SAN LORENZO: INCROCIO DI ARCHITETTURE...

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45 ote azziane M N 2019-1 stica e rigorosa, sotto cui egual- mente trapela la passione di una ricerca che si muove nel vivo corpo culturale della città. Aperto dalla presentazione del rettore di San Lorenzo don Rino Breoni e dalla prefazione del pro- fessor Xavier Barral I Altet, il volume, oltre l’introduzione e la conclusione, si sviluppa attraver- so quattro sezioni: la prima riper- corre la storia dell’edificio, la seconda e la terza sviluppano i restauri rispettivamente otto e novecenteschi, la quarta propone l’ipotesi filologica romanica e con- densa le nuove acquisizioni. Una storia scritta nel vivo corpo culturale della città S orta probabilmente nell’area di una domus romana subur- bana, San Lorenzo è attestata con certezza solo tra la fine del- l’VIII e l’inizio del IX secolo, com- parendo nel gruppo ad Occidente dell’elenco delle chiese veronesi del noto Ritmo Pipiniano. Di que- sta origine altomedioevale non re- stano tracce architettoniche, ma – purtroppo mal conservati e custo- diti – solo lacerti scultorei di arredi liturgici meritoriamente indagati e ricostruiti anche graficamente nel volume. La tappa fondamentale della vita della fabbrica è quella roma- nica, quando la chiesa viene inte- gralmente ricreata in un lasso temporale molto vicino a quello di San Fermo Maggiore compreso tra gli ultimi decenni dell’XI e i primissimi anni del XII secolo. Al di là delle consonanze architetto- niche, un documento rilevante da questo punto di vista è costituito dalla lamina in piombo – ritrovata in uno scavo di fine ’800 – che attesta come il vescovo Zufeto, NOTE DI LETTURA SAN LORENZO: INCROCIO DI ARCHITETTURE EUROPEE DAVIDE ADAMI A. Passuello, San Lorenzo in Verona. Storia e restauri, Cierre edizioni, Sommacampagna (Vr) 2018, pp. 269, Euro 29,00. A metà di Corso Cavour, nell’area in Verona compre- sa tra quella che era l’antica Via Postumia e il fiume Adige, sor- ge, defilata e compressa tra prepo- tenti edifici, la chiesa romanica di San Lorenzo, uno dei gioielli più luminosi e calibrati della locale ar- te medioevale, in cui la bellezza e la pregnanza dello spazio vengono ritmate dall’armoniosa e pur viva- ce eloquenza dell’architettura. Una chiesa esemplare di un’epoca e di un linguaggio e, insieme, una fabbrica originale e complessa, forse unica, in cui i segni del tempo e della storia hanno creato un pa- linsesto tanto affascinante quanto arduo da decifrare nella sua inte- grità. La rilevanza dello studio L’ interesse e, direi, l’impor- tanza di questo saggio sto- rico e critico, curato dal ri- cercatore e storico dell’arte Angelo Passuello, risiedono in diversi mo- tivi. San Lorenzo rappresenta un episodio assolutamente rilevante del Romanico europeo, in qualche modo cruciale per l’area veronese, ed è stato quindi a lungo, profon- damente e variamente indagato e interpretato: ora, innanzitutto, questo studio non solo compendia criticamente gli esiti delle ricerche precedenti, ma chiarisce nodi irri- solti e innesta, anche sulla base di fonti inedite, nuove acquisizioni, marcando il punto più avanzato della ricerca su questo capolavoro. Ad un livello più profondo, inoltre, l’indagine su San Lorenzo, proprio per la ricchezza di influssi e soluzioni che convergono in questa architettura trasformando- la in un crocevia culturale, divie- ne in filigrana una ricerca sull’i- dentità stessa della città, quasi una metafora dell’indagine sulla essenza profonda di Verona. Al di là dei contenuti, il testo riflette infine gli esiti di una aggiornatissima metodologia di ricerca storico-artistica che integra le fonti documentarie – arricchite da acquisizioni sia scritte che ico- nografiche inedite – e l’esame autoptico della compagine con un’operazione di archeologia architettonica (in cui la storia dei restauri assume un ruolo centrale) e con l’utilizzo di strumenti di indagine di avanzata tecnologia (georadar, rilievo laser-scanner 3D, esame chimico dei materiali) anche attraverso la collaborazione con diverse professionalità. Non c’è infatti metro, anzi centimetro quadrato e cubico di San Lorenzo che Passuello non abbia indagato, riconosciuto, riscoperto, cronolo- gicamente attribuito, codificato e interpretato con i più moderni strumenti di indagine e restituito con l’ausilio di una scrittura ica-

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stica e rigorosa, sotto cui egual-mente trapela la passione di unaricerca che si muove nel vivocorpo culturale della città.

Aperto dalla presentazione delrettore di San Lorenzo don RinoBreoni e dalla prefazione del pro-fessor Xavier Barral I Altet, ilvolume, oltre l’introduzione e laconclusione, si sviluppa attraver-so quattro sezioni: la prima riper-corre la storia dell’edificio, laseconda e la terza sviluppano irestauri rispettivamente otto enovecenteschi, la quarta proponel’ipotesi filologica romanica e con-densa le nuove acquisizioni.

Una storia scritta nel vivocorpo culturale della città

Sorta probabilmente nell’areadi una domus romana subur-bana, San Lorenzo è attestata

con certezza solo tra la fine del -l’VIII e l’inizio del IX secolo, com-parendo nel gruppo ad Occidentedell’elenco delle chiese veronesidel noto Ritmo Pipiniano. Di que-sta origine altomedioevale non re-stano tracce architettoniche, ma –purtroppo mal conservati e custo-diti – solo lacerti scultorei di arrediliturgici meritoriamente indagati ericostruiti anche graficamente nelvolume.

La tappa fondamentale dellavita della fabbrica è quella roma-nica, quando la chiesa viene inte-gralmente ricreata in un lassotemporale molto vicino a quellodi San Fermo Maggiore compresotra gli ultimi decenni dell’XI e iprimissimi anni del XII secolo. Aldi là delle consonanze architetto-niche, un documento rilevante daquesto punto di vista è costituitodalla lamina in piombo – ritrovatain uno scavo di fine ’800 – cheattesta come il vescovo Zufeto,

NOTE DI LETTURA

SAN LORENZO: INCROCIO DI ARCHITETTURE EUROPEE

DAVIDE ADAMI

A. Passuello, San Lorenzo inVerona. Storia e restauri, Cierreedizioni, Sommacampagna (Vr)2018, pp. 269, Euro 29,00.

Ametà di Corso Cavour,nell’area in Verona compre-sa tra quella che era l’antica

Via Postumia e il fiume Adige, sor-ge, defilata e compressa tra prepo-tenti edifici, la chiesa romanica diSan Lorenzo, uno dei gioielli piùluminosi e calibrati della locale ar-te medioevale, in cui la bellezza ela pregnanza dello spazio vengonoritmate dall’armoniosa e pur viva-ce eloquenza dell’architettura.Una chiesa esemplare di un’epocae di un linguaggio e, insieme, unafabbrica originale e complessa,forse unica, in cui i segni del tempoe della storia hanno creato un pa-linsesto tanto affascinante quantoarduo da decifrare nella sua inte-grità.

La rilevanza dello studio

L’interesse e, direi, l’impor-tanza di questo saggio sto-rico e critico, curato dal ri-

cercatore e storico dell’arte AngeloPassuello, risiedono in diversi mo-tivi. San Lorenzo rappresenta unepisodio assolutamente rilevantedel Romanico europeo, in qualchemodo cruciale per l’area veronese,ed è stato quindi a lungo, profon-damente e variamente indagato einterpretato: ora, innanzitutto,questo studio non solo compendiacriticamente gli esiti delle ricercheprecedenti, ma chiarisce nodi irri-solti e innesta, anche sulla base difonti inedite, nuove acquisizioni,marcando il punto più avanzatodella ricerca su questo capolavoro.

Ad un livello più profondo,inoltre, l’indagine su San Lorenzo,proprio per la ricchezza di influssi

e soluzioni che convergono inquesta architettura trasformando-la in un crocevia culturale, divie-ne in filigrana una ricerca sull’i-dentità stessa della città, quasiuna metafora dell’indagine sullaessenza profonda di Verona.

Al di là dei contenuti, il testoriflette infine gli esiti di unaaggiornatissima metodologia diricerca storico-artistica che integrale fonti documentarie – arricchiteda acquisizioni sia scritte che ico-nografiche inedite – e l’esameautoptico della compagine conun’operazione di archeologiaarchitettonica (in cui la storia deirestauri assume un ruolo centrale)e con l’utilizzo di strumenti diindagine di avanzata tecnologia(georadar, rilievo laser-scanner3D, esame chimico dei materiali)anche attraverso la collaborazionecon diverse professionalità. Nonc’è infatti metro, anzi centimetroquadrato e cubico di San Lorenzoche Passuello non abbia indagato,riconosciuto, riscoperto, cronolo-gicamente attribuito, codificato einterpretato con i più modernistrumenti di indagine e restituitocon l’ausilio di una scrittura ica-

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NOTE DI LETTURA

che resse la diocesi veronese tra il1107 e il 1111, avesse ricompostoin un repositorio le reliquie giàpresenti in San Lorenzo del beatomartire Ippolito (connesso, conSisto II, alla testimonianza cristia-na di San Lorenzo). Un’opera -zione consacratoria che sembrastabilire un puntuale termine antequem per la costruzione del com-plesso.

È qui che si fissa la straordinariaidentità romanica della fabbricaveronese, arrivando a comporreun unicum nel panorama dell’Ita-lia settentrionale. Se infatti l’im-pianto planimetrico richiamaquello di San Fermo – a tre navateabsidate, connesse in progressionescalare con due cappelle lateralicon absidi orientate (secondo ilmodello di chevet échelloné) –,San Lorenzo libera negli alzati unamagnifica innovazione: all’internol’accostamento modulare di purivolumi geometrici è scandito sinoalle absidi dal ritmo di supporti al-ternati – con colonne e pilastri fa-sciati di pietra e sottili strisce dicotto –, mentre ariose gallerie conmaestose arcate corrono in contro-facciata e sopra le navate minori erichiamano le torri scalari dellafacciata che ne consentono l’acces-so. Ed è da questa soluzione chenasce l’incanto di ritmo e armonia,di geometria e colore della chiesa.

Da quell’età medioevale e sinopraticamente ai giorni nostri lafabbrica vive poi una storiaavventurosa, segnata da interven-ti e alterazioni, da integrazioni edistruzioni, in cui ogni epocalascia il suo segno.

Una vicenda in cui San Lorenzoè innalzata dai privilegi ecclesia-stici originati da Papa Lucio III,annessa ad un ospedale per pelle-grini e impreziosita da reliquie; incui è arricchita da affreschi, paled’altare e monumenti funerari eferita dai traumi delle scialbaturee delle bombe della SecondaGuerra Mondiale; caratterizzatainfine negli ultimi 130 anni daldibattito e dall’azione di restauri ericostruzioni.

Una galoppata storica popolata

da molteplici personaggi, preva-lentemente rettori della chiesa,dotati a volte di una personalitàcosì potente e attiva da figurarecome i controversi eroi dell’epicalaurenziana.

A partire dal quattrocentescorettore Matteo Canato, vescovo tri-politano, mecenate colto e genero-so, cui si deve tra l’altro il trionfaleaccesso dal Corso, l’abbattimentodel pontile che divideva l’area ple-bana da quella della crociera e delpresbiterio riservata al clero e lasostituzione della copertura origi-naria con una voltata a botte e into-nacata di bianco per tutta la lun-ghezza dell’edificio. Per prosegui-re con gli interventi, meticolosa-mente rendicontati, d’inizio ’600del protonotario apostolico Ago-stino Bettini dal piglio razionale e“moderno” cui si congiunseroquelli metamorfici barocchi delprimo ’700, per approdare alla fon-damentale figura del rettore donPietro Scapini: a lui spetta l’impul-so e l’azione fondamentale, a fine’800, del restauro storico di San Lo-renzo. Un restauro cui dedicò tuttele energie e risorse finanziarie finoa vendere anche l’ultimo campi-cello di famiglia e la cui evoluzionefotografa l’acceso dibattito ormaid’inizio ’900 sulle filosofie di re-stauro.

Alla tendenza di recupero stori-co dell’originale assetto romanico– legata ad una prassi non solo dieliminazione di aggiunte succes-sive, ma anche alla fondata rico-struzione di parti originarie –spinta dagli entusiasmi medioe-valistici ancora romantici e risor-gimentali si contrappone infattiuna tendenza moderna più con-servatrice e rispettosa dei segnidel tempo e refrattaria alla logicadi integrazioni. E il “caso” di SanLorenzo, attraverso un serratoconfronto tra rettori e funzionarilocali, regionali e nazionali pun-tualmente ricostruito nel testo dauna ricchissima messe di docu-menti scritti e fotografici, divieneun formidabile specchio di taleduello all’altezza delle scelte stra-tegiche nella gestione del patri-

monio storico e artistico. Una dia-lettica i cui frutti plasmano ilvolto attuale dei monumenti e deiluoghi che formano la fisiognomi-ca profonda delle nostre città.

Lo sforzo filologico e San Lorenzo “liberata”

Afronte di tale storia com-plessa in cui spesso la di-stanza tra errore e corretta

lettura dell’assetto originario corresu di un sottilissimo e interrato filod’equilibrio, per ritrovare l’iden-tità romanica di San Lorenzo appa-re, quindi, fondamentale la rico-struzione filologica. Un’operazio-ne che Passuello intende di filolo-gia integrale, attenta cioè a rico-struire non solo la realtà architetto-nica, artistica e storica, ma anchequella simbolica e liturgica inter-connessa. A ricostruire l’intera vitadi un organismo.

Liberata nello studio sia dagliinterventi successivi che dalla for-zature connesse ai restauri, l’iden-tità romanica ritrovata di SanLorenzo nei suoi tratti salientiappare ora come il frutto di un’u-nica campagna costruttiva conclu-sa entro la fine dell’XI secolo oentro i primissimi anni del succes-sivo eliminando ogni supposizio-ne di aree e fasi distinte, introdot-ta da una facciata armonica condue torri circolari ad ovest, con-nessa nel volume ad un modellodi chiesa a sala (di spazi internidistinti quindi, ma sostanzial-mente uniformati dalla medesimaaltezza), bilanciata dalla galleriein funzione statica, articolata nellacrociera da uno pseudotransetto eda un transetto contratto nel regi-stro delle logge e conclusa da unacopertura di archi trasversi contravature lignee nell’area plebanadel pedicroce e di volte a crocieranel settore orientale. Soprattutto,nella compagine agisce una rigo-rosa regia simbolica degli spazivolta a distinguere l’area occiden-tale e plebana da quella orientalee presbiteriale. Un’operazionegerarchica affidata nel percorso

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NOTE DI LETTURA

da occidente ad oriente alle diffe-renti quote pavimentali, al diver-so tipo di copertura, ad una pro-gressiva qualità dei partiti decora-tivi – con capitelli più semplicinell’area plebana (corinzi a foglied’acanto semplici) e più ricercati eraffinati (con aquile e corinzi afoglie ricce) in quella orientale, adun uso brillante dell’architetturacolorata: in cui gli usi e gli intreccitra i diversi materiali (ciottoli, pie-tre, laterizio) segnalano mediantele modulazioni cromatiche lediverse aree.

Modelli e originalità

Ma da dove viene alloraquesto straordinario mo-dello che ha in particolare

nelle torri scalari in facciata, nelleampie gallerie che corrono su trelati, nella sequenza di sostegni al-terni e nell’incastro di pure e colo-rate geometrie i suoi tratti origina-li? In buona sostanza, dalla capa-cità delle maestranze veronesi dirielaborare con originalità e speri-mentalismo influssi provenienteda diverse aree e tradizioni, valo-rizzando la dimensione di croce-via di grandi rotte di comunicazio-ne non solo mercantile ma ancheculturale e artistica della città. Inparticolare, la geometrica modula-rità e l’alternanza dei sostegni de-rivano da esempi tedeschi, la pian-ta del capocroce da modelli borgo-gnoni mediati da esperienze delnord ovest padano, gli elevati sonointrisi di ascendenze normanne, letorri in facciata derivano da stam-pi antichi e/o ravennati e le deco-razioni che modulano plastica-mente gli elementi strutturali damodelli lombardi. Un ventagliocosì ricco da aprire il desiderio diuna galleria antologica di immagi-ni a visualizzare i confronti.

In questa rielaborazione inoltre,San Lorenzo recupera anche lamatrice romana della città – nellasensibilità per le masse architetto-niche, ma anche con le evidenzenella plastica dei capitelli, neimateriali di spolio inseriti nelle

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torri, nella lieve zoccolatura chesegna il perimetro sud a dialogarecon la dignità della Postumia –, lesuggestioni carolinge ed esalta lequalità della pietra locale (rossoammonitico della Valpolicella,pietra Galina, pietra di Avesa)attraverso la nobilitazione dellavoro che le plasma: dimostra,insomma, di saper interpretare lefonti creando un’identità origina-le e viva del romanico.

In questo modo si va a rompereuna lettura del romanico veroneseappiattita sulla prevalenza dimodelli lombardi virati da unaveneziana sensibilità per le super-fici a vantaggio di un’intelligenteautonomia, si dà a San Lorenzo ladignità di interlocuzioni con igrandi cantieri dell’epoca e la sirende capostipite del passaggio aVerona dal protoromanico al lin-guaggio comunale maturo, evi-denziandone la funzione orien-tante per le chiese romaniche suc-cessive.

In questo, San Lorenzo sembrariflettere l’essenza di Verona stes-sa, la cui identità si è forgiataattraverso una mirabile sintesiarmonica di differenti influssi eradici.

E, in questo, la compagine lau-renziana pare davvero interpreta-re anche l’essenza stessa delRomanico, di questo momento

fondante della dimensione euro-pea: perché il Romanico, in paral-lelo alle genesi di quelle orali escritte – è la creazione di una lin-gua volgare delle forme, dei volu-mi e dei segni in grado di espri-mere l’eredità spirituale, civica estorica di una nascente Europa.Una lingua viva e potentementecreatrice proprio perché non repli-ca un modello unico e assoluto,ma declina ed elabora, secondo lastoria e i valori locali, l’ereditàdella tradizione antica, paleocri-stiana e altomedievale e incrociale esperienze affinando e miglio-rando i risultati monumentali.

Il lavoro di Passuello illumina,quindi, di una nuova lettura que-sto cruciale testo architettonico eartistico. Certo, con qualche itera-zione e con alcune sezioni inevita-bilmente segnate da un apparatoe da un linguaggio tecnici, ma conun saggio aperto alla letturaappassionata e curiosa e, soprat-tutto, mi sembra, votato a quelloche Primo Levi nell’introduzionea La Tregua definisce lo «stato d’a-nimo dell’obiettività: vale a dire(votato) al riconoscimento delladignità intrinseca non solo dellepersone, ma anche delle cose, allaloro verità, che occorre riconosce-re e non distorcere, se non si vuolecadere nel generico, nel vuoto enel falso».

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