Saggio Breve -La commedia di Carlo Goldoni

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Saggio breve di liceo classico su vita e opere di Carlo Goldoni

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Pedretti Beatrice V A classico vacanze estive

SAGGIO BREVE – Goldoni e la Commedia dell’ArtePAG 521

La riforma di Goldoni ha sicuramente avuto un impatto di fondamentale importanza sull’ambiente culturale veneziano. Durante il corso del Settecento, la passata fortuna economica di Venezia non era che un ricordo: la prosperità dei commerci, nonostante gli sforzi per ristabilirla, dopo lo spostamento delle principali rotte verso l’Atlantico andava sempre più in crisi, mentre in città si tenevano splendide feste, come il carnevale. Il teatro goldoniano deve le proprie caratteristiche a questo periodo storico e culturale. Prima della diffusione della riforma di Goldoni, quindi durante la seconda metà del Settecento, nello scenario teatrale italiano la Commedia dell’Arte, nata in Italia nel XVI secolo e popolare fino alla metà del XVIII secolo, aveva un ruolo dominante. Le rappresentazioni teatrali non si basavano su un copione scritto, ma su un canovaccio, una traccia sommaria sulla quale si sviluppava poi il dialogo, improvvisato dagli attori che a loro volta impersonavano delle maschere tradizionali1 ed immediatamente riconoscibili, che corrispondevano a dei tipi psicologici stereotipati. Goldoni mosse un’aspra critica a questa forma teatrale divenuta triviale e ripetitiva: egli “era contrario non alla commedia a soggetto, ma ai facili effetti e alle sconcezze cui si riduceva quasi sempre quello spettacolo”2. Da un punto di vista tematico, Goldoni avverte la necessità di un cambiamento, dopo il periodo

1 Maschere della Commedia dell’Arte, XVI sec., incisione, Stoccolma, Nationalmuseum2 A. STUSSI, Goldoni e l’ambiente veneziano, in Storia della letteratura italiana, Il Settecento. Il secondo Settecento, diretta da E. MALATO, Il Sole 24 Ore, Milano 2005

barocco, dallo stile ampolloso e ridondante, verso uno stile

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più naturale, coerente con la nuova cultura arcadica e razionalista. Da qui ne deriva la necessità, per l’autore, di eliminare dalla propria opera quel tipo di commedia che ormai consisteva solamente in una pedissequa ripresentazione di caratteristiche e personaggi stereotipati, che il pubblico già conosceva. Come scrisse egli stesso nelle sue Memorie, “I miei compatriotti erano accostumati da lungo tempo alle farse triviali e agli spettacoli giganteschi”3, definendo il pubblico dell’epoca “accostumato alle iperboli, alle antitesi, ed al ridicolo del gigantesco e romanzesco”4.Goldoni aspira ad un rinnovamento nel gusto teatrale e letterario: ciò che vagheggia non è la commedia dotta, regolata, alla latina, ma “la buona commedia”5. Il suo concetto di buona commedia è questo: “Tutta l’applicazione che ho messa nella costruzione delle mie commedie, è stata quella di non guastare la natura”6. Il celebre commediografo nella sua riforma non si rifà a modelli astratti, manieristici o convenzionali: per lui la natura ben osservata è ben più ricca delle varie combinazioni della fantasia. Per questo motivo Goldoni, “attingendo direttamente all’immenso serbatoio della vita reale di uomini comuni”7 si ispira all’osservazione di due “libri” anticonvenzionali, il Mondo e il Teatro: “Il primo mostra tanti e poi tanti vari caratteri di persone […]; il secondo poi […] fa conoscere con quali colori si debban rappresentare sulle Scene i caratteri, le passioni, gli avvenimenti, che nel libro del Mondo si 3 C. GOLDONI, Mémoires, parte II, cap. III, 3 voll., nella traduzione dell’edizione Zatta, Venezia 1788, vol. II, p. 244 C. GOLDONI, Mémoires, parte I, cap. XXXVI, ed. cit., vol. I, p. 2595 C. GOLDONI, Mémoires, parte I, cap. XI, ed. cit., vol. I, p. 2956 C. GOLDONI, Mémoires, parte III, cap. XI, ed. cit., vol. III, p. 2887 A. STUSSI, Goldoni e l’ambiente veneziano, in Storia della letteratura italiana, Il Settecento. Il secondo Settecento, diretta da E. MALATO, Il Sole 24 Ore, Milano 2005

leggono”8. L’attenzione al mondo, alla vita e

8 C. GOLDONI, Prefazione dell’autore alla prima raccolta delle commedie (1750), in Opere, I, a cura di G. ORTOLANI, Mondadori, Milano 1935-56

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all’esperienza umana, ai caratteri è ciò che “distingue Goldoni da ogni altro autore del suo tempo, e che gli fa compiere lo scatto artistico più significativo”9. Perciò il protagonista della sua commedia è l’uomo, con le sue virtù e le sue debolezze, che crea e regola gli avvenimenti e le vicende, o ne cade in balìa: è una commedia borghese, fatta per i borghesi, che nella letteratura non cercano più evasione dalla vita quotidiana, ma piuttosto “un ragionevole specchio dei loro problemi, dei loro meriti, e perfino dei loro difetti”10. È quindi la classe borghese veneziana a costituire la condizione di base “necessaria alla riforma del Goldoni”11. Essa è la società in cui Goldoni si forma, e ciò lo porta sia ad ammirare l’ “uomo dabbene”, il cittadino onesto e attivo, sia a disprezzare il privilegio dell’aristocrazia: nella Locandiera muove un’aspra critica all’ozio parassitario e alla superbia della nobiltà. Da questo punto di vista Goldoni si può considerare un autore illuminista, benché l’Illuminismo goldoniano si fermi al teatro e non si espanda verso la politica: in una Venezia non rivoluzionaria in cui la borghesia ha l’egemonia economica, è l’uomo dabbene a rappresentare l’eroe di Goldoni.

9 S. FERRONE, Carlo Goldoni. Vita, opere, critica, messinscena, Sansoni, Firenze 199010 F. FIDO, Guida a Goldoni, Einaudi, Torino 197711 F. FIDO, Guida a Goldoni, Einaudi, Torino 1977