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Venerdì 20 aprile 2017 ore 20.30 Sabato 22 aprile 2017 ore 20.30 nuove atmosfere Stagione sinfonica 2016-2017 Undicesima edizione FILARMONICA ARTURO TOSCANINI Speranza Scappucci direttore Midori violino

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Pëtr Il’i ajkovskij (Kamsko-Votkinsk, 7 maggio 1840 - San Pietroburgo, 6 novembre 1893)

Concerto in re maggiore per violino e orchestra op. 35 (33’)Allegro moderato

Canzonetta. Andante Finale. Allegro vivacissimo

Ludwig van Beethoven(Bonn, 16 dicembre 1770 - Vienna, 26 marzo 1827)

Sinfonia n.6 in fa maggiore op.68 “Pastorale” (39’) Piacevoli sentimenti che si destano nell’uomo all’arrivo in campagna:

Allegro ma non troppoScena al ruscello: Andante molto mosso Allegra riunione di campagnoli: Allegro

Tuono e tempesta: Allegro Sentimenti di benevolenza e ringraziamento alla Divinità dopo la tempesta: Allegretto

Filarmonica Arturo ToscaniniSperanza Scappucci direttore

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Una morbida figurazione agli archi, qualche nota illuminata dai fiati, la rullata in crescendo dei timpani, e in meno di un minuto il sipario sul Concerto op. 35 si apre. Senza indugi né frasi di convenienza ecco fare il suo ingresso il violino, con un sincero e spregiudicato asso-lo, una cadenza che impone con nobile delicatezza il colore dominante di questo concerto: la sincerità. Ad alcuni risuonerà come un’affermazione forte, ma a ben ascoltare ci si deve arrendere a quest’evidenza, almeno stavolta. Perché se ajkovskij è stato spesso tacciato di sentimentalismo, o addirittura di artificio sentimentale, il suo Concerto per violino è una dichiarazione d’amore per la vita tanto sincera quanto struggente. Quella stessa vita di cui più e più volte avrebbe voluto disfarsi, e che al tempo stesso riusciva ad amare in musica con una forza candida e appassionata, proprio come raccontano queste pagine. Ecco a cosa è servito tutto questo soffrire, pare affermare il solista scavando nella partitura battuta dopo battuta, ed è grazie a quest’attitudine capace di parlare al cuore con semplice verità che nel sentimento spassionato del Concerto tutti possono riconoscersi. Eppure nel 1881, all’indo-mani della sua prima esecuzione, esso fu aspramente criticato per la “rozzezza e la barbarie, per la completa mancanza di gusto”. Troppo spudorata la sua schiettezza sentimentale e quel coraggio di rappresentare in musica ciò che si sente.Ma ora che abbiamo imparato a riconoscere nel Concerto op. 35 un capolavoro, possiamo abbandonarci all’ascolto cercando di cogliere quanto tutto il peso di una vita sofferente appaia, in una manciata appena di battute enunciate nel primo movimento, subito alleviata da una melodia amorevole più e più volte accarezzata, e fatta brillare con crescente con-vinzione. Fino a spingersi in un reame virtuosistico in cui ci dimentichiamo della bravura e comprendiamo quanto le saette veloci dell’arco, le ripide scalate e le spericolate discese su e giù per la tastiera rappresentino traiettorie autentiche dell’anima. Dove al re maggiore è affidato il compito di far risplendere il sole sull’orchestra, ogni qualvolta sia turbata dalle nubi dei corni e dei contrabbassi. E se si scende nei viluppi disegnati dalle corde gravi, e se ci si immerge nell’andamento tortuoso dall’elaborazione strumentale, la voce irriducibilmen-te vitale del violino ci risolleva ogni volta facendosi carico, con rinnovata forza, d’una fatica maggiorata dall’utilizzo delle corde doppie e da figurazioni incapricciate in una velocità estrema. Quando infine giunge la cadenza, la solitudine sonora è così dilatata che disarma le fila di tutti i settori dell’orchestra, resa sottile e docile nella voce sola del flauto, che rian-noda dolcemente il filo del discorso. E nel risorgere della ripresa comprendi che aldilà della sua infelicità per destino, ajkovskij è soprattutto capace di questo: mettere a disposizione del genio la sua vita tormentata e di trasformarla in un inno alla vita per il nostro beneficio. Sincera e semplice anche la Canzonetta in andante, gemma operistica spiegata dal canto del violino e incastonata da un’orchestra pudica, che fa da spartiacque tra il sentimento schietto del primo movimento e i vortici zigani del Finale, che spazzano per sempre via le melancolie dei movimenti precedenti. L’orchestra è ora in festa, e anche i corni scoppiettano in figura-zioni d’irresistibile vitalità. Le ombre slave intonate sul registro grave del violino appaiono ormai come lontani ricordi lungo la via definitivamente intrapresa verso la luce, percorsa in vorticosi passi di danza come un’étoile del Bolshoi.Con Beethoven, comprendiamo ancora una volta come solo un animo tormentato sia capace di regalare orizzonti di quiete infinita, dove trovano riposo la gioia e la serenità. Siamo nel 1807 quando prese a scrivere in parallelo le sue Sinfonie Quinta e Sesta, così straordinaria-mente antitetiche e diversamente potenti. L’una condensata nel tactus ritmico di un’ispira-

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zione trovata guardandosi dentro e condensata nella forza drammatica del do minore, l’altra largamente dispiegata nella tonalità pastorale per eccellenza, il fa maggiore, così invece aperta e disponibile all’esterno. Era un periodo in cui il contatto con la natura lo suggestionava profondamente e dallo stu-pore delle sue camminate in campagna, dalla meraviglia assorbita attraverso uno sguardo capace di posarsi su ogni dettaglio, nacque la sua sinfonia più eccentrica. Beethoven stes-so vi si riferiva come una sinfonia caracteristica, riconoscendone la qualità peculiare di chiara ascendenza settecentesca, figlia insomma d’un gusto teso a far baciare i suoni con le immagini, in un affresco sinfonico di finissima capacità mimetica. Immaginiamo quale vivida impressione creatrice suscitassero in quel Beethoven ventisettenne le lunghe ore d’i-spirazione nel verde. Per questo i cinque movimenti non vanno intesi semplicemente come semplici quadri: il canto degli uccelli e l’incedere del ruscello del secondo movimento non sono soltanto traslitterazioni sinfoniche di suoni ascoltati in natura, ma personaggi realmen-te presenti con il giovane Ludwig nei luoghi ov’egli compose la sua partitura. Così anche il realismo del temporale, con i suoi timpani, trombe e tromboni, gli archi in tempesta lungo le linee del crescendo e del diminuendo, non si limitano a giocare con l’esperimento imitativo da cosmo a orchestra, ma piuttosto si soffermano a descriverne grandiosamente il sentimento generatore. Nelle danze dei contadini in festa e nel ringraziamento del movimento finale, lo sguardo sonoro è inondato dalla più pura gioia musicale. E nella commozione conclusiva che inevitabilmente si rinnova a ogni ascolto della Sesta Sinfonia, si compie la nostra gratitudine per questi immensi geni e per il loro tormento. Resta solo il tempo di un silenzio colmo, e il suono nostro di un applauso.

Valentina Lo Surdo

INTORNO AL CONCERTOPAROLE

La Pastorale e BeethovenOnoratissimo Signore (all’editore), ecco le prime correzioni per le Sinfonie (Quinta e Sesta Pastorale). Faccia correggere immediatamente questi passaggi sulle lastre. Il titolo della Sinfonia in fa è: “Sin-fonia Pastorale o ricordo di vita campestre”, un’espressione del sentimento, più che una descrizione. Ogni pittura quando sia spinta troppo oltre nella musica strumentale, si perde (…) Anche chi ha solo un’idea della vita in campagna, può immaginarsi senza molti commenti ciò che vuole l’autore. Così senza descrizione si riconoscerà il tutto più come sensazione che come quadro sonoro. (…) Sinfonia Pastorale, nessuna pittura, ma in cui sono espresse le sensazioni che suscita nell’uomo il piacere della campagna, e sono descritti alcuni sentimenti della vita campestre.È come se ogni albero della campagna mi dicesse: “Santo, santo!” - Oh, dolce silenzio della foresta.- Chi può esprimere tutto ciò?Quanto è fortunata Lei che ha potuto trasferirsi così presto in campagna! Io non potrò avere questa gioia sino al giorno 8; ma già me ne rallegro come un bambino solo a pensarci. Che bellezza potermene andare finalmente in giro fra siepi e boschi, fra alberi, l’erba e rocce. Nessuno può amare la campagna quanto io l’amo - boschi, alberi e rocce rimandano l’eco che l’uomo desidera udire. (a Therese Malfatti, dedicataria della Bagattella ‘per Elisa’)

Critiche da Vienna e gli intrighi di SalieriCertamente, non è che io voglia che tutto ciò che si scrive contro di me sia soppresso. Ma la gente vorrebbe sapere che a Vienna nessuno ha nemici più personali di me, cosa tanto più facile da capire in quanto le condizioni della musica qui a Vienna peggiorano di giorno in giorno. Abbiamo maestri di cappella che poco sanno dirigere, non molto di più sanno leggere una partitura. Al Theater auf der Wieden, poi, la situazione è la peggiore di tutte. È li che ho dovuto dare il mio concerto con la Quinta, la Sesta Sinfonia e il Terzo Concerto per pianoforte, ma per l’occasione tutti quelli che si occupano di musica, hanno messo ogni sorta di ostacoli sulla mia strada. Per odio contro di me i promotori dei concerti delle vedove, il signor Salieri in testa, hanno vigliaccamente minacciato di espellere dalla loro società gli orchestrali che avessero suonato per me. Benché siano stati fatti diversi errori, che io non ho potuto impedire, il pubblico ha accolto con entusiasmo l’intero trattenimento. Ciò nonostante gli imbrattacarte di Vienna non mancheranno certo di inviare di nuovo alla Musikalische Zeitung le loro critiche malevole contro di me. I musicanti, in particolare, andarono fuori di sé per il semplice fatto che, avendo l’orchestra commesso per pura negligenza un errore nel passaggio più elementare e chiaro di questo mondo, io, di colpo, feci interrompere l’esecuzione, intimando a gran voce: “da capo!”. A loro una cosa del genere non era mai successa…

A proposito degli umori beethovenianiNoi, esseri finiti, personificazioni di uno spirito infinito, siamo nati per avere insieme gioie e dolori; e si potrebbe quasi dire che i migliori di noi raggiungono la gioia attraverso la sofferenza. (Beethoven)Dobbiamo a Beethoven di aver introdotto in musica il cattivo umore. A lui per una volta ciò può star bene al viso ma è indispensabile abbandonare questo tono. (Ferruccio Busoni)La musica di Beethoven muove la leva del terrore, dell’orrore, dello spavento, del dolore e suscita appunto quel desiderio nostalgico e infinito che è l’essenza del romanticismo. Egli è perciò un com-positore prettamente romantico: e non potrebbe essere questa la ragione per cui gli riesce meno bene la musica vocale, che non consente il carattere di nostalgia indefinita, ma solo rappresenta con parole sentimenti determinati provati nel regno dell’infinito? (Ernest Theodor Hoffmann)

Il Concerto per violino e ajkovskijIl raccontoDalle lettere all’amica Nadezhda von Meck: “Il primo movimento è ultimato e domani inizierò il secon-do. Il mio spirito resta alto, uno stato d’animo che non mi fa sentire la fatica.”

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Sulla Canzonetta: Andante“Ho scritto un nuovo Andante, più adatto alle complicazioni dei due movimenti che lo precedono e seguono”. Ma chi lo suonerà? Iosif Kotek non si sente all’altezza ed Emile Sauret rifiuta; allora ajkovskji interpella Leopold Auer, il nume tutelare del violino in Russia (allievo di Joseph Joachim), che non accoglie l’invito: “Buon uomo, me lo riporti quando l’avrà riscritto per il violino, così com’è ora è semplicemente ineseguibile”. Accetta Adolph Brodsky che lo esegue a Vienna, ma Brodsky non si prepara a dovere…

Così ajkovskji da Vienna… e la stroncatura da parte del critico Eduard Hanslick Per caso, nella sala di lettura dell’hotel, mi è capitata in mano una copia del quotidiano “Neue Freie Presse” dove Hanslick tiene la sua rubrica musicale. A proposito del mio Concerto per violino, scrive che, in generale, per quanto conosca le mie opere, esse si distinguono per la loro incoerenza, completa mancanza di gusto, rozzezza e barbarie. «Per ciò che riguarda il Concerto per violino il suo inizio non è male, ma più si va avanti, peggio è. Alla fine del primo movimento, egli sostiene, il violino non suona, bensì raglia, stride, ruggisce. Anche l’Andante inizia felicemente, ma ben presto si trasforma nella descrizione di una qualche selvaggia festa russa dove tutti sono ubriachi e hanno volti triviali, disgu-stosi. Ascoltando la musica di ajkovskij mi è venuto in mente che esiste musica puzzolente (stinkende Musik).» È vero che è una critica curiosa? Non ho fortuna con i critici. (…) In Europa chiamano la mia musica “puzzolente”. Kotek, mio intimo amico, si è messo paura e ha cambiato vilmente la sua intenzione di far conoscere il mio Concerto a Pietroburgo (e in ogni caso ciò era un suo obbligo preciso, perché era responsabile per la praticabilità esecutiva della parte violinistica); Auer, a cui il concerto era dedicato, mi gioca sporchi tiri di ogni genere. Come non essere commosso e riconoscente al caro Brodskij che sopporta adesso, a causa mia, gli insulti dei giornali viennesi?

Suggestioni dal Concerto e un commentoIl Finale, tanto russo quanto il secondo movimento, seppur posseduto da una tremenda vitalità, è di certo una scena popolare di campagna; il solista è diventato un violinista popolare… Se questo ha un’energia strepitosa, il secondo è terragno e robusto, con un solido doppio pedale che vuole ricordare, forse, le cornamuse dei contadini. ajkovskij insiste su questo tema, decorandolo con sfondi diversi, per poi rallentarlo e suggerire forse una persuasività più femminile. Non posso ipotizzare cosa possa rappresentare il dialogo, tra oboe, clarinetto e fagotto, ma serve poi veramente decodificarlo quando la musica è di per sé così trascinante da costringersi comunque a soccomberle? (David Brown)Il fatto è che ajkovskij ha portato il salotto, il femmineo fantasticare dell’Onegin nell’augusta cornice del Concerto, lasciando ai capricciosi disegni ritmici, alle incalzanti terzine, alle virtuosistiche scale, il compito di sostituire lo sviluppo sonatistico e il chiaroscuro di una base contrastante. (Giorgio Pestelli)

Moti di tristezzaMi trovo in uno stato d’animo strano, del tipo di quelli che conducono alla tomba. Succede in me qual-cosa di insolito che io non comprendo: una specie di nausea. Soffro di un angoscioso abbattimento, di una sofferenza che non presuppone alla fine, una nuova volontà di vita, ma qualcosa di disperato, di definitivo, e come succede, di un poco banale.Se non trovi motivo di gioia in te stesso, guarda agli altri. Vai tra la gente… Non dire che tutto è triste nel mondo. Esiste una gioia semplice ma profonda… La vita merita ancora di essere vissuta.

La Pastorale e il Concerto per violino al cinemaNel film Fantasia del 1940, Walt Disney include la Pastorale eseguita dalla Philadelphia Orchestra diretta da Leopold Stokowski. Ecco i movimenti della Sinfonia e le immagini corrispondenti: Allegro non troppo: lo svegliarsi dei sentimenti all’aspetto delle ridenti campagne. La campagna di Beethoven diventa qui il Monte Olimpo popolato di pegasi svolazzanti, faunetti e amorini; Andante molto mosso: scena alla riva del ruscello. Le centauriette si fanno belle attendendo i centauri, seguono incontri e scene d’amore; Allegro: lieta brigata di campagnoli. Bacco fa il suo ingresso barcollando sul suo asino e creature mitologiche lo circondano, schiacciano l’uva e bevono il vino; Allegro e Temporale. Il cielo si oscura. Comincia a piovere e Zeus appare tra le nuvole scagliando fulmini forgiati da Vulcano, quindi dopo essersi rigirato tra le nubi e si addormenta; Allegretto e Canto pastorale: sentimento di gioia al

calar della sera. Appare l’arcobaleno. Pan, Cupido e un baby Pegaso giocano fra i colori. Apollo guida il suo carro del sole. Morfeo porta la notte e il sonno oscurando il cielo. Diana scaglia tra le stelle una cometa. Infine, i Campi Elisi e il Monte Olimpo sono nella pace sotto la luna e il cielo stellato.

Il film Il concerto (Le concert) è incentrato sul Concerto per violino di ajkovskij. Realizzato nel 2009 dal regista rumeno-francese Radu Mih ileanu, ambientato fra Mosca e Parigi, all’epoca di Brežnev, nel 2010 ha vinto il Premio César per la migliore musica da film e per il miglior sonoro.

1881: ajkovskij compone il Concerto in re maggiore per violino e orchestra op. 35MusicaNascono Bartók e Miaskowski.Mascagni compone la Sinfonia in fa maggiore.Strauss compone il Concerto per violino in re minore.

Scienza, arte e letteraturaViene pubblicato a Milano il romanzo di Giovanni Verga I Malavoglia.Edouard Manet dipinge Il bar delle Follies-Bergère.Inizia la costruzione del canale di Panama ad opera di una società francese fondata da de Lesseps.Il coreografo Luigi Manzotti mette in scena a Milano il ballo Excelsior con musiche di Romualdo Marenco.Appaiono a Parigi i primi tramway.

StoriaLo zar Alessandro II viene ucciso in un attentato, gli succede il figlio Alessandro III e inizia un periodo di repressione.Gli Inglesi, sconfitti nella battaglia di Majuba Hill dai Boeri, accettano l’autonomia della Repubblica Sudafricana.

1808: Beethoven compone la Sinfonia n.6 in fa maggiore op.68 “Pastorale” MusicaBeethoven compone Sehnsucht canzoni con pianoforte.

Scienza, arte e letteraturaJohn Dalton elabora l’elenco degli elementi assegnando loro un simbolo e ipotizzando il loro peso atomico.Johann Gottlieb Fichte pronuncia a Berlino i Discorsi alla nazione tedesca; nati come progetto pedago-gico, sono in effetti una romantica ricostruzione del valore della cultura, in particolare tedesca, legata più di ogni altra al suo linguaggio.

StoriaNegli Usa viene abolita la tratta degli schiavi.Nell’incontro di Erfurt, davanti alla maggioranza dei principi tedeschi, Napoleone e lo zar Alessandro I confermano la loro alleanza.

AVVENIMENTI

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SPERANZA SCAPPUCCI DirettoreRiconosciuta dalla stampa italiana e internazionale nonché da Musical America come uno dei di-rettori più interessanti della sua generazione, Speranza Scappucci, romana e diplomata alla Juilliard School di New York ed al Conservatorio di Musica Santa Cecilia di Roma, ha recentemente debut-tato all’Opera di Vienna riscuotendo grande successo di critica e pubblico.Gli impegni futuri includono Don Pasquale, La Bohème e L’elisir d’amore alla Wiener Staa-tsoper, La fille du régiment e La Bohème all’Opera di Zurigo, Attila al Teatro Liceu di Bar-cellona, Manon Lescaut e Carmen all’Opera Royale de Wallonie di Liegi, La Sonnambula all’Opera di Roma, Le Nozze di Figaro al Teatro Regio di Torino ed il debutto con Il Barbiere di Siviglia alla Canadian Opera di Toronto. Intensa anche la sua attività sinfonica: ha diretto l’Orchestra Filarmonica della Radio Olan-dese al Concertgebouw di Amsterdam, la Royal Liverpool Philharmonic, l’Orchestra Filar-monica di Danimarca, la Prag Philharmonia, l’Orchestra Regionale della Toscana e l’Orche-stra del Teatro Lirico di Cagliari.Prossimamente sarà impegnata in concerti sinfonici con l’Orchestra del Maggio Musicale Fioren-tino, la Basler Symphonieorchester di Basilea, l’Orchestra Filarmonica di Danimarca, l’Orchestra Sinfonica di Nancy, The St. Luke Orchestra e la Julliard Orchestra a New York. Recentemente ha debuttato alla Wiener Staatsoper con La Cenerentola e La Traviata, all’Opera Royale di Wallonie con una nuova produzione di Jerusalem di Verdi, ha diretto una nuova produ-zione de Il Turco in Italia al Rossini Opera Festival di Pesaro, nonché La Sonnambula al Lincoln Center di New York (produzione del MET Opera e Juilliard), La Cenerentola al Regio di Torino e alla Washington Opera, La Bohème all’Opera di Los Angeles, una nuova produzione di La fille du régiment alla Santa Fe Opera e Attila al Mariinsky di San Pietroburgo.Nelle passate stagioni ha diretto lo Stabat Mater di Pergolesi al Festival di Glimmerglass, Don Giovanni alla Finnish National Opera di Helsinki, nonché Norma al Teatro Sao Carlos di Lisbona, La Traviata al Macerata Opera Festival e Il Turco in Italia al Lincoln Center New York.La sua discografia include il CD “Mozart Arias” con il soprano Marina Rebeka e la Royal Liverpool Philharmonic Orchestra (Warner Classic) e “Il mio canto” con il tenore Saimir Pirgu con l’Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino (Opus Arte).

MIDORI ViolinoMidori si può annoverare oggi fra i leggendari violinisti di questa generazione. Oltre ad esibirsi ai più alti livelli internazionali, è stata riconosciuta dalle Nazioni Unite e dal World Economic Forum per la sua eccezionale dedizione all’insegnamento e l’impegno a favore delle comunità in tutti gli Stati Uniti, in Europa, Asia e nel mondo in via di sviluppo. Più recentemente, Midori ha compiuto un deciso impegno a favore dello sviluppo del re-pertorio per violino del futuro, commissionando nuovi concerti e lavori cameristici. Nelle ultime stagioni, ha ampliato la sua discografia con l’integrale delle Sonate e Partite di Bach per violino solo e il concerto per violino DoReMi scritto per lei da Peter Eötvös e inciso con l’Orchestre Philarmonique de Radio France. Nel 2014, con la registrazione del Concerto per violino di Hindemith, con la NDR Symphony Orchestra di Amburgo e Christophe Eschenba-ch, ha vinto il Grammy Award come “Best Classical Compendium”. Midori è nata ad Osaka nel 1971 e ha iniziato fin da piccola lo studio del violino con la madre, Setsu Goto. Zubin Mehta l’ha ascoltata nel 1982 e subito invitata per quello che sarebbe poi diventato il suo leggendario debutto - all’età di 11 anni - con la New York Philharmonic durante il tradizio-nale concerto di capodanno, ricevendo una standing ovation e l’impulso per l’inizio di una splendida carriera.Oggi Midori vive a Los Angeles, dove presiede la cattedra di Distinguished Professor of Vio-lin nonché la Jascha Heifetz Chair alla Thornton School of Music dell’University of Southern California.

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**spalla / *prima parte

La Filarmonica Arturo Toscanini, che ha la sua sede a Parma, nell’Auditorium Paganini disegnato da Renzo Piano, è il punto d’eccellenza dell’attività produttiva della Fondazione Arturo Toscanini, maturata sul piano artistico nella più che trentennale esperienza dell’Or-chestra Regionale dell’Emilia-Romagna e nell’antica tradizione musicale che affonda le proprie radici storiche nell’Orchestra Ducale riordinata a Parma da Niccolò Paganini nel 1835/36 e per i quarant’anni successivi ai vertici delle capacità esecutive nazionali. Oggi è una delle più importanti orchestre sinfoniche italiane. Per saperne di più: www.fondazionetoscanini.it/filarmonica-arturo-toscanini/

FILARMONICAARTURO TOSCANINI

Violini Primi: Mihaela Costea**, Valentina Violante, Gianni Covezzi, Federica Vercalli, Maurizio Daffunchio, Mario Mauro, Julia Geller, Camilla Mazzanti, Caterina Demetz, Alice Costamagna, Nicola Tassoni, Fang Xia.Violini Secondi: Viktoria Borissova*, Daniele Ruzza, Laurentiu Vatavu, Jasenka Tomic, Cellina Codaglio, Claudia Piccinini, Sabrina Fontana, Antonio Lubiani, Lorenzo Gugole, Beatrice Marozza.Viole: Behrang Rassekhi*, Carmen Condur, Sara Screpis, Diego Spagnoli, Daniele Zironi, Ilaria Negrotti, Friederich Binet, Costanza Pepini.Violoncelli: Pietro Nappi*, Vincenzo Fossanova, Diana Cahanescu, Fabio Gaddoni, Filippo Zampa, Alexander Zyumbrovskiy. Contrabbassi: Antonio Mercurio*, Agide Bandini, Claudio Saguatti, Antonio Bonatti, Elio Rabbachin.Flauti: Sandu Nagy*, Comaci Boschi.Ottavino: Andrea Oman.Oboi: Gian Piero Fortini*, Massimo Parcianello.Clarinetti: Giovanni Picciati*, Miriam Caldarini.Fagotti: Fabio Alasia*, Federico Loy.Corni: Ettore Contavalli*, Davide Bettani, Fabrizio Villa, Giuseppe Affilastro.Trombe: Matteo Beschi*, Marco Catelli.Tromboni: Carlo Gelmini*, Gianmauro Prina.Timpani e percussioni: Gianni Giangrasso*.

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Su un solo pentagramma scorre la storia, il pensiero, il sogno di un'intera umanità. Per conoscerli non c'è che un modo: ascoltare. (Anonimo)

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Prossimo appuntamento di nuove atmosfere

Sabato 29 aprile 2017 ore 20.30

ALPESH CHAUHAN Direttore

DANIELE TITTI Clarinetto

FILARMONICA ARTURO TOSCANINI

Igor StravinskijPulcinella suite per orchestra, da G. B. Pergolesi

Wolfgang Amadeus MozartConcerto per clarinetto e orchestra in la maggiore K. 622

Igor StravinskijDumbarton Oaks concerto in mi bemolle per orchestra da camera

Wolfgang Amadeus MozartSinfonia in sol minore n. 40 K. 550

©Cristian Grossi

IMPARIAMO IL CONCERTO

Fabio Sartorelli raccontaStravinskij e Mozart

Venerdì 28 aprile 2017 ore 18.00Auditorium Paganini, Parma

Concerto in anteprima Venerdì 28 aprile 2017 ore 15.00Auditorium Paganini, Parma

Per saperne di più www.fondazionetoscanini.it