| 4 agosto 2017 INFORMAZIONE RELIGIOSA 19 Sarà ai Becchi ... · In chiusura, i ricordi salesiani...

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L’8 seembre 2018 de- buerà ai Becchi il novi- ziato salesiano, che al mo- mento ha sede a Pinerolo, nel complesso di Monte Olivero, dunque i giovani salesiani di mezza Italia e diversi Stati Europei si for- meranno al Colle. Don Luca Barone, diret- tore della Comunità sale- siana, spiega le ragioni del trasferimento: “Tra i no- vizi sono sempre di più gli stranieri. Per questa ragio- ne il Colle è più idoneo alla preparazione, perché luogo di passaggio di pellegrini da tuo il mondo e sede di im- portanti eventi che coinvol- gono i giovani salesiani”. Il noviziato dura un anno e coinvolge un grup- po di giovani che si è già interrogato sulla sua voca- zione: l’età varia dai 20 ai 30 anni. Guidati dal “mae- stro di noviziato” e da altri sacerdoti salesiani prose- guono nella formazione, fanno vita di comunità, hanno esperienze di servi- zio pastorale con i giovani. Obieivo del noviziato è il discernimento voca- zionale: “Ogni novizio deve capire se desidera diventare salesiano di don Bosco. Per chi arriva a questa convin- zione, al termine del novi- ziato c’è un passo importan- te: la prima professione reli- giosa, con la quale divente- ranno salesiani”. E’ una tappa cui ne se- guiranno altre: “Il cam- mino formativo prosegue e, nell’arco di sei anni, por- ta alla professione perpetua. Poi le strade si separano tra chi desidera diventare sa- cerdote e chi desidera servi- re nella congregazione come coadiutore laico”. Il Colle si avvia perciò a diventare un centro in- ternazionale: “Ospiterà due comunità religiose, per- ché accanto a quella aua- le ci sarà anche quella del noviziato, composta dai sa- lesiani formatori e dai gio- vani che cambieranno ogni anno”. Il noviziato del Colle servirà le ispeorie sale- siane del centro-nord Ita- lia e buona parte d’Euro- pa: “Per quanto riguarda il nostro continente abbiamo un altro noviziato a Genza- no, nei pressi di Roma, e poi uno in Polonia e un altro in Slovacchia”. La decisione di spostare il noviziato da Monte Oli- veto al Colle è parte di un progeo più complesso, che fa capo al reor mag- gior don Angel Fernandez Artime: “Desidera che i fu- turi salesiani europei abbia- no un’indennità forte, lega- ta alle radici della nostra congregazione. Trascorre- re al Colle un anno di for- mazione, vivere nei posti di don Bosco, è ben diverso ri- speo a un contao teorico: ci sono infai dei luoghi che parlano da soli”. Il trasferimento del no- viziato avrà delle ricadu- te sul territorio? “Di sicu- ro, su due livelli: uno più im- mediato e l’altro in prospet- tiva - afferma don Barone -. Il primo è quello pastora- le: i novizi collaboreranno con le parrocchie e le altre realtà ecclesiali della nostra zona e potranno essere pun- to di cononto per i giovani del nostro territorio”. Inoltre il Colle sarà sem- pre più luogo di residen- zialità prolungata per in- contri e formazione per salesiani e laici da tua Europa: “In queste ultime seimane, ad esempio, ab- biamo dato ospitalità ad in- segnanti, formatori ed edu- catori dalla Francia, dalla Polonia, dalla Repubblica Ceca e ora dal Portogallo. Salire ai Becchi non è solo un pellegrinaggio devozio- nale, ma un’occasione per conontarsi, formarsi e ag- giornarsi”. Gazzetta d’Asti | 4 agosto 2017 ___________________ INFORMAZIONE RELIGIOSA ________________________________________ 19 LETTURE: Dn 7,9-10.13-14; Sal 96; 2 Pt 1,16-19; Mt 17,1-9 Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo Il vangelo di oggi presenta tre aposto- li che si trovano a vivere un giorno spe- ciale, nell’ambito di una serie di giorni non facili. Il racconto della trasfigurazio- ne, infatti, si trova in una posizione stra- tegica nello svolgimento del vangelo, su- bito dopo che Gesù ha per la prima vol- ta annunciato agli apostoli la sua passio- ne, morte e resurrezione (Mt 16,21). Pos- siamo immaginare che di fronte a questo annuncio i dodici si siano preoccupati sia per Gesù sia per se stessi, che abbiano for- se meditato di fuggire o quanto meno si siano chiesti se fosse Gesù colui che dove- vano seguire oppure no, visto che la figu- ra di un messia abbandonato, umiliato e morto come il peggiore dei criminali era lontana da quella che si erano fatti fino a quel momento. In fondo gli apostoli stavano bene al fianco di Gesù: lo accompagnavano dap- pertutto, le folle lo seguivano e spesso lo osannavano raggiungendolo da ogni dove; essi avevano dei compiti limitati, stavano insieme a un grande Maestro e tutto procedeva per il meglio; la sola idea che Gesù venisse all’improvviso tolto di mezzo e quell’esperienza così arricchen- te e soddisfacente (e fino ad allora senza particolari intoppi) terminasse in modo così tragico doveva come minimo aver tolto loro il sonno. Le tre fasi della trasfi- gurazione possono essere lette come la ri- sposta ai dubbi e ai timori dei tre, Pietro, Giacomo e Giovanni che rappresentava- no al meglio anche gli altri nove. Se una delle loro domande implici- te era: ‘vale la pena seguire uno che ci ha appena rivelato che morirà in un modo così tremendo?’ Ecco la risposta che vie- ne dalla luminosità quasi accecante di Gesù, come a dire: ‘vi ho detto che mo- rirò, certo, ma anche che risorgerò il ter- zo giorno’. Se una seconda domanda im- plicita che tormentava i discepoli era: ma sarà davvero costui il Messia, ecco la ri- sposta dalla visione di Mosè ed Elia che parlano con Gesù. Mosè ed Elia, ossia la legge e i profeti, ossia tutta l’Antica alle- anza: Gesù parla con loro familiarmen- te, quindi è lui quello che la legge e i pro- feti hanno annunciato. Se ancora sorges- se spontanea la domanda: ‘chi è davvero quest’uomo per seguire il quale abbiamo lasciato tutto?’ Ecco la più solenne delle risposte: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascol- tatelo». La Trasfigurazione del Signore è un’esperienza straordinaria, unica, diffi- cile da decifrare sul momento; i discepoli hanno avuto dei segnali forti, forse erano quelle le risposte ai loro dubbi e alle loro paure, anche se la frase finale «Non parla- te a nessuno di questa visione, prima che il Figlio dell’uomo non sia risorto dai mor- ti» ci fa pensare che molte cose i discepoli le abbiano comprese appieno solo dopo la risurrezione di Gesù, di cui la trasfigura- zione era stato un preannuncio misterio- so e insieme profetico. Nella seconda lettura Pietro ricorda quel fatto straordinario di cui è stato testi- mone in prima persona: ‘...siamo stati te- stimoni oculari della sua grandezza. Egli infatti ricevette onore e gloria da Dio Pa- dre, quando giunse a lui questa voce dal- la maestosa gloria: «Questi è il Figlio mio, l’amato, nel quale ho posto il mio compia- cimento». Questa voce noi l’abbiamo udi- ta discendere dal cielo mentre eravamo con lui sul santo monte’. > Don Roberto Zappino DOMENICA 6 AGOSTO - TRASFIGURAZIONE DEL SIGNORE - ANNO A MEDITANDO LA PAROLA Una visita diocesana del dottor Marello negli anni ’60 Alberto Marello ha pub- blicato un interessante vo- lume che riporta le note del padre Gualtiero, noto a tui come il door Marel- lo, stese in seguito alle vi- site condoe nelle parroc- chie di campagna in qua- lità di presidente dioce- sano dell’Azione Caoli- ca. Una raccolta molto in- teressante per capire il cli- ma di quell’epoca, gli anni Sessanta, l’epoca dell’inizio del Concilio Vaticano II, in Asti segnata dall’episcopa- to di mons. Giacomo Can- nonero, che dava grande importanza all’AC e gran- de fiducia al door Marello. Si traa di più di 100 sche- de redae dai dialoghi con i vari parroci: più o meno deagliate, sempre gustose e puntuali, raccolte soo il titolo “Noi parrocchiani os- servati dalla finestra della ca- nonica anni sessanta”. In co- pertina il maggiolino Volk- swagen di Gualtiero Marel- lo, tuora funzionante, da- vanti alla facciata della par- rocchiale di San Marzanot- to. Una leura gustosa, come si diceva, ma anche mol- to istruiva, per documen- tare una storia di cui siamo figli, quella delle nostre co- munità campestri, 113 par- rocchie per l’esaezza divi- se in 14 vicarie (Celle Eno- mondo, San Damiano, Val- fenera, Villanova, Monta- fia, Serravalle, Camerano, Montechiaro, Piovà, Porta- comaro, Castagnole Mon- ferrato, Rocca d’Arazzo, Mombercelli, Costiglio- le). Non documentazio- ne scientifica secondo i cri- smi della ricerca sociologi- ca, forse, ma testimonian- za al vivo di come i parroci vivevano la loro missione in quegli anni di svolta, in cui appariva già chiaro il decli- no di molte pratiche tradi- zionali. Evidente la passione pa- storale dei preti di quel tempo, alcuni ancora viven- ti, legata anche alla soffe- renza per il calo di presen- ze alla messa festiva, per la difficoltà a raccogliere i gio- vani, ma anche per l’acu- tezza della baaglia poli- tica, la crisi dell’agricoltu- ra di fronte all’emigrazione verso Torino, la novità cre- scente dell’immigrazione dal Veneto con i suoi chia- roscuri, fino alla “inascol- tata predicazione” contro il ballo. Traspare dalle diver- se relazioni soprauo lo stile e la mentalità dei par- roci del tempo, dall’essen- zialità di qualcuno (si veda il caso di Casasco, la parroc- chia più piccola della dioce- si) al deaglio quasi ragio- nieristico di altri. “E’ evidente - scrive Alber- to Marello nell’introduzio- ne - che tui i dati sono im- portanti: le condizioni econo- miche della popolazione, la conoscenza dei divertimenti preferiti, gli orientamenti del- la gioventù, il senso di disci- plina alle direive della Chie- sa, lo studio di tue le espe- rienze tentate e fae in cam- po spirituale e organizzati- vo. Un complesso di dati peri trarre un giudizio sulla situa- zione dell’Azione Caolica per rilanciarla con maggiore prestigio”. Cosa che purtroppo non è avvenuta, anzi. Ma que- sto è il nostro compito per l’oggi. > C.V. Parrocchiani visti dalla canonica E’ dedicata a San Giovanni Bosco, padre e maestro di gio- vani la puntata di “Italiani” con Paolo Mieli, curata da An- tonia Pillosio e in onda martedì 8 agosto alle 21.10 su Rai Storia. “Oggi Don Bosco è senza dubbio il piemontese italia- no universale per la Chiesa e per il mondo” afferma Angel Fer- nandez Artime, Reore Maggiore della Congregazione Sa- lesiana. Il racconto della vita di San Giovanni Bosco è stato realizzato con materiali delle Teche Rai, sulla base di spun- ti biografici suggeriti da Angel Fernandez Artime, Marco Pizzo e Domenico Agasso, vaticanista del quotidiano “La Stampa”. Sono, inoltre, state utilizzate fotografie storiche, documenti e spezzoni cinematografici provenienti dall’Ar- chivio Fotografico Salesiano, dall’Archivio Centrale Sale- siano e dall’Archivio Video Fotografico Missioni Don Bo- sco. In chiusura, i ricordi salesiani di Papa Francesco regi- strati da Rai Vaticano il 21 giugno 2015 nel pellegrinaggio del Pontefice a Torino, in cui Don Bosco viene descrio come riferimento importante nella vita di Francesco, gra- zie anche alla comune provenienza delle famiglie dalle stes- se colline astigiane. > Gian Paolo Cassano Martedì 8 agosto a Rai Storia Don Bosco, il piemontese più conosciuto nel mondo CAPANNI Fonderie CAMPANE - OROLOGI - IMPIANTI Via Reg. S. Stefano, 23-25 15019 Strevi (Al) Tel. 0144/37.27.90 FORNITORI DEL SANTUARIO B.V. CONSOLATA - TORINO E COLLE DON BOSCO - ASTI ASSISTENZA - MANUTENZIONI SU OGNI TIPO DI IMPIANTO CONSULENZE E PREVENTIVI GRATUITI 1997 2017 Nel ventesimo anniversario della scomparsa del caro don Dario Bertol I nipoti, i parenti e i con- fratelli tutti lo ricordano con una Santa Messa che sarà celebrata martedì 8 agosto alle ore 17.30 nel- la chiesa della casa di ri- poso “S.Giuseppe Marel- lo” in via Mons. Marello 29 ad Asti. ANNIVERSARIO Don Luca Barone Gualtiero e Alberto Marello, Noi parrocchiani - osservati dal- la finestra della canonica anni sessanta, Gruppo Editoriale L’Espresso - ILMIOLIBRO, pagg. 312, euro 33. Testimonianze dal vivo dell’epoca del Concilio con l’Azione Cattolica L’anno prossimo trasferendosi da Pinerolo Sarà ai Becchi il Noviziato Salesiano Il direttore don Barone: il Colle Don Bosco sarà pure centro di formazione

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L’8 sett embre 2018 de-butt erà ai Becchi il novi-ziato salesiano, che al mo-mento ha sede a Pinerolo, nel complesso di Monte Olivero, dunque i giovani salesiani di mezza Italia e diversi Stati Europei si for-meranno al Colle.

Don Luca Barone, diret-tore della Comunità sale-siana, spiega le ragioni del trasferimento: “Tra i no-vizi sono sempre di più gli stranieri. Per questa ragio-ne il Colle è più idoneo alla preparazione, perché luogo di passaggio di pellegrini da tutt o il mondo e sede di im-portanti eventi che coinvol-gono i giovani salesiani”.

Il noviziato dura un anno e coinvolge un grup-po di giovani che si è già interrogato sulla sua voca-zione: l’età varia dai 20 ai 30 anni. Guidati dal “mae-stro di noviziato” e da altri sacerdoti salesiani prose-guono nella formazione, fanno vita di comunità, hanno esperienze di servi-zio pastorale con i giovani.

Obiett ivo del noviziato è il discernimento voca-zionale: “Ogni novizio deve capire se desidera diventare salesiano di don Bosco. Per chi arriva a questa convin-zione, al termine del novi-ziato c’è un passo importan-te: la prima professione reli-giosa, con la quale divente-ranno salesiani”.

E’ una tappa cui ne se-guiranno altre: “Il cam-mino formativo prosegue

e, nell’arco di sei anni, por-ta alla professione perpetua. Poi le strade si separano tra chi desidera diventare sa-cerdote e chi desidera servi-re nella congregazione come coadiutore laico”.

Il Colle si avvia perciò a diventare un centro in-ternazionale: “Ospiterà due comunità religiose, per-ché accanto a quella att ua-le ci sarà anche quella del noviziato, composta dai sa-lesiani formatori e dai gio-vani che cambieranno ogni anno”.

Il noviziato del Colle servirà le ispett orie sale-siane del centro-nord Ita-lia e buona parte d’Euro-pa: “Per quanto riguarda il nostro continente abbiamo un altro noviziato a Genza-no, nei pressi di Roma, e poi uno in Polonia e un altro in Slovacchia”.

La decisione di spostare il noviziato da Monte Oli-veto al Colle è parte di un progett o più complesso, che fa capo al rett or mag-gior don Angel Fernandez Artime: “Desidera che i fu-turi salesiani europei abbia-no un’indennità forte, lega-ta alle radici della nostra congregazione. Trascorre-re al Colle un anno di for-mazione, vivere nei posti di don Bosco, è ben diverso ri-spett o a un contatt o teorico: ci sono infatt i dei luoghi che parlano da soli”.

Il trasferimento del no-viziato avrà delle ricadu-te sul territorio? “Di sicu-ro, su due livelli: uno più im-mediato e l’altro in prospet-tiva - aff erma don Barone -. Il primo è quello pastora-le: i novizi collaboreranno con le parrocchie e le altre realtà ecclesiali della nostra zona e potranno essere pun-to di confr onto per i giovani del nostro territorio”.

Inoltre il Colle sarà sem-pre più luogo di residen-zialità prolungata per in-contri e formazione per salesiani e laici da tutt a Europa: “In queste ultime sett imane, ad esempio, ab-biamo dato ospitalità ad in-segnanti, formatori ed edu-catori dalla Francia, dalla Polonia, dalla Repubblica Ceca e ora dal Portogallo. Salire ai Becchi non è solo un pellegrinaggio devozio-nale, ma un’occasione per confr ontarsi, formarsi e ag-giornarsi”.

Gazzetta d’Asti | 4 agosto 2017 ___________________ INFORMAZIONE RELIGIOSA ________________________________________ 19

LETTURE: Dn 7,9-10.13-14; Sal 96; 2 Pt 1,16-19; Mt 17,1-9

Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho postoil mio compiacimento. Ascoltatelo

Il vangelo di oggi presenta tre aposto-li che si trovano a vivere un giorno spe-ciale, nell’ambito di una serie di giorni non facili. Il racconto della trasfi gurazio-ne, infatti, si trova in una posizione stra-tegica nello svolgimento del vangelo, su-bito dopo che Gesù ha per la prima vol-ta annunciato agli apostoli la sua passio-ne, morte e resurrezione (Mt 16,21). Pos-siamo immaginare che di fronte a questo annuncio i dodici si siano preoccupati sia per Gesù sia per se stessi, che abbiano for-se meditato di fuggire o quanto meno si siano chiesti se fosse Gesù colui che dove-vano seguire oppure no, visto che la fi gu-ra di un messia abbandonato, umiliato e morto come il peggiore dei criminali era lontana da quella che si erano fatti fi no a quel momento.

In fondo gli apostoli stavano bene al fi anco di Gesù: lo accompagnavano dap-pertutto, le folle lo seguivano e spesso lo osannavano raggiungendolo da ogni dove; essi avevano dei compiti limitati, stavano insieme a un grande Maestro e tutto procedeva per il meglio; la sola idea che Gesù venisse all’improvviso tolto di mezzo e quell’esperienza così arricchen-te e soddisfacente (e fi no ad allora senza particolari intoppi) terminasse in modo così tragico doveva come minimo aver tolto loro il sonno. Le tre fasi della trasfi -gurazione possono essere lette come la ri-sposta ai dubbi e ai timori dei tre, Pietro, Giacomo e Giovanni che rappresentava-no al meglio anche gli altri nove.

Se una delle loro domande implici-te era: ‘vale la pena seguire uno che ci ha appena rivelato che morirà in un modo così tremendo?’ Ecco la risposta che vie-ne dalla luminosità quasi accecante di

Gesù, come a dire: ‘vi ho detto che mo-rirò, certo, ma anche che risorgerò il ter-zo giorno’. Se una seconda domanda im-plicita che tormentava i discepoli era: ma sarà davvero costui il Messia, ecco la ri-sposta dalla visione di Mosè ed Elia che parlano con Gesù. Mosè ed Elia, ossia la legge e i profeti, ossia tutta l’Antica alle-anza: Gesù parla con loro familiarmen-te, quindi è lui quello che la legge e i pro-feti hanno annunciato. Se ancora sorges-se spontanea la domanda: ‘chi è davvero quest’uomo per seguire il quale abbiamo lasciato tutto?’ Ecco la più solenne delle risposte: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascol-tatelo». La Trasfi gurazione del Signore è un’esperienza straordinaria, unica, diffi -cile da decifrare sul momento; i discepoli hanno avuto dei segnali forti, forse erano quelle le risposte ai loro dubbi e alle loro paure, anche se la frase fi nale «Non parla-te a nessuno di questa visione, prima che il Figlio dell’uomo non sia risorto dai mor-ti» ci fa pensare che molte cose i discepoli le abbiano comprese appieno solo dopo la risurrezione di Gesù, di cui la trasfi gura-zione era stato un preannuncio misterio-so e insieme profetico.

Nella seconda lettura Pietro ricorda quel fatto straordinario di cui è stato testi-mone in prima persona: ‘...siamo stati te-stimoni oculari della sua grandezza. Egli infatti ricevette onore e gloria da Dio Pa-dre, quando giunse a lui questa voce dal-la maestosa gloria: «Questi è il Figlio mio, l’amato, nel quale ho posto il mio compia-cimento». Questa voce noi l’abbiamo udi-ta discendere dal cielo mentre eravamo con lui sul santo monte’.

> Don Roberto Zappino

DOMENICA 6 AGOSTO - TRASFIGURAZIONE DEL SIGNORE - ANNO A

MEDITANDO LA PAROLA

Una visita diocesana del dottor Marello negli anni ’60

Alberto Marello ha pub-blicato un interessante vo-lume che riporta le note del padre Gualtiero, noto a tutt i come il dott or Marel-lo, stese in seguito alle vi-site condott e nelle parroc-chie di campagna in qua-lità di presidente dioce-sano dell’Azione Catt oli-ca. Una raccolta molto in-teressante per capire il cli-ma di quell’epoca, gli anni Sessanta, l’epoca dell’inizio del Concilio Vaticano II, in Asti segnata dall’episcopa-to di mons. Giacomo Can-nonero, che dava grande importanza all’AC e gran-de fi ducia al dott or Marello. Si tratt a di più di 100 sche-de redatt e dai dialoghi con i vari parroci: più o meno dett agliate, sempre gustose e puntuali, raccolte sott o il titolo “Noi parrocchiani os-servati dalla fi nestra della ca-nonica anni sessanta”. In co-pertina il maggiolino Volk-swagen di Gualtiero Marel-lo, tutt ora funzionante, da-vanti alla facciata della par-rocchiale di San Marzanot-to.

Una lett ura gustosa, come si diceva, ma anche mol-to istrutt iva, per documen-tare una storia di cui siamo fi gli, quella delle nostre co-munità campestri, 113 par-rocchie per l’esatt ezza divi-se in 14 vicarie (Celle Eno-mondo, San Damiano, Val-fenera, Villanova, Monta-fi a, Serravalle, Camerano, Montechiaro, Piovà, Porta-comaro, Castagnole Mon-

ferrato, Rocca d’Arazzo, Mombercelli, Costiglio-le). Non documentazio-ne scientifi ca secondo i cri-smi della ricerca sociologi-ca, forse, ma testimonian-za al vivo di come i parroci vivevano la loro missione in quegli anni di svolta, in cui appariva già chiaro il decli-no di molte pratiche tradi-zionali.

Evidente la passione pa-storale dei preti di quel tempo, alcuni ancora viven-ti, legata anche alla soff e-renza per il calo di presen-ze alla messa festiva, per la diffi coltà a raccogliere i gio-vani, ma anche per l’acu-tezza della batt aglia poli-tica, la crisi dell’agricoltu-ra di fronte all’emigrazione verso Torino, la novità cre-scente dell’immigrazione dal Veneto con i suoi chia-roscuri, fi no alla “inascol-tata predicazione” contro il ballo. Traspare dalle diver-se relazioni sopratt utt o lo stile e la mentalità dei par-roci del tempo, dall’essen-zialità di qualcuno (si veda

il caso di Casasco, la parroc-chia più piccola della dioce-si) al dett aglio quasi ragio-nieristico di altri.

“E’ evidente - scrive Alber-to Marello nell’introduzio-ne - che tutt i i dati sono im-portanti: le condizioni econo-miche della popolazione, la conoscenza dei divertimenti preferiti, gli orientamenti del-la gioventù, il senso di disci-plina alle dirett ive della Chie-sa, lo studio di tutt e le espe-rienze tentate e fatt e in cam-po spirituale e organizzati-vo. Un complesso di dati peri trarre un giudizio sulla situa-zione dell’Azione Catt olica per rilanciarla con maggiore prestigio”.

Cosa che purtroppo non è avvenuta, anzi. Ma que-sto è il nostro compito per l’oggi.

> C.V.

Parrocchiani visti dalla canonica

E’ dedicata a San Giovanni Bosco, padre e maestro di gio-vani la puntata di “Italiani” con Paolo Mieli, curata da An-tonia Pillosio e in onda martedì 8 agosto alle 21.10 su Rai Storia. “Oggi Don Bosco è senza dubbio il piemontese italia-no universale per la Chiesa e per il mondo” aff erma Angel Fer-nandez Artime, Rett ore Maggiore della Congregazione Sa-lesiana. Il racconto della vita di San Giovanni Bosco è stato realizzato con materiali delle Teche Rai, sulla base di spun-ti biografi ci suggeriti da Angel Fernandez Artime, Marco Pizzo e Domenico Agasso, vaticanista del quotidiano “La Stampa”. Sono, inoltre, state utilizzate fotografi e storiche, documenti e spezzoni cinematografi ci provenienti dall’Ar-chivio Fotografi co Salesiano, dall’Archivio Centrale Sale-siano e dall’Archivio Video Fotografi co Missioni Don Bo-sco. In chiusura, i ricordi salesiani di Papa Francesco regi-strati da Rai Vaticano il 21 giugno 2015 nel pellegrinaggio del Pontefi ce a Torino, in cui Don Bosco viene descritt o come riferimento importante nella vita di Francesco, gra-zie anche alla comune provenienza delle famiglie dalle stes-se colline astigiane.

> Gian Paolo Cassano

Martedì 8 agosto a Rai Storia

Don Bosco, il piemontesepiù conosciuto nel mondo

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Via Reg. S. Stefano, 23-2515019 Strevi (Al)Tel. 0144/37.27.90

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1997 2017Nel ventesimo anniversario della scomparsa del caro

don Dario BertolI nipoti, i parenti e i con-fratelli tutti lo ricordano con una Santa Messa che sarà celebrata martedì 8 agosto alle ore 17.30 nel-la chiesa della casa di ri-poso “S.Giuseppe Marel-lo” in via Mons. Marello 29 ad Asti.

ANNIVERSARIO

Don Luca Barone

Gualtiero e Alberto Marello, Noi parrocchiani - osservati dal-la finestra della canonica anni sessanta, Gruppo Editoriale L’Espresso - ILMIOLIBRO, pagg. 312, euro 33.

Testimonianze dal vivo dell’epoca del Concilio con l’Azione Cattolica

L’anno prossimo trasferendosi da Pinerolo

Sarà ai Becchi il Noviziato SalesianoIl direttore don Barone: il Colle Don Bosco sarà pure centro di formazione