SAN LORENZO: INCROCIO DI ARCHITETTURE...

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stica e rigorosa, sotto cui egual-mente trapela la passione di unaricerca che si muove nel vivocorpo culturale della città.

Aperto dalla presentazione delrettore di San Lorenzo don RinoBreoni e dalla prefazione del pro-fessor Xavier Barral I Altet, ilvolume, oltre l’introduzione e laconclusione, si sviluppa attraver-so quattro sezioni: la prima riper-corre la storia dell’edificio, laseconda e la terza sviluppano irestauri rispettivamente otto enovecenteschi, la quarta proponel’ipotesi filologica romanica e con-densa le nuove acquisizioni.

Una storia scritta nel vivocorpo culturale della città

Sorta probabilmente nell’areadi una domus romana subur-bana, San Lorenzo è attestata

con certezza solo tra la fine del -l’VIII e l’inizio del IX secolo, com-parendo nel gruppo ad Occidentedell’elenco delle chiese veronesidel noto Ritmo Pipiniano. Di que-sta origine altomedioevale non re-stano tracce architettoniche, ma –purtroppo mal conservati e custo-diti – solo lacerti scultorei di arrediliturgici meritoriamente indagati ericostruiti anche graficamente nelvolume.

La tappa fondamentale dellavita della fabbrica è quella roma-nica, quando la chiesa viene inte-gralmente ricreata in un lassotemporale molto vicino a quellodi San Fermo Maggiore compresotra gli ultimi decenni dell’XI e iprimissimi anni del XII secolo. Aldi là delle consonanze architetto-niche, un documento rilevante daquesto punto di vista è costituitodalla lamina in piombo – ritrovatain uno scavo di fine ’800 – cheattesta come il vescovo Zufeto,

NOTE DI LETTURA

SAN LORENZO: INCROCIO DI ARCHITETTURE EUROPEE

DAVIDE ADAMI

A. Passuello, San Lorenzo inVerona. Storia e restauri, Cierreedizioni, Sommacampagna (Vr)2018, pp. 269, Euro 29,00.

Ametà di Corso Cavour,nell’area in Verona compre-sa tra quella che era l’antica

Via Postumia e il fiume Adige, sor-ge, defilata e compressa tra prepo-tenti edifici, la chiesa romanica diSan Lorenzo, uno dei gioielli piùluminosi e calibrati della locale ar-te medioevale, in cui la bellezza ela pregnanza dello spazio vengonoritmate dall’armoniosa e pur viva-ce eloquenza dell’architettura.Una chiesa esemplare di un’epocae di un linguaggio e, insieme, unafabbrica originale e complessa,forse unica, in cui i segni del tempoe della storia hanno creato un pa-linsesto tanto affascinante quantoarduo da decifrare nella sua inte-grità.

La rilevanza dello studio

L’interesse e, direi, l’impor-tanza di questo saggio sto-rico e critico, curato dal ri-

cercatore e storico dell’arte AngeloPassuello, risiedono in diversi mo-tivi. San Lorenzo rappresenta unepisodio assolutamente rilevantedel Romanico europeo, in qualchemodo cruciale per l’area veronese,ed è stato quindi a lungo, profon-damente e variamente indagato einterpretato: ora, innanzitutto,questo studio non solo compendiacriticamente gli esiti delle ricercheprecedenti, ma chiarisce nodi irri-solti e innesta, anche sulla base difonti inedite, nuove acquisizioni,marcando il punto più avanzatodella ricerca su questo capolavoro.

Ad un livello più profondo,inoltre, l’indagine su San Lorenzo,proprio per la ricchezza di influssi

e soluzioni che convergono inquesta architettura trasformando-la in un crocevia culturale, divie-ne in filigrana una ricerca sull’i-dentità stessa della città, quasiuna metafora dell’indagine sullaessenza profonda di Verona.

Al di là dei contenuti, il testoriflette infine gli esiti di unaaggiornatissima metodologia diricerca storico-artistica che integrale fonti documentarie – arricchiteda acquisizioni sia scritte che ico-nografiche inedite – e l’esameautoptico della compagine conun’operazione di archeologiaarchitettonica (in cui la storia deirestauri assume un ruolo centrale)e con l’utilizzo di strumenti diindagine di avanzata tecnologia(georadar, rilievo laser-scanner3D, esame chimico dei materiali)anche attraverso la collaborazionecon diverse professionalità. Nonc’è infatti metro, anzi centimetroquadrato e cubico di San Lorenzoche Passuello non abbia indagato,riconosciuto, riscoperto, cronolo-gicamente attribuito, codificato einterpretato con i più modernistrumenti di indagine e restituitocon l’ausilio di una scrittura ica-

NOTE DI LETTURA

che resse la diocesi veronese tra il1107 e il 1111, avesse ricompostoin un repositorio le reliquie giàpresenti in San Lorenzo del beatomartire Ippolito (connesso, conSisto II, alla testimonianza cristia-na di San Lorenzo). Un’opera -zione consacratoria che sembrastabilire un puntuale termine antequem per la costruzione del com-plesso.

È qui che si fissa la straordinariaidentità romanica della fabbricaveronese, arrivando a comporreun unicum nel panorama dell’Ita-lia settentrionale. Se infatti l’im-pianto planimetrico richiamaquello di San Fermo – a tre navateabsidate, connesse in progressionescalare con due cappelle lateralicon absidi orientate (secondo ilmodello di chevet échelloné) –,San Lorenzo libera negli alzati unamagnifica innovazione: all’internol’accostamento modulare di purivolumi geometrici è scandito sinoalle absidi dal ritmo di supporti al-ternati – con colonne e pilastri fa-sciati di pietra e sottili strisce dicotto –, mentre ariose gallerie conmaestose arcate corrono in contro-facciata e sopra le navate minori erichiamano le torri scalari dellafacciata che ne consentono l’acces-so. Ed è da questa soluzione chenasce l’incanto di ritmo e armonia,di geometria e colore della chiesa.

Da quell’età medioevale e sinopraticamente ai giorni nostri lafabbrica vive poi una storiaavventurosa, segnata da interven-ti e alterazioni, da integrazioni edistruzioni, in cui ogni epocalascia il suo segno.

Una vicenda in cui San Lorenzoè innalzata dai privilegi ecclesia-stici originati da Papa Lucio III,annessa ad un ospedale per pelle-grini e impreziosita da reliquie; incui è arricchita da affreschi, paled’altare e monumenti funerari eferita dai traumi delle scialbaturee delle bombe della SecondaGuerra Mondiale; caratterizzatainfine negli ultimi 130 anni daldibattito e dall’azione di restauri ericostruzioni.

Una galoppata storica popolata

da molteplici personaggi, preva-lentemente rettori della chiesa,dotati a volte di una personalitàcosì potente e attiva da figurarecome i controversi eroi dell’epicalaurenziana.

A partire dal quattrocentescorettore Matteo Canato, vescovo tri-politano, mecenate colto e genero-so, cui si deve tra l’altro il trionfaleaccesso dal Corso, l’abbattimentodel pontile che divideva l’area ple-bana da quella della crociera e delpresbiterio riservata al clero e lasostituzione della copertura origi-naria con una voltata a botte e into-nacata di bianco per tutta la lun-ghezza dell’edificio. Per prosegui-re con gli interventi, meticolosa-mente rendicontati, d’inizio ’600del protonotario apostolico Ago-stino Bettini dal piglio razionale e“moderno” cui si congiunseroquelli metamorfici barocchi delprimo ’700, per approdare alla fon-damentale figura del rettore donPietro Scapini: a lui spetta l’impul-so e l’azione fondamentale, a fine’800, del restauro storico di San Lo-renzo. Un restauro cui dedicò tuttele energie e risorse finanziarie finoa vendere anche l’ultimo campi-cello di famiglia e la cui evoluzionefotografa l’acceso dibattito ormaid’inizio ’900 sulle filosofie di re-stauro.

Alla tendenza di recupero stori-co dell’originale assetto romanico– legata ad una prassi non solo dieliminazione di aggiunte succes-sive, ma anche alla fondata rico-struzione di parti originarie –spinta dagli entusiasmi medioe-valistici ancora romantici e risor-gimentali si contrappone infattiuna tendenza moderna più con-servatrice e rispettosa dei segnidel tempo e refrattaria alla logicadi integrazioni. E il “caso” di SanLorenzo, attraverso un serratoconfronto tra rettori e funzionarilocali, regionali e nazionali pun-tualmente ricostruito nel testo dauna ricchissima messe di docu-menti scritti e fotografici, divieneun formidabile specchio di taleduello all’altezza delle scelte stra-tegiche nella gestione del patri-

monio storico e artistico. Una dia-lettica i cui frutti plasmano ilvolto attuale dei monumenti e deiluoghi che formano la fisiognomi-ca profonda delle nostre città.

Lo sforzo filologico e San Lorenzo “liberata”

Afronte di tale storia com-plessa in cui spesso la di-stanza tra errore e corretta

lettura dell’assetto originario corresu di un sottilissimo e interrato filod’equilibrio, per ritrovare l’iden-tità romanica di San Lorenzo appa-re, quindi, fondamentale la rico-struzione filologica. Un’operazio-ne che Passuello intende di filolo-gia integrale, attenta cioè a rico-struire non solo la realtà architetto-nica, artistica e storica, ma anchequella simbolica e liturgica inter-connessa. A ricostruire l’intera vitadi un organismo.

Liberata nello studio sia dagliinterventi successivi che dalla for-zature connesse ai restauri, l’iden-tità romanica ritrovata di SanLorenzo nei suoi tratti salientiappare ora come il frutto di un’u-nica campagna costruttiva conclu-sa entro la fine dell’XI secolo oentro i primissimi anni del succes-sivo eliminando ogni supposizio-ne di aree e fasi distinte, introdot-ta da una facciata armonica condue torri circolari ad ovest, con-nessa nel volume ad un modellodi chiesa a sala (di spazi internidistinti quindi, ma sostanzial-mente uniformati dalla medesimaaltezza), bilanciata dalla galleriein funzione statica, articolata nellacrociera da uno pseudotransetto eda un transetto contratto nel regi-stro delle logge e conclusa da unacopertura di archi trasversi contravature lignee nell’area plebanadel pedicroce e di volte a crocieranel settore orientale. Soprattutto,nella compagine agisce una rigo-rosa regia simbolica degli spazivolta a distinguere l’area occiden-tale e plebana da quella orientalee presbiteriale. Un’operazionegerarchica affidata nel percorso

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NOTE DI LETTURA

da occidente ad oriente alle diffe-renti quote pavimentali, al diver-so tipo di copertura, ad una pro-gressiva qualità dei partiti decora-tivi – con capitelli più semplicinell’area plebana (corinzi a foglied’acanto semplici) e più ricercati eraffinati (con aquile e corinzi afoglie ricce) in quella orientale, adun uso brillante dell’architetturacolorata: in cui gli usi e gli intreccitra i diversi materiali (ciottoli, pie-tre, laterizio) segnalano mediantele modulazioni cromatiche lediverse aree.

Modelli e originalità

Ma da dove viene alloraquesto straordinario mo-dello che ha in particolare

nelle torri scalari in facciata, nelleampie gallerie che corrono su trelati, nella sequenza di sostegni al-terni e nell’incastro di pure e colo-rate geometrie i suoi tratti origina-li? In buona sostanza, dalla capa-cità delle maestranze veronesi dirielaborare con originalità e speri-mentalismo influssi provenienteda diverse aree e tradizioni, valo-rizzando la dimensione di croce-via di grandi rotte di comunicazio-ne non solo mercantile ma ancheculturale e artistica della città. Inparticolare, la geometrica modula-rità e l’alternanza dei sostegni de-rivano da esempi tedeschi, la pian-ta del capocroce da modelli borgo-gnoni mediati da esperienze delnord ovest padano, gli elevati sonointrisi di ascendenze normanne, letorri in facciata derivano da stam-pi antichi e/o ravennati e le deco-razioni che modulano plastica-mente gli elementi strutturali damodelli lombardi. Un ventagliocosì ricco da aprire il desiderio diuna galleria antologica di immagi-ni a visualizzare i confronti.

In questa rielaborazione inoltre,San Lorenzo recupera anche lamatrice romana della città – nellasensibilità per le masse architetto-niche, ma anche con le evidenzenella plastica dei capitelli, neimateriali di spolio inseriti nelle

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torri, nella lieve zoccolatura chesegna il perimetro sud a dialogarecon la dignità della Postumia –, lesuggestioni carolinge ed esalta lequalità della pietra locale (rossoammonitico della Valpolicella,pietra Galina, pietra di Avesa)attraverso la nobilitazione dellavoro che le plasma: dimostra,insomma, di saper interpretare lefonti creando un’identità origina-le e viva del romanico.

In questo modo si va a rompereuna lettura del romanico veroneseappiattita sulla prevalenza dimodelli lombardi virati da unaveneziana sensibilità per le super-fici a vantaggio di un’intelligenteautonomia, si dà a San Lorenzo ladignità di interlocuzioni con igrandi cantieri dell’epoca e la sirende capostipite del passaggio aVerona dal protoromanico al lin-guaggio comunale maturo, evi-denziandone la funzione orien-tante per le chiese romaniche suc-cessive.

In questo, San Lorenzo sembrariflettere l’essenza di Verona stes-sa, la cui identità si è forgiataattraverso una mirabile sintesiarmonica di differenti influssi eradici.

E, in questo, la compagine lau-renziana pare davvero interpreta-re anche l’essenza stessa delRomanico, di questo momento

fondante della dimensione euro-pea: perché il Romanico, in paral-lelo alle genesi di quelle orali escritte – è la creazione di una lin-gua volgare delle forme, dei volu-mi e dei segni in grado di espri-mere l’eredità spirituale, civica estorica di una nascente Europa.Una lingua viva e potentementecreatrice proprio perché non repli-ca un modello unico e assoluto,ma declina ed elabora, secondo lastoria e i valori locali, l’ereditàdella tradizione antica, paleocri-stiana e altomedievale e incrociale esperienze affinando e miglio-rando i risultati monumentali.

Il lavoro di Passuello illumina,quindi, di una nuova lettura que-sto cruciale testo architettonico eartistico. Certo, con qualche itera-zione e con alcune sezioni inevita-bilmente segnate da un apparatoe da un linguaggio tecnici, ma conun saggio aperto alla letturaappassionata e curiosa e, soprat-tutto, mi sembra, votato a quelloche Primo Levi nell’introduzionea La Tregua definisce lo «stato d’a-nimo dell’obiettività: vale a dire(votato) al riconoscimento delladignità intrinseca non solo dellepersone, ma anche delle cose, allaloro verità, che occorre riconosce-re e non distorcere, se non si vuolecadere nel generico, nel vuoto enel falso».

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