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8/15/2019 Solo dal perdono nascel'amore
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Insegnamento della Religione Cattolica
Materiali realizzati da: Lavia di Sabatino
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Così scrive Nelson Mandela, premio
Nobel per la Pace e difensore deiDiritti Umani.
PERDONO: tutti abbiamo qualcosa daperdonare e da farci perdonare!
La psicologia sociale se ne occupa e lo studia nelle sueimplicazioni relazionali e sociali.Ogni relazione umana si costruisce positivamente anchegrazie all’esperienza di perdonarsi reciprocamente.Il perdono ha una forte valenza nell’equilibrio dellerelazioni e aiuta a recuperare l’armonia interiore.
Non solo valore cristiano
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“ Il perdono viene descritto come una qualità,
o un buon sentimento, per mezzo del quale unapersona cessa di provare risentimento versoun'altra per un torto subito”.
Cos’è il perdono?
L’etimologia di per-donare è:
“dare al massimo”, “dare fino all’eccesso”,“fare atto di donazione per eccellenza”.
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1. Un aumento nella motivazione ad agire in un modo chebeneficia colui che ci ha offeso o la relazione con tale
persona.2. Un calo nella motivazione di rivalersi nei confronti di
colui che ha commesso il torto.
3. Un calo nella motivazione di evitare la persona cheha commesso il torto.
Tre cambiamenti nelle motivazioni
sembrano avvenire quando si perdonaqualcuno:
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Prima di affrontare le
caratteristiche del perdono,occorre chiarireciò che il perdono non è
e le false concezioni con cuispesso rischia di venir confuso.
Poi considereremo questo importante fenomenoin modo positivo.
Lo faremo in termini generali, applicabili adiverse situazioni umane.
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Il perdono non è dimenticare
Quando siamo stati feriti, con affermazioni o azioni,non possiamo e non dobbiamo dimenticare.
Il perdono suppone la memoria e la conoscenzadell’offesa.
Con il perdono, il ricordo della ferita non viene meno,ma si riduce la sofferenza che l’accompagna e ilbisogno di ritornarci ossessivamente con il pensiero.
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Il perdono non è negare
E’ rischioso far finta di niente, come se nulla fossesuccesso.
Se è difesa nell’immediato, per proteggersi daemozioni troppo forti (es. vergogna, tristezza,rabbia), occorre comunque entrare in contatto conla propria sofferenza.
Solo così possiamo comprendere ciò che è accaduto,capirne gli effetti per poi reagire.
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Il perdono non è scusare
Una frase che diciamo a noi stessi è: “Lo perdono,non è colpa sua”. Qui si confonde il perdono con la
giustificazione ad oltranza dell’altro, scaricandolodi ogni responsabilità morale.
Se ciò da un lato ci solleva, dall’altro si umilial’altro, non ritenendolo in grado di capire e didecidere.
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Il perdono non è rinunciare ainostri diritti
Di fronte a gravi casi di ingiustizia, non si devetollerare passivamente, perché sarebbe debolezza.Perdonare, al contrario, si coniuga con il coraggio dicombattere contro l’ingiustizia, con il far valere i
propri diritti ed esigerne il rispetto.
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Il perdono non è dimostrare unapresunta superiorità
Talvolta il perdono viene “elargito dall’alto”,ponendosi un gradino al di sopra di chi ha offeso.
Rimane un’espressione di potere (“Io nella miamagnanimità, ti perdono!”), come già era l’offesa, ecosì non si ristabilisce una base paritaria su cui la
relazione possa ripartire.
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Occorre chiarire che il perdono
autentico non è mai automatico eimmediato, ma è il frutto di unprocesso complesso,
composto da elementi: emotivi
cognitivi
relazionali
Cerchiamo di comprendere meglio questi trefattori, individuati dalla psicologia sociale.
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Fattori emotivi
Ricevere un’offesa suscita una risposta emotiva cheha pieno diritto di cittadinanza, che è bene nonreprimere: rabbia, delusione, tristezza, desiderio divendetta, vergogna.Solo accogliendo le emozioni si potrà poi valutareserenamente. Il continuo reprimere o l‘espressioneincontrollata di rabbia possono condurre ad unaccumulo di odio.
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Fattori cognitivi
Riguardano la lettura che si fa dell’accaduto: ciò chesi pensa, sia rispetto all’offesa subita, sia rispettoa colui che l’ha perpetrata.
Si passa allora ad una valutazione razionale, cheprende in considerazione le cause, le responsabilità,le conseguenze e include pertanto l’interrogarsisull’aver contribuito personalmente all’accaduto (es.:provocazione, passività,…)
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Il perdono è facilitato quando chi haoffeso manifesta sincero rammarico,o ancor più se cerca di porvi rimedio.
Questo favorisce il processo cognitivo essenziale didistinzione dell’atto da chi l’ha compiuto, attribuendoa quest’ultimo un valore maggiore.
Si perdona la persona, perché non la si identificacon l’offesa che ha inflitto.
Importante è anche la capacità di empatia, il mettersicioè nei panni dell’altro; il che conduce spesso a unatteggiamento di comprensione benevola dell’altro.
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Fattori relazionali
Quanto più, prima del torto, esisteva un rapportosignificativo, saldo e soddisfacente, tanto piùprobabile sarà la concessione di perdono.
Tanto più profondo è l’affetto, l’amore, l’amicizia,tanto più siamo motivati a preservare il rapportopositivo.
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Diceva Gandhi: “occhio per occhio, e in
breve il mondo sarà un mondo di ciechi”.Le energie prima impiegate nelrimuginare, possono essere nuovamente
orientate a vantaggio della relazione.
Il perdono rimane una decisione personale che
consiste non solo nel non vendicarsi, ma anche neldare ancora fiducia all’altro, proseguendo uncammino di rispetto e di sostegno reciproci, nellaconsapevolezza di una comune fragilità, legata alla
nostra condizione umana limitata.
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Testimonianze
di perdono concesso
Giovanni Bachelet
Papa Giovanni Paolo II I promessi sposi – Manzoni (cap. IV)
Testimonianzadi perdono negato
papà di Tommaso Onofri
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“Vogliamo pregare anche per quelli che hanno colpito ilmio papà perché, senza nulla togliere alla giustizia chedeve trionfare, sulle nostre bocche ci sia sempre il
perdono e mai la vendetta, sempre la vita e mai larichiesta della morte degli altri».Questa la preghiera di Giovanni Bachelet, nella chiesadi san Roberto Bellarmino di Roma, ai funerali del padre,Vittorio Bachelet, assassinato due giorni prima (12febbraio 1980) dalle Brigate Rosse. Fece il giro delmondo. Commosse perfino i carnefici.
Testimonianzedi perdono concesso
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«Ricordiamo bene le parole di suo nipote Giovanni, durante ifunerali del padre. Quelle parole ritornano a noi e ciriportano là a quella cerimonia, dove la vita ha trionfato
sulla morte, e dove noi siamo stati, davvero, sconfitti nelmodo più fermo e irrevocabile».In un’altra lettera, citata da padre Paolo Bachelet, anch’egligesuita e fratello di Vittorio, i brigatisti spiegano che ilproblema del rispetto della vita degli altri veniva dalle BR«superato in forza del credo e della linea politica che ci haspinto fino a calpestare la vita umana, a considerarla non
come valore assoluto, ma come variabile politica».
Quattro anni dopo, dal carcere, ibrigatisti inviarono una lettera apadre Adolfo Bachelet, gesuita,fratello di Vittorio:
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Due giorni dopo il Natale del 1983, Giovanni Paolo IIvolle andare in prigione per incontrare il suoattentatore, Alì Agca, e dargli il suo perdono. I dueparlarono da soli per lungo tempo, e la loroconversazione è rimasta ancora oggi privata. Il Papa
disse poi dell'incontro:“ Ho parlato con lui come si parla con un fratello, alquale ho perdonato e che gode della mia fiducia.Quello che ci siamo detti è un segreto tra me e lui".
Testimonianzedi perdono concesso
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Così vengono comunemente definiti i pronunciamentidi Papa Giovanni Paolo II in rapporto all'ammissionedi errori compiuti dalla Chiesa di Roma, nel corsodei secoli, a danno di altre religioni o di comunità dipersone: Galileo, tratta degli schiavi, riforma
protestante, donna, olocausto, crociate,…
Domande di perdonodi Giovanni Paolo II
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Il papà di Tommaso Onofri ha parlato ai microfoni di RaiUno e ha detto: "a perdonare faccio molta fatica, perchési perdona un errore, si perdona uno sbaglio, si perdona
un gesto fatto... non si può perdonare la crudeltàpremeditata“.
Il prete è ancora commosso per la prima domanda fattada un padre e una madre che non rivedranno più il lorofiglio più piccolo. "Padre Giacomo, come possiamoperdonare? Com'è possibile? Noi ancora non ce lasentiamo". Il sacerdote li ha rassicurati. Il perdono non si
decide a comando, non può essere un'imposizione.
Testimonianzadi perdono negato
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Continuo a rimproverarmi di…Sono stato uno stupido a…
Mi trattano male: è ciò che merito perché sono statocattivo…
Perdonare se stessi è riconoscere i propri limiti, ma nonfermarsi lì, in un giudizio di condanna che tiene legati alpassato, pesa come un macigno.
Il perdono verso se stessi
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E’ accettarsi per ciò che siamo, creature limitate,, econsentire di proseguire, darsi altre possibilità,ricominciare da capo perché l’alba di un nuovo giorno puòessere l’alba di una nuova vita.
E’ riconoscere che il valore di noi stessi e degli altri èoltre la somma di limiti e qualità, oltre le azioni e il benee male commessi e affonda le radici nella dignità di ogni
essere umano.E’ la via per riconciliarsi per noi stessi, ritrovare la pace,la serenità interiore, essere più benevoli con se stesso
per poterlo essere con gli altri.
Il perdono verso se stessi
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Si presentòGiovanni abattezzare nel
deserto,predicando unbattesimo diconversione per
il perdono deipeccati.
(Mc 1, 1-8)
[Giusto de' MenabuoiLa predicazione di Giovanni BattistaBattistero del Duomo di Padova]
Inizio del Vangelo di Gesù Cristo
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La salvezza stessa è il frutto di un chiedere e diun dare perdono: Dio non salva se l’uomo non siravvede chiedendo il perdono dei propri peccati ericonoscendosi quindi mancante davanti allapresenza di Dio.
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dalla Bibbia (edizione del 1874)le incisioni di Gustave Doré:
Il Padre Misericordioso(Lc 15,11-32)
Gesù e l’adultera
(Gv 8,3-11)
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Padre Nostro
Preghiera perfetta, spiegata da Gesù
“Rimetti a noi i nostri debiti come noi lirimettiamo ai nostri debitori”
"Se voi perdonerete agli uomini le loro colpe, il Padrevostro celeste perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonerete agli uomini, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe" (Mt 6,14-15).
È questo il solo commento che Gesù aggiunge al Padrenostro, perché sa che su questo punto abbiamo latesta dura, l’orecchio ancora più duro e il cuoredurissimo.
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[Duccio di Buoninsegna,Crucifixion, Museo dell'Operadel Duomo, Siena]
Quando giunsero al luogo
detto Cranio, là crocifisserolui e i due malfattori, uno adestra e l'altro a sinistra.Gesù diceva: «Padre,perdonali, perché non sannoquello che fanno». (Lc 23, 33-34 )
La morte di Gesù
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Sacramento del perdono
Gesù Cristo ha istituito il sacramento del perdononel giorno della sua resurrezione, quando,apparendo agli apostoli nel cenacolo, ha alitato su diloro e ha detto: "Ricevete lo Spirito Santo; a chirimetterete i peccati saranno rimessi e a chi nonli rimetterete, resteranno non rimessi" (Gv.
20,22-23), ed è proprio con la confessione chel'anima, morta per il peccato mortale, risorge allagrazia di Dio.
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“La capacità di perdono sta alla base di ogni progettodi una società futura più giusta e solidale”.
“La pace è la condizione dello sviluppo, ma una vera
pace è resa possibile soltanto dal perdono”.“Non c'è pace senza giustizia, non c'è giustizia senzaperdono: ecco ciò che voglio annunciare in questoMessaggio a credenti e non credenti, agli uomini e alledonne di buona volontà, che hanno a cuore il bene dellafamiglia umana e il suo futuro”.
Ha scritto Giovanni Paolo II nellaGiornata Mondiale della Pace 1992:
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“Quando vide l'offeso, affrettò il passo, gli si pose inginocchioni ai piedi,incrociò le mani sul petto, e, chinando la testa rasa, disse queste parole: - iosono l'omicida di suo fratello. Sa Iddio se vorrei restituirglielo a costo delmio sangue; ma, non potendo altro che farle inefficaci e tarde scuse, la
supplico d'accettarle per l'amor di Dio -. Tutti gli occhi erano immobili sulnovizio, e sul personaggio a cui egli parlava; tutti gli orecchi eran tesi.Quando fra Cristoforo tacque, s'alzò, per tutta la sala, un mormorìo di pietàe di rispetto. Il gentiluomo, che stava in atto di degnazione forzata, e d'iracompressa, fu turbato da quelle parole; e, chinandosi verso l'inginocchiato, -
alzatevi, - disse, con voce alterata: - l'offesa... il fatto veramente... mal'abito che portate... non solo questo, ma anche per voi... S'alzi, padre... Miofratello... non lo posso negare... era un cavaliere... era un uomo... un po'impetuoso... un po' vivo. Ma tutto accade per disposizion di Dio. Non se neparli più... Ma, padre, lei non deve stare in codesta positura -.
(Alessandro Manzoni
I Promessi Sposi
Capitolo IV)
Il perdono
nella letteratura
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E, presolo per le braccia, lo sollevò. Fra Cristoforo, in piedi, ma col capo
chino, rispose: - io posso dunque sperare che lei m'abbia concesso il suoperdono! E se l'ottengo da lei, da chi non devo sperarlo? Oh! s'io potessisentire dalla sua bocca questa parola, perdono!- Perdono? - disse il gentiluomo. - Lei non ne ha più bisogno. Ma pure,poiché lo desidera, certo, certo, io le perdono di cuore, e tutti...- Tutti! tutti! - gridarono, a una voce, gli astanti. Il volto del frate s'aprì auna gioia riconoscente, sotto la quale traspariva però ancora un'umile eprofonda compunzione del male a cui la remissione degli uomini non potevariparare. Il gentiluomo, vinto da quell'aspetto, e trasportato dallacommozione generale, gli gettò le braccia al collo, e gli diede e nericevette il bacio di pace. Un - bravo! bene! - scoppiò da tutte le parti dellasala; tutti si mossero, e si strinsero intorno al frate. Intanto venneroservitori, con gran copia di rinfreschi. Il gentiluomo si raccostò al nostroCristoforo, il quale faceva segno di volersi licenziare, e gli disse: - padre,
gradisca qualche cosa; mi dia questa prova d'amicizia -.
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E si mise per servirlo prima d'ogni altro; ma egli, ritirandosi, con una certaresistenza cordiale, - queste cose, - disse, - non fanno più per me; ma nonsarà mai ch'io rifiuti i suoi doni. Io sto per mettermi in viaggio: si degni difarmi portare un pane, perché io possa dire d'aver goduto la sua carità,d'aver mangiato il suo pane, e avuto un segno del suo perdono -. Il
gentiluomo, commosso, ordinò che così si facesse; e venne subito uncameriere, in gran gala, portando un pane sur un piatto d'argento, e lopresentò al padre; il quale, presolo e ringraziato, lo mise nella sporta.Chiese quindi licenza; e, abbracciato di nuovo il padron di casa, e tuttiquelli che, trovandosi più vicini a lui, poterono impadronirsene un momento,
si liberò da essi a fatica; ebbe a combatter nell'anticamere, per isbrigarsida' servitori, e anche da' bravi, che gli baciavano il lembo dell'abito, ilcordone, il cappuccio; e si trovò nella strada, portato come in trionfo, eaccompagnato da una folla di popolo, fino a una porta della città; d'ondeuscì, cominciando il suo pedestre viaggio, verso il luogo del suo noviziato.
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Il fratello dell'ucciso, e il parentado, che s'erano aspettati d'assaporarein quel giorno la trista gioia dell'orgoglio, si trovarono in vece ripieni dellagioia serena del perdono e della benevolenza. La compagnia si trattenneancor qualche tempo, con una bonarietà e con una cordialità insolita, in
ragionamenti ai quali nessuno era preparato, andando là. In vece disoddisfazioni prese, di soprusi vendicati, d'impegni spuntati, le lodi delnovizio, la riconciliazione, la mansuetudine furono i temi dellaconversazione”.
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