Storie di api

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Storie inventate dagli alunni della Scuola primaria di Torre di Mosto (VE)

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Storiedi Api

ALUNNI CLASSI TERZE anno scolastico 2011-2012 Scuola Primaria “E. F. di Savoia” di Torre di Mosto

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“Alla straordinaria creativitàdei nostri fantasiosi alunni”.

Le maestre tutte

L’APE E LA TIGRE

Un’ape che non voleva far niente, un giorno decise di andar via dal suo alveare e si recò nella foresta maledetta.

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Entrata, vide una tigre e pensò che fosse cattiva e aggressiva. Invece era tanto buona che fecero amicizia. E dato che avevano gli stessi colori, la tigre desiderò essere un’ape e l’ape essere una tigre.

Ma come fare?

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Arrivò un mago che, con una magia, scambiò loro il corpo.

Quando la tigre giunse all’alveare, le api l’accettarono. Poco dopo, vedendo che non sapeva fare niente, le chiesero: “Cosa ti è successo?”. E la costrinsero ad andarsene.Anche per l’ape, quella trasformata in tigre, le cose non andavano nel verso giusto, cosicché le altre tigri non l’accettarono nel branco.

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L’ape e la tigre si incontrarono di nuovo nello stesso punto della foresta in cui si erano conosciute e chiesero aiuto al mago per ritornare come erano prima.

Questi rispose loro che prima dovevano superare cinque prove. Se fossero riuscite a superarle collaborando, potevano riavere il loro vero aspetto utilizzando la macchina scambiattutto.

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Le prove erano le seguenti:1. La prova dell’enigma.2. La prova dei serpenti puzzolenti.3. La prova della montagna ghiacciata.4. La prova del mostro spaccaossa.5. La prova della casa della morte.

L’ape e la tigre risolsero l’enigma con le loro menti, poiché “due teste funzionano meglio di una”.

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Per arrivare alla montagna ghiacciata dovettero attraversare una vallata dove c’erano dei serpenti velenosi e puzzolenti. Con il movimento delle ali mandarono via la puzza e con gli artigli allontanarono i serpenti.

Arrivati alla montagna ghiacciata, la tigre si arrampicò sul ghiaccio con i suoi artigli, mentre l’ape, volando, superò l’ostacolo facilmente.

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Dentro una caverna ai piedi della montagna trovarono un mostro: era il mostro spaccaossa. Era forte, brutto, spaventoso, con le unghie affilate come rasoi. Aveva anche aculei velenosi sulle braccia e sulla schiena!

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La tigre distrasse il mostro per dar modo all’ape di attaccarlo col pungiglione. Il mostro reagì violentemente e colpì la tigre; poi alzò le braccia per uccidere l’ape.

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In quel momento la tigre gli fece il solletico sotto le ascelle tanto che il mostro iniziò a ridere cadendo a terra e l’ape gli graffiò la faccia e lo mise a ko.

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Felici andarono all’ultima prova. Raggiunsero la casa della morte. Vi entrarono e videro uno scheletro. Udirono un ululato e si spaventarono molto ma, con la forza dell’amicizia, si fecero coraggio e andarono avanti.

Furono poi bloccati da alcuni zombie che la tigre vinse mordendoli.

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Alla fine trovarono la macchina scambiattutto, la accesero e tornarono normali.Così i due capirono che la forza dell’amicizia fa superare molti ostacoli.

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CINQUE PAROLE

C’era una volta un’ape bottinatrice che lavorava di gran lena dall’alba al tramonto.Volava di fiore in fiore senza mai stancarsi per raccogliere nettare e polline.Nell’alveare la chiamavano Fiorella.

Un giorno Fiorella trovò un grande prato fiorito e si mise a raccogliere il prezioso nettare.

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Mentre era al lavoro una farfalla colorata si avvicinò e le disse: “Smetti di lavorare, vieni a fare un giro con me”. Ma Fiorella continuò senza ascoltarla.

Era così intenta al suo lavoro che non si accorse che il sole era tramontato ed era già sera.Quando se ne rese conto era tutto buio. Si spaventò perche non riusciva più a trovare la strada per tornare all’alveare.Si guardò intorno, ma il prato era nero come il mare profondo e gli alberi sembravano ombre mostruose.

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Ogni volta che un ramo si spezzava “CRASC!” la nostra povera ape sussultava.Come poteva fare per ritrovare la strada di casa? Era disperata.Ad un tratto, in lontananza vide apparire dal nulla un puntino giallo che diventava sempre più grande e più vicino.

“Che paura! C..C..Che sarà?” Pensava Fiorella tremando. Per fortuna era solo la luce del fanale della bicicletta di un vecchio signore.

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Fiorella si aggrappò al cappello del vecchietto che pedalando stava tornando a casa. Mentre il vecchio dormiva, dopo aver mangiato e bevuto, Fiorella svolazzò per la cucina. Fu attratta dall’odore dolce del vino e ne succhiò un bel po’.

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Stanca e ubriaca cercò un posto dove riposarsi. Si addormentò dentro una vecchia ciabatta rattoppata.

La mattina dopo il gatto del vecchio sentì il ronzio dell’ape e cercò di mangiarla.La moglie del vecchio se ne accorse e lo scacciò con la scopa.

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Subito il nonno prese la ciabatta con l’ape e la portò all’aperto:

“DOBBIAMO DIFENDERE LE API PERCHE’ SALVAGUARDANO L’AMBIENTE”,

disse il nonno sgridando il gatto.

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Fiorella volò via e alla luce del giorno ritrovò l’ alveare dove le sue compagne la accolsero felici.

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L’APE BOO

In un alveare di montagna viveva l’ape Boo.Era giovane e molto grassa perché mangiava tanto miele.Boo era un’ape operaia, ma desiderava essere la regina poiché voleva comandare a tutte le altre api; soprattutto voleva sposarsi con il fuco Emilio. 23

Un giorno mentre stava andando a bottinare in un prato fiorito, incontrò una lucertola che vedendola un po’ nervosa le disse: “Sali sulla mia groppa che ti porto a fare un giretto!”. L’ape accettò volentieri l’invito.Durante il tragitto incontrarono anche una cavalletta e l’ape le chiese: “ Vuoi essere anche tu mia amica?”. La cavalletta le rispose di sì, e tutte e tre insieme girarono nel prato alla ricerca dei fiori più belli, colorati e profumati.

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Dopo un po’ la lucertola e la cavalletta chiesero a Boo perché non facesse il suo lavoro di bottinatrice e lei rispose: “Non voglio più fare l’operaia, voglio diventare regina e sposare il fuco Emilio. Potete aiutarmi a realizzare il mio desiderio?”.

I due insetti ci pensarono un po’, poi le risposero di sì. Andarono così a chiedere aiuto al Mago Calabrone per trovare una soluzione e lui disse

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queste parole all’ape: “Se vuoi diventare una regina, mangia pappa reale ogni mattina!”.

Boo seguì i suoi consigli e lentamente il suo corpo cominciò ad allungarsi e a trasformarsi. In poco tempo diventò una bellissima regina.

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Un giorno, purtroppo, incontrò la vera regina dell’alveare che le disse: “Qui solo una regina ci può stare, l’altra se ne deve andare!”.

Fecero una dura lotta e vinse l’ape Boo, così l’altra dovette abbandonare il suo alveare.

Boo però, non sapeva fare la regina, non sapeva neanche come fare a incontrare il fuco Emilio.

Capì così che doveva continuare a svolgere l’unico lavoro che conosceva bene: fare l’operaia.

Richiamò la vecchia regina e tutto tornò come prima.

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VIOLA,UN’APE REGINA PREPOTENTE

C’era una volta un’ape regina che si chiamava Viola ed era molto prepotente. Voleva fare sempre di testa sua. 28

Un giorno decise di cambiare le regole nel suo alveare che si trovava nell’albero cavo di un boschetto di campagna.

Quel boschetto era vicino a un prato fiorito, il posto ideale per fare delle belle scorpacciate di nettare. Nel loro favo le api si sentivano tranquille e protette.

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Una mattina d’estate però, l’ape regina Viola cambiò le regole e ordinò: “I fuchi avranno il pungiglione e andranno a bottinare, le api operaie deporranno le uova al posto mio ed io non farò nulla perché sono la regina. Sono stanca; me ne andrò in vacanza! QUESTO E’ UN ORDINE!”.

Il giorno dopo se ne andò. Mentre era in volo pensava: “Sono stanca e affamata. Dovevo portare con me qualcosa da mangiare”.

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Ormai era sera e Viola andò in cerca di un riparo; trovò un fungo sotto il quale ripararsi, e si addormentò sotto il suo cappello variopinto.

Nel frattempo nell’alveare regnava una gran confusione e tutto era molto squilibrato. Succedevano cose strane: le uova non si schiudevano, i fuchi non sapevano bottinare e non c’era nessuno che dirigesse i lavori.

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Il giorno dopo Viola continuò il suo viaggio, ma prima di ripartire decise di procurarsi un po’ di cibo perché aveva tanta, ma tanta fame. Volò sopra un fiore meraviglioso, carico di nettare e di polline, ma non riuscì a sfamarsi perché non aveva mai bottinato.

Quando incontrò un fuco, gli chiese: “Mi puoi dare qualcosa da mangiare?”.

Questo le rispose: “Mia cara regina, io ti posso solo fecondare, non sono in grado di darti da mangiare!”

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Allora Viola capì di non essersi comportata bene, che era giusto che le cose tornassero come prima e che ognuno avesse il proprio compito da svolgere.

Siccome era stanca, lasciò il posto di regina alla figlia Maia e se ne andò con un piccolo gruppo di amiche in un alveare più ridotto, dove c’era meno da lavorare.

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L’APE GAIA ALLA RICERCA DEI FIORI

C’era una volta una piccola ape che si chiamava Gaia.Per lei era ormai arrivato il momento di volare alla ricerca di fiori per succhiare il nettare, ma non aveva mai visto i fiori e non sapeva come fare a riconoscerli.

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Allora le api più esperte l’aiutarono dicendo che i fiori sono belli, colorati, profumati, dolci, leggeri e delicati.Gaia ringraziò e spiccò il volo.

Mentre volava fu attratta da dei colori caldi e luminosi, si posò e provò a succhiare, ma una farfalla le disse: “Questa è una foglia, non un fiore!”.

Gaia delusa volò via. Poco dopo sentì un delizioso profumino. Pensò : “Questo è di sicuro un fiore!”, e si posò su un pasticcino al cioccolato.

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Ma il bambino che lo teneva in mano la cacciò via protestando : “Via! Questo non è un fiore, è la mia merendina!”.

Allora la povera ape continuò a cercare i veri fiori.

Vola e vola, si posò su una mela rossa e gialla e pensò che fosse un fiore perché aveva anche un profumo delicato ed invitante.

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Il bruco che abitava nella mela le urlò:“Non è un fiore, è la mia mela!”.

Dopo un po’ che volava alla ricerca dei fiori, Gaia vide da lontano dei colori vivaci e si avvicinò convinta di aver trovato i fiori.

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Ma anche questa volta si era sbagliata, era un ombrellone colorato e la signora che stava prendendo il sole la cacciò via.

Volò ancora un po’ più in alto, vide dei colori forti e brillanti e vi si posò sopra.

Questa volta credeva proprio di avercela fatta. Quello era sicuramente un fiore!

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Subito dopo però, si alzò il vento e quello che Gaia credeva che fosse un fiore cominciò a girare vorticosamente.

“Aiutoo!”, gridò Gaia volando via stordita. “Sssssciocca ape! Sssssscccc.. questo non è un fffiore! Ssssscc.. è una girandola”, sibilò il vento mentre si divertiva a farla girare.

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Sempre più stanca e delusa, Gaia volava ormai senza meta, quando all’improvviso, le passò accanto una sfera leggera e coloratissima.

Gaia volando la seguì, ma quando si posò sulla sfera, inavvertitamente la punse col suo pungiglione.

La sfera, che in verità era un palloncino, scoppiò e Gaia fu scaraventata lontano.

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Quando si svegliò sentì un profumo dolce e goloso. Aprì gli occhi e vide tanti bei colori vivaci e delicati.

Gaia capì che quelli erano i fiori.

Raccolse tanto nettare e tornò felice all’alveare.

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LE AVVENTUREDI ARIANNA,L’APE REGINA

Arianna era un’ape regina annoiata di stare nella sua reggia e di deporre le uova.

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Decise così di evadere dal suo alveare per godersi un po’ la vita.

Una mattina incontrò un umano; pensando che potesse farle del male, fu presa dal panico e lo punse.Dopo poco svenne per la paura e cadde a terra.

Più tardi le api operaie la videro e la riportarono all’alveare, la deposero sul letto e le fecero mangiare tanta pappa reale per ridarle energia.

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Durante la notte Arianna si addormentò e fece un sogno spaventoso: sognò che un umano la calpestava.La mattina seguente, ancora stordita per l’accaduto, uscì dalla porta e incontrò una gallina blu.

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Questa strana gallina cominciò a rincorrerla per tutto il prato facendo il suo verso: “Coccodè, coccodè!”.

L’ape incuriosita si posò sopra la sua testa e, per magia.., le trasmise tanta serenità, ma anche il suo colore.

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Da quel momento la regina Arianna cominciò a fare le uova blu.

Le altre api si preoccuparono molto e cominciarono a credere che quella regina appartenesse a un altro alveare, così la cacciarono.

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La mattina seguente, disperata, Arianna tornò dalla gallina blu e la implorò: “PER FAVORE, PER FAVORE, FAMMI TORNARE DEL MIO COLORE!!”.

La gallina si intenerì nel vedere la povera ape tanto preoccupata e triste, così la aiutò a riavere i suoi colori.

Arianna da allora capì che il suo compito importante era quello di fare bene la regina senza stancarsi mai.

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