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3 § 1. Il lavoro che aiuta il lavoro Carissime delegate e delegati, graditi ospiti, spettabili Autorità, amiche ed amici, ringrazio Voi, a nome di tutta la Ust Cisl di Bari per la partecipazione a questo nostro quinto congresso e per il contributo che riterrete di dare ai nostri lavori. Ringrazio e saluto la Cisl Nazionale che ci onora con la presenza di un attento e rigoroso dirigente sindacale, l’amico segretario nazionale Gigi Petteni che siamo certi saprà arricchire il nostro dibattitto e riportare le istanze di questo territorio ad un livello di grande ascolto e di forte attenzione della nostra segretaria generale Annamaria Furlan. Annamaria, con lungimiranza, sta spingendo il movimento sindacale nella sua interezza ad un ruolo di protagonismo sociale che mancava da oltre 20 anni in questo Paese. Ringrazio e saluto tutta la Cisl di Puglia e tutte le Ust presenti. Sono orgoglioso di avere qui con noi la nostra segretaria regionale Daniela Fumarola, che sta scrivendo e siamo certi scriverà una delle pagine più belle del sindacato in Puglia, fuori e dentro l’organizzazione. Un grazie particolare a tutti voi delegate e delegati, ai segretari di categoria e alle loro “squadre” che in un clima di ampia partecipazione hanno svolto i congressi rieleggendo le rappresentanze. Consentitemi un ringraziamento anche ai giornalisti presenti e a quelli che pur non potendo esserci vorranno dare cronaca del nostro congresso: abbiamo bisogno di un rinnovato dialogo coi media fatto di denuncia ma anche di approfondimenti e di proposte per continuare a costruire un territorio coeso e senza sudditanze. È stato un momento prezioso per la nostra organizzazione. Ho partecipato a tutti i congressi di categoria e sono rimasto molto soddisfatto della partecipazione e dei contenuti espressi, frutto di un lavoro serio e costante. Dobbiamo veramente essere orgogliosi di far parte di questa organizzazione della quale il prossimo mese celebreremo il 67° anno dalla fondazione. Alcuni criticano il sindacato, ma dimenticano che quando ci sono incidenti sul lavoro, problemi di occupazione, ingiustizie, e quando si chiedono tutele, i sindacalisti e le sindacaliste sono presenti. Con i loro limiti,

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§ 1. Il lavoro che aiuta il lavoro

Carissime delegate e delegati, graditi ospiti, spettabili Autorità,

amiche ed amici, ringrazio Voi, a nome di tutta la Ust Cisl di Bari per la

partecipazione a questo nostro quinto congresso e per il contributo che

riterrete di dare ai nostri lavori. Ringrazio e saluto la Cisl Nazionale che ci

onora con la presenza di un attento e rigoroso dirigente sindacale, l’amico

segretario nazionale Gigi Petteni che siamo certi saprà arricchire il nostro

dibattitto e riportare le istanze di questo territorio ad un livello di grande

ascolto e di forte attenzione della nostra segretaria generale Annamaria

Furlan. Annamaria, con lungimiranza, sta spingendo il movimento sindacale

nella sua interezza ad un ruolo di protagonismo sociale che mancava da oltre

20 anni in questo Paese. Ringrazio e saluto tutta la Cisl di Puglia e tutte le

Ust presenti. Sono orgoglioso di avere qui con noi la nostra segretaria

regionale Daniela Fumarola, che sta scrivendo e siamo certi scriverà una

delle pagine più belle del sindacato in Puglia, fuori e dentro l’organizzazione.

Un grazie particolare a tutti voi delegate e delegati, ai segretari di categoria

e alle loro “squadre” che in un clima di ampia partecipazione hanno svolto i

congressi rieleggendo le rappresentanze. Consentitemi un ringraziamento

anche ai giornalisti presenti e a quelli che pur non potendo esserci vorranno

dare cronaca del nostro congresso: abbiamo bisogno di un rinnovato dialogo

coi media fatto di denuncia ma anche di approfondimenti e di proposte per

continuare a costruire un territorio coeso e senza sudditanze.

È stato un momento prezioso per la nostra organizzazione. Ho

partecipato a tutti i congressi di categoria e sono rimasto molto soddisfatto

della partecipazione e dei contenuti espressi, frutto di un lavoro serio e

costante. Dobbiamo veramente essere orgogliosi di far parte di questa

organizzazione della quale il prossimo mese celebreremo il 67° anno dalla

fondazione. Alcuni criticano il sindacato, ma dimenticano che quando ci

sono incidenti sul lavoro, problemi di occupazione, ingiustizie, e quando si

chiedono tutele, i sindacalisti e le sindacaliste sono presenti. Con i loro limiti,

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con le loro incertezze, ma certamente ci sono. Il sindacato è lavoro che aiuta

il lavoro, è spartiacque tra ingiustizia e giustizia, tra sfruttamento e diritti,

tra indifferenza e solidarietà, tra esclusione e bene comune. È per questo

che dobbiamo voler bene al sindacato, difenderlo e promuoverlo: ce lo

chiedono ogni giorno i nostri quasi 80mila iscritti delle federazioni della Cisl

di Bari.

In tutto l’Occidente c’è stata una svalutazione culturale del lavoro,

che non è più considerato come forma di espressione e di realizzazione delle

persone e manifestazione del primato dell’uomo sul capitale e sulla tecnica.

Il sindacato deve tornare ad occuparsi di lavoratori pensati non

astrattamente come ceto sociale, ma come soggetti del lavoro-lavorato,

agito; il sindacato deve tornare a dare centralità alla persona in azione sul

lavoro. Dunque, dobbiamo tornare in fretta alle origini: “Il sindacalista non

è più quello che cambia il mondo, ma quello che cambia il tuo mondo”. Siamo

nel pieno della quarta rivoluzione industriale e il confronto diretto con i

cambiamenti in atto è una sfida inedita non solo per la politica e la società,

ma anche per chi rappresenta i lavoratori. Per la sua storia la Cisl può

proporsi, più di altri, come un soggetto di rappresentanza che intercetta non

solo i bisogni di tutela contrattuali o di servizio dei lavoratori e delle

lavoratrici, ma anche come soggetto che, per le sue tradizioni di

organizzazione non asservita a nessuno, autonoma, aconfessionale,

interclassista e interculturale, si candida a rappresentare il lavoratore in

quanto persona.

§ 2. Futuro glocale, rete di luoghi e prossimità

Di fronte ad un modello di sviluppo che pone le cause degli eventi

assai spesso fuori dai confini delle nostre case, delle nostre città, del nostro

Paese e della stessa Europa, il territorio viene sempre di più evocato dalla

politica come il luogo dove poter recuperare un più corretto rapporto dei

cittadini con le istituzioni pubbliche. Ed è proprio sul territorio che la Cisl di

Bari ha sviluppato e qualificato nel tempo la sua presenza, a partire

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dall’impegno dei nostri sindacalisti pensionati, impegno oggi rafforzato

sempre di più dalla militanza di decine di giovani volontari e giovani delegati,

legittimando così dal basso il proprio ruolo di rappresentanza sociale. Siamo

riusciti a costruire un patrimonio relazionale, a formare una rete capillare di

presenze: tra i 41 comuni della Città Metropolitana di Bari e i 7 comuni della

Bat, ex provincia di Bari, siamo presenti in 39 comuni sui 48 complessivi; e

siamo presenti in 4 municipi della Città di Bari. Ma per migliorare la capacità

di intercettare nuovi bisogni, in particolare delle persone e delle famiglie più

vulnerabili, la Cisl di Bari dovrà impegnarsi con ogni sforzo collettivo di tipo

organizzativo ed economico, più di ieri e più di oggi, affinché ognuno dei 48

comuni dove operano i nostri sindacalisti le nostre unioni sindacali comunali

possano rappresentare un presidio qualificato e partecipato della comunità

per costruire insieme una piattaforma sociale di rilancio della

contrattazione. Oggi il territorio è “glocale”, globalizzato ma con anime

localizzate, luogo che tiene insieme gli interessi settoriali con quelli della

rappresentanza dei giovani, degli anziani, delle donne, degli immigrati del

mondo del lavoro e di chi un lavoro non ce l’ha perché lo cerca o lo ha

perduto. La vera sfida si gioca a livello locale, ma pensando con uno sguardo

oltre il recinto: nel futuro “glocale” serve un sindacato come rete di luoghi

e persone connessi ma in relazione. È sul territorio che si crea un forte

intreccio tra investimento, ricerca, insediamenti produttivi e comunità

locali. A questo livello si può, si deve fare sistema, legando sviluppo e

territorio in modo armonico. Devono essere intensificati gli investimenti e le

alleanze tra forze sociali attraverso lo sviluppo della concertazione e della

contrattazione. Abbiamo la necessità di riprogettare i territori in cui viviamo

considerando compatibilità ambientali, sviluppo sostenibile,

delocalizzazioni, flussi migratori e le modificazioni che riguardano la

popolazione. Abbiamo bisogno di un lavoro che sia anch’esso sostenibile.

Dobbiamo metterci in gioco e decidere, Cisl insieme alle sue categorie, un

grande e positivo ruolo a livello territoriale e regionale, facendoci promotori

di progetti credibili ed ecosostenibili, sapendo che quanto viene deciso avrà

ripercussioni anche sulle condizioni di vita e di lavoro nostro e delle future

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generazioni. In questa partita rientrano i grandi temi della responsabilità

sociale d’impresa, dei distretti industriali, della formazione, del welfare

territoriale, della gestione del mercato del lavoro, dello sviluppo sostenibile

e dell’ecosistema, della conciliazione dei tempi di vita coi tempi di lavoro.

Progetti di questa natura richiedono una forte integrazione fra il ruolo

verticale delle categorie e quello orizzontale della confederazione: non

possiamo fermarci solo alla difesa dei posti di lavoro ma di entrare nei

meccanismi decisionali che possono creare il lavoro.

Ripeto, favorire la creazione di lavoro. Il nostro intervento dovrà

essere quindi a tutto campo: dalla formazione dei giovani, alla

individuazione delle vocazioni a cui un territorio è chiamato, alla

progettazione delle infrastrutture necessarie, alla creazione di collegamenti

e rapporti con il resto del mondo. Ogni nostra azione ha influenza sulle

persone e sull’ambiente in cui viviamo: se questa affermazione è vera per i

singoli individui, pensiamo a quale peso abbiano per le comunità degli

uomini, alludo alle città, o per le attività economiche e produttive, le attività

che i gruppi svolgono.

I temi dello sviluppo sostenibile ci coinvolgono tutti quanti anche

se con diversa consapevolezza. Le questioni legate alle tematiche ambientali

non sono per noi un optional. Lo sanno bene gli amici della Filca, costruire

una casa a basso consumo e basso impatto ambientale, la “casa passiva”,

richiede l’uso di materiale, di tecniche costruttive e di operatori con una

capacità e qualificazione professionale diversa dalla tradizione ed ha perciò

dei riflessi sui livelli professionali, sulle metodologie di lavoro e sulla

qualificazione dei lavoratori impiegati.

Nei prossimi anni il sindacato confederale di questo territorio deve

assumere come primo asse strategico riposizionare e rilanciare la

contrattazione di prossimità. Il crinale su cui il sindacato si muove è spesso

troppo stretto e molte volte il negoziato coi Comuni si apre e si risolve di

fronte alla generica affermazione del “non ci sono risorse”, affermazione

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che di frequente segna l’inizio e la conclusione del confronto sui bilanci

locali. Dobbiamo superare la pregiudiziale per cui nulla si può fare per la

mancanza di risorse, salvo recuperale all’interno del sistema, tagliando i

servizi e aumentando la quota di partecipazione dell’utente-cittadino. Lo

diciamo agli amici e compagni di Cgil e Uil: rilanciamo insieme una capacità

di intervento in ogni singolo territorio che agisca non solo dal lato della

rivendicazione dei servizi e della spesa sociale, ma anche da quello delle

entrate. La maggiore manovrabilità sulle imposte locali amplia il nostro

ambito di intervento non solo nel “gioco” minimo del “più o meno imposte

addizionali”, ma soprattutto su quali potranno essere i potenziali impieghi

delle risorse territoriali. E su questo percorso, per noi della Cisl, la banca dati

Aida - strumento di analisi dei bilanci comunali che la Confederazione ci

mette a disposizione - assume una valenza straordinaria, avendo già messo

a sistema da due anni l’analisi dei bilanci consuntivi del Comune di Bari e che

nei prossimi mesi si cercherà di estendere ad altri nostri comuni di

riferimento. In quest’ottica abbiamo elaborato di recente con i colleghi della

Cgil e della Uil della Bat, ma ci auguriamo di definirlo anche nell’area

metropolitana di Bari, un protocollo di intesa sulle relazioni sindacali. Lo

promuoveremo comune per comune, affinché queste relazioni assumano

un’importanza strategica nell’azione di governo locale. Altro che casta,

siamo soggetto propulsivo dello sviluppo economico e sociale.

§ 3. Oltre lo squilibrio demografico e le vite precarie: le priorità della

contrattazione sociale

I territori dei comuni della Città Metropolitana di Bari e dei nostri

comuni della Bat stanno accumulando un grave squilibrio. Parlo dello

squilibrio demografico: all’allungamento dell’età della vita è corrisposto e

sta corrispondendo una forte de-natalità. Un trend che può sballare ogni

sistema di welfare e la cui, non ultima causa, è il “trattamento” che è stato

riservato alla famiglia, svalutata come istituzione - il matrimonio oggi sta

diventando una rarità - e caricata di responsabilità e di oneri che ne hanno

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reso sempre più problematica la decisione di fare figli. Qualche numero, per

capire la bomba demografica che ci è scoppiata in casa. Prendendo in esame

solo i dati della Città Metropolitana, la popolazione è diminuita di 184.533

abitanti, è passata da 1.249.533 del 2007 a 1.065.000 del 2016. I giovani

compresi nella fascia di età tra i 15 e i 24 anni sono appena 138.000, negli

ultimi 10 anni sono diminuiti di 15.662 unità.

Di contro, gli over 65 sono aumentati negli ultimi 10 anni di 45.840

unità, arrivando ad un totale di 256.191, cioè quasi il doppio dei giovani tra

i 15 e i 24 anni. Un fatto drammatico tropo poco preso in considerazione dai

soggetti politici e sociali del nostro territorio e del Paese. Se a questo

aggiungiamo la crescita esponenziale del lavoro di cura, necessario per gli

anziani non autosufficienti – un lavoro fatto quasi esclusivamente da donne

per lo più straniere – non ci sarà difficile capire l’ampiezza del problema e

immaginare come la rivendicazione di forti stanziamenti di risorse

pubbliche, pur necessaria, non colmerà il divario tra domanda e offerta

provocato dallo squilibrio generazionale. Occorrerà quindi sperimentare

strade innovative in grado di rendere reciprocamente compatibili il costo

per le famiglie e la tutela di chi lavora.

Nella contrattazione sociale con gli enti locali e con le Asl, le nostre

priorità non possono che derivare dall’analisi appena fatta. E queste priorità

sono essenzialmente tre: sostenere la famiglia, la natalità, la tutela dei

minori, con l’attivazione di servizi per la prima infanzia, il post scuola, la

conciliazione tra lavoro e famiglia; dare nuove risposte al problema della

non autosufficienza, sviluppando l’assistenza domiciliare e sperimentando

nuove forme organizzative di lavoro di cura; contenere l’imposizione fiscale

e tariffaria, con una lotta più efficace all’evasione e un recupero di efficienza,

nonché garantire maggiore equità attraverso una tassazione locale

progressiva e l’utilizzo dell’Isee.

§ 4. Nuovi lavori, nuove imprese

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Non vorremmo trascorrere altri anni a parlare degli effetti della

crisi piuttosto che a trovare strumenti per superarla. Dobbiamo mettere al

centro dei nostri interessi di comunità l’obiettivo di favorire nuovo nuovi

lavori e nuove imprese. Abbiamo perso molto tempo in questi anni a frenare

con le mani l’onda d’urto della crisi e le sue conseguenze: ammortizzatori

sociali come respiratori artificiali da sale da rianimazione del mondo del

lavoro, fallimenti di impresa, sfruttamento del lavoro, che si chiami lavoro

nero, grigio, voucher, tirocinio, falso lavoro autonomo, disagio del lavoro.

Quando si parla di mercato del lavoro, la cosa peggiore che si

potrebbe fare è quella di non guardare in faccia alla realtà:

Nel 2015 mentre i voucher dilagavano in Italia e nelle nostre province di Bari

e Bat, il lavoro totalmente in nero veniva individuato dall'Ispettorato in

1.478 casi. Nel 2016, sempre nella provincia o meglio nella Città

Metropolitana di Bari e nella provincia Bat, con il rallentamento nel

frattempo del dilagare dei voucher, soprattutto sul finire del 2016, i

lavoratori in nero scoperti dall'Ispettorato sono passati a 1.724 casi. Un

aumento di quasi il 17% dal 2016 al 2017. E vorrei ricordare che i 1.724

lavoratori al 100% in nero sono stati scoperti in un campione complessivo di

appena 5.157 aziende, cioè appena nel 3% delle 151.550 aziende esistenti

nelle due province. Non oso immaginare cosa potrebbe venire fuori se ci

fosse il controllo del restante 97% delle aziende. Se continuiamo a guardare

il mercato dell’occupazione come gli struzzi, senza preoccuparci di

qualificare il lavoro e rendere il costo del lavoro a tempo indeterminato

sempre meno costoso il futuro sarà sempre più precario. Mai che gli venga

in mente a qualche politico di riproporre la legge 407 del 1990 sulle

agevolazioni alle assunzioni stabili: basterebbe abbassare il requisito

soggettivo di disoccupato da 24 mesi a 12 mesi per rimettere in moto in

maniera strutturale la convenienza delle imprese ad assumere. Quella legge

abrogata dal governo di Matteo Renzi fu uno scippo alle imprese del Sud e

alla speranza dei giovani meridionali. Nel 2015 e nel 2016 abbiamo regalato

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alle imprese del Nord incentivi che per 25 anni erano stati concepiti per

riequilibrare le aree del Mezzogiorno.

Questa crisi porta il sistema delle imprese dei nostri comuni di

riferimento ad essere prevalentemente irregolari nel rispetto delle norme

sul lavoro. Siamo ad un tasso di irregolarità delle imprese ispezionate del

58,30%, con forti percentuali di violazione in materia di salute e sicurezza,

violazioni che rappresentano il 40% del totale accertato in tutta la Regione:

1.385 su 3.567. Vorrei ricordare che in Italia lo scorso anno abbiamo avuto

una media di 85 morti al mese: in Puglia abbiamo registrato 51 morti, di cui

8 nella Bat e 8 nella provincia di Bari, cioè il 30% delle morti bianche di tutta

la Puglia. La nostra regione è quarta in Italia per morti sul lavoro rispetto agli

occupati. Il mancato rispetto delle norme in materia di tutela della salute e

sicurezza sui luoghi di lavoro ci deve non solo far riflettere a voce alta, ma ci

deve impegnare a tutti i livelli, partendo da una valorizzazione del ruolo e

dei compiti assegnati agli Rls (Rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza)

o agli Rlst (Rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza territoriali), queste

ultime figure sostenute dagli organismi paritetici della bilateralità

contrattuale, in primis, edilizia e artigianato, per stimolare, tra i lavoratori,

la cultura della sicurezza. Non può essere più tollerabile una situazione che

vede le aziende baresi violare più di quanto non facciano complessivamente

le aziende di Bologna, Torino, Firenze e Reggio Calabria.

Nella provincia di Bari il tasso di disoccupazione è al 20,3% e nella

Bat è del 18,5%. I disoccupati sono 125mila, centomila nella provincia di Bari

e 25mila nella Bat, tra cui tantissimi giovani. A loro aggiungiamo i centomila

inattivi, non cercano più lavoro o perché scoraggiati o per motivi familiari,

ma che sono certamente disponili a lavorare. La gravità sociale della

mancanza di lavoro nei nostri territori sta facendo scivolare ampie fette

della nostra popolazione residente, tra cui giovani e bambini, nella povertà

assoluta, con rimbalzi nelle forme di devianza sociale che trovano nella

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criminalità organizzata e nel bullismo da quartiere le insidie più pericolose

per la coesione sociale.

§ 5. Mafie e corruzione: non possiamo morire ogni giorno

Dai cantieri alle cave, dagli appalti pubblici ai lavori privati, la

criminalità organizzata, troppo spesso presente nelle nostre realtà, è una

drammatica presenza che va affrontata con grande determinazione da tutte

le forze sociali responsabili di questo Paese, a partire dal sindacato

confederale. Proprio ieri, Bari ha visto sfilare migliaia di uomini e donne,

ragazze e ragazzi, per dire ancora una volta e anche quest’anno basta alle

Mafie e a chi non le combatte e non le respinge. Abbiamo scoperto in questi

anni infiltrazioni in numerose imprese locali, apparentemente

insospettabili, appalti truccati, veri e propri sabotaggi nella qualità dei lavori.

Ma non meno criminale è la costituzione di cartelli di imprese per spartirsi il

denaro pubblico, omogeneamente presenti in tutto il Paese. Ma se molte

sono le forme in cui si manifesta, sempre identico è il risultato: minare alla

base le imprese “sane”, distruggere una concorrenza pulita, negare tutele e

diritti ai lavoratori, danneggiare gli interessi dei cittadini. Per noi è criminale

anche chi non paga regolarmente chi lavora - magari con una busta paga

formalmente regolare ma con una retribuzione ridotta, taglieggiata - chi non

versa i contributi, chi sfrutta il lavoro degli immigrati, chi diventa “caporale”,

chi obbliga a lavorare in condizioni non sicure e malsane. Anche questa

criminalità che nega i diritti alle persone è figlia della stessa avidità, del

ricorso al guadagno facile, dell’arricchimento immediato e privo di scrupoli.

È un atteggiamento che non si manifesta solo con il controllo del territorio,

delle imprese, dell’economia, ma cerca di impadronirsi delle persone,

dell’anima della gente, di negare ogni speranza e di sostituirsi allo Stato, alle

istituzioni, ai comuni, a ogni forma di difesa e ribellione. Per questo,

l’atteggiamento mafioso va combattuto sia scuotendo le coscienze dei

singoli sia promuovendo una educazione alla legalità che porti

all’indignazione individuale e collettiva per costruire insieme risposte utili a

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una società che include. Educazione alla legalità e resistenza per costruire

speranza: una speranza che non sia un bel sentimento fermo alla teoria ma

che si traduca nei fatti, per non morire ogni giorno. Ed è solo il lavoro che

può svolgere una funzione di promozione ed emancipazione sociale.

§ 6. Aree ad insediamento agevolato per le imprese

La gente è stanca di sentirsi raccontare solo dati e dettagli della crisi

e del contesto socio-economico. La gente non ci segue se diciamo loro solo

a quale quartile di percentuale di povertà appartiene. I giovani disoccupati

di Bari, di Andria, di Monopoli, di Canosa, di Turi e di tutti i nostri comuni si

aspettano dal sindacato, dalla Cisl, una proposta e un’azione propositiva. Il

sindacato vuole condividere con tutti gli attori sociali, economici e politici,

protagonisti del territorio, un’idea di crescita concreta di lavoro, dobbiamo

respingere con forza l’idea, come dicono gli anglosassoni, di una jobless

growth, ossia di una crescita senza lavoro, perché questa crea

disuguaglianza e desertificazione delle nostre comunità. Ne abbiamo già

tanta, da queste parti, di disuguaglianza considerando che una famiglia su

due è a rischio di esclusione sociale, soprattutto di giovani: basti pensare che

oggi a Bari ci sono 8mila giovani in meno dai 20 ai 29 anni rispetto a 10 anni

fa. In quest’ottica dobbiamo assolutamente valorizzare le risorse e gli

interventi compresi nel Patto per la Città Metropolitana di Bari, nell’ambito

del Fondo per lo Sviluppo e la coesione destinato alle Regioni e alle Città

Metropolitane del Mezzogiorno. Vanno spesi subito e bene i 230 milioni di

euro del Fondo per lo sviluppo e la coesione (Fsc) per gli interventi compresi

nel Patto per la Città Metropolitana di Bari in relazione alla programmazione

2014-2020 - 42 milioni solo nel 2017 - finalizzati alla mobilità sostenibile,

alla realizzazione della smart city, alla valorizzazione dei beni culturali e

ambientali, nonché alla realizzazione di interventi finalizzati allo sviluppo

economico e produttivo ed alla sicurezza e tutela del territorio. Ed è anche

per questo che chiediamo di sottoscrivere al più presto un protocollo sugli

appalti per la Città Metropolitana, così come abbiamo fatto con il Comune

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di Bari, per garantirci legalità, trasparenza e qualificazione del lavoro

nell’impiego di queste risorse pubbliche, valorizzando l’esperienza costituita

del Forum per la legalità dell’Area metropolitana di Bari, un esperimento

sociale di partecipazione allargata che la Cisl di Bari ha positivamente accolto

e sostenuto. Aspettiamo al più presso l’attivazione del tavolo inter-

istituzionale per una condivisone partecipativa sulle linee strategiche ed

operative sottese a questo atto, secondo un accordo di partenariato

istituzionalizzato, che stiamo cercando di costruire su altri due importanti

capitoli di finanziamento, uno in particolare sul comune di Bari - e parliamo

dei 91 milioni di euro del Pon Metro - su cui insistiamo a chiedere confronto

e condivisione, e l’altro riguarda il finanziamento per la riqualificazione

urbana e la sicurezza delle periferie: 35 interventi strategici tra Bari e gli altri

40 comuni dell’area metropolitana, per un finanziamento di circa 40 milioni

di euro.

Aree ad insediamento agevolato per le imprese da un lato, e

valorizzazione delle vocazioni turistico-paesaggistiche e storico-culturali

dall’altro, ci sembrano i più concreti driver di sviluppo e di crescita delle

economie di comunità se vogliamo regalare un futuro alle nostre città.

“Proviamo un po’ a vedere il Sud dimenticando il divario col Nord. Allora

scopriremo un Sud con tanti segni in più invece dei soliti segni meno. Un Sud

senza il quale l’Italia non potrebbe andare avanti”, scrive Lino Patruno nel

suo splendido libro Il Meglio Sud che non è solo operazione di orgoglio ma è

rottura di stereotipi e iniezione di fiducia per un Sud che ha la più grande

fabbrica d’Italia e che esporta nel 91% dei Paesi del mondo. Ha ragione

Patruno, dobbiamo essere più orgogliosi di mostrare al mondo intero di

come si possa “attraversare il deserto e superare il divario”. E non è un caso

se ai nostri lavori congressuali abbiamo invitato lui e un altro avveduto policy

maker come Pierangelo Raffini, assessore allo Sviluppo economico del

Comune di Imola che ci declinerà il modo concreto con il quale la

manifattura fa ripartire il territorio: la scelta di avvalerci di questi contributi

è un chiaro segnale di quale strada di protagonismo sociale vorrà vivere la

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nostra organizzazione sindacale nei prossimi anni e nel prossimo futuro,

consapevoli della nostra storia economica. Rimettiamo al centro la

connessione storica tra agricoltura e produzione industriale, un intreccio che

a partire dagli Anni Sessanta ha creato le condizioni di uno sviluppo

irrobustito dalla capacità negli anni di attrarre investimenti, anche esteri, ma

solo dopo la contaminazione e l’impulso del salto innovativo e tecnologico

che, nel frattempo, cervelli e imprenditori locali hanno garantito portando

Bari e la sua provincia a un’intersettorialità di cicli produttivi su palcoscenici

internazionali, in settori come la meccanica di precisione, la meccatronica,

l’automotive, la chimica e la farmaceutica. Dall’agricoltura è partito tutto,

all’agroalimentare dobbiamo guardare nelle sue molteplici declinazioni e

interconnessioni.

§ 7. Reinsediamento manifatturiero per ricostruire nuove economie urbane

La Cisl di Bari oggi è qui a congresso per lanciare una sfida

avvincente, coraggiosa e difficile, riscostruire nuove economie urbane

secondo tre filoni: quello delle imprese ad alto impatto sociale,

prevalentemente impegnate a fornire servizi di nuova generazione

nell’ambito del welfare, della cura della persona, della cultura e della

creatività cui si possono ascrivere anche le numerose piattaforme di

economia collaborativa destinate a scambiare beni e servizi invece che

promuoverne il possesso esclusivo; quello delle imprese attive nell’ambito

del green, dell’agricoltura periurbana e del crescente settore del food, di

trasformazione e distribuzione; e quello delle nuove manifatture urbane

legate all’artigianato tradizionale ad alto valore aggiunto o a quello digitale.

Il sostegno alla manifattura urbana come settore potenzialmente in grado

di generare anche nuova occupazione va sperimentato su larga scala a

partire da oggi. Il tema del reinsediamento manifatturiero nelle aree urbane

è oggetto di riflessione e di costruzione di politiche pubbliche concrete già

da tempo in diverse metropoli globali. Tra queste la città di New York ne ha

fatto un vero e proprio programma politico-amministrativo. Il rapporto del

Center for an Urban Future di New York city individua nei settori della

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stampa in 3D, nelle lavorazioni artigiane ad alto valore aggiunto del legno e

dei metalli, e nel food, una traiettoria di sviluppo produttivo ed

occupazionale per una città attentissima anche al tema della rigenerazione

urbana. Dobbiamo rendere le nostre città un ecosistema abilitante per la

nascita, l’insediamento e la crescita di imprese operanti nel campo della

manifattura digitale e del nuovo artigianato. Per renderlo possibile è

necessaria un’alleanza tra attori pubblici e privati in una coalizione a guida

comunale per la promozione della nuova manifattura e artigianato digitale,

integrando nuove iniziative e azioni in un quadro coerente di interventi,

guidati anche dai cambiamenti del mercato e dei consumi dove la ricerca di

prodotti e servizi su misura supera di gran lunga quella di prodotti

standardizzati. Poiché il tema del reinsediamento produttivo è contiguo a

quello della rigenerazione urbana, i Comuni ad iniziare da quello di Bari -

mettano a disposizione spazi, in prevalenza nelle aree oggetto di intervento

nel piano Periferie, insieme a servizi e risorse per favorire la nascita di nuove

realtà produttive, la transizione delle imprese esistenti e l’attrazione di

nuovi player nell’ecosistema.

§ 8. Non c’è crescita senza cultura e senza turismo culturale

Non ci sarà crescita, però, senza cultura. La cultura delle proprie

tradizioni, del rispetto delle vocazioni, la cultura dei luoghi e della loro storia,

delle architetture che ci ricordano come eravamo, ma anche la cultura

dell’attualità che quotidianamente arricchisce di valore la provincia di Bari e

i nostri comuni della Bat. E la cultura delle persone che hanno scritto e

stanno scrivendo la storia di questa terra, dei loro traguardi che sono anche

i nostri. Bisogna conoscerli, valorizzarli, perché solo questa conoscenza

sviluppa l’orgoglio di appartenere ad una comunità e favorisce quella che

l’antropologa Laura Marchetti - anche lei una mente del fare con la quale la

Cisl Bari costruisce analisi e impegni – chiama democrazia ecologica, citando

Vandana Shiva: “La democrazia ecologica vivente non è una democrazia

formale, non ha rappresentanza istituzionale. E’ invece una democrazia che

vibra nella quotidianità e assume come diritto invalicabile il diritto delle

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persone a vivere in un ambiente salubre, duraturo, consono alla

soddisfazione dei bisogni primari della vita e alla libera espressione dei valori

di bellezza, appartenenza, memoria, relazione e pace: un ambiente, cioè, in

cui gli esseri umani, oltre che fra loro, siano relazionati con la biodiversità,

gli ecosistemi, le risorse idriche ed energetiche e quell’insieme di sfondi

paesaggistici e naturali su cui hanno modulato la loro storia e la loro identità

psicologica e culturale. L'intero territorio provinciale, presenta un numero

notevole di testimonianze storiche, monumentali ed archeologiche, quali

chiese, cattedrali, palazzi signorili, chiese rupestri che, attraverso forme di

finanziamento nazionali e comunitarie, devono essere riqualificate e

ricondotte a far parte di un patrimonio che, per la sua unicità, deve essere

in grado di promuovere sensibilmente il settore turistico. Bisogna

recuperare e valorizzare tutte le risorse storiche, culturali ed artistiche

rappresentate da musei, strutture ipogee, scavi archeologici, chiese rupestri

e cripte presenti sul territorio. Bisogna organizzare direttamente

manifestazioni culturali, per dare sostegno all'attività delle numerose

associazioni presenti sul territorio, per stimolare la nascita di processi di

contaminazione culturale e di impegno. La cultura deve essere intesa come

risorsa e come piattaforma di rilancio, coinvolgendo tutte le realtà locali, le

istituzioni culturali, le forze intellettuali e, in particolare, i giovani. Tutto ciò

permetterà un potenziamento dell'imprenditorialità, dell'artigianato e di

nuove professionalità specifiche in tutti i settori della cultura. Il turismo

culturale di Alberobello, il turismo culturale di Castel del Monte, due

apprezzabilissimi siti Unesco, il turismo culturale che si nutre del nostro

patrimonio storico e paesaggistico non può restare confinato ad un livello di

stagionalità che coincide con quella balneare. Occorre puntare su una

esperienza di conoscenza nei borghi e centri storici della Puglia allungando

la stagione fino a Natale con eventi specifici da promuovere su tutti i media.

Bisogna puntare sul miglioramento dell'accoglienza e dei servizi e su

prodotti integrati, investendo su prodotti e servizi orientati all'allungamento

della stagione. Questo perché noi crediamo veramente che il turismo possa

diventare uno straordinario terreno di occupazione stabile. Ci auguriamo

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che il senso del Piano strategico del Turismo della Puglia 2016-2025, con i

suoi 42 milioni di euro stimati di investimenti in promozione dei fondi Ue

2014-2020 possa andare in questa direzione, ragionando di turismo e

cultura a 360 gradi e per 365 giorni all’anno.

§ 9. Formazione, alternanza scuola-lavoro, apprendistato duale

Un ulteriore tassello di costruzione implica la progettazione di

adeguati percorsi formativi, facendo leva anche sul patrimonio di scuole

professionali esistenti, o sperimentando percorsi nuovi. E su questi

meccanismi di pianificazione strategica dello sviluppo che dobbiamo

valorizzare sempre di più e meglio il sistema dell’alternanza scuola-lavoro e

il sistema dell’apprendistato duale, che sono percorsi di avvicinamento al

mondo del lavoro che nei Paesi(vedi Germania, Austria, Svizzera) ove questi

percorsi sono strutturati da anni, hanno regalato ai giovani speranze

concrete di lavoro con tassi di disoccupazione giovanile di 30/40 punti

percentuali in meno rispetto ai nostri territori. In quest’ottica la scuola può

giocare un ruolo determinante, dovremo porre attenzione al ruolo degli

istituti tecnici professionali, spesso preferiti, dai ragazzi stranieri che

possono rappresentare una grande risorsa per il futuro dei nostri territori e

delle loro imprese. Bisogna sviluppare una politica di valorizzazione della

cultura tecnica, sapendo anche che su queste politiche si gioca la “partita”

dell’integrazione sociale dei giovani stranieri. Auspichiamo sempre più, un

dialogo fra scuola e città, fra scuola e mondo del lavoro. Il centro delle

riforme per dare più chance ai giovani sta nel rapporto tra scuola e lavoro. È

stato positivo aver reso stabile e a disposizione di tutti i percorsi scolastici

superiori di qualsiasi tipo l’alternanza scuola-lavoro, fino ad oggi praticata

da un numero ristretto di istituti, più che altro di orientamento tecnico. I

numeri da trattare sono imponenti, occorre investire nell’assistenza alle

scuole, nel sostegno alle imprese che ospitano, ma occorre per far dialogare

tra loro due mondi, quello della scuola e quello del lavoro, che non si sono

mai parlati, attivare una rete territoriale, creare la figura di un tutor

territoriale, un organismo facilitatore, per assicurare un contesto favorevole

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e far comprendere al mondo delle imprese che si tratta di un investimento

complesso ma proficuo, anche alla luce delle recenti agevolazioni alle

assunzioni di giovani in alternanza scuola-lavoro introdotte nel nostro

panorama legislativo.

La Cisl di Bari è pronta a fare la sua parte anzi siamo forse i maggior

fautori sul territorio dell’alternanza scuola-lavoro, ospitando ormai da 2 anni

nelle nostre strutture giovani che vivono con entusiasmo questa esperienza

formativa. Su questo tema strategico per la crescita dell’occupazione

giovanile l’impegno della bilateralità territoriale nei vari settori contrattuali

giocherebbe sicuramente un ruolo propulsore e su questa idea apriremo un

confronto con i nostri amici di Cgil e Uil e soprattutto con le rappresentanze

datoriali. Il Jobs Act ha introdotto in via definitiva l’apprendistato duale sia

per le qualifiche e diplomi tecnico-professionali, sia per le lauree: è la vera

novità in Italia che vi arriva con ritardo, grande strumento di primo ingresso

e vero ingresso nel mercato del lavoro per milioni di giovani europei che si

qualificano non solo sui banchi di scuola ma iniziando a lavorare in contesti

formativi positivi. L’apprendistato duale costituisce per la Cisl la più grande

medicina per provare a guarire l’economia e il mercato del lavoro italiano

dal sottoutilizzo dei propri giovani. Le parti sociali hanno ormai completato

gli accordi di supporto normativo e adeguata correlazione salariale visto che

si tratta di studenti che anche lavorano. Ora però non possiamo lasciare

queste necessarie riforme abbandonate a sé stesse o in mano a pochi

soggetti attivi. In Italia deve diventare a breve normale e prevalente nel

mondo dell’istruzione e nel mondo delle imprese far sì che ogni giovane e

ogni ciclo di studi possa avere un contratto di lavoro che serva a qualificare

al meglio le competenze e le conoscenze. Su questi temi e verso questi

strumenti il nostro territorio meridionale registra il principale e il più grave

spread rispetto a tutte le principali economie regionali europee. Tutto ciò,

se non affrontato e recuperato, continuerà a lasciare i giovani ai margini. Il

sindacato è chiamato a contribuire in modo decisivo a questa nuova cultura

e la Cisl ha le caratteristiche valoriali e progettuali per essere soggetto

trainante e promotore sul territorio di queste politiche. Occorre pensare ad

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una progettualità che metta i giovani al centro delle nostre attività

contrattuali, fiscali, sociali e che evitando di confinarla nel solo

Coordinamento giovani, sia pure esso costituisca un bacino di risorse utili e

di cui con orgoglio ne ho stimolato la nascita e lo sviluppo, facendo leva

sull’entusiasmo di giovani italiani e giovani migranti, anche grazie alla

collaborazione dell’Anolf, la nostra associazione che stiamo rivitalizzando e

che si occupa di assistenza, tutela e inclusione degli stranieri.

§ 10. Tra nuovi bisogni e legami sociali: la presenza immigrata

Se lavoro è coesione sociale, in quest’ottica, affrontare anche la

tematica delle politiche sull’immigrazione per il nostro sindacato e per il

nostro territorio diventa fondamentale per sviluppare azioni volte a

prevenire/risolvere situazioni di eventuale conflittualità sociale nei contesti

territoriali, in particolar modo laddove la convivenza non è spontanea. Le

politiche sull’immigrazione, innanzitutto, devono avere l’obiettivo di

favorire una forte integrazione tra settori quali l’istruzione, la sanità, la

formazione professionale, il lavoro, e tra i diversi livelli istituzionali di

governo del territorio. E per fare questo non possiamo puntare solo ad

accogliere bene chi arriva ma anche a dare buona vita a chi ha scelto Bari e

la nostra provincia per realizzare il progetto migratorio. Sono 41.082 gli

stranieri regolarmente residenti nella provincia di Bari e nella Bat, un

numero che rappresenta un terzo del totale stranieri residenti in Puglia

arrivati a 122.724. Il 33,5% degli stranieri incide sul totale della popolazione

appena per il 3,5%: siamo al di sotto della media del Sud, 4%, e di quella

nazionale, 8%. Ha ragione il giornalista della Gazzetta del Mezzogiorno,

Gianluigi De Vito quando scrive che “Chi parla di “invasione” continua a

spararla grossa e a investire sulla propaganda razzista e che è ora di passare

dalle coesistenze alle convivenze”. Le presenze aumentano, ma il trend non

allarma. Bari continua ad essere il territorio più attrattivo: dei 2mila stranieri

che hanno acquisito la cittadinanza italiana, la metà, 1029, vive nel nostro

territorio: sono il 47% del totale regionale. Bari e Bat sono la prima

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“provincia Georgiana” in Italia: abbiamo la più alta concentrazione di

georgiani, il 23,9% del totale nazionale senza contare che la maggior parte

delle georgiane sfugge al censimento perché non ancora regolarizzata. Ma

è proprio l’incidenza delle donne il dato che più preoccupa: la percentuale è

scesa al 51,4%. Questo significa che le donne e le madri, le prime risorse

umane di coesione sociale, soffrono e vanno via: avremo sempre meno

ricongiungimenti familiari e sempre meno nuove nascite. Eppure, Bari è

anche la provincia che concentra il 34,8% del totale dei minori stranieri

residenti in Puglia. Il rapporto sugli alunni stranieri che frequentano le

nostra scuole ci dice che su 7.283 iscritti i frequentanti delle superiori sono

1.906, appena il 3%: la presenza di studenti stranieri è sovradimensionata

nelle scuole elementari e medie, e sottodimensionate in quelle superiori che

traghettano verso il lavoro. Non c’è accoglienza, inclusione e coesione senza

formazione e lavoro. Occorre un rinnovato “patto di convivenza” tra

persone straniere, italiane ed istituzioni. Ma non si possono costruire

relazioni positive per promuovere confronto interculturale, sviluppare e

facilitare occasioni di incontro e scambio tra cittadini autoctoni e migranti

senza favorire l’accesso ai diritti di cittadinanza e percorsi di rappresentanza

e percorsi partecipativi alla vita pubblica locale.

§ 11. Sanità e welfare generativo

Il terreno della coesione è fertile se prima di tutto ci si prende cura

della salute di chi lo abita. L’art. 32 della nostra Costituzione non può essere

ridotto a pezzo d’antiquariato o a dotta citazione. Dice l’articolo 2: “La

Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e

interesse della collettività e garantisce cure gratuite agli indigenti”

confermando i principi fondamentali che identificano il Servizio Sanitario

Nazionale come bene pubblico a tutela del diritto alla salute proprio di tutti

i cittadini. Questo diritto è stato minato dai tagli lineari ai finanziamenti di

sanità e assistenza fatti dagli ultimi governi. Bisogna recuperare efficacia ed

efficienza, contrastando sprechi e illegalità: non può esserci risanamento se

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i tagli sono indiscriminati. La profonda riorganizzazione di tutta l’assistenza

sanitaria nel territorio deve svilupparsi non in una penalizzazione o una

riduzione dei Livelli essenziali di assistenza (Lea) ma anzi prevedere una

riqualificazione e potenziamento di tutti i servizi diagnostici e terapeutici e

di cura offerti, al fine di poter meglio soddisfare i reali bisogni assistenziali.

Se accettiamo che il cambiamento della cultura sanitaria passa attraverso il

superamento dell’idea di sanità centrata sull’ospedale e su un ospedale in

ogni centro abitato e approdi a una politica della sanità centrata sui cittadini

e sulla promozione della salute e sul diritto al benessere psicofisico, allora il

territorio deve realmente ed efficacemente costituire fattore di salute

attraverso un processo di rifunzionalizzazione dell’offerta complessiva di

servizi di salute che deve favorire l’implementazione di percorsi sanitari

integrati sul territorio, finalizzati alla soluzione di specifiche problematiche

quali l’accessibilità alle cure (tempi di attesa) oltre che la condivisione di una

fattiva integrazione delle strutture/servizi (medici di famiglia e pediatri,

medici specialisti ambulatoriali) interessati nell’erogazione di prestazioni.

Serve una coraggiosa riorganizzazione dei servizi sociosanitari a cominciare

dal ridimensionamento e dalla riqualificazione della rete ospedaliera e dal

potenziamento dei servizi distrettuali come l’assistenza domiciliare e cure

primarie, con l’integrazione fra sociale e sanitario.

Questa situazione di disagio che quotidianamente vive la nostra

popolazione quando si parla di offerta socio-sanitaria, colpisce purtroppo e

soprattutto la popolazione anziana dei nostri comuni. Le condizioni di salute

sono per gli anziani la prima fonte di apprensione: l’insorgere di una malattia

o un evento invalidante sono motivo di grande preoccupazione perché

potenziali cause di non autosufficienza. È chiaro che la situazione di disagio

è più o meno percepita a seconda del funzionamento del sistema sanitario

e socioassistenziale. Ci auguriamo pertanto che attraverso i confronti

territoriali che in queste settimane hanno preso avvio con le Asl si possano

individuare misure di intervento per il potenziamento e la qualificazione

della rete dei servizi dell’Asl, per rendere più efficienti le liste di attesa, per

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assicurare ai cittadini la qualità delle prestazioni erogate ed il rispetto dei

LEA.

§12. Comunicare per inFormare e includere

Anche l’informazione e la comunicazione sono complementari a

una buona azione politica, contrattuale e di tutela individuale attraverso

l’azione dei servizi. Il cambiamento della società ci impone un continuo

aggiornamento per saper interpretare i nuovi modi di informare e

comunicare. In due anni abbiamo investito tanto sui nuovi media e siamo

riusciti a creare un sito istituzionale aggiornato e una pagina facebook che

nell’universo Cisl è la più seguita d’Italia, seconda solo a quella della Cisl

nazionale. È ormai diventato indispensabile far conoscere all’interno e

all’esterno dell’organizzazione la posizione politico-sindacale della Cisl e

delle sue federazioni. Purtroppo al momento la conoscenza dell’attività del

sindacato è ancora molto limitata tra la gente comune, pertanto bisogna

mettere in campo una vera e propria strategia mirata alla comunicazione,

che sia condivisa a livello nazionale, regionale e territoriale, con margini di

autonomia, ma avendo ben chiaro quel che riguarda chi, cosa, come, dove

e quando informare e comunicare. I nostri soci hanno bisogno di

un’informazione costante a domicilio: tocca a noi capire qual è il metodo

migliore per centrare l’obiettivo. La sfida è raggiungere il più ampio numero

di persone, anche quelle che non hanno modo di avvicinarsi al Sindacato

frequentando la sede più vicina. Bisogna intensificare i rapporti con la

stampa, le tv e le radio locali e potenziare la comunicazione attraverso i

social e il sito web, senza dimenticare i metodi più tradizionali come il

volantinaggio nei mercati e nei centri di aggregazione per anziani e nei

luoghi di lavoro, metodi un po’ vecchi forse, ma sempre efficaci, perché si

stabilisce un rapporto diretto con le persone. Connessi sì, ma soprattutto

in relazione.

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§ 13. Crescere per il futuro

Come Cisl abbiamo tentato di intraprendere la strada della

innovazione coinvolgendo i nostri quadri in progetti di formazione per

cercare di essere un sindacato nuovo che guarda al futuro,

#crescereperilfuturo come dice l’hashtag di questo congresso. I servizi

sindacali – in particolare l’Inas e il Caf – non sono parti accessorie del fare

sindacato, ma rappresentano un pezzo importante e decisivo dell’offerta

sindacale, a fronte di una domanda che in questi anni è andata sempre più

crescendo, diversificando e individualizzando, nel mentre avveniva una

costante diminuzione delle risorse. L’operatore dei servizi, da ex sindacalista

prestato all’assistenza è diventato sempre più un professionista al quale

viene chiesto un servizio di qualità. Servizio sul quale si sono altresì scaricate

e si scaricano inefficienze pubbliche e responsabilità private. In questo

processo di grande cambiamento che non è ancora terminato, qualche volta

può essere venuto meno il senso di appartenenza e lo spirito di squadra con

il resto dell’organizzazione, provocando da una parte (i servizi) la percezione

che il proprio lavoro fosse sottovalutato, e dall’altra (le categorie) la

convinzione che i servizi potessero fare più e meglio, specie sul versante del

proselitismo. La questione, ovviamente, non può mai trovare una soluzione

definitiva, affidata com’è al variare delle situazioni e delle sensibilità. Resta

la consapevolezza che è solo dal confronto e dal dialogo sul territorio che

può venire una positiva risposta, anche rimettendo in discussione i propri

atteggiamenti e le proprie abitudini. Nessuno può chiamarsi fuori da un

processo che chiede disponibilità alla crescita professionale, efficienza,

flessibilità: non esistono rendite di posizione per nessuno, perché la sfida o

la si vince tutti assieme o la si perde. La riorganizzazione dei servizi è quindi

indispensabile se si vuole rimanere all’altezza delle nuove domande dei

cittadini, e soprattutto degli iscritti, ai quali vanno assicurate “corsie

preferenziali” e assistenza personalizzata. Il miglioramento della qualità e

dell’efficienza dei servizi – sviluppando inedite capacità manageriali – deve

essere pertanto una nostra priorità, migliorando la nostra capacità di

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lavorare assieme e rafforzando il nostro spirito di squadra. Ringrazio a tal

fine i responsabili e gli operatori dei nostri servizi, il nostro personale, in

particolare chi ha contribuito alla riuscita di questo congresso. Tutti hanno

operato mettendo insieme competenza e umanità, per permettere ai

lavoratori, ai cittadini e alle famiglie di accedere a servizi equi e di qualità.

Ricordo inoltre che come Cisl di Bari abbiamo investito molto in solidarietà:

il servizio per gli immigrati curato dall’Anolf, lo sportello colf-badanti,

l’associazione consumatori Adiconsum), il Sicet per i problemi abitativi.

Abbiamo molto valorizzato l’azione solidaristica attraverso una stretta

collaborazione con l’Anteas, che rappresenta sicuramente un’opportunità

per il sindacato di realizzare esperienze anche intergenerazionali. Infatti,

l’azione volontaria diventa una “terra di mezzo” in cui facilitare l’incontro fra

l’organizzazione e le persone che non hanno mai incontrato il sindacato o

iscritti ai quali offrire reali possibilità di impegno sociale, aprendo la strada

anche all’impegno sindacale. Vogliamo e dobbiamo implementare il ruolo e

le strategie del Coordinamento giovani Cisl di Bari e del Coordinamento

donne della Cisl di Bari, migliorare le politiche organizzative in tema di

immigrazione in correlazione ad un rinnovato rapporto di servizio con

l’Anolf, per fare dei giovani, delle donne e degli immigrati di questa

organizzazione, che ringrazio di cuore per l’impegno e la passione profusa in

questi anni di militanza, una comunità di valori e di idee non solo per il

nostro sindacato ma per tutta la società.

Volgo al termine di questa mia relazione. Non ho toccato le

situazioni ed i problemi dei diversi comparti perché sono stati analizzati

puntualmente nelle relazioni e nei dibattitti congressuali a cui voi tutti

delegati avete partecipato con grande coinvolgimento. Il sostegno della

Confederazione alle rivendicazioni delle categorie non solo non è mai

mancato in questi anni ma sarà sempre più rafforzato in uno spirito di azione

e proposta per contribuire al miglioramento delle condizioni di vita nei

luoghi di lavoro e nelle comunità. Ringrazio tutti quelli che hanno creduto e

che credono in questo progetto perché oggi fare sindacato non è per niente

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semplice, bisogna trovare una motivazione forte e nuova. Bisogna essere

capaci di entrare in empatia con la gente: entrare nei problemi dei

lavoratori, nei loro dubbi, nelle loro paure, nelle loro speranze per una

politica che guardi al quotidiano e alla persona. Questa mia relazione ha

voluto cogliere solo qualche tessera del grande mosaico del nostro essere e

fare, per consegnarlo a Voi e al congresso chiamato a fare verifica di un

percorso compiuto negli ultimi anni ma anche a condividere una comune

azione per essere e continuare a fare sindacato. Ed è per questo che insieme

ai due miei colleghi di segreteria, Giuseppe Nanula e Rosiane Riche, due

amici che mi hanno supportato in questi venti mesi appena trascorsi con

saggezza e con grande senso di responsabilità, tra mille difficoltà ma tanto

entusiasmo, ci riproponiamo alla guida della Cisl di Bari, per continuare ad

emozionare gli altri alle nostre passioni, orgogliosi di essere Cisl.

Care amiche, cari amici, ho provato ad offrire alla vostra attenzione

l’idea di Cisl che vogliamo nel nostro territorio, nelle nostre città: un’idea

etica e politica alta, rigorosa e pragmatica, capace di grandi idealità e di non

minore concretezza, di visioni strategiche lungimiranti e di iniziative che

dobbiamo tradurre con coerenza nell’impegno quotidiano di

rappresentanza del lavoro. E’ arrivato il momento di costruire insieme non

un progetto, ma, come dice un grande sociologo di casa nostra,

Giandomenico Amendola, di costruire una “progettualità” che sia

“espressione di una città, attraverso le istituzioni, le forze politiche e i

cittadini nelle loro organizzazioni associative”. Approcciamoci sempre di più

e meglio nei tavoli aperti di confronto con le Asl territoriali per migliorare

l’offerta sanitaria e l’assistenza socio-sanitaria per i nostri concittadini;

facciamo decollare il partenariato economico-sociale sui tavoli aperti del

Pon Metro e del Patto per la Città Metropolitana di Bari, finalizzando le

risorse comunitarie ad un concreto progresso del territorio; impegniamoci

per mettere a sistema il confronto istituzionale con le amministrazioni

comunali in modo da aggredire le povertà sociali e le inefficienze della

burocrazia riqualificando la spesa corrente e la spesa in conto capitale dei

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nostri Comuni per sostenere il welfare e il rilancio delle attività produttive.

La contrattazione territoriale tra le parti sociali deve costruire di più, e non

può limitarsi agli accordi sulla detassazione del salario di produttività, se

vuole agire da volano più ampio per migliorare redditi e condizioni di

impiego dei lavoratori e competitività e responsabilità sociale delle imprese.

Ecco care amiche e cari amici, questo per noi è crescere per il futuro

Buona vita Cisl, buona vita Cisl Bari

Bari, 22 marzo 2017