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STORIA DEL GIORNALISMO

Prof. Laura Pisano

a.a.2015-2016

Quinta lezione

L’età giolittiana: liberalismo,

condizionamento della stampa,

progresso tecnico e

sviluppo dei grandi quotidiani d’opinione.

(1901-1914)

Situazione politica, economica e sociale

generale

Aperture liberal-democratiche

Moderato riformismo sociale

Democrazia industriale

Legislazione sociale

Concentrazioni industriali

Protezionismo

Crisi del sistema giolittiano

1901-1914: Legislazione e prassi

1906: ABOLITO IL SEQUESTRO PREVENTIVO

Sovvenzioni (fondi segreti del Minist. degli Interni).

Apparato di sorveglianza della stampa sovversiva

(Ufficio politico di P.S.) Prefetture

Sovvenzioni governative (indirette) ai giornali

Collegamento tra Ministero dell’interno e

periferia. Riorganizzato l’Ufficio stampa

Aumentano i reati a mezzo stampa (Magistratura)

1901-1914: Caratteristiche dei giornali dell’epoca

Prevalenza della stampa liberal-conservatrice

Corriere della sera, Luigi Albertini

La Stampa, Alfredo Frassati, Luigi Einaudi, problemi economici e sociali

Il Giornale d’Italia (Roma, 1901), Alberto Bergamini. Qui nasce la terza pagina, nella quale scrive anche Benedetto Croce

- diffuse critiche alla politica giolittiana

- Corriere antiprotezionista e antigiolittiano

- migliora la terza pagina, Ettore Janni e

Ugo Ojetti: De Roberto, Verga, Deledda

- Giornale d’Italia, Roma, sonniniano e

antigiolittiano

- il Secolo viene sospeso dal governo nel

1898

- L’Avanti e Il Lavoro di Genova

soppiantano la stampa erede del

mazzinianesimo

La stampa cattolica e sue implicazioni politiche

- Lento superamento del non expedit: 1903-1907

- Il Momento, Torino,

- Corriere d’Italia, Roma

- Avvenire d’Italia, Bologna

- Osservatore cattolico, Milano, Massimo Meda

(20.000 copie)

Stampa nazionalista e sue implicazioni

antipolitiche (germi di reazionarismo) 1904-1911

- Il Regno, Enrico Corradini

- Hermes

- Lacerba, Ardengo Soffici, Prezzolini

- Marzocco

- Leonardo, Giovanni Papini

- La Voce, Luigi Prezzolini

Dalla guerra di Libia alla prima guerra mondiale:

nazionalismo, colonialismo e interventismo

nei rapporti tra gruppi industriali,

interessi bancari ed editoria (1911-1914)

Italia 1911-1914

Rapporto tra potere politico, potere

economico, giornalismo

caratteristica permanente

dal 1910 si estende l’influenza dei gruppi

economici cresciuti grazie al protezionismo

Politica nazionalista e intervento nella Prima

guerra mondiale

Pressioni dell’industria CANTIERISTICA

“ ARMATORIALE

“ SIDERURGICA

1911-1914

Politica di riarmo - Guerra di Libia

Determinante il ruolo dei grandi giornali, soprattutto

per la consolidata presenza dei grandi industriali

nella proprietà

Nascita della STAMPA NAZIONALISTA

Idea nazionale (settimanale), 1911, Enrico Corradini,

Alfredo Rocco, Luigi Federzoni.

1911-1914

Nazionalismo di tipo imperialistico: ben presto ad esso si legano gli INDUSTRIALI SIDERURGICI E METALLURGICI (Ansaldo), GLI INDUSTRIALI MECCANICI LOMBARDI (Breda)

CONCENTRAZIONE DI TESTATE NEL CAMPO DI GESTIONE DEI GIORNALI CATTOLICI

Guerra di Libia, 1912: fu il catalizzatore del fenomeno nazionalista (polemica D’Annunzio / Croce)

Dal 1914 l’Idea nazionale diventa quotidiano

Gruppi industriali, interessi bancari,

nazionalismo e giornalismo

il progetto di legge sulla “pubblicità di gestione

dei giornali e dei periodici”

(1915-1918)

Benito Mussolini nel 1912 è direttore dell’Avanti!

Ha talento giornalistico. Il giornale aumenta le vendite. Inizialmente neutralista. Poi spaccatura del fronte socialista in neutralisti e interventisti.

Benito Mussolini, ex-socialista poi interventista, direttore del giornale Il Popolo d’Italia, 15 nov. 1914.

Finanziato da nazionalisti (Filippo Naldi), che gli procurano sostegno ► industriali (Perrone, Ansaldo) e ambienti francesi (triplice Intesa).

Il Popolo d’Italia orienta l’opinione pubblica a favore della guerra.

1915-1918: Legislazione e prassi

Rigido controllo da parte del Ministero dell’Interno: favorire lo sforzo bellico, il nazionalismo, la pubblicazione di notizie tranquillizzanti la popolazione civile e chi è in trincea.

Alla vigilia dell’intervento vengono varate norme di controllo sulla stampa: vietato dare notizie di carattere militare, pubblicare le cifre di morti e feriti.

Reintrodotto il sequestro preventivo.

La “Grande guerra”

Censura di guerra in Italia

Dalla metà del 1915 alla metà del 1919 si opera in un regime di limitazione della libertà di stampa.

Decreto 25.3.’15: divieto pubblicazione notizie dal fronte se non autorizzate.

Decreto 25.5.’15: vengono pubblicati solo i comunicati ufficiali dello Stato Maggiore

censura indiscriminata/sequestri massicci

Stampa, Esercito e censura Stato Maggiore Luigi Cadorna► Servizio P Ufficio di propaganda dell’esercito. Ufficio stampa ► selezionato dallo S.M. ampio

spazio ai corrieristi Sconfitte e diserzioni non vengono documentate Corrado Alvaro: fantasmagoria e irrealtà Giovanni Amendola: retorica strumentale

Propaganda di guerra

La stampa negli anni di guerra si rivela un successo:

Corriere della Sera 500.000 ► 800.000 cop.

Oltre 150.000 copie anche il Resto del Carlino, La Stampa e Il Gazzettino di Venezia

Stampa di trincea: la Tradotta, il Piave, la Ghirba, La trincea ► milioni di copie

La transvolata di D’Annunzio su Vienna

(9 agosto 1918)

La transvolata di 11 aerei Ansaldo è un atto di propaganda di guerra progettata da Gabriele D’Annunzio

Vengono lanciate 350.000 copie di un manifestino che spiega ai viennesi perché gli italiani sono in guerra

Testo del manifesto di Ugo

Ojetti

Noi voliamo su Vienna, potremmo lanciare bombe

a tonnellate. Non vi lanciamo che un saluto a tre

colori: i tre colori della libertà.

Noi italiani non facciamo la guerra ai bambini, ai

vecchi, alle donne.

Noi facciamo la guerra al vostro governo nemico

delle libertà nazionali, al vostro cieco testardo

crudele governo che non sa darvi né pace né pane,

e vi nutre d'odio e d'illusioni.

La guerra

La stampa italiana presentò all’opinione pubblica una linea bellicista che in realtà, nella popolazione, era nettamente minoritaria

I giornali si trovarono coinvolti nel compito di collaborare allo sforzo bellico nazionale: le sconfitte furono minimizzate, gli scioperi ignorati, il nemico demonizzato, lo stile retorico edulcorato

il giornalismo fallì nel suo dovere di informare: la guerra fu presentata come inevitabile scontro difensivo

Manipolazione e disinformazione altrove

GB ► War Propaganda Bureau Funzione patriottica e antidisfattista ► Manipolazione della realtà e disinformazione (Times e Guardian: assecondano la richiesta) Francia ► Bureau de la Presse civile

(propaganda) G. Clemenceau Homme Libre, denuncia

inefficienze del sistema sanitario militare USA ► Sediction Act: vilipendio alla nazione in

guerra (attività antipatriottica)

Argomenti che non vengono raccontati

dai giornali

Sacrificio generazionale

Massacri di massa

La disumanità della trincea

La brutalità della battaglia

Il genere di ferite e mutilazioni subite

La gerarchia militare

Il livello di diserzione e ammutinamento

L’incompetenza degli Stati maggiore

1915-1918

Si salda il rapporto organico tra stampa e industria

Gruppo PERRONE (Ansaldo): Messaggero, Roma

Corriere Mercantile, Genova

Secolo XIX, Genova

Idea nazionale, Roma

Il Popolo d’Italia, faccendiere F. Naldi (Breda, Ilva,

Eridania), Milano (Roma): “quotidiano dei

combattenti e produttori”

1915-1918

Stampa: direttore Frassati proprietario, 1920: entra Agnelli (FIAT).

Tribuna: controllata dagli industriali elettrici (Società Terni).

Giornale d’Italia: Alberto Bergamini proprietario con Sonnino, presenti banchieri e finanzieri.

Il Mattino e La Nazione ► ILVA

Unica eccezione ► Corriere della sera: Luigi e Alberto Albertini rimangono proprietari insieme alla famiglia Crespi.

Alberto Bergamini

1915-1918

Investimenti e pressioni degli industriali anche in altri campi, al di là della proprietà dei giornali:

a) CONTROLLO DELL’ INDUSTRIA TIPOGRAFICA

b) CONTROLLO AGENZIE DI STAMPA

c) PRESSIONI ATTRAVERSO LE SPESE DI

PUBBLICITÀ’

1919: 3.000 giornalisti

FNSI: apoliticità, ma non aparticità

Stampa cattolica – Banco di Roma

Unione Editoriale Italiana

(Conte Grosoli, 1916):

L’Italia

Corriere d’Italia

L’Avvenire d’Italia

Il Momento

Il Popolo Nuovo, organo PPI (1919)

L’industria pesante e il controllo dei giornali

nel primo dopoguerra (1919-1922)

Giornalismo e società di massa

1919-1922

Situazione politica, economica e sociale nel

BIENNIO ROSSO:

Partito Popolare

Sistema elettorale proporzionale

Movimento fascista

Squadrismo

Partito Nazionale Fascista

Marcia su Roma

Governo

1919-1922: GRAN PARTE DELLA GRANDE

STAMPA FU ANCORA UNA VOLTA ANTIGIOLITTIANA

Timore del massimalismo e dell’occupazione delle fabbriche

Operazioni di rimaneggiamento dei quadri redazionali

FASCISMO ► si presenta come fenomeno in grado di ripristinare l’autorità dello STATO

Le squadre fasciste assalgono le sedi dei giornali socialisti e popolari

Mario Borsa, La libertà di stampa (1925)

Avvento del fascismo