Università degli Studi di Napoli Federico II Dottorato di ... · nel Regno delle Due Sicilie. ......

Post on 15-Feb-2019

245 views 1 download

Transcript of Università degli Studi di Napoli Federico II Dottorato di ... · nel Regno delle Due Sicilie. ......

1

Universit degli Studi di Napoli Federico II

Dottorato di ricerca in Filologia moderna Coordinatore: Prof. Costanzo Di Girolamo

Tesi di dottorato

Ciclo XXIV

Vittorio Imbriani

Scritti danteschi

Candidato: Dott.ssa Noemi Corcione

Tutore: Prof. Raffaele Giglio

Cotutori: Prof. Corrado Calenda

Prof. Andrea Mazzucchi

Napoli 2011

2

INDICE

VITTORIO IMBRIANI

SCRITTI DANTESCHI

1. Imbriani tra cultura napoletana ed europea

1.1 La formazione intellettuale 3

1.2 Imbriani e lo studio della Divina Commedia: le lezioni torinesi

di Francesco De Sanctis e lindirizzo filologico della scuola

storica 19

2. Imbriani verso Dante

2.1 Lincontro con Alighieri 30

3. Scritti danteschi

3.1 Unultima parola per finirla sul centenario dantesco

3.2 Fu buona moglie la Gemma Donati?

3.3 Che Brunetto Latini non fu maestro di Dante

3.4 Quando nacque Dante?

3.5 Che Dante probabilissimamente nacque nel MCCLXVIII

3.6 Sulla rubrica dantesca nel Villani

3.7 Illustrazioni di Vittorio Imbriani al Capitolo Dantesco del

Centiloquio

3.8 Testamento della suocera di Dante del XVII febbraio

MCCCXV

3.9 Sulle canzoni pietrose di Dante

3.10 Il documento carrarese che pruova Dante in Padova ai venzette

di agosto MCCCVI

3.11 Nuovi scritti danteschi dello Scartazzini

3.12 Conghiettura sul terzetto XXI del canto X dellInferno

3.13 Gabriello di Dante di Allaghiero

3.14 La pretesa Beatrice figliuola di Dante Allaghieri

3.15 Documenti su Jacopo di Dante Allaghieri

3

4. Recensioni

4.1 Lesilio di Dante

4.2 Dante in Germania

Appendice

1 Il monumento a Dante in Napoli

1.1 Per il monumento a Dante in Napoli

1.2 Sottoscrizione per un monumento al F.. Dante Allighieri

in Napoli

1.3 Societ Dantesca promotrice di un Monumento a Dante

in Napoli

2 Rari

2.1 Lettere a Giuseppe Iacopo Ferrazzi

3 Curiosit dantesche

3.1 Dante ed il Delli Fabrizi. Memoria di Vittorio Imbriani

3.2 Dante e Tunisi

3.3 Un olandese amico di Dante

3.4 Le Bruttezze della Divina Commedia

3.5 I vizi di Dante

Nota al testo

Bibliografia

Siglario

Indici

4

1. IMBRIANI TRA CULTURA NAPOLETANA ED EUROPEA

1.1 LA FORMAZIONE INTELLETTUALE

La formazione intellettuale di Vittorio Imbriani nasce e si sviluppa gi a

partire dai primi anni della sua inquieta ed errabonda esistenza sotto unegida

politica, sociale e culturale poliedrica e cosmopolita, che riassume in s le vi-

cende di due tra le pi importanti famiglie del Sette-Ottocento napoletano, quel-

la degli Imbriani e quella dei Poerio, protagoniste di una spinta riformatrice e

costituente che si sarebbe ripetutamente scontrata con la repressione borbonica

nel Regno delle Due Sicilie. Erede, per linea materna, del barone Giuseppe Poe-

rio1, giacobino rivoluzionario

2, murattiano e Consigliere di Stato, e ammira-

1 Giuseppe Poerio (1775-1843), patriota, in seguito alla reclusione per il moto rivoluziona-

rio del 1799 ebbe importanti incarichi sotto il governo di Giuseppe Bonaparte; esiliato negli an-

ni della Restaurazione, torn a Napoli nel 1833 (Nella spedizione promossa in Italia dal re

Gioacchino, nel 1814, fu tra i direttori del governo in Roma. Al cadere di quellordine di cose

nel 1815, si allontan dal regno, ed in Ginevra ebbe la novella della sua condanna di esilio. []

Nel 1833 fattagli abilit di rimpatriare [dopo un secondo esilio], ricominci pi splendido

larringo forense e prese a pubblicare per le stampe i suoi discorsi, F. Predari, DBU, s.v.).

Lepigrafe apposta sulla sua tomba, dettata dal genero Paolo Emilio Imbriani, si pu leggere in

Alessandro Poerio a Venezia. Lettere e documenti del 1848 illustrati da Vittorio Imbriani, Na-

poli, Domenico Morano Librajo Editore, 1884, nota 404, p. 521 e in FERDINANDO ESPOSITO,

Una vicenda storico-politica della rivoluzione napoletana del 1820. Gli Imbriani ed i Poerio.

Da documenti inediti o poco noti, Marigliano, Istituto Anselmi, 1993, p. 81. Per una ricostru-

zione delle vicende biografiche e politiche del barone Poerio si vedano almeno Vita di Giuseppe

Poerio postillata dal nipote Vittorio Imbriani, Giornale Napoletano della Domenica, n. 10, 5

marzo 1882, pp. 1-3; CARLO POERIO, Giuseppe Poerio, in Commemorazione di Giureconsulti

Napoletani. 5 marzo 1882, Napoli, Cav. Antonio Morano Editore, 1882; VINCENZO MONTI, Let-

tere inedite di quattro illustri italiani: Vincenzo Monti, Giuseppe Poerio, Placido Tadini, Paolo

Emilio Imbriani esistenti in autografo in ina collezione di famiglia ed ora per la prima volta

stampate, Roma, Forzani e c., 1887; FERDINANDO ESPOSITO, Una vicenda storico-politica della

rivoluzione napoletana del 1820. Gli Imbriani ed i Poerio. Da documenti inediti o poco noti,

cit.; BENEDETTO CROCE, Una famiglia di patrioti. I Poerio, a cura di GIUSEPPE GALASSO, Mila-

no, Adelphi, 2010. Del Poerio parla anche Leopardi nel suo Zibaldone, ricordando nel 1827 il

5

tore dei figli di lui Alessandro3 e Carlo

4, Imbriani dovette avvertire acutamente

quel ripensamento del rapporto tra popolo e classe dirigente che si poggiava

[] famoso ed eloquente avvocato napoletano, il Baron Poerio, che ha avuto a trattare un gran

numero di cause criminali nella capitale e nelle provincie del Regno di Napoli (GIACOMO LE-

OPARDI, Zibaldone, edizione commentata e revisione del testo critico a cura di R. DAMIANI, Mi-

lano, Arnoldo Mondadori Editore, I Meridiani, 1997, p. 2865). 2 NUNZIO COPPOLA, Rapporti fra gli Imbriani e i Poerio, in VITTORIO IMBRIANI, Carteggi

I. Vittorio Imbriani intimo. Lettere familiari e diari inediti, a cura di NUNZIO COPPOLA, Roma,

Istituto per la Storia del Risorgimento italiano, 1963, p. 364. Una trattazione di alcuni avveni-

menti politici che interessarono le famiglie Imbriani e Poerio si trova in FERDINANDO ESPOSITO,

Una vicenda storico-politica della rivoluzione napoletana del 1820. Gli Imbriani ed i Poerio.

Da documenti inediti o poco noti, cit. 3 Alessandro Poerio (1802-1848) patriota e letterato, combatt nel 1820 al fianco dei costi-

tuzionali napoletani contro gli Austrici e nel 1848 per la difesa di Venezia, circostanza nella

quale trov la morte. Celebre anche per le sue poesie, soprattutto di argomento patriottico, che

furono accostate a quelle di Tommaseo e di Leopardi. Per una ricostruzione delle vicende bio-

grafiche, politiche ed intellettuali di Alessandro Poerio si vedano VITTORIO IMBRIANI, Goethe e

Poerio, Giornale degli eruditi e curiosi, a. I, 1882-1883, vol. II, col. 282 e BENEDETTO CRO-

CE, Una famiglia di patrioti. I Poerio, cit. I componimenti in versi del Poerio furono raccolti

dapprima nel volume Poesie edite e postume di Alessandro Poerio la prima volta raccolte con

cenni intorno alla sua vita per Mariano dAyala, Firenze, Felice Le Monnier, 1852; in seguito,

con identico titolo, nella Terza Edizione Italiana che il dAyala fece pubblicare a Napoli nel

1860; infine in ALESSANDRO POERIO, Poesie, a cura di NUNZIO COPPOLA, Bari, Gius. Laterza &

figli, 1970. Notizie sulla morte del letterato sono leggibili, tra laltro, nella lettera che Damiano

Assanti invi da Venezia al fratello Cosimo il 6 novembre 1848 raccolta nel volume Alessandro

Poerio a Venezia. Lettere e documenti del 1848 illustrati da Vittorio Imbriani, cit., nella quale

Assanti parla del Poerio come di uomo che era [] stato pianto, da tutto il paese, dove si avea

fatto apprezzare, e per mente e per cuore (Ivi, p. 334). Ulteriori informazioni sono contenute

nella nota 404 della stessa raccolta imbrianesca. 4 Carlo Poerio (1803-1867) patriota e politico, fu un liberale moderato; ministro

dellIstruzione nel governo costituzionale di Napoli nel 1848, ebbe un ruolo attivo nella vita del

nascente Regno dItalia. Luigi Settembrini, ricostruendo le proprie vicende biografiche, cita pi

volte episodi riguardanti anche Carlo Poerio, mettendone in evidenza la sua grande intelligenza

politica, come si legge in questo brano: Verano in Napoli alcuni uomini generosi, colti, ed ac-

corti, che amici tra loro, si strinsero come in un gruppo, e divennero centro di tutte le cospira-

zioni. Essi erano il barone Carlo Poerio, il marchese Luigi Dragonetti, Matteo dAugustinis,

Pier Silvestro Leopardi, Gaetano Badolisani ed altri ancora, ai quali pi tardi saggiunse

lavvocato Francesco Paolo Bozzelli. Questo gruppo pi volte sgominato per arresti, esilii e

morti, sempre si ricompose per la mirabile destrezza del Poerio, e tenne vivo il fuoco nel regno.

Essi con lautorit del nome, la forza dellingegno e della parola guidavano lopinione liberale,

consigliavano ed indirizzavano gli arditi che volevano venire a qualche fatto, governavano la

somma delle cose nel regno, e spedivano lettere e corrieri in tutti gli stati dItalia ed in Francia

(LUIGI SETTEMBRINI, Ricordanze della mia vita e Scritti autobiografici, a cura di MARIO THE-

6

sullinnovativo senso di un nazionalismo frutto della cultura settecentesca napo-

letana (e dellesperienza rivoluzionaria del 1799) che si immetteva, a cavallo

della prima met dellOttocento, nella dimensione del liberalismo moderato eu-

ropeo. Tale ripensamento invest non solo lambito della riflessione propria-

mente politica, con la riformulazione del giacobinismo in pensiero concreto, in-

dagando il problema delle diverse patrie che di l a poco avrebbero composto

lItalia unita, ma anche quello storiografico, con le descrizioni particolareggiate

delle vicende salienti di quegli anni5 e con la pubblicazione di Storie fondate su

MELLY, Milano, Feltrinelli, 1961, p. 41). Legato alle vicende della patria e al ricordo dei propri

familiari, Imbriani, in un appello agli elettori del Collegio di Afragola in occasione delle elezio-

ni di un proprio rappresentante, dice di s: Figliuolo di Paolo Emilio Imbriani, nipote di Ales-

sandro e Carlo Poerio, posso affermare che il mio nudo nome malleva del puro affetto ed arden-

tissimo il quale io porto alla cosa pubblica, alla libert ed alla Patria, imparato da nobili esempi

dambo gli avoli, del padre, de zii (VITTORIO IMBRIANI, Agli elettori del Collegio di Afragola

nei comuni di Afragola, Caivano, Cardito, Casalnuovo di Napoli, Licignano, Pomigliano

dArco, Pomigliano dAtella, s. n. t. [ma Napoli, 1874], p. 3). Il nipote Vittorio riassume bre-

vemente, nella nota 2 del volume dedicato alla corrispondenza del 1848 tenuta dal fratello mag-

giore di Carlo, Alessandro, i dati anagrafici dello zio: Carlo Poerio juniore nato, in Napoli, il

13 Ottobre 1803. Il quale, poi, moriva, in Firenze, il 28 Aprile 1867; ed sepolto, in Pomigliano

dArco, nel sepoltuario degli Imbriani (Alessandro Poerio a Venezia. Lettere e documenti del

1848 illustrati da Vittorio Imbriani, cit., p. 350) mentre [] il cuore di lui si conserva, nel

camposanto di Poggioreale a Napoli, dove il Municipio lo ha raccolto, in un monumento (Ivi,

nota 404, p. 521). Imbriani, inoltre, descrive, nella nota 279 dello stesso volume, uno degli esi-

lii che lo zio dovette subire nel corso della sua vita: Carlo Poerio era stato, in Trieste, nel 1821,

seguendo la famiglia ed il padre, mandato, dal Governo Napolitano, a domicilio coatto, in Au-

stria. Dopo breve soggiorno a Trieste, il Poerio fu relegato, insieme con Pasquale Borrelli, a

Gratz, in Istria. Questo s, che il Governo Austriaco, se consentiva a far da carceriere, per conto

del Governo Napolitano, pretendeva, per, che questo passasse, a relegati [Giuseppe Poerio,

Pasquale Borrelli, (magistrati), Pietro Colletta, Luigi Arcovito, Gabriele Pedrinelli, (Tenenti

Generali), Gabriele Pepe, (Colonnello)] gli stipend, a quali avevan dritto. Il che rincrescendo a

Ferdinando I, consent, che que relegati fossero lasciati liberi di tramutarsi, dove pi loro pia-

cesse. Cos, il Pepe, il Colletta, il Borrelli, lArcovito ed il Poerio andarono in Toscana; il Pe-

drinelli, ad impiantar non so che fabbrica, in Monaco di Baviera. (Alessandro Poerio a Vene-

zia. Lettere e documenti del 1848 illustrati da Vittorio Imbriani, cit., p. 455). Per una ricostru-

zione delle vicende biografiche, politiche ed intellettuali di Carlo Poerio si vedano VITTORIO

IMBRIANI, Cavour e Poerio. Due lettere del gennaio M.DCCC.LXI, Pomigliano dArco, 1877,

edizione di CC esemplari fuori commercio per nozze CodacciSansonetti; BENEDETTO CROCE,

Una famiglia di patrioti. I Poerio, cit. e FERDINANDO ESPOSITO, Carlo Poerio, Napoli, Ferraro,

1978. 5 Unanalisi e una ricostruzione dettagliate degli avvenimenti della prima met

dellOttocento sono presenti nel gi ricordato LUIGI SETTEMBRINI, Ricordanze della mia vita e

Scritti autobiografici, cit. e in PIER SILVESTRO LEOPARDI, Narrazioni storiche con molti docu-

7

nuovi criteri scientifici e costruite a partire da lavori documentati contro gli im-

provvisati storicismi6. Insieme alla politica e alla storiografia venivano a rinno-

varsi anche la speculazione idealistica, che sarebbe di l a poco sfociata nella ri-

flessione hegeliana napoletana7, e quella letteraria, sia di recupero della lingua

per mezzo della scuola del purista Puoti che critico attraverso il magistero de-

sanctisiano.

In una Napoli capitale del Regno e della restaurazione borbonica e con

una storia di continui, recenti risvolti politici8, fino [] alla fine del periodo

menti relativi alla guerra dellIndipendenza dItalia e alla reazione napolitana, Coi Tipi

dellUnione Tipografico-Editrice Torinese, Torino, 1856. Riguardo a questultimo autore, Im-

briani traccia un breve profilo nella nota 170 apposta alledizione da lui curata delle lettere e dei

documenti del 1848 riguardanti lo zio Alessandro Poerio: Piersilvestro Leopardi,

dellAmatrice, in Abruzzo, uomo egregio, che era inviato di Napoli a Re Carlo Alberto. Per

quanto egli fece, allora, veggansi le Narrazioni storiche | di | Piersilvestro Leopardi | con molti

documenti inediti | Relativi alla guerra dellindipendenza dItalia | e alla reazione napolitana ||

Torino | 1856. Il Leopardi morto Senator del Regno in Firenze; ed sepolto a S. Miniato. Ne

ho ripubblicati alcuni be versi, scritti in morte della Malibran, nel Giornale degli eruditi e dei

curiosi, n. 41. Avendo io, per, detto, che il Leopardi avea tradotto in francese la Storia Univer-

sale del Cant, esso Cant volle dichiarare, che questo era inesatto, e che il Leopardi era stato,

solo, incaricato, da lui, di assistere il traduttore (Aroux) nei dubb sulla intelligenza

dellItaliano. Se non zuppa, pan bagnato. Ma, il Cant insorge: - Vero , che egli produsse

i venti volumi di quella traduzione, come titolo, per essere nominato Senatore. Ma questa,

con buona pace del Cant, una sciocca insinuazione. Il Leopardi, come antico ministro pleni-

potenziario e deputato, tre volte eletto, come uomo, che avea reso grandi sevigi al paese, avea

migliori titoli assai, per esser nominato Senatore; e non si comprende a che avrebbe dovuto gio-

vargli la presentazione della versione di una indigesta compilazione, il cui originale non stato,

sinora, stimato titolo, per far concedere, allautore, un posto, in Senato. (Alessandro Poerio a

Venezia. Lettere e documenti del 1848 illustrati da Vittorio Imbriani, cit., pp. 414-415). 6 Nellambito della storiografia risorgimentale e delle questioni poste da una nuova esigen-

za di erudizione la posizione occupata dal neoguelfismo di Carlo Troya ricopr un ruolo centrale

grazie alla pubblicazione della Storia dItalia nel Medioevo (1839-55), opera che ebbe il merito

[] non indifferente di dare un esempio di lavoro documentato (SALVATORE SILVANO NI-

GRO, Il regno di Napoli, in Letteratura italiana. Storia e geografia. L'et moderna, vol. II, tomo

II, Torino, Einaudi, 1988, p. 1186). Sul neoguelfismo storiografico si legga quanto scritto da

PIETRO MANFRIN nel saggio Del neoguelfismo in Italia, Rivista Europea, a. IV, vol. II, fasc.

I, marzo 1873, pp. 3-24. 7 Sulla cultura filosofica a Napoli si vedano GUIDO OLDRINI, La cultura filosofica a Napoli

dellOttocento, Bari-Roma, Laterza, 1873; ID., Napoli e i suoi filosofi. Protagonisti, prospettive,

problemi del pensiero dellOttocento, Milano, Franco Angeli, 1990. 8 Per le analisi e le ricostruzioni storiche delle vicende politiche napoletane nellOttocento

si vedano almeno BENEDETTO CROCE, Storia del Regno di Napoli, Bari, Laterza, 1925; ATANA-

SIO MOZZILLO, La dorata menzogna. Societ popolare a Napoli tra Settecento e Ottocento, Na-

8

borbonico (prima che maturassero De Sanctis e Spaventa) la letteratura si tra-

scinava dietro vecchie arcadie e un tenacissimo classicismo che fin per inglo-

bare persino le novit romantiche che debolmente e tra mediazioni e ritardi vari

riuscivano ad arrivare: con punte di massima depressione per gli ovvi motivi

legati alle persecuzioni politiche ed al fuoriuscitismo negli anni controrivolu-

zionari 1821-30 e poi 1848-609. Eppure lesigenza di un rinnovamento intel-

lettuale che procedesse di pari passo con le pi audaci aspirazioni politiche del-

la borghesia napoletana illuminata era fortemente sentita se vero che tra stu-

denti e letterati era vivo quel [] desiderio di discorrere [] le condizioni

delle lettere italiane nella [] speranza chesse divenissero infra non molto

migliori; e che insieme con le altre nostre piaghe, rimarginassero anche quelle

della nostra letteratura10

, come ebbe a scrivere Antonio Ranieri.

Una tra le figure pi importanti nel panorama cittadino, in grado di rac-

cogliere intorno a s i migliori ingegni del tempo, fu il marchese Basilio Puo-

ti11

, rinomato e quasi venerato maestro di purismo a Napoli, per il quale il recu-

poli, Edizioni Scientifiche Italiane, 1975; LUCIO PIRONTI, Il Risorgimento napoletano: 1799-

1860, Napoli, Pironti, 1993; AA.VV. Napoli 1799-1815. Dalla repubblica alla monarchia am-

ministrativa, a cura di ANNA MARIA RAO e P. VILLANI, Napoli, Edizioni del Sole, 1995; GIU-

SEPPE GALASSO, Napoli capitale: identit politica e identit cittadina studi e ricerche 1260-

1860, Napoli, Electa, 2003. 9 SALVATORE SILVANO NIGRO, Il regno di Napoli, cit., p. 1187. Una accurata ricostruzione

storica del periodo si trova in M. SANSONE, La letteratura a Napoli dal 1880 al 1860, in A-

A.VV., Storia di Napoli, vol. IX, Napoli, 1972 e in BENEDETTO CROCE, La vita letteraria a Na-

poli, in ID., La Letteratura della nuova Italia, vol. IV, Bari, Laterza, 1947. 10

ANTONIO RANIERI, Stato delle lettere a Napoli e in Sicilia, a cura di A.S. LUCIANELLI, in

AA.VV., Giacomo Leopardi da Recanati a Napoli, Napoli, Macchiaroli, 1998, p. 332. 11

Basilio Puoti (1782-1847), scrittore e critico letterario, fu ispettore generale della Pub-

blica Istruzione del Regno delle Due Sicilie; attraverso la Scuola di lingua italiana da lui fonda-

ta nel 1825 cerc di trasmettere lamore per lideale classicistico. Tra le sue pubblicazioni ri-

cordiamo: Dello studio delle scienze e delle lettere, Napoli, dalla Stamperia e cartiera del Fibre-

no, 1833; Trattato delle particelle della lingua italiana compilato nello studio di Basilio Puoti,

Napoli, dallOfficina tipografica, 1838; Raccolta di favole, apologhi, novelle e sentenza che

racchiudono utili documenti di morale e di prudenza accomodati allintendimento de giovanet-

ti, Napoli, libreria e tipografia Simoniana, 1840; Larte di scrivere in prosa per esemplii e per

teoriche, Napoli, Tipografia allinsegna del Diogene, 1843; Regole elementari della lingua ita-

liana, Ancona, per Sartori Cherubini, 1844; Della maniera di studiare la lingua e leloquenza

italiana, Napoli, Stabilimento tipografico del Vaglio, 1847. Imbriani ricord in pi luoghi alcu-

ni tratti del modus operandi del Puoti allinterno della propria scuola (cfr. VITTORIO IMBRIANI,

Fuchsia. Racconto, Napoli, Tipografia del Giornale di Napoli, 1867; ID., Due aneddoti del mar-

chese Puoti, Cronaca partenopea, a. I, 1890, n. 6, 20 aprile, p. 4. Il brano tratto da Fuchsia si

9

pero e lesercizio del valore della lingua12

coincidevano con la libert, il pro-

gresso e la scienza di un popolo e con il rinnovamento di unintera civilt. Al-

lievo del Puoti, Francesco De Sanctis13

, nelle autobiografiche memorie della

propria giovinezza, offre uno veloce ritratto del marchese che ospitava i suoi al-

lievi nel [] palazzo Bagnara in piazza del Mercatello14

: Entrammo in una

gran sala quadrata, tutta tappezzata di libri, con una lunga tavola in fondo, co-

verta di un tappeto verde screziato di macchie dinchiostro. Lunghe file di sedie

legge, con il titolo definitivo di Anticipazioncella, in VITTORIO IMBRIANI, Racconti e Prose

(1863-1876) I, a cura di FABIO PUSTERLA, Parma, Fondazione Pietro Bembo-Ugo Guanda Edi-

tore, 1992, pp. 497-501, e in RAFFAELE GIGLIO, Campania, Brescia, Editrice La Scuola, 1988,

pp. 255-256). Per informazioni sulla Scuola del Puoti si rinvia a FRANCESCO DE SANCTIS, La

giovinezza, a cura di GILBERTO FINZI, Milano, Garzanti, 1981; MICHELE SCHERILLO, Francesco

De Sanctis e la critica, in LItalia e gli italiani del secolo XIX, a cura di JOLANDA DE BLASI.

Studi di A. Baldini, E. Bodreno, F. Bottazzi, F. Crispolti, S. dAmico, J. de Blasi, G. De Rober-

tis, A. de Stefani, A. Garbasso, R. Garofalo, D. Guerri, A. Marpicati, U. Ojetti, I. Pizzetti, M.

Scherillo, A. Solmi, N. Zingarelli, Firenze, Felice Le Monnier, 1930, pp. 175-207. 12

Nel saggio Vito Fornari estetico Imbriani scrive che il Puoti [] presuppone sempre

nei non toscani accurati stud e diuturni di lingua e men che volgari attitudini letterarie (VIT-

TORIO IMBRIANI, Vito Fornari estetico in ID., Studi letterari e bizzarrie satiriche, a cura di BE-

NEDETTO CROCE, Gius. Laterza & figli, Bari, 1907, p. 213; estratto dal Giornale napoletano di

filosofia e lettere diretto da Bertrando Spaventa, Francesco Fiorentino e Vittorio Imbriani, vol.

I, 1872, fasc. IV, aprile, pp. 235-272; fasc. VII, luglio, pp. 26-42; fasc. XI, novembre, pp. 241-

260. In calce al terzo ed ultimo intervento pubblicato sul periodico fu apposto un Continua

ma Imbriani non prosegu nella disamina del quarto volume dellArte del dire dellabate Forna-

ri; Croce, nella citata antologia, in nota scrive: Questo esame critico del libro del F. non fu

continuato. F. FIORENTINO, La filosofia contemporanea in Italia, Napoli, Morano, 1876, p. 414:

Qualche intramessa filosofica si trova pure nel quarto volume dellArte del dire, quello che fu

tolto a criticare da Vittorio Imbriani, e che non gli resse lanimo di esaminare fino allultimo

(Ivi, p. 304, n. 1). 13

Francesco De Sanctis (1817-1883) scrittore, critico letterario, politico; governatore della

provincia di Avellino, fu ministro della Pubblica Istruzione nei governi Cavour e Ricasoli e se-

natore del regno dItalia. Professore di Letteratura comparata presso lUniversit di Napoli, si

dedic ad una vasta speculazione letteraria e storiografica, il cui risultato di maggior prestigio

fu la Storia della letteratura italiana. Durante lesilio e i soggiorni in Svizzer si dedic allo

studio del pensiero hegeliano. Tra le sue opere ricordiamo: Saggio critico su Petrarca (1869);

Saggi critici (1866); Nuovi saggi critici (1869) in cui raccolse gli interventi sulla Divina Com-

media, su Guicciardini e Leopardi. Il De Gubernatis gli dedic un profilo biografico pubblicato

sulla Rivista Europea: ANGELO DE GUBERNATIS, Ricordi biografici. Pagine estratte dalla

Storia contemporanea letteraria italiana in servigio della giovent. XXI. Francesco De Sanctis,

La Rivista Europea, a. IV (aprile 1873), vol. II, fasc. II, pp. 313-330. 14

FRANCESCO DE SANCTIS, La giovinezza, cit., p. 44. Piazza del Mercatello corrisponde

allattuale Piazza Dante.

10

indicavano il gran numero di giovani, che la sera venivano a prender lezione.

[] la base della scuola era la buona e ordinata lettura di trecentisti e cinque-

centisti; qui, infatti, si soleva [] leggere prima gli scrittori in stile piano, poi

quelli di stile forte, e poi quelli di stile fiorito [] per ultimo [] Dante e []

Boccaccio. Solo dopo un par danni ci erano consentiti i cinquecentisti; i mo-

derni poi vietati affatto, massime i poeti. In conclusione, ci pose nelle mani il

Novellino e Giovanni Villani15

.

Presso la propria scuola il marchese insegnava ai discepoli [] a di-

scriminare le parole pure od impure, nobili o plebee, prosaiche e poetiche, in

uso, fuori uso, in disuso [] e in cui la parola finiva con lessere qualcosa di

luccicante come loro, tanto che vi si parlava di parole di buona o falsa lega,

parole di finissima lega, di oro purissimo, oro di coppella. [] cotesta

scuola, da un lato era inconsapevole maestra di italianit e dallaltro rappresen-

tava il progresso scientifico rispetto alle scuole della provincia tenute da preti

indotti e retrivi16

.

A tale insegnamento si veniva formando anche Paolo Emilio Imbriani17

,

il padre di Vittorio, [] uno de Letterati pi distinti di Napoli18

come lo de-

15

Ivi, pp. 44-45. 16

VITTORIO RUSSO, La critica letteraria contemporanea, vol. I, Bari, Gius. Laterza & figli,

1942, p. 183 17

Paolo Emilio Imbriani (1808-1877) patriota, giurista, politico e poeta; esiliato dopo i

moti del 1820-21 e del 1848 fu segretario generale al Ministero della Pubblica Istruzione nel

governo di Carlo Troya. Insegn Filosofia del Diritto e Diritto Costituzionale presso

lUniversit di Napoli e Diritto naturale e Diritto delle genti presso lUniversit di Pisa. Fu inol-

tre sindaco di Napoli dal 1870 al 1872 e sentaore del Regno dItalia. Il figlio Vittorio ne forni-

sce i dati principali nella nota 29 apposta al volume collettaneo dei documenti riguardanti

lultimo anno di vita dello zio materno Alessandro Poerio: Per Emilio, intende il cognato Pao-

lo Emilio di Matteo Imbriani juniore (da Roccabascerana) e della Caterina De Falco (da Pomi-

gliano dArco) nato, in Napoli, il 31 Decembre 1808, mortovi il 3 Febbrajo 1877, senatore del

Regno, professore di filosofia del Diritto nella R. Universit, socio della R. Accademia di

Scienze politiche e morali (Alessandro Poerio a Venezia. Lettere e documenti del 1848 illu-

strati da Vittorio Imbriani, cit., p. 360). Per una ricostruzione delle sue vicende biografiche e

politiche si vedano BENEDETTO CROCE, Una famiglia di patrioti. I Poerio, cit. e i commenti di

NUNZIO COPPOLA in V. IMBRIANI, Carteggi I. Vittorio Imbriani intimo. Lettere familiari e diari

inediti, cit. Tra gli scritti di Paolo Emilio si ricordino almeno, oltre alle pubblicazioni legate alla

professione forense: Del coraggio civile. Discorso di Paolo Emilio Imbriani, Napoli, Stamperia

e cartiere del Fibreno, 1848; Versi di Paolo Emilio Imbriani, edente R.G., introduzione di SA-

VERIO BALDACCHINI, Napoli, Stamperia del Fibreno, 1863; Del concetto politico italiano intor-

no al 1200, Napoli, stamperia della Regia Universit, 1966; Della determinazione dello Stato

nella societ antica segnatamente in Italia: orazione inaugurale pronunziata il d XVI di no-

11

fin De Sanctis, che per tutta la vita si attenne ai dettami linguistici del purismo,

applicandoli con rigore sia nella scrittura letteraria e privata19

sia

nelleducazione quotidiana dei figli: egli viet che questi ultimi imparassero il

dialetto napoletano (Vittorio lo studi solo tardi e per fini letterari20

) e fu sem-

vembre MDCCCLXVIII nellUniversit di Napoli dal Senatore P.E. Imbriani, Napoli, Stampe-

ria Governativa, 1868. La biografia politica e familiare di Matteo Imbriani si pu leggere invece

in FERDINANDO ESPOSITO, Una vicenda storico-politica della Rivoluzione Napoletana del

1820: gli Imbriani ed i Poerio. (Da documenti inediti o poco noti), cit. In riferimento alle origi-

ni irpine del nonno paterno il nostro Autore, con un sorriso, ricorda: [] io discendo da quel

Sannio Irpino frugale e taccagno che gode nellaccumulare, che si sente spezzare il cuore quan-

do un minimo va perduto (VITTORIO IMBRIANI, Le leggi dellorganismo poetico, in ID., Studi

letterari e bizzarrie satiriche, cit., p. 61. Il saggio fu pubblicato per la prima volta con il titolo

Dellorganismo poetico e della poesia popolare italiana. Sunto delle lezioni dettate ne mesi di

febbraio e marzo MDCCCLXVI nella Regia Universit Napoletana su La Patria, a. VI, aprile

1866; poi Napoli, s.t., 1866; la prima e la seconda parte del testo furono riproposte dal Croce,

con il titolo Le leggi dellorganismo poetico e la storia della letteratura italiana, nel volume

miscellaneo V. IMBRIANI, Studi letterari e bizzarrie satiriche, cit., pp. 23-116; il testo anche fu

ospitato in Lares, a. LIII, 1987, pp. 365-417, 553-599). Vittorio Imbriani infine dedic al pa-

dre un testo poetico, Amazzoni. A P.E.I., pubblicato dapprima in soli CC esemplari, a firma V.I.,

a Napoli presso leditore Morano, nel 1872, poi su La Scuola Italica, a. II, n. 8, 13 settembre

1874, infine raccolto negli Esercizi di prosodia, Napoli, Tipografia N. Jovene, 1874, pp. 8-13; il

testo ora leggibile nelle Poesie, a cura di GABRIELLA RISO ALIMENA, Parma, Fondazione Pie-

tro BemboUgo Guanda Editore, 2010, pp. 31-40. 18

FRANCESCO DE SANCTIS, Epistolario (1836-1856), a cura di GIOVANNI FERRETTI e MU-

ZIO MAZZOCCHI ALEMANNI, Torino, Einaudi, 1956, p. 50. La citazione tratta dalla missiva che

il De Sanctis invia ad Alessandro De Sanctis il 12 febbraio 1848. 19

Coppola annota come la scrittura di Paolo Emilio poggiasse su una [] forma agghin-

data e sostenuta, - che in lui, rigido purista educato alla scuola di Basilio Puoti e uomo tutto

dun pezzo, non era affettazione ma natura (VITTORIO IMBRIANI, Carteggi I. Vittorio Imbriani

intimo. Lettere familiari e diari inediti, cit., pp. 9-10). E il Croce stigmatizzava la rigidit del

giurista napoletano riportando alcuni brani di corrispondenza dello stesso Paolo Emilio, come il

seguente, tratto da unepistola inviata al suocero Giuseppe e risalente ai primi tempi del matri-

monio (celebrato il 2 maggio 1838) con Carlotta Poerio: Semplice la vita della famiglia, ma

non monotona, per chi ha lorgano della domestica felicit. Una variet infinita di cure, suggeri-

te dalla sollecitudine dellamore, svolge luomo morale nelle pieghe e nei sensi pi ascosi

dellumanita Perdonatemi questabbandono, perch lanimo contento ribocca per legge onto-

logica (BENEDETTO CROCE, Una famiglia di patrioti. I Poerio, cit., p. 109). 20

In uno dei sonetti che Imbriani appose, insieme ad unavvertenza A leggitori, a mo di

introduzione alla ristampa della Posilecheata dellabate Sarnelli, lAutore ricorda:

Ben, quattro lustri, grazie a tuoi maggiori,

Vivesti, ignaro dogni dialetto.

Amor dItalia il rendea lor dispetto:

12

pre molto attento a che essi parlassero un italiano toscaneggiante non corrotto.

A tal proposito si ricordi cosa Paolo Emilio, il 20 agosto 1849, a soli tre giorni

dal suo arrivo a Genova, prima tappa di un lungo esilio, scriveva alla moglie21

Schive alme, da plebei costumi e cori!

Lesempio e l vigilar, sproni e rigori,

Fr, s, che oprassi, sempre, ad ogni effetto.

Quel volgar cardinale, aulico, eletto,

Che Dante addita, a nobili scrittori.

Ma, in Germania, prostrato, da possente

Nostalgia, quando e ti sapeva reo,

Star, con le mani in mano, nel sessanta.

Fu, per te, panacea, ti fu nepente

Lo studio del sermon partenopeo

E quanto l popol conta e l popol canta.

La composizione firmata Jacopo Moeniacoeli, uno degli pseudonimi adottati da Imbriani per

le proprie opere (Posilecheata di Pompeo Sarnelli. M.DC.LXXXIV. Ristampa di CCL esemplari

curata da Vittorio Imbriani, Napoli, Domenico Morano Librajo-Editore, 1885, p. XIV, vv. 1-

14; ora in ID., Poesie, cit., p. 241). Croce ricorda inoltre che Vittorio Studi assai il dialetto

napoletano, che per altro non conobbe mai bene e gli rimase chiuso in tutto ci che ha prodotto

di delicato e di sentimentale. [] Del dialetto napoletano gust per lappunto la letteratura se-

centesca e capricciosa, dal Seicento apprese le allitterazioni e i giuochi di parole (BENEDETTO

CROCE, Vittorio Imbriani, La Critica, III, 1905; ora in ID., La letteratura della nuova Italia,

vol. III, Bari, Laterza, 1964, pp. 176-177). 21

Carlotta Poerio (1807-1867). Per una ricostruzione delle sue vicende biografiche si ve-

dano BENEDETTO CROCE, Una famiglia di patrioti. I Poerio, cit. e i commenti di NUNZIO COP-

POLA in VITTORIO IMBRIANI, Carteggi I. Vittorio Imbriani intimo. Lettere familiari e diari ine-

diti, cit. Ecco come ne compendia la vita il figlio Vittorio nella nota 26 della raccolta di lettere e

documenti di Alessandro Poerio da lui stesso curata: La Carlotta del barone Giuseppe Poerio e

della Carolina Sossisergio, sorella di Alessandro e di Carlo Poerio, nata, in Napoli, il 29 Giugno

1807; moglie, il 2 Maggio 1838, di Paolo Emilio Imbriani; mancata a vivi, in Napoli, il 14

Gennaio 1868. (Alessandro Poerio a Venezia. Lettere e documenti del 1848 illustrati da Vitto-

rio Imbriani, cit., p. 359). Nello stesso volume Imbriani, nella nota 280, in riferimento alla mis-

siva che Carolina Sossisergio invia al figlio Alessandro il 23 giugno 1848, scrive della propria

famiglia: La famiglia Imbriani si componeva allora: Del capo, Paolo Emilio []. Della moglie

Carlotta Poerio []. De figliuoli: Giuseppe-Caterino (nato in Napoli l11 marzo 1839, morto,

celibe, in Pomigliano dArco, il 20 maggio 1868); Vittorio (che detta queste note); Nina ossia

Caterina (nata, in Napoli, il 6 giugno 1842, morta, celibe, in Pomigliano dArco, il 2 ottobre

1860); Matteo (nato, in Napoli, il 28 novembre 1843, vivente); Giulio-Cesare (nato, in Pozzuoli,

il 15 febbrajo 1846, morto, in Napoli, il 15 febbrajo 1849); e Giorgio []. E, finalmente, della

Rosa Imbriani, sorella di Paolo Emilio, nata, in Napoli, il 10 giugno 1807, vivente. (Ivi, pp.

455-456). LAutore non cita, in questa memoria, lultima sorella, Giulia Alessandrina, nata a

Napoli il 3 dicembre 1849 e morta, nubile, nella stessa citt, il 21 gennaio 1871. Vittorio, inol-

tre, dedicher al fratello Giorgio la nota 30 per ricordarne la tragica e prematura fine: Giorgio

13

nel manifestarle il desiderio di abbandonare la citt: Me ne cacciano il dialetto

infame (da cui Vittorio non pu ritrarre che male) e la mancanza di una famiglia

gentile e mia amica, con cui Vittorio possa essere in relazione e da cui io possa

ricevere le debite agevolazioni alla mia vita di casa22

; ed il 16 marzo 1850,

dando ancora notizie del figlio, commentava: Vittorio non sa (la Dio merc)

che poche parole della lingua di Gianduja23

. [] Questa ignoranza avventurosa

dovuta al veder noi pochi genovesi ed alla barbarie del dialetto. Ma mi accor-

go che il contatto con napoletano, che parlan goffissimamente, fa in parte di-

smettere a Vittorio la bont della pronunzia toscana, chegli possedeva suffi-

cientemente24

.

Se dal padre derivava ad Imbriani una concezione stoicistica di pensiero

e di atteggiamento (ricordiamo che anche il nonno paterno si era dedicato, nel

corso della sua vita, a studi letterari, filosofici e linguistici25

), congiuntamente

Ruggiero Pio di Paolo Emilio e della Carlotta Poerio, nato, in Napoli, il 28 Aprile 1848, morto,

sul campo di Digione, il 21 Gennajo 1871, per una causa, che non era, ahim! quella del suo

paese: tra file, dalle quali i doveri di cittadino e suddito Italiano avrebbero dovuto allontanarlo.

Onde il dolore, per la perdita immatura dun giovane dalto ingegno, non pu, neppure, esser

lenito dal pensiero, che egli caduto adempiendo ad un dovere, per una causa onesta, come il

zio Alessandro Poerio (Ivi, p. 360). Sulla figura dellultimo discendente degli Imbriani si ve-

dano IRENE IMBRIANI-SCODNIK, I fratelli Imbriani, Benevento, Cooperativa Tipografi Chiostro

S. Sofia, 1922, pp. 23-32 e NUNZIO COPPOLA, Un martire della Repubblica universale: Giorgio

Imbriani. Saggio biografico con lettere inedite di Carlotta Imbriani, Paolo Emilio Imbriani e

Carlo Poerio a Giorgio Imbriani, Napoli-Pozzuoli, Ed. Conte, 1954. Alla morte di Giorgio Im-

briani dovettero sorgere diverse associazioni intitolate al suo nome, tanto che Vittorio annot in

una pagina di diario che avrebbe dovuto intentare [] un buon processo [] alla Societ

Giorgio Imbriani., non avendo essa il [] diritto di usurpare il nome dun morto, ch anche

nome mio (VITTORIO IMBRIANI, Carteggi I. Vittorio Imbriani intimo. Lettere familiari e diari

inediti, cit., pp. 225). 22

VITTORIO IMBRIANI, Carteggi I. Vittorio Imbriani intimo. Lettere familiari e diari inedi-

ti, cit., p. 19, n. 1. Il brano della missiva tratto dalla corrispondenza inedita tra Paolo Emilio

Imbriani e Carlotta Poerio. 23

Paolo Emilio qui scambia la pi conosciuta maschera piemontese, ossia Gianduia, per

una maschera genovese. 24

VITTORIO IMBRIANI, Carteggi I. Vittorio Imbriani intimo. Lettere familiari e diari inedi-

ti, cit., p. 27. Il brano della missiva tratto dalla corrispondenza inedita tra Paolo Emilio Im-

briani e Carlotta Poerio. 25

Matteo Imbriani, [] oltre che di discipline letterarie, fu studioso di scienze storiche,

morali ed economiche, nelle quali lasci manoscritti diversi saggi, che in parte per le vicende

politiche da cui fu agitata la sua vita, ma pi per la sua innata ritrosia non videro mai la luce

(FERDINANDO ESPOSITO, Una vicenda storico-politica della rivoluzione napoletana del 1820.

14

ad unispirazione byroniana del fare poetico, dalla famiglia Poerio, e in partico-

lare dagli studi e dai componimenti letterari dello zio Alessandro a cui pi tardi

dedicher un lavoro monografico26

, egli appare discendente di una cultura co-

smopolita, aperta alle influenze della speculazione francese (Destutt de Tracy,

Savigny, Cabanis, Voltaire), della filosofia tedesca (Krug, Krause),

dellerudizione ampia e rigorosa (Hermann, Schulze, Schleiermacher), della po-

esia classica come di quella di Leopardi o del Tommaseo27

.

In una tale temperie culturale si forma il giovane Imbriani, particolar-

mente dotato, fin da bambino, di unindole ribelle ed inquieta e di una propen-

sione allo studio precocissima. Tuttavia, dai documenti superstiti che riguarda-

no il nostro Autore, nonch dalla corrispondenza intercorsa tra la sua famiglia e

gli amici pi intimi che la frequentavano, quali ad esempio Angelo Camillo De

Meis28

, Diomede Marvasi29

e Francesco De Sanctis, scarse risultano le notizie

Gli Imbriani ed i Poerio. Da documenti inediti o poco noti, cit. p. 48). Tra questi saggi si anno-

verano un Trattato sulle sensazioni ed una Grammatica della lingua italiana. 26

VITTORIO IMBRIANI, Alessandro Poerio a Venezia. Lettere e documenti del 1848 illu-

strati da Vittorio Imbriani, cit. 27

Anche il colto nonno materno di Vittorio aspirava a riunire le proprie memorie in un vo-

lume complessivo, come ci ricorda lAutore: Era stato antico desiderio del barone Giuseppe

Poerio di scrivere, minutamente e per esteso, le sue Memorie, che sarebbero riuscite un libro

attraentissimo ed importantissimo. Morendo, raccomand, nel testamento, a figliuoli, di com-

piere questo suo desiderio, raccogliendo ogni minuta notizia, dalla bocca di colei, che gli era

stata compagna, per quarantaquattro anni, e per la quale non aveva avuto, mai, pensiero alcuno

secreto. Lui morto, il figliuolo Carlo ne scrisse una breve biografia []: la quale accende il de-

siderio di esse memorie ed il rimpianto, che non sieno state scritte. Ma la malattia terribile di

Alessandro e le ripetute prigionie di Carlo fecero s, che il pensiero non potesse, mai, incarnarsi.

Poi, venne il 1848: Alessandro mor; Carlo fu tutto assorto dalla vita pubblica ed and, poi, in

galera. Quando egli ne usc, rotto nel corpo e non pi capace di lavoro assiduo, la madre era

morta, da molti anni (Ivi, pp. 514-515). La biografia a cui fa riferimento lImbriani contenuta

nellopuscolo Commemorazione di Giureconsulti Napoletani. 5 Marzo 1882, cit. (cfr. Ivi, nota

19, p. 357); cfr. inoltre la nota 1 del presente capitolo. Rivolgendosi al figlio Alessandro il ba-

rone scriveva: Nella mia eredit non troverai ricchezze, ma nellistoria della mia vita politica

rinverrai la pi grande delle ricchezze per un figlio amorevole: la pruova pi luminosa che il di

lui padre volle il pubblico bene e soffr sempre per averlo voluto, e seppe soffrire dignitosamen-

te (dal testamento olografo di Giuseppe Poerio conservato presso lArchivio di Stato di Napoli,

Carteggio Imbriani-Poerio, Busta IV, n. 887). 28

Angelo Camillo De Meis (1817-1891) patriota, filosofo e poltico; laureatosi in medicina,

fu Rettore del Collegio Medico di Napoli. Costretto allesilio dopo il 15 maggio 1848, soggior-

n a Genova, Torino e Parigi dove ricopr diverse cattedre dinsegnamento. Fu deputato al Par-

lamento del Regno dItalia dal 1861 al 1867.

15

che possano lasciare individuare, pi o meno agevolmente, il corso degli studi e

delle predilezioni di Vittorio, tanto che appare problematico ricostruire con cer-

tezza la sua iniziale formazione intellettuale, gli [] anni, ancora oscuri, di

apprendistato30

. Sappiamo, ad esempio, che, partito da Napoli con il padre Pa-

olo Emilio nellagosto del 1849 a seguito del fallimento rivoluzionario del 1848

e della repressione borbonica immediatamente scatenatasi, egli continua i suoi

studi privatamente, migliora la conoscenza della lingua francese31

, appresa fin

da piccolo grazie alla madre e ad unistitutrice straniera, e si dedica alla lettura

della Divina Commedia: non ha ancora dieci anni quando Paolo Emilio annota

che il figlio [] appara a mente Dante32

, aggiungendo con orgoglio [] ha

imparato fino al sesto canto dellinferno33

. Da alcune indicazioni riguardanti la

corrispondenza tra Imbriani senior e Carlotta Poerio fornite dal Coppola venia-

mo a conoscenza del fatto che Paolo Emilio d [] alla moglie ragguagli del

figlio, nei quali si notano molti tratti del futuro carattere e delle tendenze lette-

rarie poi sviluppatesi in Vittorio34

, senza per specificare di quali tendenze si

parli. Sappiamo solo, da una missiva del 12 marzo 1850, che il giovane Vittorio

29

Diomede Marvasi (1827-1875) patriota, giurista e politico, allievo del De Sanctis e atti-

vo collaboratore del Nazionale, giornale fondato a Napoli da Silvio Spaventa, partecip ai

moti del 1848 e fu per questo motivo prima arrestato e poi esiliato; professore di diritto costitu-

zionale, ricopr numerosi incarichi nella magistratura e fece parte della Commissione per la ri-

forma del codice penale. Per maggiori informazioni sulla figura del Marvasi si rimanda a F.

TAROZZI, DBI, s.v. 30

BENITO IEZZI, Larcipelago Imbriani, in Leredit culturale di Vittorio Imbriani nel cen-

tenario della morte. Itinerario della Mostra Bibliografica, Napoli, Biblioteca Universitaria,

1986, p. 5. 31

Paolo Emilio Imbriani, il 16 marzo 1850, scrive alla moglie che Il francese ben parla-

to da lui [Vittorio]; e se avessi men tristezza, lo menerei pi spesso da una fanciulla svizzera

chegli ha conosciuto a Ginevra e che al presente in Genova; questa giovinetta ha molto spiri-

to, gentilissima ed ha ottima pronunzia (VITTORIO IMBRIANI, Carteggi I. Vittorio Imbriani

intimo. Lettere familiari e diari inediti, cit., p. 27. Il brano della missiva tratto dalla corrispon-

denza inedita tra Paolo Emilio Imbriani e Carlotta Poerio). La fanciulla svizzera era Enrichetta

Mauro, figlia del deputato alla Camera nel 1848 ed esule Giuseppe Mauro. 32

NUNZIO COPPOLA commento a VITTORIO IMBRIANI, Carteggi I. Vittorio Imbriani intimo.

Lettere familiari e diari inediti, cit., p. 23. Il brano della missiva tratto dalla corrispondenza

inedita tra Paolo Emilio Imbriani e Carlotta Poerio. Lepistola reca la data del 20 gennaio 1850. 33

Ibidem. 34

NUNZIO COPPOLA commento a VITTORIO IMBRIANI, Carteggi I. Vittorio Imbriani intimo.

Lettere familiari e diari inediti, cit., p. 27.

16

ha chiesto per bizzarria35

alla madre di procurargli il Dumril36

, lettura pe-

raltro non approvata dal giudizio paterno ([] un libro inutile per lui37

): il

testo a cui Imbriani fa riferimento sar stato probabilmente un trattato di zoolo-

gia del naturalista francese Andr Dumril38

, dal momento che [] Vittorio,

fin da ragazzo, si dilettava molto di libri sulla vita degli animali e leggeva assi-

duamente le opere del Buffon39

.

Tuttavia il futuro scrittore non trascorre mai il suo tempo nellozio

mentale40

e allet di nove anni egli gi [] compendiava e postillava i cro-

nisti e i novellieri italiani del Trecento, raccogliendone voluminosi zibaldoni di

estratti e di appunti41

e, pi tardi, a sedici anni, [] non vera angolo della

nostra storia letteraria chegli non avesse esplorato, sicch, in breve, si trov a

possedere una cultura fuori dallordinario, la quale lungi dallappagarlo, gli da-

va sempre pi acuiti stimoli a desiderare di conoscere e di apprendere42

.

possibile, naturalmente, ipotizzare che egli prestasse particolare atten-

zione non solo alle opere della letteratura italiana, ma anche a quelle europee in

generale e, almeno per i primi anni, a quelle francesi in particolare. Imbriani po-

teva leggere i testi in lingua di autori come Rabelais, Gustave Flaubert, Victor

Hugo, Alexandre Dumas, Alexandre Dumas fil, Stendhal, Voltaire. I suoi rap-

porti con la Francia del resto si intensificheranno nel biennio 1861-62 quando

egli seguir dei corsi di studio a Parigi, durante i quali, facendosi interprete di

un vero e proprio sentimento filofrancese, si appassioner a quei temi politici,

sociali e letterari che avranno un notevole spazio allinterno della sua attivit

35

VITTORIO IMBRIANI, Carteggi I. Vittorio Imbriani intimo. Lettere familiari e diari inedi-

ti, cit., p. 27. Il brano della missiva tratto dalla corrispondenza inedita tra Paolo Emilio Im-

briani e Carlotta Poerio. Lepistola reca la data del 12 marzo 1850. 36

Ibidem. 37

Ibidem. 38

Andr Marie Constant Dumril (1774-1860), zoologo e professore di anatomia compara-

ta, fu membro dellAccademia delle scienze francese. Tra le sue opere ricordiamo: Zoologie

analytique (1806), Catalogue mthodique de la collection des raptiles (1851), Prodrome de la

classificazion des reptiles ophidiens (1853), Erptologie gnral ou Histoire naturelle complte

des reptiles (1834-54, nove volumi). 39

NUNZIO COPPOLA commento a VITTORIO IMBRIANI, Carteggi I. Vittorio Imbriani intimo.

Lettere familiari e diari inediti, cit., p. 27, n. 1. 40

FERDINANDO ESPOSITO, Francesco De Sanctis visto da Vittorio Imbriani. In appendice

lettere inedite di V. Imbriani a B. Croce, Massa Lubrense, Il sorriso di Erasmo, 1984, p. 9. 41

Ibidem 42

Ivi, pp. 9-10.

17

giornalistica. In tale contesto utile ricordare il saggio Giovanni Berchet ed il

romanticismo letterario43

che Imbriani pubblic pochi anni dopo, nel 186844

.

Al 1853 risale invece la certezza di letture condotte sulle opere di Sci-

pione Maffei, Cesare Balbo e Giuseppe Parini: in una missiva risalente al feb-

braio di quellanno, che egli indirizza al fratello Matteo Renato, si legge: P.S.

Quanto ai libri mi farai piacere di mandarmi [a Torino] Maffei, Balbo e Parini.

Nullaltro libro che non sia da studio desidero45

.

Del resto il 1853 anche lanno che vede il trasferimento degli Imbriani

da Nizza46

a Torino, citt meno dispendiosa47

, in seguito al pronunciamento

della sentenza in contumacia che privava Paolo Emilio dellaccesso alle proprie

rendite e lo condannava a morte; sempre in questo stesso anno Vittorio comin-

cia a seguire nel Collegio San Francesco di Paola le lezioni tenute da un altro

esule politico campano, Francesco De Sanctis. Il futuro autore dei Saggi critici

e della Storia della letteratura italiana, prigioniero per quasi tre anni a Castel

dellOvo in seguito ad uninesistente accusa di congiura contro Ferdinando II,

era stato esiliato negli Stati Uniti dAmerica ma, nella tappa intermedia di Mal-

ta, aveva chiesto di essere trasferito in Piemonte48

. Qui vi avrebbe trovato gli

43

VITTORIO IMBRIANI, Giovanni Berchet ed il romanticismo italiano, Nuova Antologia,

giugno e agosto 1868, pp. 267-95, 705-36; ristampato in ID., Studi letterari e bizzarrie satiriche,

cit., pp. 117-207. 44

Una ricostruzione degli studi parigini di Vittorio Imbriani e degli influssi che la lettera-

tura francese esercit sulla sua produzione letteraria si trova in ALBERTO GRANIERO, Dimensio-

ni europee di Vittorio Imbriani. Il versante francese, Napoli, Loffredo, 1989. 45

VITTORIO IMBRIANI, Carteggi I. Vittorio Imbriani intimo. Lettere familiari e diari inedi-

ti, cit., p. 31. 46

Sono stato ragazzotto e bastantemente scostumato anchio e giocavo a Nizza marittima

in un giardino pieno di piante velenose, nd a me, nd a miei fratelli, nd a tanti altri ragazzi,

hanno mai nociuto ricorda lAutore nel corso della discussione sul volume dellArte del dire di

Fornari (VITTORIO IMBRIANI, Vito Fornari estetico, in ID., Studi letterari e bizzarrie satiriche,

cit., p. 222). 47

NUNZIO COPPOLA commento a VITTORIO IMBRIANI, Carteggi I. Vittorio Imbriani intimo.

Lettere familiari e diari inediti, cit., p. 29. 48

quanto si evince da una lettera spedita da Malta il 9 agosto 1853 da De Sanctis a Tori-

no, presso Giuseppe da Bormida, ministro degli Esteri del Regno di Sardegna; il critico, qualifi-

candosi come [] professore del Collegio militare e Segretario generale del Consiglio di P.I.

in Napoli, chiede che gli venga rilasciato il passaporto per il suo trasferimento in Piemonte

(FRANCESCO DE SANCTIS, Epistolario (1836-1856), cit., p. 168). In questa regione, ed in parti-

colare a Torino, Veran molti meridionali, protagonisti di quella emigrazione che copr il de-

cennio 1849-1859, tra cui anche Paolo Emilio e Vittorio Imbriani (MICHELE DELLAQUILA,

18

esuli e compagni in parte gi ricordati Angelo Camillo De Meis, Bertrando

Spaventa49

, Diomede Marvasi, Mariano dAyala50

, Pasquale Stanislao Manci-

ni51

, e avrebbe chiesto licenza per [] aprire uno studio privato di Lingua e

Letteratura italiana, conformandosi a regolamenti in proposito vigenti52

. Lo

studio privato avrebbe permesso agli studenti che avessero gi approfondito

linsegnamento della lingua e della retorica di perfezionarsi ulteriormente sia

grazie a lezioni teoriche che ad esercitazioni pratiche su testi scelti da commen-

tare.

Intellettuali meridionali esuli in Piemonte nel decennio 1849/59: Giuseppe Massari, La Capi-

tanata, a. XX, gennaio-giugno 1983, parte I, p. 4). 49

Bertrando Spaventa (1817 - 1883), filosofo e professore di Filosofia presso lUniversit

di Napoli; nelle sue teorie espose la circolarit tra pensiero italiano ed europeo. Sostenitore di

una politica laica e legata ad un forte senso dello Stato, inteso come armonioso sviluppo civile,

fu deputato per tre legislature. Tra le sue opere si ricordino: Studi sulletica di Hegel, Napoli,

Stamperia della Regia Universit, 1869; La filosofia di Vincenzo Gioberti, Napoli, Tip. del Tas-

so, 1870; Saggi critici di filosofia politica e religione, Roma, Tipografia Giordano Bruno, 1899;

La dottrina della conoscenza di Giordano Bruno, Napoli, Stamperia della Regia Universit, s.d. 50

Mariano dAyala (1808 - 1877), ufficiale nellesercito borbonico, politico e scrittore, in-

segn presso il Collegio della Nunziatella a Napoli e fu intendente dellAbruzzo Ultra nel go-

verno Troya; dopo un lungo esilio ricevette da Garibaldi lincarico di comandante della Guardia

Nazionale che lui stesso aveva provveduto ad organizzare prima della liberazione e di senatore

del Regno dItalia. Tra i suoi scritti ricordiamo: Le vite de pi celebri capitani e soldati napole-

tani dalla giornata di Bitonto fino a nostri d (1843); Dizionario militare francese-italiano, To-

rino, Fontana, 1853; La nobilt napoletana nel 1799. Vite dei magnifici cittadini Caracciolo,

Carafa, Colonna, Genzana, Doria, Pignatelli, Riario, Serra, Napoli, Grande Stab. tip., 1873.

Per un ritratto del patriota si legga il volume a lui dedicato dal figlio Michelangelo, Memorie di

Mariano DAyala e del suo tempo, Bocca, Roma, 1886. Un accurato ritratto del dAyala si leg-

ge anche nella nota 318 del volume Alessandro Poerio a Venezia. Lettere e documenti del 1848

illustrati da Vittorio Imbriani, cit., pp. 477-478. 51

Pasquale Stanislao Mancini (1817 - 1888), giurista e politico, fu pi volte ministro

dellIstruzione Pubblica, ministro degli Esteri e primo presidente dellInstitut de droit interna-

tional (fondazione che ha ricevuto il Premio Nobel per la pace nel 1904). Si impegn per

labolizione della pena di morte e, da ministro guardasigilli, si dedic allattuazione del primo

codice civile del Regno dItalia. Imbriani ne ricorda la moglie Laura Beatrice, figlia di Domeni-

co Simeone Oliva, ed autrice, come il padre, di composizioni poetiche, nella nota 283 del volu-

me Alessandro Poerio a Venezia. Lettere e documenti del 1848 illustrati da Vittorio Imbriani,

cit., p. 456. 52

FRANCESCO DE SANCTIS, Epistolario (1836-1856), cit., p. 176. Lautorizzazione del Mi-

nistro dellIstruzione Luigi Cibrario giunse il 19 ottobre 1853 insieme con la richiesta di tra-

smettere presso il ministero competente il programma dinsegnamento previsto.

19

Tuttavia, nonostante la pronta concessione della licenza da parte del mi-

nistro Cibrario53

, risalente a pochi giorni dopo linvio della richiesta dellillustre

professore, De Sanctis non pot dare avvio ai corsi dello studio se non nel

febbraio del 1854 e dovette, pertanto, [] adattarsi ad insegnare nellistituto

femminile della Signora Elliot, con un mesto stipendio54

. Solo in seguito, tro-

vata unampia sala presso il Collegio San Francesco di Paola, egli pot iniziare

le sue lezioni, tenute pubblicamente anche per iniziativa di [] un nucleo di

culte persone, in massima parte piemontesi55

.

a partire dallascolto delle riflessioni desanctisiane sui significati della

Divina Commedia e sulla figura di Dante che Imbriani inizier uno studio parti-

colareggiato sui molteplici temi offerti dallopera trecentesca, avviandosi, con

laiuto del suo carissimo56

ed unico57

maestro, allapprofondimento della

filosofia hegeliana.

53

Il ministro Cibrario fu anche al centro di uno scambio di informazioni tra i lettori del

Giornale degli Eruditi e Curiosi, di cui Imbriani fu costante animatore (cfr. gli interventi ri-

portati in questo volume intitolati Un amico olandese di Dante e Le Bruttezze della Divina

Commedia): il signor Larussa chiedeva notizie su unopera di Federico Odorici, Il conte Luigi

Cibrario e i tempi suoi, memorie storiche con documenti, di cui, evidentemente, era difficile

procurarsi copia (Giornale degli Eruditi e Curiosi, a. I, n. 3, 11 novembre 1883, col. 65 e suc-

cessive risposte). 54

MICHELE MANFREDI, Nota, in FRANCESCO DE SANCTIS, Lezioni sulla Divina Commedia.

Con unappendice, a cura di MICHELE MANFREDI, Bari, Gius. Laterza & figli, 1955, p. 421. 55

FRANCESCO DE SANCTIS, Epistolario (1836-1856), cit., p. 193. 56

FRANCESCO DE SANCTIS, Lettere dallesilio (1853-1860), raccolte e annotate da BENE-

DETTO CROCE, Bari, Gius. Laterza & figli, 1938, p. 346. La citazione tratta da unepistola di

Imbriani inviata al maestro da Berlino il 17 luglio 1860. 57

Ivi, p. 350. La citazione tratta da unepistola di Imbriani inviata da Berlino, senza data.

De Sanctis fu anche il dedicatario di due componimenti poetici dellallievo; il primo, pubblicato

postumo ma datato 1857, non reca titolo, onde la ripresa del primo verso del sonetto, Prima che

dietro lalba tua lintera, e parla di uno degli amori giovanili dellAutore:

Prima che dietro lalba tua lintera

Mole dellanno crolli, avr deposto

Il corpo stanco alla mia donna accosto,

Tolto il piacer che sol da me si spera.

Paventoso a me vieni e con severa

Voce mi sgridi chabbia cos tosto

Dimentico il dolor che fummi imposto

Trarmi al pi dalla legge arcana, austera.

Minacci: supplicando io le mani stendo.

Dici: il duol sempre attergasi al diletto,

Lebrezza del piacer sespia soffrendo.

20

Ahi! pure allor che primamente stesi

La ingorda destra al suo velato petto

Vero gaudio nel cor gi non compresi.

(VITTORIO IMBRIANI, Sette milioni rubati o La Croce Sabauda ed altri scritti, con introdu-

zione e note di NUNZIO COPPOLA, Bari, Laterza, 1938, p. 195; poi in ID., Poesie, cit., pp. 253-

254), mentre il secondo, composto nel 1864 ed intitolato Torino, reca la dicitura A F.D.S.,

richiama il tema del testo precedente, ed una risposta al maestro che gli consigliava di prende-

re le distanze dai facili e numerosi amori della sua giovinezza:

Ben dici, e indarno. Depor non posso

Lantico affetto come un vecchio guanto:

Ben puoi dallocchio strapparmi il pianto,

Ma quel sogno non puoi trarmi dal cor.

Mi scende in petto la tua rampogna

Qual pioggia fra la sabbia, e nulla giova.

Eco non desta: regnar vi trova,

Come il silenzio nel deserto, Amor

(VITTORIO IMBRIANI, 1863-1864. Versi di *** ****, Napoli, Stabilimento tipografico di Belle

Arti, 1864, p. 14; poi in ID., Poesie, cit., p. 16). Tale componimento, con una variante e con il

titolo Immutabile, fu inserito dallAutore nel cap. XIII del romanzo Merope IV. Sogni e fantasie

di QuattrAsterischi, a cura di RINALDO RINALDI, Roma, Carocci, 2009, p. 247).

21

1.2 IMBRIANI E LO STUDIO DELLA DIVINA COMMEDIA: LE LEZIONI TORNE-

SI DI FRANCESCO DE SANCTIS E LINDIRIZZO FILOLOGICO DELLA

SCUOLA STORICA

Nellaffrontare il primo ciclo di lezioni sulla Divina Commedia, France-

sco De Sanctis si poteva avvalere dellesperienza acquisita nellaver gi tenuto

alcuni corsi danteschi a Napoli, presso la scuola di vico Bisi, intorno ai gran-

di personaggi del poema trecentesco. Lo stesso critico riportava nel volume rie-

vocativo de La giovinezza i nuclei tematici su cui aveva condotto le proprie os-

servazioni:

Feci larchitettura della Divina Commedia, mostrando quanta seriet di

disegno era in quel viaggio, base sulla quale si ergeva ledificio della storia del

mondo, e pi particolarmente italiana e fiorentina. Notai nellInferno una legge di

decadenza sino alla fine, e nel cammino del poema una legge di progresso sino al-

la dissoluzione delle forme e alla conoscenza della immaginazione, superstite il

sentimento. Mi preparai la via, combattendo i metodi de pi celebri commentato-

ri, che andavano a caccia di frasi, di allegorie e di fini personali. Notai che la

grandezza di quella poesia in ci che si vede, non in ci che sta occulto. Lessi la

Francesca, il Farinata, lUgolino, il Pier delle Vigne, il Sordello, lapostrofe di San

Pietro e altri brani interessanti, facendovi sopra osservazioni che non dimenticai

pi, e furono la base sulla quale lavorai parecchi miei Saggi critici. Posso dire che

la mia Francesca da Rimini mi usc tutta di un getto in due giorni, e fu leco ge-

niale di queste reminiscenze scolastiche. inutile aggiungere che queste lezioni

novissime sulla Divina Commedia destarono vivo entusiasmo. I sunti, fatti da

miei discepoli e rimastimi, ne rendono una immagine pallidissima e, come dice

Dante, fioca al concetto1.

1 FRANCESCO DE SANCTIS, La giovinezza, cit., pp. 231-232.

22

I personaggi danteschi citati si ritrovano, a distanza di pochi anni, ripresi

e nuovamente analizzati nellambito delle conferenze torinesi, cos come si e-

vince da una narrazione fatta dalla vedova di De Sanctis a Pasquale Villari2:

Poco tempo dopo larrivo a Torino il De Sanctis dette una conferenza

gratuita sullUgolino di Dante Alighieri. Luditorio fu ristretto, ma composto di

persone intelligenti che subito fecero conoscere il suo merito. Scorsi altri quindici

giorni, egli ne dette una seconda sulla Francesca da Rimini. La sala rigurgitava di

gente, il successo super laspettativa. Cos egli pot scrivere nelle Riviste e nei

giornali3.

Il programma dinsegnamento che De Sanctis intendeva tenere, preve-

deva, oltre ad unintroduzione sui sistemi critici di analisi delle opere darte an-

che diverse lezioni sulla Divina Commedia. I corsi, cos come erano stati strut-

turati dal critico, dovevano ripartirsi nel seguente modo:

Programma dinsegnamento Lingua e Letteratura italiana

1. Lezioni di Letteratura. Vi si dar principio in questo anno con una Storia

de sistemi critici. Dopo una introduzione sulluffizio della critica e le sue

attinenze con lArte, si passer alla esposizione di ciascun sistema, con-

giungendovi la parte teoretica e lapplicazione alle opere darte.

2 Pasquale Villari (18271917), storico e politico, fu senatore del Regno dItalia; costretto

allesilio a Firenze in seguito ai moti del 1848 contro i Borbone, fu professore di Storia

allUniversit di Pisa e di Storia moderna allIstituto di Studi Superiori di Firenze di cui fu fon-

datore. Nel 1891, durante il suo incarico nel primo gabinetto Rudin, quale ministro della Pub-

blica Istruzione, furono istituiti gli Uffici Regionali per la Conservazione dei Monumenti, attua-

li Soprintendenze per i Beni Architettonici ed Artistici. Accademico della Crusca, ricordato in

particolare per i suoi studi sulla questione meridionale raccolti nel volume Lettere meridionali

del 1878. Tra le sue pubblicazioni si vedano: Storia di Gerolamo Savonarola e de suoi tempi, 2

voll., Firenze, Le Monnier, 18581861 e 1887-1888; Niccol Machiavelli e i suoi tempi, 3 voll.,

Firenze, Le Monnier, 18771882; Arte, storia e filosofia. Saggi critici, Firenze, Sansoni, 1884;

LItalia da Carlo Magno alla morte di Arrigo VII, Milano, Hoepli, 1910; Dante e lItalia. Con-

ferenza pronunziata da Pasquale Villari nella casa di Dante in Roma, Firenze, G.C. Sansoni,

1914. Al Villari dedic un profilo il De Gubernatis nella Rivista Europea da lui diretta,

nellambito di una rassegna dei principali studiosi e letterati del tempo intitolata Ricordi biogra-

fici. Pagine estratte dalla Storia contemporanea italiana in servigio della giovent: ANGELO DE

GUBERNATIS, Pasquale Villari, Rivista Europea, a. IV (maggio 1873), vol. II, fasc. III, pp.

544-550. 3 PAOLO ARCARI, commento a FRANCESCO DE SANCTIS, Pagine dantesche. Con prefazio-

ne e note di PAOLO ARCARI, Milano, Fratelli Treves Editori, 1921, p. 171, n. 1.

23

2. Lezioni sulla Divina Commedia. Esposti gli antecedenti, si delineer il

disegno generale del lavoro e la forma che ne deriva, dando il suo proprio

luogo alla parte allegorica e politica. Scendendo allesame delle tre canti-

che in particolare, se ne mostrer il concetto, lordito e la forma, con appli-

cazione alle singole parti. Si toccher da ultimo dello stile e della lingua

del poema, e della sua influenza sulla letteratura posteriore. Seguiranno

commenti speciali sopra alcuni canti4.

Nonostante ci, per le sue lezioni su Dante, lAutore dovette adeguarsi

al parere e al giudizio del professore di eloquenza Pier Alessandro Paravia5,

[] certo poco incline, ricorda Paolo Mauri, alle novit del campo critico e

in special modo ad una lettura di Dante lontana dai suoi schemi6; tanto che,

secondo il racconto di Gerardo Laurini, De Sanctis fu costretto a ricorrere []

allespediente cosa insolita per lui di sciorinargli l per l un falso program-

ma di commenti allegorici, mitologici e persino grammaticali7.

Agli entusiasmi e alle aspettative ([] comincer tra poco le mie le-

zioni sopra Dante, comunicava a Pasquale Villari il 9 gennaio 1854) il critico

irpino alternava i dubbi sulla buona riuscita dei suoi insegnamenti e della pre-

sentazione di un Dante [] veduto da un aspetto nuovo ed alto8: in una lette-

ra indirizzata sempre allamico Villari egli infatti scrive di temere [] di non

avere uditori9. Ma la preoccupazione, come abbiamo visto, doveva rivelarsi

infondata se egli stesso riconosceva che le lezioni avevano [] fatto non me-

diocre impressione, e la folla cresceva10

. Diomede Marvasi, che seguiva atten-

4 FRANCESCO DE SANCTIS, Epistolario (1836-1856), cit., p. 184. Si riproduce parzialmente

lallegato alla lettera inviata da De Sanctis al ministro Cibrario il 31 ottobre 1853. 5 Pier Alessandro Paravia (1797-1857), poligrafo zaratino, letterato, filologo e professore

di eloquenza presso lUniversit di Torino; lattenzione ai problemi della lingua gli valse la no-

mina ad Accademico della Crusca. Fu amico e corrispondente di molti illustri italiani dellepoca

dal Tommaseo al Pellico, dal re Carlo Alberto di Savoia al Gioberti. Tra le sue opere ricordia-

mo: Del sistema mitologico di Dante. Ragionamento letto allAteneo di Venezia il 13marzo

1837, Venezia, Tip. di F. Andreola, 1840; Canzoniere nazionale scelto e annotato, Torino,

Stamperia reale, 1849; Iscrizioni di Pietro Giordani precedute dalle lezioni epigrafiche, in Na-

poli, Stamperia del Vaglio, 1858; Tre lezioni sulla vita ed opere di Torquato Tasso, S. Benigno

Canavese, Tip. e libreria Salesiana, 1884. 6 PAOLO MAURI, Il Piemonte, in Letteratura italiana. Storia e geografia. Let moderna,

vol. II, tomo II, Torino, Einaudi, 1988, p. 871. 7 PAOLO ARCARI, Prefazione, in F. DE SANCTIS, Pagine dantesche, cit., p. V.

8 FRANCESCO DE SANCTIS, Epistolario (1836-1856), cit., p. 191.

9 Ivi, p. 185.

10 Ivi, p. 191.

24

tamente il Professore, parla di un successo11

dovuto alla grande abilit orato-

ria e speculativa del De Sanctis che per ogni sua conferenza aveva il piacere di

osservare lattenzione e la crescente partecipazione con cui veniva seguito. Pao-

lo Arcari nota come in calce alle pagine superstiti di quelle lezioni siano addirit-

tua [] rimaste le notazioni degli applausi entusiastici cui il pubblico era tra-

scinato dagli mpiti di una potente e soggiogante eloquenza12

, secondo

lespressione utilizzata da Vittorio Bersezio. Il risultato pi immediato fu dun-

que quello [] di irrobustire nel nostro, per caldo consenso duditori, per ra-

pido diffondersi di fama, per intima propria approvazione, la conoscenza di riu-

scir adeguato commentatore di Dante, nel secolo che a Dante ritornava13

.

I corsi delle lezioni tenute da De Sanctis a Torino sono divisi in due

gruppi: il primo, risalente al 1854, comprende 22 lezioni, anche se, spiega Man-

fredi, esse non dovettero essere [] meno di 2414

: Mentre [] possediamo

tutte le lezioni del secondo anno, non ci restano tutte quelle del primo []. Noi

ne abbiamo potuto porre insieme ventidue, poich manca la lezione sullo stile

di Dante, che fu ascoltata dalla Collegno, e unaltra, di cui non si pu stabilire il

contenuto15

. Il secondo ciclo di lezioni, svolto nel 1855, fu composto da dodici

interventi.

La complessit della figura di Dante cos come appare attraverso il giu-

dizio critico desanctisiano inizia a profilarsi gi da questi primi interventi ese-

getico-didattici, in cui limmagine del poeta sembra espandersi continuamente

pur nel frazionamento e nellanalisi a s di personaggi, temi, radici culturali,

tradizioni storiche, visioni politiche: la versificazione dantesca e lassertivit dei

concetti espressi, fa notare De Sanctis, mobilitano un coinvolgimento partecipa-

tivo del lettore sia sul piano umano che su quello ideale.

Per De Sanctis lAlighieri viene a caratterizzarsi principalmente come

autore della Commedia, il poema della visione su cui fondata la realt stessa, e

dove [] scienza ed arte convergono in un mondo logicamente concorde, ma

esteticamente scisso, ora terra ora cielo, ora potente fantasma di vita ora allego-

11

Ivi, p. 190. 12

PAOLO ARCARI, Prefazione, in FRANCESCO DE SANCTIS, Pagine dantesche, cit., p. V. 13

Ibidem. 14

MICHELE MANFREDI, Nota, in FRANCESCO DE SANCTIS, Lezioni sulla Divina Commedia,

cit., p. 423. 15

Ivi, p. 424.

25

ria degli affetti proiettata contro uno sfondo assoluto di verit che perfezione

ineffabile e irragiungibile16

.

La critica dantesca dello studioso irpino, partendo dallidealismo filoso-

fico ottocentesco, avvertiva come la poesia della Commedia non sarebbe stata

possibile senza i peccati emblematici o gli affetti trascendenti delle anime ol-

tremondane che facevano sentire limmediata assonanza con i concetti fonda-

mentali espressi dal poema. Di qui le lezioni sullInferno, su Francesca da Ri-

mini, Farinata degli Uberti, Cavalcante e Guido Cavalcanti, Pier della Vigna,

conte Ugolino e quelle, simmetriche, sulla concezione purgatoriale, Catone e la

rarefazione poetica e linguistica del Paradiso.

Ogni intervento esegetico doveva per essere letto come parte di una vi-

sione pi ampia dellopera di Dante, con evidente superamento delle distinzioni

e delle partizioni aristoteliche. Nellaffrontare largomento della quarta lezione

torinese del 1854, dal titolo Il genere di poesia della Divina Commedia, De

Sanctis infatti precisa che larte altro non se non la rappresentazione ideale

delluniverso17

e che pertanto ogni analisi critica che, astraendo, divida e cata-

loghi a s gli argomenti appare come [] una mutilazione18

; cos, anche

[] la poesia dantesca non pu essere compresa che come tutto, come unit

superiore alle distinzioni poetiche19

.

Tale visione compatta e onnicomprensiva della Commedia fu di certo

accolta da Imbriani, il quale esper i primi approfondimenti sul poema trecente-

sco proprio nel biennio 1854-1855; non abbiamo purtroppo notizie precise sulla

partecipazione ai corsi da parte del giovane Vittorio che, tuttavia, dovette impe-

gnarsi in quella raccolta di pensieri e appunti del maestro che tanto gli sarebbe

tornata utile in seguito, durante il soggiorno zurighese, quando si trov a steno-

grafare le lezioni del Professore sulla letteratura cavalleresca ed il Petrarca. De-

sanctisiano rimase infatti in Imbriani linteresse per lorganismo poetico ed il

senso vivo delle differenze esistenti tra il concetto scientifico o filosofico e

quello poetico che si manifesta attraverso il concreto linguaggio delle immagi-

ni. Nei suoi successivi scritti danteschi egli si mostrer infatti attento ad

unesegesi comprendente non solo gli aspetti letterari di un testo ma anche le

situazioni politiche, sociali, culturali, morali che avrebbero potuto influire

16

DANTE DELLA TERZA, Francesco De Sanctis: gli itinerari della Storia, in Letteratura

italiana. Linterpretazione, vol. IV, Torino, Einaudi, 1985, p. 339. 17

FRANCESCO DE SANCTIS, Lezioni sulla Divina Commedia, cit., p. 23 18

Ivi, p. 28. 19

Ibidem.

26

nellelaborazione di unopera darte. In altri termini, Imbriani intende la forma

dantesca come una lettura in trasparenza che gli permette di giungere ad un re-

cupero di contenuti, atti ad arricchire la comprensione di un autore in riferimen-

to ad ogni ambito dellagire umano.

Seguendo le lezioni del De Sanctis, Imbriani entr immediatamente in

contatto con una esemplare sintesi metodologica propria dello spirito innovato-

re della critica romantica che riuniva in s sia lesegesi filosofica tedesca (He-

gel, Schiller, Herder, Friedrich e August Schlegel) sia la riflessione morale, re-

ligiosa e politica degli autori francesi (Fauriel, Ozanam, Sismondi, Aroux) che

si erano dedicati agli studi danteschi. Linterpretazione psicologico-

letteraria20

offerta dal De Sanctis dunque evidenziava, agli occhi del giovanis-

smo allievo, la grandezza del poeta fiorentino e allo stesso tempo

limpostazione teorica dei suoi lavori attraverso una visione poetica che si di-

stingueva dal puro concetto.

Nellambito dei corsi torinese Imbriani fece propria una nuova riflessio-

ne teorica sullespressione artistica che, allontanandosi gradualmente dagli indi-

rizzi della scuola hegeliana, forniva una nuova definizione dellesame delle vi-

cende, delle situazioni e dei personaggi della Commedia, ossia un diretto con-

tatto con il testo, che, se nel caso di De Sanctis, si risolveva in una eccezionale

sensibilit di lettore, in quello di Imbriani diventer la fonte per rintracciare le

ragioni biografiche, il vero storico e documentato da cui quella stessa poesia era

nata, seguendo per indole e formazione intellettuale non una possibile astrazio-

ne concettualistica ma un nuovo modo di sentire e conoscere21

.

Tale orientamento, attento ai documenti inediti, alla letteratura come

somma di processi evolutivi, alla ricerca minuta ed erudita, si svilupper negli

studi della critica italiana negli anni dallUnit dItalia alla prima guerra mon-

diale, quando cio cambier il [] quadro generale della storia letteraria e ci-

vile [] rispetto a quello definito dal De Sanctis, tramonter let risorgimen-

20

LUCIANA MARTINELLI, Dante, Palermo, Palumbo, 1966, p. 197. 21

Il Villari, sottolineando tale cambiamento negli indirizzi della critica, scriveva: Noi a-

vevamo finora studiato le letteratura solo per pigliarle a guida e modelli nellarte. Ma le scienze

e le lettere ci presentano una delle tante evoluzioni dello spirito umano nella storia. Ed a noi

importa di conoscerlo, non solamente nellora della sua prosperit e grandezza; ma anche nei

giorni, in cui la luce soffusca []. Cos ci siamo accorti dun gran numero di vaste regioni, i-

nesplorate nel mondo ideale della storia; e subito lo spirito umano s rivolto a percorrerle con

insolito ardore (PASQUALE VILLARI, Antiche leggende e tradizioni che illustrano la Divina

Commedia, Pisa, Nistri, 1865, pp. II-III; ristampa anastatica Bologna, Forni, 1979).

27

tale e il nuovo metodo dindagine mirer ad intrecciare [] una nuova visione

delle cose e dei rapporti tra letteratura e vita22

.

Il cambiamento negli studi sul poeta fiorentino, propugnato e seguito dal

giovane ed agguerrito studioso napoletano rispetto alla linea indicata dal mae-

stro, non deve per essere visto come un cambiamento radicale allinterno della

disciplina critica ma piuttosto come una sorta di rinnovamento che si basava

necessariamente ancora sullidealismo filosofico del primo quindicennio

dellOttocento e che portava a maturazione, in chiave nazionale ed europea, le

incompiute elaborazioni teorico-metodologiche cos come le indicazioni criti-

che e testuali e la lettura scrupolosa ed accertata di episodi minuti e generali23

.

Pertanto,

Solamente nellaccensione della polemica, e nella fantasia dei laici, si

potuta determinare unantitesi irriducibile fra la vecchia e la nuova scuola: luna la

scuola storica, laltra, la cos detta scuola estetica; luna tutta fondata sulla ricerca

positiva dei fatti, laltra affidata allestro dellingegno e alla sensibilit personale.

Non a caso, aggiunge Luigi Russo, ho parlato di neo-storicismo, volendo colpi-

re nella denominazione stessa lesigenza profondamente storica dei seguaci del

nuovo indirizzo, i quali, appunto perch storici e non puri distrigatori dei gerogli-

fici dei loro sentimenti privati e delle loro fantasie, non potevano mai disdegnare

gli insegnamenti dei predecessori ed aborrire da quella disciplina metodica24

.

22

DOMENICO CONSOLI, La scuola storica, Brescia, Editrice La Scuola, 1979, p. 62. Conso-

li sottolinea inoltre come la letteratura di fine Ottocento appariva [] del tutto incapace di su-

scitare entusiasmi e che per questo motivo gli studiosi avevano rivolto le proprie attenzioni

alle origini della storia letteraria; essi evvertivano il bisogno, [] allineandosi con la specula-

zione filosofica e scientifica, di sostituire a una forza in crisi (quella promanante dal culto delle

idealit risorgimentali) unaltra forza che permettesse allItalia di non sfigurare nel contesto del-

la cultura europea, la forza dello studio, della ricerca spassionata, della discussione dotta, del

rigoroso controllo storico, del confronto con le conquiste del pensiero in altri campi dellumana

operosit (Ivi, p. 63). 23

Sulla [] infondatezza della contrapposizione usuale tra la scuola storica e De Sanctis

si rimanda a GUIDO LUCCHINI, Le origini della scuola storica. Storia letteraria e filologia in

Italia (1866-1883), Pisa, Edizioni ETS, 2008, in particolare alle pp. 7-24. 24

LUIGI RUSSO, Ritratti e disegni storici. Serie quarta. Dal Manzoni al De Sanctis e la let-

teratura dellItalia unita. Nuova edizione, Firenze, Sansoni, 1965, pp. 48-49.

28

Imbriani attuer una sorta di critica individualizzante o biografica25

,

come la defin il Paladino, di storiografia monografica (Per lintelligenza del

poema dantesco necessario conocer le vicende del poeta: mai forse non visse

uomo pi mobile, e la cui mobilit cos pienamente si specchiasse negli scritti,

egli osserva ad apertura del saggio Sulla rubrica dantesca nel Villani); lo stu-

dioso abbandoner le costruzioni generali di saggi e storie letterarie per focaliz-

zarsi su aspetti filologico-documentari che avevano particolareggiato la storia

culturale ed umana del Poeta, trasformandola in concreta indagine su singoli

aspetti e figure di una biografia che perdeva i contorni esterni ed effimeri, ro-

manzati ed edonistici, per divenire guida di una positivistica conoscenza dei fat-

ti. Pertanto i saggi documentari, le interpretazioni di versi o parole, le ricostru-

zioni storiche del periodo in cui visse lAlighieri, il confronto di codici ed edi-

zioni delle opere rispondevano ad unambizione nuova e profonda, quella di

[] intendere globalmente il Poeta, e col Poeta luomo, e con luomo il Pen-

satore, e i suoi tempi, e lo spirito dellopera sua, e la ragione del suo perdurare

nella coscienza civile26

, attraverso unanalisi critica che diffidava della fanta-

sia e si focalizzava sulla ricerca darchivio, mettendo in luce dati nuovi e diversi

da quelli accettati fino ad allora dagli studiosi.

Nellultimo dei saggi danteschi dati alle stampe dallImbriani, Dante ed

il Delli Frabrizi, egli ribadisce, ancora una volta, lo spirito informatore della

sua ricerca, guidata da vaglio critico costante:

Come ognun dovrebbe sapere; comi, pur, mi sono, ripetutamente, inge-

gnato, a dimostrare; come, ora, (perloppi, sullorme mie; ma senza citarmi e, se

occorre, mostrando spregiar quel po, che ho potuto fare ed ho fatto!) si consente,

da chiunque tratta della vita di DANTE: presso che nulla conosciamo, con certezza,

intorno allo ALLAGHIERI, da documenti, senza eccezione, e da testimonianze, che

resistano, al martello critico. Mancando notizie certe, supplisce la fantasia. Suppli-

sce, creando una leggenda. Supplisce, largamente, minutamente; accumulando,

agglomerando, coacervando, rimescolando fatterelli, aneddoti, spiritosaggini tra-

dizionali, riadattate, a lui; od inventandone, di sana pianta, sopra qualche debole

addentellato. E ce ne abbiamo tante di siffatte istorielle fantastiche, sul conto del

divino poeta, tante, che se n potuto mettere, insieme, de volumi.

25

V. PALADINO, Vittorio Imbriani, in Letteratura italiana. I critici. Per la storia della filo-

logia e della critica moderna in Italia, vol. II, Milano, Marzorati, 1969, p. 1009. 26

ALDO VALLONE, Dante, in Storia letteraria dItalia. Ristampa della prima edizione con

aggiunta bibliografica, Milano, Vallardi, 1973, p. 533.

29

Di l a pochi anni, nel 1891, il Casini, recensendo il volume degli Studi

danteschi dellAutore, potr dunque scrivere, non senza un polemico sgomento:

lImbriani [] pose in dubbio molti fatti della vita di Dante tenuti fino allora

per veri, discusse e impugn il valore e lautorit di testimonianze accettate

come indiscutibili, inizi insomma quella critica negativa intorno alla biografia

dantesca, la quale ormai lha ridotta a nulla; tanto che non si sa pi quando il

poeta nascesse e quando morisse, che cosa facesse in Firenze, che cosa

nellesilio, quale fosse la sua condotta politica nella citt divisa e quale la vita

chei trascin per le terre dItalia dopo il bando che lo colp27

.

Nei saggi danteschi dellImbriani la verifica prevale quindi sul momento

della sintesi, in base ad un sistema di analisi preciso e scrupoloso che egli man-

terr costante nella preparazione e nella scrittura dei suoi studi: accogliendo di

fatto i principi teorici della scuola storica, e con lobiettivo di acquisire sicuri

strumenti di ricostruzione critica, egli accorda grande importanza al vaglio dei

dati emergenti da documenti e manoscritti e si impegna, in completa autonomia

e per la prima volta nellambito degli studi in oggetto, a pubblicare scrupolosa-

mente inediti documenti darchivio, a discutere la tradizione dei commentatori

trecenteschi e degli studiosi del Seicento e Settecento italiano ed europeo, a ri-

cercare le fonti, a verificare anche le pi minute notizie, ad integrare e corregge-

re le mancanze o gli errori con la propria vasta erudizione, uno spirito laicistico

e attento ed unintelligenza che riusciva ad abbracciare e ricostruire i caratteri

linguistici e filologici dei testi, lesplorazione storica e quella spirituale, i colle-

gamenti dialettici istituiti nel corso dei secoli con un patrimonio vastissimo e

fecondo.

Quasi in una sorta di manifesto programmatico lAutore, nel saggio sul

necrologio dantesco scritto da Giovanni Villani, mettendo in discussione le tra-

27

TOMMASO CASINI, Gli Studi danteschi di Vittorio Imbriani, Nuova Antologia, Terza

serie, 1891, vol. XXXI, n. XXVI, 1 febbraio, p. 574; poi ID., Aneddoti e studi danteschi. Serie

prima, Citt di Castello, Lapi, 1895, p. 90; ristampa anastatica La Vergne - TN, USA -,