagrafe...

Sono nato il 3 dicembre 1982 aGolcowa, paesino grande circa comePalagano, situato nel sud-est dellaPolonia; penultimo di sei fratelli, tredei quali religiosi. Il papà lavorava comeruspista in un’impresa di movimentoterra, ora entrambi i genitori sono inpensione.

La tua formazione scolastica?

Dopo le scuole medie ho intrapresogli studi da geometra, superata lamaturità mi sono preso un anno di ri-flessione perché sentivo forte la chia-mata al sacerdozio. Mi piaceva poterportare l’annuncio del Vangelo allagente, ma avevo dei dubbi, non riusci-vo a prendere la decisione. In quelperiodo il mio cappellano mi ha aiuta-to tantissimo. Inoltre poco lontanoc’era un istituto di Gesuiti che orga-nizzavano tantissimi ritiri ai quali hopartecipato, mi hanno chiarificato lavocazione.La decisione definitiva di diventare pre-te è avvenuta all’indomani di un pelle-grinaggio alla Madonna di Czesto-chowa (400 chilometri in 12 giorni).Ritornato a casa ho chiesto al mioparroco ed ho fatto domanda per en-trare in seminario. Lì ho fatto due annidi filosofia e quattro di teologia; sonostato ordinato sacerdote il 30 maggio

2009 dopodiché sono stato man-dato in una parrocchia comecappellano, per un anno, fino aquando il mio vescovo mi ha chia-mato per propormi il trasferimen-to in Italia.Inizialmente ero molto preoccu-pato: il paese nuovo, la lingua...nei miei programmi c’era ben al-tro.Arrivato in Italia sono stato ac-colto in seminario a Modena,dove ho cominciato ad impararela lingua e dopo 15 giorni ho ce-lebrato la prima messa in italia-no. In seguito sono stato man-dato a San Felice dove sono sta-to per quattro anni.

Cosa pensi dell’Italia?

Dell'Italia penso solo cose belle, misono trovato bene; chiaramente ovun-que c’è la gente buona e meno buo-na, ma noi quello che possiamo farelo facciamo per tutti. Questa è la mis-sione.

Prime impressioni dopo due setti-

mane a Palagano?

Belle, la montagna mi è sempre pia-ciuta!Però i miei nuovi parrocchiani mi han-no ingannato, mi avevano detto: "Quinevica in febbraio forse in gennaio,

puoi stare tranquillo" invece, a parte ilgiorno del mio insediamento, bellissi-mo, dopo tre giorni è nevicato. Nonche abbia paura della neve, in Poloniala neve c’è da novembre fino a marzo,ma non ero preparato. La montagnainnevata è stupenda, ero aBoccassuolo, ho fatto delle foto e leho mandate subito ai miei ex parroc-chiani di San Felice: "Guardate chespettacolo!".

Dobbiamo interrompere, suona il cam-

panello, ma avevamo comunque fini-

to, lo saluto e lui mi dona uno dei suoi

sorrisi solari… disarmante.

Quattro chiacchereQuattro chiacchereQuattro chiacchereQuattro chiacchereQuattro chiaccherecon con con con con DON TOMEKDON TOMEKDON TOMEKDON TOMEKDON TOMEK

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10 la LUNA nuova - Dicembre 2015

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Il “Collettivo FX” attraverserà tutt’Ita-lia, in venti tappe, con un progetto ar-tistico che ha coinvolto anchePalagano: “Dietro ogni matto c’è unvillaggio” è un’iniziativa che nasce perriunire la comunità attorno ad un ri-tratto che, in qualche modo, accomu-na tutti. Per far parlare e, forse, spet-tegolare circa la vita e gli aneddoti diquel “matto” - bonariamente parlando- conosciuto da tutti, direttamente oper fama. L’amministrazione comuna-le, insieme a Guido Levi e CristinaDignatici, ha pensato anche al nostropaese, tradizionalmente abitato da“matti” di ogni sorta e ha scelto di raf-figurare Oreste Gianaroli, palaganeseper adozione e ricordo vivo – per imotivi più svariati – nella memoria diognuno."FX" si propone di "inquinare il cemen-to armato" e, così facendo, tutelare ilpaesaggio della Nazione. Il collettivonasce a Reggio Emilia nel 2010, conl’obiettivo di incrementare il patrimo-nio storico-artistico dell’Italia, senzacreare qualcosa di nuovo,ma interve-nendo nel territorio per modificarlomigliorandolo. L’intento è infatti quel-lo di operare nelle periferie delle città,o comunque nelle zone in cui le attivi-tà artistiche sono meno sviluppate,

ORESTE RICORDATOORESTE RICORDATOORESTE RICORDATOORESTE RICORDATOORESTE RICORDATOCON UN MURALESCON UN MURALESCON UN MURALESCON UN MURALESCON UN MURALES …non mi sono mai reso conto,

per esempio, di quanti visi ci sono.Di uomini ce n’è una quantità,

ma di visi molti di più,perché ogni uomo ne ha parecchi.

Ci sono persone che portano un viso per anni, ènaturale che lo logorino, diventa sporco, cede

nelle pieghe, si trasformacome un guanto calzato in viaggio.

Persone econome, semplici; non lo cambiano, nonlo fanno neppure pulire.

“Va abbastanza bene” affermano,e chi può loro provare il contrario?

Certo ci si domanda, poiché hanno parecchi visi,che ne fanno degli altri. Li mettono da parte.

Li porteranno i loro figli.Ma accade pure che con quei visi

ci escano i loro cani.Perché no?

Un viso è un viso.

(Rainer Maria Rilke)

dove le idee non si trasformano in ope-re d’arte e dunque mancano di vitali-tà. Anche per Palagano è stato pen-sato un intervento artistico, che si in-serisce in questo progetto a tappe:dopo l’ecologista Hans Cassonettoa Bolzano e il musicista Genesisa Mantova, è toccato ad Orestedel “Monte” di Palagano.Il murales che lo ritrae è statorealizzato da Simone di "FX"in un paio di giorni e lo svolgi-mento del lavoro ha raccoltodiversi passanti, interessatie incuriositi, che hannocicalato almeno un po’ sul“buon Oreste”. Ricono-sciuto dai più e ricordatoda tutti, Oreste ha costi-tuito il pretesto per uno scambiodi ricordi e per l’ammirazione nei con-fronti dell’opera d’arte che ora decorail Teatro comunale del paese.Girava il centro e la periferia / con lo

scardazzo Oreste Gianaroli / tutti lo

salutavan sulla via / di lana e crine

discioglieva i bol” / l’epigrafi dai mur

strappava via / con sagaci commenti

e strani voli. / Un giorno che pranza-

va a casa mia / dal salame i lardini

tolse via! Così lo ha ricordato BrunoRicchi nella "Ballata della Valle" (la

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L’arte al servizio della comunità

luna nuova, num. 42, 2013);ma anche Silvano Braglia gli hadedicato una poesia, dalla qualesono stati tratti i versi scritti a fiancodel murales. Una personalità,dunque, o – come è stato scritto –un’ “istituzione” che, d’ora in poi,ancor più difficilmente sfuggirà dallamemoria paesana.

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11la LUNA nuova - Dicembre 2015

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CERCHIAMO FOTO DI UNA VOLTAE' in corso la stesura di un libro fotografico con l'obiettivo didocumentare usi, costumi, tradizioni, modi di vivere di unavolta nel nostro comune. L'idea è nata in seguito al recuperodi numerose foto antiche, utilizzate anni fa nell'allestimentodi una mostra fotografica a Palagano.SE QUALCUNO FOSSE IN POSSESSO DI FOTOGRAFIE "ANTI-CHE", CHE POTREBBERO ESSERE UTILIZZATE NELLA STESU-RA DEL LIBRO E INTENDESSE METTERLE A DISPOSIZIONE,PUO' CONTATTARE SILVANO BRAGLIA (0536/961404) OLA NOSTRA REDAZIONE ([email protected] - Tel.0536 961621 - 339 3959487).Le fotografie verranno digitalizzate e prontamentericonsegnate al proprietario senza subire alcun danno.

IL BORGO DEI PRESEPIIL BORGO DEI PRESEPIIL BORGO DEI PRESEPIIL BORGO DEI PRESEPIIL BORGO DEI PRESEPILama di Monchio

A Lama di Monchio torna in scena la"magia" del Natale con l'allestimentodi numerosi presepi realizzati dagli abi-tanti del borgo e, novità di quest'anno,anche dagli abitanti del resto del co-mune.L'edizione 2015, infatti, è arricchita dal"Concorso e mostra dei presepi". E'stato riservato uno spazio dedicato ad

ogni frazione e al capoluogo per l'alle-stimento di un proprio presepe che par-teciperà al concorso, con premiazio-ne il 6 gennaio 2016.Come di consuetudine, in occasionedella festa di Santa Lucia, il 13 dicem-bre, viene aperta ufficialmente la ma-nifestazione.Sarà possibile visitare il borgo e am-

mirare i presepi fino al 31 gennaio2016.E' un'occasione da cogliere e valoriz-zare assieme alle altre iniziative orga-nizzate durante tutto l'anno a Lama diMonchio (Palio dello spaventapasse-ri, giochi di una volta...) e che rendonoonore ad una piccola ma attiva ed uni-ta comunità. (db)

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12 la LUNA nuova - Dicembre 2015

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C’era una volta una zona di Palaganoun tempo animata da tante attività eda fervente vitalità, poi tristemente ab-bandonata e destinata, piano piano,allo sfacelo.C’era una volta una zona dal gloriosopassato, ma ormai divenuta un gratta-capo, a seguito di decenni trascorsitra cessioni, acquisti, sogni, incubi ecattive gestioni.C’era una volta un bando vinto, tantisoldi ottenuti ed un progetto per co-struire una struttura nuova di zecca,nella speranza di incominciare arilanciare la zona.C’era una volta una ditta che dovevacompiere i lavori, che li ha pure inizia-ti, ma della quale poi si sono perse letracce (a Palagano ovviamente).C’erano una volta tante chiacchiere inpaese, tante versioni differenti, un po’di polemiche, alcune lamentele e qual-che lettera anonima (troppo ignoranteed imprecisa per essere commenta-ta).Come vedete, di “C’era una volta” cene possono essere parecchi: molte-

plici incipit per una storia che, in ognicaso, lascia una sensazione malinco-nica, con un pizzico d’amarezza.Ovviamente stiamo parlando della si-tuazione di “Casa Papa Giovanni XXIII”,subito sopra il centro di Palagano, edell’ormai famigerata palestra che quidovrebbe sorgere. Sì, usiamo tutti icondizionali del caso, visto che, almomento, non si può proprio fare altri-menti.Nel piazzale dove dovrebbe esserci lanuova struttura, infatti, c’è una diste-sa di cemento, una rete metallica asigillare il cantiere e la solita aria d’ab-bandono. Di operai e di macchinarinemmeno l’ombra da parecchi mesi,con la data di inaugurazione che slittain avanti, verso un futuro piuttosto vago.Un "Caso Palestra" tanto poco chia-ro, da giungere fino alle orecchie del-

l’Assemblea legislativa regionale, nel-la quale, poco tempo fa, i consiglieriStefano Bargi e Marco Pettazzoni han-no presentato un’interrogazione al ri-guardo. Insomma, tutti vogliono capi-re: cosa sia successo e che cosa stiacapitando ora.Per fare chiarezza, siamo andati di-rettamente dal sindaco Fabio Braglia,che ha ricostruito una sintesi cronolo-gica della questione: "Allora, siamocirca a fine 2013 ed il Comune diPalagano partecipa al bando ‘6000Campanili’, ottenendo un importante fi-nanziamento (1 milione di euro), perla realizzazione di una palestra. Ci at-teniamo alle normative per istituire lagara d’appalto (curata da un ufficioapposito del Comune di Formigine),alla quale partecipano 3 ditte. La garase l’aggiudica la Pi.Ca Holding srl, gra-

Casa papa Giovanni XXIII

C'ERA UNA VOLTA...C'ERA UNA VOLTA...C'ERA UNA VOLTA...C'ERA UNA VOLTA...C'ERA UNA VOLTA...

Ancora una volta, ci muoviamo nella sfera del

condizionale, con l’onestà di aver chiesto chiarimenti, di

averli cortesemente ottenuti e di averli riproposti senza

giudizi di valore di sorta. La certezza, per ora, è una

sola: “C’era una volta una zona abbandonata e,

fino a prova contraria, c’è ancora”.

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zie ad un progetto che vince, in baseai criteri del bando: sia dal lato econo-mico, sia da quello relativo agli inter-venti migliorativi.Il Comune non ha ovviamente poteredecisionale al riguardo, visto che ilbando era stabilito su tali aspetti edera stato svolto in modo regolare.Il cantiere parte (3 ottobre 2014) se-condo quanto stabilito dal Ministero:l’unico vincolo ministeriale esistenteriguardava, infatti, proprio l’inizio deilavori, non il loro termine.A questo punto, la ditta ha un primoritardo rispetto a quanto previsto, per-ché nel frattempo ha presentato delleofferte migliorative (delle varianti), comeprevisto dal codice degli appalti. Il re-sponsabile tecnico (che appartiene aduno studio apposito esterno al nostroComune) deve prendere necessaria-mente in esame tali proposte e, allafine, arriva alla loro approvazione.A questo punto, partono i lavori e ven-gono fatte le fondamenta. Poi tutto siblocca: la Pi.Ca. trova difficoltà nelreperire aziende che forniscano le partiin legno per costruire la struttura. Tut-ta questa situazione è ampiamentedocumentata da e-mail protocollate, trail direttore dei lavori e la ditta.Visto che il cantiere rimane fermo trop-po tempo e soprattutto nei mesi esti-

vi, che sono quelli dove si dovrebbeconcludere maggiormente nelle nostrezone, il direttore dei lavori manda unordine di servizio alla ditta, chieden-dole di terminare i lavori secondo con-tratto. Intanto, però, viene propostauna seconda variante, che questa vol-ta non viene accolta.È a questo punto che giunge al nostroComune una nota dalla Prefettura, checi avvisa che alla ditta è stata negatala White List. Abbiamo, quindi, avviatotutte le procedure, come prevede inquesti casi la normativa vigente e sia-mo, al momento, in attesa che questoiter burocratico porti a qualcosa".Come andrà a finire? "Non lo sappia-mo e non dipende da noi. Speriamo sirisolvano in fretta le questioni burocra-tiche, che non spettano, però, al Co-mune di Palagano. A noi non interes-sa chi sarà l’azienda che farà i lavori:l’importante è che vengano conclusi eche rispettino tutti i progetti. Il Comu-ne ha lavorato nel pieno rispetto dellenormative e, quindi, siamo sereni: at-tendiamo che le questioni burocratichee legali vengano risolte dagli organicompetenti".A livello economico, la situazione pareessere chiara: "Il Comune si erapreventivamente assicurato di proce-dere per step con i pagamenti: quindi

è stato pagato quanto è stato fatto ebasta. A parte un anticipo previsto perlegge, con le quali sono state pagatele varie ditte che hanno lavorato. Nonc’è una perdita di soldi. Non abbiamonemmeno un termine stabilito per fini-re i lavori e, quindi, non rischiamo diperdere il finanziamento che ci spet-ta: attendiamo solo di sapere chi pro-seguirà il cantiere".Sui tempi, invece, è notte fonda: "Pro-prio non ne ho idea: speriamo il più infretta possibile: attendiamo novità abreve".Nessuno, dunque, si può ancora sbi-lanciare e, forse, già quando quest’ar-ticolo uscirà, gli scenari potrebberoessere nuovamente cambiati. La Pi.Capotrebbe ottenere il via libera per ripren-dere i lavori o, più probabilmente, po-trebbe esserci una revoca e, in tal caso,l’appalto andrebbe di diritto alla dittaseconda classificata alla gara(Piacentini Costruzioni), sempre chequesta accetti l’incarico. Ancora unavolta, ci muoviamo nella sfera del con-dizionale, con l’onestà di aver chiestochiarimenti, di averli cortesemente ot-tenuti e di averli riproposti senza giu-dizi di valore di sorta. La certezza, perora, è una sola: “C’era una volta unazona abbandonata e, fino a prova con-traria, c’è ancora”.

RESOCONTOECONOMICO

Uscite

Entrate

ATTIVO

3841,97

7427,45

3585,48

L'attivo della manifestazioneè stato devoluto a:

A.V.A.P. Palagano, per l’acquisto di attrezzatureper la nuova ambulanza: 2585,00

associaz ione S.C. I .L .L .A, per p roget t i d icooperazione internazionale: 1000,48

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14 la LUNA nuova - Dicembre 2015

RIFLESSIONIRIFLESSIONIRIFLESSIONIRIFLESSIONIRIFLESSIONIDI FINE MANDATODI FINE MANDATODI FINE MANDATODI FINE MANDATODI FINE MANDATO

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L’amministrazione comunale di Pala-gano ha recentemente organizzatodue incontri informativi, con l’intento diaggiornare la cittadinanza riguardo aciò che è stato fatto in questi anni e aciò che sarà prossimamente realizza-to. Ringrazio la redazione de "la Luna"per questa ulteriore possibilità che cipermette di raggiungere i nostri con-cittadini, così da fornir loro dati corret-ti e smentire anche qualche chiacchie-riccio sbagliato.Primo dato: abbiamo proceduto allacopertura totale del disavanzo che tro-vammo appena insediati: un milione dieuro che furono messi a bilancio comeentrate presunte di ICI, mai accertatee spese nei vari capitoli. Fin da subitoci siamo attivati per recuperare som-me da chi (o perché male informato, oignaro, o...) non pagava o pagava mol-to meno rispetto a quanto avrebbe do-

vuto.Un lavoro lungo e complesso, ma,che ha permesso di recuperarequasi metà della cifra e di aggior-nare e sistemare la banca dati delcomune. Il restante del disavanzo è sta-to coperto in parte con risparmi edavanzi di gestione dell'ente per leannualità 2013 e 2014 (120.000 euro) e in parte con la vendita di diritti di ta-glio su patrimonio boschivo dell'ente(360.000 euro). Tengo a sottolineareper primo questo dato di recupero, per-ché sono state una scelta ed un per-corso molto difficile e di grossissimaresponsabilità; esisteva la seria pos-sibilità di fare commissariare l'ente edover dichiarare il dissesto, ma abbia-mo ritenuto che se davvero volevamobene al comune e a chi ci abitava, noicompresi, non potevamo permettereche accadesse e così ci siamo assunti

le responsabilità del lavoro di altri e ab-biamo fatto quello che ritenevamo giu-sto fare: rimboccarci le maniche.L'avere sulle spalle questo disavanzo e i numerosi tagli, sempre più grossinegli anni, da parte dello Stato, ha fat-to sì che l'ente dovesse ricorrere al-l'anticipazione di cassa da parte deltesoriere, tenendo "ingessato" il comu-ne. Questo però non ci ha fermati: contanto impegno e buona volontà presen-tando progetti su progetti, domande sudomande, siamo riusciti a trovare fon-di extra che ci hanno permesso nonsolo di amministrare l'ordinario e con-tinuare ad erogare i servizi ma anchedi far fronte alle diverse emergenze che

RIFLESSIONIRIFLESSIONIRIFLESSIONIRIFLESSIONIRIFLESSIONIDI FINE MANDATODI FINE MANDATODI FINE MANDATODI FINE MANDATODI FINE MANDATO

In primavera 2016 saremo chiamati alle urne per eleggere una nuova amministrazione

comunale. Ormai vicini al termine del mandato elettorale

abbiamo chiesto ai gruppi di maggioranza e minoranza

una riflessione riguardo l'esperienza amministrativa

svolta. Ci ha risposto Fabio Braglia, sindaco del

comune Palagano; il gruppo di minoranza ha preferito

non aderire all'invito.

FABIO BRAGLIAFABIO BRAGLIAFABIO BRAGLIAFABIO BRAGLIAFABIO BRAGLIASindaco del comune di Palagano

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ogni anno non sono mancate e di fareinterventi importanti su strutture, stra-de ed arredo urbano.Infatti, in 5 anni abbiamo sistemato fra-ne, riaperto strade, fatto drenaggi perpiù di 2 milioni di euro; abbiamo rea-lizzato il metanodotto a Monchio finoalla zona artigianale (ora in esecuzio-ne), per 750.000 euro; sono stati tro-vati fondi per la realizzazione del Pon-te del Mogno (800.000 euro), affidatoalla provincia di Modena e da realiz-zarsi entro l'estate; è stata attivata l'am-bulanza d'area con sede a Palagano,con infermiere professionale a bordoed autista 118 ; è stata sistemata edarredata la sede 118 (40.000 euro); èstata sistemata ed arredata la palaz-zina ostello di Palagano (60.000 euro);ottenuto un contributo di 1 milione dieuro per la realizzazione della palestra(pronta per la prossima estate); è sta-to realizzato l'adeguamento sismiconella scuola di Monchio (60.000 euro);abbiamo realizzato l'impianto fotovol-taico ad autoconsumo per le scuole diPalagano (45.000 euro). Tutto questosenza che i cittadini ed il comune ab-biano dovuto spendere un euro.Poi ci sono stati i progetti misti a com-partecipazione dove abbiamo ottenu-to contributi  in percentuale e il man-cante è stato coperto con fondi propridell'ente e con mutui: il progetto per-corso miniere a Toggiano (contributodi 45.000 euro  e 14.000 euro a caricodell'ente); è stata realizzata la costru-zione della struttura antisismica in le-

gno nel parco comunale (contributo di88.352,08 euro e 155.000 euro a cari-co dell'ente); è stata realizzata lapavimentazione delle scuole elemen-tari e medie (contributo di 50.000 euroe 18.000 a carico dell'ente); sono statiinstallati i serramenti di tutto il poloscolastico di Palagano ed il secondoimpianto fotovoltaico (contributo di60.000 euro per il risparmio energeticoe 155.000 euro a carico dell'ente).Abbiamo, in 5 anni, speso quasi unmilione di euro in manutenzione stra-de ed asfalti. E' stato rinnovato il par-co macchine del comune (acquistatidue scuolabus, un camioncino  ed untrattore, noleggiate due macchine,rottamati due camioncini, due pullmini,un veicolo 4x4, quattromacchine,venduta una terna e un trat-tore vecchio) con un risparmio su spe-se e manutenzioni di più del 60%.Abbiamo installato il Wi-Fi gratuito nel-le piazze di tutto il comune,costituita ed organizzata la nuova bi-blioteca comunale, imbiancate le scuo-le, ristrutturata la palestra scolastica,ripristinata la stazione ecologica e im-plementato il servizio con operatore;abbiamo cofinanziato, tramite contri-buto fondazione Cassa di risparmio diModena di 100.000 euro, l'acquisto didue ambulanze per l'AVAP, istituito ilpercorso dei "sentieri della memoria"dedicati alla strage con apposita car-tellonistica e cartine nonché supportointernet e GPS.Abbiamo sostenuto l'istituto superiore

di Palagano "Liceo Paritario Maria Im-macolata", sia con fondi che con sup-porto tecnico, e trovate le risorse tra-mite Miur, Provincia e Regione per av-viare il percorso di statalizzazione.Nonostante la crisi, il disavanzo, i ta-gli, credo che ci siamo fatti valere edabbiamo portato grossi risultati.Molte critiche sono arrivate sul progettodi raccolta differenziata che, nonostan-te gli aumenti avuti in generale sullatassa rifiuti, ha fatto comunque rispar-miare risorse ai cittadini e portato ilnostro comune ad un buon livello; perquesta ragione, viste le nuove norma-tive che prevedono nei prossimi annidi dover incrementare pesantementela raccolta differenziata, noi saremopiù avvantaggiati. In cantiere abbiamodiversi progetti che stanno prendendoforma e già da inizio 2016 partiranno:struttura per anziani,teleriscaldamento,ripristino buca di Susano, progettoagricoltura. Sicuramente ho tralascia-to molte cose ma ho preferito sottoli-neare le principali.Ne approfitto per mandare a tutti uncaro saluto ed un augurio speciale dibuone feste  a nome di tutta l'ammini-strazione e dei dipendenti del comunedi Palagano, con l'auspicio che il nuo-vo anno voglia essere per tutti il terre-no di prova per lasciare da parte rab-bia e rancori e tirare fuori entusiasmoe partecipazione, per costruire unpezzettino di mondo migliore, almenoa casa nostra...Buon Natale e felice anno nuovo,

Per i consumatori europei i prodotti che vengono dalla montagna hanno un valoreaggiunto. A dirlo sono i dati di Eurobarometro, secondo i quali il 65 per cento degli intervistati

tiene in maggior considerazione le produzioni montane. Dato che sale all’80 per cento nel caso deiconsumatori italiani. Eppure non è sempre facile capire quale prodotto venga dalla montagna, o se un prodottoreclamizzato come montano sia effettivamente tale. L’Unione europea ha istituito in questo senso l’Indicazione

facoltativa di qualità (Ifq) "Prodotto di Montagna", una dicitura ancora poco conosciuta e scarsamente diffusa.Per fregiarsi dell’Ifq il prodotto, secondo il regolamento UE 1151/2012, deve avere materie prime o alimenti peranimali provenienti essenzialmente da zone di montagna, mentre nella stessa zona deve avvenire anche la trasfor-mazione del prodotto (se prevista).

Indicazione facoltativa di qualità

PRODOTTO DI MONTAGNAUn'opportunità per le aree montane

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16 la LUNA nuova - Dicembre 2015

Il Comitato Contrada Aravecchia co-mincia la sua attività nell’agosto 1991dalla volontà di circa una trentina dipersone di riprendere ad organizzareuna vecchia festa estiva, la “Festa deiMatti”, nata nel 1969 nei boschi deiPianacci. Il nome della sagra si ispiraal poemetto di Don Gaetano Nizzi, nelquale il sacerdote canzona goliardica-mente gli abitanti di Palagano, definen-doli “matti” per la loro voglia di scher-zare, divertirsi, fare baldoria.

Quest’anno la festa è arrivata alla 25a

edizione, con grande successo in ter-mini di partecipazione: durante i quat-tro giorni della manifestazione sonostate stimate circa 20.000 presenze.Nel corso degli anni la festa si è in-grandita in termini di animazioni, diproposte e di pubblico, tanto da pas-sare dal centro abitato del nucleo di“Aravecchia” (da qui il nome dell’asso-ciazione) all’area del parco comunaledi Palagano.La manifestazione paesana si svolgenell’arco di quattro giorni - in generedal 12 al 15 agosto di ogni anno - ed èdedicata ad un pubblico vario: bambi-ni, giovani, famiglie e persone anzia-ne. Vengono proposte animazioni,spettacoli e musica, anche popolare:il “Canto del maggio”, ad esempio, èun’antica tradizione molto apprezzatadagli anziani del nostro territorio.Di notevole importanza il progetto de-dicato ai bambini, che viene propostoormai da nove anni, denominato “Unapazza isola per piccoli matti!” colloca-ta nella piazza del Municipio dove ilComitato ha allestito uno spazio nelquale i bambini possono giocare esbizzarrirsi con attività diurne, spetta-

coli pre-serali e serali, una girandoladi iniziative a cura di animatori ededucatori specializzati, che si occu-pano dei più piccoli, alternando mo-menti di puro svago a piccole riflessio-ni; allegre passeggiate nel verde e gu-stose merende. Alla sera, come per “igrandi”, uno speciale teatro ha ospita-to veri e propri spettacoli: la scuola diballo, le marionette musicali, la magiadelle ombre e le fiabe animate!La manifestazione, organizzata in col-laborazione con l’Amministrazionecomunale, con tutti gli esercenti, coni commercianti del Comune e con dit-te della provincia di Modena, ReggioEmilia, Bologna e Milano, è ad acces-so completamente gratuito e si rivolgead un pubblico vasto, residenti e turi-sti, con la possibilità per una famigliadi trascorrere una giornata all’aria aper-ta, all’interno di un parco, con musi-ca, divertimento, animazione e la pos-sibilità di degustare prodotti tipici:

NNNNNotizie otizie otizie otizie otizie ddddda a a a a PPPPPalagalagalagalagalagaaaaano e no e no e no e no e dddddiiiiinnnnntornitornitornitornitorni

25ANNI

IL COMITATO ARAVECCHIAe laFESTA DEI MATTI

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17la LUNA nuova - Dicembre 2015

ciacci, polenta con cinghiale, tortellonidi ricotta, gnocco fritto, tigelle e la tor-ta di riso e patate, specialità gastro-nomica ricavata da un’antica ricettatradizionale del nostro Appennino.La “Torta di Riso e Patate”, che è sta-ta tramandata di generazione in gene-razione, infatti, è un piatto che già apartire dagli anni '30/'40 si trovava sul-le tavole dei nostri nonni. Veniva pre-parata con ingredienti “poveri”, quali pa-tate, formaggio stagionato, panna, lat-te, riso. Quando non c’era quest’ulti-mo cereale, “un po’ più caro”, venivasostituito con il farro. Tutto l’impastoveniva cotto direttamente sulle bracidei camini e rappresentava l’alimenta-zione completa della domenica. Gliamanti di questo piatto lo possono tro-vare tutto l’anno presso i due Forni diPalagano. Gli ingredienti attuali sono:patate, riso, latte, panna, parmigianoreggiano stagionato, lardo, aglio, ro-smarino, pepe e sale. Il “riso” della tortadi patate di Palagano è la variante ri-spetto alla torta che si è soliti trovarein Appennino nella quale questo ingre-diente non viene utilizzato.L’attività del Comitato Contrada Aravec-chia, oltre a quella estiva della “Festadei Matti”, considerata principale perl’entità ed il tempo che impiega l’ or-ganizzazione , continua anche nelcorso dell’anno con la partecipazioneai vari eventi che si svolgono sul terri-torio comunale, come ad esempio la“Sagra del Ciaccio”, che si tiene a finegiugno e i "Mercatini natalizi" a dicem-bre.

Nel corso degli anni, grazie al ricavatodelle varie feste, il Comitato ContradaAravecchia, essendo un’associazionesenza scopo di lucro, ha investito fon-di nell’acquisto diretto di varie attrez-zature: gazebi estensibili in PVC chiusilateralmente, pagode aperte sui quat-tro lati, box in acciaio zincato, tavoli epanche, attrezzatura da cucina.Tutto ciò viene utilizzato, nel corsodell’anno anche da altre associazionidel territorio: Polisportiva di Palagano,Savoniero e Boccassuolo, Parrocchiadi Palagano, AVIS e AVAP, Pro Loco eMaestri Ciacciai di Palagano.L’Associazione ha partecipato diretta-mente anche al miglioramento delparco comunale: acquisto del gioco“Palestrina Multipla”, copertura dellegradinate in legno, costruzione, insie-me al Comune, di una struttura in le-gno adibita a bar e magazzino, pavi-mentazione della pista di pattinaggio,pannelli in legno per il palco, costru-zione delle piattaforme in cemento perlo stand della pesca e per la colloca-

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zione del box da adibire a cucina (in-sieme al comune), costruzione e si-stemazione della cunetta principale trail vialetto del parco, la pista di patti-naggio e la scarpata dietro al bar, co-struzione di una fontana pubblica insasso, in memoria di un socio dell’as-sociazione: Bruno Marasti.Tra le finalità del Comitato, rientra l’at-tività scolastica dei bambini e ragazzidel territorio, pertanto, l’associazioneha acquistato direttamente, nei varianni, materiale didattico e attrezzatu-re necessarie al buon funzionamentodelle seguenti scuole: Scuola dell’in-fanzia di Palagano (gioco-casetta dainterno ed esterno e materiale didatti-co), Scuola Primaria di Palagano (ma-teriale didattico e per il tempo libero),Scuola Secondaria di 1° gradoPalagano (materiale per l’aula informa-tica e iniziativa “Da Fossoli a Mathau-sen”), Scuola Secondaria di 2° gradodi Palagano – Liceo linguistico-peda-gogico (attrezzatura per campetto epalestra).Infine, dal 2001 al 2004, il ComitatoContrada Aravecchia ha partecipato,per conto dell’amministrazione comu-nale, alle varie edizioni di “Asso di gu-sto” a Modena, per la promozione evalorizzazione del proprio territorio dalpunto di vista turistico e gastronomico(con la torta di riso e patate).L’associazione si è dotata di uno spe-ciale logo identificativo, tratto dallostemma su un portale nel nucleoabitativo di Aravecchia ancora presen-te e visitabile.Risale al tardo-cinquecento, a sestoacuto, recante scolpito a bassorilievo,nella chiave d’arco, il simbolo dell’im-presa del diamante.

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18 la LUNA nuova - Dicembre 2015

L'OPINIONEL'OPINIONEL'OPINIONEL'OPINIONEL'OPINIONE

Palagano sei un paese ingrato! Per-ché? Perché una domenica sera disettembre, nel nostro teatro, si sonoesibiti i ‘Poetineranti’ e, ad ascoltarli,c’erano 20 persone. Solo 20 miserepersone.Chissà cosa avevate tutti da fare dialternativo quella domenica sera, po-veri sprovveduti: solo perché c’era in tvMilan-Inter, solo perché volevate man-giarvi una pizza in pace, solo perchénon potevate perdervi il monologo del-la Littizzetto, solo perché il giornodopo ricominciavate a lavorare alle 4di mattina? So che siete pentiti dellavostra scelta e, così, vi aiuto a rime-diare: vi farò un breve riassunto dellaserata e vi spiegherò tutto quello chec’è da sapere al riguardo.Allora, partiamo dal nome: ‘Poetine-ranti’ significa poeti itineranti, hannounito questi due termini, risparmiando3 lettere, che, si sa, di questi tempibisogna fare economia su tutto. Sonoun gruppo… ma che dico, sono moltodi più di un gruppo: sono un gruppone,un collettivo organizzato, una comuni-tà, praticamente una setta.E cosa fanno? Girano, camminano, simuovono, zampettano e, intanto, scri-vono poesie. Fanno quello che facevaOmero nell’antica Grecia, ma senzaessere ciechi, senza essere in Greciae, soprattutto, senza scrivere l’Iliade ol’Odissea. Seguono un codice compor-tamentale rigidissimo, basato su 2 co-mandamenti fondamentali:

1. Se puoi correre, corri; se non puoicorrere, cammina; se non puoi cam-minare, passeggia; se non puoi pas-seggiare, immagina di farlo.2. Ama la poesia come te stesso; amail prossimo tuo come una rima bacia-ta.Sono molto seri in questo loro stile divita, tanto che il loro presidente, chein realtà si fa chiamare "Maestro", haraccontato questo aneddoto: "Un gior-no, mentre camminavo in Galizia, ungiovane si è accostato a me, suppli-cando: 'Maestro, Maestro, fammi ve-nire con te!'. Io l’ho guardato e gli horisposto: 'Va! Saluta i parenti, vendi tuttii tuoi averi e portami i soldi ricavati:sarai ben accetto'. Non l’ho più visto;non era pronto per essere uno di noi.Ricordatevi dunque: ci sono parecchipoeti e ci sono anche molte personeche camminano, ma quelli che fannopoesia mentre camminano sono raricome i cammelli che vivono nelle crunedegli aghi". Sinceramente, dopo cheha raccontato questa parabola, io erogià pronto a vendere casa e macchi-na, per unirmi a loro, ma mio padrenon era tanto per la quale e, quindi,continuerò a scrivere in prosa da se-duto.Comunque, la serata funzionava così:tre "poetineranti" si alternavano sul pal-co, leggendo le loro poesie, ma, pri-ma di iniziare, il Maestro ha fatto untoccante discorso d’apertura: "In prin-cipio c’era il verbo e, poi, noi ci abbia-

mo aggiunto il soggetto ed il predica-to. Il verbo venne mandato tra la gentee, a quanti l’hanno accolto, ha dato ilpotere di diventare poeti itineranti…".Il Maestro, tutto infervorato, avrebbeanche proseguito volentieri, ma i suoicompagni l’hanno fermato e messo asedere, non so per quale motivo, maprobabilmente perché non rivelassetroppe verità a quello sparuto pubblicodi sempliciotti.Comunque, le poesie sono state dav-vero belle e sarebbe impossibile rac-contarvele tutte; quindi non posso cheriportare le mie sensazioni, elencan-dovi quante cose ho capito in quellepoche ore.Ho capito che anche una crepa sulmuro ha un’anima: nessuno, infatti, sichiede mai come vivano le crepe, cosapensino, come si sentano e, invece,anche loro hanno una storia. La crepanasce piccola, poi cresce e cresce e,mentre tutti la disprezzano, lei covarancore: alla fine fa crollare il muro dovesi trova e bona l’è.Ho capito che non è vero che le ricettedi cucina e le poesie non vanno d’ac-cordo: si può scrivere un intero canzo-niere, raccontando la miglior formuladell’anatra ripiena.Ho capito che uno scontrino fiscalepuò diventare il soggetto di un madri-gale, una sorta d’apostrofo bianco trale parole “uso il bancomat”.Ho capito che chi ascolta le rassegnepoetiche, al buio, nelle ultime file di un

PALAGANOSEI UN PAESEINGRATO!

Ho capito che bisogna essere bravi davvero, per cercare di far poesia con tanta passione,

anche in un mondo che non ha molto di poetico...

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19la LUNA nuova - Dicembre 2015

L'OPINIONEL'OPINIONEL'OPINIONEL'OPINIONEL'OPINIONE

teatro, tenendo gli occhi chiusi e latesta appoggiata al seggiolino davan-ti, non sta dormendo, no, no: sta riflet-tendo sul vuoto cosmico.Ho capito che, mentre leggi una poe-sia e fai un errore, puoi anche impre-care, che tanto la passi liscia, facen-do sembrare la parolaccia un elemen-to essenziale della composizione.Ho capito che, appena il poeta alza losguardo dal foglio, bisogna applaudireimmediatamente, se no lui continua aleggere.Ho capito che, a fine serata, bisognaprepararsi dei commenti standard, perdare l’impressione di aver capito tutto;in questo senso è sempre bene usareparoloni come: crepuscolarismo,settenari alessandrini ben ritmati,ipallage, litote, tessuto a sfondo erme-tico.Ho capito che dire “ieri sera son statoad una lettura di poesie” dovrebbe en-trare per diritto nel curriculum.Ho capito che, mentre si ascoltano lepoesie, bisogna far 'na faccia seriaseria e, ogni tanto, far di sì con la te-sta.Ho capito che un tifoso milanista, co-stretto dalla moglie a partecipare aquella serata, leggendo sul cellulareche la sua squadra del cuore ha perso

il derby 1 a 0, può tranquillamentemettersi a piangere come un vitello,che tutti lo riterranno un uomo di gran-de sensibilità.Ho capito che, verso l’una di notte, tiinizi a guardare intorno sconsolato edincontri lo sguardo supplichevole di unvecchietto, che, sottovoce, ti dice: "Manon erano itineranti sti poeti… itine-rassero tipo a Boccassuolo!".Ho capito che ci sono tanti modi diesprime l’amore, ma un poeta, peressere sicuro che il concetto passi,deve dire: "Amore, amore, amor, amor,amo l’amore, amore d’amore".Ho capito che far delle rime, quando,nello stesso componimento, si parladi: aranciata, dieta mediterranea, di-sturbi alimentari ed assistenti socia-li… Non è mica facile.Ho capito che si può provare un certosenso di vendetta furente nei confrontidi chi, per fare uno scherzo, è entratoin sala a fine serata, giusto per urlare"Vogliamo il Bis!", stimolando i poeti aproseguire per altri 40 minuti buoni.Ho capito che, se ti ritieni un poeta,ma i tuoi testi scatenano una rabbiaviolenta nel pubblico, puoi lo stessosperare di entrare nei Poetineranti: in-fatti, anche la fuga dal palco a gambelevate, per evitare le botte ed i lanci di

frutta e verdura, conta come "sposta-mento itinerante".Ho capito che il concetto di verso libe-ro, alle volte, è abusato un po’ troppo.Ho capito che, quando anche l’autoreinizia a confondere i nomi dei perso-naggi della sua storia, sei legittimatoad assumere un’aria interrogativa.Ho capito che la licenza poetica è unagran figata (e ‘figata’ è la mia licenzapoetica).Ho capito che il finale “Tutti morironosotto le macerie tranne due persone:la fine di molti, fu il loro inizio” non suo-na poi in modo così romantico.Ho capito che bisogna aver coraggio,per mettersi in mostra su un palcosce-nico, anche se è quello di Palagano eci sono 10 persone ad ascoltare.Ho capito che bisogna essere bravidavvero, per cercare di far poesia contanta passione, anche in un mondoche non ha molto di poetico.Ho capito che si può spendere unaserata, per le iniziative organizzate inpaese, che tanto, mal che vada, si fa-ranno due risate.Ho capito, soprattutto, che tutti vorrem-mo essere un po’ Poetineranti: averela forza di parlare di noi, essere ascol-tati da qualcuno e, alla fine, ricevereun bell’applauso.

Domenica 14 settembre: inaugurazionedella nuova ambulanza AVAP con la parte-cipazione del presidente della Regione Ste-fano Bonaccini, insieme alla consigliera re-gionale Luciana Serri, la vicepresidente del-la Provincia Maria Costi, i sindaci diFrassinoro (Elio Pierazzi) e Montecreto(Leandro Bonucchi), la responsabile provin-ciale della Protezione civile Rita Nicolini eMassimo Giusti, vicepresidente della Fon-dazione Cassa di Risparmio di Modena cheha garantito 43 dei 74mila euro necessariper l'acquisto del nuovo mezzo. "Oggi permantenere i requisiti d'emergenza un mez-zo deve essere cambiato dopo sette anni o

100mila km – ha spiegato il presidente dell'Avap Silvano Silvestrini – e noi abbiamo la necessità di tre ambulanze:una per l'Ausl quale mezzo avanzato con infermiere a bordo, una per l'emergenza-urgenza al servizio dei volontari euna per il trasporto intra ed extra ospedaliero". La citazione stampata sull'ambulanza fa riferimento alla vicenda del"generale Nicolò Leon(E)", trattata nella pagina seguente. (db)

NUOVA AMBULANZA AVAP

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20 la LUNA nuova - Dicembre 2015

Seconda missione

generale Nicolò Leon,

Palagano, Conclusa!

Per la seconda volta in qualità di Capodi Stato Maggiore dell'Esercito degliEntusiasti con enorme emozione ritro-vo scritto dietro ad un'ambulanza ilmotto del Generale Nicolò Leon(E):"L'arma più potente contro la sfiga, è ilsorriso!".Questo è stato possibile grazie al Sin-daco di Palagano (Mo) Fabio Bragliae a tutti i volontari dell'AVAP diPalagano (presidente SilvanoSilvestrini) che sentitamente ringrazioper la sensibilità e accoglienza riser-vatami.Da oggi l'Esercito degli Entusiasti haun nuovo distaccamento in quel diPalagano, una comunità che leggen-do quella scritta di certo riuscirà a sor-ridere e a far sorridere sopratutto quan-do le cose non andranno per il meglio.Sarete ambasciatori speciali del cre-do del nostro Generale Nicolò Leon(E)che vi sorveglierà dall'alto con il suoareoplanino e riuscirà tramite tutti Voia dispensare sorrisi.Oggi abbiamo avu-to la testimonianza, grazie ai volonta-ri, di che cosa siano la solidarietà, l'al-truismo e la tenacia. Il ringraziamentopiù grande va a tutti voi per quello chefate per gli altri ogni giorno contro lasfiga! Siete voi un esempio da segui-re! Non io. Sono onorato di essere ilvostro capo di stato maggiore.

Giovanni Gargano(Facebook)

Esercito, guerra, battaglia. Giovanni Gargano usa spesso queste parole quan-do racconta di Nicolò Leon, il suo bambino morto a cinque mesi di vita Gargano,assessore nel Comune di Castelfranco Emilia, ha scritto il libro “Nicolò Leon. Ilgenerale bambino”.E' la storia drammatica che ha colpito lo scorso anno la sua famiglia ma dopola quale lui e la moglie Marcella hanno scelto di “combattere anziché soccom-bere”. Un diario nato dal quel “bollettino di guerra” che ogni sera, dopo avermesso a letto la figlia Cecilia di sei anni, Gargano aggiornava sulla sua paginaFacebook. Per tenere informati gli amici ma anche per raccogliere intorno a séla forza, la speranza, la voglia di andare avanti.Nicolò, nato prematuro il 23 gennaio 2014, al quarto giorno di vita ha contrattouna grave infezione. 109 giorni durissimi; tre operazioni, i medici che tentanol’impossibile, il lento miglioramento, la dimissione. Cinque settimane di norma-lità (compresa una vacanza al mare). Ma il 17 giugno Nicolò muore in braccioalla pediatra che era venuta in visita a casa.Per la famiglia Nicolò rimarrà sempre un generale: per un bimbo prematurocome è stato lui la battaglia che ha portato avanti per restare in vita è stataepocale. "Scrivere la storia di Nicolò è servito a sentirsi senz’altro meno soli,più forti. Ma mi piacerebbe che fosse utile a chi vive momenti di difficoltà estress come quelli che abbiamo affrontato noi”, ha dichiarato Gargano. Il dolorevissuto sulla propria pelle alla fine scatena "Altruismo, solidarietà. La caparbie-tà di Nicolò, il suo carattere combattivo, saranno sempre con noi. E ci guideran-no nel fare del bene. Nicolò vive, il generale Nicolò Leon(E) vivrà sempre dentroognuno di noi, ogni volta che risponderemo alla sfiga con un sorriso, ogni voltache ci ricorderemo, che solo se ti arrendi hai perso ma se non molli, non perde-rai mai"Il ricavato della vendita del libro finanzierà il progetto dell’associazione Buona

Nascita di Carpi per la donazione del latte materno ai bambini prematuri.

Sulla nuova ambulanza il motto del "Generale Nicolò Leon"

VOVOVOVOVOLOLOLOLOLONTNTNTNTNTARIAARIAARIAARIAARIATOTOTOTOTO&&&&&SOSOSOSOSOLIDLIDLIDLIDLIDARIETARIETARIETARIETARIETA'A'A'A'A'

La storia del generale

Nicolò, è sostanzialmente

l’incubo di ogni genitore.

Quando si diventa padre o

madre, la prima cosa a cui

si pensa e per la quale si

prega è che il piccolo o la

piccola stiano bene, siano in

buona salute. Così non è

stato per Nicolò, una

sfortuna ed un destino

avverso, che non ha smesso

di insistere finchè non l’ha

avuta vinta. Ma la storia non

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" L'ARMA PIÙ POTENTECONTRO LA SFIGA È IL SORRISO!"

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21la LUNA nuova - Dicembre 2015

Dal primo ottobre 2014 la nostra associazioneha firmato un accordo con il Comune diPalagano e ormai da oltre un anno gestisce leattività del Teatro comunale. Un breve resocon-to, dunque, sulle iniziative che sono state svoltee su quelle in programma.Queste le tipologie principali delle attività organizzate: convegni del Gruppo sci di fondo e della CNA, diverse commediee spettacoli teatrali da dicembre 2014 a maggio 2015, organizzati dalla Compagnia teatrale Lama di Monchio eCompagnia teatrale "I Maciupiciu", saggi musicali e di danza, serate informative e presentazioni di libri. Di seguito ilcalendario completo delle attività svolte: 11 ottobre 2014, Convegno gruppi sci di fondo; 24 novembre 2014, ConvegnoCNA; 21 dicembre 2014 Commedia allestita dalla compagnia teatrale di Lama di Monchio; 27 dicembre 2014, "Corrida"- Esibizione musicale di cantanti locali; 27 gennaio 2015, in occasione della giornata della memoria è stata organizza-ta dal Comune di Palagano la proiezione del film "Il cielo cade"; 27 febbraio 2015, "Era meglio stare a casa" - spetta-colo teatrale de "I Maciupiciu'"; 12 aprile 2015, Andrea Abrami: My guitar passion: seminario di approfondimento dellatecnica musicale condotto da Andrea Abrami; 20 maggio 2015, Shrek a teatro... rappresentazione a cura della scuolaprimaria di Palagano; 27 maggio 2015, Saggio della scuola di musica di Palagano; 28 maggio 2015, Saggio dellascuola di danza di Palagano; 15 luglio 2015, Ideologia del "gender". Ricadute su famiglia, scuola, società. Il punto divista scientifico (Centro Culturale Il Faro); 13 agosto 2015: presentazione del libro "Nicolò Leon, il generale bambino",30 agosto 2015, Musica e poesia in lingua e vernacolo (Ass. culturale Poetineranti - Modena); 20 novembre 2015, "Unviaggio nella Divina Commedia" (Daniele Piacentini e Maurizio Bonelli); 6 dicembre 2015, Festa del liceo di Palagano;14 dicembre 2015, Saggio della scuola musicale di Palagano. In data ancora da definire uno spettacolo organizzatodalle scuole di S. Cassiano. Ricordiamo a tutti che accettiamo proposte culturali di ogni tipo, invitiamo quindi

a proporre iniziative e a tenere in considerazione il potenziale del Teatro comunale, adatto a serate cultu-

rali, informative, musicali...

Informazione, cultura, solidarietàda Palagano e dintorni

Associazione la Luna

TTTTTEEEEEAAAAATRTRTRTRTROOOOOTTTTTEEEEEAAAAATRTRTRTRTROOOOOcomunale

Contatti, informazioni, prenotazioni,consultazione del calendario degli eventi inprogramma nel Teatro comunale diPalagano

web: www.luna-nuova.it

mail: [email protected]

cell: 334 1537548

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22 la LUNA nuova - Dicembre 2015

Senza criteri nè regole...

Creare con le parole e raccontare l’irregolare.

Dedicato a chi vuole leggere racconti brevi o storie

assurde. Trame create per dare forma a un’idea, per trovare un

significato anche ai pensieri dall’apparente mancanza di senso…

Inviatei vostri scritti a

[email protected] irregolare

LIBERTA' DI NON PENSARE

Schiavi delle situazioni, schiavi delle circostanze, schiavi

del nostro pensiero. Liberi di non pensarlo.

Accade, e basta.

Facciamo piani su piani, cerchiamo di programmare ogni

singolo passo della nostra vita, abbiamo già deciso cosa

mangiare domani a pranzo, abbiamo già deciso cosa

indossare per quella cena, abbiamo già deciso che

passeremo la serata fuori con gli amici.

Lo abbiamo già deciso.

Abbiamo preso la nostra decisione, e cascasse il mondo

la porteremo avanti – pensiamo.

Sbagliamo.

Non controlliamo gli avvenimenti nella loro totalità, non

possiamo essere noi a prendere ogni decisione, sebbene

questa magari interessi solo la nostra persona.

E’ sempre tutto un punto di incontro, una scelta di

compromessi, di metà strade, di decisioni prese in

condivisione, non c’è mai nulla di completamente nostro.

Non sarebbe contemplabile il contrario. L’uomo non è

fatto per vivere da solo, è fatto per vivere in compagnia,

di

Enes

Ljesnjanin

per giudicare, per essere giudicato, per vivere del giudizio

degli altri, e anche per morirne.

La libertà cos’è se non la concessione di qualcosa che

reputiamo importante, da parte di altri in nostro favore?

Ci sentiamo obbligati a dover accondiscendere le volontà

di terzi, ma lo sentiamo proprio perché è così che vanno

le cose.

Nessuna decisione è davvero completamente solo

nostra. Siamo umani.

Avete mai conosciuto una persona in grado di mantenere

un segreto unicamente per sé? Prendersene cura, farlo

crescere, e tenerlo dentro di sé, fino a morire?

Io no, e discredo chi mi dice il contrario.

Viviamo di opinioni, viviamo di finte libertà, con la auto-

convinzione che se una scelta ci pare nostra, realmente

lo è. Ma non riflettiamo che se non ci fosse il giudizio di

terzi, non sapremmo neanche il significato di “prendere

una decisione”.

Siamo quotidianamente di fronte a bivi, e ogni volta

scegliamo se andare a destra o sinistra. Ci possiamo

impiegare pochi secondi, pochi minuti o anche giornate

a decidere, ma diremmo il falso se sostenessimo che la

decisione presa non fosse influenzata da nulla e/o nessuno.

Siamo fatti così: finchè non raccontiamo a qualcuno dei

nostri fatti, non ci pare di averli vissuti fino in fondo.

Non è una verità universale, è una verità empirica.

Mai nessuna legge lo proverà, ma stiamone certi, mai

accadrà il contrario. Se è vero che basta un caso per

determinare una legge fisica, è anche vero che basta un

caso per smontarla. E allora di cosa stiamo parlando?

Siamo così testardi, così orgogliosi, che pensiamo di poter

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23la LUNA nuova - Dicembre 2015

Scrivo irregolare

prendere delle scelte con la convinzione che siano

interamente e unicamente nostre. Siamo presuntuosi.

Siamo tutto, fuorché liberi individualmente.

L’unica libertà che ho incontrato, è stata quella

condizionata. Siamo fatti per non essere soli.

Ho poi incontrato persone discordanti con la mia idea,

ma quando ho chiesto loro: “Come definiresti il tempo?”

Alcuni sono rimasti in silenzio, altri hanno borbottato

mezze risposte.

A quel punto ho continuato: “Che tu sia una persona

cosiddetta ottimista o pessimista, non penso tu possa

trovare molte argomentazioni contrastanti in risposta a

ciò che penso io. Penso sia una grande scatola nella quale

siamo rinchiusi tutti noi, uno di fianco all’altro.

I lati della scatola si muovono e ci vengono incontro.

E prima o poi ci raggiungono. Quando ci raggiungono

veniamo schiacciati. Ora dimmi come possiamo pensare

di prendere scelte e decisioni libere e autonome in senso

lato, se ogni qualvolta proviamo a spostarci o muovere

un braccio, andiamo ad influenzare chi ci sta attorno. La

scatola è chiusa. Il coperchio è stato fissato da fuori”.

Qualcheduno ha provato a controbattere con un: “Ma io

le braccia le potrei alzare verso l’alto, senza infastidire

nessuno”.

“Benissimo.” - ho detto io - “Hai visto? Sei stato

influenzato dalle mie parole. La prima cosa alla quale hai

pensato è stata una soluzione al movimento delle braccia.

Non hai mai messo in dubbio il fatto che nella scatola ci

fosse l’umanità intera, e non tu da solo.” E ancora “La

tua proposta è stata fatta in virtù delle mie parole. Che

libertà hai avuto di darmi una risposta che non fosse

condizionata dalla mia domande?”

Silenzio.

Se poi vogliamo considerarci liberi in tutto e per tutto di

scegliere autonomamente, possiamo farlo. In fondo

viviamo di molte altre illusioni.

Non sarà di certo una in più o una in meno a farci cambiare

il modo di vivere.

Ho guardato in faccia ognuna delle mie scelte, e nessuna

di loro ha mai abbassato lo sguardo.

E poi qualcosa – una mano divina o una singolare

combinazione di eventi – capovolse la sfera di vetro, e

la piccola Marylù si mise a guardare il tranquillo agitarsi

di fiocchi di neve attorno alla sua casetta.

Come destata da un lungo sonno, si metteva in punta di

piedi per arrivare alla finestrella e perdere lo sguardo

nella tremula danza di coriandoli luccicanti. Uno scrollio,

e la terra ghiacciata si sollevava come per un magico

soffio di vento, si faceva spolverina e si spandeva leggera

nell’aria.

Ogni cosa – la casetta, il piccolo cortile, l’abete e il

piccolo muricciolo – restava in un silenzio perfetto, ma

la bufera silenziosa faceva pensare ad un sottile trillare

di campanelli e lillà. Marylù sentiva una curiosa voglia di

uscire fuori a giocare nella neve, ma quello spazio

indefinito del suo praticello le dava un forte senso di

angoscia.

Rimase al calduccio a guardare la nevicata dietro un

vetro. Non pensò al fatto che guardiamo – e spesso

non vediamo nemmeno – solo riflessi di un mondo

esterno in un cielo curvo di vetro e ogni cosa ci sembra

piccola o grande solo per uno strano gioco di concavità.

E gli ultimi fiocchi si posarono al suolo.

PICCOLA STORIA DOPO NATALE...

di

Federico

Piacentini

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24 la LUNA nuova - Dicembre 2015

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Ricerche, documenti e ricordiVVVVVaaaaal l l l l DDDDDrrrrraaaaagogogogogonnnnneeeeee DINe DINe DINe DINe DIN TORTORTORTORTORNININININI

IL FASCINODELLA RIMALe valli montane del Dragone, Dolo e Secchia,possono considerarsi l’epicentro di una lontanissimacultura popolare che si tramandavaattraverso strofe, versi e rime.

Quando, a cavallo della metà del 1300,in una delle sua “Lettere Familiari” ilPetrarca predisse che nell’alto mode-nese e reggiano, un giorno, persino ibuoi avrebbero finito per muggire inversi, il nostro territorio, al dire del prof.Sesto Fontana di Cargedolo, era giàallora innegabilmente attratto dal fasci-no della strofa, del verso e della rima.E una testimonianza lasciata daPetrarca, non è cosa da poco.Ma un’altra testimonianza importantecontemporanea al Petrarca e sfuggitaal Fontana negli anni ’20, rafforza latesi che le valli montane del Dragone,Dolo e Secchia, possano considerar-si l’epicentro di una lontanissima cul-tura popolare che si tramandava attra-verso strofe, versi e rime: il poemacomposto nel 1358 da Niccolò daCasola, “La Guerra d’ Attila” o sempli-cemente “l’Attila”, un poema cavalle-resco, scritto in sedici canti, di oltretrentasettemila versi alessandrini conmescolanza di endecasillabi e lunghetirate monorimatiche. E, guarda caso,l’unico esemplare manoscritto conser-vato in due grossi volumi cartacei, ècustodito nella Biblioteca Estense di

Modena quasi a voler dissipare ognidubbio che la Casola in cui nacqueNiccolò, altro non sia che quella no-stra modenese o quella reggiana.Già il prof. Pio Rajna, tra i più illustrifilologi del tempo, insieme a GiosuèCarducci ed Alessandro d’Ancona, nel1908, indagando sul luogo di nascitadi Niccolò si chiedeva “Ma da qualCasola aveva mai la schiatta preso ilvolo?” Altra ipotesi non poteva trarneche quella Casola fosse modenese oreggiana, più improbabilmente parmen-se.Pensiamo poi che la prima testimo-nianza appenninica del “Maggio”, chefa di strofe versi e rime la propria linfavitale, l’abbiamo un una scrittura del 7luglio 1792 fatta da don Matteo Cortie conservata in origine nell’ archivioparrocchiale di Casola, (salvo poi queldocumento essere spostato “misterio-samente” nell’archivio parrocchiale diVitriola per ragioni poco comprensibilidal punto di vista storico).Ma non tedierò oltre il paziente lettoree, dal XIV secolo salterò direttamentealla prima metà del XX, laddove i nonpochi compositori di “Maggio” presenti

nelle valli di Dolo, Dragone e Secchiafurono studiati in occasione della tesidi laurea del futuro prof. Fontana, suc-cessivamente da Lui ripresi nel libro “IlMaggio”.Erano quasi tutti contadini, di mode-stissima cultura, ma lettori appassio-nati, e non di molti libri, bensì di pochilibri, quando addirittura di un solo li-bro, ma questo uno o questi pochi li-bri, erano letti intensamente, meditatie rimeditati, non scorsi superficialmen-te e distrattamente e appena sfiorati edelibati, ma scavati e frugati in profon-dità, comparati e confrontati, pensatie ripensati, sentiti e risentiti e soprat-tutto gustati e rivissuti nei silenzi so-lenni e suggestivi dei verdi pascoli enelle lunghe veglie invernali.A Boccassuolo, ad esempio, scrive-vano testi: Puro Stefani di CasaMarchetti che nel 1928 a 14 anni scris-se il Maggio “Cabiria” originariamentedi 1000 strofe. Scrisse altresì i Maggi“I Sette contro Tebe” tratto da Eschilio,“L’Inquisizione di Spagna”, “Teseo eArianna”. Fu, tuttavia, il meno apprez-zato dal Fontana che lo definì incon-tentabile, con grande preoccupazione

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25la LUNA nuova - Dicembre 2015

Ricerche, documentie ricordi

SAN PEL-LEGRINOIN ALPETRA LEG-GENDAE STORIA

di riuscire originale ostentando noncuranza per gli altri compositori.Domenico Casolari, detto “Mèngola”nato forse a San Dalmazzo (San

Dalmass come si dice in dialetto) evissuto tra il 1875 ed il 1936 scrisse,tra gli altri, il Maggio “Fioravante eDusolina”, “I Figli di Oliviero”(Grifone ilBianco ed Aquilante in Nero) di 324quartine di ottonari più quattro quartinefinali settenari. Grande facilità di rimae scioltezza di verso. Buona proprietàe, alle volte, perfino eleganza. E’ ricor-dato dagli anziani come facileimprovvisatore.Per un Maggio, appena composto atempo di primato, domandava allaCompagnia, che lo voleva rappresen-tare, per esempio cinque lire! Trovava-no da ridire e non gliele davano? Eb-bene egli, seduta stante, con la mas-sima indifferenza, sopprimeva… la suacreatura, stracciandola, o dandola allefiamme.Si ricorda la discussa quartina delMaggio “I Sette contro Tebe” quandoTideo rivolto a Menelippo: "Non fidartidella donna/Ella è il fiore del mistero/Il suo amor non è sincero/ Vela il malsotto la gonna". Questo verso valse al-l’autore, pare, la distruzione di una ot-tantina di strofe, ad opera della mogliee del parroco.Ma il migliore, sempre stando al Fon-tana, fu Luigi Pighetti de “La Villa” de-finito nel primo dopoguerra il più fertileed il più versatile compositore diMaggi. Scrisse, tra gli altri Maggi,“Almerinda di Milano” di 396 strofe, e“Cleodolinda la Guerriera” di 354 stro-fe tratto da un romanzo dello stessotitolo. “Costantino Imperatore”, “Bovod’Antona” dai Reali di Francia scrittain lapis di 460 strofe, “I Pirati dellePraterie” e “Mainetto” di 491 strofe,“Ruggero di Risa” di 357 strofe, “Lavenuta di Annibale in Italia” di 422 stro-fe, “Fioravante” di 257 strofe,“Marcantonio e Cleopatra” di 430 stro-fe, finito di comporre il 24 febbraio 1925.Cosa è rimasto di questi e tanti altrilavori manoscritti?Poco, purtroppo.E parte di quel poco fortunatamente fusalvato da Romolo Fioroni, grande stu-dioso del “Maggio” scomparso alcuni

anni fa. Dalla testimonianza orale hotuttavia recuperato alcune curiosequartine dei frequenti sfottò, tra gli abi-tanti di Boccassuolo:

Là davanti allo steccato

Vedo Mengo con la forca

Barba lunga e faccia sporca

Par del diavol l’aiutante.

Cotto il forno di sicuro

Non temiamo alcun vicino

Sia a Gigòn che al Fiumalbino

Gliela abbiam messa nel culo.

(Gigione da Boccassuolo voleva con-vincere Mengo della Lissandra a chia-mare un esperto di Fiumalbo per pre-parare e cuocere la calce in un fornel-lo. Mengo e Puro Stefani, che compo-se nell’occasione le due quartine, ri-fiutarono sdegnati e provvidero poiegregiamente nella cottura).

Mentre feci una pisciata

Giù dal buco del camino

Ritornando al tavolino

La bottiglia era vuotata.

Bestemmiando Dio e Madonna

La bottiglia non la pago

Benché siam tutti di Lago

Non temete alcun vergogna?

(di Puro Stefani. Quartine composte inuna taverna di Lago, allorquando allon-tanandosi dal tavolo dopo aver ordina-to una bottiglia di vino, al ritorno la ri-trovò vuota).

C’è un ometto detto Gino

Che agli amanti mette male

Lodovico suo rivale

Lo chiamava Tredicino.

Quando vien dalla Matrona

Scappan tutte le galline

Si nascondon le gattine

L’infiammato non perdona.

(Di Gino Pighetti della Matrona diBoccasuolo, chiamato “Tredicina” dalrivale in amore Vico da Casa Marchetti)

Pasqualone su la Volpe

Che assisteva alla gran guerra

Vide Pietro andare a terra

Con un colpo di ramone.

(Quartina sui litigi dei tre fratelli Pighettidella Matrona sia tra di loro sia tra gliaabitanti di Casa Marchetti. Volpe è untoponimo di una altura sopraBoccasuolo, mentre il ramone è uncomponente dello “strascino” attrezzoagricolo a traino animale senza ruote)

Per tre giorni fece guerra

Sempre con la falce in mano

Ma il sudor grondava invano

Trenta chil di fieno a terra.

(Quartina sull’acquisto conteso di unafalce e successivo scarso risultato difieno raccolto).

Spostandosi oltre Dragone, una vec-chia strofa sulla torre della Verna ed ilrichiamo ad alcuni abitanti di quellaborgata:

“Della Verna Capitale

per gran legge è la gran torre

e il comando lo vò porre

a Mingon di Cardinale.

O Niceto, se tu fossi il mio vascello

quella torre vorrei alzare

con metallo risplendente

mille volte più del sole.”

Foto d'epoca.Boccassuolo. Rappresentazione del Maggio.

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26 la LUNA nuova - Dicembre 2015

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Sarebbe meglio intercedere

verso la Madonna perché si

evitino le guerre,

tutte le guerre,

anche quelle moderne

demagogicamente

intelligenti e pacifiche.

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Le immagini religiose datate 1915, conservate da mia zia Nice Casolarinovantacinquenne, riporta le invocazioni alla Madonna durante quella chesi continua a chiamare enfaticamente la "grande guerra" invece di tragicaguerra. Il regista Ermanno Olmi la racconta come una " grande truffa" neiconfronti di milioni di giovani morti.Sarebbe meglio intercedere verso la Madonna perché si evitino le guerre,tutte le guerre, anche quelle moderne demagogicamente intelligenti epacifiche.In Italia e all'estero si susseguono le Celebrazioni del Centenario. Per-tanto convegni, mostre fotografiche, rappresentazioni teatrali, letture ditrincea, cronache e lettere e testamento dal fronte, testimonianze , ri-flessioni su opere letterarie e figurative, visite ai sacrari, canti militari. Sirievocano la follia, la vanità personale dei comandanti, gli ordini difucilazione insensati degli alti ufficiali, di quei combattenti, poveri diavoli,

con la divisa sbagliata austro-ungarico! Non c'era bisogno della retoricadel tempo circa il "lavacro del mondo" per " purificare" l'umanità. Coi tagli

insensati alla cultura mancano i fondi peril restauro dei Sacrari militari per ri-

cordare almeno decorosamente inostri caduti. Ora la guerra si èevoluta, non si fa più in trincea,ora c'è la "guerra bianca", la"guerra pulita": quella dei droni.I piloti, pur teleguidando a distan-za i killer volatili, soffrono dellastessa patologia dei combattentisul campo, in più il costo di viteumane è altissimo.Le parole "guerra" e "pace", quasionomatopeiche, sono inflazionate,ma la storia non può essere affi-data solo e sempre alle guerre eai fanatismi: strumenti ideali perdistruggere il pianeta.Claudio Magris ha scritto un po-tente romanzo sugli orrori dellaguerra, nel quale considera lastoria "una crosta di sangue",

una discarica di rifiuti che tutto

LA GRANDE GUERRA

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27la LUNA nuova - Dicembre 2015

Ricerche, documenti e ricordi

lima, restaura, cancella.Narra di un archivista di guerra, Diego de Henriquez, che morì nel '74 in un rogo misterioso che distrusse buona parte deisuoi cimeli. Voleva fare a Trieste un "museo della cattiveria" ritenendo la pace il bene più grande dell' umanità. Fu propriodurante la sanguinosa prima guerra che il Prof Abram Piatt Andrew, per salvare gli innumerevoli feriti, fece nascere a Parigil'American Field Service, un servizio di ambulanze da cui poi l' Associazione Intercultura.L'Associazione promuove scambi internazionali fra studenti, umanitarismo, riconciliazione, educazione alla convivenzanella diversità.Nel ricordo della Grande guerra, l'Europa avrebbe qualcosa da raccontare ai popoli martoriato del vicino Oriente, fracomplotti dai diversi volti ma con identica e costante degenerazione. La rivendicazione del diritto allo stesso territorio aduna "striscia", va avanti da oltre 64 anni, dal 1948!Di fronte all'esodo planetario, pur auspicando che questi popoli possano vivere liberi nei propri paesi, il Papa invita a nonaver paura delle società multietniche. Per la vecchia Europa i migranti sono una risorsa, ma i suoi confini reticolati esbarrati, possono diventare per il Papa "frammenti", per il Presidente Mattarella "germi" della terza guerra mondiale.Significativi sarebbero Musei dell'emigrazione nei porti italiani da dove sono partiti bastimenti carichi di disperazione e diriscatto.La foto del piccolo Aylan ha commosso il mondo intero, ma per non cadere nella retorica pietistica ci sono i bambinisfruttati e schiavizzati nel lavoro minorile, le "paranze" della camorra; quelli più indifesi veri e propri strumenti dei "Signori"della guerra: utilizzati come bambini soldato arruolati come camicaze, traumatizzati e vittime di bombe e mine.Cento anni di silenzio sugli orfani "erranti" del genocidio armeno, conseguenza della Grande guerra, allora in corso.

Alcuni anni fa un sparuto gruppo di deputati italianiavanzò una proposta rivoluzionaria battezzata l'eserci-to di ricostruzione, formata da manodopera qualificataper interventi di edilizia, agricoltura, sanità, istruzione.Doveva imporre con lo sviluppo sociale ed economicola democrazia: per una vera e non ipocrita missione dipace!Scanzano in Basilicata, è la città testimonial della pacee dell'accoglienza. È stata visitata dal premio Nobelper la pace William Betty e personaggi dello spettaco-lo.In molte località italiane e straniere marce di uomini edonne a piedi scalzi con le candele bianche simbolodi fratellanza e con i colori della pace contro il razzi-smo; le comunità di Sant'Egidio, impegnate nell'Ecu-menismo.Nel giugno scorso, il Papa ha scelto appositamente divisitare la Bosnia e l'Albania, auspicando che Sarajevo,crocevia di etnie e religioni diverse, possa diventare laGerusalemme d'Europa. Il riscatto delle società stanella cultura in tutte le sue forme. La cultura fa paura.Lo provano gli scuolabus degli studenti incendiati, l'or-ribile uccisione del grande archeologo Khaled Assad.La distruzione e i saccheggi di templi e siti archeologicicome forma di autofinanziamento o per sfregio dellaciviltà e dell'idea stessa della storia.È' importante che i giovani capiscano il valore dell istru-zione e che magari ricordassero sulle loro t.shirt MauroSavio, un attivista accademico statunitense, di originesiciliana, famoso per i suoi discorsi! Celebrare, nonper emozionare, ma per costruire un futuro finalmentedi pace. Esaltare e premiare sempre di più eroi civili evirtuosi che eroi di guerra! La storia è complessa e lefratture fra le popolazioni, rendono ancora difficili e do-lorose la pacificazione tra le parti anche dopo centoanni. “Ubuntu" a tutti che nella lingua zulu vuol diresolidarietà, umanità.

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PARTEPaola Levrini, giunta da Sassuolo

gestiva l’A&O con il consorte

di figli e nipotini lieto stuolo

guidava con dolcezza e polso forte

ma di madre e di moglie il dolce ruolo

travolse in breve un rìo vento di morte.

Paola, alla tua famiglia hai dato tutto

il cielo te ne renda giusto frutto!

Lavorò da Tolmino a Savoniero

ove “CUCCIOLO” venne battezzato

Gianluca Tincani, possente e fiero

da tutti benvoluto e apprezzato

a Monchio diventò “comico vero”

pur nel lavoro serio ed impegnato.

Troppo presto ci mancano i migliori!

“Cucciolo” resterà nei nostri cuori!

Paola Levrini nacque a Sassuolo nel1946, padre ceramista e madre casa-linga, in famiglia un fratello e una sorel-la; consegue il diploma di Segretariad’Azienda e trascorre a Sassuolo la gio-vinezza; conosciuto Alessandro Giusti, sisposa il 13 maggio 1971 e avrà un ma-schio e due femmine. Nel 1982 la fami-glia si trasferisce a Palagano ove abite-rà prima nell’appartamento al secondopiano dell’Unicredit, quindi nel nuovocondominio del “sole” a Fogarola. Dal1982 al 2010 Paola gestisce col maritoil supermercato A&O in Piazza Ranucci

di Palagano. Carattere bonario ma deci-so, Paola ha avuto la gioia di accudireben sette nipotini, seguendoli con pas-sione ed impegno anche nel periododella scuola materna e delle successi-ve classi medie e superiori. Paola hasempre partecipato con entusiasmo atutte le attività del paese, dando sempredisponibilità e competenza. Negli ultimimesi della malattia ha dimostrato gran-de forza d’animo in ciò confortata anchedal meraviglioso comportamento delmarito Sandro.

Tincani Gianluca, di Gianni e MacchioniAdalgisa, nasce a Monchio il 6 luglio1984 da famiglia di agricoltori, frequen-ta le elementari a Monchio e le medie alCapoluogo.Gianluca è un ragazzone alto e robustoe ben presto inizia a lavorare come ap-prendista nell’officina di Ferretti Tolminoa Savoniero; subito gli amici e gli operaiche lì lavorano gli danno il soprannomedi “Cucciolo” sia per la statura, sia per-ché Gianluca è un ragazzo divertente esimpatico come pochi oltreché moltobuono e scherzoso. Lasciato il lavoro daFerretti viene occupato presso l’alleva-

mento zootecnico dei F.lli Ferrarini aPalagano; nel frattempo, oltre ad aiutareil padre in campagna, si immerge com-pletamente nella compagnia dei giova-ni di Monchio, compagnia numerosa erumorosa, di cui fa parte anche il fratelloMatteo, che elegge “Cucciolo” propriobeniamino.Negli anni 2011/2012 Gianluca viene col-pito da una rara forma di leucemia; anulla serviranno i diversi trapianti di mi-dollo e, dopo un calvario di alcuni anni,Gianluca morirà il 21 giugno 2014. La-scia il ricordo di una persona buona chegodeva vivere!

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29la LUNA nuova - Dicembre 2015

Scrivi

alla La Luna nuova esce 3-4 volte l'anno per cui alcunelettere spedite alla redazione potrebbero attendere

periodi lunghi prima della loro pubblicazione,perdendo la loro "attualità". Per ovviare a questoPer ovviare a questoPer ovviare a questoPer ovviare a questoPer ovviare a questo

problema tutte le lettere ricevute verrannoproblema tutte le lettere ricevute verrannoproblema tutte le lettere ricevute verrannoproblema tutte le lettere ricevute verrannoproblema tutte le lettere ricevute verrannosubito pubblicate sul nostro BLOGsubito pubblicate sul nostro BLOGsubito pubblicate sul nostro BLOGsubito pubblicate sul nostro BLOGsubito pubblicate sul nostro BLOG

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Non si pubblicano lettere anonime

IL RICORDO DI UN AMICO CARO

Questo è il ricordo di un amico caro, di Giuseppe Carponi.Ci sono vite che sono preziose. Lo sono tutte in verità, maalcune di loro risplendono di pura luce che persiste anchequando quella vita si spegne.Giuseppe si è improvvisamente addormentato il 18 ottobredi due anni fa, aveva 79 anni. La sua vita: un fiume in pienadi impegno, partecipazione, gioia e solidarietà che è arriva-to agli occhi e al cuore delle persone.Ho conosciuto Giuseppe nel 1975 e da subito ci siamotrovati in sintonia. Abbiamo costruito giorno per giorno lanostra amicizia nel lavoro, nel tempo libero e nelle relazio-ni. La sua entusiastica disponibilità ad ogni iniziativa divolontariato ci ha permesso di collaborare alle opere piùdiverse come lavori edili nelle chiese e nelle diverse strut-ture sociali.Non dimentichiamo la installazione della “croce luminosa”

a Bellaria di Lama di Monchio e, proprio di recente, il rifaci-mento della fontana pubblica sempre di Lama di Monchio.La sua presenza alle feste paesane era attesa e ricercataproprio per il suo impegno serio e puntuale e la gioia chetrasmetteva con il suo immancabile sorriso di simpatia ebenevolenza.Da quarant’anni abbiamo organizzato insieme i Pellegri-naggi ai Santuari della Madonna di Castelmonte, molti aMedjugorje e a San Pio da Pietralcina.Queste le occasioni per tante persone dei nostri paesi diritrovarsi e di familiarizzare nella condivisione della fedecomune e dell’amicizia.La sua ultima iniziativa prima di lasciarci, a conferma delsuo amore per i nostri luoghi e le nostre tradizioni, è stataaccolta da tutti con approvazione e apprezzamento; si èproposto come guida ai borghi e ai casolari delle nostrevallate, trasmettendo ai partecipanti la sua conoscenza deiluoghi, delle persone e delle trasformazioni ambientali. Unaricchezza culturale e umana per chi ha potuto partecipare.Una persona perbene, di compagnia, benvoluto da tutti,discreto nei suoi dolori, ma semprecoinvolgente con la sua disponibilità esimpatia.Mi manca molto, manca a tutti.Nel nostro cuore e nella nostra mentenon spezzeremo mai il filo del ricordodi Giuseppe.

Mario Piacentini(Lama di Monchio)

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30 la LUNA nuova - Dicembre 2015

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IL PIACERE DEL VIVERE QUOTIDIANO

Prendo lo spunto da una riflessione di Cristiana Sorbi titolata"Sogni e realtà", che allego e che mi ha autorizzato a tra-smetterle al suo periodico la LUNA nuova, dove appunto fariferimento alla nostra società in cui i nostri figli si colloca-no.Si sente dire spesso che la "società è corrotta", che suc-cedono cose e azioni riprovevoli, che la vita è cambiata,che le "tecnologie" annullano la personalità. Ma pochi sirendono conto che "la società siamo noi", tutta l'umanità,non è una "istituzione".Tuttavia non esiste un'istituzione priva di pericoli, più gran-de è l'istituzione, maggiori sono i rischi di abuso.La "democrazia" è una grande istituzione e quindi è su-scettibile di grandi abusi. Il rimedio però non consiste nelloscansare la democrazia, ma nel ridurre al minimo il rischiodi abusi.Per essere sicuri di possedere la "vera libertà" l'uomo deveessere capace di rispettare le regole della Legge Superio-re, il codice di vita entro il quale ogni azione, ogni compor-tamento, ogni pensiero, viene espresso dai singoli uominiin funzione di una logica ben definita e che crea "armonia",non "contrapposizione" (questa crea intolleranza e odio).La Legge Superiore significa saggezza, bontà, amore didonazione, rivolto a se stessi e ad altri, generosità, com-prensione, vera conoscenza, intelligenza nel vivere la pro-pria vita e nel lasciare vivere agli altri la loro, gratitudine peraver ricevuto in dono la vita e per poterla trasmettere aipropri figli; significa anche rispetto incondizionato per tuttele creature che abitano con noi su questa terra, quindi eco-logia del corpo, della mente e dello spirito, nonché dell'am-biente, del territorio.Vuol dire "Libertà", salute senza limiti e condizioni.L'ambiente in cui l'uomo vive, quando è integro, genera unostato d'animo ideale; il profumo della spiritualità, la gratitu-dine per l'esistenza, la bellezza per i sensi, la consapevo-lezza di poter vivere una vita importante all'interno di unnumero infinito di elementi che interagiscono tra di lorocreando nell'uomo il piacere del vivere quotidiano.Per concludere, io personalmente "vivo l'ambiente" non "vivonell'ambiente", quindi lo adotto, lo faccio mio, lo amo comeun essere vivente, diventa una fonte di vita.Tutto ciò che l'uomo può immaginare o scoprire, la Natural'ha già creato.Un abbraccio fraterno e grazie per l'ospitalità.

Francesco Discenza

SOGNI E REALTA'

Mi piace passeggiare di sera da sola, in compagnia deimiei pensieri, nel mio paese, Montefiorino.Solo la mia persona in mezzo ad un gruppo di case con uncielo stellato sopra; un quadro fatto del Pittore dell'univer-so.Cammino e vedo piccoli presepi quando il mio sguardo si

affaccia sull'infinito e dall'altra parte c'è la Rooca.La Rocca della mia fanciullezza, dove andavo a scuola,della mia giovinezza quando si diceva: "Andiamo a fare ungiro intorno alla Rocca" e ancora nella sua imponenza miguarda ora.Nella notte dove tutto è d'effetto e tutto quasi irreale, misento felice.Cammino e penso però quanto mi sia estranea questa ci-viltà e la mia felicità comincia a svanire. Non vedo più nien-te di tanto romantico nella modernizzazione, tutto va difretta.Una cosa che mi fa pensare sono i ragazzi che non sannopiù vedere il bello che li circonda, impegnati solamente aschiacciare i tasti dei telefonini che sono diventati unapsicosi.Non si può insegnare ai figli ad adattarsi alla società, biso-gna dare loro dei valori interiori con i quali potranno cam-biare la società.C'è da riflettere su tutto questo e l'insegnamento ai figliserve anche ad educarli al rispetto delle persone, della vitastessa e alla non violenza; perciò a non ferire e ucciderenessun essere vivente.E' bellissimo però pensare che esistono anche tante per-sone meravigliose; mi piace parlarne per elogiare il loromodo di essere perché le cose belle vengono riconosciutetroppo poco.Sono persone di tutte le età che nel frastuono giornalieropassano senza far rumore lasciando quello che hanno po-tuto dare di serenità e benessere.Tutti i domani che ci saranno per me vorrei trascorrerli inuna civiltà finalmente in pace, perché ha lottato e salvato lapropria dignità.Sognare si può.

Cristiana Sorbi

IN VIAGGIO CON FRANCESCO“LAUDATO SI’…”

Senza indugiare oltre; mettiamoci in cammino!“Settembre. Andiamo. E’ tempo di migrare”, dice D’annun-zio ai suoi pastori. Per noi cattolici, “Settembre” è già dalunga pezza. Troppo tempo, sprecato. Or su, andiamo!È Francesco che chiama, che rinnova a tutti, e a ciascunodi noi, l’invito di Gesù a Matteo - Levi: "Seguimi!" (Mc.2,14).“A nessuno chiediamo: 'Da dove vieni?, Ma dove vai?', e sela meta è la stessa, perché non proseguire assieme?” (Gio-vanni XXIII). Via le vecchie ruggini che troppi danni hannoprovocato già all’Umanità tutta intera! La Chiesa ha cam-biato passo; lo si capì, inequivocabilmente, da quel sem-plice: "Buona sera!".Qualcuno ci restò male, legato com’era ancora alla Tiara,alla Sedia gestatoria, alla “Chiesa italiana”, e alla cortepontificia delle Eminenze. È la Chiesa delle favelas e dellegrandi periferie del Pianeta, quella che si è affacciata dalloggione di San Pietro a presentare, nella persona del nuo-vo vescovo di Roma appena eletto, le “credenziali” alla vec-chia Chiesa dei colonizzatori. E la “liturgia” è appena co-

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31la LUNA nuova - Dicembre 2015

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minciata. Infatti Francesco presenta ora la sua ultimalettera: la “Laudato sii”.Il titolo è tratto dal "Cantico delle creature", scritto di pu-gno da Francesco di Assisi circa nel 1224/1226. È la lodea Dio per le cose create. È un Cantico-preghiera che ciinvita ad unirci a lui in un inno di ringraziamento nella sualingua originale, il volgare umbro-marchigiano.Facciamo il “pieno” prima della partenza.Gustiamoci la mistica che da esso si sprigiona.Altissimu, onnipotente, bon Signore,

tue so’ le laude, la gloria, e l’honore et onne benedictione.

Laudato sie, mi Signore, per lo frate sole…

Laudato sie, mi Signore, per sora luna…

Laudato sie, mi Signore, per frate vento…

Laudato sie, mi Signore, per sor’acqua…

Laudato sie, mi Signore, per frate focu…

Laudato sie, mi Signore, per sora nostra madre terra…

Laudato sie, mi Signore, per sora nostra morte corpora-

le…

Ho letto l’Enciclica con la dedizione di cui sono capace.Confesso che per un attimo mi sono sentito rapito in alto.È uno scritto doloroso, drammatico; seppure gioioso. Lasua guida, la sua pedagoga, il suo palinsesto è sempre ecomunque la Speranza. È una esortazione, una preghieraaccorata che passa da un Francesco ad un Altro; da ungrande cuore all’altro. Una linfa vitale che scorre attraversole anime di buona volontà che abitano in carne ed ossa lamedesima terra; nella consapevolezza di chi sa che di ter-ra, di “madre terra”, ce n’è una sola. Solamente “Una” laquale tutti ci ospita, tutti ci nutre e tutti ci accoglie nel suoseno. È la nostra casa; la “nostra sorella e madre”. Rispet-tiamola!Spinto da una profonda necessità interiore, prima di dedi-carmi alla lettura dell’Enciclica di Papa Francesco, cercoun luogo fisico, un sito appartato, dove potermi raccoglieree meditare in pace. Cerco quel posto geografico dove stascritta la mia infanzia; e dove ho ricevuto, lontano da occhi“professorali”, la mia prima educazione ecologica e socia-le.Mio maestro e mentore: un contadino analfabeta e saggio,di nome “Bortolino”. Uomo di grande vaglia, ispirato dalsoffio dello Spirito. Rinvenuto il sito, vi pianto la mia tenda esiedo. È, a grandi linee, tra i monti Cimone, Cusna e Modino.Trattasi di una piccola vallata, una lunga striscia di terra,che si snoda lungo il torrente Dragone, nella omonima val-le; sito da noi denominato: “Garibottolo”. È un bosco dicastagni, attraversato da un ruscello con un filo d’acquache, tuttavia, non cessa mai di scorrere per tutto l’anno.Emette un lieve gorgoglio che è una carezza per l’anima dichi si ferma a bere un sorso della sua acqua chiara. Unluogo ameno; un sito dello Spirito; un posto ideale, dovelibrarsi nel vento della fantasia.Qui la poesia è di casa ed il Poeta si arrende alla suaMusa e canta così:Una di flauti lenta melodia

passa invisibil tra la terra e il cielo:

spiriti forse che furon, che sono

e che saranno? (Giosuè Carducci “La chiesa di Polenta”).Versi che legano assieme presente, passato e futuro, e tiinvitano ad entrare, in punta di piedi, nello spirito dell’Enci-

clica papale.Immerso in questo luogo dell’anima, a me carissimo e quasimistico, mi si palesa la figura del mio Maestro. La suapresenza è reale. Si istaura un dialogo vero. Mi parla allamaniera di sempre: di quando era ancora in vita; ed io glirispondo a voce alta: come quando ero bambino.Voglio leggere in questo posto la Lettera di Francesco.Questo è il luogo dove il mio Maestro mi ha impartito leprime lezioni di educazione ecologica e sociale. Per trarnevantaggio, però, ci vuole umiltà di cuore, come solamentelui era capace di trasmettere. Dunque, mi inginocchio perterra e leggo: “Non dimenticando mai che noi stessi siamoterra”, come ribadisce fin dal principio, la stessa Enciclica.Il sito in cui siedo è luogo “sacro”, vi ha sede la “cattedra”della mia infanzia.La mia educazione alla vita è nata qui e in questo postoaffonda le sue radici. È proprio da questo piccolo angolinodi Universo che ho appreso che tutto ciò che succede sul-la terra riguarda il mondo intero. Mi piace dirla con unafrase suggestiva: “Si dice che il minimo batter di ali di unafarfalla sia in grado di provocare un uragano dall’altra partedel mondo”; dunque: tutto si lega. Tanti anni fa, poco piùche ventenne, mi dedicai con molta passione alla cosapubblica. Misi a frutto gli insegnamenti del mio Maestro,alcuni dei suoi insegnamenti; intraprendendo una lotta de-cisa contro chi buttava rifiuti di ogni genere nei fossi e lun-go i dirupi. Fu l’inizio, e la fine, della mia “carriera politica”,ma ne ero pienamente consapevole, e… quasi ne andavofiero. Solo lui, però, mi disse: "Bravo!". Per me fu di grandeaiuto ed un incitamento a proseguire nel mio intento. Cosìcome colgo ora, con grande soddisfazione, la stessa con-solazione nella lettura di Bergoglio.Il cambiamento drammatico che si sta verificando nei no-stri cieli, lo si può toccare con mano anche da questo pic-colo lembo di terra. È visibile ogni giorno di più. Il ruscelloesiste ancora, ma quel filo d’acqua, limpida, chiara, fre-sca, non è più potabile né per gli uomini né per gli animali;è diventata insalubre, putrida, priva di vita. Una volta pullu-lava di rane, girini, bastoncini semoventi ed una infinità dialtri esseri viventi; oggi è acqua morta, contrassegnata daun cartello con su scritto: "Attenzione! Acqua non potabi-le".Erano anni che non venivo da queste parti, e forse non visarei mai più ritornato se non fosse stato per la lettera delPapa. Leggendo quel cartello, ho avvertito una stretta alcuore. L’ho recepito come un monito di morte: “l’Achtung”dei nazisti. Quel luogo mi è diventato ostile. Le piante stessesi sono ammalate. I castagni, il pane per molteplici gene-razioni di poveri, si sono seccati, come scheletri tendonole braccia al cielo. A suo tempo, senza di loro anch’io sareimorto di fame.Sembra che Papa Francesco, per scrivere le sue conside-razioni, sia passato di qui...

Ugo Beneventi

(La lettera di Ugo Beneventi per motivi di spazio non può

essere pubblicata interamente su questo numero de la

Luna nuova; tuttavia, la versione completa può essere let-

ta e commentata sul nostro Blog: www.luna-nuova.it).

Page 32: Luna - 47dic2015.pdf · la Luna nuova viene inviata a tutti i soci e sostenitori dell'Associazione la Luna. La quota associativa minima annuale è di 2O Euro e può essere versata

riflessioni

"rare sono le persone

che usano la mente.

poche coloro

che usano il cuore.

uniche coloro

che usano entrambe"

Rita Levi Montalcini

Rita Levi-Montalcini

(Torino, 22 aprile 1909 – Roma, 30 dicembre 2012)

E' stata una neurologa e senatrice a vita italiana, PremioNobel per la medicina nel 1986. Negli anni cinquanta lesue ricerche la portarono alla scoperta e

all'identificazione del fattore di accrescimento della fibra nervosa o NGF, scopertaper la quale è stata insignita nel 1986 del premio Nobel per la medicina. Insignitaanche di altri premi, è stata la prima donna a essere ammessa alla PontificiaAccademia delle Scienze.Il primo agosto 2001 è stata nominata senatrice a vita "per aver illustrato la Patriacon altissimi meriti nel campo scientifico e sociale".È stata socia nazionale dell'Accademia dei Lincei per la classe delle scienze fisicheed è stata socia-fondatrice della Fondazione Idis-Città della Scienza.