T Misteri e riscoperte nella storia di Fossò Atlante delle parroc-chie. E un florilegio di...

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LA DIFESA DEL POPOLO CULTURA 17 GENNAIO 2010 29

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delle comunità descrittenell’Atlante delle parroc-chie. E un florilegio di mi-steri invita per l’appunto al-la visita della chiesa “delSettecento” di Fossò, cosìchiamata per i radicali lavo-ri di ampliamento sulla pri-mitiva costruzione conclusinel 1761. Il tempio rappre-senta un piccolo gioiello ar-tistico del paese venezianocompreso nel numero del-l’Atlante allegato a questaDifesa. In questo luogo difede, dove sono stati battez-zati, uniti in matrimonio einfine accompagnati al son-no eterno generazioni difossolesi, sono custoditi ca-polavori come la Gloria disan Bartolomeo del Cana-letto ma anche alcuni enig-mi artistici e storici che me-ritano di essere conosciuti,in attesa che nuovi studi ericerche possano dare ri-sposte definitive. Uno diquesti riguarda il titolaredella prima chiesa. La chie-sa di Fossò è intitolata a sanBartolomeo: in un docu-mento risalente al 1085 pre-sentava invece come titola-re san Martino, come si de-duce dalla frase «que iacetnon longe da ecclesia S.Martini». In un documentosuccessivo, risalente al1130, si legge invece: «ca-pellam Sancti Bartholomeide Fossato». E qui diventadavvero difficile capire ilmotivo per cui nel corso di45 anni si sia deciso di cam-biare nome al titolare dellachiesa. Anche perché, stan-do al codice di diritto cano-nico, non si può cambiaretitolo se la chiesa è consa-crata. Cosa può essere suc-cesso? Una risposta al que-sito ha cercato di darlamons. Giuseppe Bellini(nativo di Fossò) il quale,nel 1957, stendendo alcunenote storiche sulla chiesa diFossò, in forza dell’evidenzache non è consentito cam-biare titolare a una chiesaconsacrata, ha proposto

l’ipotesi che anticamente inpaese ci fossero due cappel-le, San Martino e San Barto-lomeo, e che in seguitoquella di San Martino siastata abbandonata.Un’altra questione da chia-rire nell’ambito dell’anticachiesa, riguarda la paternitàdella bella tela che raffiguraSan Lorenzo con i simbolidel martirio, che un temposi trovava inserita nella cor-nice a stucco della secondacappella laterale a sinistra.Oggi l’opera, bisognosa diun intervento di restauro, sitrova nella nuova chiesa del1957, costruita al di là dellastrada. In basso a sinistra,l’opera presenta in bella evi-denza una firma e una data:“Vason 1894”. Un dato cheha tratto in inganno moltistorici che hanno attribuitoa questo pittore la realizza-zione dell’opera. Conside-rando la mediocre produ-zione pittorica di FrancescoVason, risulta però vera-mente difficile pensare cheegli possa essersi cimentatonell’esecuzione del bel di-pinto che, per lo stile, forseè da attribuire più giusta-mente a un pittore del Set-tecento. Al Vason va quindipiù correttamente assegna-to solamente un interventodi restauro. E questa tesi èrafforzata anche dal giudizioespresso da mons. GiuseppeBellini che scriveva: «La pa-la di San Lorenzo è di igno-to artista quantunque sia

firmata “Vason 1894”. Il Va-son l’ha solo restaurata».Un’opinione ancor più con-vincente considerando iltempo breve che separa l’in-tervento del Vason sul di-pinto, al momento in cui ilBellini scriveva. Per concludere, un piccoloenigma è rappresentato an-che dalla presenza a Fossòdi un illustre vescovo di Pa-dova. A due passi dall’anticachiesa, un tempo si trovaval’agenzia vescovile in un pa-lazzo di stile gotico, risalen-te al Quattrocento, origina-riamente della famigliaContarini. Diventato di pro-prietà della mensa vescoviledi Padova (in una mappadel Seicento è definito conl’appellativo di “casa cano-nica del vescovado”), il pa-lazzo fu oggetto di attenzio-ni da parte dei vescovi pata-vini (in particolare da unesponente della famiglia Pi-sani che appose le insegnenobiliari del casato e una la-pide con il proprio nome so-pra al portale d’ingresso).Oggi questo palazzo pur-troppo non esiste più, e conla demolizione è andataperduta anche la lapide conlo stemma che poteva chia-rire se i lavori di restauroerano dovuti all’interessa-mento del vescovo France-sco Pisani (nominato cardi-nale in giovanissima età dalpapa Leone X), che resse ilvescovado dal 1524 al 1555,o al nipote Alvise, suo suc-

cessore (anche lui cardinalee vescovo di Padova), che futra i partecipanti al Conciliodi Trento e tra i porporatiche elessero papa Pio V nel1566.Per tre misteri che restanotali, uno che si è risolto.Nella nuova chiesa parroc-chiale di Fossò si trova unpregevole crocefisso quat-trocentesco di cui, fino apoco tempo fa, si ignoravacompletamente la prove-nienza. Dobbiamo alla peri-zia di Luigi Bellini, che fuanche sindaco di Fossò ilsecolo scorso, la raccolta ditestimonianze riguardanti levicissitudini dell’opera d’ar-te: documentazioni che so-no state conservate per an-ni in un cassetto dalla si-gnora Nives Conte la quale,gentilmente, le ha ora resenote al parroco don GimoMaino. Questo dattiloscrittoinedito (le cui notizie com-pletiamo con alcuni datid’archivio recentementescoperti), è d’importanzafondamentale per ricostrui-re le vicende del misteriosocrocefisso. La storia ha ini-zio a Fossò nell’oratorio diuna villa veneta di proprietàdel veneziano Ambrogio Bu-sello, segnata in una mappadel 1675 con un’estesa pro-prietà terriera. Il “palazzo”(come viene definito nellamappa), ancor oggi è esi-stente e corrisponde alla ri-maneggiata villa Bettin-Ma-niero ubicata all’inizio di via

Bosello, che chiaramenteha preso il nome dall’anticoproprietario della villa. Conl’estinguersi della famigliaBosello, la villa e l’oratoriopassarono tra i beni delle si-gnore Molinari di Venezia.Come da secolare tradizio-ne, la villa era usata per tra-scorrere l’estate in campa-gna e in qualche occasionele proprietarie facevano ce-lebrare nell’oratorio la mes-sa da un sacerdote dellaparrocchia.

Alla morte delle Molinari, ilcomplesso edilizio fu ven-duto. La villa fu conservatae restaurata, purtroppo nonsenza alterazioni strutturali,mentre altrettanta attenzio-ne non fu riservata allachiesetta. Le condizioniprecarie in cui versava (eragià descritta in stato rovino-so nella visita pastorale delvescovo Giuseppe Callegaridel 1885), consigliarono iproprietari, anche su sugge-rimento del parroco donGiovanni Roncaglia, a pro-cedere alla demolizione. Tragli arredi dell’oratorio almomento della distruzioneera presente l’antico croce-fisso e una statua della Ma-donna Addolorata che, surichiesta del parroco, furo-no consegnati alla chiesa. Ilcrocefisso venne allora po-sto provvisoriamente nellachiesa del Settecento peressere successivamente tra-sferito nella cappella del ci-mitero e, in anni più vicinia noi, portato nella nuovaparrocchiale dove è ammi-rato dai fedeli per la sua an-tica e suggestiva bellezza.

Diego Mazzetto

Da sinistra: la facciata della chiesa del Settecento di Fossò, il dipinto di San Lorenzo, l’affresco del Canaletto

con la Gloria di San Bartolomeo.A destra: il crocifisso del Quattrocento.

Misteri e riscopertenella storia di FossòUn invito a visitare la vecchia chiesaparrocchiale rifatta nel Settecento

IN QUESTO NUMERONel fascicolo dell’Atlante in cui è la scheda della parrocchiadi Fossò un altro invito alla visita “d’arte e di culto” vienedalle quattro parrocchie dell’altopiano di Asiago chel’alfabeto e la geografia colloca vicine: Fontanelle di Conco,

Fosse di Enego, Foza e Gallio. In particolare Foza e Gallio sono duechiese che, nonostante la terribile distruzione operata dalla grandeguerra, conservano ancora traccia dei tesori d’arte che la devozionepopolare ha accumulato nei secoli. La chiesa di Foza è stataradicalmente rasa al suolo nel primo conflitto mondiale. Si è salvatadalla distruzione una bella tela con la Madonna in trono con GesùBambino tra i santi Giovanni evangelista e Benedetto da Norciaattribuita a Francesco dal Ponte il Vecchio, padre del famoso Jacopodi cui ricorre il cinquecentenario della nascita. Anche la chiesa diGallio è stata radicalmente rasa al suolo nel 1916 e ricostruita neiprimi anni Venti. Migliore sorte è toccata, dall’altra parte delBrenta, in provincia di Belluno, alla chiesa arcipretale di Fonzaso,semplice nelle linee esterne (ravvivate dal grande san Cristoforodipinto all’uso nordico accanto al portale sud) ma ricca di stucchiseicenteschi all’interno. Le statue lignee dell’altare di San Michelesono di Francesco Terilli, a cui viene attribuito anche, inconcorrenza con il Brustolon, il grande crocifisso che troneggia alcentro dell’arco trionfale. Merita una visita anche la Scoletta, untempo nota come oratorio della Vergine del manto e l’oratorio diSan Michele scavato nella roccia a strapiombo dove sorgeva l’anticocastello dei Fonzaso. L’oratorio è semplice, ma la posizione davverovertiginosa.

NEL PROSSIMO NUMEROIl prossimo quaderno dell’Atlante delleparrocchie, che verrà allegato alla Difesadel 24 gennaio, presenterà 13 parrocchie.

Ghizzole ha una Sacra famigliatradizionalmente chiamata “La Madonna deifiori” per il cesto fiorito che sant’Anna tiene inmano.

Giarre conserva una Madonnadell’adorazione di Pietro Damini.

Gorgo ricorda il patrono san Liberale conuna tela cinquecentesca.

Granze ha la navata decorata con dipintimurali ottocenteschi di Pietro Bonatti.

Granze di Camin espone in sacrestiauna Madonna in trono cinquecentesca conaccanto il patrono san Clemente e santo Stefano.

Grisignano di Zocco ha una bellatela seicentesca dedicata all’Annunciazione, conl’arcangelo Gabriele che si avvicina inatteso aMaria che sta pregando per recarle il grandeannuncio.

Grumello è una parrocchia giovane, natanel 1980, in continua espansione.

Grumolo Pedemonte oltre allaparrocchiale intitolata alla Maddalena ha unachiesa antica dedicata a san Biagio con suggestiviaffreschi quattrocenteschi.

Guia San Giacomo è decorata dapale realizzate dal bellunese Teodoro Licini.

Guia Santo Stefano vanta uncapolavoro d’arte rococò: un paliotto d’altare dimarmo giallo e rosso.

Guizza è chiesa moderna con opere d’arteinteressanti firmate da Amleto Sartori e FulvioPendini.

Immacolata ha origini antiche e varieopere pregevoli, tra cui un’Assunta attribuita aPalma il Giovane.

Immacolata di Zanè ha unachiesa modernissima dalla grande cupola e unoslanciato campanile.